La nuova Via della Seta obiettivi e strategie cinesi, percezioni e risposte occidentali
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Facoltà di Scienze Politiche
Laurea Magistrale in Studi Internazionali
Percorso in Geopolitica degli interessi europei nell'era della globalizzazione
La nuova Via della Seta:
obiettivi e strategie cinesi,
percezioni e risposte
occidentali
Relatore
Chiar.mo Prof. Simone Paoli
Laureando
Gianluca Garzulli
Anno Accademico 2018-2019
1
Indice
INTRODUZIONE .................................................................................................................. 4
1. LO SVILUPPO STORICO DELL’ECONOMIA CINESE: UNA PROSPETTIVA DI
LUNGO PERIODO ....................................................................................................................... 10
1.1 L’Antica Via della Seta .............................................................................................................. 10
1.2. Il Processo di modernizzazione economica .............................................................................. 19
1.3. Il XIII Piano quinquennale (2016-2020) .................................................................................... 30
2. LA "NUOVA VIA DELLA SETA": CONTENUTI, OBIETTIVI E SFIDE .............. 38
2.1 La Cina ed il “nuovo ordine mondiale” ..................................................................................... 38
2.3 I riflessi sui nuovi assetti commerciali, finanziari e infrastrutturali ........................................... 47
3. CANALI E STRUMENTI DI FINANZIAMENTO ..................................................... 55
3.1. La Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture ............................................................ 56
3.2 Il Fondo “Via della Seta” ........................................................................................................... 59
3.3 Il modello di Partenariato Pubblico-Privato (PPP) .................................................................... 61
4.OPPORTUNITÀ E SFIDE PER L’OCCIDENTE ........................................................ 64
4.1 Le ambizioni della Cina nell’economia digitale ......................................................................... 64
4.2 La sfida agli Stati Uniti .............................................................................................................. 68
2
4.3 Il ruolo dell’Europa ................................................................................................................... 73
4.4 Il ruolo dell’Italia ...................................................................................................................... 90
CONCLUSIONI ................................................................................................................... 99
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA .................................................................................. 108
3
INTRODUZIONE
Nel 2013 la Repubblica Popolare Cinese ha lanciato, per bocca del suo
presidente Xi Jinping, un’imponente iniziativa strategica ufficialmente volta al
miglioramento dei collegamenti e della cooperazione tra i paesi dell’Eurasia 1 .
Il progetto denominato “Nuova Via della Seta”, noto anche come BRI (Belt and
Road Initiative, "Iniziativa della zona e della via") o OBOR (One belt, one road, “Una
cintura di infrastrutture, una via”), prevede il rilancio, in chiave contemporanea,
dell’antica “Via della Seta”, volendo così richiamare, nel suo stesso nome, l’epoca
d’oro degli scambi nei grandi spazi euroasiatici, l’era delle carovane che
attraversando Siria, Iran e Asia Centrale consentivano il commercio tra il bacino del
Mediterraneo e la Cina.
Con questo grande progetto, Pechino punta a rilanciare la connettività
infrastrutturale e commerciale della grande massa continentale eurasiatica e a
edificare una nuova architettura economico-commerciale, interessando circa 80
nazioni che raggruppano più del 65% della popolazione mondiale e che
rappresentano il 40% del Prodotto Interno Lordo globale.
Nel Belt and Road Forum di Pechino del maggio 2017, il Governo cinese ha
presentato il progetto “La nuova Via della seta” come un progetto win-win, capace
cioè di apportare vantaggi a tutte le parti coinvolte. Il piano di investimenti sarà il più
grande mai concepito, superando di ben dodici volte l’European Recovery Program
(piano Marshall) che operò successivamente alla Seconda Guerra Mondiale.
1
Xi Jinping è Segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012 e Presidente
della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013. Nel settembre 2013, durante la sua visita in Kazakistan,
il presidente cinese chiese l’istituzione di un nuovo modello di cooperazione regionale, annunciando al mondo
la “Silk Road Economic Belt”.
4
1-Ansa
La "Nuova Via della Seta" è la combinazione di un corridoio terrestre, la Silk
Road Economic Belt, e di uno marittimo, la Maritime Silk Road.
Il corridoio terrestre, lungo circa 15.000 km di nuove linee ferroviarie di Alta Velocità
e di Alta Capacità (AV/AC), attraverserà la regione eurasiatica per giungere fino al
cuore dell’Europa; quello via mare, a sua volta, coprirà principalmente le regioni del
sud–est asiatico, dell’Africa orientale e dei maggiori porti del Mediterraneo,
giungendo fino in Italia.
L’obiettivo della Repubblica Popolare Cinese rappresenta non solo una grande
sfida nei trasporti commerciali 2 ma anche un cambio di paradigma epocale nel
quadro della globalizzazione, caratterizzando uno spostamento a Est del baricentro
politico-economico del mondo. Secondo l’European Institute for Asian Studies: “La
Bri progredisce attraverso un processo evolutivo: da un'iniziativa focalizzata
2
Simone DOSSI, Dal dibattito accademico al progetto geopolitico. Le Nuove Vie della Seta fra potere
marittimo e potere continentale, in La Cina e le Nuove Vie della Seta. Approcci geografici e prospettive
interdisciplinari, Vol. 1, 2018, LED Edizioni Universitarie.
5
esclusivamente sull'infrastruttura, include ora anche componenti industriali,
tecnologici, culturali e ambientali. Allo stesso tempo, la Bri ha aumentato il suo
ambito geografico spostando la sua attenzione dalla storica regione della Via della
Seta a tutto il mondo. I responsabili delle politiche cinesi stanno preparando per la
Bri obiettivi sempre più ambiziosi: dallo sviluppo economico alla costruzione di una
comunità di destino condiviso per tutta l'umanità. Di conseguenza, l'unica costante
che la Bri ha mostrato è la sua propensione al cambiamento” 3 .
Con questo progetto il governo cinese, quindi, non si propone solo di creare
un grande spazio economico eurasiatico, un ponte tra Oriente e Occidente, per
agevolare e incentivare la collaborazione economica, commerciale e diplomatica tra
i paesi coinvolti, ma mira anche ad acquisire una supremazia in ambito geopolitico
e culturale in Africa, nel Medio–Oriente e in Europa. L’effetto che questi nuovi
scambi avranno sui Paesi in via di sviluppo del Sud-Est asiatico, dell’Africa Orientale
e del Medio Oriente sarà particolarmente imponente: la Cina divenendo il principale
partner commerciale rappresenterà una fonte di cambiamenti profondi
nell’economia e nella società 4 .
La Cina, con le sue immense risorse finanziarie e le sue formidabili capacità
nella costruzione di infrastrutture 5 sembra voler riproporre i fasti dell’antica rotta
commerciale in Asia fin dal 100 a.C. che divenne di importanza cruciale per la storia
dell’umanità perchè, per la prima volta, attraverso questi itinerari fu possibile un
3
Grzegorz STEC, The Invisible Silk Road: Enter the Digital Dragon, European Institute for Asian Studies,
Maggio 2018, http://www.eias.org/eu-asia-at-a-glance/the-invisible-silk-road-enter-the-digital-dragon-may-
2018/
4 Islam MD. NAZRUL, Silk Road to Belt Road Reinventing the Past and Shaping the Future, Springer
Nature Singapore Pte Ltd. 2019.
5 La Belt And Road Initiative (BRI) rappresenta uno dei progetti geopolitico- economico- culturaliinfrastrutturali
più forti che siano stati proposti negli ultimi anni al mondo e prevede un investimento di oltre 1400
miliardi di dollari in dieci anni.
6
intenso interscambio di idee, tecniche e convinzioni religiose tra realtà culturali
estremamente diverse. Dopo la fine della cosmopolita dinastia Tang, che regnò tra
il settimo e decimo secolo d.C. 6 , la Via della Seta fu poi quasi del tutto dimenticata
per secoli sia dall’Oriente che dall’Occidente.
Attraverso questo studio si vuole offrire un’analisi della visione cinese, che è
alla base della formulazione di questa iniziativa, contestualizzandola all’interno del
percorso di revisione interna degli anni ‘70 che ha prodotto un’impetuosa crescita
economica e un ampliamento delle mire geopolitiche della Cina.
La riuscita del progetto del Presidente Xi Jinping è però tutt’altro che scontata:
le opposizioni all’architettura e alle varie ramificazioni del progetto si stanno
intensificando, sia in Cina che all’estero. Numerose sono le difficoltà interne, per le
perplessità crescenti sull’effettiva capacità di far avanzare le riforme economiche
necessarie, così come notevoli sono gli ostacoli che si frappongono in politica
estera, dove molti governi manifestano grandi resistenze nei confronti del progetto 7 .
Le autorità statunitensi, in particolare, non hanno esitato a denunciare le trame
commerciali e politiche di Pechino che puntano a scalzare gli Stati Uniti dalla
posizione di leader globale 8 .
6 La Dinastia Tang, che regnò per quasi tre secoli, viene descritta come l’apice della civiltà cinese poichè
assicurò un periodo di pace e prosperità, (grazie anche a formidabili eserciti pronti a difendere i confini
dell’impero), e che ha favorito il fiorire di produzioni artistiche. La capitale Chang’an era una grande metropoli,
un’attrazione per diplomatici di tutto il globo, facendo della Cina il vero “Regno di Mezzo”.
7 Alcuni Paesi - specie dopo cambiamenti nella loro leadership – stanno rendendosi conto che le fin
troppo generose offerte di capitali cinesi per grandi progetti infrastrutturali rischiano di far entrare le loro nazioni
in una trappola del debito: dalle Maldive (dove addirittura il nuovo governo fatica a comprendere quanto debito
sia stato assunto nei confronti della Cina) alla Malaysia, da Myanmar al Pakistan, negli ultimi mesi si sono
moltiplicate sospensioni o rinegoziazioni di iniziative già concordate, tra sospetti di corruzione e avvertenze
inedite, come quella sul rischio di «neocolonialismo» lanciata dal premier malese Mahathir Mohamad.
8 Più che una iniziativa economica, è diventata il cardine della politica estera cinese, in un tentativo
geostrategico che – come sottolinea Peter Frankopan, professore di storia globale a Oxford e autore di libri
autorevoli sulle Silk Roads – sembra rivoluzionario ma in realtà cerca un ritorno al passato, nel riesumare nel
XXI secolo la centralità che avevano le Vie della Seta come principali arterie della civilizzazione del mondo.
Frankopan Peter, The New Silk Roads - Il presente e il futuro del mondo, Knopf Doubleday Publishing Group,
2019.
7
Saranno oggetto di analisi anche le principali fonti di finanziamento destinate
a sostenere l’iniziativa: la Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB
secondo l’acronimo inglese), il Fondo per la Via della Seta (“Silk Road Fund”) e il
Partenariato Pubblico-Privato (PPP), che rappresenta, ad oggi, il mezzo di
finanziamento infrastrutturale più utilizzato dalle autorità cinesi 9 . Attraverso
quest’ultimo modello di investimento collaborativo tra il governo e le società private
(PPP), ogni singolo progetto di partenariato pubblico-privato, per essere finanziato
deve prima superare uno studio approfondito di fattibilità, che include un’analisi sul
costo, sull’efficienza e la gestione del rischio, con l’obiettivo di creare una sinergia
per ridurre i rischi di debiti per le amministrazioni locali.
Infine l’attenzione si sposterà sul ruolo degli Stati Uniti e dell’Europa che, pur
molto interessati al progetto cinese, stanno assumendo posizioni differenti.
Gli Stati Uniti hanno da tempo avviato due piani strategici di collaborazione
economica oggi profondamente in crisi: il “Trattato Transatlantico sul Commercio e
gli Investimenti” (TTIP, secondo l’acronimo inglese) 10 e il ”Partenariato
Transpacifico“ ( TPP, secondo l’acronimo inglese) 11 . Questi trattati vorrebbero
rappresentare, pur in presenza di forti contestazioni e dibattiti politici, una
controffensiva economica che mira a controbilanciare l’influenza che la Cina
potrebbe avere grazie all’OBOR 12 .
9 Tutte queste iniziative commerciali si intrecciano con altri fondi economici, in particolare con quelli del
“China Pakistan Economic Corridor” (CPEC), o il “Bangladesh-China-India-Myanmar Economic Corridor”
(BCIM).
10
Con la sigla TTIP -Transatlantic Trade and Investment Partnership- si intende il Trattato Transatlantico
per il libero scambio commerciale tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
11 Il TPP -Trans Pacific Partnership- è uno dei più grandi accordi commerciali mai sottoscritti, firmato da
dodici Paesi: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore,
Vietnam e Stati Uniti.
12 Nel frattempo, numerose infrastrutture cinesi sono già state inaugurate in via simbolica, aprendo di
fatto la via terrestre che arriverà fino a Madrid e passando per Berlino. Lo stesso si può dire della via marittima,
che sta conquistando passo dopo passo diversi porti del sud – est asiatico.
8
La posizione dell’Europa, nonostante la forte preoccupazione di un’eccessiva
influenza cinese nella sfera economica e geopolitica mondiale, sembra essere più
favorevole rispetto agli Stati Uniti: la strategia della Commissione europea, pur
dinnanzi alle perplessità di alcuni paesi, mira a partecipare al progetto della Nuova
Via della seta, sottoscrivendo un accordo bilaterale con Pechino entro il 2020. Ad
oggi la risposta più concreta da parte dei paesi UE sembra essere l’adesione alla
Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture lanciata nel 2013 che si pone
come alternativa alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale,
istituzioni notoriamente controllate da Washington. L’obiettivo dell'Unione Europea
è quello di riuscire a modellare il progetto cinese secondo i principi di trasparenza e
concorrenza, applicando gli standard sociali europei e garantire nello stesso tempo
la sicurezza dei propri settori strategici. Notevoli sono le criticità che evidenzia l’UE
all’interno dell’OBOR, legati alla distanza tra Cina e UE in materia dei diritti civili,
diritti e tutele dei lavoratori. Significativo è il caso della costruzione della linea
ferroviaria ultraveloce Belgrado-Budapest, affidata alla China Railway International
Corporation, sulla quale l’UE ha deciso di indagare, bloccando temporaneamente il
progetto, per verificare se siano state violate le leggi europee sugli appalti pubblici.
Nella disamina, oggetto di studio, saranno identificati i paesi membri dell’UE
maggiormente coinvolti e, in particolare, il ruolo che sta svolgendo l’Italia come
prima grande potenza economica mondiale che ha sottoscritto un Memorandum
d’Intesa con la Cina (MOU), analizzando soprattutto il piano di sviluppo dell’
‟Alleanza dei Cinque Porti” che mira a restituire al Mediterraneo la sua importanza
storica per il commercio regionale.
9
1. LO SVILUPPO STORICO
DELL’ECONOMIA CINESE: UNA
PROSPETTIVA DI LUNGO
PERIODO
1.1 L’Antica Via della Seta
La Cina è stata per lungo tempo isolata per via delle montagne altissime,
degli altopiani impervi e dei deserti vasti e inaccessibili che la separavano dagli
imperi e dalle civiltà occidentali. Tuttavia, già a partire dalle dinastie Shang (1600-
1046 a.C.), Zhou (1045-221 a.C.) e Han (206 a.C.-220 d.C.) si hanno le prime
testimonianze di commerci con le vicine popolazioni dell'Asia: la Cina, infatti, aveva
alcuni prodotti particolari, come la seta, la carta e la porcellana, che hanno da
sempre affascinato le altre civiltà. Il processo che diede vita e impulso a quella che
oggi chiamiamo “Antica Via della Seta” nacque quasi casualmente quando, nel II
secolo a.C., l’imperatore Wu, sesto della dinastia degli Han, si oppose alla presenza
minacciosa del popolo barbaro Xiongnu che razziava e conquistava città cinesi di
confine senza che si riuscisse a porre un freno a tali scorribande.
Nonostante gli Xiongnu fossero considerati “inferiori” per civiltà, essi erano abili
strateghi e guerrieri, tanto che l’imperatore Wu, per difendere i confini cinesi, dovette
stringere un’alleanza con la tribù degli Yuezhi che nel passato erano stati cacciati a
occidente e derubati dei loro territori proprio dagli Xiongnu; l’elemento che
interessava ancora di più l’imperatore Wu, tuttavia, era che i popoli a ovest della
Cina possedevano una razza di cavalli molto più resistente e forte di quella di cui si
serviva il Celeste Impero: la razza Dayuan. Con questi cavalli da guerra l’imperatore
10
sperava di poter recuperare le perdite subite negli scontri contro gli Xiongnu e poter
acquisire una maggiore capacità di offesa e resistenza 13 .
La seta era la merce più preziosa 14 che i cinesi potevano offrire in cambio dei cavalli
ai popoli dell’ovest. Da qui prese inizio un fitto collegamento commerciale che si
snodò dalla Cina alla Persia, dai diversi paesi dell’area eurasiatica ai territori
occidentali dell’impero romano attraverso altri popoli che fungevano da intermediari.
Con la riconquista dell’Asia Centrale, avvenuta durante il VII secolo d.C., fu
raggiunto l’apice della Via della Seta che diventò nel tempo non solo un mezzo di
diffusione dei commerci tra diversi paesi, tribù e culture ma anche uno strumento
capace di creare una fittissima rete di scambi umani, culturali e religiosi. Attraverso
questi contatti si consolidarono alleanze basate su matrimoni, scambi di schiavi e
invii di ambascerie 15 .
Verso la fine del XIII secolo, il leggendario condottiero mongolo Gengis Khan
conquistò tutti i piccoli stati dell'Asia centrale e orientale e unificò l'intero territorio
creando un esteso impero sotto il proprio governo. Poco più tardi suo nipote Kublai
Khan conquistò ciò che restava dell'Impero Cinese, stabilì la capitale a Dadu
(l'odierna Pechino) e fondò la dinastia Yuan. In questo periodo la Via della Seta fu
riaperta e i commerci con il resto dell'Asia rifiorirono. L'economia cinese dell'epoca
era in gran parte dipendente dal commercio della seta: i sovrani più importanti e i
nobili più ricchi si vestivano di seta e di seta erano fatti i paramenti religiosi, sia nel
13
Luce BOULNOIS, La via della Seta: Dèi, guerrieri, mercanti, Milano, RCS Libri S.p.A., 2005.
14 La seta è un tessuto tanto impalpabile quanto prezioso, usato per secoli come unità di scambio.
Assieme alle pietre preziose, (come il lapislazzulo, il granato e l’oro) e a spezie e incenso, costituì una delle
materie principali della rete economica che trova la sua origine nella Cina degli imperatori.
15
Edith HUYGHE, Francois B. HUYGHE, La via della seta: Da Alessandro a Tamerlano, Torino, Lindau
s.r.l., 2007.
11
“vicino” mondo buddhista, sia nel più “lontano” mondo cristiano 16 .
La caduta dell'Impero Yuan e l'ascesa della dinastia Ming (1368-1644)
crearono nuovi equilibri politici e commerciali, a cui si aggiunse la diffusione delle
tecniche di produzione della seta in Europa già dopo l'anno 1000.
Già il veneziano Marco Polo, nel resoconto dei suoi viaggi in Asia, aveva
descritto la produzione della seta oltre che la bellezza, l’immenso splendore e il
benessere dell’Impero Cinese del tredicesimo secolo. La prima seta europea fu
prodotta in Italia e, intorno al 1400, in Francia, in particolare a Lione, che divenne il
principale produttore e fornitore europeo di questo prezioso tessuto.
L'Impero Ottomano prese il controllo di tutta l'Asia Centrale e questa fu la
prima causa della diminuzione dei commerci via terra lungo la Via della Seta già alla
fine del XIV secolo. Dopo il 1400 l'Impero Ming scelse una politica di chiusura e gli
scambi commerciali si interruppero.
Dopo il 1500, a loro volta, i traffici via terra cominciarono a farsi più pericolosi
e le nuove rotte marittime diedero il via a una nuova era di scambi tra Europa e Asia.
La via terrestre e la via marittima erano profondamente collegate e interdipendenti
tra loro. Senza l’una, l’altra non poteva sostentarsi.
La scoperta dell’America fu un duro colpo alla rete commerciale asiatica; i
traffici cominciarono a spostarsi lungo la rotta atlantica, confinando alla marginalità
il sud–est asiatico. L’Asia centrale fu così quasi del tutto dimenticata per secoli sia
dall’Oriente che dall’Occidente, fino all’arrivo degli esploratori russi e inglesi nel XIX
secolo e alle scoperte delle città carovaniere dello Xinjiang.
16
Claudio LANDI, La nuova via della seta, Milano, O Barra O Edizioni, 2011
12
Verso la fine del diciottesimo secolo, il padre dell’economia moderna, Adam
Smith, affermava come la Cina sia stata, per molto tempo, “di gran lunga più ricca
di qualsiasi parte dell’Europa” 17 e “uno dei paesi più produttivi, più fertili, più
industrializzati, meglio coltivati e più popolosi del mondo” 18 .
1.2. Il Processo di modernizzazione
economica
Il governo imperiale cinese, a partire dalla seconda metà del diciottesimo
secolo e fino ai primi del Novecento, mise la nazione sotto un rigido controllo
economico, sociale e politico che portò a una profonda involuzione, aggravatasi
ancora di più con la presa del potere da parte Partito comunista e la conseguente
nascita della Repubblica Popolare Cinese, sotto la guida di Mao Zedong. Lo stesso
Mao, alla fine degli anni ‘50, lanciò un piano economico e sociale denominato “il
Grande Balzo in Avanti” che aveva come obiettivo quello di trasformare il sistema
economico, da essenzialmente agricolo, a moderno e industriale attraverso la
collettivizzazione delle risorse. La visione di Mao però, si rivelò il disastro più grande
della storia del paese. Le politiche agricole intraprese portarono ad una grande
carestia, costringendo i contadini a passare da un’economia mista alla coltivazione
di campi di riso, sperando in un altissimo rendimento, e che invece non portarono
ai risultati sperati. La maggior parte della forza lavoro, dei materiali e delle risorse
industriali furono impiegate nella costruzione di “forni da cortile” finalizzati alla
17 Adam SMITH, La ricchezza delle nazioni, Utet, Milano, Rist. 2017. Nel capitolo 8 del libro primo de
“La Ricchezza delle Nazioni”.
18
Adam SMITH, Cit., capitolo 11 del libro primo de “La Ricchezza delle Nazioni”
19
produzione autonoma e decentralizzata dell’acciaio. L’acquiscenza dei leader
centrali del partito, timorosi delle reazioni di Mao non posero fine all’errore
commesso portando così la Cina ad affrontare la più grande carestia mai vista nella
storia della Repubblica Popolare Cinese. L’interpretazione che diede Mao riguardo
la grande catastrofe fu fondamentalmente diversa dalla realtà. Mao accusò i
contadini di essere diventati produttori capitalisti e il Partito di essere corrotto e
incapace di intraprendere in modo adeguato il ”grande balzo” 19 . Il disastroso
risultato della politica maoista scosse il Partito Comunista fino alle fondamenta. Ciò
nonostante il Partito non crollò.
