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La nuova Via della Seta obiettivi e strategie cinesi, percezioni e risposte occidentali

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Facoltà di Scienze Politiche

Laurea Magistrale in Studi Internazionali

Percorso in Geopolitica degli interessi europei nell'era della globalizzazione

La nuova Via della Seta:

obiettivi e strategie cinesi,

percezioni e risposte

occidentali

Relatore

Chiar.mo Prof. Simone Paoli

Laureando

Gianluca Garzulli

Anno Accademico 2018-2019

1


Indice

INTRODUZIONE .................................................................................................................. 4

1. LO SVILUPPO STORICO DELL’ECONOMIA CINESE: UNA PROSPETTIVA DI

LUNGO PERIODO ....................................................................................................................... 10

1.1 L’Antica Via della Seta .............................................................................................................. 10

1.2. Il Processo di modernizzazione economica .............................................................................. 19

1.3. Il XIII Piano quinquennale (2016-2020) .................................................................................... 30

2. LA "NUOVA VIA DELLA SETA": CONTENUTI, OBIETTIVI E SFIDE .............. 38

2.1 La Cina ed il “nuovo ordine mondiale” ..................................................................................... 38

2.3 I riflessi sui nuovi assetti commerciali, finanziari e infrastrutturali ........................................... 47

3. CANALI E STRUMENTI DI FINANZIAMENTO ..................................................... 55

3.1. La Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture ............................................................ 56

3.2 Il Fondo “Via della Seta” ........................................................................................................... 59

3.3 Il modello di Partenariato Pubblico-Privato (PPP) .................................................................... 61

4.OPPORTUNITÀ E SFIDE PER L’OCCIDENTE ........................................................ 64

4.1 Le ambizioni della Cina nell’economia digitale ......................................................................... 64

4.2 La sfida agli Stati Uniti .............................................................................................................. 68

2


4.3 Il ruolo dell’Europa ................................................................................................................... 73

4.4 Il ruolo dell’Italia ...................................................................................................................... 90

CONCLUSIONI ................................................................................................................... 99

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA .................................................................................. 108

3


INTRODUZIONE

Nel 2013 la Repubblica Popolare Cinese ha lanciato, per bocca del suo

presidente Xi Jinping, un’imponente iniziativa strategica ufficialmente volta al

miglioramento dei collegamenti e della cooperazione tra i paesi dell’Eurasia 1 .

Il progetto denominato “Nuova Via della Seta”, noto anche come BRI (Belt and

Road Initiative, "Iniziativa della zona e della via") o OBOR (One belt, one road, “Una

cintura di infrastrutture, una via”), prevede il rilancio, in chiave contemporanea,

dell’antica “Via della Seta”, volendo così richiamare, nel suo stesso nome, l’epoca

d’oro degli scambi nei grandi spazi euroasiatici, l’era delle carovane che

attraversando Siria, Iran e Asia Centrale consentivano il commercio tra il bacino del

Mediterraneo e la Cina.

Con questo grande progetto, Pechino punta a rilanciare la connettività

infrastrutturale e commerciale della grande massa continentale eurasiatica e a

edificare una nuova architettura economico-commerciale, interessando circa 80

nazioni che raggruppano più del 65% della popolazione mondiale e che

rappresentano il 40% del Prodotto Interno Lordo globale.

Nel Belt and Road Forum di Pechino del maggio 2017, il Governo cinese ha

presentato il progetto “La nuova Via della seta” come un progetto win-win, capace

cioè di apportare vantaggi a tutte le parti coinvolte. Il piano di investimenti sarà il più

grande mai concepito, superando di ben dodici volte l’European Recovery Program

(piano Marshall) che operò successivamente alla Seconda Guerra Mondiale.

1

Xi Jinping è Segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012 e Presidente

della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013. Nel settembre 2013, durante la sua visita in Kazakistan,

il presidente cinese chiese l’istituzione di un nuovo modello di cooperazione regionale, annunciando al mondo

la “Silk Road Economic Belt”.

4


1-Ansa

La "Nuova Via della Seta" è la combinazione di un corridoio terrestre, la Silk

Road Economic Belt, e di uno marittimo, la Maritime Silk Road.

Il corridoio terrestre, lungo circa 15.000 km di nuove linee ferroviarie di Alta Velocità

e di Alta Capacità (AV/AC), attraverserà la regione eurasiatica per giungere fino al

cuore dell’Europa; quello via mare, a sua volta, coprirà principalmente le regioni del

sud–est asiatico, dell’Africa orientale e dei maggiori porti del Mediterraneo,

giungendo fino in Italia.

L’obiettivo della Repubblica Popolare Cinese rappresenta non solo una grande

sfida nei trasporti commerciali 2 ma anche un cambio di paradigma epocale nel

quadro della globalizzazione, caratterizzando uno spostamento a Est del baricentro

politico-economico del mondo. Secondo l’European Institute for Asian Studies: “La

Bri progredisce attraverso un processo evolutivo: da un'iniziativa focalizzata

2

Simone DOSSI, Dal dibattito accademico al progetto geopolitico. Le Nuove Vie della Seta fra potere

marittimo e potere continentale, in La Cina e le Nuove Vie della Seta. Approcci geografici e prospettive

interdisciplinari, Vol. 1, 2018, LED Edizioni Universitarie.

5


esclusivamente sull'infrastruttura, include ora anche componenti industriali,

tecnologici, culturali e ambientali. Allo stesso tempo, la Bri ha aumentato il suo

ambito geografico spostando la sua attenzione dalla storica regione della Via della

Seta a tutto il mondo. I responsabili delle politiche cinesi stanno preparando per la

Bri obiettivi sempre più ambiziosi: dallo sviluppo economico alla costruzione di una

comunità di destino condiviso per tutta l'umanità. Di conseguenza, l'unica costante

che la Bri ha mostrato è la sua propensione al cambiamento” 3 .

Con questo progetto il governo cinese, quindi, non si propone solo di creare

un grande spazio economico eurasiatico, un ponte tra Oriente e Occidente, per

agevolare e incentivare la collaborazione economica, commerciale e diplomatica tra

i paesi coinvolti, ma mira anche ad acquisire una supremazia in ambito geopolitico

e culturale in Africa, nel Medio–Oriente e in Europa. L’effetto che questi nuovi

scambi avranno sui Paesi in via di sviluppo del Sud-Est asiatico, dell’Africa Orientale

e del Medio Oriente sarà particolarmente imponente: la Cina divenendo il principale

partner commerciale rappresenterà una fonte di cambiamenti profondi

nell’economia e nella società 4 .

La Cina, con le sue immense risorse finanziarie e le sue formidabili capacità

nella costruzione di infrastrutture 5 sembra voler riproporre i fasti dell’antica rotta

commerciale in Asia fin dal 100 a.C. che divenne di importanza cruciale per la storia

dell’umanità perchè, per la prima volta, attraverso questi itinerari fu possibile un

3

Grzegorz STEC, The Invisible Silk Road: Enter the Digital Dragon, European Institute for Asian Studies,

Maggio 2018, http://www.eias.org/eu-asia-at-a-glance/the-invisible-silk-road-enter-the-digital-dragon-may-

2018/

4 Islam MD. NAZRUL, Silk Road to Belt Road Reinventing the Past and Shaping the Future, Springer

Nature Singapore Pte Ltd. 2019.

5 La Belt And Road Initiative (BRI) rappresenta uno dei progetti geopolitico- economico- culturaliinfrastrutturali

più forti che siano stati proposti negli ultimi anni al mondo e prevede un investimento di oltre 1400

miliardi di dollari in dieci anni.

6


intenso interscambio di idee, tecniche e convinzioni religiose tra realtà culturali

estremamente diverse. Dopo la fine della cosmopolita dinastia Tang, che regnò tra

il settimo e decimo secolo d.C. 6 , la Via della Seta fu poi quasi del tutto dimenticata

per secoli sia dall’Oriente che dall’Occidente.

Attraverso questo studio si vuole offrire un’analisi della visione cinese, che è

alla base della formulazione di questa iniziativa, contestualizzandola all’interno del

percorso di revisione interna degli anni ‘70 che ha prodotto un’impetuosa crescita

economica e un ampliamento delle mire geopolitiche della Cina.

La riuscita del progetto del Presidente Xi Jinping è però tutt’altro che scontata:

le opposizioni all’architettura e alle varie ramificazioni del progetto si stanno

intensificando, sia in Cina che all’estero. Numerose sono le difficoltà interne, per le

perplessità crescenti sull’effettiva capacità di far avanzare le riforme economiche

necessarie, così come notevoli sono gli ostacoli che si frappongono in politica

estera, dove molti governi manifestano grandi resistenze nei confronti del progetto 7 .

Le autorità statunitensi, in particolare, non hanno esitato a denunciare le trame

commerciali e politiche di Pechino che puntano a scalzare gli Stati Uniti dalla

posizione di leader globale 8 .

6 La Dinastia Tang, che regnò per quasi tre secoli, viene descritta come l’apice della civiltà cinese poichè

assicurò un periodo di pace e prosperità, (grazie anche a formidabili eserciti pronti a difendere i confini

dell’impero), e che ha favorito il fiorire di produzioni artistiche. La capitale Chang’an era una grande metropoli,

un’attrazione per diplomatici di tutto il globo, facendo della Cina il vero “Regno di Mezzo”.

7 Alcuni Paesi - specie dopo cambiamenti nella loro leadership – stanno rendendosi conto che le fin

troppo generose offerte di capitali cinesi per grandi progetti infrastrutturali rischiano di far entrare le loro nazioni

in una trappola del debito: dalle Maldive (dove addirittura il nuovo governo fatica a comprendere quanto debito

sia stato assunto nei confronti della Cina) alla Malaysia, da Myanmar al Pakistan, negli ultimi mesi si sono

moltiplicate sospensioni o rinegoziazioni di iniziative già concordate, tra sospetti di corruzione e avvertenze

inedite, come quella sul rischio di «neocolonialismo» lanciata dal premier malese Mahathir Mohamad.

8 Più che una iniziativa economica, è diventata il cardine della politica estera cinese, in un tentativo

geostrategico che – come sottolinea Peter Frankopan, professore di storia globale a Oxford e autore di libri

autorevoli sulle Silk Roads – sembra rivoluzionario ma in realtà cerca un ritorno al passato, nel riesumare nel

XXI secolo la centralità che avevano le Vie della Seta come principali arterie della civilizzazione del mondo.

Frankopan Peter, The New Silk Roads - Il presente e il futuro del mondo, Knopf Doubleday Publishing Group,

2019.

7


Saranno oggetto di analisi anche le principali fonti di finanziamento destinate

a sostenere l’iniziativa: la Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB

secondo l’acronimo inglese), il Fondo per la Via della Seta (“Silk Road Fund”) e il

Partenariato Pubblico-Privato (PPP), che rappresenta, ad oggi, il mezzo di

finanziamento infrastrutturale più utilizzato dalle autorità cinesi 9 . Attraverso

quest’ultimo modello di investimento collaborativo tra il governo e le società private

(PPP), ogni singolo progetto di partenariato pubblico-privato, per essere finanziato

deve prima superare uno studio approfondito di fattibilità, che include un’analisi sul

costo, sull’efficienza e la gestione del rischio, con l’obiettivo di creare una sinergia

per ridurre i rischi di debiti per le amministrazioni locali.

Infine l’attenzione si sposterà sul ruolo degli Stati Uniti e dell’Europa che, pur

molto interessati al progetto cinese, stanno assumendo posizioni differenti.

Gli Stati Uniti hanno da tempo avviato due piani strategici di collaborazione

economica oggi profondamente in crisi: il “Trattato Transatlantico sul Commercio e

gli Investimenti” (TTIP, secondo l’acronimo inglese) 10 e il ”Partenariato

Transpacifico“ ( TPP, secondo l’acronimo inglese) 11 . Questi trattati vorrebbero

rappresentare, pur in presenza di forti contestazioni e dibattiti politici, una

controffensiva economica che mira a controbilanciare l’influenza che la Cina

potrebbe avere grazie all’OBOR 12 .

9 Tutte queste iniziative commerciali si intrecciano con altri fondi economici, in particolare con quelli del

“China Pakistan Economic Corridor” (CPEC), o il “Bangladesh-China-India-Myanmar Economic Corridor”

(BCIM).

10

Con la sigla TTIP -Transatlantic Trade and Investment Partnership- si intende il Trattato Transatlantico

per il libero scambio commerciale tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

11 Il TPP -Trans Pacific Partnership- è uno dei più grandi accordi commerciali mai sottoscritti, firmato da

dodici Paesi: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore,

Vietnam e Stati Uniti.

12 Nel frattempo, numerose infrastrutture cinesi sono già state inaugurate in via simbolica, aprendo di

fatto la via terrestre che arriverà fino a Madrid e passando per Berlino. Lo stesso si può dire della via marittima,

che sta conquistando passo dopo passo diversi porti del sud – est asiatico.

8


La posizione dell’Europa, nonostante la forte preoccupazione di un’eccessiva

influenza cinese nella sfera economica e geopolitica mondiale, sembra essere più

favorevole rispetto agli Stati Uniti: la strategia della Commissione europea, pur

dinnanzi alle perplessità di alcuni paesi, mira a partecipare al progetto della Nuova

Via della seta, sottoscrivendo un accordo bilaterale con Pechino entro il 2020. Ad

oggi la risposta più concreta da parte dei paesi UE sembra essere l’adesione alla

Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture lanciata nel 2013 che si pone

come alternativa alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale,

istituzioni notoriamente controllate da Washington. L’obiettivo dell'Unione Europea

è quello di riuscire a modellare il progetto cinese secondo i principi di trasparenza e

concorrenza, applicando gli standard sociali europei e garantire nello stesso tempo

la sicurezza dei propri settori strategici. Notevoli sono le criticità che evidenzia l’UE

all’interno dell’OBOR, legati alla distanza tra Cina e UE in materia dei diritti civili,

diritti e tutele dei lavoratori. Significativo è il caso della costruzione della linea

ferroviaria ultraveloce Belgrado-Budapest, affidata alla China Railway International

Corporation, sulla quale l’UE ha deciso di indagare, bloccando temporaneamente il

progetto, per verificare se siano state violate le leggi europee sugli appalti pubblici.

Nella disamina, oggetto di studio, saranno identificati i paesi membri dell’UE

maggiormente coinvolti e, in particolare, il ruolo che sta svolgendo l’Italia come

prima grande potenza economica mondiale che ha sottoscritto un Memorandum

d’Intesa con la Cina (MOU), analizzando soprattutto il piano di sviluppo dell’

‟Alleanza dei Cinque Porti” che mira a restituire al Mediterraneo la sua importanza

storica per il commercio regionale.

9


1. LO SVILUPPO STORICO

DELL’ECONOMIA CINESE: UNA

PROSPETTIVA DI LUNGO

PERIODO

1.1 L’Antica Via della Seta

La Cina è stata per lungo tempo isolata per via delle montagne altissime,

degli altopiani impervi e dei deserti vasti e inaccessibili che la separavano dagli

imperi e dalle civiltà occidentali. Tuttavia, già a partire dalle dinastie Shang (1600-

1046 a.C.), Zhou (1045-221 a.C.) e Han (206 a.C.-220 d.C.) si hanno le prime

testimonianze di commerci con le vicine popolazioni dell'Asia: la Cina, infatti, aveva

alcuni prodotti particolari, come la seta, la carta e la porcellana, che hanno da

sempre affascinato le altre civiltà. Il processo che diede vita e impulso a quella che

oggi chiamiamo “Antica Via della Seta” nacque quasi casualmente quando, nel II

secolo a.C., l’imperatore Wu, sesto della dinastia degli Han, si oppose alla presenza

minacciosa del popolo barbaro Xiongnu che razziava e conquistava città cinesi di

confine senza che si riuscisse a porre un freno a tali scorribande.

Nonostante gli Xiongnu fossero considerati “inferiori” per civiltà, essi erano abili

strateghi e guerrieri, tanto che l’imperatore Wu, per difendere i confini cinesi, dovette

stringere un’alleanza con la tribù degli Yuezhi che nel passato erano stati cacciati a

occidente e derubati dei loro territori proprio dagli Xiongnu; l’elemento che

interessava ancora di più l’imperatore Wu, tuttavia, era che i popoli a ovest della

Cina possedevano una razza di cavalli molto più resistente e forte di quella di cui si

serviva il Celeste Impero: la razza Dayuan. Con questi cavalli da guerra l’imperatore

10


sperava di poter recuperare le perdite subite negli scontri contro gli Xiongnu e poter

acquisire una maggiore capacità di offesa e resistenza 13 .

La seta era la merce più preziosa 14 che i cinesi potevano offrire in cambio dei cavalli

ai popoli dell’ovest. Da qui prese inizio un fitto collegamento commerciale che si

snodò dalla Cina alla Persia, dai diversi paesi dell’area eurasiatica ai territori

occidentali dell’impero romano attraverso altri popoli che fungevano da intermediari.

Con la riconquista dell’Asia Centrale, avvenuta durante il VII secolo d.C., fu

raggiunto l’apice della Via della Seta che diventò nel tempo non solo un mezzo di

diffusione dei commerci tra diversi paesi, tribù e culture ma anche uno strumento

capace di creare una fittissima rete di scambi umani, culturali e religiosi. Attraverso

questi contatti si consolidarono alleanze basate su matrimoni, scambi di schiavi e

invii di ambascerie 15 .

Verso la fine del XIII secolo, il leggendario condottiero mongolo Gengis Khan

conquistò tutti i piccoli stati dell'Asia centrale e orientale e unificò l'intero territorio

creando un esteso impero sotto il proprio governo. Poco più tardi suo nipote Kublai

Khan conquistò ciò che restava dell'Impero Cinese, stabilì la capitale a Dadu

(l'odierna Pechino) e fondò la dinastia Yuan. In questo periodo la Via della Seta fu

riaperta e i commerci con il resto dell'Asia rifiorirono. L'economia cinese dell'epoca

era in gran parte dipendente dal commercio della seta: i sovrani più importanti e i

nobili più ricchi si vestivano di seta e di seta erano fatti i paramenti religiosi, sia nel

13

Luce BOULNOIS, La via della Seta: Dèi, guerrieri, mercanti, Milano, RCS Libri S.p.A., 2005.

14 La seta è un tessuto tanto impalpabile quanto prezioso, usato per secoli come unità di scambio.

Assieme alle pietre preziose, (come il lapislazzulo, il granato e l’oro) e a spezie e incenso, costituì una delle

materie principali della rete economica che trova la sua origine nella Cina degli imperatori.

15

Edith HUYGHE, Francois B. HUYGHE, La via della seta: Da Alessandro a Tamerlano, Torino, Lindau

s.r.l., 2007.

11


“vicino” mondo buddhista, sia nel più “lontano” mondo cristiano 16 .

La caduta dell'Impero Yuan e l'ascesa della dinastia Ming (1368-1644)

crearono nuovi equilibri politici e commerciali, a cui si aggiunse la diffusione delle

tecniche di produzione della seta in Europa già dopo l'anno 1000.

Già il veneziano Marco Polo, nel resoconto dei suoi viaggi in Asia, aveva

descritto la produzione della seta oltre che la bellezza, l’immenso splendore e il

benessere dell’Impero Cinese del tredicesimo secolo. La prima seta europea fu

prodotta in Italia e, intorno al 1400, in Francia, in particolare a Lione, che divenne il

principale produttore e fornitore europeo di questo prezioso tessuto.

L'Impero Ottomano prese il controllo di tutta l'Asia Centrale e questa fu la

prima causa della diminuzione dei commerci via terra lungo la Via della Seta già alla

fine del XIV secolo. Dopo il 1400 l'Impero Ming scelse una politica di chiusura e gli

scambi commerciali si interruppero.

Dopo il 1500, a loro volta, i traffici via terra cominciarono a farsi più pericolosi

e le nuove rotte marittime diedero il via a una nuova era di scambi tra Europa e Asia.

La via terrestre e la via marittima erano profondamente collegate e interdipendenti

tra loro. Senza l’una, l’altra non poteva sostentarsi.

La scoperta dell’America fu un duro colpo alla rete commerciale asiatica; i

traffici cominciarono a spostarsi lungo la rotta atlantica, confinando alla marginalità

il sud–est asiatico. L’Asia centrale fu così quasi del tutto dimenticata per secoli sia

dall’Oriente che dall’Occidente, fino all’arrivo degli esploratori russi e inglesi nel XIX

secolo e alle scoperte delle città carovaniere dello Xinjiang.

16

Claudio LANDI, La nuova via della seta, Milano, O Barra O Edizioni, 2011

12


Verso la fine del diciottesimo secolo, il padre dell’economia moderna, Adam

Smith, affermava come la Cina sia stata, per molto tempo, “di gran lunga più ricca

di qualsiasi parte dell’Europa” 17 e “uno dei paesi più produttivi, più fertili, più

industrializzati, meglio coltivati e più popolosi del mondo” 18 .

1.2. Il Processo di modernizzazione

economica

Il governo imperiale cinese, a partire dalla seconda metà del diciottesimo

secolo e fino ai primi del Novecento, mise la nazione sotto un rigido controllo

economico, sociale e politico che portò a una profonda involuzione, aggravatasi

ancora di più con la presa del potere da parte Partito comunista e la conseguente

nascita della Repubblica Popolare Cinese, sotto la guida di Mao Zedong. Lo stesso

Mao, alla fine degli anni ‘50, lanciò un piano economico e sociale denominato “il

Grande Balzo in Avanti” che aveva come obiettivo quello di trasformare il sistema

economico, da essenzialmente agricolo, a moderno e industriale attraverso la

collettivizzazione delle risorse. La visione di Mao però, si rivelò il disastro più grande

della storia del paese. Le politiche agricole intraprese portarono ad una grande

carestia, costringendo i contadini a passare da un’economia mista alla coltivazione

di campi di riso, sperando in un altissimo rendimento, e che invece non portarono

ai risultati sperati. La maggior parte della forza lavoro, dei materiali e delle risorse

industriali furono impiegate nella costruzione di “forni da cortile” finalizzati alla

17 Adam SMITH, La ricchezza delle nazioni, Utet, Milano, Rist. 2017. Nel capitolo 8 del libro primo de

“La Ricchezza delle Nazioni”.

18

Adam SMITH, Cit., capitolo 11 del libro primo de “La Ricchezza delle Nazioni”

19


produzione autonoma e decentralizzata dell’acciaio. L’acquiscenza dei leader

centrali del partito, timorosi delle reazioni di Mao non posero fine all’errore

commesso portando così la Cina ad affrontare la più grande carestia mai vista nella

storia della Repubblica Popolare Cinese. L’interpretazione che diede Mao riguardo

la grande catastrofe fu fondamentalmente diversa dalla realtà. Mao accusò i

contadini di essere diventati produttori capitalisti e il Partito di essere corrotto e

incapace di intraprendere in modo adeguato il ”grande balzo” 19 . Il disastroso

risultato della politica maoista scosse il Partito Comunista fino alle fondamenta. Ciò

nonostante il Partito non crollò.

