WineCouture 03-04/2021

NUMERO 3/4 

Anno 2 | Marzo/Aprile 2021 

OPEN 

L’Italia del vino suona la carica 

Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.

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SOMMARIO 

Aggiungi un posto a tavola 

Dunque, ci siamo. Quasi. Un anno 

lungo, complicato umanamente, 

socialmente ed economicamente, 

possiamo dire che sia almeno un 

po’ alle spalle. D’accordo, non in 

maniera definitiva. Tuttavia, seppur 

con le debite cautele, dobbiamo e 

vogliamo dirlo. Per questa ragione 

abbiamo scelto come di titolo questo 

numero della rivista una parola 

che semplice, ma più che mai fondamentale: 

OPEN. Aperto. 

WineCouture (sia nella versione 

cartacea, sia in quella online) non 

ha mai rincorso con leggerezza 

(neppure nella scorsa estate) la facile 

approvazione scrivendo articoli o 

commenti che non tenessero conto 

della pandemia e del conseguente 

dramma che ha 

scatenato. Con altrettanta 

chiarezza 

però, e nel nostro 

piccolo, non abbiamo 

lesinato critiche 

di fronte a decisioni 

governative 

spesso e volentieri 

confuse, a farla 

stretta. 

Tuttavia, siamo al 

punto di svolta. 

L’economia del nostro 

Paese è profondamente segnata 

- specialmente nel commercio - dagli 

ultimi dodici mesi, da incertezze, 

dolori, paure. Ne abbiamo viste di 

tutti i colori (nel vero senso dell’espressione). 

Ora si deve cambiare 

e cominciare. Si comincia, e non ricomincia. 

Perché tutto è differente, 

per certi versi “nuovo”, sicuramente 

da scrivere e da fare. 

E’ giunto il momento di vivere, rimettendo 

al centro dell’attenzione 

le persone, le imprese, le attività 

commerciali, il made in Italy, inteso 

anche come modo di produrre, 

di agire, di interpretare le situazioni 

e il business. Eleggendo tra i tanti 

protagonisti anche il mondo del 

vino, che in breve tempo ha mutato 

pelle accorciando i percorsi, ha reagito 

per resistere e non intende solo 

sopravvivere. Il vino che da sempre 

è l’emblema di quella socialità e di 

quello “stare insieme e con le persone” 

per troppo tempo sacrificato, 

per non dire soffocato. Ecco perché 

abbiamo “creato” per questo numero 

di WineCouture una copertina 

dedicata all’Italia e all’italianità, sia 

guardando alla prospettiva, sia raccogliendo 

la voce di enti e istituzioni 

che vogliono e devono impegnarsi 

ancora di più in modo concreto e 

fattivo. 

Nel 1974, in una delle fasi più buie 

della nostra storia, quando l’austerity 

aveva spento le emozioni, l’Italia 

si era ritrovata intorno a una grande 

produzione teatrale, 

semplice, 

sincera, vera. S’intitolava 

“Aggiungi 

un posto a tavola”. 

Un musical che a 

distanza di 47 anni 

appare più attuale 

che mai. 

Aggiungi un posto 

a tavola significa 

incontrarsi, ritrovarsi 

e ritrovare la 

forza e il coraggio 

di vivere le sfide quotidiane, accompagnate 

e sostenute dalle passioni: 

che si tratti di una piccola enoteca 

piuttosto che di una grande industria 

italiana. 

Aggiungi un posto a tavola è più 

che un consiglio, perché significa 

proseguire come prima e più di 

prima una storia che magari dura 

da generazioni. Aggiungi un posto 

a tavola è un invito a fare spazio al 

vino: il più possibile, ovunque, nei 

bar, nei ristoranti, nei racconti con 

i clienti e per i clienti. Aggiungi 

un posto a tavola è una promessa 

da fare al mondo del vino italiano, 

a tutti i suoi attori e protagonisti, 

al suo futuro. 

Una promessa da mantenere. 

04 Inchiesta. L’Italia riparte. 

I piani del Governo 

e le richieste della filiera 

15 Collection. I vini 

delle grandi firme sotto 

le luci della ribalta 

20 Giramondo. Tasselli di Sicilia. 

Un mosaico dell'isola, tra vini, 

vitigni e terroir 

06 Experience. Trenta nuove 

sfumature di Prosecco Rosé. 

Riflettori sulle novità 

24 Interni d’autore. Un tour 

alla scoperta di Vigneron 

e identità di Champagne 

26 Nuovi codici. Evviva 

il Sangiovese. Uno spaccato 

di interpretazioni 

WINECOUTURE - winecouture.it 

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Cover editor Alice Realini 

Coordinamento Matteo Borré 

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Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa 

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del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl - 

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Periodico bimestrale 

Anno 2 - Numero 3/4 - Marzo/Aprile 2021 

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TOMMASI.COM 

Le Fornaci Lugana doc e Rosé, sono un omaggio della 

famiglia Tommasi alla zona del Lugana, una piccola 

regione a sud del Lago di Garda, dove la brezza temperata 

e i terreni argillosi regalano vini vibranti e raffinati. 

#TOMMASIWINE #LEFORNACI #DRINKINTHEBEAUTY 

Vento, Vocazione e Vino.

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legate all’Ocm Vino. Questo per me rappresenta uno 

snodo decisivo. In tema di internazionalizzazione, altra 

delega che mi è stata assegnata, quello che vorrei capire 

è come, attraverso Ice-Agenzia e le camere di commercio 

estere, aiutare ulteriormente e con ancor più rapidità 

ed efficacia il mondo del vino. Sono questi attori ad 

avere, più del Mipaaf, fondi a disposizione. E in questo 

momento, reputo siano tutti soggetti che si debbano 

mettere a disposizione del settore agroalimentare. Soprattutto 

all’estero, infatti, è stato il comparto del food 

& wine ad aver tirato più di tutti sotto il profilo commerciale 

nell’anno della pandemia. E penso che oggi un 

riconoscimento della valenza del settore ci debba essere 

da parte di tutti. 

Su quali evoluzioni dello scenario osservate in 

questo anno di pandemia, a suo avviso, si dovrà 

scommettere anche lato istituzionale nel futuro? 

Mi piacerebbe aprire un capitolo dedicato al tema della 

digitalizzazione. Ma occorrerà prima comprendere 

dove reperire fondi a riguardo. Vorrei che potessimo 

dare un sostegno a tutte quelle aziende che oggi si stanno 

rivolgendo al web per ottenere una visibilità innanzitutto 

in chiave d’internazionalizzazione. Ma la cosa 

va studiata affinché possa essere fatta con serietà e in 

modo da condurre a risultati concreti. Un discorso simile 

vale per chi desiderasse aprirsi a nuovi canali distributivi, 

come nel caso della Gdo: nell’ultimo anno, 

ci sono diverse catene retail che hanno investito sull’Italia 

e occorre favorire e far crescere questo interesse. 

INCHIESTA 

“Parola d’ordine: 

programmazione” 

Intervista con Gian Marco Centinaio, sottosegretario 

al Mipaaf con le deleghe sul vino. Promozione 

internazionale, riaperture, idee e strategie future 

DI MATTEO BORRÈ E ALICE REALINI 

Tema fiere ed eventi del vino: che tipo di supporto 

intende offrire il Governo al rilancio della 

partecipazione alle manifestazioni? 

Stiamo studiando insieme al Mise delle formule per 

dare una mano a quanti impegnati a “tirare fuori la testa 

dall’acqua”. Reputo Milano Wine Week e Vinitaly due 

eccellenze con visioni e storie molto diverse tra loro. Ed 

entrambe rappresentano vetrine molto importanti per 

gli attori della filiera cui si rivolgono. Ritengo, quindi, 

che Mipaaf e Mise debbano dare una mano a questi 

decisivi momenti di promozione e ancor più sostenere 

chi investe, dando un sostegno per favorire la partecipazione 

delle aziende alle manifestazioni. Siamo tutti 

ben coscienti, infatti, quanto sia oggi difficile per una 

cantina, davanti a quello che è stato per molti un anno 

da guadagno zero, andare a spendere soldi per prendere 

parte a un evento o una fiera. 

I 

l sostegno alla filiera dell’Horeca. Le strategie e i nuovi 

orizzonti da esplorare per supportare la ripresa. La promozione 

del made in Italy e l’assoluta centralità di un 

ritorno agli eventi in presenza. Intervista a Gian Marco 

Centinaio (foto in alto), sottosegretario alle politiche 

Agricole con deleghe sul vino, sul futuro del comparto. 

Per supportare lo slancio della riapertura, le 

aziende del vino domandano un sostegno diretto 

del Governo alla filiera: quali misure di stimolo 

intendete mettere in campo? 

Ho sostenuto la causa delle riaperture e oggi finalmente 

vediamo un primo semaforo verde accendersi. Per 

offrire un iniziale contributo concreto alla ristorazione 

stiamo facendo il possibile per accelerare i pagamenti 

legati al decreto sulla filiera made in Italy, fatto dall’ex 

ministro Bellanova, ma poi rimasto bloccato a causa di 

errori nella sua compilazione e lentezza della pubblica 

amministrazione. Non solo: stiamo anche cercando di 

valutare se e quanto il provvedimento sia risultato efficace 

e funzionale alle esigenze del comparto, per poter 

indirizzare al meglio gli sforzi e le decisioni future. 

Oggi, il primo obiettivo deve essere quello di una ripartenza 

ad ampio spettro del mercato: non è solo la ristorazione 

più “tradizionale” a dover riaprire le porte, ma 

si deve riattivare anche il mondo degli eventi, così da far 

riprendere un generalizzato afflusso di ordini. Faccio 

un esempio banale: se abbiamo vaccinato tutto il personale 

medico, cosa impedisce una ripresa dei congressi 

di questa categoria professionale? Rappresenterebbe di 

certo un primo impulso alla riattivazione del mondo 

dei catering e, di conseguenza, di tanti fornitori: vedi 

il caso vino. Sempre in tema di ristori economici, poi, 

la proposta che sto portando avanti per offrire un sostegno 

alla filiera s’indirizza ancora sulla strada degli 

acquisti di prodotti made in Italy. Se è vero, infatti, che 

la prossima vendemmia non sarà che tra cinque o sei 

mesi, altrettanto sicuro è che prima di quel momento 

servirà smaltire il più possibile, se non del tutto, le giacenze 

nelle cantine. 

Guardando gli scenari internazionali, invece, ci 

saranno cambiamenti rispetto al passato nelle 

politiche di promozione del vino da parte del 

Mipaaf? 

Il mio obiettivo è velocizzare, innanzitutto, le pratiche 

Ultima domanda: cosa chiede il sottosegretario 

Centinaio alle aziende del vino e al mondo 

Horeca? 

Domando di resistere. Ancora per un po’. Vaccinazioni 

che proseguono, l’utilizzo delle mascherine, la bella 

stagione in arrivo e una presa di coscienza più diffusa 

all’interno del Governo che non è follia o irresponsabilità 

favorire le riaperture, sono tutti elementi su cui 

fare affidamento. E poi chiedo un’altra cosa: di proporre. 

Gian Marco Centinaio le idee le ha. Ma non voglio 

passare per il rappresentante di Governo che fa cose 

che non abbiano aderenza con le esigenze del settore. 

Non ci possiamo, infatti, più permettere di sbagliare. E 

visto che ci saranno occasioni di confronto, come nel 

caso del tavolo del vino con tutte le associazioni di categoria, 

chiedo a ognuno di arrivare agli incontri con 

proposte a breve, medio e lungo termine. Serve, infatti, 

capire come agire in maniera efficace nel primo lasso 

temporale che conduce fino alla fine dell’estate e poi, 

guardando oltre, è necessaria programmazione. Partiamo 

dal sostegno immediato alla ripartenza per non 

far morire le aziende, poi definiamo insieme le strategie 

di domani. Nella vita sono un manager e sono sempre 

stato abituato a programmare. Ed è quello che oggi sto 

chiedendo con insistenza a chi collabora con me. Per il 

futuro, anche per il vino la parola d’ordine deve diventare 

questa: programmazione.

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“Caro Governo, se ci sei 

(e ci devi essere) batti un colpo” 

Le richieste di industria, retailer, ristorazione, consorzi, associazioni, cooperative e marchi 

Roberto Calugi, direttore generale Fipe – Confcommercio 

“È fondamentale che le riaperture siano irreversibili. Dal 26 aprile non si può tornare indietro ma solo andare avanti, 

definendo una roadmap precisa anche per i locali che non hanno spazi esterni. Non si tratta di un dettaglio, ma del 

46,6% dei bar e dei ristoranti della penisola: 113mila imprese in tutto”. 

Cristina Bowerman, presidente Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, chef patronne del ristorante Glass a Roma 

“Il settore della ristorazione potrà ripartire solo se sarà messo nelle condizioni di investire su se stesso. Chiediamo al Governo lo stanziamento di 

risorse a fondo perduto destinate sia alla copertura dei debiti contratti in questo anno pandemico, sia come strumento concreto per investire sulle 

nostre aziende a medio lungo termine. Servono una serie di provvedimenti che riguardino tutte le voci di bilancio con cui le nostre aziende, al 

pari di tutte le realtà imprenditoriali italiane, devono fare i conti. Un cambio di passo deve riguardare anche la politica del lavoro”. 

Andrea Terraneo, presidente Vinarius, Associazione delle enoteche italiane 

“Penso sia di prioritaria importanza supportare, diffondere e sostenere sempre di più un consumo consapevole del vino 

di qualità e di tutte quelle attività e iniziative che con altrettanta qualità, cura e impegno riescono a realizzare questo prodotto 

e a venderlo e a divulgarlo con professionalità e dedizione”. 

