La nuova Via della Seta obiettivi e strategie cinesi, percezioni e risposte occidentali

roberto.garzulli
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05.03.2021 Views

che ha impedito l’emergere di forti opposizioni sociali e politiche, il maggior rilievoposto sulla competizione rispetto alla privatizzazione in sé, e una liberalizzazioneguidata e controllata dallo Stato che ha evitato il sorgere di problemi di instabilità nelpaese. Evitando una riforma radicale e immediata si è fatto sì che l’economia siabituasse l e ntam ente al nuovo corso, senza forti contraccolpi politici, sociali edeconomici 24 .Un altro elemento caratteristico della strategia scelta dalla leadership cineseè stata la sperimentazione. Il passaggio dalla pianificazione centrale all’economia dimercato è stato inizialmente testato in alcune aree isolate (per ridurre il più possibilei costi di fallimento), con l’istituzione di Special Economic Zones (SEZ), che diede lapossibilità di attuare una trasformazione economica, per essere solo in un secondomomento allargate anche al resto del paese.Il commercio estero rimaneva però ancora sotto il controllo monopolisticodello Stato: solo poche e selezionate imprese avevano il diritto di commerciare esolo per specifici prodotti, regolati in base alla pianificazione centralizzata. Leimportazioni erano permesse solo per quei beni che non avevano un sostitutonazionale, mentre le esportazioni erano prevalentemente finalizzate ad accumularela valuta necessaria per le importazioni 25 .La “politica della porta aperta” adottata da Deng Xiaoping, cioè l’apertura alcommercio internazionale e agli investimenti esteri, ha contribuito enormemente allosviluppo economico cinese. 26 Tale apertura ha avuto un incredibile slancio con24Joseph E. STIGLITZ, Transition to a market economy, Explaining the success and failures, in AutoriVari (a cura di), The Oxford Companion to the Economics of China, Oxford University Press, 201425Stefano CHIARLONE, Alessia AMINGHI, L’economia della Cina, Carocci editore, Roma 2007.26L’ Open door policy prevedeva la creazione di tre Zone Economiche Speciali che servirono asperimentare l’introduzione della politica della porta aperta. Questo sistema prevedeva l’apertura da parte delloStato a ricercare capitale estero attraverso l’entrata di investimenti stranieri. L’obbiettivo principale era24

l’entrata della Cina nella World Trade Organization (WTO) nel 2001, dopo uncomplesso processo di adeguamento alle esigenze e richieste dell’Organizzazioneinternazionale.Il cambiamento nella politica commerciale determinò una gradualeliberalizzazione delle importazioni e delle esportazioni, aumentando il numero delleimprese con il permesso di commerciare, e concretizzando un articolato sistema dicambi e dazi. L’inserimento della Cina nell’economia globale è avvenuto sfruttandoil vantaggio competitivo del paese, ovvero l’enorme base di manodopera a bassocosto, determinando dunque una specializzazione nelle fasi produttive ad altaintensità di lavoro o standardizzate.Tra il 1991 e il 2002 il paese ha aumentato la quota di mercato nei prodottiad alta intensità di lavoro non qualificato dall’8,1% al 17,7%, in percentualeconsistentemente maggiore rispetto alla crescita delle quote nei prodotti ad altaintensità di capitale e in quelli ad alta intensità di tecnologia 27 .L’aumento della presenza di imprese e società straniere sul territorio cinesedal 2000 al 2014 ha poi fatto in modo che la Cina diventasse un nodo cruciale dimolte filiere industriali internazionali, determinando una variazione dei prodottiimportati ed esportati: le importazioni cinesi riguardavano prevalentemente beniintermedi e semilavorati, i quali, dopo un processo di lavorazione e assemblaggio,venivano esportati come beni finali.Tra il 1978 e il 2018 la Cina ha conosciuto un impressionante miracoloeconomico, passando rapidamente dall’essere considerata una delle economie piùl’acquisizione di capitale internazionale da investire assieme a quello nazionale fondando aziende a capitalemisto, con l’obbiettivo di acquisire intensi rapporti commerciali, industriali, tecnologici, politici e finanziari.Gregory C. CHOW, Economic reform and growth in China, Annals of economics and finance, n.5, 200427Stefano CHIARLONE, Alessia AMINGHI, Op.Cit.25

che ha impedito l’emergere di forti opposizioni sociali e politiche, il maggior rilievo

posto sulla competizione rispetto alla privatizzazione in sé, e una liberalizzazione

guidata e controllata dallo Stato che ha evitato il sorgere di problemi di instabilità nel

paese. Evitando una riforma radicale e immediata si è fatto sì che l’economia si

abituasse l e ntam ente al nuovo corso, senza forti contraccolpi politici, sociali ed

economici 24 .

Un altro elemento caratteristico della strategia scelta dalla leadership cinese

è stata la sperimentazione. Il passaggio dalla pianificazione centrale all’economia di

mercato è stato inizialmente testato in alcune aree isolate (per ridurre il più possibile

i costi di fallimento), con l’istituzione di Special Economic Zones (SEZ), che diede la

possibilità di attuare una trasformazione economica, per essere solo in un secondo

momento allargate anche al resto del paese.

Il commercio estero rimaneva però ancora sotto il controllo monopolistico

dello Stato: solo poche e selezionate imprese avevano il diritto di commerciare e

solo per specifici prodotti, regolati in base alla pianificazione centralizzata. Le

importazioni erano permesse solo per quei beni che non avevano un sostituto

nazionale, mentre le esportazioni erano prevalentemente finalizzate ad accumulare

la valuta necessaria per le importazioni 25 .

La “politica della porta aperta” adottata da Deng Xiaoping, cioè l’apertura al

commercio internazionale e agli investimenti esteri, ha contribuito enormemente allo

sviluppo economico cinese. 26 Tale apertura ha avuto un incredibile slancio con

24

Joseph E. STIGLITZ, Transition to a market economy, Explaining the success and failures, in Autori

Vari (a cura di), The Oxford Companion to the Economics of China, Oxford University Press, 2014

25

Stefano CHIARLONE, Alessia AMINGHI, L’economia della Cina, Carocci editore, Roma 2007.

26

L’ Open door policy prevedeva la creazione di tre Zone Economiche Speciali che servirono a

sperimentare l’introduzione della politica della porta aperta. Questo sistema prevedeva l’apertura da parte dello

Stato a ricercare capitale estero attraverso l’entrata di investimenti stranieri. L’obbiettivo principale era

24

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