Con il piano delle “quattro modernizzazioni” i leader governativi si accinsero a

modernizzare la Cina passo dopo passo 20 . Il piano era basato su un modello

tecnocratico che faceva capo essenzialmente sulla scienza e sulla tecnologia sotto

la leadership di un Partito Comunista rinnovato. L’atteggiamento che aveva portato

la Cina all’isolamento dalla scena internazionale fu rovesciato e il paese iniziò a

cercare l’appoggio internazionale, tanto che nel 1964 la Cina ebbe il primo

riconoscimento diplomatico da parte della Francia.

19

Alberta CASULA, La nuova Cina: il Grande Balzo in Avanti della Cina maoista, ebook, ISBN:

9786050381283, 2015

20

Guido SAMARANI, La Cina del Novecento. Dalla fine dell’Impero a oggi, Torino, Giulio Einaudi Editore,

2004

20


Calo della povertà assoluta in Cina (sotto la linea di $1,90 dollari internazionali al

giorno) tra il 1981 ed il 2014. Fonte: Ourworldindata.org/the-global-decline-of-extremepoverty-was-it-only-china

Alla morte di Mao Zedong nel 1976 e con le riforme iniziate nel 1978 da Deng

Xiaoping, proclamato “leader supremo del Partito Comunista Cinese”, la crescita

economica cinese conobbe un notevole slancio che permise alla Cina di diventare

gradualmente uno dei maggiori protagonisti a livello economico e politico e

raggiungere nel tempo uno straordinario processo di crescita a un tasso medio

annuo del 10% 21 . Inizialmente lo sviluppo derivò principalmente da fattori interni,

quali i cambiamenti istituzionali nell’organizzazione dell’agricoltura e della

distribuzione della terra; successivamente, esso dipese dalla crescente integrazione

nel sistema economico mondiale.

La Cina del 1978 versava in condizioni economiche disastrose, era

considerata una delle economie più povere e più chiuse al mondo ed uno dei paesi

meno urbanizzati. Nonostante il modello di sviluppo economico incentrato

21

Giovanni ANDORNINO (a cura di), Cina 2020: implicazioni globali del nuovo ciclo di riforme e

prospettive per il partenariato strategico con l’Italia, Osservatorio di politica internazionale, T.wai (Torino World

Affairs Institute), Approfondimenti, n. 112, Novembre 2015.

21


sull’industria pesante, la Cina restava una delle economie con il maggior peso del

settore primario. Le inefficienze determinate dalla collettivizzazione dell’agricoltura

però riuscivano a stento a soddisfare i bisogni della popolazione. La stagione delle

riforme 22 fu avviata come tentativo di risposta a questi problemi urgenti. Le riforme

segnarono veri e propri spartiacque ideologici nel cammino verso il riconoscimento

del ruolo del mercato e della proprietà privata nel contesto di un’economia socialista.

Alla base delle riforme ci fu il cambiamento delle priorità economiche contemplate

nei piani di sviluppo. L’industria pesante, che aveva trainato l’economia fino ad

allora, cedette il posto all’agricoltura e all’industria leggera ricevendo solo i fondi

necessari per essere marginalmente modernizzata ed adeguata alle esigenze degli

altri settori. La prima fase del processo di riforme economiche iniziò nel 1978, con

la riforma del settore agricolo, che passò da un sistema basato sulle comuni

popolari, risalenti al periodo maoista, al sistema di responsabilità domestica (in

inglese household responsability system). Questo sistema, inizialmente introdotto

nelle aree più povere, prevedeva dei contratti con gli agricoltori sull’uso della terra,

che era soggetta a tasse e regolamentazioni. L’elemento chiave di questo processo

di riforme riguardava la possibilità per gli agricoltori di tenere per sé la parte di

produzione in eccesso rispetto a quanto previsto dal contratto con lo Stato. Il

risultato di questa politica fu un aumento della produzione agricola e la nascita di

una sorta di “doppio binario”: da una parte, infatti, c’era la produzione regolata dallo

Stato (legata alla pianificazione centralizzata), dall’altra veniva concessa

gradualmente maggiore responsabilità sulla coltivazione e sulla gestione della

produzione ai privati (elemento più tipico di un sistema di mercato). I “due binari”

22

Shenkar ODED, Il secolo della Cina. L’impatto della crescita Cinese sull’economia globale, gli equilibri

planetari, Il lavoro, Torino, Il Sole 24Ore libri, 2005.

22


vennero progressivamente unificati, per arrivare alla metà degli anni Novanta a

un’unica traiettoria di mercato 23 .

In generale, la crescita della produttività determinò un aumento del reddito

delle famiglie e conseguentemente anche dei consumi. La graduale privatizzazione

del sistema portò anche allo sviluppo delle prime forme di diritto di proprietà e

all’introduzione di un sistema di tassazione sul profitto della produzione.

Nella seconda metà degli anni Ottanta del ventesimo secolo, si passò al

successivo obiettivo del processo di riforma, che interessò il settore industriale.

Anche in questo caso, attraverso una graduale privatizzazione, si cominciò con la

concessione, data alle imprese, di trattenere i propri profitti, sui quali venivano

pagate delle imposte. Il finanziamento dei progetti delle imprese non avvenne più

tramite sussidi da parte dello Stato, ma attraverso il sistema bancario.

Un elemento estremamente dinamico dell’economia cinese di quegli anni fu

rappresentato dalle “Township and Village Enterprise” (TVE). Si trattava di imprese

sotto il controllo del governo locale e non di quello centrale. Il successo di queste

imprese dipese dalla possibilità di trattenere gran parte dei profitti della propria

attività, di utilizzare l’abbondante manodopera rurale disponibile, di ricorrere al

credito di cooperative rurali e di godere della protezione e del sostegno politico dei

governi locali. Il percorso di riforme così ideato dalla Cina ha avuto nella gradualità

il proprio punto vincente.

Elementi caratteristici di questo piano di ammodernamento dell’economia

cinese sono stati, tra gli altri, l’aver effettuato solo una parziale privatizzazione, il

23

Pranab BARDHAN, Awakening giants, feet of clay. Assessing the economic rise of China and India,

Princeton University Press, Princeton and Oxford, 2010

23


che ha impedito l’emergere di forti opposizioni sociali e politiche, il maggior rilievo

posto sulla competizione rispetto alla privatizzazione in sé, e una liberalizzazione

guidata e controllata dallo Stato che ha evitato il sorgere di problemi di instabilità nel

paese. Evitando una riforma radicale e immediata si è fatto sì che l’economia si

abituasse l e ntam ente al nuovo corso, senza forti contraccolpi politici, sociali ed

economici 24 .

Un altro elemento caratteristico della strategia scelta dalla leadership cinese

è stata la sperimentazione. Il passaggio dalla pianificazione centrale all’economia di

mercato è stato inizialmente testato in alcune aree isolate (per ridurre il più possibile

i costi di fallimento), con l’istituzione di Special Economic Zones (SEZ), che diede la

possibilità di attuare una trasformazione economica, per essere solo in un secondo

momento allargate anche al resto del paese.

Il commercio estero rimaneva però ancora sotto il controllo monopolistico

dello Stato: solo poche e selezionate imprese avevano il diritto di commerciare e

solo per specifici prodotti, regolati in base alla pianificazione centralizzata. Le

importazioni erano permesse solo per quei beni che non avevano un sostituto

nazionale, mentre le esportazioni erano prevalentemente finalizzate ad accumulare

la valuta necessaria per le importazioni 25 .

La “politica della porta aperta” adottata da Deng Xiaoping, cioè l’apertura al

commercio internazionale e agli investimenti esteri, ha contribuito enormemente allo

sviluppo economico cinese. 26 Tale apertura ha avuto un incredibile slancio con

24

Joseph E. STIGLITZ, Transition to a market economy, Explaining the success and failures, in Autori

Vari (a cura di), The Oxford Companion to the Economics of China, Oxford University Press, 2014

25

Stefano CHIARLONE, Alessia AMINGHI, L’economia della Cina, Carocci editore, Roma 2007.

26

L’ Open door policy prevedeva la creazione di tre Zone Economiche Speciali che servirono a

sperimentare l’introduzione della politica della porta aperta. Questo sistema prevedeva l’apertura da parte dello

Stato a ricercare capitale estero attraverso l’entrata di investimenti stranieri. L’obbiettivo principale era

24


l’entrata della Cina nella World Trade Organization (WTO) nel 2001, dopo un

complesso processo di adeguamento alle esigenze e richieste dell’Organizzazione

internazionale.

Il cambiamento nella politica commerciale determinò una graduale

liberalizzazione delle importazioni e delle esportazioni, aumentando il numero delle

imprese con il permesso di commerciare, e concretizzando un articolato sistema di

cambi e dazi. L’inserimento della Cina nell’economia globale è avvenuto sfruttando

il vantaggio competitivo del paese, ovvero l’enorme base di manodopera a basso

costo, determinando dunque una specializzazione nelle fasi produttive ad alta

intensità di lavoro o standardizzate.

Tra il 1991 e il 2002 il paese ha aumentato la quota di mercato nei prodotti

ad alta intensità di lavoro non qualificato dall’8,1% al 17,7%, in percentuale

consistentemente maggiore rispetto alla crescita delle quote nei prodotti ad alta

intensità di capitale e in quelli ad alta intensità di tecnologia 27 .

L’aumento della presenza di imprese e società straniere sul territorio cinese

dal 2000 al 2014 ha poi fatto in modo che la Cina diventasse un nodo cruciale di

molte filiere industriali internazionali, determinando una variazione dei prodotti

importati ed esportati: le importazioni cinesi riguardavano prevalentemente beni

intermedi e semilavorati, i quali, dopo un processo di lavorazione e assemblaggio,

venivano esportati come beni finali.

Tra il 1978 e il 2018 la Cina ha conosciuto un impressionante miracolo

economico, passando rapidamente dall’essere considerata una delle economie più

l’acquisizione di capitale internazionale da investire assieme a quello nazionale fondando aziende a capitale

misto, con l’obbiettivo di acquisire intensi rapporti commerciali, industriali, tecnologici, politici e finanziari.

Gregory C. CHOW, Economic reform and growth in China, Annals of economics and finance, n.5, 2004

27

Stefano CHIARLONE, Alessia AMINGHI, Op.Cit.

25


povere e isolate del mondo, con un prodotto interno lordo pro capite pari a soli 160

dollari, a una “super potenza”, capace di competere con gli Stati Uniti in diversi

settori, con un pil pro capite di oltre 8.830 dollari. In termini di potere di acquisto, il

cittadino cinese medio ha oggi a disposizione oltre 16.000 dollari l’anno 28 .

Diventare parte integrante del sistema economico globale con una sempre

maggiore interdipendenza dell’economia cinese con quella mondiale, comporta

tuttavia anche dei rischi, come è avvenuto con la crisi economica mondiale del 2008

che ha causato una battuta di arresto dell’economia cinese. Per allentare questa

dipendenza sarebbe necessario che la Cina modificasse il percorso di sviluppo

dell’economia, intervenendo sulla composizione del PIL e della domanda interna e

favorendo i consumi interni rispetto alle esportazioni 29 .

I primi segni della sovrabbondanza di produzione, in effetti, si erano

manifestati in Cina già dagli anni Novanta, tanto che l’allora premier Zhu Rongji, per

ridurre gli investimenti, fece chiudere diverse imprese statali, rallentando così la

crescita per diversi anni.

L’eccesso di produzione fu determinato dal fatto che la Cina non era ancora

pienamente integrata nell’economia globale e, quindi, la possibilità di sfruttare la

domanda estera era molto limitata.

All'inizio del ventunesimo secolo il boom economico dell’industria pesante

cinese innescò un nuovo ciclo di eccesso di produzione; l’apertura al commercio

internazionale, grazie anche all’adesione alla WTO, permise però alla Cina di

esportare i prodotti che non venivano assorbiti dal mercato nazionale.

28

Giovanni CACCAVELLO, Cina 1978 – 2018, così da Deng a Xi ha vinto l’abbraccio al capitalismo, Il

Sole 24Ore, 30 Dicembre 2018

https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/12/30/rivoluzione-cina-deng-xiaoping-xi-capitalismo/

29

Ignazio MUSU, La Cina contemporanea, Economia e società di fronte alle nuove sfide, Il Mulino,

Bologna 2011.

26


La crisi economica globale del 2008 determinò poi un ulteriore rallentamento

delle esportazioni cinesi a causa della flessione della domanda interna alle

economie occidentali (in particolare, agli Stati Uniti e all’Unione Europea).

Nonostante la contrazione della domanda estera, la capacità produttiva cinese

continuò a crescere: la risposta del governo cinese alla crisi fu, infatti, quella di

lanciare un imponente pacchetto di stimoli fiscali, mirati a investimenti in

infrastrutture e prestiti che accrebbero la capacità produttiva delle imprese 30 .

La crescita vertiginosa dell’economia cinese, però, sembra stia rallentando 31 .

Gli analisti si mostrano concordi nel sostenere che essa molto difficilmente potrà

superare, in questo 2019, il 6,5% e allinearsi al 6,6% del precedente anno, quando

si è registrato il ritmo più lento da 25 anni.

Andamento del PIL della Cina (Fonte: Il Sole 24Ore, 2019)

Certo, se la crescita economica rallentasse sotto il 6%, la Cina non potrebbe

garantire il minimo del fabbisogno procapite, anche se questi numeri restano

comunque un miraggio per le economie avanzate dell’Europa, del Nord America e

del Giappone. Si pensi che negli USA si è parlato di boom insostenibile, quando nel

30

Nonostante le ultime direttive del governo cinese focalizzate sulla formazione di un mercato nazione,

il modello di sviluppo economico cinese iniziato negli anni Cinquanta (volto principalmente al raggiungimento

dell’autosufficienza locale) presenta ancora oggi un alto numero di piccole imprese regionali.

31

La Cina ha abbassato il target di crescita del suo pil, per il 2019, al range 6-6,5% dal “circa il 6,6%”

a cui puntava precedentemente. https://www.ice.it/it/news/notizie-dal-mondo/130398

27


secondo trimestre 2018 il pil risultò in aumento su base annua del 4,2%. In effetti,

bisogna considerare che quella cinese non è ancora un’economia matura, anche se

il governo di Pechino ha fissato come obiettivo per il 2020 il raddoppio del pil rispetto

ai livelli di inizio decennio.

In risposta al rallentamento della propria economia, la Cina oggi sta

cercando, attraverso riforme economiche e sociali, di indirizzare sempre più il paese

verso una crescita economica maggiormente orientata ai servizi e alla tecnologia,

dove le forze di mercato dovranno svolgere un ruolo decisivo. A fianco di tali

obiettivi, il piano generale cinese per il futuro dell'industria manifatturiera, intitolato

“China Manufacturing 2025” 32 , si prefigge di creare garanzie di autosufficienza

ottimizzando le strutture industriali tramite la definizione di traguardi specifici in

termini di quote di mercato. Il piano prevede parametri di riferimento espliciti per

dieci settori industriali e precisa dieci strumenti politici strategici, quali trasferimenti

forzati di tecnologia in cambio di accesso al mercato, sovvenzioni e imprese

pubbliche da impiegare a tale scopo. Il programma di riforma comprende anche

l'obiettivo di consolidare le imprese pubbliche trasformandole in “campioni nazionali”

al fine di garantire maggiore competitività alle aziende e ai mercati esteri. Le riforme,

tuttavia, mantengono ancora le “caratteristiche cinesi”, conservando un forte ruolo

dello Stato nell'economia e nella società 33 .

Sulle prospettive di sviluppo cinesi pesa ancora la profondità di alcuni

squilibri, tra cui quello della sovracapacità produttiva (overcapacity) di una parte

32

https://www.europeanchamber.com.cn/en/china-manufacturing-2025

33

Anna SAARELA, La trasformazione della Cina e l'interdipendenza economica globale, Parlamento

Europeo, Direzione Generale delle Politiche Esterne Dipartimento Tematico, 2017

28


importante dell’industria di base che ha cause sia congiunturali sia remote. Le

autorità cinesi non negano che il problema esista ma gli interventi proposti finora

non sembrano aver mutato sensibilmente la situazione. L’entità del fenomeno è

particolarmente forte nei settori dell’acciaio, dell’alluminio e del cemento. La

produzione di acciaio si è completamente allontanata dalla reale domanda di

mercato ed è al momento più del doppio della produzione congiunta degli altri

principali Paesi produttori (Giappone, India, USA, Russia). Nell’industria

dell’alluminio cinese si registrano perdite superiori al miliardo di dollari annui, mentre

nel cemento, solo nel biennio 2011-2012, la Cina ha prodotto una quantità pari alla

produzione realizzata dagli USA nel corso dell’intero ventesimo secolo 34 .

L’OBOR potrebbe essere non solo una soluzione al problema della

sovrapproduzione, attraverso l’esportazione di una parte dell’eccedenza industriale,

ma anche uno strumento per trasferire interi impianti di produzione verso i paesi

limitrofi, consentendo così di ricollocare la produzione cinese in eccedenza presso

altri paesi, restituendo stabilità ai settori industriali cinesi attualmente in

sovrapproduzione, e aiutando i paesi meno sviluppati, destinatari di queste risorse,

a costruire la propria industria di base 35 .

La trasformazione della Cina nel mercato globale continua ad aumentare in

maniera significativa i vantaggi comparati cinesi nelle produzioni a alta intensità di

lavoro e le potenzialità di un mercato interno di oltre 1 miliardo di consumatori.

Questo processo di industrializzazione ha attivato, inoltre, un meccanismo di

34

Lukas C. BRUN, Overcapacity in Steel: China’s Role in a Global Problem, Center on Globalization,

Governance & Competitiveness, Duke University & Alliance for American Manufacturing, 2016

35

Ne è pienamente convinto il presidente del Silk Road Fund, Jin Qi, che in una delle sue dichiarazioni

in merito all’ OBOR ha ricalcato come la Cina attualmente sia al centro della catena produttiva globale e che ha

quindi le competenze per aiutare i paesi sottosviluppati ad industrializzarsi (Qi, 2016).

29


apprendimento che ha favorito l’upgrading qualitativo del modello di

specializzazione cinese verso produzioni più avanzate facendole raggiungereo

posizioni di assoluta preminenza in una serie di prodotti, molti dei quali

corrispondenti a nicchie di produzione tradizionalmente presidiate da imprese

occidentali.

1.3. Il XIII Piano quinquennale (2016-2020)

I piani quinquennali 36 , da quando Mao Zedong ha preso le redini del Paese,

hanno accompagnato la Cina, scandendo gli eventi e le priorità più rilevanti e

rappresentando la visione strategica in ambito politico ed economico del governo

cinese. Gli ultimi piani quinquennali 37 puntano sempre più alla realizzazione di una

società armoniosa e più “verde”, cercando di far uscire la Cina dal contesto

economico di “sviluppo forzato”.

L’ambito di interesse del XIII Piano (2016-2020), in particolare, si è ampliato

a questioni come cultura, ambiente, diplomazia e governance. Il XIII Piano

quinquennale 38 , da molti considerato un “Piano Marshall 2.0” e promosso dalla

leadership di Xi Jinping, racchiude le precise linee guida che accompagneranno la

36

I piani quinquenniali sono uno strumento di politica economica nei regimi ad economia pianificata,

ovvero nei paesi socialisti dove l'iniziativa economica è in larga parte gestita da enti pubblici. Un piano

quinquennale individua determinati obiettivi da raggiungere in un periodo di cinque anni nei vari settori

dell'economia..

37

Il primo piano quinquennale del 1953 fu il primo atto di ammodernamento della Cina: Mao infatti volle

trasformare la Cina da un’economia prettamente agraria ad una vera e propria forza industriale. I piani

successivi misero in luce la grave disorganizzazione dell’intero apparato produttivo cinese. Solo alla morte di

Mao la Cina potè iniziare la propria trasformazione economica

38

Lorenzo RICCARDI, Il 13° piano quinquennale e le nuove prospettive di business in Cina,

CorriereAsia, https://www.corriereasia.com/notizie/il-13-piano-quinquennale-e-le-nuove-prospettive-dibusiness-in-

cina

30


Cina per i prossimi anni. Il Piano poggerà su principi di innovazione, coordinamento,

ambiente, apertura internazionale e condivisione, cercando di far diventare la Cina

una “società moderatamente prospera” entro il 2020 39 . Il corposo testo è suddiviso

in 20 capitoli che toccano 4 macro aree e corrispondono ad altrettanti temi di

sviluppo 40 .

Una serie di obiettivi ambiziosi contraddistingue la sezione “benessere della

popolazione” tra cui spicca l’azzeramento della povertà assoluta entro il 2020. Con

una marcata diseguaglianza tra le zone rurali e urbane del Paese, infatti, la Cina

può essere considerata la prima superpotenza povera della storia. Uno studio

pubblicato sul China Economic Review 41 evidenzia come più di 170 milioni di cinesi

vivano sotto la soglia di povertà, un numero che supera la popolazione del

Bangladesh e che è solo leggermente inferiore alla popolazione dell’intera Nigeria.

Nello specifico il programma punta a sollevare dalla povertà ogni anno circa

5 milioni di persone attraverso ingenti investimenti atti a migliorare la loro condizione

abitativa e fornendo loro una rete di trasporti all’avanguardia. Per aiutare a

raggiungere gli obiettivi in tema di povertà, il Governo cinese ha approvato nel

Marzo 2016 la “Charity Law” 42 che, pur essendo un progetto per favorire l’intervento

privato filantropico rispetto all’intervento pubblico diretto, è visto come uno

strumento utile per raggiungere gli obiettivi stabiliti nel Piano. La questione su come

39

Rapporto politico presentato al 19° congresso del Pcc dal Segretario generale, Xi Jinping, Relazione

al 19° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, 18 ottobre 2017,

http://www.xinhuanet.com//politics/19cpcnc/2017-10/27/c_1121867529.htm

40

Communist Party of China, The 13th Five-year Plan For Economic And Social Development Of The

People’s Republic Of China (2016–2020), Central Compilation & Translation Press, Beijing, China

41

Chunni ZHANG, Qi XU, Xiang ZHOU, Xiaobo ZHANG, Yu XIE, Are poverty rates underestimated in

China? New evidence from four recent surveys, China Economic Review, 28 May 2014

42

Siyi LIN, China’s new charity law: a new era of charitable trusts, Trusts & Trustees, Volume 24, Issue

8, 2018, https://academic.oup.com/tandt/article-abstract/24/8/768/5056627?redirectedFrom=fulltext

31


introdurre un avanzato sistema di welfare state si interseca, inevitabilmente, con la

“rivoluzione legislativa” dell’ottobre 2018, che ha come obiettivo quello di modificare

profondamente il quadro demografico nei prossimi decenni e avrà, appunto,

ripercussioni sul welfare; la Cina potrebbe porre fine a quasi 40 anni di limiti alla

natalità rottamando la politica dei due figli 43 .