Ernesto Abbona, presidente Unione Italiana Vini 

“C’è bisogno di uno slancio a tutto tondo. Come imprenditori crediamo sia sbagliato pensare che per ripartire serva distruggere il prodotto. Secondo i 

dati Uiv, sulle giacenze in cantina siamo in linea con quelli dello scorso anno. Il problema sono la tensione finanziaria dovuta alla chiusura dell’Horeca e i 

“crediti incagliati” delle aziende vitivinicole nei confronti della ristorazione. Come Uiv, chiediamo agevolazioni fiscali sui crediti Horeca e misure a fondo 

perduto per le imprese in sofferenza e che il Mipaaf sostenga il settore attraverso una maggior promozione del prodotto Italia”. 

Sandro Boscaini, presidente Federvini 

“È necessario costruire alleanze per favorire la ripartenza. Federvini, attraverso le associazioni europee Comité Vins e Spirits Europe a cui appartiene, è attiva 

nella campagna europea per sensibilizzare la Commissione Ue a supportare i settori che ruotano attorno all’universo Horeca, tra i più penalizzati dalla 

pandemia. In ambito nazionale stiamo attivando delle alleanze con Federturismo. Al Governo domandiamo il massimo sostegno nel rilanciare i settori legati 

all’ospitalità e di essere, una volta per tutte, nelle condizioni di riaprire e ripartire anche in virtù di un effettivo avanzamento della campagna vaccinale”. 

INCHIESTA 

Luca Rigotti, coordinatore Settore Vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari 

e presidente Gruppo di Lavoro Vino del Copa Cogeca 

“Una misura richiesta dalle organizzazioni del settore è la distillazione di crisi, verso la quale la cooperazione non esprime particolare gradimento. 

Siamo però consapevoli che alcuni segmenti produttivi sono in grande difficoltà per la chiusura del canale Horeca, per cui non escludiamo che possa 

essere necessario alleggerire un po’ le giacenze di cantina, ma senza creare distorsioni nel mercato. Alla distillazione di crisi potrebbe essere affiancato 

l’aiuto, limitato, allo stoccaggio, come per la precedente tornata di fine 2020, ai vini Dop e Igp”. 

Roberta Corrà, presidente Italia del Vino Consorzio 

“Davanti alla crisi generata dalla pandemia, assistiamo a un’insufficienza di aiuti forniti da parte del Governo alle attività che ha subito ripercussioni 

negative sul proprio business. Molte imprese hanno lasciato per strada una buona fetta di redditività, se non tutta. L’auspicio e la richiesta sono per 

un’accelerazione negli aiuti agli operatori dell’Horeca. Sia aiutata quella filiera che è la nostra fonte di successo. Un supporto contributivo o dilazioni 

nella tassazione rappresenterebbero, nel breve periodo, un importante sostegno per non farci ritrovare una clientela in forte sofferenza”. 

Marilisa Allegrini, presidente Iswa, Italian Signature Wines Academy 

“Per i ristoratori andrebbe promossa una detassazione, diretta e indiretta, oltre a configurare una fiscalità diversa anche per le 

imprese che operano a stretto contatto con questo mondo con misure semplici. Nel breve periodo serve essere pragmatici e 

sensibili nei confronti delle categorie che subito i duri colpi della pandemia. In prospettiva, ci deve essere un rilancio del Paese a 

360°: partendo da una sinergia tra turismo e agroalimentare per unire le eccellenze del made in Italy”. 

Piero Mastroberardino, presidente Istituto Grandi Marchi 

“Ritengo che lo sforzo maggiore vada rivolto alle categorie economiche che più hanno sofferto in questi mesi: la ristorazione e il 

canale Horeca nel suo insieme, la filiera del turismo con particolare attenzione all’enogastronomia. Sarebbe necessario risolvere il 

problema dell’eccesso di burocrazia che colpisce le imprese. In questo momento il tempo di attivazione delle risorse per la ripresa 

economica è una variabile strategica. Altri Paesi siano già ripartiti. Il nostro ritardo incide negativamente in termini competitivi”. 

www.winecouture.it 

La lettura prosegue online con le interviste complete.

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EXPERIENCE 

Photo: J Lee - Unsplash 

30 nuove sfumature 

di Prosecco Doc 

Arriva la rivoluzione in rosa del fenomeno planetario. L’occasione 

per un cambio di passo dopo l’esordio “sold out” di fine 2020 

DI MATTEO BORRÈ 

Molto più di una novità. La declinazione in rosa del “Fenomeno 

Prosecco” si annuncia come il primo passo 

della riscossa per quella che già è una Denominazione 

di successo, come dimostra con evidenza il traguardo 

storico del mezzo miliardo di bottiglie certificate 

superato nel 2020. Ma una Doc che da qualche anno è in cerca della 

sua reale identità, stretta tra la crescita esponenziale dei volumi legata 

all’exploit planetario dell’ultimo decennio e la difficoltà a collocare 

nella giusta prospettiva la scala del valore. Ed ecco che 

il lancio del nuovo “Prosecco spumante rosé millesimato” 

(questa la dicitura ufficiale) è giunto nell’anno 

più complicato per il vino, quello della pandemia e 

delle continue “false ripartenze” per i locali, a offrire 

un’opportunità unica per un vero e proprio cambio 

di passo. L’occasione, infatti, si configura come 

frangente potenzialmente decisivo per invertire la 

tendenza, partendo da un prodotto di nicchia ma con 

grandi prospettive sul medio e lungo periodo. Come 

ha già dimostrato l’esordio “sold out” di fine 2020, con la 

prima “manciata” di bottiglie immessa sul mercato dell’annata 

2019 (16,7 milioni tra novembre e dicembre scorsi, numeri ufficiali del 

Consorzio) esaurita ancor prima dell’annuncio del via alle vendite. E 

nonostante un’iniziale apertura delle danze dove protagonista è stato 

il solo retail, il trend non si è arrestato neanche a inizio 2021, quando 

tra gennaio e febbraio l’imbottigliato ha toccato le 11,5 milioni di bottiglie. 

Il nuovo Prosecco Doc Rosé piace, soprattutto all’estero come 

dimostra la quota export per la tipologia che supera ampiamente l’80% 

delle medie di Denominazione. Ed oggi, è proprio la novità che serve 

per offrire nuovo impulso e linfa non soltanto alla sua Doc, ma a un 

intero mondo, quello della ristorazione e della mescita, che non vede 

l’ora di ripartire con slancio. 

Questo iniziale, però, è anche il momento in cui compiere immediatamente 

una scelta decisiva: quella della qualità, non avendo il solo prezzo 

come principale argomentazione di vendita. Perché quello segnato 

dall’avvento del Prosecco Doc Rosé, anche e soprattutto sotto 

questo profilo, non costituisce un punto d’arrivo, ma di riscossa 

davanti ai luoghi comuni (il “Prosecchino”) del 

recente passato. Soprattutto guardando all’universo 

Horeca, cui la novità può offrire un brand globale 

pronto con la sua popolarità a imporsi quale prossimo 

driver mondiale di due trend in forte ascesa: 

quello dei consumi di bollicine e il sempre maggiore 

apprezzamento del grande pubblico per i rosé. Perché 

i numeri non mentono: se da una parte gli sparkling, 

dal 2002 a oggi, sono passati da 2 a 3 miliardi di bottiglie 

consumante nel mondo ogni anno (fonte: Osservatorio 

Uiv), dall’altra i vini rosati hanno registrato un incremento 

di 600 milioni di bottiglie (da 2,2 a 2,8 miliardi complessivi). E ora 

entra in campo il “Fenomeno Prosecco”, con questo matrimonio tra la 

tradizionale maggioranza di uva Glera (per l’85%) e una variabile consentita 

tra il 10 e il 15% di Pinot nero vinificato in rosso che fermentano 

naturalmente in autoclave per un minimo 60 giorni. A ognuno, poi, il 

proprio personalissimo stile e tocco, come testimonia la ricca panoramica 

di WineCouture delle principali bollicine in rosa oggi all’esordio.

8 

EXPERIENCE 

U 

na sola etichetta, declinata in versione 

Extra Dry: è la scelta di Albino Armani 

quando si parla di Prosecco Rosé. 

Per una proposta (in numeri: attorno le 

70mila bottiglie) che dall’annata 2020 

si fregia della certificazione di sostenibilità 

Sqnpi. Caratterizza la novità “l’equilibrio 

fra il fruttato dolce e la nota 

sapida e fragrante caratteristica dei vini 

della Grave, dove si concentra la nostro 

produzione di Glera”, spiega 

lo stesso Albino Armani. 

“La protratta sosta sui lieviti, 

ben oltre i canonici 60 giorni, 

esalta la componente aromatica. 

Il risultato è un ottimo 

intreccio fra lo slancio fruttato 

della Glera e l’apporto 

in struttura e complessità del 

Pinot Nero, che rende l’ingresso 

al palato più cremoso 

e persistente. Interessanti 

le leggere speziature amaricanti 

nel finale”. Poi, grande 

attenzione è stata riservata 

al colore: a valorizzare i toni 

eleganti rosa salmone del 

vino, un packaging chiaro e 

floreale. 

Tra i primissimi a credere 

nelle potenzialità del Prosecco 

Doc Rosé anche Astoria 

Wines. Al mondo Horeca s’indirizza 

Velére (stimate 2 milioni di bottiglie), 

parte dell’esclusiva linea Venice Collection, 

“con la caratteristica bottiglia 

intagliata e il nome che richiama le donne 

veneziane che cucivano le vele delle 

navi della Serenissima”, spiega Filippo 

Polegato, sales manager. Obiettivo di 

Astoria Wines, “mantenere, pur nella 

novità, quella piacevolezza che è tipica 

del Prosecco”. Da qui la scelta di puntare 

su un Extra Dry, “che a nostro parere 

garantisce il migliore equilibrio tra la 

freschezza della Glera e la struttura del 

Pinot Nero. Il naso si apre con sentori 

floreali e delicato lampone, mentre il 

gusto agile e di precisa morbidezza lascia 

sul palato un gradevole ricordo di 

mela e pera”. 

Propone una declinazione in rosa specificamente 

dedicata all’universo della 

ristorazione anche la storica azienda 

veronese Bolla, parte di Gruppo Italiano 

Vini. Dopo il successo all’esordio 

della 2019, la nuova annata punta 

ad attestarsi sopra le 350mila bottiglie 

in termini di produzione. Per un 

Prosecco Rosé Brut fresco e delicato 

al gusto, dove si riconfermano le sensazioni 

olfattive in cui a spiccare sono 

sentori fruttati di pesca bianca, agrumi 

e fragoline di bosco, che accompagnano 

delle note floreali. 

È stimata per il 2021 in circa 500mila 

bottiglie, quando si parla di Prosecco 

Doc, la produzione in rosa di Botte- 

Bottega 

Barbara, 

Sandro 

e Stefano 

Bottega 

Canella 

Il nuovo Lido 

Prosecco Doc Rosé Brut 

Ca’ di Rajo 

Fabio Cecchetto 

Albino Armani 

Albino Armani, 

la moglie 

Egle e il figlio 

Federico 

Bolla 

La novità 

Horeca 

Astoria Wines 

La Tenuta Val del Brun 

ga. Due le etichette pensate per il mondo 

Horeca: Il Vino dei Poeti Prosecco Rosé 

Doc Brut e il Bottega Pink Gold Prosecco 

Rosé Doc Brut. Cosa le differenzia? 

“Bottega Pink Gold si caratterizza per 

la scelta di Glera proveniente da zona 

collinare, per la spumantizzazione anche 

da mosto delle stesse uve e per una 

rifermentazione più lunga”, spiega Sandro 

Bottega. “Per evidenziare il posizionamento 

Premium di questo prodotto è 

stata scelta un’immagine di immediato 

impatto, ovvero la stessa bottiglia del 

Rive, in versione metallizzata di colore 

rosato, ed etichetta glitterata”. Così, il 

Pink Gold si distingue anche da un altro 

best seller Bottega: Rose Gold. 

Obiettivo 70mila bottiglie per la nuova 

annata 2020 del Prosecco Doc Treviso 

Rosé Millesimato di Ca’ di Rajo. Con 

la sua proposta, l’azienda di San Polo 

di Piave si è indirizzata su un Brut. 

“Crediamo molto nel nuovo prodotto, 

frutto della lunga tradizione spumantistica 

del nostro territorio: da 

anni il mercato richiedeva uno spumante 

versatile come questo”, spiega 

Fabio Cecchetto, titolare. “Noi 

proponiamo uno Charmat lungo 

con 90 giorni in autoclave, che presenta 

un perlage elegante, finissimo 

e persistente. Il colore rosa esprime 

tutta la ricercatezza di queste bollicine. 

Di buona struttura, equilibrato 

e sapido, al palato risulta gradevole 

e armonico. Al naso, poi, rivela note di 

rosa, frutti di bosco freschi e fragoline”. 

È proposta di rottura quella di Canella. 

“Per il nostro Prosecco Rosé, l’idea in 

termini di packaging è 

distinguersi da tutti gli 

altri”, sottolinea Tommaso 

Canella, board of 

directors della casa vinicola 

veneta. “Abbiamo 

deciso di dargli un nome 

proprio, Lido, e di creare 

un’etichetta ad hoc, e non 

realizzare l’estensione di 

una linea già esistente. 

Lido Prosecco Rosé Brut 

sarà, infatti, il primo prodotto 

di una gamma, che 

punteremo ad ingrandire, 

incentrata sul lifestyle 

della dolce vita veneziana”. 

