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syndicom rivista N.21

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

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<strong>syndicom</strong><br />

N. 21 Gennaio-Febbraio 2021<br />

<strong>rivista</strong><br />

Svendere<br />

la nostra<br />

identità?


Pubblicità<br />

per la solidarietà sindacale<br />

internazionale<br />

A causa del Covid-19 molte persone soffrono la fame.<br />

Il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori senzatetto in Brasile<br />

ha aperto delle cucine popolari e conta sul nostro sostegno.<br />

SOLIFONDS fornisce un aiuto solidale, rapido e diretto.<br />

Sostieni anche tu le lotte per l‘emancipazione sociale<br />

nel Sud globale.<br />

Sostieni il SOLIFONDS,<br />

il fondo di solidarietà dei sindacati svizzeri.<br />

www.fr.solifonds.ch/faire-un-don


Sommario<br />

4 Team vincenti<br />

5 Brevi ma utili<br />

6 Dalla parte degli altri<br />

7 L’ospite<br />

8 Dossier: NO a questa IE<br />

16 Dalle professioni<br />

19 Pluralità dei media<br />

22 Dreifuss-Funiciello<br />

25 Diritto e diritti<br />

26 Idee<br />

27 Mille parole<br />

28 Eventi<br />

30 Un lavoro, una vita<br />

31 Cruciverba<br />

32 Il 7 marzo vota NO<br />

«Se qualcosa è gratis, la merce sei tu». Quando<br />

effettuo una ricerca su Google, gli faccio guadagnare<br />

migliaia di franchi. Non solo per la pubblicità<br />

che vende, ma anche perché i miei dati<br />

utente diventano una merce di scambio. È su<br />

questo che i giganti tecnologici fondano il loro<br />

potere. Scambio di dati, data mining e big data<br />

sono l’oro del mondo digitalizzato. Ora il Consiglio<br />

federale, che fino a oggi non è riuscito a<br />

presentare alcuna strategia credibile per la trasformazione<br />

digitale e tanto meno per la protezione<br />

dei nostri dati, vuole affidare il rilascio<br />

delle carte d’identità elettronica (IE) nelle mani<br />

di banche e grandi aziende. E siccome non gli<br />

costa nulla, l’amministrazione pubblica fornisce<br />

quindi «solo» i nostri dati. Un «laissez-faire»<br />

della peggior specie. Il vero prezzo di quest’operazione<br />

IE è però assurdamente alto e lo paghiamo<br />

tutti noi. Perché? È utile poterci identificare<br />

digitalmente quando acquistiamo online,<br />

quando presentiamo la dichiarazione dei redditi<br />

o trasferiamo denaro. Ma il rilascio di un’identità<br />

digitale deve essere affidato alla pubblica<br />

amministrazione controllata democraticamente.<br />

Voglio ottenere il mio passaporto dall’ufficio<br />

passaporti e non da UBS. Oggi posso scegliere<br />

di non essere cliente UBS. E UBS non sa niente<br />

di me. Ma con la legge sull’IE del Consiglio federale<br />

i miei dati possono essere raccolti da un<br />

pool di grandi aziende. Comprese le cartelle<br />

cliniche. E l’abuso è dietro l’angolo. Il Consiglio<br />

federale promette di effettuare controlli. Bella<br />

cosa, ma solo sulla carta, come abbiamo visto<br />

per le banche. Il 7 marzo alle urne abbiamo l’occasione<br />

di dire NO: stop all’IE in questa forma!<br />

8<br />

19<br />

22<br />

Daniel Münger, presidente <strong>syndicom</strong>


4<br />

Team vincenti<br />

«Il nostro successo dimostra<br />

che insieme si è più forti»<br />

Daniela Aeby (52)<br />

Occupata presso la Posta dall’apprendistato<br />

come assistente d’esercizio, da<br />

cinque anni controllore di biglietti (sulle<br />

linee di AutoPostale e sugli autobus<br />

di altre aziende di trasporto). Presidente<br />

della commissione del personale<br />

del pool controllo biglietti e membro<br />

della delegazione negoziale per il CCL<br />

AutoPostale.<br />

Erwin Rüegg (55)<br />

Formazione come impiegato postale,<br />

ha lavorato in diverse città, e poi anche<br />

presso la posta ferroviaria («il periodo<br />

più bello della mia vita professionale»),<br />

per un totale di 39 anni alla<br />

Posta. Conducente di AutoPostale da<br />

otto anni, fiduciario presso la sede di<br />

Winkel e politicamente attivo anche<br />

nella vita privata.<br />

Dominik Hunsperger (41)<br />

Formatosi come falegname, in seguito<br />

ha lavorato, tra l’altro, nel centro di<br />

controllo di AutoPostale SA. Da otto<br />

anni è conducente di AutoPostale e da<br />

quattro anni lavora al 60%. Politicamente<br />

attivo a Effretikon (SVP), sposato,<br />

un figlio, fiduciario di <strong>syndicom</strong><br />

presso la sede di Embrach.<br />

Testo: Suleika Baumgartner<br />

Foto: Markus Cadosch<br />

Sarebbe bello se fossero<br />

coinvolte più donne<br />

«Per noi è sempre stato chiaro: non<br />

vogliamo di più, ma neanche di<br />

meno di quello che ci spetta. I conducenti<br />

di AutoPostale hanno un’enorme<br />

responsabilità: devono essere<br />

molto concentrati sulla strada e pianificare<br />

attentamente i loro periodi<br />

di riposo. Dovrebbe quindi essere ovvio<br />

che gli orari di lavoro e le pause<br />

siano correttamente computati. Anche<br />

i controllori dei biglietti sono<br />

sempre in viaggio a tutte le ore e meritano<br />

una pausa caffè. Quando, a<br />

fine 2017, venne alla luce che la legge<br />

sul lavoro era stata violata da AutoPostale,<br />

per noi come membri della<br />

commissione del personale (CoPe)<br />

era importante che i rimborsi non venissero<br />

richiesti a livello individuale,<br />

ma che si affrontasse la questione insieme.<br />

Non ci siamo mai pentiti del nostro<br />

impegno, ma ci sono stati momenti<br />

estenuanti, a volte anche di<br />

ostilità. Ma ora il nostro successo ci<br />

dà ragione. E dimostra che insieme<br />

siamo più forti! Si tratta di milioni di<br />

franchi che il nostro datore di lavoro<br />

ha dovuto ripagare. Senza il sindacato<br />

a sostenerci, non avremmo avuto<br />

alcuna possibilità. Oltre al segretario<br />

regionale di <strong>syndicom</strong> Senol Kilic,<br />

Beni Schütz, dell’ufficio regionale<br />

LDL, ci ha sostenuto nella delegazione<br />

preposta alle trattative, composta<br />

da cinque persone. Negoziare alla<br />

pari è stato possibile solo perché abbiamo<br />

investito molto tempo nella<br />

raccolta dei dati. Senza questa elaborata<br />

preparazione, avremmo perso. E<br />

di parecchio. In precedenza avevamo<br />

presentato una petizione per ben due<br />

volte, e le firmatarie e i firmatari ci<br />

hanno dato un sostegno morale.<br />

Nella vita, niente ti è regalato, a<br />

volte devi lottare per la giustizia. Ciò<br />

può essere fatto in modo assolutamente<br />

rispettoso. Chi è coinvolto nel<br />

sindacato non sta facendo nulla di<br />

proibito, il diritto di partecipare rientra<br />

tra i nostri diritti fondamentali.<br />

Le colleghe e i colleghi che non sono<br />

sicuri di come rivendicare i loro diritti<br />

possono farsi consigliare dalla loro<br />

CoPe, e anche noi possiamo accompagnarli<br />

a un colloquio. La paura del<br />

licenziamento solo perché si esercita<br />

la critica è infondata. Ora che ci sono<br />

sempre più donne autiste, sarebbe<br />

anche auspicabile se si assumessero<br />

una responsabilità sindacale e usassero<br />

i loro punti di forza nelle trattative!».


Brevi ma utili<br />

2020, sotto il segno del Covid \ media f, altri tagli \ Aumenti<br />

salariali a cablex \ Entremont, altra concessione \ Volti nuovi al<br />

Consiglio svizzero della stampa \ Contatti<br />

5<br />

2020, sotto il segno del Covid<br />

I dati della SECO mostrano che nel 2020<br />

il mercato del lavoro svizzero è stato<br />

fortemente influenzato dalla crisi dovuta<br />

alla pandemia. Gli effetti si sono attutiti<br />

solo con il massiccio impiego<br />

dell’indennità per lavoro ridotto. Comunque,<br />

a fine dicembre il numero di disoccupati<br />

(163.545) era superiore del<br />

36.3% rispetto a un anno prima. Il tasso<br />

di disoccupazione medio su base annua<br />

è del 3,1%: un rialzo di 0,8 punti percentuali<br />

rispetto al 2019. È aumentato in<br />

particolare il tasso di disoccupazione<br />

giovanile: dal 2,2% a una media annuale<br />

del 3,2%. Nel 2021, la questione continuerà<br />

a preoccuparci. L’importante è<br />

che i costi della pandemia non debbano<br />

essere sostenuti dai lavoratori.<br />

media f, altri tagli<br />

Nel 2017, dopo che le quattro tipografie<br />

del gruppo St-Paul con sede a Friburgo<br />

erano state riunite nella società media<br />

f, erano stati tagliati 25 posti di lavoro.<br />

Nel 2020 si è proceduto nello stesso<br />

senso: l’attività di stampa sarà centralizzata<br />

presso un unico sito, a Bulle.<br />

Conseguenza: saranno tagliati altri<br />

30 posti. <strong>syndicom</strong> chiede al gruppo St-<br />

Paul e a media f di assumersi la propria<br />

responsabilità sociale: la maggior parte<br />

dei posti di lavoro dev’essere salvata e<br />

nelle trattative in corso dev’essere<br />

negoziato un piano sociale di qualità.<br />

Aumenti salariali a cablex<br />

Grazie a <strong>syndicom</strong>, cablex sta facendo<br />

progressi sui salari: dal primo aprile, la<br />

massa salariale verrà aumentata dello<br />

0,8%. I lavoratori di cablex e di altre<br />

aziende del settore delle infrastrutture<br />

di rete stanno creando il caposaldo che<br />

ci tiene connessi in tempo di home office,<br />

attraverso le reti di telecomunicazione.<br />

In considerazione del contributo<br />

all’approvvigionamento economico del<br />

paese, nel 2021 anche tutti i collaboratori<br />

di cablex beneficeranno di aumenti<br />

salariali fra 300 e 500 franchi.<br />

Entremont, altra concessione<br />

Il Canton Vallese e l’Ufficio federale dei<br />

trasporti (UFT) hanno deciso, dopo una<br />

procedura di sei mesi che ha coinvolto<br />

tre aziende candidate, di affidare per il<br />

prossimo decennio la gestione delle<br />

dieci linee di autobus del distretto di<br />

Entremont alla TMR Transports de Martigny<br />

et Régions SA. Dopo aver consultato<br />

i comuni interessati, a Entremont sarà<br />

creata una nuova linea. A seguito della<br />

decisione, AutoPostale ha perso la sua<br />

concessione. <strong>syndicom</strong> sta lavorando<br />

per garantire l’assunzione del maggior<br />

numero possibile di collaboratori.<br />

Volti nuovi al Consiglio<br />

svizzero della stampa<br />

Da quest’anno, il Consiglio svizzero<br />

della stampa avrà nuovi membri. Si<br />

tratta di Joëlle Fabre (24heures), Michael<br />

Furger (NZZ am Sonntag), Fati<br />

Mansour (Le Temps) e Anne-Frédérique<br />

Widmann (RTS). Tra i rappresentanti del<br />

pubblico, si segnala l’ingresso dell’avvocato<br />

asconese Luca Allidi, che aveva<br />

difeso (con successo) i giornalisti del<br />

domenicale «il Caffè», accusati di concorrenza<br />

sleale in relazione a un’inchiesta<br />

su un caso di malasanità. Il<br />

Consiglio della stampa ha anche una<br />

nuova presidentessa, Susan Boos<br />

(giornalista, iscritta a <strong>syndicom</strong>). Da<br />

metà 2021, ne faranno parte anche Annick<br />

Dubied (professoressa di giornalismo<br />

e decana presso l’Università di<br />

Neuchâtel) e Max Trossmann (storico e<br />

saggista, nonché socio <strong>syndicom</strong>).<br />

Contatti<br />

Segretariato <strong>syndicom</strong> Ticino e Moesano<br />

via Genzana 2, 6900 Massagno<br />

Orari: lu e gio 8.00-12.00<br />

ma-me-ve 13.30-17.30<br />

Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66<br />

mail: info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Gruppo Pensionati Ticino e Moesano<br />

http://ig.<strong>syndicom</strong>.ch/it/pensionati/<br />

gruppo-regionale<br />

e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch<br />

Agenda<br />

Marzo<br />

6<br />

Assemblea 2021<br />

Sezione Ticino e Moesano<br />

A causa della situazione sanitaria,<br />

l’assemblea si tiene online, a partire<br />

dalle ore 15.00, sulla piattaforma<br />

Teams. Indicazioni tecniche per<br />

accedervi presso il segretariato.<br />

Necessaria l’iscrizione inviando una<br />

mail a info@<strong>syndicom</strong>.ch o telefonando<br />

allo 058 857 18 18<br />

7<br />

Votazione sulla IE<br />

Voto sulla Legge federale sui servizi<br />

d’identificazione elettronica (IE).<br />

Info su <strong>syndicom</strong>.ch/votoeid<br />

Aprile<br />

14<br />

Assemblea ordinaria GI<br />

Pensionati Ticino e Moesano<br />

Rivera, Ristorante «alla Bricola»<br />

A seconda dell’andamento pandemico,<br />

sono previsti cambiamenti.<br />

Notizie aggiornate sul sito<br />

https://ig.<strong>syndicom</strong>.ch/it/pensionati/<br />

gruppo-regionale<br />

Maggio<br />

1<br />

Festa dei lavoratori<br />

«È l’ora di una svolta sociale!»: questo<br />

lo slogan del primo maggio, che si<br />

terrà in forme diverse a seconda della<br />

situazione della pandemia.<br />

Informazioni su www.uss-ti.ch<br />

3<br />

Giornata mondiale<br />

della libertà di stampa<br />

Informazioni: www.ifj.org<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/agenda