Con il piano delle “quattro modernizzazioni” i leader governativi si accinsero a
modernizzare la Cina passo dopo passo 20 . Il piano era basato su un modello
tecnocratico che faceva capo essenzialmente sulla scienza e sulla tecnologia sotto
la leadership di un Partito Comunista rinnovato. L’atteggiamento che aveva portato
la Cina all’isolamento dalla scena internazionale fu rovesciato e il paese iniziò a
cercare l’appoggio internazionale, tanto che nel 1964 la Cina ebbe il primo
riconoscimento diplomatico da parte della Francia.
19
Alberta CASULA, La nuova Cina: il Grande Balzo in Avanti della Cina maoista, ebook, ISBN:
9786050381283, 2015
20
Guido SAMARANI, La Cina del Novecento. Dalla fine dell’Impero a oggi, Torino, Giulio Einaudi Editore,
2004
20
Calo della povertà assoluta in Cina (sotto la linea di $1,90 dollari internazionali al
giorno) tra il 1981 ed il 2014. Fonte: Ourworldindata.org/the-global-decline-of-extremepoverty-was-it-only-china
Alla morte di Mao Zedong nel 1976 e con le riforme iniziate nel 1978 da Deng
Xiaoping, proclamato “leader supremo del Partito Comunista Cinese”, la crescita
economica cinese conobbe un notevole slancio che permise alla Cina di diventare
gradualmente uno dei maggiori protagonisti a livello economico e politico e
raggiungere nel tempo uno straordinario processo di crescita a un tasso medio
annuo del 10% 21 . Inizialmente lo sviluppo derivò principalmente da fattori interni,
quali i cambiamenti istituzionali nell’organizzazione dell’agricoltura e della
distribuzione della terra; successivamente, esso dipese dalla crescente integrazione
nel sistema economico mondiale.
La Cina del 1978 versava in condizioni economiche disastrose, era
considerata una delle economie più povere e più chiuse al mondo ed uno dei paesi
meno urbanizzati. Nonostante il modello di sviluppo economico incentrato
21
Giovanni ANDORNINO (a cura di), Cina 2020: implicazioni globali del nuovo ciclo di riforme e
prospettive per il partenariato strategico con l’Italia, Osservatorio di politica internazionale, T.wai (Torino World
Affairs Institute), Approfondimenti, n. 112, Novembre 2015.
21
sull’industria pesante, la Cina restava una delle economie con il maggior peso del
settore primario. Le inefficienze determinate dalla collettivizzazione dell’agricoltura
però riuscivano a stento a soddisfare i bisogni della popolazione. La stagione delle
riforme 22 fu avviata come tentativo di risposta a questi problemi urgenti. Le riforme
segnarono veri e propri spartiacque ideologici nel cammino verso il riconoscimento
del ruolo del mercato e della proprietà privata nel contesto di un’economia socialista.
Alla base delle riforme ci fu il cambiamento delle priorità economiche contemplate
nei piani di sviluppo. L’industria pesante, che aveva trainato l’economia fino ad
allora, cedette il posto all’agricoltura e all’industria leggera ricevendo solo i fondi
necessari per essere marginalmente modernizzata ed adeguata alle esigenze degli
altri settori. La prima fase del processo di riforme economiche iniziò nel 1978, con
la riforma del settore agricolo, che passò da un sistema basato sulle comuni
popolari, risalenti al periodo maoista, al sistema di responsabilità domestica (in
inglese household responsability system). Questo sistema, inizialmente introdotto
nelle aree più povere, prevedeva dei contratti con gli agricoltori sull’uso della terra,
che era soggetta a tasse e regolamentazioni. L’elemento chiave di questo processo
di riforme riguardava la possibilità per gli agricoltori di tenere per sé la parte di
produzione in eccesso rispetto a quanto previsto dal contratto con lo Stato. Il
risultato di questa politica fu un aumento della produzione agricola e la nascita di
una sorta di “doppio binario”: da una parte, infatti, c’era la produzione regolata dallo
Stato (legata alla pianificazione centralizzata), dall’altra veniva concessa
gradualmente maggiore responsabilità sulla coltivazione e sulla gestione della
produzione ai privati (elemento più tipico di un sistema di mercato). I “due binari”
22
Shenkar ODED, Il secolo della Cina. L’impatto della crescita Cinese sull’economia globale, gli equilibri
planetari, Il lavoro, Torino, Il Sole 24Ore libri, 2005.
22
vennero progressivamente unificati, per arrivare alla metà degli anni Novanta a
un’unica traiettoria di mercato 23 .
In generale, la crescita della produttività determinò un aumento del reddito
delle famiglie e conseguentemente anche dei consumi. La graduale privatizzazione
del sistema portò anche allo sviluppo delle prime forme di diritto di proprietà e
all’introduzione di un sistema di tassazione sul profitto della produzione.
Nella seconda metà degli anni Ottanta del ventesimo secolo, si passò al
successivo obiettivo del processo di riforma, che interessò il settore industriale.
Anche in questo caso, attraverso una graduale privatizzazione, si cominciò con la
concessione, data alle imprese, di trattenere i propri profitti, sui quali venivano
pagate delle imposte. Il finanziamento dei progetti delle imprese non avvenne più
tramite sussidi da parte dello Stato, ma attraverso il sistema bancario.
Un elemento estremamente dinamico dell’economia cinese di quegli anni fu
rappresentato dalle “Township and Village Enterprise” (TVE). Si trattava di imprese
sotto il controllo del governo locale e non di quello centrale. Il successo di queste
imprese dipese dalla possibilità di trattenere gran parte dei profitti della propria
attività, di utilizzare l’abbondante manodopera rurale disponibile, di ricorrere al
credito di cooperative rurali e di godere della protezione e del sostegno politico dei
governi locali. Il percorso di riforme così ideato dalla Cina ha avuto nella gradualità
il proprio punto vincente.
Elementi caratteristici di questo piano di ammodernamento dell’economia
cinese sono stati, tra gli altri, l’aver effettuato solo una parziale privatizzazione, il
23
Pranab BARDHAN, Awakening giants, feet of clay. Assessing the economic rise of China and India,
Princeton University Press, Princeton and Oxford, 2010
23
che ha impedito l’emergere di forti opposizioni sociali e politiche, il maggior rilievo
posto sulla competizione rispetto alla privatizzazione in sé, e una liberalizzazione
guidata e controllata dallo Stato che ha evitato il sorgere di problemi di instabilità nel
paese. Evitando una riforma radicale e immediata si è fatto sì che l’economia si
abituasse l e ntam ente al nuovo corso, senza forti contraccolpi politici, sociali ed
economici 24 .
Un altro elemento caratteristico della strategia scelta dalla leadership cinese
è stata la sperimentazione. Il passaggio dalla pianificazione centrale all’economia di
mercato è stato inizialmente testato in alcune aree isolate (per ridurre il più possibile
i costi di fallimento), con l’istituzione di Special Economic Zones (SEZ), che diede la
possibilità di attuare una trasformazione economica, per essere solo in un secondo
momento allargate anche al resto del paese.
Il commercio estero rimaneva però ancora sotto il controllo monopolistico
dello Stato: solo poche e selezionate imprese avevano il diritto di commerciare e
solo per specifici prodotti, regolati in base alla pianificazione centralizzata. Le
importazioni erano permesse solo per quei beni che non avevano un sostituto
nazionale, mentre le esportazioni erano prevalentemente finalizzate ad accumulare
la valuta necessaria per le importazioni 25 .
La “politica della porta aperta” adottata da Deng Xiaoping, cioè l’apertura al
commercio internazionale e agli investimenti esteri, ha contribuito enormemente allo
sviluppo economico cinese. 26 Tale apertura ha avuto un incredibile slancio con
24
Joseph E. STIGLITZ, Transition to a market economy, Explaining the success and failures, in Autori
Vari (a cura di), The Oxford Companion to the Economics of China, Oxford University Press, 2014
25
Stefano CHIARLONE, Alessia AMINGHI, L’economia della Cina, Carocci editore, Roma 2007.
26
L’ Open door policy prevedeva la creazione di tre Zone Economiche Speciali che servirono a
sperimentare l’introduzione della politica della porta aperta. Questo sistema prevedeva l’apertura da parte dello
Stato a ricercare capitale estero attraverso l’entrata di investimenti stranieri. L’obbiettivo principale era
24
l’entrata della Cina nella World Trade Organization (WTO) nel 2001, dopo un
complesso processo di adeguamento alle esigenze e richieste dell’Organizzazione
internazionale.
Il cambiamento nella politica commerciale determinò una graduale
liberalizzazione delle importazioni e delle esportazioni, aumentando il numero delle
imprese con il permesso di commerciare, e concretizzando un articolato sistema di
cambi e dazi. L’inserimento della Cina nell’economia globale è avvenuto sfruttando
il vantaggio competitivo del paese, ovvero l’enorme base di manodopera a basso
costo, determinando dunque una specializzazione nelle fasi produttive ad alta
intensità di lavoro o standardizzate.
Tra il 1991 e il 2002 il paese ha aumentato la quota di mercato nei prodotti
ad alta intensità di lavoro non qualificato dall’8,1% al 17,7%, in percentuale
consistentemente maggiore rispetto alla crescita delle quote nei prodotti ad alta
intensità di capitale e in quelli ad alta intensità di tecnologia 27 .
L’aumento della presenza di imprese e società straniere sul territorio cinese
dal 2000 al 2014 ha poi fatto in modo che la Cina diventasse un nodo cruciale di
molte filiere industriali internazionali, determinando una variazione dei prodotti
importati ed esportati: le importazioni cinesi riguardavano prevalentemente beni
intermedi e semilavorati, i quali, dopo un processo di lavorazione e assemblaggio,
venivano esportati come beni finali.
Tra il 1978 e il 2018 la Cina ha conosciuto un impressionante miracolo
economico, passando rapidamente dall’essere considerata una delle economie più
l’acquisizione di capitale internazionale da investire assieme a quello nazionale fondando aziende a capitale
misto, con l’obbiettivo di acquisire intensi rapporti commerciali, industriali, tecnologici, politici e finanziari.
Gregory C. CHOW, Economic reform and growth in China, Annals of economics and finance, n.5, 2004
27
Stefano CHIARLONE, Alessia AMINGHI, Op.Cit.
25
povere e isolate del mondo, con un prodotto interno lordo pro capite pari a soli 160
dollari, a una “super potenza”, capace di competere con gli Stati Uniti in diversi
settori, con un pil pro capite di oltre 8.830 dollari. In termini di potere di acquisto, il
cittadino cinese medio ha oggi a disposizione oltre 16.000 dollari l’anno 28 .
Diventare parte integrante del sistema economico globale con una sempre
maggiore interdipendenza dell’economia cinese con quella mondiale, comporta
tuttavia anche dei rischi, come è avvenuto con la crisi economica mondiale del 2008
che ha causato una battuta di arresto dell’economia cinese. Per allentare questa
dipendenza sarebbe necessario che la Cina modificasse il percorso di sviluppo
dell’economia, intervenendo sulla composizione del PIL e della domanda interna e
favorendo i consumi interni rispetto alle esportazioni 29 .
I primi segni della sovrabbondanza di produzione, in effetti, si erano
manifestati in Cina già dagli anni Novanta, tanto che l’allora premier Zhu Rongji, per
ridurre gli investimenti, fece chiudere diverse imprese statali, rallentando così la
crescita per diversi anni.
L’eccesso di produzione fu determinato dal fatto che la Cina non era ancora
pienamente integrata nell’economia globale e, quindi, la possibilità di sfruttare la
domanda estera era molto limitata.
All'inizio del ventunesimo secolo il boom economico dell’industria pesante
cinese innescò un nuovo ciclo di eccesso di produzione; l’apertura al commercio
internazionale, grazie anche all’adesione alla WTO, permise però alla Cina di
esportare i prodotti che non venivano assorbiti dal mercato nazionale.
28
Giovanni CACCAVELLO, Cina 1978 – 2018, così da Deng a Xi ha vinto l’abbraccio al capitalismo, Il
Sole 24Ore, 30 Dicembre 2018
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/12/30/rivoluzione-cina-deng-xiaoping-xi-capitalismo/
29
Ignazio MUSU, La Cina contemporanea, Economia e società di fronte alle nuove sfide, Il Mulino,
Bologna 2011.
26
La crisi economica globale del 2008 determinò poi un ulteriore rallentamento
delle esportazioni cinesi a causa della flessione della domanda interna alle
economie occidentali (in particolare, agli Stati Uniti e all’Unione Europea).
Nonostante la contrazione della domanda estera, la capacità produttiva cinese
continuò a crescere: la risposta del governo cinese alla crisi fu, infatti, quella di
lanciare un imponente pacchetto di stimoli fiscali, mirati a investimenti in
infrastrutture e prestiti che accrebbero la capacità produttiva delle imprese 30 .
La crescita vertiginosa dell’economia cinese, però, sembra stia rallentando 31 .
Gli analisti si mostrano concordi nel sostenere che essa molto difficilmente potrà
superare, in questo 2019, il 6,5% e allinearsi al 6,6% del precedente anno, quando
si è registrato il ritmo più lento da 25 anni.
Andamento del PIL della Cina (Fonte: Il Sole 24Ore, 2019)
Certo, se la crescita economica rallentasse sotto il 6%, la Cina non potrebbe
garantire il minimo del fabbisogno procapite, anche se questi numeri restano
comunque un miraggio per le economie avanzate dell’Europa, del Nord America e
del Giappone. Si pensi che negli USA si è parlato di boom insostenibile, quando nel
30
Nonostante le ultime direttive del governo cinese focalizzate sulla formazione di un mercato nazione,
il modello di sviluppo economico cinese iniziato negli anni Cinquanta (volto principalmente al raggiungimento
dell’autosufficienza locale) presenta ancora oggi un alto numero di piccole imprese regionali.
31
La Cina ha abbassato il target di crescita del suo pil, per il 2019, al range 6-6,5% dal “circa il 6,6%”
a cui puntava precedentemente. https://www.ice.it/it/news/notizie-dal-mondo/130398
27
secondo trimestre 2018 il pil risultò in aumento su base annua del 4,2%. In effetti,
bisogna considerare che quella cinese non è ancora un’economia matura, anche se
il governo di Pechino ha fissato come obiettivo per il 2020 il raddoppio del pil rispetto
ai livelli di inizio decennio.
In risposta al rallentamento della propria economia, la Cina oggi sta
cercando, attraverso riforme economiche e sociali, di indirizzare sempre più il paese
verso una crescita economica maggiormente orientata ai servizi e alla tecnologia,
dove le forze di mercato dovranno svolgere un ruolo decisivo. A fianco di tali
obiettivi, il piano generale cinese per il futuro dell'industria manifatturiera, intitolato
“China Manufacturing 2025” 32 , si prefigge di creare garanzie di autosufficienza
ottimizzando le strutture industriali tramite la definizione di traguardi specifici in
termini di quote di mercato. Il piano prevede parametri di riferimento espliciti per
dieci settori industriali e precisa dieci strumenti politici strategici, quali trasferimenti
forzati di tecnologia in cambio di accesso al mercato, sovvenzioni e imprese
pubbliche da impiegare a tale scopo. Il programma di riforma comprende anche
l'obiettivo di consolidare le imprese pubbliche trasformandole in “campioni nazionali”
al fine di garantire maggiore competitività alle aziende e ai mercati esteri. Le riforme,
tuttavia, mantengono ancora le “caratteristiche cinesi”, conservando un forte ruolo
dello Stato nell'economia e nella società 33 .
Sulle prospettive di sviluppo cinesi pesa ancora la profondità di alcuni
squilibri, tra cui quello della sovracapacità produttiva (overcapacity) di una parte
32
https://www.europeanchamber.com.cn/en/china-manufacturing-2025
33
Anna SAARELA, La trasformazione della Cina e l'interdipendenza economica globale, Parlamento
Europeo, Direzione Generale delle Politiche Esterne Dipartimento Tematico, 2017
28
importante dell’industria di base che ha cause sia congiunturali sia remote. Le
autorità cinesi non negano che il problema esista ma gli interventi proposti finora
non sembrano aver mutato sensibilmente la situazione. L’entità del fenomeno è
particolarmente forte nei settori dell’acciaio, dell’alluminio e del cemento. La
produzione di acciaio si è completamente allontanata dalla reale domanda di
mercato ed è al momento più del doppio della produzione congiunta degli altri
principali Paesi produttori (Giappone, India, USA, Russia). Nell’industria
dell’alluminio cinese si registrano perdite superiori al miliardo di dollari annui, mentre
nel cemento, solo nel biennio 2011-2012, la Cina ha prodotto una quantità pari alla
produzione realizzata dagli USA nel corso dell’intero ventesimo secolo 34 .
L’OBOR potrebbe essere non solo una soluzione al problema della
sovrapproduzione, attraverso l’esportazione di una parte dell’eccedenza industriale,
ma anche uno strumento per trasferire interi impianti di produzione verso i paesi
limitrofi, consentendo così di ricollocare la produzione cinese in eccedenza presso
altri paesi, restituendo stabilità ai settori industriali cinesi attualmente in
sovrapproduzione, e aiutando i paesi meno sviluppati, destinatari di queste risorse,
a costruire la propria industria di base 35 .
La trasformazione della Cina nel mercato globale continua ad aumentare in
maniera significativa i vantaggi comparati cinesi nelle produzioni a alta intensità di
lavoro e le potenzialità di un mercato interno di oltre 1 miliardo di consumatori.
Questo processo di industrializzazione ha attivato, inoltre, un meccanismo di
34
Lukas C. BRUN, Overcapacity in Steel: China’s Role in a Global Problem, Center on Globalization,
Governance & Competitiveness, Duke University & Alliance for American Manufacturing, 2016
35
Ne è pienamente convinto il presidente del Silk Road Fund, Jin Qi, che in una delle sue dichiarazioni
in merito all’ OBOR ha ricalcato come la Cina attualmente sia al centro della catena produttiva globale e che ha
quindi le competenze per aiutare i paesi sottosviluppati ad industrializzarsi (Qi, 2016).
29
apprendimento che ha favorito l’upgrading qualitativo del modello di
specializzazione cinese verso produzioni più avanzate facendole raggiungereo
posizioni di assoluta preminenza in una serie di prodotti, molti dei quali
corrispondenti a nicchie di produzione tradizionalmente presidiate da imprese
occidentali.
1.3. Il XIII Piano quinquennale (2016-2020)
I piani quinquennali 36 , da quando Mao Zedong ha preso le redini del Paese,
hanno accompagnato la Cina, scandendo gli eventi e le priorità più rilevanti e
rappresentando la visione strategica in ambito politico ed economico del governo
cinese. Gli ultimi piani quinquennali 37 puntano sempre più alla realizzazione di una
società armoniosa e più “verde”, cercando di far uscire la Cina dal contesto
economico di “sviluppo forzato”.
L’ambito di interesse del XIII Piano (2016-2020), in particolare, si è ampliato
a questioni come cultura, ambiente, diplomazia e governance. Il XIII Piano
quinquennale 38 , da molti considerato un “Piano Marshall 2.0” e promosso dalla
leadership di Xi Jinping, racchiude le precise linee guida che accompagneranno la
36
I piani quinquenniali sono uno strumento di politica economica nei regimi ad economia pianificata,
ovvero nei paesi socialisti dove l'iniziativa economica è in larga parte gestita da enti pubblici. Un piano
quinquennale individua determinati obiettivi da raggiungere in un periodo di cinque anni nei vari settori
dell'economia..
37
Il primo piano quinquennale del 1953 fu il primo atto di ammodernamento della Cina: Mao infatti volle
trasformare la Cina da un’economia prettamente agraria ad una vera e propria forza industriale. I piani
successivi misero in luce la grave disorganizzazione dell’intero apparato produttivo cinese. Solo alla morte di
Mao la Cina potè iniziare la propria trasformazione economica
38
Lorenzo RICCARDI, Il 13° piano quinquennale e le nuove prospettive di business in Cina,
CorriereAsia, https://www.corriereasia.com/notizie/il-13-piano-quinquennale-e-le-nuove-prospettive-dibusiness-in-
cina
30
Cina per i prossimi anni. Il Piano poggerà su principi di innovazione, coordinamento,
ambiente, apertura internazionale e condivisione, cercando di far diventare la Cina
una “società moderatamente prospera” entro il 2020 39 . Il corposo testo è suddiviso
in 20 capitoli che toccano 4 macro aree e corrispondono ad altrettanti temi di
sviluppo 40 .
Una serie di obiettivi ambiziosi contraddistingue la sezione “benessere della
popolazione” tra cui spicca l’azzeramento della povertà assoluta entro il 2020. Con
una marcata diseguaglianza tra le zone rurali e urbane del Paese, infatti, la Cina
può essere considerata la prima superpotenza povera della storia. Uno studio
pubblicato sul China Economic Review 41 evidenzia come più di 170 milioni di cinesi
vivano sotto la soglia di povertà, un numero che supera la popolazione del
Bangladesh e che è solo leggermente inferiore alla popolazione dell’intera Nigeria.
Nello specifico il programma punta a sollevare dalla povertà ogni anno circa
5 milioni di persone attraverso ingenti investimenti atti a migliorare la loro condizione
abitativa e fornendo loro una rete di trasporti all’avanguardia. Per aiutare a
raggiungere gli obiettivi in tema di povertà, il Governo cinese ha approvato nel
Marzo 2016 la “Charity Law” 42 che, pur essendo un progetto per favorire l’intervento
privato filantropico rispetto all’intervento pubblico diretto, è visto come uno
strumento utile per raggiungere gli obiettivi stabiliti nel Piano. La questione su come
39
Rapporto politico presentato al 19° congresso del Pcc dal Segretario generale, Xi Jinping, Relazione
al 19° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, 18 ottobre 2017,
http://www.xinhuanet.com//politics/19cpcnc/2017-10/27/c_1121867529.htm
40
Communist Party of China, The 13th Five-year Plan For Economic And Social Development Of The
People’s Republic Of China (2016–2020), Central Compilation & Translation Press, Beijing, China
41
Chunni ZHANG, Qi XU, Xiang ZHOU, Xiaobo ZHANG, Yu XIE, Are poverty rates underestimated in
China? New evidence from four recent surveys, China Economic Review, 28 May 2014
42
Siyi LIN, China’s new charity law: a new era of charitable trusts, Trusts & Trustees, Volume 24, Issue
8, 2018, https://academic.oup.com/tandt/article-abstract/24/8/768/5056627?redirectedFrom=fulltext
31
introdurre un avanzato sistema di welfare state si interseca, inevitabilmente, con la
“rivoluzione legislativa” dell’ottobre 2018, che ha come obiettivo quello di modificare
profondamente il quadro demografico nei prossimi decenni e avrà, appunto,
ripercussioni sul welfare; la Cina potrebbe porre fine a quasi 40 anni di limiti alla
natalità rottamando la politica dei due figli 43 .
In Cina infatti dal 1979 al 2016 ogni coppia poteva avere al massimo un solo
figlio, costringendo numerose donne ad aborti forzati e sterilizzazioni per evitare
multe pesantissime. Dal 2016 le famiglie potevano concepire anche un secondo
figlio, allargamento che non ha portato ai risultati sperati. In quell’anno infatti sono
nati circa un milione e mezzo di bambini in più dell’anno precedente 44 . Il cambio di
orientamento è motivato dal decremento della popolazione che si traduce in
un’importante riduzione della forza lavoro. Un’altra questione demografica
importante riguarda gli imponenti processi di migrazione interna che si sono
affermati negli ultimi trent’anni diretti soprattutto verso le provincie interne della Cina.