Con l’annata 2020, 

la produzione si aggirerà attorno 

alle 100mila bottiglie. “Al palato risulta 

fresco, vivace e piacevolmente 

asciutto con una buona persistenza 

retrolfattiva. Al naso spiccano sentori 

fruttati di ciliegia e di frutti di 

bosco, che accompagnano le delicate 

note floreali”. 

I 1.000 ettari dei soci di Cantina 

Produttori di Valdobbiadene già 

offrivano sia la Glera sia il Pinot 

Nero che caratterizzano la nuova 

produzione. Un immediato esordio 

nel Prosecco Rosé, a partire 

dal millesimo 2019, non poteva che 

giungere di conseguenza. “Abbiamo 

l’obiettivo per il 2021 di produrre 

circa 550mila bottiglie suddivise 

nei nostri due brand: Val D’Oca

9 

per l’Horeca e l’e-commerce e Cantina 

Produttori Valdobbiadene per la Gdo”, 

spiega Alessandro Vella, direttore generale 

della realtà cooperativa. “Abbiamo 

realizzato un blend 90 % Glera e 10% 

Pinot Nero. Per un prodotto fortemente 

caratterizzato dall’essere un Prosecco, 

con una colorazione rosé, e con note di 

piccoli frutti rossi dal profumo piacevole 

e fragrante al naso. Al palato è un Extra 

Dry. In bocca mantiene un ottimo 

equilibrio”. 

Per Cantine Riondo, precisa il direttore 

generale Gianfranco Gambesi, 

“la segmentazione distributiva del 

Prosecco Rosé seguirà l’impostazione 

già collaudata applicata per il 

Prosecco: etichette differenziate, sia 

sul mercato nazionale sia internazionale, 

tra canale Horeca e Gdo. Al primo 

mondo, nello specifico, abbiamo 

dedicato il nostro marchio di maggior 

prestigio: Casalforte”. Circa 50mila 

bottiglie, i volumi che nel 2021 l’azienda 

mira a sviluppare sull’Horeca 

italiano con la sua interpretazione in 

rosa. Uno Charmat fresco, il Prosecco 

Rosé Brut Casalforte, che punta “sull’espressione 

fruttata, esaltazione del frutto 

del Pinot Nero e della Glera per creare 

un equilibrio dalla complessità unica, 

avvolgente, intrigante, con al palato una 

bolla cremosa ma dal finale fresco”. 

Secondo produttore di Prosecco Doc in 

Italia nel 2020, con 43 milioni di bottiglie, 

Enoitalia non poteva che figurare 

tra i protagonisti anche 

Cantina 

Produttori di 

Valdobbiadene 

Alessandro Vella 

quando si parla della nuova 

tipologia. “Voga Italia, con Cantine Riondo 

la sua iconica bottiglia diamantata, 

è l’etichetta che più il marchio Casalforte 

Dedicato all’Horeca 

di altre rappresenterà per 

noi il Prosecco Doc Rosè nel 

canale Horeca”, spiega Stefania 

Vittoni, global marketing 

manager. “Un brand che da 

anni racconta il piacere del 

bere italiano in tutto il mondo 

e che nella versione Rosé 

Extra Dry esalta anche la sua 

femminilità”. Dopo il successo 

internazionale del debutto, 

il 2021 sarà l’anno dell’Italia: 

“Prevediamo e speriamo nel 

successo di questo vino, che 

dovrebbe arrivare a pesare il 10% sul totale 

Prosecco Doc prodotto dalla nostra 

azienda”. 

Si è arricchita con un Prosecco Doc 

Rosé Brut biologico e vegano anche 

l’offerta unconventional di Ferro13. 

La cantina veronese, tra le più recenti 

novità nel panorama italiano, non si 

è fatta trovare impreparata, lanciando 

The Boss Rosé. “L’idea è nata dalla nostra 

curiosità. Volevamo approfondire 

la conoscenza, le sfumature e soprattutto 

mettere alla prova la potenzialità del 

prodotto Prosecco in un contesto così 

particolare e affascinante come il Rosé”, 

spiega Gabriele Stringa, con Marco 

Bernabei, Alberto Buratto e Alberto 

Zampini, uno dei quattro partner alla 

guida di Ferro13. “Dedicata al mondo 

Horeca, come gli altri vini dell’azienda, 

nella nuova etichetta abbiamo deciso di 

Enoitalia 

L’iconica bottiglia 

diamantata Voga Italia 

Ferro13 

Alberto Zampini, Marco Bernabei, 

Alberto Buratto e Gabriele Stringa 

Fratelli Martini Secondo Luigi 

La novità per il mercato italiano 

Follador Prosecco dal 1769 

Le donne dell’azienda 

enfatizzare la componente aromatica 

floreale del Prosecco e di frutti rossi per 

il Pinot Nero”. Per il 2021 la produzione 

dovrebbe attestarsi attorno le 30mila 

bottiglie. 

Altro storico interprete della Denominazione, 

Follador 

Prosecco dal 1769 

non ha mancato l’appuntamento 

con il 

lancio del suo Prosecco 

Doc Rosè Treviso 

Brut. “Abbiamo 

pensato di denominarlo 

Laelia, come 

una delle tipologie 

di orchidee rosa, 

sempre così allegre 

e belle da ricevere”, 

sottolinea Cristina 

Follador, direttore 

commerciale e marketing. 

La novità presenta le peculiari 

caratteristiche delle etichette dell’azienda. 

“Dai Superiori Docg a Doc e 

frizzanti, il packaging è volutamente 

coerente con alcuni elementi base dello 

stile da noi adottato”. Con il colore rosa 

a risaltare in scritte e capsula. Tanto 

all’estero, quanto in Italia, l’accoglienza 

ha superato le più rosee aspettative: 

merito dell’intensità del bouquet, la 

piacevolezza degli aromi e la sua freschezza. 

Tra le 80 e le 100mila bottiglie, 

la produzione stimata per il 

2021. 

Anche per Fratelli Martini Secondo 

Luigi il successo sul mercato 

col Prosecco Rosé è stato immediato. 

“Le previsioni di venduto per il 

2021 si dovrebbero attestare attorno 

le 2 milioni di bottiglie tra i due 

marchi Sant’Orsola e Canti”, spiega 

Gianni Martini, amministratore 

unico dell’azienda. “Con il primo 

brand presidiamo il mercato 

Italia, con il secondo il resto del 

mondo. A caratterizzare la nostra 

proposta nel pack e risaltarne i tratti luxury, 

la scelta di utilizzare il cellophane 

rosa ad avvolgere la bottiglia”. 

È un Prosecco Doc Rosé, dal gusto secco, 

intenso ed elegantemente lungo, il 

vino d’esordio della consulenza di Graziana 

Grassini con Giusti Wine: il primo 

passo di un grande progetto per portare 

il Montello nel mondo. La novità, 

dove nulla è stato lasciato al caso, dando 

alle uve il tempo di esprimersi al meglio, 

prende il nome Rosalia. “Abbiamo pensato 

a un prodotto fatto per durare nel 

tempo, stabilizzandone il colore, i profumi 

e il perlage”, sottolinea l’enologa 

toscana. “Si è partiti da uve scelte in parcelle 

selezionate, per poi dedicare attenzione 

particolare al colore, con un taglio 

con il Pinot Nero in presenza dei lieviti”. 

Un intrigante aroma di frutta rossa fresca, 

una morbida acidità e un colore che 

seduce: questi i tratti della versione “en 

rose” del Prosecco Doc lanciata dalla 

cantina Le Manzane. Un omaggio alla 

vita e alla voglia di ripartire, perché 

questa novità è proprio gioia di vivere 

che vuole rappresentare: “Porta un raggio 

di sole e un po’ di colore in questo 

EXPERIENCE

10 

EXPERIENCE 

periodo difficile”, sottolineano Ernesto 

Balbinot e Silvana Ceschin, titolari della 

tenuta di San Pietro di Feletto (Treviso). 

In commercio da gennaio, 60mila 

le bottiglie prodotte per l’annata 2020. 

“Abbiamo cercato di ottenere un prodotto 

elegante e fine sia dal punto di vista 

visivo, con un colore delicato e romantico, 

sia dal punto di vista degustativo, 

unendo la raffinatezza del Pinot Nero 

al nostro Glera”. La tonalità è 

provenzale brillante, con preziosi 

riflessi cipria. Il perlage 

risulta fine e persistente. “Per 

il packaging, essendo una 

nuova referenza ma collegata 

alle altre nostre etichette di 

Prosecco Doc, abbiamo semplicemente 

declinato i colori 

del rosa mantenendo un’unica 

identità di linea”. 

New entry in rosa anche per 

Vigneti Le Monde. L’ampliamento 

dell’universo del 

Prosecco Doc ha coinciso 

anche con quello delle fila 

della realtà friulana, che si 

sono arricchite di questa novità. 

Fresco, allegro e gioioso, 

per un debuttante che parla 

profondamente del territorio e della 

cantina stessa. A iniziare dalla voglia 

di portare nel mondo il Friuli, le sue caratteristiche, 

il suo Prosecco. Il Rosé di 

Vigneti Le Monde nasce da agricoltura 

integrata e presenta un’anima duale 

ma equilibrata, per un vino brillante e 

tenace, come il suo perlage. Delicato e 

brioso, nel calice è prodotto complice e 

trasversale. 

È nata il 15 ottobre scorso, primo giorno 

ufficiale per l’imbottigliamento della 

nuova tipologia, la scelta in rosa di 

Masottina. E da quest’anno, l’azienda 

della famiglia Dal Bianco proporrà due 

alternative. “Al canale Horeca dedichiamo 

un unicum: il ViaVenti Prosecco 

Rosé Doc Treviso Brut Millesimato 

2020”, racconta Federico Dal Bianco. Il 

potenziale produttivo con questa referenza 

è di 300mila bottiglie per il 2021, 

quello di Gruppo, contati tutti i brand, 

arriva a 3 milioni per il Prosecco Rosé. 

“ViaVenti, nome della strada principale 

di Conegliano, è la collezione dedicata 

alle migliori selezioni del Prosecco Doc 

Treviso, Extra Brut e adesso anche Rosé, 

che l’azienda cura con la stessa attenzione 

dei vini Docg: resa per ettaro uguale, 

vinificazione di parcelle separate da 

vigneti unici, durata d’affinamento in 

autoclave più lungo”. A caratterizzare 

lo stile di questo vino, “la complessità, 

non solo aromatica data dal Pinot 

Nero, ma anche della Glera, grazie 

all’affinamento più lungo”. 

La scelta di Mionetto per l’universo 

Horeca si è indirizzata sul Prosecco 

Rosé Doc di Luxury Collection, 

linea espressione dell’abilità degli 

enologi della cantina nel realizzare 

Giusti Wine 

Rosalia, il primo 

vino firmato da 

Graziana Grassini 

per l’azienda di 

Nervesa della 

Battaglia 

Le Manzane 

Ernesto Balbinot, la moglie Silvana 

Ceschin, i figli Anna e Marco 

cuvée di grande apprezzamento e Mionetto 

versatilità. Con il lancio di questa La proposta Luxury Collection 

novità, la storica azienda ha mostrato 

ancora una volta la forte attenzione al 

profilo degustativo richiesto dal consu- 

Montelvini 

Nuova 

sfumatura di 

rosa per la linea 

Serenitatis 

Vigneti Le Monde 

Le fila della 

realtà friulana si 

arricchiscono con 

un Prosecco Doc 

Rosé 

matore globale. Spumante Extra 

Dry Millesimato, il Prosecco 

Rosé Doc di Luxury Collection 

è ottenuto con affinamento sui 

lieviti in autoclave per 60 giorni, 

che ne esalta gli aromi secondari. 

Si presenta con un suggestivo 

colore rosa fiore di pesco che 

annuncia al gusto e all’olfatto 

un bouquet fruttato con evidenti 

note di piccoli frutti rossi 

e pompelmo. Poi, la lunga maturazione 

cui viene sottoposto 

fa sì che emergano avvolgenti 

aromi di miele e crosta di pane. 

Dopo aver esordito già a fine 2020 con 

un prodotto, oggi l’offerta di Montelvini 

si profila ancor di più con il lancio del 

Prosecco Doc Rosé Treviso Brut. “Una 

novità che arricchisce la Collezione Serenitatis, 

la nostra punta di diamante”, 

sottolinea il ceo Alberto Serena. “Abbiamo 

atteso a uscire con questa proposta 

premium, destinata esclusivamente 

all’Horeca, così da avere il tempo anche 

sotto il profilo enologico di selezionare 

le migliori partite”. Il Prosecco Doc Rosé 

Treviso Brut della Collezione Serenitatis, 

infatti, si differenzia innanzitutto 

per una percentuale maggiore di Pinot 

Nero utilizzata, il 15%, e per la selezione 

degli specifici vigneti da cui provengono 

le uve. “Inoltre, presenta un residuo 

zuccherino inferiore rispetto all’altro 

Doc Rosé che proponiamo, anch’esso 

Brut, e il tempo di affinamento supera 

i due mesi, per definire con maggiore 

precisione i tratti di questa referenza”. 

La cifra stilistica, riprendendo i tratti 

della Collezione Serenitatis, 

vira su una sapidità 

Masottina 

Federico, Adriano e un equilibrio tra parte 

e Filippo Dal Bianco minerale e aromatica. “E 

poi, a caratterizzarlo, anche 

quella lunghezza di 

beva che si può ritrovare 

negli Asolo: una persistenza, 

in parte offerta 

in questo caso anche 

dalla presenza del Pinot 

Nero, che nelle altre versioni 

di Prosecco Doc è 

assente”. La produzione 

sarà molto legata a quello 

che si dimostrerà essere 

l’andamento di mercato: 

“Ma stimiamo volumi attorno 

alle 300mila bottiglie 

per il Prosecco Rosé, 

con 200mila unità per la 

versione Doc e le altre 100mila per la 

proposta Doc Treviso della Collezione 

Serenitatis”. 

