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Thomas Major - Quaderno 15 - maggio 2021

Nella seconda metà del Settecento l’Inghilterra prese parte al rinnovato interesse per Paestum, l’antica città della Magna Grecia con i suoi maestosi edifici dorici, tanto che parte della storiografia attribuisce alla letteratura inglese la “fortuna” europea del sito. Protagonista è Thomas Major, incisore di Sua Maestà Giorgio III, con il volume “The Ruins of Pæstum” pubblicato a Londra nel 1768, menzionato come il primo studio che ha proposto un’ipotetica ricostruzione degli antichi edifici. Corredato da un ricco materiale illustrativo divenne noto a livello internazionale, rimanendo per molti anni il punto di riferimento per gli studiosi dell’antica colonia greca di Poseidonia.

Nella seconda metà del Settecento l’Inghilterra prese parte al rinnovato interesse per Paestum, l’antica città della Magna Grecia con i suoi maestosi edifici dorici, tanto che parte della storiografia attribuisce alla letteratura inglese la “fortuna” europea del sito. Protagonista è Thomas Major, incisore di Sua Maestà Giorgio III, con il volume “The Ruins of Pæstum” pubblicato a Londra nel 1768, menzionato come il primo studio che ha proposto un’ipotetica ricostruzione degli antichi edifici. Corredato da un ricco materiale illustrativo divenne noto a livello internazionale, rimanendo per molti anni il punto di riferimento per gli studiosi dell’antica colonia greca di Poseidonia.

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<strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong><br />

Le Rovine di Paestum<br />

a Londra<br />

I Quaderni


<strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong>. Le rovine di Paestum a Londra<br />

Costabile Cerone<br />

James Dixwell, tipografo ed editore in St. Martins<br />

Lane, una strada nella città di Westmister a nord del<br />

Tamigi, a gennaio 1768 diede alle stampe su carta<br />

Grand Eagle, piegato nel formato in-quarto (53,3 x<br />

36,4 cm) , il volume “ The Ruins of Paestum, otherwise<br />

Posidonia, in Magna Graecia” ( Le Rovine di Paestum,<br />

altrimenti Poseidonia, in Magna Grecia), pubblicato<br />

da <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (fig. 1), incisore delle venticinque<br />

tavole contenute al suo interno illustrate con<br />

i “capolavori presenti nelle più eminenti collezioni<br />

d'arte d'Inghilterra e di Francia”. Le prime cinque<br />

tavole mostrano alcune vedute generali del luogo<br />

(fig. 9) e della porta orientale (fig. 10,13), seguite dai<br />

tre templi dorici, con piante di rilievo, dettagli architettonici,<br />

vedute esterne ed interne nello stato in rovina<br />

e i prospetti in un immaginario stato di origine.<br />

L'ultima tavola mostra quaranta tra monete e medaglie<br />

rinvenute nel sito archeologico.<br />

L'opera che rappresenta il primo studio in inglese<br />

sull'architettura degli antichi edifici è considerato<br />

dalla storiografia la “ fortuna di Paestum in Europa.<br />

La novità editoriale fu quella di proporre al lettore<br />

non solo il rilievo degli edifici ma anche una loro<br />

ipotetica ricostruzione estetica e storica attraverso<br />

“un'operazione critica di confronto tra le differenti<br />

fonti”.<br />

<strong>Major</strong>, uno dei principali incisori nell'Inghilterra del<br />

XVIII secolo, nato a Soulbury nel 1720 ca., si formò<br />

a Londra con il pittore ed incisore francese Hubert<br />

François Gravelot, insegnante all'Accademia di St<br />

Martin Lane, centro della scena artistica londinese,<br />

antesignana della Royal Academy. Dopo aver trascorso<br />

tre anni a Parigi, seguendo il maestro rientrato<br />

in patria tornò in Inghilterra nel 1748 assicurandosi<br />

un ampio sostegno reale.<br />

La <strong>maggio</strong>r parte dei suoi lavori consistevano in incisioni<br />

di traduzione, ossia in stampe che riproducevano<br />

dipinti, vedute o disegni realizzati da altri artisti,<br />

all'epoca l'unico mezzo per rendere accessibile la<br />

visione di opere d'arte sparse in ogni luogo d'Europa<br />

e principalmente in Italia.<br />

Specializzato nella tecnica incisoria indiretta<br />

dell'acquaforte, era apprezzato per una sapiente manipolazione<br />

delle linee come se avesse inciso le lastre<br />

in rame con un bulino, lo strumento utilizzato per le<br />

incisioni dirette.<br />

Fig. 1. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (Soulbury, 1720 - Londra,<br />

