La Voce Biancorossa
Numero Speciale per la partita Bari-Bisceglie
Numero Speciale per la partita Bari-Bisceglie
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MAGGIO 2021
NUMERO SPECIALE
per la partita Bari-Bisceglie
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chi SIETE
Copia omaggio - Distribuzione gratutita
1
L’EDITORIALE
Per salvare
almeno
di
Nani Campione
la faccia
Comunque vada a finire l’ultima giornata di campionato,
il Bari ai playoff ci sarà. La partita col Bisceglie serve,
tutto sommato, solo a salvare la faccia. Ad allontanare -
magari - i fantasmi della Turris, a recuperare almeno un pizzico
di orgoglio e a rispondere sul campo ai malumori dei tifosi,
quelli veri, che nulla hanno a che vedere con gli eccessi. Sotto il
profilo agonistico il derby è più importante per gli ospiti. Poi, ci
immergeremo nella lotteria dell’imprevedibilità, dove tutto può
accadere. Un campionato nel campionato, al quale ci si aggrappa
per sperare in un miracolo calcistico. Chi ha deluso finora,
avrebbe un’opportunità unica per riscattarsi con un’appendice
da protagonista. I dubbi comunque restano: se contro squadre
mediocri hai giocato senza mordente, mano a mano che
aumenta il livello qualitativo dell’avversario, dove conta solo
vincere, tutto diventa più difficile. Con queste premesse, c’è il
rischio di allungare solo una stagione travagiata.
Quando arriverà l’ora dei bilanci, bisognerà però fare pulizia
in vista della nuova stagione. Gran parte dell’attuale rosa non
ha più nulla da dire, in termini di impegno, determinazione,
attaccamento alla maglia. Che trovi fortuna in altri lidi. Così
come la società ha il dovere di ricostruire la credibilità perduta,
completando tutti i tasselli dell’organico, senza lasciare caselle
scoperte o occupate con soluzioni tampone. Ci sarà da ricostruire
anche il rapporto col cuore pulsante della città, perché tra
pandemia e mortificazioni calcistiche, c’è una generazione di
tifosi disabituata a seguire le vicende biancorosse, preferendo il
Psg o il Barcellona. E senza il ricambio generazionale il futuro si
complica. Anche in questa operazione serve chiarezza. Magari
facendo conoscere i nomi di quei giornalisti che hanno chiesto
in passato incarichi dirigenziali alla società e hanno ricevuto
un cortese no, grazie. Giusto per capire se certe esternazioni e
valutazioni siano genuine, professionali o il frutto del no, grazie
ricevuto. L’ambiente va bonificato da tutti i fumi e i veleni.
2
3
L’ANALISI
BARI, POLEMICHE
E VELENI
di Alessio Bonante
BISCEGLIE, FIDUCIA
E SALUTE
È
un Bari ferito ed immerso in polemiche e
veleni quello che si appresta ad ospitare il
Bisceglie, penultimo in graduatoria, nella gara
valevole come ultima giornata di un campionato
che si trascina stancamente verso la fine, almeno
per i biancorossi. Recente è l’ennesimo cambio in
panchina di quest’anno, con il ritorno di Auteri
a soppiantare un deludente Carrera, che non ha
saputo imprimere il suo marchio e la sua cattiveria
agonistica ad una squadra senza mordente. La
prima dell’ Auteri-bis contro la Turris ha dato
risposte poco confortanti: nonostante un inizio
discreto di gara, durante il match sono venute a
galla problematiche di fondo di questa stagione,
con dei giocatori ormai poco motivati per questa
regular season, ormai matematicamente ai play-off
e che vanno in difficoltà tecnica e mentale una volta
sotto durante un match; quella che manca sembra
infatti una buona dose di cattiveria agonistica e
volontà di rimanere aggrappati alla partita. Di certo
c’è anche una motivazione tecnica per questo,
dato che quest’anno abbiamo visto in pochissime
occasioni una squadra con un’identità ben precisa
e delle trame di gioco di costante applicazione. In
ogni caso, la formazione del Bari che affronterà il
Bisceglie sarà orfana di Marras, squalificato, e degli
infortunati Sarzi, Citro, Bianco e Andreoni. Auteri
si affiderà con ogni probabilità alla difesa a 3, nel
consueto 3-4-2-1 che avevamo imparato a conoscere
nella prima parte di stagione:
4
Ultima giornata di un campionato
che si avvia stancamente alla fine.
Poi ci sarà la lotteria dei playoff
Confermato Frattali, probabile il rientro di Celiento
come braccetto di destra, in luogo di un Sabbione in
un periodo di forma e rendimento molto scadente,
con conseguente scivolamento di Di Cesare al
centro della retroguardia. In dubbio Ciofani, che
se a posto fisicamente potrà insidiare Semenzato,
autore di una stagione purtroppo insufficiente;
come quinto a sinistra agirà Rolando, che dopo un
buon inizio si è appiattito nelle sue prestazioni, con
Sarzi ancora out per problemi fisici; la coppia di
interni sarà De Risio-Maita, di gran lunga la coppia
che meglio si è integrata quest’anno e che deve
guidare il Bari nel cammino dei playoff. In avanti,
complice l’assenza di Marras, scelte quasi obbligate
per Auteri, che schiererà D’Ursi ed Antenucci
in supporto di Cianci, alla ricerca di una buona
condizione fisica. Ci si aspetta di vedere maggior
fluidità di manovra, e qualora questa scarseggi,
almeno di poter vedere una prova solida in fase di
non possesso. Vediamo ora il probabile 11 titolare
del Bisceglie, guidato da Giovanni Bucaro:
Bucaro, da sole 3 gare in sella al Bisceglie, ha
portato un’inversione di tendenza nei risultati, con
2 vittorie in 3 partite, con conseguente rivoluzione
tattica, abbandonando la difesa a 3 voluta dal suo
predecessore Aldo Papagni e passando ad un più
solido 4-4-2, provando a salvare una stagione
passata nei bassifondi della classifica. In ogni caso, il
Bisceglie è squadra in fiducia ed in salute, motivata
dalla possibilità di arrivare terzultima e scavalcare
così la Paganese. Ci sarà da porre attenzione su
Mohamed Mansour, esterno alto a sinistra, destro
di piede, gran proprietà tecniche nello stretto
e discreta propensione alla rete, nonché match
winner dell’ultima uscita del Bisceglie. Focus anche
su Rocco, punta centrale e riferimento del gioco
del Bisceglie, autore quest’anno di sole 3 reti ma
anche di ben 5 assistenze vincenti, a testimoniare
la sua centralità nella manovra offensiva, in cui
sfrutta bene le sue ottime disponibilità atletiche.
