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La nuova Via della Seta obiettivi e strategie cinesi, percezioni e risposte occidentali

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degli Stati Uniti a far ritornare l'Asia centrale e meridionale “al suo ruolo storico di

centro vitale del commercio globale”. Con questo spirito, l'amministrazione Obama

ha sostenuto un gasdotto da 10 miliardi di dollari attraverso il Turkmenistan,

l'Afghanistan, il Pakistan e l'India, spendendo miliardi di dollari per strade e progetti

energetici in Afghanistan e ha usato il proprio potere diplomatico per aiutare a creare

nuovi quadri di cooperazione regionale per favorire i legami economici nell'Asia

centrale.

Il primo accordo commerciale, che in un certo senso ha dato inizio al

Partenariato Transpacifico (TPP), voluto dagli Stati Uniti, è del 2005 e venne siglato

da un piccolo gruppo di paesi del Pacifico che comprendeva Brunei, Cile, Nuova

Zelanda e Singapore. Nel 2008, sotto la presidenza di George W. Bush il gruppo si

espanse fino a ricomprendere l'Australia, il Vietnam, il Perù, il Canada, il Giappone,

la Malesia e il Messico.

Nel 2011, con Obama presidente degli USA, il Segretario di Stato Hillary

Clinton definì il Partenariato Transpacifico (TPP) “il perno strategico” degli Stati Uniti

nella regione Asia-Pacifico e all’inizio del 2016 i paesi partecipanti firmarono il patto.

Questo Partenariato Transpacifico era destinato a diventare il più grande

accordo di libero scambio al mondo, coprendo il 40% dell'economia globale,

ponendo gli Stati Uniti all'avanguardia nelle regole del commercio globale. Il TPP

avrebbe incentivato, nei paesi firmatari dell’accordo, l’adozione di riforme

economiche più radicali e standard più elevati in termini di lavoro, ambiente e salute.

Tuttavia l'accordo non è mai stato ratificato dal Congresso degli Stati Uniti,

diventando un tema di scontro nella sfida elettorale dei candidati durante la

campagna presidenziale del 2016.

Per i suoi sostenitori tale accordo, stimolando la crescita economica, avrebbe

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