1799)<br />

Autoritratto, 1759<br />

Acquaforte (8,7 x 11,8 cm)<br />

The British Museum, Londra<br />

Fig. 2. Johann Zoffany, RA (1733-1810)<br />

The Academicians of the Royal Academy 1771-72<br />

Olio su tela (147,5 x 101,1 cm)<br />

Royal Collection Trust, Londra<br />

Fig. 3. Stemma di Giorgio III di Hannover<br />

Copertina della copia di The Ruins of Paestum,<br />

otherwise Posidonia, in Magna Graecia conservata<br />

nella collezione dei reali d'Inghilterra<br />

Royal Collection Trust, Londra<br />

2<br />

1 3


Lavorò per Sua Maestà Giorgio II, in qualità di incisore<br />

capo dei sigilli del re, per i suoi figli, Federico,<br />

Principe di Galles e Guglielmo Augusto, duca di Hannover,<br />

e per suo nipote, in seguito Giorgio III che nel<br />

1768 fonderà la Royal Academy of Arts per promuovere<br />

le arti del disegno attraverso l'istruzione e le<br />

esposizioni (fig. 3). <strong>Major</strong> divenne il primo incisore<br />

associato dell'Accademia, aggiungendo al nome la<br />

sigla ARA ( Associate of the Royal Academy).<br />

L'appartenenza come membro era riservata soltanto<br />

agli artisti, distinti con la sigla RA.<br />

Il particolare interesse del re per lo sviluppo<br />

dell'architettura neoclassica, lo stile che in contrapposizione<br />

con il barocco riprendeva ideali ed apparati<br />

formali dell'architettura classica, greca e romana,<br />

soprattutto in quegli anni in cui il Grand Tour segnava<br />

la formazione culturale di nuovi artisti ed architetti<br />

e in generale della classe aristocratica e dell'alta borghesia,<br />

fa supporre che il libro “The Ruins of Paestum”,<br />

conservato presso la Royal Collection, sia<br />

stato acquistato proprio da Giorgio III.<br />

Rilegato in pelle marrone, la copertina è decorata con<br />

il suo stemma reale (fig. 2) circondato dal motto del<br />

Nobilissimo Ordine della Giarrettiera, il più antico<br />

ed elevato ordine cavalleresco del Regno Unito, e da<br />

due emblemi più piccoli per l'Ordine del Cardo e di<br />

San Patrizio.<br />

L'opera appare concepita come un “ sequel” delle<br />

Rovine di Baalbek (Heliopolis) e Palmira<br />

dell'archeologo inglese Robert Wood, volumi che<br />

ebbero un'immediata risonanza internazionale per il<br />

diffuso interesse delle scoperte archeologiche nel<br />

Vicino Oriente, a cui <strong>Major</strong> lavorò come incisore per<br />

le principali vedute disegnate dall'architetto italiano<br />

Giovanni Battista Borra.<br />

Nelle “ Rovine di Paestum” (fig. 4), dove ricopre i<br />

ruoli di incisore ed editore, le varie illustrazioni per le<br />

tavole fuori testo numerate 1-19A-19B-24 (la tavola<br />

XIXB sembra un ultima aggiunta a lavoro concluso),<br />

furono tratte dai dipinti e disegni di diversi autori.<br />

Nelle stampe il suo nome si presenta nel margine inferiore<br />

destro, subito sotto l'immagine, seguito da<br />

sculp., abbreviazione di sculpsit, utilizzata generalmente<br />

per identificare l'incisore di un'opera d'arte<br />

originariamente creata da un altro artista (stesso<br />

significato ha la sigla inc., abbreviazione di incidit).<br />

Nella prefazione del volume ( To the reader) attribuisce<br />

esplicitamente la nascita dell'opera all'iniziativa<br />

di “un gentiluomo inglese, che a Napoli si era procurato<br />

dei magnifici disegni dei tre templi”.<br />

Di queste vedute, che costituiscono la parte principale<br />

dell'opera, non si conosce l'autore ma vengono<br />

attribuite al pittore napoletano Gaetano Magri, ideatore<br />

di altre due illustrazioni presenti nel volume (Ta-<br />

2<br />

Tra i soggetti ritratti nel dipinto si riconosce il pittore Samuel<br />

Wale, seduto al centro con abito scuro, tra gli artisti che parteciparono<br />

all'illustrazione di “The Ruins of Paestum”<br />

3


vole IX e XIXA), disegnate probabilmente durante le<br />

campagne di studio del sito archeologico condotte<br />

dal conte Felice Gazzola tra il 1750 e il 1752. Unitamente<br />

a queste vedute sono presenti alcune viste<br />

riprodotte dai dipinti del pittore modenese Antonio<br />

Joli, di cui due commissionate da Sir James Gray<br />

(fig. 5), ambasciatore britannico nel Regno di Napoli<br />

dal 1753 al 1763 (Tavole I, II e III). Il dipinto della<br />

tavola II, “ Vista dei tre templi presa da est” (fig. 31),<br />

era parte della collezione del Generale George Gray,<br />

suo fratello minore, un ufficiale dell'esercito britannico<br />

con la passione per l'architettura.<br />