È stata duplice la scelta della famiglia 

Paladin all’esordio col Prosecco Rosé, 

per una produzione attualmente stimata 

attorno alle 80mila bottiglie per il 2021. 

Da una parte, la proposta a marchio Paladin, 

dall’altra quella firmata Bosco 

del Merlo. “Sono entrambi Brut”, spiega 

Francesca Paladin, “con il Prosecco 

Rosé Paladin dalla gradazione zuccherina 

leggermente più alta (12 g/l) e una 

percentuale di Pinot Nero più limitata 

(10%), in modo da avere un prodotto più 

fresco e adatto all’aperitivo. Il Prosecco

12 

EXPERIENCE 

Rosé Bosco del Merlo, invece, presenta 

10,5 g/l di zuccheri e 15% Pinot Nero, 

risultando dunque, con una sapidità più 

marcata, maggiormente indicato ad un 

accompagnamento con il cibo”. 

Sempre vigile nel monitorare i trend di 

consumo internazionali, non ha mancato 

all’incontro con la variazione in rosa 

del tema Prosecco Doc neanche Pasqua 

Vigneti e Cantine. Per una novità che 

s’inserisce perfettamente nel rinnovato 

focus che l’azienda veneta sta dedicando 

al mondo dei rosati. In questo caso, 

conquista spazio all’interno dell’iconica 

gamma PassioneSentimento, espressione 

dell’amore della 

famiglia Pasqua 

per il vino. Lo scatto 

originale del cortile 

di Giulietta ad opera 

del fotografo Giò 

Martorana è l’abito 

inconfondibile dei 

prodotti della linea, 

a tratteggiare l’identità 

pop di quello che 

già si annuncia come 

un nuovo classico, 

qui presentato in versione 

Extra Dry. 

Anche Cantina Pizzolato 

ha optato per 

un’unica etichetta: 

uno Spumante Brut 

elegante e di classe 

destinato all’Horeca, con un basso 

residuo zuccherino che permette alla 

percentuale del 10% di Pinot Nero di 

esaltare le sue caratteristiche nobili nel 

bicchiere. Una scelta di valore, in ogni 

suo dettaglio. “Un nuovo vino è sempre 

una nuova avventura”, evidenzia 

Settimo Pizzolato. “Per noi l’aspetto 

fondamentale era quello di poter creare 

una nuova tipologia di Prosecco dalla 

qualità biologica elevata con aspetti nel 

packaging che potessero abbracciare 

anche i valori della sostenibilità ambientale”. 

Se la scelta della bottiglia in 

vetro scuro, oltre a conferire un volto 

prestigioso al vino, ne preserva la qualità 

all’esposizione della luce, la novità 

(stimate 200mila bottiglie) presenta 

anche un’etichetta attenta all’ambiente, 

grazie a migliorie che consentono 

nella sua produzione di risparmiare 

circa 350 kg di plastica. 

Antesignano, fin dal 2007, con 

quello che è stato il suo Aurora 

Rosé, dove già un 15% di uvaggio 

a bacca nera, il Pinot Nero, sposava 

la restante percentuale di Glera, 

Viticoltori Ponte ha segnato 

numeri record all’esordio col suo 

Prosecco Doc Rosé. “Nell’ultimo 

bimestre 2020 abbiamo prodotto 

e venduto 300mila bottiglie, di 

cui circa il 20% a marchio Ponte. 

Per il 2021 la proiezione è di 

superare il milione di bottiglie”, 

spiega Luigi Vanzella, direttore 

generale. All’Horeca è destinato 

il Prosecco Doc Rosé Millesimato Brut 

Ponte, che si contraddistingue per il 

colore, “elegante e delicato rosa antico 

con preziosi riflessi tendenti al cipria, 

Viticoltori 

Ponte 

Il presidente 

Giancarlo 

Guidolin e il 

direttore Luigi 

Vanzella 

Maschio dei Cavalieri 

La dedica al mondo Horeca 

di Riunite & Civ 

Cantina Pizzolato 

La sostenibilità è 

declinata fin nell’etichetta 

Paladin 

L’azienda di Annone Veneto 

firma anche una proposta a 

marchio Bosco del Merlo 

Torresella 

La scelta di 

Santa Margherita 

Gruppo Vinicolo 

Pasqua Vigneti e 

Cantine 

Un nuovo ingresso 

nell’iconica gamma 

PassioneSentimento 

che abbiamo scelto di valorizzare attraverso 

una speciale bottiglia trasparente 

che ne rivela al meglio ogni sfumatura. 

Per un vino che si presenta fresco e piacevolmente 

fruttato, regalando delicate 

note citrine che si esprimono soavemente 

in una sinfonia di pesca e mela 

rossa Delicious”. 

Si è lanciato con entusiasmo nell’avventura 

del nuovo Prosecco Doc Rosé 

anche il leader nel pianeta vino Italia: 

Riunite & Civ. All’Horeca dedica una 

proposta firmata Maschio dei Cavalieri. 

Lo storico brand veneto ha creato 

uno spumante raffinato, di colore 

rosato tenue con caratteristici 

riflessi color ramato, dalla spuma 

candida e cremosa e dal perlage 

ricco ed elegante. Al sorso si 

scopre un vino di buona struttura 

dal retrogusto di piccoli frutti 

rossi di sottobosco. Per una 

fattura enologica, quella di Maschio 

dei Cavalieri, e una tipologia, 

il rosé, che rendono questa 

novità versatile e intrigante negli 

abbinamenti più diversi. 

Santa Margherita Gruppo Vinicolo, 

nel suo colorato mosaico di aziende e 

territori, ha scelto Torresella per presentarsi 

al mondo con una versione di 

Prosecco Doc Rosé. L’esordio già col 

millesimo 2019, ora, per l’annata 2020, 

circa 150mila le bottiglie che saranno 

prodotte. Per un’unica 

proposta, declinata in 

Brut, che condensa il 

miglior profilo, seguendo 

lo stile del brand, per 

terroir d’origine, gusto e 

know how. A caratterizzare 

in calice la novità, in 

primis la vocazione alla 

leggerezza e alla bevibilità, 

che si traduce nella 

lingua dell’eleganza dei 

profumi e della freschezza 

gustativa. 

Anche la Casa Vinicola 

Sartori ha optato per un 

Brut, che affina in autoclave 

tra i tre e i quattro 

mesi. “L’esordio a novembre 

scorso, con l’annata 

2019”, spiega Francesco de Alessi, 

direttore commerciale. “Ora, per il 

2021, prevediamo di raggiungere con la 

nuova annata una produzione di 30mila 

bottiglie”. Al canale Horeca è dedicata 

una proposta specifica: il Prosecco Doc 

Rosé Brut Erfo, con le sue tonalità vive 

e brillanti, il perlage fine e persistente, 

un profumo delicato e fruttato. 

Fresco ed equilibrato, il nuovo Bacio 

della Luna Prosecco Doc Rosé Extra 

Dry si caratterizza per la tonalità rosa 

tenue. Con la scelta della bottiglia trasparente 

studiata su misura, in quanto 

“funzionale a mostrare il nuovo colore 

del Prosecco”, come sottolinea Roberta 

Deflorian, direttore commerciale e 

marketing della cantina di Vidor (Treviso). 

“Per il 2021, sono 60mila le bottiglie 

a marchio Bacio della Luna che 

saranno destinate al mondo Horeca”. 

Dopo che all’esordio col millesimo

13 

EXPERIENCE 

www.lidoproseccorose.com 

@lidorose_

14 

EXPERIENCE 

2019, la maggior parte della 

produzione è risultata prenotata 

ancora prima che fosse 

pronta per la commercializzazione. 

“Un messaggio che 

parla di fiducia da parte del 

mercato e che conferma la 

credibilità del nostro brand”. 

140 anni di storia per Serena 

Wines 1881, da celebrare 

proprio in questo 2021 anche 

grazie alla grande novità del 

Prosecco Rosé. “Siamo stati 

pronti a partire non appena 

hanno dato il via, nell’ottobre 

scorso con l’annata 2019”, 

sottolinea Luca Serena. Per 

il 2021, in previsione una 

produzione di 2,5 milioni di bottiglie, 

dopo il debutto sold out con le prime 

500mila. Se l’offerta Serena Wines 1881 

include tanto una versione Brut, quanto 

l’Extra Dry, al mondo Horeca s’indirizza 

il Ville d’Arfanta Prosecco Doc Rosé 

Brut, “una proposta dedicata al canale, 

parte della linea di più alta qualità prodotta 

con le uve dei nostri vigneti, proprio 

ad Arfanta di Tarzo”. La novità si 

caratterizza per uno stile dove a essere 

esaltati sono i profumi riconoscibili e la 

freschezza del Glera e l’eleganza del Pinot 

Nero. “Siamo stati un’azienda che 

da subito ha sposato, grazie alle indicazioni 

di mio padre che è anche 

vicepresidente della Doc, la causa 

del Prosecco Rosé. L’abbiamo 

voluto fortemente e riteniamo 

possa essere un prodotto capace 

di qualificare anche la proposta 

della Denominazione nel segno 

della qualità e rifocalizzando 

verso l’alto il percepito da parte 

del consumatore”. 

Confermata anche nel 2020 la 

consolidata leadership di mercato 

nel Prosecco Superiore Docg, 

Valdo Spumanti non ha mancato 

di presentarsi da protagonista per 

la nuova declinazione Rosé della 

Doc. Lo fa con una produzione 

importante, che quest’anno per la 

tipologia si annuncia complessivamente 

attorno al milione di bottiglie. “Il 

Prosecco Rosé è stato il grande avvenimento 

per il mondo del vino nel 2020. E 

possiamo dire che sia stato anche il prodotto 

giusto al momento giusto, essendo 

sintesi perfetta tra il trend di consumo 

del Prosecco, un fenomeno sociale ormai 

mondiale, e quello dei rosati, da diversi 

anni in crescita e ancora oggi in evoluzione”, 

sottolinea Pierluigi Bolla, presidente 

Valdo Spumanti. “Per caratterizzare la nostra 

offerta Horeca abbia deciso di compiere 

una specifica scelta di filiera con 

Tenuta La Maredana. Allarghiamo al 

Prosecco Doc Rosé un progetto che 

ha preso il via con la produzione di un 

pregiato Prosecco Doc Treviso Brut 

da 90% uva Glera e 10% Pinot Nero”. 

Declinata, di fatto, in rosa e in chiave 

Brut la specificità che contraddistingueva 

il prodotto dai migliori vigneti 

dell’azienda agricola situata a Gaiarine, 

nella splendida cornice della provincia 

di Treviso. “È stata una scelta 

Valdo Spumanti 

Progetto di filiera 

con Tenuta La 

Maredana 

Serena Wines 

1881 

Luca e Giorgio 

Serena 

Villa Sandi 

Una nuova 

espressione 

del legame 

col territorio 

Casa Vinicola 

Sartori 

Franco 

de Alessi, 

direttore 

commerciale, 

con Luca e 

Andrea Sartori 

Bacio della Luna 

La proposta della 

cantina di Vidor 

Zonin 1821 

All’Horeca, 

l’azienda 

vicentina 

dedica 

Rosé 1821 

naturale, questa per cui abbiamo optato, 

con la produzione del Prosecco Doc Rosé 

di Tenuta La Maredana che si attesterà 

sulle 15mila bottiglie per l’annata 2020”. 

Quattro i mesi in autoclave nel processo 

di spumantizzazione, a ribadire un chiaro 

concetto di qualità. 

Con la sua proposta, Villa Sandi ribadisce 

quello che è il futuro roseo del Prosecco 

Doc. “Il debutto delle bollicine in 

rosa ha rimesso tutto il panorama Prosecco 

sotto la lente d’ingrandimento dei 

suoi appassionati e del mondo del vino. 

Il mercato lo attendeva e lo ha 

accolto molto positivamente”, 

conferma il presidente Giancarlo 

Moretti Polegato. L’azienda di 

Crocetta del Montello dedica un 

Brut al canale Horeca: Il Fresco 

Prosecco Doc Rosé Millesimato 

Villa Sandi. La produzione 

dell’annata 2020 sarà di circa 

130mila bottiglie, dopo l’immediato 

tutto esaurito registrato 

dalla 2019. “Il Prosecco Doc 

Rosé rappresenta un’occasione 

per valorizzare la categoria, con 

l’utilizzo di un vitigno – il Pinot 

Nero vinificato in rosso – che ha 

una lunga tradizione nell’ambito 

spumantizzazione e già presente 

nel disciplinare di produzione 

della Denominazione. Per Villa 

Sandi è, però, anche occasione per sottolineare 

il legame con il territorio, il cui 

patrimonio di sapori è ulteriormente valorizzato, 

dal momento che da decenni il 

Pinot Nero è coltivato nelle Tenute della 

nostra azienda”. 

Non poteva certo mancare la firma Zonin, 

nel 200esimo anniversario dalla nascita 

della storica casa vinicola, sul nuovo 

cammino in rosa intrapreso dalla Doc 

Prosecco. “Nella tipologia, per il 2021, 

prevediamo una produzione che si attesterà 

tra le 1,5 e le 2 milioni di bottiglie 

a seconda dell’andamento del mercato”, 

spiega Pietro Mattioni, ceo di Zonin 

1821. All’Horeca, l’azienda 

vicentina dedica una 

referenza specifica: Rosé 

1821. A caratterizzare 

questa novità, sotto il profilo 

stilistico, “prima di tutto 

una grande freschezza, 

perché il Prosecco Rosé 

deve parlare la lingua della 

bevibilità. I tratti principali 

al naso sono i sentori di 

mela renetta, rintracciabili 

anche nel Prosecco Doc, 

e una nota decisa di piccoli 

frutti rossi a rendere 

accattivante il profumo. 