6 Dalla parte<br />

Da un anno Paranoia City, la libreria di sinistra e dalla lunga<br />

degli altri<br />

tradizione del Kreis 4 di Zurigo, è nelle mani di un trio impegnato<br />

di giovani donne. Melina, Margot e Auline gestiscono<br />

la libreria sulla base di principi femministi e cooperativi.<br />

1<br />

Come avete trovato il coraggio di<br />

rilevare una libreria anarchica?<br />

È sempre stato il nostro obiettivo. Nei<br />

nostri precedenti posti di lavoro non<br />

siamo mai riuscite a partecipare nella<br />

misura in cui avremmo voluto. Quando<br />

Tomi Geiger, una delle fondatrici,<br />

chiese se desiderassimo riprendere la<br />

libreria, non ci abbiamo dovuto pensare<br />

su. Era la nostra grande opportunità,<br />

anche perché non dovevamo investire<br />

nulla. Paranoia City esiste da<br />

45 anni, aveva un ampio assortimento<br />

e una clientela fissa. Ora più nessuno<br />

ci dice cosa dobbiamo fare.<br />

2<br />

Qual è la linea politica di Paranoia City?<br />

Il sistema ideologico precedente è rimasto<br />

tale e quale, anche noi ci impegniamo<br />

per un mondo libero da domini.<br />

Ma ora poniamo l’accento su<br />

libri di carattere chiaramente femminista.<br />

Vogliamo diffondere una letteratura<br />

che rompa il modello patriarcale<br />

in tutti i settori per far posto a<br />

voci che hanno un pensiero trasversale.<br />

Definiamo anche le nostre condizioni<br />

di lavoro secondo principi femministi<br />

per evitare di sentirci<br />

sfruttate. La clientela reagisce molto<br />

positivamente a questi nuovi impulsi.<br />

3<br />

Cosa cambia nel collettivo paritario<br />

rispetto alle altre librerie?<br />

Sui contenuti, non dobbiamo vendere<br />

libri che non corrispondono ai nostri<br />

valori. Perciò ci troviamo spesso a discutere.<br />

E come lavoratrici indipendenti<br />

capita che ci portiamo il lavoro<br />

a casa. Ci rendiamo conto reciprocamente<br />

quando non ne possiamo più e<br />

ci prendiamo un giorno libero quando<br />

sentiamo di aver lavorato troppo.<br />

Purtroppo finora non disponiamo di<br />

risorse necessarie per offrire un posto<br />

di formazione oppure un onorario<br />

equo a eventuali praticanti.<br />

4<br />

Nonostante le difficoltà, quello del libraio<br />

è ancora un mestiere allettante?<br />

Certamente! È un settore in perenne<br />

crisi. Siamo giovani e non sappiamo<br />

come fosse prima. Sicuramente i<br />

margini sono molto ristretti e dobbiamo<br />

quindi vendere molti libri per poter<br />

pagare l’affitto. Allo stesso tempo<br />

non vogliamo che i libri costino molto<br />

e che siano accessibili solo a un<br />

numero ristretto di lettori. Le offerte<br />

in Internet non le percepiamo come<br />

una concorrenza, al massimo per i<br />

prezzi. Le persone vengono da noi<br />

perché amano la nostra consulenza e<br />

desiderano sostenere con consapevolezza<br />

una piccola libreria.<br />

5<br />

Vi attribuite dei salari a seconda delle<br />

funzioni e del tempo d’impiego?<br />

All’inizio lavoravamo di più di quanto<br />

potessimo retribuirci. Ed era chiaro<br />

che non volevamo sfruttare noi stesse<br />

per molto tempo. Oggi lavoriamo al<br />

60% perché a livello finanziario non<br />

ci stiamo più dentro e cerchiamo di<br />

rispettare il carico di lavoro. Siamo<br />

prevalentemente in due in negozio,<br />

ma abbiamo strutturato gli orari in<br />

modo che possa essere presente anche<br />

solo una persona. Come iscritte<br />

di <strong>syndicom</strong> siamo convinte che sia<br />

super importante avere un CCL e pertanto<br />

dei valori indicativi per le condizioni<br />

di impiego nel settore.<br />

6<br />

Quali le conseguenze del virus?<br />

Non vediamo la nostra libreria come<br />

la vittima principale di questa pandemia.<br />

I fatturati del settore nel 2020<br />

non sono poi crollati granché. Peccato<br />

non poter organizzare eventi.<br />

Avevamo approfittato del primo lockdown<br />

per sistemare gli scaffali e<br />

sbrigare le pratiche amministrative.<br />

Attualmente dalle 13 alle 17 recapitiamo<br />

i libri ordinati dalla finestra. Abbiamo<br />

anche degli aiutanti addetti<br />

alla consegna dei libri. Le ripercussioni<br />

finanziarie si vedranno solo nei<br />

prossimi mesi.<br />

Testo: Nick Manouk<br />

Foto: Paranoia City


L’ospite<br />

Il 7 marzo voteremo su un argomento<br />

un po’ misterioso: la legge sui servizi di<br />

identificazione elettronica (legge IE). Sceglieremo<br />

se il passaporto elettronico che useremo in<br />

futuro dovrà essere rilasciato dallo Stato o<br />

se dovrà essere privatizzato. Questa IE ci<br />

permetterà di accedere ai servizi pubblici online,<br />

ad esempio per richiedere il rinnovo della patente<br />

di guida, una borsa di studio, per ottenere<br />

assistenza sociale – e forse in futuro ci permetterà<br />

di avere accesso al voto elettronico e di<br />

consultare la nostra documentazione giuridica<br />

o medica. Si tratta quindi dell’equivalente per<br />

Internet della carta d’identità o del passaporto<br />

che utilizziamo per dimostrare la nostra identità<br />

a uno sportello dell’amministrazione pubblica. La<br />

legge prevede che saranno i privati, ad esempio<br />

le assicurazioni malattia, le banche o, un domani,<br />

dei giganti digitali (come Facebook o Amazon)<br />

a rilasciare questi passaporti elettronici, piuttosto<br />

che la Confederazione o i Cantoni. La legge<br />

mira a privatizzare un compito sovrano, quello<br />

di garantire l’identità dei cittadini. Con questo<br />

sistema, è possibile che utilizzeremo una IE<br />

fornita da Facebook per votare online o un login<br />

assegnato dalla cassa malati per accedere alla<br />

nostra cartella clinica elettronica. Ovviamente,<br />

queste aziende non forniscono IE per beneficenza.<br />

Sperano di poter raccogliere dati sulle nostre<br />

scelte politiche, sulle nostre abitudini di consumo,<br />

sulle nostre esigenze mediche ecc. In breve,<br />

vogliono conoscerci meglio per poterci influenzare<br />

sia per quel che riguarda la vendita di prodotti<br />

che per indirizzare le nostre scelte politiche.<br />

Se vogliamo poter mantenere un controllo<br />

democratico sulla nostra vita digitale è imperativo<br />

che, come per la carta d’identità o il passaporto<br />

fisico, sia lo Stato (la Confederazione, i<br />

Cantoni o i Comuni) a rilasciare in futuro questi<br />

mezzi di identificazione elettronica. Esorto<br />

quindi a votare NO alla legge IE e a combattere<br />

insieme per ottenere una legge che mantenga la<br />

nostra identità in mani pubbliche.<br />

No alla privatizzazione<br />

della nostra identità<br />

Nuria Gorrite è presidente del Consiglio<br />

di Stato vodese e a capo del Dipartimento<br />

delle infrastrutture e delle risorse<br />

umane. Curatrice museale di professione,<br />

è stata municipale, poi sindaca di<br />

Morges e parlamentare. È membro del<br />

Partito Socialista.<br />

7


Quando il prossimo passaporto verrà emesso da UBS<br />

Estonia, un modello possibile?<br />

Protezione dei dati insufficiente, così non va<br />

Dossier 9<br />

Se lo stato<br />

svende<br />

i nostri dati


10 Dossier<br />

Una via d’uscita dalla cecità digitale<br />

Il Consiglio federale vuole mettere l’identità digitale<br />

nelle mani di banche e multinazionali. Il 7<br />

marzo gli elettori potranno ancora tirare il freno<br />

d’emergenza. Ma la pericolosissima vicenda<br />

attorno all’IE dimostra che la Svizzera ha più<br />

che mai bisogno di un servizio pubblico digitale.<br />

Testo: Oliver Fahrni<br />

Foto: meierproductions<br />

Singapore è considerato un modello nella lotta contro il<br />

Covid. La sua app per smartphone per tracciare i contagi è<br />

stata definita «particolarmente sicura» e «innocua». Ora si<br />

è saputo che la polizia della città-dittatura capitalista ha<br />

usato i dati raccolti per organizzare la propria repressione.<br />

L’Estonia è considerata un paese esemplare in materia<br />

di digitalizzazione. I politici della Confederazione e dei<br />

Cantoni che vanno in pellegrinaggio nell’Eldorado baltico<br />

lamentano il ritardo digitale della Svizzera. Il fiore all’occhiello<br />

è una carta d’identità elettronica nella quale è registrato<br />

tutto (vedi articolo a pag. 12). L’IE estone consente<br />

anche di votare e in Estonia gli algoritmi emettono<br />

addirittura sentenze giuridiche. Ma nel 2017 il sistema<br />

collassò a causa di falle in materia di sicurezza. Tutto d’un<br />

tratto le persone non avevano più alcuna identità e per settimane<br />

non è stato possibile rilasciare passaporti.<br />

La Svizzera è considerata un paese esemplare in materia<br />

di diritti popolari e di federalismo. Ma ora il Consiglio<br />

federale fa nuovamente buon viso a cattivo gioco: con finta<br />

ingenuità intende mettere l’identità elettronica (IE) delle<br />

cittadine e dei cittadini nelle mani delle multinazionali.<br />

Il prossimo passaporto sarà rilasciato da UBS?<br />

Il rilascio di documenti d’identità è una funzione centrale<br />

di competenza dello Stato ed è affidato alla pubblica amministrazione.<br />

Lo stesso deve valere per l’identità elettronica<br />

che presto rimpiazzerà i classici documenti in un numero<br />

sempre maggiore di settori. Ora però la Confederazione,<br />

e più precisamente un nuovo ufficio presso la<br />

FedPol, intende fornire dati personali altamente sensibili<br />

a un ufficio di identificazione privato che poi rilascerà il<br />

documento elettronico dell’utente (v. articolo a pag. 13).<br />

Con la privatizzazione di un servizio pubblico essenziale,<br />

il Consiglio federale viola l’interesse generale. Il presidente<br />

di <strong>syndicom</strong> Daniel Münger la definisce una «pericolosa<br />

follia». Si procede così allo smantellamento dei servizi<br />

pubblici, prossimamente anche con PostFinance. I partiti<br />

borghesi stanno già preparando la privatizzazione di Swisscom,<br />

copatrocinata in modo perverso dalla stessa Swisscom<br />

in quanto finanziatrice anche di AvenirSuisse che<br />

organizza questa strategia di privatizzazione per le multinazionali.<br />

Considerando che la pubblica amministrazione<br />

vende il passaporto elettronico alle multinazionali e<br />

alle banche, non c’è alcun valido motivo se non un eventuale<br />

esiguo risparmio. La soluzione è «pratica», «semplice»<br />

e «sicura», secondo quanto affermato dalla consigliera<br />

federale Simonetta Sommaruga. Ciò lascia alquanto a desiderare.<br />

Inoltre, l’IE è tutt’altro che «sicura».<br />

Ad ogni login con l’IE viene registrata una grande quantità<br />

di dati personali, il cui utilizzo, a detta del Consiglio<br />

federale, viene controllato da una Commissione federale<br />

delle identità elettroniche (COMIE) e dall’Incaricato federale<br />

della protezione dei dati (chiamato in gergo burocratico<br />

IFPDT). I dati non possono essere inoltrati (ovvero<br />

trattati), recita la legge sui servizi di identificazione elettronica.<br />

In verità, né la COMIE né l’IFPDT sono in grado di<br />

riconoscere la divulgazione, né tanto meno di bloccarla.<br />

L’affermazione del Consiglio federale è perciò un inganno.<br />

Protezione dati: più buchi di un Emmental<br />

Complessivamente, anche in caso di una completa revisione<br />

della legge sulla protezione dei dati, la protezione<br />

svizzera dei dati ha più buchi dell’Emmental: è strutturata<br />

in base alla tecnica reattiva, e quindi alquanto obsoleta.<br />

Dal punto di vista tecnico, per l’identificazione digitale si<br />

potrebbero adottare svariate protezioni. Lo Stato avrebbe<br />

addirittura il dovere di costruire questa IE sicura per tutelarci<br />

tutti da eventuali abusi.<br />

Ma evidentemente il Consiglio federale non si è fatto<br />

più furbo neppure con il fallimento dell’esperimento di<br />

e-voting. La moderna protezione dei dati personali inizia<br />

con la costruzione di una particolare architettura di programma<br />

e di sistema e va fino alla decentralizzazione dei<br />

dati. Ma proprio la configurazione di sistema viene ora lasciata<br />

dal Consiglio federale alle multinazionali. In altre<br />

parole: hanno carta bianca.<br />

Resta ancora la domanda del perché le multinazionali,<br />

tra cui anche i grandi colossi mondiali, si fanno in quattro<br />

per l’identità elettronica. Perché per pagamenti, crediti,<br />

acquisti, casse malati oppure l’amministrazione su Internet<br />

nessuno ha necessariamente bisogno di un’identità<br />

elettronica. Tutti gli attori hanno da tempo risolto questa<br />

cosa in modo diverso. L’IE interessa alle multinazionali<br />

poiché essa apre la porta ai big data e al datamining: l’identificazione<br />

centrale consente il collegamento automatizzato<br />

di diverse banche dati oggi ancora separate (la cassa<br />

malati ad esempio non accede facilmente ai conteggi<br />

delle mie carte di credito, ovvero alle mie abitudini di consumo)<br />

e il collegamento di questa serie di dati con l’enorme<br />

quantità di dati che noi divulghiamo tutti i giorni, ad<br />

Ci serve<br />

un’identità<br />

elettronica<br />

diversa e<br />

sicura: quella<br />

pubblica


esempio su facebook, tramite il cellulare, facendo acquisti<br />

online oppure con il pulsante «accetta» su una pagina<br />

Internet (d’altronde nessuno legge le indicazioni riportate<br />

in calce alle condizioni commerciali...). In rete la «volontarietà»<br />

è uno spauracchio.<br />

Qualunque cosa il Consiglio federale voglia far credere<br />

nell’IE molto presto anche i dossier dei pazienti, i dossier<br />

del personale, le banche dati e molti altri dati saranno facilmente<br />

accessibili grazie all’interconnessione tramite il<br />

centro di identificazione delle multinazionali. Il vero motivo<br />

dell’investimento è creare un individuo trasparente<br />

anche dal profilo fiscale. Uno sguardo al consorzio Swiss-<br />

Sign, che ha buone probabilità di accaparrarsi l’IE, non<br />

lascia adito a dubbi. Tra le 15 banche, assicurazioni e casse<br />

malati che si sono raggruppate attorno alla Posta, alle<br />

FFS e a Swisscom, c’è ad esempio Credit Suisse. La grande<br />

banca si era associata alla società di dati sensibili statunitense<br />

Palantir per spiare i lavoratori. Il software di spionaggio<br />

doveva poi essere commercializzato in Svizzera insieme<br />

a un’azienda comune. Palantir, potente gruppo di<br />

big data, è stato fondato dal miliardario di estrema destra<br />

Peter Thiel, lavora con i servizi segreti statunitensi ed è sospettato<br />

di manipolare le elezioni. È vero che la joint venture<br />

del gruppo e della banca chiamata «Signac» si è nel<br />

frattempo sciolta, ma Palantir rimane comunque in auge,<br />

da ultimo con il Consiglio federale in merito all’app e alla<br />

strategia per il coronavirus.<br />

Identità elettronica: rispedire al mittente!<br />

Il 7 marzo gli elettori potranno porre fine a questo attacco<br />

alla nostra proprietà dei dati rispedendo al mittente questa<br />

legge sull’IE. L’IE deve rientrare nel servizio pubblico,<br />

sotto un rigido controllo democratico. Qualunque sia il risultato,<br />

porta drammaticamente alla luce un doppio disastro.<br />

Il Consiglio federale non ha ancora alcuna strategia<br />

credibile per l’era digitale. E la Svizzera necessita più che<br />

mai di un servizio pubblico digitale. Il fatto che il Consiglio<br />

federale si accontenti di servire le multinazionali digitali<br />

nella classica politica del laissez-faire, espone i cittadini a<br />

gravi pericoli. Ma soprattutto Governo e Parlamento perdono<br />

l’occasione di definire la digitalizzazione e di usarla<br />

per il progresso sociale, per la riduzione dell’orario di lavoro,<br />

per una maggiore trasparenza, per l’ecologia e per la<br />

partecipazione politica. Un servizio digitale pubblico<br />

come lo rivendica il sindacato <strong>syndicom</strong> «ha due dimensioni»,<br />

afferma Daniel Münger. Da un lato si tratta della digitalizzazione<br />

dei servizi pubblici. Devono essere digitalizzati<br />

in modo tale che funzionino in modo trasparente e a<br />

misura di cittadino e l’accesso deve essere garantito a tutti.<br />

Ciò implica anche che tutti i processi dei pagamenti e delle<br />

procedure amministrative continuino a essere possibili<br />

in maniera analogica e tramite contatto diretto. Aggiunge<br />

Münger: «Dall’altro lato un servizio pubblico digitale significa<br />

l’accompagnamento e la definizione della transizione<br />

digitale della società attraverso un nuovo servizio pubblico».<br />

E un principio fondamentale del servizio pubblico è il<br />

suo adattamento costante alle esigenze delle persone.<br />

Un nuovo servizio pubblico per la Svizzera digitale<br />

In tempi di digitalizzazione (e di pandemia) questo significa:<br />

• Protezione totale dall’abuso dei dati, basata sul principio<br />

della proprietà di ciascuno sui propri dati<br />

• Estensione della rete<br />

• Rinnovamento delle infrastrutture orientato all’ecologia<br />

• Lotta al divario digitale (e sociale)<br />

• Offensiva per la formazione digitale<br />

• Predisposizione di strumenti digitali e di piattaforme<br />

per ricerca, trasparenza politica, associazioni, PMI ecc.<br />

• Proletariato, piattaforme, lavoro su chiamata<br />

• Ecologia dei mezzi d’informazione a partire dalle scuole<br />

• Digitalizzazione democratica e sociale ecc.<br />

Se il Consiglio federale volesse superare la propria cecità<br />

digitale, anziché fornire le nostre identità alle multinazionali,<br />

potrebbe esaminare ciò che sta attualmente muovendo<br />

i grandi think tank: che cosa dovrebbero fare i pubblici<br />

poteri per far sì che cresca la «cyber citizenship», la maggior<br />

democrazia dei cittadini autonomi.<br />

Dossier sulla legge sulla IE:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/votoeid