Altro giocatore pericoloso è Andrea Cittadino,
interno di centrocampo, destro di piede, abile
sia in impostazione che in supporto, autore di 7
reti e 5 assist vincenti e di una grande stagione
personale. Da sottolineare, infine, come al Bisceglie
mancheranno i due difensori centrali titolari, Priola
e Vona, persi per squalifica.
5
L’INTERVISTA
TAVANO: “QUANTO
di Vito Contento
MI DISPIACE PER IL BARI
E PER CARRERA”
Da quest’anno è il direttore generale del Bisceglie
Per 23 è stato dirigente accompagnatore dei biancorossi
il Bari da quando avevo 7 anni. Una
passione trasmessami dai miei genitori e che
“Seguo
ho sempre coltivato”. Il risultato del Bari era
il primo che chiedeva anche dopo aver arbitrato una
partita. Perché Paolo Tavano è stato tifoso, arbitro
e per 23 anni dirigente accompagnatore del club
biancorosso. Attualmente è il direttore generale del
Bisceglie, prossimo avversario del Bari per l’ultima
di campionato. Prima dei playoff per la squadra di
Auteri, dei playout per quella di Bucaro.
Domenica, dopo la sconfitta per 3-0 a Torre del
Greco, mister Auteri ha rilasciato dichiarazioni che
hanno fatto molto discutere.
“Si riferisce a quelle su Carrera?”.
Esatto.
“Un allenatore non dovrebbe mai parlare male
dell’operato di un collega che in questo caso lo ha
preceduto in panchina. Sono dichiarazioni che fanno
anche male all’immagine della società”.
Certo direttore che il Bari ci arriva proprio male…
“E’ un momento particolare, la squadra sta avendo
diverse vicissitudini e mi dispiace davvero…”.
Si aspettava l’esonero di Carrera?
“Francamente no ed è difficilmente comprensibile a
due giornate dalla fine. Mi dispiace per Carrera, un
allenatore che apprezzo e che il Bari aveva contattato
qualche anno fa prima di scegliere Davide Nicola. Ma
lui non volle lasciare lo staff della Nazionale”.
Eppure aveva iniziato benissimo: 10 punti in quattro
partite, poi…
“Difficile capire cosa sia successo, ne ho parlato anche
con alcuni addetti ai lavori ma stando all’esterno non
si può dare una spiegazione, forse qualcosa non va
nel gruppo. Posso però dire che a livello dirigenziale
mancano figure che siano vicine alla squadra.
Regalia, che mi volle al Bari, mi ha insegnato che far
star bene i calciatori deve essere una priorità”.
6
A lei non piacquero neanche le sue dichiarazioni
dopo la gara di andata a Bisceglie.
“Per niente, si lamentò del campo, della struttura,
dicendo che il Ventura è uno stadio vecchio. E certo
che lo è, ma non meno di quelli di altre città di serie C
e dove lo stesso Auteri ha giocato nel corso della sua
carriera”.
Fallito l’obiettivo della vittoria del campionato, il
Bari giocherà i playoff da quarta in classifica, se
tutto va bene. Se l’aspettava?
“Questa debacle non era francamente prevedibile.
Può dipendere dal fatto che magari i giocatori più
esperti si sentano già arrivati, non abbiano fame,
caratteristica fondamentale in questa categoria.
Sono stato per due anni nello staff dirigenziale del
Monopoli e ho visto crescere ragazzi davvero molto
interessanti come Donnarumma, Fella, Giorno,
Carriero. Possibile che nessuno di questi facesse al
caso del Bari?”.
Veniamo al suo Bisceglie. Se vince a Bari potrebbe
scavalcare la Paganese e giocare lo spareggio
salvezza con un piccolo vantaggio.
“E’ vero, anche se arriviamo a questo appuntamento
con non pochi problemi di formazione. Ci
mancheranno per squalifica i due centrali difensivi
Priola e Vona e l’esterno sinistro Giron e in più
avremo quattro diffidati che il mister potrebbe
decidere di non rischiare in vista dei playout”.
LA SCHEDA
Paolo Tavano, 69 anni, da questa stagione è
direttore generale del Bisceglie. Nelle due
precedenti era stato dirigente accompagnatore e
addetto agli arbitri del Monopoli e prima ancora,
per 23 anni, aveva ricoperto lo stesso ruolo nel
Bari. Ex responsabile commerciale di una banca
locale, ha alle spalle anche una carriera di arbitro
in serie C e di assistente nella Can di A e B. Nel
1996 le dimissioni dalla classe arbitrale, per
intraprendere l’esperienza da dirigente, chiamato
al Bari dal direttore sportivo Carlo Regalia. Club
biancorosso lasciato dopo l’avvento della gestione
di Cosmo Giancaspro, l’ex presidente che non lo
confermò nei ranghi dirigenziali.
A proposito di allenatori: anche a Bisceglie c’è stata
un’andata e un ritorno, per mister Bucaro, e in
mezzo la gestione-Papagni.
