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syndicom rivista N.23

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

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<strong>syndicom</strong><br />

N. 23 Giugno-Luglio 2021<br />

<strong>rivista</strong><br />

Nuove<br />

carriere,<br />

un dilemma


Pubblicità<br />

Finalmente in pensione!<br />

E improvvisamente 46 000 CHF in meno!<br />

Molte persone non vedono l’ora di andare in pensione, tuttavia non viene a<br />

mancare solo l’attività lucrativa bensì anche una componente importante del<br />

reddito annuale – che in Svizzera si attesta in media a 46 000 CHF.<br />

«Sta a lei minimizzare<br />

la riduzione del suo salario.»<br />

Prima o poi la maggior parte dei<br />

lavoratori vive una svolta interna.<br />

Nonostante lavoro e carriera,<br />

presto o tardi giunge il momento<br />

di focalizzarsi sul post-pensionamento,<br />

quando si possono<br />

realizzare i propri sogni e porsi<br />

nuovi obiettivi. Per quanto sembri<br />

allettante questa «grande<br />

libertà», ha anche il suo prezzo.<br />

Ecco un piccolo auto-test: sa a<br />

quanto ammonterà la sua rendita<br />

AVS? Su quali prestazioni<br />

della cassa pensioni potrà contare?<br />

Dispone di una soluzione di<br />

previdenza privata, ad esempio<br />

di un pilastro 3a? Ha un patrimonio<br />

o un’eredità a cui attingere?<br />

I dati generali disponibili sono<br />

sconfortanti. Secondo la statistica<br />

delle nuove rendite stilata<br />

dall’Ufficio federale di statistica, dopo il pensionamento gli svizzeri devono cavarsela in media con la metà del loro reddito,<br />

ossia con 46 000 CHF in meno. Mette in dubbio questo fatto? Ecco la spiegazione: cler.ch/rendita<br />

Il nostro consiglio per non dover stringere ancora di più la cinghia in futuro: pensi bene a come organizzare la sua terza<br />

età e definisca le entrate e uscite con cui dovrà fare i conti. Dopo il pensionamento alcune spese vengono meno, come ad<br />

esempio quelle per il tragitto casa-lavoro o il pranzo fuori casa, ma magari scopre nuovi hobby, che hanno però ripercussioni<br />

sul portafoglio. I costi per affitto, assicurazioni ed economia domestica rimangono perlopiù invariati.<br />

Ogni situazione è migliorabile<br />

La aiutiamo volentieri a farsi una panoramica sulle sue finanze al momento del pensionamento, mostrandole soprattutto<br />

mediante una pianificazione lungimirante quali possibilità ha per migliorare la sua situazione finanziaria futura. Magari<br />

può permettersi addirittura un pensionamento anticipato. Utilizzi il suo tempo e ampli il suo campo d’azione. Ne parli con<br />

noi, meglio prima che poi!<br />

In qualità di socio di <strong>syndicom</strong> beneficia di uno sconto una tantum<br />

del 25%* sulla consulenza fiscale, la pianificazione della successione<br />

oppure la pianificazione della pensione.<br />

* I requisiti e le disposizioni nonché la nostra gamma completa sono disponibili al sito www.cler.ch/<strong>syndicom</strong><br />

dfi_Bank Cler_2021.indd 1 12.05.2021 14:19:20


Sommario<br />

4 Team vincenti<br />

5 Brevi ma utili<br />

6 Dalla parte degli altri<br />

7 L’ospite<br />

8 Dossier: La fine del lavoro<br />

16 Dalle professioni<br />

22 Effetto Bessemer<br />

24 Legge Covid-19<br />

25 Diritto e diritti<br />

26 Idee<br />

27 Mille parole<br />

28 Eventi<br />

30 Un lavoro, una vita<br />

31 Cruciverba<br />

32 Inter-attivi<br />

I gig non sono una gag!<br />

La Svizzera è un’isola felice? Alcuni potrebbero<br />

pensarlo. Ad esempio, quando leggiamo che in<br />

Italia un terzo (!) dei giovani al di sotto dei 24<br />

anni non trova lavoro. Secondo quanto rilevato<br />

dalla Seco, in Svizzera il tasso di disoccupazione<br />

giovanile è di appena il 3,3 per cento. La verità<br />

è che nel capitalismo non esistono isole. Le<br />

statistiche ingannano. È vero che in Svizzera i<br />

sindacati forti e il diritto al referendum frenano<br />

costantemente la furia distruttiva neoliberale.<br />

Ma da un’analisi più approfondita emerge che<br />

da noi la disoccupazione giovanile si attesta ai<br />

livelli della Germania (6%), se non addirittura oltre.<br />

Molti giovani temono di non trovare un buon<br />

lavoro, di avere poca sicurezza sociale o poche<br />

prospettive e, alla fine, addirittura di restare<br />

senza rendita di vecchiaia. Ovvero di non riuscire<br />

a costruirsi un’esistenza.<br />

Conseguenze della crisi del coronavirus? Non<br />

solo. Le grandi multinazionali stanno cercando<br />

di trasformare il mondo del lavoro. Stanno<br />

aumentando le forme di lavoro atipiche come il<br />

lavoro sulle piattaforme, i mini-job e il lavoro su<br />

chiamata. Negli USA il «gig work» costituisce già<br />

il 30% del mondo del lavoro. Europa e Svizzera<br />

seguono a ruota libera...<br />

Ciò comporta enormi problemi per la sicurezza<br />

del lavoro, per le assicurazioni sociali e la formazione.<br />

Si tratta per noi di una delle sfide più importanti.<br />

Dobbiamo organizzare sindacalmente i<br />

«gig worker», in quanto apparenti lavoratori indipendenti,<br />

ed esigere la loro sicurezza contrattuale<br />

e sociale. <strong>syndicom</strong> ci sta lavorando.<br />

4<br />

16<br />

30<br />

Daniel Münger, presidente <strong>syndicom</strong>


4<br />

Team vincenti<br />

«Abbiamo studiato il piano sociale a fondo<br />

e non abbiamo fatto concessioni»<br />

Alain Offner (52)<br />

Attivo presso la CoPe da più di 20 anni,<br />

lavora da media f come stampatore<br />

offset. Tra due anni festeggerà i suoi<br />

30 anni presso l’azienda di Friburgo.<br />

Stefania Carriero (39)<br />

Arrivata in azienda nel 2013, lavora<br />

come assistente commerciale e<br />

responsabile degli apprendisti. È entrata<br />

a far parte della CoPe nel 2019.<br />

Marie-Jo Jordan (51)<br />

Presidente della CoPe, a cui ha aderito<br />

nel 2016, s’impegna nell’ambiente associativo<br />

e come membro di <strong>syndicom</strong>.<br />

Poligrafa e responsabile degli apprendisti.<br />

Lavora da 31 anni presso media f.<br />

Alexandra Risse Dougoud (40)<br />

Riveste la duplice funzione di poligrafa<br />

e coordinatrice digitale. Nella CoPe dal<br />

2020, è anche membro di <strong>syndicom</strong>.<br />

Santo Caldara (55)<br />

Entra a far parte dell’azienda nel 1987.<br />

Membro di <strong>syndicom</strong> dallo stesso anno,<br />

è oggi responsabile del servizio di<br />

stampa digitale e formatore degli apprendisti.<br />

Attivo presso la CoPe dal<br />

2017.<br />

Testo: Robin Moret<br />

Foto: media f<br />

La nostra maggioranza<br />

femminile ha avuto<br />

un impatto decisivo<br />

Come membri della commissione<br />

del personale (CoPe), il nostro ruolo<br />

è quello di difendere le conquiste sociali<br />

della nostra azienda e faremo di<br />

tutto per far sì che non vengano citate<br />

unicamente per fare una buona<br />

pubblicità, ma che vengano anche<br />

applicate! Questa è stata la vocazione<br />

che ha guidato il nostro lavoro durante<br />

le negoziazioni del piano sociale.<br />

Durante questo processo, il sostegno<br />

morale e i consigli di <strong>syndicom</strong><br />

sono stati molto preziosi per noi, in<br />

particolare al momento di affrontare<br />

diverse questioni giuridiche. Nonostante<br />

l’assenza di sindacati al tavolo<br />

delle trattative (su decisione della<br />

nostra direzione) abbiamo collaborato<br />

a stretto contatto.<br />

È stato fatto un grande investimento<br />

di tempo e di energia al di<br />

fuori del nostro lavoro, delle nostre<br />

famiglie e delle nostre vite private.<br />

Con una maggioranza femminile in<br />

un ambiente maschile, eravamo consapevoli<br />

della difficoltà di tale compito,<br />

ma lo abbiamo perseguito con<br />

tutte le nostre forze e con grande determinazione.<br />

Abbiamo la sensazione<br />

che il nostro lavoro sia stato apprezzato<br />

dai colleghi. Malgrado la<br />

situazione sanitaria, siamo riusciti a<br />

organizzare delle assemblee del personale<br />

per spiegare il contenuto del<br />

piano sociale. Hanno potuto esprimersi<br />

tutti. Questi scambi sono stati<br />

proficui e hanno effettivamente creato<br />

un clima di fiducia nei confronti<br />

della commissione. Lo constatiamo<br />

tuttora con i colleghi che vengono<br />

spontaneamente a porci delle domande<br />

o a chiederci consigli.<br />

Oggi pensiamo di aver colto la<br />

più grande delle sfide garantendo<br />

che i nostri colleghi licenziati beneficino<br />

delle migliori condizioni di<br />

prepensionamento, riorientamento<br />

professionale e di sostegno finanziario,<br />

ma il lavoro della CoPe non si<br />

ferma qui. Concentriamo tutte le nostre<br />

energie nell’accompagnare i colleghi<br />

interessati. Inoltre, la nostra<br />

azienda è in piena ristrutturazione.<br />

Stiamo per essere divisi in due entità,<br />

si tratterà quindi di ricomporre<br />

una commissione con la nuova entità<br />

trovando dei colleghi motivati a<br />

impegnarsi nell’importantissimo lavoro<br />

della CoPe. Sempre con l’obiettivo<br />

di difendere i valori che ci stanno<br />

a cuore.


Brevi ma utili<br />

PostCom rafforza i controlli \ Vaccinazione tempo di lavoro \<br />

Fondazione Consiglio della stampa, nuova presidente \ <strong>syndicom</strong><br />

nell’Alleanza Clima \ Starter-kit per illustratori \ AVSx13, raccolta<br />

firme riuscita \ Colonie estive dei sindacati \ Contatti<br />

5<br />

PostCom rafforza i controlli<br />

In quanto autorità di vigilanza del mercato<br />

postale, PostCom ha deciso di intensificare<br />

i controlli affinché le imprese<br />

di logistica verifichino le condizioni di<br />

lavoro dei subappaltatori. <strong>syndicom</strong> accoglie<br />

con favore questa notizia e afferma<br />

che solo un contratto di obbligatorietà<br />

generale può regolare il mercato in<br />

modo sostenibile. Ci stiamo lavorando.<br />

Vaccinazione tempo di lavoro<br />

Diverse aziende sono state accusate di<br />

chiedere ai loro dipendenti di effettuare<br />

il vaccino contro il Covid-19 al di fuori<br />

dell’orario di lavoro. <strong>syndicom</strong> ricorda<br />

che i datori di lavoro sono obbligati a<br />

concedere questo diritto e chiede anzi<br />

che sia considerato tempo di lavoro, in<br />

quanto la vaccinazione è una necessità<br />

di interesse pubblico.<br />

Fondazione del Consiglio della<br />

stampa, nuova presidente<br />

Martina Fehr è stata eletta presidente<br />

della Fondazione del Consiglio svizzero<br />

della stampa. La direttrice della scuola<br />

di giornalismo MAZ, già caporedattrice<br />

del gruppo mediatico Südostschweiz,<br />

succede a Markus Spillmann. La neopresidente<br />

ha subito ribadito l’importanza<br />

di un’autorità di controllo indipendente<br />

che vigili sulla professione e l’etica dei<br />

media nel nostro sistema mediatico».<br />

<strong>syndicom</strong> nell’Alleanza Clima<br />

Per affrontare il cambiamento climatico<br />

occorrono azioni collettive. Per questo<br />

<strong>syndicom</strong> è entrato a far parte di Alleanza<br />

Clima Svizzera, la grande rete di oltre<br />

100 istituzioni, ONG, organizzazioni della<br />

società civile impegnate nel raggiungere<br />

gli obiettivi climatici dell’Accordo<br />

di Parigi. Una sfida su più fronti, dalle<br />

grandi azioni (come il recente sciopero<br />

per il clima) alla politica (come la legge<br />

sulla CO2).<br />

Starter-kit per illustratori<br />

Modelli di offerte, consigli sui diritti<br />

d’autore, la previdenza professionale,<br />

esempi di contabilità. Tutto questo<br />

(e altro ancora) si trova sullo starter-kit<br />

elaborato dal gruppo di illustratori<br />

di <strong>syndicom</strong>, per affrontare le sfide<br />

amministrative e finanziarie della professione.<br />

Ora disponibile anche in<br />

francese, soltanto per i soci <strong>syndicom</strong>,<br />

su my.<strong>syndicom</strong>.ch<br />

AVSx13, raccolta firme riuscita<br />

Il 28 maggio, i sindacati USS hanno<br />

consegnato alla Cancelleria federale<br />

oltre 110mila firme per l’iniziativa sulla<br />

13esima AVS. Più di 13mila sono state<br />

raccolte da <strong>syndicom</strong>, nonostante la<br />

pandemia. Questo risultato dimostra<br />

quanto il tema sia sentito tra la popolazione.<br />

Bisogna aumentare le pensioni<br />

invece di ridurle a scapito delle donne.<br />

Si andrà quindi a votare! Informazioni<br />

su <strong>syndicom</strong>.ch/eZdwh<br />

Colonie estive dei sindacati<br />

Continuano le iscrizioni alle colonie<br />

estive dei sindacati a Rodi Fiesso. La<br />

colonia per bambini/e dai 5 agli 11 anni<br />

si terrà dal 29 giugno al 13 luglio, il<br />

campo per adolescenti (12-14 anni) dal<br />

15 al 29 luglio. Info: tel. 076 381 38 78.<br />

Iscrizioni: www.coloniedeisindacati.ch<br />

Contatti<br />

Segretariato <strong>syndicom</strong> Ticino e Moesano<br />

via Genzana 2, 6900 Massagno<br />

Orari: lu e gio 8.00-12.00<br />

ma-me-ve 13.30-17.30<br />

Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66<br />

mail: info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Gruppo Pensionati Ticino e Moesano<br />