12 Dossier<br />

Estonia, un modello per il futuro?<br />

Da anni, i cittadini del paese baltico hanno<br />

una carta d’identità elettronica: una sorta<br />

di «passe-partout» digitale che accompagna<br />

tutta la vita amministrativa. E fa risparmiare<br />

tempo e denaro. Ma con quali rischi?<br />

Testo: Giovanni Valerio<br />

3 novembre 2017. A mezzanotte il governo estone blocca i<br />

certificati di oltre 760mila carte d’identità elettroniche.<br />

A causa di un difetto dei microchip delle carte (che contengono<br />

i dati personali dei cittadini), l’errore nel sistema<br />

avrebbe permesso a eventuali «hacker» non soltanto di accedere<br />

ai dati ma anche di assumere l’identità del singolo<br />

cittadino e spacciarsi per lui, compiendo tutta una serie di<br />

procedure possibili con la carta d’identità elettronica. In<br />

Estonia, si possono infatti ottenere online tutta una serie<br />

di documenti e perfino aprire un’impresa in poche ore.<br />

Soltanto matrimonio e divorzio necessitano di una presenza<br />

fisica. Indipendente dal 1991 dopo quasi mezzo secolo<br />

di occupazione sovietica, il paese baltico (poco più<br />

grande della Svizzera ma con meno di un milione e mezzo<br />

di abitanti) è entrato nel 2004 nell’Unione Europea e ha<br />

subito attratto capitali stranieri per la costituzione di<br />

aziende tecnologiche. Qui, ad esempio, sono nate Skype e<br />

altre «imprese unicorno» ( ovvero, start-up del valore di un<br />

miliardo di dollari) come TransferWise (trasferimento di<br />

valute), Taxify (consegne), Playtech (scommesse). L’Estonia<br />

ospita il maggior numero di start-up per abitante al<br />

mondo, con la velocità media di banda larga più alta. Con<br />

lo scopo di attrarre aziende e ricercatori stranieri, nel 2007<br />

il governo ha avviato un progetto di e-residency: chiunque<br />

può risiedere virtualmente in Estonia, usufruendo dei<br />

suoi servizi informatici. Finora 13mila società e 70mila<br />

persone (tra cui il presidente francese Macron) l’hanno<br />

già fatt0.<br />

Rischi, trasparenza e privacy<br />

Quello corso nel 2017 è stato un rischio enorme, al quale<br />

il governo estone ha risposto con una comunicazione trasparente,<br />

come spiega Florian Marcus, Digital transformation<br />

adviser di e-Estonia Briefing Centre, l’istituzione<br />

pubblica che condivide l’esperienza digitale estone cooperando<br />

con il resto del mondo. «Già dall’agosto 2017,<br />

quando è stato scoperto il punto debole teorico nel chip<br />

della carta di identità elettronica, la popolazione è stata<br />

regolarmente informata. Stando ai nostri dati, la falla del<br />

sistema non è mai stata sfruttata. Tutto si è risolto due<br />

mesi dopo, semplicemente aggiornando il software. Questo<br />

significa che non tutti i documenti di identità hanno<br />

dovuto essere fisicamente sostituiti».<br />

Come difendersi in futuro da altri difetti del sistema?<br />

O da ben più pericolosi pirati informatici? «La nostra architettura<br />

di rete è fortemente decentralizzata e distribuita.<br />

Lo scambio di dati tra le autorità avviene in modo<br />

codificato attraverso la piattaforma X-Road. E l’integrità<br />

dei dati particolarmente importanti (sanitari e del registro<br />

fondiario) è garantita da una soluzione blockchain<br />

sviluppata in Estonia». Anche se, fa notare Marcus, in tanti,<br />

troppi Paesi, la «cyber hygiene» (l’insieme di procedure<br />

elementari di protezione) viene fatta in modo piuttosto<br />

superficiale. I cyber attacchi avvengono per lo più per negligenza<br />

da parte degli utenti: se un solo collaboratore di<br />

un’azienda clicca su un’e-mail inaffidabile, spesso apre le<br />

porte ai pirati informatici. Per la «cyber hygiene», l’Estonia<br />

investe parecchio, a tutti i livelli. Ogni cittadino ha un «data


tracker» nel portale statale (eesti.ee) dove può vedere quali<br />

autorità, in che data e per quale motivo, hanno avuto accesso<br />

ai suoi dati. E ha la possibilità di rendere inaccessibile<br />

l’accesso a determinati dati, anche una visita medica addirittura<br />

al proprio medico. E se si ha l’impressione che qualcosa<br />

non torni, si può interpellare l’ispettorato per la protezione<br />

dei dati che si occuperà della faccenda. Altro punto<br />

importante: il cosiddetto principio «once-only». Questo significa<br />

che sempre e solo un’autorità responsabile può richiedere<br />

al cittadino determinati dati e può memorizzarli.<br />

L’anagrafe ha il diritto di memorizzare la e-mail dei singoli<br />

cittadini ma se una seconda autorità ha bisogno dell’indirizzo<br />

deve richiedere i dati all’anagrafe. In questo modo i<br />

dati non vengono duplicati, contribuendo così sia alla privacy<br />

sia alla cybersicurezza generale.<br />

Governo-piattaforma e ruota digitale<br />

L’Estonia è indubbiamente la più avanzata società digitale<br />

a livello mondiale, dove il governo opera come una sorta<br />

di piattaforma. Potrebbe essere un modello per altri<br />

Paesi? «Non è mai possibile trasferire interamente e senza<br />

filtri le esperienze di un Paese a un altro», risponde ancora<br />

Florian Marcus. «Gli stati piccoli devono affrontare sfide<br />

diverse rispetto a quelli grandi, gli stati federali non possono<br />

adottare la stessa politica degli stati centralizzati.<br />

Tuttavia, dalle esperienze estoni si può sicuramente imparare<br />

adattando le competenze alle realtà locali. Negli<br />

ultimi 25 anni con la sua politica di digitalizzazione abbiamo<br />

gestito bene molte cose, ma si sono registrate anche<br />

alcune battute d’arresto. Ci teniamo regolarmente in<br />

contatto con i Paesi di tutto il mondo in modo da evitare<br />

che ogni governo debba reinventare ogni volta la ruota<br />

digitale».<br />

IE rossocrociata, scarsa<br />

protezione dei dati<br />

Serve un’identificazione elettronica semplice<br />

e affidabile. Che salvaguardi la protezione dei<br />

dati, che segua il principio «Privacy by Design»<br />

e che preveda un’architettura di sistema<br />

decentrata. Ciò che manca in questa legge.<br />

Il diritto alla privacy, soprattutto in rete, deve<br />

essere rafforzato e non ulteriormente minato.<br />

Testo: Erik Schönenberger, direttore Digitale Gesellschaft,<br />

co-responsabile della campagna per il referendum sull’IE<br />

Un’identificazione elettronica statale è la carta di identità<br />

su Internet. Essa assolve online la stessa funzione di un documento<br />

ufficiale per il ritiro di lettere raccomandate oppure<br />

di un estratto del registro delle esecuzioni. Per poter<br />

utilizzare i servizi o per stipulare dei contratti, nella maggior<br />

parte dei casi non sono necessari né un documento né<br />

una firma. Lo stesso deve valere anche online.<br />

L’IE non è attualmente un documento di viaggio riconosciuto<br />

a livello internazionale. Ma ci sono già dei tentativi,<br />

come l’ID2020 o la Known Traveller Digital Identity (KTDI),<br />

che vorrebbero digitalizzare i documenti di viaggio. È solo<br />

una questione di tempo prima che sia possibile viaggiare<br />

anche con un’identità elettronica.<br />

Fornitore dell’IE<br />

Il portale dello stato estone<br />

www.eesti.ee/en<br />

La nuova legge prevede un mercato di fornitori di IE. In<br />

realtà ci potrebbe essere però solo un’azienda che offre IE:<br />

la SwissSign. Nel 2017 l’ex filiale della Posta è stata inizialmente<br />

esternalizzata in un’azienda comune della Posta e<br />

delle FFS. In occasione della giornata digitale 2018 è stato


quindi annunciato con tante cerimonie il trasferimento in<br />

una joint-venture. Quest’ultima è composta da 20 grossi<br />

gruppi svizzeri che non intendono lasciare il grande business<br />

a facebook, Google e ad altri giganti tecnologici e che<br />

avranno il potere di difendere con successo il monopolio<br />

delle IE in Svizzera.<br />

La SwissSign non desidera però essere solo un e-ID-provider,<br />

ma intende offrire un login centrale per diversi servizi.<br />

In questo modo si confondono i confini tra controllo<br />

ufficiale dei documenti e semplice procedura di registrazione<br />

nei portali online. Questo non è problematico solo<br />

dal punto di vista della protezione dei dati, ma comporta<br />

anche una specie di rischio di concentrazione digitale: se<br />

si perde una password oppure si hackera addirittura il login-provider,<br />

questo riguarderà tutti i servizi collegati al login.<br />

Una gran parte dei login non può essere sostituita da<br />

un’IE svizzera (e raccoglitore di dati svizzero), come auspicano<br />

i sostenitori, poiché non esiste una soluzione internazionale.<br />

I cittadini svizzeri non potranno registrarsi neanche<br />

in futuro ad Amazon o ad altri servizi internazionali<br />

con l’IE svizzera.<br />

Peggio ancora: la nuova legge sull’IE dà la possibilità di<br />

diventare fornitori di IE svizzera anche ai giganti tecnologici<br />

internazionali. Apple ha già registrato diversi brevetti<br />

in tal senso. Anche Google si occupa da tempo di questo<br />

tema. Insieme controllano il mercato degli smartphone e<br />

quasi tutti noi possediamo già un account Google oppure<br />

un ID Apple.<br />

In altre parole, contro i raccoglitori di dati non serve<br />

una nuova legge sull’IE, ma piuttosto delle disposizioni efficaci<br />

in materia di protezione dei dati. E per un login sicuro<br />

e ripartito in modo generale non serve una legge federale<br />

svizzera bensì degli standard internazionali.<br />

Utilizzo dei dati<br />

Utilizzando l’IE secondo la nuova legge, chi la desidera,<br />

deve richiederla presso un cosiddetto IdP. Questo Identity<br />

Provider privato (come SwissSign) si procura dallo Stato i<br />

dati necessari relativi alla persona: nome ufficiale, data e<br />

luogo di nascita, sesso, cittadinanza e immagine del volto.<br />

Con queste informazioni l’IdP rilascia il documento. Presso<br />

l’Ufficio federale di polizia, il Fedpol, viene creata a tal<br />

fine una nuova banca dati centrale che riunisce i diversi<br />

dati di identificazione personale dei vari registri e li mette<br />

a disposizione degli IdP. Presso i fornitori di IE privati a<br />

ogni login vengono registrati i dati. Se il titolare desidera<br />

ad esempio identificarsi presso il fornitore online per presentare<br />

la dichiarazione delle imposte, la persona viene<br />

automaticamente rimandata all’IdP (come avviene in caso<br />

di pagamento con carta di credito). L’IdP identifica la persona<br />

e conferma l’identità nei confronti del fisco.<br />

Secondo la legge sull’IE, i provider ID non possono utilizzare<br />

commercialmente «i dati derivanti dall’utilizzo<br />

dell’IE e i profili di utilizzo basati su questi». I dati possono<br />

però essere memorizzati per sei mesi. Se si seguisse il principio<br />

della minimizzazione dei dati, dovrebbero essere invece<br />

immediatamente cancellati. Una soluzione veramente<br />

non lesiva della privacy seguirebbe il principio «Privacy<br />

by Design» e opterebbe per un’architettura di sistema in<br />

cui questi dati non vengano registrati presso un organo<br />

centrale. Una persona registrata può essere tracciata in<br />

modo semplice e completo. C’è pertanto il pericolo che per<br />

le procedure ordinarie sia sempre più necessaria una registrazione,<br />

ad esempio per essere informati su uno sconto<br />

individuale navigando nello shop online. La strada verso<br />

un cliente trasparente e verso il prezzo personalizzato non<br />

è più così lontana. Anche in questo caso è possibile creare<br />

delle barriere che funzionino solo con una legge sulla protezione<br />

dei dati efficace.<br />

L’organizzazione no profit Digitale Gesellschaft:<br />

www.digitale-gesellschaft.ch<br />

Fotoreportage<br />

Per le immagini del dossier abbiamo selezionato alcune<br />

scene dei videoclip che l’Unione sindacale svizzera (USS)<br />

ha realizzato per la campagna contro la legge sull’IE. I video<br />

sono stati concepiti per i social media e mostrano come<br />

potrebbe delinearsi nel quotidiano un’IE commercializzata,<br />

qualora venisse accettata la legge che siamo chiamati a<br />

votare il 7 marzo. Ringraziamo l’USS e meierproductions<br />

per la collaborazione.<br />

Dietro a meierproductions c’è Alexander Meier, regista<br />

di diversi video, tra cui il pluripremiato cortometraggio<br />

«Chyenne». Nel 2004 ha fondato l’azienda di produzione<br />

meierproductions e da allora ha realizzato numerosi video<br />

pubblicitari per aziende internazionali e organizzazioni<br />

no profit.<br />

Una selezione dei suoi lavori: alexandermeier.com<br />

I videoclip USS sono disponibili qui: facebook.ch/<strong>syndicom</strong>


Identificazione digitale<br />

L’identificazione digitale è già da tempo parte della nostra vita quotidiana.<br />