“Ma è differente rispetto a quanto successo a Bari.
Eravamo ben consci delle difficoltà che avremmo
incontrato. Il Bisceglie avrebbe dovuto disputare la
serie D e all’improvviso si è ritrovata nella categoria
superiore. E’ stata allestita una squadra molto
giovane ma devo dire che sia Bucaro che Papagni
hanno svolto un ottimo lavoro. Se conquisteremo la
salvezza sarebbe come aver vinto uno scudetto”.
E per chiudere torniamo al Bari. Un po’ di amarcord:
momenti belli e brutti…
“Fra i brutti ricordo solo il giorno della retrocessione
a Venezia, dopo aver perso lo spareggio. Il presidente
Vincenzo Matarrese non potette seguire la squadra
perché quel giorno c’era il matrimonio del figlio. Mi
disse di tenerlo aggiornato sul risultato attraverso
il cellulare. Segnò il Venezia e lui mi chiamava, io
non rispondevo perché non sapevo come dirgli che
stavamo perdendo”.
E i momenti belli?
“Ce ne sono diversi. Quando vincemmo il campionato
di B con Conte, festeggiammo senza giocare, in
albergo a Piacenza, fino alle 2 di notte. Il giorno
photo: Marcello Papagni
seguente, l’8 maggio, tornammo a Bari, dove si
festeggiava anche San Nicola: ricordo la fiumana
di auto e persone che accompagnò il bus scoperto
dall’aeroporto al centro della città. O ricordo quando
tornammo da Latina, dopo aver perso la semifinale
playoff. La gente ci accolse come se avessimo vinto
il campionato, mi vennero le lacrime… E poi come
non far tornare alla memoria le tante belle vittorie in
serie A, contro le grandi, del Bari di Ventura”.
7
C’ERA UNA VOLTA
Rossini, corre
gioca e segna
La storia
dell’atleta
completo
di Francesco Berardi
In memoria di Raffaele Rossini. Potremmo
dedicarlo allo storico calciatore degli Anni Trenta
questo inconsueto derby di campionato tra Bari
e Bisceglie. Una sfida che una volta (bei tempi!)
rappresentava per il Bari di Serie A la classica
amichevole infrasettimanale da disputare nei
paesi dell’hinterland e che oggi invece vale in C un
intero campionato, con i biancorossi che devono
almeno blindare il quarto posto in vista dei playoff.
Raffaele Rossini: i migliori anni spesi ad onorare ed
impreziosire i campionati del Bari, poi il tramonto
della carriera nella vicina Bisceglie nella doppia veste
di giocatore e soprattutto di allenatore. Dopo di lui,
anche altri ex giocatori del Bari, una volta appese
le scarpette al fatidico chiodo, si sono accomodati
sulla panchina biscegliese: da Dino Generoso a Dino
Bitetto, da Giuseppe Alberga a Vincenzo Tavarilli e
Giorgio De Trizio.
Barese purosangue (originario del quartiere
murattiano), nato il 9 aprile del 1912, il giovane
Raffaele dimostra subito di saperci fare col pallone.
Ma è anche un atleta completo, essendo infatti dotato
di notevoli doti podistiche, tanto da far parte della
gloriosa società Angiulli, la cui maglia non manca
mai di mostrare in giro con giustificato orgoglio.
Nel libro «Bari, 30 il A» lo storico Gianni Antonucci
ricorda che Rossini “protagonista nelle corse podistiche
su strada, ne aveva vinta una in maniera clamorosa,
nell’agosto del ‘29”.
Per il promettente Rossini, dai ragazzi del Bari alla
prima squadra il passo è breve e scontato: il tecnico
biancorosso, l’austriaco Joseph “Pepi” Uridil, che da
giocatore è stato un potente e prolifico centravanti
del Rapid Vienna e che quindi di attaccanti
evidentemente se ne intende, non esita a lanciarlo
in Serie B: il 20 aprile 1930 contro il forte Legnano.
Esordio peraltro bagnato pure dal gol, precisamente
quello del definitivo 4-1, siglato al minuto 85.
Ai primi di marzo del 1932, col Bari allenato da Arpad
Weisz che lotta strenuamente per la salvezza, ecco
per Rossini l’esordio più atteso, quello in Serie A. Ed
il 13 marzo arriva anche la prima rete in massima
serie. Si gioca la 23a giornata, il Bari affronta al
campo degli Sport l’Alessandria, arbitro Nereo Bertoli
di Vicenza: al 38’ Rossini trafigge il giovane portiere
dei grigi Vittorio Mosele, regalando al Bari il successo
e dunque due punti fondamentali. Il quotidiano
sportivo Il Littoriale (progenitore del Corriere dello
Sport) nel commento al match, dopo aver specificato
che “una parola di speciale lode” deve essere rivolta
tra gli altri anche “alla giovane riserva Rossini”, così ne
descrive l’azione del gol: “Raccoglieva con un preciso
colpo di testa un ben misurato cross di Bodini”.
Rossini ha ormai conquistato il posto da titolare
e lo conserva fino al termine del campionato,
spareggio-salvezza contro il Brescia compreso. Il
tutto condito da altre segnature: il momentaneo 2-1
sul campo della Pro Patria, quello contro il Torino
(gara in cui viene pure espulso, col granata Janni),
la doppietta contro la Fiorentina. Ma su tutti, a
dispetto del pesante risultato finale – sconfitta per
7-3 – va ricordato il gol segnato il 3 aprile sul campo
di quella fortissima Juventus e ad un mostro sacro
come Giampiero Combi, a pochi minuti dal termine.
Sempre dalle colonne de Il Littoriale: “Al 39’ Rossini
sfuggito alla guardia di Rosetta batte ancora Combi con
una cannonata”. Chapeau! (A proposito di questa rete,
appare doveroso segnalare come sia stata invece
sempre assegnata all’attaccante Luigi Giuliani).
