23.12.2012 Views

IL RICHIAMO DELLA MONTAGNA - BLS

IL RICHIAMO DELLA MONTAGNA - BLS

IL RICHIAMO DELLA MONTAGNA - BLS

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano - Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue<br />

Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige<br />

L U G L I O / A G O S T O / S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

<strong>IL</strong> <strong>RICHIAMO</strong><br />

<strong>DELLA</strong> <strong>MONTAGNA</strong><br />

Fascino, rischio, business, cinema: signori, le cime dell’ Alto Adige


350<br />

vette oltre i 3.000 metri con un proprio nome<br />

si stagliano nel cielo dell’Alto Adige<br />

» in Austria si contano 973 montagne oltre i 3.000 metri.<br />

(Fonti: Hanspaul Menara / www.dreitausender.at)


L’Alto Adige può puntare in alto<br />

Le montagne. Per alcuni sono sublimi, maestose e regalano un senso di protezione;<br />

per altri invece sono soffocanti, minacciose, aspre. La gente dell’Alto Adige ha<br />

imparato da sempre a convivere con questa alternanza di altitudini, pendenze e<br />

pianure. Ha dovuto sviluppare delle abilità che altrove non sono necessarie. Abilità<br />

come il trasporto manovrato di cose e persone dall’alto in basso e viceversa,<br />

l’abilità di strappare qualcosa anche alla terra più povera, di cucinare piatti sostanziosi<br />

con pochi semplici ingredienti, di sfruttare l’acqua e di adattarsi a condizioni<br />

atmosferiche spesso molto dure.<br />

Chi vive sulle montagne non solo vive con loro, ma vive anche di loro. Basti pensare<br />

al turismo, che ogni anno porta in Alto Adige quasi 6 milioni di ospiti. Ma non<br />

solo. La competenza alpina dell’Alto Adige è stata messa a frutto dalle aziende altoatesine<br />

che costruiscono funivie, macchine battipista e impianti di innevamento,<br />

alcune delle quali sono diventate leader mondiali nei rispettivi mercati. Noi<br />

siamo bravi nel realizzare costruzioni solide e sicure anche sul ripido. La conformazione<br />

montuosa del territorio conferisce ai corsi d’acqua un potenziale energetico<br />

particolarmente elevato, che da parecchi decenni viene sfruttato dalle centrali<br />

idroelettriche.<br />

Gli studi lo dicono chiaramente: nel 2050 le persone che abitano in città saranno<br />

più di quelle che vivono in campagna. La conseguenza? Una sempre maggiore ricerca<br />

di natura e delle conoscenze possedute dalla gente che in quella natura ci<br />

vive. Cosa rappresenta questo per l’Alto Adige? Una grande opportunità, se saremo<br />

bravi a consolidare e far conoscere i nostri punti di forza. Già oggi gli alpinisti<br />

britannici definiscono le Alpi il “Playground of Europe”. Un corretto sviluppo di<br />

questo territorio unico, circondato dalle montagne ma dall’inconfondibile accento<br />

mediterraneo: ecco il nostro impegno per il futuro.<br />

Christoph Engl, direttore di SMG<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 3


www.cursiva.it<br />

LUNGA NOTTE<br />

<strong>DELLA</strong> RICERCA<br />

28.09.2012<br />

NUOVE ENERGIE<br />

27.-29.09.12<br />

Stiftung für Forschung und Innovation<br />

Fondazione per la Ricerca Scienti�ca e l’Innovazione<br />

Sotto il<br />

patrocinio di<br />

AUTONOME PROVINZ<br />

BOZEN - SÜDTIROL<br />

Abteilung für Innovation<br />

PROVINCIA AUTONOMA<br />

DI BOLZANO - ALTO ADIGE<br />

Ripartizione Innovazione


COPERTINA: Montagna & alpinismo<br />

8 Tra terra e cielo<br />

La cultura altoatesina della montagna e le competenze<br />

che fanno comodo all’economia.<br />

14 L’abbigliamento di ieri e di oggi<br />

I capi diventano sempre più sottili e leggeri.<br />

16 Il richiamo della montagna<br />

Lo scalatore estremo Simon Gietl parla del<br />

fascino della montagna e delle proprie paure.<br />

18 Il coraggio di andare in montagna<br />

Palestre di roccia prese d’assalto. Tecnica e sicurezza<br />

sono gli imperativi: ma l’emozione dov’è finita?<br />

20 Stregati dalle montagne<br />

Ritratti di persone che hanno scelto di vivere<br />

in Alto Adige. Innamorati delle montagne.<br />

24 Emozioni sul grande schermo<br />

La montagna è un set cinematografico ideale.<br />

Da Alfred Hitchcock a Terence Hill.<br />

Sommario<br />

<strong>BLS</strong> – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano<br />

EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano<br />

SMG – Alto Adige Marketing Scpa, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano<br />

TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano<br />

MARKETING<br />

26 Lavorare nella terra delle vacanze<br />

L’Alto Adige cerca di attirare personale qualificato<br />

dall’estero. Ecco come conta di riuscirci.<br />

28 Alpitecture, il mondo in rete<br />

La piattaforma alpitecture agevola il trasferimento di<br />

conoscenze facendo incontrare tecnologia ed architettura.<br />

32 Bagno, che passione<br />

I bagni a base di fieno, acque minerali e pino mugo<br />

ampliano l’offerta alberghiera legata al wellness.<br />

34 L’importanza di una buona collaborazione<br />

Lo sviluppo di prodotto strategico è di importanza<br />

vitale per la sopravvivenza di una destinazione.<br />

Rubriche<br />

6 MA<strong>IL</strong>BOX<br />

7 MADE IN ALTO ADIGE<br />

22 UNO SGUARDO OLTRE I CONFINI<br />

25 L’OPINIONE<br />

30 MENTI<br />

36 NELL’OCCHIO DEI MEDIA<br />

38 MERCATO<br />

Direttore responsabile: Reinhold Marsoner | Caporedattore: Barbara Prugger | Redazione: Maria C. De Paoli, Bettina König, Eva Pichler, Barbara Platzer,<br />

Cäcilia Seehauser, Gabriela Zeitler Plattner | Coordinamento: Ruth Torggler | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: Lukas Nagler | Design Consult: Arne Kluge<br />

Fotografie: Frieder Blickle, Ivo Corrà, Alex Filz, iStockfoto, Max Lautenschläger, Marco Marrè – Studio 29 | Illustrazioni: Paolo D’Altan | Prestampa: typoplus,<br />

via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail<br />

con il proprio indirizzo a m@suedtirol.info | Registrazione presso il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 5


M A I L B OX<br />

Ogni due anni gli alpeggi di Malga Fanes a Valles ospitano la Festa del latte<br />

VIVA L’ORO BIANCO<br />

Festa del latte Alto Adige 2012<br />

EXPORT. Il territorio alpino e prealpino<br />

dell’Alto Adige offre le migliori condizioni<br />

per la produzione di latte e latticini di<br />

alta qualità. L’oro bianco delle Alpi viene<br />

prodotto quotidianamente da 6.000 contadini<br />

in oltre 1.500 malghe, dai prati rigogliosi<br />

e all’aria sana di montagna. Una<br />

volta all’anno questa nobile materia prima<br />

viene degnamente festeggiata: nel<br />

2012, dal 25 al 26 agosto, toccherà ancora<br />

agli alpeggi soleggiati di Malga Fanes<br />

a Valles, presso Rio Pusteria, offrire divertimento,<br />

gastronomia e soprattutto<br />

tante utili informazioni su questo prezioso<br />

prodotto di qualità dell’Alto Adige.<br />

La Festa del latte Alto Adige 2012 propone<br />

due interessanti giornate all’insegna<br />

del latte per tutta la famiglia.<br />

www.festadellatte.it<br />

VIETATO NON TOCCARE<br />

Innovation Festival Bozen 2012<br />

INNOVATION. L’Alto Adige non è solo<br />

montagne e speck, e la dimostrazione<br />

sarà fornita dal 27 al 29 settembre quando,<br />

in occasione dell’Innovation Festival<br />

Bolzano-Bozen, il capoluogo sarà affollato<br />

da grandi personaggi del mondo<br />

dell’innovazione. I visitatori sono attesi<br />

da un programma interattivo dedicato<br />

alle “nuove energie”, che si snoderà attorno<br />

a piazza Walther. Tra le tante cose<br />

si discuterà anche delle nuove forme di<br />

produzione di energia e dei nuovi modelli<br />

di business. Nell’ambito del Festival la<br />

6 M | J U L I , A U G US T, S E P T E M B E R 2 0 1 2<br />

<strong>BLS</strong> organizza un simposio sul tema della<br />

location economica, in cui si dibatterà<br />

su come creare un polo economico di<br />

successo, quali requisiti deve avere e che<br />

genere di location per l’innovazione dovrebbe<br />

diventare l’Alto Adige. Il 28 settembre<br />

ritorna inoltre la “Lunga notte<br />

della ricerca”, durante la quale come<br />

sempre si apriranno le porte degli istituti<br />

di ricerca e delle officine del pensiero<br />

di Bolzano. Dappertutto il motto sarà lo<br />

stesso: “Vietato non toccare”.<br />

www.innovationfestival.bz.it<br />

METTERSI IN RETE ON LINE<br />

Ancora più service per il portale <strong>BLS</strong><br />

SERVICE. La più grande banca dati di<br />

aree e immobili liberi dell’Alto Adige<br />

rappresenta già dal maggio del 2010 un<br />

punto di riferimento affidabile per chi<br />

cerca un immobile commerciale sul territorio.<br />

Chi entra nel sito può visionare<br />

in maniera semplice e gratuita tutti<br />

gli immobili disponibili e trovare<br />

l’area più adatta alle proprie esigenze.<br />

Recentemente il portale<br />

della <strong>BLS</strong> è stato sottoposto a restyling,<br />

diventando ancora più facile<br />

da utilizzare: attraverso la homepage<br />

si accede ad un modulo di<br />

ricerca avanzata, in cui l’interessato<br />

inserisce i criteri desiderati e viene<br />

quindi indirizzato agli immobili<br />

rispondenti alle sue richieste. La situazione<br />

reale del mercato degli immobili<br />

commerciali è garantita dalla stretta collaborazione<br />

con le imprese edili e gli<br />

agenti immobiliari. Attualmente sul<br />

portale sono presenti più di 250 immobili,<br />

per una superficie complessiva di quasi<br />

910.000 metri quadri.<br />

www.bls.info/portale-immobili<br />

PARTECIPARE È DI MODA<br />

Due convegni a Fiera Hotel 2012<br />

MARKETING. In collaborazione con Fiera<br />

Bolzano, HGV e HGJ, Alto Adige Marketing<br />

(SMG) organizza due convegni<br />

nell’ambito di Fiera Hotel 2012, che si<br />

svolgerà dal 22 al 25 ottobre prossimi.<br />

Nel corso del “Social Media Forum 2012:<br />

la rivoluzione continua” si parlerà di web<br />

marketing, mentre il convegno “Cultura<br />

– Paesaggio – Edilizia” sarà incentrato sul<br />

tema dell’architettura. L’architetto svizzero<br />

Gion A. Caminada parlerà dell’importanza<br />

della location, dell’atmosfera e<br />

del corretto utilizzo di materiali locali<br />

nell’architettura. La giornalista italiana<br />

Mafe de Baggis racconterà la propria<br />

esperienza di blogger, fornendo utili<br />

consigli per navigare in rete. Pur trattando<br />

i due convegni tematiche estremamente<br />

diverse, c’è però un trend che li<br />

accomuna e si chiama partecipazione, la<br />

parolina magica destinata a ricoprire un<br />

ruolo sempre più importante in entrambi<br />

i settori. E per l’Alto Adige una sapiente<br />

architettura del paesaggio ed un giusto<br />

approccio con il web 2.0 rappresentano<br />

altrettanto fattori di successo.<br />

www.smg.bz.it/it/fierahotel<br />

(gzp)<br />

Comunicazione 2012:<br />

ben collegati e soprattutti veloci


L A S C H E DA<br />

M A D E I N A LTO A D I G E<br />

Oggetto: sculture in legno<br />

Scultore ............................................................... Aron Demetz, Ortisei<br />

Particolarità ...................................... originale lavorazione del legno<br />

Soggetto ........................................................L’uomo e la sua caducità<br />

Anche il legno ha un’anima: attraverso le sue opere, il giovane<br />

scultore gardenese Aron Demetz dimostra che il legno non è<br />

solo un materiale per opere di arte sacra, ma può fare molto<br />

di più: persino infondere il soffio vitale. Il giovane artista ha<br />

riscosso notevole successo con le sue sculture in resina, presentate<br />

alla 53 a Biennale di Venezia. Nella scorsa primavera invece<br />

altre opere che esprimono la vitalità del legno sono state<br />

esposte a New York. Aron Demetz lavora ormai da anni con<br />

materiali naturali, aggiungendo resine come segno di guarigione<br />

e funghi come simbolo di malattia. In primo piano c’è sempre<br />

la figura umana, alla prese via via con la vita, la speranza,<br />

la decadenza e il rinnovamento.<br />

www.arondemetz.it


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | Tra terra e cielo<br />

8 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2


TRA TERRA<br />

E CIELO<br />

“La montagna ha costretto chi ci vive a sviluppare una propria cultura”,<br />

afferma Reinhold Messner. Una cultura e anche delle competenze<br />

montane che ancora oggi vengono sfruttate dall’economia.<br />

Testi: Maria Cristina De Paoli<br />

Illustrazioni: Paolo D’Altan<br />

Puntuale come ogni mattina,<br />

alle 8 il latte appena munto del<br />

maso Gfallhof è li che aspetta<br />

sulla strada provinciale della<br />

Val Senales. Estate e inverno, sette giorni<br />

su sette. “Una volta – racconta il contadino<br />

Albert Gamper – dovevamo portarlo<br />

già alle 6 perché il camion del latte lo ritirava<br />

all’andata, mentre oggi lo carica al<br />

ritorno”. I bidoncini del latte hanno<br />

quindi dovuto spostarsi dall’altra parte<br />

della strada, e anche le teleferiche per il<br />

trasporto merci hanno dovuto essere<br />

prolungate di qualche metro. “Questa<br />

l’ha costruita mio padre a metà degli<br />

anni ’50. All’epoca viaggiava a gasolio,<br />

oggi va a corrente”, racconta Gamper.<br />

Senza questo impianto sarebbe praticamente<br />

impossibile produrre latte in questo<br />

maso risalente a 700 anni fa, che<br />

come un nido d’aquila domina Madonna<br />

di Senales dall’alto dei suoi 1.840 metri<br />

di quota.<br />

“Per arrivare qui c’è solo una ripida<br />

strada forestale, che in inverno spesso<br />

viene chiusa per pericolo di valanghe”,<br />

informa Albert Gamper. Per tanti anni la<br />

teleferica ha rappresentato l’unica possibilità<br />

per portare ogni giorno il latte<br />

fresco a valle. Nel frattempo la famiglia<br />

Gamper si è costruita anche una piccola<br />

funivia che può trasportare persone,<br />

“così i nostri figli possono andare a scuo-<br />

la o al lavoro. Ma è utile anche per il veterinario<br />

in caso di emergenza”. Albert<br />

Gamper comunque ricorda ancora bene<br />

i tempi del motore a gasolio. “A quei tempi<br />

le teleferiche avevano bisogno di un<br />

contrappeso. Da una parte si caricava letame<br />

o legno, dall’altra si faceva il pieno<br />

di acqua e via...”.<br />

Sfruttare le competenze<br />

Con 24 sostegni in linea ed una portata<br />

massima di 3.200 persone all’ora, con<br />

gondole da 10 posti e sedili in pelle riscaldati,<br />

la nuova funivia Ried collega la<br />

stazione ferroviaria di Perca con la cima<br />

di Plan de Corones. Dalla stagione invernale<br />

2011-2012 il futuristico progetto,<br />

fortemente voluto dalla società di gestione<br />

degli impianti sciistici Kronplatz AG,<br />

permette agli sciatori di scendere dal treno<br />

e salire direttamente a bordo della<br />

funivia.<br />

L’impianto è stato realizzato dalla<br />

Leitner ropeways. Quando nel 1888 Gabriel<br />

Leitner, il fondatore della famosa<br />

azienda, aprì la sua officina a Vipiteno, il<br />

meccanico qualificato costruiva macchine<br />

agricole e turbine ma anche quelle<br />

teleferiche che all’epoca era facile trovare<br />

sia al Gfallhof che in tanti altri masi di<br />

alta montagna dell’Alto Adige. Un secolo<br />

e 24 anni dopo, la Leitner spa è di- »<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 9


