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REVISTA CONNESSIONE - EDIÇÃO DE SETEMBRO N.10 2021

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L’OSCAR DEL BASKET

Olà a todos!!! Nei magnifici Anni 80, in

Italia sono arrivati i migliori calciatori

stranieri dell’epoca e in particolare dal

Brasile: da Falçao a Zico, da Junior a

Socrates. Ma anche la Serie A di basket

ha avuto il suo asso verdeoro: Oscar Daniel

Bezerra Schmidt, meglio conosciuto

come Oscar. Classe 1958, 205 centimetri

per 110 kg di talento, potenza e carisma

allo stato puro, nella sua lunghissima

carriera si è meritato l’appellativo di

“A Mão Santa” (La mano santa) per la

precisione chirurgica al tiro da qualunque

posizione e distanza. Ero bambino

e in quel periodo la pallacanestro rappresentava

il secondo sport più seguito

in Italia, dopo il calcio ovviamente,

ed erano le storiche società del Nord a

contendersi l’egemonia. Non soltanto in

campo nazionale ma anche internazionale,

basti pensare ai trionfi in Coppa

dei Campioni della Pallacanestro Cantù

e dell’Olimpia Milano. A interrompere

quel dominio furono due squadre del

Centro-Sud: il BancoRoma che vinse lo

scudetto nel 1983 e l’anno successivo

si laureò Campione d’Europa battendo

in finale il Barcellona; la JuveCaserta,

emergente club che nel 1982 iniziò la

sua scalata al tricolore dalla Serie A2. I

bianconeri campani allenati da Bogdan

“Boscia” Tanjevič, per centrare la promozione

ingaggiarono una promettente

ala brasiliana di nome Oscar e grazie ai

suoi canestri salirono subito nella massima

serie. Attorno a lui si formò un

quintetto capace di dare filo da torcere

alle grandi del nostro campionato tra cui

spiccavano, oltre alle già citate Cantù

e Milano, la Virtus Bologna, la Pallacanestro

Varese e la Scavolini Pesaro.

Dopo l’avvicinamento in panchina fra

Tanjevi

e il suo discepolo Franco Marcelletti,

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