Rossini, soprannominato “Faiele II°” per distinguerlo
dal più celebre e rinomato “Reuccio” Costantino, in
biancorosso resta per diverse stagioni, contribuendo
alla promozione in A nel ‘35. Poi, nell’estate del
1937 lascia i galletti per approdare a Firenze, ma
l’esperienza in maglia viola si rivela amara, se non
addirittura fallimentare: solo 4 presenze – quella
contro l’Inter sarà peraltro l’ultima in Serie A – zero
gol e clamorosa retrocessione in B.
Tornato in Puglia, Rossini si accasa a Lecce dove il
presidente Giorgino, col club giallorosso riammesso
in Serie C dopo il ritiro dell’anno precedente,
affida all’allenatore Giobatta Rebuffo una squadra
rinnovata e competitiva. Ma l’attaccante barese gioca
pochissimo, solo 3 partite, corredate comunque da
8
i nerazzurri travolgono 4-0 il Manfredonia,
guadagnando l’accesso al 2° turno (dove entrano in
scena già due squadre cadette, Atalanta e Brescia).
Si gioca il 18 settembre a Taranto e la compagine di
Rossini vince 2-1, con i gol nella ripresa di Lopopolo
e Velon, sul campo della Pro Italia, la squadra
per intenderci che ha da poco lanciato tra i pali il
fenomenale Nardino Costagliola.
Al 3° turno si ferma purtroppo la marcia del club
biscegliese, superato di misura (2-1) dai campani del
Savoia. Ma per Raffaele Rossini e company resta la
soddisfazione di essere arrivati alle soglie dei 16mi
di finale in una competizione nazionale importante
come la Coppa Italia. Piccolo inciso: anche il Bari farà
faville in quell’edizione di Coppa, tanto da approdare
in semifinale prima di arrendersi al Genoa. Altri
tempi! Quel Bari faceva veramente sognare ed
appassionare i tifosi. Ora, mala tempora...
due segnature: contro il Cosenza (4-0) e nel derby col
Brindisi (1-1). Pur chiudendo al terzo posto, il Lecce
viene tuttavia pesantemente penalizzato e dunque
retrocesso per violazione di alcune norme federali in
tema di premi e stipendi.
Per Rossini meglio avvicinarsi a casa, e l’occasione
gliela offrono a Bisceglie dove la Società Sportiva
Armando Diaz ha sostituito la fallita Us Biscegliese e
si appresta a disputare il campionato di Serie C per la
stagione agonistica 1939-’40. Inserita nel girone H, la
formazione presieduta da Gustavo Ventura disputa
un campionato di non poche sofferenze, chiuso al
12° posto e con la salvezza guadagnata all’ultima
giornata grazie al successo del Lecce sul Siderno e
ad alla vittoria a tavolino dei nerazzurri contro il già
retrocesso Manfredonia. Rossini dal canto suo, forte
di una cifra tecnica superiore alla media, contribuisce
anche con qualche rete, come per esempio quella
della bandiera siglata nel derby perso 4-1 a Taranto
(che poi si aggiudicherà il girone); o quella decisiva
nel derby, stavolta vinto, contro il Foggia (2-1).
Evidentemente certe sfide regionali accendono l’estro
ed il cuore di Rossini che nel torneo successivo va
in gol pure contro Trani, Molfetta e nuovamente
Foggia.
La formazione biscegliese è tuttavia inaspettata
protagonista nella Coppa Italia 1939-’40, dove
la partecipazione è aperta, sul modello inglese,
anche alle 122 squadre di Serie C. Nel turno di
“qualificazione” disputato il 3 settembre ‘39 in verità
l’undici di Rossini perde a Molfetta 3-0, ma complice
la posizione irregolare di un calciatore molfettese,
il verdetto del campo viene ribaltato in un 2-0 a
tavolino. Il 10 settembre, nel 1° turno eliminatorio,
9
IL PERSONAGGIO
CANONICO
uomo di calcio
di Domenico Brandonisio
presidente
mancato
Ex presidente del Bisceglie, ma anche un grande
tifoso del Bari. Squadra di cui ha provato ad essere
presidente in due circostanze: nell’asta del
2014 e, poi, in quel luglio del 2018 che poi ha visto i De
Laurentiis salire al timone del sodalizio biancorosso.
Nicola Canonico è un uomo di calcio: tante le stagioni
vissute al fianco dei nerazzurrostellati – ben 10 – ma i
biancorossi vengono seguiti sempre con una certa costanza
e tanto affetto. Da un anno è fuori dal mondo
del calcio ma la sua speranza è quella di tornarci al più
presto. Perché al cuore, si sa, non si comanda.
Nicola Canonico, un anno è già passato senza calcio.
Che effetto le fa?
“Dopo 14 anni provo sensazioni particolari. Il calcio è
sempre stato parte della mia vita. E lo fa chi ha passione,
determinazione nello sport e chi crede nei suoi
valori. A me la voglia non è affatto passata”.
Pensa di tornare nel calcio già dal prossimo anno?
“Le richieste che mi arrivano da tutte le piazze sono
tante. Le scelte da fare devono essere sempre ponderate.
A me piace programmare, a Bisceglie credo
di aver fatto bene. Nel calcio fare le cose per bene è
fondamentale. Non è detto però che l’anno prossimo
possa fare calcio a tutti i costi. Si devono creare le giuste
condizioni”.
10
Quali i suoi ricordi più belli da ex presidente?
“Difficile dimenticare dieci anni di vita in un colpo
solo. Guardo con particolare interesse entrambe le
squadre. E il ricordo più bello da presidente nerazzurrostellato
è stato quello della promozione dalla D
alla C, il girone H è uno dei più competitivi di tutta la
categoria”.