Che sia per i nostri acquisti online, per pagare le fatture o per leggere il<br />

giornale sul tablet o sul cellulare. Il risultato sono innumerevoli password<br />

e diversi sistemi d’identificazione. Un’identificazione elettronica (IE) centralizzata<br />

e certificata dalla Confederazione promette di rimediare a tutto<br />

questo. Un sistema per tutti dovrebbe semplificarci la vita. In realtà si tratta<br />

di una buona idea, se non fosse che sarebbero le aziende con interessi<br />

commerciali a rilasciare l’IE. Ma come funziona esattamente il sistema e<br />

come lo gestiscono gli Stati europei?<br />

Pubblico vs privato – o entrambe le cose?<br />

Quali offerte dominano nei singoli Paesi europei.<br />

Predominio delle offerte pubbliche<br />

Offerte pubbliche e private<br />

Predominio delle offerte private<br />

Non esaminato<br />

Fonte: Eurogeographics/ asquared<br />

Emissione di un’IE<br />

Stato<br />

3 2 4<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

La persona fa domanda per l’IE con la carta d’identità<br />

L’IdP richiede il trasferimento dei dati relativi all’identità<br />

Lo Stato richiede il consenso della persona<br />

Lo Stato consegna i dati per via elettronica<br />

L’IdP consegna l’IE<br />

Lo Stato riconosce e supervisiona l’IdP e il sistema IE<br />

Sistema IE<br />

1<br />

5<br />

Persona<br />

Identity<br />

Provider<br />

Titolare IE<br />

Fonte: Daniel Gruber, vicedirettore Ufficio federale di giustizia UFG<br />

Impiego di un’IE<br />

Sistema IE<br />

1<br />

Il titolare IE vorrebbe ricevere una prestazione online<br />

2<br />

Il fornitore di servizi online richiede l’identificazione<br />

Stato<br />

3<br />

4<br />

Identity<br />

Provider<br />

5<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

L’IdP richiede l’identificazione con l’IE<br />

Il titolare IE s’identifica con l’IE, rilascia i dati per il<br />

servizio online<br />

L’IdP conferma l’identità con i dati necessari<br />

Lo Stato supervisiona l’IdP<br />

1<br />

Titolare IE<br />

Fornitore di servizi online<br />

Fonte: Daniel Gruber, vicedirettore Ufficio federale di giustizia UFG


16<br />

Dalle<br />

professioni<br />

Emissione del passaporto digitale,<br />

un’opportunità per il servizio pubblico<br />

Con la nuova legge sull’identificazione elettronica (IE) si<br />

persegue un cambiamento decisivo nel sistema: in futuro,<br />

imprese private emetteranno il passaporto digitale svizzero<br />

e gestiranno dati privati sensibili. La Confederazione<br />

non è riuscita finora a delineare, né tanto meno a creare,<br />

servizi pubblici digitali adeguati alla trasformazione digitale.<br />

Ciò è inaccettabile, perché questa politica genera nel<br />

tempo un divario digitale nella società, spreca numerose<br />

opportunità di digitalizzazione e costituisce un attacco alla<br />

protezione dei dati, ai diritti democratici fondamentali e<br />

alle conquiste sociali elementari.<br />

Se ora la Confederazione affida la responsabilità per<br />

l’identificazione elettronica a imprese private, questo divario<br />

digitale, e di conseguenza sociale, diventerà ancora più<br />

ampio. Poiché, per sviluppare ulteriormente il servizio<br />

pubblico, ma anche per non sottoporre a medio termine i<br />

dati sensibili al credo della massimizzazione del profitto,<br />

l’IE, così come le carte d’identità analogiche, deve essere<br />

rilasciata dalla Confederazione. Non è quindi sufficiente<br />

che la Confederazione abbia solamente un controllo minimo<br />

sull’implementazione. Piuttosto, il passaporto digitale<br />

svizzero può essere un’opportunità per le imprese di proprietà<br />

della Confederazione di svolgere questo compito,<br />

rafforzando così il servizio pubblico.<br />

Il motivo per cui la Posta si rifiuta di promuovere attivamente<br />

una richiesta in tal senso, non solo non ha alcuna<br />

logica, ma è anche un percorso pericoloso per il futuro del<br />

servizio pubblico.<br />

Lena Allenspach<br />

L’identificazione elettronica dà alla Confederazione e al servizio pubblico<br />

l’occasione per sviluppare competenze digitali. (© BillionPhoto, adobe.com)<br />

Privatizzare il passaporto elettronico sarebbe<br />

un errore fatale: info su bit.ly/3tppzxm<br />

La distorsione<br />

del «libero» mercato<br />

Giorgio Pardini è responsabile settore ICT e<br />

membro del Comitato direttivo<br />

Con la liberalizzazione del mercato<br />

dei servizi di base a metà degli anni 80,<br />

in tutto il mondo si è assistito a un inasprimento<br />

della concorrenza nel libero<br />

mercato. Il primato della «concorrenza<br />

efficace» è divenuto la guida del<br />

commercio mondiale e delle leggi nazionali<br />

sui cartelli. In Svizzera l’applicazione<br />

delle leggi viene effettuata<br />

dalla Commissione della concorrenza<br />

(COMCO). Si voleva ad esempio contrastare<br />

l’abuso delle posizioni dominanti<br />

da parte dei grandi gruppi. Da allora<br />

alle autorità è in pratica vietato<br />

imporre limitazioni della concorrenza,<br />

anche se questo potrebbe essere<br />

necessario a livello sociale o sensato a<br />

livello politico. Ma oggi viviamo in un<br />

mondo nuovo. La liberalizzazione ha<br />

fatto nascere colossi come Google,<br />

Amazon, facebook, Apple e Microsoft<br />

(GAFAM). Attraverso social media,<br />

piattaforme e logistica, essi hanno assunto<br />

effettive posizioni di monopolio<br />

in grado di distorcere la concorrenza.<br />

Il diritto nazionale della concorrenza li<br />

contempla d’altro canto solo in maniera<br />

insufficiente. Ma c’è di più: essi utilizzano<br />

l’infrastruttura nazionale dello<br />

Stato, ma evadono spesso il fisco servendosi<br />

di paradisi fiscali. Monopolizzano<br />

le innovazioni tecnologiche e limitano<br />

i consumatori nelle loro scelte.<br />

La dipendenza da questi colossi ha<br />

raggiunto dimensioni critiche. I sindacati<br />

devono intervenire.


«Abbiamo costituito una commissione del personale<br />

e stavolta le nostre rivendicazioni sono state accolte» André Chabloz<br />

17<br />

AutoPostale assume i dipendenti<br />

di un’azienda subappaltatrice<br />

Dal primo gennaio, i dodici conducenti di Favre SA, azienda<br />

di trasporti subappaltatrice di AutoPostale, lavorano con<br />

un contratto del «gigante giallo». Da tempo denunciavano<br />

numerosi malfunzionamenti che hanno fatto sì che si arrivasse<br />

a questa conclusione. Sebbene le loro condizioni di lavoro siano<br />

migliorate, la politica salariale resta deludente e problematica.<br />

Gli autobus gialli servono le linee di<br />

Avenches e del Vully vodese fino ad<br />

Anet (Ins), collegando le scuole e le<br />

stazioni prese d’assalto al mattino e a<br />

fine pomeriggio dagli scolari e dagli<br />

studenti, che costituiscono il 90% della<br />

loro clientela. I dodici conducenti,<br />

che erano assunti da (Patrick) Favre<br />

SA, un’azienda di trasporti della Broye<br />

vodese subappaltatrice di AutoPostale<br />

Svizzera SA, continuano oggi a guidare<br />

gli autobus gialli su queste tratte. Ma,<br />

dal primo gennaio di quest’anno, lo<br />

fanno come dipendenti della «regia»<br />

(detta così perché controllata dalla<br />

Confederazione). Una lunga serie di<br />

malfunzionamenti all’interno dell’azienda<br />

privata ha in effetti spinto i<br />

conducenti a mobilitarsi, con l’aiuto<br />

di <strong>syndicom</strong>, e a cercare il dialogo con<br />

AutoPostale Regione Ovest (Yverdon).<br />

Ore settimanali non retribuite<br />

«Stavolta avevamo preso in considerazione<br />

di lasciare gli autobus nel deposito»,<br />

comincia André Chabloz, conducente<br />

e delegato della commissione<br />

del personale costituitasi per difendere<br />

gli interessi dei dipendenti dell’azienda<br />

Favre SA. «Già nel 2016 avevamo<br />

cercato di attirare l’attenzione di<br />

AutoPostale Regione Ovest sulla nostra<br />

situazione in via di peggioramento<br />

(piani di lavoro problematici, arretrati<br />

sempre più frequenti eccetera).<br />

Eravamo stati rimandati a Patrick Favre,<br />

nonostante avessimo dimostrato<br />

che i nostri tentativi erano fino ad allora<br />

falliti».<br />

Pratiche poco trasparenti<br />

Quest’episodio evidenzia ancora una<br />

volta alcune pratiche poco trasparenti<br />

di AutoPostale, già denunciate da <strong>syndicom</strong>,<br />

che riguardano, tra l’altro, le<br />

modalità dei contratti stipulati con i<br />

subappaltatori. «Le dimensioni aziendali<br />

avrebbero richiesto dei mezzi supplementari<br />

per garantire il buon svolgimento<br />

delle attività amministrative<br />

e la manutenzione dei veicoli. Ma<br />

all’epoca la società AutoPostale ha respinto<br />

ogni responsabilità. Da questa<br />

situazione abbiamo imparato molto:<br />

abbiamo costituito una commissione<br />

del personale, su suggerimento di <strong>syndicom</strong><br />

e, questa volta, le nostre rivendicazioni<br />

sono state accolte», riassume<br />

André Chabloz. Poiché oltre ai<br />

problemi ricorrenti relativi all’organizzazione<br />

dei piani di lavoro, le ore<br />

supplementari della maggior parte dei<br />

conducenti non erano più state pagate<br />

dal 2018.<br />

La politica dei bassi salari<br />

Dominique Gigon, responsabile <strong>syndicom</strong><br />

della regione della Svizzera romanda,<br />

sottolinea anche la gravità dei<br />

malfunzionamenti che sono perdurati<br />

presso questo imprenditore, ma accoglie<br />

tuttavia con favore la serietà e la<br />

rapidità con cui i rappresentanti di<br />

AutoPostale hanno reagito dopo aver<br />

preso atto della portata del problema.<br />

È stato soprattutto sostenuto il pagamento<br />

degli arretrati, malgrado il fallimento<br />

di Favre SA. Gigon si rammarica<br />

tuttavia della politica ambigua dei<br />

salari praticata dalla «regia». «Restano<br />

ancora molto bassi. Gli autisti sono<br />

stati assunti al di sotto degli standard<br />

stabiliti da AutoPostale stessa. Nei<br />

prossimi anni dovranno tenersi delle<br />

valutazioni sostanziali per recuperare<br />

questo ritardo».<br />

Le prossime battaglie<br />

André Chabloz si dice soddisfatto del<br />

miglioramento osservato per alcuni<br />

colleghi, soprattutto tra quelli più giovani,<br />

ma critica questa politica di un<br />

salario uguale per tutti, che non tiene<br />

conto dell’esperienza dei più anziani e<br />

non offre alcuna prospettiva degna del<br />

mercato del lavoro. «Ma mantengo le<br />

speranze. Ci è stato assegnato un caporeparto,<br />

riceviamo i nostri piani di<br />

lavoro con grande anticipo e questo è<br />

di per sé già un grande passo in avanti.<br />

<strong>syndicom</strong> continuerà a spalleggiarmi<br />

per portare avanti le trattative salariali.<br />

Mi piacerebbe, tra l’altro, spezzare<br />

una lancia a favore di un aumento del<br />

nostro tasso di occupazione. AutoPostale<br />

Svizzera SA impiega infatti la<br />

maggior parte dei suoi conducenti<br />

all’80%, cosa che non va bene a tutti.<br />

Le numerose ore supplementari accumulate<br />

solamente dall’inizio di gennaio<br />

dovrebbero deporre a nostro favore».<br />

Muriel Raemy<br />

Impieghi e salari, devono valere le stesse condizioni per tutti gli autisti di AutoPostale. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

I passi verso il nuovo CCL<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/cclautopostale21


18<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Non c’è molto da festeggiare se guardiamo quanto tempo<br />

c’è voluto (e ci vuole ancora) per una parità effettiva» Patrizia Mordini<br />

localsearch, un contratto<br />

dal mondo analogico al digitale<br />

Da produttore dell’elenco telefonico ad assistente digitale<br />

delle PMI nella giungla online: localsearch si prepara ai cambiamenti<br />

nel mondo del lavoro. E un buon contratto può aiutare.<br />

In vigore dal primo gennaio, il nuovo<br />

contratto collettivo di lavoro (CCL) di<br />

localsearch tiene conto della trasformazione<br />

dell’azienda da semplice<br />

elenco telefonico ad assistente digitale<br />

delle piccole e medie imprese (PMI).<br />

Dal risultato delle trattative emerge<br />

chiaramente che possono essere concordate<br />

buone soluzioni per i dipendenti<br />

nell’ambito di un partenariato<br />

sociale, e questo anche durante una<br />

crisi epocale e con mezzi digitali. Tramite<br />

questi ultimi, è stato possibile<br />

continuare i negoziati, per poi concluderli.<br />

Salari e orario di lavoro<br />

Il nuovo salario minimo è di 52mila<br />

franchi all’anno, e il sistema salariale<br />

dev’essere trasparente nei confronti<br />

dei collaboratori. Annualmente, devono<br />

essere implementati controlli salariali<br />

e misure per eliminare eventuali<br />

disparità tra i generi. Inoltre, per il lavoro<br />

notturno e domenicale irregolare<br />

e per il servizio di picchetto vengono<br />

pagati supplementi maggiori.<br />

Dal 2021 ci sarà più tempo libero,<br />

per esempio tramite il congedo maternità<br />

di diciotto settimane con salario<br />

al 100%, con un ulteriore congedo non<br />

pagato fino a quattro settimane. Il<br />

congedo paternità è pari a tre settimane<br />

a salario pieno, con l’opzione di un<br />

congedo di venti giorni lavorativi non<br />

retribuiti. I collaboratori hanno anche<br />

il diritto esplicito di non essere reperibili<br />

al di fuori dell’orario di lavoro.<br />

Home office<br />

Il lavoro in modalità home office è fondamentalmente<br />

volontario, anche se<br />

localsearch deve fornire ai collaboratori<br />

la strumentazione necessaria. Il<br />

datore di lavoro deve anche assicurarsi<br />

che i lavoratori siano informati sulle<br />

condizioni ai sensi di legge e sui rischi<br />

per la salute di cui tener conto quando<br />

lavorano in home office. Per quanto riguarda<br />

la formazione continua, localsearch<br />

fornisce un sostegno, in particolare<br />

mettendo a disposizione anche<br />

parte dell’orario di lavoro.<br />

Oltre al servizio, il nuovo CCL modernizzerà anche<br />

le condizioni di lavoro. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

Protezione dati e co-determinazione<br />

La protezione della personalità e dei<br />

dati sarà ampliata. I dipendenti possono<br />

contattare un servizio di consulenza<br />

esterno gratuitamente e in modo<br />

anonimo per quanto riguarda l’uguaglianza<br />

o la discriminazione. Un periodo<br />

di licenziamento esteso si applica<br />

a partire da venti anni d’impiego,<br />

così come a cinquant’anni di età e dieci<br />

anni d’impiego. Esiste una protezione<br />

completa contro il licenziamento<br />

per i membri dei comitati aziendali e<br />

settoriali e per i membri della rappresentanza<br />

del personale. Infine, il piano<br />

sociale prevede misure variabili in<br />

base alle categorie di età che, in caso<br />

di perdita del lavoro, sono studiate per<br />

trovare una nuova soluzione il più rapidamente<br />

possibile.<br />

Diritti digitali<br />

I lavoratori detengono i diritti su design,<br />

marchi, opere e servizi, così come<br />

sui programmi informatici realizzati<br />

durante l’esecuzione dell’attività di<br />

servizio, ma non durante l’esecuzione<br />

degli obblighi previsti dal contratto di<br />

lavoro. Ciò vale anche per lo sviluppo<br />

antecedente al rapporto di lavoro o nel<br />

tempo libero.<br />

Un CCL può essere stipulato solo<br />

se ambo le parti approvano il risultato<br />

delle trattative. In questo senso, occorre<br />

porgere dei ringraziamenti ai<br />

membri della delegazione negoziale,<br />

alla direzione della società e alla delegazione<br />

del datore di lavoro, in ricordo<br />

del partner negoziatore tragicamente<br />

scomparso poco dopo l’entrata in vigore<br />

del CCL.<br />

Matthias Loosli<br />

Il nuovo CCL in dettaglio<br />

bit.ly/3amHEVl<br />

2021, triplice festa<br />

per le donne<br />

Patrizia Mordini è responsabile per le pari opportunità<br />

e membro del Comitato Direttivo<br />

Il 2021 prevede ben tre anniversari importanti:<br />

i 50 anni del diritto di voto e<br />

di elezione delle donne, i 40 anni<br />

dall’inserimento della parità dei diritti<br />

nella Costituzione federale e i 30<br />

anni dal primo sciopero delle donne.<br />

Eppure non mi pare ci sia molto da<br />

festeggiare se guardiamo quanto tempo<br />

c’è voluto (e ci vuole tuttora) per arrivare<br />

a pari opportunità effettive. Già<br />

nel 1868, per la prima volta, le donne<br />

zurighesi rivendicarono invano il diritto<br />

di voto in occasione della revisione<br />

della costituzione cantonale. Poco<br />

dopo venne fondata la Federazione<br />

svizzera delle lavoratrici che nel 1893<br />

rivendicò il diritto di voto e di elezione<br />

per le donne. Nel 1904 il partito socialista<br />

inserì il diritto di voto femminile<br />

nel programma del partito. Diverse associazioni<br />

che si battevano per il suffragio<br />

si unirono insieme nel 1909 fondando<br />

la federazione svizzera per il<br />

diritto di voto delle donne. Nel 1912 la<br />

richiesta venne considerata uno strumento<br />

di lotta contro lo sfruttamento<br />

del proletariato da parte della classe<br />

capitalista. Una lunga lotta con tante<br />

votazioni perse, fino a quando nel<br />

1971 il diritto di voto federale divenne<br />

una realtà. Ma solo dopo una sentenza<br />

del Tribunale federale veramente tutte<br />

(anche le donne dell’Appenzello Interno)<br />

poterono votare a livello cantonale.<br />

Tutto merito della caparbietà<br />

delle donne, e per ben tre volte!!!


