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Monotipi e olii di Giulio Manuzio

E' il catalogo della mostra a Pozzo Garitta - Albisola Marina (SV) del luglio 2021

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Catalogo della mostra

di oli e monotipi

di Giulio Manuzio

Albisola Marina

Circolo degli artisti di Pozzo Garitta

23luglio/ 1 agosto 2021


Giulio Manuzio: cenni biografici Pagina 1 di 3

• Ho avuto la fortuna di essere un giovane studente mentre abitavo la bella Albisola degli anni 50 quando il

paese, da secoli terra di ceramisti, ospitava tantissimi artisti molti dei quali sarebbero poi diventati famosi.

Era affascinante vedere Lucio Fontana, che ad Albisola ha inventato i suoi tagli, cavare dalla creta le sue

famose ceramiche, mentre Asger Jorn lavorava intensamente e decorava la sua casa oggi diventata un

bellissimo museo. Anche Aligi Sassu aveva affrescato il portico della sua villetta. Il gruppo COBRA era

stabilmente rappresentato anche da Wilfred Lam e più saltuariamente da altri artisti. Al caffè Testa di Albisola

Marina era facilissimo incontrare Agenore Fabbri, Emilio Scanavino e Piero Manzoni. Dova, Crippa, Capogrossi

e Rossello erano altre solerti presenze. Le mostre di questi artisti e di molti altri che qui non cito erano

ospitate nelle sale del comune di Albisola Marina o di Savona. Giovanni Poggi alle ceramiche San Giorgio era

prodigo di ospitalità aiuto e consigli per tutti questi artisti quando si cimentavano con la ceramica. Sulla

ceramica vegliava dall’alto Tullio d’Albisola ed Ernesto Daglio, padre di uno dei miei migliori amici e che poi

sarebbe diventato mio suocero, mandava avanti le Ceramiche Fenice proseguendo l’attività di Manlio Trucco

che, negli anni 20 e 30, aveva ospitato Arturo Martini e Francesco Messina e aveva prodotto ceramiche oggi

in mostra in moltissimi importanti musei.

• E’ stato quindi naturale per me comprare coloro (ad olio), ricavare superfici da dipingere da qualche

massacrato pannello di pubblicità stradale, fare amicizia con tanti giovani e vecchi artisti (voglio citare qui la

allora giovane Pia Rauso e il già anziano Berzoini) e frequentare poco i primi due anni di università preferendo

piazzare il cavalletto in campagna o in qualche stradina anziché dedicarmi doverosamente alla approfondita

lettura dei miei libri di testo


Lucio Fontana aveva lo

studio ad Albisola Marina

in una piccola piazzetta

(nella foto) chiamata

Pozzo Garitta. La foto

ritrae molti degli artisti

citati in posa su una

scaletta esterna della

piazzetta


Giulio Manuzio: cenni biografici Pagina 1 di 3

• Ma ad un certo punto diventa indispensabile mettersi a studiare

seriamente, faticare non poco per recuperare il tempo perduto,

laurearsi e trovare un lavoro.

• I tempi erano molto diversi da quelli odierni, (c’erano più

opportunità e meno concorrenza) e mi hanno consentito di avere

un incarico di insegnamento all’università dopo un anno dalla

laurea, di perseguire una ottima carriera universitaria, di insegnare

per cinquanta anni a molte migliaia di studenti (cui sinceramente

spero di aver dato qualche utile strumento di pensiero), di fare per

lungo tempo ricerca in fisica (prima nucleare, poi degli acceleratori,

poi dell’antimateria e infine in astrofisica) e quindi di andare in

pensione dopo cinquanta anni tondi di attività lavorativa.

• La foto accanto rappresenta la prima cavità superconduttrice realmente funzionante

(realizzata a Genova nel 1972) che ha aperto la strada per la realizzazione di tutte le

cavità acceleratrici del mondo nei grandi acceleratori di elettroni


Due viste (esterna e interna) dell’ultimo esperimento

(Borexino) cui ho partecipato. Una gigantesca e

complicata struttura per studiare la fisica dei fenomeni

che avvengono al centro del sole e che fanno del sole la

sorgente di tutte le nostre vite


Giulio Manuzio: cenni biografici Pagina 3 di 3

• Ma in pensione possono tornare i vecchi amori, anzi, sono i benvenuti.

