07.04.2021 Views

EUR_4_2021

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>EUR</strong>OCARNI<br />

Mensile di economia, politica e tecnica delle carni di tutte le specie animali<br />

Anno XXXVI N. 4 • Aprile <strong>2021</strong> € 5,42


Battuta di Fassone<br />

Battuta di carne 100% RAZZA PIEMONTESE<br />

con leggero condimento di olio extravergine d’oliva, sale e pepe<br />

Basso LIVELLO DI COLESTEROLO<br />

e GRASSI SATURI<br />

Ridotto CONTENUTO di GRASSI<br />

Prodotto<br />

DAL GUSTO UNICO<br />

FORMENTO È UN BRAND DI<br />

www.carnimec.it


4/21<br />

Gruppo editoriale<br />

Edizioni Pubblicità Italia Srl<br />

<strong>EUR</strong>OCARNI<br />

Mensile di economia, politica e tecnica delle carni di tutte le specie animali<br />

<strong>EUR</strong>OCARNI – PREMIATA SALUMERIA ITALIANA – IL PESCE<br />

<strong>EUR</strong>O ANNUARIO CARNE – ANNUARIO DEL PESCE E DELLA PESCA<br />

US ANNUARIO DEI FORNITORI DELLA SANITÀ IN ITALIA – <strong>EUR</strong>O GENUINE FOOD<br />

Dal 1984 Edizioni Pubblicità Italia compone<br />

le sue riviste con computer Apple ® .<br />

Il testo è impaginato con Adobe ® InDesign ® CC 2019.<br />

Le illustrazioni sono realizzate con<br />

Adobe ® Photoshop ® CC 2019.<br />

Direttore responsabile<br />

e editoriale<br />

Elena Benedetti<br />

Redazione<br />

Gaia Borghi – Federica Cornia – Marco Credi<br />

Direzione – Redazione<br />

Amministrazione – Pubblicità<br />

Edizioni Pubblicità Italia Srl<br />

Piazza Roma 3 – 41121 MODENA<br />

Tel. 059216688 – Fax 0598671709<br />

E-mail: redazione@pubblicitaitalia.com<br />

Web: www.eurocarni-online.com<br />

Reg. al Tribunale di Modena<br />

n. 798 del 23-10-1985<br />

Tariffe abbonamenti<br />

Annuale (12 numeri):<br />

Italia € 65,00 – Estero € 85,00<br />

Sconto librerie: 10%<br />

Modalità: effettuare ver samento<br />

su c/c postale n. 52411311<br />

intestato a Edizioni Pubblicità Italia Srl<br />

Piazza Roma 3 – 41121 MODENA<br />

ISSN 0394-2910<br />

Ufficio stampa e Media Partner<br />

Stampa<br />

Segreteria di redazione<br />

Gaia Borghi<br />

Prestampa<br />

Marco Credi<br />

Marketing e pubblicità<br />

Luigi Credi – Chiara Zaccaroni<br />

Fotografia<br />

Luigi Credi<br />

Abbonamenti<br />

Fioretta Fiorentin<br />

Amministrazione<br />

Andrea Tomassone<br />

Comitato di redazione<br />

Franco Ferrari – Clara Fossato (UNICEB) – Giuliano Marchesin<br />

(Unicarve) – Gianni Mozzoni (Legacoop) – Manrico Murzi –<br />

François Tomei (Assocarni)<br />

Comitato scientifico<br />

Prof. Giovanni Ballarini – Dr. Alfonso Piscopo<br />

Collaboratori scientifici<br />

Dr. Marco Cappelli – Dr. Massimo Chiappini – Prof. Eugenio Del Toma –<br />

Dr. Emanuele Guidi – Dr. Pierluigi Roncaglia – Prof. Andrea Strata<br />

<strong>EUR</strong>O<br />

ANNUARIO<br />

CARNE<br />

<strong>2021</strong><br />

Euro Annuario Carne<br />

La banca dati internazionale<br />

del mercato delle carni sempre<br />

aggiornata, utile strumento<br />

di lavoro per gli operatori del settore<br />

lavorazione, commercio<br />

e distribuzione carni.<br />

Edizione <strong>2021</strong><br />

Copia cartacea: € 95,00<br />

Eurocarni, 4/21 5


Intervento realizzato con il cofinanziamento FEASR del Piano di Sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Toscana sottomisura 3.2


4/21<br />

<strong>EUR</strong>OCARNI<br />

La prima rivista veramente europea<br />

A pagina 52.<br />

In questo numero:<br />

La carne nel mondo Olanda 14<br />

Tendenze Il Biologico resiste alla crisi 16<br />

Carne d’autore Barolo DOCG e vitello tonnato: evviva il Piemonte! 18<br />

Immagini Ha superato i 100.000 iscritti il canale Youtube di Braciamiancora 20<br />

La frase del mese Il valore della zootecnia 22<br />

Memento Addio a Fortunato Tirelli, storico dirigente AIA 23<br />

Eurocarni, 1/21 4/21 7


Legislazione MOCA, l’UE ipotizza nuove regole Sebastiano Corona 26<br />

La carne in rete Social meat Elena Benedetti 30<br />

La cucina “streamma” su Twitch Chiara Papotti 32<br />

Comunicare la carne La buona carne di maiale magro non è rossa Giovanni Ballarini 36<br />

Slalom No investimenti, no ripresa Cosimo Sorrentino 38<br />

Aziende Giovanni Coppiello, una lunga storia di successo 40<br />

Interviste Ruaraidh Petre: l’importanza del bovino per l’ambiente Andrea Bertaglio 42<br />

Focus su Intercarne Italia 48<br />

Mercati Export Agnello gallese IGP: una buona annata 52<br />

L’export di carne bovina Roberto Villa 54<br />

Webinar Innovazione in agricoltura, le perplessità del consumatore Anna Mossini 58<br />

Ottonese: un progetto triennale per la salvaguardia della razza Anna Mossini 62<br />

Inchieste Ismea: un anno di Covid-19 66<br />

A pagina 40.<br />

<strong>EUR</strong>OCARNI<br />

Mensile di economia, politica e tecnica delle carni di tutte le specie animali<br />

Anno XXXV N. 4 • Aprile 2020 € 5,42<br />

In copertina: agnello, piatto della tradizione pasquale (photo © Vicuschka – stock.adobe.com).<br />

8<br />

Eurocarni, 4/21


Il mio ERP. Rende più facile<br />

prendere decisioni.<br />

Prendere le decisioni giuste – questa è la cosa più importante per<br />

ogni azienda. Report dettagliati, dati attuali dalla produzione,<br />

degli ordini: il CSB-System vi fornisce esattamente<br />

questa trasparenza, semplicemente premendo un tasto.<br />

Così anche in tempi incerti potrete prendere decisioni certe.<br />

Per saperne di più sulle nostre<br />

soluzioni per il settore Carne:<br />

www.csb.com


Analisi di settore <strong>2021</strong>: ripartenza? Sebastiano Corona 80<br />

Analisi di mercato Sempre più green 84<br />

Consumi Prospettive del consumo di carni al 2030 nell’Unione Europea Roberto Villa 88<br />

Consumi di alimenti surgelati in lieve crescita nel 2019 Roberto Villa 90<br />

Macellerie d’Italia Macelleria Etto: protagonista il Bue Rosso del Montiferru Federica Cornia 95<br />

Teglio, ricco di storia e di bresaola Riccardo Lagorio 98<br />

Antica Macelleria Bonaccorso 102<br />

Zootecnia Allevamenti italiani Zero Carbon entro i prossimi 10 anni 104<br />

Benessere animale Il benessere dei bovini durante la macellazione 106<br />

A pagina 66.<br />

A pagina 95.<br />

www.eurocarni-online.com<br />

A pagina 118.<br />

10<br />

Eurocarni, 4/21


A pagina 136.<br />

A pagina 130.<br />

A pagina 120.<br />

Street food L’incredibile storia dell’hot-dog danese che compie 100 anni Hazel Evans 118<br />

Tecnologie Come scegliere il software di pianificazione della produzione? 120<br />

Meglio una soluzione integrata o la migliore della categoria?<br />

Nuova gamma di tritacarne denervatori LIMA per carni macinate 128<br />

di altissima qualità<br />

Sono 180 grammi, lascio? Ramen e Dream Pop Giovanni Papalato 130<br />

Statistiche Dati Anas: classificazione carcasse suine 2020 134<br />

Tre libri Scarti d’Italia – Il toro – I tagli delle carni 136<br />

www.eurocarni-online.com<br />

12<br />

Eurocarni, 4/21


della<br />

Opera dei fornitori<br />

di carne belga<br />

Cosa rende la carne belga un’opera d’arte?<br />

È il connubio unico tra la carne fresca e una<br />

triade vincente: massimo rendimento, efficienza<br />

e flessibilità del servizio. Ecco in cosa eccellono<br />

i fornitori di carne belga. Ne vuoi un assaggio?<br />

Trova il tuo artista della carne belga su belgianmeat.com


LA CARNE NEL MONDO<br />

Olanda<br />

L’azienda olandese di tecnologia alimentare MOSA MEAT ha raccolto ulteriori 10 milioni di dollari in finanziamenti<br />

per la creazione di carne sintetica, portando così il capitale raccolto finora ad un importo totale pari a $ 85 milioni.<br />

Mosa Meat ha introdotto sul mercato quello che sostiene essere stato il primo hamburger di manzo coltivato in<br />

laboratorio al mondo nel 2013. Si tratta del terzo round di investimenti in favore del progetto dell’azienda, che ha<br />

visto il sostegno di investitori vecchi e nuovi tra cui la multinazionale olandese leader mondiale nel settore della<br />

produzione e commercializzazione di mangimi per l’alimentazione animale Nutreco e il CEO di Just Eat JITSE<br />

GROEN. «Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso il raggiungimento del nostro obiettivo, ovvero sviluppare<br />

un modo più pulito e più etico di produrre carne di manzo» ha dichiarato MAARTEN BOSCH, CEO di Mosa Meat. «I<br />

nostri partner apportano capacità e competenze strategiche e ci aiutano ad accrescere la sostenibilità del nostro<br />

sistema alimentare a livello globale». Mosa Meat ha dichiarato che utilizzerà i finanziamenti per l’espansione<br />

dell’impianto di produzione pilota a Maastricht, per lo sviluppo di una linea di produzione a livello industriale<br />

e per far crescere il suo team. Il CEO di Nutreco, ROB KOREMANS, ha dichiarato: «Sono lieto che Mosa Meat abbia<br />

raggiunto il traguardo della produzione di carne su larga scala. Nutreco investe nella sua missione di “nutrire il<br />

futuro” attraverso la produzione di proteine con metodi tradizionali e alternativi» (fonte: EFA News – European<br />

Food Agency; photo © Mosa Meat).<br />

14<br />

Eurocarni, 4/21


TENDENZE<br />

Il Biologico resiste alla crisi<br />

Secondo dati rielaborati da ISMEA, nel 2020 la spesa di prodotti alimentari biologici nella GDO ha fatto segnare<br />

un +4% rispetto all’anno precedente. In un contesto di crescita generalizzata delle vendite alimentari nei canali<br />

retail, resta immutata l’incidenza della spesa bio sul carrello degli Italiani, ferma attorno al 3%. Anche nella recente<br />

edizione di BioFach, la fiera leader mondiale per gli alimenti biologici svoltasi in versione digitale e che ha visto<br />

il coinvolgimento di oltre 1.340 espositori provenienti da 82 Paesi, è emerso il trend di crescita del Biologico in<br />

termini di superfici coltivate, numero di produttori e volume di acquisti. Il quadro europeo conferma i trend<br />

di sviluppo: secondo i dati presentati dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL e IFOAM, la Federazione<br />

delle associazioni del biologico a livello mondiale, nel 2019 si è infatti registrato un ulteriore incremento dell’8%<br />

del mercato, per un valore delle vendite al dettaglio che si è attestato ad oltre 41 miliardi di euro all’interno dell’UE.<br />

L’incremento delle superfici coltivate a biologico nel 2019, sempre a livello UE, è stato di 0,8 milioni di ettari, con<br />

una crescita del 5,9% sull’anno precedente. L’Italia si conferma al terzo posto per superfici bio nell’Unione, dopo<br />

Spagna e Francia. Molto sostenuto nel 2019 anche l’aumento dei produttori biologici, pari al 5% nel perimetro UE,<br />

col nostro Paese che conferma il ruolo di leadership continentale con oltre 70.561 produttori. Analogo trend in<br />

crescita per importatori e trasformatori, con l’Italia che anche su quest’ultima categoria si posiziona ai vertici della<br />

classifica europea con 22.000 operatori. La crescita complessiva del mercato si rispecchia nelle scelte dei consumatori.<br />

La spesa pro capite per alimenti biologici è raddoppiata nell’ultimo decennio (fonti: Ismea – Federbio; photo ©<br />

frescocreative.com.au).<br />

16<br />

Eurocarni, 4/21


HAI MAI ASSAGGIATO<br />

L’INSALATA DI CARNE?<br />

Gustala fresca così com’è<br />

con un filo d’olio e qualche goccia di limone.<br />

Oppure sull’insalata verde, ma anche sulla pizza<br />

o come ingrediente per rendere ancora<br />

più piacevoli e ricche le tue ricette.<br />

ilvitellodicasavercelli.com<br />

consumatori@ilvitellodicasavercelli.com


CARNE D’AUTORE<br />

Barolo DOCG e vitello tonnato:<br />

evviva il Piemonte!<br />

Ecco un abbinamento che celebra la grande enogastronomia piemontese: il vitello tonnato<br />

tagliato al coltello dello chef stellato Ugo Alciati di Guidoristorante (www.guidoristorante.it) e<br />

un calice di Barolo DOCG 2016 biologico di Casa E. di Mirafiore (www.mirafiore.it). Un vino<br />

rosso elegante e di carattere, ideale come accompagnamento a secondi di carne dal sapore ricco<br />

come quello realizzato magistralmente da Alciati secondo la filosofia e i sapori del territorio. Il<br />

vitello tonnato, molto popolare in Piemonte, fa parte da sempre delle ricette di famiglia dello<br />

chef e ha resistito allo scorrere del tempo confermandosi ancora oggi un caposaldo nel menu<br />

del locale di Serralunga d’Alba. Ugo Alciati realizza il suo vitello tonnato con estrema precisione<br />

e scrupolosità, per un risultato che si presenta alla vista come un perfetto connubio tra gusto<br />

ed estetica. La sua ricetta si distingue da quella della tradizione per la cottura della carne (girello<br />

di vitello) che non viene bollita, bensì arrostita in forno e tagliata al coltello dopo essere stata<br />

ripulita dalla crosta di cottura. La salsa contiene tonno sottolio sgocciolato, maionese e aceto<br />

bianco, mentre i capperi essiccati e polverizzati fanno parte della finitura del piatto insieme a<br />

foglie di carota, fiori eduli e germogli.<br />

18<br />

Eurocarni, 4/21


Il meglio della<br />

CARNE DI VITELLO<br />

Olandese<br />

La carne bianca di vitello è un alimento<br />

straordinario: ricca di proteine e<br />

amminoacidi, facilmente digeribile, povera<br />

di grassi e con un alto contenuto di ferro.<br />

Cosa volete di più? C’è di più!! La carne di<br />

vitello ha anche un gusto raffinato e duttilità<br />

nella cottura: questo la rende protagonista<br />

della storia gastronomica italiana. Non a<br />

caso il vitello è tra le carni più presenti nei<br />

Menu dei grandi Chef in Italia.<br />

Lo sapevate che la vera cotoletta alla<br />

milanese è fatta con la carne di vitello?<br />

Trovate la ricetta dello Chef Stefano<br />

De Gregorio insieme a tante altre su<br />

www.carnedivitello.it.<br />

Garanzia data dall’integrazione. Tutte le<br />

aziende del VanDrie Group sanno di<br />

essere responsabili al 100% per la qualità<br />

ottimale del prodotto finale. Questo vale<br />

sia per gli allevamenti sia per le aziende<br />

produttrici di latte in polvere e di carne.<br />

In quest’ottica la collaborazione per<br />

offrire al consumatore finale la garanzia<br />

di un prodotto di elevata qualità diventa<br />

logica. Così il VanDrie Group ha sviluppato<br />

la sua strategia integrata, assistito da<br />

uno dei più avanzati sistemi di controllo.<br />

www.vandriegroup.com<br />

La carne di vitello con una percentuale<br />

di grasso inferiore al 5% ha la seguente<br />

composizione media per 100 grammi: 104<br />

kcal, 439 kJ, 22,1 g di proteine e 1,7 g di<br />

grassi. (fonte RIVM - NEVO).<br />

“LA COTOLETTA ALLA MILANESE”<br />

interpretata da Chef<br />

Stefano De Gregorio<br />

Ricetta<br />

Giraudi International Trading S.A.M.<br />

Tel: +377 931 042 42<br />

E-mail: giraudi@giraudi.com<br />

Intraco S.r.l. di Niclas e Simona Herzum<br />

Tel: +39 010 374 277 8<br />

E-mail: herzum@ekro.nl<br />

Tel: +31 055 549 82 22<br />

E-mail: info@esafoods.com


IMMAGINI<br />

Evviva! Ha superato i 100.000 iscritti il canale Youtube di Braciamiancora, il primo network italiano dedicato alla<br />

cucina a fuoco vivo fondato nel 2016 da Michele Ruschioni, che si articola tra blog, YouTube, pagina Facebook e<br />

Instagram. Michele racconta la carne attraverso storie di griglie, frollature, razze, tagli di carne, personaggi, ristoratori,<br />

butchers ed eventi carnivori. Ed è presente sugli scaffali della GDO con i suoi burger Braciamiancora in skin.<br />

Forza della natura e delle carni (photo © youtube.com/c/Braciamiancora_micheleruschioni).<br />

20<br />

Eurocarni, 4/21


LA FRASE DEL MESE<br />

“<br />

Gli animali sono indispensabili perché<br />

da essi ricaviamo, attraverso carne e latte,<br />

le proteine necessarie per la nostra alimentazione,<br />

la lana preziosa, e gli animali ricoverati nelle stalle<br />

forniscono il letame, indispensabile per fertilizzare<br />

le colture. La zootecnia ha una componente sociale<br />

imprescindibile e ogni ritardo o assenza di attenzione<br />

va evitata perché le conseguenze penalizzano<br />

un comparto produttivo prezioso all’umanità<br />

Fortunato Tirelli<br />

(1928-<strong>2021</strong>)<br />

22<br />

Eurocarni, 4/21


MEMENTO<br />

Addio a Fortunato Tirelli,<br />

storico dirigente AIA<br />

Un grande comunicatore, da sempre attento alle potenzialità<br />

dell’apporto dei giovani nell’attività di allevamento<br />

e anche agli aspetti culturali del mondo allevatoriale<br />

Si è spento a Roma lo scorso<br />

18 febbraio, all’età di 92 anni,<br />

FORTUNATO TIRELLI, storico dirigente<br />

dell’Associazione Italiana Allevatori,<br />

di cui fu segretario generale<br />

dal 1972 al 1986 e, successivamente,<br />

direttore generale fino al dicembre<br />

1994. Mantovano, di Suzzara, Tirelli<br />

viene dal mondo professionale<br />

agricolo, con la COLDIRETTI, nelle<br />

file della quale fu tra i protagonisti<br />

della nascita e dello sviluppo dei<br />

Club “3P”, esperienza innovativa<br />

per l’epoca che era rivolta al più<br />

largo coinvolgimento dei giovani<br />

in agricoltura.<br />

L’attenzione al mondo giovanile<br />

e a quello della comunicazione<br />

sono sempre andati di pari passo<br />

nel cammino di Tirelli, che, oltre<br />

ad essere giornalista pubblicista —<br />

suoi numerosi e incisivi interventi<br />

sulla stampa quotidiana e di settore<br />

— ha arricchito il suo lavoro con<br />

la pubblicazione di diversi volumi<br />

tematici, tra i quali uno appunto<br />

dedicato all’esperienza “3P” (“Giovani<br />

e progresso agricolo”) e a temi<br />

zootecnici generali (“La zootecnia<br />

italiana negli anni ‘90”).<br />

Tra le realizzazioni in ambito<br />

AIA, si ricordano ad esempio le<br />

consulte intersettoriali latte e carne,<br />

quella interprofessionale per la<br />

gestione dei fondi comunitari per<br />

la pubblicità dei prodotti lattierocaseari,<br />

la costituzione di consorzi<br />

di valorizzazione delle carni (fu<br />

anche presidente del Consorzio<br />

Carni Bovine Doc di Mantova), il<br />

Piano Ipofecondità, lo stoccaggio<br />

delle carni bovine e la formazione<br />

dei valutatori, oltreché dei direttori<br />

delle Associazioni Allevatori.<br />

La continua collaborazione<br />

coi Ministeri dell’Agricoltura in<br />

primis (per il quale Tirelli si batté<br />

fermamente per evitarne l’abrogazione<br />

chiesta per referendum)<br />

e con quello della Sanità portò<br />

alla istituzione degli Uffici tecnici<br />

sanitari (UTS). Grande attenzione<br />

fu posta in quegli anni ai temi della<br />

promozione all’estero della nostra<br />

zootecnia e agli studi di settore,<br />

questi ultimi attraverso la collaborazione<br />

con Università e centri di<br />

ricerca. «Con Tirelli se va un pezzo<br />

importante della nostra storia»<br />

hanno sottolineato il presidente e<br />

il direttore generale di AIA ROBERTO<br />

NOCENTINI e MAURO DONDA. «Anche<br />

a nome degli organi sociali e del<br />

Sistema allevatoriale esprimiamo ai<br />

familiari tutti i sensi del nostro più<br />

vivo cordoglio, ricordando non solo<br />

le innegabili capacità professionali<br />

di Fortunato Tirelli ma anche le<br />

sue grandi doti umane, il rispetto<br />

per il lavoro altrui e l’affetto verso<br />

i collaboratori. Tirelli è stato un<br />

grande comunicatore, ne sono testimonianza<br />

i suoi interventi sui media<br />

dell’epoca all’interno dei quali, oltre<br />

a sottolineare l’importanza della<br />

zootecnia per l’economia generale<br />

del Paese, non trascurava le potenzialità<br />

dell’apporto dei giovani<br />

nell’attività di allevamento, intuendone<br />

il ruolo multifunzionale e di<br />

propensione alle novità. Era anche<br />

attento agli aspetti culturali legati al<br />

mondo allevatoriale, accogliendo<br />

con entusiasmo la valorizzazione<br />

a livello nazionale della festività<br />

del Santo Patrono, Sant’Antonio<br />

Abate» (fonte: AIA, Associazione<br />

Italiana Allevatori, www.aia.it).<br />

Anche la Redazione di Eurocarni<br />

ricorda con affetto e gratitudine<br />

Fortunato Tirelli, che dagli anni<br />

‘80 fino a fine 2016 raccontò con<br />

passione e dedizione, attraverso<br />

le pagine della rivista, l’evoluzione<br />

del mondo agricolo e zootecnico.<br />

Eurocarni, 4/21 23


LEGISLAZIONE<br />

MOCA, l’UE ipotizza<br />

nuove regole<br />

A distanza di anni dalla sua introduzione, la legislazione<br />

comunitaria sui materiali a contatto con gli alimenti<br />

potrebbe subire delle modifi che. La Commissione europea<br />

sta infatti portando avanti sul tema la procedura<br />

di valutazione di impatto sulla revisione delle norme<br />

di Sebastiano Corona<br />

È<br />

un argomento, quello dei<br />

MOCA, fortemente dibattuto,<br />

anche alla luce degli<br />

infiniti ambiti di intervento a cui si<br />

estende. La materia non riguarda<br />

infatti tanto o solo coloro che producono<br />

e vendono cibo e bevande,<br />

ma anche chi produce macchinari,<br />

packaging, attrezzatura utilizzata<br />

in campo alimentare per la trasformazione,<br />

la manipolazione o il<br />

confezionamento.<br />

Le valutazioni d’impatto della<br />

Commissione europea mirano a<br />

informare i cittadini e le parti interessate<br />

sui piani della Commissione<br />

e ottenere un feedback sull’iniziativa<br />

prevista. In questo caso, ha lo scopo<br />

di fare il punto sulla sua applicazio-<br />

ne, ipotizzando possibili opzioni per<br />

migliorare la sicurezza alimentare e<br />

la salute pubblica. Tema, oggi, particolarmente<br />

sentito a tutti i livelli.<br />

L’esigenza è ancor più evidente<br />

se si considera che le disposizioni<br />

fondamentali dell’attuale legislazione<br />

comunitaria sono state<br />

introdotte nel lontano 1976. Nel<br />

2004, il Regolamento (CE) n. 1935<br />

ha poi dato indicazioni di base per<br />

tutti i MOCA, ma ora la necessità di<br />

intervenire è legata anche alle nuove<br />

politiche chiave della Commissione<br />

nell’ambito del Green Deal e del Farm<br />

to Fork che prevedono l’adozione<br />

di misure concrete per migliorare<br />

la sicurezza alimentare e la salute<br />

pubblica, incoraggiando l’uso di<br />

soluzioni di imballaggio innovative<br />

e sostenibili, utilizzando materiali<br />

rispettosi dell’ambiente, riutilizzabili<br />

e riciclabili, riducendo inoltre<br />

gli sprechi alimentari.<br />

D’altro canto la normativa esistente<br />

si scontra con una serie di<br />

problematiche che richiamano la<br />

necessità di rivedere la materia. La<br />

prima è relativa all’assenza di norme<br />

UE specifiche, per la maggior<br />

parte dei settori diversi dalle materie<br />

plastiche, e il fatto che a livello<br />

nazionale in alcuni Stati Membri<br />

esistano per determinati materiali<br />

regole disomogenee o addirittura<br />

superate, creando una protezione<br />

sanitaria disuguale e fonte di oneri e<br />

complicazioni inutili per le imprese.<br />

26<br />

Eurocarni, 4/21


Photo © ViDi Studio – stock.adobe.com<br />

L’assenza di norme specifiche<br />

e la coesistenza di leggi diverse nei<br />

vari Stati Membri complica, inoltre,<br />

il controllo delle importazioni, in<br />

particolare di alcuni oggetti da<br />

cucina e da tavola, che contribuiscono<br />

ad una parte significativa dei<br />

prodotti sul mercato comunitario,<br />

la cui sicurezza può essere compromessa.<br />

L’attuale approccio regolamentare<br />

non privilegia in modo<br />

coerente le sostanze più pericolose,<br />

pertanto non si riscontra nemmeno<br />

una logica nell’adozione di un<br />

approccio più precauzionale per<br />

disciplinare determinati gruppi di<br />

sostanze, rispetto ad altre meno<br />

nocive.<br />

Non bastasse, poiché lo scambio<br />

di informazioni sulla sicurezza e la<br />

conformità nella catena di approvvigionamento<br />

è scarso, anche la<br />

capacità di garantire conformità è<br />

messa a rischio.<br />

Ma più di ogni altra ragione, una<br />

riforma è opportuna se si considera<br />

che l’applicazione delle norme sui<br />

MOCA è mediamente scarsa, poiché<br />

gli Stati Membri hanno serie difficoltà<br />

nel farle applicare.<br />

Ci sono pertanto grandi differenze<br />

di approccio tra imprese,<br />

che però operano tutte nello stesso<br />

mercato.<br />

Si denuncia da più parti la mancanza<br />

di regole chiare per le materie<br />

non plastiche e una gravosità eccessiva<br />

per quelle specifiche, considerate<br />

troppo tecniche ed oltremodo<br />

gravose per la maggior parte degli<br />

Stati Membri, che attualmente non<br />

dispone né di risorse né di competenze<br />

sufficienti per applicarle,<br />

con conseguenze sul piano pratico<br />

operativo ma poi a cascata anche<br />

in sede giudiziaria, nei casi in cui<br />

si generino contenziosi.<br />

L’attuale normativa non tiene<br />

conto delle specificità delle PMI,<br />

né in termini di organizzazione e<br />

struttura interna né di dimensioni,<br />

delegando talvolta all’imprenditore<br />

un compito fuori dalla sua<br />

portata. Mentre gli operatori più<br />

dimensionati dispongono infatti<br />

di competenze e risorse interne<br />

Eurocarni, 4/21 27


Il fine ultimo della probabile nuova norma sul tema dei MOCA è un aumento<br />

complessivo della sicurezza dei prodotti, che abbia un impatto positivo su<br />

tutte le patologie legate ai tumori o alle disfunzioni del sistema endocrino<br />

(photo © chandlervid85 – stock.adobe.com).<br />

per garantire la conformità, quelli<br />

più piccoli non hanno strumenti.<br />

Le norme tecniche sono talvolta<br />

inapplicabili a certe realtà, in altri<br />

casi l’assenza di regole specifiche<br />

implica che l’imprenditore non<br />

possa disporre di alcuna base per<br />

garantire il rispetto della norma<br />

con conseguenti limitazioni nella<br />

commercializzazione sicura delle<br />

proprie produzioni.<br />

Quanto sopra detto fa il paio col<br />

fatto che, in generale, i controlli<br />

sui MOCA non costituiscano una<br />

priorità per gli Stati Membri, a<br />

loro volta disorientati nella corretta<br />

applicazione e conseguentemente<br />

nella vigilanza.<br />

Le attuali disposizioni, così formulate,<br />

non hanno riscontri positivi<br />

in termini di miglioramento della<br />

situazione complessiva e non incoraggiano<br />

lo sviluppo di alternative<br />

più sicure e più sostenibili, quindi<br />

sono sostanzialmente fallimentari<br />

nel loro scopo finale. A nulla è infatti<br />

valso sinora il Regolamento in<br />

vigore nella lotta contro l’eccesso di<br />

imballaggi, le misure di prevenzione<br />

dei rifiuti e l’aumento del riutilizzo<br />

e del riciclaggio.<br />

Gli Stati Membri stanno già introducendo<br />

divieti di imballaggi in<br />

plastica monouso, in parte in applicazione<br />

della direttiva sulle materie<br />

plastiche monouso (2019/904).<br />

Tuttavia, l’attuale legislazione sui<br />

MOCA offre poche o nessuna<br />

base su cui elaborare norme che<br />

sostengano e incoraggino alternative<br />

sostenibili o assicurino che tali<br />

alternative siano valide.<br />

Le migliori intenzioni ambientaliste<br />

dell’UE si infrangono di fronte<br />

alla realtà delle cose, nell’operatività<br />

pratica. Il tema è pertanto attualissimo<br />

e riguarda diversi aspetti. Il<br />

primo è quello economico: non solo<br />

si punta a ridurre i costi sanitari a<br />

seguito dell’attuazione di standard<br />

di protezione della salute umana<br />

più elevati, ma la semplificazione<br />

che la Commissione europea va<br />

cercando con una ipotetica nuova<br />

norma comporterà una maggiore<br />

capacità delle imprese di piccole<br />

e medie dimensioni nel garantire<br />

che i propri prodotti siano sicuri<br />

quanto quelli realizzati dalla grande<br />

industria, migliorando così la<br />

competitività e la crescita del tessuto<br />

imprenditoriale.<br />

Nuove disposizioni porterebbero<br />

inoltre ad un’armonizzazione<br />

delle norme e, giocoforza, ad un<br />

adeguamento nel breve termine,<br />

introducendo elementi di regole<br />

uguali per tutti coloro che operano<br />

in un mercato comune, risparmiando<br />

così risorse ed energie.<br />

Dopo un primo impatto iniziale,<br />

l’armonizzazione nel mercato<br />

comunitario, attraverso le nuove<br />

norme specifiche, uguali per tutti,<br />

potrebbe portare un risparmio sotto<br />

tanti punti di vista e avrà anche<br />

dei risvolti positivi per le imprese,<br />

poiché potrà generare, anche nel<br />

piccolo, una maggiore competitività<br />

derivante dagli standard più<br />

elevati, che saranno, come spesso<br />

accade, un motore per sensibilizzare<br />

i Paesi Terzi verso le problematiche<br />

ambientali e sulla salute del consumatore.<br />

Infine, l’UE punta allo sviluppo<br />

e alla crescita di materiali sostenibili<br />

anche per favorire l’economia<br />

circolare e consolidare le strategie<br />

ambientali atossiche e di gestione<br />

delle materie plastiche o chimiche.<br />

L’obiettivo è altresì quello di ridurre<br />

sensibilmente i rifiuti e rafforzare<br />

l’uso di materiali, come i polimeri,<br />

che possono essere facilmente<br />

riciclati e riutilizzati in sicurezza,<br />

anche come materiali a contatto<br />

con gli alimenti.<br />

Il fine ultimo della probabile<br />

nuova norma sul tema dei MOCA<br />

è infatti un aumento complessivo<br />

della sicurezza dei prodotti, che<br />

abbia un impatto positivo su tutte<br />

le patologie legate ai tumori o alle<br />

disfunzioni del sistema endocrino.<br />

Al di là dell’aspetto sociale e umano,<br />

tra l’altro, la riduzione e la<br />

prevenzione potrebbero generare<br />

sul lungo termine un riscontro positivo<br />

sui servizi sanitari e sul loro<br />

peso sui conti pubblici dei singoli<br />

Stati, a vantaggio della società nel<br />

suo complesso.<br />

Non è ancora chiaro quale sarà la<br />

strada che l’UE deciderà di percorrere.<br />

Potrebbe anche non assumere<br />

provvedimento alcuno in merito,<br />

sebbene l’esigenza di una riforma<br />

sia sentita da più parti. Tuttavia,<br />

sarebbe opportuna l’introduzione<br />

di un sistema normativo omogeneo,<br />

a tutti i livelli, che garantisca pienamente<br />

la sicurezza alimentare e la<br />

salute pubblica, dando certezze alle<br />

imprese e a chi la norma la deve<br />

applicare nel concreto.<br />

Sebastiano Corona<br />

28<br />

Eurocarni, 4/21


LA CARNE IN RETE<br />

Social<br />

di Elena<br />

2. La carne fa sangue!<br />

1. Sembrano veri<br />

Aufschnitt Berlin (aufschnitt.net) è uno studio di design<br />

di oggetti tessili unico nel suo genere che progetta collezioni<br />

premium di tagli di carne e salumi. Per arredare<br />

casa, ufficio e bottega con fantasia e creatività (photo<br />

© instagram.com/aufschnittberlin).<br />

Uno spettacolare taglio di T-bone di Swami Beef con<br />

220 giorni di frollatura postato su Instagram da @thebutcher_lacarnefasangue,<br />

l’account della Macelleria<br />

Callegari dal 1961 di Piacenza (macelleriacallegari.it).<br />

Una realtà che al punto vendita fisico ha saputo integrare<br />

perfettamente il canale on-line, con un sistema a premi<br />

(ribs) per i clienti di fiducia, assistenza sulle spedizioni<br />

e una comunicazione impeccabile. Bravissimi (photo ©<br />

instagram.com/thebutcher_lacarnefasangue).<br />

1<br />

2<br />

30<br />

Eurocarni, 4/21


meat<br />

Benedetti<br />

3. Beef Zavod, sempre maestri<br />

È una delle mete carnivore più ricercate a Mosca per<br />

qualità delle carni, offerta di tagli “dal naso alla coda”,<br />

cotture impeccabili e, non ultimo, comunicazione. Beef<br />

Zavod (che potete seguire su instagram.com/beefzavod)<br />

è sempre un passo avanti anche nella narrazione grafica<br />

delle proprie attività attraverso graphic design, scatti rubati<br />

in laboratorio e in cucina e un mood personalissimo.<br />

Non capiamo una parola di russo ma il messaggio passa<br />

forte e chiaro (photo © instagram.com/beefzavod).<br />

3<br />

4. Lara Abrati<br />

Giornalista enogastronomica e consulente di web marketing<br />

e comunicazione digitale, Lara Abrati ha una<br />

forte empatia col mondo dell’agroalimentare e con le<br />

carni. Noi la seguiamo su instagram.com/laraabrati,<br />

nelle sue avventure e trasferte. Le immagini sono sempre<br />

interessanti, mai banali e fonte di ispirazione (photo ©<br />

instagram.com/laraabrati).<br />

4<br />

Eurocarni, 4/21 31


La cucina “streamma”<br />

su Twitch<br />

di Chiara Papotti<br />

Entrare in diretta nella cucina<br />

di professionisti, restando<br />

comodamente sul divano di<br />

casa propria. Da oggi si può. Lo<br />

permette Twitch.tv, una piattaforma<br />

di livestreaming di proprietà di<br />

Amazon.com che sta letteralmente<br />

rivoluzionando il mondo dell’intrattenimento.<br />

Il funzionamento<br />

è molto semplice: chi possiede un<br />

canale può trasmettere in diretta<br />

senza bisogno di caricare video editati<br />

ed interagire sempre in diretta<br />

con altri utenti. Non serve un’attrezzatura<br />

particolare: sono sufficienti<br />

un computer o un cellulare (Twitch<br />

è utilizzabile anche sul telefonino),<br />

una webcam, un microfono e una<br />

connessione internet. Gli spettatori<br />

diventano una grande platea riunita<br />

e possono commentare, interagire<br />

e conoscersi. È come darsi appuntamento<br />

e godersi l’evento insieme,<br />

nonostante la distanza.<br />

Un nuovo modo di comunicare<br />

che ha catturato l’attenzione di milioni<br />

di utenti costretti in casa dalla<br />

pandemia. Nato come piattaforma<br />

dedicata al mondo del gaming, oggi<br />

fa gola a tanti, soprattutto per la<br />

crescita esponenziale raggiunta in<br />

pochissimo tempo.<br />

In Italia (dati dicembre 2020)<br />

circa quattro milioni di persone,<br />

ogni mese, assistono ad una live su<br />

Twitch.<br />

La diretta si offre non solo come<br />

mezzo per stare in compagnia, ma<br />

anche come strumento di conoscenza.<br />

Ogni creator ha la libertà<br />

di promuovere contenuti, entro<br />

— chiaramente — le linee guida di<br />

utilizzo dell piattaforma, i “confini”<br />

tracciati da Twitch. Può giocare,<br />

cantare, ballare, fare ginnastica,<br />

tenere talk show, cineforum oppure<br />

rassegne stampa. Alcune volte le<br />

dirette durano ore, in alcuni casi<br />

addirittura giorni.<br />

Appuntamenti fissi e a tema che<br />

adottano diverse forme narrative e<br />

cercano di catturare il nuovo pubblico<br />

andando a scovarlo laddove si<br />

trova: davanti allo schermo.<br />

32<br />

Eurocarni, 4/21


Sempre più settori si stanno interessando<br />

allo streaming. L’obiettivo<br />

è infatti creare connessioni con<br />

la Generazione Z, i nativi digitali,<br />

consumatori del futuro. L’età media<br />

degli utenti di Twitch.tv varia secondo<br />

il contenuto e copre una fascia<br />

che va dai 13 ai 34 anni.<br />

Il pubblico cerca i contenuti<br />

spontaneamente, non vuole che gli<br />

vengano imposti come accade nel<br />

classico palinsesto televisivo. Essere<br />

in diretta costringe a mostrarsi senza<br />

filtri e così il pubblico si avvicina, si<br />

appassiona, si fidelizza.<br />

Numerosi brand del mondo<br />

moda stanno cavalcando questo<br />

nuovo trend, da Dior a Gucci, da Louis<br />

Vuitton a Porsche. Ad inaugurare<br />

quella che si prospetta come una<br />

vera rivoluzione, è stato Burberry che<br />

ha trasmesso la sfilata Primavera/<br />

Estate <strong>2021</strong> dalla London Fashion<br />

Week in diretta digital, raccogliendo<br />

in un’ora oltre 42.000 visualizzazioni<br />

simultanee.<br />

Non solo il lusso, ma anche<br />

squadre sportive, personaggi famosi,<br />

testate giornalistiche. Perfino il<br />

NEW YORK TIMES ha da poco aperto<br />

un canale Twitch, dedicato alle sue<br />

leggendarie parole crociate.<br />

Cibi e Bevande<br />

È in questo nuovo scenario che<br />

sta cercando e prendendo spazio<br />

la cucina. Nelle dirette lo spettatore<br />

è preso per mano e accompagnato,<br />

passo dopo passo, nella<br />

realizzazione della ricetta col gusto<br />

di svelare realtà e segreti inaccessibili.<br />

L’intenzione è smontare tutto<br />

ciò che è costruito, senza prendersi<br />

troppo sul serio. Così sono raccontate<br />

tutte le fasi della preparazione,<br />

imprevisti e disagi compresi diventano<br />

il “bello della diretta” e creano<br />

un’atmosfera informare, apprezzata<br />

dal pubblico.<br />

Sulla piattaforma Twitch esiste<br />

una categoria precisa che raggruppa<br />

le dirette a tema food: la categoria<br />

“Cibi e Bevande”. La qualificazione<br />

della trasmissione che si intende<br />

effettuare viene impostata direttamente<br />

dall’emittente, così da essere<br />

indicizzata per una più agevole<br />

ricerca da parte degli utenti.<br />

Per quanto riguarda l’Italia, la<br />

categoria “Cibi e Bevande” è un territorio<br />

tutto da scoprire, che non ha,<br />

a differenza di altri ambiti, ancora<br />

trovato i suoi leader. Questo rappresenta<br />

una grande opportunità per<br />

i professionisti del settore, che vogliono<br />

connettersi ad appassionati<br />

sempre più a loro agio con le nuove<br />

tecnologie.<br />

A questo punto non ci resta che<br />

da chiederci: chi sarà il primo streamer<br />

delle carni? Lo scopriremo solo<br />

restando sintonizzati, prestando<br />

attenzione alla continua evoluzione<br />

di una piattaforma che, nei prossimi<br />

anni, farà molto parlare di sé.<br />

Chiara Papotti<br />

Note<br />

A pagina 32, il logo di Twitch. La<br />

piattaforma è stata lanciata il 6 giugno<br />

2011 e l’età media degli utenti<br />

va dai 13 ai 34 anni. La sua popolarità<br />

crescente ha portato anche alcuni<br />

esponenti della politica a sfruttarla:<br />

uno dei primi è stato il senatore USA<br />

BERNIE SANDERS (photo © Rey e Davide<br />

Angelini – stock.adobe.com).<br />

Eurocarni, 4/21 33


COMUNICARE LA CARNE<br />

La buona carne di maiale<br />

magro non è rossa<br />

di Giovanni Ballarini<br />

Troppo spesso si fa ancora confusione<br />

sulle carni di maiale,<br />

non distinguendo tra quella<br />

degli animali pesanti allevati per la<br />

salumeria da quella degli animali<br />

magri e leggeri allevati per la carne<br />

da usare in cucina. Una carne,<br />

quest’ultima, di colore sempre<br />

più chiaro, non rossa come quella<br />

bovina e, soprattutto, magra e con<br />

scarse quantità di acidi grassi saturi.<br />

Anche per i maiali d’allevamento<br />

è preferibile parlare di linee<br />

genetiche piuttosto che di razze;<br />

linee frutto di un’attenta selezione<br />

che ha riguardato non solo la<br />

conformazione esterna, ma anche<br />

la distribuzione del grasso sottocutaneo<br />

e intramuscolare, con<br />

diversi importanti vantaggi sia per i<br />

produttori che per i consumatori. Il<br />

grasso è ricco di energia (9 Kcal per<br />

grammo) e per nutrire maiali che<br />

non accumulano grasso l’allevatore<br />

deve fornire loro meno alimenti,<br />

con un indubbio vantaggio economico.<br />

Allo stesso modo, una carne<br />

magra è più adatta per consumatori<br />

che hanno una ridotta attività fisica e<br />

hanno bisogno di una dieta leggera.<br />

Se il grasso intracellulare ha una<br />

composizione abbastanza costante,<br />

diverso è per quello di copertura<br />

sottocutanea e intramuscolare che<br />

dipende anche dall’alimentazione.<br />

Per questo, un maiale spagnolo<br />

alimentato con ghiande avrà un<br />

grasso di colore e, soprattutto, una<br />

composizione diversa da quello di<br />

Il maiale, gastronomicamente classificato oggi come carne rosa, è un alimento con un ottimo quantitativo di proteine<br />

ad alto valore biologico, mentre la presenza di lipidi varia a seconda della linea genetica e della pezzatura;<br />

infine, vanta ulteriori proprietà benefiche che lo rendono adatto ad essere inserito in una dieta equilibrata.<br />