Il suo rimpianto più grande?
“Quello di non aver potuto trasferire il titolo sportivo
da Bisceglie a Bari. Ma mi sono fatto prendere troppo
da tifoso dei biancorossi. E poi i playoff sfiorati al primo
anno del Bisceglie in Serie C. In una realtà piccola
come quella di Bisceglie, con qualche piccolo tassello
in più, ce l’avremmo potuta fare”.
Qualcuno dei suoi ragazzi ha comunque fatto strada.
“Abbiamo seminato bene, se penso anche a Gabrielloni,
ora promosso in B con il Como. E poi Partipilo, ora
alla Ternana. A dimostrazione che le scelte tecniche
da noi effettuate in quel periodo hanno trovato validi
riscontri anche nella realtà”.
Quanto al Bari, che idea si è fatto?
“Il Bari doveva vincere il campionato, ha un organico
importante. Ma i campionati non si vincono a luglio,
bensì ad aprile. I problemi? Vanno affrontati all’interno
dello spogliatoio. Solo vivendo l’ambiente è possibile
capire cosa succeda”.
Cosa non ha funzionato secondo lei in casa biancorossa?
“I fattori sono molteplici. Mi dispiace per D’Ursi, in questo
momento vedo un ragazzo spento. Mi dispiace perché
lui è una persona straordinaria e soprattutto ha i
numeri per far bene. Ma non posso giudicare altro”.
Ai playoff potrà essere un’altra storia?
“Bisogna essere mentalmente liberi, avere una condizione
atletica importante. E serve l’apporto di tutti,
serve un cambio di mentalità, occorre anche una iniezione
di fiducia. I calciatori devono sudare la maglia.
Questa è una piazza importante e che merita rispetto,
ma qualcuno sembra essere già in vacanza”.
Quanto al Bisceglie, invece?
“A prescindere dal risultato di domenica, dovrà giocarsi
tutto nei playout. Racanati è un grande tifoso, uno
che vuole bene al Bisceglie. Con la Paganese, poi, sarà
una sfida importante. Bisognerà dare il massimo e il
fattore casalingo ormai è diventato irrilevante”.
11
FOCUS
Da Bisceglie
a Bisceglie:
di Nicolas Cariglia
la contestazione
continua
Vattene!”, la frase di un gruppo
storico della tifoseria barese, scritta su uno
“Auteri
striscione appeso per la città in seguito alle
dichiarazioni del tecnico siciliano dopo la vittoria del
17 gennaio contro il Bisceglie.
Vittoria ‘’brutta’’, ma pur sempre vittoria.
A un girone di distanza da quello striscione,
esattamente prima della gara interna contro il
Bisceglie, la contestazione dei “tifosi” è stata forte
e aggressiva ma non indirizzata ad Auteri, da poco
rientrato in città dopo l’esonero di Massimo Carrera.
“Se non ci credete, questa fine farete”: la nuova
contestazione (con riferimento alla testa di maiale,
stile Padrino di Francis Ford Coppola) è diretta ai
giocatori in seguito alla sconfitta contro la Turris,
la nona stagionale. I ragazzi di Auteri, anche
confusi dai ripetuti cambi in panchina, hanno un
rendimento decisamente sotto le alte aspettative di
inizio campionato, quando il Bari, ancora ferito per la
sconfitta nella finale dei playoff contro la Reggiana,
parte con i favori dei pronostici in ottica promozione.
L’ultima gara del girone contro il Bisceglie è
fondamentale per ritrovare autostima e per tenere
saldo un quarto posto insidiato dal Catania e dalla
Juve Stabia, entrambe distanti due lunghezze dai
biancorossi. Arrivare quarti significa evitare il primo
turno dei playoff, in gara unica, domenica 9 maggio.
Evitare una gara da dentro o fuori è sempre un
toccasana.
Il Bari di adesso, però, ai playoff non avrà certo
vita semplice. E non si sbaglia se si sostiene che
il contestato undici di Vivarini (mai sconfitto da
settembre in campionato) era una rosa nettamente più
attrezzata e meglio allenata di quella presente ora nel
capoluogo pugliese. Seppur non entusiasmante nella
sua espressione calcistica, il Bari di Vivarini è arrivato
agevolmente secondo e, sempre agevolmente, ha
raggiunto la finale dei playoff (poi persa per 1-0, ma il
gol annullato ad Antenucci per sospetto fallo di mano
brucia ancora), mostrando carattere, personalità,
attaccamento al risultato e continuità di rendimento.
Proprio l’ultimo fattore, la continuità, è mancata
in questa stagione, fin qui, nefasta. Con il 4-3-1-2,
Vivarini ha sigillato la difesa (soli 18 gol subiti in
tutto l’anno con il tecnico abruzzese), riempito il
centrocampo con qualità e muscoli e dato spazio alla
creatività di Laribi dietro alla capacità di finalizzare
di Antenucci e Simeri. Nei continui esperimenti
effettuati da Auteri e Carrera, invece, la squadra
si è persa ed è rimasta confusa, producendo poco
e concedendo tanto (33 reti subite fin qui). Inoltre,
alcune spiccate individualità sembrano aver perso la
capacità di essere decisive in una categoria che non le
appartiene fino in fondo: Antenucci è irriconoscibile,
12
Di Cesare non riesce a guidare il reparto difensivo e
Maita non può reggere da solo l’impalcatura. Di colpo,
questi tre grandi nomi per la Serie C, non possono
risultare inadatti.
Qualcuno non ha lavorato al meglio sia nella
costruzione della rosa intorno a questi tre cardini
(sono tanti i giocatori pesantemente contestati dalla
tifoseria), sia nella scelta della guida tecnica. Gruppo e
non squadra. Almeno non fino ad ora.