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | Tra terra e cielo<br />

ventata una delle aziende leader nel<br />

mondo nel campo della tecnica funiviaria.<br />

“Non è affatto un caso che i due player<br />

più importanti in questo settore, Leitner<br />

e Doppelmayr, si trovino rispettivamente<br />

in Alto Adige e nel Vorarlberg”:<br />

risponde così, Maurizio Todesco del<br />

Gruppo Leitner, alla domanda di quanto<br />

sia importante per un’azienda del settore<br />

la location e la vicinanza alle montagne.<br />

“Negli anni del Dopoguerra Leitner<br />

ha anche goduto dello sviluppo del turismo<br />

alpino”. Il primo skilift della Leitner<br />

fu costruito nel 1947 a Corvara; da allora<br />

l’azienda di Vipiteno si è specializzata<br />

anche in altri ambiti ed in futuro si prevedono<br />

grandi sviluppi nei contesti urbani,<br />

anche se il fatturato legato agli impianti<br />

a fune di montagna rappresenta<br />

ancora oggi l’80% dell’intero giro d’affari,<br />

dice Todesco.<br />

Sulla stessa lunghezza d’onda è Patrizia<br />

Pircher della TechnoAlpin di Bolzano.<br />

L’azienda leader nel settore delle<br />

tecniche di innevamento, fondata nel<br />

1990, grazie ai suoi 300 collaboratori nel<br />

2011 ha fatturato la bellezza di 100 milioni<br />

di euro. TechnoAlpin ha una rete mondiale<br />

di 25 tra filiali e partner commerciali,<br />

anche se “la produzione avviene<br />

solo in Alto Adige”, informa Pircher.<br />

Questo perché se un bravo ingegnere si<br />

trova dappertutto, molto meno semplice<br />

è trovarne qualcuno che ne capisca anche<br />

di montagne. “Senza il personale<br />

locale e la vicinanza ai mercati principali,<br />

TechnoAlpin non esisterebbe neanche<br />

in questa forma”. Da parecchi anni<br />

ormai l’azienda bolzanina coopera con<br />

alcuni comprensori sciistici: “Sono stati<br />

i nostri primi clienti e da loro abbiamo<br />

l’opportunità di testare i nostri nuovi<br />

1 0 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

prodotti”, spiega Patrizia Pircher.<br />

In Alto Adige c’è una cosa che sulle montagne<br />

non viene solo “testata”, bensì prodotta:<br />

il latte. L’oro bianco è ancora oggi<br />

la prima fonte di reddito per molti masi<br />

di montagna. In Alto Adige ci sono circa<br />

6.000 contadini e 75.000 mucche, che<br />

ogni anno producono più di 360.000 chili<br />

di latte. “Col tempo la produzione del<br />

latte si è man mano spostata dalle valli<br />

alle montagne”, dice Annemarie Kaser,<br />

direttrice della Federazione Latterie Alto<br />

Adige. “Il fatto che il nostro latte provenga<br />

quasi esclusivamente da masi che si<br />

trovano a più di 1.000 metri di quota, rappresenta<br />

un indiscutibile vantaggio in<br />

termini di qualità, che viene sempre sottolineato<br />

nella comunicazione”.<br />

La montagna e lo spirito<br />

Tutte le culture del mondo, per quanto<br />

possano essere diverse l’una dalle altre,<br />

hanno in comune il rispetto di fronte<br />

all’immensità della Creazione. E in questo<br />

contesto le montagne ricoprono un<br />

ruolo del tutto particolare. Gli aborigeni<br />

australiani, ad esempio, per decenni<br />

hanno combattuto per avere il controllo<br />

esclusivo di Ayers Rock, il monolite roccioso<br />

che si trova proprio al centro del<br />

continente ed è venerato dagli indigeni.<br />

Per oltre un miliardo di buddisti e induisti<br />

sparsi per il mondo, invece, il centro<br />

dell’universo si trova sul monte Kailash,<br />

nel Tibet occidentale. I credenti ritengono<br />

che un pellegrinaggio attorno alla<br />

montagna cancelli tutti i peccati, laddove<br />

i buddisti lo compiono in senso orario<br />

e gli induisti nell’altra direzione.<br />

“In questo momento sto proprio scrivendo<br />

un libro sulle montagne sacre”, rivela


il grande scalatore Reinhold Messner.<br />

“Negli ultimi 10 anni ho girato il mondo<br />

visitando quelle più importanti, scalandole<br />

quando mi veniva consentito. Ma<br />

non era questa la cosa che mi interessava<br />

di più: ho voluto invece capire come mai<br />

da generazioni l’uomo ritiene sacre queste<br />

montagne”.<br />

La venerazione delle montagne è<br />

molto diffusa anche nelle nostre culture<br />

occidentali. Gli antichi Greci credevano<br />

che i loro dei abitassero sul Monte Olimpo.<br />

Mosè dovette salire sul monte Sinai<br />

per ricevere da Dio i dieci comandamenti,<br />

e Gesù trascorse la sua ultima notte<br />

sul Monte degli Ulivi. A questa tendenza<br />

non fanno eccezione le Alpi. Molte delle<br />

graziose chiese e cappelle che si vedono<br />

ancora oggi su colli e altipiani sono state<br />

erette al posto di templi pagani, che a<br />

loro volta erano stati costruiti sopra luoghi<br />

di culto retici. Anche le innumerevoli<br />

saghe dolomitiche conferiscono ai<br />

“Monti pallidi” un alone al contempo mistico<br />

e magico, raccontando di streghe<br />

vendicative e ometti dispettosi, di re degli<br />

gnomi e anime perse.<br />

“Le saghe rappresentano il tentativo<br />

di spiegare determinati fatti e fenomeni<br />

,nonché esorcizzare la paura delle montagne”,<br />

spiega la bolzanina Brunamaria<br />

Dal Lago Veneri, ricercatrice di saghe e<br />

pubblicista. In passato la vita in montagna<br />

era sinonimo, soprattutto nei mesi<br />

invernali, di fame e povertà, per cui le<br />

montagne erano al contempo una benedizione<br />

ma anche un flagello. Basti pensare<br />

all’acqua, preziosa fonte di vita che<br />

però in un attimo poteva trasformarsi in<br />

portatrice di morte. E ancora alluvioni,<br />

frane e valanghe che cancellavano raccolti<br />

e vite umane.<br />

Una cultura della montagna<br />

“Le dure condizioni di vita nelle montagne<br />

hanno costretto gli uomini a sviluppare<br />

una propria cultura”, dice Reinhold<br />

Messner. “Lassù la gente è stata abituata<br />

ad arrangiarsi da sola molto più a lungo<br />

che nelle città. La loro esistenza dipendeva<br />

totalmente da loro stessi”.<br />

Non importa se in Tibet si allevano yak e<br />

in Alto Adige capre, pecore o vitelli, oppure<br />

che qui si coltiva la patata e là si pianta<br />

il miglio: la cultura montanara è simile<br />

in tutto il mondo. “Ovunque si trovi,<br />

l’uomo ha elaborato gli stessi metodi per<br />

fare il burro o per lavorare la terra”. Queste<br />

analogie si ritrovano facilmente<br />

nell’ultimo dei cinque Messner Mountain<br />

Museum, il Ripa di Brunico.<br />

“Qui non faccio altro che raccontare le<br />

diverse culture della montagna, consentendo<br />

ai visitatori di guardare dentro le<br />

case dei montanari. A me – spiega Messner<br />

– interessa l’uomo che vive e sopravvive<br />

sulle montagne, almeno nella stessa<br />

misura dell’alpinista che le montagne le<br />

scala”. Tenendo comunque conto che la<br />

cultura montana ha alle spalle 10.000<br />

anni di sviluppo, mentre il moderno alpinismo<br />

ha sì e no 250 anni di storia, in<br />

quanto la conquista delle grandi vette<br />

risale appena alla fine del 18° secolo. I<br />

primi a seguire il loro richiamo furono<br />

francesi e inglesi. Le loro imprese epiche,<br />

amplificate dai resoconti entusiastici<br />

della stampa, fecero muovere i primi<br />

passi al turismo alpino. Anche in Alto<br />

Adige, dove il rapido sviluppo è da attribuire<br />

in gran parte al fiuto ed allo spirito<br />

pioneristico di alcuni albergatori, guide<br />

alpine e scalatori entrati nella leggenda.<br />

Un nome su tutti: Emma Hellensteiner.<br />

L’albergatrice di Villabassa intuì subito<br />

le ricadute positive che il nascente alpinismo<br />

poteva avere sul turismo.<br />

“Nel 1869 Emma fu il primo socio<br />

donna del DAV (Deutscher Alpenverein<br />

– il Club Alpino tedesco)”, si può leggere<br />

sul sito dell’archivio storico del Lago di<br />

Braies. Villabassa tra l’altro era l’unico<br />

piccolo centro nell’area germanofona a<br />

figurare, accanto a metropoli come Berlino<br />

e Monaco di Baviera, tra le sezioni<br />

co-fondatrici del DAV.<br />

No alle imitazioni<br />

A 150 anni di distanza, il turismo genera<br />

il 12,4% del valore aggiunto lordo dell’Alto<br />

Adige (fonte: Astat, dati 2008), laddove<br />

le montagne e l’enorme offerta ad esse<br />

collegata rappresentano la calamita<br />

principale per il turista. “Basta fare un<br />

giro nelle Dolomiti in agosto per rendersi<br />

conto di come il turismo di montagna<br />

sia diventato un fenomeno di massa”, afferma<br />

Monika Niederstätter, ex campionessa<br />

di atletica leggera ed oggi psicologa<br />

dello sport. Stesso discorso con gli<br />

sciatori e gli scialpinisti nei mesi invernali.<br />

A questo proposito Niederstät- »<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 1


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | Tra terra e cielo<br />

ter critica la tendenza di molti a intraprendere<br />

escursioni sempre più impegnative<br />

e rischiose (vedi box a pagina 19).<br />

La montagna non ha regole,<br />

ma rischi<br />

“Chi oggi finisce sotto una valanga evidentemente<br />

non sa che la neve è sottoposta<br />

alla forza di gravità e quindi prima o<br />

poi viene giù dalle montagne. È una legge<br />

della natura”, chiosa Reinhold Messner.<br />

“Invece chi precipita è qualcuno<br />

che crede che la montagna sia sicura<br />

come una palestra di roccia”.<br />

Le palestre di arrampicata sono eccezionali.<br />

Però sono pur sempre infrastrutture<br />

con delle regole ben definite ed un<br />

responsabile per la sicurezza: “Là posso<br />

salire quando voglio e anche cadere giù”.<br />

Insomma, non ci si può fare molto male<br />

e in più è divertente. “La natura però non<br />

è divertente. In montagna posso arrampicarmi<br />

come voglio, senza regole e senza<br />

rispettare il “codice della strada”. Il<br />

problema però è che non mi posso permettere<br />

di sbagliare, e da alpinista devo<br />

prendermi in toto la responsabilità. Una<br />

volta questo si dava per scontato. Oggi<br />

non è più così”.<br />

E S P O R T I A M O S I C U R E Z Z A :<br />

S O C C O R S O A L P I N O A LT O A D I G E<br />

A febbraio una nostra delegazione è stata a Pechino, per poi andare<br />

in Corea del Sud; a marzo sono venuti da noi per informarsi alcuni<br />

esperti statunitensi e in aprile è sbarcata a Bolzano una delegazione<br />

proveniente dall’America latina: insomma, il know how del soccorso<br />

alpino altoatesino è diventato merce da esportare.<br />

“2oo anni di turismo di montagna ed oltre 60 anni di soccorso alpino<br />

organizzato significano tanta esperienza e parecchie conoscenze”,<br />

sintetizza Sebastian Mayrgündter, manager del cluster Protezione<br />

civile & Sicurezza alpina all’interno del TIS innovation park. “In<br />

Alto Adige sviluppiamo competenze che riscuotono grande interesse<br />

sia sui mercati consolidati che su quelli rampanti, come quello<br />

asiatico, dove sono ancora nella fase di avvio”.<br />

Durante la recente visita in Cina i nostri soccorritori alpini hanno<br />

trattato diversi argomenti, dall’assistenza medica sul luogo dell’incidente<br />

al recupero passando per le operazioni di salvataggio. “È stata<br />

anche simulata l’evacuazione di un impianto di risalita tramite un sistema<br />

appositamente sviluppato dal soccorso alpino dell’AVS”.<br />

Il soccorso alpino altoatesino è diventato un modello. I sentieri sono<br />

quasi tutti segnalati, lo stesso dicasi per le piste. “Anche per questo<br />

– dice Mayrgündter – la nostra regione è considerata un luogo sicu-<br />

1 2 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

Non si deve quindi commettere il grave<br />

errore di “ammorbidire” le montagne e<br />

sottacere i pericoli che nascondono: “Altrimenti<br />

non sono più montagne vere, ma<br />

imitazioni”. Messner rivolge quindi un<br />

appello alle associazioni alpine affinché<br />

spieghino ancora meglio la differenza tra<br />

una palestra e una montagna. Ma Messner<br />

invita anche a mantenere intatta l’alta<br />

montagna: solo così l’umanità avrà ancora<br />

la possibilità, tra cento o mille anni, di<br />

confrontarsi con la grandezza della natura<br />

e di vivere le montagne come tali.<br />

Martin Damian, titolare del Vitalpina<br />

Hotel “Cyprianerhof” di Tires, vede le<br />

cose da un’altra prospettiva: secondo lui,<br />

negli ultimi anni l’atteggiamento di molti<br />

turisti nei confronti della montagna è<br />

cambiato a tutto vantaggio di attività fisiche<br />

più leggere. “Quando a metà degli<br />

anni ’90 decidemmo di ridefinire il profilo<br />

del nostro albergo, le camminate erano<br />

decisamente out”. All’epoca infatti era<br />

molto più “in” fare jogging e le mode venivano<br />

dettate dai guru della corsa. Oggi<br />

però i ritmi quotidiani sono diventati ancora<br />

più frenetici “e quindi c’è sempre più<br />

gente che ha bisogno e cerca equilibrio”.<br />

Quando Damian decise di fare della sua<br />

struttura un albergo per escursionisti, ini-<br />

zialmente gli risero dietro. “Quindici<br />

anni fa offrivamo una camminata guidata<br />

a settimana”, oggi invece i suoi ospiti<br />

sono in giro tutti i giorni: “Andare a piedi<br />

fa bene alla salute ma anche alla testa. E<br />

dopo la camminata non si deve ringraziare<br />

nessuno. La ricompensa consiste nella<br />

vista che si gode dall’alto e nella consapevolezza<br />

di avercela fatta”.<br />

Martin Damian racconta poi che negli<br />

ultimi è tornato nuovamente il sereno<br />

tra guide alpine e alberghi. “All’inizio ci<br />

vedevano come dei concorrenti, invece<br />

ci completiamo in maniera ottimale”.<br />

L’albergatore di Tires si dice anche stupito<br />

della condizione fisica e della competenza<br />

dei suoi ospiti: “Una volta inciampavano<br />

al primo sasso, oggi accettano<br />

senza problemi anche le escursioni<br />

più impegnative”.<br />

Dolomiti, patrimonio mondiale<br />

Il 26 giugno 2009 l’Unesco ha dichiarato<br />

le Dolomiti patrimonio naturale<br />

dell’umanità. Tuttavia il processo che ha<br />

portato a questo grande riconoscimento<br />

è iniziato già 30 anni fa, con la creazione<br />

dei singoli parchi naturali – spiega Roland<br />

Dallagiacoma, per tanti anni diret-<br />

ro sia d’estate che d’inverno, ed è ancora possibile godere appieno<br />

la montagna malgrado lo sviluppo del turismo di massa”.<br />

Ciò non toglie che ci siano ancora margini di miglioramento, “e penso<br />

soprattutto alla sensibilizzazione di quelle persone che dispongono<br />

di conoscenze ridotte e di una autovalutazione errata”, sottolinea<br />

il manager del cluster. “Mi riferisco in particolare al classico cercatore<br />

di funghi o ai tanti escursionisti che spesso e volentieri<br />

vanno oltre le proprie capacità”. C’è comunque da dire che in Alto<br />

Adige i casi estremi sono molto rari, e la gran parte degli interventi<br />

riguarda sportivi da tempo libero.<br />

Investire nella prevenzione paga, come dimostrano le statistiche: il<br />

rapporto di spesa tra prevenzione e risarcimento danni relativamente<br />

agli incidenti in montagna è infatti di 1 a 8: “ciò significa che per<br />

ogni euro investito in prevenzione, si risparmiano fino a 8 euro di<br />

costi derivanti”. In chiusura alcuni dati rilevanti sul soccorso alpino<br />

in Alto Adige: l’AVS da solo dispone di 34 stazioni di soccorso sul<br />

territorio provinciale, ed altre 22 sono gestite dal Soccorso alpino e<br />

speleologico del CNSAS. Ogni anno i 2.600 membri complessivi effettuano<br />

oltre 2.600 interventi, avvalendosi tra l’altro di 66 cani da<br />

ricerca. L’elisoccorso provinciale dispone di due elicotteri, che nei<br />

periodi di alta stagione estiva e invernale vengono affiancati da un<br />

terzo velivolo dell’Aiut Alpin Dolomites.