pensionati.<strong>syndicom</strong>.ch<br />

e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch<br />

Agenda<br />

Giugno<br />

1<br />

Comensoli e la solidarietà<br />

sindacale<br />

Bellinzona, Casa del Popolo<br />

Fino a settembre, le illustrazioni<br />

dell’artista Mario Comensoli apparse<br />

sulla stampa sindacale. Ingresso libero.<br />

13<br />

Votazione popolare<br />

L’USS raccomanda di votare SÌ alla legge<br />

Covid-19 (v. pag 24) e alla legge CO2,<br />

NO alla legge sulle misure di polizia.<br />

14<br />

Sciopero delle donne<br />

Manifestazioni in diverse località.<br />

Info: www.nateil14giugno.ch<br />

Luglio<br />

6<br />

Point of View<br />

Dopo l’inaugurazione a Bellinzona, la<br />

panchina a forma di infinito realizzata<br />

da Patrizia Pfenninger arriva alla stazione<br />

FFS di Locarno. Fino al 14 settembre,<br />

previsti incontri pubblici.<br />

Info: www.pfenninger.vision<br />

Agosto<br />

4<br />

Locarno Film Festival<br />

Fino al 14. La sezione Open Doors è<br />

dedicata ai film del Sud del mondo.<br />

www.locarnofestival.ch<br />

Novembre<br />

26-27<br />

Congresso <strong>syndicom</strong><br />

Langenthal, Parkhotel & Westhalle<br />

Iscrizione presso my.<strong>syndicom</strong>.ch.<br />

Ultimo termine per l’invio di proposte:<br />

3 settembre.<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/agenda


6 Dalla parte<br />

Simon Jacoby è caporedattore e co-fondatore di Tsüri.ch,<br />

degli altri<br />

civic media» zurighese basato sul giornalismo partecipativo<br />

che ha festeggiato da poco sei anni di esistenza.<br />

1<br />

Quali esigenze soddisfa Tsüri.ch nella<br />

sua veste di nuovo modello di media<br />

locale?<br />

I giovani vogliono essere presi sul serio<br />

dalla <strong>rivista</strong>, partecipare a eventi e<br />

dibattiti relativi alla vita cittadina sia<br />

online che in occasione di manifestazioni.<br />

È quanto vogliamo realizzare<br />

con un giornalismo interattivo che<br />

costituisce la base del «civic media».<br />

Desideriamo inoltre rendere accessibili<br />

temi politici a un target giovane<br />

attraverso un giornalismo costruttivo.<br />

2<br />

Cosa intende esattamente quando<br />

parla di «civic media»?<br />

Con questa forma maggiormente interattiva<br />

del giornalismo non diamo<br />

lezioni ai nostri lettori bensì creiamo<br />

formati digitali e analogici a cui i partecipanti<br />

possono prendere parte direttamente.<br />

Ci concentriamo su alcuni<br />

grandi temi ai quali dedichiamo<br />

diversi eventi pubblici come workshop,<br />

giochi, discussioni e passeggiate<br />

in città. La gente lo adora!<br />

3<br />

Cosa ha Tsüri.ch di diverso rispetto<br />

ad altri datori di lavoro?<br />

Da noi non ci sono gerarchie, ma diverse<br />

possibilità di partecipazione,<br />

un grande sentimento d’identità,<br />

un’elevata identificazione con la causa<br />

e un rapporto cordiale e aperto. È<br />

sorprendente vedere come questo approccio<br />

sociale possa generare impegno<br />

nella nostra squadra. Nonostante<br />

salari modesti, creiamo in questo<br />

modo un buon clima di lavoro.<br />

4<br />

Ma perché Tsüri.ch non dispone<br />

ancora di un Contratto collettivo?<br />

Siccome le trattative con l’associazione<br />

degli editori Stampa Svizzera si<br />

sono evidentemente arenate, insieme<br />

all’associazione Media con futuro<br />

(medienmitzukunft.org) puntiamo a<br />

un CCL e siamo felici di poterci confrontare<br />

con i sindacati. Oggi e in<br />

futuro è importante che le persone<br />

vengano messe al centro del progetto.<br />

Delle buone condizioni di lavoro sono<br />

importanti, danno sicurezza e vanno<br />

a vantaggio di tutti.<br />

5<br />

Il settore sta attraversando un periodo<br />

difficile. Cosa fare per conciliare il<br />

futuro dei media con condizioni di<br />

lavoro progressiste?<br />

Una cosa non esclude l’altra: il giornalismo<br />

è possibile solo grazie a persone<br />

motivate e appassionate. Altrimenti<br />

per i media la situazione sarà<br />

ancora più cupa. Dobbiamo arrestare<br />

la fuga di cervelli nel settore della comunicazione.<br />

Di conseguenza, delle<br />

buone condizioni di lavoro sono assolutamente<br />

essenziali. Anche il finanziamento<br />

del giornalismo è una grandissima<br />

sfida dei prossimi anni, ma<br />

siamo sulla buona strada.<br />

6<br />

Quali sono i prossimi obiettivi di<br />

Tsüri.ch?<br />

La nostra community ritiene che serva<br />

maggior potenza redazionale nella<br />

sua <strong>rivista</strong> cittadina Tsüri.ch. Pertanto<br />

a giugno lanciamo insieme una<br />

campagna, cerchiamo 1’000 nuovi<br />

membri per creare un nuovo posto<br />

che si occupi esclusivamente di temi<br />

legati al clima. In futuro Tsüri intende<br />

non solo proporre importanti dibattiti<br />

insieme alla community, ma<br />

vogliamo guidare insieme i principali<br />

dibattiti della città.<br />

Testo: Idris Djelid<br />

Foto: Tsüri.ch


L’ospite<br />

Il sistema delle nostre assicurazioni<br />

sociali si basa su condizioni di lavoro tradizionali.<br />

E fa una netta distinzione tra datori di lavoro<br />

e lavoratori. Dal 1977 questi ultimi sono assicurati<br />

obbligatoriamente contro la disoccupazione,<br />

mentre i lavoratori indipendenti non lo sono poiché<br />

questa attività viene considerata parte del<br />

rischio imprenditoriale. Questo schema corrisponde<br />

sempre meno agli attuali stili di vita. Ci<br />

sono sempre più liberi professionisti, lavoratori<br />

temporanei e indipendenti part time, mentre<br />

nuove forme di occupazione come gig work e<br />

crowdwork stanno conquistando il mondo del<br />

lavoro. Si tratta di una sfida per l’assicurazione<br />

contro la disoccupazione, che non è applicabile<br />

per queste forme di lavoro. I liberi professionisti<br />

vengono prevalentemente trattati come lavoratori<br />

indipendenti che non godono di alcuna assicurazione<br />

contro la disoccupazione. Questo può<br />

creare rapidamente una condizione di precarietà<br />

se l’economia non va bene e mancano le commesse.<br />

La pandemia ha dimostrato chiaramente<br />

che c’è necessità di intervenire in questo ambito.<br />

In diversi paesi esistono già nuove forme di<br />

assicurazione che però non funzionano particolarmente<br />

bene. Il problema si chiama «selezione<br />

avversa»: sono interessati ad assicurarsi volontariamente<br />

soprattutto coloro che hanno un’attività<br />

che va male e che corrono un grande<br />

rischio di finire senza commesse. Per chi ha<br />

successo, invece, un’assicurazione significa solo<br />

un costo supplementare in cambio del quale non<br />

gode di alcun beneficio. Ma in questo modo il<br />

finanziamento non funziona. A funzionare sono<br />

solo i sistemi obbligatori, anche se bisogna<br />

riflettere attentamente su come organizzarli.<br />

Ad esempio, che entità deve avere un calo del<br />

fatturato per dare diritto alla prestazione e per<br />

quanto tempo deve essere fornita? Al momento<br />

un team di ricercatori della Scuola universitaria<br />

professionale della Svizzera nordoccidentale<br />

sta elaborando una soluzione per <strong>syndicom</strong>.<br />

Assicurazioni sociali per<br />

nuove forme di lavoro<br />

Mathias Binswanger è docente di economia<br />

alla Scuola universitaria professionale<br />

della Svizzera nordoccidentale a<br />

Olten e docente privato all’Università di<br />

San Gallo. È autore del libro pubblicato<br />

nel 2006 «Die Tretmühlen des Glücks<br />

(Le corse sfrenate verso la felicità)»<br />

che è diventato un bestseller in Svizzera.<br />

Il suo ultimo libro, del 2019, si<br />

intitola «Der Wachstumszwang: Warum<br />

die Volkswirtschaft immer weiterwachsen<br />

muss, selbst wenn wir genug haben<br />

(La crescita esponenziale: perché l’economia<br />

deve continuare a crescere anche<br />

se abbiamo abbastanza)». Secondo<br />

la classifica della NZZ del 2020, Mathias<br />

Binswanger è uno dei tre economisti più<br />

influenti della Svizzera.<br />

7


10 Perché i nuovi modelli di carriera non sono la soluzione<br />

13 La riconversione professionale per gli adulti<br />

14 Future generazioni sul mercato del lavoro<br />

Dossier 9<br />

La fine<br />

del lavoro<br />

così come<br />

è oggi


10 Dossier<br />

Crisi: lavoro sotto attacco<br />

Lavoretti, finti indipendenti, lavoro su chiamata:<br />

con la scusa della crisi, i padroni provano a<br />

imporre forme precarie di impiego. Che fare?<br />

Testo: Oliver Fahrni<br />

Foto: Thierry Porchet<br />

La notizia è sorprendente. In questi giorni, in piena crisi<br />

pandemica, tra licenziamenti, lavoro ridotto e crediti d’emergenza,<br />

viene fondato un numero particolarmente elevato<br />

di aziende. E la maggior parte dei fondatori ha meno<br />

di 30 anni, essendo nati dopo il 1995. I sociologi da bar li<br />

chiamano «generazione Z». Una generazione – per la gioia<br />

dei commentatori neoliberali e dei quaquaraquà del marketing<br />

– altamente flessibile, ben interconnessa e con un<br />

innato spirito imprenditoriale.<br />

Ci si dimentica però di alcune cose: le nuove aziende<br />

sono quasi sempre marchi unici, aziende composte da<br />

una sola persona, «pseudo SA». I fondatori agiscono spesso<br />

per necessità. Reagiscono a un mercato del lavoro che<br />

chiude loro le porte in faccia, con 250mila persone in cerca<br />

di occupazione. Reagiscono alla difficoltà di iniziare<br />

una carriera e a posti sempre più mal retribuiti, a profili<br />

limitati in aziende fortemente gerarchiche e orientate al<br />

solo profitto finanziario.<br />

Le persone di età inferiore a 30 anni non hanno mai conosciuto<br />

nulla di diverso dal capitalismo finanziario neoliberale.<br />

Tutti contro tutti, il lavoro è solo una merce, solidarietà<br />

e servizio pubblico sono il diavolo. Sono cresciuti<br />

attraverso tre crisi sconvolgenti. Nel 2008 una crisi finanziaria<br />

ed economica globale. Poi la crisi climatica. E ora,<br />

la nuova crisi economica e la pandemia. Non è il desiderio<br />

di organizzarsi in condizioni (di lavoro ed esistenziali)<br />

precarie a caratterizzare le generazioni più giovani, bensì<br />

il tentativo di trovare il proprio percorso in un sistema economico<br />

estremamente colpito dalla crisi e in una società<br />

con fragili legami (ne parliamo a pagina 14).<br />

Le lunghe carriere con la stessa professione nella stessa<br />

azienda (come i loro padri), con due cambi d’ufficio sullo<br />

stesso corridoio e un cambio di piano in 40 anni, hanno<br />

perso il loro fascino. La cosa non sorprende affatto: sono<br />

da tempo una finzione del capitalismo più spinto. In effetti,<br />

i numeri della Segreteria di Stato per la formazione, la<br />

ricerca e l’innovazione (SEFRI) mostrano che solo una minoranza<br />

dei trentenni svolge ancora il mestiere per cui ha<br />

studiato. Sono più agili, cambiano più spesso il loro ambito<br />

di attività, devono barcamenarsi tra interruzioni di carriera<br />

e percorsi professionali atipici. Questo comporta necessariamente<br />

delle conseguenze per la formazione<br />

professionale e rappresenta la sfida di organizzare un perfezionamento<br />

e una riorganizzazione permanenti, ad<br />

esempio il secondo apprendistato, misure di transizione<br />

innovative e il diritto a una formazione continua gratuita<br />

(vedi a pag.13). È tuttavia necessario sfatare subito un malinteso:<br />

i mutevoli atteggiamenti in materia di lavoro, professione<br />

e carriera non sono un capriccio dei giovani lavoratori;<br />

questo riguarda tutte le generazioni (come<br />

mostrano i dati della nostra infografica a pagina 15) e l’evoluzione<br />

delle rivendicazioni professionali segue da vicino<br />

il radicale cambiamento del mondo del lavoro. Durante<br />

la crisi, il lavoro degli azionisti si concentra sul capitale,<br />

ovvero sulla massa con cui poter giocare.<br />

La doppia crisi, che da 15 mesi affligge il mondo, è implacabile.<br />

Alla crisi economica globale della fine 2018 è<br />

seguita, nella primavera 2020, la pandemia con i suoi vari<br />

lockdown, ordinanze sullo stato di emergenza e coprifuochi<br />

un po’ in tutta Europa. Senza contare il lavoro ridotto,<br />

l’home office e l’onnipresente paura di poter morire a seguito<br />

del semplice contatto con le persone.<br />

Crisi? Non per tutti<br />

I 20 principali colossi del paese distribuiscono quest’anno<br />

dividendi per 40 miliardi di franchi. Più alcuni miliardi<br />

di bonus. I vincenti del coronavirus stanno facendo parecchi<br />

soldi. Se ai dividendi si sommano i programmi di acquisto<br />

azionario dei grandi gruppi e si aggiungono gli utili<br />

distribuiti da altre società, qualche migliaio di azionisti<br />

e alcuni fondi finanziari si arricchiranno di ben oltre 100<br />

miliardi di franchi. Più di quanto la Confederazione ha<br />

messo a disposizione sotto forma di programmi di emergenza<br />

per far fronte alla crisi del coronavirus. Quasi tutti<br />

questi colossi hanno attinto a piene mani dai fondi pubblici.<br />

Stiamo assistendo al più grande saccheggio della<br />

storia svizzera.<br />

Questa crisi è spietata soprattutto per i 150mila disoccupati<br />

ufficiali, le 400mila persone a lavoro ridotto e le<br />

centinaia di migliaia di sottooccupati, in prevalenza freelance<br />

e donne. Inoltre, per le numerose persone che sono<br />

state estromesse dal lavoro dipendente (donne e meno<br />

giovani), oppure che non vi hanno mai trovato posto: il tasso<br />

occupazionale della fascia 15–24 anni è bruscamente<br />

diminuito, e la tendenza è in continua diminuzione. Alcuni<br />

si sono cercati un’ulteriore formazione, di molti però le<br />

statistiche non sanno cosa fanno. Svaniti nel nulla.<br />

I progetti di vita si infrangono oppure vengono congelati.<br />

I programmi risultano carta straccia. Autodeterminazione<br />

diventa un termine privo di significato. Paura e frustrazione<br />

divorano l’anima. La Svizzera è sull’orlo di una<br />

crisi di nervi collettiva. Ciò è dovuto al fatto che questa crisi<br />

rivela le fratture di questo ordinamento sociale ed economico.<br />

La crescente disparità, la trasformazione digitale,<br />

le rendite in calo, gli attacchi alle condizioni<br />

contrattuali (di lavoro) garantite e alla sicurezza sociale, lo<br />

sconfinamento dell’orario di lavoro, il disastro ecologico<br />

e la concentrazione di capitale non sono fatti nuovi, bensì<br />

fanno parte della normalità del capitalismo neoliberale.<br />

Ma la doppia crisi ha estremamente accelerato e acuito<br />

La gig<br />

economy<br />

è una forma<br />

di dumping<br />

sociale


questi processi. Qui entra in gioco un principio economico<br />

ferreo: ogni crisi del capitalismo, con o senza epidemia,<br />

porta a una concentrazione della forma economica.<br />

L’ultima strategia del capitalismo mira a organizzare<br />

il lavoro in modo diverso. Quarant’anni fa questo è avvenuto<br />

con una nuova ripartizione del lavoro internazionale,<br />

ovvero l’esternalizzazione verso paesi dai salari bassi.<br />

Parola chiave: Cina fabbrica del mondo. Oggi la strategia<br />

punta a scindere i rapporti di lavoro dai contratti collettivi,<br />

dalla protezione dell’impiego, dalla sostenibilità locale<br />

e dalle leggi nazionali. Gli strumenti necessari vengono<br />

forniti dalla digitalizzazione. Un esempio: per il design<br />

delle merci vengono indette sempre più spesso gare d’appalto<br />

sul web. L’appalto se lo aggiudica il designer migliore<br />

o più economico – indipendentemente che lavori al Pc<br />

in Groenlandia, a Milano oppure in Tagikistan.<br />

Il sogno del capitale: lavoro stile gig economy<br />

Le principali tendenze della deregolamentazione del lavoro<br />

sono già chiaramente identificabili:<br />

– Interi dipartimenti vengono esternalizzati dai maggiori<br />

gruppi ad aziende che non hanno sottoscritto alcun contratto<br />

collettivo. Esempi tipici: pulizie, logistica, sicurezza,<br />

contabilità, finanze, servizi alla clientela.<br />

– Le forme di lavoro «atipiche» crescono rapidamente:<br />

tempo parziale, lavoro su chiamata, mini-job, stage. In<br />

Svizzera esistono solo statistiche incomplete. Ma le cifre<br />

estere sono allarmanti.<br />

– Nei prossimi mesi numerose aziende passeranno in tutto<br />

o in parte al telelavoro digitale. Le conseguenze di tutto<br />