Il punto di vista di questa veduta è sud-ovest e non<br />

l'orientamento indicato nel titolo, che come nella<br />

<strong>maggio</strong>r parte dei casi non risulta corretto, indicando<br />

che l'autore delle annotazioni non aveva familiarità<br />

con il sito, come tra l'altro lo stesso <strong>Major</strong> non era<br />

mai stato in visita a Paestum.<br />

Le piante e i dettagli architettonici per l'illustrazione<br />

delle tavole tecniche furono invece fornite<br />

dall'architetto francese Jacques Germain Soufflot<br />

che eseguì i rilevi sul posto nel 1750 “assistendo<br />

generosamente” <strong>Major</strong> nella sua impresa editoriale.<br />

L'inserimento in pianta delle lacune, come le strutture<br />

murarie non più presenti evidenziate in grigio chiaro<br />

rispetto al rilievo, e la rappresentazione della ricostruzione<br />

prospettica dei templi, sembra siano state<br />

eseguite dagli architetti inglesi Robert Mylne, che<br />

conservava alcuni appunti presi nel 1759 durante una<br />

visita a Paestum, e Stephen Riou, autore del volume<br />

“ The grecian orders of architecture” pubblicato nel<br />

1768 con lo stesso editore Dixwell.<br />

Il cartiglio con lo stemma di George Brudenell, duca<br />

di Montagu, marchese di Monthermer, conte di Gardigan<br />

(fig. 6), a cui è dedicato il libro, è firmato dal<br />

pittore inglese Samuel Wale. La particolare enfasi<br />

riservata al duca, ufficiale di corte, responsabile delle<br />

scuderie reali ( Master of Horse) e Governatore del<br />

Castello di Windsor, noto mecenate e collezionista<br />

d'arte fa pensare che sia stato il principale sostenitore<br />

e finanziatore dell'opera (fig. 7). Il suo unico figlio<br />

maschio, il giovane John Brudenell, che qualche<br />

anno prima aveva compiuto un viaggio nel Regno di<br />

Napoli, commissionò ad Antonio Joli una serie di<br />

vedute dei luoghi visitati, tra cui alcune viste di Paestum<br />

come la nota “ Vista da Levante”. La serie di questi<br />

dipinti divisi fra i discendenti, Lord Montagu e<br />

Lord Buccleuch, sono oggi conservati presso le residenze<br />

di Beaulieu e Bowhill House.<br />

<strong>Major</strong>, riconoscendosi obbligato nei confronti di chi<br />

l'aveva gentilmente assistito in questa impresa editoriale,<br />

conclude la prefazione del libro mostrandosi<br />

dispiaciuto per “l'ingiunzione” a cui fu sottoposto di<br />

non pubblicare i loro nomi.<br />

4<br />

5<br />

4


Per le evidenti difficoltà di attribuzione, la paternità<br />

dell'opera è stata discussa a lungo da diversi studiosi<br />

ipotizzando che l'anonimato sia stata una scelta degli<br />

stessi promotori, non pronti in quel momento a sostenere<br />

totalmente il progetto. Robert Wood, nominato<br />

tra i vari sottoscrittori della pubblicazione ed interessato<br />

in prima persona alle “ Ruins of Paestum”,<br />

potrebbe essere stato tra i principali artefici<br />

dell'opera.<br />

Contemporaneamente all'edizione inglese venne pubblicata<br />

dalla stessa stamperia londinese di Dixwell<br />

anche un'edizione in lingua francese, testimoniando<br />

l'elevato interesse della Francia per l'architettura dorica<br />

greca. In questo caso il contributo di Soufflot<br />

sottolineato in prefazione potrebbe essere stato evidenziato<br />

per accontentare questo importante mercato<br />

europeo.<br />

Nel 1781 fu pubblicata anche un'edizione in tedesco<br />

dalla casa editrice Johann Jacob Stahel a Würzburg,<br />

tradotta dallo storico Albrecht Heinrich<br />

Baumgärtner con le illustrazioni riprodotte<br />

dall'incisore Johann Friedrich Volckart.<br />

Fig. 4. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Frontespizio di The Ruins of Paestum, otherwise<br />

Posidonia, in Magna Graecia, edizione James Dixwell,<br />

Londra, 1768<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

Fig. 5. Antonio Joli (1700-1777)<br />

“Stando sotto la porta della città di Paestum”, 1758<br />

Olio su tela (103,5 x 131 cm)<br />

Collezione privata, Londra<br />

Dipinto commissionato da Sir James Gray,<br />

ambasciatore britannico a Napoli dal 1753 al 1763,<br />

presente a Paestum insieme a Joli.<br />

Fig. 6. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Dedica “A Sua Grazia George Duca di Montagu,<br />

Marchese di Monthermer, Conte di Cardigan”<br />

The Ruins of Paestum, otherwise Posidonia, in Magna<br />

Graecia, edizione James Dixwell, Londra, 1768<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