«Il personale si attende un piano sociale all’altezza<br />

dei migliori nel settore, quelli di ATS e Le Matin» Stephanie Vonarburg<br />

19<br />

Tamedia continua a centralizzare<br />

Con l’annunciata fusione di altre redazioni, la stessa minestra di<br />

casa Tamedia viene servita anche a livello regionale. Il personale<br />

pretende informazione, trasparenza e un buon piano sociale.<br />

Ad agosto 2020, Tamedia ha nuovamente<br />

annunciato un pacchetto di misure<br />

di risparmio di 70 milioni di franchi.<br />

Misure drastiche motivate dalla<br />

diminuzione delle entrate pubblicitarie,<br />

che da anni si stanno spostando in<br />

Internet. In primavera, la crisi del coronavirus<br />

ha causato un’ulteriore diminuzione,<br />

anche se il mercato si è ripreso<br />

nel corso dell’anno.<br />

Ora la direzione di Tamedia attua<br />

ulteriori piani di centralizzazione: le<br />

redazioni regionali di Zurigo dovranno<br />

in futuro collaborare più strettamente.<br />

Ne sono interessati il Tages-Anzeiger e<br />

i giornali regionali zurighesi (ZRZ): il<br />

Landbote, la Zürichsee-Zeitung, il<br />

Zürcher Unterländer e il Zürcher Oberländer.<br />

Insieme formeranno a partire<br />

dal 1° giugno 2021 la rete redazionale<br />

Zürcher Zeitungsverbund (unione dei<br />

giornali zurighesi). In futuro ci sarà<br />

una sola redazione per l’informazione<br />

cantonale. Con questa fusione, le testate<br />

si avvicinano di più sia a livello organizzativo<br />

che di contenuti. Conseguenza:<br />

una minestra uguale per tutti<br />

anche nell’informazione regionale.<br />

Nel 2017 è stata scongiurata la minacciata<br />

fusione tra Bund e Berner Zeitung. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

Notizie fotocopia<br />

Finora il sistema mantello si è limitato<br />

all’informazione nazionale e internazionale<br />

in materia di politica, economia,<br />

cultura e sport. Ora lo stesso modello<br />

viene applicato all’informazione<br />

regionale, anche se vengono mantenute<br />

le singole sedi redazionali. Benjamin<br />

Geiger, il caporedattore designato<br />

dei giornali regionali zurighesi, dichiara<br />

che in questo modo le singole<br />

testate manterrebbero il loro profilo e<br />

continuerebbero a rivolgersi al proprio<br />

pubblico.<br />

Garantire la varietà dei media<br />

Nella sua comunicazione Tamedia<br />

continua tuttavia con il suo noto mantra:<br />

con la fusione delle redazioni si registra<br />

un miglioramento in termini<br />

qualitativi e si garantisce la varietà dei<br />

media. Ciò che passa in secondo piano<br />

è che la centralizzazione è una misura<br />

di risparmio e che continueranno a essere<br />

tagliati posti tra redattori e personale<br />

tecnico. L’editore non rivela ancora<br />

quanti. Sembra che i licenziamenti<br />

dovrebbero essere in percentuali a una<br />

cifra sia a Zurigo che a Berna. È ovvio<br />

che un minor numero di persone non<br />

potrà garantire maggiore qualità e varietà.<br />

È chiaro, inoltre, che il personale<br />

si attende un buon piano sociale che si<br />

ispiri ai migliori esempi del settore,<br />

come quello dell’ATS del 2018 e di Le<br />

Matin del 2019. TX Group ha i mezzi per<br />

farlo, tanto più che la scorsa primavera<br />

ha distribuito dividendi per 37 milioni<br />

di franchi.<br />

La situazione a Berna e in Romandia<br />

A Berna la fusione di Bund e Berner<br />

Zeitung era stata annunciata già a ottobre,<br />

ma anche a questo proposito Tamedia<br />

è restia nel dare informazioni al<br />

personale e all’opinione pubblica. Finora<br />

non sono noti i dettagli. Lo stesso<br />

vale per la Svizzera romanda. Ciononostante,<br />

o proprio per questo, si crea resistenza.<br />

Nella Svizzera tedesca si tengono<br />

assemblee virtuali del personale<br />

con la partecipazione di <strong>syndicom</strong> al di<br />

fuori delle redazioni. Si discute se debbano<br />

essere organizzate risoluzioni,<br />

petizioni, iniziative o addirittura scioperi.<br />

Nella Svizzera romanda il personale<br />

vuole sapere anticipatamente<br />

quali saranno le misure, prima che<br />

vengano avviate le negoziazioni su un<br />

piano sociale. <strong>syndicom</strong> sostiene il<br />

personale nelle sue rivendicazioni di<br />

trasparenza, rispetto, partecipazione e<br />

varietà dei media e nelle trattative per<br />

il piano sociale. Fino a che punto si<br />

spingeranno gli interessati, dipenderà<br />

anche dal comportamento di Tamedia.<br />

I giornalisti sanno lottare. E lo<br />

hanno dimostrato in diverse occasioni<br />

negli ultimi anni.<br />

Stephanie Vonarburg<br />

La fine del modello bernese<br />

bit.ly/2MXV5lM<br />

CCL AutoPostale,<br />

un nuovo inizio con<br />

le stesse rivendicazioni<br />

Dopo l’interruzione della scorsa estate<br />

e il prolungamento, con delle migliorie,<br />

di un anno del contratto collettivo<br />

di lavoro 2016, il 3 febbraio sono<br />

iniziate le nuove trattative del CCL di<br />

AutoPostale e Imprenditori. Il prolungamento<br />

ha portato stabilità e ci permette<br />

di affrontare le trattative in<br />

modo più sereno, anche se l’obiettivo<br />

resta ambizioso: terminare in tempo<br />

per proporre un nuovo contratto da<br />

gennaio 2022. Le attese sono alte da<br />

parte dei dipendenti e dei conducenti<br />

che sono ancora confrontati con i<br />

cambiamenti del 2016 e una nuova<br />

base legale. Per ridurre la complessità<br />

dei temi ancora da trattare, si è deciso<br />

di procedere in gruppi di lavoro con la<br />

presenza di colleghi della base. Il nuovo<br />

modello del tempo di lavoro, le eccezioni<br />

alle LDL e il formato delle condizioni<br />

quadro per gli imprenditori<br />

saranno oggetto di trattative intense.<br />

Sarà perciò fondamentale informare i<br />

lavoratori sull’andamento dei negoziati.<br />

Per questa ragione, il sindacato<br />

sarà ancora più presente sui posti di<br />

lavoro per tastare il polso della situazione<br />

e, in caso di bisogno, organizzare<br />

dei sondaggi-lampo per concordare<br />

i passi successivi. Questo modo di procedere<br />

era già stato messo in atto durante<br />

i negoziati del contratto della<br />

Posta. Una dinamica partecipativa che<br />

permette di sostenere la delegazione<br />

nelle sue azioni durante le trattative.<br />

Matteo Antonini è responsabile del settore Logistica<br />

e membro del Comitato Direttivo


20<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Servono soluzioni sostenibili per il mantenimento<br />

delle librerie quali fornitrici di cultura e formazione» Tanja Messerli<br />

Librerie, scampate le cifre rosse<br />

nonostante il lockdown<br />

Grazie a librai creativi e a clienti solidali, il commercio librario<br />

della Svizzera tedesca è riuscito a chiudere il 2020 allo stesso<br />

livello dell’anno precedente. A dicembre il settore ha registrato<br />

addirittura un incremento del fatturato del 6,4 per cento.<br />

Impacchettare il libro, scrivere l’indirizzo<br />

e via: si potrebbe credere che per<br />

i librai sia stato un gioco da ragazzi<br />

puntare maggiormente sull’invio postale<br />

durante la crisi del coronavirus.<br />

Un errore, come ha spiegato Tanja<br />

Messerli, direttrice della SBVV, l’associazione<br />

svizzera dei librai e degli editori.<br />

«È certamente possibile spedire<br />

un libro. Ma con margini comunque<br />

ristretti, l’invio di piccole quantità<br />

conviene poco.» Ciononostante, numerose<br />

librerie hanno affrontato la<br />

crisi con molta creatività e impegno.<br />

Quanto è grande il<br />

buco finanziario delle<br />

librerie durante la crisi<br />

pandemica?<br />

(© adrienne stock.adobe.com)<br />

Modalità di vendita originali<br />

«La consegna gratuita in bici a Zurigo<br />

nord è stata una buona pubblicità per<br />

la nostra libreria», afferma Ruth Schildknecht<br />

Bubendorf, direttrice della libreria<br />

Nievergelt a Oerlikon. I clienti si<br />

sono meritati questo sforzo straordinario.<br />

«La nostra libreria ha fatto registrare<br />

durante tutto l’anno un solido<br />

incremento del fatturato rispetto al<br />

2019», dichiara. Anche Marianne Sax,<br />

titolare dell’omonima libreria a Frauenfeld,<br />

dichiara un «ottimo anno finanziario<br />

2020»; proprio come la libreria<br />

Appenzell dove la titolare Carole<br />

Forster si dice soddisfatta dell’«anno<br />

2020 decisamente ottimo». «Siamo<br />

riusciti a sentire la nostra vicinanza<br />

con i clienti che sono venuti da noi per<br />

dimostrare solidarietà e promuovere<br />

gli acquisti locali», riferisce Forster.<br />

Commercio online vs negozi fisici<br />

La situazione appare meno euforica<br />

da Orell Füssli Thalia, dove una parte<br />

del fatturato delle librerie si è spostata<br />

durante il lockdown nell’e-commerce.<br />

«Questo spostamento non è riuscito a<br />

compensare i fatturati dei negozi», afferma<br />

l’addetto stampa Alfredo Schilirò.<br />

Anche Roman Horn, membro della<br />

direzione di Lüthy Balmer Stocker,<br />

spiega: «Durante il primo lockdown<br />

abbiamo perso molto fatturato. Successivamente<br />

siamo riusciti a recuperarne<br />

nuovamente una parte. Ma la seconda<br />

ondata ci è costata in termini di<br />

fatturato». E anche librerie classiche e<br />

editori hanno fatto registrare, a seconda<br />

dell’ubicazione, diminuzioni del<br />

fatturato fino al 25 per cento. Messerli<br />

della SBVV non è sorpresa. «Durante il<br />

lockdown sono riuscite ad aumentare<br />

il loro fatturato soprattutto le piccole<br />

librerie gestite dai titolari».<br />

Servono soluzioni sostenibili<br />

Alla fine dell’anno il commercio librario<br />

della Svizzera tedesca è riuscito<br />

complessivamente a evitare di chiudere<br />

in rosso. A dicembre c’è stato addirittura<br />

un aumento del fatturato del<br />

6,4 per cento e questo nonostante la<br />

soppressione delle vendite domenicali.<br />

Ma il risultato ha il suo prezzo.<br />

«L’euforia del ‘ce la facciamo’ del primo<br />

lockdown ha ceduto il posto alla<br />

fatica e alla delusione. Perché per<br />

quanto la simpatia sia importante, i librai<br />

non possono vivere delle consegne<br />

in bici. Servono soluzioni maggiormente<br />

sostenibili per il mantenimento<br />

di questa importante rete di librerie,<br />

quale fornitrice di cultura e di<br />

formazione», auspica Tanja Messerli.<br />

Nicole Kraettli<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/it/divisioni/libriecommerciodeimedia<br />

CH Media Print AG lascia<br />

Angelo Zanetti è segretario centrale<br />

settore Media<br />

Il 31 dicembre 2021 scade il Contratto<br />

collettivo di lavoro per l’industria grafica.<br />

Termine che coincide anche con la<br />

possibilità delle aziende di dimissionare<br />

dall’associazione padronale viscom e<br />

di uscire così dal CCL. Anche l’operazione<br />

di viscom del 2018 di creare un’associazione<br />

padronale (p+c) senza CCL ha<br />

spinto e spinge alcune aziende a fare<br />

questo passo. Le dimissioni di CH Media<br />

Print non sono perciò una sorpresa.<br />

Sebbene si possa contare ancora su quasi<br />

300 ditte sotto il cappello del CCL, è<br />

innegabile che con i suoi due centri<br />

stampa ad Aarau e San Gallo e 180 addetti,<br />

CH Media Print è un attore molto<br />

importante per quel che riguarda la<br />

stampa di giornali. Pertanto, prendiamo<br />

molto sul serio questa decisione,<br />

per nulla apprezzata dai dipendenti.<br />

Con convinzione e la motivazione di<br />

sempre, <strong>syndicom</strong> sta dando al personale<br />

e ai suoi rappresentanti tutto il sostegno<br />

necessario per permettere loro di<br />

continuare ad avere un quadro solido e<br />

sicuro in materia di condizioni di lavoro<br />

anche dal 2022. L’obiettivo è rimanere<br />

nel CCL o, in alternativa, portare l’azienda<br />

a negoziare con <strong>syndicom</strong> un<br />

CCL aziendale come fatto con Stämpfli<br />

AG. Ma, in maniera più generale, <strong>syndicom</strong><br />

è anche pronto ad approfondire l’eventualità,<br />

avanzata da viscom in occasione<br />

dell’ultima seduta dell’ufficio<br />

professionale, di negoziare un CCL per<br />

la sola stampa di giornali.