Queste migrazioni sono state determinate dalla necessità di trasferire la riserva di
lavoro dalle aree rurali a quelle urbane che promettono maggiori opportunità di
crescita economica portando inevitabilmente ad un cambiamento radicale della
domanda di infrastrutture e dei servizi sia dal luogo di provenienza che in quello di
arrivo 45 .
Da una parte, l’aumento della popolazione potrebbe rendere difficoltoso il
raggiungimento degli obiettivi del Piano, soprattutto quello di riduzione della povertà.
43
Benjamin HAAS, China could scrap two-child policy, ending nearly 40 years of limits, 2018,
https://www.theguardian.com/world/2018/aug/28/china-could-scrap-two-child-policy-ending-nearly-40-yearsof-limits
44
Il governo cinese dal 2017 ha iniziato a concedere incentivi per chi concepiva il secondo bambino.
45 https://www.geogspace.edu.au/verve/_resources/2.3.4.5_1_internal_migration_China_pdf.
32
Dall’altra parte,
però, esso dovrebbe contrastare l’invecchiamento della
popolazione, consentendo alla Cina di poter contare, nel lungo periodo, su un
sistema di welfare familiare di cui non aveva mai goduto.
I risultati del XIII Piano sono dunque più incerti del solito, e sarà meno
scontato che i target prefissati vengano raggiunti, o addirittura superati, come è
successo in precedenza. I target fissati dal Piano in ambito economico prevedono
una crescita media reale del PIL del 6,5% l’anno, un aumento della produttività del
lavoro della stessa percentuale, un incremento degli investimenti per la ricerca dal
2,1 al 2,5% del PIL e del numero di brevetti da 6 a 12 ogni 10 mila persone, entro il
2020. Un ulteriore obiettivo è la creazione di almeno 50 milioni di nuovi posti di
lavoro urbani. Il Programma pone l’accento sulla necessità di un “New Normal”, cioè
su una crescita moderata ma sostenibile, che punti a una trasformazione qualitativa
del sistema produttivo, a una correzione degli squilibri tra zone urbane e rurali, a
una maggior cura dell’ambiente, e all’eliminazione della povertà.
Il riferimento alla “Nuova Via della Seta” occupa un intero capitolo dedicato
ai rapporti con l’Estero, proponendo la formulazione di un nuovo modello di
“apertura” attraverso il quale la Cina si propone di approfondire le relazioni
commerciali, favorendo gli scambi culturali, riducendo le barriere al commercio e
agli investimenti, e perfezionando i sistemi fiscali e di finanziamento internazionali.
Il Programma, infatti, pone tra gli obiettivi centrali il rafforzamento del commercio
estero secondo regole definite “internazionali, eque, razionali e trasparenti”. Per
finanziare tutto ciò vengono inoltre indicate come principali fonti di finanziamento la
Asian Infrastructure Investment Bank, la banca di sviluppo che avrà sede a
Shanghai e Il Fondo per la Via della Seta, entrambe finalizzati ad agevolare
l’effettiva realizzazione delle infrastrutture e dei progetti inerenti l’OBOR.
33
L’impatto ambientale, la lotta contro l’inquinamento e la promozione di uno
sviluppo ecologico sostenibile sono stati ritenuti una “ missione sacra” per il Partito
cinese 46 che negli ultimi decenni ha registrato un incremento significativo del livello
totale di emissioni di CO2.
Il livello di crescita sperimentato dalla Cina negli ultimi decenni ha significato
un incremento del livello totale di emissioni di CO2 47 .
Secondo il Global Carbon Project (GCP) 48 , gruppo internazionale di scienziati
2
che studia l’evoluzione del carbonio e le sue conseguenze per l’ambiente, dagli anni
duemila la Cina è il paese con le più alte emissioni di CO2 a causa soprattutto
dell’impiego massiccio di carbone, responsabile di circa il 27% delle emissioni totali
con un balzo del +4,7% nel 2018.
Questo Piano infatti, rappresenta il più significativo impegno nazionale
nell’affrontare le maggiori sfide relative ad ambiente, risorse ed energia,
evidenziando così l’inizio di una nuova era per il modello di crescita cinese: “la Cina
metterà in atto il suo 13° piano quinquennale, un piano che si concentra in modo
chiaro e forte sullo sviluppo economico e sulla ricerca di una crescita e un raddoppio
di qualità, più efficiente, più equo, un PIL più sostenibile e un aumento del reddito
pro capite dei residenti urbani e rurali, entro il 2020” 49 .
Per tale motivo sono stati definiti 10 obiettivi vincolanti, sui 13 totali, legati ad
46
Barbara ONNIS, La Cina della lotta all’inquinamento, Treccani Magazine Atlante, 18 aprile 2019,
http://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/La_Cina_della_lotta_all_inquinamento.html
47
Il problema è che la Cina continua con questa strategia, e i nuovi target di riduzione dell’inquinamento
sono piuttosto modesti: si prevede una riduzione del consumo d’acqua, d’energia e di emissioni di CO 2 pari,
rispettivamente, al 23%, 15% e 18% nell’arco del quinquennio.
48
Global Carbon Budget 2018
https://www.globalcarbonproject.org/carbonbudget/18/files/GCP_CarbonBudget_2018.pdf
49
Discorso di Yang YANYI, Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese all’Unione Europea e Capo
della Missione Cinese all’UE, in occasione del Luncheon di EUCBA a Bruxelles, http://china-italy.com/it/iltredicesimo-piano-quinquennale
34
ambiente, sviluppo sostenibile e risorse naturali, raggruppati nella sezione
“Miglioramento di ecosistemi e ambiente”.
Nel Piano viene richiesto, in relazione al sistema di sviluppo e salvaguardia del
territorio, il miglioramento dell’utilizzo delle diverse aree territoriali in base a tre
strategie: urbanizzazione, sviluppo agricolo e sicurezza ecologica con un importante
ed efficiente impegno sul territorio salvaguardando gli spazi agricoli ed ecologici e
rafforzando la protezione delle regioni meno sviluppate. L’obiettivo è istituire sistemi
di governo del territorio che adottino politiche specifiche per ogni area funzionale,
occupandosi della pianificazione, gestione e valutazione delle performance delle
varie zone promuovendo inoltre un nuovo utilizzo delle risorse puntando al loro
riciclo e alla loro conservazione. Alle imprese ad alta intensità energetica viene
richiesto maggiore impegno per adottare misure di riduzione nell’uso dell’energia e
introdurre sistemi di controllo, gestione e misurazione dei consumi energetici.
Vengono poi prese in considerazione la gestione e le conservazioni di risorse
naturali come l’acqua, suolo e risorse minerarie rimarcando il bisogno della
depurazione e il riutilizzo dell’acqua, della riduzione dell’uso dei terreni a scopo
edilizio e sostenendo l’innovazione tecnologica dei processi di estrazione dei
minerali.
Il Piano prevede inoltre il potenziamento di protezione ambientale per
prevenire e controllare l’inquinamento dell’aria introducendo nuovi sistemi di
monitoraggio per garantire la conformità dei criteri adottati spingendo le imprese ad
adeguarsi agli standard di emissione previsti. Sarà inoltre, intensificato il controllo
delle fonti inquinanti industriali pubblicando una lista nera delle imprese che non
soddisfano gli standard sulle emissioni e imponendo a tali imprese di apportare le
correzioni entro un limite di tempo stabilito. Il governo cinese ha messo in rilievo la
35
necessità di gestire i rischi ambientali attraverso la prevenzione, il controllo, la
verifica e la valutazione in termini di danno all’ambiente e alla salute umana con
particolare attenzione alla sicurezza nucleare, rafforzando la prevenzione e il
controllo dell’inquinamento radioattivo e migliorando i sistemi di monitoraggio delle
radiazioni.
Gli obiettivi più importanti in materia di clima ed energia per il 2020, in
particolare, riguardano: la riduzione del ruolo del carbone nel mix energetico cinese
dal 64% del 2015 a meno del 58% nel 2020; la riduzione del 15% dell’intensità
energetica (l’energia consumata per unità di PIL) rispetto ai livelli del 2015; la
riduzione del 18% dell’intensità di carbonio (l’ammontare delle emissioni di gas serra
per unità di PIL) rispetto ai livelli del 2015; il mantenimento del totale del consumo
energetico sotto l’equivalente di cinque miliardi di tonnellate di carbone entro il 2020
(l’attuale consumo è pari a 4,3 miliardi di tonnellate); una quota del 15% di energia
proveniente non da fonti fossili nel consumo di energia primaria e il raddoppio della
capacità produttiva dell’energia eolica, solare e nucleare.
Secondo le stime del World Resources Institute 50 , organizzazione di ricerca
mondiale su temi globali quali il clima, energia e cibo, il XIII Piano quinquennale della
Cina pone il Paese sulla strada per ridurre del 48% i propri livelli di intensità di
carbonio entro il 2020 (rispetto ai livelli del 2005), permettendo di superare l’obiettivo
del 40-45% di riduzione entro il 2020, annunciato nel 2009 prima della Conferenza
sul clima di Copenaghen. L’elaborazione di questa serie di obiettivi sarà inoltre
50
Aurora D’APRILE, Climate And Energy Targets In China’s 13th Five-years Plan, International Climate
Policy N° 40 – March, 2016,
https://www.cmcc.it/wp-content/uploads/2016/04/ICCG-International-Climate-Policy-Magazine-N.4 0.pdf
36
conforme agli impegni nazionali presi in occasione dell’ “Accordo di Parigi sul
cambiamento climatico” firmato nel dicembre 2015, durante il quale la Cina si è
impegnata a ridurre le emissioni di carbonio del 60-65% entro il 2030 rispetto ai livelli
del 2005, ad aumentare la quota di fonti non fossili di energia nella domanda di
energia primaria del 20%, ad estendere i terreni forestali e a ridurre gli altri gas a
effetto serra. L’obiettivo è quello di creare una economia ecologica, attraverso il
risparmio energetico e di risorse, rafforzando le misure per disincentivare
l’inquinamento, impegnandosi di più per il ripristino ambientale e promuovendo i
settori a tecnologia ecologica.
37
2. LA "NUOVA VIA DELLA SETA":
CONTENUTI, OBIETTIVI E SFIDE
2.1 La Cina ed il “nuovo ordine mondiale”
Nel 1979 la Cina, per rinnovare la propria industrializzazione, ha introdotto un
approccio detto della “porta aperta” (open door). Questo sistema prevedeva la
possibilità, da parte dello Stato, di acquisire capitale internazionale da investire
assieme a quello nazionale fondando aziende a capitale misto. L’obiettivo era quello
di instaurare stabili rapporti commerciali, industriali, tecnologici, politici e finanziari
con le più avanzate economie mondiali 51 .
Esportazioni della Cina nel 2000 (Fonte resourcetrade.earth)
Sebbene furono designate come Open Areas solo quattro territori (Zona
economica dell'isola di Hainan, 1982, e quelle di Fujian, Zhujiang e Changjiang nel
1984), questa strategia è stato un pilastro importante per sostenere l'ambiziosa
51
Gregory C. CHOW, Economic reform and growth in China, Op. Cit.
38
industrializzazione e modernizzazione della Cina 52 . La conseguente crescita delle
esportazioni totali effettuate dalla Cina è stato il motore di questo miracolo asiatico 53 ,
balzando vertiginosamente dagli 8 miliardi di dollari statunitensi del 1979 agli oltre
2.200 miliardi di dollari del 2017 54 .
Esportazioni della Cina nel 2017 (Fonte resourcetrade.earth)
In 40 anni di riforme e sviluppo, la Cina è infatti riuscita ad aumentare la
propria quota del mercato mondiale da meno dell'1% all'11%. Questa fenomenale
espansione delle esportazioni è stata agevolata dalla eterogenea composizione
delle esportazioni, che si è progressivamente spostata dai prodotti primari verso
l’industria manufatturiera 55 .
L'integrazione della produzione nazionale all'interno della rete di produzione
52
Victor SIT, China's Export-Oriented Open Areas: The Export Processing Zone Concept, Asian Survey
Vol. 28, No. 6, 1988
53
Torfinn HARDING e Beata S. JAVORCIK, Foreign Direct Investment and Export Upgrading,
The Review of Economics and Statistics, Novembre 2012,f Harvard College and the Massachusetts Institute of
Technology, http://users.ox.ac.uk/~econ0247/Xdiv.pdf
54
https://comtrade.un.org/
55
Dani RODRIK, What's So Special about China's Exports?, National Bureau Of Economic Research,
Cambridge, January 2006, https://www.nber.org/papers/w11947.pdf
39
globale ha permesso alla Cina di diventare una tra le prime nazioni esportatrici nel
mercato mondiale. Per
ottenere un'ulteriore crescita, la Cina sta cercando
opportunità per migliorare la scala delle tecnologie e delle competenze attraverso
migliori riforme e maggiore apertura, facendo dell’innovazione e dell'imprenditoria i
nuovi motori della crescita economica per i prossimi decenni 56 . Infatti, se la Cina
avesse continuato a produrre principalmente beni di consumo ad alta intensità di
manodopera, le sue esportazioni sarebbero diminuite nel tempo e, quindi, la Cina
avrebbe avuto una perdita netta pur in presenza di un aumento assoluto delle
esportazioni 57 .
Proseguendo in questa trasformazione la Cina è diventata ormai una
superpotenza tecnologica avanzata, spostando ulteriormente la composizione delle
proprie esportazioni dai prodotti standard ad alta intensità di manodopera verso
linee di prodotti ad alta tecnologia all'interno di reti di produzione globali 58 .
Per lo sviluppo economico a lungo termine, la Cina ha, pur tuttavia, ancora
necessità di profondi cambiamenti nella qualità della crescita economica.
La promozione della produzione orientata all'esportazione come parte
complementare della politica industriale è divenuto il punto più importante della
politica economica cinese, Prendendo ispirazione dal progetto economico tedesco
“Industry 4.0” 59 , la programmazione economica cinese è indirizzata nel rendere
56
Geethanjali NATARAJ, Anjali TANDON, China’s Changing Export Structure: A Factor-Based
Analysis, Economic & Political Weekly, vol xlvi no 13, 2011
http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.362.954&rep=rep1&type=pdf
57
Prema-chandra ATHUKORALA, China’s evolving role in global production networks: implications for
Trump's trade war, Arndt-Corden Department of Economics Crawford School of Public Policy ANU College of
Asia and the Pacific, 2017,
https://crawford.anu.edu.au/sites/default/files/publication/acde_crawford_anu_edu_au/2017-07/2017-
08_athukorala_chinaupdate2017_31_may_2017.pdf
58
Dani RODRIK, What's So Special about China's Exports?, NATIONAL BUREAU OF ECONOMIC
RESEARCH, Cambridge, January 2006 https://www.nber.org/papers/w11947.pdf
59
Kurt HILGENBERG, Industry 4.0 in Germania: il segreto del loro successo, giugno 2018,
https://www.techeconomy.it/2018/06/08/industry-40-germania-segreto-del-successo/
40
l’industria manifatturiera sempre più innovation-driven, preferendo una migliore
qualità dei prodotti rispetto a un aumento della quantità, operando la ristrutturazione
di quell’industria manifatturiera cinese a basso costo che aveva inizialmente
caratterizzato la straordinaria ascesa della Cina.
L’obiettivo di Pechino non è solo però solo quello di aumentare le
esportazioni di beni cinesi di qualità, ma anche quello di far accettare a livello
mondiale gli standard produttivi cinesi.
Già l’Antica Via della Seta aveva rappresentato per la Cina non solo una fonte
di ricchezza ma anche uno strumento per la creazione di rapporti politici
internazionali favorevoli e il raggiungimento di una posizione di spicco sulla scena
globale, che fu poi mantenuta per molti secoli.
L'iniziativa "One Belt, One Road" si inserisce in questo quadro costituendo
un importante veicolo di apertura volta a stimolare la crescita di imprese industriali
con capacità competitiva nei mercati internazionali promuovendo nuovi prodotti e
nuove tecnologie.
L’ambizione, per il governo cinese, è quella di far diventare il proprio Paese
il motore trainante del settore Ricerca e Sviluppo per le infrastrutture, e in particolar
modo per quanto riguarda il trasporto merci. Non a caso la Cina oggi ospita più del
50% delle linee ferroviarie ad alta intensità, grazie alla mobilitazione di diecimila
scienziati e ingegneri che hanno incorporato la tecnologia straniera importata
sviluppando una rete ferroviaria unica al mondo. Nell’idea di Pechino, se i paesi
coinvolti in OBOR accettassero la tecnologia ferroviaria ad alta velocità come
proprio standard nazionale, questa, oltre a incoraggiare sensibilmente le
esportazioni industriali cinesi di fascia alta, potrebbe finire per diventare uno
standard tecnologico adottato da tutti i paesi, assicurando ai produttori e ai fornitori
41
cinesi il vantaggio tipico dei “first mover” rispetto ai concorrenti. Un accordo
importante in questa direzione è quello che riguarda la ferrovia ad alta velocità
Giacarta-Bandung, che la Cina è riuscita ad aggiudicarsi offrendo il finanziamento
dell’intero progetto dopo un’intensa guerra commerciale con il Giappone. Tale
accordo comporterà quasi sicuramente una perdita economica in senso stretto, ma
rappresenterà un importante passo in avanti nell’indurre i paesi stranieri ad
accettare gli standard e la tecnologia cinesi 60 .
Il presidente cinese Xi Jinping, sin da quando ha assunto il potere nel 2012,
annunciava la volontà di promuovere un “grande rinvigorimento della nazione”,
dichiarando di voler creare un paese “prospero, forte, avanzato culturalmente e
armonioso”, e di voler consolidare le infrastrutture e il commercio con i paesi membri
dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN secondo l’acronimo
inglese) 61 .
Già agli inizi del ventesimo secolo diverse erano state le grandi infrastrutture
che portavano idealmente l’Antica Via della Seta nell’era della modernizzazione
La Russia, con la costruzione della Ferrovia Transiberiana avvenuta tra il
1896 e il 1903, aveva dato vita alla prima grande rete ferroviaria che creava il primo
“ponte” continentale euro-asiatico, collegando Vladivostok con Mosca.
Negli anni ’90 del secolo scorso fu ultimato il secondo punto di contatto tra i
due continenti, chiamato New Eurasian Land Bridge (NELB), con una rete ferroviaria
che collegava la città di Lianyungang, nella provincia cinese dello Jiangsu, con la
60
Tommaso DAL PASSO, Indonesia. Sarà cinese la prima tratta av tra Giacarta e Bandung,
http://www.agcnews.eu/indonesia-sara-cinese-la-prima-tratta-av-tra-giacarta-e-bandung/, 8 aprile 2017
61
Matthieu BURNAY, Kolja RAUBE, Jan WOUTERS, et al., China’s Foreign Policy and external
relations, European Parliament, Directorate-General for External Policies, Policy Department, AFET 2015
http://www.europarl.europa.eu/thinktank/en/document.html?reference=EXPO_STU(2015)549057
42
città di Rotterdam in Olanda. Oggi questa rete ferroviaria permette alla nascente
Nuova Via della Seta di giungere fino ai grandi porti del nord Europa. Il Governo
cinese nel 2013, ha lanciato il piano d’azione riguardante il progetto “One Belt
One Road” costituito da una “Economic Belt”, un’opera maestosa 62 di collegamento
all’Europa e all’Africa Orientale attraverso le regioni asiatiche centrali e occidentali,
e la “21st Century Maritime Silk Road” che ha il compito di connettere via mare la
Cina con le regioni del Sud-est asiatico, l’Africa e l’Europa. In seguito, nel 2014, è
stata inaugurata la linea ferroviaria Lanzhou-Xinjiang, ponendo le basi per l’entrata
della Via della Seta nell’era dei treni ad alta velocità favorendo e facilitando i flussi
commerciali verso i paesi circostanti così come verso i paesi europei. Sarà possibile,
così, raggiungere il continente europeo in sole ventiquattro ore, tenendo conto della
stima approssimativa della velocità di circa 600 km/h dei nuovi prototipi presentati
dalla China Railway Rolling Stock Corporation (CRRS),
Le ferrovie, diminuendo i tempi di trasporto, guidano il percorso verso la
moderna civilizzazione di città che erano rimaste isolate per secoli, favorendo la
nascita di nuove imprese e delineando la creazione di un nuovo network
logistico/economico che interesserà tutto lo spazio euroasiatico.
I benefici di questa rete di infrastrutture appaiono molteplici e in costante
evoluzione, soprattutto per quelle aree che la disgregazione dell’Unione Sovietica
aveva relegato in una sorta di “periferia regionale”. Per gli stati dell’Asia Centrale
che hanno una frontiera comune con la Cina (Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan)
il progetto OBOR rappresenta oltretutto un’occasione formidabile per rilanciare i
62
Secondo Mario Angiolillo, direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA di The Smart Institute, Il
governo cinese investirà ingenti risorse ma all’interno dei singoli progetti sono previsti anche investimenti
pubblici da parte dei Paesi toccati dall’OBOR e da parte di soggetti privati. Il tutto, e questo è oggi un punto
delicato su cui c’è grande attenzione, nel rispetto delle normative internazionali e delle normative del Paese in
cui verrà eseguito l’investimento. Mario ANGIOLILLO, La Via della Seta al tempo della guerra dei dazi.
Prospettive e opportunità per l’Italia, Il Sole 24Ore, Luglio 2018.
43
propri hub infrastrutturali e poter essere integrati in un’enorme rotta commerciale
che potrà generare una consistente crescita nella domanda di servizi, competenze
e merci. L’enorme disponibilità, in Asia Centrale, di combustibili fossili, gas e petrolio
in primis, trova inoltre nella Cina un mercato florido ed estremamente ricettivo, come
evidenziato sia dagli importanti investimenti cinesi nel sistema di pipeline legato alla
"Nuova Via della Seta” 63 sia dalle fondamentali partnership petrolifere tra Cina e
paesi dell’area asiatica.
Se uno degli obiettivi dichiarati di OBOR è quindi quello di connettere la Cina
con l’Europa e l’Africa, ciò non di meno le rotte infrastrutturali inserite nella "Nuova
Via della Seta" daranno vita a una rete altamente ramificata che coinvolgerà anche
l’Iran, la Turchia, la Russia, l’India e il Pakistan, estendendo considerevolmente lo
spazio di influenza diretta di Pechino. In questo contesto l’Asia Centrale quindi
risulterà essere il principale corridoio geografico ed infrastrutturale della Via della
Seta.
La strategia cinese ruota intorno al tema della connettività, vista non soltanto
in termini di costruzione, miglioramento dei trasporti, delle comunicazioni e delle
infrastrutture energetiche ma anche in riferimento al miglioramento del commercio
transfrontaliero attraverso lo scambio di informazioni, lo sdoganamento, la
cooperazione in materia di ispezione e la rimozione degli eventuali ostacoli agli
investimenti e agli scambi commerciali.
Le rotte della “Nuova Via della seta” (sarebbe forse più corretto parlare di
"Nuove Vie della Seta", al plurale), sono cinque, tre terrestri e due marittime, e
63
Theresa FALLON, “‘The New Silk Road: Xi Jinping’s grand strategy for Eurasia”, American Foreign
Policy Interests, 2015
https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10803920.2015.1056682?journalCode=uafp20
44
potrebbero presto diventare sei. Gli obiettivi sono quelli di collegare la Cina all’Asia
Meridionale e Centrale, alla Russia, all’Africa e all’Europa, aprendo nuovi canali via
terra e via mare, e migliorare la connettività costruendo infrastrutture, ferrovie, e
porti.