tore della Ripartizione provinciale Natura<br />

e Paesaggio ed oggi membro del comitato<br />

scientifico della Fondazione<br />

Dolomiti Unesco, incaricata di “gestire”<br />

questo patrimonio. “Il requisito di base<br />

per un bene mondiale è la qualità del territorio,<br />

e le Dolomiti hanno senza dubbio<br />

pregi di livello mondiale. Ma anche la capacità<br />

di conservazione è fondamentale”.<br />

Il nuovo attributo pertanto dovrebbe<br />

assicurare anche a livello internazionale<br />

questa tutela, e risparmiare alle Dolomiti<br />

il rischio di scelte politiche poco lungimiranti.<br />

Dal punto di vista economico<br />

dovrebbero registrarsi ricadute positive<br />

soprattutto in ambito turistico, laddove<br />

si prevede l’arrivo di nuovi ospiti classificabili<br />

come “turisti Unesco”, come dice<br />

Dallagiacoma.<br />

La Fondazione, finanziata dalle province<br />

di Bolzano, Trento, Belluno, Pordenone<br />

e Udine, ha lo scopo di definire le<br />

misure di conservazione e promuovere<br />

l’attività di sensibilizzazione e scientifica.<br />

Adottando magari, come si augura<br />

Dallagiacoma, scelte coraggiose in fatto<br />

di limitazione del traffico sulle strade o<br />

sui passi dolomitici: “L’esperienza ci insegna<br />

che questa è la strada giusta.<br />

Anche se tanti si oppongono”. D’altronde<br />

anche sull’Alpe di Siusi o a Prato Piazza<br />

nei primi tempi l’umore non era dei migliori,<br />

“mentre oggi nessuno rinuncerebbe<br />

più a queste limitazioni del traffico”,<br />

conclude Dallagiacoma.<br />

L’appello di Messner<br />

Anche Reinhold Messner lancia un appello<br />

a politici e operatori turistici, facendo<br />

una distinzione di fondo tra paesaggio<br />

naturale e paesaggio culturale:<br />

“Nei posti dove non c’è nulla da portare a<br />

valle, non serve costruire infrastrutture”.<br />

Laddove però l’uomo opera da generazioni,<br />

dovrebbe poter continuare ad oper-<br />

are anche in futuro. “La cultura contadina<br />

di alta montagna che è ancora così<br />

visibile con i suoi splendidi masi sperduti,<br />

i prati falciati, i terreni coltivati incassati<br />

tra il fondovalle e le rocce, è importante<br />

per il turismo di montagna almeno<br />

quanto le montagne stesse. Se un giorno<br />

i nostri contadini abbandonassero i<br />

masi e le montagne, lasciando i prati incolti<br />

e facendo cadere a pezzi le baite,<br />

anche il turismo crollerebbe”.<br />

Per fortuna, è il caso di dirlo, in Alto<br />

Adige esistono ancora posti dove il tempo<br />

sembra essersi fermato e sono apprezzati<br />

proprio per questo. Da qualche<br />

anno anche il Gfallhof della Val Senales<br />

è diventato un agriturismo, peraltro molto<br />

apprezzato. I due appartamenti e la<br />

piccola casa vacanze vengono affittati in<br />

estate e autunno, “perlomeno fino a<br />

quando non cade così tanta neve che si<br />

deve chiudere la strada”, dice Albert<br />

Gamper. Anche in primavera l’apertura<br />

dipende dal tempo: “Può anche succedere<br />

che diamo la conferma all’ultimo momento,<br />

perché magari è stato scongiurato<br />

il pericolo di valanghe e la strada forestale<br />

è nuovamente sicura”.<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 3


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | Infografica<br />

1 4 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

L’abbigliamento di oggi


L’abbigliamento di ieri<br />

Pronti per andare in montagna<br />

Quando si parla di sport della montagna e di alpinismo, oggi si<br />

pensa come prima cosa al cosiddetto abbigliamento funzionale,<br />

ovvero a materiali ad alta tecnologia che strizzano l’occhio alla<br />

moda. Neanche 30 anni fa si parlava solo di fibre naturali come lino,<br />

feltro, lana o loden. All’epoca il comfort era un aspetto secondario:<br />

chi andava in montagna, doveva mettere in conto che avrebbe tro-<br />

vato vento, freddo e pioggia, e al bisogno avrebbe dovuto vestirsi a<br />

strati. Erano tempi in cui la montagna non era ancora invasa dalle<br />

masse. Oggi che si parla tanto di sostenibilità e green living, sono<br />

tornati in auge materiali retrò come la lana cotta. In linea generale<br />

comunque, la maggior parte delle persone che vanno in montagna<br />

si affida alle proprietà e alle comodità di materiali all-round come il<br />

Softshell o di capi trattati con il Polygiene, un sistema a base di sali<br />

d’argento che rende i tessuti leggeri, soffici e traspiranti.<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 5


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | L’intervista<br />

Il richiamo della montagna. Simon<br />

Gietl, alpinista della Valle Aurina, parla del suo rapporto con la montagna,<br />

del fascino della vetta e della popolarità dell’arrampicata sportiva.<br />

CHI È<br />

Simon Gietl (nato nel 1985) è guida alpina<br />

e maestro di sci diplomato. Ama scalare<br />

pareti di roccia o di ghiaccio. Assieme<br />

all’elvetico Roger Schäli è stato il primo,<br />

nel marzo 2012, ad effettuare la<br />

traversata invernale delle Tre Cime.<br />

Gietl fa parte del Salewa alpineXtrem<br />

Team.<br />

A 27 anni sei già uno dei migliori scalatori<br />

del mondo. Cosa rappresenta per te la<br />

montagna?<br />

Le montagne sono la mia vita. Anche<br />

se non parlano, ti insegnano tante cose.<br />

Verso di loro nutro molto rispetto, perché<br />

mi mostrano i miei limiti. Quando<br />

sono in montagna mi sento bene, a<br />

prescindere dagli sforzi che dovrò fare<br />

per arrivare in cima. In montagna faccio<br />

il pieno di forza, energia e riflessioni.<br />

La parete Nord dell’Eiger scalata in<br />

appena 4 ore e una manciata di minuti, la<br />

prima traversata invernale delle Tre Cime,<br />

una big wall in Groenlandia: quali saranno<br />

le tue prossime grandi conquiste nei<br />

prossimi 20 anni?<br />

Quando ho iniziato a scalare, all’età di<br />

18 anni, il mio idolo era il pusterese<br />

Christoph Hainz, scalatore estremo e<br />

guida alpina che aveva già all’attivo<br />

tante audaci prime ascensioni. Mi<br />

sono messo in testa di ripetere alcune<br />

delle sue coraggiose spedizioni e il fatto<br />

di esserci riuscito, di aver potuto<br />

fare le sue stesse esperienze, è stato<br />

per me molto gratificante. Oggi però<br />

voglio seguire le mie vie, e non mi interessa<br />

solo la vetta in sè o il grado di difficoltà.<br />

Quando dormo per troppo tempo<br />

in un letto caldo, scatta qualcosa<br />

che mi attira irresistibilmente in montagna.<br />

È come un richiamo. E allora<br />

vado in cerca di sfide che siano impegnative<br />

sia per la mia testa che per il<br />

mio corpo.<br />

1 6 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

Le generazioni di alpinisti che ti hanno<br />

preceduto hanno fatto praticamente di<br />

tutto. Cosa deve inventarsi allora un giovane<br />

scalatore per mettersi in evidenza?<br />

Devo dire che fino ad oggi mi sono semplicemente<br />

lasciato guidare dal mio<br />

amore per la montagna. E sono convinto<br />

che anche in futuro questa sarà la<br />

chiave giusta. Credo che con un po’ di<br />

fantasia sia possibile ancora per altri 50<br />

o 100 anni trovare vie nuove e belle, nelle<br />

Dolomiti come nel resto del mondo.<br />

Il tuo motto è: sentiti forte, ma non sentirti<br />

immortale. Qual è il rapporto di un alpinista<br />

estremo con le proprie paure?<br />

Prima di ogni spedizione effettuo<br />

un’accurata preparazione, fisica e<br />

mentale, perché tanto più sono preparato,<br />

tanto più mi sento sicuro. E quando<br />

esco di casa per affrontare un nuovo<br />

progetto, nel mio zaino c’è sempre<br />

una grande scorta di rispetto. Durante<br />

la spedizione del dicembre 2011 in Patagonia<br />

siamo stati colti da un temporale<br />

tanto improvviso quanto imprevedibile.<br />

Arrivavano fulmini da tutte le<br />

parti, l’aria era completamente elettrica.<br />

Improvvisamente ebbi paura non<br />

tanto della morte in generale, ma proprio<br />

di morire. Mi ci vollero alcuni<br />

giorni per analizzare quanto mi era<br />

successo. Pensai a tutto quello che mi<br />

dà la montagna e a quello che mi prende<br />

o potrebbe prendermi. E finché il<br />

piatto della bilancia con gli aspetti positivi<br />

sarà quello più pesante, andrò<br />

avanti.<br />

Com’è cambiato l’alpinismo con l’introduzione<br />

di nuovi materiali e tecnologie?<br />

Le nuove tecnologie e materiali hanno<br />

profondamente cambiato l’alpinismo,<br />

rendendolo più semplice. Basti pensare,<br />

giusto per fare un esempio, al grande<br />

vantaggio di poter conoscere in ogni momento<br />

tramite telefono satellitare come<br />

sarà il tempo. Credo comunque che siano<br />

soprattutto gli alpinisti ad essere<br />

cambiati. Oggi in montagna non si va


“Le montagne<br />

non parlano,<br />

ma insegnano<br />

tante cose”<br />

Simon Gietl, scalatore estremo<br />

solo il fine settimana, ma spesso ci si allena<br />

tutti i giorni in vista della scalata<br />

prevista. I materiali sono molto importanti,<br />

ma a mio parere sono altrettanto<br />

importanti gli stimoli interiori e la fiducia<br />

in sè stessi.<br />

L’alpinismo è diventato il tuo lavoro, che<br />

ti consente di vivere e di pagarti le spedizioni.<br />

Quanta pressione ti provoca l’esito<br />

delle tue imprese?<br />

Premesso che la più grande pressione<br />

deriva da me stesso, mi trovo nella fortunata<br />

condizione di appagare il mio<br />

amore per la montagna sia dal punto di<br />

vista lavorativo – come guida e come relatore<br />

– che da quello privato, guadagnandomi<br />

così da vivere. Quando invece<br />

voglio tramutare in realtà il sogno di<br />

una spedizione, allora si aggiunge il sostegno<br />

degli sponsor.<br />

Ai tuoi show multimediali partecipa solo<br />

gente di montagna o arrivano anche<br />

persone che non sono mai state legate a<br />

una corda?<br />

Il business dell’outdoor va forte in tutto<br />

il mondo. Ovunque c’è una montagna,<br />

c’è sempre più gente che si interessa<br />

all’arrampicata, soprattutto quella<br />

sportiva o il bouldering, ma anche alla<br />

scalata. Alle mie manifestazioni arrivano<br />

le persone più diverse: molti arrampicano<br />

già, tanti sono semplicemente<br />

affascinati dall’avventura. Di conseguenza<br />

anche le loro domande sono le<br />

più disparate. La gente vuole sapere di<br />

tutto, da quello che mangiamo durante<br />

le spedizioni a come riusciamo a fare i<br />

nostri bisogni quando siamo appesi in<br />

parete.<br />

Quanto costa una spedizione?<br />

Il costo dipende dal tipo di spedizione<br />

ma anche dal fatto che con noi ci siano<br />

o meno i fotografi. Gli sponsor ci tengono<br />

molto ad avere una buona documentazione<br />

visiva, per la quale quindi si<br />

deve prevedere una spesa. Secondo me<br />

la gente si accontenterebbe anche di<br />

una foto mossa dell’attimo in cui si arriva<br />

in cima: è genuina e come tale viene<br />

apprezzata.<br />

Dove ti porterà la prossima impresa?<br />

Sulla catena dell’Himalaya: partiremo in<br />

settembre.<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 7


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | Sport<br />

Il coraggio di<br />

andare in montagna<br />

Anche in Alto Adige le palestre di roccia, sia all’aperto che al chiuso, crescono<br />

come i funghi e con esse i praticanti di arrampicata sportiva. Tutto bene, ma...<br />

