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Caccia e Natura - n° 1/2021

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ittici intensivi che non viaggiare per

chilometri alla ricerca del branco di

pesci di cui si nutre e così via.

E qui, comunque, il discorso meriterebbe

ben più ampio spazio di quello che

possono offrire le poche righe di un

giornale, ma per il momento soffermiamoci

ad analizzare alcuni altri punti di

interesse ed andiamo a parlare della imperante

e dilagante “parcomania”.

Non che i parchi non siano inutili,

anzi, sono indispensabili, ma attenzione

non debbono essere pensati

contro ma a favore. Mi spiego; Parco,

cosa si può fare e cosa non al suo

interno? Semplice! Sarà (e lo è) vietato

tutto ciò che non piace all’amministratore

di turno che, stimolato

da gruppi che a volte rappresentano

“minoranze rumorose”, pensa bene

di proibire questo e quest’altro

senza rendersi conto che a volte il

semplice divieto più che favorire ciò

che ci si propone di attuare finisce

addirittura per inibirlo con regolamenti

e divieti pretestuosi ed inutili.

Un esempio? La Nutria (Miocastor

Coypus o più semplicemente castorino),

innaturalmente ed accidentalmente

introdotta nei nostri territori

e non trovando competitori in grado

di frenarne la proliferazione, ha raggiunto

popolazioni numericamente

insostenibili per l’ambiente e la fauna;

per l’ambiente perché distrugge

voracemente ogni essenza vegetale

(selvatica o di produzione agricola)

che incontra sul suo cammino e per

la fauna poiché, distruggendo ed alterando

l’ambiente, condiziona fortemente

la presenza di specie ittiche

ed ornitiche che non trovano più né

cibo e né tantomeno riparo in siti ove

normalmente la cosa accadeva.

Ma non c’è solo la Nutria; ci sono

Volpi, Corvidi, Ardeidi oltre a Cormorani

ed al più recente Ibis sacro,

specie che, normalmente, non troverebbe

adattamento nei nostri territori,

ma che a causa di cambiamenti

climatici, naturali ma non solo tali,

non trovando più confacenti alle sue

esigenze gli antichi luoghi d’origine,

trova invece spazi ed opportunità,

inimmaginabili fino a non molti anni

fa, nei nostri territori.

Ecco quindi che l’uomo, forse spinto

da esigenze non solo ambientaliste,

pensa di ricondizionare la natura

reintroducendo una specie ornitica “

la Starna” in un ambiente ove (stiamo

parlando della bonifica della valle del

“Mezzano”) prima aveva visto una

esplosione demografica, in quanto

grazie all’agricoltura seguita alla bonifica

aveva ritrovato spazi che le erano

stati preclusi, ma poi, proprio a causa

della ingordigia di una agricoltura insensatamente

votata alla produttività

estrema, si è velocemente estinta.

Ed a nulla sono valsi (e varranno) faraonici

progetti reintroduttivi (si parla di

milioni di euro) se non si mette mano

ad una seria politica di restaurazione

del territorio finalizzandolo alle esigenze

di questa sensibilissima specie

anche (ma non solo) operando una

drastica politica di ridimensionamento

dei predatori, pardon “opportunisti”

presenti (Volpi, Corvidi, Ardeidi ecc.).

Volutamente non cito i mustelidi in

quanto, al momento, non ne esistono

popolazioni che possano alterare l’equilibrio,

ma statene certi che si riuscisse

ad avere una presenza abnorme

di prede (difficile ma non impossibile)

ovviamente crescerebbero pure loro.

Al fine di questa lunga e forse per taluni,

tediosa, dissertazione quale è la

conclusione? Mah, difficile suggerire

ricette e soluzioni o perlomeno difficile,

se non impossibile, trovare soluzioni

nel breve periodo e forse anche

nel medio termine in quanto la natura

ha ritmi che noi umani difficilmente

riusciamo a concepire anche se a volte

gli eventi assumono ritmi impensabili

ma proprio a causa di fattori di squilibrio

causati dalla insipienza umana.

L’unica cosa certa è che al momento,

come già detto, sono stati messi in

cantiere interventi che più che altro

muovono interessi di natura economica

interessanti per non dire ingenti.

Serviranno a qualcosa? Chi vivrà

vedrà anche se, personalmente, nutro

fortissimi dubbi in merito.

© WildMedia / Shutterstock

Caccia e Natura 19

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