36<br />

Eurocarni, 4/21


Tabella 1 – Composizione del maiale magro da carne (valori per 100 g di carne cruda)<br />

Taglio Energia (Kcal) Proteine (g) Grassi (g) Grassi saturi (g)<br />

Grassi<br />

monoinsaturi (g)<br />

Grassi<br />

polinsaturi (g)<br />

Filetto 107 18,6 3,6 1,04 1,22 1,17<br />

Lonza 136 22,2 5,2 1,61 2,56 0,78<br />

Braciola 170 22,6 8,8 2,78 4,32 1,29<br />

Coppa 235 17,3 18,4 6,91 8,00 2,60<br />

Fonte: CREA - AN, Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione.<br />

un maiale nostrano nutrito con soia<br />

e mais, ricchi d’acidi grassi monoinsaturi<br />

e polinsaturi.<br />

Carne in giusta quantità<br />

Omnia venenum sunt: nec sine veneno<br />

quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum<br />

non fit (“Tutto è veleno: nulla<br />

esiste di non velenoso. Solo la dose<br />

fa in modo che il veleno non faccia<br />

effetto”) dicevano gli antichi e cioè<br />

ogni sostanza o alimento a giusta<br />

dose è salutare ma può divenire<br />

pericoloso se si eccede nella quantità<br />

(di troppa acqua per esempio<br />

si può anche morire!). Questo vale<br />

anche per la carne e ben diversa<br />

è la situazione americana, dove i<br />

consumi di carne sono elevati (140<br />

kg annui per persona), da quella<br />

degli Italiani che hanno una dieta<br />

con dosi di carne moderate, se non<br />

in diversi casi insufficienti per una<br />

buona nutrizione. Una fettina di<br />

carne magra, tre volte la settimana,<br />

è assolutamente consigliabile se<br />

non necessaria in un’alimentazione<br />

equilibrata: come avviene con la<br />

carne di maiale, che ha un buon<br />

contenuto di proteine di elevata<br />

qualità, vitamine del gruppo B (B1,<br />

B2 e B12) e microminerali come<br />

zinco, ferro, rame e selenio, presenti<br />

in forma organica altamente<br />

biodisponibile, facili da assorbire<br />

e utilizzare. Anche l’American Institute<br />

for Cancer Research, che agli<br />

Americani raccomanda di limitare<br />

il consumo di carne, nel suo sito<br />

riporta ricette salutari che hanno<br />

come protagonista la carne fresca<br />

di maiale, naturalmente in porzioni<br />

moderate e sempre abbinata a<br />

verdura e frutta.<br />

Una buona cucina<br />

Per quanto riguarda i grassi, facendo<br />

attenzione al taglio di carne usata<br />

(Tabella 1), evidente è la diminuzione<br />

della percentuale di grasso e,<br />

soprattutto, la riduzione degli acidi<br />

grassi saturi a favore dei polinsaturi<br />

come il linoleico, un acido grasso<br />

essenziale, perché il nostro organismo<br />

non è in grado di sintetizzarlo<br />

e deve assumerlo con la dieta. A<br />

quest’ultimo riguardo va aggiunto<br />

che la quantità di grasso della carne<br />

varia con i metodi di cottura e, se<br />

può diminuire con il calore, può anche<br />

aumentare se durante la cottura<br />

si aggiunge grasso, mentre rimane<br />

in sostanza invariata nelle cotture<br />

sottovuoto e a bassa temperatura,<br />

condizione questa che privilegia<br />

l’integrità degli acidi grassi insaturi,<br />

facilmente ossidabili in presenza<br />

d’ossigeno. La scelta di tagli magri,<br />

una cottura delicata, evitando ogni<br />

abbrustolimento e quindi i rischi di<br />

cancerogenicità, senza aggiunta di<br />

grassi, rende assolutamente sicura<br />

la carne di maiale magro.<br />

Prof. Em. Giovanni Ballarini<br />

Università degli Studi di Parma<br />

Pescara - Italia<br />

tel. (+39) 085 4470515<br />

fax (+39) 085 4472580<br />

e-mail: info@vnsrl.com<br />

www.vnsrl.com<br />

macchine automatiche<br />

per la produzione di spiedini<br />

fino a 7000<br />

spiedini all’ora<br />

Novità<br />

Speciale griglia dietetica,<br />

cucina senza fumo<br />

sul fornello di casa<br />

e da campeggio<br />

spiedini - salsicce - würstel<br />

visualadv.it


SLALOM<br />

No investimenti, no ripresa<br />

di Cosimo Sorrentino<br />

Photo © Behnam Norouzi x unsplash<br />

La nascita del nuovo Governo<br />

è stata accompagnata dalla<br />

pubblicazione delle previsioni<br />

economiche della Commissione europea<br />

per i prossimi mesi. Volendo<br />

fare una riflessione su tali dati, e<br />

sulle preoccupazioni che gli stessi<br />

generano, si può affermare che ne<br />

deriva la grandezza del compito<br />

che il Governo ha di fronte per<br />

mettersi al passo dei Paesi nostri<br />

partner in Europa. Infatti la nostra<br />

economia, dopo la caduta del 8,8%<br />

dello scorso anno, si prevede cresca<br />

solo del 3,4% nel corso del <strong>2021</strong>, per<br />

effetto della difficile situazione sanitaria<br />

che purtroppo stiamo tutt’ora<br />

attraversando. La Commissione europea<br />

ritiene quindi che l’Italia non<br />

potrà recuperare prima del 2023 il<br />

terreno perduto nel 2020, anche se<br />

dette previsioni non tengono conto<br />

degli eventuali effetti positivi — da<br />

considerare comunque nel lungo<br />

periodo — che potrebbero derivare<br />

dalla realizzazione delle opere previste<br />

nel quadro del Recovery Fund.<br />

Appare chiaro, perciò, che il nuovo<br />

Governo debba considerare prioritario<br />

l’impiego in modo tempestivo<br />

ed effettivo di dette risorse e realizzare<br />

quelle riforme necessarie da<br />

tutti auspicate. Certamente non è<br />

compito facile, poiché il peggioramento<br />

della nostra economia negli<br />

ultimi tempi è dovuto certamente<br />

alla recrudescenza del maledetto<br />

virus, sul cui comportamento e sulle<br />

cui mutazioni non è possibile fare<br />

affidamento per poter enunciare<br />

previsioni attendibili. Accertato<br />

dunque che il nuovo anno si è aperto<br />

ben più debole del previsto, con<br />

l’incertezza di una ripresa, non<br />

escludendo i colpi del lockdown<br />

prolungati, e l’uscita dalla pandemia<br />

che si preannuncia più faticosa<br />

con i ritardi sulle vaccinazioni, si<br />

può trovare condivisibile come il<br />

tema sia al centro anche della Davos<br />

Agenda <strong>2021</strong>, la riunione virtuale del<br />

gotha finanziario che ha tenuto la<br />

sessione solo sugli schermi e non<br />

sulle consuete nevi svizzere.<br />

Lo stesso tema rimbalza in Italia<br />

ed in sede BCE, dove viene ritenuto<br />

indispensabile «un sostegno delle<br />

politiche economiche, sia monetarie,<br />

sia fiscali, ed un forte incremento degli<br />

investimenti produttivi», e la cui presidente,<br />

CHRISTINE LAGARDE, afferma<br />

che «la crescita, nel quarto trimestre, per<br />

l’Eurozona, è negativa». La stima per il<br />

38<br />

Eurocarni, 4/21


primo trimestre di quest’anno, secondo la media degli<br />

economisti, si ferma insomma allo 0,6%, la metà di<br />

quanto previsto a dicembre. La previsione continua<br />

ad essere quella di un “primo tempo” nel <strong>2021</strong>, con<br />

l’economia sorretta ancora dagli stimoli, dalla corsa<br />

ai vaccini e dall’incertezza, e, poi, afferma sempre la<br />

presidente della BCE, «se avremo attraversato il guado,<br />

le economie potranno riaprire».<br />

Il messaggio di speranza di una ripartenza dell’economia<br />

enunciato da Christine Lagarde sembra<br />

essere stato accolto da MARIO DRAGHI e potrebbe<br />

ispirare quel percorso che dovrebbe consentire al<br />

nostro Paese di uscire, se pur con gradualità, dalla<br />

crisi pandemica, economica e sociale. Pur nella sua<br />

complessità, infatti, la strada da compiere appare,<br />

almeno per ora, ben segnata, con le prime indicazioni<br />

di carattere programmatico sull’utilizzo efficace del<br />

Recovery Fund, massicci investimenti capaci di tonificare<br />

una crescita verde e sostenibile, oltre a precisare<br />

il calendario dettagliato degli stessi investimenti con<br />

la quantificazione dei loro effetti economici; sono,<br />

inoltre, da riempire di contenuti più precisi i capitoli<br />

dedicati ad alcune riforme fondamentali e poi, ad<br />

aprile, in coordinamento col Recovery Plan, dovrà<br />

essere approntato il DEF (Documento di Economia E<br />

Finanza), che dovrà contenere l’aggiornamento delle<br />

previsioni macroeconomiche e i nuovi obiettivi di<br />

finanza pubblica. In pratica, anche se in una situazione<br />

di forte incertezza, si inizierà a delineare lo<br />

scenario della prossima legge di bilancio, da definire<br />

poi in autunno.<br />

Tra le altre indicazioni programmatiche del nuovo<br />

Governo, oltre alla politica che riguarda gli investimenti,<br />

punto centrale per una ripresa effettiva, è da<br />

sottolineare la lotta al virus, con un’accelerazione<br />

sulla somministrazione del vaccino, la ricerca di una<br />

maggior coesione sociale, con la riduzione dei divari<br />

territoriali, la riforma degli ammortizzatori sociali e<br />

la riqualificazione del personale per rispondere alla<br />

nuova richiesta di manodopera. Non manca l’indicazione<br />

per la realizzazione delle indifferibili riforme, tra<br />

le quali si evidenziano quelle della pubblica amministrazione,<br />

del fisco e della giustizia, ed una maggiore<br />

attenzione ai giovani ed al loro futuro, mediante un<br />

sistema educativo più moderno, con un calendario<br />

di aperture delle scuole più ampio, maggiori risorse<br />

ai docenti ed agli strumenti di didattica in continuo<br />

aggiornamento.<br />

Ci domandiamo ora se si riuscirà a trovare quel<br />

giusto equilibrio tra esigenze diverse, a volta addirittura<br />

contrapposte. Il Governo dovrà a breve adottare<br />

decisioni delicate che potrebbero provocare resistenze<br />

o pressioni in parti della società non sempre allineate<br />

agli interessi dell’intero Paese, ma solo “al particolare”,<br />

nonostante sia ora l’intero Paese che sta soffrendo le<br />

conseguenze pesanti della lotta ad una violenza virale<br />

sempre più aggressiva.<br />

Cosimo Sorrentino<br />

Eurocarni, 4/21


AZIENDE<br />

Giovanni Coppiello,<br />

una lunga storia di successo<br />

Da piccola macelleria a “Store dell’arte gastronomica”:<br />

lo scorso settembre è stato inaugurato a Vigonza, Padova,<br />

il punto vendita Coppiello Giovanni nella nuova veste:<br />

una vera e propria boutique della carne equina<br />

È<br />

una lunga storia quella di<br />

Giovanni Coppiello, il quale,<br />

con la sua intraprendenza, ha<br />

saputo trasformare la sua piccola<br />

macelleria equina delle origini in<br />

uno vero e proprio “Store dell’arte<br />

gastronomica”. Lo scorso settembre,<br />

di fatto, è stato inaugurato il punto<br />

vendita nella nuova veste, con nuovi<br />

spazi adibiti a locali di lavoro ed<br />

un fronte vendita più accogliente<br />

e ampio, con un stupendo imponente<br />

e luminoso banco vetrina<br />

che valorizza l’incredibile offerta di<br />

prodotti: dai semplici tagli sempre<br />

freschissimi ai pratici lavorati, fino<br />

alle golosità della gastronomia.<br />

L’impeccabilità dell’ambiente e<br />

del personale nelle sue divise sempre<br />

curate infonde alla vista del<br />

cliente la percezione di entrare in<br />

una vera e propria “boutique” della<br />

carne; dove arduo è non lasciarsi<br />

tentare.<br />

La “Coppiello Giovanni Snc” è<br />

una moderna azienda che da quarant’anni<br />

miete successi grazie a una<br />

In queste pagine, i locali del punto vendita Coppiello Giovanni rinnovato lo scorso settembre.<br />

40<br />

Eurocarni, 4/21


gamma di prodotti sempre più ampia<br />

e di alta qualità, in primo piano,<br />

lo storico sfilaccio di cavallo. Fatto<br />

secondo tradizione, disponibile sia<br />

nella versione “classica” più sottile<br />

che nella versione selezionata Qualità<br />

oro, oltre alle due varianti “con<br />

carne di bovino” e “con petto di pollo”,<br />

grazie all’attualissimo formato in<br />

vaschetta da 100 grammi si propone<br />

come una soluzione take away di<br />

grande comodità e dalle variatissime<br />

applicazioni in cucina. Ottimo<br />

da solo condito con olio d’oliva e<br />

limone, è perfetto per abbinamenti<br />

con formaggi freschi, fusi o alla piastra,<br />

con la polenta, la pasta fredda<br />

o calda, la pizza…<br />

Ma la carne di cavallo — tenera,<br />

magrissima, ricca di ferro, priva di<br />

colesterolo e OGM free, preferita<br />

anche da bambini e atleti per la<br />

digeribilità e l’alta percentuale di<br />

proteine e la presenza di zuccheri<br />

che le conferiscono quel gradevole<br />

sapore lievemente dolce —, è alla<br />

base di tante altre proposte firmate<br />

Coppiello Giovanni. Anzitutto la<br />

bresaola, protagonista assoluta di<br />

una linea di affettati in vaschetta<br />

che comprende anche la julienne<br />

di bresaola e il salame nostrano<br />

tradizionale.<br />

E poi i preparati, ovvero i sughi<br />

e i piatti pronti fatti con cura<br />

nel rispetto delle antiche ricette,<br />

dal saporito ragù sino al gustoso<br />

spezzatino.<br />

Certificata secondo le norme<br />

dell’International Food Standard, tutta<br />

la produzione Coppiello Giovanni<br />

è gluten free, quindi ideale per celiaci<br />

e per chi soffre di intolleranze<br />

alimentari.<br />

Coppiello Giovanni Snc<br />

Via Barbarigo 26<br />

35010 Perarolo di Vigonza (PD)<br />

Telefono: 049 725596<br />

E-mail: info@coppiello.it<br />

Web: www.coppiello.it<br />

Eurocarni, 4/21 41


INTERVISTE<br />

Ruaraidh Petre: l’importanza<br />

del bovino per l’ambiente<br />

Ruaraidh Petre è il direttore esecutivo della Global<br />

Roundtable for Sustainable Beef (GRSB) dal 2012.<br />

Ha un background nel mondo agricolo come produttore<br />

di formaggio e di carne bovina. Ha lavorato in diversi Paesi<br />

e vanta quindi una conoscenza piuttosto ampia<br />

delle produzioni animali in tutto il mondo. Carni Sostenibili<br />

ha parlato con lui della GRSB e dei suoi obiettivi<br />

di Andrea Bertaglio<br />

La Global Roundtable for Sustainable<br />

Beef (grsbeef.org) è<br />

un’iniziativa globale e multistakeholder<br />

sviluppata per apportare<br />

continui miglioramenti di<br />

sostenibilità sulla catena del valore<br />

bovino mondiale attraverso il controllo,<br />

la scienza e gli obblighi e<br />

collaborazioni dei vari stakeholder.<br />

GRSB immagina un mondo in cui<br />

tutti gli aspetti della catena del<br />

valore del bovino siano ecologicamente<br />

sicuri, socialmente responsabili<br />

ed economicamente attuabili.<br />

Ruaraidh Petre è il suo direttore<br />

esecutivo. «GRSB è un’associazione<br />

composta da sei diverse circoscrizioni.<br />

Abbiamo i produttori, i processi e<br />

gli input delle industrie della carne<br />

bovina, come i finanziatori» spiega.<br />

«Abbiamo i rivenditori come le<br />

catene di supermercati, catene di<br />

ristoranti, società civili ed il mondo<br />

accademico delle ONG. Abbiamo<br />

iniziative alleate, come ad esempio<br />

l’industria della pelle, ma anche delle<br />

tavole rotonde nazionali, quindi<br />

GRSB è un’organizzazione ombrello<br />

a livello globale. Ora abbiamo<br />

24 diversi Paesi che partecipano e<br />

molti di questi hanno ottenuto una<br />

tavola rotonda nazionale o sono<br />

membri di una regionale, come la<br />

tavola rotonda europea».<br />

Perché e come avete iniziato tutto questo?<br />

«Abbiamo iniziato con una conferenza<br />

nel 2010. A quel tempo, c’era<br />

molta preoccupazione sul ruolo<br />

della carne bovina sull’ambiente e<br />

il suo impatto ambientale negativo,<br />

come ad esempio la deforestazione.<br />

Così, abbiamo fatto una conferenza<br />

a Denver con cinquecento persone<br />

provenienti da tutto il mondo. La<br />

discussione era incentrata su come<br />

rendere più sostenibile l’industria<br />

della carne e come combattere<br />

i problemi negativi che c’erano.<br />

Non solo in America Latina, dove<br />

ovviamente c’erano la maggior<br />

parte delle questioni in quel momento,<br />

ma sapevamo che la cosa<br />

sarebbe diventata molto più ampia.<br />

Così le parti interessate di tutto<br />

il mondo si sono riunite e hanno<br />

deciso che avrebbero dovuto avere<br />

un gruppo che riunisse i principali<br />

attori dell’industria della carne<br />

bovina, ma anche la società civile<br />

e le ONG che erano state critiche,<br />

e che volevano essere parte della<br />

soluzione».<br />

Quali sono i principi della GRSB?<br />

«Abbiamo cinque principi e una<br />

serie di criteri: uno comprende le<br />

risorse naturali, come terra, suolo,<br />

acqua, qualità dell’aria; un altro riguarda<br />

persone e comunità, che tratta<br />

i diritti delle persone che lavorano<br />

nel settore, ma anche i diritti delle<br />

popolazioni indigene, i diritti del lavoro<br />

e i principi sociali; poi abbiamo<br />

la salute e il benessere degli animali,<br />

che è un punto chiave per noi. La<br />

necessità di mantenere il bestiame<br />

e la mandria sempre sani è meglio<br />

per il benessere, per il produttore<br />

e per l’ambiente, perché così non<br />

hai bisogno di tanti bovini, ma quelli<br />

che hai sono più produttivi. Perché<br />

senza il benessere degli animali c’è<br />

un problema anche etico, oltre che<br />

in termini di produttività e qualità.<br />

Quindi il benessere è sempre più<br />

di interesse.<br />

Poi abbiamo il cibo, in particolare<br />

la sicurezza alimentare, e con<br />

la filiera alimentare è necessario<br />

parlare di controllo, tracciabilità<br />

e condivisione delle informazioni.<br />

Abbiamo bisogno di una buona<br />

condivisione delle informazioni<br />

lungo tutta la filiera, di modo che la<br />

gente sappia cosa sta comprando, la<br />

sua provenienza e come arriva sulle<br />

nostre tavole.<br />

Il quinto principio riguarda efficienza<br />

ed innovazione, che sono<br />

entrambe il motore chiave della<br />

sostenibilità: noi non siamo contrari<br />

allo sviluppo tecnologico, anche se<br />

42<br />

Eurocarni, 4/21


«Se si gestisce bene il pascolo, il pascolo fa bene al suolo e agli ecosistemi», spiega Ruaraidh Petre. «Gli animali<br />

da pascolo, bovini e animali selvatici, hanno contribuito a creare “quell’erba” e “quegli ecosistemi”: non potrebbe<br />

esistere un ecosistema o una prateria se non ci fossero gli animali» (photo © makieni – stock.adobe.com).<br />

Eurocarni, 4/21 43


Ruaraidh Petre, Executive Director Global Roundtable for Sustainable Beef<br />

(photo © www.carnisostenibili.it).<br />

ci sono un sacco di percezioni negative<br />

del grande pubblico sull’uso<br />

della tecnologia in agricoltura. Noi<br />

siamo neutrali e ci basiamo sulla<br />

scienza: se esiste una soluzione ad<br />

un problema grazie ad una nuova<br />

tecnologia che può migliorarci in<br />

quello che facciamo siamo disponibili<br />

ad usarla».<br />

In base alla sua conoscenza, la produzione<br />

di carne bovina è davvero la principale<br />

fonte di gas a effetto serra nel mondo?<br />

«La produzione di carne bovina<br />

e il bestiame nel suo complesso,<br />

quindi l’intero settore, sono responsabili<br />

di emissioni di gas serra<br />

relativamente elevate ma forniscono<br />

anche un sacco di cibo. Confrontate<br />

ad esempio i dati sul trasporto della<br />

FAO. Lei li conoscerà bene naturalmente,<br />

avendo la FAO ritrattato<br />

quelli pubblicati per la prima volta<br />

nel rapporto Livestock’s long shadow,<br />

abbassandoli. Questo non significa<br />

che il bestiame non produca gas a<br />

effetto serra, sappiamo che lo fa, ma<br />

sappiamo anche che ci sono modi<br />

per migliorare il bilancio.<br />

L’altra cosa che non è trattata<br />

nell’analisi è che il sistema di pascolo<br />

incide moltissimo sul carbonio nel<br />

suolo: sistemi di pascolo ben gestiti<br />

possono effettivamente aumentare<br />

il carbonio nel terreno. La situazione<br />

è quindi molto più positiva di<br />

quanto si pensa.<br />

Basta guardare il metano, che<br />

può sembrare un valore molto alto,<br />

ma quando si guarda il bilancio<br />

complessivo del sistema può effettivamente<br />

essere molto più vicino<br />

alla neutralità di quanto si possa<br />

pensare.<br />

Se si gestisce bene il pascolo,<br />

il pascolo fa bene al suolo e agli<br />

ecosistemi. Gli animali da pascolo,<br />

sia i bovini che gli animali selvatici,<br />

hanno tutti contribuito a creare<br />

quell’erba e quegli ecosistemi: non<br />

potrebbe esistere un ecosistema o<br />

una prateria se non ci fossero gli<br />

animali.<br />

Uno dei grandi problemi che<br />

ci sono da affrontare è la capacità<br />

dei suoli di trattenere l’umidità:<br />

assistiamo ad un aumento enorme<br />

della capacità di ritenzione idrica<br />

La produzione di carne bovina e il bestiame nel suo<br />

complesso sono responsabili di emissioni di gas serra<br />

relativamente elevate ma forniscono anche tanto cibo!<br />

Interessante il confronto coi dati sul trasporto della FAO, che ha<br />

ritrattato quelli pubblicati nel primo Livestock’s long shadow<br />

dei terreni se si aumenta il carbonio<br />

anche solo dell’1%. Semplicemente<br />

aumentando il carbonio nel terreno,<br />

e questo si può fare col pascolo,<br />

aumenta anche la sua capacità di assorbire<br />

acqua, il che evita le alluvioni<br />

quando arrivano le grandi piogge.<br />

Pensiamo all’Australia, dove ci sono<br />

stati terribili incendi: molti dei suoli<br />

australiani sono davvero molto bassi<br />

in carbonio. Se la gestione del pascolo<br />

fosse stata ottimale, ci sarebbe<br />

stata molta più acqua, la vegetazione<br />

sarebbe rimasta più verde e, di<br />

conseguenza, probabilmente, non<br />

sarebbe andata in fiamme».<br />

Il bestiame è davvero in competizione<br />

con l’uomo per il cibo?<br />

«Questa è una bella domanda.<br />

Perché il bestiame ci fornisce cibo e<br />

c’è un ciclo e un riciclo di nutrienti.<br />

Noi non possiamo mangiare erba,<br />

perché, come tutti i monogastrici, i<br />

maiali, i polli, ecc…, non possiamo<br />

digerire la cellulosa, che è esattamente<br />

ciò che invece i ruminanti<br />

sanno fare. La gente spesso crede<br />

che si possano semplicemente coltivare<br />

i campi e nutrire con quei<br />

raccolti direttamente gli esseri<br />

umani, ma non funziona così. Nella<br />

maggior parte del mondo non è possibile<br />

produrre colture commestibili<br />

per l’uomo. Quindi, al momento,<br />

circa il 65% della terra che usiamo<br />

per produrre qualsiasi tipo di cibo<br />

è in realtà solo per la produzione di<br />

erba, e non è solo perché scegliamo<br />

di farlo o perché ci piace la carne,<br />

ma perché non è adatta a produrre<br />

direttamente colture commestibili<br />

per l’uomo.<br />

Un’altra cosa è che molte delle<br />

nostre colture, in alcuni casi il 30%<br />

— e il mais è quella maggiore che<br />

esportiamo —, vengono usate per<br />

produrre mangimi. Perché non<br />

usiamo quelle colture per nutrire<br />

gli esseri umani? È possibile infatti<br />

deviare i cereali di qualità nel mercato<br />

alimentare umano, ma se un<br />

anno hai un problema col raccolto<br />

perché è stato molto umido, o è<br />

successo qualcosa per cui la sua<br />

qualità è scarsa, devi essere in grado<br />

di usarlo in altri modi, e in questo<br />

caso si tende ad indirizzarlo alla<br />

nutrizione del bestiame. Bestiame<br />

44<br />

Eurocarni, 4/21


Per noi la razza è un’ opera d’arte<br />

Concept design by Angelo Cristofoli<br />

Organizziamo produzioni dedicate<br />

grazie all’esperienza nell’allevamento<br />

delle razze italiane pregiate<br />

Agrifap S.r.l. Società Agricola alleva<br />

direttamente e organizza filiere per<br />

assicurare costanza<br />

e continuità di fornitura<br />

Puntiamo sul prodotto italiano con<br />

particolare dedizione per le razze:<br />

Chianina - Marchigiana<br />

Podolica - Romagnola<br />

L’attenzione al prodotto italiano<br />

si estende anche alle produzioni<br />

Biologiche di bovini:<br />

nati, allevati e macellati in Italia<br />

Per informazioni commerciali:<br />

Agrifap S.r.l. Società Agricola | Ufficio: +39 045 8876471 | Email: info@agrifap.com | Web: www.agrifap.com


Il letame è il concime organico per eccellenza. Viene da sempre utilizzato in agricoltura per le sue proprietà nutritive<br />

a vantaggio del terreno e delle coltivazioni (photo © Image’in – stock.adobe.com).<br />

che svolge quindi un ruolo importante<br />

nel tamponare il mercato e nel<br />

riciclare i nutrienti. Naturalmente,<br />

esso svolge anche un ruolo enorme<br />

nel fornire letame e materia<br />

organica che ritorna nel terreno,<br />

perché senza materia organica nel<br />

terreno non è possibile coltivare con<br />

successo e senza di essa hai bisogno<br />

di più fertilizzanti chimici.<br />

Se si utilizza fertilizzante chimico<br />

e non si utilizza alcuna materia organica,<br />

il terreno, come dicevo prima,<br />

si seccherà e ci saranno sempre<br />

più problemi su quel terreno nel<br />

far crescere le colture. Se invece si<br />

riciclano costantemente i nutrienti<br />

attraverso il bestiame ruminante, è<br />

possibile mantenere la produttività<br />

molto più a lungo.<br />

Nel giugno del 2019 sono stato<br />

invitato a parlare ad un’iniziativa per<br />

l’agricoltura sostenibile, l’Assemblea<br />

generale annuale di Chicago,<br />

e ho visitato tre produttori di mais<br />

e soia: tutti e tre erano tornati ad<br />

allevare bestiame. Il solo motivo per<br />

cui l’avevano fatto non era far soldi,<br />

ma riciclare i nutrienti e migliorare<br />

le loro colture. E tutti e tre mi hanno<br />

detto che non sarebbero mai tornati<br />

indietro a non avere il bestiame, perché<br />

quest’ultimo li stava ripagando<br />

con una quantità enorme di denaro<br />

in termini di riciclo delle sostanze<br />

nutritive».<br />

Normalmente, ogni due anni la GRSB<br />

organizza una conferenza globale sulla<br />

carne bovina sostenibile. Di cosa si<br />

tratta?<br />

«Ogni due anni riuniamo tutti i<br />

nostri membri e parliamo dei progressi<br />

fatti su diversi aspetti della<br />

nostra missione. Abbiamo molte<br />

diverse tavole rotonde nazionali e<br />

nella conferenza globale usiamo<br />

una piattaforma per raccontare al<br />

mondo i progressi che ognuno sta<br />

facendo nel suo Paese. Ovviamente<br />

è fantastico potersi confrontare e<br />

condividere esperienze da luoghi<br />

diversi. Abbiamo iniziato tutti allo<br />

stesso tempo e ci muoviamo in posti<br />

diversi. Questa è una delle cose che<br />

facciamo».<br />

Col Covid-19 come procede la GRSB?<br />

«Il Covid-19 ha avuto un impatto<br />

su di noi come organizzazione e sui<br />

nostri membri in tutto il mondo.<br />

Abbiamo dovuto adattarci ad un<br />

mondo in cui viaggiare era ed è<br />

tuttora molto meno fattibile, quindi<br />

abbiamo portato le nostre attività<br />

on-line. Questo ha funzionato bene<br />

in molti modi. Ci è dispiaciuto molto<br />

perdere la co-organizzazione della<br />

nostra conferenza del 2020 con<br />

la tavola rotonda paraguaiana ad<br />

Asunción ma ad aprile terremo una<br />

conferenza on-line. Speriamo però di<br />

poter tornare a fare conferenze in<br />

presenza in un futuro non troppo<br />

lontano.<br />

Abbiamo sfruttato il 2020 per<br />

fare progressi nella definizione<br />

degli obiettivi numerici per GRSB,<br />

nelle aree di impatto sul clima,<br />

conversione del suolo e benessere<br />

degli animali, che saranno lanciati<br />

nella conferenza di aprile. Abbiamo<br />

anche dedicato molto tempo allo<br />

sviluppo di una strategia di comunicazione<br />

per il futuro, che mirerà<br />

a delineare i progressi compiuti<br />

in tutto il mondo e sottolineare<br />

l’importanza della carne bovina<br />

sostenibile in un sistema alimentare<br />

fiorente».<br />

Andrea Bertaglio<br />

Carni Sostenibili<br />

Carnisostenibili.it<br />

46<br />

Eurocarni, 4/21


GENERALFRIGO<br />

dal 1969<br />

L’eccellenza<br />

su misura<br />

L’eccellenza<br />

su misura<br />

struttura all’avanguardia per la lavorazione<br />

delle carni suine<br />

attività di stoccaggio a bassa temperatura,<br />

congelazione e scongelazione<br />

alto livello logistico in grado di soddisfare ogni<br />

esigenza con competenza e tempestività<br />

sostenibilità ambientale grazie ad impianti<br />

innovativi ad energia alternativa<br />

GENERALFRIGO S.R.L.<br />

Viale Germania, 40 - 20066 Melzo (Milano) Italy - Tel. +39 02 9505141 - Fax +39 02 70045832<br />

www.generalfrigo.com - info@generalfrigo.com


Photo © enrico scarsi – stock.adobe.com.<br />

Focus su Intercarne Italia<br />

EFA News ha intervistato il presidente dell’Organizzazione<br />

Interprofessionale Alessandro De Rocco per saperne di più<br />

INTERCARNE ITALIA è l’unica organizzazione<br />

interprofessionale<br />

delle carni riconosciuta dal<br />

MIPAAF. L’ente ha un comitato<br />

accademico, che si è ora arricchito<br />

della partecipazione del PROF.<br />

GIUSEPPE PULINA, ordinario dell’Università<br />

di Sassari e presidente di<br />

Carni Sostenibili. Le organizzazioni<br />

interprofessionali sono favorite<br />

dalla legislazione europea e possono<br />

svolgere un ruolo strategico<br />

nello sviluppo dell’attività agroindustriali<br />

in tutte le filiere, ma sono<br />

praticamente sconosciute al grande<br />

pubblico. EFA News ha intervistato il<br />

presidente di Intercarne Italia Alessandro<br />

De Rocco, per approfondire<br />

natura e attività dell’organizzazione.<br />

Di seguito trovate le sue risposte.<br />

Dott. De Rocco, Intercarneitalia è l’unica<br />

OI delle carni bovine riconosciuta dal<br />

MIPAAF: ci può illustrare l’importanza<br />

di queste organizzazioni, incoraggiate<br />

dall’Unione Europea?<br />

«L’Unione Europea, in materia<br />

di regolamentazione strutturale<br />

dell’agricoltura, ha fornito numerosi<br />

strumenti a livello normativo<br />

che, purtroppo, molto spesso non<br />

vengono utilizzati o rimangono sulla<br />

“carta”. Quello più importante, che<br />

coinvolge le filiere produttive, è il<br />

Regolamento 1308/2013, che ha<br />

aggiornato il riconoscimento delle<br />

organizzazioni interprofessionali,<br />

se costituite da rappresentanti delle<br />

attività economiche connesse alla<br />

produzione e ad almeno una delle<br />

fasi della catena di approvvigionamento,<br />

ovvero, trasformazione o<br />

commercio, compresa la distribuzione.<br />

I “cugini” francesi sono stati<br />

i primi ad utilizzare questo genere<br />

di strutture: infatti, già nel 1979<br />

fondarono Interbev, oggi diventata<br />

la prima interprofessione europea,<br />

48<br />

Eurocarni, 4/21


OI Intercarneitalia è uno dei tre pilastri del Piano Carni<br />

Bovine Nazionale redatto dall’AOP Italia Zootecnica.<br />

Avrà due ruoli: applicare l’erga omnes per poter disporre<br />

di fi nanziamenti a sostegno di progetti a favore della<br />

zootecnia e far dialogare l’intera fi liera. E poi, la missione<br />

più importante, in fase di costruzione: far riconoscere<br />

col marchio ombrello “Consorzio Sigillo Italiano” la carne<br />

prodotta dagli allevatori e comunicarla ai consumatori<br />

con un bilancio di oltre 40 milioni<br />

di euro, interamente versati dagli<br />

associati con le regole dell’erga<br />

omnes (prelievo alla fonte di quote<br />

stabilite), utilizzati per promuovere<br />

il loro sistema di allevamento (4,3<br />

milioni di vacche nutrici) in tutto<br />

il mondo. Questo dato, da solo, fa<br />

capire la “potenza di fuoco” che<br />

una interprofessione può dare ad<br />

un settore, se poi i denari vengono<br />

spesi bene! In Italia ci stiamo arrivando,<br />

molto lentamente, ma con<br />

una strutturazione unica a livello<br />

europeo, grazie alla collaborazione<br />

instaurata con i tecnici del Ministero<br />

dell’Agricoltura, che ha portato alla<br />

nascita dell’OI Intercarneitalia nel<br />

2017. L’organizzazione ha ottenuto<br />

il riconoscimento ministeriale<br />

il 12 dicembre 2019, pubblicato<br />

sulla Gazzetta Ufficiale il 3 gennaio<br />

2020».<br />

Qual è questa strutturazione che rende<br />

unica l’OI Intercarneitalia in Europa?<br />

«Sono i tre i livelli dell’organizzazione.<br />

Il primo distingue tre<br />

tipologie di prodotto in Vitello a<br />

carne bianca, Vitellone/Bovino adulto,<br />

Vacche a fine carriera, per far partecipare<br />

attivamente gli allevatori di<br />

tre sistemi diversi di allevamento,<br />

alle scelte progettuali da cantierare.<br />

Il secondo livello consiste<br />

nella costituzione di tre Comitati di<br />

Prodotto distinti e autonomi, ovvero<br />

produzione, trasformazione, distribuzione.<br />

In modo democratico e<br />

obbligatoriamente con l’intesa di<br />

tutti i comitati viene deciso quali<br />

progetti finanziare con le risorse<br />

finanziarie di cui potremo disporre<br />

una volta ottenuto l’erga omnes. Il<br />

terzo livello, l’istituzione del Collegio<br />

di Vigilanza delle Organizzazioni<br />

Sindacali ed i Comitati consultivi degli<br />

Accademici e dei Consumatori.<br />

Parliamoci chiaro, la gestione<br />

dei progetti dell’interprofessione<br />

va fatta dalle rappresentanze economiche<br />

(Organizzazioni Produttori,<br />

Associazioni Produttori, Consorzi di<br />

Produttori), mentre alle organizzazioni<br />

sindacali spetta il compito di<br />

vigilanza, soprattutto sulle delibere<br />

più importanti, legate a regole<br />

stringenti (erga omnes), per la loro<br />

valutazione».<br />

Chi fa parte del Collegio di Vigilanza?<br />

«Ad oggi ha dato l’adesione<br />

unicamente la COLDIRETTI nazionale,<br />

poiché le altre centrali sindacali<br />

sono impegnate a fare la “guerra” a<br />

questa neonata OI Intercarneitalia».<br />

Scusi, chi e perché vi ostacola?<br />

«La vicenda ha dell’incredibile.<br />

Ottenuto il riconoscimento ai<br />

primi di gennaio del 2020, dopo<br />

neanche 20 giorni è arrivato dal<br />

TAR del Lazio l’avviso di un ricorso<br />

dell’associazione OICB contro il<br />

MIPAAF e OI Intercarneitalia, che<br />

chiedeva l’annullamento di tale<br />

riconoscimento. Ricorso fatto da<br />

UNICEB, CONFAGRICOLTURA, CIA,<br />

COPAGRI, ASSOGRASSI e ASSALZOO, una<br />

compagine che vede addirittura<br />

coinvolte due associazioni trasversali<br />

al mondo allevatoriale e della<br />

macellazione, ASSALZOO e ASSOGRASSI,<br />

che nulla centrano coi dettami<br />

del Regolamento 1308/2013 e<br />

della Legge nazionale 91/2015 di<br />

riconoscimento delle OI. Il tutto<br />

con lo sconcerto degli allevatori di<br />

bovini da carne italiani, visto che<br />

sin dalla nascita OI Intercarneitalia<br />

aveva aperto a tutti la possibilità di<br />

partecipare».<br />

Avete costituito anche il Comitato Consultivo<br />

degli Accademici che annovera<br />

tra gli altri anche il presidente di Carni<br />

Sostenibili, il prof. Giuseppe Pulina. Ci<br />

spieghi il ruolo di questo Comitato.<br />

«I membri del Comitato saranno<br />

coinvolti nei progetti che l’interprofessione<br />

metterà in campo per<br />

rilanciare la zootecnia bovina da<br />

carne. Ognuno potrà esprimere<br />

pareri e suggerire progetti che, se<br />

condivisi dagli organi, saranno cantierati<br />

per promuovere e valorizzare<br />

il sistema di allevamento italiano e<br />

la carne bovina.<br />

Ad oggi, oltre al prof. Pulina,<br />

fanno parte del Comitato: il prof.<br />

BARTOLOMEO BIOLATTI (Università<br />

Milano), il prof. VASCO BOATTO<br />

(Università di Padova), la dott.ssa<br />

SUSANNA BRAMANTE (Nutrizionista),<br />

il prof. ALBERTO BRUGIAPAGLIA (Università<br />

di Torino), il prof. GIORGIO<br />

CALABRESE (Medico Nutrizionista),<br />

il prof. LUCA MARIA CHIESA (Università<br />

di Milano), il prof. VINCENZO<br />

CHIOFALO (Università di Messina),<br />

il prof. GIULIO COZZI (Università di<br />

Perugia), il prof. ANGELO FRASCARELLI<br />

(Università di Perugia), il prof.<br />

CORRADO GIACOMINI (Università di<br />

Pisa), la prof.ssa FLAVIANA GOTTAR-<br />

DO (Università di Padova), il dott.<br />

KEES DE ROEST (Ricercatore Crpa),<br />

il dott. ROBERTO LAI (Università<br />

di Sassari), il dott. GIACOMO PIRLO<br />

(ricercatore Cra), il prof. ANTONIO<br />

SCALA (Università di Sassari), la dott.<br />

ssa ELIANA SCHIAVON (IZS), il prof.<br />

CARLO ANGELO SGOIFO ROSSI (Università<br />

di Milano), il prof. SAMUELE<br />

TRESTINI (Università di Padova) e il<br />

prof. FULVIO URSINI (Università di<br />

Padova)».<br />

In sintesi, qual è la missione di Intercarneitalia<br />

e quale contributo può portare<br />

allo sviluppo del settore bovino in Italia?<br />

«OI Intercarneitalia è uno dei<br />

tre pilastri del Piano Carni Bovine<br />

Nazionale, redatto dall’AOP<br />

Italia Zootecnica (Associazione di<br />

Organizzazioni Produttori riconosciuta<br />

dal MIPAAF) ed avrà due<br />

ruoli: applicare l’erga omnes per<br />

poter disporre di finanziamenti a<br />

sostegno di progetti a favore della<br />

zootecnia, che saranno di volta in<br />

volta deliberati dagli organi, e far<br />

50<br />

Eurocarni, 4/21


dialogare l’intera filiera. E poi, la<br />

missione più importante, in fase<br />

di costruzione, è di far riconoscere<br />

con il marchio ombrello “Consorzio<br />

Sigillo Italiano” la carne prodotta<br />

dagli allevatori e comunicarla ai<br />

consumatori che così potranno districarsi<br />

tra etichette anonime che<br />

pongono sullo stesso piano le nostre<br />

produzioni con quelle estere che<br />

rappresentano il 48% della carne<br />

in commercio in Italia».<br />

STAMPI ALLUMINIO<br />

STAMPI INOX<br />

Un’ultima cosa: l’allevamento oggi è al<br />

centro di svariati attacchi, soprattutto<br />

per i presunti impatti ambientali. Cosa<br />

rispondete?<br />

«Appunto, l’OI ha come obiettivo<br />

primario comunicare di più<br />

le importanti valenze del nostro<br />

settore divulgando in maniera forte<br />

e determinate i dati che dimostrano<br />

l’esatto contrario di ricerche finanziate<br />

da multinazionali, che hanno<br />

l’obiettivo di spostare l’attenzione<br />

del legislatore contro il nostro<br />

comparto. In sostanza, dobbiamo<br />

sostenere e rafforzare l’azione di<br />

Carni Sostenibili e concordare con<br />

le altre Interprofessioni europee<br />

progetti di ricerca importanti come<br />

quello in corso “Life Beef Carbon”.<br />

Dai dati in nostro possesso gli allevamenti<br />

pesano solo il 5,2% in<br />

tema di emissioni di gas-serra per<br />

produrre cibo per gli umani. Dico<br />

agli ambientalisti: vogliamo parlare<br />

del restante 94,8%?».<br />

Fonte: EFA News<br />

European Food Agency<br />

ATTREZZATURE<br />

INOX<br />

PIANTANE INOX<br />

OI Intercarneitalia<br />

Via I Maggio 7<br />

35020 Legnaro (PD)<br />

Telefono: 049 8830675<br />

Web: intercarneitalia.it<br />

Eurocarni, 4/21<br />

<br />

<br />

Visita il nostro sito www.manzinistampi.it<br />

MANZINI s.r.l.