• E la fortuna mi ha fatto arrivare in quell’antro meraviglioso che era il laboratorio di incisione dell’Accademia

ligustica di belle arti. Il maestro che ne regolava con sapienza e dolcezza l’attività era l’amico prof. Nicola Ottria,

un pozzo senza fondo di conoscenze e di suggerimenti. Ed era piacevole condividere il lavoro con il gruppo di

meravigliose persone che frequentavano quell’antro. All’Accademia ho imparato le tecniche tradizionali di

incisione e sono poi stato ammesso ad essere membro della Associazione degli incisori liguri e ho partecipato

per molti anni alle relative mostre annuali che si tenevano nel suggestivo chiostro superiore del museo di

Sant’Agostino. Nei primi anni dopo il pensionamento ho anche frequentato per quasi quattro anni il corso serale

del Liceo artistico Barabino di Genova.

• Dopo i primi due anni di Accademia ho cominciato a scoprire il fascino della stampa su cartoncino (o carta o

tela) di colori calcografici distribuiti su un supporto piano e liscio. Per tale via è possibile avere complessi e

interessanti mescolamenti informali di colore, contemporaneamente organizzati in zone di toni sia saturi che

trasparenti, che conservano ed evidenziano il gesto che ha portato alla loro creazione. Di più, quando tali

mescolamenti vengono stampati, il torchio li materializza in modo affascinante e spesso non prevedibile.

• Dopo alcuni mesi di uso di tale pratica, ho scoperto che stavo semplicemente seguendo la lunga scia degli

incisori di cosiddetti monotipi. Anzi tale pratica era proprio cominciata a Genova nel 600 ad opera del Grechetto

ed era poi stata usata da tanti e importantissimi artisti partecipando per molti anni alle relative mostre annuali.

• E’ questo il motivo per cui, oltre all’uso del colore ad olio iniziato in gioventù, amo molto la stampa di monotipi.


Io al lavoro

e

Il mio primo monotipo

(nato quasi per caso)


Alcuni olii

per cominciare

• Naufragio

• Olio su tela 60 x 80

• 2018


Tramonto sul lago

olio su tela

2020

cm


Profondità marine

Olio su tela

70 x 50

anno 2017


Tramonto sul

fiume

2020

olio su tela

cm


Monotipi

• Albero

• Monotipo su cartoncino

• 70 x 70

• Anno 2016


• Il monotipo è stato inventato da Giovanni

Benedetto Castiglione detto il Grechetto (1609-

16664). Si utilizzano gli stessi ingredienti e

strumenti (inchiostri calcografici, torchio, ecc)

che servono per stampare immagini (come ad

esempio delle acqueforti), ma, invece di

utilizzare molte volte una lastra recante delle

incisioni, si utilizza una lastra liscia su cui si

depositano gli inchiostri che vengono

opportunamente distribuiti. Poi si procede alla

stampa (ottenendo un solo esemplare).

• Un modo di fare monotipi consiste nel

distribuire in modo uniforme inchiostro nero

sulla lastra e poi asportarlo in parte (utilizzando

punte, legnetti stracci o spatole).

• Uno bel monotipo del Grechetto realizzato in tal

modo è presentato in figura.


Il monotipo è una delle grandi invenzioni legate alla pratica incisoria. Esso è stato definito da Giuseppe

Delogu «un quid medium tra la stampa e il disegno: di quella ha la nobiltà, la durata indelebile, il tono

caldo, fuso e morbido, di questo l’originalità irripetibile, la freschezza e la spontaneità»

Da sinistra: ancora un monotipo del Grechetto, un monotipo di Picasso e un monotipo di Matisse


Monotipi di Degas

Dopo essere stato scoperto nel 600, il monotipo è stato poi riutilizzato a partire dall’800. In particolare, nell’800, soprattutto Degas lo

ha largamente utilizzato: esiste in rete un bellissimo catalogo dei suoi monotipi alla voce Miguel Orozco Degas monotypes. Spesso

Degas completava i suoi monotipi in bianco e nero ritoccandoli con pastelli


Il castello della pietra

ceramolle fortemente

monotipata 2018

Di solito io lavoro con il colore ma il bianco e nero è sempre interessante


Casolari

monotipo su

cartoncino

Murillo 2019


Ma io amo tantissimo

lavorare con il colore

Sentore di primavera

monotipo su caroncino

70 x 100 2021



Fuoco alchemico

monotipo su

cartoncino

100 x 70 2016


Incendio a bordo

olio su tela

2020

cm



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