In bocca predomina un 

carattere floreale”. Allargando l’orizzonte 

agli altri marchi del Gruppo, da segnalare 

come anche Tenuta Ca’ 

Bolani presenti all’interno 

della propria 

offerta un suo Prosecco 

Doc Rosé: 

idem come nel 

caso precedente, è 

novità indirizzata 

al canale Horeca.

15 

COLLECTION 

Serviva un tocco di joie de vivre in questo inizio di primavera. 

E la stagione della rinascita vede sbocciare la nuova annata 

dell’etichetta di maggior pregio della più antica Maison in 

Champagne: il Dom Ruinart Blanc de Blancs Brut 2009. 

Cuvée de prestige che si risveglia, dopo otto anni sui lieviti 

e tre di assestamento in bottiglia (sboccatura: marzo 2018), 

dal lungo riposo nelle profondità delle crayères di Reims. 

E con il 26esimo millesimo imbottigliato nella sua storia, 

si annuncia al mondo nel 50esimo anniversario dal primo 

vintage: anno di grazia 1959. 100% Chardonnay (ça va 

sans dire), “super selezione” e massima espressione Ruinart 

delle uve dai migliori villaggi Grand Cru a bacca bianca: 

Chouilly, Avize, Le Mesnil-sur-Oger e Cramant, nella Côte 

des Blancs (82% del totale in assemblaggio), e Sillery, nel lato 

nord della Montagne de Reims (il restante 18%). E se questo 

Champagne avrà molto da dare almeno nella prossima decade, 

probabilmente anche di più, il giudizio al debutto non può 

che essere: “Buona la prima”. Naso sicuramente ancora un 

po’ chiuso, ma che già rivela la freschezza floreale e fruttata 

tipica della Maison. Poi, un bouquet di sentori che regala già 

una leggera nota di mandorla e davvero lascia ben sperare per 

l’evoluzione. Il sorso è ricco, fresco, con un’acidità equilibrata 

e piacevole, lunga, persistente. Ed ora scatta la curiosità su quel 

che sarà: siamo infatti pronti ad aspettarlo nei prossimi anni 

per poterne godere appieno.

16 

COLLECTION 

Rivoluzione nel segno dei tempi in 

casa Masi. È una novità fuori dagli 

schemi l’ultimo lancio di Mister 

Amarone. Che parla di una visione 

di sostenibilità, della stessa semplice 

essenza del vino, di un sapore 

autentico, sincero, genuino. Ritorno 

alle origini dal grado alcolico 

contenuto, in una produzione “per 

sottrazione”. Fresco di Masi Bianco 

Verona Igt 2020 parla la lingua 

della massima naturalità: è il frutto 

di grappoli biologici (60% Garganega, 

25% Chardonnay, 15% Pinot 

Grigio, in proporzione variabile a 

seconda dell’annata) vendemmiati 

nelle ore più fresche e subito vinificati 

solo con i lieviti selvaggi dell’uva 

stessa. Poi – “per sottrazione” – è 

decantato naturalmente e non filtrato, 

senza appassimento o passaggio 

in legno. La scelta contemporanea, 

al calice in aperitivo o ad accompagnare 

la ricercata semplicità di oggi 

in cucina, ma anche in un packaging 

plastic free che guarda al futuro. E 

non stupitevi se vedete doppio: Fresco 

di Masi Bianco ha un “gemello” 

in Rosso pronto a riservare eguali 

emozioni. 

Friularo, con la R. Non si tratta di un 

refuso. Parliamo proprio di Friularo 

(ripetiamo, con la R): uno dei rossi 

attualmente più sottovalutati nel panorama 

enologico italiano. Una produzione 

di origine antichissima, “vin 

da viajo” (“da viaggio”, ndr) che prende 

forma nella “pianura sognante che si 

stende dalle pendici solenni ed antiche 

dei Colli Euganei e si bagna nella Laguna 

Veneta”. Per quel che nel calice è 

realmente imaginifico racconto delle 

terre della Serenissima. Fin da quel biotipo 

Raboso Piave che appassisce un po’ 

in pianta, un po’ in fruttaio, prima di affinare 

(almeno due anni) in barrique e 

poi in grandi botti di rovere, regalando 

un vino come il Friularo di Bagnoli 

Docg Fondatore di Conselve Vigneti 

e Cantine 2013: austero e 

imponente nella sua struttura, 

ma al contempo sorprendentemente 

agile al sorso. 

E capace di offrire, ad 

accompagnamento 

dei più classici frutti 

rossi, quella nota 

di acidità che, già 

secoli or sono, lo 

faceva così magnificamente 

descrivere 

dal celebre 

letterato patavino 

Angelo Beolco 

detto il Ruzzante: 

“Vin che dise bìvime, 

bìvime” (“bevimi”, 

ndr).

17 

COLLECTION 

L’orizzonte del Garda si tinge di una nuova sfumatura. È la tonalità tenue che caratterizza Le Fornaci Rosé 

Tommasi. L’ideale incontro tra le due sponde del lago: da una parte la Turbiana (90%) dalla tenuta alle porte 

di Sirmione che dona il nome al progetto Lugana della famiglia Tommasi, dall’altra le uve di Rondinella (10%) 

del vigneto di proprietà sito a Peschiera del Garda. Particolare interpretazione del terroir, per un vino “esclusivo, 

intrigante, dal bouquet floreale e dal sorso vibrante”, come lo tratteggia il suo creatore, l’enologo Giancarlo Tommasi. 

I riflessi ricordano petali di rosa, ma rimandano soprattutto a un meticoloso lavoro, che parte dall’attenta 

selezione delle uve fino a giungere alla maniacale cura durante le fasi di pressatura e vinificazione. Maturato in 

acciaio, Le Fornaci Rosé è annuncio d’estate, in tutto e per tutto: da servire rigorosamente fresco, meglio se a 

bordo lago, piscina o spiaggia, la sua versatilità, poi, lo renderà vino davvero per ogni occasione. 

Angela Velenosi lancia la sua personale sfida ai rosé 

d’Oltralpe. Lo fa donando una nuova anima a uno dei 

suoi vini più iconici. E lanciandosi ambiziosamente 

all’inseguimento di chi è maestro nella declinazione 

in rosa: la Provenza. È un totale restyling quello che 

investe il Rosato Marche Igt Velenosi, rilettura in 

chiave autoctona di un genere oggi sulla bocca e nei 

calici di sempre più appassionati. Grazia e seduzione. 

Delicatezza e passione. Per uno stile ricco di suggestioni, 

che si traduce alla vista in una nuance rosa 

quarzo brillante, cui fa eco un naso intenso e floreale. 

Al palato, il “nuovo” Rosato Marche Igt Velenosi fa 

trasparire piacevole freschezza e intensa mineralità, 

sostenute dalla buona struttura tipica del Montepulciano, 

il vitigno che regala a questo vino le sue forme 

sinuose. Le stesse narrate da una bottiglia che strizza 

l’occhio (ça va sans dire) alle grandi Maison francesi e 

nella cui veste grafica emergono, stilizzati in etichetta, 

quei petali e boccioli di rosa, origine e ispirazione del 

progetto enologico.

18 

COLLECTION 

Il Nebbiolo che non ti aspetti. Ma è più giusto 

dire: il Nebbiolo di cui in troppi ancora 

ignorano (malauguratamente) 

l’esistenza. Quello dal Roero: “altro” 

Nebbiolo nella carta geografica 

e geologica del vino piemontese. 

“Altro” Nebbiolo che regala storie 

diverse, ma non meno entusiasmanti, 

da quelle che la varietà 

declama in terra di Langa. Come 

nella vigna situata a Santa Vittoria 

d’Alba, in uno dei più antichi cru 

(Coste Anforiano) a dominare il 

Roero e la Valle Tanaro, dove Monica 

e Daniela, le sorelle Tibaldi 

delicatamente ritratte in etichetta, 

danno vita al loro Roero Docg Tibaldi. 

Un vino che ammaglia con 

la sua spontanea sincerità, amico 

appena conosciuto ma avvertito 

come familiare da sempre. Poi, 

l’eleganza della “diversità”: quella 

di un territorio “altro” – proprio 

come il Nebbiolo, esattamente 

come il personale tocco di Monica 

e Daniela – che ritorna e traspare 

esemplarmente nel calice. E la freschezza 

dello slancio di un’acidità 

che non solo facilita la beva, ma invita 

a replicare. 

Il “Nebbiolo Bianco”, l’Arneis, trova in questa 

etichetta il punto d’equilibrio nell’ampio 

spettro della sua versatilità. È una freschezza 

strutturata la lingua parlata dal Roero Arneis 

Docg Marchesi di Barolo, col suo tenue 

pallore al colore. Al naso, un gessoso aroma 

al cui finale s’impone una sfumatura che potentemente 

richiama alla mente la senape. In 

bocca, una minerale rotonda pienezza che lo 

rende interessante passe-partout da prendere 

in seria considerazione al momento 

della ricerca di nuovi abbinamenti. Gli 

orizzonti che si schiudono, per un 

protagonista della storia del Barolo, 

in un habitat così diverso da 

quello di “casa”. La nuova narrazione 

a snodarsi sulle vocate 

colline delle Mga Bastia e 

Crocetta, nel Comune Vezza 

d’Alba, e Surie a Cornegliano 

d’Alba. Per una proposta che 

è scelta in bianco snella, sorso 

dopo sorso, mai banale.

#realdolcevita 

NATI IN VENETO, CRESCIUTI IN PUGLIA, GRANDI NEL MONDO. 

tinazzi.it

20 

GIRAMONDO 

Photo: Assuli 

Tasselli di Sicilia 

Un gioioso e colorato mosaico dei tanti volti dell’isola. 

I suoi vini, i suoi vitigni, i suoi terroir 

DI IRENE FORNI E MATTEO BORRÈ 

U 

n vero mosaico. Di territori. Di esposizioni ed influenze climatiche. Di 

tradizioni e antichi lasciti. Oltre che di vitigni. Quando parliamo della 

Sicilia del vino, il racconto non sarà mai scandito in maniera monolitica. 

Ma si svilupperà con i tratti di un gioioso e colorato affresco. Non 

può che essere così, innanzi al vigneto più grande d’Italia, con i suoi 

97.937 ettari (dato al 31 luglio 2020, fonte Mipaaf). Distese di filari che 

contano tre volte i numeri della Nuova Zelanda, sorpassano per estensioni 

quelle sudafricane e, in Europa, possono esser comparate allo scenario 

tedesco. 

Ma Sicilia è anche sinonimo di biologico, prima regione in Italia per 

aree vitate bio e paradigma di sostenibilità per via delle ideali condizioni 

climatiche. Per una modernità che si rispecchia in produzioni sempre 

più vanto del vino tricolore. 

Dalla costa tirrenica allo Ionio, dalle pendici vulcaniche dell’Etna 

ai muretti a secco di Pantelleria, diversità morfologiche e condizioni 

climatiche disparate caratterizzano i molti caratteri di un’unica isola. 

Dalle terre calde e torride dell’interno, al clima mite e ventoso delle 

coste, fino al freddo dei rilievi, la Sicilia è un vero e proprio mix di terreni 

e caratteristiche ambientali diversificate, che inevitabilmente trovano 

espressione anche nella sua ricchissima produzione enologica.

22 

GIRAMONDO 

L’A di Assuli, la cantina, la Z di Zibibbo, il vitigno: è in 

questo intervallo che si enuncia l’epica di Dardinello, 

prezioso vino bianco secco, interpretazione contemporanea 

dell’antica uva Moscato d’Alessandria. Importante 

espressione (biologica) della sua Denominazione, la Doc 

Sicilia, vanta un carattere e una personalità che, nello stile 

tipico di Assuli, uniscono un promettente potenziale 

evolutivo ad un’innata piacevolezza. Dardinello si presenta 

con un aroma molto complesso. Poi, stupisce per il 

bouquet intenso e persistente con note di pesca e agrumi 

di Sicilia. Al palato è in linea con le sensazioni olfattive: 

fresco e morbido, con una piacevole armonia di salinità 

e mineralità. E se nel calice si ritrova il carattere 

del terroir di tenuta di Carcitella, a Mazara 

del Vallo, anche l’originalità del nome 

scelto per questa etichetta testimonia 

una fedeltà al territorio e alla sua valorizzazione: 

s’ispira, infatti, a uno dei personaggi 

dell’Orlando Furioso, facendo 

risonare, tra memoria e realtà, grazie alle 

molteplici connessioni con l’arte e la letteratura 

siciliana, l’epico viaggio. 

Costituiscono un solenne racconto 

di Sicilia, fin dal 1833, anche 

i Marsala Florio. Un’eclettica 

espressione dei sapori e degli 

aromi mediterranei più intensi. 

Il Targa Marsala Doc Superiore 

Riserva Semisecco nasce da una 

selezione di uve Grillo. Elegante, 

destinato alla longevità, si caratterizza 

al naso per il pronunciato 

profumo con distinti sentori di 

datteri, albicocca e prugne stufate. 

Al palato è caldo e morbido come 

il velluto. 

Il Grillo ritorna protagonista, ma 

in una ben diversa declinazione rispetto la precedente, 

con l’ultima novità (biologica) in casa Baglio 

di Pianetto. Quella qui cantata, è una distintiva 

espressione di vigne poste ad altitudini elevate. 