In Cina infatti dal 1979 al 2016 ogni coppia poteva avere al massimo un solo

figlio, costringendo numerose donne ad aborti forzati e sterilizzazioni per evitare

multe pesantissime. Dal 2016 le famiglie potevano concepire anche un secondo

figlio, allargamento che non ha portato ai risultati sperati. In quell’anno infatti sono

nati circa un milione e mezzo di bambini in più dell’anno precedente 44 . Il cambio di

orientamento è motivato dal decremento della popolazione che si traduce in

un’importante riduzione della forza lavoro. Un’altra questione demografica

importante riguarda gli imponenti processi di migrazione interna che si sono

affermati negli ultimi trent’anni diretti soprattutto verso le provincie interne della Cina.

Queste migrazioni sono state determinate dalla necessità di trasferire la riserva di

lavoro dalle aree rurali a quelle urbane che promettono maggiori opportunità di

crescita economica portando inevitabilmente ad un cambiamento radicale della

domanda di infrastrutture e dei servizi sia dal luogo di provenienza che in quello di

arrivo 45 .

Da una parte, l’aumento della popolazione potrebbe rendere difficoltoso il

raggiungimento degli obiettivi del Piano, soprattutto quello di riduzione della povertà.

43

Benjamin HAAS, China could scrap two-child policy, ending nearly 40 years of limits, 2018,

https://www.theguardian.com/world/2018/aug/28/china-could-scrap-two-child-policy-ending-nearly-40-yearsof-limits

44

Il governo cinese dal 2017 ha iniziato a concedere incentivi per chi concepiva il secondo bambino.

45 https://www.geogspace.edu.au/verve/_resources/2.3.4.5_1_internal_migration_China_pdf.

pdf

32


Dall’altra parte,

però, esso dovrebbe contrastare l’invecchiamento della

popolazione, consentendo alla Cina di poter contare, nel lungo periodo, su un

sistema di welfare familiare di cui non aveva mai goduto.

I risultati del XIII Piano sono dunque più incerti del solito, e sarà meno

scontato che i target prefissati vengano raggiunti, o addirittura superati, come è

successo in precedenza. I target fissati dal Piano in ambito economico prevedono

una crescita media reale del PIL del 6,5% l’anno, un aumento della produttività del

lavoro della stessa percentuale, un incremento degli investimenti per la ricerca dal

2,1 al 2,5% del PIL e del numero di brevetti da 6 a 12 ogni 10 mila persone, entro il

2020. Un ulteriore obiettivo è la creazione di almeno 50 milioni di nuovi posti di

lavoro urbani. Il Programma pone l’accento sulla necessità di un “New Normal”, cioè

su una crescita moderata ma sostenibile, che punti a una trasformazione qualitativa

del sistema produttivo, a una correzione degli squilibri tra zone urbane e rurali, a

una maggior cura dell’ambiente, e all’eliminazione della povertà.

Il riferimento alla “Nuova Via della Seta” occupa un intero capitolo dedicato

ai rapporti con l’Estero, proponendo la formulazione di un nuovo modello di

“apertura” attraverso il quale la Cina si propone di approfondire le relazioni

commerciali, favorendo gli scambi culturali, riducendo le barriere al commercio e

agli investimenti, e perfezionando i sistemi fiscali e di finanziamento internazionali.

Il Programma, infatti, pone tra gli obiettivi centrali il rafforzamento del commercio

estero secondo regole definite “internazionali, eque, razionali e trasparenti”. Per

finanziare tutto ciò vengono inoltre indicate come principali fonti di finanziamento la

Asian Infrastructure Investment Bank, la banca di sviluppo che avrà sede a

Shanghai e Il Fondo per la Via della Seta, entrambe finalizzati ad agevolare

l’effettiva realizzazione delle infrastrutture e dei progetti inerenti l’OBOR.

33


L’impatto ambientale, la lotta contro l’inquinamento e la promozione di uno

sviluppo ecologico sostenibile sono stati ritenuti una “ missione sacra” per il Partito

cinese 46 che negli ultimi decenni ha registrato un incremento significativo del livello

totale di emissioni di CO2.

Il livello di crescita sperimentato dalla Cina negli ultimi decenni ha significato

un incremento del livello totale di emissioni di CO2 47 .

Secondo il Global Carbon Project (GCP) 48 , gruppo internazionale di scienziati

2

che studia l’evoluzione del carbonio e le sue conseguenze per l’ambiente, dagli anni

duemila la Cina è il paese con le più alte emissioni di CO2 a causa soprattutto

dell’impiego massiccio di carbone, responsabile di circa il 27% delle emissioni totali

con un balzo del +4,7% nel 2018.

Questo Piano infatti, rappresenta il più significativo impegno nazionale

nell’affrontare le maggiori sfide relative ad ambiente, risorse ed energia,

evidenziando così l’inizio di una nuova era per il modello di crescita cinese: “la Cina

metterà in atto il suo 13° piano quinquennale, un piano che si concentra in modo

chiaro e forte sullo sviluppo economico e sulla ricerca di una crescita e un raddoppio

di qualità, più efficiente, più equo, un PIL più sostenibile e un aumento del reddito

pro capite dei residenti urbani e rurali, entro il 2020” 49 .

Per tale motivo sono stati definiti 10 obiettivi vincolanti, sui 13 totali, legati ad

46

Barbara ONNIS, La Cina della lotta all’inquinamento, Treccani Magazine Atlante, 18 aprile 2019,

http://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/La_Cina_della_lotta_all_inquinamento.html

47

Il problema è che la Cina continua con questa strategia, e i nuovi target di riduzione dell’inquinamento

sono piuttosto modesti: si prevede una riduzione del consumo d’acqua, d’energia e di emissioni di CO 2 pari,

rispettivamente, al 23%, 15% e 18% nell’arco del quinquennio.

48

Global Carbon Budget 2018

https://www.globalcarbonproject.org/carbonbudget/18/files/GCP_CarbonBudget_2018.pdf

49

Discorso di Yang YANYI, Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese all’Unione Europea e Capo

della Missione Cinese all’UE, in occasione del Luncheon di EUCBA a Bruxelles, http://china-italy.com/it/iltredicesimo-piano-quinquennale

34


ambiente, sviluppo sostenibile e risorse naturali, raggruppati nella sezione

“Miglioramento di ecosistemi e ambiente”.

Nel Piano viene richiesto, in relazione al sistema di sviluppo e salvaguardia del

territorio, il miglioramento dell’utilizzo delle diverse aree territoriali in base a tre

strategie: urbanizzazione, sviluppo agricolo e sicurezza ecologica con un importante

ed efficiente impegno sul territorio salvaguardando gli spazi agricoli ed ecologici e

rafforzando la protezione delle regioni meno sviluppate. L’obiettivo è istituire sistemi

di governo del territorio che adottino politiche specifiche per ogni area funzionale,

occupandosi della pianificazione, gestione e valutazione delle performance delle

varie zone promuovendo inoltre un nuovo utilizzo delle risorse puntando al loro

riciclo e alla loro conservazione. Alle imprese ad alta intensità energetica viene

richiesto maggiore impegno per adottare misure di riduzione nell’uso dell’energia e

introdurre sistemi di controllo, gestione e misurazione dei consumi energetici.

Vengono poi prese in considerazione la gestione e le conservazioni di risorse

naturali come l’acqua, suolo e risorse minerarie rimarcando il bisogno della

depurazione e il riutilizzo dell’acqua, della riduzione dell’uso dei terreni a scopo

edilizio e sostenendo l’innovazione tecnologica dei processi di estrazione dei

minerali.

Il Piano prevede inoltre il potenziamento di protezione ambientale per

prevenire e controllare l’inquinamento dell’aria introducendo nuovi sistemi di

monitoraggio per garantire la conformità dei criteri adottati spingendo le imprese ad

adeguarsi agli standard di emissione previsti. Sarà inoltre, intensificato il controllo

delle fonti inquinanti industriali pubblicando una lista nera delle imprese che non

soddisfano gli standard sulle emissioni e imponendo a tali imprese di apportare le

correzioni entro un limite di tempo stabilito. Il governo cinese ha messo in rilievo la

35


necessità di gestire i rischi ambientali attraverso la prevenzione, il controllo, la

verifica e la valutazione in termini di danno all’ambiente e alla salute umana con

particolare attenzione alla sicurezza nucleare, rafforzando la prevenzione e il

controllo dell’inquinamento radioattivo e migliorando i sistemi di monitoraggio delle

radiazioni.

Gli obiettivi più importanti in materia di clima ed energia per il 2020, in

particolare, riguardano: la riduzione del ruolo del carbone nel mix energetico cinese

dal 64% del 2015 a meno del 58% nel 2020; la riduzione del 15% dell’intensità

energetica (l’energia consumata per unità di PIL) rispetto ai livelli del 2015; la

riduzione del 18% dell’intensità di carbonio (l’ammontare delle emissioni di gas serra

per unità di PIL) rispetto ai livelli del 2015; il mantenimento del totale del consumo

energetico sotto l’equivalente di cinque miliardi di tonnellate di carbone entro il 2020

(l’attuale consumo è pari a 4,3 miliardi di tonnellate); una quota del 15% di energia

proveniente non da fonti fossili nel consumo di energia primaria e il raddoppio della

capacità produttiva dell’energia eolica, solare e nucleare.

Secondo le stime del World Resources Institute 50 , organizzazione di ricerca

mondiale su temi globali quali il clima, energia e cibo, il XIII Piano quinquennale della

Cina pone il Paese sulla strada per ridurre del 48% i propri livelli di intensità di

carbonio entro il 2020 (rispetto ai livelli del 2005), permettendo di superare l’obiettivo

del 40-45% di riduzione entro il 2020, annunciato nel 2009 prima della Conferenza

sul clima di Copenaghen. L’elaborazione di questa serie di obiettivi sarà inoltre

50

Aurora D’APRILE, Climate And Energy Targets In China’s 13th Five-years Plan, International Climate

Policy N° 40 – March, 2016,

https://www.cmcc.it/wp-content/uploads/2016/04/ICCG-International-Climate-Policy-Magazine-N.4 0.pdf

36


conforme agli impegni nazionali presi in occasione dell’ “Accordo di Parigi sul

cambiamento climatico” firmato nel dicembre 2015, durante il quale la Cina si è

impegnata a ridurre le emissioni di carbonio del 60-65% entro il 2030 rispetto ai livelli

del 2005, ad aumentare la quota di fonti non fossili di energia nella domanda di

energia primaria del 20%, ad estendere i terreni forestali e a ridurre gli altri gas a

effetto serra. L’obiettivo è quello di creare una economia ecologica, attraverso il

risparmio energetico e di risorse, rafforzando le misure per disincentivare

l’inquinamento, impegnandosi di più per il ripristino ambientale e promuovendo i

settori a tecnologia ecologica.

37


2. LA "NUOVA VIA DELLA SETA":

CONTENUTI, OBIETTIVI E SFIDE

2.1 La Cina ed il “nuovo ordine mondiale”

Nel 1979 la Cina, per rinnovare la propria industrializzazione, ha introdotto un

approccio detto della “porta aperta” (open door). Questo sistema prevedeva la

possibilità, da parte dello Stato, di acquisire capitale internazionale da investire

assieme a quello nazionale fondando aziende a capitale misto. L’obiettivo era quello

di instaurare stabili rapporti commerciali, industriali, tecnologici, politici e finanziari

con le più avanzate economie mondiali 51 .

Esportazioni della Cina nel 2000 (Fonte resourcetrade.earth)

Sebbene furono designate come Open Areas solo quattro territori (Zona

economica dell'isola di Hainan, 1982, e quelle di Fujian, Zhujiang e Changjiang nel

1984), questa strategia è stato un pilastro importante per sostenere l'ambiziosa

51

Gregory C. CHOW, Economic reform and growth in China, Op. Cit.

38


industrializzazione e modernizzazione della Cina 52 . La conseguente crescita delle

esportazioni totali effettuate dalla Cina è stato il motore di questo miracolo asiatico 53 ,

balzando vertiginosamente dagli 8 miliardi di dollari statunitensi del 1979 agli oltre

2.200 miliardi di dollari del 2017 54 .

Esportazioni della Cina nel 2017 (Fonte resourcetrade.earth)

In 40 anni di riforme e sviluppo, la Cina è infatti riuscita ad aumentare la

propria quota del mercato mondiale da meno dell'1% all'11%. Questa fenomenale

espansione delle esportazioni è stata agevolata dalla eterogenea composizione

delle esportazioni, che si è progressivamente spostata dai prodotti primari verso

l’industria manufatturiera 55 .

L'integrazione della produzione nazionale all'interno della rete di produzione

52

Victor SIT, China's Export-Oriented Open Areas: The Export Processing Zone Concept, Asian Survey

Vol. 28, No. 6, 1988

53

Torfinn HARDING e Beata S. JAVORCIK, Foreign Direct Investment and Export Upgrading,

The Review of Economics and Statistics, Novembre 2012,f Harvard College and the Massachusetts Institute of

Technology, http://users.ox.ac.uk/~econ0247/Xdiv.pdf

54

https://comtrade.un.org/

55

Dani RODRIK, What's So Special about China's Exports?, National Bureau Of Economic Research,

Cambridge, January 2006, https://www.nber.org/papers/w11947.pdf

39


globale ha permesso alla Cina di diventare una tra le prime nazioni esportatrici nel

mercato mondiale. Per

ottenere un'ulteriore crescita, la Cina sta cercando

opportunità per migliorare la scala delle tecnologie e delle competenze attraverso

migliori riforme e maggiore apertura, facendo dell’innovazione e dell'imprenditoria i

nuovi motori della crescita economica per i prossimi decenni 56 . Infatti, se la Cina

avesse continuato a produrre principalmente beni di consumo ad alta intensità di

manodopera, le sue esportazioni sarebbero diminuite nel tempo e, quindi, la Cina

avrebbe avuto una perdita netta pur in presenza di un aumento assoluto delle

esportazioni 57 .

Proseguendo in questa trasformazione la Cina è diventata ormai una

superpotenza tecnologica avanzata, spostando ulteriormente la composizione delle

proprie esportazioni dai prodotti standard ad alta intensità di manodopera verso

linee di prodotti ad alta tecnologia all'interno di reti di produzione globali 58 .

Per lo sviluppo economico a lungo termine, la Cina ha, pur tuttavia, ancora

necessità di profondi cambiamenti nella qualità della crescita economica.

La promozione della produzione orientata all'esportazione come parte

complementare della politica industriale è divenuto il punto più importante della

politica economica cinese, Prendendo ispirazione dal progetto economico tedesco

“Industry 4.0” 59 , la programmazione economica cinese è indirizzata nel rendere

56

Geethanjali NATARAJ, Anjali TANDON, China’s Changing Export Structure: A Factor-Based

Analysis, Economic & Political Weekly, vol xlvi no 13, 2011

http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.362.954&rep=rep1&type=pdf

57

Prema-chandra ATHUKORALA, China’s evolving role in global production networks: implications for

Trump's trade war, Arndt-Corden Department of Economics Crawford School of Public Policy ANU College of

Asia and the Pacific, 2017,

https://crawford.anu.edu.au/sites/default/files/publication/acde_crawford_anu_edu_au/2017-07/2017-

08_athukorala_chinaupdate2017_31_may_2017.pdf

58

Dani RODRIK, What's So Special about China's Exports?, NATIONAL BUREAU OF ECONOMIC

RESEARCH, Cambridge, January 2006 https://www.nber.org/papers/w11947.pdf

59

Kurt HILGENBERG, Industry 4.0 in Germania: il segreto del loro successo, giugno 2018,

https://www.techeconomy.it/2018/06/08/industry-40-germania-segreto-del-successo/

40


l’industria manifatturiera sempre più innovation-driven, preferendo una migliore

qualità dei prodotti rispetto a un aumento della quantità, operando la ristrutturazione

di quell’industria manifatturiera cinese a basso costo che aveva inizialmente

caratterizzato la straordinaria ascesa della Cina.

L’obiettivo di Pechino non è solo però solo quello di aumentare le

esportazioni di beni cinesi di qualità, ma anche quello di far accettare a livello

mondiale gli standard produttivi cinesi.

Già l’Antica Via della Seta aveva rappresentato per la Cina non solo una fonte

di ricchezza ma anche uno strumento per la creazione di rapporti politici

internazionali favorevoli e il raggiungimento di una posizione di spicco sulla scena

globale, che fu poi mantenuta per molti secoli.

L'iniziativa "One Belt, One Road" si inserisce in questo quadro costituendo

un importante veicolo di apertura volta a stimolare la crescita di imprese industriali

con capacità competitiva nei mercati internazionali promuovendo nuovi prodotti e

nuove tecnologie.

L’ambizione, per il governo cinese, è quella di far diventare il proprio Paese

il motore trainante del settore Ricerca e Sviluppo per le infrastrutture, e in particolar

modo per quanto riguarda il trasporto merci. Non a caso la Cina oggi ospita più del

50% delle linee ferroviarie ad alta intensità, grazie alla mobilitazione di diecimila

scienziati e ingegneri che hanno incorporato la tecnologia straniera importata

sviluppando una rete ferroviaria unica al mondo. Nell’idea di Pechino, se i paesi

coinvolti in OBOR accettassero la tecnologia ferroviaria ad alta velocità come

proprio standard nazionale, questa, oltre a incoraggiare sensibilmente le

esportazioni industriali cinesi di fascia alta, potrebbe finire per diventare uno

standard tecnologico adottato da tutti i paesi, assicurando ai produttori e ai fornitori

41


cinesi il vantaggio tipico dei “first mover” rispetto ai concorrenti. Un accordo

importante in questa direzione è quello che riguarda la ferrovia ad alta velocità

Giacarta-Bandung, che la Cina è riuscita ad aggiudicarsi offrendo il finanziamento

dell’intero progetto dopo un’intensa guerra commerciale con il Giappone. Tale

accordo comporterà quasi sicuramente una perdita economica in senso stretto, ma

rappresenterà un importante passo in avanti nell’indurre i paesi stranieri ad

accettare gli standard e la tecnologia cinesi 60 .

Il presidente cinese Xi Jinping, sin da quando ha assunto il potere nel 2012,

annunciava la volontà di promuovere un “grande rinvigorimento della nazione”,

dichiarando di voler creare un paese “prospero, forte, avanzato culturalmente e

armonioso”, e di voler consolidare le infrastrutture e il commercio con i paesi membri

dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN secondo l’acronimo

inglese) 61 .

Già agli inizi del ventesimo secolo diverse erano state le grandi infrastrutture

che portavano idealmente l’Antica Via della Seta nell’era della modernizzazione

La Russia, con la costruzione della Ferrovia Transiberiana avvenuta tra il

1896 e il 1903, aveva dato vita alla prima grande rete ferroviaria che creava il primo

“ponte” continentale euro-asiatico, collegando Vladivostok con Mosca.

Negli anni ’90 del secolo scorso fu ultimato il secondo punto di contatto tra i

due continenti, chiamato New Eurasian Land Bridge (NELB), con una rete ferroviaria

che collegava la città di Lianyungang, nella provincia cinese dello Jiangsu, con la

60

Tommaso DAL PASSO, Indonesia. Sarà cinese la prima tratta av tra Giacarta e Bandung,

http://www.agcnews.eu/indonesia-sara-cinese-la-prima-tratta-av-tra-giacarta-e-bandung/, 8 aprile 2017

61

Matthieu BURNAY, Kolja RAUBE, Jan WOUTERS, et al., China’s Foreign Policy and external

relations, European Parliament, Directorate-General for External Policies, Policy Department, AFET 2015

http://www.europarl.europa.eu/thinktank/en/document.html?reference=EXPO_STU(2015)549057

42


città di Rotterdam in Olanda. Oggi questa rete ferroviaria permette alla nascente

Nuova Via della Seta di giungere fino ai grandi porti del nord Europa. Il Governo

cinese nel 2013, ha lanciato il piano d’azione riguardante il progetto “One Belt

One Road” costituito da una “Economic Belt”, un’opera maestosa 62 di collegamento

all’Europa e all’Africa Orientale attraverso le regioni asiatiche centrali e occidentali,

e la “21st Century Maritime Silk Road” che ha il compito di connettere via mare la

Cina con le regioni del Sud-est asiatico, l’Africa e l’Europa. In seguito, nel 2014, è

stata inaugurata la linea ferroviaria Lanzhou-Xinjiang, ponendo le basi per l’entrata

della Via della Seta nell’era dei treni ad alta velocità favorendo e facilitando i flussi

commerciali verso i paesi circostanti così come verso i paesi europei. Sarà possibile,

così, raggiungere il continente europeo in sole ventiquattro ore, tenendo conto della

stima approssimativa della velocità di circa 600 km/h dei nuovi prototipi presentati

dalla China Railway Rolling Stock Corporation (CRRS),

Le ferrovie, diminuendo i tempi di trasporto, guidano il percorso verso la

moderna civilizzazione di città che erano rimaste isolate per secoli, favorendo la

nascita di nuove imprese e delineando la creazione di un nuovo network

logistico/economico che interesserà tutto lo spazio euroasiatico.

I benefici di questa rete di infrastrutture appaiono molteplici e in costante

evoluzione, soprattutto per quelle aree che la disgregazione dell’Unione Sovietica

aveva relegato in una sorta di “periferia regionale”. Per gli stati dell’Asia Centrale

che hanno una frontiera comune con la Cina (Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan)

il progetto OBOR rappresenta oltretutto un’occasione formidabile per rilanciare i

62

Secondo Mario Angiolillo, direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA di The Smart Institute, Il

governo cinese investirà ingenti risorse ma all’interno dei singoli progetti sono previsti anche investimenti

pubblici da parte dei Paesi toccati dall’OBOR e da parte di soggetti privati. Il tutto, e questo è oggi un punto

delicato su cui c’è grande attenzione, nel rispetto delle normative internazionali e delle normative del Paese in

cui verrà eseguito l’investimento. Mario ANGIOLILLO, La Via della Seta al tempo della guerra dei dazi.

Prospettive e opportunità per l’Italia, Il Sole 24Ore, Luglio 2018.

43


propri hub infrastrutturali e poter essere integrati in un’enorme rotta commerciale

che potrà generare una consistente crescita nella domanda di servizi, competenze

e merci. L’enorme disponibilità, in Asia Centrale, di combustibili fossili, gas e petrolio

in primis, trova inoltre nella Cina un mercato florido ed estremamente ricettivo, come

evidenziato sia dagli importanti investimenti cinesi nel sistema di pipeline legato alla

"Nuova Via della Seta” 63 sia dalle fondamentali partnership petrolifere tra Cina e

paesi dell’area asiatica.

Se uno degli obiettivi dichiarati di OBOR è quindi quello di connettere la Cina

con l’Europa e l’Africa, ciò non di meno le rotte infrastrutturali inserite nella "Nuova

Via della Seta" daranno vita a una rete altamente ramificata che coinvolgerà anche

l’Iran, la Turchia, la Russia, l’India e il Pakistan, estendendo considerevolmente lo

spazio di influenza diretta di Pechino. In questo contesto l’Asia Centrale quindi

risulterà essere il principale corridoio geografico ed infrastrutturale della Via della

Seta.