Se ci si affida a ciò che è stato mostrato nelle
trentacinque giornate di campionato, anche il più
fantasioso appassionato di calcio fatica a ipotizzare la
promozione dei biancorossi in Serie B.
Ci vorrebbe una ‘’scossa’’ che smuova emotivamente e
mentalmente la squadra, considerando che è davvero
ristretto il tempo per lavorare sul campo a nuove
soluzioni tattiche. La scossa di cui ha parlato Auteri
nell’ultima conferenza stampa ha smosso i ragazzi, di
sicuro, ma ha portato a una pesante sconfitta contro
la modestissima – ma affamata – Turris. Ce ne vuole
un’altra, e pure in fretta, perché i playoff del girone
iniziano presto.
13
IL RETROSCENA
La Mitropa Cup
il trofeo fantasma
di Giovanni Gaudenzi
Era una copia:
che fine ha fatto?
Del resto, secondo la stima presentata dalla curatela
fallimentare che valutò i beni in possesso della
società all’epoca del fallimento targato Giancaspro,
il valore complessivo dei trofei di proprietà della
società, Mitropa esclusa, non superava i 4.880 euro.
Molto meglio andò, invece, con i marchi aziendali,
valutati 185 mila euro.
La Mitropa Cup è l’unico trofeo internazionale
vinto nella storia dal Bari e sollevato al
cielo nell’ultima notte di calcio al glorioso
“Della Vittoria”, il 21 maggio 1990. I galletti, in una
combattuta finale contro il Genoa, ebbero la meglio
grazie ad un gol di Perrone, messo a segno dopo 11
minuti.
Proprio il centrocampista, passato all’Atalanta di lì a
poco, ha un ricordo nitido di quella che sarebbe stata
la sua ultima partita in biancorosso: “Conservo nel
cuore quella gioia, vissuta con la fascia di capitano al
braccio. La mia rete, la festa a fine gara, il sorriso di
Vincenzo Matarrese. Nemmeno il migliore regista
avrebbe potuto immaginare un finale più bello, per la
mia avventura con questi colori. L’ultimo capitolo di
tre anni stupendi, per me e per il club.”
Di quella competizione europea dalle radici antiche,
nata nel 1927, ben prima della Champions League, si
son perse le tracce nel 1992, quando venne disputata
l’ultima edizione, vinta dagli allora jugoslavi del
Borac Banja Luka.
La squadra vincitrice del torneo veniva annualmente
premiata con la coppa, ritratta in innumerevoli foto
in bianco e nero, ma che ormai da tempo non fa più
parte della bacheca dei galletti. Questo perché, per
volontà degli stessi organizzatori, è sempre esistito
un solo esemplare del trofeo, che ha girovagato per
mezza Europa, per finire infine nella galleria dei
trionfi dei bosniaci.
Le polemiche relative alla presunta sparizione di
cimeli di quel tipo, che, nel nostro Paese, hanno avuto
echi non solo a Bari ma anche, ad esempio, in quel di
Ascoli, riguardano, dunque, tutt’al più delle copie, dal
valore non certo inestimabile. Come quelle che fanno
bella mostra di sé nei musei di Milan e Torino.
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Il sogno dei tifosi, oltre alla speranza
di vedere in futuro risultati diversi
dagli attuali sul campo, resta quello di
riappropriarsi della propria storia e magari
arrivare ad esporre i ricordi in un luogo
fisico stabile, un museo biancorosso. Fu
lo stesso De Laurentiis ad annunciare
l’esistenza di un progetto simile, poco
prima dell’esplosione della pandemia.
Siamo certi che la tifoseria sarebbe
d’accordo.
Quanto sarebbe gradito, agli appassionati,
poter avere accesso ad un museo che
raccontasse le passioni calcistiche di
questa città, magari con la presenza
anche di alcuni simboli tanto cari, come
ad esempio il celebre galletto Pouchain,
quando sarà possibile acquistarlo all’asta.
Ed allora, volendo, in un contesto simile
ci potrà essere anche la famosa coppa
Mitropa. In copia, ovviamente.
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L’UNICO PRECEDENTE
Settembre 1909: finis
col Club Ercole Bisce
Era il 1909. Il Bari, esisteva appena da un anno e
mezzo. La gente iniziava a scoprire la bellezza
del “gioco del pallone”.
I palloni di cuoio sostenuti da camere d’aria
cominciavano a fare bella mostra in qualche negozio
specializzato. Chi poteva comprarli? Nascevano così i
primi gruppi di cooperativa che diventavano i nuclei
delle prime squadre di foot-ball.
Per la prima volta il Bari apriva le iscrizioni agli
allievi. La retta mensile era di 50 centesimi al mese e
la quota di ammissione a socio una lira e cinquanta.
Essere accettati come socio, costituiva un onore!
La prima divisa era di un rosso granata con
pantaloncini bianchi e veniva acquistata dai soci
a proprie spese. Fortunatamente si acquistava a
buon mercato, dato che la stoffa veniva fornita dal
fondatore Floriano Ludwig, titolare del negozio di
tessuti “Nikmann” sito in corso Vittorio Emanuele.
Il debutto del Bari avveniva il giorno dopo l’elezione
del primo presidente del Bari, cioè il 26/4/1908. La
prima partita della nuova squadra fu giocata contro
i marinai inglesi imbarcati su una nave mercantile
fermatasi nel porto.
Era proprio il Bari a segnare per primo con un gol
del centravanti Caroli. Un gol rimasto storico perché
rappresentava il primo della vita del Bari anche se
non in una partita ufficiale. Spetta, dunque, al barese
purosangue Caroli il distintivo di primo cannoniere
del Bari. Purtroppo, il destino di quella partita nata
sotto un buon segno con il primo tempo terminato
per 1-0, vedeva gli inglesi prevalere nella ripresa con
il risultato di 1-2.