Una produzione monovarietale in purezza, che si 

prefigge un traguardo di freschezza e modernità 

pur nel rispetto delle caratteristiche distintive della 

varietà. La nota agrumata con sentori di Zagara, 

le sfumature tipiche di frutta tropicale, quelle di 

macchia mediterranea, che in altitudine esprimono 

grande sapidità ed una freschezza 

quasi pungente all’assaggio. 

Sono i colori intensi della terra in cui 

prende forma, “la Montagna”, a campeggiare 

sull’etichetta dell’Etna Bianco Doc 

Donnafugata Sul Vulcano. Dichiarazione 

d’amore per il Carricante, in un vino dove 

una nota fumè abbraccia e accompagna 

quelle di agrumi freschi e fiori, miele d’acacia 

e note vegetali fresche. Luminoso: il 

mix d’inizio, analisi fra la vista e l’olfatto, 

richiama subito la voglia di mare e Sicilia. 

La punta di pietra focaia ne aumenta la 

complessità. Al palato è sapido, vivo, con 

una bella acidità: richiama la beva, disseta 

e appaga. 

20 ettari divisi in circa 30 appezzamenti tra 

l’isola di Salina e Lipari. La strada del biologico 

fin dal 1989. E poi solo scelte rispetto- 

samente naturali. Non serve 

dire altro di Nino Caravaglio. La sua bellissima Malvasia 

si traduce in un Bianco Secco Salina Igp, esprimendosi 

a una prima analisi con un floreale fresco di 

fiori bianchi e il salmastro del mare. Spiccano anche 

note agrumate più pungenti. Piacevolmente succoso 

al palato, con una marcata sapidità e mineralità. Beva 

ricca e dissetante: una vera chicca. 

Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato: la Sicilia in 

rosso. È un trittico che conduce ai tre vertici dell’isola 

quello con cui si conclude il nostro viaggio. Figlio 

di Menfi e della costa sudoccidentale, Carthago è 

il Nero d’Avola che fatto la storia di Mandrarossa. 

Pluripremiato, vino delle grandi occasioni, è 

selezione dal grande carattere: deciso, intenso, 

avvolgente, 100% siciliano. Netto e definito al 

palato, si caratterizza per il profumo intenso, 

con sentori di more selvatiche e marasca. Sul 

versante Nord dell’Etna, in neanche un paio 

di ettari di vecchie vigne di Nerello Mascalese 

nel comune di Randazzo, nasce il Calderara 

Sottana Etna Doc Ayunta. Un vino vivo, ricco 

e intenso, che presenta la profondità e la straordinarietà 

della sua terra di origine. Naso di 

frutti rossi, vegetale caldo con un ricordo di 

macerazione. Pungente il richiamo al vulcano, 

con note fumé che ricordano la grafite e 

l’idrocarburo. L’intensità è nel frutto, che al 

palato si ripropone pieno e appagante: bellissima 

acidità, beva siciliana. Infine, lo sguardo si 

posa su Vittoria e i monti Iblei con il Frappato Sicilia Doc 

Arianna Occhipinti. Colpisce da subito con la sua succosità. 

Vinificazione in cemento, affinamento in legno: 

si presenta con note fruttate di ciliegia fresca, prugna e 

ribes. Intesa è l’espressione floreale e vegetale. Bellissime 

acidità e mineralità, che rendono la beva fresca, appagante 

e persistente. Per un altro straordinario tassello del mosaico 

che racconta i mille volti della Sicilia del vino.

Dolomiti, Alto Adige. Tra queste montagne incontaminate nasce Acqua Plose. 

Pura e leggera per natura si abbina perfettamente ai migliori piatti della cucina tradizionale 

e internazionale esaltandone i sapori con la sua delicata discrezione. 

Residuo fisso 22 mg/l Ossigeno 10 mg/l Sodio 1,2 mg/l pH 6.6 

Fonte Plose spa 

via Julius Durst 12 

www.acquaplose.com 

39042 Bressanone (BZ)

24 

INTERNI D’AUTORE 

Photo: Première 

Vigneron e identità 

di Champagne 

Un tour alla scoperta delle storie di Pierre Legras, 

Guy Charlemagne, Secondé-Simon, Bolieu e Schreiber 

DI FRANCESCA MORTARO E ANDREA SILVELLO 

Champagne di terroir e di carattere. Questo il denominatore comune del 

nostro viaggio tra i piccoli Vigneron nella terra delle bollicine più famose. 

Uomini che, grazie a passione e qualità dei terreni, riescono a creare vini 

emozionanti, identitari, degni di essere raccontati. 

Il tour inizia a Chouilly, villaggio Grand Cru a Nord della Cote de Blancs. 

Ad attenderci, Vincent e Marceline Legras. Vincent ha dato vita nel 2002 alla cantina Pierre 

Legras, che porta il nome di uno dei suoi antenati d’inizio 1600, contemporaneo di 

Dom Perignon. Dieci ettari vitati, sette di Chardonnay e il resto Pinot Noir e Meunier. Vincent 

ha deciso di puntare tutto sul territorio, estraendone bollicine di profonda mineralità 

e finezza: caratteristiche riscontrate in ogni calice della gamma. A colpirci la cuvée Black 

Jackets, forse perché era una delle poche etichette che ancora ci mancava assaggiare, forse 

perché la più atipica. Un Blanc de Noir, 80% Pinot Noir e 20% Meunier, dal packaging accattivante, 

omaggio agli appassionati di motociclismo, proprio come Vincent e Marceline. 

Una bevuta fresca, semplice ma allo stesso tempo di carattere. Note di frutta secca, frutto 

rosso con una mineralità marcata e una persistenza infinita. La seconda tappa in quella 

che per i più è la patria dello Chardonnay: Mesnil-sur-Oger, al cuore della Cote de Blancs. 

Conosciuto per via di mostri sacri come Salon o il Clos de Mesnil di Krug, questo villaggio 

Grand Cru dona le proprie uve anche a molti (più o meno) piccoli Vigneron, bravi a dar 

vita a cuvée eccezionali. È il caso di Guy Charlemagne. La sua cantina si trova proprio di 

fronte alla Maison Salon. Philippe, quinta generazione, porta avanti il lavoro iniziato dalla 

famiglia nel 1892. Nelle bellissime cantine sotterranee, scavate nel gesso tipico del villaggio, 

si percepisce la storia e la tipicità della Champagne. Philippe vinifica separatamente le parcelle 

con le quali, nelle annate migliori, crea oltre alle cuvée anche dei parcellari. A colpirci, 

Les Coulmets 2014: Champagne con una acidità spiccata, ma equilibrata, evoluto, ma allo 

stesso tempo fresco e piacevole. Le bollicine Guy Charlemagne si ricordano per l’acidità 

elevatissima, tipica del terroir, e il grande potenziale evolutivo che racchiudono. I Mesnillesimé, 

degustati in verticale 2008, 2012, 2014, sono piacere assoluto, identitari fino in 

fondo: lo Chardonnay di Mesnil all’ennesima potenza. Proseguiamo, direzione Montagne 

de Reims, parte Sud. L’arrivo ad Ambonnay, uno dei villaggi storici per il Pinot Noir. Ad 

attenderci, Nicolas e Jerome: siamo da Secondé-Simon, cantina fondata da Jean-Luc Secondé 

e ora guidata dal genero Jerome Bole. Nicolas Secondé è lo chef de cave e consulente 

enologo per diverse realtà in Italia. Da sempre, la famiglia conferisce parte delle proprie uve 

alla Maison Krug. Il protagonista qui è il Pinot Noir. I vini di Secondé Simon sono vinificati 

in acciaio e alcune cuvée vengono fatte affinare anche in legno. Abbiamo assaggiato una 

bottiglia in magnum, sboccata à la volée, annata 1971 e una 1998: vini molto evoluti, didattici, 

che aiutano a capire il potenziale evolutivo del Pinot Noir di Ambonnay. Nella gamma 

a colpirci è la Cuvée Melodie: Pinot Noir in purezza, cinque anni di permanenza sui lieviti, 

le uve dalle migliori parcelle della proprietà. Il cammino riprende, destinazione Cote de Vitryat, 

area poco nota ma di grande interesse. A pochi chilometri da Vitry, a Bassuet, si trova 

la cantina Bolieu, guidata da marito e moglie: Charles e Laurence. In questa zona si coltiva 

specialmente lo Chardonnay, che cresce in aree collinari esposte a Sud-Est. Bolieu possiede 

6,5 ettari, 95% Chardonnay e 5% Meunier. La vinificazione avviene in acciaio e in grandi 

botti di legno. La produzione è limitata: poco più di 25mila bottiglie. Molte delle bollicine 

di questo Vigneron contengono una parte di vini “Solera”, formata a partire dal 1997. Il 

Blanc de Blancs Fleur de Craie è il nostro preferito: la straordinaria eleganza, evoluzione, 

mineralità e freschezza, d’altronde, non possono lasciare indifferenti. Si dice spesso che lo 

Chardonnay della Cote de Blancs non abbia eguali, ma bevute come questa hanno tutte le 

carte in regola per giocarsi la partita. Tappa finale in Cote de Bars, da Schreiber. A Corteron 

sorge la cantina guidata da Erick, uno dei precurosri della biodinamica in Champagne. 

La sua prima bottiglia vede la luce nel 1988: da allora ha sempre portato avanti studi per 

la creazione di ceppi di lieviti biodinamici e altri brevetti che ora sono utilizzati da molti 

produttori vicini. Un Vigneron atipico, convinto sostenitore delle teorie di Rudolf Steiner. 

Un pozzo di conoscenza. Erick ci delizia con due bottiglie della sua cantina privata: una 

1998 e una 2000. L’esperienza è indimenticabile, esattamente come le altre. Merci.

Azienda agricola Zorzettig di Annalisa Zorzettig –Via Strada Sant’Anna, 37 – fraz. Spessa – 33043 Cividale del Friuli (UD) – www.zorzettigvini.it

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NUOVI CODICI 

Photo: Consorzio Tutela Montecucco 

Evviva il Sangiovese 

Ode all’uva di Giove, colonna portante della viticoltura italiana. 

Di vigna in regione, uno spaccato d’interpretazioni 

DI IRENE FORNI 

Sedetevi ad un tavolo a parlare del Sangiovese e perderete 

certamente il senso del tempo. Quanto vi è da dire su questo 

emblematico simbolo della nostra viticoltura. Discusso 

e ridiscusso: santificato, proclamato e venerato dai più che 

si sono trovati a parlar di vino per mestiere o per diletto. 

La sua “santità”, il Sangiovese, se l’è tutta meritata. La deve alla grandissima 

presenza e propagazione sul territorio nazionale, all’estrema 

duttilità e a quell’identità varietale davvero capace 

di vestire abiti sempre diversi pur rimanendo stilisticamente 

fedele a sé stessa. 

Dunque, percorrendo la nostra bella penisola, saltando 

di vigna in vigna, potrebbe essere quasi assurdo 

non sentirlo nominare, direttamente o per vie traverse, 

vista la sua forte copertura in ettari sul totale vitato 

italiano (quasi l’11%). Tuttavia, parlando di Sangiovese, 

non si può tralasciare di citare le regioni che in 

maniera predominante e storicamente ne ospitano 

la coltivazione, prima fra tutte la Toscana. È proprio 

in questo angolo d’Italia dove l’uva di Giove (“Sanguis 

Jovis”) trova la sua maggiore espressività in termini di quantità e 

vini prodotti in purezza, grazie in particolare all’importante percorso di 

ricerca ed esperienza che molti enologi e viticoltori hanno trovato, visto 

e con saggezza sviluppato nel corso del tempo. Qui, di fatto, sono nate e 

sono ad oggi regine indiscusse Denominazioni potentissime: dal celebre 

Brunello di Montalcino all’iconico Chianti Classico, dal Nobile di Montepulciano 

passando per il Carmignano, fino al Morellino di Scansano e 

ancora e ancora, come testimonia la nouvelle vague di Montecucco. 

“Il Sangiovese è Toscana”, sottolinea uno dei grandi protagonisti del 

vino italiano, l’enologo Luca D’Attoma. “È in Toscana che ha trovato 

il suo habitat ideale ed è qui che si esprime al meglio. Chi ha provato 

a impiantarlo in California o in Australia ha fatto del vino, ma non ha 

fatto Sangiovese. Quanto alle altre regioni italiane, bisogna scommettere 

di più sull’Emilia-Romagna, anche se i romagnoli devono essere 

più viti-cultori, nel senso di sposare una cultura che punti alla ricerca 

della massima qualità in vigna”. 

Già, perché il Sangiovese abita tradizionalmente da 

sempre un altro importante territorio del vino, dal 

quale la sua espressività gustativa e stilistica trae 

grandissimi vantaggi: quella Romagna che grazie ai 

suoi terroir estremamente vocati è capace di donarci 

interpretazioni dalla più pronta beva a etichette 

di grande prospettiva. 

A seguire l’Umbria, silenziosamente potente. E anche 

le Marche, con i suoi terroir capaci di regalare 

grandi interpretazioni di questo vitigno, ma regione 

che ancora fatica a concedere al Sangiovese la giusta 

attenzione. Poi, eccolo a dimostrare tutta la sua capacità di adattamento 

e spunta in quell’ormai straordinario territorio vitivinicolo 

che è l’Etna, contesto che rende particolare e estremamente raro ogni 

cosa vi sia prodotta. Diffuso e conosciutissimo anche in Sud Italia, infatti, 

il Sangiovese va ad arricchire tante grandi bottiglie, in blend con 

uve maggiormente presenti e strettamente legati ai luoghi d’origine, 

dando costantemente una forte e potente spinta caratteriale, creando 

sempre più connubi di gusto, tradizione e felicità.