La strategia cinese ruota intorno al tema della connettività, vista non soltanto

in termini di costruzione, miglioramento dei trasporti, delle comunicazioni e delle

infrastrutture energetiche ma anche in riferimento al miglioramento del commercio

transfrontaliero attraverso lo scambio di informazioni, lo sdoganamento, la

cooperazione in materia di ispezione e la rimozione degli eventuali ostacoli agli

investimenti e agli scambi commerciali.

Le rotte della “Nuova Via della seta” (sarebbe forse più corretto parlare di

"Nuove Vie della Seta", al plurale), sono cinque, tre terrestri e due marittime, e

63

Theresa FALLON, “‘The New Silk Road: Xi Jinping’s grand strategy for Eurasia”, American Foreign

Policy Interests, 2015

https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10803920.2015.1056682?journalCode=uafp20

44


potrebbero presto diventare sei. Gli obiettivi sono quelli di collegare la Cina all’Asia

Meridionale e Centrale, alla Russia, all’Africa e all’Europa, aprendo nuovi canali via

terra e via mare, e migliorare la connettività costruendo infrastrutture, ferrovie, e

porti.

La Nuova Via della Seta Terrestre (Land Route: The Belt) attraverserà tutta

l’Asia Centrale e arriverà dalla Cina fino alla Spagna prevedendo come tappe

fondamentali quelle di Xi’an, Samarcanda, Teheran, Istanbul e Mosca. Le principali

direttrici della Belt passano dall’Asia Centrale e dall’Asia Meridionale. L’Asia

Centrale è il principale ponte via terra attraverso il quale si snodano i due principali

corridoi della Cintura, che a loro volta collegano la Cina con i mercati dell’Europa e

del Medio Oriente. Di particolare interesse è il potenziamento delle linee ferroviarie

Eurasian Land Bridge e Khorgos – Aktau, entrambi di passaggio in Kazakistan e

che hanno già ricevuto 27 miliardi di dollari in investimenti cinesi. Il più ampio

progetto in assoluto è però il China–Pakistan Economic Corridor (Cpec), il corridoio

principale della Belt nell’Asia Meridionale e che connette la Cina con l’Oceano

Indiano. Il Cpec prevede la costruzione, fra le altre cose, di autostrade e ferrovie,

oltre che infrastrutture per il trasporto dell’energia (oleodotti e gasdotti). Il valore

stimato degli investimenti si aggira intorno ai 62 miliardi di dollari (stima del 2017). 64

La Via della Seta Marittima del XXI secolo è l’arteria lungo cui scorrono le

ambizioni imperiali della Cina. Questo corridoio infrastrutturale proietta le attività

economiche, militari e politiche della Repubblica Popolare lungo le rotte oceaniche

che collegano quest’ultima al resto del pianeta.

64

Alberto BATTAGLIA, Via della seta terrestre: il percorso e l’importanza strategica,

https://www.wallstreetitalia.com/via-della-seta-terrestre/, 10 maggio 2019.

45


La via della seta marittima è il volano con cui il presidente cinese Xi

Jinping vuole trasformare il suo paese in una potenza marittima, capace di

«sviluppare, proteggere, gestire e controllare i mari.65 Nel concreto, tale sforzo

prevede la crescita dell’ “economia blu” legata all’industria del mare e all’utilizzo

delle risorse oceaniche, l’innovazione nel campo della ricerca scientifica e della

tecnologica marittima, la protezione dell’ambiente e lo sviluppo di una Marina

potente, in grado di operare in mare aperto.

La Via marittima costeggerà tutta l’Asia Orientale e Meridionale, arrivando

fino al Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez passando ad esempio per i

porti di Canton, Hanoi, Giacarta, Calcutta, Colombo, Nairobi, Atene e Venezia.

A queste due direttive si è aggiunto nel 2018 il progetto di una terza rotta, sempre

marittima: un tratto artico. La sua teorizzazione è stata possibile come conseguenza

Le rotte terrestri e marittime della niuova Via della seta

65

Giorgio CUSCITO, La via della seta marittima ha grandi ambizioni e molti ostacoli,

http://www.limesonline.com/cartaceo/la-via-della-seta-marittima-ha-grandi-ambizioni-e-molti-

OSTACOLI?PRV=TRUE, 1.08.2019

46


del cambiamento climatico che ha portato allo scioglimento delle calotte polari.

La Silk Road Economic Belt è una linea ideale che collegherà vari paesi che

hanno un’economia sviluppata o sono ricchi di risorse, alcuni dei quali fanno parte

delle dieci economie mondiali più grandi (a esclusione di Stati Uniti, Giappone e

Brasile) 66 .

L’OBOR sarà sostanzialmente un network di infrastrutture e un canale per gli

scambi commerciali, destinato a diventare lo strumento principale per supportare il

revival degli antichi fasti dell’Impero Celeste, soprattutto per le molte regioni che,

nell’era della globalizzazione, sono rimaste ai margini del sistema economico

mondiale e non hanno potuto trarre i benefici del nuovo sistema in quanto troppo

isolati geograficamente dal resto del mondo.

2.3 I riflessi sui nuovi assetti commerciali,

finanziari e infrastrutturali

In termini geopolitici, la "Nuova Via della Seta" può rappresentare

un’importante opportunità per gli stati dell’Asia Centrale di riacquistare centralità

politica.

Potenzialmente, la posizione di vantaggio acquisita dalla Cina nella regione

grazie agli investimenti legati al progetto OBOR (parzialmente condivisa con la

Russia attraverso la partecipazione all’Organizzazione per la Cooperazione di

Shangai) 67 , potrebbe attivare un meccanismo spontaneo di balancing e interesse

66

Lorenzo TERMINE, Le sfide future della Cina, 2017, http://www.geopolitica.info/le-sfide-future-dellacina/

67

Organo di sicurezza intergovernativo creato nel 2001 da Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan,

Tagikistan e Uzbekistan con lo scopo di promuovere uno spazio autonomo di cooperazione fra i paesi

euroasiatici nel campo dell’economia, tecnologia, sicurezza e cultura

47


competitivo tra i grandi attori globali. La corsa all’influenza politica e strategica in

Asia Centrale, anche e soprattutto legata all’approvvigionamento delle abbondanti

risorse fossili della regione, potrebbe, nella migliore delle ipotesi, dirottare nell’area

importanti investimenti economici e politici, creando una situazione di competizione

internazionale favorevole allo sviluppo regionale e locale. Questa ipotesi rimane

chiaramente speculativa anche se estremamente interessante; tuttavia, pare

indubbio che a livello teorico l’Asia Centrale possa beneficiare seriamente di una recentralizzazione

della propria posizione geopolitica, confermando la Cina come il

più importante attore coinvolto in questo cambiamento.

La sfida cinese è diretta sia al capitalismo globale come ideologia sia

all’attuale ordine mondiale. La Cina si è integrata in misura sempre più forte nel

sistema economico globale, pur mantenendo la propria identità ideologica e politica

di paese socialista e membro di quei paesi economicamente considerati

sottosviluppati. Riflessi del dibattito geopolitico apparvero in modo evidente in un

importante documento ufficiale congiuntamente adottato dalla National

Development and Reform Commission ed il Ministry of Commerce, pubblicato il 10

marzo 2015: il nuovo “Catalogo degli Investimenti Stranieri (Catalogo 2015)”. Il

documento, che costituiva la prima indicazione programmatica ufficiale

dell’iniziativa, non si limitava a esporre principi, obiettivi e priorità del nuovo progetto;

esso evidenziava anche la matrice economica del progetto, identificando cinque

aree chiave: il coordinamento tra i paesi coinvolti, lo sviluppo di infrastrutture

adeguate, la facilitazione del commercio e degli investimenti, l’integrazione

finanziaria, e gli scambi culturali e sociali. e intendeva anche delinearne una visione

eminentemente geopolitica, imperniata sul binomio terra-mare. Nel Piano d’azione,

le Nuove Vie della Seta miravano a riposizionare la Cina al centro di un vasto

48


scacchiere costituito dalla massa continentale euroasiatica e africana e dagli spazi

marittimi a essa contigui.

L'influenza della Cina è cresciuta anche in Europa, in particolare in Grecia e

Ungheria. Infatti, dopo aver acquistato una partecipazione nel porto greco del Pireo

e dopo che sono iniziati i lavori su un progetto ferroviario in Ungheria, sia il governo

greco sia quello ungherese hanno votato per bloccare una dichiarazione dell'UE che

criticava le rivendicazioni territoriali cinesi riguardo al Mar Cinese Meridionale 68 . La

Grecia nel giugno 2017, inoltre, si è opposta alla condanna europea delle violazioni

dei diritti umani in Cina 69 bloccando la dichiarazione dell’Unione Europea all’Onu.

Questi episodi dimostrano come, nel caso dei rapporti con la Cina, il confine tra

economia e politica sia estremamente labile e incerto.

Appare evidente la preoccupazione, manifestata dal ministro degli Affari

Esteri tedesco alla fine del 2017, che la strategia dietro il progetto BRI possa

intaccare gli equilibri geopolitici europei, fungendo da strumento per stabilire un

ordine mondiale cinese, nel quale anche i termini “libero scambio” e “stato di diritto”

acquisiscano significati diversi da quelli comunemente conosciuti 70 .

Mentre la Cina, tuttavia, sottolinea sempre solo i successi conseguiti con gli

oltre 1000 progetti realizzati o in corso d’opera in oltre 50 paesi, si assiste in realtà

a un ripensamento profondo in molti dei paesi “beneficiari”.

Nonostante l'entusiasmo iniziale, la realizzazione di alcuni progetti è in fase

di stallo e alcuni paesi coinvolti ora vogliono rivedere gli accordi originariamente

68

Michael IVANOVITCH, Germany’s problem with China goes well beyond trade issues, CNBC online,

April 16, 2018.

https://www.cnbc.com/2018/04/16/chinas-growing-economic-presence-in-eu-causing-concern--

commentary.html

69 Vittorio DA ROLD, Onu, Atene blocca la condanna Ue alla Cina sul rispetto dei diritti umani, 2017

https://www.ilsole24ore.com/art/onu-atene-blocca-condanna-ue-cina-rispetto-diritti-umani--

AEE3wEhB?refresh_ce=1

70

Michael IVANOVITCH, cit.

49


firmati con la Cina, evidenziando i timori di prestiti insostenibili.

La Cina dovrà superare diversi ostacoli per far accettare le proprie offerte di

investimento, poichè molti paesi partner, non si fidano delle politiche cinesi.

L'Australia, ad esempio, si è dimostrata riluttante a consentire determinati

investimenti da parte delle aziende statali cinesi e finora ha respinto le richieste di

allineare formalmente il proprio fondo infrastrutturale statale con il BRI. Nel 2016,

Canberra ha bloccato due offerte di investimento da parte di SOE (State-owned

enterprises, «imprese a conduzione statale») 71 cinesi nei settori dell'energia e

dell'agricoltura citando interessi nazionali e preoccupazioni di sicurezza 72 .

Anche il Myanmar (Birmania) ha dimostrato qualche esitazione nell'accettare

gli investimenti cinesi, raffreddando il proprio iniziale entusiasmo. Nel 2011 il

governo di Myanmar ha fermato la costruzione della diga di Myitsone - uno dei

maggiori progetti di investimento della Cina nel paese -a causa delle preoccupazioni

per la crescente influenza cinese e del potenziale danno ambientale 73 .

I progetti di infrastrutture OBOR in Asia centrale, Pakistan e Myanmar sono

progettati in perdita per la Cina e potrebbero potenzialmente causare più danni che

benefici 74 .

Il tipico effetto “boomerang” dei progetti improduttivi cinesi potrebbe portare a

71

Le SOE sono aziende di Stato cinesi, rappresentanti il nucleo centrale della tradizionale economia

socialista cinese. Le prime SOE e il rispettivo apparato burocratico furono creati dopo il lancio del primo Piano

quinquennale (1953-57), che mirava a trasformare la Cina in un Paese moderno, industrializzato e socialista.

72

Jamie SMYTH, Australia rejects China push on Silk Road strategy, Financial Time, 22 marzo 2017,

https://www.ft.com/content/e30f3122-0eae-11e7-b030-768954394623

73

Shi JIANGTAO, Why does China care so much about stalled dam project in Myanmar?, South China

Morning Post, 25 agosto 2016,

https://www.scmp.com/news/china/diplomacy-defence/article/2008816/why-does-china-care-so-much-aboutstalled-dam-project

74

Atif ANSAR e Bent FLYVBJERG, Too Much of a Good Thing, China's Infrastructure Boom Threatens

Its Economic Prosperity, ReconnectingAsia, 7 dicembre 2016, https://reconasia.csis.org/analysis/entries/toomuch-good-thing/

50


conseguenze macroeconomiche nefaste non volute: sbalzi del debito sovrano,

espansione monetaria senza precedenti e fragilità economica. Molti progetti BRI

trarranno benefici solo nel lungo periodo, ma nel frattempo impegneranno ingenti

capitali che potrebbero essere impiegati più produttivamente altrove, come ha

dimostrato il caso del porto di Qinzhou nel sud della Cina, che è stato programmato

come un hub cruciale per gli scambi con l'Asia sud-orientale, ma che, dopo cinque

anni dal suo completamento, è ancora gravemente sottoutilizzato 75 .

Un’altra questione che preoccupa i leader mondiali riguarda la corruzione.

Consapevole di questo problema lo stesso presidente Xi Jinping, al Forum di

Pechino sulla Via della Seta ad aprile 2019, di fronte ad un pubblico che includeva

rappresentanti di oltre 100 paesi, tra cui quasi 40 capi di Stato e di governo e la

leadership cinese, ha affermato a chiare lettere che “la nuova 'Via della Seta' deve

essere trasparente ed economicamente sostenibile e che tutto- dovrà essere fatto

in modo trasparente; combatteremo la corruzione con tolleranza zero”. Inoltre il

leader cinese ha voluto tranquillizzare gli ospiti internazionali su sostenibilità

finanziaria e impatto ambientale del piano, sottolineando che la BRI deve adottare

un “approccio orientato allo sviluppo”. “Dobbiamo aderire ai concetti di apertura,

sostenibilità ambientale e pulizia. Costruire infrastrutture di alta qualità, sostenibili,

resistenti ai rischi e a un prezzo ragionevole aiuterà i Paesi a utilizzare a pieno le

loro risorse” 76 .

Rispetto al primo summit sulla Belt and Road 77 del 2017 - quando in molte capitali

75

https://www.ft.com/content/8fca1a02-3174-11e7-9555-23ef563ecf9a

76

Adnkronos, Via della Seta, la svolta di Xi, 26 aprile 2019,

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2019/04/26/via-della-seta-svolta_E29bFckQf2UemPg5ziokcL.

html?refresh_ce

77

Il 18 Maggio 2016 Hong Kong ha ospitato oggi il primo Belt and Road Summit, durante il quale sono

state presentate le nuove opportunità prospettate dall’iniziativa Belt and Road promossa dal Governo cinese.

51


si guardava con pieno ottimismo agli investimenti in strade, porti e ferrovie come un

modo per rilanciare il commercio globale tra Asia, Africa e Europa 78 - oggi sono

sempre di più i Paesi dove cresce la preoccupazione per “le trappole del debito”.Nel

2017, ad esempio, lo Sri Lanka dovette cedere alla Cina il controllo del porto di

Hambantota con un contratto di concessione valido per 99 anni visto che il governo

di Colombo non è stato in grado di ripagare il debito con la Repubblica popolare

cinese. . Diversi Paesi hanno sospeso o stanno rinegoziando progetti infrastrutturali

per timori sulla loro sostenibilità, mentre sono state proprio le preoccupazioni sui

rapporti con la Cina a condizionare le recenti elezioni in Malesia, Pakistan e Maldive.

“La Belt and Road non sarà un club esclusivo”, ha assicurato il leader cinese,

stigmatizzando le critiche secondo cui i progetti lungo le vie della Seta favoriscono

solo le imprese della Repubblica popolare e legittimano le ambizioni egemoniche di

Pechino.

Nonostante questi ostacoli, è importante riconoscere che l’OBOR è un piano

a lungo termine. Il successo della prima ondata di progetti cinesi appare così

determinante, per favorire l’accettazione, delle prossime proposte di investimenti.

Indipendentemente dai driver e dalle motivazioni principali alla base

dell’OBOR, l'ambito globale della strategia cinese presenta rischi che la Cina

potrebbe non aver preso in considerazione. Se la Nuova Via della seta si svilupperà

secondo le modalità previste dalla Repubblica Popolare Cinese, il primo requisito

consisterà nell'assicurare il massiccio investimento di risorse e infrastrutture cinesi.

Questo requisito è sia una sfida militare che politica.,

78

Ad esempio, nel gennaio 2016, la Cosco (China Ocean Shipping Company, il maggiore gruppo cinese

di spedizioni marittime società cinese che fornisce servizi di logistica a Pechino, che è anche la principale

azionista della società che gestisce il porto di Shangai), ha acquistato una quota del 67% nel porto del Porto del

Pireo, il più grande di tutta la Grecia e uno dei più importanti nel Mediterraneo.

52


Nell’OBOR emergono infatti problemi di sicurezza legati a garantire il libero

commercio lungo la nuova Via della Seta. I governi delle nazioni partecipanti come

il Pakistan e l'Iran, così come quelli in territori contesi come il Kashmir, avranno tutti

un ruolo nel progetto. Tensioni e conflitti esistenti si ripercuoteranno nell'orbita

dell’OBOR cosicché la risposta della Cina richiederà maggiori investimenti di

capitale umano e di finanza per salvaguardare le infrastrutture chiave e i lavoratori

cinesi. La Cina avrà pertanto bisogno di un apparato militare che sia in grado di

proteggere i suoi crescenti interessi.

Nella recente riformulazione della propria strategia militare e di

modernizzazione delle forze, la Cina, sta anticipando la natura mutevole del

panorama della sicurezza associato all’OBOR 79 .

La Repubblica Popolare Cinese sta investendo, in questi ultimi anni, in settori

chiave della difesa che consentirebbero un atteggiamento più proattivo nel

proteggere i propri interessi globali in crescita. La modernizzazione militare della

Cina mira a schierare una forza in grado di proiettare la propria forza in operazioni

congiunte: il piano prevede la riduzione del numero delle forze di terra di circa

300.000 persone, aumentando le dimensioni della Marina e dell'Aeronautica 80 .

Sia il security issue dei cosiddetti “three evils” (terrorismo, separatismo e

fondamentalismo) particolarmente cruciale nella Cina occidentale, sia lo sviluppo di

un blocco economico euroasiatico, inseriscono l’Asia Centrale in una posizione di

rinnovato interesse per le potenze confinanti. In questo senso, i crescenti

79

La strategia militare cinese elenca otto compiti principali, tra cui "salvaguardare la sicurezza e gli

interessi in nuove aree". China Power Team, What does China really spend on its military?, China Power. 28

dicembre 2015. Updated March 5, 2018. https://chinapower.csis.org/military-spending/

80

Paul McCLEARY, Pentagon: Chinese Military Modernization Enters New Phase, Foreign Policy,

13 maggio 2016, http://foreignpolicy.com/2016/05/13/pentagon-chinese-military-modernization-enters-newphase/

53


investimenti cinesi, così come l’importanza strategica della regione nella lotta al

terrorismo islamico, possono offrire ai governi locali una leva geopolitica

apparentemente efficace rispetto ad attori globali come Stati Uniti, Russia e Unione

Europea.

54


3. CANALI E STRUMENTI DI

FINANZIAMENTO

La Cina non essendo in grado di sostenere da sola i costi di una rete

infrastrutturale di dimensioni globali, come previsto nel progetto OBOR, sta

invitando la Russia, l’UE, e diverse altre nazioni, a contribuire alla realizzazione di

questo ambizioso piano, creando nuove istituzioni finanziarie.

La Cina investirà, nei prossimi 5-10 anni, circa 900 miliardi di dollari, mentre

altri 500 sono previsti da parte di altri 62 Paesi.

Sostegno finanziario cinese diretto alla BRI (miliardi di USD), fonte: Techina Hub

Lo sviluppo delle infrastrutture logistiche è accompagnato infatti oltre che

dalle banche tradizionali cinesi 81 anche da fondi creati ad hoc quali La Banca

Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture, il Fondo “Via della Seta” (in inglese Silk

81

The Export-Import Bank of China (Exim Bank), The China Development Bank e the Agricultural

Development Bank of China

55


Road Found) e attraverso il partenariato Pubblico-Privato.

3.1. La Banca Asiatica d’Investimento per le

Infrastrutture

La Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB secondo

l’acronimo inglese) è una nuova istituzione finanziaria multilaterale internazionale

che mira a soddisfare le esigenze infrastrutturali in Asia e creata per “promuovere

l’interconnessione e l’integrazione economica nella regione asiatica” e per

“cooperare con le già esistenti altre banche multilaterali di sviluppo come la World

Bank e l’Asian Development Bank. L’iniziativa, proposta nell’ottobre 2013 dal

presidente cinese, venne lanciata con lo scopo di ottenere fondi per costruire

infrastrutture in tutta l’Asia, consentendo la partecipazione di qualsiasi paese a

condizione di accettarne la guida e il controllo da parte delle autorità cinesi. Ventuno

paesi asiatici hanno immediatamente aderito al progetto firmando un Memorandum

of Understanding (MOU) nell'ottobre 2014 82 .

Oggi l'AIIB vede la partecipazione di 74 Stati e altri 26 sono in fase di

adesione 83 .

Questo nuovo progetto finanziario preoccupa il governo degli Stati Uniti che,

vedendo in esso una minaccia alla propria supremazia economica, si è opposto al

progetto, contestando il mancato rispetto delle norme internazionali in materia di

trasparenza, ambiente e lavoro, oltre a quelle in materia di appalti. A seguito delle

82

XINHUA, 21 Asian countries sign MOU on establishing Asian Infrastructure Investment Bank,

ShanghaiDaily.com, 24 ottobre 2014, https://archive.shine.cn/article/article_xinhua.aspx?id=248613

83

https://www.aiib.org/en/about-aiib/governance/members-of-bank/index.html

56


pressioni di Washington, che cercava di impedire la nascita dell’AIIB, alcuni alleati

tradizionali degli Stati Uniti, come i paesi dell'Unione Europea (UE), l'Australia e la

Corea del Sud, non hanno subito aderito all'AIIB. A sorpresa il 12 marzo 2015 il

Regno Unito, è diventato il primo paese dell'UE a sostenere la banca, provocando

una disputa con la Casa Bianca 84 . Successivamente anche la Germania (dicembre

2015), la Francia (giugno 2016) e l’Italia (luglio 2016) sono diventati membri

dell’organizzazione, motivando la decisione con la volontà di offrire migliori

opportunità di investimento nei mercati cinesi alle proprie imprese e di poter

accedere agli investimenti esteri della Cina.