dov’è finita l’emozione di andare in montagna?<br />

Per capire meglio la direzione<br />

in cui stanno andando gli<br />

sport legati alla montagna, è<br />

sufficiente l’esempio portato<br />

da Hanspeter Eisendle,<br />

alpinista e guida alpina di Vipiteno: “Ci<br />

sono due sportivi: uno partecipa alla Coppa<br />

del mondo di biathlon, l’altro attraversa<br />

la Groenlandia con lo stesso paio di sci<br />

da fondo. È evidente che siamo di fronte<br />

a due grandi prestazioni sportive. Con la<br />

differenza che chi attraversa la Groenlandia<br />

deve confrontarsi con la natura molto<br />

di più di un biathleta, in quanto deve essere<br />

in grado di riconoscere il clima, leggere<br />

una cartina e possedere un ottimo<br />

senso di orientamento”.<br />

Questo esempio fa capire anche la<br />

differenza tra le due grandi tendenze attuali<br />

dello sport alpino. “Da una parte c’è<br />

la massa sempre più grande di persone<br />

che arrampicano in palestre e pareti artificiali<br />

oppure fanno scialpinismo notturno<br />

su percorsi ben segnalati. Io mi<br />

tolgo il cappello di fronte a chi arrampica<br />

in maniera divina in palestra oppure<br />

1 8 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

a chi, dopo aver finito di lavorare, si mette<br />

la lampada in testa e va a sciare”. Solo<br />

che così la montagna in sé passa in secondo<br />

piano, “diventa quasi un attrezzo<br />

sportivo”. Dall’altra parte troviamo<br />

quegli scalatori e arrampicatori che vivono<br />

ancora la montagna come<br />

un’esperienza totale. “Qui si vivono<br />

emozioni che sono tanto forti quanto<br />

difficili da raccontare”. Hanspeter Eisendle<br />

peraltro non ci vede nulla di male<br />

nel fatto che oggigiorno la grande massa<br />

preferisca scalare una parete sintetica<br />

piuttosto che una torre dolomitica: “è<br />

normale che ai piedi di una montagna ci<br />

sia più posto che in cima”.<br />

Arrampicata sportiva, è boom<br />

La conferma alle parole di Eisendle arriva<br />

da Thomas Mair, presidente del gruppo<br />

di alta quota del Südtiroler Alpenverein<br />

(AVS): “Da diversi anni ormai constatiamo<br />

crescite consistenti nel settore<br />

dell’arrampicata sportiva”, tanto che i<br />

corsi per bambini e ragazzi registrano<br />

regolarmente il tutto esaurito e nelle palestre<br />

c’è un grande movimento.<br />

“Sempre più persone si avvicinano<br />

all’arrampicata sportiva, senza però<br />

cercare una cosa fondamentale:<br />

l’avventura”. E questo per diversi motivi.<br />

Per alcuni è una pura questione di tempo,<br />

e quindi ben vengano le palestre di<br />

roccia sempre aperte e vicine a casa.<br />

“Tanti invece non si azzardano ad andare<br />

all’aperto perché hanno il bisogno di<br />

sentirsi sicuri”, dice Mair. Oggi tutto<br />

deve essere prevedibile. In tanti sportivi<br />

però si nasconde un enorme potenziale<br />

tecnico che “sarebbe un vero peccato<br />

lasciar perdere”, ed è anche per questo<br />

che l’AVS cerca di appassionare alle scalate<br />

soprattutto gli arrampicatori sportivi<br />

giovani.<br />

Camminare è di moda<br />

“Se parliamo di trend legati alla montagna<br />

– prosegue Mair – non possiamo fare<br />

a meno di citare le camminate. I nostri<br />

corsi per guide escursionistiche sono


sempre pieni, e anche i giovanissimi<br />

hanno riscoperto le camminate<br />

perché le trovano divertenti,<br />

salutari e praticamente non<br />

costano nulla”. Un successo simile<br />

lo sta riscuotendo lo scialpinismo,<br />

almeno a giudicare “dalla<br />

grande massa di persone che<br />

lo praticano”.<br />

A “puristi” come Eisendle e<br />

Mair non interessano invece gli<br />

altri sport di tendenza made in<br />

Usa che puntualmente fanno<br />

furore in Europa: “Slackline e<br />

Basejump – dice senza mezzi<br />

termini Hanspeter Eisendle –<br />

non c’entrano nulla con la<br />

montagna. Qui le montagne<br />

sono solo uno scenario, perché<br />

logicamente è molto più spettacolare<br />

fare equilibrismi tra due<br />

vette che tra due palazzi. Ad<br />

ogni modo rimango sempre affascinato<br />

nel vedere cosa riescono<br />

a inventarsi le nuove generazioni”.<br />

(mdp)<br />

I L M I T O D E L L A P R E S T A Z I O N E<br />

L A M O N T A G N A E L A P S I C H E<br />

Per alcuni emanano un fascino irresistibile, altri le vivono<br />

come qualcosa di incombente, quasi una minaccia.<br />

È innegabile che le montagne scatenano le sensazioni<br />

più diverse. “Stiamo parlando di reazioni estremamente<br />

soggettive”, esordisce Andreas Conca, primario del<br />

servizio di psichiatria di Bolzano. “Più semplicemente<br />

siamo di fronte a persone coraggiose e ad altre più<br />

paurose. Questo lo si nota dal rapporto con le montagne,<br />

ma anche e soprattutto nel modo in cui si affronta<br />

la vita quotidiana. O si ha il coraggio di scalare la vetta<br />

per vedere cosa c’è dall’altra parte, o non lo si ha”.<br />

A questo proposito Conca ricorda gli sviluppi del 19°<br />

secolo, quando la medicina scoprì gli effetti benefici<br />

della montagna. Nei sanatori che all’epoca si trovavano<br />

nelle Alpi si curavano non solo la tubercolosi, ma anche<br />

le dilaganti malattie nervose.<br />

“Le montagne sono un simbolo importante nell’interpretazione<br />

dei sogni”, spiega lo psichiatra bolzanino<br />

Rudolf Schöpf. E per decifrarlo è importante stabilire la<br />

posizione del sognatore rispetto alla vetta. “Se il dormiente<br />

sogna di scalare una montagna facendo una fatica<br />

enorme, è probabile che anche nelle vita reale si<br />

trovi di fronte ad una grande sfida”. Invece chi sogna di<br />

S P O R T D I T E N D E N Z A<br />

essere in cima è soddisfatto di sé anche nella vita quotidiana.<br />

A questo si aggiunga che spesso chi è depresso<br />

cita la montagna per descrivere il proprio stato<br />

d’animo: “Questi pazienti si sentono come davanti ad<br />

una vetta che non riescono a conquistare”, afferma<br />

Schöpf.<br />

“Oggigiorno sono sempre di più le persone che quando<br />

vanno in montagna guardano solo il cronometro e il<br />

cardiofrequenzimetro”, afferma l’ex campionessa di atletica<br />

leggera Monika Niederstätter, oggi psicologa<br />

dello sport. “Sono persone che spesso e volentieri<br />

amano il rischio e non vivono neanche più l’emozione<br />

della montagna. Lo scialpinismo e l’arrampicata diventano<br />

allora quasi una dipendenza”. Una tendenza che<br />

dovrebbe far riflettere. “I classici motivi per cui si va a<br />

fare attività fisica in montagna – aggiunge la Niederstätter<br />

– sono la salute e la socializzazione. A questi<br />

ora se ne è aggiunto un terzo: la pressione da prestazione”.<br />

Questa pressione sta assumendo un ruolo sempre<br />

più importante e non riguarda solo l’attività lavorativa<br />

ma anche il tempo libero. E spesso succede che<br />

tanto meno “rischioso” è il lavoro, tanto più grande<br />

sarà la voglia di adrenalina dopo una giornata in ufficio.<br />

Allora si va in cerca del pericolo e si mettono alla<br />

prova i propri limiti. “Però la convinzione che oggi per<br />

valere bisogna assolutamente avere delle prestazioni –<br />

Slackline<br />

Le trovate praticamente ovunque: davanti ai rifugi alpini, nei camp per<br />

ragazzi, nei parchi, in montagna. Sono le slackline, le variopinte fettucce<br />

elastiche sulle quali camminare come un equilibrista. Ideali come allenamento<br />

per scalatori, arrampicatori, biker, sciatori e surfisti e ovviamente<br />

anche per il piacere di farcela... Decisamente spettacolare, nell’autunno<br />

2o11, la traversata ad alta quota sulle Tre Cime effettuata dall’austriaco<br />

Reinhard Kleindl e dall’altoatesino Armin Holzer.<br />

Bouldern<br />

La parola inglese “Boulder” significa roccia. Per “bouldering” si intende l’arrampicata<br />

senza corda su pareti, sia naturali che artificiali, di altezza ridotta.<br />

Questa disciplina sta facendo presa soprattutto sui più giovani e conta su<br />

un’attività indipendente. Ogni anno, in occasione dell’International Mountain<br />

Summit (IMS) di Bressanone, l’AVS organizza un seguitissimo Boulder Festival.<br />

Basejumping<br />

A prima vista sembrano scoiattoli volanti che si allenano per i tuffi dalla<br />

piattaforma. Invece sono i base jumper, che amano buttarsi nel vuoto a<br />

testa in giù da grattacieli e strapiombi indossando la “Wingsuit”, una sorta<br />

di tuta alare. Basejumping significa buttarsi con il paracadute da una postazione<br />

fissa. Il record mondiale appartiene allo sportivo estremo statunitense<br />

Dean Potter, atterrato dopo 2 minuti e 59 secondi di volo.<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 9


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | Ritratti<br />

Stregati dalle montagne<br />

In Alto Adige è sempre più frequente trovare persone forestiere<br />

che sono rimaste tanto affascinate dalle nostre montagne<br />

da decidere di vivere qui. Ecco le loro storie.<br />

2 0 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

S I LV I A S I M O N I | I N G E G N E R E<br />

La montagna e Silvia Simoni (34 anni), un binomio indissolubile<br />

sia nella vita lavorativa che in quella privata.<br />

“Sono cresciuta a Bologna e già da piccola facevo parte<br />

din un gruppo di scout. Andavamo sull’Appennino, ma<br />

a me non bastava”. Ecco allora che ai tempi del liceo risalgono<br />

le prime escursioni impegnative. La passione<br />

per la montagna ha condizionato anche la scelta della<br />

facoltà universitaria. “Ho studiato Ingegneria, indirizzo<br />

ambiente e territorio. Grazie agli studi, finalmente ero<br />

anche in grado di spiegare quello che vedevo durante<br />

le scalate”. Il dottorato di ricerca spinge poi Silvia a trasferirsi<br />

da Bologna a Trento, quindi ancora più vicina<br />

alle montagne. Dopo una parentesi lavorativa a Losanna,<br />

nel 2007 Silvia fonda a Bolzano la Mountain-eering<br />

srl. L’attività della società spazia dall’elaborazione di<br />

carte del pericolo ad analisi idrologiche con il modello<br />

GEOtop, con l’obbiettivo di riconoscere e di pianificare<br />

la messa in sicurezza delle zone a rischio di dissesto<br />

idrogeologico“. Purtroppo mi rimane ben poco tempo<br />

per scalare. Però cerco di andare regolarmente in montagna,<br />

che per me rappresenta l’unico modo per fare il<br />

pieno di energie”.<br />

A N D R E A H A R T L E B<br />

S T I L I S TA D I M O D A<br />

“Io ho cercato apposta un lavoro in mezzo<br />

alle montagne”, confessa la 28enne Andrea<br />

Hartleb, designer di moda originaria della<br />

Stiria. Dopo l’università a Monaco, la giovane<br />

stilista austriaca trascorre due anni a Vienna,<br />

dove il lavoro le impedisce di andare con regolarità<br />

in MTB e arrampicare. E non solo:<br />

“Mi mancava anche la solita chiacchierata<br />

del lunedì mattina sullo skitour che avevamo<br />

fatto nel fine settimana”. Normale quindi<br />

che, quando si è presentata l’occasione di<br />

andare alla Salewa di Bolzano, Andrea non se<br />

la sia fatta sfuggire. “Grazie ai miei interessi<br />

nel tempo libero, dopo l’università ho cominciato<br />

a farmi strada nel settore dell’outdoor.<br />

L’offerta lavorativa di Salewa era molto interessante<br />

e l’ho preferita ad un’altra che mi<br />

era capitata nello stesso periodo. Ma non in<br />

un posto di montagna”. Nel frattempo la stilista<br />

si è integrata nella vita altoatesina. “Faccio<br />

parte di una comitiva di ragazze locali<br />

che mi hanno accolta molto bene e ogni due<br />

settimane facciamo scialpinismo con una<br />

guida”. E quando la neve si scioglie, inforca<br />

la mountain bike o indossa gli scarponi da<br />

montagna. “Non c’è che dire: l’Alto Adige è il<br />

posto giusto per coniugare lavoro e passione<br />

per la montagna”.


R E I N E R G E R S T N E R | B R A N D & M A R K E T I N G D I R E C T O R<br />

Quando parla dell’Alto Adige, a Reiner Gerstner può persino capitare di definirlo “la mia patria”. Il<br />

51enne economista aziendale bavarese, infatti, qui si trova non solo bene, ma proprio a casa sua. “Per<br />

tanti anni ho lavorato ad Aschheim, vicino Monaco, come responsabile di sviluppo del marchio Dynafit<br />

della Salewa”, racconta Gerstner. “Quando nel 2008 mi è stata prospettata la possibilità di trasferirmi<br />

nella sede centrale della Salewa a Bolzano, ho accettato subito: da sempre ho voluto vivere vicino alle<br />

montagne”. Oggi lo scialpinista, scalatore e motociclista, in qualità di Group Brand & Marketing Director,<br />

è responsabile della gestione e dello sviluppo di tutti i marchi del gruppo Salewa. Quando gli si<br />

chiede come fa a conciliare l’amore per la natura con la passione per i motori, risponde: “Io faccio parte<br />

della schiera dei motociclisti della domenica”. Rainer Gerstner vive a Merano, la sua famiglia è invece<br />

rimasta in Germania. “Mia figlia va ancora al liceo. Quando avrà finito gli studi, lei e mia moglie mi<br />

raggiungeranno”.<br />

D A N I E L & J A N I N E PA T I T U C C I<br />

F O T O G R A F I<br />

J Ö R G H O L Z A P F E L | C O N S U L E N T E W E B<br />

Nel 2004 Jörg Holzapfel si trovò di fronte ad un grande dilemma. Il consulente web (46 anni) di<br />

Francoforte doveva scegliere tra due offerte professionali, ma non ebbe dubbi: “Tra Amburgo e Bolzano,<br />

ho preferito le montagne”. Una scelta di cui l’appassionato scialpinista e ciclista non si è mai<br />

pentito, né dal punto di vista privato né da quello lavorativo. Anzi, “a Bolzano ho la possibilità di coniugare<br />

hobby e lavoro”. Dalla sua creatività sono nati, tra gli altri, il sito per scialpinisti www.hotknott.com<br />

ed il portale per ciclisti da corsa www.rennradler.it. “Andare in montagna mi ha anche permesso<br />

di conoscere tantissime persone, tra cui produttori di attrezzature e guide alpine che nel frattempo<br />

sono diventati miei clienti”. L’amore per la montagna in Jörg Holzapfel però non è sbocciato<br />

in Alto Adige ma in Svizzera, dove tra l’altro durante uno skitour conobbe la sua futura moglie. A<br />

Bolzano invece è esplosa la sua passione per la bici da corsa, che l’ha portato a pubblicare due anni<br />

fa una guida ciclistica per l’Alto Adige ed un’altra dedicata al Trentino sta per vedere la luce.<br />

Galeotta fu la bici. In effetti, se cinque anni fa Daniel “Dan”<br />

Patitucci (43 anni) è volato dalla California in Alto Adige, la<br />

“colpa” è della Maratona dles Dolomites. Il fotografo di<br />

sport, viaggi e montagna era già stato più volte, per motivi<br />

di lavoro, nelle Dolomiti. Ma la partecipazione alla spettacolare<br />

gara ciclistica, ed i mesi successivi trascorsi in Alto<br />

Adige come turista, gli hanno fatto venire la voglia di trascorrere<br />

più tempo in mezzo alle montagne. “E allora io e<br />

mia moglie Janine, una svizzera che ho conosciuto alla<br />

scuola di fotografia della California, abbiamo preso in affitto<br />

una casa a Brunico”.<br />

Le Dolomiti rappresentano uno sfondo ideale per la professione<br />

della coppia Patitucci. “Tra il lavoro e il tempo libero,<br />

alla fine passiamo in montagna più di 300 giorni l’anno. Facciamo<br />

scialpinismo e tour in MTB, corse campestri e camminate.<br />

E siamo così affascinati dalle Dolomiti che abbiamo<br />

creato un sito in lingua inglese (www.dolomitesport.com)<br />

per gli amanti degli sport alpini. Per noi questo è un motivo<br />

in più per andare alla ricerca di storie e di foto da mettere<br />

sul web”. Alcune di queste, peraltro, sono già state riprese da<br />

riviste specializzate di USA, Olanda, Germania e Svizzera.


