La nuova Via della Seta obiettivi e strategie cinesi, percezioni e risposte occidentali
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Europea, la quale non ha finora dato una chiara risposta di sostegno all’iniziativa,
se non quella di essersi associata alla Banca Asiatica di Investimento per le
Infrastrutture. L’UE ha anche espresso chiari dubbi per l’inadeguato sistema di
protezione dei diritti industriali per le imprese straniere che investono in Cina, oltre
che per la poca trasparenza e predittività del sistema burocratico cinese.
Molti paesi occidentali, pur consapevoli dei notevoli vantaggi economici e
finanziari che si potrebbero ricavare dalla partecipazione al progetto OBOR, temono
le possibili ingerenze politiche da parte di un potente regime autoritario estero e
l’uso improprio della tecnologia che potrebbe fare a scapito della sicurezza delle
nazioni e della privacy dei loro cittadini.
In questo scenario l’Italia è uno dei principali punti di ingresso delle merci
cinesi in Europa e, pur con qualche cautela, il primo paese tra quelli del G-7 ad
aderire alla Nuova Via della Seta; siglando un accordo strategico con Pechino in
particolare, essa ha voluto segnare un passaggio importante, se non decisivo, nella
ricerca di nuove vie commerciali e opportunità infrastrutturali.
Ciononostante, l’iniziativa cinese sembra raccogliere sempre più consensi.
Se venisse realizzata interamente, la Nuova Via della Seta potrebbe offrire
importantissime opportunità di crescita economica e commerciale, spostando di
fatto l’asse dell’economia e della stessa geopolitica mondiale da Occidente a
Oriente. Le relazioni che Pechino sta riuscendo ad instaurare con i principali attori
nel contesto internazionale, in particolare, potrebbero mettere in crisi la leadership
globale degli Stati Uniti, stretti tra una guerra commerciale e un neoisolazionismo
essenzialmente difensivi e difficilmente conciliabili con il ruolo di potenza egemone
giocato nell’ultimo secolo.
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