questo le vediamo ad esempio nelle aziende di big<br />

data. Esse occupano schiere di «proletari del clic», che<br />

per clic vengono retribuiti talmente male che anche con<br />

una giornata lavorativa di 12 ore non riescono ad arrivare<br />

a un onorario corretto (non si può certo chiamarlo salario).<br />

Il telelavoro richiede notevoli sforzi di regolamentazione<br />

e revisioni del CCL (infrastruttura, orario di<br />

lavoro, limitazione del «taylorismo digitale», ovvero monitoraggio<br />

elettronico e cronometraggio del lavoro, e<br />

così via).<br />

La sfida più grande per condizioni di lavoro dignitose è<br />

però il lavoro della gig economy, chiamato anche uberizzazione.<br />

Questa forma di lavoro è il sogno feudalistico degli<br />

azionisti. I gig worker sono lavoratori su piattaforme<br />

apparentemente indipendenti in quasi tutte le professioni,<br />

sempre più spesso anche in attività altamente qualificate.<br />

Lavorano per grandi gruppi oppure tramite un’azienda<br />

di intermediazione. A un congresso sindacale a Chicago<br />

un architetto paesaggista ha raccontato di aver progettato<br />

un giardino d’inverno per il proprietario di una villa, avergli<br />

riparato un tubo rotto e aver poi portato il figlio a calcio<br />

– come gig worker, per qualche dollaro.<br />

Questa forma di lavoro sta vivendo una vera e propria<br />

esplosione, spesso anche sotto forma di estremo autosfruttamento<br />

dei lavoratori che esercitano diverse attività<br />

su chiamata. Dal punto di vista svizzero può sembrare esotico.<br />

Ma non lo è: cinque anni fa negli USA il lavoro legato<br />

alla gig economy rappresentava già il 30 per cento dell’intera<br />

prestazione lavorativa. A quel tempo nell’UE il gig<br />

work era allora ancora a una cifra. Pochi anni più tardi<br />

l’OCSE stima che anche nell’UE abbia raggiunto la soglia<br />

del 30 per cento. Per la Svizzera non sono disponibili indicazioni<br />

precise, la Seco minimizza questo fenomeno.<br />

Dumping sociale nell’impresa individuale<br />

Sembra strano, ma il lavoro della gig economy, che in realtà<br />

è una forma di dumping sociale, trasmette una romantica<br />

idea di autonomia, flessibilità, pseudo SA, selfmade<br />

e tecno-modernità. Soprattutto la «generazione Z» è<br />

incline a tali forme di lavoro, lo dimostrano numerosi studi<br />

sui giovani (Shell, Credit Suisse, SINUS 2020, sondaggio<br />

federale sui giovani, ecc.). Ma vale la pena dare un’ulteriore<br />

occhiata più da vicino. Nel barometro delle preoccupazioni<br />

della fascia che va dai 18 ai 25 anni compare al primo<br />

posto, accanto all’ecologia, la loro sicurezza sociale ed<br />

economica. La sicurezza è la parola chiave determinante.<br />

Con questa parola riemerge una verità elementare che<br />

smaschera tutto questo parlare di PIL, concorrenza e rendimento,<br />

crescita necessaria e mercati autoregolamentati<br />

ecc. come ideologia dei governanti. L’uomo, questa è la


12<br />

Dossier<br />

sua sostanza antropologica, sopravvive soltanto nella società.<br />

Solo quando ha risolto collettivamente il problema<br />

del suo bisogno, ovvero della sua insicurezza sociale ed<br />

economica, può sviluppare cose come il libero arbitrio,<br />

l’individualità, la cultura, la conoscenza, la convivenza civile<br />

e la democrazia. Ovvero tutto ciò che i neoliberali vogliono<br />

distruggere. Le condizioni preliminari di questa sicurezza<br />

sono salari equi, garanzia del posto di lavoro e<br />

condizioni di lavoro corrette. Ma anche tempo libero, assicurazioni<br />

sociali estese, servizio pubblico e giustizia fiscale.<br />

In un periodo di rigido capitalismo e di doppia crisi,<br />

sistemi sociali traballanti e rendite in calo, questo pone<br />

particolari sfide. Innanzitutto ai sindacati.<br />

Il gig non è una gag!<br />

In primo luogo è necessario tenere a bada le nuove forme<br />

di lavoro. Il lavoro non è una merce, come il turbocapitalismo<br />

vorrebbe imporre. È molto di più: un luogo di fatica<br />

comune. Un luogo da cui si esce dicendo: a domani gente.<br />

Nel moderno lavoro dipendente siamo però stati privati<br />

del senso del lavoro. Peggio ancora: chi come apparente<br />

lavoratore indipendente, il gig worker, si mette sul mercato,<br />

non è un imprenditore – rimane un lavoratore. E per di<br />

più con una condizione fortemente precaria.<br />

Ma la buona notizia è che tenere sotto controllo il lavoro<br />

della gig economy non è una stregoneria. Per farlo esistono<br />

già dei modelli intelligenti. Il principio è semplice:<br />

qualsiasi forma di prestazione lavorativa su richiesta comporta<br />

automaticamente un contratto di lavoro con tutto<br />

ciò che implica (anche se il gig worker viene inteso come<br />

ditta individuale): assicurazioni sociali, detrazioni fiscali,<br />

assicurazione malattia e contro gli infortuni, diritto alle<br />

Il lavoro non è una<br />

merce, come<br />

il turbocapitalismo<br />

vorrebbe imporre<br />

vacanze ecc. In alcuni paesi questo ha già potuto essere attuato<br />

per i lavoratori di Uber. Un semplice obbligo di notifica<br />

di entrambe le parti potrebbe risolvere questo problema<br />

per qualsiasi forma di lavoro su piattaforma.<br />

In Svizzera simili problemi vengono di norma risolti a<br />

livello di partenariato sociale, ovvero con contratti che il<br />

governo può dichiarare di obbligatorietà generale. Ma<br />

Uber e Co. stanno ancora usando tutti i mezzi, legali e comunicativi,<br />

per evitare di essere definiti datori di lavoro.<br />

Così facendo, rifiutano la responsabilità sociale e il partenariato<br />

sociale.<br />

Un gruppo di membri di <strong>syndicom</strong> vanta già ampie (e<br />

dolorose) esperienze con una forma particolare di gig<br />

work nella zona d’ombra tra lavoro indipendente (freelance)<br />

e falso lavoro indipendente: giornalisti, fotografi,<br />

(info)grafici, designer... Su incarico del settore dei media,<br />

la scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale<br />

sta lavorando a un modello per la relativa tutela<br />

sociale sotto la guida del prof. Mathias Binswanger<br />

(vedi pag. 7). Affaire à suivre...<br />

mathias-binswanger.ch/


Dossier<br />

Riqualificazione degli adulti<br />

13<br />

I percorsi professionali all’interno delle aziende<br />

si trasformano e le carriere cambiano. Tra<br />

aspirazioni e realtà economiche, è necessario<br />

valutare nuovi modelli di formazione continua.<br />

Alcuni percorsi in Svizzera.<br />

Testo: Muriel Raemy<br />

La formazione continua in Svizzera è complessa. Soddisfa<br />

in gran parte le esigenze dell’economia di mercato, ma ci<br />

si aspetta che contribuisca anche a far fronte alle sfide<br />

economiche, sociali, digitali, culturali o ancora ecologiche.<br />

Per Caroline Meier, membro della direzione della Federazione<br />

svizzera per la formazione continua (FSEA), i<br />

vari livelli politici nonché la diversità dei prestatari di servizi<br />

pubblici o privati, rendono l’apprendimento permanente<br />

ancora più difficile da identificare. «Stiamo affrontando<br />

una rivoluzione a livello di contenuti e di metodi,<br />

ossia della definizione stessa di formazione continua».<br />

Una formazione continua efficace ma limitata<br />

Dal 2017 la Svizzera dispone di una legge in materia di formazione<br />

continua. Quest’ultima stabilisce le condizioni<br />

quadro che comprendono l’apprendimento dopo la scuola<br />

dell’obbligo – sia che i programmi di studio siano programmi<br />

di diploma o extrascolastici. Non è purtroppo<br />

molto lungimirante e si concentra innanzitutto sulla distribuzione<br />

degli aiuti finanziari. Con il programma di<br />

promozione «Semplicemente meglio!... al lavoro», ad<br />

esempio, la Confederazione incoraggia le imprese ad attuare<br />

delle formazioni che aiuteranno i dipendenti – sulla<br />

base di situazioni concrete e pratiche vissute sul luogo di<br />

lavoro – a sviluppare delle competenze immediatamente<br />

trasferibili nel quotidiano. Alcune professioni organizzano<br />

la loro formazione continua sull’esempio del progetto<br />

«Passerella MEM 4.0», l’iniziativa di riconversione professionale<br />

di Swissmem, l’associazione mantello delle piccole<br />

e medie imprese (PMI) e delle grandi aziende dell’industria<br />

meccanica svizzera, delle apparecchiature elettriche<br />

e dei metalli, ottenuta nelle trattative per il rinnovo del<br />

contratto collettivo di lavoro (CCL) del settore.<br />

Questo tipo di formazione continua resta tuttavia fortemente<br />

orientata, per non dire limitata, a scopi professionali,<br />

principalmente incentrati sulle competenze tecniche<br />

e sulla fruibilità diretta. «Oggi i cambiamenti<br />

radicali come la digitalizzazione, l’impoverimento delle<br />

risorse naturali oppure il riscaldamento climatico richiedono<br />

altre competenze. Competenze che contribuiranno<br />

a risolvere i problemi complessi degli individui, nelle organizzazioni,<br />

nelle comunità, nelle società oppure su scala<br />

mondiale».<br />

Verso nuovi modelli?<br />

Non parliamo poi di un numero sempre maggiore di adulti<br />

che aspira a cambiare percorso professionale oppure a<br />

riqualificarsi. Mentre la legge stabilisce che «la formazione<br />

continua ricade sotto la responsabilità individuale»,<br />

per Caroline Meier è compito dello Stato stabilire le condizioni<br />

quadro. «Noi della FSEA sosteniamo una riflessione<br />

sulla considerazione delle situazioni individuali nella<br />

formazione, per un sistema che convalidi le competenze<br />

acquisite durante il percorso professionale e conceda a<br />

ciascuno di andarsi a cercare le competenze mancanti». Il<br />

Canton Vaud si è pronunciato a favore di questo processo<br />

di convalida delle competenze (VAE). Il suo portale di certificazione<br />

per adulti valuta e riconosce le esperienze professionali<br />

in un campo specifico in modo che le persone<br />

possano farle riconoscere al fine di ottenere in tutto o in<br />

parte un nuovo attestato federale di capacità (AFC).<br />

Resta la questione cruciale del finanziamento di tali<br />

formazioni e riqualificazioni professionali. Per <strong>syndicom</strong>,<br />

i diritti alla formazione e al perfezionamento devono essere<br />

sanciti nei contratti collettivi di lavoro (CCL), e più concretamente<br />

sotto forma di tempo, di offerta e di denaro.<br />

Cosa che può rivelarsi impossibile per alcune aziende. Il<br />

Canton Ginevra ha risposto parzialmente al problema introducendo<br />

un assegno annuale di formazione dell’importo<br />

di 750 franchi all’anno. Un importo sufficiente? Il<br />

modello del futuro arriverà forse dal privato. 42 Network<br />

offre un piano di studi per programmatori interamente<br />

gratuito! Ammissione in base alle competenze e non ai diplomi<br />

– una seconda chance per tutti –, metodi pedagogici<br />

decentralizzati, cadenza personalizzata da 2 a 5 anni: è<br />

questa la scuola del futuro? Questo modello non parla del<br />

modo in cui gli studenti provvedono alle loro necessità e<br />

non è certamente così semplice da replicare in tutti i settori.<br />

Ma la parte «à la carte» e professionalizzata potrebbe<br />

sovvertire le norme, rendendo sempre più visibile il bisogno<br />

urgente di un finanziamento pubblico solido. L’anno<br />

di pandemia fa muovere i fronti: negli interventi sia economici<br />

che sociali, la sicurezza dell’impiego prevale ormai<br />

sull’efficienza economica. Sta ai sindacati e ai datori<br />

di lavoro battersi affinché la formazione diventi un diritto.<br />

La Federazione svizzera per la formazione continua<br />

alice.ch/it/


14<br />

Dossier<br />

Under 30 alla ricerca della loro strada<br />

Il mondo del lavoro sta cambiando e con esso<br />

mutano anche le esigenze della nuova generazione<br />

di lavoratori.<br />

Testo: Eva Hirschi<br />

«La generazione Z lavora per vivere e non vive per lavorare».<br />

È questa la conclusione a cui sono giunti Catherine<br />

Tanguy e Daniel Ollivier nel loro studio sulla generazione<br />

Z, ovvero la generazione dei nati dopo il 1994 e che oggi ha<br />

tra 20 e 30 anni. Lo studio rileva che per la nuova generazione<br />

il lavoro ha un valore meno importante rispetto alle<br />

generazioni precedenti. Le esigenze individuali e la crescita<br />

personale hanno la priorità rispetto alla carriera e pertanto<br />

anche le aspettative nei confronti del lavoro sono diverse:<br />

maggiore agilità, maggior margine d’azione e<br />

maggiore indipendenza. Non stupisce che la tendenza<br />

vada verso orari di lavoro flessibili e spazi di co-working.<br />

Anziché fare carriera presso una stessa azienda, la<br />

generazione Z considera spesso il posto di lavoro come<br />

un’esperienza limitata a pochi anni e intende riempire il<br />

bagaglio di strumenti che le permettano di essere ben<br />

equipaggiata per la sfida successiva. Anche l’uguaglianza<br />

assume un valore elevato, si vuole essere coinvolti e sostenuti<br />

nelle decisioni. L’etica e la sostenibilità – anche<br />

nell’economia – acquisiscono maggiore importanza.<br />

Sempre più giovani realizzano le loro idee tramite<br />

crowdfunding e startup per contribuire a modo loro a un<br />

mondo migliore. Oltre all’autonomia, qui si tratta anche<br />

di autorealizzazione.<br />

Crisi e instabilità<br />

Un altro aspetto interessante è che anche il work-life-balance<br />

svolge un ruolo importante. Il che equivale a una rottura<br />

con la generazione precedente che puntava ancora<br />

sul work-life-blending, ovvero su labili confini tra lavoro e<br />

libertà. Caratterizzata dallo spirito del tempo, conviene<br />

dare uno sguardo indietro per comprendere la generazione<br />

attuale. I babyboomer (i nati tra il 1950 e il 1965) sono<br />

segnati dall’euforia successiva alla Seconda guerra mondiale.<br />

Sono nati in un miracolo economico, il loro lavoro li<br />

appagava, vedevano presto dei risultati. La generazione X<br />

(i nati tra il 1966 e il 1980) è invece considerata la generazione<br />

del «non ho voglia», contraria al sistema, anche per<br />

quanto riguarda il lavoro. La generazione Y (i nati tra il<br />

1980 e l’inizio degli anni Novanta) conosce la competizione,<br />

ambisce alla carriera, ha un rapporto di amore e odio<br />

con il lavoro che spesso diventa il centro della vita.<br />

La generazione Z (i nati tra il 1990 e il 2010 circa) è nata<br />

invece in un mondo in costante trasformazione che assiste<br />

a tanti cambiamenti. Tre enormi crisi hanno influenzato<br />

la loro esperienza. La crisi finanziaria ed economica<br />

globale del 2008. La catastrofe climatica con la centrale<br />

nucleare di Fukushima del 2011. La nuova crisi economica<br />

del 2018. La giovane generazione cerca di trovare il proprio<br />

percorso in un sistema economico estremamente<br />

colpito dalla crisi e in una società dai fragili legami. Subisce<br />

inoltre gli effetti di un mondo sempre più digitale e<br />

globale, sia in senso positivo che negativo. Il barometro<br />

giovanile di Credit Suisse del 2018 ha dimostrato che le<br />

conseguenze della digitalizzazione e della relativa trasformazione<br />

del mondo del lavoro desta preoccupazioni ai<br />

«nativi digitali». Un altro motivo di preoccupazione è la<br />

previdenza di vecchiaia.<br />

Cambiamento post-coronavirus?<br />

Recentemente si è aggiunta la pandemia del coronavirus.<br />

Le conseguenze sono già visibili: è aumentata l’incertezza,<br />

ciò che era scontato per le vecchie generazioni è stato<br />

messo in discussione dalla pandemia. Pertanto le persone<br />

più giovani si preoccupano della loro formazione a seguito<br />

della chiusura delle scuole e delle università. Altri stanno<br />

facendo il loro ingresso nel mondo del lavoro e percepiscono<br />

direttamente gli effetti del peggioramento del<br />

mercato del lavoro. In Svizzera la disoccupazione giovanile<br />

è del 40 per cento superiore rispetto all’anno precedente,<br />

nella fascia compresa tra i 20 e i 25 anni la crescita corrisponde<br />

addirittura al 45 per cento. La situazione attuale<br />

potrebbe contrastare la tendenza all’autonomia e rafforzare<br />

il desiderio di un rapporto di lavoro più tradizionale.<br />

Il libro di Ollivier e Tanguy sulla Generazione Z<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/X0Y7S<br />