MERCATI<br />

Export Agnello gallese IGP:<br />

una buona annata<br />

Secondo gli ultimi dati diffusi<br />

da Hybu Cig Cymru – Meat<br />

Promotion Wales (HCC), ente<br />

promotore delle carni ovine e<br />

bovine gallesi, il 2020 è stato un<br />

anno di successo per l’agnello<br />

d’Oltremanica in Italia. 5.338 sono<br />

state infatti le tonnellate di carne<br />

ovina esportate nel Belpaese, per<br />

un valore di £ 29.639.000.<br />

Sul totale delle esportazioni<br />

britanniche, il Galles gioca un ruolo<br />

importante con più di 1/3 della<br />

produzione ovina e una presenza<br />

massiccia sui mercati internazionale<br />

del brand Welsh lamb IGP. Le esportazioni<br />

di Welsh lamb verso l’Italia sono<br />

aumentate del 27,71% in volume e<br />

del 17,94% in valore rispetto all’anno<br />

precedente. «I consumatori<br />

acquistano sempre più cibi di cui si<br />

fidano, dalla filiera garantita, prodotti<br />

con alti standard qualitativi e<br />

sempre più sostenibili. Questo è ciò<br />

che può offrire la carne gallese: ecco<br />

perché lo scorso anno, nonostante<br />

le turbolenze causate dal Covid-19,<br />

abbiamo assistito ad un aumento<br />

delle vendite sia sul mercato interno<br />

sia sui mercati internazionali,<br />

nei quali i nostri clienti europei ci<br />

hanno rinnovato la loro fiducia»,<br />

ha affermato DEANNA JONES, Export<br />

Market Development Executive HCC.<br />

Un picco di esportazioni si è<br />

registrato nella tarda primaverainizio<br />

dell’estate, quando il primo<br />

lockdown era stato allentato. Un andamento<br />

positivo che è proseguito,<br />

su livelli più ragionevoli, fino a dicembre<br />

dello scorso anno quando i<br />

volumi sono diminuiti dell’11,74%;<br />

un calo dovuto ad un prezzo relativamente<br />

alto e alla situazione di<br />

incertezza legata ai negoziati sulla<br />

52<br />

Eurocarni, 4/21


HCC – Hibu Cig Cymru è l’ente responsabile per lo sviluppo, la promozione e<br />

la distribuzione delle carni del Galles. Tra i compiti di HCC vi sono: la promozione di<br />

tutti i prodotti di carne provenienti dal Galles, l’evidenziazione delle caratteristiche<br />

che differenziano i prodotti di carne gallese, la collaborazione con le aziende agricole<br />

per diffondere la qualità, ridurre i costi e migliorare la salute degli animali, la collaborazione<br />

con tutta la catena di fornitori per migliorare l’efficienza e sviluppare la<br />

garanzia di qualità, l’attività per la diffusione e il miglioramento della comunicazione<br />

della qualità di questo settore. HCC rappresenta per vasta parte l’industria agricola<br />

del Galles e trae esperienza dai diversi componenti dei suo Board of Directors e dalle<br />

aziende a cui essi appartengono.<br />

>> Link: www.agnellogallese.it<br />

Photo © Leighton Collins – stock.adobe.com.<br />

Brexit che non promettevano bene.<br />

«Nonostante il 2020 sia stato un<br />

anno dominato da molti timori,<br />

l’andamento dell’export di Welsh<br />

lamb è stato molto positivo» conferma<br />

JEFF MARTIN, responsabile HCC<br />

del mercato italiano. «L’aumento<br />

generale è stato il risultato di una<br />

maggiore presenza nella GDO, comparto<br />

che ha retto meglio l’impatto<br />

della pandemia di Covid-19, e di<br />

un rafforzamento della presenza<br />

nelle macellerie, soprattutto durante<br />

il lockdown della primavera dove<br />

molti Italiani hanno riscoperto i<br />

negozi di vicinato».<br />

Dall’altra parte, il settore della<br />

ristorazione ha avuto un anno molto<br />

irregolare, con le esportazioni di<br />

Agnello gallese IGP che si sono attestate<br />

all’incirca al 35% dei livelli<br />

pre-Covid.<br />

«Nonostante la situazione difficile<br />

che stiamo vivendo sia a livello<br />

sanitario che commerciale, le carni<br />

ovine gallesi continuano a mantenere<br />

la quota di mercato», conclude<br />

Martin. «Ciò significa che il Welsh<br />

lamb IGP è definitivamente entrato<br />

nella spesa degli Italiani».<br />

Il consumatore italiano, di fatto,<br />

è molto attento alla qualità: a fronte<br />

di un consumo ridotto (si cerca di<br />

mangiare un po’ meno carne ma<br />

più buona) predilige la provenienza<br />

garantita, gli allevamenti estensivi,<br />

la sicurezza della filiera e la qualità<br />

organolettica, tutte caratteristiche<br />

che l’Agnello gallese IGP offre da<br />

sempre.<br />

Il Galles è uno dei più grandi<br />

produttori di carne di agnello d’Europa,<br />

un censimento del 2016 conta<br />

quasi 10 milioni di ovini. In tutto il<br />

Galles, un territorio di circa 20.000<br />

km quadrati, ci sono circa 14.000<br />

allevamenti, con una media di 700<br />

capi ovini a fattoria.<br />

Eurocarni, 4/21 53


L’export di carne bovina<br />

di Roberto Villa<br />

Photo © BBQ-Fotos – stock.adobe.com<br />

Il prezzo delle carni bovine<br />

nel terzo trimestre del 2020 è<br />

salito grazie ad un incremento<br />

nei principali Paesi esportatori, ad<br />

eccezione degli Stati Uniti, nei quali<br />

si è registrata una flessione.<br />

In Cina nei primi otto mesi del<br />

2020 i prezzi delle carni bovine al<br />

dettaglio sono aumentati di più<br />

rispetto ai prezzi all’ingrosso, segno<br />

che la domanda da parte dei<br />

consumatori finali sta fortemente<br />

salendo: in precedenza il consumo<br />

di carne bovina in Cina era prevalentemente<br />

legato al consumo fuori<br />

casa, ora si sta facendo strada il<br />

consumo domestico, che promette<br />

di dispiegare un mercato molto vasto<br />

sinora latente. Paesi come Stati<br />

Uniti, Nuova Zelanda (che esporta<br />

il 40% delle carni bovine verso la<br />

Repubblica Popolare), Australia<br />

e Brasile sono pronti ad affilare le<br />

armi per cogliere le opportunità del<br />

grande mercato asiatico.<br />

La situazione in Sud America<br />

L’Argentina ha esportato 918.000<br />

tonnellate di carni bovine nei dodici<br />

mesi tra ottobre 2019 e settembre<br />

2020, per un controvalore appena<br />

superiore ai 3 miliardi di dollari<br />

USA. Il picco di esportazioni mensili<br />

è stato raggiunto nel novembre<br />

2019, con quasi 96.000 tonnellate,<br />

superiore di ben 13.000 tonnellate<br />

rispetto al precedente record<br />

registrato nel novembre del 2005.<br />

Le quotazioni medie rilevate a settembre<br />

2020 delle carni disossate<br />

refrigerate sono state di 7.350 dollari<br />

USA per tonnellata, mentre per le<br />

carni disossate congelate (media di<br />

23 tagli) si è fermato appena al di<br />

sotto dei 3.850 dollari.<br />

Principali mercati per le carni<br />

argentine nei primi nove mesi del<br />

2020 secondo l’Instituto de Promoción<br />

de la Carne Vacuna Argentina<br />

(IPCVA) sono stati la Cina, con<br />

320.900 tonnellate, il Cile, con<br />

23.000, Israele, con 21.600, gli Stati<br />

Uniti, con 19.200, la Germania, con<br />

16.900, la Russia, con 12.500; l’Italia<br />

ha importato dall’Argentina 3.800<br />

tonnellate, in calo del 32% sullo<br />

stesso periodo del 2019.<br />

In termini di valore per quanto<br />

riguarda l’export complessivo di<br />

carni (refrigerate, congelate, trasformate),<br />

la Cina è il primo Paese<br />

col 61%, seguita a grande distanza<br />

dalla Germania, con l’8%, da Israele,<br />

col 7,5%, dal Cile, con il 6,5%, e<br />

dagli Stati Uniti con il 4,5%. Nel solo<br />

mese di settembre 2020 sono state<br />

spedite in Cina 42.200 tonnellate,<br />

pari al 72% dei volumi esportati, ad<br />

indicare la forza di attrazione del<br />

grande Paese asiatico.<br />

L’IPCVA ha partecipato in<br />

novembre 2019 per la terza volta<br />

all’edizione della fiera CIIE (China<br />

International Import Export) in Shanghai,<br />

che ha visto 3.800 espositori con<br />

67 padiglioni nazionali, raccogliendo<br />

interesse e siglando contratti per<br />

prezzi superiori alla media realizzata<br />

nell’anno trascorso: 4.500 dollari<br />

contro i citati 3.850 dei dodici mesi<br />

precedenti. A giudizio del capo<br />

delegazione SEBASTIÁN BENDAYÁN, le<br />

numerose visite e contatti intrapresi<br />

sono motivo di soddisfazione per gli<br />

sforzi compiuti nell’organizzazione<br />

dell’evento.<br />

Come in parte accaduto per<br />

l’Argentina, anche in Brasile la<br />

svalutazione della moneta locale<br />

ha favorito le esportazioni, tanto<br />

che per la carne bovina le stime<br />

dell’USDA statunitense prospettano<br />

un anno record con oltre 2,5<br />

milioni di tonnellate (intese come<br />

Carcass Weight Equivalent, cwe), pari<br />

al 24% del volume commerciale<br />

54<br />

Eurocarni, 4/21


IL VOSTRO PARTNER<br />

PER IL VITELLO<br />

WWW.VITELCO.IT


In Cina, nei primi otto mesi del 2020, i prezzi delle carni bovine al dettaglio<br />

sono aumentati di più rispetto all’ingrosso, segno che la domanda da parte<br />

dei consumatori finali sta fortemente salendo. Si sta infatti facendo strada<br />

in maniera preponderante il consumo domestico rispetto al fuoricasa; consumo<br />

che promette di dispiegare un mercato molto vasto sinora latente.<br />

(photo © Brent Hofacker).<br />

globale, con un ulteriore ascesa nel<br />

<strong>2021</strong> fino a toccare i 2,7 milioni di<br />

tonnellate (cwe).<br />

Le macellazioni nei primi otto<br />

mesi del 2020 sono state inferiori del<br />

10% rispetto al medesimo periodo<br />

dell’anno precedente, mentre le<br />

spedizioni oltre confine hanno avuto<br />

un incremento del 16% per un<br />

volume di 1,1 milioni di tonnellate.<br />

La Cina ha visto importazioni<br />

dal Brasile per 530.000 tonnellate<br />

tra gennaio ed agosto 2020 pari al<br />

+145% sugli stessi mesi del 2019,<br />

tanto da rappresentare da sola il<br />

48% di tutti gli invii.<br />

Altri mercati che hanno significativamente<br />

aumentato le importazioni<br />

sono stati Arabia Saudita,<br />

Filippine e Singapore.<br />

Gli Stati Uniti sono tornati ad<br />

essere un mercato di destinazione<br />

nel 2019, dopo che il mancato soddisfacimento<br />

degli standard di sicurezza<br />

sanitaria aveva messo in mora il<br />

Brasile per circa due anni, con livelli<br />

di export pari a 10.000 t nei primi<br />

otto mesi del 2020, principalmente<br />

costituiti da carni lavorate.<br />

La produzione brasiliana per<br />

il <strong>2021</strong> è data oltre i 10 milioni di<br />

tonnellate, in aumento del 4% sul<br />

valore atteso per il 2020; le condizioni<br />

economiche sono favorevoli, coi<br />

prezzi delle materie prime interne<br />

attualmente stabili.<br />

Il governo sta finanziando<br />

con importi pari a 1,1 miliardi di<br />

dollari USA vari progetti per il<br />

miglioramento della produttività,<br />

che spaziano dai miglioramenti dei<br />

pascoli all’ibridazione con materiali<br />

genetici importati, alla diffusione<br />

delle tecnologie riproduttive più<br />

avanzate. La produzione di carne<br />

bovina brasiliana è ancora prevalentemente<br />

al pascolo, mentre<br />

solo il 10% avviene in allevamenti<br />

intensivi; tuttavia, è previsto che nei<br />

prossimi cinque anni tale percentuale<br />

salga in maniera sostanziale,<br />

fino a raddoppiare.<br />

In Brasile si è assistito negli ultimi<br />

anni ad un crescente utilizzo di un<br />

incrocio tra la razza locale Nelore e<br />

la Black Angus di origine argentina<br />

o statunitense, che ha permesso di<br />

combinare la resistenza al caldo e la<br />

rusticità del bovino autoctono con<br />

l’efficienza e la qualità della carne<br />

Angus; l’importazione di seme Angus<br />

dagli Stati Uniti è aumentata<br />

del 35% nei primi sei mesi del 2020<br />

rispetto al primo semestre del 2019.<br />

I produttori lamentano, tuttavia,<br />

che la carne di migliore qualità<br />

ottenuta dall’incrocio, soprattutto<br />

in termini di tenerezza e marezzatura,<br />

non gode di un sovrapprezzo<br />

adeguato; la ricerca di mercati esteri<br />

capaci di valorizzare queste qualità<br />

potrebbe dare un ristoro all’altezza<br />

delle aspettative.<br />

Pure per l’Uruguay la Cina<br />

rappresenta un importante sbocco<br />

commerciale, tanto che al CIIE di<br />

Shanghai il Paese aveva un proprio<br />

stand a cura dell’Instituto Nacional<br />

de Carnes (INAC), istituto che si<br />

accinge ad aprire un ufficio stabile<br />

a Pechino. Nei primi dieci mesi del<br />

2019 le esportazioni sono state pari<br />

a 400.000 tonnellate per un controvalore<br />

di 1,8 miliardi di dollari; la<br />

Cina è stata la prima destinazione<br />

con oltre 261.000 tonnellate, seguita<br />

da Stati Uniti (57.000) ed Unione<br />

Europea (36.000); nel corrispondente<br />

periodo del 2020, tuttavia,<br />

la Cina ha subito un decremento<br />

significativo (172.000 tonnellate),<br />

che non è stato compensato da altri<br />

paesi, cosicché le esportazioni complessive<br />

si sono fermate a 330.000<br />

tonnellate, per un valore di 1,25<br />

miliardi di dollari.<br />

Nell’ambito dell’Unione Europea<br />

l’Italia rappresenta la destinazione<br />

principale per le carni congelate<br />

(5.600 tonnellate) e la seconda<br />

per i prodotti a base di carne bovina<br />

(4.866) dopo i Paesi Bassi (12.421);<br />

le carni refrigerate hanno come<br />

prima destinazione comunitaria i<br />

Paesi Bassi (14.091 tonnellate) e la<br />

Germania (4.223).<br />

Stati Uniti, Australia,<br />

Nuova Zelanda<br />

Gli Stati Uniti hanno esportato nel<br />

2019 1,32 milioni di tonnellate, per<br />

un controvalore di 8,1 miliardi di<br />

dollari; tuttavia, prevedono un calo<br />

delle esportazioni di carni bovine<br />

per la fine del 2020, con un –7,6%<br />

già registrato nel primo semestre.<br />

Nei mesi di maggio e giugno si è<br />

56<br />

Eurocarni, 4/21


infatti verificato un tonfo del 33%<br />

rispetto agli stessi mesi del 2019.<br />

Il Giappone, primo mercato di<br />

destinazione (311.000 tonnellate<br />

nel 2019), ha visto un leggero<br />

incremento (+5,6%) nel primo semestre<br />

rispetto all’analogo semestre<br />

dell’anno precedente, nonostante<br />

cali oltre il 20% anno su anno in<br />

maggio e giugno; la Corea del Sud,<br />

secondo mercato di destinazione<br />

(256.000 tonnellate nel 2019), ha<br />

perso il 7,4% in volume con cali a<br />

doppia cifra nei mesi di aprile, maggio<br />

e giugno; il Messico (236.000<br />

tonnellate nel 2019) ha avuto un<br />

tracollo nelle importazioni dagli<br />

USA (–37% nel primo semestre)<br />

tanto da farlo precipitare al quarto<br />

posto come destinatario.<br />

Il 2019 è stato comunque il<br />

secondo per volumi nel decennio<br />

2010-2019, dopo l’eccezionale 2018<br />

che ha fatto registrare un picco di<br />

1,35 milioni di tonnellate, per un<br />

valore di 8,36 miliardi di dollari.<br />

Le previsioni per gli Stati Uniti nel<br />

<strong>2021</strong> sono quelle di approfittare<br />

delle difficoltà di fornitura australiane<br />

e di tornare a crescere nei<br />

Paesi dove la domanda è fortemente<br />

legata ai flussi turistici, rafforzando<br />

al contempo la penetrazione in<br />

Cina dove, nel periodo gennaiosettembre<br />

2020, le quantità sono<br />

aumentate del 160% con un +136%<br />

in valore.<br />

Secondo i dati della Meat &<br />

Livestock Australia, nei dodici mesi<br />

tra ottobre 2019 e settembre 2020<br />

il Paese dei canguri ha spedito 1,1<br />

milioni di tonnellate di carni bovine,<br />

di cui 300.000 refrigerate e 800.000<br />

congelate, con destinazione Giappone<br />

(266.000), Cina (237.000),<br />

Stati Uniti (229.000), Corea del<br />

Sud (155.000), Indonesia (49.000),<br />

Taiwan (25.000), Filippine (22.000),<br />

Canada (13.800), Arabia Saudita<br />

(10.300), Malesia (9.400), Unione<br />

Europea (9.200), in flessione media<br />

del 9% sul corrispondente periodo<br />

precedente con tutti i principali<br />

mercati in diminuzione, mentre<br />

hanno aumentato le importazioni<br />

solo alcune destinazioni minori<br />

(Singapore, Emirati Arabi, Tailandia,<br />

Hong Kong); l’Unione Europea<br />

ha ridotto del 44% le importazioni<br />

di carni congelate (per un volume<br />

2019-2020 di 427 tonnellate) e del<br />

37% quelle refrigerate (che nell’anno<br />

osservato hanno raggiunto 8.750<br />

tonnellate).<br />

Pur in flessione, il 2020 si preannuncia<br />

come uno dei primi tre<br />

anni con le maggiori esportazioni<br />

nell’ultimo quindicennio.<br />

La Nuova Zelanda ha totalizzato<br />

esportazioni per circa 440.000 tonnellate<br />

nell’anno che va da ottobre<br />

2019 a settembre 2020, con destinazioni<br />

principali Cina (168.000),<br />

Stati Uniti (160.000), Giappone<br />

(24.000), Taiwan (20.000), Canada<br />

(18.000), Corea del Sud (16.000);<br />

rispetto all’analogo periodo 2018-<br />

2019 i volumi sono rimasti sostanzialmente<br />

stabili, la Cina è calata<br />

(era a 180.000 tonnellate) mentre<br />

gli Stati Uniti hanno aumentato le<br />

importazioni (partivano da 135.000<br />

tonnellate).<br />

Roberto Villa<br />

Soluzioni per la lavorazione<br />

di carni e salumi<br />

Disponiamo di ingredienti e macchine adatte a tutte le<br />

necessità, mettiamo a punto le tue ricette con confezioni<br />

personalizzate, ci piacciono le sfide ed i nuovi progetti.<br />

Ci siamo specializzati nella vendita di miscele per la<br />

lavorazione di carni fresche, salumi freschi stagionati e<br />

cotti, possiamo fornirti la tecnologia e la conoscenza per<br />

qualsiasi tipo di realizzazione. Serviamo i nostri clienti,<br />

macellerie e industrie, direttamente o, nelle zone coperte,<br />

attraverso la collaborazione con distributori.<br />

La lungimiranza è una nostra caratteristica, non aspettiamo<br />

che qualcuno ci porti nuove idee, noi le realizziamo!<br />

Se ti abbiamo incuriosito, contattaci!<br />

MeAT Innovation s.r.l.<br />

Via dell'Artgianato 14/N | 30020 Fossalta di Piave (VE)<br />

0421 679466 | P.I. 04230470272<br />

www.cibafood.it | info@cibafood.it


WEBINAR<br />

Innovazione in agricoltura,<br />

le perplessità del consumatore<br />

All’ultima edizione del Forum Agrifood di Nomisma, tenutosi<br />

di recente in forma digitale, è stata presentata un’interessante<br />

indagine sulla percezione che chi acquista ha nei<br />

confronti dei prodotti agroalimentari ottenuti da aziende<br />

tecnologicamente avanzate. Non sono mancate le sorprese<br />

di Anna Mossini<br />

Oggi viene chiesto alle imprese agricole italiane di vincere una doppia sfida fatta di competitività e sostenibilità.<br />

L’innovazione è certamente la risposta per vincerla, ma non è così scontato applicarla. Per Denis Pantini, Nomisma,<br />

ad esempio, «se è ormai assodato che l’innovazione rappresenta un elemento sempre più importante all’interno<br />

delle aziende agricole non è detto che la sua diffusione sia poi così scontata, soprattutto laddove la convinzione<br />

che ciò che è vecchio è buono e ciò che è nuovo no è ben radicata» (photo © Erwan Hesry x unsplash).<br />

58<br />

Eurocarni, 4/21


Qual è l’interesse del mondo<br />

agricolo verso l’innovazione<br />

tecnologica? E,<br />

soprattutto, qual è la percezione del<br />

consumatore rispetto alle produzioni<br />

che ne derivano inserite nell’ampio<br />

contesto della sostenibilità? Di<br />

questo si è occupato il quinto Forum<br />

Agrifood Monitor organizzato da<br />

NOMISMA in collaborazione con CRIF<br />

– Together to the next level, svoltosi di<br />

recente in modalità digitale nel<br />

rispetto delle disposizioni previste<br />

contro la pandemia. L’evento ha<br />

messo in evidenza diversi aspetti interessanti<br />

e anche qualche sorpresa.<br />

Ad iniziare proprio dall’approccio<br />

del consumatore, oggi descritto<br />

come sempre più attento all’etica<br />

delle produzioni alimentari e alla<br />

tutela ambientale, che dai risultati<br />

scaturiti da un’indagine condotta<br />

da NOMISMA sembrerebbe meno<br />

propenso ad acquistare prodotti<br />

frutto di sistemi innovativi rispetto<br />

a quelli che potremmo definire<br />

più tradizionali. Ma andiamo con<br />

ordine, perché, secondo l’introduzione<br />

di DENIS PANTINI, responsabile<br />

agroalimentare di NOMISMA, «se è<br />

ormai assodato che l’innovazione<br />

rappresenta un elemento sempre<br />

più importante all’interno delle<br />

aziende agricole — ha sottolineato<br />

— non è detto che la sua diffusione<br />

sia poi così scontata, soprattutto<br />

laddove la convinzione che ciò che<br />

è vecchio è buono e ciò che è nuovo<br />

no è ben radicata».<br />

Sfide imminenti<br />

Covid, cambiamenti climatici, sostenibilità.<br />

Ma anche formazione. Sono<br />

queste le grandi sfide sul tavolo che<br />

impegnano e impegneranno anche<br />

in futuro il mondo agrozootecnico.<br />

Soprattutto se pensiamo che da qui<br />

al 2050 la popolazione mondiale<br />

aumenterà in maniera molto esponenziale,<br />

passando dagli attuali 7,7<br />

miliardi a 9,7 miliardi di persone,<br />

dalle quali arriverà una maggiore<br />

richiesta di cibo rispetto a oggi<br />

«che — come ha ricordato Denis<br />

Pantini — sarà accelerata anche<br />

dalla crescita dei redditi in diverse<br />

aree del pianeta. Per numerosi Paesi<br />

gli incrementi sono tutti previsti a<br />

Eurocarni, 4/21 59


due cifre: i dati parlano di un +54%<br />

in Cina, +49% in Polonia, +45% in<br />

India, +25% in Giappone e +21%<br />

in USA.<br />

Più cibo quindi, ma con minore<br />

disponibilità di superfici agricole<br />

e acqua.<br />

Ed è qui che entrano in gioco<br />

gli obiettivi della strategia Farm to<br />

Fork e della tutela della biodiversità.<br />

«Si tratta di obiettivi ambiziosi — ha<br />

sottolineato Pantini — la cui realizzazione<br />

necessita di un grande supporto.<br />

Nel dettaglio, entro il 2030<br />

l’utilizzo di agrofarmaci chimici<br />

dovrà ridursi del 50%, quello dei<br />

fertilizzanti del 20% e le vendite di<br />

antimicrobici per animali d’allevamento<br />

del 50%.<br />

Non solo. Entro il 2030 le superfici<br />

coltivate a biologico dovranno<br />

aumentare e arrivare al 25% dell’intera<br />

superficie agricola della UE;<br />

agli animali dovrà essere garantito<br />

un livello più elevato di benessere<br />

attraverso la revisione della normativa,<br />

valutando la possibilità di introdurre<br />

un’etichettatura collegata<br />

per una migliore trasmissione del<br />

valore lungo la filiera alimentare;<br />

dovrà essere garantita la sicurezza<br />

dell’approvvigionamento alimentare<br />

riducendo la dipendenza estera<br />

da materie prime per mangimi<br />

promuovendo modelli di alimentazione<br />

sani; dovranno essere garantiti<br />

redditi equi e sostenibili ai produttori<br />

agricoli favorendo la digitalizzazione<br />

e la diffusione dell’agricoltura<br />

di precisione e andranno ridotti gli<br />

sprechi alimentari e gli imballaggi<br />

non ecologici/riciclabili».<br />

Obiettivi ambiziosi e sostenibili<br />

Se non è una scalata sul tetto del<br />

mondo poco ci manca. «Ma è un’impresa<br />

che non si può realizzare senza<br />

l’innovazione». È stato l’incipit di<br />

PAOLO DE CASTRO, presidente del<br />

Comitato scientifico di NOMISMA. «Il<br />

Farm to Fork è una sfida europea —<br />

ha scandito il parlamentare europeo<br />

— che non può realizzarsi senza<br />

l’innovazione, perché non è possibile<br />

chiedere al comparto agricolo<br />

grandi cambiamenti senza fornire<br />

gli strumenti adeguati per ottenerli:<br />

tutti gli obiettivi fissati rimarrebbero<br />

solo una lista di buone intenzioni.<br />

Quindi l’innovazione diventa un<br />

tema cruciale, all’interno del quale il<br />

nostro Paese ha diverse e importanti<br />

carte da giocare sfruttando anche<br />

le risorse messe a disposizione dai<br />

PSR <strong>2021</strong>-2022 (Piani di sviluppo<br />

rurale, NdR) che ammontano a quasi<br />

4 miliardi di euro e che in base a<br />

quanto previsto dalla Commissione,<br />

per il 50% dovranno essere spesi per<br />

investimenti in grado di rendere<br />

le aziende agricole più sostenibili<br />

e sicure: in una parola, ancora,<br />

innovazione».<br />

Ma torniamo all’indagine condotta<br />

da NOMISMA nel novembre<br />

dello scorso anno su un campione<br />

rappresentativo di 1.000 persone<br />

La pandemia non ha fermato l’export<br />

Nonostante la pandemia, il comparto agroalimentare italiano, nel 2020, ha tenuto. Lo dicono i dati presentati durante il quinto Agrifood<br />

Forum di NOMISMA. Le vendite dei prodotti alimentari al dettaglio, rispetto al 2019, sono aumentate del 3,7% mentre l’export ha registrato<br />

da gennaio a novembre 2020 un incremento del +1,3%, a fronte di un –3,7 della Francia e di un –1,2% della Germania. Dati che, situazione<br />

pandemica alla mano, non possono che confortare ma che mettono sull’altro piatto della bilancia un aspetto meno soddisfacente. L’Italia<br />

è un Paese non autosufficiente dal punto di vista agricolo, tant’è vero che nel decennio 2009-2019 la quota di prodotti<br />

agricoli importati ha conosciuto un aumento del 55%, raggiungendo una quota in valore di circa 15 miliardi di euro. Nel settore<br />

zootecnico solamente il comparto avicolo registra l’autosufficienza produttiva, che a quota 108% può soddisfare tutta la richiesta interna,<br />

mentre sul fronte della carne bovina l’autoapprovvigionamento non supera il 51%, la carne suina e i salumi il 63% e il lattiero-caseario il<br />

79%. Chiediamo a DENIS PANTINI: esistono previsioni di incrementi produttivi per arrivare nel medio periodo alla autosufficienza? «Direi di no,<br />

alla luce delle condizioni dei singoli mercati penso che ci sia piuttosto un trend verso la riduzione delle produzioni di alcuni comparti e,<br />

di conseguenza, visto che invece l’export cresce e il consumo è stabile, si allarghi il deficit, forse ad eccezione del settore lattiero-caseario<br />

che comunque non raggiungerà in tempi rapidi l’autosufficienza».<br />

A.Mo.<br />

60<br />

Eurocarni, 4/21


di età compresa tra i 18 e i 65 anni.<br />

Nel panel, il livello di istruzione era<br />

così suddiviso: il 20% degli intervistati<br />

era in possesso di un diploma<br />

di scuola media inferiore, il 53%<br />

di un diploma di scuola media<br />

superiore e il 27% di una laurea.<br />

«L’obiettivo della nostra indagine<br />

— ha spiegato Pantini — era quello<br />

di comprendere l’interesse e la<br />

percezione dei consumatori nei<br />

confronti dell’innovazione in agricoltura<br />

insieme all’approccio verso<br />

i prodotti agroalimentari derivanti<br />

da tecniche innovative.<br />

I risultati scaturiti sono stati<br />

piuttosto interessanti e se il 79%<br />

ha dichiarato che l’innovazione<br />

è essenziale per promuovere la<br />

crescita economica di un Paese,<br />

il 23% ha invece affermato che<br />

comprare un prodotto innovativo<br />

è un rischio per il consumatore.<br />

A queste percentuali si unisce il<br />

46% di chi, davanti a un prodotto<br />

o un servizio innovativo lanciato<br />

sul mercato, preferisce continuare<br />

ad acquistarne uno tradizionale,<br />

mentre il 54% proverebbe subito il<br />

prodotto innovativo. Relativamente<br />

all’impatto delle innovazioni sulla<br />

società e sulla qualità della vita, il<br />

91% degli intervistati ha dichiarato<br />

che il settore più importante per il<br />

futuro dell’umanità è quello sanitario,<br />

mentre all’agricoltura è andata<br />

la preferenza del 77%».<br />

Interessante la risposta che gli intervistati<br />

hanno fornito al significato<br />

della parola “agricoltura”. «Quella<br />

maggiormente pronunciata — ha<br />

spiegato ancora Pantini — è stata<br />

cibo. Eppure, quando abbiamo<br />

chiesto se, potendo scegliere, il<br />

nostro interlocutore preferirebbe<br />

che i prodotti alimentari acquistati<br />

provenissero da aziende tecnologicamente<br />

avanzate o tradizionali,<br />

quindi con un ridotto utilizzo di<br />

tecnologie innovative, solo il 34%<br />

si è detto favorevole alle prime,<br />

mentre il 39% preferisce prodotti<br />

tradizionali e addirittura il 27% si<br />

è dichiarato indifferente al tema».<br />

Vantaggi dell’innovazione<br />

L’indagine ha voluto inoltre sondare<br />

il parere degli intervistati<br />

sugli obiettivi che ritengono più<br />

importanti da centrare attraverso<br />

l’innovazione e le nuove tecnologie<br />

agricole. Il 39% ritiene che si possa<br />

aumentare la produttività delle<br />

colture; il 36% pensa che si possano<br />

ridurre le perdite e lo spreco di prodotti,<br />

il 32% che si può contenere<br />

l’impatto ambientale, mentre il 28%<br />

che l’innovazione possa soddisfare<br />

la domanda alimentare nazionale e<br />

globale. A scalare, il 26% pensa che<br />

l’innovazione e le nuove tecnologie<br />

possono migliorare la tutela degli<br />

agricoltori e il 24% che favorisca<br />

l’aumento del livello di sicurezza<br />

degli alimenti.<br />

La stessa percentuale di intervistati<br />

ritiene che l’innovazione<br />

e le nuove tecnologie agricole<br />

possano migliorare la qualità degli<br />

alimenti, mentre il 22% pensa che<br />

sarà il benessere animale a trarne<br />

vantaggio. Infine, il 19% è convinto<br />

che l’innovazione in agricoltura<br />

può combattere il cambiamento<br />

climatico e il 17% che favorisca<br />

l’incremento della biodiversità.<br />

Agli intervistati è stato infine<br />

spiegato che entro il 2050 la produzione<br />

agricola mondiale dovrà<br />

aumentare tra il 60 e il 70% per<br />

soddisfare la crescente domanda<br />

alimentare e che se l’agricoltura<br />

italiana non investirà in innovazione,<br />

la scarsità delle risorse di terra<br />

e di acqua, unita al cambiamento<br />

climatico e alla concorrenza internazionale<br />

potrebbero portare alla<br />

chiusura di molte imprese agricole<br />

italiane.<br />

Detto ciò, il 18% si è detto favorevole<br />

ad acquistare a prezzi più<br />

elevati prodotti agricoli da aziende<br />

tecnologicamente arretrate; il 13%<br />

intende cambiare dieta introducendo<br />

alimenti alternativi, Il 10%<br />

acquisterà prodotti agricoli stranieri<br />

mentre il 5% sceglierà cibo prodotto<br />

in laboratorio. Ma per il 54% degli<br />

intervistati le aziende dovranno<br />

investire in innovazione per evitare<br />

gli scenari descritti».<br />

Anna Mossini<br />

Nota<br />

Fonte grafici: www.nomisma.it/<br />

forum-agrifood-monitor-linnovazione-e-competitivita-sostenibile


Ottonese: un progetto triennale<br />

per la salvaguardia della razza<br />

Si è concluso a gennaio il progetto Convenient, fi nalizzato<br />

alla valorizzazione di una specie autoctona tipica dell’Appennino<br />

emiliano. L’iniziativa ha coinvolto il CRPA di Reggio Emilia,<br />

l’Università di Parma e una piccola azienda agricola situata<br />

sulle colline del Piacentino. Ottime le qualità organolettiche<br />

del latte prodotto. E ottima la sua caseifi cazione<br />

di Anna Mossini<br />

Tutelare le razze autoctone,<br />

studiarne le caratteristiche<br />

per approntare delle iniziative<br />

volte a valorizzare le produzioni<br />

che da esse derivano. È questo lo<br />

scopo del GOI (Gruppi operativi<br />

per l’innovazione) che con il pro-<br />

getto Convenient, partito nel 2017<br />

e conclusosi nello scorso mese di<br />

gennaio, si è concentrato sulla<br />

Ottonese, una razza bovina originaria<br />

delle zone appenniniche<br />

dell’Emilia-Romagna, laddove la<br />

regione confina con la Lombardia<br />

e la Liguria. Il progetto ha coinvolto<br />

il CRPA (Centro Ricerche Produzioni<br />

Animali) di Reggio Emilia, il Dipartimento<br />

di Medicina Veterinaria<br />

e di Scienze degli Alimenti e del<br />

Farmaco dell’Università di Parma<br />

e l’azienda agricola Delmolino, situata<br />

a Centopecore, piccola località<br />

del Piacentino, che, oltre ad allevare<br />

cavalli di razza Bardigiano, conta 16<br />

bovine di razza Ottonese, sette delle<br />

quali in lattazione.<br />

La razza autoctona Ottonese, originaria della zona appenninica di convergenza<br />

tra Lombardia, Emilia, Liguria e Piemonte, conta in Emilia-Romagna<br />

solo una trentina di capi, ma le sue caratteristiche di longevità e rusticità la<br />

rendono ancora interessante per le aree marginali rispetto ad altre razze.<br />

Produzione circoscritta<br />

I risultati del progetto Convenient<br />

sono stati illustrati durante un recente<br />

webinar al quale hanno partecipato<br />

tutti i soggetti referenti. A<br />

iniziare da ELENA BORTOLAZZO del<br />

CRPA. «Oggi in Italia non si contano<br />

più di 750 capi di razza Ottonese —<br />

ha dichiarato introducendo i lavori<br />

— di queste una trentina si trovano<br />

in Emilia-Romagna. Col progetto<br />

Convenient, il CRPA ha voluto sviluppare<br />

una strategia per verificare<br />

le potenzialità del latte prodotto da<br />

questa razza nella trasformazione<br />

lattiero-casearia. Se i numeri non<br />

possono certo essere paragonati a<br />

quelli di razze come la Frisona e/o<br />

la Bruna, la qualità del latte della<br />

Ottonese ha dimostrato di non avere<br />

nulla da invidiare, tant’è vero che<br />

la sperimentazione portata avanti<br />

in questi tre anni ci ha permesso<br />

62<br />

Eurocarni, 4/21


Il Progetto Convenient ha studiato la Ottonese sia dal punto di vista della<br />

produttività, lavorando sullo studio delle razioni ottimali per migliorarne e<br />

standardizzarne le performance produttive, sia sulla caratterizzazione chimica,<br />

nutrizionale, tecnologica e sensoriale del latte, sia mettendo a punto<br />

formaggi mono-razza realizzabili direttamente in azienda, come fonte di<br />

integrazione del reddito dell’allevatore.<br />

di individuarne con accuratezza<br />

le caratteristiche e le potenzialità.<br />

Dopo aver quindi stabilito la<br />

resa casearia, il tempo ottimale per<br />

il taglio della cagliata ed effettuato<br />

le prove di caseificazione che ci<br />

hanno permesso di stabilire quanto<br />

formaggio è possibile ottenere da<br />

100 kg di latte, abbiamo concluso<br />

che il latte della Ottonese è particolarmente<br />

adatto alla trasformazione<br />

in formaggi freschi, con particolare<br />

riferimento a tre tipologie: la<br />

robiola, la crescenza a pasta molle<br />

e la caciotta a pasta semimolle. La<br />

produzione potrebbe ampliarsi<br />

con lo yogurt, ma è evidente che<br />

a questo riguardo andranno fatte<br />

altre analisi, per lo più legate agli<br />

aspetti economici e di mercato.<br />

Il progetto Convenient ha voluto<br />

concentrarsi sulle considerazioni di<br />

tipo tecnico, non sottovalutando<br />

la localizzazione dell’azienda e la<br />

logistica ad essa legata. Per noi era<br />

importante individuare gli aspetti<br />

potenzialmente trasferibili ad altre<br />

piccole realtà impegnate ad allevare<br />

una razza che diversamente rischierebbe<br />

l’estinzione, causando un<br />

impoverimento della biodiversità<br />

locale e di un patrimonio zootecnico<br />

che invece deve essere tutelato e,<br />

laddove possibile, incrementato pur<br />

Eurocarni, 4/21


I formaggi di latte mono-razza per salvare la razza bovina Ottonese in via<br />

di estinzione. Dalle prove condotte, il latte di Ottonese è risultato ottimale per la<br />

caseificazione. La ricerca si è focalizzata sulla produzione di tre formaggi: uno a pasta<br />

molle, uno fresco a coagulazione acida e pasta molle e un formaggio semimolle a<br />

breve stagionatura. Sulla base dell’esperienza di Convenient, tutti i tre formaggi<br />

potrebbero essere prodotti a piccola scala se si desiderasse trasformare il latte di<br />