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO<br />

Uno sguardo oltre i confini<br />

Prodotti eccellenti<br />

e idee utilissime per<br />

andare in montagna<br />

1<br />

2 2 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

2 3<br />

1 SICURI IN CORDATA<br />

Il set da ferrata intelligente<br />

2<br />

L’ammortizzatore di sicurezza “Cable Vario”<br />

è il primo set da ferrata al mondo in grado di<br />

adattare la frenata al peso di chi lo usa, in<br />

maniera analoga all’impostazione Z-Value di<br />

un attacco da sci. I vantaggi sono evidenti: il<br />

set è idoneo per qualsiasi tipologia di utilizzatore<br />

e può essere calibrato sul proprio<br />

peso corporeo. Ciò fa sì che anche i bambini –<br />

o comunque chi pesa poco – possano contare<br />

su uno spazio di frenata molto più lungo,<br />

ed anche la forza dell’impatto sarà limitata<br />

allo stretto necessario. Questo consente di<br />

evitare gravi conseguenze in caso di mancato<br />

funzionamento dell’ammortizzatore. Cable<br />

Vario è utilizzabile a partire da un peso di<br />

30 kg. Con questa novità lo specialista della<br />

montagna Edelrid ha rivoluzionato il mercato<br />

dei set da ferrata, tanto da conquistare<br />

l’ISPO Award nella categoria Hardware ed<br />

essere anche uno dei 4 Overall Winner.<br />

Morale: Un grande passo avanti nella sicurezza<br />

in montagna di bambini e adulti.<br />

CATTURA & CONDIVIDI<br />

Occhiali da sci multifunzione<br />

Questi occhiali multifunzione da sci e<br />

snowboard sono capaci praticamente di<br />

tutto. Il piccolo monitor integrato dà allo<br />

sciatore l’impressione di avere davanti a sè,<br />

su uno schermo a due metri di distanza, un<br />

display che gli indica in tempo reale la velocità<br />

di discesa, la temperatura esterna, l’altitudine<br />

e l’ora. Gli occhiali sono dotati anche<br />

di un ricevitore GPS e di sensori di accelerazione,<br />

temperatura e pressione<br />

atmosferica. Ma non finisce qui: gli occhiali<br />

possono essere inseriti in qualsiasi porta<br />

USB per osservare sulla cartina il tragitto<br />

percorso, con la possibilità di evidenziare i<br />

tratti più impegnativi o interessanti e mandarli<br />

agli amici tramite Facebook, Twitter &<br />

Co. Infine, tramite bluetooth si può anche<br />

sciare ascoltando musica da mp3 e smartphone.<br />

Morale: Questi occhiali da sole sono dei veri e<br />

propri computer.


3 FUNCTION, FASHION, FEMININ 4 <strong>IL</strong> RIFUGIO MOB<strong>IL</strong>E<br />

5<br />

Una giacca per tutte le occasioni<br />

L’alta tecnologia in montagna<br />

Stile e funzionalità in un unico capo: la giacca<br />

3F, completamente riciclabile e prodotta<br />

rispettando l’ambiente, ha convinto la giuria<br />

dell’ISPO 2012 ad assegnarle il primo premio<br />

nella categoria “Outdoor Style”. Questa<br />

giacca da outdoor per donne è frutto di un<br />

sistema high tech intelligente, femminile e<br />

gradevole esteticamente, ovvero la perfetta<br />

combinazione di fashion e function.<br />

La giacca 3F è traspirante, termoregolante,<br />

impermeabile e antivento. Il prodotto ha anche<br />

una spiccata anima ecologica: la membrana<br />

Sympatex infatti è riciclabile al 100%,<br />

certificata bluesign® e si fregia inoltre del<br />

certificato “Öko-Tex-Standard-100”. Questo<br />

capo molto femminile, dal taglio aderente,<br />

porta la firma della giovane stilista Sandra<br />

Dörfel. La giacca 3F punta a diventare un<br />

must per donne sportive che vogliono vestire<br />

alla moda.<br />

Morale: La giacca ideale per la donna che rispetta<br />

l’ambiente ed al tempo stesso ricerca<br />

funzionalità e design.<br />

A 40 anni di distanza dall’ultima ristrutturazione<br />

del rifugio “Gervasutti” sul Monte<br />

Bianco, il Club Alpino Italiano di Torino ha<br />

realizzato un nuovo campo base per alpinisti<br />

che rappresenta una moderna sintesi di<br />

comfort, sicurezza e rispetto per l’ambiente<br />

secondo i criteri stabiliti dal progetto “Leap”<br />

(Living Ecological Alpine Pod).<br />

La baita futuristica a forma tubolare è una<br />

struttura modulare suddivisa in 4 ambienti:<br />

ingresso, zona cucina e due stanze da letto<br />

con 12 letti. La chicca: il rifugio è mobile.<br />

Grazie alle tecnologie più moderne mutuate<br />

dalla nautica e dall’aeronautica è stato realizzato<br />

un prodotto capace non solo di resistere<br />

alle estreme condizioni climatiche in<br />

cui si trova, ma anche di essere assolutamente<br />

ecologico. L’energia necessaria infatti<br />

è garantita da moduli fotovoltaici e accumulatori<br />

di ultima generazione, mentre il ricambio<br />

d’aria è affidato ad un sistema di sensori.<br />

Morale: Anche a grandi altitudini è possibile<br />

abitare in maniera flessibile.<br />

4 5<br />

LA SCIENZA VA IN <strong>MONTAGNA</strong><br />

Ricerca ad alta quota sulla Zugspitze<br />

La stazione di ricerca ambientale Schneefernerhaus,<br />

sulla cima Zugspitze, è la postazione<br />

scientifica più alta della Germania. La trasformazione<br />

di quello che una volta era l’albergo<br />

tedesco più alto non avrebbe potuto<br />

essere più radicale: la decisione di chiudere<br />

l’hotel dopo 62 anni di vita e di riconvertirlo,<br />

nel 1993, in una stazione di ricerca è da ricondurre<br />

alla grande problematica del riscaldamento<br />

globale e dei suoi effetti sull’uomo e<br />

sulla natura. La stazione di ricerca d’alta quota<br />

è nata quindi con l’intento di apportare<br />

preziosi contributi scientifici per una strategia<br />

efficace di tutela del clima. Oggi la Schneefernerhaus<br />

rappresenta a livello mondiale<br />

una piattaforma eccezionale, grazie al continuo<br />

monitoraggio delle proprietà<br />

fisico-chimiche dell’atmosfera e all’analisi dei<br />

processi atmosferici e climatici. I dati raccolti<br />

servono a definire la situazione attuale ed il<br />

futuro sviluppo del clima a livello mondiale.<br />

Morale: La montagna è anche un ogetto di<br />

ricerca scientifica.<br />

(gzp)<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 23


CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | Film<br />

Montagna, emozioni sul grande schermo. Alfred<br />

Hitchcock, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Roman Polanski: sono solo alcuni dei grandi registi che<br />

hanno scelto le montagne dell’Alto Adige come sfondo per le loro pellicole.<br />

"THE MOUNTAIN EAGLE", l’aquila della<br />

montagna: si intitolava così, la seconda<br />

pellicola del grande registra inglese Alfred<br />

Hitchcock. Si trattava di un film<br />

muto girato nel 1926 sul Passo Rombo,<br />

del quale Hitchcock non andò mai particolarmente<br />

fiero e che, tranne una<br />

mezza dozzina di foto di scena, è andato<br />

praticamente disperso. 40 anni dopo<br />

Hitchcock arriva in Alto Adige Luchino<br />

Visconti, che sull’Alpe di Siusi gira alcune<br />

scene della sua grandiosa versione<br />

cinematografica del dramma di Thomas<br />

Mann “Morte a Venezia”. Sempre<br />

sull’Alpe di Siusi è stata girata l’indimenticabile<br />

discesa notturna, a bordo<br />

di una slitta trainata da cavalli, di Roman<br />

Polanski nel film horror-ironico<br />

“Per favore, non mordermi sul collo!”<br />

del 1967. L’elenco potrebbe andare<br />

avanti all’infinito, anche perché l’Alto<br />

Adige, per i cineasti, è sempre stato in-<br />

teressante. Lo dimostrano le tante<br />

troupes internazionali che, foss’anche<br />

per girare spezzoni di pellicola, sono arrivate<br />

qui: ricordiamo “Il Decamerone”<br />

di Pier Paolo Pasolini, “Il male oscuro”<br />

di Mario Monicelli oppure “La più bella<br />

serata della mia vita” di Ettore Scola, ma<br />

anche film di cassetta come “Cliffhanger<br />

– L’ultima sfida” di Renny Harlin con<br />

Silvester Stallone.<br />

Una montagna di differenze<br />

Quando l’Alto Adige si trasforma in set<br />

cinematografico, di solito la montagna<br />

ha un ruolo da protagonista. Ma per capire<br />

bene cosa si intende per “film di montagna”<br />

sentiamo Ferruccio Cumer, cofondatore<br />

della scuola di documentario,<br />

televisione e nuovi media Zelig di Bolzano<br />

e presidente dell’omonima cooperativa:<br />

“Questa definizione si applicò inizial-<br />

T R E N T O E I L S U O G R A N D E F E S T I VA L D E L L A M O N T A G N A<br />

The International Alliance for Mountain Film (IAMF) è un network mondiale di 21<br />

rassegne cinematografiche, tra cui spiccano il Banff Mountain Film Festival di Banff (Canada)<br />

ed il Trento Film Festival; la rassegna trentina tra l’altro è la più antica e la più consolidata<br />

con le sue 60 edizioni all’attivo. In Germania dal 2003 viene organizzato il Bergfilmfestival<br />

Tegernsee; in Austria meritano una citazione il Berg- und Abenteuerfilmfestival Graz ed il festival<br />

Abenteuer Berg – Abenteuer Film di Salisburgo.<br />

“Non è sempre facile – spiega Heidi Gronauer, per tanti anni direttrice della scuola di cinema<br />

Zelig e membro della giuria di Trento – decidere quali film ammettere alla rassegna e<br />

quali invece no. È sufficiente che le montagne siano protagoniste? Oppure le pellicole devono<br />

avere anche un valore cinematografico? A Trento da alcuni anni è stato dato un valore<br />

decisivo a quest’ultimo aspetto”.<br />

24 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

Negli anni ’20 i film con Luis<br />

Trenker nel ruolo di protagonista<br />

hanno segnato l’inizio di una<br />

nuova e drammatica epoca della<br />

cinematografia della montagna<br />

mente ai film che raccontavano la dura<br />

vita di montagna e le prime avventure<br />

alpinistiche”. L’iniziatore di questo genere<br />

filmico viene considerato il regista<br />

tedesco Arnold Fanck. Per le riprese del<br />

suo film “Der Berg des Schicksals” (La<br />

montagna del destino) girato alla metà<br />

degli anni Venti, Fanck ingaggiò un giovane<br />

gardenese, dapprima come guida<br />

alpina e poi come attore. Si trattava di<br />

Luis Trenker, che ben presto – grazie a<br />

pellicole come “Der verlorene Sohn” (Il<br />

figliuol prodigo) e “Der Berg ruft” (uscito<br />

in Italia con il titolo “La grande conquista”)<br />

– sarebbe presto diventato il<br />

più famoso esponente di questo nuovo<br />

filone filmico. Assieme alla regista tedesca<br />

Leni Riefenstahl (“Das blaue<br />

Licht”, “La bella maledetta” nella versione<br />

italiana), Fanck e Trenker furono<br />

per quasi due decenni i protagonisti assoluti<br />

del genere.<br />

Oggi la filmografia di montagna<br />

comprende documentari e cronache<br />

di spedizioni, film d’azione hollywoodiani<br />

come appunto “Cliffhanger” e<br />

pellicole in cui le montagne non sono<br />

protagoniste ma solo lo splendido<br />

fondale per una trama che potrebbe<br />

benissimo essere ambientata altrove.<br />

“Questo comunque non esclude – precisa<br />

Cumer – un ritorno d’immagine<br />

per la location”. Come dimostra il<br />

grande successo di share riscosso<br />

l’anno scorso dalla serie televisiva “Un<br />

passo dal cielo” con Terence Hill, supportata<br />

dalla <strong>BLS</strong>.<br />

(mdp)


La montagna e io? Un susseguirsi di incomprensioni!<br />

Probabilmente perché non si capisce quando<br />

si è troppo vicini e di conseguenza non si mantengono<br />

le giuste distanze.<br />

Durante la mia infanzia sono stato un pastorello,<br />

e perfino bravo, nel senso che i malgari di allora – un<br />

branco di litigiosi – eccezionalmente di me parlavano tutti<br />

bene. E però: io amavo le malghe? Talvolta mi chiedo come<br />

ho fatto a sopravvivere. Non capivo i turisti, che già all’epoca<br />

arrivavano a frotte e scalavano le cime più alte. Ma cos’è che<br />

cercavano lassù, dove non c’entravano proprio<br />

nulla? Questa era almeno l’opinione<br />

di noi malgari. Nessuno dei miei<br />

colleghi di allora era mai salito su<br />

una di quelle vette che per i turisti<br />

erano così irresistibili. Quella non<br />

era roba per noi. L’alpinismo – l’avrei<br />

scoperto dopo – è una cosa per quelli<br />

di città.<br />

Ad ogni modo, le cose che allora<br />

mi irritavano dei turisti, oggi mi fanno<br />

sorridere. L’estate scorsa, mentre<br />

scendevo da una malga in fondo alla<br />

Valle Aurina, ho incontrato un gruppo<br />

di escursionisti ferragostani.<br />

“Quanto manca al confine?”, mi fanno.<br />

Io guardo verso l’alto, da dove ero<br />

sceso, rifletto un po’ e poi dico:<br />

“Un’ora e mezza”. Avreste dovuto vedere<br />

la delusione stampata sulla faccia di questi<br />

turisti italiani, che evidentemente pensavano di essere molto<br />

più vicini alla meta. Poi uno di loro prende coraggio e, aggrappandosi<br />

all’ultima ancora di salvezza, mi dice: “Ma noi intendiamo:<br />

fino al piede del confine”. Che grandiosa, ingenua e<br />

sussiegosa concezione della montagna come confine!<br />

Ma forse anch’io sono ormai diventato un uomo di città. Tempo<br />

fa mi trovavo nei pressi di Prato Stelvio, in Val Venosta,<br />

quando vedo un’anziana signora che fa autostop assieme al<br />

nipotino. Oggi nessuno chiede più un passaggio, e ovviamente<br />

mi fermo e li carico. Dobbiamo arrivare fino all’incrocio<br />

con Sluderno, mi informa la donna. Mentre viaggiamo scopro<br />

CO P E RT I N A : <strong>MONTAGNA</strong> & ALPINISMO | L’opinione<br />

Montagna la; è un rilievo morfologico che si eleva sopra il territorio circostante ed è solitamente più alto e più ripido di una collina. Di<br />

norma una montagna è caratterizzata da una certa indipendenza, intesa come sufficiente distanza da altre montagne, e da una altitudine<br />

media superiore a quella di un valico. Il contrario di montagna è valle.<br />

Una montagna di pregiudizi<br />

Florian Kronbichler spiega come le montagne siano viste in maniera completamente diversa<br />

da chi ci vive e da chi invece ci va solo per divertirsi. Viaggio tra pastori, turisti, contadine di<br />

montagna ed un clamoroso errore di valutazione del turismo invernale.<br />

che abitano in un maso di alta montagna, sopra Montechiaro,<br />

e allora mi offro di accompagnarli fin lassù.“Che Dio la benedica”,<br />

mi dice più volte, e salendo incominciamo a parlare di<br />

questo e di quello. Man mano che andiamo su, con l’Ortles<br />

che si para davanti con tutto il suo splendore, vado sempre più<br />

in estasi. “Ma qui è bellissimo!”, dico. Non l’avessi mai fatto:<br />

“Ah, bello è bello. Ma sa quanto lavoro!” In quel momento mi<br />

sono vergognato: avevo parlato come un turista.<br />

Mi chiudo in un silenzio imbarazzato. Dopo un po’ la vecchietta<br />

mi chiede da dove vengo. Da Bolzano, dico. A questa<br />

risposta lei rimane di stucco e poi mi dice, quasi<br />

scusandosi: “Certo, quassù si sgobba duramente,<br />

ma... ma se penso che lei deve vivere<br />

laggiù!” E poi, giusto per chiarire: “Con<br />

quel caldo” e “in mezzo a tutta quella gente!”<br />

In quel momento capii che quella<br />

donna non si sarebbe mai più lamentata<br />

della sua condizione di contadina di montagna:<br />

aveva conosciuto uno di quelli “che<br />

devono vivere laggiù”.<br />

E ora viceversa: mio padre era un contadino<br />

di Riscone e, lo dicono tutti, per<br />

nulla stupido. Una volta – sarà stato 50<br />

anni fa – salì al nostro maso il dottor Ernst<br />

Lüfter. Oltre a essere dentista a Brunico,<br />

era il grande promotore della funivia sul<br />

Plan de Corones e per questo se ne andava<br />

in giro chiedendo a commercianti e contadini<br />

di sottoscrivere azioni. Con mio padre<br />

però fu il dentista a rimetterci i denti, perché non<br />

riuscì a convincerlo che Plan de Corones avrebbe potuto diventare<br />

una località turistica invernale. “In estate, sono d’accordo<br />

con te, lassù è bello, un po’ di gente ci andrà. Ma d’inverno?<br />

Mai. Fa troppo freddo!”.<br />

Fu così che il pioniere della funivia perse il suo tempo,<br />

mio padre rimase contadino e io, ahimè, rimasi senza azioni<br />

della Kronplatz spa.<br />

Florian Kronbichler, 60 anni, è giornalista free lance a Bolzano.<br />

I suoi editoriali e commenti vengono pubblicati su giornali in lingua<br />

tedesca e italiana.<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 2 5


M A R K E T I N G<br />

Lavorare nella terra<br />

delle vacanze<br />

L’Alto Adige ha sempre più necessità di forza lavoro qualificata.<br />

E poiché in provincia non è possibile coprire il fabbisogno, entra<br />

in gioco la <strong>BLS</strong>. Anche perché i motivi per venire qui non mancano.<br />