L’adesione all’AIIB, aperta a tutti i paesi, anche già membri della Banca

Mondiale o della Banca Asiatica di Sviluppo, prevede la presenza di “membri

regionali” 85 e “non regionali”. La Banca ha iniziato ad operare nel 2015 in linea con

l’art.59 del proprio statuto che stabiliva l’entrata in vigore con la ratifica di almeno 10

stati detentori del 50,1% delle azioni 86 .

Le indicazioni riguardo il numero di azioni assegnate a ciascun membro

dell’AIIB sono contenute negli Articles of Agreement (AOA secondo l’acronimo

inglese) in base ad una formula complessa che tiene conto sia della localizzazione

del paese (regionale o non) che del suo peso economico. La Cina è la più grande

azionista con una quota pari al 26,5% possedendo così un veto effettivo su questioni

come l’approvazione di un nuovo membro o la scelta del presidente. Gli altri più

importanti azionisti della Banca sono l’India (7,6%), la Russia (6%), l’Australia (4%)

84

Naina BAJEKAL, U.S. Attacks Britain Over Support For China-Backed Bank, Time, 13 marzo 2015,

http://time.com/3743845/us-uk-china-bank-criticism/

85

Localizzati nelle aree classificate come Asia e Oceania

86 https://www.aiib.org/en/about-aiib/basic-documents/_download/articles-ofagreement/basic_document_english-bank_articles_of_agreement.pdf

57


e la Turchia (3%) 87 . Complessivamente le quote di voto dei paesi non-regionali non

possono superare il 25%.

Attualmente l'AIIB sta finanziando la costruzione e il miglioramento delle

infrastrutture, in particolare nei settori dell'energia e dei trasporti, nella zona Asia-

Pacifico.

L'Unione Europea è un partner importante dell'AIIB, rappresentando il

19,04% 88 -o il 16,13% se si esclude il Regno Unito- dei voti dell'istituzione.

Alla firma dello Statuto del contratto, che stabilisce il quadro giuridico della

banca, due importanti attori internazionali erano assenti: gli Stati Uniti e il Giappone.

I primi preoccupati dal potere crescente della Repubblica Popolare Cinese (RPC) Il

secondo perché dubbioso sulla necessità di istituire una nuova banca e preoccupata

all’idea di un cambiamento negli equilibri geopolitici regionali.

L'AIIB finanzierà così l’OBOR con un capitale iniziale autorizzato di 50

miliardi di dollari, che alla fine verrà elevato a 100 Miliardi di dollari, suddiviso in un

milione di azioni del valore nominale di 100 mila dollari ognuna 89 .

L'investimento finale previsto sarà di 1.400 miliardi di dollari, circa 12 volte

più grande di quello effettuato per il piano Marshall che oggi corrisponderebbe a $

120 miliardi. Pechino spera che le nuove iniziative riguardanti il progetto OBOR,

improntate a un approccio non coercitivo e non militare, contribuiranno a rafforzare

l’immagine internazionale della Cina come potenza globale responsabile. Pertanto

87

Bundesministerium der Finanzen, Asian Infrastructure Investment Bank achieves major milestones

in its first three years, Aprile 2019,

https://www.bundesfinanzministerium.de/Content/EN/Standardartikel/Topics/Financial_markets/Articles/2019-

04-03-AIIB-milestones.html

88

La Germania detiene il 4,1%, la Francia il 3,2%, il Regno Unito il 2,9% e l’Italia il 2,4%.

https://www.aiib.org/en/about-aiib/governance/members-of-bank/index.html

89

https://www.aiib.org/en/news-events/news/2018/20180726_001.html, luglio 2018

58


l'AIIB e l'OBOR sono diventati parte integrante della nuova diplomazia cinese,

puntando ad aumentare i propri interessi economici nello scacchiere internazionale.

Riguardo l’operatività, l’AIIB si concentrerà su specifici programmi di

investimento. Gli Articles of Agreement consentono alla AIIB, infatti, di fornire

finanziamenti in vari modi, come l’investimento nel capitale proprio di un’impresa e

la concessione di prestiti e di garanzia (in qualità di debitore primario o secondario)

per lo sviluppo economico. Inoltre la Banca potrà partecipare alla sottoscrizione di

titoli emessi da qualsiasi ente o impresa per fini coerenti con il suo scopo. Le ragioni

del successo di questa politica finanziaria, anche tra gli alleati storici degli Stati Uniti,

si devono alla necessità di finanziamenti infrastrutturali e all’insoddisfazione nei

confronti delle istituzioni finanziarie esistenti.

3.2 Il Fondo “Via della Seta”

Un ulteriore meccanismo finanziario creato dalla Cina per finanziare l’OBOR

è il Silk Road Fund Co, Ltd ("SRF"), che è stato istituito dal governo cinese ai sensi

della legge sulle società della RPC il 29 dicembre 2014, per sostenere progetti di

investimento a medio e lungo termine. Esso si basa su concetti di apertura,

inclusività, beneficio reciproco, seguendo i principi della commercializzazione,

dell'internazionalizzazione e della professionalità. Il fondo mira a migliorare la

connettività dell'economia cinese con il resto del mondo, promuovere lo sviluppo e

la prosperità sia della Cina che di altri paesi, espandendo attivamente gli

investimenti, finanziando le opportunità di cooperazione a medio-lungo termine, con

prestiti e investimenti di fondi in collaborazione con investitori nazionali ed esteri. Il

59


governo cinese ha impegnato in SRF 40 miliardi di dollari con una tranche iniziale

di 10 miliardi di dollari che è stata fornita da quattro azionisti cinesi:

l'amministrazione statale dei cambi, China Investment Corporation, Export-Import

Bank of China e China Development Bank. Partner, sia nazionali che internazionali,

possono aderire al fondo o coinvestire in diversi comparti.

L’SRF investe in diverse aree geografiche al di fuori della Cina. Questo fondo

si concentra su progetti con profili di rendimento del rischio ottimali in ampi settori

come infrastrutture, energia e risorse, industria e servizi finanziari. L’obiettivo è

quello di finanziare progetti che abbiano una propria sostenibilità finanziaria e

offrano buoni rendimenti nel medio-lungo periodo per gli azionisti.

Attualmente il Fondo ha firmato più di 20 progetti e si è impegnato a investire

ben 90 milioni di dollari, promuovendo la cooperazione in divere aree come la

Russia, l’Asia centrale, l’Asia meridionale, l’Asia sud-orientale, Asia occidentale, il

Nord Africa ed Europa.

La maggior parte dei paesi in via di sviluppo lungo la Belt and Road Initiative

(BRI), hanno un disperato bisogno di progetti infrastrutturali su larga scala e di

capacità industriale per sostenere il proprio sviluppo economico. Questi paesi,

mancando di forza finanziaria e con capitali esteri inadeguati, devono perciò affidarsi

al mercato per gli investimenti a lungo termine e ottenere grandi quantità di moneta

a costi ragionevoli.

Il SRF propone vari modelli per finanziare lo sviluppo BRI attraverso la

cooperazione multipartitica. Dal 2016, il Fondo -con istituzioni di sviluppo finanziario

come la Korea Development Bank, la Japan Development Bank e l’Asian

Infrastructure Investment Bank- ha investito nel fondo della Banca Mondiale per i

mercati emergenti dell'Asia, coprendo diversi progetti in paesi come il Bangladesh,

60


l'India e il Myanmar. Nel frattempo, il SRF ha instaurato e mantenuto una

comunicazione solida con le istituzioni di investimento di Shenzhen e le autorità

monetarie di Hong Kong e Macao, nella speranza di fornire un migliore sostegno

finanziario alle BRI in futuro. Oltre alla collaborazione con istituzioni finanziarie

ufficiali in Giappone e Repubblica di Corea, l'SRF è anche rimasto in stretto contatto

con aziende e istituti finanziari in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la Banca europea

per gli investimenti e la General Electric.

3.3 Il modello di Partenariato Pubblico-

Privato (PPP)

Poiché le infrastrutture di un paese svolgono un ruolo vitale nell'attrarre e

facilitare le operazioni commerciali è fondamentale trovare soluzioni per sviluppare

ulteriormente le infrastrutture e promuovere collaborazioni tra i paesi lungo le nuove

strade della seta. I governi potrebbero disporre di risorse e capacità limitate per

costruire e gestire tutti i progetti di infrastrutture da soli, soprattutto dopo il

rallentamento dell'economia globale e il peggioramento delle finanze pubbliche in

molti paesi in via di sviluppo. In questo contesto i settori privati hanno molte delle

risorse e competenze necessarie. Pertanto un partenariato pubblico-privato (PPP)

offre una soluzione alternativa in quanto finanziato congiuntamente e gestito

attraverso una partnership di governo e un'impresa privata in modo da sviluppare

congiuntamente infrastrutture che necessitano di notevoli risorse finanziarie.

Rispetto al tradizionale finanziamento pubblico e alle infrastrutture private, i modelli

PPP distribuiscono tra i partner, responsabilità, profitti e rischi promuovendo la

collaborazione tra pubblico e privato. I rischi operativi e di esecuzione del progetto,

61


in particolare, vengono trasferiti dal governo al partecipante privato, che di solito ha

più esperienza nel contenimento dei costi. I modelli PPP aiutano a promuovere la

qualità del progetto, aumentando la qualità in termini di pianificazione, gestione e

realizzazione. Inoltre, coinvolgendo sia i settori privati che quelli pubblici, i

finanziamenti sono più inclusivi. I modelli PPP forniscono anche un quadro di

cooperazione flessibile in base al quale i rischi possono essere attenuati man mano

che il progetto si sviluppa.

I modelli PPP possono essere suddivisi in varie categorie. Strutturalmente,

si distinguono in "Privatizzazione funzionale" (denominata anche "collaborazione

verticale", in cui il partner privato funge da assistente dei proprietari pubblici) e in

"privatizzazione materiale" (denominata anche "collaborazione orizzontale", in cui la

proprietà e/o la responsabilità è trasferita ai settori privati). In questi due modelli,

l'accordo PPP funge da contratto di lavoro o di servizio, specificamente progettato

per gli scopi del progetto 90 .

I PPP esistono in Cina dagli anni '80 91 , ma l'adozione della modalità di

finanziamento è stata lenta fino alla pubblicazione delle linee guida PPP nel

2014 92 .

Da gennaio a novembre 2016, gli investimenti diretti non finanziari, effettuati

dalle imprese cinesi in 53 paesi collegati a One Belt e One Road Initiative, hanno

raggiunto 13,35 miliardi di dollari, pari all'8,3% dell'importo totale dello stesso

periodo. Oltre 7000 sono stati i nuovi progetti appaltati all'estero, superando i 100

90

Barbara WEBER, Mirjam STAUB-BISANG, Hans Wilhelm ALFEN, Infrastructure as an asset class:

investment strategy, sustainability, project finance and PPP, John Wiley & Sons. 2. Ed., 2016.

91

La centrale elettrica di Shajiao B a Shenzhen del 1988 viene considerato il primo progetto PPP

92

Circular of the Ministry of Finance on Issuing the Operational Guidelines for Public-Private Partnership

Mode (for Trial Implementation), http://www.cpppc.org/en/Guidelines/4049.jhtml

62


miliardi di dollari, con un aumento del 40,1% su base annua, pari al 52,1%

dell'importo contrattuale dei nuovi progetti cinesi appaltati all'estero 93 .

Il 14 maggio 2017 la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni

Unite (UNECE) e la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme della Cina

hanno firmato un Memorandum d’Intesa 94 nel quale viene riconosciuta l’importanza

della cooperazione nel settore dei partenariati pubblico-privati e viene istituito un

gruppo internazionale di esperti PPP lungo i paesi della Nuova Via della Seta.

Attraverso questo memorandum il governo cinese ha come obiettivo quello di poter

migliorare l’attuale modello di investimento, cercando di coinvolgere maggiormente

i rappresentanti di governo, il settore privato e le istituzioni finanziarie. Nel prossimo

decennio gli investimenti in infrastrutture continueranno a crescere in modo forte e

sostenibile.

Il modello PPP, nella One Belt e One Road Initiative, evidenzia il suo

significato strategico, attraverso l’analisi delle condizioni locali, mettendo in atto un

meccanismo di cooperazione bilaterale e multilaterale esistente e prestando

attenzione allo sviluppo guidato dall'innovazione.

Per un auspicato sviluppo dei modelli PPP esistono però diverse

problematicità, come le possibili differenti pressioni fiscali tra i paesi coinvolti, le

varie culture che si confronteranno, i diversi sistemi giuridici e le contrastanti norme

commerciali che renderanno molto probabili le controversie tra gli attori coinvolti

93

Zhang YIMING, Meng CHUN, L'ancoraggio del modello PPP "One Belt, One Road" ha un vantaggio

naturale, Development Research Center of the State Council, 2017, http://www.drc.gov.cn/xsyzcfx/20170106/4-

460-2892449.htm

Alex HE, The Emerging Model of Economic Policy Making under Xi Jinping China’s Political Structure and

Decision-making Process, Centre for International Governance Innovation, CIGI Papers dicembre 2018,

https://www.cigionline.org/sites/default/files/documents/CIGI%20Paper%20No.208.pdf

94

MoU between the UNECE and the National Development and Reform Commission in China

https://www.unece.org/fileadmin/DAM/MoU_between_UNECE___the_NDRC_in_China_2017-05-14.pdf

63


4.OPPORTUNITÀ E SFIDE PER

L’OCCIDENTE

4.1 Le ambizioni della Cina nell’economia

digitale

Il settore digitale è uno dei principali temi della strategia politica del

presidente Xi Jinping. Per promuovere l’innovazione industriale e digitale la Cina ha

lanciato, nel 2015, diverse iniziative come il “Made in China 2025” e l’ “Internet Plus”,

due percorsi interamente incentrati sullo sviluppo tecnologico ed informatico. La

strategia digitale cinese prevede rapidi progressi tecnologici per generare una

nuova crescita economica capace di assegnare alla Cina il primato mondiale in tema

di tecnologie e sviluppo.

Le ambizioni digitali della Cina stanno già avendo un impatto sulla politica,

sull’economia e sulla sicurezza dell’Europa. La Digital Silk Road probabilmente

rafforzerà la portata digitale della Cina in Europa, trovandosi, quest’ultima, costretta

ad affrontare la crescente presenza commerciale e la dipendenza dalle tecnologie

di elaborazione, archiviazione e memorizzazione dati della Cina. Per quanto

riguarda la sicurezza informatica, l’UE si trova di fronte ad una sfida diretta con la

Cina: la paura dello spionaggio commerciale e la sempre crescente presenza dei

principali fornitori di tecnologie informatiche, tra cui Huawei e ZTE, crea incertezze

sui potenziali rischi per la sicurezza degli Stati membri dell’UE. La crescente

potenza digitale della Cina potrebbe probabilmente avere conseguenze negative

quali, ad esempio, la mancanza di protezione della privacy e la limitazione della

libertà di espressione che entrerebbero in contrasto con gli sforzi europei di stabilire

64


standard di etica digitale. La privacy, la sicurezza e i diritti dei cittadini europei

devono essere protetti dall’invasione del governo cinese e dagli attori commerciali

ad esso collegati che potrebbero raccogliere e utilizzare i dati sensibili di milioni di

cittadini europei. L’Europa, non essendo competitiva nelle principali tecnologie

digitali, deve affrontare il rischio imminente di trovarsi intrappolata tra la Cina e gli

Stati Uniti, dovendo unire le forze per dare priorità al rafforzamento del mercato

digitale europeo, per cercare di sviluppare linee di approvvigionamento sicure tra

partner di fiducia per le tecnologie digitali ed elaborando politiche digitali

strategicamente autonome ed efficaci.

La straordinaria affermazione mondiale della società di telecomunicazioni

cinese Huawei testimonia l’ascesa globale della Cina nel campo digitale: dal 2014

al 2018 ha più che raddoppiato i suoi ricavi raggiungendo i 108 miliardi di dollari e

ora detiene la più grande quota di mercato globale nelle apparecchiature per le

infrastrutture mobili.

Sempre Huawei è stata recentemente al centro di discussioni in molti paesi

europei per il suo grande impegno nello sviluppare reti 5G a livello mondiale. A

differenza dello standard precedente, il 5G utilizzerà uno spettro di frequenze finora

mai utilizzato capace di trasferire dati tra le 100 e le 1000 volte più velocemente

rispetto al protocollo precedente 4G 95 . La preoccupazione europea sembra essere

collegata alla rapidità di circolazione dei dati che, più facilmente, possono essere

violati, rubati e modificati.

Gran parte della tecnologia attuale per il 5G è prodotta da aziende cinesi ma

95

Il 5G sfrutta le onde millimetriche, vale a dire onde radio tra i 30 e i 300 GHz

65


i governi e le aziende europee diffidano a collaborare con loro per via della

reputazione di “attitudine allo spionaggio” economico e industriale: non va infatti

dimenticato come le aziende cinesi, o che operano in Cina, potrebbero venire

obbligate ad una stretta “collaborazione” con i loro servizi segreti, consegnando loro

dati sensibili in nome della “sicurezza nazionale.

A seguito della raccomandazione della Commissione europea presentata il

22 marzo 2019 per un approccio europeo comune alla sicurezza delle reti 5G 96 , 24

Stati membri dell’UE hanno presentato le prime valutazioni nazionali del rischio delle

infrastrutture di rete che si dovranno concludere entro il 2019. Su tale base si

dovranno aggiornare i requisiti di sicurezza esistenti per i fornitori di rete e includere

condizioni per garantire la sicurezza delle reti pubbliche. A livello europeo inoltre, i

governi dovranno scambiarsi informazioni tra loro con il sostegno della

Commissione e dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione

(ENISA), concordando una serie di misure 97 che potranno essere utilizzate a livello

nazionale.

Mentre l’Unione Europea sta cercando di rallentare le attività della Huawei

riguardo le onde radio 5G, gli Stati Uniti hanno stabilito l’embargo dei prodotti

Huawei nel proprio territorio e colossi informatici come Google e Intel stanno

interrompendo gli accordi commerciali.

Contrariamente alle convinzioni dell’opinione pubblica Internet non è una rete

immateriale ma deve la sua esistenza e la sua efficacia a infrastrutture materiali.

Basti pensare che l’uso di Google è reso possibile dall’esistenza di 16 data

96

European Commission- Press Release, https://europa.eu/rapid/press-release_IP-19-1832_en.htm

97

Queste possono includere: requisiti di certificazione, test, controlli nonché l’identificazione di prodotti

o fornitori considerati potenzialmente non sicuri

66


center distribuiti negli Stati Uniti, in Europa, in Asia e in Sudamerica. Collegati fra

loro da cavi sottomarini che indirizzano il 97% di tutte le comunicazioni internet. Dal

2012 al 2017 i rapporti di forza in relazione alle infrastrutture sottomarine, relative

alla comunicazione Internet, tra le potenze sono cambiati: se nel 2012 l’egemonia

americana era indiscussa a partire dal 2017 la Cina rappresenta un credibile e

pericoloso competitor attraverso il colosso delle telecomunicazioni Huawei.

Un progetto di punta per il predominio del controllo delle reti sottomarine è il

Pakistan East Africa Cable Express, o PEACE, che è destinato a diventare la via

più breve per il traffico internet ad alta velocità tra Asia e Africa.

Gli Stati Uniti, consapevoli di non poter impedire a Huawei di costruire reti

sottomarine, hanno deciso di inserire la sicurezza delle operazioni sottomarine di

Huawei nell'agenda internazionale. Così l'anno scorso l'Australia, seguendo la

politica tracciata dagli USA, ha vietato a Huawei di partecipare a un cavo che sta

sovvenzionando e che lo collegherà alle Isole Salomone 98 .

Nei primi mesi del 2019 il presidente Trump ha inserito Huawei nella

cosiddetta black list, la lista governativa di aziende a cui è vietato acquistare

tecnologie hardware e software da società statunitensi. A questo si è aggiunto la

decisione di Google di revocare la licenza di Android a Huawei 99 .

98

Jack LOUGHRAN, Huawei’s undersea internet cable banned by Australia over spying fears, E&T,

January 2, 2018,

https://eandt.theiet.org/content/articles/2018/01/huawei-s-undersea-internet-cable-banned-by-australia-overspying-fears/

99

Nonostante le motivazioni ufficiali di Google parlino di “attività contrarie agli interessi della sicurezza

nazionale degli Stati Uniti”, perchè ci sarebbe il timore che Huawei possa aggiungere una backdoor ai suoi

prodotti per spiare i cittadini di nazioni rivali, fino a oggi non è mai emersa alcuna prova che Huawei abbia tenuto

comportamenti ostili di questo tipo.

Wang ZHAO, La guerra degli Stati Uniti contro Huawei? Rischia di essere un suicidio, Linkiesta,

21 maggio 2019, https://www.linkiesta.it/it/article/2019/05/21/huawei-google-usa-android-guerracommerciale/42226/

67


Secondo il Nikkei Asian Review 100 sono 44 le società cinesi incluse nella

black list, tra le quali la China Aerospace Science and Industry Corp. e la China

Electronic Technology Group Corp., oltre a numerosi istituti di ricerca. Non sono

stati inseriti nella black list aziende come Xiaomi, Oppo, Lenovo, OnePlus e tutti gli

altri produttori di smartphone cinesi; questo pone dubbi su quale possa essere la

reale ragione per cui solo Huawei e ZTE porrebbero un rischio alla sicurezza della

Stati Uniti.

4.2 La sfida agli Stati Uniti

La tensione tra Stati Uniti e Cina, che sta raggiungendo livelli inaspettati, si è

evidenziata nello scontro commerciale in atto tra i due giganti economici, iniziato all’

Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec) del 2018 101 , intorno al progetto cinese

della "Nuova Via della Seta", e sta proseguendo con i progetti infrastrutturali

finanziati dalla Cina e dall’AIIB.

Lo sviluppo delle economie dell'Asia meridionale e centrale è un obiettivo

storico di lunga data degli USA che si è intensificato dopo l'inizio della guerra

statunitense in Afghanistan ed è stato il perno dell’amministrazione del Presidente

Barack Obama in Asia. Obama ha fatto spesso riferimento alla necessità, per

l'economia afgana, di superare l’appoggio economico straniero, tanto che nel 2014

il vice segretario di Stato, William Burns, ha ufficializzato l’impegno del Governo

100

Wataru SUZUKI, Five things to know about the US 'blacklist' on Huawei, 17 maggio 2019,

https://asia.nikkei.com/Economy/Trade-war/Five-things-to-know-about-the-US-blacklist-on-Huawei

101

Il vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) ospitato in Papua Nuova Guinea, per la

prima volta nella sua storia (iniziata nel 1989) si è concluso senza una dichiarazione congiunta, a causa

dei dissapori tra Cina e Usa.