Ottonese attraverso un caseificio aziendale.<br />

con tutti i limiti che questo impegnativo<br />

percorso può nascondere».<br />

Triplice attitudine<br />

Robusta, rustica, capace di resistere<br />

alle difficoltà climatiche e del<br />

territorio, la Ottonese è una razza<br />

particolarmente longeva e molto<br />

prolifica. Durante il webinar le sue<br />

caratteristiche sono state illustrate<br />

da ALESSIO ZANON, medico veterinario<br />

che, numeri alla mano, ha<br />

ricordato la drastica riduzione del<br />

numero di capi allevati, passati<br />

da una popolazione che nel 1959<br />

arrivava a contare tra i 20.000 e i<br />

25.000 soggetti, ai 300 oggi iscritti al<br />

Registro anagrafico. «La Ottonese è<br />

una razza a triplice attitudine — ha<br />

dichiarato — latte, carne e lavoro<br />

e insieme alla Reggiana, alla Modenese,<br />

alla Garfagnina, alla Pontremolese<br />

e alla Romagnola costituisce<br />

un gruppo di sei razze autoctone<br />

tipiche dell’Emilia-Romagna, che<br />

si caratterizzano per alcuni aspetti<br />

particolarmente positivi come la<br />

resistenza potenziale alle epidemie<br />

e alle variazioni climatiche, una produttività<br />

costante anche in presenza<br />

di un’alimentazione povera, il forte<br />

legame al territorio e alle tradizioni<br />

locali, la possibilità di legarle a<br />

produzioni limitate e territoriali, le<br />

qualità organolettiche e qualitative<br />

sempre percepibili, il forte valore<br />

storico di impatto sul consumatore<br />

e l’adattabilità a sistemi di allevamento<br />

di varia natura.<br />

Il rovescio della medaglia, però,<br />

riguarda le consistenze numeriche,<br />

il reperimento del seme e di<br />

allevatori esperti e motivati, l’aiuto<br />

tecnico, il coordinamento tra enti<br />

e la mancanza di evoluzione selettiva<br />

della razza ferma purtroppo a<br />

sessant’anni fa. Detto questo — ha<br />

concluso Zanon — non vi è alcun<br />

dubbio che le elevate caratteristiche<br />

organolettiche del latte prodotto<br />

da bovine di razza Ottonese possono<br />

rappresentare il trampolino di<br />

lancio per produzioni lattiero casearie<br />

da valorizzare, che potrebbero<br />

spuntare prezzi superiori ad altre<br />

analoghe tipologie di formaggi».<br />

Difesa della biodiversità<br />

Ma torniamo al progetto GOI Convenient<br />

e all’attività svolta con la<br />

collaborazione dell’azienda agricola<br />

Delmolino che ha messo a<br />

disposizione i suoi capi di razza<br />

Ottonese. Nel corso del triennio<br />

della sua durata, i campioni di latte<br />

sono stati sottoposti alle necessarie<br />

analisi per stabilirne la composizione<br />

e le caratteristiche nutrizionali,<br />

successivamente confrontati<br />

con latte prodotto da vacche di<br />

razza Frisona. Ebbene, il grasso e<br />

la proteina del latte di Ottonese<br />

ha raggiunto rispettivamente un<br />

valore di 4,71 e 3,44, a fronte di<br />

3,54 e 2,89 della Frisona. «I risultati<br />

ottenuti dalla caratterizzazione<br />

chimica e tecnologica del latte di<br />

Ottonese — ha puntualizzato Elena<br />

Bortolazzo —dimostrano che ci<br />

troviamo di fronte ad un prodotto<br />

molto adatto alla caseificazione. In<br />

considerazione del numero limitato<br />

di capi e nella prospettiva di una<br />

trasformazione aziendale del latte,<br />

la scelta è ricaduta su formaggi freschi<br />

per la cui preparazione è stata<br />

utilizzata l’attrezzatura disponibile<br />

nella sala prove lettiero-casearie<br />

del CRPA.<br />

Come dicevo, abbiamo optato<br />

per la produzione di tre diverse<br />

tipologie di formaggio, che sulla<br />

base dell’esperienza di Convenient<br />

potrebbero essere prodotti su scala<br />

ridotta se l’intenzione dell’azienda<br />

fosse quella di trasformare il latte<br />

all’interno di un caseificio aziendale<br />

dove, in una fase iniziale e di avvio<br />

dell’attività, i formaggi più adatti<br />

dovrebbero essere quello molle e<br />

quello semimolle a breve stagionatura.<br />

La tutela della biodiversità<br />

nel settore dell’allevamento bovino<br />

investe il tema della tutela delle<br />

razze a rischio estinzione come<br />

la Ottonese — ha concluso Elena<br />

Bortolazzo — nel tempo via via sostituite<br />

da razze più produttive, tant’è<br />

vero che oggi, in Italia, su un totale<br />

di venti razze autoctone ancora in<br />

produzione, solamente sei contano<br />

più di 10.000 capi e non più di tre<br />

hanno una diffusione nazionale.<br />

Si tratta quindi di un patrimonio<br />

da salvaguardare per il mantenimento<br />

delle tradizioni locali e dell’ecosistema<br />

grazie alla conservazione<br />

di prati e pascoli in quelle aree<br />

marginali del Paese dove la ridotta<br />

disponibilità di alimento, la qualità<br />

del latte ma anche le condizioni<br />

climatiche spesso avverse, farebbero<br />

lievitare considerevolmente i costi di<br />

produzione di razze più produttive.<br />

A questi fattori ne va aggiunto uno<br />

non mento importante: la redditività<br />

dell’allevatore. Produzioni di<br />

nicchia, adeguatamente valorizzate<br />

e promosse sul mercato, potrebbero<br />

avere un effetto decisamente positivo<br />

a vantaggio dell’azienda ma<br />

anche del territorio».<br />

Anna Mossini<br />

64<br />

Eurocarni, 4/21


LA SOSTENIBILITà SEMPLICE ED ECONOMICA<br />

TUTTI I PRIVILEGI DELLA TERMOFORMATRICE UNITI AI<br />

VANTAGGI DELLA TERMOSIGILLATRICE<br />

REALIZZATO DA BOBINA<br />

Liberati dai costi di<br />

gestione e magazzino<br />

delle confezioni prefustellate<br />

EASY PEEL<br />

SOLUZIONE BREVETTATA UNICA AL MONDO<br />

STAMPA SEMPRE CENTRATA PERFETTAMENTE<br />

FINO A 35% DI RISPARMIO SUL COSTO DELLA CONFEZIONE<br />

ECOSOSTENIBILE 90% FIBRA DI CARTA RICICLABILE<br />

SKIN PROTRUSIONE 50 mm PER LA MIGLIORE RESA ESTETICA<br />

UNA SOLA TERMOFORMATRICE PER TUTTE LE SOLUZIONI DI CONFEZIONAMENTO<br />

www.colimatic.com Brevetto n.102020000005236


INCHIESTE<br />

Ismea: un anno di Covid-19<br />

È stato pubblicato il IV Rapporto Ismea sulla domanda<br />

e l’offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza<br />

Covid-19, che dal marzo 2020 ha stravolto tutto e tutti.<br />

Un’analisi approfondita del mercato agroalimentare italiano<br />

È<br />

quasi impossibile descrivere<br />

correttamente, mentre è<br />

ancora in atto, un fenomeno<br />

esteso e profondo come la pandemia<br />

da Covid-19. Probabilmente<br />

solo l’analisi storica ci darà le reali<br />

dimensioni e sarà in grado di descrivere<br />

i mutamenti della società<br />

a seguito della diffusione del virus.<br />

Tuttavia, l’ISMEA, Istituto di Servizi<br />

per il Mercato Agricolo Alimentare,<br />

ha monitorato l’impatto sul settore<br />

agroalimentare del Covid-19 fin dal<br />

momento in cui si è capito che il<br />

mondo era di fronte a un fenomeno<br />

mai visto prima, rispetto al quale<br />

nessuno Stato, nessun politico,<br />

nessun imprenditore e, soprattutto,<br />

nessuno scienziato, era in possesso<br />

del libretto delle istruzioni per<br />

affrontarlo.<br />

A distanza di meno di un anno<br />

dalla pubblicazione del primo<br />

“Report Covid-19 e agroalimentare”,<br />

e sulla base dei dati analizzati e<br />

delle indagini realizzate è possibile<br />

tratteggiare quali eredità il settore<br />

agroalimentare si porterà dietro<br />

In alto: la pandemia ha accelerato<br />

la diffusione di pratiche e<br />

tendenze di mercato che avevano<br />

già cominciato a manifestarsi in<br />

precedenza: prodotti del territorio<br />

e locali, food delivery, attenzione<br />

alla sostenibilità e al green,<br />

e-commerce sono solo alcune.<br />

Anche alla luce della svolta verde<br />

dell’UE in campo agroalimentare,<br />

nel Rapporto Ismea sottolinea<br />

che la parola chiave di questa fase<br />

è e sarà “cambiamento” (photo ©<br />

marchsirawit – stock.adobe.com).<br />

66<br />

Eurocarni, 4/21


PRESENTA IL SIGILLO ITALIANO<br />

I DISCIPLINARI DEL SISTEMA QUALITÀ NAZIONALE ZOOTECNIA (SQNZ)<br />

RICONOSCIUTI DAL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE<br />

“Vitellone ai cereali”<br />

“Scottona ai cereali”<br />

“Fassone di razza Piemontese”<br />

SITO PRODUTTIVO - MACELLO PIEMONTE NORD S.R.L. - Via Nazionale, 13 - 10010 Carema (TO)<br />

Tel. +39 0125 80 68 62 - Fax +39 0125 19 02 034 - info@consorziocarnipiemonte.it<br />

www.consorziocarnipiemonte.it<br />

FORNITORE UFFICIALE


La maggior dinamicità nell’incremento della spesa si è registrata per i negozi tradizionali, i piccoli esercizi di prossimità<br />

che, pur rappresentando oramai solo il 13% dello share tra i canali distributivi, in questo 2020 hanno visto<br />

aumentare le vendite del 18,9%. A tal proposito, è interessante notare come le scelte dei consumatori abbiano<br />

delineato chiaramente un apprezzamento crescente per i piccoli negozi di vicinato in senso stretto (in foto, il banco<br />

della Macelleria Avagliano, a Sabaudia, Latina; photo © Massimiliano Rella).<br />

dopo un anno difficile ma che tuttavia<br />

ha avuto il merito di riportare<br />

il tema dell’approvvigionamento alimentare<br />

tra le priorità strategiche,<br />

riattribuendo, allo stesso tempo,<br />

dignità e attenzione all’agricoltura,<br />

troppo spesso ancora relegata ai<br />

margini del sistema produttivo e<br />

considerato da molti ancora sinonimo<br />

di arretratezza.<br />

In realtà, già da alcuni anni<br />

i giovani hanno ricominciato ad<br />

affacciarsi con curiosità alla produzione<br />

agricola e allo studio di<br />

materie universitarie strettamente<br />

connesse all’agricoltura, mentre<br />

fasce sempre più ampie di popolazione<br />

sono sempre più attente alle<br />

modalità con cui alimentare sé stessi<br />

e la propria famiglia.<br />

Il tentativo del Rapporto non è<br />

solo quello di riassumere le difficoltà<br />

sperimentate dal settore agroalimentare<br />

a seguito della pandemia.<br />

È ormai opinione diffusa, infatti,<br />

che, al di là degli impatti più o meno<br />

diretti che il Covid-19 ha avuto sui<br />

vari settori e sulle varie filiere, la<br />

sua propagazione abbia sovente<br />

accelerato la diffusione di pratiche o<br />

tendenze che avevano già cominciato<br />

a manifestarsi in precedenza. In<br />

considerazione dell’ottica prospettica<br />

con cui si tenterà di approcciare<br />

al settore, si deve altresì considerare<br />

come, proprio in coincidenza col<br />

diffondersi del Covid-19, la politica<br />

agricola dell’UE abbia ribadito, in<br />

maniera ancora più netta, la priorità<br />

attribuita all’obiettivo di un’Europa<br />

più verde, enunciato con la Comunicazione<br />

sul Green Deal del dicembre<br />

2019, fornendo orientamenti che<br />

determineranno lo sviluppo del<br />

settore per i prossimi anni.<br />

Il 20 maggio 2020, la Commissione<br />

ha pubblicato due importanti<br />

comunicazioni che declinano con<br />

chiarezza la svolta verde dell’UE in<br />

campo agroalimentare: la Strategia<br />

Farm to fork e la Strategia sulla biodiversità.<br />

Questo mix contemporaneo<br />

di rilevanti mutamenti dal basso<br />

e dall’alto guiderà la transizione del<br />

settore agroalimentare, delimitando<br />

il campo di gioco attraverso numerosi<br />

vincoli ma anche fornendo<br />

nuove e rilevanti opportunità per<br />

chi sarà in grado di coglierle.<br />

La parola chiave sarà quindi<br />

cambiamento e, nell’ambito di uno<br />

scenario in cui il cambiamento sarà<br />

protagonista, si prova di seguito,<br />

senza alcuna ambizione di essere<br />

esaustivi, ad individuare alcune<br />

delle principali eredità lasciate dal<br />

Covid-19 sul settore agroalimentare:<br />

1. Dal globale al locale. Locale inteso<br />

come il negozio di vicinato,<br />

come il mercato rionale — contadino<br />

o meno — di quartiere,<br />

come le aziende agricole e anche<br />

quelle di trasformazione situate<br />

a una distanza ragionevole e<br />

orientate ai “prodotti del ter-<br />

68<br />

Eurocarni, 4/21


itorio” o, infine, al prodotto<br />

totalmente made in Italy. La<br />

pandemia ha accelerato quel<br />

processo di “deglobalizzazione”<br />

in atto da qualche tempo, alimentando<br />

interesse e voglia di<br />

“mangiare vicino”. Il problema<br />

è che questo è avvenuto non<br />

solo in Italia;<br />

2. Food delivery. Quella che era<br />

la mania emergente di qualche<br />

pigro teenager, spesso finalizzata<br />

a mangiare, a parte l’immancabile<br />

pizza, cibi esotici come il<br />

sushi, nel giro di pochi mesi è<br />

divenuto un rilevante canale di<br />

distribuzione, un’ancora di salvataggio<br />

cui aggrapparsi per una<br />

ristorazione a rischio default e<br />

per le aziende agricole orientate<br />

all’agriturismo;<br />

3. Consumo etico vs consumo<br />

conveniente. È indiscusso che<br />

il grado di consapevolezza dei<br />

consumatori, soprattutto i più<br />

giovani, relativamente alle questioni<br />

etiche e di sostenibilità<br />

ambientale è crescente e sempre<br />

più rilevante nelle decisioni<br />

d’acquisto. D’altro lato, la crisi<br />

economica innescata dalla<br />

pandemia da Covid-19 lascerà<br />

strascichi rilevanti in termini<br />

di riduzione della capacità di<br />

acquisto di una parte importante<br />

di popolazione. Su questo labile<br />

confine si giocherà una partita<br />

importante per il futuro sviluppo<br />

dei consumi agroalimentari;<br />

4. Homeworking. Che sia smart o<br />

meno, è ormai diffusa l’idea che<br />

non si tornerà indietro, almeno<br />

non del tutto. Molti lavoratori<br />

avranno la possibilità di organizzare<br />

con più flessibilità il lavoro,<br />

limitando la presenza in ufficio,<br />

organizzando le attività da casa.<br />

Durante il primo lockdown, la<br />

cucina è diventata un momento<br />

importante sia per trascorrere<br />

un po’ del tempo a disposizione<br />

ma anche per riprendere a<br />

mangiare in maniera più sana.<br />

Di contro, diventando routine e<br />

superando i limiti logistici, sarà<br />

fisiologico riorganizzare i pasti<br />

dedicando loro il giusto tempo.<br />

L’organizzazione dei pasti più<br />

frequenti a casa potrà guidare<br />

una fetta consistente degli acquisti<br />

domestici alimentari del<br />

futuro;<br />

5. Cibo e salute. Dallo scoppio della<br />

pandemia ad oggi, il rapporto<br />

col cibo è cambiato e diventato<br />

più stretto oltre che multidimensionale.<br />

Per un verso, il cibo è<br />

stata una delle vie per cercare di<br />

mantenere la salute: il boom degli<br />

acquisti di arance nell’inverno<br />

2020 ne è uno degli indicatori<br />

più evidenti. Nella rarefazione<br />

delle relazioni sociali e nelle<br />

difficoltà psico-fisiche di questi<br />

mesi si è anche amplificato il<br />

ruolo del cibo come fornitore<br />

di piacere, consentendo anche<br />

qualche piccolo deragliamento<br />

dal “percorso salutista”;<br />

6. Siamo tutti chef. Il trascorrere<br />

delle settimane ha modificato<br />

l’atteggiamento dei consumatori<br />

nei confronti del cibo: a<br />

fronte di un graduale ridimensionamento<br />

di interesse per i<br />

prodotti “alternativi al fresco”<br />

(surgelati e scatolame) e per i<br />

prodotti da “scorta dispensa”<br />

(latte UHT, pasta, passate di<br />

pomodoro), il paniere “cuochi<br />

a casa” (uova, farina, lievito,<br />

burro, zucchero, olio extravergine<br />

d’oliva) è quello che ha<br />

mostrato la maggior tenuta in<br />

terreno positivo;<br />

7. Grandi città vs piccoli centri.<br />

Qualcuno lo ha definito southworking<br />

ma è possibile che sia<br />

un fenomeno ancora più ampio.<br />

Il lavoro da casa ha riconnesso<br />

molti al proprio luogo d’origine<br />

o al proprio luogo del cuore<br />

dove si possiede una seconda<br />

casa. Fatto sta che le vendite<br />

di prodotti agroalimentari nei<br />

negozi situati in aree a bassa urbanizzazione<br />

sono cresciute più<br />

incisiva-mente (+6,7%) rispetto<br />

a quelle delle città (+0,3%).<br />

In questo contesto, inoltre, va<br />

segnalata la quasi totale assenza<br />

di turismo estero, che ha penalizzato<br />

maggiormente le grandi<br />

città d’arte. In prospettiva questo<br />

fenomeno comporta sia degli<br />

effetti di ridistribuzione della ricchezza,<br />

sia la necessità da parte<br />

della produzione agroalimenta-<br />

PROGETTAZIONE E FORNITURA<br />

IMPIANTI E MACCHINARI<br />

PER INDUSTRIE ALIMENTARI<br />

• CONSULENZA<br />

• PROGETTAZIONE<br />

• COSTRUZIONE<br />

• INSTALLAZIONE<br />

• ASSISTENZA<br />

UNIMEAT S.r.l.<br />

Via Posta Vecchia 65<br />

41037 Mirandola (MO) – Italia<br />

Tel + 39 0535 658238<br />

Eurocarni, 4/21 Fax + 39 0535 410019 69<br />

info@unimeat.it – www.unimeat.it


mondiale. Il commercio mondiale<br />

in volume è diminuito su base annua<br />

del 5,9% nei primi undici mesi del<br />

2020. Nelle prospettive per l’economia<br />

di dicembre, l’ISTAT prevede<br />

per l’Italia una marcata contrazione<br />

del PIL nel 2020 (–8,8%) e una ripresa<br />

parziale nel <strong>2021</strong> (+4,0%). Le<br />

misure restrittive adottate nel corso<br />

del 2020 hanno avuto effetti molto<br />

differenziati tra i settori economici.<br />

Il comparto agroalimentare, sia<br />

nella fase agricola, sia in quella<br />

industriale, pur non essendo stato<br />

soggetto a blocco delle attività, neppure<br />

durante il lockdown di marzo,<br />

ha risentito dell’emergenza per una<br />

serie di fenomeni di filiera.<br />

In relazione ai canali di vendita, i supermercati restano la principale fonte<br />

di approvvigionamento (catturando il 41% dei volumi totali), con un incremento<br />

delle vendite di oltre il 9,4%, ma con il calo della domanda di bar e<br />

ristoranti e l’impossibilità per i consumatori di percorrere lunghe distanze,<br />

i punti vendita che si sono dimostrati più adatti alle nuove esigenze di acquisto<br />

sono stati quelli con buona posizione e buon assortimento (photo<br />

© Molostock – stock.adobe.com).<br />

re e della distribuzione di organizzarsi<br />

per poter raggiungere la<br />

domanda che si sposta dal Nord<br />

al Sud e dai poli urbani verso le<br />

altre aree del Paese. Ancora di<br />

più, quindi, la questione della<br />

logistica diventerà un perno del<br />

futuro sviluppo del settore;<br />

8. La transizione digitale. Pur<br />

rimanendo ancora un settore<br />

nel complesso scarsamente propenso<br />

all’innovazione, questo<br />

anno contrassegnato dalla diffusione<br />

del Covid-19, ha indotto<br />

grandi passi avanti in termini<br />

organizzativi e di avvicinamento<br />

agli strumenti digitali anche<br />

da parte di tantissime imprese<br />

agricole. Il lockdown, infatti,<br />

ha stimolato molte di queste a<br />

individuare nuove soluzioni per<br />

superare le difficoltà logistiche<br />

e organizzative dei canali consueti<br />

orientandosi così verso la<br />

vendita diretta. Un fenomeno<br />

che va letto anche come segnale<br />

promettente dell’orientamento<br />

verso una filiera agroalimentare<br />

più corta e sostenibile. Secondo<br />

i risultati di un’indagine ISMEA,<br />

l’emergenza Covid-19 ha determinato<br />

un sensibile aumento del<br />

numero delle imprese agricole<br />

che praticano la vendita diretta<br />

e, di conseguenza, il fatturato di<br />

questo canale che, nel 2020, ha<br />

superato i 6,5 miliardi di euro. I<br />

produttori che quest’anno hanno<br />

scelto di accorciare la filiera,<br />

raggiungendo in autonomia<br />

il consumatore finale, sono il<br />

21,7% del campione analizzato,<br />

percentuale che aumenta di circa<br />

il 5% rispetto al 2019 (17%),<br />

destinandovi, peraltro, una<br />

quota produttiva ben maggiore<br />

(82%) rispetto al 2019 (73,1%).<br />

Lo scenario complessivo<br />

Dopo la transitoria boccata d’ossigeno<br />

del terzo trimestre del 2020, da<br />

ottobre in poi la risalita dei contagi<br />

ha costretto molte nazioni a rafforzare<br />

le misure di contenimento della<br />

pandemia, determinando un’ulteriore<br />

brusca frenata dell’economia<br />

L’incremento delle vendite presso<br />

la GDO non sempre ha compensato<br />

il calo di quelle HO.RE.CA.<br />

Prima di tutto, la chiusura e poi<br />

il forte rallentamento del canale<br />

HO.RE.CA., in Italia e all’estero, ha<br />

impattato in maniera differente tra<br />

le varie filiere, a seconda dell’importanza<br />

che esso ha nel consumo finale<br />

di ciascun prodotto. Se in alcuni<br />

settori il calo delle vendite HO.RE.<br />

CA. è stato più o meno compensato<br />

dall’incremento di quelle presso la<br />

Distribuzione Organizzata e non,<br />

così non è stato per altri, come<br />

il vino, l’ittico e il florovivaismo.<br />

Inoltre, le dinamiche appaiono<br />

differenziate anche all’interno di<br />

uno stesso settore, con vantaggi di<br />

quelle imprese che hanno sempre<br />

avuto come interlocutore principale<br />

la distribuzione o direttamente il<br />

consumatore e svantaggi per quelle<br />

più orientate verso la vendita nel<br />

canale della ristorazione.<br />

In Italia, la contrazione del<br />

fatturato della ristorazione è stata<br />

imponente, con un –34,7% nei primi<br />

nove mesi del 2020 sullo stesso<br />

periodo del 2019, e ha interrotto<br />

un robusto trend di crescita manifestatosi<br />

nell’ultimo decennio,<br />

segnato dal +6% in termini reali<br />

della spesa delle famiglie per servizi<br />

di ristorazione di fonte ISTAT, a<br />

fronte del –2,5% di quella destinata<br />

agli acquisti di alimenti e bevande<br />

presso la distribuzione. Secondo<br />

una stima dell’ISMEA, fatta tenendo<br />

conto delle dinamiche del fatturato<br />

70<br />

Eurocarni, 4/21


ISTAT dei primi nove mesi e delle<br />

ulteriori misure restrittive messe<br />

in atto per la risalita dei contagi a<br />

partire dall’autunno, la spesa delle<br />

famiglie presso la ristorazione sarebbe<br />

diminuita del 42% nel 2020.<br />

La riduzione del fatturato<br />

della ristorazione nel mondo<br />

rallenta l’export agroalimentare<br />

Il brusco calo degli affari della<br />

ristorazione italiana nel mondo si<br />

è fatto sentire sulle esportazioni<br />

agroalimentari, che avevano aperto<br />

l’anno sotto i migliori auspici, ma<br />

che chiudono il 2020 con un deciso<br />

rallentamento, anche se ancora in<br />

terreno positivo. Nel 2020, infatti,<br />

l’incremento dell’export agroalimentare<br />

si è ridotto dal +7% del<br />

2019 al +1,7% su base annua. Il 2020<br />

si è chiuso comunque con un saldo<br />

del commercio agroalimentare in<br />

miglioramento rispetto all’anno<br />

precedente, con un surplus che,<br />

nel complesso, ha oltrepassato i 3<br />

miliardi di euro, dopo il deficit di<br />

37 milioni del 2019. A contribuire a<br />

questo risultato è stata, a fronte della<br />

tenuta dell’export, la diminuzione<br />

delle importazioni del 5,1%.<br />

In calo la fiducia degli operatori,<br />

ma con prospettive future positive<br />

In questo contesto, la fiducia degli<br />

operatori dell’agroalimentare non<br />

poteva che diminuire. L’indice di<br />

clima di fiducia, calcolato come media<br />

dei risultati trimestrali, è sceso<br />

a –5,9 punti per l’agricoltura, con<br />

un crollo della componente relativa<br />

alla situazione corrente aziendale,<br />

mentre le aspettative per il futuro,<br />

a 2-3 anni, sono risultate migliori<br />

rispetto al 2019. L’andamento<br />

climatico ormai da anni influenza<br />

negativamente i risultati delle imprese<br />

del settore primario. Dal 2016<br />

ad oggi il valore aggiunto agricolo<br />

ha sperimentato flessioni continue<br />

ogni anno, ad eccezione del 2018.<br />

Anche per gli operatori dell’industria<br />

alimentare l’indice di clima di<br />

fiducia è scivolato inevitabilmente<br />

su terreno negativo nel 2020, toccando<br />

–15,6 punti, per un crollo del<br />

livello degli ordini e un incremento<br />

delle scorte, mentre le attese degli<br />

operatori sulla produzione sono<br />

rimaste debolmente positive, pur<br />

diminuendo rispetto al 2019.<br />

La domanda al dettaglio<br />

di prodotti agroalimentari<br />

La spesa per consumi domestici di<br />

prodotti alimentari è una delle poche<br />

variabili sulle quali l’emergenza<br />

Covid ha avuto un impatto positivo.<br />

La tendenza di crescita evidenziata<br />

nel 2020 è di gran lunga la più ampia<br />

dell’ultimo decennio (+7,4%),<br />

raggiungendo il suo culmine a<br />

marzo, quando le vendite hanno<br />

registrato picchi del +20%. Col<br />

trascorrere delle settimane, poi, la<br />

ritrovata fiducia nella capacità del<br />

sistema agroalimentare di garantire<br />

gli approvvigionamenti quotidiani<br />

ha progressivamente attenuato<br />

il tasso di crescita degli acquisti.<br />

Nella cosiddetta Fase 2, con la con-<br />

Grafico 1 – Variazione della spesa per comparto – Anno 2020/19<br />

All’incremento complessivo della spesa del +7,4% (confezionati e sfusi) hanno contribuito le tendenze positive di tutti i comparti,<br />

con incrementi sopra la media per tutti i proteici di origine animale, per i prodotti ortofrutticoli e per tutte le bevande<br />

alcoliche, compreso il vino, nonché per gli oli; sotto la media i derivati dei cereali, i prodotti ittici e le bevande analcoliche (fonte:<br />

Ismea-Nielsen).<br />

Eurocarni, 4/21 71


Nel 2020 il canale e-commerce ha registrato un incremento esponenziale nel 2020: +117% rispetto all’anno precedente<br />

(28 volte superiore alla crescita dei canali fisici), con un contributo alla crescita del 13% nelle categorie<br />

alimentari. Qui in foto la promo della Luciano’s box, un’offerta di carni delle Selezioni Bifulco a lunga frollatura,<br />

ideali da cucinare alla piastra o per il barbecue. La famiglia Bifulco lavora da sempre nel mondo delle carni di qualità<br />

con la gastronomia e macelleria (fondata nel 1947), la braceria, la Bifulco Bifburger streetfood e, naturalmente, lo<br />

shop on-line (photo © bifulco.family).<br />

seguente riduzione dell’impatto<br />

della diffusione del Covid e la<br />

graduale riapertura della ristorazione,<br />

l’andamento delle vendite è<br />

tornato alla normalità con alcune<br />

settimane che hanno addirittura<br />

visto variazioni negative rispetto al<br />

medesimo periodo del 2019 (nel<br />

mese di luglio –2,1%).<br />

Ma in autunno le nuove restrizioni<br />

e il rinnovato timore per la<br />

diffusione del Covid hanno generato<br />

nuovamente ripercussioni sulle<br />

abitudini di acquisto (Grafico 1), con<br />

conseguenze sulle vendite che sono<br />

aumentate, senza però raggiungere<br />

i picchi di inizio pandemia.<br />

L’analisi della tendenza dei<br />

consumi complessivi (confezionati e<br />

sfusi) per area geografica evidenzia<br />

ancora una volta come il Nord Est<br />

abbia fatto da traino alla crescita<br />

nazionale, con incrementi della<br />

spesa del +8,4%, decisamente più<br />

marcati di quelli registrati nelle<br />

altre macro-aree; segue il Centro<br />

con +7,3%, il Mezzogiorno con<br />

+7,2% e il Nord Ovest con +7,0%.<br />

In particolare, si evidenziano reazioni<br />

differenti dei consumatori in<br />

risposta all’emergenza: al Sud, la<br />

spesa — seppur costantemente in<br />

positivo — mostra una maggiore<br />

variabilità, con il consumo che più<br />

sensibile ai decreti restrittivi, con i<br />

due picchi più alti proprio nelle settimane<br />

immediatamente successive<br />

all’emanazione di questi (+19% a<br />

marzo e un nuovo record, +12%, a<br />

fine ottobre con l’inizio del secondo<br />

periodo di restrizioni).<br />

Incrementi superiori nelle aree<br />

a bassa urbanizzazione<br />

Durante il 2020, inoltre, si è verificato<br />

un cambiamento nei luoghi<br />

di consumo. C’è chi ha lavorato da<br />

casa, chi si è spostato di meno, chi è<br />

tornato nella propria città di origine<br />

e chi è rimasto nella seconda casa;<br />

tutto ciò ha fatto sì che le vendite dei<br />

negozi nelle aree a bassa urbanizzazione<br />

siano cresciute di più (+6,7%)<br />

rispetto a quelle dei negozi situati<br />

nelle grandi città (+0,3%), le quali,<br />

probabilmente, hanno sofferto<br />

anche della quasi totale assenza di<br />

turismo estero, che ha penalizzato<br />

maggiormente le grandi città d’arte.<br />

Il supermercato resta il canale<br />

più utilizzato (41%), ma i negozi<br />

tradizionali sono i più dinamici<br />

(+18,9% le vendite)<br />

In relazione ai canali di vendita, i<br />

supermercati restano la principale<br />

fonte di approvvigionamento (catturando<br />

il 41% dei volumi totali),<br />

con un incremento delle vendite<br />

di oltre il 9,4%, ma col calo della<br />

domanda di bar e ristoranti e<br />

l’impossibilità per i consumatori<br />

di percorrere lunghe distanze, i<br />

negozi che si sono dimostrati più<br />

adatti alle nuove esigenze di acquisto<br />

sono stati quelli con buona<br />

posizione e buon assortimento. La<br />

maggior dinamicità si è registrata,<br />

72<br />

Eurocarni, 4/21


infatti, per i negozi tradizionali, i<br />

piccoli esercizi di prossimità che pur<br />

rappresentando ormai solo il 13%<br />

dello share tra i canali distributivi, in<br />

questo 2020 hanno visto aumentare<br />

le vendite del 18,9%. A tal proposito,<br />

è interessante notare come le scelte<br />

dei consumatori abbiano delineato<br />

chiaramente un apprezzamento<br />

crescente per i piccoli negozi di<br />

vicinato in senso stretto senza premiare<br />

allo stesso modo le superette.<br />

All’inizio dell’anno l’incremento<br />

delle vendite di negozi tradizionali e<br />

liberi servizi (ossia piccole superfici<br />

facenti capo spesso a insegne GDO)<br />

erano sincrone ma, a partire dal<br />

mese di maggio (prime riaperture),<br />

i liberi servizi hanno visto un declino<br />

delle vendite, mentre i negozi<br />

tradizionali hanno proseguito nel<br />

processo espansivo, mantenendo<br />

l’incremento a due cifre delle<br />

vendite.<br />

I liberi servizi hanno sostituito<br />

per comodità e limiti di movimento<br />

gli acquisti in altre tipologie di punti<br />

vendita strettamente nel periodo di<br />

limitazione, ritornando ai livelli di<br />

vendita precedenti non appena le<br />

condizioni lo hanno permesso. Al<br />

contrario, i negozi di vicinato sembrerebbero<br />

avere capitalizzato le<br />

opportunità offerte dalla pandemia<br />

riuscendo a mantenere una parte<br />

della clientela acquisita nei periodi<br />

di maggiore difficoltà.<br />

I discount raggiungono i supermercati<br />

in termini di fatturato per metro quadro<br />

I discount, con una quota del 15%,<br />

hanno incrementato le vendite del<br />

9,5% e tagliano un traguardo importante<br />

nel 2020: il loro fatturato medio<br />

per metro quadro ha raggiunto<br />

i 5.800 euro, quasi eguagliando<br />

i 5.860 euro dei supermercati,<br />

mentre 10 anni fa erano inferiori<br />

del 14% rispetto a questi ultimi.<br />

Il connubio tra prezzi competitivi<br />

e una chiara modernizzazione di<br />

assortimento ha portato il canale a<br />

crescere costantemente, moltiplicando<br />

sia la quota di mercato che<br />

la presenza sul territorio nazionale.<br />

Nel corso del 2020, gli ipermercati<br />

sono stati, invece, quelli che hanno<br />

sofferto maggiormente, registrando<br />

tendenze negative (–0,8%).<br />

La crescita dei canali digitali supera<br />

di 18 volte quella dei negozi fisici<br />

Garantendo maggiore comodità e<br />

sicurezza ai consumatori, il canale<br />

e-commerce ha registrato un incremento<br />

esponenziale nel 2020:<br />

+117% rispetto all’anno precedente<br />

(28 volte superiore alla crescita dei<br />

canali fisici), con un contributo alla<br />

crescita del 13% nelle categorie<br />

alimentari. Nell’analisi dei mutamenti<br />

nei processi d’acquisto dei<br />

prodotti agroalimentari durante la<br />

diffusione del Covid-19, è rilevante<br />

la categoria socioeconomica di appartenenza<br />

degli acquirenti.<br />

La spesa per le carni è tra quelle<br />

che cresce di più (+9,8%)<br />

Analizzando la spesa, il comparto<br />

delle carni, con un +9,8% rispetto<br />

al 2019, ha fatto registrare importanti<br />

incrementi. Un anno partito<br />

su toni fiacchi, che nel bilancio


Dalle stime sul bilancio di approvvigionamento dei primi 10 mesi del 2020, emerge che in Italia è circolato il 6,7%<br />

in meno di carne bovina. Alla flessione delle macellazioni si è infatti aggiunta una riduzione dell’8,7% circa delle<br />

importazioni. Di contro, i consumi domestici di carne bovina sono aumentati del 6% in volume; incremento comunque<br />

non sufficiente a compensare le perdite accumulate dai canali Ho.re.ca. (photo © Kyle Mackie x unsplash).<br />

finale ha però evidenziato una<br />

buona resilienza del settore, grazie<br />

alla propensione da parte dei<br />

consumatori a convertire i consumi<br />

“fuoricasa” in consumi “in casa”.<br />

Gli incrementi si sono infatti concentrati<br />

nei periodi in cui i canali<br />

della ristorazione hanno subito le<br />

maggiori restrizioni, mentre gli<br />

acquisti sono tornati su livelli simili<br />

all’anno precedente nel trimestre<br />

estivo, quando i canali HO.RE.CA.<br />

hanno ripreso a funzionare.<br />

Filiera della carne avicunicola<br />

La pandemia ha avuto effetti meno<br />

marcati sul comparto avicolo, che<br />

da subito ha giovato dell’apprezzamento<br />

dei consumatori. La filiera<br />

avicola, grazie alla sua totale autosufficienza<br />

e all’organizzazione<br />

integrata, è stata in grado regolare<br />

l’offerta in base alle esigenze riuscendo<br />

a portare la produzione (e<br />

quindi consumi interni) in terreno<br />

positivo.<br />

Qualche difficoltà legata allo sfasamento<br />

tra programmazione produttiva<br />

e repentine chiusure e riaperture<br />

delle “rosticcerie” (presso le<br />

quali transita almeno il 15% dell’offerta<br />

totale) si è registrata nei mesi<br />

di aprile e maggio, con evidente<br />

impatto negativo sui prezzi.<br />

I valori medi del pollame alla<br />

produzione hanno nel complesso<br />

registrato una contrazione del 3,4%<br />

da ascriversi alle maggiori difficoltà<br />

di assorbimento nei mesi da aprile<br />

ad ottobre, ma si sono ripresi nella<br />

fase finale dell’anno limitando<br />

le perdite. Migliore la situazione<br />

sul fronte del macellato, dove i<br />

prezzi hanno accusato flessioni<br />

su base annua per un periodo più<br />

limitato (da aprile a giugno), con<br />

un risultato finale in positivo: valore<br />

medio annuo per i busti di pollo<br />

superiore del 5% rispetto a quello<br />

del 2019.<br />

Nel complesso i dati di macellazione<br />

(+1% i capi di pollame nei<br />

primi undici mesi 2020) indicano,<br />

malgrado la pandemia, una stabilità<br />

dei volumi offerti e consumati, che<br />

fa distinguere, ancora una volta, il<br />

settore avicolo come uno dei più<br />

resilienti agli stati di crisi.<br />

L’anno appena iniziato rappresenta<br />

tuttavia un’importante<br />

sfida per l’industria avicola, che<br />

dovrà confrontarsi non solo con<br />

le problematiche causate dalla<br />

pandemia da Covid-19, ma anche<br />

con la ridotta capacità di spesa di<br />

una parte della popolazione che<br />

potrebbe contrarre i consumi con<br />

l’aumento dei prezzi dei mangimi,<br />

l’impatto dei focolai di influenza<br />

aviaria dello scorso inverno e l’eccesso<br />

dell’offerta globale.<br />

Filiera della carne bovina<br />

La crisi sanitaria con le sue implicazioni<br />

ha impattato in maniera<br />

evidente sul mercato delle carni<br />

bovine, ma — a consuntivo — si può<br />

dichiarare che la filiera ha reagito<br />

74<br />

Eurocarni, 4/21


ene e forse i danni sono meno<br />

pesanti di quelli che si prevedevano<br />

ad inizio crisi. In sintesi, dalle stime<br />

sul bilancio di approvvigionamento<br />

dei primi 10 mesi del 2020, emerge<br />

che, in ambito nazionale, è circolato<br />

il 6,7% in meno di carne bovina. Alla<br />

flessione delle macellazioni — stimabile<br />

tra il 4 e il 5% in volume —,<br />

si è infatti aggiunta una riduzione<br />

dell’8,7% circa delle importazioni,<br />

per un volume complessivo di circa<br />

70.000 tonnellate di carne bovina in<br />

meno, sostanzialmente ascrivibili<br />

alla parziale chiusura del canale<br />

HO.RE.CA. Di contro, i consumi<br />

domestici delle carni bovine sono<br />

aumentati del 6% in volume; incremento<br />

comunque non sufficiente a<br />

compensare le perdite accumulate<br />

dai canali HO.RE.CA.<br />

Se tali tendenze verranno confermate<br />

dai dati di fine anno, per il<br />

segmento delle carni fresche si potrà<br />

apprezzare un lieve miglioramento<br />

del tasso di autoapprovvigionamento<br />

(+1,3%).<br />

La chiusura dei canali HO.RE.CA.,<br />

principale sbocco di alcuni “tagli”,<br />

e la difficoltà per questa referenza<br />

di usufruire di canali alternativi tipo<br />

e-commerce, ha costretto gli operatori<br />

a riversare sui canali Retail tutte<br />

le disponibilità, causando un eccesso<br />

di offerta e un conseguente<br />

rallentamento delle macellazioni.<br />

Pesanti per tutti gli allevamenti<br />

le conseguenze. La ridotta attività<br />

dei macelli ha comportato la permanenza<br />

in allevamento dei capi<br />

giunti a fine ciclo, con due effetti<br />

sovrapposti, entrambi negativi.<br />

Da un lato il calo del prezzo per<br />

la maggiore disponibilità di prodotto,<br />

dall’altro l’aumento dei costi<br />

per il prolungarsi della presenza<br />

degli animali e la contemporanea<br />

difficoltà di gestione di un numero<br />

di capi superiore rispetto alla<br />

normalità.<br />

All’eccesso di offerta di carni<br />

nazionali si è aggiunta la pressione<br />

delle carni d’importazione, cedute<br />

a prezzi estremamente concorrenziali<br />

dai principali competitor europei<br />

come Francia, Spagna, Germania<br />

e Polonia, anche loro alle prese<br />

con giacenze da smaltire. Il riflesso<br />

immediato è stata la flessione dei<br />

prezzi, prima in ambito europeo e<br />

subito dopo in ambito nazionale.<br />

In particolare, sono state le carni<br />

di bovino adulto e di vitello quelle<br />

a pagare lo scotto più alto, mentre<br />

quelle di vitellone, grazie alla<br />

loro “specificità”, hanno reagito<br />

meglio riuscendo nel complesso a<br />

mantenere i valori medi dell’anno<br />

precedente.<br />

Il prezzo medio 2020 per le carni<br />

di bovino adulto per tutto l’anno a<br />

partire da febbraio si è attestato su<br />

livelli inferiori a quelli dell’anno<br />

precedente risultando nel complesso<br />

inferiore del 6,5%. In particolare,<br />

le quotazioni hanno subito un crollo<br />

importante nei mesi di marzo e<br />

aprile (–32% e -–25% rispetto alle<br />

analoghe del 2019), nel corso del<br />

primo lockdown. Nei mesi successivi<br />

la riduzione delle macellazioni e<br />

delle importazioni ha permesso<br />

una lieve ripresa, non sufficiente<br />

comunque a raggiungere i valori<br />

dell’anno precedente.<br />

Analoga situazione per le carni<br />

di vitello, destinata in prevalenza<br />

ai circuiti della ristorazione<br />

e alberghiero, i cui prezzi — in<br />

graduale ridimensionamento da<br />

marzo — sono crollati tra aprile e<br />

maggio (–7% vs 2019) e non sono<br />

riusciti più a recuperare fino alla<br />

fine dell’anno, perdendo complessivamente<br />

il 3,8% rispetto alla media<br />

annua 2019.<br />

I movimenti di import/export<br />

si sono mossi in coerenza con questa<br />

pesantezza del mercato e nei<br />

mesi di aprile e maggio le flessioni<br />

dell’import di carne hanno segnato<br />

rispettivamente –27% e –25% rispetto<br />

al precedente anno; nel mese di<br />

giugno la riapertura della ristorazione<br />

e gli allentamenti alle restrizioni<br />

hanno fatto schizzare l’import al<br />

+9%, ma i volumi importati hanno<br />

segnato nuove pesanti contrazioni<br />

nei mesi successivi, portando il cumulato<br />

in volume dei primi dieci<br />

mesi su valori inferiori del 8,7%<br />

rispetto al 2019.<br />

L’alleggerimento dei flussi commerciali<br />

con l’estero non ha però<br />

risolto la pesantezza del mercato<br />

interno delle carni rosse, che per gli<br />

allevamenti si è tradotto nella caduta<br />

dei prezzi non solo delle carni ma<br />

anche dei capi vivi in allevamento<br />

(all’origine vitelli: –4,4%; vacche:<br />

–5,7%). Molte le misure varate dal<br />

Governo nell’ambito del fondo<br />

emergenziale che, tra premi alla<br />

La forte flessione dei prezzi nell’ultimo trimestre 2020 all’interno della<br />

filiera suinicola non è imputabile alle misure di restrizione per il Covid-19,<br />