Kiki Rochelt, tedesca di Colonia,<br />

pedala per le strade di<br />

Bolzano. Va quasi sempre in<br />

bici, quando dalla sua abitazione<br />

di Gries deve raggiungere il “Carambolage”<br />

in centro, ed è contenta di<br />

non dover fare molta strada. Il teatro<br />

bolzanino è per così dire uno dei suoi<br />

posti di lavoro altoatesini, in quanto la<br />

47enne Kiki è attrice e regista. Più di 10<br />

anni fa si è trasferita dalla Germania in<br />

Alto Adige assieme al marito Gerd Weigel,<br />

originario di Karlsruhe ed a sua volta<br />

attore e regista. Perché proprio qui?<br />

“Eravamo stati ingaggiati per un lavoro,<br />

poi il meraviglioso paesaggio e il clima<br />

ci hanno così colpito che abbiamo deciso<br />

di provare a vivere a Bolzano”.<br />

Per Kiki Rochelt questi due fattori<br />

sono ancora oggi i vantaggi più grandi di<br />

chi vive e lavora in Alto Adige, “perché<br />

riescono a dare grande valore al tempo<br />

libero”. Lavorare dove gli altri passano<br />

le vacanze: tutto qui? Certo che no. Kiki<br />

Rochelt individua un fattore positivo an-<br />

2 6 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

che nella grande forza economica<br />

dell’Alto Adige, che “rispetto ad altre realtà<br />

può stanziare più facilmente finanziamenti<br />

per progetti culturali”, un fattore<br />

che per un’attrice è ovviamente di<br />

grande importanza. Qualche cruccio invece<br />

glielo crea la mentalità degli altoatesini.<br />

Di carattere aperto e amante del<br />

contatto, l’artista germanica si scontra<br />

con la “limitata apertura e tolleranza”<br />

degli indigeni: “Inizialmente ci siamo<br />

sentiti accolti a braccia aperte da tutti.<br />

Man mano però ci siamo accorti che ci<br />

sarebbe voluto tantissimo tempo per<br />

stringere delle vere amicizie profonde”.<br />

Ad ogni modo il bilancio della coppia<br />

tedesca è tutto sommato positivo, tanto<br />

che ancora oggi consiglierebbero ai loro<br />

amici germanici di venire a lavorare e<br />

vivere in Alto Adige.<br />

Ideale per le famiglie<br />

Per il pugliese Cataldo Losito invece la<br />

scelta, presa alcuni anni fa, di venire a<br />

vivere a Bolzano con la famiglia è strettamente<br />

legata ad un’offerta di lavoro.<br />

L’ingegnere elettrotecnico è infatti responsabile<br />

della Operation and Maintenance<br />

wind division presso la Fri-el<br />

Green Power.<br />

Abbandonare Taranto, dove Losito<br />

aveva già un lavoro, non gli ha pesato per<br />

nulla: “Abbiamo subito trovato casa e<br />

non abbiamo neanche avuto problemi a<br />

conoscere gente. I nostri figli vanno a<br />

scuola e si sono ben presto fatti le loro<br />

amicizie”. Dell’Alto Adige Cataldo ama<br />

soprattutto il paesaggio, ma anche l’alto<br />

livello dei servizi e del lavoro. Bolzano<br />

inoltre dispone di ottime infrastrutture<br />

per le famiglie: “La città è piccola e ben<br />

organizzata, trovo che sia ideale per le<br />

famiglie”. L’unico ostacolo per l’ingegnere<br />

pugliese è il tedesco, “ma solo per<br />

me e mia moglie, perché i nostri figli lo<br />

stanno già imparando a scuola”.<br />

La conferma che ci siano un bel po’<br />

di buoni motivi per trasferirsi in Alto<br />

Adige arriva anche dalle statistiche, che


anno dopo anno riconoscono alla nostra<br />

provincia un’ottima qualità di vita.<br />

Un’alta qualità di vita<br />

L’ultima ricerca dell’autorevole quotidiano<br />

economico “Il Sole 24 Ore”, ad<br />

esempio, assegna alla provincia di<br />

Bolzano il secondo posto alle spalle di<br />

Bologna. L’Alto Adige eccelle soprattutto<br />

nei settori “economia e lavoro” e “sicurezza”<br />

e spicca anche nella categoria<br />

“servizi, ambiente e salute”. Risultati simili<br />

arrivano dalla classifica elaborata<br />

dall’Università “La Sapienza” di Roma<br />

per il quotidiano ItaliaOggi sulla qualità<br />

della vita: anche in questo caso l’Alto<br />

Adige occupa la piazza d’onore, stavolta<br />

alle spalle di Trento. E, particolare interessante<br />

per chi volesse lavorare in provincia,<br />

nella categoria “business e lavoro”<br />

l’Alto Adige occupa il primo posto.<br />

L’ottimo piazzamento finale è dovuto<br />

all’ambiente intatto, al basso tasso di<br />

criminalità, al funzionamento dei servizi<br />

bancari ed all’efficace sistema scolastico.<br />

Cercasi personale qualificato<br />

L’Alto Adige può vantare parecchi settori<br />

appetibili per chi intenda farne il proprio<br />

posto di lavoro, almeno secondo la<br />

Business Location Alto Adige (<strong>BLS</strong>).<br />

L’agenzia provinciale di insediamento si<br />

attiva per (ri)portare personale qualifica-<br />

to e specializzato in Alto Adige ma anche<br />

per impedire che i cervelli locali se ne<br />

vadano dopo gli studi.<br />

Ma come? Misure di assunzione in<br />

presenza di piena occupazione e per di<br />

più in tempi di crisi? Ciò che a prima vista<br />

sembra illogico ha però la sua ragion<br />

d’essere: “In Alto Adige – spiega Ulrich<br />

Stofner, direttore della <strong>BLS</strong> – abbiamo<br />

tante aziende che lavorano ad altissimi<br />

livelli, siano esse player mondiali o operatori<br />

di nicchia. E tutte hanno bisogno<br />

di forza lavoro qualificata. A questo bisogna<br />

aggiungere la crescente richiesta di<br />

personale specializzato in ambiti scientifici<br />

e di ricerca come la Libera Università<br />

di Bolzano, l’Accademia Europea di<br />

Ricerca, il centro sperimentale di Laimburg<br />

oppure il futuro Parco tecnologico<br />

di Bolzano. È difficile coprire tutto questo<br />

fabbisogno ricorrendo solo al mercato<br />

locale, cosicché le imprese fanno<br />

sempre più fatica a trovare collaboratori<br />

adatti. Ecco perché la <strong>BLS</strong> deve pubblicizzare<br />

e rendere appetibile l’Alto Adige<br />

come sede lavorativa anche al di fuori dei<br />

confini provinciali, tentando al contempo<br />

di riportare a casa i cervelli altoatesini<br />

che lavorano all’estero”.<br />

Vivere & lavorare in Alto Adige<br />

A tutto questo, prosegue Stofner, bisogna<br />

aggiungere che la presenza di personale<br />

altamente qualificato è un requisito<br />

fondamentale per una location econo-<br />

Grazie alla sua elevata qualità di vita, l’Alto Adige è un posto di lavoro appetibile per uno straniero<br />

mica. In veste di agenzia provinciale per<br />

l’insediamento, la <strong>BLS</strong> ha il compito di<br />

contribuire attivamente alla creazione<br />

di un polo economico e lavorativo che sia<br />

quanto più possibile interessante per<br />

l’economia.<br />

“Nel momento in cui le aziende necessitano<br />

di personale altamente qualificato,<br />

noi intendiamo dare il nostro<br />

contributo facendo incontrare domanda<br />

e offerta”. Un primo passo in questa<br />

direzione è rappresentato dal portale<br />

on line “Vivere & lavorare in Alto Adige”,<br />

creato dalla <strong>BLS</strong> sul proprio sito web<br />

(ww.bls.info) grazie alla collaborazione<br />

con la Ripartizione Diritto allo studio,<br />

Università e Ricerca scientifica della<br />

Provincia. Il sito fornisce ampie informazioni<br />

sull’argomento: si va dal “perché<br />

scegliere l’Alto Adige?” al permesso<br />

di soggiorno ed all’assicurazione sanitaria,<br />

passando per il sostegno alle famiglie<br />

ed il sistema formativo.<br />

Ma la <strong>BLS</strong> non vuole limitarsi a mettere<br />

in rete informazioni. Attraverso varie<br />

ed ulteriori iniziative l’agenzia provinciale<br />

cercherà in maniera ancora più<br />

intensa di reclutare talenti nazionali ed<br />

esteri per le aziende altoatesine. Ulrich<br />

Stofner crede molto in questa molteplicità<br />

di sforzi: “Le imprese dell’Alto Adige<br />

devono poter coprire i loro organici<br />

più qualificati. Ed uno spazio vitale ed<br />

economico non può che trarre vantaggi<br />

da idee fresche e creatività provenienti<br />

dall’esterno”. (bk)<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 2 7


M A R K E T I N G<br />

Alpitecture, il mondo in rete<br />

L’architettura alpina è un tema sempre più attuale in Alto Adige. La piattaforma<br />

alpitecture si occupa del trasferimento a livello internazionale delle conoscenze<br />

relative ad Alpi, tecnologia e architettura, coinvolgendo le aziende altoatesine.<br />

L’Alto Adige piace. Specie in<br />

primavera, quando il sole<br />

batte più forte che nelle regioni<br />

del Nord e i meli si<br />

preparano a sfoggiare la fioritura.<br />

L’Alto Adige piace anche per la<br />

sua architettura moderna, basata su tecnologie<br />

avanzate, ridotti consumi energetici,<br />

materiali innovativi e rispetto<br />

dell’ambiente. Dal 22 al 25 marzo scorsi<br />

un nugolo di architetti attivi in campo<br />

internazionale si è incontrato in occasione<br />

della quarta edizione di alpitecture,<br />

la piattaforma per il trasferimento di<br />

conoscenze.<br />

I 200 partecipanti hanno iniziato la<br />

loro esperienza visitando la mostra “Architetture<br />

recenti in Alto Adige 2006–<br />

2012” allestita presso MeranoArte.<br />

L’esposizione ha consentito loro di farsi<br />

un’idea della cultura architettonica di<br />

una regione in cui appena il 6% del terri-<br />

2 8 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

torio è edificabile, confrontandosi così<br />

subito con la complessa tematica dell’architettura<br />

nelle zone alpine.<br />

Alpitecture è nata per far diventare<br />

l’Alto Adige un punto d’incontro fisso<br />

per architetti e aziende di respiro internazionale.<br />

Sfruttando in maniera congiunta<br />

il loro potenziale creativo, ecco<br />

che professionisti, imprenditori e committenti<br />

riescono a generare nuovi metodi<br />

di produzione e nuovi prodotti. Una<br />

parte consistente del programma di alpitecture<br />

è dedicato alla visita di aziende<br />

partner e dei relativi oggetti architettonici,<br />

cosicché nell’arco di 4 giornate i<br />

partecipanti hanno l’opportunità di farsi<br />

un quadro definito del territorio e del<br />

suo linguaggio architettonico.<br />

Un altro appuntamento di rilievo è<br />

stato il workshop di idee sulla presentazione<br />

dell’Alto Adige all’Expo Milano<br />

2015, durante il quale sono stati tra-<br />

smessi i punti di forza del territorio alla<br />

luce della sua tradizione consolidata.<br />

Per la prima volta inoltre è stato proposto<br />

un congresso di una giornata dal titolo<br />

“Progetti transfrontalieri di architettura<br />

alpina e non solo”, nel corso del<br />

quale 31 rinomati architetti hanno indicato<br />

quali sono i fattori necessari affinché<br />

l’architettura che va oltre i confini<br />

diventi un’opportunità favorevole per<br />

tutte le realtà coinvolte.<br />

Workshop e scambi<br />

L’evento serale ospitato dal centro culturale<br />

Kimm di Merano ha visto la partecipazione<br />

di circa 200 persone, che<br />

non si sono fatte sfuggire l’occasione di<br />

confrontarsi con i colleghi delle vicine<br />

regioni alpine a margine delle relazioni<br />

enunciate da Kjetil T. Thorsen di<br />

Snøhetta e dal professor Tobias Wallis-<br />

1


2<br />

3<br />

4<br />

1 Proficue discussioni allargate<br />

2 La funivia Merano 2000<br />

3 Workshop in pieno svolgimento<br />

4 Kjetil Thorsen dello studio di<br />

architetti Snøhetta di Oslo<br />

ser di LAVA. Tra un workshop e una relazione<br />

gli ospiti hanno poi avuto modo<br />

di conoscere le capacità prestazionali di<br />

alcune aziende eredi di lunghe tradizioni<br />

artigianali: la ditta Höller specializzata<br />

in arredamenti d’interni di qualità,<br />

gli esperti in facciate Frener & Reifer e lo<br />

specialista del legno Rubner hanno<br />

messo in vetrina le loro competenze, la<br />

costante ricerca della qualità e le loro<br />

referenze. “Sappiamo per esperienza<br />

che la cooperazione con esperti dello<br />

stesso settore può portare a dei successi<br />

per i quali, operando da soli, ci vorrebbero<br />

molti più anni. Questo scambio di<br />

opinioni, alle volte in discordanza con<br />

le nostre, ci permette di ricevere nuovi<br />

impulsi, allacciare contatti ed esibire le<br />

nostre consolidate capacità artigianali”,<br />

commenta Klaus Höller dell’omonima<br />

azienda.<br />

Alto Adige esporta architettura<br />

Alpitecture nasce anche con questa finalità<br />

di base: “È vero che l’esportazione di<br />

prestazioni professionali, come possono<br />

essere quelle degli architetti, non<br />

aumenta in maniera diretta la quota di<br />

esportazione, poiché è limitata all’esportazione<br />

di una prestazione. Però c’è<br />

sempre e comunque una generazione di<br />

valore aggiunto ed è anche possibile che<br />

avvenga un’esportazione di merci: secondo<br />

un calcolo approssimativo, ogni<br />

euro che un architetto guadagna all’estero<br />

genera un fatturato interno di 10<br />

euro. A ciò si aggiunga che in Alto Adige<br />

operano alcune eccellenti realtà artigianali<br />

e industriali molto richieste all’estero,<br />

e gli architetti collaborano volentieri<br />

con aziende consolidate e affidabili”,<br />

sostiene il vicedirettore di EOS Markus<br />

Walder.<br />

Concorso di idee per Expo 2015<br />

Ma torniamo a Merano, dove il workshop<br />

di alpitecture ha invitato gli ospiti a fornire<br />

la loro visione delle cose dall’esterno.<br />

Quest’anno i partecipanti sono stati chiamati,<br />

nell’ambito di un concorso di<br />

idee svolto in una giornata, a confrontar-<br />

si con il tema “L’architettura come comunicazione<br />

di forme e contenuti<br />

dell’Alto Adige” nell’ottica di una partecipazione<br />

all’Expo Milano 2015. Tre<br />

gruppi di architetti hanno lavorato in parallelo<br />

sul tema e le sue variazioni. Il primo<br />

nucleo di lavoro è partito dall’idea di<br />

un padiglione espositivo all’aperto, dividendosi<br />

poi in un due sottogruppi che<br />

sono peraltro giunti alla stessa conclusione:<br />

il tema dominante dello stand deve<br />

essere la mela.<br />

Anche il secondo gruppo di lavoro si<br />

è diviso in due team, incaricati di concepire<br />

un padiglione che si sviluppasse al<br />

massimo su due piani occupando una<br />

superficie ridotta, in grado di essere<br />

montato anche al chiuso. Entrambi i sottogruppi<br />

hanno immaginato una sequenza<br />

di spazi allestiti in maniera tale<br />

da stimolare emozionalmente il visitatore,<br />

una scenografia architettonica basata<br />

su paesaggio e gusto.<br />

Il terzo gruppo infine aveva il compito<br />

di elaborare un intervento che fosse in<br />

grado di mettere in scena l’Alto Adige<br />

senza occupare, anche in questo caso,<br />

molto spazio. Il risultato: agili elementi<br />

scenici pieghevoli che simboleggiano le<br />

peculiarità identificative del territorio<br />

come il carattere alpino, il paesaggio,<br />

l’edilizia urbana ma anche l’artigianato<br />

tradizionale, i prodotti tipici e l’influsso<br />

mediterraneo. Se tutti questi elementi<br />

saranno combinati al meglio, ecco che<br />

ad Expo 2015 sarà messa in scena una<br />

fedele quanto efficace riproduzione<br />

dell’Alto Adige.<br />

Una valigia di impressioni<br />

Dopo aver visitato il forte di Fortezza, nella<br />

giornata di domenica gli ospiti sono<br />

ripartiti portando con sé una valigia piena<br />

di impressioni, alcune delle quali<br />

sono state postate su facebook.com/alpitecture.<br />

Lo scambio di esperienze si è rivelato<br />

fruttuoso ed appassionante per i<br />

partecipanti, anche perché “non ci sono<br />

altre opportunità di scambio, che invece<br />

sarebbero così importanti”, chiosa l’architetto<br />

Martin Mutschlechner dello<br />

Stadtlabor di Innsbruck.<br />

(cs)<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 2 9


M E N T I<br />

Il senso per l’ospitalità. Il Rifugio Fanes è il posto abitato permanente più<br />