Le adesioni alla nuova società sportiva aumentavano
velocemente, coinvolgendo tutti, dagli studenti agli
operai.
Tutto ciò portò alla creazione di ben cinque squadre
distinte per età ed abilità: tutti apprendevano dai
componenti della prima squadra. Non vi era piroscafo
inglese che attraccava al porto di Bari che non avesse la
sua squadra di foot-ball bella e pronta e che questa non
scendesse in azione al campo San Lorenzo.
Le squadre del Bari si cimentavano in partite
amichevoli: in palio, come posta, la solita bottiglietta
(con la Pallina “al collo”) di gassosa che i perdenti,
alla fine dell’incontro, pagavano ai vincitori. La lira,
nell’Italietta del momento, faceva aggio sull’oro.
Il 10 maggio 1908, contro gli inglesi (ufficiali e
macchinisti) del piroscafo “Isis” della Peninsular Line
di Brindisi, il Bari disputava la seconda partita contro
avversari stranieri. Il “Corriere delle Puglie” scriveva:
“La partita è stata brillantissima; il Bari ha opposto con
la sua foga agonistica una magnifica resistenza; però ha
dovuto perdere dinnanzi all’indiscussa superiorità della
squadra inglese per 5-1”.
Appena dopo un anno dalla fondazione della prima
squadra della città, già il fenomeno era in pieno
fermento e la gente era invitata ad assistere al campo
“San Lorenzo” (era il 26 settembre) dove il neonato
Bari affrontava la formazione del “Club Ercole di
Bisceglie”. I biancorossi avevano nettamente la meglio
con il punteggio di 4-0. La foto sbiadita che testimonia
l’incontro rappresenta una pietra miliare nella storia
biancorossa. Questo è praticamente l’unico precedente
ufficiale a Bari fra le due squadre, dato che nella
stagione 2019/20 si disputò soltanto l’incontro sul
campo del Bisceglie (terminato con un’altra netta
affermazione del Bari per 3-0), mentre l’incontro di
ritorno fu annullato a causa della crisi causata dal
Covid-19.
16
ce 4-0
di Francesco Girone
glie
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LA PAROLA AI TIFOSI
Quanta amarezza
e delusione
I playoff?
Una flebile
speranza
di Giosè Monno
“La pesante sconfitta di Torre del Greco,
arrivata dopo alcune imbarazzanti
prestazioni, ha gettato nello sconforto
la tifoseria biancorossa. Una tifoseria che,
pazientemente, aveva aspettato una reazione
da parte dei galletti che, puntualmente, non c’è
stata. A finire subito sul banco degli imputati sono
stati, ovviamente, i calciatori che hanno deluso le
aspettative e che offrono prestazioni da film horror.
I cosiddetti “senatori” latitano e gli unici bagliori
di speranza sono dettati dalla presenza di qualche
frizzante ragazzo proveniente dalla Berretti.
Troppo poco, però, per essere fiduciosi in vista della
bagarre playoff. Le critiche non hanno risparmiato il
presidente Luigi De Laurentiis, la cui credibilità non
è mai stata cosi ai minimi storici. Al presidente si
contesta un troppo forte ma infruttuoso legame con
Napoli e con i suoi dirigenti, oltre alle pessime scelte
fatte in sede di mercato. Il richiamo di Auteri, dopo la
parentesi Carrera, ha spaccato la tifoseria che da una
parte vede pochissima programmazione e dall’altra
apprezza questo tentativo “last-minute” di salvare
la baracca. Al di là di come finirà questa stagione,
serviranno risposte serie e una programmazione
fatta con i giusti criteri per evitare, nuovamente,
di deludere una piazza che negli ultimi anni è stata
troppe volte derubata della possibilità di sognare”.
ANTONIO GENCHI - “TUTTI PAZZI PER LA BARI”
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“Una stagione funestata da ogni tipo di avversità: la
costruzione tardiva di una rosa rivoluzionata per
l’ennesima volta; la corsa vana ad una Ternana che
ha trovato il suo anno di grazia; una controversa
sessione invernale di mercato; esoneri, allenatori
richiamati, condizione fisica deficitaria; finale da
incubo, con la squadra che pare aver staccato la
spina, perdendo posizioni in classifica, dignità,
senso di appartenenza e creando uno spaccato con
i sostenitori biancorossi, culminato nella recente,
vergognosa e censurabile contestazione di una
frangia non meglio definita della tifoseria. Atti che
nulla hanno a che vedere per la verità col tifo e con
lo sport in generale. Da tifosi manteniamo accesa la
flebile fiammella della speranza per l’appendice dei
playoff, per la quale - da osservatori critici e obiettivi
- le possibilità sembrano davvero ridotte al lumicino,
a meno di ribaltoni clamorosi. A prescindere da
come andrà, la stagione attuale, sia da monito alla
società in primis, da insegnamento. Il prossimo anno
va programmato da subito, affidandosi innanzitutto
ad un direttore sportivo che sia uomo di calcio con
le idee chiare e le spalle larghe. Stesse idee chiare
che andranno portate avanti in maniera coerente,
schietta e razionale. Ho sempre sostenuto e continuo
fermamente a credere che le stagioni vincenti
abbiano bisogno che tutte le componenti, tutti i
tasselli, siano al loro posto e lavorino in simbiosi,
rispettando ruoli e spazi reciproci: società, staff
dirigenziale e tecnico, squadra, tifosi, ambiente. E
quest’anno queste componenti sono finite in un
frullatore e ne è venuto fuori un miscuglio indigesto.
Pertanto occorre una riflessione a 360 gradi, perché
errare è umano, ma dagli errori bisogna imparare e
crescere. Tutti”.