Fig. 7. Sir William Beechey, R.A. (1753-1839)<br />

Ritratto di George Brudenell, duca di Montagu, conte di<br />

Cardigan<br />

Indossa l'uniforme Windsor e il distintivo dell'Ordine<br />

della Giarrettiera<br />

Olio su tela (61,5 x 74 cm)<br />

Collezione privata, Londra<br />

6 7<br />

5


I disegni preparatori<br />

per “The Ruins of Paestum”<br />

La fase che precede la realizzazione delle matrici di<br />

stampa calcografica, con l'incisione delle lastre in<br />

rame, è la preparazione dei disegni esecutivi su carta<br />

che il maestro incisore dovrà trasferire sulla superficie<br />

metallica.<br />

Questi disegni, insieme a qualche variante delle tavole<br />

e alcune stampe di prova con note di revisione, furono<br />

acquistati dal famoso architetto inglese John Soane<br />

nel luglio 1825, ed oggi conservati nel museo londinese<br />

a lui dedicato, il Sir John Soane's Museum, un<br />

archivio di numerosi disegni e una galleria per la sua<br />

collezione d'arte, tra cui dipinti di Hogarth, Turner e<br />

Canaletto.<br />

Le annotazioni trascritte a matita e inchiostro colorato<br />

sulle prime incisioni di prova riguardano correzioni o<br />

aggiunte per le tavole definitive da stampare. Per la<br />

presenza di alcune sigle su qualche nota si è ipotizzata<br />

la presenza nel gruppo di lavoro degli architetti inglesi<br />

Myle e Riou, probabilmente impegnati nella rappresentazione<br />

di alcune tavole tecniche e per la quotatura<br />

dei disegni in diverse scale metriche: in piedi<br />

inglesi (1 feet = 30,48 cm), in palmi napoletani (1<br />

palmo = 26,36 cm) e nell'antica unità di misura francese<br />

espressa in “ pieds de France” (1 pied = 32,50<br />

cm) e del suo multiplo espresso in “ toises”, pari a 6<br />

piedi parigini (1,949 m) (fig. 24,25,26,27,28).<br />

Tra questi disegni sono presenti anche una serie di piccoli<br />

bozzetti per le varie figure, persone e animali,<br />

inserite nella versione definitiva delle vedute. Interessante<br />

è il disegno per la tavola II (fig. 31), una copia a<br />

matita su carta da lucido del dipinto di Joli della collezione<br />

Gray, su cui è riporta una griglia a quadretti che<br />

ci svela il metodo di lavoro di <strong>Major</strong> (fig. 8), comune a<br />

tutti gli artisti classici formati in Accademia. Attraverso<br />

questa griglia, come il pittore poteva trasferire le<br />

linee del disegno direttamente sulla tela, rispettandone<br />

le proporzioni e se necessario ingrandirlo, allo stesso<br />

modo l'incisore poteva trasferirlo, capovolto, direttamente<br />

sulla lastra in rame.<br />

8<br />

9<br />

6<br />

Fig. 8. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Disegno originale per la Tavola II, 1765-1767 ca.<br />

Prospettiva generale da sud-ovest su carta da lucido<br />

quadrettata per il trasferimento del disegno sulla lastra<br />

in rame<br />

Sir John Soane's Museum, Londra


Fig. 9. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola I di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Una vista generale della città in rovina di Paestum<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Da un dipinto di Antonio Joli<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

7


Fig. 10. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola III di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Una veduta nord della città di Paestum, ripresa da sotto<br />

la porta<br />

(In realtà la vista è rivolta ad est)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Da un dipinto di Antonio Joli (Jolli pinx.)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

12<br />