«<strong>syndicom</strong> è determinato e fiducioso di vincere<br />

un eventuale referendum» Matthias Loosli<br />

21<br />

Privatizzazione PostFinance,<br />

opporsi a una proposta insensata<br />

Il Consiglio federale propone al Parlamento una privatizzazione<br />

di PostFinance SA. Quest’idea è una minaccia per il servizio<br />

pubblico in Svizzera. La proposta del Consiglio federale equivale<br />

a un rifiuto del lavoro. <strong>syndicom</strong> la combatterà con tutti i mezzi<br />

a sua disposizione, compreso un eventuale referendum.<br />

La proposta di privatizzazione è un<br />

vano tentativo di sbarazzarsi della discussione<br />

sulla garanzia statale per PostFinance<br />

e sull’eliminazione del divieto<br />

di crediti e ipoteche. Eppure una<br />

garanzia di capitale assicurerebbe a<br />

PostFinance un futuro a lungo termine.<br />

Tuttavia, il Consiglio federale si rifiuta<br />

evidentemente di impegnarsi in<br />

questa discussione per motivi ideologici.<br />

Azione irresponsabile<br />

I canali di comunicazione, le infrastrutture<br />

finanziarie e le reti logistiche<br />

– quindi i principali vantaggi competitivi<br />

del gruppo della Posta – sono fondamentali<br />

per il funzionamento di<br />

un’economia e per una popolazione<br />

autodeterminata. Chiunque li abbandoni,<br />

li lascia nelle mani di privati<br />

orientati al profitto e cade vittima di<br />

una dipendenza indesiderata. È proprio<br />

per questo che si parla del servizio<br />

pubblico come bene comune e spina<br />

dorsale della Svizzera.<br />

L’idea di privatizzare PostFinance nasconde<br />

pericoli di vasta portata per le<br />

migliaia di lavoratori della Posta Svizzera<br />

e per la collettività. La privatizzazione<br />

e la liberalizzazione sono dannose<br />

per la società, in quanto la<br />

qualità del servizio diminuisce. Di<br />

conseguenza, anche la qualità generale<br />

della vita peggiora. Uno smembramento<br />

della Posta avrebbe anche un<br />

impatto negativo sulle condizioni di<br />

lavoro di tutti i dipendenti postali.<br />

La popolazione durante la crisi da<br />

coronavirus è tornata a rendersi conto<br />

del valore di un servizio pubblico universale.<br />

Ma il Consiglio federale, con<br />

la sua proposta, sta mettendo a rischio<br />

proprio tutto questo. Ciò non è solo irresponsabile,<br />

ma dimostra anche<br />

quanto il Consiglio federale, dominato<br />

dai borghesi, sia lontano dai bisogni<br />

della popolazione.<br />

Mano invisibile<br />

La Germania fornisce un esempio di<br />

come funziona la privatizzazione di<br />

una banca postale. In quel paese, dopo<br />

la privatizzazione negli Anni Novanta,<br />

la Postbank è stata inglobata dalla<br />

Deutsche Bank. Ora continua a essere<br />

gestita come un marchio con il quale<br />

alcuni privati si stanno guadagnando<br />

con l’inganno la fiducia della collettività.<br />

È la misera storia dell’argenteria<br />

di famiglia, di cui si appropria il settore<br />

privato, e delle cose difficili da digerire,<br />

che la «mano invisibile del mercato»<br />

è fin troppo lieta di lasciare alla<br />

collettività. O, per dirla in altro modo:<br />

profitti al privato, perdite allo Stato.<br />

Pronti alla battaglia<br />

La privatizzazione completa di PostFinance<br />

difficilmente dovrebbe ottenere<br />

il sostegno della maggioranza della<br />

popolazione. E, anche se il Parlamento<br />

dovesse approvarla, le prospettive<br />

di tariffe più alte e servizi limitati spingeranno<br />

a un no i 2,4 milioni di clienti<br />

di PostFinance, così come l’intera popolazione<br />

svizzera. Dopotutto, uno<br />

smantellamento del gruppo postale<br />

significherebbe un deterioramento<br />

dei servizi postali. Di conseguenza,<br />

<strong>syndicom</strong> è determinato e fiducioso di<br />

vincere un eventuale referendum. Con<br />

questa strategia, il Consiglio federale<br />

rischia di perdere tempo prezioso.<br />

<strong>syndicom</strong> farà quindi tutto ciò che è in<br />

suo potere affinché già il Parlamento<br />

esiga nuove proposte.<br />

Matthias Loosli<br />

La posizione di <strong>syndicom</strong>:<br />

bit.ly/3oxIuCp<br />

<strong>syndicom</strong><br />

Uber Eats è fornitore<br />

di servizi postali<br />

La Commissione federale delle poste<br />

(PostCom) ha preso una decisione storica:<br />

i servizi di consegna di Uber Eats<br />

rientrano nell’ambito della Legge sulle<br />

poste. I pacchi di alimenti contenenti<br />

piatti freddi o caldi sono da considerarsi<br />

come veri e propri pacchi. Di<br />

conseguenza, le aziende che consegnano<br />

cibo devono non solo rispettare<br />

gli standard previsti dalla PostCom,<br />

come ad esempio il salario minimo,<br />

ma anche negoziare un Contratto collettivo<br />

(CCL). Questo è quanto previsto<br />

ai sensi di legge. «Questa decisione va<br />

ben oltre Uber nella sua portata», afferma<br />

David Roth, segretario centrale<br />

di <strong>syndicom</strong>, «e pone le basi per garantire<br />

che i corrieri alimentari in Svizzera<br />

non siano precari». Da anni, <strong>syndicom</strong><br />

segnala che i corrieri forniscono<br />

un servizio postale. Ora la PostCom<br />

l’ha confermato. Ciò che seguirà viene<br />

ora prescritto dal legislatore: le aziende<br />

che forniscono servizi postali in<br />

Svizzera sono tenute a registrarsi presso<br />

la PostCom, che d’ora in poi controllerà<br />

che le loro attività siano conformi<br />

alla legge. Per esempio, devono<br />

rispettare il salario minimo (troppo<br />

basso!) previsto. Un articolo stabilisce<br />

che le aziende soggette a registrazione<br />

sono tenute a negoziare un CCL con le<br />

associazioni del personale. David<br />

Roth commenta: «<strong>syndicom</strong> è in costante<br />

contatto con i dipendenti dei<br />

corrieri che consegnano alimenti e invita<br />

le aziende interessate a dialogare<br />

con noi». Quasi venti aziende di corrieri<br />

hanno già rispettato quest’obbligo<br />

senza che venissero messi sotto pressione<br />

dalla legge e hanno stipulato il<br />

CCL «servizi di corriere in bici e servizi<br />

di consegna urbani» con <strong>syndicom</strong>.<br />

Il punto centrale di questo CCL, oltre<br />

ai salari minimi, è la durata minima<br />

d’impiego. Ciò impedisce ai corrieri<br />

di essere impiegati calcolando i<br />

minuti, come avviene all’estero e sempre<br />

più spesso anche in Svizzera. Uber<br />

ha impugnato la decisione di PostCom<br />

presso il Tribunale amministrativo federale:<br />

esattamente come questa multinazionale<br />

fa ovunque a livello internazionale<br />

contro ogni decisione delle<br />

autorità locali. Uber preferisce darsi<br />

da fare con i suoi avvocati invece di occuparsi<br />

del benessere dei suoi dipendenti.<br />

Matthias Loosli<br />

La decisione di PostCom<br />

t1p.de/1f9p


22 Politica<br />

Due combattenti,<br />

una causa comune<br />

Dialogo intergenerazionale tra<br />

Ruth Dreifuss e Tamara Funiciello<br />

Ruth Dreifuss e Tamara Funiciello hanno parecchie cose<br />

in comune. All’inizio della loro carriera politica facevano<br />

entrambe parte del Consiglio comunale di Berna ed entrambe<br />

si sono battute in prima linea per l’uguaglianza. Nel 1993 Ruth<br />

Dreifuss fu la seconda donna a far parte del Consiglio federale.<br />

Nel 1999 venne eletta prima presidentessa della Confederazione.<br />

Tamara Funiciello ha presieduto la GSS (2016-19) e dal 2019<br />

è consigliera nazionale. Entrambe hanno un background<br />

sindacale. Patrizia Mordini, responsabile delle pari opportunità<br />

presso <strong>syndicom</strong>, le ha incontrate per un colloquio.<br />

Testo raccolto da Christian Capacoel<br />

Foto: zVg<br />

Ruth, come hai vissuto l’introduzione<br />

del voto alle donne?<br />

Ruth Dreifuss: Eravamo soddisfatte,<br />

avevamo conquistato un diritto universale<br />

e un altro mezzo per influenzare<br />

la politica, dopo un secolo di<br />

lotte. A Ginevra potevo votare dal<br />

1960. Avevo già lottato per questo<br />

traguardo e mi sono impegnata molto<br />

negli undici anni successivi.<br />

E i sindacati? Quale il loro ruolo?<br />

Ruth: I sindacati hanno fornito il<br />

loro contributo. Ma le forze trainanti<br />

erano i vecchi e nuovi movimenti<br />

femminili.<br />

Quale significato ha per te questo<br />

evento, Tamara?<br />

Tamara Funiciello: Non riesco a immaginare<br />

che mi vengano negati dei<br />

diritti solo perché sono una donna.<br />

È assurdo che ciò sia avvenuto in<br />

Svizzera non molto tempo fa. Mi farebbe<br />

infuriare.<br />

Ruth: L’ho vissuto nel 1959. La campagna<br />

contro il diritto di voto e di<br />

elezione delle donne fu un profondo<br />

insulto. Le donne venivano ritratte<br />

come streghe, persino come non<br />

creature a livello politico. Era brutale.<br />

Si fecero appelli e richieste da<br />

parte delle donne, ma figure combattive<br />

come Iris von Roten furono<br />

emarginate. Si temeva che le provocazioni<br />

avrebbero danneggiato la<br />

causa femminile. Nel 1971 era chiaro<br />

che ci sarebbe stata una svolta.<br />

Ecco perché le contro-argomentazioni<br />

erano moderate, seppure in<br />

parte ancora paternalistiche: «Per<br />

amore delle donne», come se stessimo<br />

implorando amore, non semplicemente<br />

conquistando un diritto<br />

fondamentale.<br />

Tamara: Almeno, dopo lo sciopero<br />

delle donne del 2019, ogni partito<br />

sancisce l’uguaglianza nei propri<br />

programmi. Ma quando le cose si<br />

fanno serie, i borghesi ci ricascano<br />

di nuovo. Come ora con la revisione<br />

dell’AVS, che dovrebbe essere a spese<br />

delle donne. Trovo questo, e non<br />

posso dirlo altrimenti, una presa<br />

per i fondelli e ciò dimostra che la<br />

voce delle donne non è presa davvero<br />

sul serio.<br />

Ruth: Non credo sia così. Per me, ci<br />

sono stati passi in avanti. Naturalmente,<br />

c’è ancora molto da fare. Direi<br />

comunque che le donne sono<br />

prese sul serio come forza politica.<br />

Ci sono già state 12 votazioni in cui<br />

gli uomini sono stati messi in minoranza,<br />

come sul diritto matrimoniale,<br />

la norma penale sul razzismo o la<br />

naturalizzazione semplificata. Se i<br />

partiti fanno «pink-washing» è perché<br />

ci riconoscono come forza politica.<br />

Personalmente, mi sono sempre<br />

sentita presa sul serio in<br />

politica, ma è stato un po’ più difficile<br />

con i sindacati. Quando sono<br />

entrata nell’SSP/VPOD, le tematiche<br />

femminili non erano una priorità.<br />

Abbiamo convocato la commissione<br />

delle donne senza il consenso della<br />

direzione del sindacato. Siamo state<br />

accusate di voler dividere il sindacato.<br />

Ma noi non abbiamo ceduto e<br />

abbiamo imposto un adeguamento<br />

degli statuti. Il movimento sindacale<br />

era orientato verso gli uomini<br />

come unici soggetti che percepivano<br />

un reddito. In certe professioni le<br />

donne non erano ammesse e capitava<br />

che le donne perdessero il lavoro<br />

appena si sposavano. Si pensava al<br />

capofamiglia come a colui che provvedeva<br />

al sostentamento della famiglia.<br />

La donna doveva essere esente<br />

dal lavorare. Non hai mai vissuto<br />

questo Tamara, vero? (entrambe<br />

ridono).<br />

Tamara: No, in effetti. Mi piace l’idea<br />

che oggi possiamo appoggiarci sulle<br />

vostre spalle, e spero che la prossima<br />

generazione potrà appoggiarsi<br />

sulle nostre. Stiamo lottando per la<br />

libertà di elezione a prescindere dal<br />

sesso. Ognuno dovrebbe essere in<br />

grado di decidere se ad avere la priorità<br />

sia un lavoro remunerato o le<br />

mansioni di cura (della famiglia,<br />

degli anziani, dei malati ecc.). Ciò richiede<br />

buoni salari, ed è stato riconosciuto<br />

dai sindacati. Vorrei vedere<br />

un maggiore impegno nel riconoscimento<br />

del lavoro di cura. Rientra in<br />

una politica sindacale femminista<br />

includerlo nei contratti collettivi di<br />

lavoro. Occorre destinare del tempo<br />

a questo lavoro. La lotta sull’orario<br />

di lavoro sarà decisiva per i sindacati.<br />

L’ultima votazione su questo<br />

tema risale a 20 anni fa.<br />

Ruth: Per quanto riguarda l’orario di<br />

lavoro, siamo addirittura a livello<br />

degli Anni Sessanta. C’è uno stallo<br />

anche sulle ferie. Nel 1984 ottenemmo<br />

quattro settimane con l’iniziativa<br />

sulle vacanze. Avevamo anche<br />

chiesto una quinta settimana a partire<br />

dai 50 anni. Allorché arrivò la<br />

controproposta col salto da due a<br />

quattro settimane, avrei voluto ritirare<br />

l’iniziativa. Non è stato facile<br />

convincere gli altri. Molte colleghe e<br />

numerosi colleghi volevano una vittoria<br />

totale. Così abbiamo affrontato<br />

la battaglia elettorale e perso in<br />

modo dolorosamente netto.<br />

Tamara: È così. Difendere qualcosa<br />

sapendo che è al di sotto delle aspet-


«Per avere un equilibrio tra il lavoro retribuito e le mansioni di cura, e tra lavoro<br />

e vita privata, la chiave sta nel ridurre il tempo di lavoro settimanale» Ruth Dreifuss<br />