Fotoreportage<br />

Per questa nuova collaborazione con il fotografo vodese<br />

Thierry Porchet, abbiamo scelto di illustrare il dossier con<br />

immagini di lavoratori che hanno scelto una carriera non<br />

convenzionale: un corriere in bici che fa anche il barista, una<br />

giornalista che lavora pure in un museo, una dipendente della<br />

Swisscom che era anche fotografa freelance. Che siano il<br />

risultato di una riconversione professionale o di varie attività<br />

svolte contemporaneamente, i loro diversi lavori diventano<br />

uno solo per il tempo di un’immagine.<br />

Fotografo tanto per passione quanto per professione, Thierry<br />

Porchet è specializzato in reportage, ritratto e fotografia<br />

istituzionale. Profondamente ancorato all’intelligibile trasmesso<br />

dalle sue immagini, il suo lavoro parla da solo.<br />

Per saperne di più, visita il sito image21.ch


I percorsi professionali<br />

di domani<br />

La digitalizzazione porta con sé moderne forme di lavoro e allo stesso tempo<br />

emergono nuove aspettative legate a status e carriera. L’emancipazione<br />

professionale e il multi-impiego guadagnano terreno fra tutte le generazioni<br />

in Svizzera.<br />

E se mi mettessi in proprio?<br />

29%<br />

La percentuale dei<br />

dipendenti in Svizzera<br />

che considera di avviare<br />

nei prossimi dodici mesi<br />

un’attività indipendente o<br />

freelance, parallelamente<br />

a un impiego, in maniera<br />

temporanea o a tempo<br />

pieno.<br />

Fonte: Deloitte Research<br />

86%<br />

Gli indipendenti o i freelance<br />

in Svizzera, a tempo<br />

pieno o parallelamente a<br />

un impiego da dipendente,<br />

che considerano di aumentare<br />

questa attività (45%)<br />

oppure quanto meno di<br />

portarla avanti (41%)<br />

Mobilità professionale in aumento<br />

Durata media trascorsa, in anni, nell'azienda.<br />

1994 2009 2019<br />

20<br />

19,2<br />

17,8<br />

16,3<br />

15<br />

11,8<br />

10,8<br />

10<br />

10,1<br />

5<br />

5,4 5,1 4,7<br />

0<br />

25–39 anni<br />

40–54 anni 55–64 anni<br />

Fonte: UFS – Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS)<br />

Le giovani generazioni sono più mobili ...<br />

Stima della popolazione attiva in Svizzera, per fasce d’età, che ha<br />

cambiato attività nel 2019 (a parte i licenziamenti e i pensionamenti).<br />

... anche se la pandemia ha frenato la loro voglia di<br />

cercare un’attività altrove<br />

Percentuale di millennial che intendono cambiare lavoro entro due anni<br />

Cambiamento di azienda<br />

Cambiamento all’interno dell’azienda<br />

15–24 anni<br />

25–39 anni<br />

14,0%<br />

4,0%<br />

19,8%<br />

3,1%<br />

2019<br />

2020<br />

40–54 anni<br />

6,8%<br />

2,5%<br />

49% 31%<br />

55–64 anni<br />

2,8% 1,9%<br />

65+ anni<br />

1,2%<br />

1,4%<br />

Fonte: UFS – Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) Fonte: The Deloitte Global Millennial Survey 2020<br />

L’accumulo di attività in costante aumento in Svizzera<br />

Persone attive in Svizzera con più di un’occupazione (esclusi gli apprendisti).<br />

1991<br />

4,11%<br />

2000<br />

5,89%<br />

2010<br />

7,25%<br />

2019<br />

8,14%<br />

Fonte: UFS – Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS)


16<br />

Dalle<br />

professioni<br />

17 franchi e 44 centesimi l’ora. Lordi. Questo<br />

il prezzo dell’indecenza, imposto ai dipendenti<br />

di Epsilon SA, una società affiliata alla Posta.<br />

Il primo CCL del settore, in vigore a Presto, dev’essere esteso ad altri operatori sul mercato. (© Keystone)<br />

Nell’ambito di una ristrutturazione,<br />

l’azienda Epsilon SA, società affiliata<br />

alla Posta con 600 lavoratori nella<br />

Svizzera romanda, ha imposto a gran<br />

parte dei suoi dipendenti una riduzione<br />

salariale su vasta scala indegna di<br />

un’azienda della Confederazione. Due<br />

anni fa, <strong>syndicom</strong> aveva riscontrato<br />

importanti violazioni delle condizioni<br />

lavorative e salariali: lavoro a cottimo,<br />

ore e indennità non retribuite e lavoro<br />

nero. La Posta si è pertanto impegnata<br />

in un processo di revisione, con il contributo<br />

di <strong>syndicom</strong>, con l’introduzione<br />

di un salario orario.<br />

Il salario proposto, pari a 17,44<br />

franchi l’ora (lordi), è semplicemente<br />

inaccettabile per un’azienda pubblica<br />

e naturalmente scandaloso per<br />

qualsiasi lavoro in Svizzera. Questo<br />

nuovo salario rappresenta una perdita<br />

compresa tra il 30 e il 50% per i lavoratori<br />

già tra i più precari sul mercato.<br />

L’azienda prevede anche di eliminare<br />

l’assicurazione per perdita di guadagno<br />

in caso di malattia. Un pessimo segnale<br />

in una situazione di crisi economica<br />

e sanitaria.<br />

Per lo stesso lavoro nel Canton<br />

Ginevra, Epsilon deve pagare il salario<br />

minimo cantonale di 23 franchi l’ora.<br />

Un salario minimo viene applicato anche<br />

a Neuchâtel, mentre a Zurigo e<br />

Basilea sono previste delle votazioni in<br />

tal senso. In assenza di disposizioni al<br />

riguardo, la Posta è quindi libera di fissare<br />

un salario più basso. Per il settore<br />

pubblicitario, non è in effetti tenuta a<br />

versare il salario minimo, pure basso,<br />

di 18,27 franchi stabilito dalla Commissione<br />

federale della Posta (Post­<br />

Com).<br />

Simili condizioni di lavoro, riscontrate<br />

in Svizzera anche presso altre<br />

aziende appartenenti alla Posta, non<br />

consentono una vita decorosa. Di fronte<br />

al rifiuto del gigante giallo di rivedere<br />

la propria decisione, <strong>syndicom</strong> ha<br />

deciso di ritirarsi dalle trattative. «La<br />

Posta non può vantarsi di essere un<br />

datore di lavoro sociale e proporre un<br />

salario così basso nelle sue aziende»,<br />

spiega Virginie Zürcher, segretaria regionale<br />

di <strong>syndicom</strong>. È ora di mobilitarsi!<br />

Dominique Gigon<br />

Il reportage della RTS<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/Q6jYZ


«Le persone vengono licenziate, le risorse perse, l’informazione<br />

locale e la pluralità dei media sono ridotte» Sheila Matti<br />

17<br />

Basta con le mezze misure!<br />

Ne hanno abbastanza delle ipocrisie di Tamedia. E non vogliono<br />

accettare che, con uno smantellamento radicale del personale,<br />

al giornalismo locale di Berna venga tolto il terreno sotto i piedi.<br />

I dipendenti di «Der Bund» e «Berner Zeitung» escono allo<br />

scoperto con il loro manifesto «Niente mezze misure!».<br />

Sheila Matti, della CoPe della Berner Zeitung, co-organizza le azioni contro i tagli. (© Raphael Moser)<br />

All’inizio di aprile Tamedia ha annunciato<br />

lo smantellamento di circa 20<br />

posti a tempo pieno tra il personale di<br />

«Der Bund» e «Berner Zeitung». I due<br />

quotidiani bernesi, che sono ancora<br />

indipendenti nelle pagine regionali,<br />

dovranno essere prodotti già a partire<br />

dall’autunno da un’unica redazione,<br />

per di più drasticamente ridotta. Una<br />

persona su tre rischia di perdere il lavoro.<br />

La tensione nelle redazioni dei due<br />

giornali bernesi è quindi alquanto palpabile.<br />

«La maggior parte dei collaboratori<br />

è demotivata, riferisce di notti<br />

insonni ed è molto preoccupata del<br />

proprio futuro e del futuro dei giornali.<br />

Allo stesso tempo molti sono pronti<br />

a ribellarsi allo smantellamento», è<br />

questo lo stato d’animo riassunto da<br />

Sheila Matti della commissione del<br />

personale della «Berner Zeitung».<br />

Un manifesto da sottoscrivere<br />

Subito dopo l’annuncio di Tamedia, i<br />

dipendenti hanno presentato il loro<br />

punto di vista attraverso un manifesto<br />

comune intitolato «Niente mezze misure!».<br />

«La direzione aziendale parla<br />

spesso di opportunità e sinergie che<br />

ora vengono messe in pratica. Il manifesto<br />

intende opporsi a questa presentazione<br />

unilaterale», spiega la rappresentante<br />

del personale Sheila Matti. In<br />

fondo, la fusione delle redazioni non è<br />

altro che una misura di risparmio: «Le<br />

persone vengono licenziate, le risorse<br />

vanno perse, l’informazione locale e la<br />

pluralità dei media vengono ridotte.»<br />

Nel frattempo, sul sito web www.<br />

keinehalbensachen.ch più di 800 persone<br />

hanno espresso la loro solidarietà<br />

nei confronti dei dipendenti, tra<br />

cui anche molti esponenti della politica,<br />

della cultura e dello sport che con<br />

le loro testimonianze e videomessaggi<br />

danno un forte segnale. Anche loro<br />

non vogliono le mezze misure, né nel<br />

giornalismo regionale né per il piano<br />

sociale.<br />

Le redazioni si mobilitano<br />

Il 18 maggio il personale ha organizzato<br />

la prima azione pubblica. Davanti<br />

alla redazione di Berna, con un atto<br />

simbolico, hanno fatto a pezzi una casetta<br />

in legno che rappresenta il modello<br />

bernese. Un modello, quello dei<br />

due quotidiani concorrenti sotto lo<br />

stesso tetto, che esiste dal 2003 ma che<br />

sparirà dopo la fusione delle due redazioni<br />

prevista per ottobre. In vista<br />

dell’imminente procedura di consultazione,<br />

sono previste altre iniziative<br />

pubbliche.<br />

Lorenzo Bonati<br />

Il comunicato stampa di <strong>syndicom</strong><br />

<strong>syndicom</strong>.ch/XDWoo<br />

Tagli a Tamedia,<br />

occorre mediare<br />

Stephanie Vonarburg è vicepresidente di <strong>syndicom</strong><br />

e responsabile settore Stampa e media elettronici<br />

Il piano di risparmio del gruppo mediatico<br />

più redditizio della Svizzera è<br />

abnorme: l’obiettivo è quello di risparmiare<br />

70 milioni di franchi. Stavolta,<br />

prima dello smantellamento del personale,<br />

Tamedia ha indetto dei negoziati<br />

per un piano sociale. Nella Svizzera<br />

tedesca le trattative erano iniziate<br />

già a settembre.<br />

In oltre 17 tornate negoziali ci sono<br />

sì stati alcuni allineamenti a livello di<br />

contenuto tra la parte padronale e la<br />

rappresentanza del personale, a cui<br />

ha partecipato <strong>syndicom</strong>. Ma non si è<br />

riusciti a trovare un accordo in particolare<br />

sull’indennità di buonuscita e<br />

sui conguagli per gli ultra 50enni,<br />

sulla durata della rendita transitoria<br />

dei prepensionati e sull’entità della<br />

prestazione per collaboratori esterni<br />

regolari. A marzo, in occasione di tre<br />

grandi riunioni online, le redazioni e il<br />

personale tecnico hanno espresso le<br />

loro opinioni in merito. Oltre l’80% ha<br />

definito inaccettabili le offerte della<br />

direzione aziendale.<br />

In due ulteriori tornate di trattative,<br />

l’azienda non ha però sottoposto<br />

alcuna offerta accettabile. La rappresentanza<br />

del personale ha pertanto<br />

deciso di convocare l’Ufficio di conciliazione<br />

federale. Il Consiglio federale<br />

può ricorrervi di volta in volta per mediare<br />

in merito ai conflitti collettivi del<br />

lavoro. Nel frattempo sono state avviate<br />

trattative anche in Svizzera romanda,<br />

sotto l’egida dell’Ufficio di conciliazione<br />

del Canton Vaud. Con il<br />

supporto di queste istituzioni è stato<br />

possibile trovare delle soluzioni accettabili<br />

dopo gli scioperi del 2018 presso<br />

l’ATS e Le Matin.