La Nuova Via della Seta Terrestre (Land Route: The Belt) attraverserà tutta
l’Asia Centrale e arriverà dalla Cina fino alla Spagna prevedendo come tappe
fondamentali quelle di Xi’an, Samarcanda, Teheran, Istanbul e Mosca. Le principali
direttrici della Belt passano dall’Asia Centrale e dall’Asia Meridionale. L’Asia
Centrale è il principale ponte via terra attraverso il quale si snodano i due principali
corridoi della Cintura, che a loro volta collegano la Cina con i mercati dell’Europa e
del Medio Oriente. Di particolare interesse è il potenziamento delle linee ferroviarie
Eurasian Land Bridge e Khorgos – Aktau, entrambi di passaggio in Kazakistan e
che hanno già ricevuto 27 miliardi di dollari in investimenti cinesi. Il più ampio
progetto in assoluto è però il China–Pakistan Economic Corridor (Cpec), il corridoio
principale della Belt nell’Asia Meridionale e che connette la Cina con l’Oceano
Indiano. Il Cpec prevede la costruzione, fra le altre cose, di autostrade e ferrovie,
oltre che infrastrutture per il trasporto dell’energia (oleodotti e gasdotti). Il valore
stimato degli investimenti si aggira intorno ai 62 miliardi di dollari (stima del 2017). 64
La Via della Seta Marittima del XXI secolo è l’arteria lungo cui scorrono le
ambizioni imperiali della Cina. Questo corridoio infrastrutturale proietta le attività
economiche, militari e politiche della Repubblica Popolare lungo le rotte oceaniche
che collegano quest’ultima al resto del pianeta.
64
Alberto BATTAGLIA, Via della seta terrestre: il percorso e l’importanza strategica,
https://www.wallstreetitalia.com/via-della-seta-terrestre/, 10 maggio 2019.
45
La via della seta marittima è il volano con cui il presidente cinese Xi
Jinping vuole trasformare il suo paese in una potenza marittima, capace di
«sviluppare, proteggere, gestire e controllare i mari.65 Nel concreto, tale sforzo
prevede la crescita dell’ “economia blu” legata all’industria del mare e all’utilizzo
delle risorse oceaniche, l’innovazione nel campo della ricerca scientifica e della
tecnologica marittima, la protezione dell’ambiente e lo sviluppo di una Marina
potente, in grado di operare in mare aperto.
La Via marittima costeggerà tutta l’Asia Orientale e Meridionale, arrivando
fino al Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez passando ad esempio per i
porti di Canton, Hanoi, Giacarta, Calcutta, Colombo, Nairobi, Atene e Venezia.
A queste due direttive si è aggiunto nel 2018 il progetto di una terza rotta, sempre
marittima: un tratto artico. La sua teorizzazione è stata possibile come conseguenza
Le rotte terrestri e marittime della niuova Via della seta
65
Giorgio CUSCITO, La via della seta marittima ha grandi ambizioni e molti ostacoli,
http://www.limesonline.com/cartaceo/la-via-della-seta-marittima-ha-grandi-ambizioni-e-molti-
OSTACOLI?PRV=TRUE, 1.08.2019
46
del cambiamento climatico che ha portato allo scioglimento delle calotte polari.
La Silk Road Economic Belt è una linea ideale che collegherà vari paesi che
hanno un’economia sviluppata o sono ricchi di risorse, alcuni dei quali fanno parte
delle dieci economie mondiali più grandi (a esclusione di Stati Uniti, Giappone e
Brasile) 66 .
L’OBOR sarà sostanzialmente un network di infrastrutture e un canale per gli
scambi commerciali, destinato a diventare lo strumento principale per supportare il
revival degli antichi fasti dell’Impero Celeste, soprattutto per le molte regioni che,
nell’era della globalizzazione, sono rimaste ai margini del sistema economico
mondiale e non hanno potuto trarre i benefici del nuovo sistema in quanto troppo
isolati geograficamente dal resto del mondo.
2.3 I riflessi sui nuovi assetti commerciali,
finanziari e infrastrutturali
In termini geopolitici, la "Nuova Via della Seta" può rappresentare
un’importante opportunità per gli stati dell’Asia Centrale di riacquistare centralità
politica.
Potenzialmente, la posizione di vantaggio acquisita dalla Cina nella regione
grazie agli investimenti legati al progetto OBOR (parzialmente condivisa con la
Russia attraverso la partecipazione all’Organizzazione per la Cooperazione di
Shangai) 67 , potrebbe attivare un meccanismo spontaneo di balancing e interesse
66
Lorenzo TERMINE, Le sfide future della Cina, 2017, http://www.geopolitica.info/le-sfide-future-dellacina/
67
Organo di sicurezza intergovernativo creato nel 2001 da Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan,
Tagikistan e Uzbekistan con lo scopo di promuovere uno spazio autonomo di cooperazione fra i paesi
euroasiatici nel campo dell’economia, tecnologia, sicurezza e cultura
47
competitivo tra i grandi attori globali. La corsa all’influenza politica e strategica in
Asia Centrale, anche e soprattutto legata all’approvvigionamento delle abbondanti
risorse fossili della regione, potrebbe, nella migliore delle ipotesi, dirottare nell’area
importanti investimenti economici e politici, creando una situazione di competizione
internazionale favorevole allo sviluppo regionale e locale. Questa ipotesi rimane
chiaramente speculativa anche se estremamente interessante; tuttavia, pare
indubbio che a livello teorico l’Asia Centrale possa beneficiare seriamente di una recentralizzazione
della propria posizione geopolitica, confermando la Cina come il
più importante attore coinvolto in questo cambiamento.
La sfida cinese è diretta sia al capitalismo globale come ideologia sia
all’attuale ordine mondiale. La Cina si è integrata in misura sempre più forte nel
sistema economico globale, pur mantenendo la propria identità ideologica e politica
di paese socialista e membro di quei paesi economicamente considerati
sottosviluppati. Riflessi del dibattito geopolitico apparvero in modo evidente in un
importante documento ufficiale congiuntamente adottato dalla National
Development and Reform Commission ed il Ministry of Commerce, pubblicato il 10
marzo 2015: il nuovo “Catalogo degli Investimenti Stranieri (Catalogo 2015)”. Il
documento, che costituiva la prima indicazione programmatica ufficiale
dell’iniziativa, non si limitava a esporre principi, obiettivi e priorità del nuovo progetto;
esso evidenziava anche la matrice economica del progetto, identificando cinque
aree chiave: il coordinamento tra i paesi coinvolti, lo sviluppo di infrastrutture
adeguate, la facilitazione del commercio e degli investimenti, l’integrazione
finanziaria, e gli scambi culturali e sociali. e intendeva anche delinearne una visione
eminentemente geopolitica, imperniata sul binomio terra-mare. Nel Piano d’azione,
le Nuove Vie della Seta miravano a riposizionare la Cina al centro di un vasto
48
scacchiere costituito dalla massa continentale euroasiatica e africana e dagli spazi
marittimi a essa contigui.
L'influenza della Cina è cresciuta anche in Europa, in particolare in Grecia e
Ungheria. Infatti, dopo aver acquistato una partecipazione nel porto greco del Pireo
e dopo che sono iniziati i lavori su un progetto ferroviario in Ungheria, sia il governo
greco sia quello ungherese hanno votato per bloccare una dichiarazione dell'UE che
criticava le rivendicazioni territoriali cinesi riguardo al Mar Cinese Meridionale 68 . La
Grecia nel giugno 2017, inoltre, si è opposta alla condanna europea delle violazioni
dei diritti umani in Cina 69 bloccando la dichiarazione dell’Unione Europea all’Onu.
Questi episodi dimostrano come, nel caso dei rapporti con la Cina, il confine tra
economia e politica sia estremamente labile e incerto.
Appare evidente la preoccupazione, manifestata dal ministro degli Affari
Esteri tedesco alla fine del 2017, che la strategia dietro il progetto BRI possa
intaccare gli equilibri geopolitici europei, fungendo da strumento per stabilire un
ordine mondiale cinese, nel quale anche i termini “libero scambio” e “stato di diritto”
acquisiscano significati diversi da quelli comunemente conosciuti 70 .
Mentre la Cina, tuttavia, sottolinea sempre solo i successi conseguiti con gli
oltre 1000 progetti realizzati o in corso d’opera in oltre 50 paesi, si assiste in realtà
a un ripensamento profondo in molti dei paesi “beneficiari”.
Nonostante l'entusiasmo iniziale, la realizzazione di alcuni progetti è in fase
di stallo e alcuni paesi coinvolti ora vogliono rivedere gli accordi originariamente
68
Michael IVANOVITCH, Germany’s problem with China goes well beyond trade issues, CNBC online,
April 16, 2018.
https://www.cnbc.com/2018/04/16/chinas-growing-economic-presence-in-eu-causing-concern--
commentary.html
69 Vittorio DA ROLD, Onu, Atene blocca la condanna Ue alla Cina sul rispetto dei diritti umani, 2017
https://www.ilsole24ore.com/art/onu-atene-blocca-condanna-ue-cina-rispetto-diritti-umani--
AEE3wEhB?refresh_ce=1
70
Michael IVANOVITCH, cit.
49
firmati con la Cina, evidenziando i timori di prestiti insostenibili.
La Cina dovrà superare diversi ostacoli per far accettare le proprie offerte di
investimento, poichè molti paesi partner, non si fidano delle politiche cinesi.
L'Australia, ad esempio, si è dimostrata riluttante a consentire determinati
investimenti da parte delle aziende statali cinesi e finora ha respinto le richieste di
allineare formalmente il proprio fondo infrastrutturale statale con il BRI. Nel 2016,
Canberra ha bloccato due offerte di investimento da parte di SOE (State-owned
enterprises, «imprese a conduzione statale») 71 cinesi nei settori dell'energia e
dell'agricoltura citando interessi nazionali e preoccupazioni di sicurezza 72 .
Anche il Myanmar (Birmania) ha dimostrato qualche esitazione nell'accettare
gli investimenti cinesi, raffreddando il proprio iniziale entusiasmo. Nel 2011 il
governo di Myanmar ha fermato la costruzione della diga di Myitsone - uno dei
maggiori progetti di investimento della Cina nel paese -a causa delle preoccupazioni
per la crescente influenza cinese e del potenziale danno ambientale 73 .
I progetti di infrastrutture OBOR in Asia centrale, Pakistan e Myanmar sono
progettati in perdita per la Cina e potrebbero potenzialmente causare più danni che
benefici 74 .
Il tipico effetto “boomerang” dei progetti improduttivi cinesi potrebbe portare a
71
Le SOE sono aziende di Stato cinesi, rappresentanti il nucleo centrale della tradizionale economia
socialista cinese. Le prime SOE e il rispettivo apparato burocratico furono creati dopo il lancio del primo Piano
quinquennale (1953-57), che mirava a trasformare la Cina in un Paese moderno, industrializzato e socialista.
72
Jamie SMYTH, Australia rejects China push on Silk Road strategy, Financial Time, 22 marzo 2017,
https://www.ft.com/content/e30f3122-0eae-11e7-b030-768954394623
73
Shi JIANGTAO, Why does China care so much about stalled dam project in Myanmar?, South China
Morning Post, 25 agosto 2016,
https://www.scmp.com/news/china/diplomacy-defence/article/2008816/why-does-china-care-so-much-aboutstalled-dam-project
74
Atif ANSAR e Bent FLYVBJERG, Too Much of a Good Thing, China's Infrastructure Boom Threatens
Its Economic Prosperity, ReconnectingAsia, 7 dicembre 2016, https://reconasia.csis.org/analysis/entries/toomuch-good-thing/
50
conseguenze macroeconomiche nefaste non volute: sbalzi del debito sovrano,
espansione monetaria senza precedenti e fragilità economica. Molti progetti BRI
trarranno benefici solo nel lungo periodo, ma nel frattempo impegneranno ingenti
capitali che potrebbero essere impiegati più produttivamente altrove, come ha
dimostrato il caso del porto di Qinzhou nel sud della Cina, che è stato programmato
come un hub cruciale per gli scambi con l'Asia sud-orientale, ma che, dopo cinque
anni dal suo completamento, è ancora gravemente sottoutilizzato 75 .
Un’altra questione che preoccupa i leader mondiali riguarda la corruzione.
Consapevole di questo problema lo stesso presidente Xi Jinping, al Forum di
Pechino sulla Via della Seta ad aprile 2019, di fronte ad un pubblico che includeva
rappresentanti di oltre 100 paesi, tra cui quasi 40 capi di Stato e di governo e la
leadership cinese, ha affermato a chiare lettere che “la nuova 'Via della Seta' deve
essere trasparente ed economicamente sostenibile e che tutto- dovrà essere fatto
in modo trasparente; combatteremo la corruzione con tolleranza zero”. Inoltre il
leader cinese ha voluto tranquillizzare gli ospiti internazionali su sostenibilità
finanziaria e impatto ambientale del piano, sottolineando che la BRI deve adottare
un “approccio orientato allo sviluppo”. “Dobbiamo aderire ai concetti di apertura,
sostenibilità ambientale e pulizia. Costruire infrastrutture di alta qualità, sostenibili,
resistenti ai rischi e a un prezzo ragionevole aiuterà i Paesi a utilizzare a pieno le
loro risorse” 76 .
Rispetto al primo summit sulla Belt and Road 77 del 2017 - quando in molte capitali
75
https://www.ft.com/content/8fca1a02-3174-11e7-9555-23ef563ecf9a
76
Adnkronos, Via della Seta, la svolta di Xi, 26 aprile 2019,
https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2019/04/26/via-della-seta-svolta_E29bFckQf2UemPg5ziokcL.
html?refresh_ce
77
Il 18 Maggio 2016 Hong Kong ha ospitato oggi il primo Belt and Road Summit, durante il quale sono
state presentate le nuove opportunità prospettate dall’iniziativa Belt and Road promossa dal Governo cinese.
51
si guardava con pieno ottimismo agli investimenti in strade, porti e ferrovie come un
modo per rilanciare il commercio globale tra Asia, Africa e Europa 78 - oggi sono
sempre di più i Paesi dove cresce la preoccupazione per “le trappole del debito”.Nel
2017, ad esempio, lo Sri Lanka dovette cedere alla Cina il controllo del porto di
Hambantota con un contratto di concessione valido per 99 anni visto che il governo
di Colombo non è stato in grado di ripagare il debito con la Repubblica popolare
cinese. . Diversi Paesi hanno sospeso o stanno rinegoziando progetti infrastrutturali
per timori sulla loro sostenibilità, mentre sono state proprio le preoccupazioni sui
rapporti con la Cina a condizionare le recenti elezioni in Malesia, Pakistan e Maldive.
“La Belt and Road non sarà un club esclusivo”, ha assicurato il leader cinese,
stigmatizzando le critiche secondo cui i progetti lungo le vie della Seta favoriscono
solo le imprese della Repubblica popolare e legittimano le ambizioni egemoniche di
Pechino.
Nonostante questi ostacoli, è importante riconoscere che l’OBOR è un piano
a lungo termine. Il successo della prima ondata di progetti cinesi appare così
determinante, per favorire l’accettazione, delle prossime proposte di investimenti.
Indipendentemente dai driver e dalle motivazioni principali alla base
dell’OBOR, l'ambito globale della strategia cinese presenta rischi che la Cina
potrebbe non aver preso in considerazione. Se la Nuova Via della seta si svilupperà
secondo le modalità previste dalla Repubblica Popolare Cinese, il primo requisito
consisterà nell'assicurare il massiccio investimento di risorse e infrastrutture cinesi.
Questo requisito è sia una sfida militare che politica.,
78
Ad esempio, nel gennaio 2016, la Cosco (China Ocean Shipping Company, il maggiore gruppo cinese
di spedizioni marittime società cinese che fornisce servizi di logistica a Pechino, che è anche la principale
azionista della società che gestisce il porto di Shangai), ha acquistato una quota del 67% nel porto del Porto del
Pireo, il più grande di tutta la Grecia e uno dei più importanti nel Mediterraneo.
52
Nell’OBOR emergono infatti problemi di sicurezza legati a garantire il libero
commercio lungo la nuova Via della Seta. I governi delle nazioni partecipanti come
il Pakistan e l'Iran, così come quelli in territori contesi come il Kashmir, avranno tutti
un ruolo nel progetto. Tensioni e conflitti esistenti si ripercuoteranno nell'orbita
dell’OBOR cosicché la risposta della Cina richiederà maggiori investimenti di
capitale umano e di finanza per salvaguardare le infrastrutture chiave e i lavoratori
cinesi. La Cina avrà pertanto bisogno di un apparato militare che sia in grado di
proteggere i suoi crescenti interessi.
Nella recente riformulazione della propria strategia militare e di
modernizzazione delle forze, la Cina, sta anticipando la natura mutevole del
panorama della sicurezza associato all’OBOR 79 .
La Repubblica Popolare Cinese sta investendo, in questi ultimi anni, in settori
chiave della difesa che consentirebbero un atteggiamento più proattivo nel
proteggere i propri interessi globali in crescita. La modernizzazione militare della
Cina mira a schierare una forza in grado di proiettare la propria forza in operazioni
congiunte: il piano prevede la riduzione del numero delle forze di terra di circa
300.000 persone, aumentando le dimensioni della Marina e dell'Aeronautica 80 .
Sia il security issue dei cosiddetti “three evils” (terrorismo, separatismo e
fondamentalismo) particolarmente cruciale nella Cina occidentale, sia lo sviluppo di
un blocco economico euroasiatico, inseriscono l’Asia Centrale in una posizione di
rinnovato interesse per le potenze confinanti. In questo senso, i crescenti
79
La strategia militare cinese elenca otto compiti principali, tra cui "salvaguardare la sicurezza e gli
interessi in nuove aree". China Power Team, What does China really spend on its military?, China Power. 28
dicembre 2015. Updated March 5, 2018. https://chinapower.csis.org/military-spending/
80
Paul McCLEARY, Pentagon: Chinese Military Modernization Enters New Phase, Foreign Policy,
13 maggio 2016, http://foreignpolicy.com/2016/05/13/pentagon-chinese-military-modernization-enters-newphase/
53
investimenti cinesi, così come l’importanza strategica della regione nella lotta al
terrorismo islamico, possono offrire ai governi locali una leva geopolitica
apparentemente efficace rispetto ad attori globali come Stati Uniti, Russia e Unione
Europea.
54
3. CANALI E STRUMENTI DI
FINANZIAMENTO
La Cina non essendo in grado di sostenere da sola i costi di una rete
infrastrutturale di dimensioni globali, come previsto nel progetto OBOR, sta
invitando la Russia, l’UE, e diverse altre nazioni, a contribuire alla realizzazione di
questo ambizioso piano, creando nuove istituzioni finanziarie.
La Cina investirà, nei prossimi 5-10 anni, circa 900 miliardi di dollari, mentre
altri 500 sono previsti da parte di altri 62 Paesi.
Sostegno finanziario cinese diretto alla BRI (miliardi di USD), fonte: Techina Hub
Lo sviluppo delle infrastrutture logistiche è accompagnato infatti oltre che
dalle banche tradizionali cinesi 81 anche da fondi creati ad hoc quali La Banca
Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture, il Fondo “Via della Seta” (in inglese Silk
81
The Export-Import Bank of China (Exim Bank), The China Development Bank e the Agricultural
Development Bank of China
55
Road Found) e attraverso il partenariato Pubblico-Privato.
3.1. La Banca Asiatica d’Investimento per le
Infrastrutture
La Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB secondo
l’acronimo inglese) è una nuova istituzione finanziaria multilaterale internazionale
che mira a soddisfare le esigenze infrastrutturali in Asia e creata per “promuovere
l’interconnessione e l’integrazione economica nella regione asiatica” e per
“cooperare con le già esistenti altre banche multilaterali di sviluppo come la World
Bank e l’Asian Development Bank. L’iniziativa, proposta nell’ottobre 2013 dal
presidente cinese, venne lanciata con lo scopo di ottenere fondi per costruire
infrastrutture in tutta l’Asia, consentendo la partecipazione di qualsiasi paese a
condizione di accettarne la guida e il controllo da parte delle autorità cinesi. Ventuno
paesi asiatici hanno immediatamente aderito al progetto firmando un Memorandum
of Understanding (MOU) nell'ottobre 2014 82 .
Oggi l'AIIB vede la partecipazione di 74 Stati e altri 26 sono in fase di
adesione 83 .
Questo nuovo progetto finanziario preoccupa il governo degli Stati Uniti che,
vedendo in esso una minaccia alla propria supremazia economica, si è opposto al
progetto, contestando il mancato rispetto delle norme internazionali in materia di
trasparenza, ambiente e lavoro, oltre a quelle in materia di appalti. A seguito delle
82
XINHUA, 21 Asian countries sign MOU on establishing Asian Infrastructure Investment Bank,
ShanghaiDaily.com, 24 ottobre 2014, https://archive.shine.cn/article/article_xinhua.aspx?id=248613
83
https://www.aiib.org/en/about-aiib/governance/members-of-bank/index.html
56
pressioni di Washington, che cercava di impedire la nascita dell’AIIB, alcuni alleati
tradizionali degli Stati Uniti, come i paesi dell'Unione Europea (UE), l'Australia e la
Corea del Sud, non hanno subito aderito all'AIIB. A sorpresa il 12 marzo 2015 il
Regno Unito, è diventato il primo paese dell'UE a sostenere la banca, provocando
una disputa con la Casa Bianca 84 . Successivamente anche la Germania (dicembre
2015), la Francia (giugno 2016) e l’Italia (luglio 2016) sono diventati membri
dell’organizzazione, motivando la decisione con la volontà di offrire migliori
opportunità di investimento nei mercati cinesi alle proprie imprese e di poter
accedere agli investimenti esteri della Cina.
L’adesione all’AIIB, aperta a tutti i paesi, anche già membri della Banca
Mondiale o della Banca Asiatica di Sviluppo, prevede la presenza di “membri
regionali” 85 e “non regionali”. La Banca ha iniziato ad operare nel 2015 in linea con
l’art.59 del proprio statuto che stabiliva l’entrata in vigore con la ratifica di almeno 10
stati detentori del 50,1% delle azioni 86 .
Le indicazioni riguardo il numero di azioni assegnate a ciascun membro
dell’AIIB sono contenute negli Articles of Agreement (AOA secondo l’acronimo
inglese) in base ad una formula complessa che tiene conto sia della localizzazione
del paese (regionale o non) che del suo peso economico. La Cina è la più grande
azionista con una quota pari al 26,5% possedendo così un veto effettivo su questioni
come l’approvazione di un nuovo membro o la scelta del presidente. Gli altri più
importanti azionisti della Banca sono l’India (7,6%), la Russia (6%), l’Australia (4%)
84
Naina BAJEKAL, U.S. Attacks Britain Over Support For China-Backed Bank, Time, 13 marzo 2015,
http://time.com/3743845/us-uk-china-bank-criticism/
85
Localizzati nelle aree classificate come Asia e Oceania
86 https://www.aiib.org/en/about-aiib/basic-documents/_download/articles-ofagreement/basic_document_english-bank_articles_of_agreement.pdf
57
e la Turchia (3%) 87 . Complessivamente le quote di voto dei paesi non-regionali non
possono superare il 25%.