27 

È 

sinuosa panoramica dello Stivale quella offerta dalla diffusione del Sangiovese. Dalla Toscana 

alla Sicilia è un proliferare d’interpretazioni, terroir, scelte stilistiche e pennellate, di 

autore o più semplicemente di grandi vigneron. 

L’Altrove della collina di Lamole, tra strapiombi boscosi, terrazzamenti e terre “strappate” 

al costone, offre una curiosa sinfonia polifonica di Sangiovese, Cabernet Sauvignon 

e Merlot. Il Lam’Oro Toscana Igt Lamole di Lamole (9) regala grande espressività e 

complessità aromatica. Per un vino ampio, ricco con piccoli frutti rossi e neri come ciliegia, 

mirtillo e mora, freschi e in confettura, con pungenti note di vaniglia, e un accenno 

mentolato. Al palato è caldo, avvolgente. Forte richiamo di tostatura del legno, chiusura 

con note balsamiche e speziate. Etichetta austera, ricca come il territorio dove nasce. A 

Castellina in Chianti, prende invece forma il Sor Bruno Chianti Classico Gran Selezione 

Docg Il Cellese (2). Dal colore rosso rubino concentrato e intenso, già alla prima 

analisi spicca l’eleganza e l’audacia di questo vino. Presenta evidenti note di piccoli frutti 

rossi, lampone, prugna, mammola, portandosi sempre più verso espressioni maggiormente 

calde di legno tostato, incenso e tabacco. Chiusura su marcate note speziate e una 

nota balsamica magnificamente espressa. La trama tannica è sottile, la struttura piena e 

decisa. Tutta la potenza del Sangiovese, espressa con eleganza e raffinatezza del frutto: è 

il Brunello di Montalcino Docg Vignavecchia San Polo (8). Da subito marcati e vivi 

i sentori di ciliegia, mora, sottobosco. Note vegetali e floreali di viola. Forte richiamo al 

legno e alla vaniglia. Più intense le note scure di caffè e tabacco da pipa. Tannini decisi. Un 

vino etereo, pieno, ricco e appagante. Giunge dalla costa il Cavaliere Toscana Igt Michele 

Satta (4). Un colore è brillante e vivo, per questo Sangiovese raffinato, elegante e complesso, 

che si esprime fra note di ciliegia, frutti di bosco, floreali calde di violetta fresca e 

in marmellata. Marcato il richiamo vegetale: si presenta con erbe aromatiche e mediterranee. 

Pungente la spezia sul finale. Bella struttura: piena e di grande intensità. Sapido, 

fresco, di grande beva. I due volti della Romagna. Da una parte, il Godenza Romagna 

Doc Sangiovese Predappio Noelia Ricci (5). Prugna, ciliegia, frutti di bosco che si mostrano 

fin da subito, qualche accenno alla mandorla tostata. Al palato presenta un’entrata 

rustica ma estremamente piacevole. Poi, spezie e un’intensa nota balsamica che lo rende 

vino caratteriale e complesso. Struttura leggera, avvolgente, che invoglia la beva. Tannini 

morbidi, finale lungo. L’altra faccia è quella del Pandolfo Riserva Romagna Doc Sangiovese 

Superiore Pandolfa (6). Al naso un profilo olfattivo complesso di ciliegia, amarena 

in confettura, lampone e ribes. Poi, vira su note floreali e vegetali molto piacevoli, 

che delineano un profilo più netto con richiami al sottobosco e ai fiori rossi. Note di cacao 

e una punta di liquirizia che ne aiuta l’intensità. Un vino teso, tannini decisi, sostenuto da 

una bellissima acidità. Grande Sangiovese umbro che testimonia la potenza di quest’uva 

e della terra che lo ospita: è Il Roccafiore Umbria Sangiovese Igt Roccafiore (7). 

Succoso, intenso, vivo. Dalla prugna alla ciliegia, dal vegetale caldo che ricorda il tabacco 

a pungenti note di spezie. Una beva piacevolissima, un tannico raffinato ed elegante: 

pulizia, morbidezza e vivacità al calice. Un secondo vino di gran beva a farsi esemplare 

interprete del vitigno in terra umbra è l’Umbria Sangiovese di Todi Doc Todini (11). Il 

colore è vivace e intenso. Al naso, grande espressione di frutti rossi, ciliegia, more e frutti 

di bosco. Estremamente piacevole e armonico. Gusto pieno e tannino 

sottile. Il Rosso Piceno Doc Antonio Failoni (1) è Sangiovese delle 

Marche che presenta la sua potenza e la mantiene netta anche in blend 

con Montepulciano e Merlot. Di grande intensità cromatica, con un 

rosso rubino estremamente penetrante e marcato. Al naso sprigiona note di piccoli frutti, 

come mora, mirtillo, ribes e ciliegia. Poi, liquirizia e una punta di rabarbaro. Scure note 

di cuoio e tabacco da pipa estremamente piacevoli. Al palato è deciso e persistente, riproponendo 

in una veste più potente i sentori primari. Trama tannica decisa e ben gestita. 

Forza e potenza la fanno da padrona nel Paterno Sangiovese Lazio Rosso Igt Trappolini 

(12), interpretazione in purezza dal Lazio. Grande intensità aromatica: ciliegia, amarena 

in confettura, prugne, lampone, per un mix di frutti che ne rendono l’analisi di forte 

impatto. Nota di legno moderatamente presente e un lieve accenno al cacao. Struttura 

importante, tannino deciso, persistenza e morbidezza davvero caratteristici. Ma anche il 

Sud Italia regala emozioni, quando parliamo di Sangiovese. Lo testimoniano due insoliti 

racconti di Puglia e Sicilia. Nel Trabàco Sangiovese Puglia Igp Marco Ludovico (3) si 

ritrovano ciliegia matura, piccoli frutti di bosco, note vegetali che ricordano il ginepro e 

la macchia mediterranea. Si aggiungono lievi sfumature speziate, erbe selvatiche e cenni 

balsamici. La struttura è corposa, ma lascia un sorso snello ed elegante, con tannino fine 

e fragrante. Il finale è persistente, fresco: la chiusura con una bella complessità aromatica 

e richiama ancora la spezia. Da ultimo, si va su “La Montagna”. Le pendici 

dell’Etna si manifestano in un raro Sangiovese: Unico di Benedetta 

Igt Terre Siciliane Tenuta Benedetta (10). Note di piccoli frutti 

rossi e spezie lasciano spazio per esprimersi al meglio a quelle scure 

di tabacco, cacao, cioccolato fondente e cuoio. Salinità, mare e note 

salmastre si presentano ad ogni sorso, con carattere deciso. Bellissima corrispondenza 

tra naso e bocca, piacevolissima la sensazione alcolica che sostiene tutta la beva. 

NUOVI CODICI

28 

Una lunga maratona internazionale, roadmap a sostegno della ripresa che si 

prefigge l’obiettivo di “riaccendere il business”. Iniziando dai mercati internazionali 

e avendo “casa” come punto di approdo finale: quella Verona che 

tornerà ad animarsi del suo tradizionale appuntamento col vino, in una veste 

però differente da come siamo stati abituati. Una kermesse “chiavi in mano” 

e “smart”, come è stata delineata nei suoi tratti fondanti, per un Vinitaly Special Edition che 

andrà in scena dal 17 al 19 ottobre prossimi. 

Veronafiere scalda i motori in vista del nuovo speciale appuntamento che sancirà il ritorno 

alle degustazioni in presenza tra i padiglioni. Si riaccende la luce su Vinitaly, dopo lo “stop 

forzato” cui la manifestazione è stata costretta in questo ultimo anno e nonostante i tanti 

sforzi profusi dai suoi organizzatori, tanto in chiusura di 2020, quanto in questo inizio di 

2021, nell’individuare occasioni per dare vita all’appuntamento veronese del vino, in una 

forma in presenza modulata attorno alle complessità imposte dalla pandemia. È proprio 

un nuovo format, “rigorosamente B2B”, quello pensato per il prossimo ottobre. L’epilogo 

di quello che è un ricco calendario studiato da Vinitaly sul versante internazionale. Un’agenda 

che tra primavera e autunno vede Veronafiere e la sua kermesse di punta attivi in 

eventi fisici volti a sostenere la ripresa sui mercati di tutto il mondo. Iniziando dalla Russia, 

dove un road show di Vinitaly ha fatto tappa a Mosca e San Pietroburgo a fine marzo, passando 

per la Cina, con quello che è stato il successo di Vinitaly Chengdu a inizio aprile, per 

passare poi, dall’8 al 10 giugno a Wine to Asia a Shenzhen, “la prima fiera di un operatore 

italiano in Cina”, come sottolinea Giovanni Mantovani, Ceo della Spa veronese. Ma nella 

galassia di eventi programmati a livello internazionale, nella seconda metà dell’anno ci saranno 

anche un altro road show all’ombra della grande muraglia, dal 13 al 17 settembre a 

Pechino, prima del trasferimento in Brasile per Wine South America, in scena dal 22 al 24 

settembre. Eventi propedeutici, proprio come lo saranno quelli italiani di giugno, con in 

prima fila OperaWine, prima di ritornare a confrontarsi in presenza a Verona per la Special 

Edition dal 17 al 19 ottobre. 

Quest’ultima poggerà su quattro pilastri: sicurezza, B2B, internazionalità, networking. Per 

prima cosa, la manifestazione si svolgerà in presenza nel quartiere fieristico di Veronafiere: 

uno spazio delimitato, controllato e sicuro, grazie al protocollo safetybusiness. L’obiettivo, 

spiega l’organizzazione, è occupare sotto il profilo espositivo tra i 30 e i 35mila mq sui 

150mila mq disponibili. Ma la kermesse mira anche a far “riscoprire l’importanza delle 

relazioni umane nel business”: in questa direzione, Veronafiere ha pensato di creare una 

sinergia con ArtVerona, rassegna sull’arte contemporanea. Altro punto fermo di Vinitaly 

Special Edition, la caratterizzazione esclusivamente professionale dell’evento, con ingresso 

riservato ai soli operatori. E se il target sarà impostato in primis sul mercato italiano, altrettanto 

importante l’impegno sviluppato in tema di incoming di buyer dall’estero, con una 

presenza definita “significativa” e “dai principali mercati” (Usa e Cina su tutti) grazie alla 

collaborazione di Ice-Agenzia. 

Come saranno suddivisi gli spazi in fiera? La parola ancora a Giovanni Mantovani: “Sarà 

un Vinitaly totalmente preallestito, guardando però anche all’estetica. La scelta è legata alla 

volontà di garantire massima sicurezza e offrire un evento smart in ogni suo dettaglio”. Sotto 

il profilo organizzativo, ci si dirigerà verso degustazioni fisiche a distanza, soprattutto per 

quei mercati che ancora non saranno raggiungibili, ma si darà rilievo anche a matching mirati 

e a un servizio taste&buy. Per le aziende, previsti stand “chiavi in mano” comprensivi di 

servizi: moduli di dimensioni standard che potranno essere accorpati in base alle esigenze 

di spazio dei singoli espositori. A essere offerta, poi, anche la visibilità sulla vetrina virtuale 

di Vinitaly Plus, che allarga con una piattaforma di networking le possibilità di connessioni 

con gli operatori professionali. E ancora: in concomitanza con Vinitaly Special Edition, 

andrà in scena wine2wine Business Forum, in agenda il 18 e 19 ottobre. Un evento dentro 

l’evento, perché ad aprire i lavori saranno gli “Stati Generali del vino 2021”: un convegno 

in cui 50 top manager del settore si confronteranno con le istituzioni e i rappresentanti 

Ue su scenario attuale e prospettive future. Con l’augurio, dopo il forzato rinvio al 2022 

del format “classico” (la 54esima edizione di Vinitaly andrà in scena dal 10 al 13 aprile del 

prossimo anno), che anche a Verona si possa infine tornare a brindare “dal vivo” a un primo 

parziale (ma anch’esso “speciale”) ritorno alla normalità. 

DI RICCARDO COLLETTI 

FIERE 

Vinitaly Special Edition: 

“buona la seconda” 

Una kermesse “chiavi in mano” e “smart”, epilogo di una roadmap 

internazionale per “riaccendere il business”. 

Ecco come sarà l’evento di Veronafiere a ottobre 

Photo: Veronafiere Foto Ennevi

29 

Photo: MWW 

Milano Wine Week, 

alta intensità 

Appuntamento dal 2 al 10 ottobre, tra masterclass 

live con i mercati Extra-Ue, digital human experience 

e la nuova anima B2B di Wine Business City 


Molta concretezza, come d’abitudine a queste 

latitudini. Un grande impatto scenografico 

e l’orizzonte del proscenio che si 

amplia ulteriormente, proiettando l’appuntamento 

su scala mondiale. Un’anima 

sempre più rosa a dare forma ai contenuti, con il team 

organizzativo che si arricchisce dei contributi di Cristina 

Mercuri (head of Education), Francesca Romana Barberini 

(head of Food) e Alessia Rizzetto (head of Public 

Relations and Partnerships). E il network che si potenzia 

per promuovere una ripresa sinergica, all’interno di un 

calendario che, dalla moda al design, il prossimo autunno 

all’ombra della Madonnina pone sotto i riflettori le filiere 

di eccellenza del made in Italy. Questi gli ingredienti della 

“nuova” Milano Wine Week. Nove giorni di eventi fisici dal 

2 al 10 ottobre, per un appuntamento che ritorna dopo l’edizione 

“zero” del 2020, quando il format ha mutato pelle, 

offrendo un primo assaggio di “domani”. 

