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Agricoltura > 100
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RITORNO IN CUCINA
Il centro del discorso sul “cibo del
futuro” è l’innovazione intesa come
processo capace di affrontare le sfide
emergenti del mercato, creando valore.
L’attuale situazione di pandemia
mondiale può essere quindi letta anche
come una sfida, un evento che ha
profondamente inciso sulle abitudini
dei consumatori, con le quali i produttori
dell’agroalimentare devono
saper dialogare, ma anche un cataweb
per l’acquisto di prodotti non
alimentari. Sono stati per lo più i
Millenials e le più giovani generazioni
in ambito urbano a sperimentare
per primi queste modalità di
acquisto che, oggi, dopo l’esperienza
pandemica, hanno avuto rapida
ascesa, diffondendosi non solo tra
gli appassionati di nuove tecnologie.
L’e-commerce è riuscito a garantire
uno sbocco diretto anche ai piccoli
produttori sul mercato e un contatto
diretto con il consumatore. Questo
legame appare particolarmente importante
perché il consumatore che si
rivolge a un prodotto più ricercato e
di territorio vuole conoscere sempre
di più dei produttori e dei loro territori,
di come i prodotti sono realizzati.
Questo dato si avverte anche nel
campo della ristorazione, che vede
CIBO NON SOLO
COME PIACEVOLEZZA
E RACCONTO DEL
TERRITORIO, MA ANCHE
COME RICERCA
DELLA SALUTE
sempre più affermato un modello
di offerta capace di offrire tipicità,
narrazione e tracciabilità. I consumatori
cercano soprattutto cibi che
producono piacevolezza, assieme
al racconto del paesaggio che li circonda
e della comunità che li nutre.
A fronte di ciò, la pandemia appare
avere accelerato un altro trend che si
stava concretizzando: quello della ricerca
di salute. Il consumatore vuole
prodotti ed esperienze che gli garantiscano
sicurezza. Questa richiesta
si volge non solo a prodotti esotici,
quali molti superfood, o integratori,
ma si rivolge anche ai nostri produttori,
che devono essere pronti alla sfida
comunicando e fornendo non solo
tradizione ma anche un’informazione
che guarda al benessere del corpo.
lizzatore capace di accelerare i processi
in atto ed acuire le criticità vissute
dal settore. Come spiega Corvo:
Il primo cambiamento che voglio
sottolineare è la crescente importanza
assunta dalla modalità telematica
nei consumi alimentari. Il lockdown
ha certamente migliorato le conoscenze
relative alla comunicazione
on-line, grazie a smart working e
didattica a distanza, di cui ha beneficiato
anche il mondo del cibo, con
il raddoppio delle prenotazioni effettuate
on-line e il crescente utilizzo
dei tutorial di cucina on-line.
Il secondo aspetto importante è il ritrovato
interesse degli italiani per il
cucinare, come dimostra il notevole
aumento di chi ha impiegato più di
un’ora di tempo per preparare il pasto.
I dati sono tratti da una ricerca
svolta dall'Università degli Studi di
Scienze Gastronomiche di Pollenzo
nel 2020, che ha interpellato più di
3000 soggetti su tutto il territorio
nazionale. Più della maggioranza
assoluta degli intervistati (54,8%)
ha impiegato da 1 a 2 ore per cucinare,
il 23,4% da 2 a 3 ore, il 5,2% addirittura
più di tre ore. Certamente
hanno influito il maggior tempo libero
a disposizione e la chiusura di bar
e ristoranti, ma è indubbio che il cibo