DOMENICO LILLO - “PENSIERI BIANCOROSSI”
“Sono tra quelli che la scorsa estate ha fortemente
osteggiato l’arrivo di Gaetano Auteri, non
ritenendolo idoneo né al progetto, né alla piazza.
Il suo curriculum non mi convinceva come la sua
rigidità nell’applicare un 3-4-3 che, per come è
costruita la rosa, non può reggere. La parentesi
Carrera l’avevo accolta con curiosità e intrigo: è
noto come il tecnico ex secondo di Conte non avesse
mai avuto esperienza da prima guida in Italia, men
che meno il contatto con la “particolare” realtà della
Serie C. I risultati con Carrera non sono arrivati e si
sa, i risultati nel calcio determinano le scelte. Giusto
dunque il suo allontanamento, anche perché non
era assolutamente arrivata quella scossa che tutti
noi paventavamo, il gruppo anzi nelle ultime uscite
con lui ha palesato un imbarazzo nell’interpretare
le partite davvero preoccupante. E’ tornato Auteri,
ovvia decisione a questo punto della stagione. Non
mi aspettavo sfracelli, visto come erano andate le
cose nell’ultimo periodo con il tecnico di Floridia al
timone. A Torre del Greco le premesse sembravano
anche promettenti perché la squadra stava provando
ad essere aggressiva, corta e rapida. Poi è arrivata...
la frittata, firmata soprattutto Semenzato ma anche
Frattali. Ed è praticamente finita la partita del Bari. E’
proprio il modo in cui i giocatori sono usciti sconfitti
a preoccupare: molti nel secondo tempo sembravano
giocare una inutile gara di fine stagione. Non so su
cosa possa lavorare Auteri per dare la sveglia: di
certo, credo che gli interrogativi legati all’impiego
degli uomini potrebbe creare ulteriori problemi.
Penso al dualismo Antenucci - Cianci, che non può
essere tale, ma anche alla carenza di centrocampisti
centrali affidabili (il buon vecchio Bianco con tutti i
suoi difetti, quando non c’è si sente) e soprattutto alla
mancanza di quinti buoni per il 3-4-3. Il solo Ciofani,
ma in condizioni ottimali, ha dimostrato di poter
giocare nel modo richiesto (ricordo che ha anche
segnato due gol prima dell’infortunio)”.
MAURO SOLLAZZO - “E I CRETINI CHE CI
CREDONO”... (galletti si, polli no)”
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LA PAROLA AI TIFOSI
“Dopo le ultime cocenti delusioni, legate a prestazioni
a dir poco vergognose dei nostri, lo stato d’animo
è un mix tra sconforto e rassegnazione. C’è la
consapevolezza che solo un miracolo di quelli veri
potrebbe farci andare avanti nei playoff. Si guarda
piuttosto già al futuro con le idee chiare su ciò che
la società dovrebbe correggere, facendo tesoro degli
errori commessi quest’anno.
Fiducia comunque nei De Laurentiis per la
stragrande maggioranza degli iscritti”.
ROBERTO TRAVERSA - “GLI AMICI DELLA BARI”
“La domanda che mi pongo spesso è: come mai un
Bari, partito con buoni propositi nella prima fase
di campionato, sia arrivato a questi livelli? Cosa
è successo ad alcuni calciatori della nostra rosa
che l’anno scorso non avevano fatto poi così male
“finale playoff a parte”? Spero che la società prenda
seri provvedimenti, anche se ahimé siamo a fine
campionato. Nonostante tutto cerco di essere sempre
positivo con la speranza di raggiungere il prima
possibile la serie B”.
ENZO BONNY - “CALCIO OLTRE IL
NOVANTESIMO”
“L’umore rispecchia quello della quasi totalità
della tifoseria barese, quella vera e passionale. La
rassegnazione ha preso il posto della delusione già da
qualche settimana, da quando si è capito che ormai
anche il secondo posto in campionato era sfumato.
Da quando si è capito che questa squadra (la più
brutta mai vista indossare la nostra gloriosa maglia)
non ha ne stimoli, né voglia di giocare per vincere.
E noi questo non lo meritiamo. Una piazza, bella e
allegra come la nostra, con un pubblico che non fa
mai mancare il suo apporto nei momenti importanti,
che ha creato un movimento, unico al mondo per
salvare il calcio in città nel 2014, non può non
essere nell’Olimpo del calcio. Il professor De Palo, il
presidente più amato, prima di morire pronunciò la
famosa frase: “Mi raccomando al Bari”. Chissà cosa
starà pensando ora, vedendo lo scempio di questi
ultimi anni!
È vero, noi siamo anche presuntuosi, siamo quelli
del “tutto e subito”, che guardiamo al piccolo Como,
al Frosinone, al Benevento, al Crotone, al Sassuolo,
alla stellare Atalanta e la domanda che spesso ci
facciamo è: perchè noi no? Cosa abbiamo fatto di
male?” Siamo stanchi soprattutto delle figuracce, di
subire umiliazioni (immeritatamente). A Torre del
Greco è stato toccato il fondo. Basta. E ci rivolgiamo
al presidente: basta, Bari merita rispetto, oggi ancora
più di ieri! Noi vogliamo crederci ancora. Chissà
se ci sarà una fiammella di orgoglio, che spinga la
squadra a dare il meglio nei playoff, anche perché a
livello tecnico noi sappiamo che possono farsi valere.
Ed è questo che fa rabbia Chiediamo comunque
che ci siano chiarezza e verità: sia che si raggiunga
l’obiettivo, sia che si resti in questa categoria.
Vogliamo capire i motivi di questa stagione fin qui
umiliante.
GRUPPO “SALOTTO BIANCOROSSO”
20
Alessio Bonante
Gianni Antonucci
Francesco Berardi
Francesco Girone
Giose’ Monno
Vito Contento
Domenico Brandonisio
Giovanni Gaudenzi
Nicolas Cariglia
21