ma alla crisi del mercato tedesco, determinato dalla PSA e dal blocco delle<br />

esportazioni extra UE (photo © Lauren Mcconachie x unsplash).<br />

Eurocarni, 4/21 75


iguardare un Paese come il nostro,<br />

fortemente dipendente dai mercati<br />

esteri per il proprio fabbisogno,<br />

ma può appesantire ancor più la<br />

già difficile situazione competitiva<br />

della zootecnia nazionale.<br />

La pandemia ha evidenziato tutte le debolezze del comparto suinicolo<br />

italiano, sia da un punto di vista strutturale che organizzativo. A partire da<br />

marzo 2020, infatti, la chiusura del canale Ho.re.ca. e dell’attività agrituristica<br />

ha determinato il crollo della vendita dei prosciutti Dop e di altre produzioni<br />

della salumeria di qualità (photo © Daniel Uvegard x unsplash).<br />

macellazione e aiuti all’ammasso<br />

privato, ha riservato al settore una<br />

fiche finanziaria di 35 milioni di<br />

euro, ma le condizioni — a detta<br />

degli operatori — restano critiche,<br />

sia sul mercato interno che su quello<br />

europeo.<br />

I dati relativi alle operazioni di<br />

ristallo, in parte desumibili dalle<br />

importazioni di broutard (+14%<br />

nei primi dieci mesi), evidenziano<br />

comunque una sorta di fiducia degli<br />

allevatori per il mercato delle carni<br />

bovine dei prossimi mesi. Intanto,<br />

aumentano i costi per l’acquisto di<br />

materie prime destinate all’alimentazione.<br />

Sia per i proteici (farine<br />

di soia, colza e girasole), sia per i<br />

cereali (grano e mais) le quotazioni<br />

sono fortemente aumentate nella<br />

fase finale del 2020.<br />

Questo continuo forte rialzo<br />

dei prezzi delle materie prime<br />

agricole rappresenta un campanello<br />

di allarme non solo per i rischi di<br />

approvvigionamento che possono<br />

La filiera suinicola<br />

Nel 2020, la tenuta del comparto<br />

suinicolo italiano è stata messa a<br />

dura prova a causa di una doppia<br />

emergenza sanitaria che avrà ripercussioni<br />

anche sulle dinamiche del<br />

<strong>2021</strong>. Infatti, i risultati produttivi<br />

ed economici dell’intero settore<br />

sono fortemente condizionati<br />

non solo dall’emergenza sanitaria<br />

legata alla pandemia di Covid-19,<br />

ma anche dalla diffusione di Peste<br />

Suina Africana (PSA) nel cuore<br />

dell’Europa.<br />

Al termine di quest’anno eccezionalmente<br />

negativo, l’impatto<br />

della diffusione della PSA nei<br />

principali Paesi produttori di carne<br />

suina della UE si sta rivelando un<br />

elemento quasi più grave dell’emergenza<br />

sanitaria causata dal<br />

Coronavirus. I problemi legati alla<br />

PSA si sono acutizzati a settembre<br />

con la scoperta di due focolai in<br />

Germania (secondo Paese produttore<br />

di carne suina dell’UE dopo<br />

la Spagna), notizia che ha portato<br />

all’immediato blocco delle importazioni<br />

di carne suina tedesca da parte<br />

di Cina, Giappone e Corea del Sud,<br />

i principali sbocchi commerciali<br />

per le carni suine europee. Questa<br />

sospensione degli acquisti apre uno<br />

scenario complesso, considerando<br />

che da gennaio a settembre 2020<br />

le esportazioni tedesche in Cina<br />

sono aumentate del 70% in volume<br />

e che l’assenza tedesca non può<br />

essere compensata da aumenti delle<br />

esportazioni da altri Stati Membri<br />

dato che attualmente è impossibile<br />

congelare più carne suina di quanto<br />

si sta già facendo a livello UE.<br />

Lo stop asiatico sulle importazioni<br />

tedesche ha riversato sul mercato<br />

europeo una grande quantità di<br />

carne suina, determinando un<br />

calo delle quotazioni all’origine<br />

degli animali. In questo contesto,<br />

si configura un quadro di forte<br />

incertezza e di pericoloso surplus<br />

produttivo a livello europeo che<br />

76<br />

Eurocarni, 4/21


FIORANIR<br />

IL FUTURO ALLE ORIGINI<br />

Una piccola geniale novità in casa Fiorani!<br />

La pasta di salame, un prodotto pratico e<br />

versatile. L’ingrediente segreto per<br />

trasformare un piatto banale in una<br />

ricetta indimenticabile.<br />

Tutte le gamme di prodotti Fiorani<br />

sono studiate per garantire al<br />

consumatore praticità, qualità e<br />

bontà, come gli insaccati Linea<br />

Benessere.<br />

Salamella classica o mantovana,<br />

luganega, capricci di vitello e<br />

suino, salsiccette di vitello con<br />

budello vegetale edibile: sono<br />

tutti ricchi di gusto, senza glutine<br />

e senza coloranti, frutto di<br />

un’attenta selezione delle carni e<br />

di un rigoroso controllo della<br />

filiera per offrire qualità e<br />

sicurezza.<br />

Cultura del cibo, patrimonio in<br />

ogni tempo<br />

Possiamo anche scherzarci su, ma<br />

l’argomento è serissimo. Il cibo è<br />

storia, convivialità, benessere e<br />

salute.<br />

Un patrimonio che ci accompagna<br />

nelle nostre vite e che Fiorani si<br />

impegna a preservare e valorizzare<br />

attraverso il sapiente know-how<br />

nella lavorazione delle materie<br />

prime, la conoscenza delle ricette<br />

della tradizione, la costante<br />

innovazione di processi e di<br />

prodotti.<br />

Senza glutine - Qualità - Innovazione - Praticità - 100% gusto<br />

Sul sito www.fioraniec.com nella sezione ricette si trovano tante sfiziose idee (e diverse tipologie di cottura) per portare in tavola i prodotti Fiorani.<br />

seguici su:<br />

FIORANI&C. S.P.A. - VIA COPPALATI N. 52 - 29122 PIACENZA (PC)<br />

P.IVA 01410740334 - TEL. +39 (0)523-596111 - marketing.fiorani@fiorani.net


potrebbe determinare un eccesso<br />

di offerta. Fattori che hanno già<br />

piegato la curva dei prezzi, con un<br />

calo delle quotazioni nazionali nelle<br />

ultime settimane del 2020.<br />

Non da ultimo, a fine 2020 gli<br />

allevatori si sono trovati a dover<br />

fronteggiare anche l’inasprimento<br />

dei costi di produzione legato ad un<br />

aumento dei prezzi dei prodotti per<br />

l’alimentazione animale, innescato<br />

dai rincari sul prezzo del mais e<br />

delle farine proteiche sui mercati<br />

mondiali.<br />

La pandemia ha evidenziato<br />

tutte le debolezze del comparto<br />

suinicolo italiano, sia da un punto<br />

di vista strutturale che organizzativo.<br />

A partire da marzo 2020, infatti,<br />

la chiusura del canale HO.RE.CA. e<br />

dell’attività agrituristica ha determinato<br />

il crollo della vendita dei<br />

prosciutti DOP e di altre produzioni<br />

della salumeria di qualità.<br />

Per quanto riguarda l’andamento<br />

del mercato, già a inizio<br />

2020 erano emersi i primi segnali<br />

di indebolimento dei prezzi all’origine<br />

dei suini pesanti destinati<br />

alle produzioni tipiche, che si sono<br />

poi accentuati col diffondersi del<br />

Covid-19 (tra aprile e giugno il calo<br />

delle quotazioni è stato superiore<br />

al 25% rispetto agli stessi mesi del<br />

2019). In particolare, tra maggio e<br />

giugno 2020 le quotazioni di tutti i<br />

principali prodotti della filiera, dai<br />

suini vivi (da ingrasso o da macello),<br />

ai principali tagli di carne suina<br />

fresca fino ai prosciutti stagionati,<br />

hanno raggiunto dei valori eccezionalmente<br />

bassi.<br />

A giugno il prezzo dei suini<br />

da macello pesanti (160/176 kg)<br />

destinati al circuito tutelato ha<br />

toccato il minimo storico sul mercato<br />

nazionale (circa 1 €/kg), e<br />

per le cosce fresche pesanti per la<br />

DOP (13/16 €/kg) le quotazioni<br />

sono state le più basse da quando<br />

la Commissione Unica Nazionale<br />

(CUN) è attiva (circa 3,20 €/kg per<br />

la coscia fresca pesante destinata al<br />

circuito DOP).<br />

A maggio hanno iniziato a calare<br />

anche i prezzi degli altri tagli di<br />

carne destinati al consumo fresco<br />

(lombo taglio Padova, coppa e<br />

pancetta fresca), dopo una fase di<br />

stabilità dei prezzi tra marzo e aprile<br />

sostenuti dalla crescente domanda<br />

presso la GDO.<br />

Dopo mesi caratterizzati da<br />

quotazioni al ribasso, con l’arrivo<br />

dell’estate sul mercato suinicolo<br />

sono comparsi i primi segnali di<br />

ripresa per gli allevatori, grazie ad<br />

una parziale riapertura di bar e ristoranti<br />

sull’intero territorio nazionale<br />

che ha dato impulso alla domanda<br />

di carne suina fresca e dei prodotti<br />

dell’industria dei salumi. Le quotazioni<br />

dei suini da macello pesanti<br />

hanno ripreso a salire, mantenendo<br />

una tendenza crescente fino a ottobre<br />

2020 (il prezzo medio all’origine<br />

ha registrato un +23% tra il secondo<br />

e il terzo trimestre).<br />

La domanda di suini da parte<br />

dell’industria di macellazione risulta<br />

comunque sostenuta ad inizio<br />

<strong>2021</strong>, con una pur timida favorevole<br />

inversione del prezzo. Da maggio<br />

in poi i ritmi produttivi hanno ripreso<br />

dei livelli vicini a quelli della<br />

pre-emergenza Covid-19, anche se<br />

continuano le limitazioni dovute<br />

alla parziale chiusura del canale<br />

HO.RE.CA. in atto da novembre. Nel<br />

periodo tra gennaio e ottobre 2020<br />

si registra un calo del 9% dei capi<br />

macellati rispetto allo stesso periodo<br />

del 2019.<br />

Lo scoppio della pandemia ha<br />

sicuramente condizionato anche<br />

le dinamiche del commercio estero<br />

del settore suinicolo nazionale. Tra<br />

gennaio e ottobre 2020 si registra un<br />

calo del 6% dei volumi dell’export<br />

del settore rispetto allo stesso periodo<br />

del 2019, a cui però corrisponde<br />

un aumento in valore del +5,3%,<br />

mentre l’import è calato del 6,5%<br />

in valore (–7% in volume), con un<br />

conseguente assottigliamento del<br />

deficit commerciale che a ottobre<br />

2020 si attesta su –290 milioni di<br />

euro, segnando un recupero di 204<br />

milioni di euro rispetto ai primi dieci<br />

mesi del 2019.<br />

La svalutazione dei prezzi della<br />

carne suina sul mercato UE ha<br />

sicuramente avuto una ripercussione<br />

sul valore delle importazioni<br />

italiane. Inoltre, nella prima metà<br />

del 2020, molti trasformatori hanno<br />

rallentato le importazioni di carne<br />

suina a causa della riduzione della<br />

domanda di salumi da parte del<br />

canale HO.RE.CA., che nella prima<br />

fase della pandemia ha determinato<br />

un maggior ricorso alle materie<br />

prime nazionale e la tendenza a non<br />

accumulare in magazzino nuova<br />

produzione. Tuttavia, la riduzione<br />

degli acquisti di carne suina sul<br />

mercato estero non ha permesso<br />

al mercato interno di compensare<br />

il calo produttivo registrato tra<br />

gennaio e ottobre 2020 (–9% dei<br />

capi macellati), determinando una<br />

sostanziale stabilità del tasso di autoapprovvigionamento<br />

del settore<br />

suinicolo italiano.<br />

Tra gennaio e ottobre 2020<br />

si confermano a grandi linee le<br />

principali tendenze registrate negli<br />

ultimi anni per le produzioni che<br />

maggiormente rispondono alla<br />

domanda del mercato internazionale:<br />

crescono in valore, rispetto a<br />

gennaio-ottobre 2019, le esportazioni<br />

di “salsicce e salami stagionati”<br />

(+15,7%), dei “prosciutti cotti”<br />

(+1,7%) e, soprattutto, delle “pancette<br />

stagionate” (+25,7%). In calo<br />

invece le esportazioni di “prosciutti<br />

disossati, speck, culatelli”, categoria<br />

di prodotti che da sola rappresenta<br />

circa il 40% dell’export totale del<br />

settore: tra il 2018 e il 2019 si registrava<br />

una leggera contrazione del<br />

valore dell’export (–1,3%), che si<br />

conferma anche durante il 2020<br />

con un calo dell’1,7% tra gennaio e<br />

ottobre rispetto allo stesso periodo<br />

del 2019, che corrisponde a una<br />

riduzione dei volumi esportati pari<br />

al 13%.<br />

Questa categoria di prodotti ha<br />

come destinazione principale il canale<br />

HO.RE.CA. dei Paesi acquirenti<br />

e quindi il loro collocamento sul<br />

mercato estero è stato fortemente<br />

condizionato dalle misure di contenimento<br />

del Covid-19 che hanno<br />

portato alla chiusura di molti ristoranti,<br />

bar e mense in gran parte dei<br />

mercati di destinazione.<br />

Fonte: Emergenza Covid-19<br />

IV Rapporto sulla domanda<br />

e l’offerta dei prodotti alimentari<br />

nell’emergenza Covid-19<br />

Ismea – Istituto di servizi<br />

per il mercato agricolo alimentare<br />

Febbraio <strong>2021</strong><br />

www.ismea.it<br />

78<br />

Eurocarni, 4/21


La linea GUSTAmi ® è realizzata con carni di altissima qualità, provenienti da ALLEVAMENTI ITALIANI<br />

qualificati, dove gli animali vengono nutriti in modo sano e naturale e accuditi nel pieno rispetto<br />

del BENESSERE ANIMALE certificato ClassyFarm.<br />

Scopri tutti i prodotti sul nostro sito<br />

www.gustami.eu<br />

#impossibileresistere<br />

GUSTAmi ® è un marchio di LANZA S.r.l.<br />

Viale Europa, 9 - 37024 Negrar di Valpolicella (VR) - Italy<br />

Tel. +39 045 750 00 46 - info@lanzasrl.com


ANALISI DI SETTORE<br />

<strong>2021</strong>: ripartenza?<br />

Richiamando un noto brano musicale del compianto Lucio Dalla<br />

che dà il titolo al loro Rapporto, “L’anno che verrà”, Coop e<br />

Nomisma scattano la foto dell’Italia al termine di un 2020 nefasto<br />

di Sebastiano Corona<br />

Un recentissimo documento<br />

del noto Centro Studi, mostra<br />

le previsioni per il futuro<br />

prossimo, frutto di due indagini<br />

condotte nel mese di dicembre. La<br />

prima ha coinvolto un campione di<br />

800 individui tra 18 e 65 anni. La<br />

seconda — definita “<strong>2021</strong> Restart. Il<br />

nuovo inizio per l’Italia e gli Italiani”<br />

— si è rivolta alla community del sito<br />

di italiani.coop ed ha interessato<br />

700 opinion leader e market maker,<br />

fruitori delle passate edizioni del<br />

Rapporto. Tra questi sono stati<br />

selezionati soggetti con profilo<br />

manageriale/executive in grado di<br />

anticipare più di altri le tendenze<br />

future del Paese.<br />

Lo studio restituisce un quadro<br />

a tinte fosche, facilmente intuibile,<br />

se si considera l’anno sconcertante<br />

appena concluso. Ma gli Italiani,<br />

nella loro proverbiale capacità<br />

di adattamento, fanno di necessità<br />

virtù e guardano al futuro con<br />

fiducia, nella consapevolezza che<br />

il proprio stile di vita vada rivisto<br />

e che debba essere altresì riconsiderata<br />

la scala dei valori e delle<br />

priorità personali. È forte la consapevolezza<br />

che ci vorrà tempo per<br />

tornare ai livelli di spesa pre-Covid,<br />

pertanto ogni singolo acquisto va<br />

ponderato e fatto con consapevolezza.<br />

Se da una parte si guarda con<br />

interesse alla casa, la salute e la famiglia,<br />

dall’altra lo sguardo è rivolto a<br />

ciò che è mancato nell’anno appena<br />

concluso: viaggi e vacanze, socialità<br />

in presenza e una nuova mobilità,<br />

stavolta sostenibile e Covid free.<br />

80<br />

Eurocarni, 4/21


La ripresa economica si allontana<br />

per il 33% del campione intervistato<br />

di manager, scivola addirittura<br />

al 2025 e oltre. Mentre la possibilità<br />

di vaccinarsi si fa sempre più reale<br />

e solo un Italiano su dieci si dice<br />

contrario.<br />

Attenti al benessere psicofisico e<br />

all’ambiente, gli Italiani, speranzosi<br />

nel futuro, si mostrano disposti al<br />

cambiamento e perdono la fiducia<br />

nei media e nei politici, per celebrare,<br />

di contro, la nascita di nuovi eroi<br />

quali medici e scienziati.<br />

Alcune abitudini acquisite<br />

temporaneamente si mostrano ora<br />

come permanenti, una per tutte,<br />

l’approccio al digitale. Per il nuovo<br />

anno, nelle intenzioni degli Italiani<br />

si fanno spazio comportamenti<br />

quotidiani e stili di vita più salutari:<br />

il 46% del campione si sposterà<br />

quotidianamente a piedi, il 42% farà<br />

attività fisica, il 20% frequenterà spa<br />

e centri benessere.<br />

Assisteremo a comportamenti<br />

improntati ad una maggiore sobrietà.<br />

Per la prima volta il 35%<br />

acquisterà abiti facendo attenzione<br />

alla loro sostenibilità e il 23% aiuterà<br />

nelle faccende domestiche. Ci sarà<br />

spazio anche per l’attenzione alle<br />

persone più fragili (il 28% dedicherà<br />

più tempo a parenti anziani<br />

non autosufficienti, il 26% ai propri<br />

figli) e per la sperimentazione delle<br />

opportunità digitali che migliorano<br />

la vita (streaming, e-banking, ecc…).<br />

Per tanti Italiani la pandemia e<br />

le difficoltà economiche faranno<br />

ancora della casa il luogo privilegiato<br />

della quotidianità. Per tanti<br />

altri, invece, torneranno a crescere<br />

i viaggi e le occasioni di intrattenimento<br />

outdoor. Oltre 4 Italiani su 10<br />

dichiarano che nei prossimi 12 mesi<br />

viaggeranno più spesso.<br />

Molti hanno intenzione di tornare<br />

alla socialità di un tempo ed<br />

esprimono voglia di compresenza<br />

fisica. Più di uno su 3 agogna a serate<br />

in compagnia.<br />

Diventano invece fuori moda i<br />

comportamenti orientati al riconoscimento<br />

sociale (per un Italiano su<br />

due si riduce l’acquisto di abiti di<br />

alta moda), le visite ai grandi mall e<br />

le discoteche (il 63% degli Italiani<br />

rinuncerà a quest’ultime in parte<br />

o del tutto).<br />

La casa e il cibo rimangono<br />

dei capisaldi nel post-Covid. Così<br />

ristrutturazioni, domotica e acquisti<br />

di elettrodomestici figurano ai primi<br />

posti nella lista dei desideri e l’amore<br />

per la cucina, che ha dominato<br />

nel 2020, continua a rafforzarsi,<br />

inducendo a spendere senza rinunciare<br />

a qualità e salubrità.<br />

Il balzo in avanti registrato<br />

dalla GDO nel 2020 è destinato a<br />

ridursi nel <strong>2021</strong>, col graduale esaurirsi<br />

dell’emergenza sanitaria e col<br />

contemporaneo possibile acuirsi di<br />

quella sociale. Si attende infatti una<br />

flessione del fatturato della rete fisica<br />

della Grande Distribuzione del<br />

2,6% (–1,6% considerando anche le<br />

vendite on-line).<br />

Con la nuova serie di chiusure<br />

che hanno caratterizzato la fine<br />

del 2020, gli Italiani sono tornati<br />

a privilegiare i consumi indoor e<br />

la GDO ha fatto segnare un incremento<br />

dell’8% delle vendite nella<br />

settimana di Natale. Un’accelerazione<br />

finale che ha spinto le vendite<br />

2020 della rete fisica della GDO a<br />

un +4,2% sull’anno precedente e<br />

oltre il +5% considerando anche<br />

il canale e-commerce (che con una<br />

variazione che sfiora il +140% contribuisce<br />

con quasi un punto percentuale<br />

alla crescita complessiva del<br />

L’e-commerce rappresenta il dilemma degli operatori<br />

della fi liera alimentare. Per il 60% dei top manager del<br />

comparto costituisce una minaccia, per il restante 40%,<br />

un’opportunità. Piaccia o meno, è un mercato in forte<br />

crescita anche il prossimo anno — la Nielsen stima<br />

un +62% per le vendite on-line nel <strong>2021</strong> — e l’occasione<br />

per dare un migliore servizio ai consumatori<br />

settore). Le difficoltà economiche,<br />

da un lato, hanno certamente favorito<br />

la crescita del discount (+9,1%)<br />

e degli specialisti drug (+8,1%), e,<br />

dall’altro, le limitazioni agli spostamenti<br />

hanno fatto crescere il libero<br />

servizio che, con un’inversione di<br />

tendenza rispetto allo scorso anno,<br />

segna una variazione positiva del<br />

+5,8%. All’opposto, continua invece<br />

a soffrire il canale degli ipermercati<br />

(–2,8%).<br />

Pur essendo ben consapevoli<br />

che il recupero della situazione<br />

economica e sociale del pre-Covid<br />

è ancora lontano, gli Italiani vivono<br />

divisi tra la consapevolezza delle<br />

innumerevoli difficoltà che ancora<br />

hanno davanti e l’impazienza di<br />

riappropriarsi del loro futuro, tornando<br />

a fare molte delle cose che<br />

sono mancate nel 2020.<br />

L’anno si è chiuso con la più<br />

ampia contrazione dei consumi<br />

dal dopoguerra, –10% rispetto al<br />

2019, e il <strong>2021</strong> vedrà certamente<br />

una ripresa, stimabile in un +4,9%,<br />

che tuttavia non consentirà di riguadagnare<br />

i livelli e la composizione<br />

della spesa pre-Covid.<br />

A pagare più di tutti il prezzo<br />

della pandemia, delle nuove paure<br />

o delle mutate abitudini, saranno<br />

soprattutto i trasporti pubblici,<br />

l’ambito in cui gli Italiani pensano<br />

di ridurre drasticamente le spese<br />

rispetto al 2019. Ma anche abbigliamento,<br />

calzature, abbonamenti,<br />

pay TV risentono pesantemente<br />

del timore della contrazione dei<br />

redditi. In casa, uno su 5 sogna la<br />

domotica, quasi 4 su 10 ragionano<br />

su ristrutturazioni o efficientamento<br />

energetico, e ai primi posti nella<br />

lista dei desideri compaiono anche<br />

le spese per rinnovare l’arredamento,<br />

i grandi elettrodomestici, quali<br />

lavatrice, lavastoviglie e persino i<br />

robot da cucina.<br />

Il digital jump non si interrompe<br />

ma trova invece nuova linfa anche<br />

nelle previsioni <strong>2021</strong>: quasi un<br />

Italiano su 2 investirà su nuovo<br />

smartphone, tablet, PC, smart TV;<br />

anche i pagamenti on-line, l’egrocery<br />

e il delivery saranno sempre<br />

più frequenti.<br />

Gli Italiani sembrano alla ricerca<br />

di nuove soluzioni smart. Conside-<br />

Eurocarni, 4/21 81


L’anno 2020 si è chiuso con la più ampia contrazione dei consumi dal dopoguerra, –10% rispetto al 2019, e il <strong>2021</strong><br />

vedrà certamente una ripresa, stimabile in un +4,9%, che tuttavia non consentirà di riguadagnare i livelli e la<br />

composizione della spesa pre-Covid (photo © Ibrahim Boran x unsplash).<br />

rato che in certi casi sono gli unici<br />

strumenti che hanno permesso loro<br />

di mantenere una certa socialità e<br />

un impegno nel lavoro, anche tra le<br />

mura domestiche. Il cibo, assieme<br />

alla salute e alla casa, rimane, dunque,<br />

l’ultimo argine alla riduzione<br />

dei consumi rispetto al pre-Covid.<br />

Ciò nonostante, quello del <strong>2021</strong> sarà<br />

per molti un cibo sobrio e se per<br />

il 71% del campione questa voce<br />

di spesa rimarrà stabile, un 15%<br />

intende invece risparmiare.<br />

Continua l’onda lunga dello slow<br />

cooking, la nuova strategia degli Italiani<br />

per spendere meno, acquistando<br />

più ingredienti di base e meno<br />

piatti pronti, e contemporaneamente<br />

difendere qualità e salubrità della<br />

propria tavola. Inoltre, secondo gli<br />

executive della filiera alimentare, gli<br />

acquisti si concentreranno maggiormente<br />

sugli alimenti prodotti con<br />

materie prime italiane e naturali/<br />

sostenibili. Rispettivamente il 53%<br />

e il 48% del campione ritiene che<br />

queste categorie registreranno<br />

le migliori performance rispetto<br />

all’anno precedente. Ma cresceranno<br />

significativamente anche gli<br />

ingredienti freschi.<br />

Proprio il concetto di prodotto<br />

sostenibile però si fa più articolato e,<br />

al generico rispetto dell’ambiente,<br />

si affianca quello della produzione<br />

locale o legata al territorio (il<br />

50% abbina questo tema alla sostenibilità)<br />

e una filiera controllata<br />

(49%). Compare anche il principio<br />

della giusta remunerazione per i<br />

vari attori della filiera (la cita abbinata<br />

alla sostenibilità il 47% del<br />

campione).<br />

Anche nello scenario <strong>2021</strong> i<br />

punti più critici saranno la minaccia<br />

della crisi economica e dei suoi effetti<br />

negativi sulla domanda finale (il<br />

27% prevede un calo negli acquisti<br />

di prodotti alimentari o del largo<br />

consumo) e col graduale esaurirsi<br />

dell’emergenza sanitaria, una flessione<br />

del fatturato della rete fisica<br />

della Grande Distribuzione Organizzata.<br />

L’e-commerce rappresenta<br />

il dilemma degli operatori della<br />

filiera alimentare. Per il 60% dei top<br />

manager del comparto costituisce<br />

una minaccia, per il restante 40%,<br />

un’opportunità.<br />

Piaccia o meno, è un mercato<br />

in forte crescita anche il prossimo<br />

anno (la NIELSEN stima un +62%<br />

per le vendite on-line nel <strong>2021</strong>) e<br />

l’occasione per dare un migliore<br />

servizio ai consumatori. Tuttavia,<br />

questo canale rischia di cannibalizzare<br />

la rete fisica ed aggiungere<br />

ulteriori costi agli equilibri di<br />

bilancio del settore, già di per sé<br />

piuttosto precari. Il Covid ha accelerato<br />

certi processi e ne ha frenato<br />

degli altri. Di certo, se la pandemia<br />

non dovesse venire meno in tempi<br />

brevi, non mancheranno sorprese<br />

nel comportamento degli Italiani<br />

di fronte allo scaffale. E non solo.<br />

Sebastiano Corona<br />

Nota<br />

A pagina 80, photo © Felbaba –<br />

stock.adobe.com<br />

82<br />

Eurocarni, 4/21


ANALISI DI MERCATO<br />

Sempre più green<br />

La sostenibilità conquista le etichette dei prodotti a marca<br />

commerciale e ne spinge le vendite. 18 prodotti su 100<br />

hanno un claim ecologico in etichetta: un paniere<br />

che ha aumentato le vendite di +10,2% in un anno,<br />

superando gli 1,7 miliardi di euro di sell-out. Sostenibilità<br />

agricola o negli allevamenti e responsabilità sociale<br />

sono i valori più segnalati sulle confezioni. A rivelarlo è il<br />

monitoraggio condotto dal nuovo Osservatorio Immagino<br />

La marca del distributore è<br />

sempre più green: a rivelarlo<br />

è la nuova edizione, l’ottava,<br />

dell’Osservatorio Immagino realizzato<br />

da GS1 Italy in collaborazione con<br />

NIELSEN. Da questo report emerge<br />

che, nell’arco di un anno, sono saliti<br />

a 6.407 i prodotti a private label sulle<br />

cui confezioni compare almeno un<br />

claim relativo al mondo della sostenibilità.<br />

In 12 mesi le loro vendite<br />

sono salite di +10,2%, arrivando a<br />

oltre 1,7 miliardi di euro. Ma, nonostante<br />

questo trend sopra media,<br />

nel paniere dei prodotti a marca del<br />

distributore l’incidenza dei prodotti<br />

sostenibili è ancora bassa: la loro<br />

quota sul giro d’affari si ferma al<br />

22,8%, contro il 24,4% detenuto<br />

dai prodotti green sul totale del largo<br />

consumo confezionato.<br />

Partendo dalla sua ampia base<br />

di analisi, composta da 115.000<br />

prodotti del largo consumo (corrispondenti<br />

all’82,1% del giro<br />

d’affari realizzato in ipermercati e<br />

supermercati italiani), l’Osservatorio<br />

Immagino si è focalizzato sui prodotti<br />

a marca commerciale che evidenziano<br />

in etichetta i loro valori legati<br />

al mondo della sostenibilità e li ha<br />

organizzati in quattro diversi panieri<br />

in base al tipo di claim presente sulle<br />

confezioni.<br />

Il paniere più rilevante è quello<br />

costituito dai prodotti presentati<br />

come provenienti da agricoltura o<br />

allevamento sostenibili, col 32,6%<br />

di incidenza sulle vendite totali<br />

delle private label green. Il secondo<br />

paniere per incidenza è quello dei<br />

prodotti ottenuti nel rispetto della<br />

responsabilità sociale (22,3% del<br />

giro d’affari). Seguono il paniere<br />

dei prodotti che rimandano al<br />

84<br />

Eurocarni, 4/21


In basso: con una crescita annua<br />

a valore di +12,3%, le vendite<br />

dei prodotti a marca privata<br />

segnalati come provenienti<br />

da agricoltura e allevamenti<br />

sostenibili hanno superato<br />

gli 870 milioni di euro.<br />

management sostenibile delle risorse<br />

(12,1%) e il rispetto degli animali<br />

(7,1%).<br />

Agricoltura e allevamenti<br />

sostenibili<br />

Con una crescita annua a valore<br />

di +12,3%, le vendite dei prodotti<br />

a marca privata segnalati come<br />

provenienti da agricoltura e allevamenti<br />

sostenibili hanno superato<br />

gli 870 milioni di euro. Gli<br />

aumenti a valore più significativi<br />

sono stati ottenuti dal claim “senza<br />

antibiotici” (+198,9%), spinto da<br />

Eurocarni, 4/21 85


Performance molto positive per le referenze con “ingredienti 100% naturali” (+26,4%), con indicazioni di “filiera/<br />

tracciabilità” (+18,7%) e certificati biologici/EU Organic (+10,1%).<br />

un effetto combinato d’incremento<br />

dell’assortimento (+54,8%) e del<br />

boom della domanda (+144,1%).<br />

Performance molto positive anche<br />

per le referenze con “ingredienti<br />

100% naturali” (+26,4%), con indicazioni<br />

di “filiera/tracciabilità”<br />

(+18,7%) e certificati biologici/<br />

EU Organic (+10,1%). In flessione<br />

del –7,3%, invece, le vendite dei<br />

prodotti “senza OGM”.<br />

Responsabilità sociale<br />

Crescita annua a doppia cifra<br />

(+13,5%) anche per le vendite dei<br />

1.312 prodotti a private label che richiamano<br />

in etichetta l’impegno sul<br />

fronte della responsabilità sociale e<br />

che realizzano 572 milioni di euro<br />

di sell-out in iper e supermercati. A<br />

spingere questo paniere è principalmente<br />

la certificazione da foreste<br />

gestite in modo responsabile FSC<br />

(+14,0% di vendite annue), seguita<br />

da quelle Fairtrade (+7,0%) e UTZ<br />

(+104,0%), seppur quest’ultima<br />

limitata ad un numero ridotto di<br />

prodotti a scaffale.<br />

Management sostenibile<br />

delle risorse<br />

Con 2.057 prodotti a marchio,<br />

realizzati facendo attenzione alla<br />

gestione sostenibile delle risorse, le<br />

insegne hanno superato i 571 milioni<br />

di euro di vendite (+6,3% annuo).<br />

Tra le indicazioni in etichetta che<br />

registrano gli incrementi di vendita<br />

più significativi ci sono “compostabile”<br />

(+35,1%), “biodegradabile”<br />

(+26,5%), minor utilizzo della<br />

plastica nelle confezioni (+43,1%)<br />

e riduzione degli sprechi (+14,3%).<br />

Trend positivo anche per i prodotti<br />

di cura della persona e della casa che<br />

evidenziano ingredienti “vegetali” e<br />

assenza di “fosfati” (+14,0%).<br />

Rispetto degli animali<br />

Gli 80 prodotti a marca del distributore<br />

che riportano sulla confezione<br />

un claim relativo a tecniche di pesca<br />

sostenibile o all’esclusione di test<br />

condotti su animali sono cresciuti<br />

di +5,3% nell’arco dei 12 mesi analizzati.<br />

I prodotti con i claim “Friend<br />

of the sea” e “Cruelty free” hanno<br />

realizzato 30 milioni di sell-out, per<br />

la quasi totalità concentrati nella<br />

drogheria alimentare.<br />

Fonte: GS1 Italy<br />

Osservatorio Immagino<br />

tendenzeonline.info<br />

86<br />

Eurocarni, 4/21


AFFIDABILITÀ<br />

CERTIFICAZIONI<br />

GARANZIA DI QUALITÀ<br />

PUNTUALITÀ<br />

PUNTUALITÀ<br />

GARANZIA DI<br />

QUALITÀ<br />

GARANZIA DI<br />

QUALITÀ<br />

CERTIFICAZIONI<br />

PUNTUALITÀ<br />

SUINCOM SPA · Strada Comunale Del Cristo 12/14 · 41014 Castelvetro Di Modena (MO) Frazione: Solignano Nuovo · Tel. 059 748711 · Fax 059 797232 · info@suincom.it · www.suincom.it


CONSUMI<br />

Prospettive del consumo<br />

di carni al 2030<br />

nell’Unione Europea<br />

L’annuale documento della Commissione europea<br />

prevede un calo di 1,1 kg pro capite, con bovino e suino<br />

in diminuzione e pollame in moderato incremento<br />

di Roberto Villa<br />

Photo © Nitr – stock.adobe.com<br />

Il consumo complessivo di carni<br />

nell’Unione Europea nel 2030<br />

è previsto si attesti a 67,6 kg pro<br />

capite annui, in calo di 1,1 kg dai<br />

livelli di inizio decennio, secondo<br />

il documento EU agricultural outlook:<br />

for markets, income and environment<br />

2020-2030, aggiornato al mese di<br />

dicembre 2020 1 . Il calo è essenzialmente<br />

ascrivibile al minor consumo<br />

di carni suine (–1,4 kg) e bovine<br />

(–0,9 kg) e ciò si lega anche alla riduzione<br />

del patrimonio zootecnico<br />

bovino dell’Unione. Solo le carni di<br />

pollame sono previste in aumento a<br />

24,6 kg pro capite (+1,2 kg).<br />

Il rapporto, redatto dalla DG<br />

Agri (Direttorato generale per l’Agricoltura<br />

e lo Sviluppo rurale), prende<br />

in considerazione le informazioni<br />

economiche disponibili al settembre<br />

2020 e pone tuttavia in premessa<br />

l’incontrollabile elemento<br />

di incertezza alla luce della rimodulazione<br />

dell’economia che segue<br />

alla pandemia di Covid-19, oltre che<br />

elementi di incertezza specifici del<br />

settore carni come il contenimento<br />

della Peste Suina Africana nei 27<br />

Paesi Membri e nei principali Paesi<br />

produttori.<br />

A livello mondiale il consumo<br />

di carni è dato in continua salita,<br />

88<br />

Eurocarni, 4/21


ad un tasso pari a 1,1 kg pro capite<br />

all’anno, grazie alla crescita economica<br />

nei Paesi in via di sviluppo<br />

e all’aumento della popolazione<br />

mondiale. Parte di questa nuova<br />

domanda sarà coperta dall’offerta<br />

interna degli stati, un ruolo importante<br />

sarà determinato dal commercio<br />

mondiale: secondo il rapporto<br />

della Commissione però l’Unione<br />

Europea ne beneficerà solo in misura<br />

ridotta, a favore del pollame ed<br />

in minor misura per il suino.<br />

Bovino e vitello<br />

In linea con la tendenza in atto negli<br />

ultimi anni, la produzione di carne<br />

bovina nell’Unione scenderà, sino<br />

a diminuire di 600.000 tonnellate<br />

(–8,3%) nel 2030 rispetto al 2020. Il<br />

numero di capi è previsto in calo di<br />

2,2 milioni (–7%), in conseguenza<br />

anche del fatto che il patrimonio dei<br />

bovini da latte è dato in contrazione<br />

grazie al progressivo incremento<br />

delle rese di lattazione. Il consumo<br />

interno di carni bovine scenderà dai<br />

10,6 kg pro capite del 2020 ai 9,7 kg<br />

del 2030 (–8,5%).<br />

La domanda di carne bovine<br />

a livello mondiale è in aumento,<br />

ma con una forte competizione<br />

di altri Paesi forti esportatori; in<br />

conseguenza di ciò la percentuale<br />

del commercio internazionale appannaggio<br />

dell’Unione Europea<br />

scenderà dal 7% al 6%, stretta tra<br />

colossi molto competitivi come Brasile,<br />

Argentina, Stati Uniti. I prezzi<br />

sono previsti stabili o in discesa<br />

fino al 2025, per poi risalire nel<br />

quinquennio seguente grazie ad<br />

una riduzione dell’offerta globale.<br />

Suino<br />

La produzione di carne suina è<br />

preventivata in calo di 1 milione di<br />

tonnellate (–4,6%) tra il 2020 ed il<br />

2030, per un cambio di preferenze<br />

dei consumatori e per eventi intrinseci<br />

come il controllo di epizoozie,<br />

peste suina africana in primis, ed<br />

incertezze del quadro macro-economico<br />

globale: nel 2020, nonostante<br />

il forte incremento della domanda<br />

mondiale, la produzione europea<br />

non è aumentata per i timori legati<br />

alla situazione non chiara nel medio<br />

periodo.<br />

In linea con la tendenza in atto negli ultimi anni, la produzione<br />

di carne bovina nell’Unione scenderà, sino a diminuire<br />

di 600.000 tonnellate nel 2030 rispetto al 2020. Il consumo<br />

interno di carni bovine scenderà dai 10,6 kg pro capite<br />

del 2020 ai 9,7 kg del 2030. La carne suina rimarrà nel 2030<br />

la tipologia più consumata dagli europei, ma cederà terreno<br />

alle carni avicole, viste come più salutari e eco-sostenibili<br />

Dal 2019 parte della produzione<br />

di carne suina comunitaria è stata<br />

indirizzata verso il mercato cinese<br />

e del Sud-Est asiatico, contemporaneamente<br />

il consumo interno ha<br />

cominciato a calare; tale declino è<br />

dato come costante nel decennio in<br />

corso, fino a toccare un minimo di<br />

32 chilogrammi pro capite nel 2030<br />

(–1,4 kg sul 2020, equivalenti ad<br />

un –4,2%).<br />

La carne suina rimarrà anche<br />

nel 2030 la tipologia più consumata<br />

dai cittadini europei; tuttavia,<br />

cederà terreno alle carni avicole,<br />

viste come più salutari ed ecosostenibili<br />

(sebbene in riferimento<br />

a quest’ultimo aspetto non sia così,<br />

come evidenziato in una recente<br />

pubblicazione scientifica 2 di cui rendo<br />

conto nel mio articolo “L’impatto<br />

ambientale nelle carni convenzionali e<br />

bio” in <strong>EUR</strong>OCARNI 3/<strong>2021</strong>, pag. 98).<br />

Se la Cina riuscirà nel suo progetto<br />

di incrementare la quota di<br />

autoapprovvigionamento entro il<br />

2025 ed il Brasile proseguirà nella<br />

tendenza positiva della produzione,<br />

largamente destinata all’export, le<br />

esportazioni europee dovrebbero<br />

assestarsi su livelli leggermente superiori<br />

a quelli del 2018 e rimanere<br />

il principale attore a livello globale<br />

con il 38% del commercio internazionale.<br />

Il prezzo delle carni suine<br />

europee è previsto su valori di 1.600<br />

€/t nel 2030.<br />

Avicoli<br />

Le carni avicole sono l’unica categoria<br />

prevista in aumento entro il 2030,<br />

per un quantitativo di +620.000<br />

tonnellate (+4,6% sul 2020), grazie<br />

ad investimenti e ad un maggior<br />

gradimento da parte dei consumatori<br />

interni, mentre le esportazioni<br />

aumenteranno in maniera costante.<br />

Il consumo interno è previsto in<br />

aumento sino ai 24,6 kg pro capite<br />

nel 2030 (+1,2 kg sul 2020, pari al<br />

+4,7%). La percentuale delle carni<br />

avicole europee sul commercio<br />

mondiale scenderà dal 16,2% al<br />

15% a motivo della forte competizione<br />

brasiliana, tuttavia rimangono<br />

prospettive interessanti sui mercati<br />

asiatici, arabi ed africani. Il prezzo è<br />

dato in crescita fino al 2030 grazie<br />

alla domanda globale tonica.<br />

Ovicaprino<br />

La produzione di carni ovicaprine<br />

è prevista stabile, come pure il consumo<br />

pro capite pari a 1,3 kg annui.<br />

L’esportazione deve confrontarsi<br />

con la posizione dominante di<br />

Australia e Nuova Zelanda, che<br />

costituiscono l’80% del commercio<br />

mondiale di queste specie. I prezzi<br />

sono dati in calo fino al 2025, per<br />

poi riprendersi fino al 2030. Rimarrà<br />

un significativo divario tra il prezzo<br />

europeo e quello mondiale (Nuova<br />

Zelanda) a causa dei costi di produzione<br />

superiori.<br />

Roberto Villa<br />

Nota<br />

1. EC (2020), EU agricultural<br />

outlook for markets, income and<br />

environment, 2020-2030, European<br />

Commission, DG Agriculture<br />

and Rural Development,<br />

Bruxelles, ec.europa.eu/info/<br />

food-farming-fisheries/farming/facts-and-figures/markets/<br />

outlook/medium-term<br />

2. PIEPER M. et al., Calculation<br />

of external climate costs for food<br />

highlights inadequate pricing of<br />

animal products, NATURE COMMU-<br />

NICATIONS, DOI: 10.1038/s41467-<br />

020-19474-6, www.nature.com/<br />

articles/s41467-020-19474-6<br />

Eurocarni, 4/21 89


Consumi di alimenti surgelati<br />

in lieve crescita nel 2019<br />

Boom di consumi domestici durante il primo confi namento<br />

del 2020. Superati per la prima volta i 14 kg pro capite.<br />

Il 95,5% delle famiglie li consuma regolarmente<br />

di Roberto Villa<br />

Nel 2019 la spesa alimentare<br />

delle famiglie italiane<br />

è cresciuta dello 0,4%<br />

rispetto al 2018 (dati ISMEA). In<br />

verità, l’anno aveva dato nel primo<br />

semestre segnali più positivi (+1%),<br />

ma un deciso rallentamento nella<br />

seconda metà ha ridotto notevolmente<br />

lo slancio iniziale. Probabilmente,<br />

la sostanziale stabilità dei<br />

consumi alimentari non è più un<br />

fatto congiunturale, ma un fenomeno<br />

strutturale. Al di là delle diverse<br />

disponibilità di reddito, sono<br />

cambiati i modelli di consumo e<br />

gli stili di vita.<br />

Continua ad aumentare la richiesta<br />

del contenuto di servizio<br />

associato all’offerta di alimenti.<br />

Analizzando il dato complessivo<br />

dei consumi, si conferma quanto<br />

già osservato nel 2018: i prodotti<br />

confezionati crescono dell’1,9%<br />

mentre i prodotti sfusi, freschi, si<br />

contraggono decisamente: –3,1%.<br />

Nel 2019 è proseguita la crescita<br />

degli alimenti pronti, capaci di venire<br />

incontro alla sempre minore<br />

disponibilità o volontà di tempo da<br />

dedicare alla cucina.<br />

Burger di pollo panato. Nel 2019 sono state acquistate 46.500 tonnellate di piatti ricettati, con un incremento del<br />