Attualmente l'AIIB sta finanziando la costruzione e il miglioramento delle
infrastrutture, in particolare nei settori dell'energia e dei trasporti, nella zona Asia-
Pacifico.
L'Unione Europea è un partner importante dell'AIIB, rappresentando il
19,04% 88 -o il 16,13% se si esclude il Regno Unito- dei voti dell'istituzione.
Alla firma dello Statuto del contratto, che stabilisce il quadro giuridico della
banca, due importanti attori internazionali erano assenti: gli Stati Uniti e il Giappone.
I primi preoccupati dal potere crescente della Repubblica Popolare Cinese (RPC) Il
secondo perché dubbioso sulla necessità di istituire una nuova banca e preoccupata
all’idea di un cambiamento negli equilibri geopolitici regionali.
L'AIIB finanzierà così l’OBOR con un capitale iniziale autorizzato di 50
miliardi di dollari, che alla fine verrà elevato a 100 Miliardi di dollari, suddiviso in un
milione di azioni del valore nominale di 100 mila dollari ognuna 89 .
L'investimento finale previsto sarà di 1.400 miliardi di dollari, circa 12 volte
più grande di quello effettuato per il piano Marshall che oggi corrisponderebbe a $
120 miliardi. Pechino spera che le nuove iniziative riguardanti il progetto OBOR,
improntate a un approccio non coercitivo e non militare, contribuiranno a rafforzare
l’immagine internazionale della Cina come potenza globale responsabile. Pertanto
87
Bundesministerium der Finanzen, Asian Infrastructure Investment Bank achieves major milestones
in its first three years, Aprile 2019,
https://www.bundesfinanzministerium.de/Content/EN/Standardartikel/Topics/Financial_markets/Articles/2019-
04-03-AIIB-milestones.html
88
La Germania detiene il 4,1%, la Francia il 3,2%, il Regno Unito il 2,9% e l’Italia il 2,4%.
https://www.aiib.org/en/about-aiib/governance/members-of-bank/index.html
89
https://www.aiib.org/en/news-events/news/2018/20180726_001.html, luglio 2018
58
l'AIIB e l'OBOR sono diventati parte integrante della nuova diplomazia cinese,
puntando ad aumentare i propri interessi economici nello scacchiere internazionale.
Riguardo l’operatività, l’AIIB si concentrerà su specifici programmi di
investimento. Gli Articles of Agreement consentono alla AIIB, infatti, di fornire
finanziamenti in vari modi, come l’investimento nel capitale proprio di un’impresa e
la concessione di prestiti e di garanzia (in qualità di debitore primario o secondario)
per lo sviluppo economico. Inoltre la Banca potrà partecipare alla sottoscrizione di
titoli emessi da qualsiasi ente o impresa per fini coerenti con il suo scopo. Le ragioni
del successo di questa politica finanziaria, anche tra gli alleati storici degli Stati Uniti,
si devono alla necessità di finanziamenti infrastrutturali e all’insoddisfazione nei
confronti delle istituzioni finanziarie esistenti.
3.2 Il Fondo “Via della Seta”
Un ulteriore meccanismo finanziario creato dalla Cina per finanziare l’OBOR
è il Silk Road Fund Co, Ltd ("SRF"), che è stato istituito dal governo cinese ai sensi
della legge sulle società della RPC il 29 dicembre 2014, per sostenere progetti di
investimento a medio e lungo termine. Esso si basa su concetti di apertura,
inclusività, beneficio reciproco, seguendo i principi della commercializzazione,
dell'internazionalizzazione e della professionalità. Il fondo mira a migliorare la
connettività dell'economia cinese con il resto del mondo, promuovere lo sviluppo e
la prosperità sia della Cina che di altri paesi, espandendo attivamente gli
investimenti, finanziando le opportunità di cooperazione a medio-lungo termine, con
prestiti e investimenti di fondi in collaborazione con investitori nazionali ed esteri. Il
59
governo cinese ha impegnato in SRF 40 miliardi di dollari con una tranche iniziale
di 10 miliardi di dollari che è stata fornita da quattro azionisti cinesi:
l'amministrazione statale dei cambi, China Investment Corporation, Export-Import
Bank of China e China Development Bank. Partner, sia nazionali che internazionali,
possono aderire al fondo o coinvestire in diversi comparti.
L’SRF investe in diverse aree geografiche al di fuori della Cina. Questo fondo
si concentra su progetti con profili di rendimento del rischio ottimali in ampi settori
come infrastrutture, energia e risorse, industria e servizi finanziari. L’obiettivo è
quello di finanziare progetti che abbiano una propria sostenibilità finanziaria e
offrano buoni rendimenti nel medio-lungo periodo per gli azionisti.
Attualmente il Fondo ha firmato più di 20 progetti e si è impegnato a investire
ben 90 milioni di dollari, promuovendo la cooperazione in divere aree come la
Russia, l’Asia centrale, l’Asia meridionale, l’Asia sud-orientale, Asia occidentale, il
Nord Africa ed Europa.
La maggior parte dei paesi in via di sviluppo lungo la Belt and Road Initiative
(BRI), hanno un disperato bisogno di progetti infrastrutturali su larga scala e di
capacità industriale per sostenere il proprio sviluppo economico. Questi paesi,
mancando di forza finanziaria e con capitali esteri inadeguati, devono perciò affidarsi
al mercato per gli investimenti a lungo termine e ottenere grandi quantità di moneta
a costi ragionevoli.
Il SRF propone vari modelli per finanziare lo sviluppo BRI attraverso la
cooperazione multipartitica. Dal 2016, il Fondo -con istituzioni di sviluppo finanziario
come la Korea Development Bank, la Japan Development Bank e l’Asian
Infrastructure Investment Bank- ha investito nel fondo della Banca Mondiale per i
mercati emergenti dell'Asia, coprendo diversi progetti in paesi come il Bangladesh,
60
l'India e il Myanmar. Nel frattempo, il SRF ha instaurato e mantenuto una
comunicazione solida con le istituzioni di investimento di Shenzhen e le autorità
monetarie di Hong Kong e Macao, nella speranza di fornire un migliore sostegno
finanziario alle BRI in futuro. Oltre alla collaborazione con istituzioni finanziarie
ufficiali in Giappone e Repubblica di Corea, l'SRF è anche rimasto in stretto contatto
con aziende e istituti finanziari in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la Banca europea
per gli investimenti e la General Electric.
3.3 Il modello di Partenariato Pubblico-
Privato (PPP)
Poiché le infrastrutture di un paese svolgono un ruolo vitale nell'attrarre e
facilitare le operazioni commerciali è fondamentale trovare soluzioni per sviluppare
ulteriormente le infrastrutture e promuovere collaborazioni tra i paesi lungo le nuove
strade della seta. I governi potrebbero disporre di risorse e capacità limitate per
costruire e gestire tutti i progetti di infrastrutture da soli, soprattutto dopo il
rallentamento dell'economia globale e il peggioramento delle finanze pubbliche in
molti paesi in via di sviluppo. In questo contesto i settori privati hanno molte delle
risorse e competenze necessarie. Pertanto un partenariato pubblico-privato (PPP)
offre una soluzione alternativa in quanto finanziato congiuntamente e gestito
attraverso una partnership di governo e un'impresa privata in modo da sviluppare
congiuntamente infrastrutture che necessitano di notevoli risorse finanziarie.
Rispetto al tradizionale finanziamento pubblico e alle infrastrutture private, i modelli
PPP distribuiscono tra i partner, responsabilità, profitti e rischi promuovendo la
collaborazione tra pubblico e privato. I rischi operativi e di esecuzione del progetto,
61
in particolare, vengono trasferiti dal governo al partecipante privato, che di solito ha
più esperienza nel contenimento dei costi. I modelli PPP aiutano a promuovere la
qualità del progetto, aumentando la qualità in termini di pianificazione, gestione e
realizzazione. Inoltre, coinvolgendo sia i settori privati che quelli pubblici, i
finanziamenti sono più inclusivi. I modelli PPP forniscono anche un quadro di
cooperazione flessibile in base al quale i rischi possono essere attenuati man mano
che il progetto si sviluppa.
I modelli PPP possono essere suddivisi in varie categorie. Strutturalmente,
si distinguono in "Privatizzazione funzionale" (denominata anche "collaborazione
verticale", in cui il partner privato funge da assistente dei proprietari pubblici) e in
"privatizzazione materiale" (denominata anche "collaborazione orizzontale", in cui la
proprietà e/o la responsabilità è trasferita ai settori privati). In questi due modelli,
l'accordo PPP funge da contratto di lavoro o di servizio, specificamente progettato
per gli scopi del progetto 90 .
I PPP esistono in Cina dagli anni '80 91 , ma l'adozione della modalità di
finanziamento è stata lenta fino alla pubblicazione delle linee guida PPP nel
2014 92 .
Da gennaio a novembre 2016, gli investimenti diretti non finanziari, effettuati
dalle imprese cinesi in 53 paesi collegati a One Belt e One Road Initiative, hanno
raggiunto 13,35 miliardi di dollari, pari all'8,3% dell'importo totale dello stesso
periodo. Oltre 7000 sono stati i nuovi progetti appaltati all'estero, superando i 100
90
Barbara WEBER, Mirjam STAUB-BISANG, Hans Wilhelm ALFEN, Infrastructure as an asset class:
investment strategy, sustainability, project finance and PPP, John Wiley & Sons. 2. Ed., 2016.
91
La centrale elettrica di Shajiao B a Shenzhen del 1988 viene considerato il primo progetto PPP
92
Circular of the Ministry of Finance on Issuing the Operational Guidelines for Public-Private Partnership
Mode (for Trial Implementation), http://www.cpppc.org/en/Guidelines/4049.jhtml
62
miliardi di dollari, con un aumento del 40,1% su base annua, pari al 52,1%
dell'importo contrattuale dei nuovi progetti cinesi appaltati all'estero 93 .
Il 14 maggio 2017 la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni
Unite (UNECE) e la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme della Cina
hanno firmato un Memorandum d’Intesa 94 nel quale viene riconosciuta l’importanza
della cooperazione nel settore dei partenariati pubblico-privati e viene istituito un
gruppo internazionale di esperti PPP lungo i paesi della Nuova Via della Seta.
Attraverso questo memorandum il governo cinese ha come obiettivo quello di poter
migliorare l’attuale modello di investimento, cercando di coinvolgere maggiormente
i rappresentanti di governo, il settore privato e le istituzioni finanziarie. Nel prossimo
decennio gli investimenti in infrastrutture continueranno a crescere in modo forte e
sostenibile.
Il modello PPP, nella One Belt e One Road Initiative, evidenzia il suo
significato strategico, attraverso l’analisi delle condizioni locali, mettendo in atto un
meccanismo di cooperazione bilaterale e multilaterale esistente e prestando
attenzione allo sviluppo guidato dall'innovazione.
Per un auspicato sviluppo dei modelli PPP esistono però diverse
problematicità, come le possibili differenti pressioni fiscali tra i paesi coinvolti, le
varie culture che si confronteranno, i diversi sistemi giuridici e le contrastanti norme
commerciali che renderanno molto probabili le controversie tra gli attori coinvolti
93
Zhang YIMING, Meng CHUN, L'ancoraggio del modello PPP "One Belt, One Road" ha un vantaggio
naturale, Development Research Center of the State Council, 2017, http://www.drc.gov.cn/xsyzcfx/20170106/4-
460-2892449.htm
Alex HE, The Emerging Model of Economic Policy Making under Xi Jinping China’s Political Structure and
Decision-making Process, Centre for International Governance Innovation, CIGI Papers dicembre 2018,
https://www.cigionline.org/sites/default/files/documents/CIGI%20Paper%20No.208.pdf
94
MoU between the UNECE and the National Development and Reform Commission in China
https://www.unece.org/fileadmin/DAM/MoU_between_UNECE___the_NDRC_in_China_2017-05-14.pdf
63
4.OPPORTUNITÀ E SFIDE PER
L’OCCIDENTE
4.1 Le ambizioni della Cina nell’economia
digitale
Il settore digitale è uno dei principali temi della strategia politica del
presidente Xi Jinping. Per promuovere l’innovazione industriale e digitale la Cina ha
lanciato, nel 2015, diverse iniziative come il “Made in China 2025” e l’ “Internet Plus”,
due percorsi interamente incentrati sullo sviluppo tecnologico ed informatico. La
strategia digitale cinese prevede rapidi progressi tecnologici per generare una
nuova crescita economica capace di assegnare alla Cina il primato mondiale in tema
di tecnologie e sviluppo.
Le ambizioni digitali della Cina stanno già avendo un impatto sulla politica,
sull’economia e sulla sicurezza dell’Europa. La Digital Silk Road probabilmente
rafforzerà la portata digitale della Cina in Europa, trovandosi, quest’ultima, costretta
ad affrontare la crescente presenza commerciale e la dipendenza dalle tecnologie
di elaborazione, archiviazione e memorizzazione dati della Cina. Per quanto
riguarda la sicurezza informatica, l’UE si trova di fronte ad una sfida diretta con la
Cina: la paura dello spionaggio commerciale e la sempre crescente presenza dei
principali fornitori di tecnologie informatiche, tra cui Huawei e ZTE, crea incertezze
sui potenziali rischi per la sicurezza degli Stati membri dell’UE. La crescente
potenza digitale della Cina potrebbe probabilmente avere conseguenze negative
quali, ad esempio, la mancanza di protezione della privacy e la limitazione della
libertà di espressione che entrerebbero in contrasto con gli sforzi europei di stabilire
64
standard di etica digitale. La privacy, la sicurezza e i diritti dei cittadini europei
devono essere protetti dall’invasione del governo cinese e dagli attori commerciali
ad esso collegati che potrebbero raccogliere e utilizzare i dati sensibili di milioni di
cittadini europei. L’Europa, non essendo competitiva nelle principali tecnologie
digitali, deve affrontare il rischio imminente di trovarsi intrappolata tra la Cina e gli
Stati Uniti, dovendo unire le forze per dare priorità al rafforzamento del mercato
digitale europeo, per cercare di sviluppare linee di approvvigionamento sicure tra
partner di fiducia per le tecnologie digitali ed elaborando politiche digitali
strategicamente autonome ed efficaci.
La straordinaria affermazione mondiale della società di telecomunicazioni
cinese Huawei testimonia l’ascesa globale della Cina nel campo digitale: dal 2014
al 2018 ha più che raddoppiato i suoi ricavi raggiungendo i 108 miliardi di dollari e
ora detiene la più grande quota di mercato globale nelle apparecchiature per le
infrastrutture mobili.
Sempre Huawei è stata recentemente al centro di discussioni in molti paesi
europei per il suo grande impegno nello sviluppare reti 5G a livello mondiale. A
differenza dello standard precedente, il 5G utilizzerà uno spettro di frequenze finora
mai utilizzato capace di trasferire dati tra le 100 e le 1000 volte più velocemente
rispetto al protocollo precedente 4G 95 . La preoccupazione europea sembra essere
collegata alla rapidità di circolazione dei dati che, più facilmente, possono essere
violati, rubati e modificati.
Gran parte della tecnologia attuale per il 5G è prodotta da aziende cinesi ma
95
Il 5G sfrutta le onde millimetriche, vale a dire onde radio tra i 30 e i 300 GHz
65
i governi e le aziende europee diffidano a collaborare con loro per via della
reputazione di “attitudine allo spionaggio” economico e industriale: non va infatti
dimenticato come le aziende cinesi, o che operano in Cina, potrebbero venire
obbligate ad una stretta “collaborazione” con i loro servizi segreti, consegnando loro
dati sensibili in nome della “sicurezza nazionale.
A seguito della raccomandazione della Commissione europea presentata il
22 marzo 2019 per un approccio europeo comune alla sicurezza delle reti 5G 96 , 24
Stati membri dell’UE hanno presentato le prime valutazioni nazionali del rischio delle
infrastrutture di rete che si dovranno concludere entro il 2019. Su tale base si
dovranno aggiornare i requisiti di sicurezza esistenti per i fornitori di rete e includere
condizioni per garantire la sicurezza delle reti pubbliche. A livello europeo inoltre, i
governi dovranno scambiarsi informazioni tra loro con il sostegno della
Commissione e dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione
(ENISA), concordando una serie di misure 97 che potranno essere utilizzate a livello
nazionale.
Mentre l’Unione Europea sta cercando di rallentare le attività della Huawei
riguardo le onde radio 5G, gli Stati Uniti hanno stabilito l’embargo dei prodotti
Huawei nel proprio territorio e colossi informatici come Google e Intel stanno
interrompendo gli accordi commerciali.
Contrariamente alle convinzioni dell’opinione pubblica Internet non è una rete
immateriale ma deve la sua esistenza e la sua efficacia a infrastrutture materiali.
Basti pensare che l’uso di Google è reso possibile dall’esistenza di 16 data
96
European Commission- Press Release, https://europa.eu/rapid/press-release_IP-19-1832_en.htm
97
Queste possono includere: requisiti di certificazione, test, controlli nonché l’identificazione di prodotti
o fornitori considerati potenzialmente non sicuri
66
center distribuiti negli Stati Uniti, in Europa, in Asia e in Sudamerica. Collegati fra
loro da cavi sottomarini che indirizzano il 97% di tutte le comunicazioni internet. Dal
2012 al 2017 i rapporti di forza in relazione alle infrastrutture sottomarine, relative
alla comunicazione Internet, tra le potenze sono cambiati: se nel 2012 l’egemonia
americana era indiscussa a partire dal 2017 la Cina rappresenta un credibile e
pericoloso competitor attraverso il colosso delle telecomunicazioni Huawei.
Un progetto di punta per il predominio del controllo delle reti sottomarine è il
Pakistan East Africa Cable Express, o PEACE, che è destinato a diventare la via
più breve per il traffico internet ad alta velocità tra Asia e Africa.
Gli Stati Uniti, consapevoli di non poter impedire a Huawei di costruire reti
sottomarine, hanno deciso di inserire la sicurezza delle operazioni sottomarine di
Huawei nell'agenda internazionale. Così l'anno scorso l'Australia, seguendo la
politica tracciata dagli USA, ha vietato a Huawei di partecipare a un cavo che sta
sovvenzionando e che lo collegherà alle Isole Salomone 98 .
Nei primi mesi del 2019 il presidente Trump ha inserito Huawei nella
cosiddetta black list, la lista governativa di aziende a cui è vietato acquistare
tecnologie hardware e software da società statunitensi. A questo si è aggiunto la
decisione di Google di revocare la licenza di Android a Huawei 99 .
98
Jack LOUGHRAN, Huawei’s undersea internet cable banned by Australia over spying fears, E&T,
January 2, 2018,
https://eandt.theiet.org/content/articles/2018/01/huawei-s-undersea-internet-cable-banned-by-australia-overspying-fears/
99
Nonostante le motivazioni ufficiali di Google parlino di “attività contrarie agli interessi della sicurezza
nazionale degli Stati Uniti”, perchè ci sarebbe il timore che Huawei possa aggiungere una backdoor ai suoi
prodotti per spiare i cittadini di nazioni rivali, fino a oggi non è mai emersa alcuna prova che Huawei abbia tenuto
comportamenti ostili di questo tipo.
Wang ZHAO, La guerra degli Stati Uniti contro Huawei? Rischia di essere un suicidio, Linkiesta,
21 maggio 2019, https://www.linkiesta.it/it/article/2019/05/21/huawei-google-usa-android-guerracommerciale/42226/
67
Secondo il Nikkei Asian Review 100 sono 44 le società cinesi incluse nella
black list, tra le quali la China Aerospace Science and Industry Corp. e la China
Electronic Technology Group Corp., oltre a numerosi istituti di ricerca. Non sono
stati inseriti nella black list aziende come Xiaomi, Oppo, Lenovo, OnePlus e tutti gli
altri produttori di smartphone cinesi; questo pone dubbi su quale possa essere la
reale ragione per cui solo Huawei e ZTE porrebbero un rischio alla sicurezza della
Stati Uniti.
4.2 La sfida agli Stati Uniti
La tensione tra Stati Uniti e Cina, che sta raggiungendo livelli inaspettati, si è
evidenziata nello scontro commerciale in atto tra i due giganti economici, iniziato all’
Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec) del 2018 101 , intorno al progetto cinese
della "Nuova Via della Seta", e sta proseguendo con i progetti infrastrutturali
finanziati dalla Cina e dall’AIIB.
Lo sviluppo delle economie dell'Asia meridionale e centrale è un obiettivo
storico di lunga data degli USA che si è intensificato dopo l'inizio della guerra
statunitense in Afghanistan ed è stato il perno dell’amministrazione del Presidente
Barack Obama in Asia. Obama ha fatto spesso riferimento alla necessità, per
l'economia afgana, di superare l’appoggio economico straniero, tanto che nel 2014
il vice segretario di Stato, William Burns, ha ufficializzato l’impegno del Governo
100
Wataru SUZUKI, Five things to know about the US 'blacklist' on Huawei, 17 maggio 2019,
https://asia.nikkei.com/Economy/Trade-war/Five-things-to-know-about-the-US-blacklist-on-Huawei
101
Il vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) ospitato in Papua Nuova Guinea, per la
prima volta nella sua storia (iniziata nel 1989) si è concluso senza una dichiarazione congiunta, a causa
dei dissapori tra Cina e Usa.
68
degli Stati Uniti a far ritornare l'Asia centrale e meridionale “al suo ruolo storico di
centro vitale del commercio globale”. Con questo spirito, l'amministrazione Obama
ha sostenuto un gasdotto da 10 miliardi di dollari attraverso il Turkmenistan,
l'Afghanistan, il Pakistan e l'India, spendendo miliardi di dollari per strade e progetti
energetici in Afghanistan e ha usato il proprio potere diplomatico per aiutare a creare
nuovi quadri di cooperazione regionale per favorire i legami economici nell'Asia
centrale.
Il primo accordo commerciale, che in un certo senso ha dato inizio al
Partenariato Transpacifico (TPP), voluto dagli Stati Uniti, è del 2005 e venne siglato
da un piccolo gruppo di paesi del Pacifico che comprendeva Brunei, Cile, Nuova
Zelanda e Singapore. Nel 2008, sotto la presidenza di George W. Bush il gruppo si
espanse fino a ricomprendere l'Australia, il Vietnam, il Perù, il Canada, il Giappone,
la Malesia e il Messico.
Nel 2011, con Obama presidente degli USA, il Segretario di Stato Hillary
Clinton definì il Partenariato Transpacifico (TPP) “il perno strategico” degli Stati Uniti
nella regione Asia-Pacifico e all’inizio del 2016 i paesi partecipanti firmarono il patto.
Questo Partenariato Transpacifico era destinato a diventare il più grande
accordo di libero scambio al mondo, coprendo il 40% dell'economia globale,
ponendo gli Stati Uniti all'avanguardia nelle regole del commercio globale. Il TPP
avrebbe incentivato, nei paesi firmatari dell’accordo, l’adozione di riforme
economiche più radicali e standard più elevati in termini di lavoro, ambiente e salute.
Tuttavia l'accordo non è mai stato ratificato dal Congresso degli Stati Uniti,
diventando un tema di scontro nella sfida elettorale dei candidati durante la
campagna presidenziale del 2016.