18<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Il contratto collettivo è un elemento chiave della democrazia<br />

e permette di rendere la società più giusta» Angelo Zanetti<br />

CP Posta, campagna al via<br />

In autunno si terranno le nuove elezioni del Consiglio di fondazione<br />

della Cassa pensioni della Posta. E il settore Logistica<br />

prepara una campagna per sostenere i candidati di <strong>syndicom</strong>.<br />

La CP della Posta influisce su tutte le rendite degli impiegati del Gigante giallo. (© Yoshiko Kusano)<br />

A fine settembre i dipendenti della Posta<br />

eleggeranno il Consiglio di fondazione<br />

della Cassa pensioni della Posta<br />

(CP Posta). Una data molto importante<br />

per tutto il personale della Posta. Ne<br />

va dell’ammontare delle loro rendite.<br />

Pertanto, il settore Logistica concentrerà<br />

le sue forze nel terzo trimestre<br />

per far sì che in queste elezioni la lista<br />

<strong>syndicom</strong> ottenga un buon risultato.<br />

Il Consiglio di fondazione è il massimo<br />

organo della CP della Posta. Dirige<br />

l’attività, è responsabile della strategia<br />

e adotta decisioni estremamente<br />

importanti che influiscono direttamente<br />

sull’ammontare delle rendite.<br />

Per farla breve, si parla di soldi. Di<br />

molti soldi: nel 2019 il patrimonio previdenziale<br />

della CP della Posta ammontava<br />

a oltre 16 miliardi di franchi.<br />

La composizione attuale<br />

Il Consiglio di fondazione della CP<br />

della Posta è composto in modo paritetico.<br />

Questo significa che nel Consiglio<br />

siedono cinque rappresentanti<br />

del datore di lavoro e cinque rappresentanti<br />

dei lavoratori. Il personale<br />

può quindi ripartirsi cinque seggi, e<br />

questo avviene ogni quattro anni tramite<br />

votazioni che sono ora imminenti.<br />

Attualmente, <strong>syndicom</strong> è rappresentato<br />

in questo organo da Andrea<br />

Spring, consulente alla clientela privata<br />

Senior presso PostFinance a Berna,<br />

Daniela Wenger di Rete postale e vendita<br />

a Berna, oltre a Matteo Antonini,<br />

responsabile del settore Logistica di<br />

<strong>syndicom</strong>. Quest’ultimo ha pianificato<br />

una campagna molto attiva con l’obiettivo<br />

di raccogliere il maggior numero<br />

di voti possibile per la lista<br />

<strong>syndicom</strong>.<br />

Oltre ottomila telefonate<br />

Il punto cruciale della campagna sarà<br />

un’azione telefonica. Non appena arriveranno<br />

le buste per le elezioni, dei volontari<br />

telefoneranno per una settimana<br />

a tutti i membri <strong>syndicom</strong> della<br />

Posta. Vogliamo convincere ogni<br />

membro a votare assolutamente la lista<br />

<strong>syndicom</strong>. Pertanto, i nostri segretariati<br />

regionali si stanno prodigando<br />

in loco per organizzare dei giri di telefonate<br />

a livello regionale. Se desideri<br />

sostenerci, comunicacelo via e-mail<br />

all’indirizzo logistik@<strong>syndicom</strong>.ch.<br />

Naturalmente, dopo le vacanze<br />

estive saremo presenti anche nelle<br />

aziende e sui canali elettronici. In occasione<br />

della prossima edizione della<br />

<strong>rivista</strong> vi presenteremo i candidati <strong>syndicom</strong>.<br />

Ulteriori informazioni sono disponibili<br />

sul nostro sito. Convinci anche<br />

le tue colleghe e i tuoi colleghi di<br />

lavoro ad andare a votare. Può votare<br />

chiunque lavori per la Posta, indipendentemente<br />

dall’età, dal sesso o dalla<br />

nazionalità.<br />

Matthias Loosli<br />

I rappresentanti di <strong>syndicom</strong><br />

<strong>syndicom</strong>.ch/GJzs5<br />

CCL industria grafica<br />

prolungato a fine 2022<br />

Angelo Zanetti è segretario centrale<br />

settore Media<br />

Il Contratto collettivo di lavoro (CCL)<br />

per l’industria grafica firmato nel 2018<br />

avrebbe dovuto essere rinnovato in questo<br />

2021. In occasione della riunione<br />

dell’Ufficio Professionale dello scorso<br />

dicembre, <strong>syndicom</strong> e Syna avevano<br />

però segnalato all’associazione padronale<br />

viscom l’ipotesi di un prolungo. Allora<br />

il Coronavirus continuava a circolare,<br />

con una seconda ondata di forte<br />

impatto, e altri settori avevano già preso<br />

questa decisione. Una trattativa richiede<br />

infatti molto impegno, energie e<br />

tempo. Se oggi, da un punto di vista epidemiologico,<br />

si vede un’uscita, non è<br />

ancora così per quello economico. Perciò<br />

si è deciso per il prolungo del CCL e<br />

degli accordi su formazione professionale<br />

e perfezionamento libero nella<br />

loro forma attuale, fino al 31 dicembre<br />

2022. Si fornisce così ad aziende e lavoratori<br />

la continuità e la stabilità necessarie<br />

per concentrarsi pienamente sul<br />

superamento della crisi. Ci auguriamo<br />

che tutti ce la possano fare. Di sfide e<br />

cambiamenti il settore ne ha affrontati,<br />

ma questo virus è un duro colpo. Comunque,<br />

si continuerà a stampare, senza<br />

dubbio. E, ricordiamo, un CCL è un<br />

elemento chiave della democrazia che<br />

permette di rendere la società più giusta<br />

e di lottare contro l’illegalità. Perciò<br />

non soltanto deve essere sostenuto e difeso<br />

da tutti con convinzione ma dobbiamo<br />

fare di più per far crescere la comunità<br />

tariffale. Stampato in Svizzera,<br />

con CCL! Questo è lo slogan che vorremmo<br />

vedere sui nostri prodotti<br />

stampati.


«La Strategia per la parità 2030 del Consiglio federale è priva<br />

di coraggio e tutt’altro che progressista» Patrizia Mordini<br />

19<br />

Le donne fanno avanzare<br />

la società. E pure il sindacato<br />

Oltre cento sindacati europei si sono riuniti per elaborare<br />

la strategia di UNI Europa Women fino al 2025. Al confronto, le<br />

proposte del Consiglio federale sulla parità sono poco più di una<br />

dichiarazione d’intenti: un’azione cosmetica senza progressi.<br />

Il 26 aprile scorso UNI Europa ha tenuto<br />

la sua sesta conferenza delle donne,<br />

un giorno prima della conferenza UNI<br />

Europa (v. articolo a pag. 23). All’insegna<br />

del filo conduttore «Le donne fanno<br />

avanzare il sindacato» vi hanno partecipato<br />

118 sindacati provenienti da<br />

33 paesi europei con complessivamente<br />

167 donne delegate e 98 osservatrici.<br />

Rappresentato dalla sottoscritta,<br />

responsabile delle pari opportunità,<br />

anche <strong>syndicom</strong> ha nuovamente<br />

apportato il suo contributo.<br />

Contenuti e priorità strategiche<br />

A livello di contenuto, noi delegate e<br />

delegati abbiamo stabilito le priorità<br />

strategiche dei prossimi quattro anni<br />

incentrate sulla disparità tra donne e<br />

uomini tuttora presente nel mondo<br />

del lavoro. Sebbene il tasso d’occupazione<br />

femminile continui ad attestarsi<br />

a livello globale a quasi il 50%, le donne<br />

continuano a essere soggette a una<br />

forte discriminazione professionale,<br />

devono fare i conti con una distribuzione<br />

iniqua del lavoro domestico e di<br />

cura non retribuito, vengono pagate<br />

meno per lo stesso lavoro rispetto agli<br />

uomini e subiscono diverse forme di<br />

violenza e soprusi a casa e sul posto di<br />

lavoro. Nelle priorità strategiche abbiamo<br />

fissato tre aree principali: 1)<br />

violenza e disparità economiche, 2) disuguaglianze<br />

sanitarie e 3) digitalizzazione.<br />

Il comitato donne di UNI Europa<br />

svilupperà inoltre delle strategie<br />

per tutelare le donne dalla crisi del coronavirus.<br />

Tra le quali, osservare e tutelare<br />

le condizioni di lavoro assicurandosi<br />

che la parità dei diritti sia in<br />

primo piano in occasione delle trattative<br />

dei contratti collettivi di lavoro.<br />

Ancora tanto da fare in Svizzera<br />

Proprio nel nostro Paese, la scelta professionale<br />

continua a essere fortemente<br />

improntata sul genere, motivo<br />

per cui la Svizzera è stata ammonita<br />

già nel 2009 dal Comitato della Convenzione<br />

ONU sui diritti delle donne.<br />

La sensibilizzazione inizia presto: a<br />

casa, a scuola, attraverso i media. I sindacati<br />

svolgono un ruolo fondamentale<br />

nella vita lavorativa, chiedendo alle<br />

aziende strategie per promuovere le<br />

rappresentanze delle donne e per l’integrazione<br />

delle pari opportunità nei<br />

CCL, in generale e a livelli gerarchici<br />

superiori. Inoltre, vigilano sulla relativa<br />

applicazione, come fa appunto <strong>syndicom</strong>.<br />

Misure più ambiziose<br />

La Strategia per la parità tra donne e<br />

uomini 2030 del Consiglio federale,<br />

pubblicata quasi contemporaneamente<br />

all’approvazione di una strategia<br />

della Conferenza delle donne di<br />

UNI Europa, è invece priva di coraggio<br />

e tutt’altro che progressista. Senza<br />

idee orientate al futuro per una maggiore<br />

parità dei sessi nel lavoro<br />

retribuito e non retribuito, il Consiglio<br />

federale si permette addirittura<br />

l’affronto di proporre l’innalzamento<br />

dell’età pensionabile delle donne.<br />

Se vogliamo veramente far avanzare<br />

la parità dei sessi entro il 2030 – e<br />

<strong>syndicom</strong> apprezza l’impegno del<br />

Consiglio federale – è fondamentale<br />

sviluppare proposte molto più vincolanti<br />

che vanno da una politica familiare<br />

coesa a misure ambiziose nella<br />

previdenza di vecchiaia e contro le molestie<br />

sessuali sul posto di lavoro. Altrimenti<br />

la Strategia 2030 resterà un’azione<br />

puramente cosmetica senza dei<br />

veri progressi, mentre i sindacati attendono<br />

soluzioni orientate al futuro.<br />

Patrizia Mordini<br />

Il comunicato stampa:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/scztk<br />

La strada è ancora lunga: il 14 giugno le donne torneranno in piazza a battersi per la parità. (© M. Sommer)


20<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Ora si pensa al futuro dei lavoratori di SecurePost e<br />

a garantire condizioni chiare per il rientro alla Posta» Matteo Antonini<br />

Swisscom, la riduzione del tempo<br />

di lavoro è già avviata<br />

Il risultato del sondaggio tra i lavoratori di Swisscom<br />

è unanime: tutti pronti per cambiare i modelli di tempo di lavoro.<br />

Nell’ultimo numero della <strong>rivista</strong> abbiamo<br />

trattato ampiamente il tema<br />

della «riduzione dell’orario di lavoro».<br />

Nei mesi scorsi <strong>syndicom</strong> ha organizzato,<br />

insieme ai propri membri, alcuni<br />

eventi online sullo stesso tema rivolti<br />

a tutti i lavoratori di Swisscom. A marzo<br />

abbiamo poi condotto un sondaggio<br />

presso Swisscom con l’obiettivo di<br />

concretizzare i risultati di tali eventi.<br />

Più di 2’000 persone hanno partecipato<br />

al sondaggio.<br />

L’obiettivo del sondaggio era quello di<br />

scoprire quali preoccupazioni affliggono<br />

maggiormente i dipendenti di<br />

Swisscom e come desiderano ridurre<br />

concretamente il loro orario di lavoro.<br />

È emerso che la maggioranza degli<br />

intervistati intende lavorare meno ore<br />

o meno giornate la settimana. Minor<br />

peso è stato dato alle assenze e ai congedi<br />

retribuiti nonché alle pause sabbatiche<br />

con accredito di tempo retribuito.<br />

È inoltre emerso in primo luogo<br />

il desiderio di poter scegliere autonomamente<br />

il luogo di lavoro e di pianificare<br />

individualmente le ore di lavoro.<br />

Gestire stress e carico di lavoro<br />

Un ulteriore obiettivo del sondaggio<br />

era quello di riscontrare le differenze<br />

tra le diverse fasce d’età e tra dipendenti<br />

con e senza figli. C’era il sospetto<br />

che le esigenze variassero fortemente.<br />

Ma è emerso che non ci sono<br />

differenze sostanziali e il messaggio di<br />

tutti i 2’000 intervistati – più o meno<br />

giovani – è: siamo #pronti per una riduzione<br />

dell’orario di lavoro!<br />

Un ostacolo lungo il percorso di attuazione<br />

del cambio di modelli di tempo<br />

di lavoro presso Swisscom potrebbe<br />

essere, a detta degli intervistati,<br />

l’elevato carico di lavoro e stress in relazione<br />

alla pressione sui costi e alla<br />

riduzione del personale.<br />

Workshop come tempo di lavoro<br />

Per discutere un’eventuale implementazione,<br />

<strong>syndicom</strong> organizza dei workshop<br />

(<strong>syndicom</strong>.ch/orariodilavoro). I<br />

workshop sono aperti a tutti i dipendenti<br />

di Swisscom, anche quelli che<br />

non sono ancora membri di <strong>syndicom</strong>.<br />

Per tutti i lavoratori coinvolti,<br />

30 minuti di workshop possono essere<br />

registrati come orario di lavoro. Che<br />

aspettate quindi?<br />

Sharada Iser<br />

A Swisscom si sta discutendo della riduzione del tempo di lavoro con un approccio collaborativo. (© Keystone-ATS)<br />

I risultati del sondaggio di <strong>syndicom</strong><br />

<strong>syndicom</strong>.ch/QOk8U<br />

Secure Post, oltre<br />

alla vendita la delusione<br />

Matteo Antonini è membro del Comitato direttivo<br />

e responsabile del settore Logistica<br />

La vendita di Secure Post è stata una<br />

sorpresa per i dipendenti della società<br />

attiva nel trasporto valori. Con il senno<br />

di poi alcune avvisaglie erano forse<br />

percepibili, ma in realtà il tutto è accaduto<br />

senza lasciare ai lavoratori la possibilità<br />

di orientarsi nei lunghi mesi<br />

che hanno preceduto la vendita e<br />

senza informare il sindacato. Particolarmente<br />

deludente è il fatto che nonostante<br />

le richieste sindacali, il contratto<br />

collettivo in vigore non sia<br />

stato prolungato come chiesto prima<br />

dell’informazione della vendita. Questa<br />

decisione della Posta peggiora le<br />

prospettive dei lavoratori in primis<br />

perché le condizioni lavorative sono<br />

garantite per una durata inferiore a un<br />

anno visto che il contratto aveva una<br />

scadenza prevista per il 31 dicembre<br />

2021 e in secondo luogo perché lascia<br />

dal 1° gennaio di quest’anno metà del<br />

personale senza CCL. E pensare che<br />

molti lavoratori, nell’interesse dell’azienda,<br />

hanno accettato di aumentare<br />

il tempo di lavoro, diminuire le vacanze<br />

e congelare i salari per più di un decennio.<br />

Ulteriore delusione: molte<br />

delle proposte avanzate durante le<br />

consultazioni non sono state prese in<br />

considerazione. Ora si pensa al futuro<br />

e a come garantire condizioni chiare<br />

per chi volesse rientrare presso la<br />

Posta. Altro mandato forte da parte dei<br />

lavoratori e delle lavoratrici è quello<br />

di instaurare un partenariato sociale<br />

con il nuovo datore di lavoro, Loomis<br />

Schweiz AG.