2,5% rispetto all’anno precedente. Molto bene i secondi piatti: +6,2% (photo © Nelea Reazanteva – stock.adobe.com).<br />

90<br />

Eurocarni, 4/21


Secondo l’ultimo rapporto FIPE-<br />

Federazione Italiana Pubblici Esercizi,<br />

nel 2019 la spesa degli Italiani<br />

per i pasti fuoricasa ha toccato gli<br />

86 milioni di euro (+2% rispetto al<br />

2018). Com’è noto, nel primo semestre<br />

2020 questo trend ha subito, a<br />

causa dello scoppio della pandemia<br />

da Coronavirus, una brusca inversione<br />

di tendenza.<br />

Consumi pro capite in aumento<br />

(14,1 kg/anno) e fatturato<br />

del settore attorno ai 4,7 miliardi<br />

di euro. Bene l’export<br />

In un mercato alimentare sostanzialmente<br />

stagnante, i surgelati hanno<br />

ripreso nel 2019 quel cammino di<br />

crescita che aveva segnato nel 2018<br />

una battuta di arresto, a causa più<br />

di condizioni meteo non favorevoli<br />

che di un mutamento nelle preferenze<br />

del consumatore. L’anno<br />

si è chiuso con un consolidato di<br />

849.900 tonnellate: +1,3% rispetto<br />

alle 838.580 tonnellate del 2018.<br />

Più dinamica la performance del<br />

canale delle vendite al dettaglio,<br />

che ha raggiunto le 531.400 tonnellate:<br />

+1,5% sull’anno precedente.<br />

Positiva anche quella del catering<br />

(Fuoricasa), attestatosi a 318.500<br />

tonnellate (+1,1% sul 2018). L’aumento<br />

complessivo ha fatto sì che,<br />

per la prima volta nel nostro Paese,<br />

il consumo pro capite di surgelati<br />

abbia superato la soglia dei 14 kg<br />

annui (14,1). Anche il valore di<br />

mercato del settore ha segnato un<br />

incremento passando dai 4,3-4,6<br />

miliardi di euro del 2018 ai 4,4-4,7<br />

miliardi del 2019.<br />

Un’analisi dettagliata dei dati<br />

2019 permette di constatare una crescita<br />

in volume per ogni segmento<br />

merceologico. In crescita i vegetali<br />

naturali e in particolare zuppe, passati<br />

e minestroni (e, tra questi, dei<br />

ricettati cresciuti del 2,7% rispetto<br />

all’anno precedente). I vegetali surgelati<br />

consumati nel 2019 a livello di<br />

vendite al dettaglio sono stati pari a<br />

228.000 tonnellate (+0,5% rispetto<br />

al 2018), che li ha consacrati come<br />

un prodotto presente tutti i giorni<br />

sulle tavole degli Italiani. Nel fuoricasa<br />

le vendite hanno superato le<br />

173.000 tonnellate (+1,2% rispetto<br />

Eurocarni, 4/21<br />

all’anno precedente). Le patate<br />

surgelate hanno fatto registrare nel<br />

2019 un incremento dello 0,7%,<br />

per un quantitativo totale di 74.600<br />

tonnellate, delle quali 72.300 nelle<br />

vendite al dettaglio. Crescono anche<br />

pizze e snack, che complessivamente<br />

registrano nel 2019 una crescita del<br />

2,1% rispetto al 2018, con un consumo<br />

di 91.150 tonnellate ripartite tra<br />

le 78.500 del consumo domestico e<br />

le 14.600 del canale fuoricasa.<br />

Un netto calo, tipico degli ultimi<br />

anni, ha invece interessato le paste<br />

semilavorate nel canale domestico<br />

(–12,1%, passate da 910 a 800 tonnellate),<br />

a cui i consumatori preferiscono<br />

le versioni refrigerate,<br />

mentre nel canale fuoricasa sono<br />

rimaste stabili a 2.300 tonnellate.<br />

Bene infine i dessert, con un +1,0%<br />

al dettaglio (4.500 tonnellate acquistate),<br />

mentre sono stabili a 3.000<br />

tonnellate gli acquisti nel canale<br />

fuoricasa.<br />

Nel 2019 l’export agroalimentare<br />

italiano ha toccato 35,4 miliardi<br />

di euro, con un +5,2% sul 2018. Il<br />

maggior mercato di riferimento rimane<br />

l’Unione Europea (Germania<br />

in testa), con circa due terzi del totale,<br />

seguito da Nord America e Asia.<br />

Il comparto dei surgelati partecipa<br />

a questa performance, di grande<br />

interesse strategico, in primis con<br />

i prodotti tipici trasformati come<br />

pizze e ricettati, ma molto apprezzate<br />

sono anche altre merceologie,<br />

come le primizie vegetali del Sud<br />

Italia. L’export italiano delle pizze<br />

surgelate ha oltrepassato nel 2019<br />

le 150.000 tonnellate, con un incremento<br />

di oltre il 10% rispetto<br />

al 2018 e un valore stimabile in 500<br />

milioni di euro.<br />

I piatti ricettati tornano<br />

finalmente a crescere.<br />

Molto bene i secondi piatti<br />

Nel 2019 ne sono state acquistate<br />

46.500 tonnellate (tra dettaglio<br />

32.900 e catering 13.600), con un incremento<br />

del 2,5% rispetto all’anno<br />

precedente. Alta qualità degli ingredienti,<br />

ricettazioni tradizionali ma<br />

nello stesso tempo innovative, velocità<br />

nelle modalità di preparazione,<br />

attenzione al bilancio nutrizionale<br />

CARRELLO RIBALTATORE<br />

CARRELLO MULTILIFT<br />

SCOTENNATRICE/PELATRICE<br />

CARNI FRESCHE E STAGIONATE<br />

FRIGGITRICE GRIGLIATRICE<br />

Tel. (+39) 0521 836670<br />

info@cavallimpm.it<br />

www.cavallimpm.it


appresentano le prerogative principali<br />

che fanno di questa categoria<br />

la migliore risposta alle necessità dei<br />

consumatori e del loro rinnovato<br />

stile di vita, che lascia sempre meno<br />

spazio alle preparazioni alimentari<br />

domestiche. A livello di vendite al<br />

dettaglio in crescita i primi piatti<br />

(18.400 tonnellate, +2,4% sul 2018)<br />

e soprattutto i secondi piatti (6.800<br />

tonnellate, +6,2%), come pure i<br />

contorni (7.700 tonnellate, +1,2%).<br />

Salgono le carni surgelate<br />

al dettaglio<br />

In leggera ripresa i consumi di carni<br />

surgelate (27.950 tonnellate, contro<br />

le 27.265 del 2018), con le carni<br />

bianche surgelate salite di oltre il<br />

3,0%. In particolare, i consumi al<br />

dettaglio delle carni rosse sono saliti<br />

a 4.500 tonnellate, pari a +2,4% (ma<br />

erano 4.800 tonnellate nel 2016),<br />

mentre le carni bianche salgono a<br />

8.850 tonnellate (+3,0% sul 2018),<br />

con un aumento pressoché costante<br />

nell’ultimo quadriennio. Nel canale<br />

del fuoricasa stabili le carni rosse<br />

(4.300 tonnellate), mentre proseguono<br />

la salita le carni bianche<br />

(10.300 tonnellate, +3,0%).<br />

Il primo quadrimestre 2020,<br />

periodo del confinamento forzoso<br />

dovuto alla pandemia Covid-19,<br />

ha visto un’impennata di consumi<br />

domestici, del “porta a porta”<br />

e delle vendite on-line<br />

Il 2020 è cominciato in linea con le<br />

tendenze registrate nella seconda<br />

parte del 2019. I surgelati, in particolare,<br />

hanno confermato il proprio<br />

andamento positivo, malgrado una<br />

spiccata anomalia climatica (siccità<br />

prolungata e alte temperature<br />

invernali) che, per qualche settimana,<br />

ha messo in discussione la<br />

capacità di approvvigionamento, e<br />

dunque la continuità produttiva, del<br />

settore. Poi, a fine febbraio, i primi<br />

segnali di un evento impensabile:<br />

l’epidemia del Coronavirus, che<br />

fino ad allora aveva riguardato la<br />

lontana Cina, ha colpito improvvisamente<br />

l’Italia. Le ripercussioni<br />

sulle vendite di alimentari sono state<br />

immediate: a fine febbraio si registravano<br />

le prime impennate nella<br />

GDO (+8%), prima al Nord e poi<br />

Nel 2019 sono cresciuti i consumi di carni surgelate, in particolare quello<br />

delle carni bianche, sia nel canale domestico che nel fuoricasa (photo ©<br />

Viktor Cap 2012).<br />

nel resto del Paese. In tale contesto,<br />

i surgelati hanno registrato un forte<br />

aumento della domanda, superiore<br />

a quello degli alimenti freschi.<br />

Secondo ISMEA, nel primo trimestre<br />

2020 la spesa complessiva<br />

delle famiglie italiane per i prodotti<br />

alimentari è aumentata del 7% su<br />

base annua, “la variazione più forte<br />

degli ultimi dieci anni”. A marzo, poi,<br />

“le vendite per i prodotti confezionati<br />

hanno registrato incrementi del 20% e<br />

quelle per i freschi sfusi del 9%”.<br />

Nel primo quadrimestre 2020<br />

le vendite del totale surgelati al<br />

dettaglio hanno toccato un +13,5%,<br />

con performance diverse a seconda<br />

dei segmenti:<br />

• ittico +16,5%;<br />

• snack salati +21,5%;<br />

• patate +12%;<br />

• pizze +12,5%;<br />

• ricettati +5,5%.<br />

Nel 2019 il fuoricasa, con uno stimato<br />

di 318.500 tonnellate, ha superato<br />

il 37% del totale dei consumi<br />

di surgelati nel nostro Paese.<br />

Nel 2020, dopo un andamento<br />

regolare fino a metà febbraio, il<br />

canale HO.RE.CA. ha cominciato a<br />

ridurre velocemente le vendite fino<br />

a fermarsi del tutto con l’inizio del<br />

confinamento. I danni derivanti al<br />

settore dei surgelati dalla chiusura<br />

di bar, ristoranti, tavole calde,<br />

mense scolastiche e aziendali, sono<br />

stati stimati nel primo quadrimestre<br />

2020 pari a 150 milioni di euro. A<br />

questi potrebbe aggiungersi, da<br />

maggio a dicembre, una perdita ad<br />

oggi solo stimata di ulteriori 450-500<br />

milioni di euro.<br />

Già nel 2019, come abbiamo<br />

visto, il segmento porta a porta dei<br />

surgelati aveva registrato prestazioni<br />

straordinarie. Con lo scoppio dell’emergenza<br />

Coronavirus i volumi di<br />

questo canale hanno segnato un<br />

boom, con incrementi nel solo<br />

mese di marzo fino a oltre il 40%.<br />

Grazie alla presenza capillare sul<br />

territorio e ad un efficiente sistema<br />

logistico, il porta a porta ha risposto<br />

a tutte le famiglie, già clienti e non,<br />

che chiedevano di ricevere comodamente<br />

i prodotti a casa, senza<br />

sottoporsi a lunghe attese davanti<br />

ai punti vendita.<br />

Nello stesso contesto va segnalata<br />

l’impennata delle vendite<br />

on-line, una modalità di acquisto<br />

relativamente nuova per il settore.<br />

Il fenomeno si inserisce nel boom<br />

del commercio on-line dei prodotti<br />

di largo consumo confezionato,<br />

che ha registrato tassi di aumento<br />

superiori al 150% anche nelle prime<br />

settimane dopo le riaperture di<br />

inizio maggio.<br />

Roberto Villa<br />

92<br />

Eurocarni, 4/21


COMITATO TECNICO SCIENTIFICO MARCA 2020<br />

www.marca.bolognafiere.it<br />

blickdesign.it


Promosso da<br />

Segreteria organizzativa ECOD Srl Unipersonale<br />

Tel. +39 0331 518056 - info@imeat.it - www.imeat.it<br />

gruppo<br />

Per informazioni info@imeat.it - tel. 0331518056


MACELLERIE D’ITALIA<br />

Macelleria Etto: protagonista<br />

il Bue Rosso del Montiferru<br />

di Federica Cornia<br />

Una passione per il cibo e<br />

la cucina da sempre, una<br />

laurea in economia, l’idea<br />

di promuovere il suo territorio<br />

d’origine nel rispetto della sostenibilità.<br />

Sono queste le premesse<br />

fondamentali che tracciano la parabola<br />

professionale di PIERLUIGI FAIS<br />

e lo portano in macelleria, lui che è<br />

uno chef. 38 anni, nato e cresciuto<br />

in Sardegna, originario del Montiferru,<br />

quando da Oristano si è trasferito<br />

a Cagliari, qui ha traslocato<br />

Josto, ristorante in cui reinterpreta<br />

la tradizione sarda in chiave moderna,<br />

ha aperto la pizzeria Framento,<br />

che si è conquistata i tre spicchi dal<br />

Gambero Rosso, e poco più in là la<br />

macelleria Etto, bottega di quartiere<br />

al mattino e bistrot della carne per<br />

cena. Doppia anima ribadita dalla<br />

scritta “Antica Macelleria Moderna”<br />

che campeggia arcuata proprio sulla<br />

porta d’ingresso.<br />

La pizzeria al civico 82, la macelleria<br />

al civico 74, le due realtà sono<br />

così vicine che il mutuo scambio di<br />

ingredienti e prodotti è scontato,<br />

così la sera da Etto è il pane di Framento<br />

ad avvolgere gli hamburger<br />

e ad accompagnare i vari piatti a<br />

menu. Nella lista portate semplici<br />

e gustose tra cui polpette, kebab di<br />

manzo realizzato coi ritagli di carne<br />

e insalata di bollito, tutti piatti volti<br />

ad integrare la gastronomia del<br />

Eurocarni, 4/21 95


In alto: carne di Bue Rosso (photo © @nataliaghiani). In basso: carne sottoposta<br />

a frollatura. Se inizialmente la proposta di carni frollate in macelleria<br />

non aveva convinto la clientela più tradizionalista, oggi tenerezza e sapore<br />

intenso vengono molto apprezzati. A pagina 97: polpette da asporto.<br />

giorno. A Pierluigi, infatti, interessa<br />

utilizzare e proporre ai clienti<br />

parti di animali che di solito non si<br />

vendono, promuovendo allo stesso<br />

tempo anche una cucina locale<br />

tradizionale. Una cucina che per<br />

l’abitudine sempre più diffusa ad<br />

acquistare solo certe parti dell’animale,<br />

rischia l’estinzione. Un po’<br />

come il Bue Rosso, razza sarda, tipica<br />

del Montiferru, zona d’origine di<br />

Pierluigi, conosciuta anche come<br />

Sardo-Modicana. Nata alla fine<br />

dell’Ottocento dall’incrocio fra<br />

bovini sardi di razza Podolica e tori<br />

di Modicana provenienti dal Ragusano<br />

in Sicilia, la sua carne è oggi<br />

presidio Slow Food. Considerata<br />

una delle carni più saporite d’Italia<br />

è anche tra le più rare: i capi oggi<br />

sono circa 3.000 e il loro mercato è<br />

esclusivamente locale (fonte: www.<br />

fondazioneslowfood.com).<br />

Insieme alla Bruno-Sarda, il<br />

Bue Rosso è al centro del progetto<br />

di sostenibilità che anima l’attività<br />

di Pierluigi, teso a sostenere e ad<br />

accompagnare lo sviluppo del<br />

comparto dell’allevamento sardo.<br />

«Lavoro da molti anni nel campo<br />

della ristorazione e ho sempre dato<br />

96<br />

Eurocarni, 4/21


molta importanza al consumo di<br />

carne, alla sua provenienza, alla<br />

sua produzione. Al consumo etico<br />

dell’animale. Da Josto ho sempre<br />

usato solo carne locale e puntato<br />

ad utilizzare la bestia intera».<br />

Questo con l’appoggio di un<br />

macellaio, fidato collaboratore,<br />

che lo segue anche oggi. È così<br />

che Pierluigi ha sviluppato una<br />

particolare sensibilità alla scelta e<br />

alla lavorazione del prodotto e si è<br />

appassionato sempre più al mondo<br />

della carne e in virtù di questo ha<br />

deciso poi di buttarsi nell’avventura<br />

della macelleria. Col sostegno<br />

dell’amico macellaio seleziona i capi<br />

e insieme lavorano su finissaggio e<br />

frollatura (dai 15 ai 20 giorni per<br />

mezzena), procedimento quest’ultimo<br />

che applicano anche alla carne<br />

di pecora. E se inizialmente la proposta<br />

di carni frollate ha fatto un<br />

po’ arricciare il naso alla clientela<br />

più tradizionalista del quartiere,<br />

oggi tenerezza e sapore intenso ne<br />

vengono apprezzati.<br />

A banco, a fianco dei preparati,<br />

i tagli freschi: fesa, noce, sottofesa,<br />

costato e bollito. Naturalmente la<br />

predilezione per le carni di Bue<br />

Rosso o Bruno-Sarda non impedisce<br />

la possibilità di comprendere altre<br />

razze, purché locali e allevate al<br />

pascolo brado.<br />

Intanto, a quanto pare, tra le<br />

mille difficoltà del momento, la crescita<br />

per Etto c’è stata e c’è tutt’ora.<br />

Sembra strano a dirsi visto l’apertura<br />

della bottega appena poco prima<br />

del lockdown dello scorso marzo.<br />

Eppure è così: «con la chiusura del<br />

ristorante, il periodo di lockdown<br />

mi ha permesso da una parte di<br />

focalizzare tutta l’attenzione sulla<br />

macelleria e, dall’altra, di sviluppare<br />

tutta la pare della gastronomia di<br />

Etto con le consegne a domicilio.<br />

Insomma, abbiamo lavorato molto<br />

bene» ci dice Pierluigi. Lo dice con<br />

un che di sorpresa incredulità. E<br />

allora buon lavoro!<br />

Federica Cornia<br />

Macelleria Etto<br />

Corso Vittorio Emanuele II 74<br />

09124 Cagliari<br />

Telefono: 070 2050985<br />

Web: macelleriaetto.it<br />

www.facebook.com/ettomacelleria<br />

www.instagram.com/etto_macelleria<br />

Eurocarni, 4/21


Prosegue il viaggio dedicato alla bresaola delle macellerie valtellinesi<br />

Teglio, ricco di storia<br />

e di bresaola<br />

di Riccardo Lagorio<br />

Più delle precedenti tappe,<br />

Teglio richiede una sosta<br />

lunga, poiché gli incontri con<br />

produttori di bresaola da macelleria<br />

si moltiplicano.<br />

Cöf e Casele: bresaola<br />

e slinzeghe immortali<br />

La prima fermata vede protagonisti<br />

gli animali dell’Azienda Agricola<br />

Cöf e Casele di MARCO DE FILIPPI e<br />

JOLANTA WILKOSZ. Animali insoliti da<br />

queste parti, bovini di razza Highlander,<br />

che da una decina d’anni<br />

vengono allevati poco fuori dal<br />

centro abitato, sulla strada che dal<br />

paese sale verso la frazione montana<br />

di Prato Valentino.<br />

«Avevo delle vacche da latte,<br />

ma si trattava di un impegno assai<br />

gravoso e antieconomico» spiega<br />

De Filippi.<br />

Le Highlander sono animali che<br />

prediligono la pastura libera e difatti<br />

per 7 mesi all’anno pascolano in<br />

uno stato di semi-libertà; da maggio<br />

a settembre la transumanza a Prato<br />

Valentino e sulle Alpi limitrofe sino<br />

a sfiorare i 2000 metri, dove l’erba è<br />

particolarmente fibrosa, come erba<br />

olina e trifoglio di montagna. «Si<br />

accontentano di quello che c’è e,<br />

malgrado questo fatto, forniscono<br />

98<br />

Eurocarni, 4/21


A sinistra: Teglio (photo © Silvano Rebai – stock.adobe.com).<br />

In basso: Marco De Filippi, azienda agricola Cöf e Casele, e i suoi bovini<br />

di razza Highlander. Il nome Cöf e Casele si potrebbe tradurre<br />

con “Fascine e Covoni”. Nel dialetto valtellinese i “cöf” sono le fascine<br />

degli steli della segale, essiccati e stretti tra loro come un mazzo di fiori.<br />

Le “casele” erano le fascine e covoni ottenuti con gli steli del grano<br />

saraceno. La produzione di segale e grano saraceno, alla base<br />

di numerose ricette locali come pizzoccheri e “sciatt”<br />

(palline di formaggio in pastella di grano saraceno, farina di frumento,<br />

acqua e grappa), sono pressoché azzerate.<br />

una carne di alto livello, con un<br />

grado di marezzatura equilibrato.<br />

Si tratta di un’ottima opzione per<br />

una zootecnia di montagna».<br />

Vengono macellati i soggetti<br />

maschi quando raggiungono i 450<br />

kg, e ciò avviene all’età di 3 anni,<br />

ma alcune femmine della mandria<br />

raggiungono i 14 anni. «Macelliamo<br />

le femmine solo nel caso siano del<br />

tutto improduttive e la carne viene<br />

fatta frollare per almeno 3 settimane<br />

prima di essere venduta in pacchetti<br />

da mezzo chilo sottovuoto come<br />

noce, fesa e pesce».<br />

Del posteriore, girello e muscoli<br />

sono avviati a diventare bresaola e<br />

slinzeghe.<br />

De Filippi e la moglie lasciano<br />

le parti anatomiche in una salamoia<br />

di coriandolo, spezie, sale, pepe<br />

e vino rosso prodotto in proprio<br />

(ottime le bottiglie dell’annata<br />

2017) per almeno una settimana,<br />

girandole costantemente. A seguire,<br />

si asciugano in un frigorifero, lo<br />

stesso dove la carne è riposta per<br />

la frollatura.<br />

«Talvolta le bresaole assumono<br />

un colore che i consumatori considerano<br />

scuro. È il prezzo che paghiamo<br />

per non usare conservanti».<br />

Minima immoralia.<br />

Eurocarni, 4/21 99


«I clienti comprano meno<br />

salumi, ma li esigono<br />

con qualità superiori, un po’<br />

come è accaduto col vino.<br />

E, al pari del settore enoico,<br />

il salume buono è un utile<br />

passaparola per farsi<br />

conoscere» dice Mauro<br />

Moschetti. Come<br />

la sua bresaola, da<br />

degustare nella cantina<br />

sotto la macelleria<br />

Mauro Moschetti.<br />

Moschetti: la bresaola<br />

di macelleria si degusta in cantina<br />

Teglio: ricco di storia. Palazzo Besta,<br />

belvedere sulla valle e magione del<br />

Quattrocento, dista pochi minuti di<br />

passeggio dalla macelleria di Mauro<br />

Moschetti, aperta dal padre nel<br />

1966. «Era la classica macelleria di<br />

paese, poi il mattatoio ha dovuto<br />

chiudere perché gli adeguamenti<br />

alle normative europee sarebbero<br />

stati degli investimenti difficilmente<br />

affrontabili». La macelleria di<br />

Moschetti si è evoluta ascoltando<br />

le necessità del cliente su tre fronti:<br />

quella delle carni, dei salumi e della<br />

gastronomia. Nell’idea di Moschetti<br />

la scelta delle carni deve essere<br />

quindi in linea con i desideri del<br />

cliente e, come esempio, fornirla<br />

anche sottovuoto divisa in piccole<br />

porzioni. «Solo così la gente torna».<br />

Anche per quanto riguarda i<br />

salumi è continuamente in atto una<br />

trasformazione: «i clienti comprano<br />

meno salumi, ma li esigono con<br />

qualità superiori, un po’ come è<br />

accaduto nel mondo del vino. E, al<br />

pari del settore enoico, il salume<br />

buono è un utile passaparola per<br />

farsi conoscere».<br />

Così, Mauro Moschetti ha approntato<br />

una sala degustazione<br />

sotto la macelleria, nelle antiche<br />

mura in pietra della casa di famiglia,<br />

che è diventato il luogo dove si<br />

insegna a capire cosa ci sta dietro a<br />

un buon salume. La chiama cantina,<br />

con un’aura di venerazione. «La<br />

prima volta che le persone entrano<br />

nella cantina e assistono alle fasi di<br />

salatura, asciugatura e stagionatura<br />

ne escono esterrefatti. In particolare<br />

per la bresaola».<br />

La salamoia in questo caso viene<br />

preparata con sale, pepe, noce moscata,<br />

aglio, cannella e chiodi di garofano.<br />

Niente vino rosso, «perché<br />

la carne rilascia di per sé gli umori».<br />

Tolta dalla salamoia, la bresaola<br />

passa in celle di stagionatura con<br />

temperatura più elevata per una<br />

settimana prima di approdare nella<br />

cantina. Gli esemplari più grandi<br />

attenderanno un mese e mezzo<br />

prima di essere messi in vendita. A<br />

scalare gli altri.<br />

La cantina possiede un grado di<br />

umidità adeguato alla stagionatura<br />

delle bresaole, ma è adatta anche ad<br />

ospitare le degustazioni dei prodotti<br />

di salumeria, seguiti per lo più dai<br />

turisti estivi. Nell’attesa che la stagione<br />

<strong>2021</strong> possa segnare un cambio di<br />

passo rispetto a quella precedente.<br />

Riccardo Lagorio<br />

Azienda Agricola Cöf e Casele<br />

Via Tudori 30 – 23036 Teglio (SO)<br />

Telefono: 328 9566355<br />

Macelleria Mauro Moschetti<br />

Largo Giuseppe Morelli 9<br />

23036 Teglio (SO)<br />

Telefono: 0342 782154<br />

100<br />

Eurocarni, 4/21


Un’esplosione di profumi e sapori siciliani sulle pendici dell’Etna<br />

Antica Macelleria Bonaccorso<br />

Caro direttore di Eurocarni,<br />

sono un macellaio, abbonato alla vostra<br />

rivista già da qualche anno. Vivo ad Aci<br />

Bonaccorsi, un piccolo paese siciliano in<br />

provincia di Catania. Mi definisco un<br />

macellaio tradizionale, come mio padre<br />

che mi ha insegnato questo mestiere.<br />

Vado nelle stalle a scegliere gli animali<br />

da macellare e faccio ancora all’antica<br />

il salame a punta di coltello e non solo.<br />

Un mio cliente, nonché amico, Giovanni<br />

Zizzi, ha scritto un breve testo sulla<br />

mia macelleria, che vi invio insieme ad<br />

alcune immagini. Se lo ritenete idoneo,<br />

mi farebbe piacere lo pubblicaste sulla<br />

vostra rivista mensile.<br />

Macelleria Bonaccorso,<br />

situata ad Aci Bonaccorsi<br />

(CT), sulle pendici del L’Antica<br />

vulcano Etna, venne fondata nel<br />

1955 da STEFANO BONACCORSO e da<br />

DONNA PIPPA. Oggi è il figlio Mario,<br />

con la moglie Adele Chiarenza e suo<br />

figlio Giovanni, maestro nel taglio<br />

delle carni e nel disosso, a continuare<br />

la tradizione della macelleria di<br />

paese a conduzione familiare.<br />

Ancor prima di entrare, si viene<br />

attratti dagli esterni del locale, sovrastato<br />

da un’enorme ruota di carretto<br />

siciliano, riccamente decorata. Su<br />

una pietra lavica alla parete una<br />

pergamena decanta i prodotti della<br />

macelleria, dai salumi siciliani ai<br />

preparati di carni regionali, ai macellati<br />

freschi, alla pizzicheria. Se ci<br />

fossero ancora dubbi per proseguire,<br />

a chiarirli ci sono due taglieri in<br />

legno posizionati ai lati dell’ingresso<br />

dedicati ai titolari, con sopra scritto<br />

“Macellaia per amore”, riferito ad Adele,<br />

e sull’altro “Macellaio per passione”<br />

riferito al marito Mario.<br />

La vetrina esterna, per la sua<br />

creatività, è un ulteriore richiamo<br />

per chi deve fare acquisti: carni,<br />

formaggi, prosciutti di produzione<br />

propria, olive e tanto altro. L’interno<br />

è un’esplosione di colori, grazie<br />

alle tante ceramiche di Caltagirone<br />

e ai quattro lampadari decorati, e di<br />

profumi, come quello della provola<br />

102<br />

Eurocarni, 4/21


Mario Bonaccorso con la moglie<br />

Adele Chiarenza (a sinistra)<br />

e il figlio Giovanni (in basso).<br />

a sfoglia e della provola schiacciata<br />

dei Monti Nebrodi.<br />

Tutte le carni sono di provenienza<br />

siciliana. Dalle stigghiole<br />

(piatto tipico della cucina regionale<br />

che prevede l’uso della budella di<br />

agnello o capretto, NdR) all’insalata<br />

di carni di pollo e di trippa, dalla<br />

lingua in salsa verde al carpaccio,<br />

sono tanti i prodotti disponibili<br />

freschi e di qualità da assaporare<br />

soprattutto in estate.<br />

Infine, l’Antica Macelleria Bonaccorso<br />

da qualche anno, con un<br />

servizio di delivery, porta la sicilianità<br />

delle sue carni e una vasta gamma<br />

dei suoi salumi artigianali e i formaggi<br />

siciliani nelle case dei clienti.<br />

Giovanni Zizzi<br />

Antica Macelleria Bonaccorso<br />

Via Etna 66<br />

95020 Aci Bonaccorsi<br />

Telefono: 095 7899813<br />

Web: www.facebook.com/anticamacelleriabonaccorso<br />

Eurocarni, 4/21 103


ZOOTECNIA<br />

Lo sostiene uno studio dell’Accademia dei Georgofi li<br />

Allevamenti italiani Zero<br />

Carbon entro i prossimi 10 anni<br />

È<br />

stato fatto molto negli ultimi<br />

decenni per ridurre l’impronta<br />

ecologica della zootecnia<br />

italiana, anche se non mancano<br />

gli obiettivi di miglioramento legati<br />

all’innovazione, alla ricerca e al trasferimento<br />

tecnologico per questa<br />

rilevante filiera.<br />

È questa la sintesi di quanto<br />

emerso nel corso dell’intervento del<br />

comitato consultivo dell’Accademia<br />

dei Georgofili durante l’audizione al<br />

104<br />

Eurocarni, 4/21


Senato su “Allevamenti e cambiamenti<br />

climatici”, presso la Commissione<br />

Agricoltura, lo scorso 2 febbraio.<br />

Le filiere delle produzioni<br />

animali italiane rappresentano<br />

circa la metà del valore dell’agroalimentare<br />

nazionale, contribuiscono<br />

all’export del made in Italy, danno<br />

occupazione a circa 150.000 persone,<br />

presidiano il 40% del territorio<br />

rurale nazionale, contrastano lo spopolamento<br />

e il degrado delle “aree<br />

interne” e sono custodi di tradizioni<br />

culturali e gastronomiche che sarebbe<br />

dannoso perdere. Gli studiosi<br />

dell’Accademia dei Georgofili — la<br />

più antica entità italiana di ricerca<br />

nel campo agroalimentare fondata<br />

a Firenze nel 1753 — hanno preso<br />

in considerazione tutti gli impatti<br />

degli allevamenti, ossia l’emissione<br />

di gas climalteranti, l’emissione di<br />

ammoniaca e il rilascio dei nitriti<br />

nelle acque e il consumo delle risorse<br />

idriche. Dalla ricerca emerge<br />

che il contributo della zootecnia<br />

italiana alle emissioni gas-serrigeni è<br />

modesto e in continua diminuzione,<br />

rappresentando il 5,2% del totale<br />

nazionale.<br />

Le emissioni principali sono<br />

dovute:<br />

I. alla CO 2<br />

del ciclo produttivo;<br />

II. al metano emesso soprattutto<br />

dalle fermentazioni digestive dei<br />

ruminanti (impatto principale);<br />

III. al protossido di azoto derivante<br />

sia dalla gestione delle lettiere e<br />

dei liquami sia dai concimi azotati<br />

utilizzati per le coltivazioni<br />

di foraggi e mangimi.<br />

Lo studio ricorda che l’impatto<br />

dovuto al metano enterico è il più<br />

importante e che, rispetto al 1970,<br />

gli allevamenti italiani hanno ridotto<br />

del 40% le emissioni di metano. In<br />

più, questo impatto è un problema<br />

reversibile, considerando che la sua<br />

durata media nell’atmosfera è di<br />

soli 11 anni.<br />

Inoltre, la CO 2<br />

in cui viene<br />

convertito è da fonte rinnovabile<br />

a bilancio fotosintetico zero, come<br />

quella espirata dall’uomo e dagli<br />

animali. In altre parole, l’origine<br />

biogena del carbonio del metano<br />

emesso dalle fermentazioni ruminali<br />

(il 50% delle emissioni della<br />

zootecnia), che cioè deriva da quello<br />

fissato dalle piante con la fotosintesi<br />

e ingerito dagli animali con foraggi e<br />

concentrati per essere poi riassorbito<br />

dalle piante in un ciclo biologico,<br />

fa sì non si accumuli nell’atmosfera<br />

per centinaia di anni provocandone<br />

il riscaldamento.<br />

Per quanto riguarda le emissioni<br />

azotate legate agli allevamenti, la<br />

gestione corretta delle deiezioni in<br />

stalla e in campo (il che aumenta la<br />

fertilità dei suoli) riduce fortemente<br />

le fonti di impatto. Secondo l’ISPRA,<br />

infatti, la riduzione delle emissioni<br />

di ammoniaca degli allevamenti<br />

nel periodo 1990-2018 è stata del<br />

23,4%.<br />

Lo studio, infine, fa chiarezza<br />

sul consumo delle risorse idriche,<br />

considerato che le produzioni zootecniche<br />

sono accusate di essere le<br />

principali consumatrici di acqua: i<br />

super citati 1.000 litri di acqua per<br />

produrre un litro di latte e i 15.000<br />

litri per 1 kg di carne bovina sono<br />

cifre che considerano anche il<br />

contributo dell’acqua piovana, che<br />

vale oltre il 90%. Ma attenzione: se<br />

si considerano le acque di riciclo<br />

e l’acqua piovana raccolta, i dati<br />

dell’impronta idrica reale sono, per<br />

il latte, 100-300 litri, e per la carne<br />

500-1.000 litri, cioè in linea con gli<br />

altri prodotti agricoli.<br />

Lo studio, poi, va oltre nello<br />

smentire il più importante luogo<br />

comune sull’argomento: se si<br />

volesse comunque considerare<br />

l’acqua verde, questa dovrebbe<br />

essere valutata come differenza fra<br />

l’evapotraspirazione delle superfici<br />

foraggere e cerealicole destinate per<br />

la produzione degli alimenti zootecnici<br />

e quella delle superfici naturali<br />

indisturbate (con l’uso del metodo<br />

della net Water Footprint - nWFP): con<br />

questo metodo superfici investite<br />

a pascolo naturalmente inerbito<br />

possono addirittura mostrare, nei<br />

nostri ambienti mediterranei, un<br />

valore della nWFP negativo, conferendo<br />

ai prodotti ottenuti un<br />

valore positivo e non impattante<br />

sulla risorsa idrica.<br />

In conclusione, il progressivo<br />

miglioramento dell’efficienza produttiva<br />

e gestionale degli allevamenti<br />

può far intravedere l’ambizioso<br />

obiettivo Zero Carbon entro dieci<br />

anni. L’inserimento del bilancio di<br />

filiera del carbonio nel novero delle<br />

premialità previste dal prossimo<br />

Piano Nazionale di Sviluppo Rurale<br />

costituisce un obiettivo primario del<br />

prossimo ciclo di programmazione<br />

PAC per l’Italia.<br />

Fonte: EFA News<br />

European Food Agency<br />

Nota<br />

Photo © Alberto_Patron – stock.<br />

adobe.com<br />

Eurocarni, 4/21 105


BENESSERE ANIMALE<br />

Sintesi del Ce.I.R.S.A. sul documento EFSA<br />

Il benessere dei bovini<br />

durante la macellazione<br />

ha pubblicato un<br />

nuovo parere scientifico<br />

L’EFSA<br />

sul benessere dei bovini in<br />

sede di macellazione 1 . Questo studio<br />

sarà seguito da pareri specifici anche<br />

per altre specie animali (suini,<br />

polli e conigli) e si inserisce in un<br />

contesto di aggiornamento europeo<br />

in materia di benessere al macello.<br />

La Commissione europea ha infatti<br />

chiesto all’EFSA di fornire un parere<br />

indipendente sulla macellazione<br />

dei bovini destinati al consumo<br />

umano che comprenda tutte le<br />

fasi del processo di macellazione. Il<br />

parere scientifico concerne l’identificazione<br />

dei pericoli che portano a<br />

conseguenze negative sul benessere<br />

dei bovini durante la macellazione<br />

e le relative misure di prevenzione<br />

e/o correzione. I pericoli, la loro<br />

origine, le misure preventive e correttive,<br />

le conseguenze sul benessere<br />

e le relative misure animal-based<br />

sono stati identificati sulla base di<br />

ricerche bibliografiche e del parere<br />

di esperti e tengono conto delle<br />

comuni pratiche di macellazione.<br />

La normativa europea di riferimento<br />

per il benessere degli animali<br />

è il Reg. CE 1099/2009 relativo alla<br />

protezione degli animali durante<br />

l’abbattimento. Questo regolamento<br />

definisce la macellazione come<br />

“l’abbattimento di animali destinati<br />

all’alimentazione umana” e le operazioni<br />

correlate come “operazioni<br />

quali il maneggiamento, la stabulazione,<br />

l’immobilizzazione, lo stordimento<br />

e il dissanguamento degli animali che<br />

hanno luogo nel contesto e nel luogo<br />

dell’abbattimento”.<br />

Ricordiamo che la sicurezza della filiera alimentare è direttamente connessa al benessere degli animali, in particolare<br />

nel caso di animali allevati per la produzione di alimenti. Le buone prassi per il benessere degli animali, infatti,<br />

non solo riducono inutili sofferenze, ma contribuiscono anche a rendere gli animali più sani.<br />