Per i suoi sostenitori tale accordo, stimolando la crescita economica, avrebbe
69
ampliato il commercio e gli investimenti statunitensi all'estero, creando nuovi posti
di lavoro e promuovendo, al tempo stesso, gli interessi strategici statunitensi nella
regione Asia-Pacifico.
I detrattori dell’accordo, tra cui Donald Trump, vedevano invece l'accordo
come un fattore di accelerazione del declino degli Stati Uniti nel settore
manifatturiero e un elemento potenzialmente responsabile di un abbassamento dei
salari interni e di un aumento delle disuguaglianze 102 .
Durante la campagna presidenziale, Donald Trump ha accusato la Cina di
aver manipolato la propria valuta con il fine di creare uno squilibrio negli scambi con
gli Stati Uniti 103 .
Trump, appena eletto presidente degli USA, così come aveva promesso in
campagna elettorale, ha formalmente ritirato gli Stati Uniti dal TPP.
102
James MCBRIDE, Andrew CHATZKY, What Is the Trans-Pacific Partnership (TPP)?, Council
on Foreign Relations, 4 gennaio 2019,
https://www.cfr.org/backgrounder/what-trans-pacific-partnership-tpp
103
Jisi WANG, Big Chess - Alcuni pensieri sulla geo-strategia cinese, La colonna di Wang Xisi, 9 ottobre
2016, http://wangjisi.blogchina.com/882854460.html
70
Così, mentre Trump ha affrontato la politica di distorsione degli scambi della
Cina come un punto centrale della sua agenda, esperti come Edward Alden del
Council Foreign Relations (CFR) hanno attribuito al ritiro dal Partenariato
Transpacifico (TPP) la riduzione del peso politico di Washington, rendendo ancora
più difficili i controlli sugli abusi di Pechino 104 .
L'amministrazione Trump, per cercare di contrastare la BRI, ha firmato il 5
ottobre 2018 l’atto di costituzione del “Better Use of Investment Leading to
Development” (BUILD Act), con il sostegno bipartisan del Congresso, con l’obiettivo
di costituire una nuova agenzia capace di rendere disponibili prestiti ai paesi in via
104
Edward ALDEN, Trump and the TPP: Giving Away Something for Nothing, Council on Foreign
Relations, 23 gennaio 2017, https://www.cfr.org/blog/trump-and-tpp-giving-away-something-nothing
71
di sviluppo, in particolare in Asia e in Africa 105 .
Con la BUILD Act è stata istituita la United States International Development
Finance Corporation (USDFC), una delle banche di sviluppo specializzate
(Development Finance Institutions - DFI), solitamente di proprietà dei governi
nazionali 106 . L'USDFC ha il compito di erogare capitali nel settore privato, favorendo
lo sviluppo di quelle nazioni che sono a basso e medio reddito. Il principale obiettivo
è quello di incentivarne il passaggio verso un’economia di mercato, in particolare,
per quei 55 paesi africani che hanno recentemente costituito la Continental Free
Trade Area (CFTA), creando un potenziale mercato di $ 2,4 trilioni di dollari.
Il presidente Xi Jinping, durante il suo discorso al vertice della cooperazione
economica Asia-Pacifico (APEC) 107 , avvenuto il 17 novembre 2018 in Papua Nuova
Guinea, ha voluto rassicurare i governi occidentali che la "Nuova Via della Seta"
“non è concepita per essere al servizio di un’agenda geopolitica nascosta, non è
diretta contro nessuno e non esclude nessuno né è una trappola come qualcuno
l’ha etichettata”, proseguendo poi che “la storia ha dimostrato che lo scontro, sotto
forma di guerra fredda, guerra calda o guerra commerciale, non produce
vincitori” 108 . A parere del leader di Pechino “non esistono problemi che i paesi non
possano risolvere attraverso la consultazione”, mediante quindi negoziati che si
svolgano in uno spirito di “uguaglianza” e “comprensione reciproca”.
105
La Legge Build, OPIC, https://www.opic.gov/build-act/overview
106
Le Development Finance Institutions possono essere bilaterali, che servono per attuare la politica
estera di cooperazione e sviluppo del governo, o multilaterali, fungendo da bracci del settore privato delle
istituzioni finanziarie internazionali (IFI) stabilite da più di un paese.
107
Il 17 ed il 18 novembre 2018 si è svolto a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea,
l’APEC (The Asia-Pacific Economic Cooperation), un forum regionale cooperativo, economico e commerciale
multilaterale istituito nel 1989 per sfruttare la crescente interdipendenza dell’Asia-Pacifico. Scopo dei 21
membri dell’APEC è facilitare il commercio attraverso procedure doganali più veloci alle frontiere; climi
commerciali più favorevoli dietro il confine; e allineare i regolamenti e gli standard in tutta la regione.
108
XINHUA, Full text of President Xi's speech at APEC CEO Summit, 2017,
https://www.chinadailyhk.com/articles/150/101/53/1542452384820.html
72
Se nel vertice dell’APEC, la Cina ha attaccato gli USA accusandoli di
protezionismo, il vice Presidente americano, Mike Pence, ha invece fortemente
contestato l’influenza che la Repubblica Popolare Cinese vuole avere sui partner
commerciali del Pacifico, definendo il progetto OBOR, una “cintura costrittiva” e una
“strada a senso unico” ed “opachi” i prestiti che concede Pechino e che “portano a
un debito sbalorditivo”.
La Cina continua a rafforzare nuove alleanze, tra cui quella con Putin che, in
un incontro in Russia, ha salutato Xi Jinping come il suo "caro amico", stringendo
così una calda amicizia dopo decenni di sfiducia tra i due Paesi.
Guidati dallo stretto legame personale tra i due leader, Russia e Cina, di
fronte alla politica assertiva dell'amministrazione Trump, stanno stringendo nuovi
accordi che riducono l’influenza americana come, ad esempio, sistemi di pagamento
non in dollari.
Il Cremlino vede in Pechino un partner importante, con opportunità di vendere
petrolio, gas e risorse naturali, potendo così anche compensare una caduta dei
finanziamenti occidentali, dovuti alle sanzioni economiche imposte dagli USA.
4.3 Il ruolo dell’Europa
Grazie al mercato unico europeo, che riunisce 28 paesi, l'UE è una delle
maggiori potenze commerciali mondiali e per questo, nella Nuova Via della seta,
riveste un ruolo di fondamentale importanza nella politica cinese.
L’economia dell’Europa (che pur conta solo il 6,9% della popolazione
mondiale) nel 2017 ha superato, in termini di valore totale di tutti i beni e servizi
prodotti (PIL), l’economia statunitense con i suoi 15.300 miliardi di euro.
73
L'UE, la Cina e gli Stati Uniti sono i tre maggiori attori globali del commercio
internazionale dal 2004, anno in cui la Cina ha superato il Giappone.
Nel 2017 il valore totale delle esportazioni e importazioni di merci, per l'UE,
per la Cina e per gli Stati Uniti era pressoché identico 109 .
Commercio internazionale, nel 2017. Fonte: eurostat
Per incrementare le possibilità di crescita economica, vitale sia per le imprese
che per i cittadini, la UE sta puntando sul miglioramento del sistema di trasporto di
passeggeri e merci. La nuova politica dei trasporti europea mira a promuovere
109
https://europa.eu/european-union/about-eu/figures/economy_it
https://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=ext_lt_introle&lang=en
74
spostamenti puliti, sicuri ed efficienti in tutta Europa, attraverso una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva. L’obiettivo è ridurre le carenze strutturali
dell’economia europea e la dipendenza dalle importazioni di petrolio, migliorando la
competitività e diminuendo le emissioni di carbonio del 60% entro il 2050 110 .
Tra i settori strategici da potenziare, per la crescita economica e commerciale,
l’UE ha individuato i trasporti.
E’ nata così la rete Tent-T 111 con l’obiettivo di sviluppare il mercato interno
comunitario, mentre le relazioni economiche tra Ue e resto del mondo sono basati
su sistemi portuali e aeroportuali.
110
La strategia Europa 2020 è il programma dell’UE per la crescita e l’occupazione per il decennio in
corso. Il libro bianco del 2011 comprende 40 iniziative. https://eur-lex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT/?uri=CELEX:52011DC0144
111
Le reti TEN-T (Trans European Network-Transport) sono un insieme di infrastrutture lineari
(ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti) considerate rilevanti a livello
comunitario e la Core Network è costituita dai nodi urbani a maggiore densità abitativa, dai nodi intermodali di
maggiore rilevanza e dalle relative connessioni. Dei nove corridoi core che costituiscono l'asse portante della
rete TEN-T, definita dal Regolamento Europeo 1315/2013, quattro interessano l'Italia, attraversandola da nord
a sud e da ovest ad est: il Baltico-Adriatico, lo Scandinavo-Mediterraneo ,il Reno-Alpi, il Mediterraneo.
75
In questi anni è emersa sempre più l’importanza delle connessioni terrestri
anche con i paesi extra UE, come la Russia, gli stati più prossimi dell’Asia, fino
all’Estremo Oriente. In quest’ottica, le nuove Vie della seta rappresentano per la UE
lo sbocco a Est del grande mercato comune europeo e prefigurano la connessione
terrestre tra Atlantico e Pacifico 112 .
La Cina è collegata con l’Europa con diverse reti ferroviarie e molteplici sono
le iniziative che sta mettendo in atto in Asia meridionale e centrale, Russia, Medio
Oriente, Caucaso, Penisola balcanica (le cosiddette “terre di mezzo”), Sud-Est
asiatico e Africa.
La destinazione finale delle nuove Vie della seta è palesemente l’Europa
comunitaria, alla quale si legano le fondamentali reti di trasporto transeuropee. 113
112
Osservatorio21, Torino e La Nuova via Della Seta, Argomentario di Comunicazione, 15.10.2018. Nel
2013, anno di inizio del progetto cinese, il commercio Eurasiatico arrivava a 1.800 miliardi di dollari, il doppio
del commercio Transpacifico e il triplo di quello Transatlantico.
113
https://www.clingendael.org/sites/default/files/pdfs/Europe_and_Chinas_New_Silk_Roads_0.pdf
76
Queste reti che attraversano anche l’Italia, toccheranno Venezia, l’antica
capitale della Repubblica veneziana, che potrebbe così, grazie alla sua posizione
nel Mar Mediterraneo, riavere un ruolo di primo piano lungo le Nuove Vie della Seta.
Analizzando i dati riguardanti il traffico ferroviario, tipologia di trasporto che
BRI intende potenziare in quanto meno costoso di quello per via aerea e più veloce
di quello per via mare, si evince che quello tra Cina e Europa è cresciuto del 450%
dal 2013 al 2016 per raggiungere le 311 mila tonnellate di merci trasportate.
Nel 2018 dalla Cina all’Europa (e viceversa), hanno viaggiato merci su treno
per un totale di 370.019 Teu 114 , con un aumento del 35% sull'anno precedente 115 .
In valore assoluto il traffico ferroviario nel 2017 ha raggiunto i 23 miliardi di
euro (ovvero il 4% del commercio totale UE-Cina), e questo dato potrà più che
triplicare entro il 2020. Dei 3.673 collegamenti ferroviari del 2017, più di due terzi
sono stati operati nella direttrice Cina-Europa, coerentemente con il surplus
commerciale cinese nei confronti dell’UE 116 .
II 4 giugno 2019, a Monaco, Vyacheslav Valentik direttore generale di Rzd
Logistics (branca logistica della ferrovia russa), e Hairong Chen, vice direttore
generale di Sinotrans (società di logistica cinese), hanno firmato un accordo di
cooperazione strategica nell'ambito della Belt and Road, con lo scopo di facilitare il
114
L'unità equivalente a venti piedi o TEU (acronimo di twenty-foot equivalent unit), è la misura standard
di volume nel trasporto dei container ISO, e corrisponde a circa 40 metri cubi totali.
115
Di questi, il 76% ha viaggiato sulla rotta del Kazakistan, il 14% attraverso Manzhouli e il 10%
attraverso la Mongolia.
http://www.trasportoeuropa.it/index.php/home/archvio/44-ferrovia/19644-via-della-seta-sud-obietti vodi-500mila-di-teu
116
Stefano RIELA, Alessandro GILI, Nuove vie della seta: tra UE e Cina scontro o integrazione?,
ISPI Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 28 febbraio 2019,
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nuove-vie-della-seta-tra-ue-e-cina-scontro-o-integrazione-21667
77
transito dei treni dalla Cina all'Europa 117 .
Sul fronte dei trasporti, anche i porti risultano essere una risorsa vitale per la
competitività dell'economia europea.
fonte:Bruegel
Attualmente il 25% degli scambi commerciali in valore avviene per via aerea,
mentre più del 70% delle merci 118 entrano nella UE, attraverso i porti che impiegano
1,5 milioni di persone e attualmente gestiscono 1.700 miliardi di dollari di beni 119 .
Con riferimento ai flussi commerciali, Pechino rappresenta il 35% delle
esportazioni (il secondo partner) e il 45% delle importazioni (il primo partner)
dell’UE.
L’interesse della Cina, per le infrastrutture marittime europee, deriva dal loro
117 Trasportoeuropa, Alleanza ferroviaria tra Russia e Cina, 5 giugno 2019,
http://www.trasportoeuropa.it/index.php/home/archvio/44-ferrovia/20212-alleanza-ferroviaria-tra-russia-e-cina
118
Commissione Europea, Exchange of views between ports CEOs and Transport Commissioner Bulc,
2015, https://ec.europa.eu/transport/modes/maritime/ports/ports_it
119 https://ec.europa.eu/eurostat/statisticsexplained/index.php?title=International_trade_in_goods_by_mode_of_transport&oldid=369890
78
potenziale utilizzo “speculare”, ovvero non solo da parte dei paesi destinatari finali
ma anche da parte di quei paesi che si trovano lungo il tragitto.
I paesi dell'Unione europea che già fanno parte della Belt and Road Initiative
sono Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica
Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, ai quali potrebbe presto aggiungersi anche
Malta. Questo senza contare gli altri Stati dell'Europa orientale e balcanica che non
sono all'interno dell'Ue ma che sono comunque coinvolti nel progetto cinese, come
l'Albania, la Serbia, la Bosnia e la Moldavia.
Già nel 2015 la Commissione europea aveva avanzato una serie di proposte
per trasformare e rafforzare la politica commerciale dell’UE. Nel discorso sullo stato
dell’Unione del 2017, Jean-Claude Juncker aveva rilanciato l’idea di un’ ”Europa che
protegge i cittadini e le imprese, anche negli scambi commerciali” 120 .
L’Unione Europea nel 2015, superando USA e Cina per destinazione globale
di Investimenti Esteri Diretti (IDE, o FDI in inglese), con 5.700 miliardi di dollari si è
(Investimenti esteri nel 2015, fonte: Commissione Europea, Eurostat)
120 Eder FLORIAN e David M. HERSZENHORN, State of the Juncker, Il Politico, 2017,
http://www.politico.eu/article/jean-claude-juncker-interview-state-of-the-union/
79
dimostrato il maggior mercato aperto ai capitali esteri.
I Paesi dell’Unione Europea, esclusa l'Ungheria, nel 2018 hanno sottoscritto
un report critico sul progetto cinese, dove ravvisavano “mancanza di trasparenza”
ed esclusiva promozione degli “interessi commerciali delle aziende cinesi”.
Dall’aprile 2019 l’Unione Europea, ha messo a punto una strategia unitaria
rispetto alla Nuova Via della seta verificando i flussi finanziari provenienti dalla Cina
in Europa, per monitorare tutti gli investimenti esteri in entrata 121 .
Interessante, a questo proposito, è conoscere le attività svolte e
comprendere le scelte che stanno effettuando alcuni tra i maggiori paesi europei.
La Germania, fin dal lancio del progetto cinese, sta mostrando un profondo
interesse per le principali proposte inserite nell'iniziativa, vedendole come un modo
per assicurare gli investimenti cinesi in Germania e in Europa, oltre che nel più
ampio contesto della politica europea di vicinato 122 .
In Germania l’OBOR non ha prodotto investimenti, piuttosto, le attività si
sono finora limitate a ipotizzare progetti ferroviari per collegare la Germania e la
Cina. Già nel 2014 il presidente della Cina Xi Jinping aveva visitato la città tedesca
di Duisburg per celebrare l'arrivo del primo treno “ufficiale” Yuxin'ou da Chongqing,
che è stato ampiamente raffigurato nei media cinesi come pietra miliare dell’attuale
121
Regolamento (UE) 2019/452 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2019, che
istituisce un quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti nell'Unione. GUUE L. 791 del 21.03.2019.
122
In un discorso tenuto a Pechino nell'ottobre 2015, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha elogiato
le prospettive strategiche a lungo termine di BRI, affermando che “Anche l'Unione europea vuole fare parte di
questo sforzo”. Bundesregierung, Rede von Bundeskanzlerin Merkel beim Bergedorfer Gesprächskreis am 29.
Oktober 2015, German Federal Government, 2015
https://www.bundesregierung.de/Content/DE/Rede/2015/10/2015-10-29-rede-merkel-bergedorfergespraechskreis.html
80
OBOR.
Nel 2016, la società ferroviaria statale tedesca Deutsche Bahn (DB) e le
Ferrovie della Cina hanno firmato un accordo sull'ulteriore sviluppo del “ponte di
terra eurasiatico”, così come il gigante tedesco della logistica DHL ha sottoscritto
con la città di Chengdu un accordo sul miglioramento dei servizi ferroviari tra la città
cinese e l'Europa 123 .
In questi anni anche il settore del trasporto marittimo in Germania ha
mostrato un crescente interesse per l’OBOR: il porto più grande della Germania ad
Amburgo, nonché la società DuisPort (la compagnia che gestisce il più grande porto
interno della Germania a Duisburg), hanno più volte manifestato interesse per il
progetto cinese, considerandolo come un modo per attrarre maggiori volumi di
commercio marittimo orientale e globale. Tuttavia, il porto di Amburgo sta anche
sviluppando strategie per far fronte a quella che dovrebbe diventare una
competizione, sempre più difficile, con una serie di porti dell'Europa meridionale che
la Cina vuole di promuovere come gateway.
Nonostante le iniziali perplessità sull’OBOR, l'Agenzia tedesca per il
commercio e gli investimenti, finanziata dal governo, nel 2016, ha reso nota una
valutazione piuttosto positiva, incoraggiando così le imprese tedesche a cogliere le
opportunità emergenti 124 .
Il governo tedesco ritiene fondamentale un approccio multilaterale all’OBOR,
123 https://www.ferrovie.info/index.php/it/10-cose-che-forse-non-sapete-sui-treni-italiani/13-trenireali/1762-ferrovie-nuovo-treno-container-di-dhl-tra-shenzhen-e-minsk
124 Achim HAUG and Wolfgang EHMANN, Chinas neue Seidenstraßen erschließen Grenzregionen,
China‘s New Silk Roads Open Up Border Regions, GTAI, 14 marzo 2016,
http://www.gtai.de/GTAI/Navigation/DE/Trade/Maerkte/suche,t=chinas-neueseidenstrassen-erschlies sengrenzregionen,did=1425882.html
81
dettato dal crescente interesse di Berlino per le più ampie implicazioni geopolitiche
del progetto cinese. All’interno del Consiglio Europeo, la Germania ha sempre
sostenuto con entusiasmo l'utilizzo della piattaforma di connettività UE-Cina come
un modo per garantire la conformità degli investimenti in relazione all’OBOR in
Europa con le norme dell'UE. Berlino ha voluto associare elementi chiave della
strategia BRI cinese con la politica di sviluppo tedesca attraverso il lancio della
“Cooperazione G20 cinese-tedesca per gli investimenti in infrastrutture sostenibili”.
Il ruolo attivo della Germania nell'AIIB e la promozione degli standard di buon
governo dell'AIIB costituiscono un altro tentativo indiretto per integrare
maggiormente le attività legate all’OBOR in Cina in Eurasia.
La Germania, che con Pechino ha un interscambio commerciale oltre tre
volte più grande di quello dell’Italia, è di fatto già il terminale terrestre della Nuova
Via della seta, nonostante i pochi progetti concreti realizzati fino ad oggi.
La Francia, a differenza dell’Italia che ha sottoscritto un vero e proprio
Memorandum d’Intesa, ha scelto una forma meno stringente: un comunicato
congiunto che rivela intenzioni comuni ma è meno cogente sul piano politico. Il
presidente Emmanuel Macron, predisponendo una semplice dichiarazione, 125 ha
potuto discutere con la Cina di tutti gli aspetti della politica estera sui quali l’Unione
europea, notoriamente, non ha grandi competenze: come il multilateralismo e il
sistema delle Nazioni Unite, il cambiamento climatico (e quindi l’Accordo di Parigi)
e il finanziamento delle misure necessarie per affrontarlo, la tutela della biodiversità,
la lotta alla criminalità ambientale e l’inquinamento da materiale plastico. Tutti questi
125
Benjamin DODMAN, ‘Make it a two-way street’: China’s Silk Road faces French roadblock, France24,
25 marzo 2019, https://www.france24.com/en/20190325-china-xi-jinping-macron-belt-road-france
82
temi sono stati di fatto abbandonati dagli Stati Uniti nel momento in cui Donald
Trump ha interrotto i negoziati con la Cina. Nella dichiarazione sono state anche
affrontate, in via di principio, diverse questioni economiche partendo da temi
generali come la governance economica globale, la riforma dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio, nonchè la revisione del capitale del Fondo Monetario
Internazionale. Francia e Cina nella dichiarazione sottoscritta, inoltre, si impegnano
a sostenere i lavori del Gruppo di lavoro internazionale per definire le linee guida
del credito all’esportazione con sostegno pubblico, che potrebbero alterare le
condizioni di parità (level playing field) tra le diverse nazioni (e suscitare tentazioni
mercantiliste, che l’Italia ha spesso denunciato). Nella stessa dichiarazione, vi sono
anche temi di interesse generale come istruzione, sanità, terrorismo e questioni
strettamente militari come la migliore applicazione del divieto delle armi chimiche,
l’uso militare dello spazio e lo sfruttamento a fini terroristici del cyberspazio. Viene
ribadito, infine, l’impegno a collaborare in iniziative concrete già esistenti e in attività,
di politiche estere che Parigi persegue da diversi anni. Diritti dell’uomo, crisi siriana,
Corea del Nord, Sahel e Mali completano la parte strettamente politica del
comunicato congiunto.
Il documento di Parigi ribadisce “l’importanza del ruolo della Ue”,
aggiungendo che “la Cina sostiene l’integrazione europea e gli sforzi della Francia
che puntano a promuovere la riforma della Ue.” I due paesi, inoltre sottolineano, “la
necessità di sviluppare il partenariato globale strategico tra l’Ue e la Cina”,
evidenziando così che le prerogative comunitarie sono state rispettate.
Trovandosi all'incrocio tra Europa, Asia e Africa è naturale che anche la
Grecia sia coinvolta in questo ambizioso piano o, almeno, nella sua componente
marittima. Attualmente, la Grecia ospita uno dei pochi progetti su larga scala in
83
Europa che è chiaramente riconoscibile come parte di OBOR: un investimento di
4,3 miliardi di dollari da parte della China Ocean Shipping Company (COSCO) nel
porto del Pireo che mira a promuovere i prodotti cinesi in Europa centrale e sudorientale.
