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ittici intensivi che non viaggiare per
chilometri alla ricerca del branco di
pesci di cui si nutre e così via.
E qui, comunque, il discorso meriterebbe
ben più ampio spazio di quello che
possono offrire le poche righe di un
giornale, ma per il momento soffermiamoci
ad analizzare alcuni altri punti di
interesse ed andiamo a parlare della imperante
e dilagante “parcomania”.
Non che i parchi non siano inutili,
anzi, sono indispensabili, ma attenzione
non debbono essere pensati
contro ma a favore. Mi spiego; Parco,
cosa si può fare e cosa non al suo
interno? Semplice! Sarà (e lo è) vietato
tutto ciò che non piace all’amministratore
di turno che, stimolato
da gruppi che a volte rappresentano
“minoranze rumorose”, pensa bene
di proibire questo e quest’altro
senza rendersi conto che a volte il
semplice divieto più che favorire ciò
che ci si propone di attuare finisce
addirittura per inibirlo con regolamenti
e divieti pretestuosi ed inutili.
Un esempio? La Nutria (Miocastor
Coypus o più semplicemente castorino),
innaturalmente ed accidentalmente
introdotta nei nostri territori
e non trovando competitori in grado
di frenarne la proliferazione, ha raggiunto
popolazioni numericamente
insostenibili per l’ambiente e la fauna;
per l’ambiente perché distrugge
voracemente ogni essenza vegetale
(selvatica o di produzione agricola)
che incontra sul suo cammino e per
la fauna poiché, distruggendo ed alterando
l’ambiente, condiziona fortemente
la presenza di specie ittiche
ed ornitiche che non trovano più né
cibo e né tantomeno riparo in siti ove
normalmente la cosa accadeva.
Ma non c’è solo la Nutria; ci sono
Volpi, Corvidi, Ardeidi oltre a Cormorani
ed al più recente Ibis sacro,
specie che, normalmente, non troverebbe
adattamento nei nostri territori,
ma che a causa di cambiamenti
climatici, naturali ma non solo tali,
non trovando più confacenti alle sue
esigenze gli antichi luoghi d’origine,
trova invece spazi ed opportunità,
inimmaginabili fino a non molti anni
fa, nei nostri territori.
Ecco quindi che l’uomo, forse spinto
da esigenze non solo ambientaliste,
pensa di ricondizionare la natura
reintroducendo una specie ornitica “
la Starna” in un ambiente ove (stiamo
parlando della bonifica della valle del
“Mezzano”) prima aveva visto una
esplosione demografica, in quanto
grazie all’agricoltura seguita alla bonifica
aveva ritrovato spazi che le erano
stati preclusi, ma poi, proprio a causa
della ingordigia di una agricoltura insensatamente
votata alla produttività
estrema, si è velocemente estinta.
Ed a nulla sono valsi (e varranno) faraonici
progetti reintroduttivi (si parla di
milioni di euro) se non si mette mano
ad una seria politica di restaurazione
del territorio finalizzandolo alle esigenze
di questa sensibilissima specie
anche (ma non solo) operando una
drastica politica di ridimensionamento
dei predatori, pardon “opportunisti”
presenti (Volpi, Corvidi, Ardeidi ecc.).
Volutamente non cito i mustelidi in
quanto, al momento, non ne esistono
popolazioni che possano alterare l’equilibrio,
ma statene certi che si riuscisse
ad avere una presenza abnorme
di prede (difficile ma non impossibile)
ovviamente crescerebbero pure loro.
Al fine di questa lunga e forse per taluni,
tediosa, dissertazione quale è la
conclusione? Mah, difficile suggerire
ricette e soluzioni o perlomeno difficile,
se non impossibile, trovare soluzioni
nel breve periodo e forse anche
nel medio termine in quanto la natura
ha ritmi che noi umani difficilmente
riusciamo a concepire anche se a volte
gli eventi assumono ritmi impensabili
ma proprio a causa di fattori di squilibrio
causati dalla insipienza umana.
L’unica cosa certa è che al momento,
come già detto, sono stati messi in
cantiere interventi che più che altro
muovono interessi di natura economica
interessanti per non dire ingenti.
Serviranno a qualcosa? Chi vivrà
vedrà anche se, personalmente, nutro
fortissimi dubbi in merito.
© WildMedia / Shutterstock
Caccia e Natura 19