La nuova Via della Seta obiettivi e strategie cinesi, percezioni e risposte occidentali

roberto.garzulli
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05.03.2021 Views

secondo trimestre 2018 il pil risultò in aumento su base annua del 4,2%. In effetti,bisogna considerare che quella cinese non è ancora un’economia matura, anche seil governo di Pechino ha fissato come obiettivo per il 2020 il raddoppio del pil rispettoai livelli di inizio decennio.In risposta al rallentamento della propria economia, la Cina oggi stacercando, attraverso riforme economiche e sociali, di indirizzare sempre più il paeseverso una crescita economica maggiormente orientata ai servizi e alla tecnologia,dove le forze di mercato dovranno svolgere un ruolo decisivo. A fianco di taliobiettivi, il piano generale cinese per il futuro dell'industria manifatturiera, intitolato“China Manufacturing 2025” 32 , si prefigge di creare garanzie di autosufficienzaottimizzando le strutture industriali tramite la definizione di traguardi specifici intermini di quote di mercato. Il piano prevede parametri di riferimento espliciti perdieci settori industriali e precisa dieci strumenti politici strategici, quali trasferimentiforzati di tecnologia in cambio di accesso al mercato, sovvenzioni e impresepubbliche da impiegare a tale scopo. Il programma di riforma comprende anchel'obiettivo di consolidare le imprese pubbliche trasformandole in “campioni nazionali”al fine di garantire maggiore competitività alle aziende e ai mercati esteri. Le riforme,tuttavia, mantengono ancora le “caratteristiche cinesi”, conservando un forte ruolodello Stato nell'economia e nella società 33 .Sulle prospettive di sviluppo cinesi pesa ancora la profondità di alcunisquilibri, tra cui quello della sovracapacità produttiva (overcapacity) di una parte32https://www.europeanchamber.com.cn/en/china-manufacturing-202533Anna SAARELA, La trasformazione della Cina e l'interdipendenza economica globale, ParlamentoEuropeo, Direzione Generale delle Politiche Esterne Dipartimento Tematico, 201728

importante dell’industria di base che ha cause sia congiunturali sia remote. Leautorità cinesi non negano che il problema esista ma gli interventi proposti finoranon sembrano aver mutato sensibilmente la situazione. L’entità del fenomeno èparticolarmente forte nei settori dell’acciaio, dell’alluminio e del cemento. Laproduzione di acciaio si è completamente allontanata dalla reale domanda dimercato ed è al momento più del doppio della produzione congiunta degli altriprincipali Paesi produttori (Giappone, India, USA, Russia). Nell’industriadell’alluminio cinese si registrano perdite superiori al miliardo di dollari annui, mentrenel cemento, solo nel biennio 2011-2012, la Cina ha prodotto una quantità pari allaproduzione realizzata dagli USA nel corso dell’intero ventesimo secolo 34 .L’OBOR potrebbe essere non solo una soluzione al problema dellasovrapproduzione, attraverso l’esportazione di una parte dell’eccedenza industriale,ma anche uno strumento per trasferire interi impianti di produzione verso i paesilimitrofi, consentendo così di ricollocare la produzione cinese in eccedenza pressoaltri paesi, restituendo stabilità ai settori industriali cinesi attualmente insovrapproduzione, e aiutando i paesi meno sviluppati, destinatari di queste risorse,a costruire la propria industria di base 35 .La trasformazione della Cina nel mercato globale continua ad aumentare inmaniera significativa i vantaggi comparati cinesi nelle produzioni a alta intensità dilavoro e le potenzialità di un mercato interno di oltre 1 miliardo di consumatori.Questo processo di industrializzazione ha attivato, inoltre, un meccanismo di34Lukas C. BRUN, Overcapacity in Steel: China’s Role in a Global Problem, Center on Globalization,Governance & Competitiveness, Duke University & Alliance for American Manufacturing, 201635Ne è pienamente convinto il presidente del Silk Road Fund, Jin Qi, che in una delle sue dichiarazioniin merito all’ OBOR ha ricalcato come la Cina attualmente sia al centro della catena produttiva globale e che haquindi le competenze per aiutare i paesi sottosviluppati ad industrializzarsi (Qi, 2016).29

secondo trimestre 2018 il pil risultò in aumento su base annua del 4,2%. In effetti,

bisogna considerare che quella cinese non è ancora un’economia matura, anche se

il governo di Pechino ha fissato come obiettivo per il 2020 il raddoppio del pil rispetto

ai livelli di inizio decennio.

In risposta al rallentamento della propria economia, la Cina oggi sta

cercando, attraverso riforme economiche e sociali, di indirizzare sempre più il paese

verso una crescita economica maggiormente orientata ai servizi e alla tecnologia,

dove le forze di mercato dovranno svolgere un ruolo decisivo. A fianco di tali

obiettivi, il piano generale cinese per il futuro dell'industria manifatturiera, intitolato

“China Manufacturing 2025” 32 , si prefigge di creare garanzie di autosufficienza

ottimizzando le strutture industriali tramite la definizione di traguardi specifici in

termini di quote di mercato. Il piano prevede parametri di riferimento espliciti per

dieci settori industriali e precisa dieci strumenti politici strategici, quali trasferimenti

forzati di tecnologia in cambio di accesso al mercato, sovvenzioni e imprese

pubbliche da impiegare a tale scopo. Il programma di riforma comprende anche

l'obiettivo di consolidare le imprese pubbliche trasformandole in “campioni nazionali”

al fine di garantire maggiore competitività alle aziende e ai mercati esteri. Le riforme,

tuttavia, mantengono ancora le “caratteristiche cinesi”, conservando un forte ruolo

dello Stato nell'economia e nella società 33 .

Sulle prospettive di sviluppo cinesi pesa ancora la profondità di alcuni

squilibri, tra cui quello della sovracapacità produttiva (overcapacity) di una parte

32

https://www.europeanchamber.com.cn/en/china-manufacturing-2025

33

Anna SAARELA, La trasformazione della Cina e l'interdipendenza economica globale, Parlamento

Europeo, Direzione Generale delle Politiche Esterne Dipartimento Tematico, 2017

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