68


degli Stati Uniti a far ritornare l'Asia centrale e meridionale “al suo ruolo storico di

centro vitale del commercio globale”. Con questo spirito, l'amministrazione Obama

ha sostenuto un gasdotto da 10 miliardi di dollari attraverso il Turkmenistan,

l'Afghanistan, il Pakistan e l'India, spendendo miliardi di dollari per strade e progetti

energetici in Afghanistan e ha usato il proprio potere diplomatico per aiutare a creare

nuovi quadri di cooperazione regionale per favorire i legami economici nell'Asia

centrale.

Il primo accordo commerciale, che in un certo senso ha dato inizio al

Partenariato Transpacifico (TPP), voluto dagli Stati Uniti, è del 2005 e venne siglato

da un piccolo gruppo di paesi del Pacifico che comprendeva Brunei, Cile, Nuova

Zelanda e Singapore. Nel 2008, sotto la presidenza di George W. Bush il gruppo si

espanse fino a ricomprendere l'Australia, il Vietnam, il Perù, il Canada, il Giappone,

la Malesia e il Messico.

Nel 2011, con Obama presidente degli USA, il Segretario di Stato Hillary

Clinton definì il Partenariato Transpacifico (TPP) “il perno strategico” degli Stati Uniti

nella regione Asia-Pacifico e all’inizio del 2016 i paesi partecipanti firmarono il patto.

Questo Partenariato Transpacifico era destinato a diventare il più grande

accordo di libero scambio al mondo, coprendo il 40% dell'economia globale,

ponendo gli Stati Uniti all'avanguardia nelle regole del commercio globale. Il TPP

avrebbe incentivato, nei paesi firmatari dell’accordo, l’adozione di riforme

economiche più radicali e standard più elevati in termini di lavoro, ambiente e salute.

Tuttavia l'accordo non è mai stato ratificato dal Congresso degli Stati Uniti,

diventando un tema di scontro nella sfida elettorale dei candidati durante la

campagna presidenziale del 2016.

Per i suoi sostenitori tale accordo, stimolando la crescita economica, avrebbe

69


ampliato il commercio e gli investimenti statunitensi all'estero, creando nuovi posti

di lavoro e promuovendo, al tempo stesso, gli interessi strategici statunitensi nella

regione Asia-Pacifico.

I detrattori dell’accordo, tra cui Donald Trump, vedevano invece l'accordo

come un fattore di accelerazione del declino degli Stati Uniti nel settore

manifatturiero e un elemento potenzialmente responsabile di un abbassamento dei

salari interni e di un aumento delle disuguaglianze 102 .

Durante la campagna presidenziale, Donald Trump ha accusato la Cina di

aver manipolato la propria valuta con il fine di creare uno squilibrio negli scambi con

gli Stati Uniti 103 .

Trump, appena eletto presidente degli USA, così come aveva promesso in

campagna elettorale, ha formalmente ritirato gli Stati Uniti dal TPP.

102

James MCBRIDE, Andrew CHATZKY, What Is the Trans-Pacific Partnership (TPP)?, Council

on Foreign Relations, 4 gennaio 2019,

https://www.cfr.org/backgrounder/what-trans-pacific-partnership-tpp

103

Jisi WANG, Big Chess - Alcuni pensieri sulla geo-strategia cinese, La colonna di Wang Xisi, 9 ottobre

2016, http://wangjisi.blogchina.com/882854460.html

70


Così, mentre Trump ha affrontato la politica di distorsione degli scambi della

Cina come un punto centrale della sua agenda, esperti come Edward Alden del

Council Foreign Relations (CFR) hanno attribuito al ritiro dal Partenariato

Transpacifico (TPP) la riduzione del peso politico di Washington, rendendo ancora

più difficili i controlli sugli abusi di Pechino 104 .

L'amministrazione Trump, per cercare di contrastare la BRI, ha firmato il 5

ottobre 2018 l’atto di costituzione del “Better Use of Investment Leading to

Development” (BUILD Act), con il sostegno bipartisan del Congresso, con l’obiettivo

di costituire una nuova agenzia capace di rendere disponibili prestiti ai paesi in via

104

Edward ALDEN, Trump and the TPP: Giving Away Something for Nothing, Council on Foreign

Relations, 23 gennaio 2017, https://www.cfr.org/blog/trump-and-tpp-giving-away-something-nothing

71


di sviluppo, in particolare in Asia e in Africa 105 .

Con la BUILD Act è stata istituita la United States International Development

Finance Corporation (USDFC), una delle banche di sviluppo specializzate

(Development Finance Institutions - DFI), solitamente di proprietà dei governi

nazionali 106 . L'USDFC ha il compito di erogare capitali nel settore privato, favorendo

lo sviluppo di quelle nazioni che sono a basso e medio reddito. Il principale obiettivo

è quello di incentivarne il passaggio verso un’economia di mercato, in particolare,

per quei 55 paesi africani che hanno recentemente costituito la Continental Free

Trade Area (CFTA), creando un potenziale mercato di $ 2,4 trilioni di dollari.

Il presidente Xi Jinping, durante il suo discorso al vertice della cooperazione

economica Asia-Pacifico (APEC) 107 , avvenuto il 17 novembre 2018 in Papua Nuova

Guinea, ha voluto rassicurare i governi occidentali che la "Nuova Via della Seta"

“non è concepita per essere al servizio di un’agenda geopolitica nascosta, non è

diretta contro nessuno e non esclude nessuno né è una trappola come qualcuno

l’ha etichettata”, proseguendo poi che “la storia ha dimostrato che lo scontro, sotto

forma di guerra fredda, guerra calda o guerra commerciale, non produce

vincitori” 108 . A parere del leader di Pechino “non esistono problemi che i paesi non

possano risolvere attraverso la consultazione”, mediante quindi negoziati che si

svolgano in uno spirito di “uguaglianza” e “comprensione reciproca”.

105

La Legge Build, OPIC, https://www.opic.gov/build-act/overview

106

Le Development Finance Institutions possono essere bilaterali, che servono per attuare la politica

estera di cooperazione e sviluppo del governo, o multilaterali, fungendo da bracci del settore privato delle

istituzioni finanziarie internazionali (IFI) stabilite da più di un paese.

107

Il 17 ed il 18 novembre 2018 si è svolto a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea,

l’APEC (The Asia-Pacific Economic Cooperation), un forum regionale cooperativo, economico e commerciale

multilaterale istituito nel 1989 per sfruttare la crescente interdipendenza dell’Asia-Pacifico. Scopo dei 21

membri dell’APEC è facilitare il commercio attraverso procedure doganali più veloci alle frontiere; climi

commerciali più favorevoli dietro il confine; e allineare i regolamenti e gli standard in tutta la regione.

108

XINHUA, Full text of President Xi's speech at APEC CEO Summit, 2017,

https://www.chinadailyhk.com/articles/150/101/53/1542452384820.html

72


Se nel vertice dell’APEC, la Cina ha attaccato gli USA accusandoli di

protezionismo, il vice Presidente americano, Mike Pence, ha invece fortemente

contestato l’influenza che la Repubblica Popolare Cinese vuole avere sui partner

commerciali del Pacifico, definendo il progetto OBOR, una “cintura costrittiva” e una

“strada a senso unico” ed “opachi” i prestiti che concede Pechino e che “portano a

un debito sbalorditivo”.

La Cina continua a rafforzare nuove alleanze, tra cui quella con Putin che, in

un incontro in Russia, ha salutato Xi Jinping come il suo "caro amico", stringendo

così una calda amicizia dopo decenni di sfiducia tra i due Paesi.

Guidati dallo stretto legame personale tra i due leader, Russia e Cina, di

fronte alla politica assertiva dell'amministrazione Trump, stanno stringendo nuovi

accordi che riducono l’influenza americana come, ad esempio, sistemi di pagamento

non in dollari.

Il Cremlino vede in Pechino un partner importante, con opportunità di vendere

petrolio, gas e risorse naturali, potendo così anche compensare una caduta dei

finanziamenti occidentali, dovuti alle sanzioni economiche imposte dagli USA.

4.3 Il ruolo dell’Europa

Grazie al mercato unico europeo, che riunisce 28 paesi, l'UE è una delle

maggiori potenze commerciali mondiali e per questo, nella Nuova Via della seta,

riveste un ruolo di fondamentale importanza nella politica cinese.

L’economia dell’Europa (che pur conta solo il 6,9% della popolazione

mondiale) nel 2017 ha superato, in termini di valore totale di tutti i beni e servizi

prodotti (PIL), l’economia statunitense con i suoi 15.300 miliardi di euro.

73


L'UE, la Cina e gli Stati Uniti sono i tre maggiori attori globali del commercio

internazionale dal 2004, anno in cui la Cina ha superato il Giappone.

Nel 2017 il valore totale delle esportazioni e importazioni di merci, per l'UE,

per la Cina e per gli Stati Uniti era pressoché identico 109 .

Commercio internazionale, nel 2017. Fonte: eurostat

Per incrementare le possibilità di crescita economica, vitale sia per le imprese

che per i cittadini, la UE sta puntando sul miglioramento del sistema di trasporto di

passeggeri e merci. La nuova politica dei trasporti europea mira a promuovere

109

https://europa.eu/european-union/about-eu/figures/economy_it

https://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=ext_lt_introle&lang=en

74


spostamenti puliti, sicuri ed efficienti in tutta Europa, attraverso una crescita

intelligente, sostenibile e inclusiva. L’obiettivo è ridurre le carenze strutturali

dell’economia europea e la dipendenza dalle importazioni di petrolio, migliorando la

competitività e diminuendo le emissioni di carbonio del 60% entro il 2050 110 .

Tra i settori strategici da potenziare, per la crescita economica e commerciale,

l’UE ha individuato i trasporti.

E’ nata così la rete Tent-T 111 con l’obiettivo di sviluppare il mercato interno

comunitario, mentre le relazioni economiche tra Ue e resto del mondo sono basati

su sistemi portuali e aeroportuali.

110

La strategia Europa 2020 è il programma dell’UE per la crescita e l’occupazione per il decennio in

corso. Il libro bianco del 2011 comprende 40 iniziative. https://eur-lex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT/?uri=CELEX:52011DC0144

111

Le reti TEN-T (Trans European Network-Transport) sono un insieme di infrastrutture lineari

(ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti) considerate rilevanti a livello

comunitario e la Core Network è costituita dai nodi urbani a maggiore densità abitativa, dai nodi intermodali di

maggiore rilevanza e dalle relative connessioni. Dei nove corridoi core che costituiscono l'asse portante della

rete TEN-T, definita dal Regolamento Europeo 1315/2013, quattro interessano l'Italia, attraversandola da nord

a sud e da ovest ad est: il Baltico-Adriatico, lo Scandinavo-Mediterraneo ,il Reno-Alpi, il Mediterraneo.

75


In questi anni è emersa sempre più l’importanza delle connessioni terrestri

anche con i paesi extra UE, come la Russia, gli stati più prossimi dell’Asia, fino

all’Estremo Oriente. In quest’ottica, le nuove Vie della seta rappresentano per la UE

lo sbocco a Est del grande mercato comune europeo e prefigurano la connessione

terrestre tra Atlantico e Pacifico 112 .

La Cina è collegata con l’Europa con diverse reti ferroviarie e molteplici sono

le iniziative che sta mettendo in atto in Asia meridionale e centrale, Russia, Medio

Oriente, Caucaso, Penisola balcanica (le cosiddette “terre di mezzo”), Sud-Est

asiatico e Africa.

La destinazione finale delle nuove Vie della seta è palesemente l’Europa

comunitaria, alla quale si legano le fondamentali reti di trasporto transeuropee. 113

112

Osservatorio21, Torino e La Nuova via Della Seta, Argomentario di Comunicazione, 15.10.2018. Nel

2013, anno di inizio del progetto cinese, il commercio Eurasiatico arrivava a 1.800 miliardi di dollari, il doppio

del commercio Transpacifico e il triplo di quello Transatlantico.

113

https://www.clingendael.org/sites/default/files/pdfs/Europe_and_Chinas_New_Silk_Roads_0.pdf

76


Queste reti che attraversano anche l’Italia, toccheranno Venezia, l’antica

capitale della Repubblica veneziana, che potrebbe così, grazie alla sua posizione

nel Mar Mediterraneo, riavere un ruolo di primo piano lungo le Nuove Vie della Seta.

Analizzando i dati riguardanti il traffico ferroviario, tipologia di trasporto che

BRI intende potenziare in quanto meno costoso di quello per via aerea e più veloce

di quello per via mare, si evince che quello tra Cina e Europa è cresciuto del 450%

dal 2013 al 2016 per raggiungere le 311 mila tonnellate di merci trasportate.

Nel 2018 dalla Cina all’Europa (e viceversa), hanno viaggiato merci su treno

per un totale di 370.019 Teu 114 , con un aumento del 35% sull'anno precedente 115 .

In valore assoluto il traffico ferroviario nel 2017 ha raggiunto i 23 miliardi di

euro (ovvero il 4% del commercio totale UE-Cina), e questo dato potrà più che

triplicare entro il 2020. Dei 3.673 collegamenti ferroviari del 2017, più di due terzi

sono stati operati nella direttrice Cina-Europa, coerentemente con il surplus

commerciale cinese nei confronti dell’UE 116 .

II 4 giugno 2019, a Monaco, Vyacheslav Valentik direttore generale di Rzd

Logistics (branca logistica della ferrovia russa), e Hairong Chen, vice direttore

generale di Sinotrans (società di logistica cinese), hanno firmato un accordo di

cooperazione strategica nell'ambito della Belt and Road, con lo scopo di facilitare il

114

L'unità equivalente a venti piedi o TEU (acronimo di twenty-foot equivalent unit), è la misura standard

di volume nel trasporto dei container ISO, e corrisponde a circa 40 metri cubi totali.

115

Di questi, il 76% ha viaggiato sulla rotta del Kazakistan, il 14% attraverso Manzhouli e il 10%

attraverso la Mongolia.

http://www.trasportoeuropa.it/index.php/home/archvio/44-ferrovia/19644-via-della-seta-sud-obietti vodi-500mila-di-teu

116

Stefano RIELA, Alessandro GILI, Nuove vie della seta: tra UE e Cina scontro o integrazione?,

ISPI Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 28 febbraio 2019,

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nuove-vie-della-seta-tra-ue-e-cina-scontro-o-integrazione-21667

77


transito dei treni dalla Cina all'Europa 117 .

Sul fronte dei trasporti, anche i porti risultano essere una risorsa vitale per la

competitività dell'economia europea.

fonte:Bruegel

Attualmente il 25% degli scambi commerciali in valore avviene per via aerea,

mentre più del 70% delle merci 118 entrano nella UE, attraverso i porti che impiegano

1,5 milioni di persone e attualmente gestiscono 1.700 miliardi di dollari di beni 119 .

Con riferimento ai flussi commerciali, Pechino rappresenta il 35% delle

esportazioni (il secondo partner) e il 45% delle importazioni (il primo partner)

dell’UE.

L’interesse della Cina, per le infrastrutture marittime europee, deriva dal loro

117 Trasportoeuropa, Alleanza ferroviaria tra Russia e Cina, 5 giugno 2019,

http://www.trasportoeuropa.it/index.php/home/archvio/44-ferrovia/20212-alleanza-ferroviaria-tra-russia-e-cina

118

Commissione Europea, Exchange of views between ports CEOs and Transport Commissioner Bulc,

2015, https://ec.europa.eu/transport/modes/maritime/ports/ports_it

119 https://ec.europa.eu/eurostat/statisticsexplained/index.php?title=International_trade_in_goods_by_mode_of_transport&oldid=369890

78


potenziale utilizzo “speculare”, ovvero non solo da parte dei paesi destinatari finali

ma anche da parte di quei paesi che si trovano lungo il tragitto.

I paesi dell'Unione europea che già fanno parte della Belt and Road Initiative

sono Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica

Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, ai quali potrebbe presto aggiungersi anche

Malta. Questo senza contare gli altri Stati dell'Europa orientale e balcanica che non

sono all'interno dell'Ue ma che sono comunque coinvolti nel progetto cinese, come

l'Albania, la Serbia, la Bosnia e la Moldavia.

Già nel 2015 la Commissione europea aveva avanzato una serie di proposte

per trasformare e rafforzare la politica commerciale dell’UE. Nel discorso sullo stato

dell’Unione del 2017, Jean-Claude Juncker aveva rilanciato l’idea di un’ ”Europa che

protegge i cittadini e le imprese, anche negli scambi commerciali” 120 .

L’Unione Europea nel 2015, superando USA e Cina per destinazione globale

di Investimenti Esteri Diretti (IDE, o FDI in inglese), con 5.700 miliardi di dollari si è

(Investimenti esteri nel 2015, fonte: Commissione Europea, Eurostat)

120 Eder FLORIAN e David M. HERSZENHORN, State of the Juncker, Il Politico, 2017,

http://www.politico.eu/article/jean-claude-juncker-interview-state-of-the-union/

79


dimostrato il maggior mercato aperto ai capitali esteri.

I Paesi dell’Unione Europea, esclusa l'Ungheria, nel 2018 hanno sottoscritto

un report critico sul progetto cinese, dove ravvisavano “mancanza di trasparenza”

ed esclusiva promozione degli “interessi commerciali delle aziende cinesi”.

Dall’aprile 2019 l’Unione Europea, ha messo a punto una strategia unitaria

rispetto alla Nuova Via della seta verificando i flussi finanziari provenienti dalla Cina

in Europa, per monitorare tutti gli investimenti esteri in entrata 121 .

Interessante, a questo proposito, è conoscere le attività svolte e

comprendere le scelte che stanno effettuando alcuni tra i maggiori paesi europei.

La Germania, fin dal lancio del progetto cinese, sta mostrando un profondo

interesse per le principali proposte inserite nell'iniziativa, vedendole come un modo

per assicurare gli investimenti cinesi in Germania e in Europa, oltre che nel più

ampio contesto della politica europea di vicinato 122 .

In Germania l’OBOR non ha prodotto investimenti, piuttosto, le attività si

sono finora limitate a ipotizzare progetti ferroviari per collegare la Germania e la

Cina. Già nel 2014 il presidente della Cina Xi Jinping aveva visitato la città tedesca

di Duisburg per celebrare l'arrivo del primo treno “ufficiale” Yuxin'ou da Chongqing,

che è stato ampiamente raffigurato nei media cinesi come pietra miliare dell’attuale

121

Regolamento (UE) 2019/452 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2019, che

istituisce un quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti nell'Unione. GUUE L. 791 del 21.03.2019.

122

In un discorso tenuto a Pechino nell'ottobre 2015, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha elogiato

le prospettive strategiche a lungo termine di BRI, affermando che “Anche l'Unione europea vuole fare parte di

questo sforzo”. Bundesregierung, Rede von Bundeskanzlerin Merkel beim Bergedorfer Gesprächskreis am 29.

Oktober 2015, German Federal Government, 2015

https://www.bundesregierung.de/Content/DE/Rede/2015/10/2015-10-29-rede-merkel-bergedorfergespraechskreis.html

80


OBOR.

Nel 2016, la società ferroviaria statale tedesca Deutsche Bahn (DB) e le

Ferrovie della Cina hanno firmato un accordo sull'ulteriore sviluppo del “ponte di

terra eurasiatico”, così come il gigante tedesco della logistica DHL ha sottoscritto

con la città di Chengdu un accordo sul miglioramento dei servizi ferroviari tra la città

cinese e l'Europa 123 .

In questi anni anche il settore del trasporto marittimo in Germania ha

mostrato un crescente interesse per l’OBOR: il porto più grande della Germania ad

Amburgo, nonché la società DuisPort (la compagnia che gestisce il più grande porto

interno della Germania a Duisburg), hanno più volte manifestato interesse per il

progetto cinese, considerandolo come un modo per attrarre maggiori volumi di

commercio marittimo orientale e globale. Tuttavia, il porto di Amburgo sta anche

sviluppando strategie per far fronte a quella che dovrebbe diventare una

competizione, sempre più difficile, con una serie di porti dell'Europa meridionale che

la Cina vuole di promuovere come gateway.

Nonostante le iniziali perplessità sull’OBOR, l'Agenzia tedesca per il

commercio e gli investimenti, finanziata dal governo, nel 2016, ha reso nota una

valutazione piuttosto positiva, incoraggiando così le imprese tedesche a cogliere le

opportunità emergenti 124 .

Il governo tedesco ritiene fondamentale un approccio multilaterale all’OBOR,

123 https://www.ferrovie.info/index.php/it/10-cose-che-forse-non-sapete-sui-treni-italiani/13-trenireali/1762-ferrovie-nuovo-treno-container-di-dhl-tra-shenzhen-e-minsk

124 Achim HAUG and Wolfgang EHMANN, Chinas neue Seidenstraßen erschließen Grenzregionen,

China‘s New Silk Roads Open Up Border Regions, GTAI, 14 marzo 2016,

http://www.gtai.de/GTAI/Navigation/DE/Trade/Maerkte/suche,t=chinas-neueseidenstrassen-erschlies sengrenzregionen,did=1425882.html

81


dettato dal crescente interesse di Berlino per le più ampie implicazioni geopolitiche

del progetto cinese. All’interno del Consiglio Europeo, la Germania ha sempre

sostenuto con entusiasmo l'utilizzo della piattaforma di connettività UE-Cina come

un modo per garantire la conformità degli investimenti in relazione all’OBOR in

Europa con le norme dell'UE. Berlino ha voluto associare elementi chiave della

strategia BRI cinese con la politica di sviluppo tedesca attraverso il lancio della

“Cooperazione G20 cinese-tedesca per gli investimenti in infrastrutture sostenibili”.

Il ruolo attivo della Germania nell'AIIB e la promozione degli standard di buon

governo dell'AIIB costituiscono un altro tentativo indiretto per integrare

maggiormente le attività legate all’OBOR in Cina in Eurasia.

La Germania, che con Pechino ha un interscambio commerciale oltre tre

volte più grande di quello dell’Italia, è di fatto già il terminale terrestre della Nuova

Via della seta, nonostante i pochi progetti concreti realizzati fino ad oggi.