In particolare, COSCO ha un leasing gestionale di 35 anni per Piers II e
III, due dei tre terminali del Pireo. L'accordo di concessione, del valore di 831,2
milioni di euro (1 miliardo di dollari USA) è stato firmato dal primo ministro greco
Kostas Karamanlis e dal presidente cinese Hu Jintao nel novembre 2008.
Da allora, COSCO ha contribuito ad attirare altre grandi aziende nel Pireo,
facendolo diventare, grazie a questo investimento, il porto container in più rapida
crescita in tutto il mondo. Dopo l'espansione della capacità del Canale di Suez,
avvenuta nell'agosto del 2015, è ormai più chiaro il significato politico che la Cina
aveva attribuito all'investimento nel porto del Pireo individuato, per la sua posizione
strategica, come la porta d'accesso all'Europa centrale e sud-orientale nella Nuova
Via della seta. Nel dicembre 2015, COSCO si fuse con il gruppo China Shipping,
dando vita a una nuova società formalmente chiamata China COSCO Shipping (ma
ancora spesso denominata COSCO), che ha dato un ulteriore impulso al porto del
Pireo. Un secondo accordo tra il governo ellenico e la società cinese, firmato l'8
aprile 2016, ha ulteriormente rafforzato la presenza della Cina in Grecia, 126 e
durante la cerimonia ufficiale di benvenuto, il presidente della Cina COSCO
Shipping, Xu Lirong, dichiarò come “il nostro obiettivo è aiutare il porto del Pireo a
diventare il più grande hub di container in Europa” 127 .
126
Nel corso di una gara pubblica vinta da COSCO nel gennaio 2016, la società ha pagato 280,5 milioni
di euro per acquistare il 51% delle azioni dell'Autorità portuale di Pireo (PPA) e 88 milioni di euro per un
altro 16% dopo cinque anni, a condizione che quest’ultima investa altri 350 milioni di euro nel prossimo
decennio.
127
Alexia VLACHOU, Greek President Hopes for More Investments following Piraeus Port Authority
Deal, Xinhua, 10 Aprile 2016, http://news.xinhuanet.com/english/2016-04/10/c_135265634.htm
84
È abbastanza chiaro come la presenza di COSCO nel Pireo sia parte
integrante di un piano ambizioso che mira a promuovere i prodotti cinesi nell'Europa
centrale e sud-orientale. COSCO mira non solo a fare del Pireo il più grande porto
commerciale del Mediterraneo, ma anche il più grande punto di riparazione navale
nel Mediterraneo orientale e uno dei più importanti nodi del turismo crocieristico nel
mondo 128 . L'investimento COSCO rende la Via della seta marittima più rapida e più
breve e, per la Grecia, “l’inizio di una serie di nuovi investimenti in Grecia” 129 .
Anche in Portogallo il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping
ha segnato un altro notevole successo internazionale. Questo successo fa del
Portogallo non solo la porta di accesso della Cina ai mercati dell’Europa, ma anche
dell’Africa e perfino dello stesso continente americano. Gli accordi per la Belt and
Road Initiative (BRI), conclusi lo scorso 5 dicembre 2018, concedono l’utilizzo del
porto di Sines, che, trovandosi nel Portogallo meridionale, non lontano dallo stretto
di Gibilterra, permetterà il trasferimento di merci cinesi verso l’Africa e l’Europa
mediterranea. Gli accordi prevedono che la Cina possa disporre di un porto anche
nelle Azzorre, arcipelago in mezzo all’Atlantico, da dove potrà esportare le proprie
merci anche nel continente americano, compreso il Venezuela (col quale lo stesso
Xi ha firmato ben 28 accordi il 14 settembre 2018) e il Cile, primo Paese
sudamericano ad avere aderito, il 3 novembre 2018, al progetto cinese della Nuova
Via della Seta. Il Portogallo ha spalancato le porte ai capitali cinesi dopo la crisi dei
128
Ilias BELLOS, Cosco Raises Investment Target for Piraeus, e-kathimerini, 7 luglio 2016,
http://www.ekathimerini.com/210213/article/ekathimerini/business/cosco-raises-investment-target-forpiraeus
129
David GLASS, The Ins and Outs of China Cosco’s Pireaus Deal, Seatrade Maritime News, 15 Aprile
2016, http://www.seatrade-maritime.com/news/asia/the-ins-and-outs-of-china-coscos-pireaus-deal.html
85
debiti “sovrani” e le conseguenti misure di austerità, comprese le privatizzazioni nel
settore pubblico. Oggi le imprese statali cinesi sono proprietarie del 28% della EDP,
la più grande compagnia energetica portoghese, e hanno importanti partecipazioni
nella BCP, la più grande banca privata portoghese, oltre che nella compagnia
assicurativa Fidelidade. Significativa è la crescita, avvenuta dal 2010 al 2016, degli
investimenti cinesi che sono arrivati fino al 3,6% del PIL portoghese.
Le autorità cinesi considerano fondamentale il ruolo che il Portogallo potrà
svolgere nell'avanzamento del progetto OBOR, soprattutto nella prospettiva di
proteggere e preservare gli interessi cinesi, legati alla Nuova Via della Seta, in paesi
di lingua e cultura portoghese in Africa e Sud America. Tuttavia, finora non sono
stati effettuati investimenti specifici per l’OBOR in Portogallo. Il lato più visibile dello
sforzo cinese è la diffusione di informazioni e idee. Infatti, la Cina, in collaborazione
con un certo numero di istituzioni portoghesi (come Camere di commercio e
Università), ha organizzato una serie di manifestazioni dedicati all’OBOR e alle sue
relazioni con il Portogallo.
Lisbona, attualmente, sembra avere poca consapevolezza della sua
importanza strategica nell’iniziativa OBOR, non considerando pienamente come la
sua dimensione marittima possa rappresentare un vantaggio fondamentale. Non è
stata prodotta alcuna dichiarazione o documento scritto che indichi il pensiero a
livello strategico su OBOR. Oltre a proporre idee vaghe facendo riferimento ai ricordi
del Portogallo come pioniere nel collegare l'Asia all'Europa, si può sostenere che il
silenzio regni negli uffici governativi del Portogallo. Questa affermazione può essere
desunta dall'analisi dei documenti di politica nazionale e di pianificazione, come il
86
piano strategico per i trasporti e le infrastrutture 2014-2020 130 e la strategia
nazionale per l'oceano 2020 131 che rivelano una totale assenza di riferimenti
all'OBOR.
Rimanendo nella penisola iberica, anche la Spagna è un riferimento
importante per il percorso cinese. Le relazioni diplomatiche tra Cina e Spagna
risalgono al 9 marzo 1973, quando entrambi i paesi stabilirono relazioni
diplomatiche. A quel tempo il governo spagnolo stava cercando di essere accettato
nell’Europa occidentale e riteneva che l’apertura di relazioni con la Cina potesse
aiutarlo in questo sforzo. Fu solo negli anni ’80 che Madrid iniziò a sviluppare
un’agenda bilaterale con Pechino, fondata sulla promozione di buoni rapporti politici
e diplomatici capaci di promuovere maggiori opportunità economiche per le società
spagnole. Oggi il treno Yiwu-Madrid e i porti nel mediterraneo sono manifestazioni
della presenza cinese in Spagna. La Cina è il principale partner commerciale ed
economico della Spagna in Asia nonché la prima destinazione di esportazioni nella
regione iberica. A conferma dell’impegno finanziario cinese nell’economia spagnola,
è interessante notare come, dal 2010 al 2014, gli investimenti cinesi in Spagna siano
aumentati dell’800% raggiungendo un valore di 15.700 milioni di dollari 132 .
Durante la visita in Spagna del Presidente cinese Xi Jinping avvenuto il 27 e
28 novembre 2018 133 , il governo spagnolo pur comprendendo l’importante ruolo che
potrebbe avere Madrid all’interno della Nuova Via della Seta, ha dichiarato di non
130
Portugal’s Ministry of Economy, The Strategic Plan for Transport and Infrastructure, 2014–2020,
2014, https://www.uic.org/com/uic-e-news/420/article/portugal-the-strategic-plan-for?page=thickbox_enews
131
Government of Portugal, Directorate-General for Maritime Policy, National Ocean Strategy, 2014-
2020, http://msp.ioc-unesco.org/world-applications/europe/portugal/
132
China has increased its investments in Spain by 800% since 2014, The Diplomat, settembre 2018,
https://thediplomatinspain.com/en/2018/09/china-increased-investments-spain-800-since-2014/
133
Si tratta della prima visita di stato nel paese da parte di un presidente cinese in 13 anni
87
voler agire indipendentemente dall’Unione Europea. Pertanto non ha firmato il
memorandum d’intesa per la partecipazione all’OBOR, pur riconoscendo, nel
comunicato congiunto, firmato dal Premier Pedro Sánchez e da Xi Jinping, che
“entrambe le parti ritengono che la Belt and Road Initiative sia una proposta
importante nel contesto della cooperazione globale e riconoscono il potenziale di
questa piattaforma di connettività per rafforzare il commercio e la cooperazione nei
mercati terzi” 134 . Durante la visita del presidente cinese sono stati siglati diciotto
accordi e protocolli d’intesa individuali su varie aree: otto accordi sono stati conclusi
tra enti governativi e dieci tra società multinazionali cinesi e spagnole. Al centro dei
colloqui sta la cooperazione per promuovere la partecipazione delle imprese
spagnole in progetti dell’OBOR in Paesi terzi. Per centralizzare lo sviluppo di questi
progetti è stato creato il nuovo Business Council, composto da 15 società
multinazionali, mentre il Ministro dell’Industria, Maria Reyes Maroto, ha sottolineato
che il governo sosterrà gli sforzi delle aziende spagnole “per rafforzare i rapporti
commerciali tra i due Paesi”.
Nell’iniziativa cinese, il Regno Unito non sembra essere direttamente
coinvolto. Geograficamente, il Regno Unito è all’estrema periferia sia della Silk Road
Economic Belt sia della 21st Century Maritime Silk Road. Tutte le mappe non ufficiali
che tentano di indicare la "cintura e la strada" terminano sul continente europeo e
non includono il Regno Unito.
Si potrebbe quindi concludere che l'impatto di questa iniziativa sul Regno
Unito sia marginale e che essa, pertanto, non debba svolgere un ruolo significativo
134
La Spagna aderisce sottovoce alla Nuova Via della Seta, Movisol, 6 dicembre 2018, https://movisol.org/laspagna-aderisce-sottovoce-alla-nuova-via-della-seta/
88
nel rapporto tra Regno Unito e Cina. La realtà, tuttavia, è in qualche modo diversa.
Molto sostanziosi sono sempre stati gli affari tra Cina e Regno Unito, che in passato
era il centro logistico e finanziario da cui Pechino curava i propri interessi
commerciali in Europa. Il Regno Unito, tuttavia, sta perdendo questo ruolo a causa
della Brexit. Non a caso tra i più ostili all'uscita di Londra dall'Ue figurano proprio i
cinesi. A conferma dello spostamento degli interessi cinesi verso i paesi della UE,
si evidenzia come nel 2017 l'interscambio commerciale tra Londra e Pechino sia
stato circa la metà di quello tra Berlino e Pechino. Il Regno Unito, tuttavia, è il paese
che ha sottoscritto il maggior numero di accordi commerciali col partner asiatico:
essi sono stati ben 227 nel decennio che va dal 2008 al 2018.
La pluralità degli accordi che legano l’Europa alla Nuova Via della Seta
sembrano essere il riflesso della complessità delle relazioni che legano tra loro i
diversi paesi europei, e questi alla Cina. Mentre i media cinesi diedero fin da subito
grande risalto alle nuove proposte di politica estera cinese già nel 2013, i media
europei cominciarono ad occuparsene solo nel 2015, a seguito dell’ingresso di
diversi paesi membri europei nell’AIIB 135 . Tuttavia, a livello diplomatico e strategico
la Nuova Via della Seta è arrivata a simboleggiare il crescente ruolo della Cina negli
affari internazionali, rimodellando le dinamiche regionali nelle aree geograficamente
vicine all’Europa e addirittura al suo interno. Le implicazioni strategiche derivano
non tanto dalla riuscita o meno dei singoli progetti ma dalla palese volontà di
Pechino di essere proattivo e prendere iniziative in grandi aree tematiche, sia che
riguardino i settori ristretti dello sviluppo delle infrastrutture o questioni più ampie
135 Andrew LECKEY, Western media coverage about Belt and Road gains momentum, maggio 2017,
https://archive.shine.cn/opinion/Western-media-coverage-about-Belt-and-Road-gainsmomentum/shdaily.shtml
89
come il commercio, la riforma della governance globale o persino la sicurezza
internazionale.
Seppur con qualche incertezza, il maggiore coinvolgimento dimostrato per le
Nuove Vie della Seta consentirebbe all’Europa di interagire maggiormente con le
risorse a livello europeo e cinese, potendo così aumentare le esportazioni verso
l’Asia, favorire lo sviluppo delle regioni più arretrate e garantire rapporti di reciproco
vantaggio.
Alla luce delle varie posizioni assunte dai maggiori stati europei, riguardo il
progetto della Nuova Via della seta, si può affermare che esso contribuirà a spostare
gli orientamenti strategici degli stessi stati che, potrebbero fare così meno
affidamento sugli Stati Uniti, non solo in termini di sicurezza ma anche in campo
economico, rischiando però di complicare ulteriormente le relazioni transatlantiche.
4.4 Il ruolo dell’Italia
Le relazioni bilaterali tra l'Italia e la Repubblica Popolare Cinese iniziarono
formalmente nel 1970, con il riconoscimento, da parte dell'Italia, della Repubblica
Popolare Cinese e la conseguente rottura delle relazioni formali con la Repubblica
di Cina di Taiwan. Tale scelta spinse altri paesi europei come Austria e Belgio a
prendere in considerazione decisioni simili 136 .
L'entusiasmo italiano per relazioni economiche più strette con la Cina, in vari
modi, è iniziato però nel 2015 quando, sotto il governo Renzi, l’Italia è stata tra i 57
136
Paul HOFMANN, Rome and Peking in Accord on Ties; Nationalist Link to Italy is Ended, in The New
York Times, 7 novembre 1970. https://www.nytimes.com/1970/11/07/archives/rome-and-peking-in-accord-onties-nationalist-link-to-italy-is.html
90
paesi fondatori della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) 137 , che finanzia le
infrastrutture terrestri e marittime connesse alle nuove Vie della Seta.
L'Italia è per volume d'affari, tra i paesi dell'Unione europea, il quinto partner
commerciale della Cina. I prodotti che l'Italia importa dalla Repubblica Popolare
Cinese sono principalmente componenti meccanici ed elettronici, prodotti tessili e
dell'abbigliamento, metalli, prodotti chimici (incluse materie plastiche, gomme e
prodotti derivati), borse, calzature, autoveicoli. Lungo la direttrice, opposta i prodotti
che la Cina importa dallo Stivale sono prevalentemente macchinari industriali,
attrezzature, prodotti chimici, pelli animali e articoli di pelletteria, nonché strumenti
ottici e farmaceutici.
L’export italiano verso la Cina nel 2018 valeva 13,169 miliardi di euro, mentre
l’import valeva il triplo: oltre 30 miliardi. Il trend inoltre rafforza questa tendenza: nel
2018 l’export è calato del 2,4%, mentre l’import è cresciuto dell’8,2% 138 .
Durante la visita a Pechino del presidente della Repubblica Italiana, Sergio
Mattarella, avvenuta nel febbraio del 2017, il capo dello stato italiano aveva
sottolineato, al partner asiatico, l'importanza del sistema italiano di porti e logistica
come “ultimo tratto della Nuova Via della Seta”, proponendo i porti di Genova sul
Tirreno e Venezia-Trieste sull’Adriatico come terminali della Via Marittima,
preoccupato del fatto che i cinesi si fossero insediati nel Pireo.
Tre mesi dopo, nel maggio 2017, l’allora presidente del Consiglio Paolo
137
Farnesina, Ambasciata d’Italia a Pechino,
https://ambpechino.esteri.it/ambasciata_pechino/it/informazioni_e_servizi/fare_affari_nel_paese/l-asianinfrastructure-investment.html
138
Dati Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,
http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=122
91
Gentiloni (unico leader del G7) partecipò a Pechino al primo forum dell’OBOR 139 .
Anche nel 2019, il governo italiano, a guida del Movimento 5 Stelle e Lega,
ha continuato a “corteggiare” Pechino, firmando un Memorandum che include
riferimenti ai valori europei e multilaterali che l'Italia ha chiesto alla Cina di rispettare,
cercando così di rassicurare gli europei e gli altri partners -in primo luogo
Washington- sul fatto che l'Italia rimane comunque impegnata nell'UE e nelle
relazioni transatlantiche.
L’Italia, con il premier Conte, è stato quindi il primo paese del G7 a firmare
un Memorandum of Understanding (MoU) con la Cina 140 .
I 29 accordi commerciali, che sono stati ufficializzati il 23 marzo 2019 a Villa
Madama alla presenza del presidente cinese Xi Jinping e del presidente del
Consiglio italiano Conte, hanno dato il via libera al piano di Pechino e interessano
tutto il sistema industriale italiano: trasporti, energia, impianti siderurgici, credito, e
cantieri navali 141 .
Con la firma del Memorandum si è aperto un dibattito tra i commentatori
politici italiani. Il confronto, in particolare, si è acceso tra coloro che danno priorità
alle relazioni economiche rafforzate con la Cina e coloro che temono che l'iniziativa
trasformerà l'Italia nella “prossima Africa o Grecia”. L’iniziativa ha suscitato vibranti
critiche anche da parte dei partner europei, costringendo il premier Conte ad
139 Rita FATIGUSO, Cina, grandi investimenti sulla Nuova via della Seta. Gentiloni: Italia può essere
protagonista, Il Sole 24Ore, 14.5.2017,
https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-05-14/la-cina-accelera-e-investe-nuove-risorse-nuova-vi
a-seta-163730.shtml?uuid=AExbqGMB
140
Il Memorandum - che, a differenza di quelli di Pechino con altri 13 stati europei, non è legalmente
vincolante - è stato firmato durante il viaggio del 21-24 marzo del Presidente Xi Jinping in Italia (la prima visita
in Italia di un leader cinese da quando Hu Jintao ha partecipato al summit del G8 a L'Aquila nel 2009).
141
Dieci le intese commerciali, dai porti all'energia, e diciannove quelle istituzionali, che riguardano, tra
l’altro, arance, reperti archeologici, esplorazione spaziale, gemellaggi tra città e regioni di Italia e Cina, per un
totale di 2,5 miliardi.
92
affermare che: “… anche per la Ue è un’opportunità, l'occasione per introdurre nostri
criteri e standard di sostenibilità economica e ambientale all'interno del progetto che
– ha precisato Conte- sarà trasparente e ampio. Potremo dare un contributo invece
che starne fuori” 142 .
Va comunque evidenziato che il documento firmato a Roma è un semplice
Memorandum d’intesa e non di un Trattato. Roma e Pechino hanno messo in chiaro,
nello stesso Memorandum, che il documento “non costituisce un accordo
internazionale da cui possano derivare diritti ed obblighi di diritto internazionale”.
L’Italia, inoltre, si riserva di interpretare il memorandum in conformità “con gli
obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all'Unione Europea”; manca, tuttavia,
quel riferimento alla reciprocità che è al centro delle preoccupazioni di Bruxelles, la
quale vorrebbe costruire un rapporto diretto ed unico con la Cina.
Altri argomenti di frizione tra Italia ed UE riguardano “l’importanza di
procedure di appalto aperte, trasparenti e discriminatorie”, presenti nel
memorandum firmato da Italia e Cina, che l’Unione Europea, o almeno alcuni suoi
partner, sembrano invece voler limitare. I due paesi sottoscrittori, inoltre,
“ribadiscono la comune volontà di favorire un sistema commerciale e di investimenti
libero e aperto” e “contrastare squilibri macroeconomici eccessivi”. Non manca
inoltre un riferimento, sia pure circostanziato, a “collaborazioni in materia di
investimenti e finanziamenti”, su cui la UE sta discutendo, sia pure “a livello
142
Qualche giorno prima dell’incontro in Italia con il presidente cinese, il premier Conte aveva
dichiarato: “Poste le opportune cautele, ritengo possa essere una opportunità per il nostro paese. Il prossimo
incontro sarà l'occasione per sottoscrivere l'accordo quadro. Non significa che saremo vincolati il giorno dopo,
ma potremo entrare e dialogare”.
93
bilaterale e multilaterale”.
A poco più di un mese dalla firma del Memorandum, nell’aprile del 2019, il
presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è volato a Pechino per partecipare
all’inaugurazione del secondo Forum sulla Via della Seta 143 , precisando, anche
stavolta, come “…non ci saranno contraccolpi nei rapporti con gli Stati Uniti”, oramai
aperto avversario di Pechino 144 .
Come ha spiegato Conte, la scelta dell’Italia di aderire al progetto cinese
nasce da una scelta puramente economica giustificata dalla necessità di
riequilibrare la bilancia commerciale con la Cina che vede ad oggi un deficit per
l’Italia vicino ai 18 miliardi di dollari.
Diversi commentatori hanno evidenziando che, mentre Germania, Francia e
Regno Unito pur avendo rapporti commerciali con la Cina di entità considerevole,
non hanno sottoscritto alcun memorandum sulle nuove Vie della seta, l’Italia, con la
firma del Memorandum, rischia di piegarsi al gioco propagandistico cinese senza
riuscire a ottenere niente in cambio 145 .
E’ inoltre da sottolineare che il governo si è diviso sulla questione della firma
del Memorandum: da una parte il M5S e il premier Conte, entusiasti sostenitori
dell'accordo con Pechino, considerandolo un'occasione unica per migliorare i
143
Hanno parteciperanno all'evento quasi cinquemila ospiti internazionali provenienti da 150 paesi.
Presenti 90 organizzazioni internazionali e oltre quattromila giornalisti cinesi e stranieri. Soprattutto, erano
presenti 37 tra capi di Stato e di governo internazionali. Assieme al premier italiano, tra i leader europei, erano
presenti quelli di Austria e Svizzera, e poi, tra gli altri, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente filippino
Rodrigo Duerte.
144
Il premier Conte, prima di partire ha rilasciato interviste nelle quali afferma: “Sono pronto ad andare
in Cina per il secondo forum sul progetto della Via della Seta. Naturalmente anche con gli Usa il dialogo è
costante su un dossier così strategico, confrontandoci continuamente. -continua il premier Conte- Il fatto di
essere collocati nell’Alleanza atlantica non ci impedisce però di fare scelte economiche e commerciali con la
Cina per avere maggiori opportunità.”
145 Conte fregato sulla Via della Seta, Il Foglio, 26 aprile 2019
https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/04/26/news/conte-fregato-sulla-via-della-seta-251492/
94
rapporti economici con la Cina (in particolare attraverso la navigazione cinese verso
i porti di Trieste e Genova) e, dall’altra parte, la Lega che ha evidenziato come
questo accordo possa alterare i rapporti con gli USA.