alto dell’Alto Adige. Max e Petra Mutschlechner amano l’energia particolare che emanano le Dolomiti,<br />

il silenzio assoluto e un’esistenza consapevole.<br />

Testo: Barbara Platzer<br />

Foto: Max Lautenschläger<br />

È UN MAGNIFICO anfiteatro di pietra e<br />

roccia, un palcoscenico per camosci,<br />

marmotte e aquile, un alpeggio a quota<br />

2.000 metri avvolto in maniera quasi circolare<br />

dalle vette dolomitiche del Parco<br />

naturale Fanes-Sennes-Braies. Larici e<br />

pini cembri fanno da corollario a verdi<br />

prati costellati di rocce, mucchietti di<br />

neve resistono negli avvallamenti.<br />

In mezzo a questo scenario da fiaba<br />

svetta il Rifugio Fanes, il posto abitato<br />

permanente più alto dell’Alto Adige.<br />

Tuttavia, quando si entra<br />

nell’accogliente stube, può persino capitare<br />

di dimenticarsi in quale meraviglioso<br />

angolo di mondo ci si trovi. Per<br />

“Trovare personale non è facile. Ci sono<br />

persone che non ce la fanno proprio a<br />

stare quassù. Altre invece rimangono”<br />

“colpa” dei padroni di casa Petra e Max<br />

Mutschlechner. E dei loro volti. Lui è<br />

una persona più istintiva che razionale,<br />

baffi sale e pepe, occhi blu, “chiodo” da<br />

motociclista, 58 anni, faccia da furbetto.<br />

Lei, donna più razionale che istintiva,<br />

è bionda, occhi verdi, felpa blu, 46<br />

primavere, sguardo di chi sa mettere in<br />

riga gli uomini.<br />

In buona sostanza: quando “il Max”<br />

appoggia sul tavolo in legno massiccio<br />

il pentolone con gli gnocchetti al formaggio<br />

e Petra stappa una bottiglia di<br />

rosso, l’ultima cosa da fare qui è avere<br />

fretta.<br />

Max allora vi racconterà cosa vuol dire<br />

crescere in un rifugio, vi dirà di quando<br />

una volta accoglievano gli ospiti<br />

dell’Hotel Posta di San Vigilio e di quando<br />

un giorno suo padre assunse in pro-<br />

3 0 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

prio la gestione del Rifugio Fanes. Poi<br />

tocca a Petra raccontare come 26 anni fa<br />

ha detto addio alla valle ed è salita fin<br />

lassù, da quel Max che conosceva fin<br />

dall’infanzia perché era il fratello della<br />

sua migliore amica. Max riprende la parola<br />

per parlare delle loro due figlie che<br />

sono cresciute al rifugio ma che ora non<br />

vivono più lassù. “Per mandarle a scuola<br />

dovevamo portarle ogni giorno giù a San<br />

Vigilio, in estate con la jeep e d’inverno<br />

con il gatto delle nevi. E quando c’era<br />

troppa neve erano costretta a stare a<br />

casa e marinare la scuola...”.<br />

Sorrisetto. Un altro goccio di vino?<br />

Sarà probabilmente l’immensità della<br />

natura, a far sì che le persone che vivono<br />

al Rifugio Fanes tornino a sé stessi acquisendo<br />

la consapevolezza che nella<br />

vita non tutto è scontato. Come ad esempio<br />

calore, luce e acqua. Il gasolio da riscaldamento<br />

bisogna che qualcuno lo<br />

porti lassù, la corrente che arriva da San<br />

Vigilio è cosa abbastanza recente (e<br />

come dice Petra, “sarà forse meno romantico,<br />

ma è molto più sicuro”) e<br />

l’acqua proviene da una sorgente sotto<br />

la Neunerplatte.<br />

“Vivere quassù ti rende sicuramente<br />

più consapevole”, dice Petra mentre il<br />

vento le solleva il bavero della giacca. Ma<br />

il posto si fa perdonare tutte le durezze.<br />

“L’energia che c’è quassù è qualcosa di<br />

particolare, qualcosa che senti subito<br />

quando ci vieni per la prima volta”. Alle<br />

volte, quando dentro la baita i ritmi si<br />

fanno frenetici, Petra esce e va per un po’<br />

a meditare su una roccia. Qui il cellulare<br />

non prende, e non è il caso di chiedere<br />

se c’è una connessione Internet. “Non<br />

vogliamo guastare l’atmosfera del rifugio”,<br />

spiega Petra dalla terrazza.<br />

Le nuvole tra Cima Dieci e La Varella<br />

si addensano sulla malga. Comincia a<br />

piovigginare, tutto è silenzio. Petra sa<br />

bene che le persone si inerpicano fin qui<br />

proprio per questa assenza di progresso,<br />

e che non poter usare il cellulare è diventato<br />

un lusso. “Quando si arriva qui –<br />

spiega Petra – si percepisce subito questa<br />

calma della natura, la si sente dentro.<br />

La gente ha già abbastanza stress e rumore<br />

in città. E se qualche volta succede<br />

che la baita è strapiena, basta farsi una<br />

camminata di mezz’ora per non incontrare<br />

più anima viva”.<br />

Il Rifugio Fanes è un continuo viavai<br />

di viandanti e ciclisti. Normale, visto che<br />

davanti alla baita si incrociano due grandi<br />

direttrici molto frequentate: il sentiero<br />

Alta Via delle Dolomiti n. 1 e la Transalp,<br />

una traversata delle Alpi in mountain<br />

bike.<br />

Nel tardo pomeriggio cominciamo a<br />

scendere a valle, verso San Vigilio. Arrivati<br />

a quota 1.400 metri i cellulari tornano<br />

a farsi sentire, e a quel punto ti prende<br />

una voglia pazza di tornare indietro.<br />

R I F U G I O F A N E S<br />

39030 S. Vigilio di Marebbe<br />

Tel. 0474 501 097<br />

info@rifugiofanes.com<br />

www.rifugiofanes.com


Petra e Max Mutschlechner,<br />

una grande passione per i rifugi


TM IAT ER LK<br />

E T I N G<br />

Bagno,<br />

che passione<br />

I bagni a base di fieno, acqua minerale e pino mugo<br />

hanno un ruolo fondamentale nella storia delle<br />

cure termali e del wellness in Alto Adige.<br />

3 2 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

La tradizione dei bagni in Alto<br />

Adige vanta una lunga storia:<br />

già agli albori del Ventesimo<br />

secolo esistevano numerosi<br />

bagni di cura e contadini,<br />

che erano molto apprezzati dagli ospiti<br />

locali e forestieri. Col passare del tempo<br />

tuttavia questa tradizione e le conoscenze<br />

relative agli aspetti salutari di questi<br />

bagni sono finite nel dimenticatoio. Per<br />

riportare in auge questi trattamenti unici<br />

oltre che autentici, 12 aziende altoatesine<br />

attive nel settore dei bagni di fieno,<br />

acqua e pino mugo hanno deciso di consorziarsi.<br />

La rete di “Badlbetreiber” può<br />

contare sul supporto del cluster Alpine<br />

Wellbeing del TIS innovation park, che<br />

mette a disposizione un proprio centro<br />

di competenza dedicato alle conoscenze<br />

specialistiche relative a fieno, acque minerali<br />

e pino mugo.<br />

“Noi raccogliamo sia studi scientifici<br />

che documenti storici e poi li giriamo ai<br />

membri del consorzio”, spiega Manuela<br />

Irsara, manager del cluster. Le strutture<br />

aderenti alla rete sono quanto mai diverse<br />

tra di loro, e vanno dalla struttura agrituristica<br />

all’hotel a quattro stelle. Tutte<br />

però possono vantare una lunghissima<br />

esperienza e professionalità nel<br />

settore dei bagni tradizionali, ed in comune<br />

hanno anche gli obiettivi che si è<br />

posto il consorzio: far rivivere la tradizione<br />

e la cultura dei bagni, garantire una<br />

qualità trasparente e assoluta, presentarsi<br />

con il marchio comune “Bagni<br />

d’acqua & fieno Alto Adige”. Quest’ultimo<br />

obiettivo peraltro è già stato raggiunto,<br />

in quanto i “Badlbetreiber” hanno crea-


to un loro logo ed un sito web, sul quale<br />

vengono fornite tutte le informazioni<br />

sui bagni e sui gestori.<br />

Non è tutto fieno ciò che luccica<br />

I fieni non sono tutti uguali: a fare la differenza<br />

in termini di qualità ed efficacia<br />

sono le sostanze contenute nelle erbe presenti<br />

nel fieno, che a seconda della posizione<br />

possono essere anche molto diverse.<br />

Tutti i bagni del consorzio utilizzano<br />

esclusivamente fieno altoatesino di qualità,<br />

proveniente da alpeggi non trattati e<br />

con una elevata percentuale di erbe speciali.<br />

Diversi studi hanno appurato che i<br />

bagni di fieno, tra le altre cose, stimolano<br />

il metabolismo, distendono la muscolatura<br />

e possono avere effetti positivi sui<br />

disturbi del sonno o della digestione.<br />

Wellness al posto delle medicine<br />

“Una volta i bagni di fieno venivano<br />

prescritti dal medico curante”, racconta<br />

Walter Daldoss del Berghotel Jochgrimm,<br />

considerato il bagno di fieno più antico<br />

dell’Alto Adige: “Oggi invece i bagni di<br />

fieno non vengono più considerati delle<br />

cure ma trattamenti wellness, ed hanno<br />

così perso di valore”. Ciononostante<br />

sono sempre tanti gli ospiti del suo albergo<br />

pronti a giurare sull’efficacia dei bagni<br />

di fieno. D’estate il Berghotel propone<br />

i tradizionali bagni curativi a base di fieno<br />

fresco di malga, che viene applicato 4<br />

volte al giorno per un periodo di circa 9<br />

giorni. “Queste cure però richiedono<br />

molto tempo, ed è per questo che agli<br />

ospiti proponiamo cicli più brevi o anche<br />

singoli bagni”, dice Daldoss, che poi aggiunge:<br />

“Breve o lungo che sia, il nostro<br />

bagno è sempre a base di fieno di alta<br />

qualità, proveniente dai nostri alpeggi”.<br />

Nel bagno a base di pino mugo si aggiunge<br />

all’acqua l’estratto di pino mugo,<br />

oppure ci si sdraia direttamente su rametti<br />

di pino mugo riscaldati. L’olio<br />

essenziale di mugo è usato da secoli nella<br />

medicina popolare e può avere effetti<br />

mucolitici, una blanda azione antisettica<br />

e riattivare la circolazione sanguigna.<br />

I bagni al pino mugo vengono proposti<br />

da alcune strutture in aggiunta ai bagni<br />

di fieno.<br />

Acqua, fortissimamente acqua<br />

In Alto Adige si contano 32 sorgenti certificate<br />

di acque minerali contenenti<br />

sostanze specifiche come zolfo, magnesio,<br />

rame, ferro e radon, nonché parecchie<br />

acque potabili che possiedono caratteristiche<br />

minerali.<br />

Se utilizzate per la balneoterapia,<br />

queste acque – a seconda della loro composizione<br />

– possono avere un effetto rilassante,<br />

stimolare il metabolismo, alleviare<br />

le malattie reumatiche croniche o<br />

dermatologiche. Le cure idropiniche a<br />

base di acqua altoatesina sono invece<br />

indicate nei casi di disturbi a reni e intestino,<br />

in quanto coadiuvano il metabolis-<br />

mo e la digestione e possono altresì avere<br />

un effetto disintossicante.<br />

“Da settembre dello scorso anno offriamo<br />

trattamenti con l’acqua della nostra<br />

sorgente”, dice Nicol Alberti<br />

dell’Hotel Aqua Bad Cortina di San Vigilio<br />

di Marebbe. “La nostra acqua contiene<br />

zolfo, che fa molto bene alla pelle”. Il<br />

bagno di zolfo non si riduce comunque<br />

a mettere l’acqua minerale nella vasca,<br />

in quanto le abluzioni sono precedute<br />

da un preciso rituale durante il quale il<br />

“Badlmeister” spiega gli effetti benefici<br />

dell’acqua sulfurea per poi lasciare<br />

l’ospite in un profondo stato di distensione.<br />

Il trattamento combina l’acqua di<br />

sorgente ad altre risorse naturali delle<br />

Alpi: la vasca è in quarzite argentea, una<br />

pietra della Val di Vizze che assorbe il<br />

calore, mentre il coperchio è in cirmolo,<br />

un legno dalle proprietà calmanti.<br />

Il contenuto di zolfo non danneggia<br />

il gusto dell’acqua, che pertanto risulta<br />

ideale anche per le cure idropiniche.<br />

“Per i nostri ospiti la cura consiste semplicemente<br />

nel bere un litro di questa<br />

acqua al giorno per tutta la durata del<br />

soggiorno. L’acqua fa bene alla digestione<br />

ed ha un effetto depurativo”, sottolinea<br />

Alberti. “E se si vuole sfruttare<br />

appieno il potere dell’acqua, allora bisogna<br />

fare i bagni e bere: solo così si<br />

potrà dire di avere veramente passato le<br />

acque”. (ep)<br />

L’Hotel Aqua Bad Cortina utilizza l’acqua della propria sorgente per bagni e cure idropiniche<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 33