Fig. 11. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Disegno originale n. 3 per la Tavola III, 1765-1767 ca.<br />

(Vista dalla porta di levante, Porta Sirena)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

Fig. 12. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Disegno originale n. 5 per la Tavola V, 1765-1767 ca.<br />

(Una veduta della porta da fuori le mura)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

Fig. 13. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola V di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Una veduta della porta da fuori le mura<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

12<br />

10<br />

11<br />

8


13<br />

9


Fig. 14. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola IX di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista interna del Tempio esastilo periptero, preso da<br />

Sud (Tempio di Nettuno)<br />

(In realtà la vista è presa da ovest)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

Fig. <strong>15</strong>. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Disegno originale n. 8 per la Tavola VII, 1765-1767 ca.<br />

(Tempio di Nettuno visto da ovest)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

Fig. 16. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Incisione di prova V per la Tavola VII, 1765-1767 ca.<br />

(Tempio di Nettuno visto da ovest)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

Fig. 17. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola VII di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista interna del Tempio esastilo periptero, preso da<br />

Sud (Tempio di Nettuno)<br />

(In realtà la vista è presa da ovest)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

<strong>15</strong><br />

14<br />

16<br />

10


17<br />

17<br />

11


Fig. 18. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Disegno originale n. 20 per la Tavola XVI, 1765-1767<br />

ca.<br />

(Tempio di Cerere visto da est)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

Fig. 19. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Incisione di prova XI per la Tavola XIV, 1765-1767 ca.<br />

(Tempio di Cerere visto da ovest)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

18<br />

19<br />

12


Fig. 20. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola XVI di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista interna del Tempio esastilo periptero, preso dal<br />

Nord (Tempio di Cerere)<br />

(In realtà la vista è presa da est)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

20<br />

13


Fig. 21. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Disegno originale n. 25 per la Tavola XIXA, 1765-1767<br />

ca.<br />

(Tempio di Hera o Basilica visto da est)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

Fig. 22. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola XIXB di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista del Tempio pseudodiptero o Basilica, preso da<br />

nord-ovest (Tempio di Hera)<br />

(In realtà la vista è presa da nord-est)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

21<br />

22<br />

14


Fig. 23. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola XIXA di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista del Tempio pseudodiptero o Basilica, preso dal<br />

Nord (Tempio di Hera)<br />

(In realtà la vista è presa da est)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Disegno di Gaetano Magri<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

23<br />

<strong>15</strong>


24<br />

28<br />

25<br />

26<br />

27<br />

<strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Fig. 24. Disegno originale n. 11 per la Tavola X, 1765-<br />