23<br />

tative è una delle cose più difficili da<br />

portare avanti. Anche se si è convinti<br />

che sia il miglior risultato possibile.<br />

Posso sostenere i compromessi<br />

se puntano nella giusta direzione e<br />

rappresentano un passo in avanti.<br />

Tuttavia, abbiamo bisogno di colleghe<br />

e colleghi che chiedano di più e<br />

che ci dicano: questo non basta. La<br />

pressione della base ci spinge a continuare.<br />

Ruth: Sì, serve della pressione<br />

dall’esterno. In questo momento il<br />

movimento per il clima deve valutare<br />

se accettare un compromesso per<br />

la legge sul CO 2<br />

, che va nella giusta<br />

direzione, e armarsi per il prossimo<br />

passo. O se rifiutare il compromesso<br />

e sperare di imporre una legge migliore.<br />

Secondo me, ciò non è realistico.<br />

Tamara: Anch’io spero che la legge<br />

sul CO2 vada in porto. Vedo le debolezze<br />

e ritengo che dovrebbe andare<br />

oltre. Sarebbe comunque un passo<br />

in avanti, nonostante tutto.<br />

Ruth: Ma poi bisogna andare oltre.<br />

Non si può sperare che dopo tutto<br />

vada avanti da solo. Occorre spingere<br />

in avanti a tutta velocità. Altrimenti<br />

si finirà come con l’AVS o la<br />

LAMal. In questi ultimi casi predomina<br />

una situazione di stallo.<br />

Tamara: Com’è stato nel 1997 con la<br />

decima revisione dell’AVS? Ho l’impressione<br />

che le donne fossero ben<br />

coinvolte. Nella discussione attuale,<br />

gli interessi delle donne vengono<br />

trascurati. La parte borghese, in particolare,<br />

farebbe bene a cambiare<br />

questa situazione.<br />

Ruth: Oggi è più difficile perché le<br />

donne non sono unite. Ci sono voci<br />

femminili a favore dell’innalzamento<br />

dell’età pensionabile per le donne.<br />

Ma hai ragione. Nel caso della<br />

decima revisione dell’AVS – e qui<br />

devo tessere le lodi dei sindacati – il<br />

«controprogetto» al disegno di legge<br />

piuttosto conservatore del Consiglio<br />

federale è giunto dai sindacati e dal<br />

movimento femminile fuori dal<br />

Parlamento. È stato insolito, ma ha<br />

avuto successo.<br />

Tamara: Dovremmo imparare da<br />

questo. I sindacati e i movimenti<br />

femminili dovrebbero sviluppare insieme<br />

delle controproposte. Quello<br />

che abbiamo sul tavolo oggi è troppo<br />

poco per le donne e le lavoratrici.<br />

Sono contraria a un aumento<br />

dell’età pensionabile per le donne e<br />

mi oppongo, in linea di principio, a<br />

qualsiasi innalzamento dell’età pensionabile.<br />

Sarebbe un’ulteriore ridistribuzione<br />

a favore dei più ricchi,<br />

che si sono arricchiti ancora di più<br />

negli ultimi anni. Occorre una ridistribuzione<br />

a favore delle lavoratrici<br />

e dei lavoratori.<br />

Ruth: L’età di pensionamento è importante,<br />

ma quando si tratta di ridurre<br />

l’orario di lavoro, per me le<br />

ore di lavoro settimanali vengono in<br />

primo piano. Per creare un equilibrio<br />

tra lavoro e mansioni di cura, il<br />

lavoro retribuito e la vita familiare o<br />

privata, l’orario di lavoro settimanale<br />

è l’elemento chiave.<br />

Tamara: Pienamente d’accordo. Se<br />

dovessi scegliere, opterei per la riduzione<br />

dell’orario di lavoro settimanale.<br />

Tuttavia, è importante per<br />

me collegare la discussione sull’età<br />

pensionabile con quella sull’orario<br />

di lavoro.<br />

Ruth: La questione del lavoro è tanto<br />

più importante, in quanto i datori<br />

di lavoro vogliono estendere l’orario<br />

con la scusa della flessibilizzazione.<br />

Inoltre, è sempre più controllato e<br />

ottimizzato. Per esempio, con le postine<br />

e i postini che sono controllati<br />

ogni secondo o minuto. Ciò significa<br />

che l’aspetto sociale si perde per<br />

strada, in una professione che considerano<br />

buona e di cui possono essere<br />

orgogliosi. Ma ci vorrà un’opera<br />

di convincimento. Perché taluni temono<br />

che un orario ridotto porti a<br />

un’ulteriore intensificazione del lavoro.<br />

Tamara: I corrieri privati a volte lavorano<br />

a cottimo. Si tratta di un’insolenza.<br />

Si sostiene che le lavoratrici<br />

e i lavoratori traggano beneficio<br />

quando possono organizzare il loro<br />

lavoro in modo autonomo. Questo<br />

semplicemente non è vero. La maggioranza<br />

lavora più a lungo o più intensamente.<br />

La flessibilizzazione incontrollata<br />

determina di solito un<br />

deterioramento delle condizioni di<br />

lavoro.<br />

Ruth: Per contrastare le preoccupazioni<br />

dei lavoratori, è importante<br />

che la democrazia interna dei sindacati<br />

funzioni. Bisogna ascoltare le<br />

colleghe e i colleghi che faticano<br />

giorno per giorno sul fronte lavorativo.<br />

Quindi non è solo necessario il<br />

lavoro di persuasione dall’alto, ma<br />

anche la capacità di ascoltare.<br />

Tamara: Ed è proprio per questo che<br />

è importante organizzare e attivare<br />

quante più colleghe e colleghi possibili<br />

nei sindacati. Per poter condurre<br />

queste discussioni in modo ampio.<br />

In questo modo possiamo agire<br />

uniti senza essere messi l’uno contro<br />

l’altro.<br />

Per saperne di più sulle protagoniste del<br />

diritto di voto: www.hommage2021.ch


24 Politica<br />

Soltanto una Svizzera<br />

più sociale ha futuro<br />

Testo: Daniel Lampart, USS<br />

Nel febbraio 2020 la crisi del coronavirus<br />

ha probabilmente preso tutti<br />

contropiede. Ma mentre i sindacati<br />

si preoccupavano fin dall’inizio<br />

che essa potesse trasformarsi anche<br />

in una grave crisi economica, sia<br />

Economiesuisse che gli economisti<br />

della Seco “sognavano” un breve<br />

crollo economico che sarebbe presto<br />

finito. Sognare non è proibito.<br />

Ma questa minimizzazione della difficile<br />

situazione ha rallentato per<br />

settimane l’introduzione di misure<br />

per proteggere i salari e i posti di lavoro.<br />

Si è dovuta fare molta pressione<br />

sul Consiglio federale per introdurre<br />

finalmente le garanzie<br />

salariali che noi sindacati avevamo<br />

chiesto. Il lavoro ridotto è stato infine<br />

accelerato ed esteso. Ciò significa<br />

che i dipendenti dei ristoranti e<br />

dei negozi chiusi hanno continuato<br />

a percepire almeno l’80% dei rispettivi<br />

salari, potendo mantenere il<br />

proprio lavoro. Allo stesso tempo, è<br />

stato introdotto un salario sostitutivo<br />

per i genitori che dovevano badare<br />

ai figli a casa, così come fondi aggiuntivi<br />

per i lavoratori culturali e<br />

gli indipendenti. Grazie a queste garanzie<br />

salariali, molti redditi sono<br />

stati comunque assicurati e molti<br />

posti di lavoro preservati. A differenza<br />

degli USA, dove, sotto l’amministrazione<br />

Trump, è stato compiuto<br />

non solo un disastro in termini di<br />

politica sanitaria, ma si è perpetrato<br />

anche un disastro sociale. La disoccupazione<br />

è letteralmente salita alle<br />

stelle perché, negli USA, non esisteva<br />

praticamente il lavoro ridotto e<br />

non esistevano le garanzie salariali.<br />

Eppure la situazione è tuttora molto<br />

seria. Circa 50mila persone sono rimaste<br />

senza lavoro nonostante le<br />

misure di stabilizzazione. Diverse<br />

centinaia di migliaia di lavoratori<br />

devono fare i conti con un orario ridotto.<br />

Nel gennaio 2021, più del 10%<br />

della popolazione attiva sarà probabilmente<br />

rimasto senza lavoro se,<br />

oltre a coloro che sono ufficialmente<br />

registrati come disoccupati e i dipendenti<br />

con lavoro ridotto, vengono<br />

incluse anche le persone<br />

licenziate e gli occupati a tempo<br />

parziale che vorrebbero lavorare con<br />

un carico più elevato (conversione<br />

in posizioni a tempo pieno).<br />

Colpiti i più fragili<br />

Ciò che è particolarmente negativo è<br />

che la crisi sta colpendo più duramente<br />

le persone che già fanno fatica<br />

ad arrivare a fine mese in tempi<br />

normali. O che erano già occupate a<br />

tempo determinato o in cerca di lavoro<br />

prima della crisi. Spesso lavorano<br />

nei settori chiusi dalle autorità,<br />

nel comparto alberghiero e della ristorazione,<br />

nel commercio al dettaglio<br />

o nel settore culturale; e col lavoro<br />

ridotto percepiscono di solito<br />

solo l’80% del salario. Oppure sono<br />

giovani che cercano di entrare nel<br />

mondo del lavoro. I disoccupati più<br />

anziani hanno ancora più difficoltà<br />

a trovare di nuovo un’occupazione.<br />

Sono minacciati da un’esclusione<br />

dall’assicurazione contro la disoccupazione<br />

a seguito dell’esaurimento<br />

del diritto all’indennità.<br />

La crisi sovraccarica molti dipendenti<br />

anche fisicamente. Per gli<br />

addetti all’assistenza sanitaria, ma<br />

anche per la logistica dei pacchi,<br />

dove la crisi ha portato talvolta a un<br />

enorme carico di lavoro aggiuntivo.<br />

Questi dipendenti meriterebbero un<br />

buon aumento di stipendio. Non<br />

tutti trovano l’home office ugualmente<br />

sopportabile. Soprattutto<br />

quando insorgono tensioni all’interno<br />

della famiglia. O se i capi impongono<br />

disposizioni a cui non si può<br />

dar seguito in modalità home office.<br />

Misure urgenti<br />

Le misure per assicurare salari e posti<br />

di lavoro non sono importanti<br />

soltanto oggi, ma anche per il futuro.<br />

In questa grave crisi dobbiamo<br />

preservare le strutture il più possibile.<br />

In modo che dopo le cose si riprendano<br />

rapidamente. Ogni posto<br />

di lavoro e ogni azienda preservati<br />

sono immediatamente produttivi<br />

quando l’attività economica riprenderà.<br />

Ciò che viene distrutto, invece,<br />

dev’essere dapprima minuziosamente<br />

ricostruito.<br />

Le misure più urgenti consistono<br />

nell’assicurare che non si verifichino<br />

licenziamenti. Prima di tutto<br />

con un’assegnazione non burocratica<br />

dei fondi per il lavoro ridotto e i<br />

casi di rigore. Al fine di evitare i licenziamenti,<br />

sono necessarie ulteriori<br />

indennità giornaliere ai sensi<br />

dell’AD. E i dipendenti che lavorano<br />

a tempo ridotto dovrebbero ricevere<br />

il loro salario per intero. Purtroppo,<br />

occorrerà ancora molta pressione<br />

politica per convincere il Consiglio<br />

federale, e in particolare il dipartimento<br />

competente del presidente<br />

della Confederazione Guy Parmelin,<br />

per prendere misure in tal senso.<br />

Utilizzare le riserve monetarie<br />

È altrettanto importante che la Confederazione<br />

e i Cantoni si preparino<br />

economicamente per il periodo<br />

post-crisi. La disoccupazione deve<br />

scendere il più rapidamente possibile<br />

per evitare quella a lungo termine.<br />

In passato, la Svizzera ha ripetutamente<br />

commesso l’errore di<br />

prolungare le crisi attraverso programmi<br />

di risparmio pubblici. Negli<br />

Anni Novanta, la recessione in Svizzera<br />

durò quasi due anni in più rispetto<br />

al resto d’Europa. In termini<br />

concreti, ciò significa che i deficit<br />

accumulati durante la crisi del coronavirus<br />

non devono essere recuperati<br />

attraverso il freno del debito. Da<br />

ultimo, negli ultimi anni il settore<br />

pubblico ha accumulato riserve di<br />

oltre 50 miliardi di franchi per le crisi,<br />

che sono ora a disposizione. Per<br />

rimettere rapidamente in moto l’economia,<br />

anche i 5 miliardi di franchi<br />

di riserve in eccedenza nelle casse<br />

malati dovrebbero essere<br />

restituiti alla popolazione dopo l’estate.<br />

Ciò fornirà un po’ di potere<br />

d’acquisto aggiuntivo in un momento<br />

in cui è necessario.


Diritto e diritti<br />

25<br />

Protezione dei dati sul posto di lavoro<br />

Lavoro in un call center. Io e i miei colleghi<br />

siamo stati informati che le nostre telefonate<br />

con i clienti potranno d’ora in poi<br />

essere registrate, presumibilmente per<br />

motivi qualitativi. È legale?<br />

A seconda dei casi, vengono imposte delle<br />

condizioni oppure il mio datore di lavoro è<br />

libero di agire come meglio crede?<br />

Questa sorveglianza può essere ininterrotta<br />

o deve essere limitata nel tempo?<br />

In quest’ultimo caso, che cosa rischia il<br />

datore di lavoro che non rispetta le regole?<br />

Risponde il servizio giuridico di <strong>syndicom</strong><br />

Secondo l’Incaricato federale della protezione dei dati e<br />

della trasparenza (IFPDT), l’ascolto o la registrazione<br />

delle telefonate di lavoro da parte del datore sono ammessi<br />

esclusivamente come mezzo per ottenere prove o<br />

per controllare la performance. Tale pratica è di conseguenza<br />

legale esclusivamente in questo ambito. Per<br />

quanto riguarda le telefonate private, il datore di lavoro<br />

non è autorizzato a sorvegliarle poiché non è necessario<br />

all’adempimento del contratto di lavoro e questo costituisce<br />

una violazione della personalità del lavoratore. Un<br />

caso simile può del resto essere oggetto di azioni penali.<br />

In effetti, il Codice penale pone il consenso di tutti i partecipanti<br />

come condizione preliminare per l’ascolto o la<br />

registrazione delle telefonate. Le persone la cui conversazione<br />

viene registrata o intercettata devono esserne informate<br />

in modo chiaro e in tempi utili; inoltre devono dare<br />

il loro consenso. Inoltre, nell’ambito dei call center, l’ascolto<br />

o la registrazione occasionale delle conversazioni<br />

di terzi, ovvero tra dipendenti e clienti, sono possibili. Di<br />

norma, i dipendenti vengono informati ogni qualvolta la<br />

loro telefonata viene intercettata a mezzo di un segnale<br />

ottico o acustico.<br />

Una sorveglianza ininterrotta non è compatibile con la<br />

tutela della privacy. Tuttavia, nell’interesse del datore di<br />

lavoro, in particolare per il controllo della qualità, ascoltare<br />

e registrare le telefonate solo per un periodo determinato<br />

non è invece incompatibile. In questo caso, i dipendenti<br />

devono essere informati per tempo e in modo chiaro<br />

del periodo in cui potrebbero essere sottoposti a una simile<br />

sorveglianza. Il principio della proporzionalità e la<br />

protezione della personalità e della salute sul posto di<br />

lavoro esigono che questo periodo sia di una durata e di<br />

una frequenza proporzionate. Se il datore di lavoro non<br />

rispetta le regole e le condizioni relative alla sorveglianza<br />

telefonica, può essere portato in tribunale per violazione<br />

illegittima della privacy ai sensi della Legge federale sulla<br />

protezione dei dati (LPD). Sono anche possibili sanzioni<br />

penali. Bisogna infine sapere che il datore di lavoro può<br />

conservare le registrazioni fino al raggiungimento dello<br />

scopo perseguito.<br />

Le precedenti rubriche su Internet:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/it/diritto/dirittoediritti


ISBN 978-88-944807-1-9<br />

9 788894 480719<br />

copertina intera.indd 1 10.11.20 22:04<br />

26 Rubriche<br />

Idee<br />

Lina Bertola<br />

Maria Bonzanigo<br />

Sara Cassina-Conti Rossini<br />

Raffaella Castagnola<br />

Madre Maria Sofia Cichetti<br />

Emanuela Colombo Epiney<br />

Pepita Vera Conforti<br />

Aldina Crespi<br />

Tatiana Crivelli<br />

Nina Dimitri<br />

Denise Fedeli<br />

Maruska Federici-Schenardi<br />

Anna Felder<br />

Milena Folletti<br />

Lia Galli<br />

Anna Giacometti<br />

Paola Gianoli<br />

Feliciana Giussani<br />

Sara Groisman<br />

Lili Hinstin<br />

Yvonne Kocherhans<br />

Noëmi Lerch<br />

Francesca Mariani Arcobello<br />

Isabella Medici Arrigoni<br />

Silvia Metzeltin<br />

Christina Müller<br />

Stella N'Djoku<br />

Carla Norghauer<br />

Chiara Orelli Vassere<br />

Renata Raggi Scala<br />

Francesca Rigotti<br />

Elena Roos<br />

Sara Rossi Guidicelli<br />

Sarah Rusconi<br />

Sandra Sain<br />

Silva Semadeni<br />

Giuseppina Togni<br />

Maria Rosaria Valentini<br />

Nelly Valsangiacomo<br />

Silvia Vegetti Finzi<br />

Carlotta Zarattini<br />

Letizia Fontana<br />

Ksanet Alazar<br />

Jouliette Arsinak<br />

Woshuk Tso Gontser<br />

Progetta, crea e... convinci!<br />

Per chi progetta «app» per dispositivi<br />

mobili o prototipi per esperienze<br />

utente per i siti web, Adobe XD è il<br />

massimo. Il programma, che fa<br />

parte del pacchetto Adobe Creative<br />

Cloud, è innanzitutto semplice da<br />

imparare e permette di creare subito<br />

dei prototipi da testare e da mostrare<br />

al cliente per simulare l’esperienza<br />

digitale che si sta progettando.<br />

Il tutto si può vedere e condividere<br />

con un link che risponde in<br />

tempo reale alle modifiche in corso.<br />

Infine, si può rimodellare l’interfaccia<br />

grafica da desktop a tablet, per<br />

esempio. Per scoprire tutte le magie<br />

di Adobe XD (che sta per eXperience<br />

Design), Helias propone un corso in<br />

due serate, il 22 e 24 marzo, dal titolo<br />

chiarissimo, «Progetta, crea e<br />

condividi», che riassume appunto le<br />

potenzialità del programma. A guidare<br />

i partecipanti (bastano minime<br />

conoscenze di Photoshop o di Illustrator)<br />

sarà Dimitri Bianchini, poligrafo<br />

e specializzato in Web Design,<br />

attualmente Graphic Designer e<br />

Brand Manager presso il Locarno<br />

Festival. Se Adobe XD è utilissimo<br />

per creare progetti, sul mercato bisogna<br />

pensare anche a venderli. E la<br />

presentazione ai clienti è un momento<br />

importante. Perché a volte un<br />

progetto (un’idea, una richiesta) viene<br />

respinto, mentre lo stesso, presentato<br />

in maniera diversa, ottiene<br />

il risultato voluto? Su questa domanda<br />

si sofferma il corso «Persuasione<br />

e comunicazione visiva» (12<br />

aprile, a cura di Manrico Pierangeli),<br />

che si fonda su sei strategie cognitive<br />

fondamentali, individuate dallo<br />

psicologo americano Robert Cialdini,<br />

professore all’Università dell’Arizona,<br />

che da anni studia i meccanismi<br />

della persuasione. Le sue<br />

strategie verranno qui contestualizzate<br />

nell’ambito della comunicazione<br />

visiva.<br />

Giovanni Valerio<br />

Informazioni aggiornate sui corsi Helias<br />

al sito helias.ch<br />

Uno sguardo al femminile Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla<br />

Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla<br />

45 donne leggono una scelta di immagini provenienti dalla<br />

collezione dell'Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla<br />

Uno sguardo al femminile<br />

Al di là della superficie<br />

45 immagini lette da altrettante<br />

donne. Fotografie provenienti dalla<br />

collezione dell’Archivio audiovisivo<br />

di Capriasca e Val Colla, che attraverso<br />

un ampio arco temporale (da<br />

inizio ’900 agli anni ’80), propongono<br />

scatti di professionisti, di amateurs,<br />

ricordi di famiglia, in cui il<br />

tempo svela più la continuità che<br />

non la rottura col passato. Nel suo<br />

saggio Sulla fotografia, Susan Sontag<br />

ricorda che dalla superficie «intuisci<br />

che cosa c’è di là da essa, che<br />

cosa deve essere la realtà se questo è<br />

il suo aspetto». Nella moltitudine<br />

del fondo fotografico le immagini<br />

selezionate (da personalità dai percorsi<br />

più diversi, anche migranti),<br />

primeggiano quelle di donne al lavoro,<br />

piegate da gerle, le mani immerse<br />

nell’acqua dei lavatoi, impegnate<br />

a stendere il bucato, nella<br />

cura dei bambini o del bestiame,<br />

donne sole o riprese tra loro, sorridenti,<br />

accigliate, scene di un quotidiano<br />

fatto di lavoro, spesso in un<br />

dialogo intimo con la natura, bella e<br />

potente come è quella della Val Colla,<br />

ma al contempo di grande fatica.<br />

Tra queste poi – segno di una silenziosa<br />

consapevolezza – immagini di<br />

chi attraverso l’istruzione, la lettura,<br />

cerca un riscatto, un «mondo altro»,<br />

o chi grazie alla musica trova un po’<br />

di leggerezza, una sospensione allegra,<br />

di speranza. Queste fotografie e<br />

i loro racconti, spesso nati come<br />

«madeleine» dai ricordi di chi scrive,<br />

a volte poetici, altre brevi riflessioni<br />

hanno il merito di ampliare le<br />

nostre conoscenze e di orientarci su<br />

ciò che nel mare magnum delle immagini<br />

in cui siamo immersi, vale la<br />

pena guardare e ciò che abbiamo il<br />

diritto di osservare. C’è ancora molto<br />

da fare per la parità di genere nel<br />

lavoro, come nel riconoscimento dei<br />

gesti, anche quelli minuti, del quotidiano.<br />

Tiziana Conte<br />

Uno sguardo al femminile, CHF 22.-<br />

in vendita al sito www.acvc.ch<br />

Diritti umani online<br />

Lo scorso anno, il Festival internazionale<br />

del film sui diritti umani è<br />

stato investito in pieno dall’effetto<br />

pandemia. A causa del Covid-19, la<br />

manifestazione che si tiene ogni<br />

anno a Ginevra contemporaneamente<br />

alla sessione principale del<br />

Consiglio dei diritti dell’uomo<br />

dell’ONU, ha dovuto svolgersi soltanto<br />

in modo virtuale. Un modello<br />

forzato, quello del festival online,<br />

che è stato infine replicato da altre<br />

manifestazioni in tutto il mondo, in<br />

tempo di pandemia. I 30 dibattiti in<br />

programma sono stati visti da<br />

140mila persone su YouTube e facebook.<br />

La necessità ha portato alla<br />

creazione di un podcast di successo<br />

come Utopia, nato dagli incontri<br />

con gli ospiti del festival. Anche l’edizione<br />

di quest’anno del FIFDH si<br />

terrà online. Dal 5 al 14 marzo, sarà<br />

possibile vedere su internet i migliori<br />

film che trattano di temi come il<br />

cambiamento climatico, il divario<br />

sociale, la violazione dei diritti umani.<br />

Temi che la pandemia (e la crisi<br />

economica che ne seguirà) non ha<br />

oscurato, e che verranno qui discussi<br />

con attivisti, artisti e rappresentanti<br />

di istituzioni e ONG. La programmazione<br />

online ha anche i suoi<br />

vantaggi e permette di raggiungere<br />

un pubblico potenzialmente ancora<br />

più vasto: ogni sera, sul sito del FIF-<br />

DH sarà possibile assistere a dibattiti<br />

con ospiti internazionali (come<br />

Angela Davis), con la possibilità di<br />

porre domande. Già confermata la<br />

presenza di Coronation, il documentario<br />

girato clandestinamente<br />

dall’artista cinese Ai Weiwei a<br />

Wuhan durante la pandemia. Infine,<br />

da marzo e per tutto l’anno, per<br />

celebrare i 50 anni del diritto di voto<br />

femminile in Svizzera, il festival proporrà<br />

un tour sulle orme delle donne<br />

che hanno conquistato lo spazio<br />

pubblico.<br />

Giovanni Valerio<br />

Festival international du film e Forum sur<br />

les droits humains www.fifdh.org


1000 parole<br />

La matita di Ruedi Widmer<br />

27


28 Eventi In tempo di pandemia, molti segretari regionali svolgono parte del loro lavoro in<br />

home office. Come sindacato, sappiamo che dietro ogni postazione di lavoro c’è<br />

una persona, in ufficio come a casa. Riuscite ad associare la postazione di home<br />

office al giusto dipendente di <strong>syndicom</strong>? Le soluzioni sulla prossima pagina.<br />

1<br />

Elisabeth Fannin<br />

Segretaria regionale libri e commercio<br />

dei media, Svizzera tedesca<br />

«Adoro gli ospiti per mangiare e<br />

discutere insieme. E c’è pure spazio per<br />

ballare man mano che la serata avanza.<br />

Non vedo l’ora!»<br />

2<br />

Nicola Morellato<br />

Segretario regionale Press/ICT<br />

Ticino e Moesano<br />

«Lavoro e vita familiare<br />

da condividere in tavola!»<br />

3<br />

Virginie Zürcher<br />

Segretaria regionale Logistica<br />

Svizzera romanda<br />

«Non ho bisogno di uno sfondo<br />

su Teams, ho già la parete ideale»<br />

(© tutte le foto sono state fornite dagli stessi dipendenti di <strong>syndicom</strong>!)


1. La parete ideale secondo Virginie Zürcher<br />

2. L’home office (vista drone) di Rodolphe Bongiovanni<br />

3. La vivace sala giochi di Azra Ganic<br />

4. La biblioteca (per nulla vuota) di Elisabeth Fannin<br />

5. L’angolo di lavoro (con quadro votivo) di Fabio Wihler<br />

6. Il grande tavolo di Nicola Morellato<br />

29<br />

Rodolphe Bongiovanni<br />

Collaboratore amministrazione<br />

Svizzera romanda<br />

«Al lavoro come a casa, sono uno<br />

dei primi contatti per i nostri soci.<br />

Prendetevi cura di voi, noi siamo qui!»<br />

4<br />

5<br />

Azra Ganic<br />

Segretaria regionale ICT<br />

Zurigo e Svizzera orientale<br />

«L’home office mi lascia più tempo per<br />

i miei figli: risparmio il tragitto per andare<br />

in ufficio e sono a casa per pranzo»<br />

6<br />

Fabio Wihler<br />

Segretario regionale Logistica<br />

Berna<br />

«Io e Jimi in ufficio: certo,<br />

c’è una buona atmosfera!»


30<br />

Un lavoro,<br />

una vita<br />

«Solidarietà e libertà sono due facce<br />

della stessa medaglia»<br />

Nato il 2 aprile 1952 e cresciuto a Zurigo-Altstetten,<br />

Thomas Burger ha svolto<br />

un tirocinio come montatore di apparecchi<br />

di telecomunicazione (FEAM)<br />

alla Siemens-Albis. Nel 1988 ha iniziato<br />

la formazione come specialista di telecomunicazioni<br />

presso l’allora PTT, si è<br />

perfezionato alla scuola per tecnici<br />

per poi passare all’informatica, ha conseguito<br />

un postdiploma in economia<br />

aziendale e project management.<br />

Ha lavorato fino al 2017 alla Swisscom.<br />

Entrato nel sindacato nel 1989 (Unione<br />

PTT), si è impegnato tra l’altro nel comitato<br />

della sezione Telecom di Zurigo,<br />

in conferenze di settore e aziendali.<br />

Dalla primavera 2019 è presidente del<br />

gruppo d’interesse (GI) Pensionati.<br />

Vive in una cooperativa abitativa nella<br />

Hunziker Areal a Zurigo-Oerlikon.<br />

Testo: Suleika Baumgartner<br />

Foto: Patrick Gutenberg<br />

Sempre in movimento<br />

Stamattina ho camminato per due<br />

ore. All’inizio ho assistito al sorgere<br />

del sole godendomi una magnifica<br />

vista sulla città di Zurigo. Il buonumore<br />

è immediato! Da quando sono<br />

in pensione, lo faccio quasi tutti i<br />

giorni. Vado in bici oppure nuoto.<br />

Se non mi muovo, è come se mi mancasse<br />

qualcosa. Direi addirittura che<br />

l’attività fisica mi ha aiutato a evitare<br />

l’esaurimento durante gli ultimi impegnativi<br />

anni di lavoro.<br />

Sono entrato nell’Unione PTT nel<br />

1989, mentre l’anno prima ho iniziato<br />

una formazione presso Telecom<br />

PTT. Essendo figlio di un sindacalista,<br />

per me era naturale seguire le<br />

orme di mio padre. Presto sono stato<br />

contattato per far parte del comitato<br />

della sezione Telecom di Zurigo. Successivamente<br />

sono stato attivo in diversi<br />

altri gruppi. Nella seconda metà<br />

della mia vita professionale ho operato<br />

sempre più come informatico<br />

passando nel frattempo a lavorare<br />

presso Swisscom. Tuttavia, a metà<br />

degli Anni Novanta ho ridotto il mio<br />

impegno sindacale. Mio padre, che<br />

dalla scomparsa di mia mamma viveva<br />

da solo, si è ammalato di Parkinson.<br />

L’ho assistito e curato fino alla<br />

morte.<br />

Ciò che conta per me sono il bene<br />

comune e l’autodeterminazione. Solidarietà<br />

e libertà sono due lati della<br />

stessa medaglia. Un altro tema che<br />

mi sta particolarmente a cuore è la<br />

cooperativa. Sono impegnato in due<br />

gruppi di quartiere all’interno della<br />

Hunziker Areal a Oerlikon dove vivono<br />

in 13 edifici più di 1’200 persone.<br />

Con la mia compagna di lunga<br />

data che vive a Zurigo-Höngg condivido<br />

l’interesse per la musica dal<br />

vivo. Mi tengo mentalmente allenato<br />

leggendo libri di letteratura specializzata.<br />

Mi interessano la sociologia e<br />

la politica economica.<br />

Mi metto in gioco volentieri, ma<br />

da soli si ottiene ben poco. Anche<br />

come presidente del GI Pensionati<br />

punto molto sul gioco di squadra.<br />

Nei miei primi 20 mesi sono riuscito<br />

a trovare una dozzina di colleghe e<br />

colleghi che aiutano a far sentire meglio<br />

gli interessi dei pensionati anche<br />

all’interno di <strong>syndicom</strong>. Desideriamo<br />

sviluppare idee per avanzare<br />

insieme. Il movimento in un’organizzazione<br />

è infatti possibile solo se si<br />

agisce insieme. Il nuovo sito web sta<br />

per andare online. Ora si tratta di<br />

agire in modo efficace nell’ambito<br />

della politica sociale, che si tratti della<br />

previdenza di vecchiaia, della salute,<br />

del servizio pubblico o della digitalizzazione.<br />

Una questione che mi<br />

sta a cuore è quella di impegnarci<br />

maggiormente nelle organizzazioni<br />

mantello.<br />

Due delle mie tre sorelle vivono<br />

nel Vallese e per me è sempre un piacere<br />

andarle a trovare. Mentre prima<br />

andavo a dare una mano d’estate in<br />

fattoria, oggi ci vado per fare delle<br />

escursioni o delle passeggiate con le<br />

racchette da neve. In un modo o<br />

nell’altro, mi tengo comunque in<br />

movimento.<br />

Il nuovo sito del GI Pensionati<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/pensionati


Impressum<br />

Redazione: Christian Capacoel, Giovanni Valerio<br />

Tel. 058 817 18 18, redazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Traduzioni: Alleva-Translations, Petra Demarchi<br />

Correzione: Petra Demarchi<br />

Illustrazioni: Katja Leudolph<br />

Foto senza copyright: © zVg<br />

Layout: Stämpfli SA, Berna<br />

Stampa: Stämpfli SA, Wölflistrasse 1, 3001 Berna<br />

Notifica cambi di indirizzo: <strong>syndicom</strong>, Adressverwaltung,<br />

Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />

Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17<br />

Inserzioni: priska.zuercher@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Abbonamenti: info@<strong>syndicom</strong>.com<br />

Gratuito per i soci. Per gli altri: Fr. 50.– (estero: 70.–)<br />

Editore: <strong>syndicom</strong> – sindacato dei media<br />

e della comunicazione, Monbijoustrasse 33,<br />

CP, 3001 Berna<br />

ISSN 2571-6026<br />

La <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong> esce sei volte l’anno.<br />

Il prossimo numero uscirà il 16 aprile 2021<br />

Chiusura redazionale: 8 marzo 2021<br />

31<br />

Il cruciverba di <strong>syndicom</strong><br />

In palio un buono Coop del valore di<br />

40 franchi. La soluzione sarà pubblicata<br />

sul prossimo numero insieme al nome<br />

del vincitore. Non è previsto alcuno<br />

scambio di corrispondenza sul concorso.<br />

Sono escluse le vie legali. Inviare la<br />

soluzione entro l’8 marzo a <strong>syndicom</strong>,<br />

via Genzana 2, 6900 Massagno.<br />

La soluzione del cruciverba dello scorso<br />

numero è BUON HOME OFFICE. Il vincitore<br />

è Werner Herger di Sala Capriasca,<br />

a cui va il premio di un buono Coop.<br />

Congratulazioni!<br />

Pubblicità


Privatizzare<br />

il passaporto<br />

svizzero?<br />

NO<br />

il 7 marzo<br />

alla legge sull’IE

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