M A R K E T I N G<br />

In tempi caratterizzati da individualismo,<br />

auto-realizzazione e<br />

riflusso, determinati valori come<br />

il ritorno alla natura, il salutismo<br />

e la genuinità sono di gran<br />

moda. Oggi non è più sufficiente soddisfare<br />

solo i bisogni di base dei propri<br />

clienti. E questo discorso vale sia per il<br />

settore automobilistico che per quello<br />

turistico. In un mercato ormai saturo, in<br />

cui per ogni prodotto e per ogni servizio<br />

esiste già almeno un fornitore, un articolo<br />

deve garantire esclusività e caratteristiche<br />

uniche: nel linguaggio specialistico<br />

questo viene definito USP (Unique<br />

Selling Proposition – proposta unica di<br />

vendita).<br />

Questo perché in fin dei conti il ricordo<br />

di un prodotto o di una prestazione<br />

è legato non tanto all’importo pagato<br />

quanto piuttosto all’emozione ricevuta.<br />

Sono questi i valori che condizionano le<br />

scelte, anche o proprio in fatto di vacanze.<br />

A fare la differenza sono le offerte che<br />

una destinazione è in grado di proporre.<br />

Ma allora, come può una destinazione<br />

turistica sviluppare un prodotto che si<br />

distingua dalle altre località similari<br />

(leggi: regioni alpine)? Da 10 anni Alto<br />

Salute<br />

Formazione<br />

Cultura<br />

Adige Marketing (SMG) si occupa proprio<br />

di questo. Il reparto Destination Management<br />

di SMG è in stretta e continua<br />

interazione con i suoi partner, in particolare<br />

consorzi turistici e strutture alberghiere,<br />

con l’obiettivo di elaborare congiuntamente<br />

offerte e prodotti validi che<br />

siano conformi al profilo della destinazione<br />

e in sintonia con il posizionamento<br />

dell’Alto Adige. Tutto questo avviene sullo<br />

sfondo di un mercato di prodotto in<br />

rapida evoluzione, al pari delle sempre<br />

mutevoli esigenze.<br />

Occhio alla data di scadenza<br />

“Lo sviluppo di prodotto deve stare dietro<br />

alle tendenze emergenti ma anche<br />

prevedere un ciclo di vita che va da cinque<br />

a dieci anni. I nuovi prodotti però<br />

hanno bisogno di tempo, sia per essere<br />

sviluppati che per mantenersi sul mercato.<br />

Nel marketing vige da sempre la<br />

regola generale che ogni 3 o 5 anni un<br />

prodotto deve essere arricchito con<br />

qualche novità, per non diventare obsoleto<br />

e perdere in attrattività”, spiega Alexandra<br />

Mair, direttrice del reparto Destination<br />

Management di SMG.<br />

Spiritualità<br />

L’importanza della collaborazione. Per una destinazione<br />

turistica che voglia farsi valere, uno sviluppo di prodotto strategico è non solo necessario bensì di vitale<br />

importanza. Ecco una panoramica dei prodotti che SMG ha contribuito a sviluppare.<br />

3 4 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

Nel caso specifico il compito di SMG<br />

è quello di condurre ricerche di mercato<br />

e analisi SWOT (Strenghts Weaknesses<br />

Opportunities Threats, ovvero Forza Debolezza<br />

Opportunità Minacce) per poi,<br />

in base alle risultanze, fornire impulsi<br />

strategici e sviluppare assieme ai partner<br />

offerte attraenti che siano conformi<br />

al profilo della regione e migliorino l’immagine<br />

dell’Alto Adige inteso come luogo<br />

vitale.<br />

“Le esperienze degli ultimi anni ci<br />

hanno dimostrato che da intense collaborazioni<br />

intersettoriali nascono prodotti<br />

validi. Basti pensare alla museumobil<br />

Card che coniuga mobilità e cultura,<br />

oppure ai sentieri tematici<br />

Culturonda che fanno incontrare le<br />

emozioni della natura con i temi Dolomiti<br />

e vino”, informa Alexandra Mair.<br />

Nel corso di questi anni SMG è riuscita,<br />

in collaborazione con partner, consorzi<br />

turistici e gruppi alberghieri, a dare vita<br />

a tante realtà interessanti delle quali<br />

oggi la destinazione turistica Alto Adige<br />

non potrebbe più fare a meno.<br />

Dal 2001 ad esempio SMG gestisce<br />

l’attività del gruppo d’offerta dei 26 Familienhotels<br />

Südtirol, che si sono focalizzati


TURISMO<br />

interamente sulle esigenze di ospiti grandi<br />

e piccoli. Uno dei prodotti elaborati<br />

congiuntamente è il “Campo esplora natura”,<br />

che all’insegna del motto “Natura &<br />

Cultura per famiglie e bambini” consente<br />

di scoprire in maniera ludica gli aspetti<br />

affascinanti della natura. Gli assistenti<br />

frequentano ogni anno dei corsi di aggiornamento<br />

e anche i temi principali del<br />

Campo cambiano di anno in anno.<br />

I 30 Vitalpina Hotels Südtirol sono<br />

invece alberghi che hanno basato il loro<br />

concetto di vacanza sul movimento, la<br />

salute ed il benessere made in Alto Adige.<br />

Gli albergatori stessi sono tutti delle<br />

guide escursionistiche che d’estate e<br />

d’inverno fanno conoscere ai loro ospiti<br />

le montagne altoatesine. “L’ultimo prodotto<br />

nato dalla collaborazione tra SMG<br />

e Vitalpina Hotels, il progetto “Respira”,<br />

racchiude in sé i tre pilastri su cui<br />

poggia il concetto Vitalpina: attività<br />

all’aperto, area benessere e cucina”,<br />

spiega Wolfang Töchterle, responsabile<br />

per i gruppi d’offerta alberghieri Vitalpina<br />

e Bikehotels Südtirol.<br />

Anche questi ultimi, nati nel 2010,<br />

hanno deciso di affidarsi a SMG per lo<br />

sviluppo del prodotto, la commercializzazione<br />

e l’amministrazione. In pochi<br />

mesi i 20 Bikehotels e le 7 scuole bike<br />

affiliate hanno già elaborato parecchie<br />

offerte per le cinque categorie alle quali<br />

si rivolgono: MTB, bici da corsa, cicloturismo,<br />

bici elettrica e freeride.<br />

Scienza<br />

Alimentazione<br />

Ma prodotti validi possono derivare<br />

anche dalla collaborazione con le varie<br />

aree vacanza: basti pensare a "Val d’Isarco:<br />

la valle dei sentieri", il filone che<br />

l’area vacanze della Val d’Isarco ha scelto<br />

di seguire all’interno del posizionamento<br />

dell’Alto Adige. Da qui la nascita<br />

a getto continuo di sentieri panoramici<br />

o didattici che esaltano i punti di forza<br />

della valle ed i suoi prodotti più rappresentativi<br />

come castagne, vino, mele e<br />

latticini.<br />

Il consorzio turistico Bolzano Vigneti<br />

& Dolomiti invece ha puntato assieme a<br />

SMG su vino e bicicletta: per andare alla<br />

scoperta degli innumerevoli castelli, residenze<br />

storiche e cantine con tanto di<br />

degustazione dei vini locali più pregiati,<br />

gli amanti del vino possono percorrere i<br />

tre “itinerari del gusto” per ciclisti tracciati<br />

lungo la Strada del Vino dell’Alto<br />

Adige.<br />

Dalla collaborazione con Merano<br />

Marketing è poi nato il Festival della Salute<br />

“Merano Vitae”, giunto quest’anno<br />

alla seconda edizione. Questo evento fa<br />

sì che in aprile l’area vacanze Merano e<br />

dintorni diventi il grande palcoscenico<br />

di una lunga serie di manifestazioni, tutte<br />

incentrate sui temi cardine della salute<br />

fisica e spirituale, dell’alimentazione<br />

e del movimento.<br />

L’argomento salute è anche il leit<br />

motiv dell’Alpe di Siusi Running, la gara<br />

podistica che ogni attira sull’altipiano<br />

Sport<br />

In un mercato sempre più saturo,<br />

per creare nuovi prodotti è spesso<br />

necessario creare sinergie tra i<br />

settori a prima vista più disparati<br />

più grande d’Europa i migliori maratoneti<br />

del mondo che si preparano per le<br />

maratone autunnali. In occasione di<br />

questa gara viene anche concessa agli<br />

amatori l’opportunità di allenarsi per<br />

una settimana fianco a fianco e con l’assistenza<br />

professionale dei campioni.<br />

A tutto questo si aggiungono i grandi<br />

eventi organizzati assieme a partner<br />

come EOS, Camera di commercio, TIS<br />

e <strong>BLS</strong> – pensiamo al Festival del gusto<br />

ma anche alla Mostra Vini o al prossimo<br />

Festival dell’innovazione – che<br />

sono ormai diventati degli appuntamenti<br />

fissi nel calendario delle manifestazioni<br />

altoatesine, e non solo a beneficio<br />

dei turisti.<br />

Puntare su temi chiave<br />

SMG ha maturato la visione di fare<br />

dell’Alto Adige la regione europea dove è<br />

più piacevole vivere. Affinché ciò sia possibile,<br />

è fondamentale che avvenga un<br />

corretto sviluppo nei settori sostenibilità,<br />

architettura, cultura, competenze alpine<br />

e prodotti tipici. Ecco allora che il<br />

Destination Management di SMG ha creato<br />

nuovi network per poter elaborare, in<br />

stretta sintonia con i propri partner e con<br />

esperti esterni, nuovi contenuti di comunicazione<br />

ma soprattutto poter dare vita<br />

a nuovi prodotti. Questo perché finché lo<br />

sviluppo di prodotto sarà vivo, ci saranno<br />

sempre innovazione e progresso. (gzp)<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 3 5


N E L L ’ O CC H I O D E I M E D I A<br />

Ecco cosa dicono di noi. L’anima dell’Alto Adige raccontata da riviste di<br />

architettura, rotocalchi femminili, riviste di viaggi, giornali di cucina e di costume, programmi d’avventura,<br />

trasmissioni in tv o sul web: insomma, una terra con tante facce.<br />

Italia: Yoga Journal<br />

Rivista Yoga – “Da duecento anni Merano è rinomata<br />

come centro di cura e wellness”, scrive la redattrice<br />

Rita Bertazzoni. Giunta nella città del Passirio per<br />

commentare Merano Vitae e l’annesso Yoga Festival,<br />

la giornalista ha voluto saperne di più sulla storia del<br />

benessere a Merano.<br />

Edizione aprile 2012<br />

Svizzera: Trasmissione tv “Unterwegs”<br />

Programma tv – Per montare i 42 minuti della trasmissione<br />

“Unterwegs”, andata in onda sulla tv svizzera<br />

SF1, sono serviti 10 giorni di riprese. I servizispaziano<br />

dai succhi di mela di montagna a Reinhold Messner,<br />

da Ötzi al mondo contadino, dalle pedalate sulla<br />

Strada del Vino ai collezionisti di Vespa.<br />

Questo programma viene visto<br />

mediamente da 500.000 elvetici, pari<br />

al 30% di share. Trasmesso per la prima<br />

volta venerdì 16 marzo alle 21<br />

3 6 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2<br />

Germania: AD Architectual Digest<br />

Rivista di architettura – Il magazine tedesco svela<br />

i segreti del forte asburgico di Fortezza, nato per<br />

difendere gli austriaci da possibili invasori e diventato<br />

durante la seconda guerra mondiale il nascondiglio<br />

dell’oro nazista. Oggi, secondo AD, i suoi oggetti<br />

preziosi sono quelli realizzati in cemento e acciaio<br />

dall’architetto meranese Markus Scherer, che si<br />

possono ammirare visitando la fortificazione.<br />

Edizione aprile 2012<br />

Russia: Condé Nast traveller<br />

Rivista di viaggi – L’edizione russa del mensile Condé Nast traveller<br />

porta i suoi lettori in Alta Badia, coinvolgendoli in un appassionante<br />

tour tra piste da sci e gastronomia. Ristoranti decorati con stelle<br />

Michelin fanno da contraltare alle tante baite i cui piatti tradizionali<br />

sono stati rivisitati dai “Dolomitici” – i 3 cuochi stellati dell’Alta Badia<br />

– e da tanti altri cuochi italiani ed esteri di fama internazionale.<br />

Edizione febbraio 2012<br />

Austria: Insiderei<br />

Magazine di viaggi on line<br />

Il magazine di viaggi e costume<br />

si è occupato ancora una volta<br />

dell’Alto Adige chiedendo a<br />

diversi altoatesini famosi di<br />

svelare i loro ristoranti preferiti,<br />

i posti più amati, le cose da consigliare.<br />

Ad essere intervistati<br />

sono stati, tra gli altri, la compositrice<br />

Manuela Kerer, l’artista<br />

Aron Demetz, l’esperta di cultura<br />

Letizia Ragaglia ed il cuoco<br />

stellato Norbert Niederkofler.<br />

Ma sul portale on line austriaco<br />

c’è spazio anche per illustri sconosciuti,<br />

che<br />

però hanno quel<br />

certo non so che.<br />

On line<br />

da gennaio 2011


Germania: Brigitte<br />

Rivista femminile –<br />

La più diffusa rivista<br />

femminile tedesca<br />

dedica ben 14 pagine e<br />

50 suggerimenti all’Alto<br />

Adige: i migliori ristoranti<br />

e locande, gli<br />

alberghi più belli, le<br />

attività fisiche più piacevoli,<br />

angoli di sogno<br />

e indirizzi fidati<br />

a Merano. Insomma, di<br />

tutto e anche di più.<br />

Edizione marzo 2011<br />

Gran Bretagna:<br />

Trasmissione della BBC “A Year of Adventures”<br />

Programma d’avventura – Una puntata del programma<br />

tv della BBC “A Year of Adventures” è<br />

stata dedicata allo straordinario paesaggio dell’Alto<br />

Adige. Un trailer visibile su YouTube mostra le<br />

avventure vissute dal conduttore inglese Ben Fogle,<br />

dal volo in parapendio sulle<br />

Dolomiti fino alla massacrante<br />

Südtirol Tre Cime Alpin: adrenalina<br />

pura. Andato in onda a marzo su<br />

BBC Knowledge Italy<br />

Austria: Woman<br />

Rivista femminile – Secondo la più importante rivista<br />

per donne dell’Austria, l’Alto Adige è una fucina di<br />

donne forti, alle quali dedica 4 pagine con altrettanti<br />

ritratti: l’esponente culturale di spicco Letizia Ragaglia,<br />

la stilista di moda Barbara von Pföstl, la coreografa e<br />

filmmaker Veronika Ritz e la vignaiola Elena Walch.<br />

Edizione marzo 2012<br />

Olanda: Joie de Vivre<br />

Rivista di costume – La rivista patinata olandese accompagna<br />

il lettore in un avvincente viaggio attraverso l’Alto Adige,<br />

alla scoperta del territorio e dei suoi abitanti, dei quali<br />

descrive lo stile di vita, la cultura, le tradizioni e la cucina.<br />

Edizione estate 2012<br />

LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 3 7


M E RC ATO<br />

Christoph Engl (a destra) ed il sommelier Filip Verheyden, conduttore della serata, brindano al successo dell’incontro con la stampa belga<br />

B R U X E L L E S , B E L G I O<br />

<strong>IL</strong> BELGIO INCONTRA L’ALTO ADIGE: Quale legame potrebbe essere più fruttuoso di quello<br />

instaurato tra due regioni che, dal punto di vista culinario, riescono ad offrire più di ogni<br />

altra zona europea? È quello che hanno pensato tanti giornalisti della stampa specializzata<br />

belga, accorsi al get together organizzato da SMG presso l’enoteca Etiquette a Bruxelles. Nel<br />

corso dell’evento PR di aprile il direttore di SMG Christoph Engl ha illustrato gli ambiziosi<br />

obiettivi dell’Alto Adige in tema di politica ambientale, mentre il sommelier belga Filip<br />

Verheyden ha raccontato l’eno-gastronomia altoatesina presentato pietanze a base di asparagi<br />

accompagnate da Sauvignon. Dulcis in fundo, grande cioccolato belga e moscato rosa.<br />

3 8 M | LU G L I O, A G OS TO, S E T T E M B R E 2 0 1 2


“L’alpinismo<br />

non è uno sport,<br />

non è una gara<br />

ma una filosofia,<br />

uno stile di vita”.<br />

Cesare Maestri<br />

Alpinista e scrittore, * 1929


www.suedtirolwein.com<br />

www.vinialtoadige.com

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!