Milano Wine Week accende la miccia. E si candida a svolgere 

il ruolo di catalizzatore del rilancio degli eventi in presenza, 

per il mondo del vino in Italia, dopo l’annus horribilis 

della pandemia. Con una quarta edizione che si apre ancor 

più all’internazionalità e scommette anche sulla novità di 

un’anima business. È lungo sei assi principali che la kermesse 

meneghina baserà la propria strategia d’azione: l’efficienza 

del sistema Milano e della sua rete di relazioni per 

la ripresa economica dell’intera filiera vinicola e dell’ospitalità; 

la penetrazione capillare a livello cittadino, agevolata 

da un nuovo “ecosistema” tecnologico che aiuterà a connettere 

le centinaia d’iniziative in calendario; la creazione 

di un’agenda di eventi con protagonista il pubblico di wine 

lover; un approccio sistemico tra wine e food nella promozione 

dell’eccellenza italiana; la realizzazione di momenti 

di confronto internazionale sull’evoluzione del settore; la 

creazione di un importante programma di promozione internazionale 

dedicato a consorzi e aziende per connettersi 

ai principali presidi dell’export tricolore di vino. 

L’impegnativa dichiarazione d’intenti si tradurrà concretamente 

in un palinsesto dove a convivere saranno momenti 

dedicati agli operatori di settore (degustazioni, masterclass, 

walk-around tasting, potenziati dalla piattaforma Digital 

Wine Fair), eventi di formazione e networking (webinar, 

seminari e workshop, con Wine Business Forum, Shaping 

Wine e Wine Generation Forum in tre giornate e con tre 

target mirati), attività per consumatori e wine lover in centinaia 

di location cittadine. In aggiunta, la grande novità 

2021: per offrire le opportunità commerciali e relazionali 

di Milano Wine Week a cantine di tutte le dimensioni, la 

manifestazione lancia Wine Business City, il 3 e 4 ottobre, 

evento B2B che consentirà l’incontro tra aziende, operatori 

del settore Horeca e del retail fisico e digitale. 

La promessa è di un’interazione più marcata col territorio, 

ma centrale sarà anche l’apertura al mondo. “La struttura 

di Milano Wine Week prevede di fare vivere al pubblico 

esperienze a Milano e contestualmente in 11 città di sette 

Paesi chiave per l’export vinicolo”, spiega Federico Gordini, 

presidente della settimana milanese del vino. Tornano 

così le degustazioni trasmesse in diretta dal capoluogo 

lombardo, con masterclass in presenza per migliaia di operatori 

selezionati nei diversi continenti. Ma c’è di più: il 

programma internazionale si espande, raggiungendo Montreal, 

Toronto, New York, Chicago, Miami, Londra, Mosca, 

Shanghai, Shenzen, Tokyo e Hong Kong, per presidiare i 

mercati chiave Extra-Ue dell’export vinicolo. “Vogliamo 

essere un laboratorio dove ogni realtà possa mettere in luce 

i suoi punti forza”, conclude Federico Gordini. “Il vino ha 

un respiro ampio e trasversale e stiamo lavorando anche 

con partner di altri settori interessati a costruire percorsi di 

promozione congiunti”. 

Sotto il Duomo le carte sono state scoperte. E il rilancio 

passa da una “digital human experience” sempre più profilata. 

Con l’obiettivo di potenziare l’inserimento della manifestazione 

nel tessuto metropolitano e aumentare contestualmente 

il coinvolgimento dell’audience internazionale. 

Milano Wine Week spinge sull’acceleratore. E, soprattutto, 

pensa in grande. 

EVENTI

30 

VISIONI 

Il nuovo equilibrio 

di Pasqua Vigneti e Cantine 

Un’installazione immersiva digitale e un’innovativa diretta streaming 

su scala mondiale hanno fatto da scenografia al lancio del rosé 

premium Y By 11 Minutes. La certificazione di una svolta 


raggiunto. A livello di winemaking, 

certo. Ma anche nell’essenza di un brand che 

oggi sancisce il suo definitivo mutamento di 

pelle. Merito di un’ulteriore dimostrazione di 

L'equilibrio 

dinamicità, a conferma della scelta, intrapresa 

cinque anni or sono, d’investire su un’identità forgiata dai 

profili premium che in questo lasso di tempo ne hanno 

composto gli “iconici” nuovi lanci. 

Scocca l’ora Y per Pasqua Vigneti e Cantine. Debutta il 

rosé quintessenza del progetto 11 Minutes, etichetta nata 

quattro anni fa e riconosciuta antesignana di uno nuovo 

stile fra i rosati italiani. E all’esordio, la novità non poteva 

che domandare un evento all’altezza del posizionamento 

premium cui l’etichetta aspira: ecco, allora, la cantina veronese 

cimentarsi in un’innovativa diretta online su scala 

mondiale. Un appuntamento annunciato con anticipo, 

ma top secret nei contenuti fino al via delle trasmissioni. 

Con la scenografia del lancio della referenza affidata alla 

collettiva di artisti italiani None, con il quale la famiglia 

Pasqua aveva già collaborato in occasione del rilascio di 

un’altra icona: lo sfrontato Superbianco Hey French (You 

Could Have Made This But You Didn’t). È stata, infatti, 

un’installazione immersiva digitale a tradurre la sfaccettata 

complessità della novità. Per uno streaming globale che ha 

raggiunto, nel medesimo istante, operatori e pubblico di 

appassionati ai quattro angoli del globo. Svelando un nuovo 

progetto a forte vocazione internazionale, perfetto per 

far vibrare le corde dell’intera scena mondiale e ideale interprete 

del carattere di un’azienda che sviluppa il proprio 

business per il 90% con l’export. Y By 11 Minutes (questa la 

denominazione completa di brand, a sgombrare in principio 

il campo da ogni polemica su distanti, per tipologia dei 

prodotti coinvolti, celebri assonanze) è un nuovo capitolo 

nella storia Pasqua. Fedele allo spirito che ne anima le azioni, 

la cantina veronese da tempo seguiva con attenzione 

l’evolversi di uno dei mercati più interessanti del panorama 

vinicolo: quel mondo dei rosé che, anche nel 2021, è area 

di crescita e innovazione. In questo contesto, dopo tre anni 

di ricerca e attento lavoro sul vigneto, la decisione di svelare 

il nuovo disegno, a esprimere, nel connubio tra eleganza 

ed equilibrio, il punto d’arrivo del progetto 11 Minutes. A 

caratterizzare il nuovo rosé dai tratti gourmand, reale gioia 

dei sensi al calice, la spiccata poliedricità. A coesistere sono 

complessità e freschezza, struttura e delicatezza, note fruttate 

e cremosità al palato. E così, il segno Y si tramuta nella 

perfetta rappresentazione della sua personalità, oltre che 

dello stile di vinificazione. Proprio come il vino, la lettera 

scelta si compone di elementi divergenti che si uniscono 

simbolicamente nel punto centrale: equilibrio che è anche 

promessa di longevità. Se tre sono le parti della Y, altrettante 

sono le anime di questa novità: due vitigni autoctoni, 

Corvina e Trebbiano di Lugana, in dialogo con un’internazionale, 

il Carmenère, provenienti da cru sparsi tra Bardolino 

e Sirmione, sul Lago di Garda. La Corvina, che domina 

in termini percentuali nel blend (60%), conferisce sentori 

tipici di frutta rossa e grande acidità. Il Trebbiano (30%) 

apporta aromi delicati di agrumi e fiori bianchi, donando 

eleganza e lunghezza nel retrogusto. Infine, il Carmenère 

regala al vino struttura e gli garantisce stabilità nel tempo. 

Ma il segreto di Y By 11 Minutes è da ritrovare soprattutto 

nella particolare tecnica scelta a livello di vinificazione. 

Quell’equilibrio nel winemaking di cui si diceva in principio, 

espresso dalla scelta di far terminare al 10% del blend 

la fermentazione alcolica in tonneaux di rovere francesi 

nuove, di media tostatura. Con la restante parte dove, per 

circa quattro mesi, il 30% matura in barriques e tonneaux 

di rovere francese di secondo passaggio, sempre a tostatura 

media. “Siamo orgogliosi di quanto siamo riusciti a raggiungere 

con questo vino”, ha sottolineato il ceo Riccardo 

Pasqua. “Y esplora le molteplici sfumature espressive e aromatiche 

che il rosato può offrire e ha tutte le caratteristiche 

per diventare un protagonista della scena internazionale”. 

Ma il progetto Y By 11 Minutes offre un’ulteriore chiave interpretativa. 

“È sulla creazione di valore, attraverso la cura 

spasmodica del dettaglio, che abbiamo scommesso con gli 

investimenti avviati cinque anni fa”, ha evidenziato il presidente 

Umberto Pasqua. “Ed è ciò su cui vogliamo che tutta 

l’azienda si concentri quotidianamente”. Questa la filosofia 

di fondo di quel che “fu” rinnovato corso, oggi promosso 

al suo definitivo esame di maturità: le 40mila bottiglie del 

nuovo Y By 11 Minutes sono lì a certificarlo.

31 

Gli 

Chablis 

Ferrari Trento 

nuovo brindisi ufficiale della 

Formula 1 

Umberto Cesari firma 

Solo 

il primo vino 

100% Merlese 

di Sébastien Christophe in Italia 

con Wine Terroir Importazione 

Dall’alta Borgogna, per la precisione la zona fredda di 

Chablis dove coltiva quasi 30 ettari in cui sono inclusi i 

Premier Cru Fourchaume, Mont de Milieu e Montée de 

Tonnerre, atterra in Italia con la sua produzione di qualità 

il vignaiolo classe 1975 Sébastien Christophe. Merito 

della nuova partnership con Wine Terroir Importazione, 

realtà specializzata in vini esteri, perlopiù dalla Francia, 

distribuiti in esclusiva e riservati al mondo Horeca. 

onl ine 

Legg i 

Langosteria 

apre a Parigi 

La visione d’eccellenza del fine dining targato Langosteria 

sbarca in riva alla Senna. In partnership con Cheval 

Blanc Paris, Maison dell’omonimo gruppo facente capo 

al colosso del lusso Lvmh, apre le porte al cuore della 

capitale francese un nuovo ristorante della creatura di 

Enrico Buonocore. Primo passo del percorso che punta 

a posizionare il brand Langosteria in location strategiche 

a livello globale, il locale trova spazio al settimo piano 

dell’iconico edificio La Samaritaine, caratterizzandosi 

per la splendida terrazza con vista sullo skyline parigino. 

Torna 

Champagne 

Experience 

Il vino tricolore sale sul podio. Ferrari Trento è il nuovo 

brindisi ufficiale della Formula 1. E per i prossimi 

tre anni, al termine di ogni weekend di gara, sarà una 

bottiglia formato Jeroboam di TrentoDoc la protagonista 

delle celebrazioni per la vittoria da parte degli assi 

dell’automobilismo. Le bollicine made in Italy di uno 

dei produttori più premiati del Belpaese daranno così 

visibilità all’Italia su un palcoscenico che conta un pubblico 

di oltre 500 milioni di appassionati. 

Nasce 

Furia 

di Calafuria 

il nuovo rosé Tormaresca 

Arriva Solo, novità molto particolare firmata Umberto 

Cesari. Già, perché a caratterizzare il vino è 

l’insolito uvaggio scelto per dargli forma. Si tratta, 

infatti, di un 100% Merlese, varietà incrocio tra 

Sangiovese e Merlot. Intraprendenza e lungimiranza, 

innanzitutto del fondatore, Umberto Cesari, 

ma fin dal nascere condivisa con il figlio Gianmaria, 

hanno guidato la creazione di qualcosa che 

non c’era, di diverso e unico: in una parola, Solo. 

Il vitigno Merlese, infatti, regala un’uva a bacca 

nera che gode di una leggera precocità, ereditata 

dal Merlot, cui affianca una capacità di resistenza 

superiore rispetto al Sangiovese. Poi, il peso medio 

del grappolo è una via di mezzo tra quello dei 

genitori. Ma l’aspetto interessante è il colore che le 

bucce, ricche di polifenoli oltre che maggiori livelli 

di acido e di concentrazione zuccherina, regalano 

al vino. “La Umberto Cesari è la prima azienda ad 

avere messo in bottiglia un vino da uve Merlese”, 

spiega Gianmaria Cesari. “Gli studi e le sperimentazioni 

portati avanti con l’Università di Bologna 

ci hanno consentito di arrivare a questo unicum 

dove teoria e pratica s’incontrano alla perfezione”. 

Solo si presenta come un vino contemporaneo 

dalla grande personalità, ampio, intenso e che persiste 

nel retrogusto con un tannino deciso ma gradevole. 

E se la prima annata 2017 è già sold out, a 

breve sarà disponibile la 2018. 

TITOLI DI CODA 

a Modena il 10 e 11 ottobre 

Sarà ancora Modena ad ospitare, il 10 e 11 ottobre 

prossimi, l’attesa quarta edizione della kermesse più 

importante d’Italia dedicata alle bollicine più celebri 

al mondo. Società Excellence, realtà che riunisce 18 tra 

i maggiori importatori e distributori italiani di vini e 

distillati d’eccellenza, organizzatrice dell’evento, conferma 

anche il rinvio al 2022 del debutto della tappa 

romana di Champagne Experience. 

Si colora di una nuova tonalità di rosa la Puglia di Marchesi 

Antinori. Nasce Furia di Calafuria, blend che unisce la 

passione di Tormaresca per le uve Negroamaro con l’armonia 

del frutto del Syrah e l’anima speziata del Cabernet 

Franc. In questa novità, il richiamo all’energia e alla bellezza 

degli elementi naturali si unisce a un animo straordinariamente 

elegante e aggraziato, per un vino capace di 

mostrare il fascino dell’equilibrio nelle contrapposizioni.

#vivailvino 

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perchè ogni calice senza vino è un’occasione in meno per essere felici

WineCouture 03-04/2021

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