«I licenziamenti di massa sono un’esperienza dolorosa anche<br />

per i cosiddetti survivor, per chi resta in azienda» Giorgio Pardini<br />

21<br />

Fulfillment sotto la lente<br />

Lo conosciamo tutti e circa il 75% di noi lo utilizza: stiamo parlando<br />

dello shopping online. Prima del coronavirus, il fatturato<br />

dell’e-commerce ammontava a circa 11,5 miliardi di franchi, ma<br />

a seguito della pandemia si intensificherà ulteriormente di circa<br />

il 50%. Un giro d’affari miliardario. E nel mezzo, tra clienti e<br />

aziende di spedizione, ci sono i lavoratori del settore fulfillment.<br />

Con la differenziazione dei processi,<br />

che, oltre all’ordine stesso, contemplano<br />

numerosi servizi, le attività di<br />

fulfillment sono state esternalizzate<br />

sempre più spesso a terzi. Pertanto pochi<br />

sanno che i prestatori di servizi di<br />

fulfillment specializzati assumono<br />

molteplici compiti: dallo stoccaggio<br />

della merce all’evasione dei resi, dal<br />

pagamento al servizio post-vendita.<br />

Anche nel caso del leader di mercato<br />

globale Amazon, questo campo d’attività<br />

– offerto anche ai clienti aziendali<br />

– rimane spesso dietro le quinte e invisibile<br />

ai clienti.<br />

Un settore deregolamentato<br />

Su incarico di <strong>syndicom</strong>, la Scuola universitaria<br />

professionale della Svizzera<br />

nordoccidentale ha pertanto analizzato<br />

più da vicino questo settore. Con<br />

quali sfide si vedono confrontati i lavoratori?<br />

Come sono le condizioni di<br />

lavoro nelle principali aziende del settore?<br />

L’analisi lo dimostra chiaramente:<br />

il settore del fulfillment è molto<br />

aperto nei confronti del mercato del<br />

lavoro e offre un’ampia gamma di profili.<br />

Però le condizioni di lavoro e le<br />

condizioni salariali si orientano spesso<br />

allo standard legale minimo: bassi<br />

salari di ingresso e orari di lavoro di<br />

oltre quaranta ore la settimana uniti<br />

in parte a un forte stress fisico. Il settore<br />

del fulfillment è oggi ampiamente<br />

deregolamentato. È necessario fare<br />

ordine.<br />

MS Direct, un punto di partenza<br />

Il 1° gennaio 2020 siamo riusciti a porre<br />

una pietra miliare per questo settore:<br />

è entrato in vigore il primo contratto<br />

collettivo di lavoro tra <strong>syndicom</strong> e<br />

l’azienda di fulfillment MS Direct. Con<br />

un quadro vincolante per i salari e le<br />

condizioni di lavoro. E il resto del settore?<br />

L’obiettivo della politica sindacale<br />

è quello di migliorare le condizioni<br />

di lavoro in tutto il settore e di<br />

sancirle a livello di parti sociali. Questo<br />

per evitare che l’aumento dei fatturati<br />

e della produttività vadano a scapito<br />

della sicurezza materiale e sociale<br />

dei lavoratori.<br />

Lena Allenspach<br />

In piena espansione, il settore fulfillment si deve organizzare a livello sindacale. (© Jens Friedrich)<br />

Il CCL di MS Direct<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/FYadb<br />

La sofferenza nascosta<br />

dei «survivor»<br />

Giorgio Pardini è membro del Comitato direttivo<br />

e responsabile settore TIC<br />

Le nuove tecnologie rivoluzionano costantemente<br />

il settore delle telecomunicazioni.<br />

Nel contempo aumenta la<br />

concorrenza e la pressione sui prezzi.<br />

Fusioni e acquisizioni definiscono<br />

l’immagine di un consolidamento globale<br />

nel settore. Un’ulteriore strategia<br />

nella dura lotta concorrenziale è il<br />

«downsizing» (ridimensionamento): il<br />

personale viene sistematicamente ridotto<br />

per tagliare i costi. Da anni, <strong>syndicom</strong><br />

segue attentamente questi sviluppi<br />

e cerca di capirne le ripercussioni<br />

attraverso studi e scambi di esperienze.<br />

Le nostre conclusioni confluiscono<br />

concretamente nella politica contrattuale<br />

e nei piani sociali.<br />

In occasione di una riduzione del<br />

personale non si perde mai di vista il<br />

destino delle persone licenziate. A<br />

essere dimenticati sono coloro che<br />

vengono risparmiati. Nel 2005 Janine<br />

Foltyn ha analizzato nella sua tesi di<br />

laurea le ripercussioni dei tagli sul personale<br />

rimasto. Ha rilevato che i licenziamenti<br />

di massa sono un’esperienza<br />

dolorosa per i cosiddetti «survivor», i<br />

sopravvissuti in azienda. Il management<br />

li considera persone fortunate.<br />

Tuttavia proprio i «survivor» reagiscono<br />

spesso in modo piuttosto negativo,<br />

con forti ripercussioni sulla motivazione<br />

e sulla produttività. Soprattutto se i<br />

processi di smantellamento vengono<br />

gestiti in modo unilaterale dal management.<br />

Per contrastare tutto questo,<br />

il tempestivo coinvolgimento del sindacato<br />

è la soluzione migliore.


22 Politica<br />

Effetto Bessemer,<br />

effetto boomerang<br />

A metà aprile, i lavoratori del centro di distribuzione di Amazon<br />

a Bessemer, in Alabama, hanno votato contro l’ingresso del<br />

sindacato in azienda. Eppure il risultato potrebbe paradossalmente<br />

rafforzare la determinazione di lavoratori e sindacati<br />

in tutto il mondo. Così ritiene Christy Hoffman, segretaria<br />

generale di UNI Global Union, la federazione internazionale<br />

dei sindacati del settore dei servizi. In questa intervista, spiega<br />

come le multinazionali della logistica utilizzino le tecnologie<br />

del XXI secolo per imporre regimi produttivi ottocenteschi.<br />

A scapito dei lavoratori.<br />

Testo: Federico Franchini<br />

Foto: UNI Global Union<br />

Signora Hoffman, con quali sentimenti<br />

ha accolto la sconfitta dei<br />

lavoratori di Amazon in Alabama?<br />

Non è stata una sconfitta. Abbiamo<br />

sempre detto che qualunque fosse il<br />

risultato delle elezioni, i lavoratori<br />

avevano già vinto. Il voto si è svolto<br />

in un contesto particolarmente duro<br />

e difficile. Se si contano anche i voti<br />

che sono stati tolti illegalmente da<br />

Amazon si arriva a più di mille persone<br />

che hanno votato per il sindacato.<br />

È un risultato enorme!<br />

Sul sito di UNI Global Union ha<br />

scritto di «effetto Bessemer», inteso<br />

come qualcosa di positivo.<br />

Cosa intende?<br />

È stata la prima elezione sindacale<br />

in uno stabilimento Amazon negli<br />

Stati Uniti. La via è ormai aperta:<br />

altre elezioni sindacali possono<br />

seguire e una delle prossime volte<br />

potremmo vincere. Inoltre, la<br />

campagna ha attirato l’attenzione<br />

mondiale, ha alimentato le nostre<br />

speranze e rafforzato la nostra determinazione.<br />

Il voto a Bessemer ha<br />

mostrato le pratiche abusive dell’azienda<br />

e ha unito come mai prima<br />

d’ora il movimento sindacale per<br />

mettere Amazon di fronte alle sue<br />

responsabilità. I lavoratori di Amazon<br />

in tutto il mondo si sono attivati<br />

nell’ultimo mese: ci sono stati scioperi<br />

in Germania, Italia e Francia;<br />

una nuova campagna è stata lanciata<br />

nel Regno Unito. Ora Amazon sta<br />

decidendo di aumentare i salari a<br />

mezzo milione di lavoratori. È una<br />

coincidenza? Non credo.<br />

L’aumento dei salari è sufficiente?<br />

Accogliamo con favore ogni meritato<br />

aumento di stipendio. Questo<br />

non risolve però il fatto che i lavoratori<br />

vogliono un posto al tavolo delle<br />

trattative per negoziare su salari,<br />

salute e sicurezza, obiettivi di produzione<br />

e un futuro migliore per le<br />

loro famiglie. È ora che Amazon impari<br />

che la contrattazione collettiva<br />

è uno strumento essenziale che le<br />

società e le imprese moderne usano<br />

per rendere il loro modello operativo<br />

più responsabile e democratico.<br />

Amazon ha usato mezzi illimitati<br />

per influenzare i dipendenti.<br />

Ma cosa possono recriminare i<br />

sindacati?<br />

Non si può incolpare la vittima di<br />

un sistema di relazioni sindacali<br />

totalmente arcaico e che favorisce<br />

indiscriminatamente le imprese. Mi<br />

spiego meglio. In qualità di sindacalista<br />

americana che ha lavorato a livello<br />

internazionale per anni, ho imparato<br />

quanto sia difficile far capire<br />

ai colleghi europei la brutalità delle<br />

campagne antisindacali delle im­<br />

La campagna ha<br />

mosso l’attenzione<br />

mondiale e<br />

ha alimentato<br />

le nostre speranze


L’emergere di monopoli digitali non fa che intensificare i problemi esistenti.<br />