1767 ca.<br />

(Prospetto ricostruito del Tempio di Nettuno)<br />

Fig. 25. Disegno originale n. 12 per la Tavola XI, 1765-<br />

1767 ca.<br />

(Sezione del Tempio di Nettuno)<br />

Fig. 26. Disegno originale n. 21 per la Tavola XVII,<br />

1765-1767 ca.<br />

(Prospetto ricostruito del Tempio di Cerere)<br />

Fig. 27. Disegno originale n. 29 per la Tavola XXII,<br />

1765-1767 ca.<br />

(Prospetto ricostruito della Basilica - Tempio di Hera)<br />

Fig. 28. Disegno originale n. 24 per la Tavola XVIII,<br />

1765-1767 ca.<br />

(Pianta della Basilica - Tempio di Hera)<br />

Sir John Soane's Museum, Londra<br />

16<br />

Fig. 29. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola XXIII di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Particolari architettonici con misure del tempio esastilo<br />

periptero (La Basilica)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma


29<br />

17


18<br />

30


31<br />

Fig. 31. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola II di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista dei tre Templi, presi da Est<br />

(In realtà la vista è presa da sud)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Da un dipinto di Antonio Joli (Jolli pinx.)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

<strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong>, engraver to His Majesty (1720 - 1799), The<br />

Ruins of Pæstum, otherwise Posidonia, in Magna Græcia, (Le<br />

rovine di Paestum o di Poseidonia, in Magna Grecia), Printed by<br />

James Dixwell, London, 1768<br />

Sidney Lee, <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong>, in Dictionary of national biography,<br />

Vol. 35, Smith, Elder, & Co, London, 1893<br />

Eileen Harris, Nicholas Savage, British architectural books and<br />

writers, <strong>15</strong>56-1785, Cambridge University Press, 1990<br />

Joselita Raspi Serra, Paestum idea e immagine: antologia di testi<br />

critici e di immagini di Paestum 1750 - 1836, Panini Editore,<br />

Modena, 1990<br />

John Ingamells, Brinsley Ford, A Dictionary of British and Irish<br />

Travellers in Italy, 1701-1800, Compiled from the Brinsley Ford<br />

Archive, Yale University Press, London, 1997<br />

Fig. 30. <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799)<br />

Tavola XXI di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista interna del tempio esastilo periptero o Basilica,<br />

presa da nord<br />

(In realtà la vista è presa da est)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

Robin Middleton, <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-1799), in The Mark J.<br />

Millard Architectural collection, Volume II, National Gallery of<br />

Art, Washington, 1998<br />

Timothy Clayton, Anita McConnell, <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720-99),<br />

in Oxford Dictionary of National Biography, Oxford University<br />

Press, 2008<br />

Sigrid de Jong, Rediscovering architecture: Paestum in<br />

eighteenth-century architectural experience and theory, Yale<br />

University Press, 20<strong>15</strong><br />

19


Nella seconda metà del Settecento l'Inghilterra prese<br />

parte al rinnovato interesse per Paestum, l'antica<br />

città della Magna Grecia con i suoi maestosi edifici<br />

dorici, tanto che parte della storiografia attribuisce<br />

alla letteratura inglese la “fortuna” europea del<br />

sito. Protagonista è <strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong>, incisore di Sua<br />

Maestà Giorgio III, con il volume “The Ruins of Paestum”<br />

pubblicato a Londra nel 1768, menzionato<br />

come il primo studio che ha proposto un'ipotetica<br />

ricostruzione degli antichi edifici. Corredato da un<br />

ricco materiale illustrativo divenne noto a livello<br />

internazionale, rimanendo per molti anni il punto di<br />

riferimento per gli studiosi dell'antica colonia greca<br />

di Poseidonia.<br />

Immagine di copertina<br />

<strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong> (1720 - 1799)<br />

Tavola VII di The Ruins of Paestum, 1768<br />

Vista del Tempio esastilo periptero (Tempio di Nettuno)<br />

Acquaforte (foglio 53,3 x 36,4 cm)<br />

Biblioteca Hertziana, Roma<br />

collana<br />

I Quaderni dell’Arte<br />

a cura di Costabile Cerone<br />

<strong>Quaderno</strong> <strong>15</strong> - <strong>maggio</strong> <strong>2021</strong><br />

<strong>Thomas</strong> <strong>Major</strong><br />

Le Rovine di Paestum a Londra<br />

Copyright: © <strong>2021</strong> PAESTUMinARTE<br />

Questo è un articolo ad accesso aperto distribuito secondo i termini della Creative Commons<br />

Licenza 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

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