La Francia, a differenza dell’Italia che ha sottoscritto un vero e proprio

Memorandum d’Intesa, ha scelto una forma meno stringente: un comunicato

congiunto che rivela intenzioni comuni ma è meno cogente sul piano politico. Il

presidente Emmanuel Macron, predisponendo una semplice dichiarazione, 125 ha

potuto discutere con la Cina di tutti gli aspetti della politica estera sui quali l’Unione

europea, notoriamente, non ha grandi competenze: come il multilateralismo e il

sistema delle Nazioni Unite, il cambiamento climatico (e quindi l’Accordo di Parigi)

e il finanziamento delle misure necessarie per affrontarlo, la tutela della biodiversità,

la lotta alla criminalità ambientale e l’inquinamento da materiale plastico. Tutti questi

125

Benjamin DODMAN, ‘Make it a two-way street’: China’s Silk Road faces French roadblock, France24,

25 marzo 2019, https://www.france24.com/en/20190325-china-xi-jinping-macron-belt-road-france

82


temi sono stati di fatto abbandonati dagli Stati Uniti nel momento in cui Donald

Trump ha interrotto i negoziati con la Cina. Nella dichiarazione sono state anche

affrontate, in via di principio, diverse questioni economiche partendo da temi

generali come la governance economica globale, la riforma dell’Organizzazione

Mondiale del Commercio, nonchè la revisione del capitale del Fondo Monetario

Internazionale. Francia e Cina nella dichiarazione sottoscritta, inoltre, si impegnano

a sostenere i lavori del Gruppo di lavoro internazionale per definire le linee guida

del credito all’esportazione con sostegno pubblico, che potrebbero alterare le

condizioni di parità (level playing field) tra le diverse nazioni (e suscitare tentazioni

mercantiliste, che l’Italia ha spesso denunciato). Nella stessa dichiarazione, vi sono

anche temi di interesse generale come istruzione, sanità, terrorismo e questioni

strettamente militari come la migliore applicazione del divieto delle armi chimiche,

l’uso militare dello spazio e lo sfruttamento a fini terroristici del cyberspazio. Viene

ribadito, infine, l’impegno a collaborare in iniziative concrete già esistenti e in attività,

di politiche estere che Parigi persegue da diversi anni. Diritti dell’uomo, crisi siriana,

Corea del Nord, Sahel e Mali completano la parte strettamente politica del

comunicato congiunto.

Il documento di Parigi ribadisce “l’importanza del ruolo della Ue”,

aggiungendo che “la Cina sostiene l’integrazione europea e gli sforzi della Francia

che puntano a promuovere la riforma della Ue.” I due paesi, inoltre sottolineano, “la

necessità di sviluppare il partenariato globale strategico tra l’Ue e la Cina”,

evidenziando così che le prerogative comunitarie sono state rispettate.

Trovandosi all'incrocio tra Europa, Asia e Africa è naturale che anche la

Grecia sia coinvolta in questo ambizioso piano o, almeno, nella sua componente

marittima. Attualmente, la Grecia ospita uno dei pochi progetti su larga scala in

83


Europa che è chiaramente riconoscibile come parte di OBOR: un investimento di

4,3 miliardi di dollari da parte della China Ocean Shipping Company (COSCO) nel

porto del Pireo che mira a promuovere i prodotti cinesi in Europa centrale e sudorientale.

In particolare, COSCO ha un leasing gestionale di 35 anni per Piers II e

III, due dei tre terminali del Pireo. L'accordo di concessione, del valore di 831,2

milioni di euro (1 miliardo di dollari USA) è stato firmato dal primo ministro greco

Kostas Karamanlis e dal presidente cinese Hu Jintao nel novembre 2008.

Da allora, COSCO ha contribuito ad attirare altre grandi aziende nel Pireo,

facendolo diventare, grazie a questo investimento, il porto container in più rapida

crescita in tutto il mondo. Dopo l'espansione della capacità del Canale di Suez,

avvenuta nell'agosto del 2015, è ormai più chiaro il significato politico che la Cina

aveva attribuito all'investimento nel porto del Pireo individuato, per la sua posizione

strategica, come la porta d'accesso all'Europa centrale e sud-orientale nella Nuova

Via della seta. Nel dicembre 2015, COSCO si fuse con il gruppo China Shipping,

dando vita a una nuova società formalmente chiamata China COSCO Shipping (ma

ancora spesso denominata COSCO), che ha dato un ulteriore impulso al porto del

Pireo. Un secondo accordo tra il governo ellenico e la società cinese, firmato l'8

aprile 2016, ha ulteriormente rafforzato la presenza della Cina in Grecia, 126 e

durante la cerimonia ufficiale di benvenuto, il presidente della Cina COSCO

Shipping, Xu Lirong, dichiarò come “il nostro obiettivo è aiutare il porto del Pireo a

diventare il più grande hub di container in Europa” 127 .

126

Nel corso di una gara pubblica vinta da COSCO nel gennaio 2016, la società ha pagato 280,5 milioni

di euro per acquistare il 51% delle azioni dell'Autorità portuale di Pireo (PPA) e 88 milioni di euro per un

altro 16% dopo cinque anni, a condizione che quest’ultima investa altri 350 milioni di euro nel prossimo

decennio.

127

Alexia VLACHOU, Greek President Hopes for More Investments following Piraeus Port Authority

Deal, Xinhua, 10 Aprile 2016, http://news.xinhuanet.com/english/2016-04/10/c_135265634.htm

84


È abbastanza chiaro come la presenza di COSCO nel Pireo sia parte

integrante di un piano ambizioso che mira a promuovere i prodotti cinesi nell'Europa

centrale e sud-orientale. COSCO mira non solo a fare del Pireo il più grande porto

commerciale del Mediterraneo, ma anche il più grande punto di riparazione navale

nel Mediterraneo orientale e uno dei più importanti nodi del turismo crocieristico nel

mondo 128 . L'investimento COSCO rende la Via della seta marittima più rapida e più

breve e, per la Grecia, “l’inizio di una serie di nuovi investimenti in Grecia” 129 .

Anche in Portogallo il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping

ha segnato un altro notevole successo internazionale. Questo successo fa del

Portogallo non solo la porta di accesso della Cina ai mercati dell’Europa, ma anche

dell’Africa e perfino dello stesso continente americano. Gli accordi per la Belt and

Road Initiative (BRI), conclusi lo scorso 5 dicembre 2018, concedono l’utilizzo del

porto di Sines, che, trovandosi nel Portogallo meridionale, non lontano dallo stretto

di Gibilterra, permetterà il trasferimento di merci cinesi verso l’Africa e l’Europa

mediterranea. Gli accordi prevedono che la Cina possa disporre di un porto anche

nelle Azzorre, arcipelago in mezzo all’Atlantico, da dove potrà esportare le proprie

merci anche nel continente americano, compreso il Venezuela (col quale lo stesso

Xi ha firmato ben 28 accordi il 14 settembre 2018) e il Cile, primo Paese

sudamericano ad avere aderito, il 3 novembre 2018, al progetto cinese della Nuova

Via della Seta. Il Portogallo ha spalancato le porte ai capitali cinesi dopo la crisi dei

128

Ilias BELLOS, Cosco Raises Investment Target for Piraeus, e-kathimerini, 7 luglio 2016,

http://www.ekathimerini.com/210213/article/ekathimerini/business/cosco-raises-investment-target-forpiraeus

129

David GLASS, The Ins and Outs of China Cosco’s Pireaus Deal, Seatrade Maritime News, 15 Aprile

2016, http://www.seatrade-maritime.com/news/asia/the-ins-and-outs-of-china-coscos-pireaus-deal.html

85


debiti “sovrani” e le conseguenti misure di austerità, comprese le privatizzazioni nel

settore pubblico. Oggi le imprese statali cinesi sono proprietarie del 28% della EDP,

la più grande compagnia energetica portoghese, e hanno importanti partecipazioni

nella BCP, la più grande banca privata portoghese, oltre che nella compagnia

assicurativa Fidelidade. Significativa è la crescita, avvenuta dal 2010 al 2016, degli

investimenti cinesi che sono arrivati fino al 3,6% del PIL portoghese.

Le autorità cinesi considerano fondamentale il ruolo che il Portogallo potrà

svolgere nell'avanzamento del progetto OBOR, soprattutto nella prospettiva di

proteggere e preservare gli interessi cinesi, legati alla Nuova Via della Seta, in paesi

di lingua e cultura portoghese in Africa e Sud America. Tuttavia, finora non sono

stati effettuati investimenti specifici per l’OBOR in Portogallo. Il lato più visibile dello

sforzo cinese è la diffusione di informazioni e idee. Infatti, la Cina, in collaborazione

con un certo numero di istituzioni portoghesi (come Camere di commercio e

Università), ha organizzato una serie di manifestazioni dedicati all’OBOR e alle sue

relazioni con il Portogallo.

Lisbona, attualmente, sembra avere poca consapevolezza della sua

importanza strategica nell’iniziativa OBOR, non considerando pienamente come la

sua dimensione marittima possa rappresentare un vantaggio fondamentale. Non è

stata prodotta alcuna dichiarazione o documento scritto che indichi il pensiero a

livello strategico su OBOR. Oltre a proporre idee vaghe facendo riferimento ai ricordi

del Portogallo come pioniere nel collegare l'Asia all'Europa, si può sostenere che il

silenzio regni negli uffici governativi del Portogallo. Questa affermazione può essere

desunta dall'analisi dei documenti di politica nazionale e di pianificazione, come il

86


piano strategico per i trasporti e le infrastrutture 2014-2020 130 e la strategia

nazionale per l'oceano 2020 131 che rivelano una totale assenza di riferimenti

all'OBOR.

Rimanendo nella penisola iberica, anche la Spagna è un riferimento

importante per il percorso cinese. Le relazioni diplomatiche tra Cina e Spagna

risalgono al 9 marzo 1973, quando entrambi i paesi stabilirono relazioni

diplomatiche. A quel tempo il governo spagnolo stava cercando di essere accettato

nell’Europa occidentale e riteneva che l’apertura di relazioni con la Cina potesse

aiutarlo in questo sforzo. Fu solo negli anni ’80 che Madrid iniziò a sviluppare

un’agenda bilaterale con Pechino, fondata sulla promozione di buoni rapporti politici

e diplomatici capaci di promuovere maggiori opportunità economiche per le società

spagnole. Oggi il treno Yiwu-Madrid e i porti nel mediterraneo sono manifestazioni

della presenza cinese in Spagna. La Cina è il principale partner commerciale ed

economico della Spagna in Asia nonché la prima destinazione di esportazioni nella

regione iberica. A conferma dell’impegno finanziario cinese nell’economia spagnola,

è interessante notare come, dal 2010 al 2014, gli investimenti cinesi in Spagna siano

aumentati dell’800% raggiungendo un valore di 15.700 milioni di dollari 132 .

Durante la visita in Spagna del Presidente cinese Xi Jinping avvenuto il 27 e

28 novembre 2018 133 , il governo spagnolo pur comprendendo l’importante ruolo che

potrebbe avere Madrid all’interno della Nuova Via della Seta, ha dichiarato di non

130

Portugal’s Ministry of Economy, The Strategic Plan for Transport and Infrastructure, 2014–2020,

2014, https://www.uic.org/com/uic-e-news/420/article/portugal-the-strategic-plan-for?page=thickbox_enews

131

Government of Portugal, Directorate-General for Maritime Policy, National Ocean Strategy, 2014-

2020, http://msp.ioc-unesco.org/world-applications/europe/portugal/

132

China has increased its investments in Spain by 800% since 2014, The Diplomat, settembre 2018,

https://thediplomatinspain.com/en/2018/09/china-increased-investments-spain-800-since-2014/

133

Si tratta della prima visita di stato nel paese da parte di un presidente cinese in 13 anni

87


voler agire indipendentemente dall’Unione Europea. Pertanto non ha firmato il

memorandum d’intesa per la partecipazione all’OBOR, pur riconoscendo, nel

comunicato congiunto, firmato dal Premier Pedro Sánchez e da Xi Jinping, che

“entrambe le parti ritengono che la Belt and Road Initiative sia una proposta

importante nel contesto della cooperazione globale e riconoscono il potenziale di

questa piattaforma di connettività per rafforzare il commercio e la cooperazione nei

mercati terzi” 134 . Durante la visita del presidente cinese sono stati siglati diciotto

accordi e protocolli d’intesa individuali su varie aree: otto accordi sono stati conclusi

tra enti governativi e dieci tra società multinazionali cinesi e spagnole. Al centro dei

colloqui sta la cooperazione per promuovere la partecipazione delle imprese

spagnole in progetti dell’OBOR in Paesi terzi. Per centralizzare lo sviluppo di questi

progetti è stato creato il nuovo Business Council, composto da 15 società

multinazionali, mentre il Ministro dell’Industria, Maria Reyes Maroto, ha sottolineato

che il governo sosterrà gli sforzi delle aziende spagnole “per rafforzare i rapporti

commerciali tra i due Paesi”.

Nell’iniziativa cinese, il Regno Unito non sembra essere direttamente

coinvolto. Geograficamente, il Regno Unito è all’estrema periferia sia della Silk Road

Economic Belt sia della 21st Century Maritime Silk Road. Tutte le mappe non ufficiali

che tentano di indicare la "cintura e la strada" terminano sul continente europeo e

non includono il Regno Unito.

Si potrebbe quindi concludere che l'impatto di questa iniziativa sul Regno

Unito sia marginale e che essa, pertanto, non debba svolgere un ruolo significativo

134

La Spagna aderisce sottovoce alla Nuova Via della Seta, Movisol, 6 dicembre 2018, https://movisol.org/laspagna-aderisce-sottovoce-alla-nuova-via-della-seta/

88


nel rapporto tra Regno Unito e Cina. La realtà, tuttavia, è in qualche modo diversa.

Molto sostanziosi sono sempre stati gli affari tra Cina e Regno Unito, che in passato

era il centro logistico e finanziario da cui Pechino curava i propri interessi

commerciali in Europa. Il Regno Unito, tuttavia, sta perdendo questo ruolo a causa

della Brexit. Non a caso tra i più ostili all'uscita di Londra dall'Ue figurano proprio i

cinesi. A conferma dello spostamento degli interessi cinesi verso i paesi della UE,

si evidenzia come nel 2017 l'interscambio commerciale tra Londra e Pechino sia

stato circa la metà di quello tra Berlino e Pechino. Il Regno Unito, tuttavia, è il paese

che ha sottoscritto il maggior numero di accordi commerciali col partner asiatico:

essi sono stati ben 227 nel decennio che va dal 2008 al 2018.

La pluralità degli accordi che legano l’Europa alla Nuova Via della Seta

sembrano essere il riflesso della complessità delle relazioni che legano tra loro i

diversi paesi europei, e questi alla Cina. Mentre i media cinesi diedero fin da subito

grande risalto alle nuove proposte di politica estera cinese già nel 2013, i media

europei cominciarono ad occuparsene solo nel 2015, a seguito dell’ingresso di

diversi paesi membri europei nell’AIIB 135 . Tuttavia, a livello diplomatico e strategico

la Nuova Via della Seta è arrivata a simboleggiare il crescente ruolo della Cina negli

affari internazionali, rimodellando le dinamiche regionali nelle aree geograficamente

vicine all’Europa e addirittura al suo interno. Le implicazioni strategiche derivano

non tanto dalla riuscita o meno dei singoli progetti ma dalla palese volontà di

Pechino di essere proattivo e prendere iniziative in grandi aree tematiche, sia che

riguardino i settori ristretti dello sviluppo delle infrastrutture o questioni più ampie

135 Andrew LECKEY, Western media coverage about Belt and Road gains momentum, maggio 2017,

https://archive.shine.cn/opinion/Western-media-coverage-about-Belt-and-Road-gainsmomentum/shdaily.shtml

89


come il commercio, la riforma della governance globale o persino la sicurezza

internazionale.

Seppur con qualche incertezza, il maggiore coinvolgimento dimostrato per le

Nuove Vie della Seta consentirebbe all’Europa di interagire maggiormente con le

risorse a livello europeo e cinese, potendo così aumentare le esportazioni verso

l’Asia, favorire lo sviluppo delle regioni più arretrate e garantire rapporti di reciproco

vantaggio.

Alla luce delle varie posizioni assunte dai maggiori stati europei, riguardo il

progetto della Nuova Via della seta, si può affermare che esso contribuirà a spostare

gli orientamenti strategici degli stessi stati che, potrebbero fare così meno

affidamento sugli Stati Uniti, non solo in termini di sicurezza ma anche in campo

economico, rischiando però di complicare ulteriormente le relazioni transatlantiche.

4.4 Il ruolo dell’Italia

Le relazioni bilaterali tra l'Italia e la Repubblica Popolare Cinese iniziarono

formalmente nel 1970, con il riconoscimento, da parte dell'Italia, della Repubblica

Popolare Cinese e la conseguente rottura delle relazioni formali con la Repubblica

di Cina di Taiwan. Tale scelta spinse altri paesi europei come Austria e Belgio a

prendere in considerazione decisioni simili 136 .

L'entusiasmo italiano per relazioni economiche più strette con la Cina, in vari

modi, è iniziato però nel 2015 quando, sotto il governo Renzi, l’Italia è stata tra i 57

136

Paul HOFMANN, Rome and Peking in Accord on Ties; Nationalist Link to Italy is Ended, in The New

York Times, 7 novembre 1970. https://www.nytimes.com/1970/11/07/archives/rome-and-peking-in-accord-onties-nationalist-link-to-italy-is.html

90


paesi fondatori della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) 137 , che finanzia le

infrastrutture terrestri e marittime connesse alle nuove Vie della Seta.

L'Italia è per volume d'affari, tra i paesi dell'Unione europea, il quinto partner

commerciale della Cina. I prodotti che l'Italia importa dalla Repubblica Popolare

Cinese sono principalmente componenti meccanici ed elettronici, prodotti tessili e

dell'abbigliamento, metalli, prodotti chimici (incluse materie plastiche, gomme e

prodotti derivati), borse, calzature, autoveicoli. Lungo la direttrice, opposta i prodotti

che la Cina importa dallo Stivale sono prevalentemente macchinari industriali,

attrezzature, prodotti chimici, pelli animali e articoli di pelletteria, nonché strumenti

ottici e farmaceutici.

L’export italiano verso la Cina nel 2018 valeva 13,169 miliardi di euro, mentre

l’import valeva il triplo: oltre 30 miliardi. Il trend inoltre rafforza questa tendenza: nel

2018 l’export è calato del 2,4%, mentre l’import è cresciuto dell’8,2% 138 .

Durante la visita a Pechino del presidente della Repubblica Italiana, Sergio

Mattarella, avvenuta nel febbraio del 2017, il capo dello stato italiano aveva

sottolineato, al partner asiatico, l'importanza del sistema italiano di porti e logistica

come “ultimo tratto della Nuova Via della Seta”, proponendo i porti di Genova sul

Tirreno e Venezia-Trieste sull’Adriatico come terminali della Via Marittima,

preoccupato del fatto che i cinesi si fossero insediati nel Pireo.

Tre mesi dopo, nel maggio 2017, l’allora presidente del Consiglio Paolo

137

Farnesina, Ambasciata d’Italia a Pechino,

https://ambpechino.esteri.it/ambasciata_pechino/it/informazioni_e_servizi/fare_affari_nel_paese/l-asianinfrastructure-investment.html

138

Dati Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,

http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=122

91


Gentiloni (unico leader del G7) partecipò a Pechino al primo forum dell’OBOR 139 .

Anche nel 2019, il governo italiano, a guida del Movimento 5 Stelle e Lega,

ha continuato a “corteggiare” Pechino, firmando un Memorandum che include

riferimenti ai valori europei e multilaterali che l'Italia ha chiesto alla Cina di rispettare,

cercando così di rassicurare gli europei e gli altri partners -in primo luogo

Washington- sul fatto che l'Italia rimane comunque impegnata nell'UE e nelle

relazioni transatlantiche.

L’Italia, con il premier Conte, è stato quindi il primo paese del G7 a firmare

un Memorandum of Understanding (MoU) con la Cina 140 .

I 29 accordi commerciali, che sono stati ufficializzati il 23 marzo 2019 a Villa

Madama alla presenza del presidente cinese Xi Jinping e del presidente del

Consiglio italiano Conte, hanno dato il via libera al piano di Pechino e interessano

tutto il sistema industriale italiano: trasporti, energia, impianti siderurgici, credito, e

cantieri navali 141 .

Con la firma del Memorandum si è aperto un dibattito tra i commentatori

politici italiani. Il confronto, in particolare, si è acceso tra coloro che danno priorità

alle relazioni economiche rafforzate con la Cina e coloro che temono che l'iniziativa

trasformerà l'Italia nella “prossima Africa o Grecia”. L’iniziativa ha suscitato vibranti

critiche anche da parte dei partner europei, costringendo il premier Conte ad

139 Rita FATIGUSO, Cina, grandi investimenti sulla Nuova via della Seta. Gentiloni: Italia può essere

protagonista, Il Sole 24Ore, 14.5.2017,

https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-05-14/la-cina-accelera-e-investe-nuove-risorse-nuova-vi

a-seta-163730.shtml?uuid=AExbqGMB

140

Il Memorandum - che, a differenza di quelli di Pechino con altri 13 stati europei, non è legalmente

vincolante - è stato firmato durante il viaggio del 21-24 marzo del Presidente Xi Jinping in Italia (la prima visita

in Italia di un leader cinese da quando Hu Jintao ha partecipato al summit del G8 a L'Aquila nel 2009).

141

Dieci le intese commerciali, dai porti all'energia, e diciannove quelle istituzionali, che riguardano, tra

l’altro, arance, reperti archeologici, esplorazione spaziale, gemellaggi tra città e regioni di Italia e Cina, per un

totale di 2,5 miliardi.

92


affermare che: “… anche per la Ue è un’opportunità, l'occasione per introdurre nostri

criteri e standard di sostenibilità economica e ambientale all'interno del progetto che

– ha precisato Conte- sarà trasparente e ampio. Potremo dare un contributo invece

che starne fuori” 142 .

Va comunque evidenziato che il documento firmato a Roma è un semplice

Memorandum d’intesa e non di un Trattato. Roma e Pechino hanno messo in chiaro,

nello stesso Memorandum, che il documento “non costituisce un accordo

internazionale da cui possano derivare diritti ed obblighi di diritto internazionale”.

L’Italia, inoltre, si riserva di interpretare il memorandum in conformità “con gli

obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all'Unione Europea”; manca, tuttavia,

quel riferimento alla reciprocità che è al centro delle preoccupazioni di Bruxelles, la

quale vorrebbe costruire un rapporto diretto ed unico con la Cina.

Altri argomenti di frizione tra Italia ed UE riguardano “l’importanza di

procedure di appalto aperte, trasparenti e discriminatorie”, presenti nel

memorandum firmato da Italia e Cina, che l’Unione Europea, o almeno alcuni suoi

partner, sembrano invece voler limitare. I due paesi sottoscrittori, inoltre,

“ribadiscono la comune volontà di favorire un sistema commerciale e di investimenti

libero e aperto” e “contrastare squilibri macroeconomici eccessivi”. Non manca

inoltre un riferimento, sia pure circostanziato, a “collaborazioni in materia di

investimenti e finanziamenti”, su cui la UE sta discutendo, sia pure “a livello

142

Qualche giorno prima dell’incontro in Italia con il presidente cinese, il premier Conte aveva

dichiarato: “Poste le opportune cautele, ritengo possa essere una opportunità per il nostro paese. Il prossimo

incontro sarà l'occasione per sottoscrivere l'accordo quadro. Non significa che saremo vincolati il giorno dopo,

ma potremo entrare e dialogare”.

93


bilaterale e multilaterale”.