106<br />

Eurocarni, 4/21


Jarvis, qualità certa,<br />

anzi certificata<br />

Una nuova generazione di storditori<br />

e cartucce universali<br />

Sicuri che i sistemi a cui vi affidate siano certificati?<br />

Quelli di Jarvis lo sono.<br />

Le nuove certificazioni CE assicurano che le cartucce e le pistole per l’abbattimento<br />

Jarvis lavorino nel pieno rispetto del regolamento CE 1099/2009 per il benessere<br />

animale.<br />

La gamma delle cartucce Jarvis certificata C.I.P., è pienamente compatibile con<br />

i modelli di altre marche attualmente sul mercato.<br />

Il nostro centro di Assistenza tecnica è qualificato per riparazioni ed emissione<br />

test di conformità degli abbattibuoi di tutte le marche.<br />

Jarvis è una certezza di qualità ed assistenza tecnica.<br />

Jarvis è certificata.<br />

2017 EC<br />

Type-examination Certificate<br />

issued by PTB Braunschwieg / D<br />

Jarvis Italia S.r.l. Via Pinfari 8/c · Suzzara, MN · tel. +39.0376.508338 · fax +39.0376.507252<br />

info@jarvisitalia.it · www.jarvisitalia.it


1. ricerca in letteratura;<br />

2. consultazione dei rappresentanti<br />

degli Stati Membri;<br />

3. parere di esperti in gruppo di<br />

lavoro.<br />

Questo parere scientifico riguarda<br />

l’abbattimento di bovini destinati<br />

al consumo umano che potrebbe<br />

avvenire in un macello o durante<br />

la macellazione in azienda.<br />

Nel contesto di questo parere,<br />

ogni operazione correlata è un processo<br />

e diverse operazioni correlate<br />

(processi) sono raggruppate in fasi.<br />

Le fasi che sono state valutate nel<br />

presente parere, dall’arrivo fino<br />

all’abbattimento dell’animale, sono<br />

le seguenti:<br />

1. FASE 1 – PRE-STORDIMENTO<br />

II. Arrivo;<br />

III. Scarico degli animali dal<br />

mezzo di trasporto;<br />

IV. Stabulazione;<br />

V. Manipolazione e trasferimento<br />

nella zona di stordimento;<br />

2. FASE 2 – STORDIMENTO<br />

* Dall’immobilizzazione dell’animale<br />

fino all’effettivo stordimento;<br />

3. FASE 3 – DISSANGUAMENTO<br />

* Dissanguamento dopo lo stordimento<br />

la macellazione senza<br />

stordimento.<br />

In totale EFSA ha individuato 40 pericoli che potrebbero verificarsi durante<br />

la macellazione. La maggior parte di essi (39 su 40) sono conseguenza di<br />

una preparazione inadeguata del personale addetto o di stanchezza.<br />

Il parere scientifico<br />

Nel parere sono stati identificati 4<br />

obiettivi:<br />

1. identificare i pericoli per il<br />

benessere degli animali e la<br />

loro possibile causa in termini<br />

di strutture/attrezzature e personale;<br />

2. definire i criteri qualitativi o<br />

misurabili per valutare le prestazioni<br />

in materia di benessere<br />

animale (ABM, misure animalbased);<br />

3. fornire misure preventive e<br />

correttive (strutturali o gestionali)<br />

per affrontare i pericoli<br />

identificati;<br />

4. indicare i pericoli specifici relativi<br />

alle specie o alla categoria di<br />

animale (ad es. tori da riproduzione,<br />

giovani vitelli).<br />

Inoltre, la Commissione europea<br />

ha chiesto all’EFSA di indicare<br />

un elenco di metodi, procedure o<br />

pratiche ritenute inaccettabili.<br />

Per l’elaborazione del parere<br />

sono stati utilizzati tre approcci<br />

principali:<br />

Fase 1 – Pre-stordimento<br />

La fase di pre-stordimento comprende<br />

quattro processi: arrivo,<br />

scarico dal mezzo di trasporto,<br />

stabulazione e manipolazione/<br />

spostamento degli animali verso la<br />

zona di stordimento. Prima e durante<br />

l’arrivo degli animali al macello<br />

i pericoli sono essenzialmente di<br />

origine fisica. Trasporti lunghi e<br />

difficoltosi, digiuno prolungato,<br />

temperature o qualità dell’aria o<br />

dell’acqua inadeguate, aggressioni<br />

da parte di altri animali o attrezzature<br />

possono causare stanchezza,<br />

fame, sete, disagio termico e respiratorio,<br />

paura e dolore.<br />

Il peggioramento del benessere<br />

può anche avere un’origine psicologica,<br />

come il disturbo sociale<br />

(separazione dal gruppo di allevamento,<br />

mescolanza di animali non<br />

familiari, alta densità) o la paura<br />

(ambienti non familiari, manipo-<br />

108<br />

Eurocarni, 4/21


Fase 1 – Arrivo<br />

Pericolo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

Misure<br />

preventive<br />

Misure<br />

correttive<br />

Temperatura<br />

percepita troppo<br />

elevata<br />

Stress da calore.<br />

Affaticamento.<br />

Attrezzature. Strutture.<br />

Personale.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Ambiente.<br />

Ventilazione<br />

insufficiente sul<br />

mezzo di trasporto.<br />

Attesa prolungata.<br />

Formazione del<br />

personale. Aumento<br />

dello spazio. Corretta<br />

programmazione<br />

del viaggio in modo<br />

da evitare le ore più<br />

calde della giornata.<br />

Ventilazione adeguata<br />

sul mezzo di trasporto.<br />

Protezione da condizioni<br />

meteo avverse.<br />

Fornire un’adeguata<br />

ventilazione e/o<br />

sistemi di<br />

raffreddamento.<br />

Temperatura<br />

percepita troppo<br />

bassa<br />

Stress da freddo.<br />

Attrezzatura. Strutture.<br />

Personale.<br />

Assenza di<br />

operatori qualificati.<br />

Assenza di protezione<br />

dall’ambiente. Attesa<br />

prolungata.<br />

Formazione del<br />

personale. Protezione<br />

da condizioni meteo<br />

avverse. Corretta<br />

programmazione del<br />

viaggio in modo da<br />

evitare le ore più<br />

fredde della giornata.<br />

Scaricare<br />

immediatamente<br />

e portare gli animali<br />

in una zona<br />

termicamente neutra<br />

(riscaldata).<br />

Spazio insufficiente<br />

Limitazione dei movimenti.<br />

Stress da caldo.<br />

Affaticamento.<br />

Personale.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati.<br />

Sovraffollamento sul<br />

mezzo di trasporto.<br />

Formazione del<br />

personale. Adattare<br />

il numero di animali<br />

alle dimensioni del<br />

compartimento.<br />

Scaricare il prima<br />

possibile gli animali.<br />

Mancata<br />

somministrazione<br />

di alimenti<br />

Digiuno prolungato.<br />

Affaticamento.<br />

Personale.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Alimentazione<br />

sospesa<br />

con troppo anticipo<br />

rispetto al trasporto.<br />

Trasporto e/o attesa<br />

prolungati.<br />

Formazione del<br />

personale. Pianificazione<br />

dell’alimentazione.<br />

Pianificazione<br />

delle macellazioni e<br />

individuazione delle<br />

priorità.<br />

Scaricare il prima<br />

possibile e alimentare<br />

gli animali. Scaricare<br />

il prima possibile e<br />

macellare gli animali.<br />

Mancata<br />

somministrazione<br />

di acqua<br />

Sete prolungata.<br />

Affaticamento. Stress<br />

da caldo.<br />

Personale.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Acqua<br />

ritirata troppo presto<br />

prima del trasporto.<br />

Trasporto e/o attesa<br />

prolungati.<br />

Formazione del<br />

personale. Gli animali<br />

dovrebbero avere<br />

accesso all’acqua<br />

fino al carico sul<br />

mezzo di trasporto.<br />

Scaricare il prima<br />

possibile e abbeverare<br />

gli animali. Scaricare<br />

il prima possibile e<br />

macellare.<br />

Fase 1 – Scarico degli animali<br />

Pericolo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

Misure<br />

preventive<br />

Misure<br />

correttive<br />

Manipolazione<br />

inadeguata<br />

Dolore, paura,<br />

limitazione dei<br />

movimenti.<br />

Personale.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati.<br />

Manipolazione<br />

impropria degli<br />

animali. Utilizzo di<br />

pungolo elettrico.<br />

Formare il personale<br />

sulla corretta<br />

manipolazione degli<br />

animali. Rotazione del<br />

personale. Utilizzo di<br />

strumenti appropriati.<br />

Istruire l’operatore<br />

a interrompere<br />

la manipolazione<br />

inappropriata. Implementare<br />

la rotazione<br />

del personale oppure<br />

macellare l’animale<br />

il prima possibile.<br />

Progettazione,<br />

costruzione<br />

e manutenzione<br />

inadeguata dei locali<br />

Dolore, paura,<br />

limitazione dei<br />

movimenti.<br />

Strutture.<br />

Rampa troppo ripida.<br />

Illuminazione inadeguata.<br />

Pavimento/<br />

rampa scivolosi/<br />

sporchi. Assenza di<br />

protezioni laterali solide.<br />

Presenza di spazio<br />

vuoto tra mezzo di<br />

trasporto e rampa.<br />

Assicurare la manutenzione<br />

dell’area.<br />

Ripristinare l’area di<br />

scarico degli animali.<br />

Pulire il pavimento/<br />

rampa. Utilizzare<br />

sabbia o paglia per<br />

rendere meno<br />

scivolosa la<br />

pavimentazione.<br />

Forte rumore<br />

improvviso<br />

Paura. Personale. Personale che urla o fa<br />

rumore.<br />

Nessuna.<br />

Eurocarni, 4/21 109


Fase 1 – Stabulazione<br />

Pericolo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

Misure<br />

preventive<br />

Misure<br />

correttive<br />

Temperatura<br />

percepita troppo<br />

elevata<br />

Stress da calore.<br />

Affaticamento.<br />

Attrezzatura. Strutture.<br />

Personale.<br />

Condizioni ambientali.<br />

Ventilazione<br />

insufficiente.<br />

Formazione del personale.<br />

Aumento dello<br />

spazio a disposizione.<br />

Programmazione del<br />

viaggio per evitare le<br />

ore più calde. Assicurare<br />

ventilazione adeguata<br />

in stabulazione.<br />

Stabilire priorità<br />

nella macellazione.<br />

Fornire un sistema<br />

di raffreddamento<br />

(doccette).<br />

Temperatura<br />

percepita troppo<br />

bassa<br />

Stress da freddo.<br />

Attrezzatura. Strutture.<br />

Personale.<br />

Assenza di protezioni<br />

da vento e pioggia.<br />

Esposizione diretta a<br />

basse temperature.<br />

Formazione del<br />

personale. Prima<br />

della partenza fornire<br />

protezioni. Programmazione<br />

del viaggio<br />

per evitare le ore più<br />

fredde. La stabulazione<br />

non deve avvenire<br />

in condizioni climatiche<br />

avverse. Fornire<br />

lettiera adeguata.<br />

Macellare gli animali<br />

il prima possibile.<br />

Privazione di cibo<br />

prolungata<br />

Digiuno prolungato.<br />

Affaticamento.<br />

Personale.<br />

Privazione di cibo<br />

prolungata prima del<br />

trasporto. Tempi di<br />

trasporto e/o attesa<br />

prolungati. Tempi di<br />

stabulazione<br />

prolungati.<br />

Formazione del personale.<br />

Evitare di togliere<br />

l’alimentazione prima<br />

del trasporto. Programmare<br />

la macellazione.<br />

Dare priorità alla<br />

macellazione. Fornire<br />

alimenti se si prevede<br />

un ritardo nella<br />

macellazione.<br />

Macellare il prima<br />

possibile.<br />

Somministrare<br />

alimenti.<br />

Privazione di acqua<br />

prolungata<br />

Mancato accesso<br />

all’acqua di<br />

abbeverata<br />

prolungato.<br />

Affaticamento.<br />

Personale. Strutture.<br />

Acqua non accessibile<br />

durante il trasporto.<br />

Trasporto prolungato.<br />

Assenza di<br />

abbeveratoi adeguati<br />

in stabulazione.<br />

Formazione del personale.<br />

Accesso all’acqua<br />

in allevamento fino al<br />

trasporto e accesso<br />

durante il trasporto e<br />

in stabulazione (controllare<br />

che il sistema<br />

di approvvigionamento<br />

idrico funzioni).<br />

Macellare il prima possibile.<br />

Somministrare<br />

acqua.<br />

Forte rumore<br />

improvviso<br />

Paura.<br />

Attrezzatura. Strutture.<br />

Personale.<br />

Grida del personale.<br />

Rumori di macchinari.<br />

Attiva progettazione e<br />

disposizione dei locali.<br />

Identificare ed<br />

eliminare la fonte del<br />

rumore. Macchinari<br />

costruiti adeguatamente.<br />

Formazione<br />

del personale. Evitare<br />

grida del personale e<br />

macchinari rumorosi<br />

vicino agli animali.<br />

Ammonire / avvisare il<br />

personale.<br />

Spazio insufficiente<br />

Limitazione dei movimenti.<br />

Stress da calore.<br />

Problemi con il riposo.<br />

Affaticamento.<br />

Personale.<br />

Sovraffollamento<br />

del box.<br />

Formazione del personale.<br />

Esporre cartelli<br />

con n. max di animali<br />

per box.<br />

Adattare il numero di<br />

animali rispetto alla<br />

dimensione dei box.<br />

Mischiare animali<br />

sconosciuti<br />

Paura. Dolore. Stress<br />

sociale. Affaticamento.<br />

Personale. Strutture.<br />

Mancata separazione<br />

di animali di provenienza<br />

diversa.<br />

Non separare nel box<br />

animali provenienti dallo<br />

stesso allevamento.<br />

Non mischiare animali<br />

con e senza corna.<br />

Isolare gli animali<br />

aggressivi. Macellare<br />

animali di gruppi misti<br />

il prima possibile.<br />

Progettazione,<br />

costruzione<br />

e manutenzione<br />

inadeguata dei locali<br />

Paura. Dolore. Limitazione<br />

dei movimenti.<br />

Problemi con il riposo.<br />

Personale. Strutture.<br />

Progettazione<br />

inadeguata dell’edificio.<br />

Pulizia assente o<br />

insufficiente dell’area.<br />

Mancanza di un<br />

drenaggio adeguato.<br />

Progettare le strutture<br />

in base a esigenze<br />

etologiche speciespecifiche.<br />

Fornire una<br />

recinzione tubolare<br />

sopraelevata per evitare<br />

la monta nei tori.<br />

Pulire e asciugare le<br />

zone di stabulazione.<br />

Fornire lettiera.<br />

110<br />

Eurocarni, 4/21


Fase 1 – Manipolazione e trasferimento nella zona di stordimento<br />

Pericolo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

Misure<br />

preventive<br />

Misure<br />

correttive<br />

Manipolazione<br />

errata<br />

Spostare gli animali<br />

dal box al corridoio<br />

verso la gabbia<br />

di abbattimento<br />

Progettazione,<br />

costruzione<br />

e manutenzione<br />

inadeguata dei locali<br />

Dolore. Paura. Limitazione<br />

dei movimenti.<br />

Personale.<br />

Attrezzature. Strutture.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Manipolazione<br />

errata degli<br />

animali. Utilizzo di<br />

pungoli elettrici.<br />

Fretta/impazienza.<br />

Dolore. Paura. Personale. Strutture. Utilizzo della forza o<br />

di pungoli elettrici.<br />

Flusso troppo veloce.<br />

Dolore. Paura. Limitazione<br />

dei movimenti.<br />

Personale. Strutture.<br />

Attrezzature.<br />

Strutture erroneamente<br />

progettate (es.<br />

rampa). Illuminazione<br />

inadeguata. Mancanza<br />

di pareti piene. Distrazione.<br />

Pulizia giornaliera<br />

inadeguata.<br />

Formazione specifica<br />

del personale. Attrezzatura<br />

appropriata<br />

(alternativa a pungoli<br />

elettrici) e strutture per<br />

spostare gli animali.<br />

Formazione del personale.<br />

Progettare, costruire<br />

e mantenere gli<br />

impianti in modo tale<br />

da ridurre gradualmente<br />

il numero di animali<br />

da immettere nel corridoio<br />

verso la gabbia<br />

di abbattimento. Non<br />

pungolare gli animali<br />

se non hanno spazio<br />

davanti per muoversi.<br />

Rallentare il flusso.<br />

Assicurare una<br />

corretta progettazione,<br />

costruzione e<br />

manutenzione della<br />

struttura. Progettare<br />

le strutture in base a<br />

esigenze etologiche<br />

specie-specifiche.<br />

Nessuna. Riprendere il<br />

personale.<br />

Nessuna. Riprendere il<br />

personale. Permettere<br />

agli animali di spostarsi<br />

da soli.<br />

Nessuna.<br />

Rumori forti<br />

ed improvvisi<br />

Paura.<br />

Personale. Strutture.<br />

Attrezzature.<br />

Urla del personale.<br />

Rumori di macchinari.<br />

Rumori di attrezzature.<br />

Identificare e eliminare<br />

la fonte del rumore.<br />

Formazione del<br />

personale. Evitare che<br />

il personale urli.<br />

Identificare ed<br />

eliminare la fonte del<br />

rumore.<br />

lazione, rumori forti, odori). Il<br />

modo in cui un animale reagisce a<br />

tali fonti di stress dipende da una<br />

serie di fattori endogeni ed esogeni,<br />

come la razza, l’età e l’abitudine<br />

alla manipolazione umana. Anche<br />

i comportamenti e le azioni degli<br />

operatori influenzano i livelli di<br />

stress pre-abbattimento degli animali<br />

e il loro benessere.<br />

Fase 2 – Stordimento<br />

Lo stordimento è qualsiasi processo<br />

intenzionalmente indotto che causa<br />

la perdita di coscienza e di sensibilità<br />

senza dolore, compreso qualsiasi<br />

processo che porta alla morte<br />

istantanea. La fase di stordimento<br />

comprende il metodo dello stordimento<br />

stesso e le relative pratiche<br />

di immobilizzazione.<br />

In questa prospettiva, per “immobilizzazione”<br />

si intende l’applicazione<br />

ad un animale di qualsiasi procedura<br />

volta a limitarne i movimenti al<br />

ABM – Misure animal-based<br />

Sono riportate le misure animal-based più comuni per i principali pericoli<br />

identificati:<br />

• stress da calore = frequenza respiratoria aumentata (la sudorazione<br />

è difficile da valutare);<br />

• stress da freddo = tremori/brividi;<br />

• digiuno prolungato = non esiste un ABM specifico che possa essere<br />

utilizzato all’arrivo dell’animale;<br />

• sete prolungata = non esiste un ABM specifico che possa essere<br />

utilizzato all’arrivo dell’animale;<br />

• affaticamento = prostrazione (riluttanza a muoversi se l’animale è in<br />

piedi, ma nessun segno di zoppia, come il ripetuto spostamento del<br />

peso o la riluttanza a sopportare il peso) e tachipnea;<br />

• limitazione dei movimenti = si utilizza lo spazio disponibile per<br />

valutare indirettamente questo pericolo;<br />

• movimento ostacolato = scivolamenti e cadute;<br />

• dolore e paura = tentativi di fuga, vocalizzazioni (di varia natura a seconda<br />

della fase di macellazione), lesioni, zoppia, riluttanza al movimento;<br />

• stress sociale = aggressività e tentativi di monta.<br />

Eurocarni, 4/21 111


fine di facilitare l’effettivo stordimento<br />

e la morte.<br />

Gli animali devono essere resi<br />

immediatamente incoscienti e insensibili<br />

con il metodo di stordimento<br />

e devono rimanere tali fino alla<br />

morte per dissanguamento.<br />

I principali metodi di stordimento<br />

utilizzati nella macellazione dei<br />

bovini sono raggruppati in:<br />

* metodi meccanici;<br />

* metodi elettrici.<br />

Fase 2 – Stordimento meccanico con proiettile captivo penetrante<br />

Pericolo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

Misure<br />

preventive<br />

Misure<br />

correttive<br />

Contenimento e/o<br />

contenimento non<br />

corretto<br />

Dolore. Paura.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

È richiesta l’immobilizzazione<br />

dell’animale<br />

e la presentazione<br />

della testa dell’animale<br />

verso l’operatore.<br />

Utilizzare un poggiatesta<br />

o utilizzare una<br />

pressione ottimale per<br />

la testa e il corpo in<br />

base alle dimensioni<br />

dell’animale in immobilizzazione<br />

attiva.<br />

Tempo di contenimento<br />

il più breve<br />

possibile. Ridurre<br />

la pressione.<br />

Errato posizionamento<br />

dello strumento<br />

e direzione<br />

del colpo<br />

Dolore. Paura. Personale. Assenza di personale<br />

qualificato. Stanchezza<br />

dell’operatore. Contenimento<br />

inadeguato.<br />

Errato posizionamento<br />

della pistola a causa<br />

della forma della testa.<br />

Formazione e rotazione<br />

del personale. Contenimento<br />

adeguato e<br />

posizionamento della<br />

pistola corretto.<br />

Stordimento nella<br />

posizione corretta<br />

e con la direzione<br />

corretta.<br />

Errati parametri del<br />

proiettile captivo<br />

(calibro)<br />

Dolore. Paura.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Assenza di personale<br />

qualificato. Scelta<br />

dell’attrezzatura sbagliata.<br />

Proiettile non<br />

idoneo. Calibro non<br />

idoneo. Capacità di<br />

penetrazione del proiettile<br />

non sufficiente.<br />

Formazione del personale.<br />

Contenimento<br />

adeguato. Assicurarsi<br />

di utilizzare le<br />

attrezzature corrette in<br />

base alla specie e alla<br />

categoria di animali.<br />

Manutenzione regolare<br />

delle attrezzature.<br />

Stordimento con parametri<br />

corretti oppure<br />

applicare la procedura<br />

di emergenza.<br />

Fase 2 –Stordimento meccanico con proiettile captivo non-penetrante<br />

Pericolo<br />

Contenimento e/o<br />

contenimento non<br />

corretto<br />

Errato posizionamento<br />

e direzione<br />

del colpo<br />

Errati parametri<br />

del proiettile captivo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Dolore. Paura.<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

È richiesta l’immobilizzazione<br />

della testa<br />

e la presentazione<br />

verso l’operatore.<br />

Dolore. Paura. Personale. Mancanza di personale<br />

qualificato.<br />

Stanchezza dell’operatore.<br />

Contenimento<br />

inadeguato. Errato<br />

posizionamento della<br />

pistola a causa della<br />

forma della testa.<br />

Dolore. Paura.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Mancanza di personale<br />

qualificato.<br />

Scelta dell’attrezzatura<br />

sbagliata. Cartuccia<br />

e potenza sbagliate.<br />

Scarsa manutenzione<br />

delle attrezzature.<br />

Diametro del proiettile<br />

troppo stretto. Velocità<br />

del proiettile bassa.<br />

Misure<br />

preventive<br />

Nessuna. Utilizzare<br />

un poggiatesta<br />

oppure utilizzare una<br />

pressione ottimale per<br />

la testa e il corpo in<br />

base alle dimensioni<br />

dell’animale.<br />

Formazione e rotazione<br />

del personale.<br />

Contenimento<br />

adeguato e<br />

posizionamento<br />

della pistola corretto<br />

Formazione del personale.<br />

Contenimento<br />

adeguato.<br />

Assicurarsi di utilizzare<br />

le attrezzature giuste<br />

per lo scopo.<br />

Manutenzione regolare<br />

delle attrezzature.<br />

Misure<br />

correttive<br />

Tempo di contenimento<br />

il più breve<br />

possibile.<br />

Stordimento nella<br />

posizione corretta<br />

e con la direzione<br />

corretta.<br />

Stordimento con parametri<br />

corretti oppure<br />

applicare la procedura<br />

di emergenza.<br />

ABM: vocalizzazioni, tentativi di fuga (dolore, paura), lesioni (dolore), segni di coscienza dopo lo stordimento (come prerequisito per provare dolore e paura).<br />

112<br />

Eurocarni, 4/21


Fase 2 –Stordimento elettrico<br />

Pericolo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

Misure<br />

preventive<br />

Misure<br />

correttive<br />

Contenimento e/o<br />

contenimento non<br />

corretto<br />

Errato posizionamento<br />

degli<br />

elettrodi<br />

Contatto elettrico<br />

inadeguato<br />

Tempo di esposizione<br />

troppo breve<br />

Parametri elettrici<br />

inadeguati<br />

Dolore. Paura.<br />

Dolore. Paura.<br />

Dolore. Paura.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Strutture.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

È richiesta la presentazione<br />

dell’animale<br />

verso l’operatore.<br />

Mancata regolazione<br />

dell’attrezzatura in<br />

base alle dimensioni<br />

dell’animale. Mancanza<br />

di personale qualificato.<br />

Contenimento<br />

inadeguato.<br />

Mancanza di personale<br />

qualificato.<br />

Attrezzature mal<br />

progettate, costruite<br />

e mantenute.<br />

Contatto<br />

intermittente.<br />

Dolore. Paura. Personale. Mancanza di personale<br />

qualificato. Velocità<br />

della catena alta.<br />

Dolore. Paura.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Parametri o attrezzature<br />

elettriche sbagliate.<br />

Taratura scarsa o<br />

assente. Tensione/corrente<br />

applicata troppo<br />

bassa. Frequenza<br />

applicata troppo alta<br />

per la quantità di<br />

corrente da erogare.<br />

Mancanza di operatori<br />

qualificati. Mancanza<br />

di monitoraggio<br />

della qualità dello<br />

stordimento. Mancanza<br />

di regolazioni<br />

delle impostazioni per<br />

soddisfare i requisiti.<br />

Scarsa manutenzione<br />

e pulizia dell’attrezzatura.<br />

Utilizzare un contenimento<br />

ottimale<br />

in base alle dimensioni<br />

dell’animale.<br />

Regolare/sincronizzare<br />

l’attrezzatura.<br />

Formazione del<br />

personale.<br />

Formazione del personale.<br />

Assicurare una<br />

corretta presentazione<br />

dell’animale. Assicurare<br />

una corretta<br />

manutenzione delle<br />

attrezzature. Assicurarsi<br />

che le attrezzature<br />

comprendano elettrodi<br />

di taglia adeguata.<br />

Assicurare un contatto<br />

continuo tra elettrodi<br />

e testa. Assicurare la<br />

calibrazione regolare<br />

delle attrezzature.<br />

Pulizia regolare degli<br />

elettrodi.<br />

Formazione del personale.<br />

Ridurre la velocità<br />

della catena. Assicurarsi<br />

che nello storditore sia<br />

incorporato un timer<br />

per monitorare il tempo<br />

di esposizione oppure<br />

utilizzare un sistema di<br />

allarme visivo o uditivo<br />

per avvisare l’operatore.<br />

Usare parametri adeguati<br />

alla frequenza e<br />

alle forme d’onda della<br />

corrente. Assicurarsi<br />

che la tensione sia<br />

sufficiente a erogare<br />

una corrente minima.<br />

Calibrazione e manutenzione<br />

regolare<br />

dell’attrezzatura.<br />

Formazione del personale.<br />

Valutare i fattori<br />

che contribuiscono<br />

a un’alta resistenza<br />

elettrica e minimizzare/eliminare<br />

la fonte<br />

della resistenza alta.<br />

Monitorare regolarmente<br />

la qualità<br />

dello stordimento e<br />

regolare l’attrezzatura<br />

di conseguenza. Usare<br />

attrezzature a corrente<br />

costante. Pulire regolarmente<br />

gli elettrodi.<br />

Tempo di contenimento<br />

il più breve<br />

possibile. Ridurre<br />

la pressione.<br />

Applicare la procedura<br />

di emergenza.<br />

Applicare la procedura<br />

di emergenza.<br />

Applicare la procedura<br />

di emergenza.<br />

Applicare la procedura<br />

di emergenza.<br />

ABM: vocalizzazioni, tentativi di fuga (dolore, paura), lesioni (dolore), segni di coscienza dopo lo stordimento (come prerequisito per provare dolore e paura).<br />

114<br />

Eurocarni, 4/21


Haripro, leader in Italia nella produzione di proteine e aromi naturali, fornisce le più importanti aziende produttrici di ingredienti<br />

per la salumeria. Haripro grazie ad una continua ricerca, ha sviluppato negl'anni prodotti sempre più all'avanguardia, come proteine<br />

funzionali ed aromi naturali anallergici ad alto valore nutrizionale.<br />

Haripro is a leading producer of proteins and natural flavours in Italy. It supplies the most important Companies which<br />

blend ingredients for the meat industry. Haripro, thanks to a continuous research, had developed through years more<br />

advanced products like functional proteins and hypoallergenic natural flavours with high nutritional value.<br />

spa<br />

41057 Spilamberto (Modena) - Italy - via Ghiarole, 72 - Tel. +39 059 78 41 11 - Fax +39 059 78 37 47<br />

www.haripro.it e-mail info@haripro.it


Fase 3 – Dissanguamento<br />

Il dissanguamento dei bovini subito<br />

dopo lo stordimento è una<br />

fase importante del processo di<br />

macel lazione e serve a provocare<br />

la morte negli animali privi di coscienza.<br />

Nelle fasi di macellazione<br />

i bovini vengono dissanguati con<br />

un coltello che recide il tronco brachiocefalico<br />

(tale arteria dà origine<br />

alle arterie carotidee e all’arteria<br />

vertebrale).<br />

Conclusioni<br />

Questo report fornisce un parere<br />

indipendente sulla macellazione<br />

dei bovini che si concentra sull’identificazione<br />

dei pericoli che<br />

portano a conseguenze negative<br />

per il benessere di questi durante<br />

la macellazione. I pericoli, le<br />

loro cause, le misure preventive<br />

e cor rettive, le conseguenze sul<br />

benes sere e le relative misure<br />

animal-based sono stati identificati<br />

sulla base di ricerche bibliografiche<br />

e del parere di esperti e tengono<br />

conto delle comuni pratiche di<br />

macellazione.<br />

Le conclusioni generali del report<br />

sono le seguenti:<br />

1. durante la macellazione i bovini<br />

possono subire conseguenze negative<br />

sul benessere, come stress<br />

da calore, stress da freddo,<br />

stanchezza, sete prolungata,<br />

fame prolungata, movimenti<br />

ostacolati, limitazioni dei<br />

movimenti, mancanza di riposo,<br />

stress sociale, dolore, paura<br />

e angoscia. La coscienza è un<br />

prerequisito affinché i bovini<br />

possano provare dolore, paura<br />

e angoscia;<br />

2. gli animali che vengono storditi<br />

in modo inefficace, che riprendono<br />

coscienza o che vengono<br />

macellati senza stordimento,<br />

saranno esposti ai pericoli e<br />

ne subiranno le conseguenze<br />

in termini di benessere.<br />

Il dolore e la paura possono<br />

essere valutati indirettamente<br />

valutando lo stato di coscienza<br />

e utilizzando ABM specifici in<br />

tutte le fasi;<br />

3. durante la macellazione i bovini<br />

possono essere esposti a<br />

diversi pericoli, che potrebbero<br />

avere un effetto cumulativo<br />

Fase 3 – Dissanguamento<br />

Pericolo<br />

Intervallo stordimento-iugulazione<br />

prolungato<br />

Incompleta<br />

resezione del tronco<br />

brachiocefalico o<br />

delle carotidi<br />

Iugulazione di un<br />

bovino cosciente<br />

Mancato rilievo<br />

dell’occlusione<br />

aortica<br />

Manipolazione/incisione<br />

di un bovino<br />

ancora vivo<br />

Conseguenze<br />

sul benessere<br />

Dolore. Paura.<br />

Sofferenza.<br />

Dolore. Paura.<br />

Sofferenza.<br />

Origine<br />

del pericolo<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Strutture. Attrezzatura.<br />

Dettagli<br />

sull’origine<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Ritardo nel<br />

sollevamento e nella<br />

iugulazione. Posizione<br />

della gabbia di<br />

stordimento lontana<br />

dalla postazione<br />

di dissanguamento.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Lama<br />

del coltello smussata<br />

o corta.<br />

Ferita superficiale.<br />

Paura. Sofferenza. Personale. Assenza di operatori<br />

qualificati. Stordimento<br />

inefficace o ripresa di<br />

coscienza. Mancanza<br />

di monitoraggio dello<br />

stato di coscienza.<br />

Dolore. Paura. Sofferenza.<br />

Personale.<br />

Attrezzatura.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Mancanza<br />

di monitoraggio dello<br />

stato di coscienza.<br />

Assenza di operatori<br />

qualificati. Tempo di<br />

dissanguamento breve.<br />

Resezione incompleta<br />

del tronco bc o delle<br />

carotidi. Mancanza di<br />

monitoraggio dello<br />

stato di coscienza.<br />

Misure<br />

preventive<br />

Formare il personale.<br />

Sollevamento rapido<br />

dell’animale.<br />

Resezione immediata<br />

del tronco bc/carotidi.<br />

Formazione del<br />

personale. Utilizzo<br />

di coltello affilato<br />

e sufficientemente<br />

lungo da raggiungere<br />

il tronco bc. Assicurarsi<br />

che il tronco bc venga<br />

tagliato. Assicurarsi<br />

che l’incisione sia<br />

abbastanza ampia per<br />

un dissanguamento<br />

profuso.<br />

Stordimento e<br />

tempo stordimentoiugulazione<br />

adeguati.<br />

Formazione specifica<br />

sul monitoraggio dello<br />

stato di coscienza.<br />

Formazione del personale.<br />

Monitoraggio<br />

del dissanguamento.<br />

Formazione del personale.<br />

Assicurarsi<br />

della morte prima<br />

delle operazioni<br />

di macellazione<br />

successive.<br />

Misure<br />

correttive<br />

Ripetere<br />

lo stordimento.<br />

Corretta resezione<br />

del tronco bc.<br />

Ri-stordimento prima<br />

della iugulazione.<br />

Ri-stordimento se<br />

l’animale ha riacquistato<br />

coscienza. Rimozione<br />

dell’occlusione.<br />

Ritardare le operazioni<br />

se la causa è il breve<br />

periodo di dissanguamento.<br />

Tagliare interamente<br />

le carotidi se è<br />

per taglio incompleto.<br />

116<br />

Eurocarni, 4/21


sulle conseguenze in termini<br />

di benessere (ad esempio, la<br />

privazione di acqua, l’insufficiente<br />

disponibilità di spazio e<br />

la temperatura percepita troppo<br />

elevata avranno un effetto<br />

cumulativo e aggraveranno lo<br />

stress da calore);<br />

4. l’esposizione ad alcuni pericoli<br />

potrebbe persistere durante tutte<br />

le fasi fino a quando l’animale<br />

non perde conoscenza (ad es.<br />

privazione di cibo);<br />

5. altri pericoli potrebbero essere<br />

presenti solo durante una fase,<br />

ma la conseguenza sul benessere<br />

potrebbe persistere durante i<br />

processi e le fasi successive fino a<br />

quando l’animale non viene reso<br />

incosciente (ad esempio, dolore<br />

dovuto ad una manipolazione<br />

inadeguata);<br />

6. le ABM sono state identificate<br />

per la valutazione di tutte le<br />

conseguenze sul benessere, ad<br />

eccezione della sete prolungata<br />

al momento dell’arrivo e del<br />

digiuno prolungato;<br />

7. la maggior parte dei pericoli<br />

identificati sono associati all’assenza<br />

o carenza di competenze<br />

e formazione del personale<br />

(manipolazione inadeguata)<br />

e alla inadeguata progettazione,<br />

costruzione e manutenzione dei<br />

locali. Il gruppo di esperti scientifici<br />

considera la mancanza<br />

di competenze o la mancanza<br />

di formazione del personale<br />

che lavora nel macello una seria<br />

problematica nell’ambito del<br />

benessere animale.<br />

Fonte: Ce.I.R.S.A.<br />

Centro Interdipartimentale<br />

di Ricerca e Documentazione<br />

sulla Sicurezza Alimentare<br />

www.ceirsa.org<br />

Nota<br />

1. Sintesi a cura del Ce.I.R.S.A.<br />

del documento “Welfare of cattle at<br />

slaughter”, EFSA Scientific Opinion,<br />

24 September 2020. Per ulteriori<br />

approfondimenti il documento<br />

completo di EFSA in lingua inglese<br />

si può leggere gratuitamente nel sito<br />

dell’Agenzia al seguente link: www.<br />

efsa.europa.eu/it/efsajournal/<br />

pub/6275<br />

Artigiani delle Carni – Macellai di Roma<br />

e Lazio si costituisce in associazione<br />

Artigiani delle Carni è nata dalla volontà di alcuni imprenditori romani di<br />

riportare il mondo delle carni al centro del dibattito pubblico con l’obiettivo<br />

di valorizzare la figura del macellaio e di rilanciare un’arte che fa della<br />

specializzazione un valore aggiunto imprescindibile. La costituzione è stata<br />

formalizzata lo scorso 3 marzo a Roma presso la sede del Coride. L’associazione<br />

è l’espressione unitaria dei soggetti imprenditoriali, professionali<br />

e dei lavoratori autonomi che operano nell’ambito della distribuzione e<br />

vendita al dettaglio di prodotti alimentari e della macelleria attive ed aventi<br />

sede o unità locali nel territorio della Regione Lazio. Si presenta come un<br />

grande network che punta alla valorizzazione della figura del macellaio e<br />

ne supporta la crescita aiutandolo a leggere e ad anticipare i mutamenti<br />

del mondo contemporaneo.<br />

È trascorso solo un anno da quando è stata accolta la sfida di riportare<br />

il settore delle carni al centro del dibattito pubblico con l’obiettivo di promuovere<br />

lo sviluppo e l’evoluzione della macelleria tradizionale.<br />

Fin da subito l’approccio adottato ha messo in primo piano l’innovazione<br />

e la digitalizzazione del settore viste come urgenze di cui tener conto per<br />

meglio rispondere ai cambiamenti del mercato e del consumatore.<br />

«Siamo orgogliosi di questo risultato. In poco tempo siamo diventati<br />

un punto di riferimento per tanti professionisti e operatori del settore» ha<br />

sottolineato Alessandro Giovannini, presidente della neonata associazione.<br />

«La nascita di Artigiani delle Carni come associazione è un momento<br />

significativo che consolida quanto fatto finora e che ci motiva a spingere<br />

ancora di più il piede sull’acceleratore dello sviluppo. Abbiamo intrapreso<br />

un forte processo di digitalizzazione che sta incidendo positivamente su<br />

tutti gli aspetti di gestione del business, a partire dalla comunicazione<br />

con il cliente. Grazie all’uso dei media digitali possiamo costruire la nostra<br />

presenza on-line e allargare il bacino dei potenziali clienti».<br />

>> Link: artigianidellecarni.it<br />

Eurocarni, 4/21 117


STREET FOOD<br />

L’incredibile storia dell’hot-dog<br />

danese che compie 100 anni<br />

Tra le immagini più belle di Copenaghen c’è sicuramente quella<br />

di un venditore di hot-dog che, con tutta calma, si trascina il suo<br />

chioschetto lungo una strada traffi cata, seguito da una lunga<br />

fi la di automobilisti per nulla infastiditi. Forse qualcuno lo è, ma<br />

sarebbe davvero “poco danese” suonare il clacson o mostrare<br />

insofferenza. Gli hot-dog (e i loro venditori) sono un vero mito<br />

in Danimarca: tutti li adorano! Sapete perché?<br />

di Hazel Evans<br />

È stato il primo esempio di fast food danese ed ancora oggi è considerato<br />

quasi un piatto nazionale. L’hot-dog danese è noto per i suoi gustosi condimenti<br />

come cipolle crude e fritte, sottaceti a fettine e tre tipi di salse (ketchup,<br />

senape e remoulade). Del classico hot-dog oggi si possono trovare anche<br />

versioni rivisitate biologiche, Nordic style e gourmet. Il ristorante stellato<br />