Nel suo ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio, capo del
Movimento Cinque Stelle e vice primo ministro, ha guidato l'iniziativa pur
consapevole che la questione divisiva della Cina non trovava convinto sostegno
nella Lega, suo alleato nella coalizione di governo e molto vicino al presidente degli
Stati Uniti Donald Trump 146 . La posizione della Lega è stata ferma nel dichiararsi
contraria ad accordi con la Cina che possano minare la sicurezza, le relazioni
dell'Italia con partners strategicamente importanti come gli Stati Uniti o che possano
favorire acquisizioni incontrollate di aziende in Italia.
In verità, per scongiurare gli investimenti predatori realizzati da paesi terzi in
settori strategici chiave come l’energia, i trasporti e le telecomunicazioni, già dal
2017 il governo italiano, aveva rafforzato l’attuale meccanismo di screening
nazionale 147 .
Il regolamento, entrato in vigore il 13 ottobre 2017, riforma l’attuale “Golden
Power”, l’insieme dei poteri speciali che il Governo può esercitare per garantire la
sicurezza nazionale del paese. In questo caso, per determinare se un investimento
potrebbe avere un impatto sulla sicurezza e l’ordine pubblico, il Governo ora può
prendere in considerazione l’eventualità che un investitore straniero in realtà agisca
per conto di un paese terzo permettendo di fatto un veto preventivo sulle acquisizioni
146
ECFR European Council on Foreign Relations, Italy's Chinese dilemma, Asia & China, Commentary
Teresa Coratella, 20 marzo 2019, https://www.ecfr.eu/article/commentary_italys_chinese_dilemma
147
Legge 4 dicembre 2017, n 172, articolo 14, Modifiche al decreto legge 15 marzo 2012, n 21 in materia
di revisione della disciplina della Golden Power e di controllo degli investimenti UE.
95
in condizioni particolarmente gravi 148 .
La questione sull’utilizzo del “Golden Power” è stata sollevata proprio per
frenare l’ascesa di Huawei in seguito all’assegnazione, da parte di Infratel 149 , di tutte
le infrastrutture tecnologiche correlate per il progetto Wifi.italia.it 150 .
L’altolà della Lega al Governo ha così di fatto impedito a Huawei di essere
coinvolta nel progetto di costruzione e cablaggio in Italia del 5G, in linea con gli
avvertimenti degli Stati Uniti secondo cui l'azienda cinese potrebbe usarlo per
accedere agli scambi di intelligence tra l'Italia e i suoi partners della NATO.
Tra i tanti progetti che sono presenti nella Nuova Via della seta e che
potrebbero coinvolgere l’Italia, particolarmente importante è l' “Alleanza dei cinque
porti”, finanziata dal governo italiano e dal governo cinese e dalle società statali
cinesi. Questo progetto coinvolgerà cinque porti nell’Adriatico: i porti italiani di
Venezia, Trieste e Ravenna, oltre a Capodistria e Fiume, collegati tra loro dal
Consorzio “Associazione portuale del Nord Adriatico” (NAPA). Il consorzio mira ad
attrarre e servire le enormi navi mercantili cinesi che raggiungono il Mar
Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. L'alleanza NAPA è supportata dal
Ministero delle Infrastrutture e dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Il piano è
quello di creare un sistema di attracco offshore/onshore costruendo una gigantesca
piattaforma multimodale al largo della città-porto di Malamocco, vicino a Venezia.
La piattaforma, a otto miglia dalla costa, in cui il mare è profondo almeno 20 metri,
148
La Commissione europea ha adottato un’apposita Comunicazione con la quale ha affermato che
l’esercizio di tali poteri deve comunque essere attuato senza discriminazioni ed è ammesso se si fonda su “criteri
obiettivi, stabili e resi pubblici” e se è giustificato da “motivi imperiosi di interesse generale”.
149
Società del Ministero dello sviluppo economico che opera nel settore delle telecomunicazioni
150 Il progetto consente a turisti e stranieri di connettersi gratuitamente ad un protocollo wifi in tutta Italia
96
è progettata per consentire alle navi da carico giganti di attraccare. Una volta
operativa, la piattaforma dovrebbe gestire tra 1,8 e 3 milioni di TEU (acronimo
inglese di twenty-foot equivalent unit) all'anno 151 . A terra, il progetto prevede la
costruzione di cinque terminal: tre in Italia (Marghera, Ravenna e Trieste), uno in
Slovenia (Capodistria) e uno in Croazia (Fiume). Una volta completata, l'iniziativa
consisterà in una rete di porti nel Mar Adriatico settentrionale in grado di servire le
mega-navi provenienti dalla Cina riducendo i tempi di spedizione verso i mercati
dell'Europa centrale, orientale e settentrionale.
Le merci cinesi sono attualmente spedite attraverso il Canale di Suez, quindi
in un ampio anello attraverso il Mediterraneo, il Golfo di Biscaglia e il Canale della
Manica verso i porti della costa nord-occidentale dell'Europa, tra cui Rotterdam,
Anversa e Amburgo, da dove vengono poi spedite su strada e ferrovia per le città
dell'entroterra.
La Cina sta investendo ingenti somme nella ristrutturazione e
nell'ammodernamento dei sistemi ferroviari nell'Europa meridionale e orientale,
cosicchè, una volta completati questi progetti, i prodotti cinesi passeranno dal
Canale di Suez -che ha recentemente raddoppiato la propria capacità- direttamente
al Pireo per essere poi caricati sui treni, e raggiungere i mercati dell'Europa centrale
e settentrionale attraverso il collegamento ferroviario ad alta velocità dei Balcani,
tagliando così i tempi da circa 30 a 20 giorni. Allo stesso modo, la rotta italiana
includerà sia collegamenti via mare che via terra.
Il dibattito pubblico italiano sull'argomento, che avrà sicuramente un notevole
151
Unità di misura dei container ISO, equivalente a quaranta metri cubi. A titolo di confronto, oggi tutti I
porti italiani messi insieme possono gestire 6 milioni di TEU.
97
impatto ambientale, si è finora concentrato prevalentemente sulle opportunità che i
progetti OBOR potrebbero portare all'economia italiana. Poche sono infatti le voci,
per lo più dei media locali e delle ONG ambientaliste, che hanno sollevato
preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda i potenziali rischi ambientali che
il progetto a cinque porti, che prevede l'attracco di navi da carico giganti, potrebbe
avere per una città come Venezia. Finora, sembra che gli argomenti della comunità
imprenditoriale stiano prevalendo sulle preoccupazioni ambientali. Tuttavia, allorché
il progetto entrerà nella sua fase di realizzazione, è probabile che vengano creati
comitati locali composti da cittadini e associazioni interessati a opporsi all'iniziativa.
Con la firma del protocollo d’intesa, il governo italiano ha senza dubbio
mandato un messaggio politico amichevole verso Pechino sperando di ottenere un
maggiore accesso al mercato cinese per le proprie aziende e prodotti, maggiori
investimenti cinesi in Italia e l’impegno della Cina ad acquistare obbligazioni italiane
anche in una situazione di turbolenza dei mercati internazionali. Sostenendo
ufficialmente la Nuova Via della Seta con la firma del Memorandum, il Governo
italiano sta aiutando la Cina a creare una frattura nell’alleanza euro-atlantica,
minando gli sforzi dell’Unione Europea nel trovare una posizione comune nei
confronti di Pechino e indebolendo la posizione degli Stati Uniti nella guerra
commerciale e sulla leadership globale nei confronti della Cina.
98
CONCLUSIONI
L’annuncio del XIII Piano Quinquennale da parte del presidente cinese Xi
Jinping nel 2013 è una prova delle grandi ambizioni cinesi nel ventunesimo secolo.
All’interno di esso, la Belt Road Initiative o Nuova Via della Seta è considerata il più
grande progetto della storia per infrastrutture e investimenti; se realizzato, esso
cambierà di fatto la faccia del mondo in diversi settori. Il progetto, ad oggi, si sta
sviluppando rapidamente, non solo attraverso binari o rotte navali ma con veri e
propri centri di connessione economici, diplomatici e digitali, dove sono in gioco
ingenti somme di denaro, prevalentemente pubblico, in stati dell’Asia Orientale e
Centrale, del Medio-Oriente, dell’Africa e della stessa Europa. Per i paesi dell’Asia
centrale, che per ragioni geografiche sono privi di un accesso diretto al mare, il
progetto può tradursi in un’occasione vantaggiosa per poter avere più facile accesso
ai mercati globali, consentendo uno sviluppo economico impensabile fino a qualche
tempo fa.
Benché venga ufficialmente presentata come un semplice progetto
infrastrutturale di sviluppo economico, tuttavia, l’iniziativa potrebbe accrescere
enormemente le capacità di ingerenza politica cinese, ampliando la dipendenza
degli stati aderenti al progetto nei confronti della crescente potenza asiatica. Il piano
cinese si potrebbe inquadrare, quindi, in un più complessivo disegno di
espansionismo geopolitico che, attraverso una serie di investimenti in infrastrutture
materiali e immateriali, mira a incrementare l’influenza commerciale e politica della
Cina su aree considerate strategiche.
Notevoli perplessità rispetto al progetto provengono anche dall’Unione
99
Europea, la quale non ha finora dato una chiara risposta di sostegno all’iniziativa,
se non quella di essersi associata alla Banca Asiatica di Investimento per le
Infrastrutture. L’UE ha anche espresso chiari dubbi per l’inadeguato sistema di
protezione dei diritti industriali per le imprese straniere che investono in Cina, oltre
che per la poca trasparenza e predittività del sistema burocratico cinese.
Molti paesi occidentali, pur consapevoli dei notevoli vantaggi economici e
finanziari che si potrebbero ricavare dalla partecipazione al progetto OBOR, temono
le possibili ingerenze politiche da parte di un potente regime autoritario estero e
l’uso improprio della tecnologia che potrebbe fare a scapito della sicurezza delle
nazioni e della privacy dei loro cittadini.
In questo scenario l’Italia è uno dei principali punti di ingresso delle merci
cinesi in Europa e, pur con qualche cautela, il primo paese tra quelli del G-7 ad
aderire alla Nuova Via della Seta; siglando un accordo strategico con Pechino in
particolare, essa ha voluto segnare un passaggio importante, se non decisivo, nella
ricerca di nuove vie commerciali e opportunità infrastrutturali.
Ciononostante, l’iniziativa cinese sembra raccogliere sempre più consensi.
Se venisse realizzata interamente, la Nuova Via della Seta potrebbe offrire
importantissime opportunità di crescita economica e commerciale, spostando di
fatto l’asse dell’economia e della stessa geopolitica mondiale da Occidente a
Oriente. Le relazioni che Pechino sta riuscendo ad instaurare con i principali attori
nel contesto internazionale, in particolare, potrebbero mettere in crisi la leadership
globale degli Stati Uniti, stretti tra una guerra commerciale e un neoisolazionismo
essenzialmente difensivi e difficilmente conciliabili con il ruolo di potenza egemone
giocato nell’ultimo secolo.
.
100
101
Memorandum d’Intesa
TRA
IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E
IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE SULLA COLLABORAZIONE
NELL’AMBITO DELLA “VIA DELLA SETA ECONOMICA” E DELL’ “INIZIATIVA PER UNA VIA
DELLA SETA
MARITTIMA DEL 21° SECOLO”
Il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Popolare cinese (di
seguito definite “le Parti”) mossi dall’intento di approfondire la cooperazione bilaterale concreta;
Accogliendo con favore l’organizzazione del “Belt and Road Forum for International
Cooperation”, tenutosi a Pechino nel maggio 2017;
Riconoscendo l’importanza ed i benefici derivanti da un miglioramento della connettività tra
Asia ed Europa ed il ruolo che l’iniziativa “Belt and Road” può svolgere a tale riguardo;
Richiamando il Comunicato congiunto della Tavola Rotonda dei Leader al “Belt and Road
Forum for International Cooperation”;
Richiamando il Piano d’Azione per il rafforzamento della cooperazione economica,
commerciale, culturale e scientifico- tecnologica tra Italia e Cina 2017-2020, adottato a Pechino nel
maggio 2017;
Richiamando il Comunicato congiunto della Nona sessione del Comitato intergovernativo
Italia-Cina, tenutasi a Roma il 25 gennaio 2019 e l’impegno ivi espresso per promuovere il
partenariato bilaterale in uno spirito di mutuo rispetto, uguaglianza e giustizia, con modalità
reciprocamente vantaggiose, nell’ottica di una rafforzata solidarietà globale;
Consapevoli del comune patrimonio storico sviluppato lungo le vie di comunicazione terrestri
e marittime tra l’Europa e l’Asia, nonché del tradizionale ruolo dell’Italia quale terminale della Via
della Seta marittima;
Rinnovando il comune impegno all’osservanza degli scopi e dei principi espressi nella Carta
delle Nazioni Unite ed alla promozione di una crescita inclusiva e di uno sviluppo sostenibile, in linea
con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici;
Richiamando altresì gli obiettivi stabiliti dall’Agenda Strategica di Cooperazione UE-Cina
2020 e i principi che guidano la Strategia UE per la Connettività tra Europa ed Asia adottata
102
nell’ottobre 2018;
hanno raggiunto i seguenti intendimenti:
Paragrafo I: Obiettivi e Principi guida della Collaborazione
Le Parti si adopereranno insieme nell’ambito dell’Iniziativa “Belt and Road” al fine di tradurre
i rispettivi complementari punti di forza in reciproci vantaggi per una collaborazione concreta ed una
crescita sostenibile, sostenendo le sinergie tra l’iniziativa “Belt and Road” e le priorità identificate nel
Piano d’Investimenti per l’Europa e le Reti di Trasporto Trans-Europee, tenuto conto delle discussioni
in corso in seno alla “Piattaforma di connettività UE-Cina”. In tal modo, le Parti intendono anche
rafforzare i rapporti politici, i legami economici e gli scambi diretti tra i due popoli. Le Parti
rafforzeranno la collaborazione e promuoveranno la connettività regionale in un contesto aperto,
inclusivo e bilanciato, vantaggioso per tutti, così da promuovere la pace, la sicurezza, la stabilità e lo
sviluppo sostenibile nella regione.
Le Parti promuoveranno la collaborazione bilaterale sulla base dei seguenti principi:
Guidate dagli obiettivi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite, le Parti lavoreranno per
lo sviluppo e la prosperità comuni, per una più profonda fiducia reciproca e una collaborazione di
mutuo vantaggio;
Nel rispetto delle rispettive leggi e regolamenti nazionali ed in conformità con i rispettivi
obblighi internazionali, le Parti si sforzeranno di promuovere il regolare sviluppo dei loro progetti di
collaborazione;
Le Parti esploreranno possibili sinergie e assicureranno coerenza e complementarietà con i
meccanismi di collaborazione bilaterali e multilaterali e con le piattaforme regionali di cooperazione
già esistenti.
Paragrafo II: Ambiti di Collaborazione
Le Parti collaboreranno nei seguenti settori:
Dialogo sulle politiche. Le Parti incoraggeranno sinergie e consolideranno la
comunicazione e il coordinamento. Promuoveranno inoltre il dialogo sulle politiche relative alle
iniziative di connettività e sugli standard tecnici e regolamentari.
Le Parti si adopereranno congiuntamente nell’ambito della Banca Asiatica d’Investimento
per le Infrastrutture (AIIB), al fine di promuovere la connettività, in conformità con gli scopi e le
funzioni della Banca.
103
Trasporti, logistica e infrastrutture. Entrambe le Parti condividono una visione comune
circa la necessità di migliorare il sistema dei trasporti in un’ottica di accessibilità, sicurezza, inclusione
e sostenibilità.
Le Parti collaboreranno nello sviluppo della connettività infrastrutturale, compresi aspetti
quali le modalità di finanziamento, l’interoperabilità e la logistica, in settori di reciproco interesse
(quali strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia – incluse le energie rinnovabili e il gas
naturale - e telecomunicazioni).
Le Parti esprimono il loro interesse a sviluppare sinergie tra l’iniziativa “Belt and Road”, il
sistema italiano di trasporti ed infrastrutture -quali, ad esempio, strade, ferrovie, ponti, aviazione civile
e porti- e le Reti di Trasporto Trans-europee (TEN-T).
Le Parti accolgono con favore le discussioni in seno alla “Piattaforma di connettività UE-
Cina” tese a migliorare l’efficienza della connettività tra Europa e Cina.
Le Parti collaboreranno al fine di facilitare lo sdoganamento delle merci, rafforzando la
cooperazione per trovare soluzioni di trasporto sostenibile, sicuro e digitale, nonché nei relativi piani
di investimento e finanziamento. Le Parti sottolineano l’importanza di procedure di appalto aperte,
trasparenti e non discriminatorie.
Commercio ed investimenti senza ostacoli. Le Parti si adopereranno al fine di accrescere
investimenti e flussi di commercio in entrambe le direzioni, così come la collaborazione industriale
bilaterale, nonché la collaborazione nei mercati di Paesi terzi, attraverso l’individuazione di modalità
utili a favorire una reale ed efficace collaborazione reciproca. Le Parti ribadiscono la comune volontà
di favorire un sistema commerciale e di investimenti libero ed aperto, contrastare squilibri
macroeconomici eccessivi e opporsi all’unilateralismo e al protezionismo. Nel quadro dell’Iniziativa
“Belt and Road”, le Parti incoraggeranno una collaborazione commerciale ed industriale trasparente,
non discriminatoria, aperta e libera; procedure di appalto aperte; la messa in opera di un level playing
field ed il rispetto per i diritti di proprietà intellettuale. Le Parti esploreranno modalità di collaborazione
e di partenariato più strette che siano reciprocamente vantaggiose e che comportino anche il
miglioramento della cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud e triangolare.
Collaborazione finanziaria. Le Parti rafforzeranno la comunicazione ed il coordinamento
bilaterali in tema di politiche fiscali, finanziarie e di riforme strutturali, al fine di creare un ambiente
favorevole alla cooperazione economica e finanziaria, anche attraverso l’istituzione del Dialogo Italia-
104
Cina a livello finanziario tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana ed il
Ministero delle Finanze della Repubblica Popolare Cinese.
Le Parti favoriranno partenariati tra le rispettive istituzioni finanziarie per sostenere
congiuntamente la collaborazione in materia di investimenti e finanziamenti, a livello bilaterale e
multilaterale e nei confronti di Paesi terzi, nel quadro dell’iniziativa “Belt and Road”.
Connettività people-to-people. Le Parti cercheranno di ampliare gli scambi interpersonali,
sviluppare la rete di città gemellate, valorizzare il Forum Culturale Italia-Cina per la realizzazione dei
progetti di gemellaggio tra siti italiani e cinesi registrati dall’UNESCO quali patrimoni dell’umanità.
Esse promuoveranno forme di collaborazione, tra le rispettive Amministrazioni, sui temi
dell’istruzione, della cultura, della scienza, dell’innovazione, della salute, del turismo e della
previdenza pubblica. Le Parti promuoveranno scambi e collaborazioni tra le rispettive Autorità locali,
i mezzi di comunicazione, think-tank, le università e tra i giovani.
Cooperazione per lo Sviluppo verde. Le Parti sostengono pienamente l’obiettivo di
sviluppare la connettività seguendo un approccio sostenibile e rispettoso dell’ambiente,
promuovendo attivamente il processo di transizione globale verso lo sviluppo verde, a bassa
emissione di carbonio e l’economia circolare. In questo spirito, le Parti collaboreranno
nel campo della protezione ecologica ed ambientale, dei
cambiamenti climatici ed in altri settori di reciproco interesse.
Le Parti scambieranno opinioni sullo sviluppo verde e promuoveranno attivamente la
realizzazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e l’Accordo di Parigi sui Cambiamenti
climatici. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare della Repubblica Italiana
parteciperà attivamente alla Coalizione Internazionale per lo Sviluppo Verde nell’ambito dell’iniziativa
“Belt and Road”, avviata dal Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente della Repubblica Popolare
Cinese e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).
Paragrafo III: Modalità di Collaborazione
Le modalità di collaborazione possono includere – ma non saranno limitate a:
Scambi di visite ad alto livello e discussioni nel quadro dei meccanismi di scambio governativi
e non governativi già esistenti. Le Parti amplieranno lo scambio di informazioni in vari settori e tramite
molteplici canali, allo scopo di aumentare la trasparenza ed incoraggiare la partecipazione da ogni
settore della società.
105
Esplorare la possibilità di avviare programmi-pilota in settori chiave, scambi e cooperazione
economica, ricerca congiunta, capacity building, scambi di risorse umane e formazione.
Le Parti individueranno modelli di collaborazione reciprocamente vantaggiosi al fine di
promuovere l’attuazione dei principali progetti previsti nell’ambito dell’iniziativa “Belt and Road”. Le
Parti seguiranno principi di mercato, promuoveranno la collaborazione tra capitale pubblico e privato,
incoraggeranno gli investimenti e il sostegno finanziario attraverso modelli diversificati. Entrambe le
Parti rinnovano il proprio impegno verso investimenti sostenibili da un punto di vista ambientale e
sociale ed economicamente fattibili.
Le Parti esploreranno congiuntamente opportunità di collaborazione in Italia ed in Cina e
discuteranno della collaborazione nei Paesi terzi. Le Parti si impegnano in favore di modalità di
collaborazione vantaggiose per tutti i partecipanti e di progetti che apportino benefici a Paesi terzi,
sostenendone le priorità in termini di sviluppo e di bisogni delle popolazioni locali, in maniera
sostenibile ed efficace dal punto di vista fiscale, sociale, economico ed ambientale.
Le competenti Autorità delle Parti possono finalizzare intese per la collaborazione in settori
specifici e per la creazione di appositi meccanismi di collaborazione.
Paragrafo IV: Meccanismi di collaborazione
Le Parti utilizzeranno a pieno i meccanismi bilaterali già esistenti al fine di sviluppare la
collaborazione nell’ambito dell’iniziativa “Belt and Road”.
Il Comitato Governativo Italia-Cina sarà utilizzato per monitorare progressi e seguiti.
Paragrafo V: Divergenze Interpretative
Le Parti risolveranno amichevolmente eventuali divergenze interpretative del presente
Memorandum d'Intesa mediante consultazioni dirette.
Paragrafo VI: Legge applicabile
Il presente Memorandum d’Intesa non costituisce un accordo internazionale da cui possano
derivare diritti
ed obblighi di diritto internazionale. Nessuna delle disposizioni del presente
Memorandum deve essere interpretata ed applicata come un obbligo giuridico o finanziario o
impegno per le Parti.
L’interpretazione del presente Memorandum d’Intesa deve essere in conformità con le
legislazioni nazionali delle Parti
nonché con il diritto internazionale applicabile e, per quanto riguarda la Parte italiana, con
106
gli obblighi derivanti dalla appartenenza dell’Italia all'Unione Europea.
***
Il presente Memorandum acquista efficacia alla data della firma.
Il presente Memorandum rimarrà valido per un periodo di cinque anni e sarà
automaticamente prorogato di cinque anni in cinque anni, salvo che una Parte vi ponga termine
dandone un preavviso scritto di almeno tre mesi all’altra Parte.
Fatto a Roma il 23 marzo 2019, in due originali, ciascuno in lingua italiana, cinese e inglese,
tutti i testi facenti ugualmente fede. In caso di divergenze interpretative, prevarrà il testo in lingua
inglese.
Per il Governo della Repubblica
Italiana
Per il Governo della Repubblica Popolare
Cinese
107
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