Non possiamo permettere che una manciata di aziende eserciti il controllo<br />

sul commercio, sull’infrastruttura informatica e sui nostri dati.<br />

Questo è un pericolo chiaro e presente per la nostra società.<br />

23<br />

prese americane. Minacce, bugie,<br />

coercizione e tattiche divisive basate<br />

sul profiling individuale sono all’ordine<br />

del giorno. Le imprese americane<br />

spendono milioni di dollari in<br />

un’industria antisindacale composta<br />

da specialisti della guerra psicologica<br />

che utilizzano metodi che rasentano<br />

l’illegalità. Amazon ha<br />

usato le sue risorse illimitate per pagare<br />

alcuni dei più spietati “distruttori<br />

sindacali”, semplicemente per<br />

evitare di doversi sedere al tavolo<br />

delle trattative con i lavoratori. Gli<br />

attuali tentativi di Amazon di sovvertire<br />

la democrazia sul posto di lavoro<br />

dovrebbero essere esposti al mondo<br />

per quello che sono: un ritorno punitivo<br />

e feudale al 19° secolo.<br />

I regimi di<br />

sorveglianza<br />

e di gestione con<br />

algoritmi hanno<br />

effetti disastrosi<br />

sulla salute<br />

dei lavoratori<br />

In che misura Amazon è un laboratorio<br />

per testare nuovi metodi di<br />

lavoro o di sorveglianza che potrebbero<br />

essere utilizzati anche da altre<br />

aziende in futuro?<br />

Non è più un laboratorio bensì una<br />

triste realtà. Come azienda digitale,<br />

Amazon rappresenta una sfida particolare<br />

a causa delle tecnologie che<br />

ha sviluppato per tracciare i lavoratori<br />

e aumentare la produttività.<br />

Questi sono strumenti del 21° secolo<br />

progettati per imporre un brutale regime<br />

di produttività del 19° secolo<br />

che danneggia in modo sproporzionato<br />

i lavoratori. È stato dimostrato<br />

che i regimi di sorveglianza e di gestione<br />

algoritmica di Amazon hanno<br />

effetti disastrosi sul corpo e sulla salute.<br />

Inoltre, nell’ultimo anno, una<br />

serie di fughe di notizie sulle operazioni<br />

di sicurezza di Amazon hanno<br />

dimostrato che l’azienda è impegnata<br />

in una campagna di sorveglianza<br />

globale contro i lavoratori, i sindacati<br />

e altri gruppi della società civile.<br />

Pensa che queste aziende specializzate<br />

nell’antisindacalismo potranno<br />

svilupparsi in futuro anche da noi?<br />

Non credo, perché questo tipo di<br />

attività in Europa dovrebbe essere<br />

semplicemente illegale. Ma voglio<br />

sottolineare che, con o senza questo<br />

tipo di consulenti, negli ultimi<br />

25 anni Amazon è stata virulentemente<br />

antisindacale ovunque operasse.<br />

Anche in Europa.<br />

Quanto è stata importante la<br />

mobilitazione sindacale negli Stati<br />

Uniti per i lavoratori europei?<br />

I lavoratori di Amazon in Europa<br />

sanno che una forza lavoro organizzata<br />

negli Stati Uniti sarebbe una<br />

svolta. E ogni passo in questa direzione<br />

è una fonte di speranza e di<br />

ispirazione. Infatti, anche se i lavoratori<br />

fuori dagli Stati Uniti fanno<br />

del loro meglio per cambiare il modello<br />

di business e la cultura dell’azienda,<br />

sarà sempre una battaglia in<br />

salita finché il modello Amazon si<br />

basa sul potere illimitato del management<br />

nello stabilire le regole.<br />

Amazon sta fornendo sempre più<br />

servizi a terzi. Cosa significa questa<br />

nuova tendenza a fornire servizi di<br />

outsourcing oltre la piattaforma<br />

(in futuro forse anche per il servizio<br />

pubblico) per la struttura economica<br />

e le industrie coinvolte?<br />

È una questione di monopolio e potere.<br />

L’emergere di monopoli digitali<br />

non fa che intensificare i problemi<br />

esistenti. Non possiamo permettere<br />

che una manciata di aziende eserciti<br />

il controllo sul commercio, sull’infrastruttura<br />

informatica e sui nostri<br />

dati. Questo è un pericolo chiaro e<br />

presente per le nostre società. Il loro<br />

potere solleva serie questioni non<br />

solo per i lavoratori, ma anche per<br />

altri attori della società. Sto parlando<br />

di piccole imprese, librai, sostenitori<br />

dei diritti dei consumatori e<br />

della privacy, fornitori e rivenditori.<br />

Questa dinamica è inesorabile?<br />

No. Stiamo già vedendo segni positivi.<br />

Nell’Unione europea, i regolatori<br />

hanno presentato denunce antitrust<br />

contro Amazon, accusandola di usare<br />

il suo accesso ai dati delle imprese<br />

che vendono prodotti sulla sua<br />

piattaforma per ottenere un vantaggio<br />

sleale su di loro. Queste accuse<br />

sono serie e ora Amazon dovrà risponderne.<br />

Il commento di Christy Hoffman<br />

www.uniglobalunion.org/fr/node/41206<br />

Contratti<br />

collettivi<br />

per il futuro<br />

Soltanto con i contratti collettivi i<br />

lavoratori possono avere una reale<br />

voce in capitolo nelle loro aziende.<br />

E ottenere così un salario giusto e<br />

condizioni di lavoro dignitose, sicurezza<br />

occupazionale e prospettive<br />

di carriera. Ecco perché la quinta<br />

conferenza UNI Europa aveva come<br />

slogan «Avanti attraverso la contrattazione<br />

collettiva».<br />

A causa della pandemia, la conferenza<br />

si è svolta online a fine aprile,<br />

non senza problemi per lo streaming<br />

e la mancanza di dibattiti, che<br />

costituiscono il valore aggiunto di<br />

questi appuntamenti tra le organizzazioni<br />

sindacali europee. I contratti<br />

collettivi rappresentano il fondamento<br />

delle società democratiche e<br />

del progresso sociale, è stato ribadito<br />

nelle risoluzioni finali. Per questo,<br />

i sindacati europei continueranno<br />

a battersi per stipulare contratti<br />

collettivi. Nelle diverse sessioni<br />

online sono stati affrontati i temi<br />

dei salari minimi, della politica<br />

dell’Unione Europea, delle multinazionali<br />

e, inevitabilmente, della crisi<br />

del Covid-19.<br />

Sul futuro dei servizi, si è<br />

espresso il capo delegazione di <strong>syndicom</strong>,<br />

Daniel Hügli: «Questa è la<br />

nostra opportunità di plasmare<br />

l’industria dei servizi e la trasformazione<br />

digitale nell’interesse delle lavoratrici<br />

e dei lavoratori. In particolare,<br />

per quanto riguarda: quali<br />

servizi vogliamo oggi e in futuro per<br />

le persone e per l’economia (migliore<br />

accesso, più ampia gamma di servizi);<br />

come questi servizi vengono<br />

forniti; e in quali condizioni le lavoratrici<br />

e i lavoratori stanno contribuendo<br />

a questi servizi. I nostri<br />

membri che lavorano in questi servizi<br />

hanno il potere di plasmarli assieme<br />

a noi: i lavoratori vogliono<br />

avere voce in capitolo, più autonomia<br />

nell’orario di lavoro, tutela della<br />

privacy sul posto di lavoro e diritti<br />

per quanto riguarda un’intelligenza<br />

artificiale etica. I sindacati possono<br />

ottenere tutto questo attraverso i<br />

contratti collettivi».<br />

(Giovanni Valerio)<br />

unieuropaconference.org


24 Politica<br />

Legge Covid-19, pacchetto<br />

di aiuti da proteggere<br />

Il 13 giugno saremo chiamati<br />

a votare la legge federale volta<br />

a far fronte all’epidemia di<br />

Covid-19. Quasi tutti i partiti,<br />

l’Unione sindacale svizzera e<br />

<strong>syndicom</strong> sostengono tale<br />

legge.<br />

Testo: Eva Hirschi<br />

Foto: Keystone - ATS<br />

Indennità per lavoro ridotto, indennità<br />

per perdita di guadagno, aiuto<br />

finanziario nei casi di rigore: per attenuare<br />

le ripercussioni negative<br />

della crisi da coronavirus, il Consiglio<br />

federale ha deliberato diverse<br />

misure e forme di aiuto ricorrendo<br />

al diritto d’emergenza. Il diritto<br />

d’emergenza è limitato a sei mesi,<br />

motivo per cui lo scorso autunno il<br />

Parlamento ha creato la base legale<br />

necessaria. La legge Covid-19, dichiarata<br />

urgente, è entrata in vigore<br />

già alla fine di settembre 2020.<br />

A seguito del referendum si arriva<br />

ora alla consultazione popolare<br />

del 13 giugno. Dietro tutto questo<br />

c’è l’associazione «Amici della Costituzione».<br />

Gli oppositori della legge<br />

sostengono che le competenze del<br />

diritto d’emergenza del Consiglio<br />

federale durante la pandemia non<br />

possono essere legittimate e prorogate<br />

a posteriori. È vero che la maggior<br />

parte della legge Covid-19 non è<br />

contestata dal comitato del referendum;<br />

questo vale in particolare per<br />

gli aiuti d’emergenza. «Ma se il popolo<br />

dirà no alle urne, l’intera legge<br />

verrà affossata», afferma Gabriela<br />

Medici, segretaria centrale dell’Unione<br />

sindacale svizzera (USS). E<br />

pertanto anche gli aiuti finanziari.<br />

Gli effetti della legge non sarebbero<br />

retroattivi, ovvero i ristoranti<br />

non dovrebbero rimborsare il denaro<br />

già ottenuto. Ma la legge<br />

dovrebbe essere nuovamente abrogata<br />

al più tardi a un anno dall’entrata<br />

in vigore, di conseguenza tutte<br />

le misure di aiuto scadrebbero a settembre.<br />

«Non c’è alcuna possibilità<br />

di una proroga», afferma Medici.<br />

Questo è però importante per poter<br />

continuare a sostenere le persone<br />

colpite dalla pandemia per tutto il<br />

tempo necessario e salvaguardare<br />

pertanto i posti di lavoro nonché garantire<br />

la sopravvivenza delle aziende<br />

svizzere.<br />

Il sostegno agli indipendenti<br />

«In teoria il Parlamento potrebbe sì<br />

adottare ulteriori leggi con provvedimenti<br />

simili, ma si verrebbero a creare<br />

delle lacune, poiché si dovrebbe<br />

prima attendere l’approvazione della<br />

nuova legge e poi il termine regolare<br />

del referendum», dichiara Medici.<br />

Anche <strong>syndicom</strong> appoggia la<br />

legge Covid-19: «Affinché l’aiuto<br />

funzioni, è necessario che arrivi rapidamente»,<br />

afferma Michael Moser,<br />

segretario centrale del settore<br />

Media presso <strong>syndicom</strong>. «Non serve<br />

a nulla ricevere aiuto quando è troppo<br />

tardi.» Pertanto <strong>syndicom</strong> si è ad<br />

esempio impegnato per semplificare<br />

la richiesta di lavoro ridotto.<br />

Ma non solo questo: insieme ad<br />

altre organizzazioni, <strong>syndicom</strong> si è<br />

impegnato per un’estensione del sostegno<br />

finanziario. «All’inizio del<br />

lockdown non erano previsti in origine<br />

indennizzi per i lavoratori indipendenti»,<br />

afferma Moser. Soprattutto<br />

nel campo artistico e culturale,<br />

ma anche in quello sportivo e dei<br />

media ci sono numerosi lavoratori<br />

indipendenti. Grazie a questo impegno,<br />

tutte queste categorie di lavoratori<br />

sono riuscite a ottenere le indennità<br />

Covid per perdita di<br />

guadagno sotto forma di indennità<br />

giornaliere. «Noi abbiamo svolto un<br />

gran lavoro di sensibilizzazione perché<br />

l’aiuto era inizialmente rivolto<br />

solo ai professionisti della cultura.<br />

La crisi del coronavirus ha colpito<br />

non solo l’artista sul palcoscenico,<br />

ma anche il fotografo che immortala<br />

l’evento oppure il grafico che realizza<br />

il manifesto», afferma Moser.<br />

Anziché iniziare nuovamente<br />

daccapo, Michael Moser e Gabriela<br />

Medici preferiscono puntare a dei<br />

miglioramenti della legge in questione.<br />

«Già in inverno siamo riusciti<br />

a ottenere in Parlamento un’indennità<br />

per lavoro ridotto pari al<br />

100 per cento del salario mensile<br />

per i redditi bassi e non solo all’80<br />

per cento come previsto dalla legge»,<br />

afferma Medici. Inoltre, diverse<br />

organizzazioni si stanno attualmente<br />

impegnando per prorogare il lavoro<br />

ridotto. «Con un no alle urne tutte<br />

queste possibilità verrebbero<br />

meno», conclude Gabriela Medici.<br />

I consigli di voto USS<br />

www.uss-ti.ch


Diritto e diritti<br />

25<br />

Tre anni fa ho concluso un apprendistato<br />

come informatico e da allora lavoro in<br />

questo settore. Da sei mesi soffro di mal<br />

di schiena e vorrei prendere in considerazione<br />

un’eventuale riqualificazione professionale.<br />

Vorrei rimanere nell’azienda. Il mio<br />

datore di lavoro è obbligato a propormi un<br />

altro impiego in considerazione delle motivazioni<br />

addotte e a finanziare tutte le formazioni<br />

necessarie per una mia riqualificazione?<br />

La risposta del servizio giuridico di <strong>syndicom</strong><br />

No, il datore di lavoro non è tenuto per legge a offrirti un<br />

altro impiego oppure a finanziarti una riqualificazione<br />

professionale. Hai comunque la possibilità di far valere<br />

un diritto alla formazione nel caso in cui questo sia definito<br />

dal CCL oppure dal regolamento della tua azienda.<br />

Informati presso il datore di lavoro.<br />

Se potessi ripartire liberamente il mio orario<br />

di lavoro, non avrei bisogno di ricorrere<br />

a una riqualificazione professionale. Sulle<br />

piattaforme di crowdworking ho visto che<br />

ci sono diversi lavori che potrei svolgere<br />

come informatico indipendente. A chi<br />

posso rivolgermi e come devo agire se<br />

voglio mettermi in proprio e necessito di<br />

supporto finanziario?<br />

Se come lavoratore indipendente non ho un<br />

reddito sufficiente e pertanto svolgo uno<br />

o più lavori secondari, devo versare dei<br />

contributi alle assicurazioni sociali?<br />

L’assicurazione per l’invalidità (AI) offre un aiuto finanziario<br />

– denominato ufficialmente «aiuto in capitale» – a<br />

chi intraprende un’attività indipendente, concesso di regola<br />

sotto forma di prestito rimborsabile con interessi.<br />

Tale aiuto può essere concesso come prestito senza obbligo<br />

di rimborso, a tasso zero oppure con gli interessi. In<br />

tal caso devi iscriverti all’assicurazione per l’invalidità e<br />

richiedere un aiuto finanziario. È necessario soddisfare<br />

diversi requisiti. In particolare, il tuo stato di salute e il<br />

tipo di lavoro devono consentirti di garantire la tua attività<br />

per diversi anni. Inoltre, devi richiedere alla cassa di<br />

compensazione del tuo Cantone di residenza un certificato<br />

che riconosca la tua attività indipendente. I requisiti<br />

sono piuttosto severi. La cassa di disoccupazione paga<br />

fino a 90 indennità giornaliere per l’avvio di un’attività indipendente.<br />

Anche in questo caso si applicano regole severe<br />

e il riconoscimento dello status di indipendente da<br />

parte della cassa di compensazione. C’è anche la possibilità<br />

di fondare una start-up e richiedere un credito oppure<br />

di lanciare un crowdfunding.<br />

Dipende da quanto guadagni come lavoratore indipendente.<br />

Se è meno di 9’600 franchi all’anno, pagherai il<br />

contributo minimo di 503 franchi. Come lavoratore indipendente<br />

non sei però assicurato contro la disoccupazione<br />

e neppure obbligatoriamente contro gli infortuni.<br />

Non disponi nemmeno di una cassa pensioni. A seconda<br />

del lavoro secondario che svolgi, è possibile che tu non rientri<br />

nei parametri previsti dalle assicurazioni sociali, ovvero<br />

che il datore di lavoro non ti versi i contributi AVS e i<br />

contributi per la cassa pensioni, che tu non sia assicurato<br />

contro la perdita di guadagno in caso di infortunio o<br />

malattia ed eventualmente che tu non abbia alcun diritto<br />

all’indennità di disoccupazione. Prima di metterti in<br />

proprio oppure di esercitare più attività, è pertanto importante<br />

che tu ti informi presso il sindacato sui tuoi diritti e<br />

doveri.<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/it/diritto/dirittoediritti


UN FILM DI<br />

PARTNER DI PROMOZIONE<br />

AVEC LA PARTICIPATION DE MARINA CAROBBIO, SIMONE CHAPUIS-BISCHOF, AMÉLIA CHRISTINAT, RUTH DREIFUSS, TAMARA FUNICIELLO, MARTHE GOSTELI, ELISABETH KOPP, GABRIELLE NANCHEN, PATRICIA SCHULZ, BRIGITTE STUDER<br />

IMAGE BASTIEN GENOUX, NICOLAS VEUTHEY SON STÉPHANE GOËL, DANIEL WYSS MONTAGE JANINE WAEBER MIXAGE JÉRÔME CUENDET GRAPHISME LEA LINK, KIM ANDENMATTEN POSTPRODUCTION NICOLAS VEUTHEY, DANIEL WYSS<br />

JOURNALISTE CAROLE PIRKER RÉALISATION STÉPHANE GOËL PRODUCTION CLIMAGE COPRODUCTION RTS, STEVEN ARTELS, FRÉDÉRIC PFYFFER, SRF, URS AUGSTBURGER, GABRIEL BLOCH STEINMANN, RSI, SILVANA BEZZOLA<br />

AVEC LA PARTICIPATION DE LA CINÉMATHÈQUE SUISSE AVEC LE SOUTIEN DE OFFICE FÉDÉRAL DE LA CULTURE (DFI), CINÉFOROM ET LA LOTERIE ROMANDE, SUCCÈS PASSAGE ANTENNE, SUCCÈS CINÉMA DISTRIBUTION FIRST HAND FILMS<br />