Me|Mu di Vejle, ad esempio, ha vinto il Campionato nazionale di hot-dog<br />

(sì, esiste!) negli ultimi due anni. Nel 2019, la loro ricetta includeva mele<br />

affumicate, chorizo, salicornia locale in salamoia e maionese al peperoncino<br />

habanero (photo © Maria Nielsen_pølse).<br />

Già diffusi in Germania,<br />

durante la Prima Guerra<br />

Mondiale, i chioschi di<br />

hot-dog cominciarono a prendere<br />

piede anche in Svezia e Norvegia, ma<br />

solo nel 1921 arrivarono finalmente<br />

in Danimarca. Prima di allora, gli<br />

aspiranti venditori avevano presentato<br />

ripetute domande al comune<br />

per ottenere l’autorizzazione alla<br />

vendita in strada, dalla chiusura dei<br />

ristoranti fino alle 2:30 del mattino.<br />

Tutte le loro richieste erano state<br />

però respinte con varie motivazioni,<br />

che andavano dai timori di intralcio<br />

al traffico, al fatto che mangiare per<br />

strada era ritenuto disdicevole. In<br />

più, i ristoranti tradizionali ostacolavano<br />

in ogni modo le richieste per<br />

paura di avere nuovi concorrenti.<br />

Finalmente, nel 1921, il danese<br />

CHARLES SVENDSEN STEVNS, che da<br />

dieci anni gestiva un fiorente chiosco<br />

di hot-dog a Kristiania (l’odierna<br />

Oslo), ottenne il permesso di venderne<br />

anche per le strade di diverse<br />

località nei pressi di Copenaghen.<br />

I primi furgoni per hot-dog danesi<br />

erano molto diversi da quelli<br />

che conosciamo oggi. Erano piccoli<br />

carretti con grandi ruote in legno e<br />

solo quelli più elaborati avevano un<br />

tettuccio sotto il quale il venditore<br />

poteva ripararsi. Le salsicce costava-<br />

118<br />

Eurocarni, 4/21


no 25 øre (gli øre sono centesimi<br />

di corona, NdR) e per il pane era<br />

richiesto un extra di 5 øre. Poca<br />

roba per i nostri standard, ma negli<br />

anni ‘20 era una cifra considerevole<br />

e non tutti potevano permettersi un<br />

hot-dog. Eppure fu un vero successo!<br />

Nel giro di pochissimo tempo<br />

i chioschi conquistarono non solo<br />

le strade della capitale, ma anche<br />

quelle di Odense, Aarhus e Aalborg.<br />

Negli anni ‘30, quando gli hot-dog<br />

divennero ancora più diffusi, in<br />

Danimarca cominciò a nascere un<br />

movimento di protesta. La maggior<br />

parte dei furgoni di hot-dog, infatti,<br />

era in mano a ricchi imprenditori<br />

che guadagnavano tra le 140 e le<br />

700 corone a settimana per furgone,<br />

mentre lo stipendio medio dei venditori<br />

era di 25 corone a settimana.<br />

Vendere hot-dog in Danimarca:<br />

una “questione personale”<br />

Nel 1942, alcuni venditori di hotdog<br />

di Copenaghen si unirono per<br />

protestare su questo tema e presentarono<br />

al sindaco un’istanza di<br />

revisione delle leggi sui chioschi di<br />

hot-dog. La richiesta fu accolta e le<br />

nuove norme stabilirono che i venditori<br />

di hot-dog fossero lavoratori<br />

autonomi con permessi individuali<br />

alla vendita in determinate zone<br />

della città. Nella Danimarca degli<br />

anni ‘40, però, potevano essere<br />

lavoratori autonomi solo i disabili<br />

o gli individui per qualche ragione<br />

impossibilitati a svolgere un lavoro<br />

tradizionale. Questa riforma cambiò<br />

radicalmente il settore della vendita<br />

di hot-dog a Copenaghen e in<br />

molte altre città della Danimarca.<br />

Ora che i venditori non erano più<br />

dei dipendenti, si dedicavano con<br />

maggiore attenzione agli affari e<br />

naturalmente anche alla preparazione<br />

degli hot-dog! Ecco perché la<br />

maggior parte dei chioschi di hotdog<br />

che si incontra passeggiando<br />

in qualsiasi città della Danimarca<br />

si chiama come il suo attuale o storico<br />

proprietario: “Lone’s Sausages”,<br />

“John’s Hotdog Deli”, “Harry’s Place”…<br />

Vendere hot-dog in Danimarca<br />

è una faccenda molto, ma molto<br />

personale! Nei decenni successivi<br />

alla Seconda Guerra Mondiale,<br />

I chioschi di hot-dog in Danimarca sono una vera e propria istituzione culturale<br />

e soddisfano i palati dei Danesi da ben 100 anni: il 18 gennaio 1921,<br />

infatti, sei piccoli carretti bianchi iniziarono a vendere per le strade di Copenaghen<br />

le prime salsicce accompagnate da pane e senape ispirandosi al<br />

comfort food tedesco. Un secolo dopo, il classico hot dog danese può essere<br />

ancora gustato nei chioschi per le strade in Danimarca, sebbene ne siano<br />

rimasti solo il 10% rispetto a quando raggiunsero il periodo di massima<br />

diffusione dopo la Seconda Guerra Mondiale con quasi 500 stand di hot<br />

dog nella sola città di Copenaghen (photo © LABAN Stories).<br />

l’hot-dog diventò un vero e proprio<br />

simbolo della Danimarca. Ogni<br />

cittadina e stazione ferroviaria del<br />

Paese avevano il loro chiosco e le<br />

vendite raggiunsero livelli mai visti.<br />

Nel 1950 si contavano 400 chioschi<br />

solo a Copenaghen. Nel 2010 il<br />

numero è sceso a 60, anche a causa<br />

della concorrenza di altri fast food e<br />

di nuovi cibi da strada arrivati in Danimarca<br />

tra la fine del XX e l’inizio<br />

del XXI secolo. Nonostante tutto, i<br />

chioschi di hot-dog sono ancora un<br />

simbolo del Paese e occupano un<br />

posto speciale nel cuore dei Danesi<br />

che difficilmente verrà rimpiazzato<br />

da altri fast food. I chioschi di hot-dog<br />

sono tra i pochi luoghi in cui i Danesi<br />

mangiano da soli, cosa abbastanza<br />

rara in Danimarca. Per questo motivo,<br />

spesso è proprio qui che ci si<br />

può ritrovare a conversare con un<br />

estraneo. Davanti ad un venditore<br />

di hot-dog passano ogni giorno<br />

persone di estrazione sociale diversa<br />

e tutti vengono trattati allo stesso<br />

modo, dal politico di spicco al lavoratore<br />

più umile al turista curioso.<br />

Indipendentemente dal condimento,<br />

la maggior parte dei<br />

chioschi di hot-dog propone delle<br />

variazioni sul tema. Di solito, oltre<br />

al “ristet pølse” (il classico hot-dog<br />

costituito da una salsiccia infilata<br />

in un pezzo di pane con un buco<br />

al centro), si trova quello “con la<br />

coperta” (in cui la salsiccia è avvolta<br />

nella pancetta), il tutto insaporito<br />

da maionese, senape, remoulade e<br />

ketchup e guarnito da cipolle fritte<br />

e cetriolini sottaceto. Per innaffiare,<br />

niente di meglio di una bottiglia di<br />

Cocio (latte al cioccolato).<br />

Per chi volesse spingersi oltre,<br />

naturalmente a Copenaghen non<br />

mancano gli hot-dog gourmet, quelli<br />

vegani e altre originali varianti.<br />

C’è solo l’imbarazzo della scelta, i<br />

chioschi di hot-dog sono ovunque in<br />

Danimarca: nelle principali stazioni,<br />

nelle piazze centrali e agli angoli<br />

delle strade più note della capitale.<br />

Hazel Evans<br />

Nota<br />

Hazel Evans è scrittore e critico gastronomico<br />

con base a Copenaghen<br />

ed è il fondatore di Mad About Copenhagen<br />

(madaboutcopenhagen.<br />

com), un progetto di guida turistica<br />

per foodies che è diventato un libro<br />

che potete acquistare a questo<br />

indirizzo: www.new-mags.com/<br />

product/mad-about-copenhagen.<br />

La fonte dell’articolo è invece<br />

VisitDenmark, www.visitdenmark.it<br />

Eurocarni, 4/21 119


TECNOLOGIE<br />

Per il CSB-System occorre valutare quattro aspetti<br />

Come scegliere il software<br />

di pianificazione<br />

della produzione? Meglio<br />

una soluzione integrata<br />

o la migliore della categoria?<br />

Sebbene una buona pianificazione<br />

della produzione<br />

apporti parecchi benefici in<br />

azienda, molte realtà si affidano ancora<br />

al loro istinto oppure si servono<br />

di soluzioni semplici come Excel<br />

e Access. Ma quando un’azienda<br />

cresce o la diversità dei prodotti aumenta,<br />

un sistema di pianificazione<br />

della produzione (PPS) diventa uno<br />

strumento necessario e indispensabile.<br />

Sorge allora la domanda: quale<br />

soluzione PPS scegliere? La migliore sul<br />

mercato per questa specifica esigenza o<br />

una soluzione integrata in un sistema<br />

ERP completo? «Prima di scegliere un<br />

qualsiasi software — spiega il dott.<br />

Muehlberger, direttore della filiale<br />

italiana del gruppo CSB-System SE<br />

— noi raccomandiamo di valutare<br />

quattro aspetti: la funzionalità, la facilità<br />

d’uso, l’integrazione e i costi».<br />

«È chiaro quale sistema sceglieremmo<br />

noi — continua Guido Girardelli,<br />

Manager Area Commerciale<br />

— essendo il CSB-System un ERP<br />

completo, integrato e specifico per<br />

il settore alimentare; ma spieghiamo<br />

anche il perché, soffermandoci su<br />

questi quattro aspetti».<br />

La pianificazione della produzione deve avvenire su diversi scenari temporali.<br />

120<br />

Eurocarni, 4/21


International<br />

Food Fair<br />

fieramilano 22-26 October <strong>2021</strong><br />

Adding value to taste<br />

#BetterTogether


Il software integrato crea una base dati uniforme senza la necessità di dover gestire interfacce.<br />

1. Funzionalità: di cosa<br />

ho effettivamente bisogno?<br />

Non è un segreto: le soluzioni specifiche<br />

stand-alone spesso offrono<br />

maggiori funzionalità, anche più<br />

complete rispetto ad una soluzione<br />

integrata; scegliere un software integrato,<br />

invece, significa avere a bordo<br />

delle funzionalità di cui non si ha<br />

proprio bisogno. In realtà, tale sovradimensionamento<br />

iniziale non fa<br />

male, ma ha poco senso dal punto di<br />

vista economico: non servono le catene<br />

da neve sulle ruote del pick-up<br />

durante l’estate californiana! Tuttavia,<br />

entrambi i software devono possedere<br />

alcuni requisiti importanti:<br />

• innanzitutto devono essere<br />

orientati al settore alimentare.<br />

Ricette, distinte base, liste di<br />

taglio, allergeni, MHD, self-life,<br />

devono rientrare nella pianificazione.<br />

Determinanti sono anche<br />

un flusso ottimale delle materie<br />

prime e una stretta integrazione<br />

tra produzione e acquisti, vendite,<br />

disco e magazzino, perché la<br />

parola chiave qui è: freschezza!;<br />

• le specifiche/ricette di produzione<br />

e le singole fasi di lavorazione<br />

devono essere perfettamente<br />

integrate nel processo di<br />

pianificazione senza soluzione<br />

di continuità. Tutto deve essere<br />

documentato in modo sicuro<br />

e tracciabile: l’acquisizione dei<br />

dati di produzione e il PPS devono<br />

quindi essere perfettamente<br />

coordinati tra loro;<br />

• è opportuno che i software<br />

offrano diversi orizzonti di pianificazione,<br />

ovvero scenari di<br />

pianificazione a lungo, medio e<br />

breve periodo. Solo così le risorse<br />

di produzione quali persone,<br />

macchine e materiali possono<br />

essere organizzate e monitorate<br />

in modo ottimale, anche in presenza<br />

di un’alta volatilità degli<br />

ordini e una grande varietà di<br />

prodotti.<br />

* Valutazione: la soluzione specifica<br />

ha il vantaggio di offrire parecchie<br />

funzioni e funzionalità; la<br />

soluzione integrata si concentra<br />

sull’intero processo produttivo.<br />

Entrambe guadagnano un punto<br />

ed è 1-1.<br />

*<br />

2. Utilizzabilità: i miei dipendenti<br />

saranno in grado di usare<br />

il software che ho scelto?<br />

La verità è che l’utente può fare<br />

la differenza sull’efficacia o meno<br />

di un software: se vuoi ottenere il<br />

massimo dal tuo software, devi renderne<br />

il suo utilizzo il più semplice<br />

possibile. A tal proposito, due punti<br />

parlano chiaramente a favore della<br />

soluzione integrata:<br />

• la gamma più elevata di funzionalità<br />

della soluzione specifica<br />

Funzionalità, utilizzabilità, integrazione, sforzo e costi:<br />

il sistema integrato possiede uno o più vantaggi sulla<br />

soluzione specifi ca, anche la migliore della sua categoria?<br />

Parrebbe proprio di sì. L’analisi punto per punto<br />

122<br />

Eurocarni, 4/21


Quando si tratta di prodotti congelati<br />

la risposta è AVITOS<br />

L’innovativa tecnologia di taglio della cubettatrice AVITOS<br />

svela una dimensione completamente nuova nel taglio di<br />

prodotti congelati in piccole sagome tridimensionali.<br />

AVITOS, affidabile nel taglio di carne congelata, come<br />

cubetti o sticks di pancetta e speck, a temperature<br />

fino a -18°C senza necessità di pretaglio, con maggior<br />

sicurezza dei vostri operatori.<br />

Maggiori informazioni: www.treif.com/it<br />

TWISTAS –<br />

Industrie-Würfelschneider<br />

Blindtext: Der hocheffizient arbeitende Industrie Würfelschneider<br />

schneidet alles toll und schnell und besonders<br />

präzise. Dabei ist er auch in Sachen Hygiene und Wartung<br />

erste Wahl und flexibel in Produktionslinien zu integrieren.<br />

Wenn schnelle Schnitte, dann TWISTAS. TREIF Italia www.treif.de S.r.l. / Via Sant’Agnese 43-45, 40132 Bologna / 051 728138


significa automaticamente una<br />

maggior complessità nel funzionamento.<br />

Ciò porta a stress ed<br />

incertezza degli utenti, aumentando<br />

la possibilità di errori. Più<br />

bassa è la complessità, meglio i<br />

dipendenti la affrontano;<br />

• coloro che si affidano ad una<br />

soluzione integrata si muovono<br />

all’interno di un software già<br />

familiare, di cui conoscono la<br />

logica e il tipo di interfaccia utente,<br />

anche quando pianificano la<br />

produzione. Questo rende più<br />

facile ottimizzarne l’uso nella<br />

gestione della routine lavorativa.<br />

* VALUTAZIONE: in questo contesto<br />

vince chiaramente la soluzione<br />

integrata, con un vantaggio ora<br />

di 2-1.<br />

In alto: il CSB Rack consente il rilevamento automatico di peso e codice cassa.<br />

In basso: l’articolo scansionato confluisce nel magazzino ed è pronto per il<br />

picking.<br />

3. Integrazione: come si inserisce<br />

il PPS che ho scelto<br />

nella mia struttura IT aziendale?<br />

Col progredire della digitalizzazione,<br />

cresce anche il numero di interfacce<br />

che un’azienda è costretta a<br />

gestire; e le interfacce comportano<br />

manutenzione e aggiustamenti,<br />

che in un sistema integrato, però, ci<br />

vengono risparmiati. Il software integrato<br />

crea inoltre una base di dati<br />

uniforme, che non si potrà mai avere<br />

con una soluzione specifica. Anche<br />

se tutti i sottosistemi rilevanti sono<br />

perfettamente integrati e il flusso<br />

di informazioni da e verso i diversi<br />

sistemi è garantito, se un’azienda<br />

ha molte interfacce, l’integrazione<br />

in tempo reale rimane di solito più<br />

un desiderio che una realtà.<br />

Ciò che è trascurabile in aree<br />

come le risorse umane può diventare<br />

un vero problema nella<br />

pianificazione della produzione.<br />

Pensiamo ad esempio, alla necessità<br />

di raccogliere i dati provenienti da<br />

diversi stabilimenti per elaborarli e<br />

analizzarli in tempo reale.<br />

L’integrazione gioca qui un ruolo<br />

molto importante: assicura che<br />

i dati siano aggiornati e permette<br />

di identificare e intervenire sui<br />

problemi di pianificazione in una<br />

fase precoce.<br />

* VALUTAZIONE: nell’integrazione,<br />

la soluzione integrata gioca la<br />

sua carta vincente ed il vantaggio<br />

ora è di 3:1.<br />

124<br />

Eurocarni, 4/21


Non scendere a compromessi.<br />

Il tuo progetto richiede il TOP assoluto.<br />

I nostri banchi refrigerati per la carne sono fatti<br />

su misura per te con precisione artigianale, design<br />

esclusivo e massime performance.<br />

Mondel Srl<br />

Viale dell’Artigianato, 381<br />

35047 - Solesino (PD)<br />

Tel +39 0429 770767<br />

mondel.it


4. Sforzo e costi: quanto mi costa?<br />

La soluzione integrata ha già vinto,<br />

ma convince anche quando si<br />

parla di costi? Sì, assolutamente. I<br />

costi e lo sforzo per l’introduzione,<br />

l’ottimizzazione, la manutenzione e<br />

il funzionamento di una soluzione<br />

integrata sono sempre più bassi<br />

rispetto ad una specifica perché è<br />

meno costoso mantenere un sistema<br />

anziché diversi sistemi. Anche i costi<br />

per la formazione dei dipendenti<br />

sono inferiori. Tutti coloro a cui sia<br />

mai stato affidato questo compito,<br />

conoscono le difficoltà di rendere i<br />

software di fornitori diversi un’unione<br />

funzionante e di tenerli costantemente<br />

insieme. Un panorama IT<br />

omogeneo è più della somma delle<br />

sue parti. Ogni responsabile IT se<br />

ne rende improvvisamente conto al<br />

più tardi quando vi è da aggiornare<br />

il software!<br />

* VALUTAZIONE: anche per quel<br />

che riguarda i costi, la soluzione<br />

specifica non può vincere. Punteggio<br />

finale: 4:1 per il sistema<br />

integrato.<br />

L’integrazione batte il software<br />

specifico<br />

È un risultato chiaro, perché alla<br />

fine il sistema integrato ha la meglio<br />

sulla soluzione specifica, seppure<br />

la migliore della sua categoria.<br />

Un vantaggio che probabilmente<br />

aumenterà ancora di più nell’era<br />

dell’Industria 4.0. Per correttezza,<br />

tuttavia, va detto che il raffronto qui<br />

presentato riguarda esclusivamente<br />

il settore dell’industria alimentare.<br />

In altri contesti, il risultato non è<br />

probabilmente così chiaro.<br />

CSB FACTORY ERP è il Factory software<br />

dell’anno per il 2020!<br />

Il CSB ERP specifico di settore per la gestione degli stabilimenti produttivi è stato<br />

premiato per la seconda volta come “Factory software dell’anno” nella categoria<br />

“Fabbrica digitale” durante il “Congresso digitale sul factory software”. Il gruppo di<br />

esperti del centro di applicazioni Industria 4.0, cattedra di informatica economica<br />

all’Università di Potsdam, che aveva già premiato CSB ERP nella categoria “Soluzioni<br />

complete” nel 2018, ha premiato nuovamente CSB FACTORY ERP come soluzione<br />

eccellente in grado di realizzare la fabbrica digitale. La giuria ha apprezzato in particolare<br />

il vantaggio concreto fornito ai clienti, il concetto di tracciabilità verticale e<br />

orizzontale e la comunicazione a tutto tondo con i clienti, attraverso più canali. CSB<br />

FACTORY ERP si interfaccia con l’ERP di gruppo e consente una gestione operativa<br />

ottimale degli impianti di produzione. Le interfacce standard garantiscono un’infrastruttura<br />

di sistema stabile, flessibile e integrata tra ERP di gruppo e FACTORY ERP.<br />

Col Factory software, CSB ha colmato le lacune tra ERP di gruppo e MES. Pertanto<br />

CSB FACTORY ERP non supporta solo i processi classici della fabbrica digitale, come<br />

gestione costi e ricette, pianificazione delle vendite e della produzione o garanzia<br />

di rintracciabilità ma si assume anche l’organizzazione dei flussi delle informazioni<br />

tra stabilimenti, dipendenti, macchine, fornitori e clienti coinvolti nel processo.<br />

Da una parte CSB FACTORY ottimizza i processi all’interno della fabbrica, dall’altra<br />

garantisce l’integrazione verticale e orizzontale dei sistemi coinvolti e gestisce<br />

le interfacce verso i partner della supply chain a monte e a valle e verso gli altri<br />

stabilimenti aziendali. Con hardware specifici come il CSB Racks, CSB Vision (per il<br />

riconoscimento automatico delle immagini), CSB Sorter e soluzioni di automazione,<br />

CSB armonizza il flusso di merci e di dati e consente la digitalizzazione dell’intera<br />

fabbrica. Grazie ad algoritmi di ottimizzazione delle ricette, della produzione o dei<br />

giri, le aziende possono elaborare in modo proficuo i dati raccolti. «Siamo molto<br />

soddisfatti di aver ottenuto nuovamente questo riconoscimento» dicono alla CSB<br />

System SE. «È la dimostrazione che, assieme ai nostri clienti, stiamo proseguendo<br />

sulla strada verso la digitalizzazione, offrendo loro soluzioni già utilizzabili e consolidate<br />

nella pratica. Un ringraziamento particolare va perciò ai pionieri, innovatori<br />

e change maker della nostra azienda, ai nostri consulenti e programmatori<br />

che mettono la loro competenza ed esperienza al servizio del nostro software».<br />

Referente:<br />

• Dott. A. MUEHLBERGER<br />

CSB-System Srl<br />

Via del Commercio 3-5<br />

37012 Bussolengo (VR)<br />

Telefono: 045 8905593<br />

Fax: 045 8905586<br />

E-mail: info.it@csb.com<br />

Web: www.csb.com<br />

126<br />

Eurocarni, 4/21


Nulla da dichiarare.<br />

Ecco i nuovi tritacarne denervatori LIMA<br />

della serie GD. Dotati di testa brevettata<br />

di nuova generazione. Potrete separare<br />

carni di ogni genere con alte rese<br />

ottenendo una qualità mai vista prima:<br />

vera carne macinata!<br />

Scordatevi la classica Carne Separata<br />

Meccanicamente, con LIMA serie GD<br />

otterrete il massimo in qualità e resa.<br />

Tritacarne Denervatori serie GD<br />

Via Volta, 12/C | Settimo di Pescantina | Verona IT<br />

www.lazzariequipment.com


Nuova gamma di tritacarne<br />

denervatori LIMA per carni<br />

macinate di altissima qualità<br />

LIMA ha presentato la nuova<br />

gamma di tritacarne denervatori<br />

della serie GD e GDM,<br />

che permette di separare le carni<br />

di pollo e tacchino con risultati del<br />

tutto analoghi alla carne macinata al<br />

tritacarne. Per la gamma GD LIMA<br />

ha sviluppato una testata di nuova<br />

generazione, che meccanicamente<br />

ed in automatico mantiene la pressione<br />

di separazione a livelli molto<br />

bassi, garantendo un’altissima qualità<br />

del prodotto finale ottenuto.<br />

Le tipiche materie prime che<br />

si possono separare tritando e<br />

denervando con la serie LIMA GD<br />

e GDM sono i trimming di pollo e<br />

tacchino, anche in presenza delle<br />

forcelle, fusi, cosce e sottocosce<br />

disossate, resti di spolpatura e i tagli<br />

che vengono scartati dai sistemi<br />

di rilevazione a Raggi-X per parti<br />

estranee. Quindi carni con presenza<br />

di schegge ossee, cartilagini, nervi,<br />

tessuti connettivi e altri parti dure<br />

possono essere valorizzate con il<br />

sistema LIMA serie GD.<br />

La nuova gamma di macinatori<br />

denervatori LIMA della serie GD e<br />

GDM permette di tritare e macinare<br />

carni di pollo e tacchino di alta<br />

qualità ad un livello inarrivabile<br />

per altre attrezzature che utilizzano<br />

la tecnologia tipica dei separatori<br />

per denervare carni precedentemente<br />

disossate, senza ovviamente<br />

la necessità di dover dichiarare il<br />

prodotto finito come Carne Separata<br />

Meccanicamente. Questa gamma è<br />

stata sviluppata specificamente per<br />

i tagli di carne disossata di pollame,<br />

maiale e manzo. La carne che viene<br />

recuperata non è CSM, MSM o<br />

MDM (Carne Separata Meccanicamente,<br />

Mechanically Separated Meat<br />

o Mechanically Deboned Meat) ma<br />

vera carne macinata e denervata,<br />

che non rientra quindi nella stessa<br />

legislazione e normativa del MSM<br />

(MDM).<br />

In questo segmento di mercato,<br />

altri macchinari separatori producono<br />

carni macinate e denervate,<br />

ma i vantaggi nell’utilizzo della<br />

tecnologia LIMA sono molti:<br />

• per le stesse applicazioni con<br />

LIMA GD/GDM otteniamo<br />

rese estremamente superiori<br />

di carne macinata e denervata<br />

sino al 98%;<br />

• il sistema LIMA non necessita<br />

di alcun pretaglio o premacinatura:<br />

il separatore può essere<br />

alimentato con interi muscoli e<br />

parti anatomiche;<br />

• basse pressioni di esercizio durante<br />

il processo di separazione,<br />

con minimo innalzamento di<br />

temperatura della carne, inferiore<br />

ai 2 °C;<br />

• l’alimentazione delle materie<br />

prime nel tritacarne denervatore<br />

LIMA GD/GDM è molto semplice<br />

e non richiede alcuna premacinazione<br />

della materia prima;<br />

• LIMA GD/GDM può essere<br />

fornito con una configurazione a<br />

filtro chiuso, il che significa che<br />

la testa di separazione è chiusa in<br />

un supporto con un'uscita della<br />

carne collegata a una tubatura.<br />

Tale tubatura può essere facilmente<br />

collegata ad una pompa<br />

per carne o ad una stazione di<br />

dosaggio automatica. La carne<br />

è quindi maggiormente protetta<br />

dai rischi di contaminazione da<br />

corpi estranei all'uscita del filtro,<br />

cosa impossibile con altri tipi di<br />

separatori;<br />

128<br />

Eurocarni, 4/21


• la regolazione della resa su LIMA<br />

GD/GDM è estremamente facile,<br />

precisa ed affidabile. I nostri<br />

clienti adorano la semplicità,<br />

la precisione e l'affidabilità di<br />

utilizzo della testa di separazione<br />

LIMA;<br />

• il tempo di montaggio, smontaggio<br />

e pulizia è molto più veloce<br />

su un LIMA GD/GDM rispetto<br />

ad altri separatori, con costi<br />

operativi molto bassi;<br />

• il design estremamente igienico;<br />

• lo spazio richiesto per l’installazione<br />

dei separatori e<br />

tritacarne denervatori LIMA è<br />

estremamente contenuto, permettendone<br />

l’uso anche in zone<br />

produttive ristrette;<br />

• i separatori LIMA riescono ad<br />

eliminare anche residui plastici<br />

come piccole parti di involucri.<br />

La nuova serie di tritacarne<br />

denervatori LIMA GD e GDM è<br />

disponibile in un’ampia gamma<br />

di macchinari che partono da capacità<br />

produttive di circa 100 kg/<br />

ora sino ad arrivare al modello più<br />

performante che può separare e tritare<br />

circa 8.000 kg/ora. Con LIMA<br />

possiamo fornire linee complete<br />

per alimentare in automatico i tritacarne<br />

denervatori, trasportare la<br />

carne macinata ad una stazione di<br />

dosaggio con bilance per riempire<br />

a peso fisso cassette o cartoni con<br />

involucro plastico all’interno.<br />

LAZZARI EQUIPMENT è disponibile<br />

ad organizzare prove e fornire<br />

dati di resa specifici per ogni tipo<br />

di carne che si intenda separare<br />

producendo carne macinata della<br />

massima qualità.<br />

Rese per tipo di carne (pollo e tacchino) e relativo scarto con la<br />

gamma di tritacarne denervatori serie GD e GDM: esempi e particolari.<br />

Lazzari Equipment & Packaging<br />

Via Volta 12 C<br />

37026 Settimo di Pescantina (VR)<br />

Telefono: 045 8350877<br />

Fax: 045 8350872<br />

E-mail: info@lazzariequipment.com<br />

Web: www.lazzariequipment.com<br />

Eurocarni, 4/21 129


SONO 180 GRAMMI, LASCIO?<br />

Hopeless Romantic, High Sunn<br />

Ramen e Dream Pop<br />

di Giovanni Papalato<br />

In questa rubrica sono stati raccontati<br />

sempre album, mai EP. E<br />

fino ad ora l’unico Ramen Bar in<br />

cui sono stato non serviva al tavolo.<br />

Quindi questo “Hopeless Romantic” a<br />

firma HIGH SUNN, che contiene tra i<br />

suoi sei brani anche Ramen Waitress,<br />

riesce a risultare inedito sotto più<br />

punti di vista.<br />

Certo di ramen ne ho mangiati<br />

diversi, ma tutti sempre cucinati<br />

dalla mia compagna che ne è appassionata,<br />

con differenti tipi di brodo<br />

e tagli di carne.<br />

Il ramen è composto da brodo,<br />

tare, noodles e i topping in<br />

superficie. I brodi, a seconda degli<br />

ingredienti e dei tempi di cottura,<br />

assumono caratteristiche visive particolari<br />

oltre che di gusto. L’Assari<br />

è limpido ed è ottenuto da carne,<br />

pesce e/o verdure (che sono cotti<br />

per non troppo tempo e a fuoco<br />

basso) e nell’aspetto risulta simile<br />

al nostro brodo italiano. Denso e<br />

opaco è invece il Kotteri, che è quasi<br />

sempre il risultato di carne grassa<br />

oppure ricca di collagene bollita<br />

molto a lungo e a fuoco intenso. Il<br />

popolare ramen Tonkotsu, ad esempio,<br />

ha di base un brodo bianco e<br />

denso ricavato dalla cottura di ossa<br />

di maiale per circa 48 ore.<br />

La parte liquida del ramen,<br />

oltre al brodo, ha in aggiunta degli<br />

ingredienti che ne determineranno<br />

la tipologia, il tare: ShioRamen dove<br />

il brodo è semplicemente salato,<br />

ShoyuRamen a base di salsa di soia<br />

e MisoRamen a base di miso, una<br />

pasta fermentata ricavata spesso<br />

da fagioli di soia ma anche altri<br />

ingredienti.<br />

Ci sono ramen di maiale, di<br />

pollo, di manzo, di crostacei, come<br />

anche ramen un po’ più difficili<br />

da trovare ed apprezzare per l’Oc-<br />

130<br />

Eurocarni, 4/21


Il segreto del successo dei ramen? Certamente il fatto che questo semplice piatto si presta ad innumerevoli variazioni:<br />

praticamente ogni singolo componente può essere personalizzato. La sua diffusione in Giappone, come<br />

altre preparazioni di origine cinese, avviene negli anni ‘50, quando molti soldati giapponesi rientrano in patria<br />

dopo la guerra in Manciuria. Il picco arriva però nel 1958, quando Momofuku Andō, presidente della ditta Nissin,<br />

brevetta e introduce sul mercato i ramen istantanei. I tagliolini in brodo diventano in breve un’icona pop e iniziano<br />

a comparire un po’ ovunque, anime, manga, televisione, riviste, conquistando fama anche fuori dal Paese (fonte:<br />

Stefania Versaci, www.ohayo.it).<br />

cidente, come quelli ottenuti da<br />

trippa o lingua. Gusti intensi, allegorie<br />

spericolate di passioni forti<br />

nell’adolescenza di un “romantico disperato,<br />

incorreggibile, senza speranza”<br />

come si definisce JUSTIN CHEROMIAH,<br />

diciottenne, nel 2017 quando la<br />

PNKSLM pubblica questo lavoro.<br />

“Hopeless Romantic” arriva dopo<br />

sette album e altri due EP, usciti<br />

per nove etichette diverse, senza<br />

contare le autoproduzioni, a partire<br />

dal 2014, quando il giovane cantautore<br />

era appena quattordicenne.<br />

Davvero prolifico e precoce, oltre<br />

che talentuoso, con questa raccolta<br />

di canzoni ha raggiunto livelli<br />

altissimi in termini di qualità. Un<br />

cambio netto di sonorità rispetto<br />

alla bassa fedeltà che aveva contraddistinto<br />

lavori come “Teardrop<br />

Party” e “Wishes”: sei canzoni che<br />

sono idealmente sei singoli, esempi<br />

perfetti di Dream Pop.<br />

Parte del merito per tutto questo<br />

è da riconoscere a chi lo ha prodotto,<br />

quel DYLAN WALL già al lavoro<br />

con CRAFT SPELLS. La batteria che<br />

richiama PHIL SPECTOR e la chitarra<br />

Surf di “Joy Of Romance” sanno di<br />

sole e di mani fuori dai finestrini ad<br />

accarezzare l’aria mentre qualcuno<br />

guida e dalla radio escono canzoni<br />

come questa, dove una voce indolente<br />

come una domenica pomeriggio<br />

segue le curve dei riverberi:<br />

“Your taste is strong<br />

I want it all<br />

You’re so delightful<br />

I want a mouthful<br />

Call me a creep<br />

You’re all I eat<br />

Just the one for me<br />

My little treat”.<br />

Chissà se “la cameriera del<br />

ramen” assomiglia almeno un po’<br />

a quella in copertina, presa da un<br />

manga giapponese ritratta tra due<br />

strisce strappate di foto di Ikebana.<br />

Di certo ha ispirato una canzone<br />

dove le chitarre acide e divertite<br />

non si risparmiano a giocare con<br />

una ritmica tirata come uno skateboard<br />

in discesa sui saliscendi di<br />

San Francisco.<br />

Il primo lato si chiude con “Holding<br />

Hands”, che sembra rallentare<br />

senza l’intenzione di fermarsi. Gli<br />

accordi iniziali che solitari e ripetuti<br />

sembrano una rincorsa, ma poi sono<br />

un rifiatare prima di entrare in un<br />

limbo di voci sfocate e rimandi 60s.<br />

Girando lato del disco, si torna a<br />

chitarre pulite e scintillanti che puliscono<br />

e lasciano spazio ad una voce<br />

che non si nasconde dietro allegorie<br />

o ironia. In Tears, ad integrare questa<br />

consapevolezza si aggiungono i<br />

cori che aderiscono perfettamente<br />

alla struttura del pezzo, donandogli<br />

una personalità più complessa senza<br />

renderlo pesante.<br />

Eurocarni, 4/21 131


I ramen sono protagonisti di film, libri, documentari, mostre fotografiche,<br />

corsi di cucina, programmi televisivi e perfino un museo. Se vi piace<br />

mangiarlo e cucinarlo o siete solamente curiosi non potete assolutamente<br />

perdere il film-documentario del 2017 Ramen Heads: diretto dal giapponese<br />

KOKI SHIGENO è un vero e proprio atto d’amore verso questa pietanza<br />

in cui ormai si misurano anche i cuochi italiani. La pellicola ci rivela, passo<br />

dopo passo, i segreti dei migliori chef di questa “zuppa”, a partire da quel<br />

Tomita Osamu (in foto) considerato l’Imperatore indiscusso del Ramen. Sarà<br />

infatti proprio lui, eletto miglior chef di ramen del Giappone per tre anni<br />

consecutivi, ad accompagnarci all’interno del suo mondo, condividendo<br />

con noi il suo approccio ossessivo, maniacale, volto alle creazione del ramen<br />

perfetto. E questo attraverso la costante ricerca degli ingredienti migliori<br />

disponibili sul mercato. Per far capire quanto è grande la fama di Tomita<br />

Osamu va detto che il suo ristorante, il Tomita Ramen, che si trova nella<br />

città di Matsudo e ha solo undici posti, è un luogo di culto tra i più visitati<br />

in Giappone, tanto che ha dovuto sviluppare un sistema di biglietteria digitalizzato<br />

per fare la fila. Oltre al Tomita, Ramen Heads mostra ovviamente<br />

anche altri cinque importanti ristoranti di ramen in Giappone, ognuno con<br />

una propria filosofia e sapore, esemplificando i vari aspetti del mondo e<br />

delle caratteristiche del piatto (fonte: Francesco Gallo, ANSA).<br />

Attitudine che prosegue in<br />

armonia con Polaroids, brano più<br />

lungo dell’EP assieme a quello in<br />

apertura, dove si gioca a rimpiattino<br />

tra rumore e melodia in misura<br />

ancora più importante.<br />

Si sente forte l’influenza, soprattutto<br />

in questo brano, dei BEACH<br />

FOSSILS di “Clash The Truth”, un disco<br />

molto intenso e, almeno a giudicare<br />

da questo EP, di riferimento per<br />

certe scene indipendenti anche<br />

dalla costa opposta.<br />

La conclusiva “Good Evening”<br />

spinge su un rincorrersi forsennato<br />

di liriche e battute, in un sovrapporsi<br />

di voci e strumenti che non<br />

gira a vuoto e rafforza l’identità del<br />

prodotto.<br />

Dischi così ne escono tanti,<br />

ma non ne escono tanti così. Mi<br />

spiego meglio: sono anni che tra<br />

pubblicazioni digitali e supporti<br />

analogici, è estremamente difficile<br />

poter seguire tutto anche limitandosi<br />

nell’ambito di un solo genere<br />

o di una scena musicale.<br />

È tutto molto dispersivo, le sollecitazioni<br />

sono continue e molti si<br />

affidano a piattaforme on-line che<br />

ti indirizzano ad ascolti effimeri<br />

“capendo i tuoi gusti”. Così molti<br />

album sfuggono all’algoritmo e si<br />

perdono tra altri.<br />

È un discorso che si può e si<br />

dovrebbe ampliare ad altri ambiti.<br />

Scegliere sulla base di criteri diversi<br />

da un approccio commerciale,<br />

sapere la storia di un prodotto,<br />

che sia sul banco di una macelleria<br />

o tra gli scaffali di un negozio di<br />

dischi.<br />

Questa rubrica sposa questa<br />

etica, cercando di essere parte di<br />

un processo virtuoso. Come quello<br />

che ha portato alla pubblicazione di<br />

“Hopeless Romantic”. Nasce da passioni,<br />

rifiuti, frustrazioni e sogni<br />

di un teenager di San Francisco,<br />

è uscito per un’etichetta svedese,<br />

ma diretta da un mancuniano:<br />

una rete che unisce realtà indipendenti<br />

ed eterogenee. Un peccato<br />

farselo sfuggire.<br />

Giovanni Papalato<br />

Nota<br />

A pagina 130, photo © Lucio Pellacani.<br />

132<br />

Eurocarni, 4/21


AFFIDACI LA PELLE<br />

HIDE SPA<br />

via Piave, 11/13<br />

35010 CURTAROLO<br />

Padova - Italy<br />

Tel 049 9620321 - Fax 049 9620202<br />

info@hide.it - www.hide.it<br />

PER AVERE IL MASSIMO PROFITTO COSTANTE NEL TEMPO<br />

• SERVIZIO DI RACCOLTA PUNTUALE ED EFFICIENTE<br />

• PREZZI GARANTITI DA INIZIO MESE<br />

• PAGAMENTI SETTIMANALI<br />

• PRINCIPALI CENTRI DI RACCOLTA CON DEPOSITO:<br />

• BARONIO & LAINI snc - VEROLAVECCHIA (BS)<br />

BARONIO & LAINI srl – VEROLAVECCHIA (BS)<br />

• BELPIETRO ANGELO - CASTENEDOLO (BS)<br />

BELPIETRO ALESSANDRO – CASTENEDOLO (BS)<br />

•<br />

<br />

BOCCHINO<br />

BOCCHINO<br />

srl<br />

srl<br />

- VERDUNO<br />

– VERDUNO<br />

(CN)<br />

(CN)<br />

• D’ORAZIO <br />

PELLI srl - GESSOPALENA (CH)<br />

• LIVERANI NINO sas - FAENZA (RA)<br />

stabilimento<br />

Bocchino srl<br />

Cella frigo


STATISTICHE<br />

Dati Anas: classificazione<br />

carcasse suine 2020<br />

Photo © Art by Pixel – stock.adobe.com<br />

134<br />

Eurocarni, 4/21


(*) Media ponderata dei pesi medi settimanali. I dati sono suscettibili di aggiornamenti. Elaborazione su dati del MIPAAF.<br />

Eurocarni, 4/21 135


TRE LIBRI<br />

VALENTINA RAFFAELLI<br />

E LUCA BOSCARDIN (a cura di)<br />

Scarti d’Italia – Italian Scraps<br />

Da Nord a Sud, un’avventura culinaria<br />

dove non si butta via niente<br />

Illustrazioni: Luca Boscardin<br />

Edizioni: Corraini, 2020<br />

288 pp. – € 38,00<br />

corraini.com<br />

MICHEL PASTOUREAU<br />

Il toro<br />

Una storia culturale<br />

Edizioni: Ponte alle Grazie, 2020<br />

166 pp. – € 20,00<br />

www.ponteallegrazie.it<br />

ROBERTO BORTOLOTTI<br />

I tagli delle carni<br />

Bovini, suini, ovini e animali da cortile<br />

Edizioni: Hoepli, 2018<br />

138 pp. – € 26,50<br />

www.hoepli.it<br />

Un viaggio in Italia a bordo di<br />

un furgone blu trasformato in casa<br />

mobile, filo conduttore la cucina<br />

del quinto quarto: milza, fegato,<br />

lampredotto, piedini di maiale,<br />

interiora da cucinare con ricette<br />

tradizionali come la trippa alla romana<br />

o la coratella brodettata. In dieci<br />

mesi on the road, VALENTINA RAFFAELLI<br />

e LUCA BOSCARDIN hanno esplorato<br />

il Paese alla ricerca delle tradizioni<br />

gastronomiche legate alle frattaglie<br />

e lo raccontano attraverso disegni,<br />

fotografie e ricette regionali. Hanno<br />

incontrato cuochi, ristoratori<br />

e allevatori, hanno assaggiato e<br />

cucinato, dedicandosi a quelle parti<br />

che qualcuno potrebbe definire “di<br />

scarto” e riflettendo sul ruolo che<br />

può avere la tradizione nel discorso<br />

attuale sulla sostenibilità.<br />

Libro di cucina atipico, Scarti<br />

d’Italia è una ricerca su quello che<br />

mangiamo e quello che sprechiamo,<br />

un’avventura culinaria dove non si<br />

butta via niente. E anche un sito<br />

web: scartiditalia.com<br />

MICHAEL PASTOUREAU, francese,<br />

è direttore della École pratique e<br />

titolare della cattedra di Storia del<br />

simbolismo in Occidente. Avvalendosi<br />

di una ricca iconografia, ampiamente<br />

commentata, nel suo nuovo libro<br />

Pastoureau ci racconta la storia del<br />

toro nella cultura europea senza<br />

dimenticare la vacca, il bue e il vitello.<br />

Un animale che, dalle grotte di<br />

Lascaux a Picasso, passando per la<br />

ceramica greca, il mosaico romano,<br />

la miniatura medioevale, l’incisione<br />

rinascimentale e la pittura moderna<br />

e contemporanea, è sempre stato<br />

una star dell’arte europea.<br />

ROBERTO BORTOLOTTI vanta una<br />

pluriennale esperienza nel settore<br />

delle carni e della filiera agroalimentare.<br />

I tagli delle carni è un manuale<br />

che volge uno sguardo a tutto tondo<br />

sulla moderna filiera della macellazione,<br />

dall’allevamento al trasporto<br />

del bestiame, dalle caratteristiche<br />

nutrizionali delle carni alle diverse<br />

razze di animali, dai tagli alla varietà<br />

delle denominazioni, dall’imballaggio<br />

allo smaltimento. Una presentazione<br />

completa del lungo e<br />

laborioso processo che si cela dietro<br />

il prodotto finito. La prefazione è<br />

firmata dal PROF. GIOVANNI BALLARINI.<br />

136<br />

Eurocarni, 4/21

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!