GRAFIK POSTER LEA LINK © 2020<br />

26<br />

Rubriche<br />

Idee<br />

Social media dalla A alla Z<br />

Secondo l’antropologo inglese Robin<br />

Dunbar, la rete di relazioni umane<br />

è di circa 150 individui. Era così<br />

nelle tribù, nel villaggio, nelle città.<br />

Ma ora le tecnologie della comunicazione<br />

hanno allargato enormemente<br />

questa rete. Quanti contatti<br />

abbiamo nelle nostre mail? E su Facebook<br />

o su Instagram? Certamente<br />

molti di più. Gli strumenti (i mezzi,<br />

per questo si parla di «media») tecnologici<br />

ci permettono di creare e<br />

condividere (e per questo sono «social»)<br />

contenuti di diverso tipo,<br />

come testi, foto, video con un pubblico<br />

vastissimo. Sia con motivazioni<br />

private (come ritrovare i vecchi<br />

compagni di scuola o mostrare cosa<br />

si sta mangiando…), ma sempre più<br />

con scopi commerciali e promozionali.<br />

L’universo dei «social media» è<br />

sempre più diversificato. Per spiegarlo,<br />

Helias propone un corso completo<br />

per scoprirne ogni aspetto,<br />

dalla A alla Z: le basi pratiche, la<br />

promozione e la sicurezza. Per un<br />

corso di questa portata (dal 13 al 29<br />

settembre) sono stati interpellati tre<br />

docenti, esperti nei vari contesti.<br />

Dapprima il designer in comunicazione<br />

visiva Alessandro Bianchi presenterà<br />

i diversi «social media» e le<br />

loro funzionalità, con l’obiettivo di<br />

creare le proprie pagine in modo ottimale.<br />

Successivamente, l’esperto<br />

di marketing Stefano Bosia aiuterà a<br />

scoprire quali canali sono più efficaci<br />

e quali le possibilità offerte per<br />

sfruttarli al meglio. Infine, l’esperto<br />

di sicurezza informatica Andrea Tedeschi<br />

tratterà di sicurezza e privacy,<br />

dando consigli per stare attenti<br />

ai dati, senza essere esposti più<br />

del dovuto. Come sempre, il corso è<br />

gratuito per i soci <strong>syndicom</strong> impiegati<br />

in aziende Viscom, e a prezzo ridotto<br />

per i membri dei settori grafica,<br />

comunicazione visiva e media.<br />

Giovanni Valerio<br />

Informazioni aggiornate sui corsi Helias<br />

al sito www.helias.ch<br />

AU<br />

STÉPHANE GOËL<br />

EDIZIONE 2021<br />

DE<br />

CUISINE<br />

PARLEMENT<br />

LA<br />

CLIMAGE PRESENTI<br />

Fuori dalle cucine<br />

Nel 1928, durante la prima Esposizione<br />

nazionale svizzera del lavoro<br />

femminile (SAFFA) a Berna, le attiviste<br />

per il diritto di voto portarono in<br />

corteo una grossa lumaca, a simboleggiare<br />

la lentezza con cui venivano<br />

trattate le loro rivendicazioni. In effetti,<br />

la battaglia per la parità in<br />

Svizzera è stata lenta e difficile.<br />

Dopo che la Costituzione del 1848<br />

sanciva l’uguaglianza dei cittadini<br />

(uomini), ci sono volute oltre 50 votazioni<br />

e ben più di un secolo per<br />

giungere al diritto di voto delle donne<br />

a livello federale (nel 1971) e infine<br />

cantonale (nel 1990 in Appenzello<br />

interno). La lunga storia del<br />

suffragio femminile in Svizzera viene<br />

ripercorsa dal documentario Dalla<br />

cucina al parlamento, uscito per la<br />

prima volta nel 2012 e ora aggiornato<br />

in occasione del mezzo secolo dal<br />

voto federale. Un aggiornamento era<br />

più che mai indispensabile perché<br />

in questi ultimi decenni la “lumaca”<br />

si è finalmente mossa, fino al grande<br />

sciopero del 14 giugno 2019 e al<br />

risultato delle ultime elezioni federali.<br />

In questa nuova versione, il regista<br />

Stéphane Goël (membro del<br />

collettivo Climage e autore del recente<br />

Citoyen Nobel) affronta anche<br />

altri temi, come il diritto all’aborto e<br />

il congedo maternità. Con grande<br />

abilità di sintesi, in un’ora e mezza<br />

il film ripercorre un secolo di lotte,<br />

con curiose immagini d’archivio e<br />

testimonianze delle protagoniste,<br />

da Marthe Gosteli (fondatrice degli<br />

Archivi della storia del movimento<br />

femminista svizzero) alla prima consigliera<br />

federale Elisabeth Kopp fino<br />

a Marina Carobbio e Tamara Funiciello.<br />

Per ricordarci che la battaglia<br />

per uscire dalle cucine non è ancora<br />

finita. E non è soltanto politica, ma<br />

anche culturale e sociale, prigioniera<br />

degli stereotipi di genere.<br />

Giovanni Valerio<br />

© First Hand Films<br />

Le proiezioni pubbliche del film:<br />

www.firsthandfilms.ch/it<br />

Quando la fotografia è arte<br />

L’esposizione offre, per la prima volta<br />

al pubblico ticinese, una grande<br />

scelta di capolavori della fotografia<br />

moderna. Accanto a protagonisti<br />

universalmente noti (Man Ray,<br />

Laszlo Moholy Nagy, Edward Weston),<br />

troviamo anche autori meno<br />

conosciuti, ma altrettanto capaci di<br />

produrre lavori di straordinaria qualità<br />

formale. Ed è qui che si vede<br />

l’occhio, la grande conoscenza di<br />

colui che ha assemblato originariamente<br />

l’insieme delle opere, ovvero<br />

il collezionista tedesco Thomas<br />

Walther, il quale, in seguito, ha venduto<br />

parte della sua collezione al<br />

MoMA (Museum of Modern Art) di<br />

New York. Si tratta di opere prodotte<br />

nella prima metà del Novecento, da<br />

artisti soprattutto americani e tedeschi.<br />

Riprese in cui la fotografia cercava<br />

di sganciarsi dall’imitazione<br />

pittorica, dai cosiddetti generi, per<br />

intraprendere la via di un linguaggio<br />

proprio e autonomo. Una caratteristica<br />

rintracciabile nella totalità delle<br />

immagini esposte. L’entrata nel<br />

novero delle arti avvenne lentamente,<br />

ma decisivo fu l’apporto delle<br />

istituzioni come il MoMA, come detto,<br />

ora proprietaria delle immagini<br />

esposte. Già negli anni Trenta fu tra<br />

i primi musei al mondo a esporre<br />

nelle sue sale fotografi contemporanei<br />

(Walker Evans, Henri Cartier-Bresson),<br />

una novità assoluta<br />

nel panorama artistico internazionale.<br />

L’ampia esposizione (fino al 1°<br />

agosto) è articolata in sezioni tematiche.<br />

Troviamo anche quella del lavoro,<br />

colto con inquadrature tipiche<br />

del linguaggio modernista: vertiginose<br />

riprese dall’alto o dal basso,<br />

con l’intento di riprodurre la dinamicità<br />

del progresso presente nella<br />

società in quegli anni, nonché quella<br />

fiducia in ciò che sembrava costituire<br />

un motore verso la vera uguaglianza<br />

tra gli uomini.<br />

Gian Franco Ragno<br />

Capolavori della fotografia moderna. Collezione<br />

Thomas Walther al Moma. Masi, Lugano<br />

© Gertrud Arndt At the Masters’ Houses


1000 parole<br />

La matita di Ruedi Widmer<br />

27


28 Eventi Festa dei lavoratori, nonostante tutto \ <strong>syndicom</strong> alla quinta conferenza di UNI<br />

Europe \ Tagli a Tamedia, basta con le mezze misure! \ Sciopero per il clima, per<br />

un futuro sociale, sostenibile e giusto.<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4


1-4. Nonostante la pioggia e le misure sanitarie, eravamo nelle piazze di<br />

tutta la Svizzera per la Festa dei lavoratori. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

5. Il 18 maggio, abbiamo sostenuto i giornalisti del Bund e della Berner<br />

Zeitung nella loro protesta contro il taglio di personale recentemente<br />

annunciato da Tamedia. (© Christian Capacoel)<br />

6. C’era anche <strong>syndicom</strong> allo Sciopero per il clima nel corso di una<br />

giornata di azioni nel segno della giustizia climatica, della tutela<br />

dell’ambiente e della trasformazione sociale. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

7. <strong>syndicom</strong> e i sindacati del settore dei servizi di tutta Europa si sono<br />

riuniti per la quinta conferenza di UNI Europe, svoltasi online a fine<br />

aprile. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

8. L’evento è stato preceduto dalla Conferenza delle donne UNI Europe,<br />

nel corso della quale la segretaria generale si è rivolta alle 350 donne<br />

presenti indossando il foulard dello Sciopero delle donne del 2019. (©<br />

<strong>syndicom</strong>)<br />

5<br />

6<br />

7 8


30<br />

Un lavoro,<br />

una vita<br />

«Per gli indipendenti, il bisogno<br />

di essere ascoltati era lampante»<br />

Laetitia Wider è nata il 4 maggio 1979 a<br />

Ginevra. Dopo una formazione come<br />

giornalista a Lione, ha assolto uno stage<br />

RP presso la redazione della <strong>rivista</strong><br />

Bilan fino al raggiungimento dello status<br />

professionale nel 2007. Ha lavorato<br />

in seguito alla TSR per la <strong>rivista</strong> Nouvo,<br />

poi al Téléjournal. È diventata giornalista<br />

indipendente nel 2011, ha fatto un<br />

viaggio attorno al mondo nel 2013,<br />

quindi nel 2017 ha co-creato e co-gestito<br />

una guest-house a Panama,<br />

insegna inoltre videogiornalismo.<br />

È iscritta a <strong>syndicom</strong> dal 2020.<br />

Testo: Robin Moret<br />

Foto: Olivier Vogelsang<br />

Sono stata sommersa<br />

dalle testimonianze<br />

5 settimane. È il tempo trascorso prima<br />

che il Consiglio federale menzionasse<br />

finalmente i lavoratori indipendenti<br />

nelle sue conferenze<br />

stampa legate alla crisi sanitaria. Ciò<br />

è sintomatico della mancata considerazione<br />

di questa condizione in Svizzera.<br />

Già dopo i primi comunicati<br />

avevo capito che non saremmo stati<br />

considerati alla pari del resto dei lavoratori.<br />

Ho quindi creato l’account<br />

Instagram «Je suis indépendant.e<br />

(sono indipendente)» con l’obiettivo<br />

di raccogliere testimonianze. Ne<br />

sono stata sommersa: più di mille<br />

followers in meno di tre giorni. Centinaia<br />

di testimonianze sono arrivate<br />

sotto forma di messaggi privati. Il bisogno<br />

di essere ascoltati era lampante.<br />

Ecco che si è fatta strada l’idea di<br />

far sentire le loro voci in un podcast.<br />

Ho avviato un crowdfunding e, grazie<br />

al successo riscontrato, ho potuto<br />

lanciare la prima stagione a maggio<br />

2020. Sebbene i loro profili siano disparati,<br />

gli indipendenti condividono<br />

spesso il gusto per l’autonomia.<br />

Appassionati, lavorano senza contare<br />

le ore. Personalmente ci sono arrivata<br />

un po’ per caso. Avevo deciso di<br />

lasciare la RTS, dove lavoravo come<br />

giornalista, e mi sono arrivate spontaneamente<br />

delle proposte. Ho percepito<br />

un formidabile vento di libertà<br />

e l’improvvisa scomparsa degli<br />

strati gerarchici che detesto. Questo<br />

è bastato per convincermi. Non lo<br />

avrei mai immaginato, ma ecco che<br />

sono già 11 anni che mi guadagno da<br />

vivere con questo status.<br />

Oggi gli indipendenti sono stati<br />

integrati nelle misure di sostegno<br />

della Confederazione. Un sollievo,<br />

sicuramente, ma la situazione non è<br />

migliorata per tutti. Alcuni indipendenti<br />

non hanno sempre ricevuto i<br />

loro aiuti. Questa mancanza è difficilmente<br />

comprensibile. Altri si sono<br />

visti indirettamente penalizzati per<br />

aver avviato la loro attività nel 2019.<br />

L’importo che serviva come riferimento<br />

per calcolare le indennità era<br />

troppo basso. Una musicista famosa<br />

mi spiegava nel podcast di aver ricevuto<br />

un aiuto giornaliero di 7 franchi.<br />

Praticamente un insulto. È necessario<br />

creare un’assicurazione per<br />

la perdita di guadagno sostenibile,<br />

con un termine ragionevole, per tutti<br />

gli indipendenti. Siamo tutti uguali<br />

di fronte ai momenti difficili della<br />

vita, come la malattia. Non è normale<br />

che dobbiamo affrontarli in modo diverso<br />

dal resto dei lavoratori. Assumere<br />

i rischi finanziari della propria<br />

azienda, è una cosa, tutti sono d’accordo,<br />

ma servono riforme in materia<br />

di protezione sociale! La seconda<br />

stagione del podcast è partita a marzo<br />

2021. Le reazioni positive mi incoraggiano.<br />

Ma il mio lavoro non è più<br />

remunerato, e sto cercando un finanziamento<br />

per portare avanti questo<br />

progetto. Mi piacerebbe proporre<br />

episodi più pratici, trattare questioni<br />

organizzative o emotive, continuando<br />

a offrire questi lunghi colloqui,<br />

il DNA di questo progetto audio.<br />

Poiché se questi percorsi sono così<br />

stimolanti, è per l’entusiasmo che<br />

infondono: incoraggiano a osare!<br />

Podcast.ausha.co/je-suis-independant-e<br />

Progetto: fr.tipeee.com/jesuisindependante


Impressum<br />

Redazione: Robin Moret, Giovanni Valerio<br />

Tel. 058 817 18 18, redazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Traduzioni: Alleva Translations, Alexandrine Bieri<br />

Correzione bozze: Petra Demarchi<br />

Illustrazioni: Katja Leudolph<br />

Foto senza copyright: © zVg<br />

Layout e stampa: Stämpfli SA, Wölflistrasse 1, Berna<br />

Notifica cambi di indirizzo: <strong>syndicom</strong>, Adressverwaltung,<br />

Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />

Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17<br />

Inserzioni: priska.zuercher@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Abbonamenti: info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 50.– (estero: 70.–)<br />

Editore: <strong>syndicom</strong> – sindacato dei media e della<br />

comunicazione, Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />

La <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong> esce sei volte l’anno.<br />

Il prossimo numero uscirà il 13 agosto 2021<br />

Chiusura redazionale: 14 giugno 2021<br />

I termini riportati al maschile, laddove ambivalenti,<br />

sottintendono sempre anche il genere femminile.<br />

31<br />

Il cruciverba di <strong>syndicom</strong><br />

In palio un lingotto d’argento offerto da<br />

Banca Cler. La soluzione sarà pubblicata<br />

sul prossimo numero insieme al nome<br />

del vincitore.<br />

Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza<br />

sul concorso. Sono escluse<br />

le vie legali. Inviare la soluzione entro<br />

il 3 luglio a <strong>syndicom</strong>, via Genzana 2,<br />

6900 Massagno oppure per mail a:<br />

info@<strong>syndicom</strong>.ch.<br />

La soluzione del cruciverba dello scorso<br />

numero è LESS IS MORE. Il vincitore è<br />

Arturo Tommasi di Breganzona, al quale<br />

va il premio di un buono Coop.<br />

Congratulazioni!<br />

Pubblicità<br />

Per il clima<br />

I consumatori dicono Sì<br />

La tassa sul CO2 non penalizzerà i consumatori in quanto i<br />

proventi verranno restituiti ai cittadini con la riduzione sul premio<br />

di cassa malati, come oggi. Il modesto aumento del prezzo<br />

della benzina sarà annullato da motori più efficienti e un uso<br />

ragionato dei trasporti con benefici importanti per l’ambiente.<br />

Vota adesso!<br />

L’Unione sindacale<br />

svizzera dice SÌ per<br />

garantire i posti di lavoro<br />

che ci proiettano nel<br />

futuro.<br />

2Sì<br />

Legge sul CO<br />

13 giugno 2021


32 Inter-attivi<br />

<strong>syndicom</strong> social<br />

Amnesty International Svizzera19.05.2021<br />

12 argomentazioni contro la legge sulle<br />

misure di polizia http://amn.st/6182yDtFs<br />

La nuova legge non favorisce la sicurezza,<br />

al contrario, apre la porta all’arbitrio.<br />

Il 13 giugno votate NO!<br />

facebook.com/Amnesty.Suisse<br />

Federazione internazionale<br />

dei giornalisti (Ifj)19.05.2021<br />

#Svizzera: taglio dei posti di lavoro, fusione<br />

delle redazioni e mancanza di un piano<br />

sociale presso @Tamedia. Ieri il personale<br />

delle due testate «Der Bund» e «Berner Zeitung» ha<br />

condotto un’azione di protesta a Berna. @efjeurope<br />

@<strong>syndicom</strong>_de #Solidarité #Journalistes<br />

twitter.com/ifjglobal<br />

Unione sindacale svizzera (USS)<br />

20.05.2021<br />

Per diversi lavoratori la crisi del coronavirus<br />

ha avuto effetti disastrosi.<br />

Contro la disoccupazione, il precariato<br />

e le crescenti disuguaglianze, non<br />

ci sono molte opzioni: servono salari<br />

migliori e misure efficaci a favore del<br />

potere d’acquisto.<br />

twitter.com/SyndicatUSS<br />

Unione sindacale svizzera (USS)11.05.2021<br />

Salari svizzeri per qualsiasi lavoro in Svizzera: un principio<br />

che deve continuare a essere applicato! Rinunciare alla protezione<br />

salariale significa rischiare un aumento del dumping<br />

salariale e questo va a scapito di tutti i lavoratori. Perché<br />

rifiutiamo qualsiasi tipo di indebolimento delle misure di<br />

accompagnamento? È ciò che spiega questo video in meno<br />

di un minuto → <strong>syndicom</strong>.ch/OZAjT<br />

facebook.com/UnionSyndicaleSuisse<br />

Alliance climatique suisse14.05.2021<br />

«Se la legge sul CO2 dovesse essere bocciata, dovremo<br />

tutti assumerci gli effetti del nostro contributo a un<br />

lassismo dalle conseguenze drammatiche». Il mondo è<br />

febbricitante, non c’è tempo da perdere. È necessario<br />

votare sì alla legge #leggesulCO2.<br />

twitter.com/alliance_climat<br />

Federazione europea dei giornalisti<br />

(Efj) 18.05.2021<br />

«Il problema principale delle piattaforme digitali<br />

non è la moderazione dei contenuti, bensì<br />

gli algoritmi che ottimizzano l’impegno anziché<br />

ottimizzare la democrazia» @fromTGA<br />

#SthlmMedia Freedom @SwedeninATOSCE<br />

@OSCE_RFoM.<br />

Instagram.com/efjeurope<br />

UN Women19.05.2021<br />

L’ineguale distribuzione del lavoro domestico rafforza le<br />

tradizionali aspettative del ruolo di genere, il che soffoca<br />

le possibilità e il senso di autorealizzazione dei nostri<br />

figli e delle nostre figlie. via @NBCNewsTHINKs.<br />

twitter.com/un_women<br />

UNI Global Union<br />

13.05.2021<br />

Un nuovo studio a livello<br />

mondiale sull’impatto<br />

della digitalizzazione<br />

nel settore della posta e della<br />

logistica ha rilevato che la digitalizzazione<br />

ha comportato una netta perdita<br />

di posti di lavoro, un aumento del lavoro<br />

precario e una maggiore sorveglianza<br />

sul posto di lavoro.<br />

facebook.com/UNIGlobalUnion<br />

UNI Europa18.05.2021<br />

Un nuovo studio con @ituc dimostra<br />

perché è importante che il #COVID19<br />

venga riconosciuto a livello globale<br />

come una malattia professionale. Il<br />

98% dei lavoratori in tutto il mondo non percepisce<br />

l’indennità di malattia, l’indennità di disoccupazione<br />

e le prestazioni sociali di cui ha bisogno.<br />

#Essential4Recovery Journal → <strong>syndicom</strong>.ch/pPpXe<br />

twitter.com/uni_europa

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