A poco più di un mese dalla firma del Memorandum, nell’aprile del 2019, il

presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è volato a Pechino per partecipare

all’inaugurazione del secondo Forum sulla Via della Seta 143 , precisando, anche

stavolta, come “…non ci saranno contraccolpi nei rapporti con gli Stati Uniti”, oramai

aperto avversario di Pechino 144 .

Come ha spiegato Conte, la scelta dell’Italia di aderire al progetto cinese

nasce da una scelta puramente economica giustificata dalla necessità di

riequilibrare la bilancia commerciale con la Cina che vede ad oggi un deficit per

l’Italia vicino ai 18 miliardi di dollari.

Diversi commentatori hanno evidenziando che, mentre Germania, Francia e

Regno Unito pur avendo rapporti commerciali con la Cina di entità considerevole,

non hanno sottoscritto alcun memorandum sulle nuove Vie della seta, l’Italia, con la

firma del Memorandum, rischia di piegarsi al gioco propagandistico cinese senza

riuscire a ottenere niente in cambio 145 .

E’ inoltre da sottolineare che il governo si è diviso sulla questione della firma

del Memorandum: da una parte il M5S e il premier Conte, entusiasti sostenitori

dell'accordo con Pechino, considerandolo un'occasione unica per migliorare i

143

Hanno parteciperanno all'evento quasi cinquemila ospiti internazionali provenienti da 150 paesi.

Presenti 90 organizzazioni internazionali e oltre quattromila giornalisti cinesi e stranieri. Soprattutto, erano

presenti 37 tra capi di Stato e di governo internazionali. Assieme al premier italiano, tra i leader europei, erano

presenti quelli di Austria e Svizzera, e poi, tra gli altri, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente filippino

Rodrigo Duerte.

144

Il premier Conte, prima di partire ha rilasciato interviste nelle quali afferma: “Sono pronto ad andare

in Cina per il secondo forum sul progetto della Via della Seta. Naturalmente anche con gli Usa il dialogo è

costante su un dossier così strategico, confrontandoci continuamente. -continua il premier Conte- Il fatto di

essere collocati nell’Alleanza atlantica non ci impedisce però di fare scelte economiche e commerciali con la

Cina per avere maggiori opportunità.”

145 Conte fregato sulla Via della Seta, Il Foglio, 26 aprile 2019

https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/04/26/news/conte-fregato-sulla-via-della-seta-251492/

94


rapporti economici con la Cina (in particolare attraverso la navigazione cinese verso

i porti di Trieste e Genova) e, dall’altra parte, la Lega che ha evidenziato come

questo accordo possa alterare i rapporti con gli USA.

Nel suo ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio, capo del

Movimento Cinque Stelle e vice primo ministro, ha guidato l'iniziativa pur

consapevole che la questione divisiva della Cina non trovava convinto sostegno

nella Lega, suo alleato nella coalizione di governo e molto vicino al presidente degli

Stati Uniti Donald Trump 146 . La posizione della Lega è stata ferma nel dichiararsi

contraria ad accordi con la Cina che possano minare la sicurezza, le relazioni

dell'Italia con partners strategicamente importanti come gli Stati Uniti o che possano

favorire acquisizioni incontrollate di aziende in Italia.

In verità, per scongiurare gli investimenti predatori realizzati da paesi terzi in

settori strategici chiave come l’energia, i trasporti e le telecomunicazioni, già dal

2017 il governo italiano, aveva rafforzato l’attuale meccanismo di screening

nazionale 147 .

Il regolamento, entrato in vigore il 13 ottobre 2017, riforma l’attuale “Golden

Power”, l’insieme dei poteri speciali che il Governo può esercitare per garantire la

sicurezza nazionale del paese. In questo caso, per determinare se un investimento

potrebbe avere un impatto sulla sicurezza e l’ordine pubblico, il Governo ora può

prendere in considerazione l’eventualità che un investitore straniero in realtà agisca

per conto di un paese terzo permettendo di fatto un veto preventivo sulle acquisizioni

146

ECFR European Council on Foreign Relations, Italy's Chinese dilemma, Asia & China, Commentary

Teresa Coratella, 20 marzo 2019, https://www.ecfr.eu/article/commentary_italys_chinese_dilemma

147

Legge 4 dicembre 2017, n 172, articolo 14, Modifiche al decreto legge 15 marzo 2012, n 21 in materia

di revisione della disciplina della Golden Power e di controllo degli investimenti UE.

95


in condizioni particolarmente gravi 148 .

La questione sull’utilizzo del “Golden Power” è stata sollevata proprio per

frenare l’ascesa di Huawei in seguito all’assegnazione, da parte di Infratel 149 , di tutte

le infrastrutture tecnologiche correlate per il progetto Wifi.italia.it 150 .

L’altolà della Lega al Governo ha così di fatto impedito a Huawei di essere

coinvolta nel progetto di costruzione e cablaggio in Italia del 5G, in linea con gli

avvertimenti degli Stati Uniti secondo cui l'azienda cinese potrebbe usarlo per

accedere agli scambi di intelligence tra l'Italia e i suoi partners della NATO.

Tra i tanti progetti che sono presenti nella Nuova Via della seta e che

potrebbero coinvolgere l’Italia, particolarmente importante è l' “Alleanza dei cinque

porti”, finanziata dal governo italiano e dal governo cinese e dalle società statali

cinesi. Questo progetto coinvolgerà cinque porti nell’Adriatico: i porti italiani di

Venezia, Trieste e Ravenna, oltre a Capodistria e Fiume, collegati tra loro dal

Consorzio “Associazione portuale del Nord Adriatico” (NAPA). Il consorzio mira ad

attrarre e servire le enormi navi mercantili cinesi che raggiungono il Mar

Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. L'alleanza NAPA è supportata dal

Ministero delle Infrastrutture e dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Il piano è

quello di creare un sistema di attracco offshore/onshore costruendo una gigantesca

piattaforma multimodale al largo della città-porto di Malamocco, vicino a Venezia.

La piattaforma, a otto miglia dalla costa, in cui il mare è profondo almeno 20 metri,

148

La Commissione europea ha adottato un’apposita Comunicazione con la quale ha affermato che

l’esercizio di tali poteri deve comunque essere attuato senza discriminazioni ed è ammesso se si fonda su “criteri

obiettivi, stabili e resi pubblici” e se è giustificato da “motivi imperiosi di interesse generale”.

149

Società del Ministero dello sviluppo economico che opera nel settore delle telecomunicazioni

150 Il progetto consente a turisti e stranieri di connettersi gratuitamente ad un protocollo wifi in tutta Italia

96


è progettata per consentire alle navi da carico giganti di attraccare. Una volta

operativa, la piattaforma dovrebbe gestire tra 1,8 e 3 milioni di TEU (acronimo

inglese di twenty-foot equivalent unit) all'anno 151 . A terra, il progetto prevede la

costruzione di cinque terminal: tre in Italia (Marghera, Ravenna e Trieste), uno in

Slovenia (Capodistria) e uno in Croazia (Fiume). Una volta completata, l'iniziativa

consisterà in una rete di porti nel Mar Adriatico settentrionale in grado di servire le

mega-navi provenienti dalla Cina riducendo i tempi di spedizione verso i mercati

dell'Europa centrale, orientale e settentrionale.

Le merci cinesi sono attualmente spedite attraverso il Canale di Suez, quindi

in un ampio anello attraverso il Mediterraneo, il Golfo di Biscaglia e il Canale della

Manica verso i porti della costa nord-occidentale dell'Europa, tra cui Rotterdam,

Anversa e Amburgo, da dove vengono poi spedite su strada e ferrovia per le città

dell'entroterra.

La Cina sta investendo ingenti somme nella ristrutturazione e

nell'ammodernamento dei sistemi ferroviari nell'Europa meridionale e orientale,

cosicchè, una volta completati questi progetti, i prodotti cinesi passeranno dal

Canale di Suez -che ha recentemente raddoppiato la propria capacità- direttamente

al Pireo per essere poi caricati sui treni, e raggiungere i mercati dell'Europa centrale

e settentrionale attraverso il collegamento ferroviario ad alta velocità dei Balcani,

tagliando così i tempi da circa 30 a 20 giorni. Allo stesso modo, la rotta italiana

includerà sia collegamenti via mare che via terra.

Il dibattito pubblico italiano sull'argomento, che avrà sicuramente un notevole

151

Unità di misura dei container ISO, equivalente a quaranta metri cubi. A titolo di confronto, oggi tutti I

porti italiani messi insieme possono gestire 6 milioni di TEU.

97


impatto ambientale, si è finora concentrato prevalentemente sulle opportunità che i

progetti OBOR potrebbero portare all'economia italiana. Poche sono infatti le voci,

per lo più dei media locali e delle ONG ambientaliste, che hanno sollevato

preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda i potenziali rischi ambientali che

il progetto a cinque porti, che prevede l'attracco di navi da carico giganti, potrebbe

avere per una città come Venezia. Finora, sembra che gli argomenti della comunità

imprenditoriale stiano prevalendo sulle preoccupazioni ambientali. Tuttavia, allorché

il progetto entrerà nella sua fase di realizzazione, è probabile che vengano creati

comitati locali composti da cittadini e associazioni interessati a opporsi all'iniziativa.

Con la firma del protocollo d’intesa, il governo italiano ha senza dubbio

mandato un messaggio politico amichevole verso Pechino sperando di ottenere un

maggiore accesso al mercato cinese per le proprie aziende e prodotti, maggiori

investimenti cinesi in Italia e l’impegno della Cina ad acquistare obbligazioni italiane

anche in una situazione di turbolenza dei mercati internazionali. Sostenendo

ufficialmente la Nuova Via della Seta con la firma del Memorandum, il Governo

italiano sta aiutando la Cina a creare una frattura nell’alleanza euro-atlantica,

minando gli sforzi dell’Unione Europea nel trovare una posizione comune nei

confronti di Pechino e indebolendo la posizione degli Stati Uniti nella guerra

commerciale e sulla leadership globale nei confronti della Cina.

98


CONCLUSIONI

L’annuncio del XIII Piano Quinquennale da parte del presidente cinese Xi

Jinping nel 2013 è una prova delle grandi ambizioni cinesi nel ventunesimo secolo.

All’interno di esso, la Belt Road Initiative o Nuova Via della Seta è considerata il più

grande progetto della storia per infrastrutture e investimenti; se realizzato, esso

cambierà di fatto la faccia del mondo in diversi settori. Il progetto, ad oggi, si sta

sviluppando rapidamente, non solo attraverso binari o rotte navali ma con veri e

propri centri di connessione economici, diplomatici e digitali, dove sono in gioco

ingenti somme di denaro, prevalentemente pubblico, in stati dell’Asia Orientale e

Centrale, del Medio-Oriente, dell’Africa e della stessa Europa. Per i paesi dell’Asia

centrale, che per ragioni geografiche sono privi di un accesso diretto al mare, il

progetto può tradursi in un’occasione vantaggiosa per poter avere più facile accesso

ai mercati globali, consentendo uno sviluppo economico impensabile fino a qualche

tempo fa.

Benché venga ufficialmente presentata come un semplice progetto

infrastrutturale di sviluppo economico, tuttavia, l’iniziativa potrebbe accrescere

enormemente le capacità di ingerenza politica cinese, ampliando la dipendenza

degli stati aderenti al progetto nei confronti della crescente potenza asiatica. Il piano

cinese si potrebbe inquadrare, quindi, in un più complessivo disegno di

espansionismo geopolitico che, attraverso una serie di investimenti in infrastrutture

materiali e immateriali, mira a incrementare l’influenza commerciale e politica della

Cina su aree considerate strategiche.

Notevoli perplessità rispetto al progetto provengono anche dall’Unione

99


Europea, la quale non ha finora dato una chiara risposta di sostegno all’iniziativa,

se non quella di essersi associata alla Banca Asiatica di Investimento per le

Infrastrutture. L’UE ha anche espresso chiari dubbi per l’inadeguato sistema di

protezione dei diritti industriali per le imprese straniere che investono in Cina, oltre

che per la poca trasparenza e predittività del sistema burocratico cinese.

Molti paesi occidentali, pur consapevoli dei notevoli vantaggi economici e

finanziari che si potrebbero ricavare dalla partecipazione al progetto OBOR, temono

le possibili ingerenze politiche da parte di un potente regime autoritario estero e

l’uso improprio della tecnologia che potrebbe fare a scapito della sicurezza delle

nazioni e della privacy dei loro cittadini.

In questo scenario l’Italia è uno dei principali punti di ingresso delle merci

cinesi in Europa e, pur con qualche cautela, il primo paese tra quelli del G-7 ad

aderire alla Nuova Via della Seta; siglando un accordo strategico con Pechino in

particolare, essa ha voluto segnare un passaggio importante, se non decisivo, nella

ricerca di nuove vie commerciali e opportunità infrastrutturali.

Ciononostante, l’iniziativa cinese sembra raccogliere sempre più consensi.

Se venisse realizzata interamente, la Nuova Via della Seta potrebbe offrire

importantissime opportunità di crescita economica e commerciale, spostando di

fatto l’asse dell’economia e della stessa geopolitica mondiale da Occidente a

Oriente. Le relazioni che Pechino sta riuscendo ad instaurare con i principali attori

nel contesto internazionale, in particolare, potrebbero mettere in crisi la leadership

globale degli Stati Uniti, stretti tra una guerra commerciale e un neoisolazionismo

essenzialmente difensivi e difficilmente conciliabili con il ruolo di potenza egemone

giocato nell’ultimo secolo.

.

100


101


Memorandum d’Intesa

TRA

IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E

IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE SULLA COLLABORAZIONE

NELL’AMBITO DELLA “VIA DELLA SETA ECONOMICA” E DELL’ “INIZIATIVA PER UNA VIA

DELLA SETA

MARITTIMA DEL 21° SECOLO”

Il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Popolare cinese (di

seguito definite “le Parti”) mossi dall’intento di approfondire la cooperazione bilaterale concreta;

Accogliendo con favore l’organizzazione del “Belt and Road Forum for International

Cooperation”, tenutosi a Pechino nel maggio 2017;

Riconoscendo l’importanza ed i benefici derivanti da un miglioramento della connettività tra

Asia ed Europa ed il ruolo che l’iniziativa “Belt and Road” può svolgere a tale riguardo;

Richiamando il Comunicato congiunto della Tavola Rotonda dei Leader al “Belt and Road

Forum for International Cooperation”;

Richiamando il Piano d’Azione per il rafforzamento della cooperazione economica,

commerciale, culturale e scientifico- tecnologica tra Italia e Cina 2017-2020, adottato a Pechino nel

maggio 2017;

Richiamando il Comunicato congiunto della Nona sessione del Comitato intergovernativo

Italia-Cina, tenutasi a Roma il 25 gennaio 2019 e l’impegno ivi espresso per promuovere il

partenariato bilaterale in uno spirito di mutuo rispetto, uguaglianza e giustizia, con modalità

reciprocamente vantaggiose, nell’ottica di una rafforzata solidarietà globale;

Consapevoli del comune patrimonio storico sviluppato lungo le vie di comunicazione terrestri

e marittime tra l’Europa e l’Asia, nonché del tradizionale ruolo dell’Italia quale terminale della Via

della Seta marittima;

Rinnovando il comune impegno all’osservanza degli scopi e dei principi espressi nella Carta

delle Nazioni Unite ed alla promozione di una crescita inclusiva e di uno sviluppo sostenibile, in linea

con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici;

Richiamando altresì gli obiettivi stabiliti dall’Agenda Strategica di Cooperazione UE-Cina

2020 e i principi che guidano la Strategia UE per la Connettività tra Europa ed Asia adottata

102


nell’ottobre 2018;

hanno raggiunto i seguenti intendimenti:

Paragrafo I: Obiettivi e Principi guida della Collaborazione

Le Parti si adopereranno insieme nell’ambito dell’Iniziativa “Belt and Road” al fine di tradurre

i rispettivi complementari punti di forza in reciproci vantaggi per una collaborazione concreta ed una

crescita sostenibile, sostenendo le sinergie tra l’iniziativa “Belt and Road” e le priorità identificate nel

Piano d’Investimenti per l’Europa e le Reti di Trasporto Trans-Europee, tenuto conto delle discussioni

in corso in seno alla “Piattaforma di connettività UE-Cina”. In tal modo, le Parti intendono anche

rafforzare i rapporti politici, i legami economici e gli scambi diretti tra i due popoli. Le Parti

rafforzeranno la collaborazione e promuoveranno la connettività regionale in un contesto aperto,

inclusivo e bilanciato, vantaggioso per tutti, così da promuovere la pace, la sicurezza, la stabilità e lo

sviluppo sostenibile nella regione.

Le Parti promuoveranno la collaborazione bilaterale sulla base dei seguenti principi:

Guidate dagli obiettivi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite, le Parti lavoreranno per

lo sviluppo e la prosperità comuni, per una più profonda fiducia reciproca e una collaborazione di

mutuo vantaggio;

Nel rispetto delle rispettive leggi e regolamenti nazionali ed in conformità con i rispettivi

obblighi internazionali, le Parti si sforzeranno di promuovere il regolare sviluppo dei loro progetti di

collaborazione;

Le Parti esploreranno possibili sinergie e assicureranno coerenza e complementarietà con i

meccanismi di collaborazione bilaterali e multilaterali e con le piattaforme regionali di cooperazione

già esistenti.

Paragrafo II: Ambiti di Collaborazione

Le Parti collaboreranno nei seguenti settori:

Dialogo sulle politiche. Le Parti incoraggeranno sinergie e consolideranno la

comunicazione e il coordinamento. Promuoveranno inoltre il dialogo sulle politiche relative alle

iniziative di connettività e sugli standard tecnici e regolamentari.

Le Parti si adopereranno congiuntamente nell’ambito della Banca Asiatica d’Investimento

per le Infrastrutture (AIIB), al fine di promuovere la connettività, in conformità con gli scopi e le

funzioni della Banca.

103


Trasporti, logistica e infrastrutture. Entrambe le Parti condividono una visione comune

circa la necessità di migliorare il sistema dei trasporti in un’ottica di accessibilità, sicurezza, inclusione

e sostenibilità.

Le Parti collaboreranno nello sviluppo della connettività infrastrutturale, compresi aspetti

quali le modalità di finanziamento, l’interoperabilità e la logistica, in settori di reciproco interesse

(quali strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia – incluse le energie rinnovabili e il gas

naturale - e telecomunicazioni).

Le Parti esprimono il loro interesse a sviluppare sinergie tra l’iniziativa “Belt and Road”, il

sistema italiano di trasporti ed infrastrutture -quali, ad esempio, strade, ferrovie, ponti, aviazione civile

e porti- e le Reti di Trasporto Trans-europee (TEN-T).

Le Parti accolgono con favore le discussioni in seno alla “Piattaforma di connettività UE-

Cina” tese a migliorare l’efficienza della connettività tra Europa e Cina.

Le Parti collaboreranno al fine di facilitare lo sdoganamento delle merci, rafforzando la

cooperazione per trovare soluzioni di trasporto sostenibile, sicuro e digitale, nonché nei relativi piani

di investimento e finanziamento. Le Parti sottolineano l’importanza di procedure di appalto aperte,

trasparenti e non discriminatorie.

Commercio ed investimenti senza ostacoli. Le Parti si adopereranno al fine di accrescere

investimenti e flussi di commercio in entrambe le direzioni, così come la collaborazione industriale

bilaterale, nonché la collaborazione nei mercati di Paesi terzi, attraverso l’individuazione di modalità

utili a favorire una reale ed efficace collaborazione reciproca. Le Parti ribadiscono la comune volontà

di favorire un sistema commerciale e di investimenti libero ed aperto, contrastare squilibri

macroeconomici eccessivi e opporsi all’unilateralismo e al protezionismo. Nel quadro dell’Iniziativa

“Belt and Road”, le Parti incoraggeranno una collaborazione commerciale ed industriale trasparente,

non discriminatoria, aperta e libera; procedure di appalto aperte; la messa in opera di un level playing

field ed il rispetto per i diritti di proprietà intellettuale. Le Parti esploreranno modalità di collaborazione

e di partenariato più strette che siano reciprocamente vantaggiose e che comportino anche il

miglioramento della cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud e triangolare.

Collaborazione finanziaria. Le Parti rafforzeranno la comunicazione ed il coordinamento

bilaterali in tema di politiche fiscali, finanziarie e di riforme strutturali, al fine di creare un ambiente

favorevole alla cooperazione economica e finanziaria, anche attraverso l’istituzione del Dialogo Italia-

104


Cina a livello finanziario tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana ed il

Ministero delle Finanze della Repubblica Popolare Cinese.

Le Parti favoriranno partenariati tra le rispettive istituzioni finanziarie per sostenere

congiuntamente la collaborazione in materia di investimenti e finanziamenti, a livello bilaterale e

multilaterale e nei confronti di Paesi terzi, nel quadro dell’iniziativa “Belt and Road”.

Connettività people-to-people. Le Parti cercheranno di ampliare gli scambi interpersonali,

sviluppare la rete di città gemellate, valorizzare il Forum Culturale Italia-Cina per la realizzazione dei

progetti di gemellaggio tra siti italiani e cinesi registrati dall’UNESCO quali patrimoni dell’umanità.

Esse promuoveranno forme di collaborazione, tra le rispettive Amministrazioni, sui temi

dell’istruzione, della cultura, della scienza, dell’innovazione, della salute, del turismo e della

previdenza pubblica. Le Parti promuoveranno scambi e collaborazioni tra le rispettive Autorità locali,

i mezzi di comunicazione, think-tank, le università e tra i giovani.

Cooperazione per lo Sviluppo verde. Le Parti sostengono pienamente l’obiettivo di

sviluppare la connettività seguendo un approccio sostenibile e rispettoso dell’ambiente,

promuovendo attivamente il processo di transizione globale verso lo sviluppo verde, a bassa

emissione di carbonio e l’economia circolare. In questo spirito, le Parti collaboreranno

nel campo della protezione ecologica ed ambientale, dei

cambiamenti climatici ed in altri settori di reciproco interesse.

Le Parti scambieranno opinioni sullo sviluppo verde e promuoveranno attivamente la

realizzazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e l’Accordo di Parigi sui Cambiamenti

climatici. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare della Repubblica Italiana

parteciperà attivamente alla Coalizione Internazionale per lo Sviluppo Verde nell’ambito dell’iniziativa

“Belt and Road”, avviata dal Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente della Repubblica Popolare

Cinese e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).

Paragrafo III: Modalità di Collaborazione

Le modalità di collaborazione possono includere – ma non saranno limitate a:

Scambi di visite ad alto livello e discussioni nel quadro dei meccanismi di scambio governativi

e non governativi già esistenti. Le Parti amplieranno lo scambio di informazioni in vari settori e tramite

molteplici canali, allo scopo di aumentare la trasparenza ed incoraggiare la partecipazione da ogni

settore della società.

105


Esplorare la possibilità di avviare programmi-pilota in settori chiave, scambi e cooperazione

economica, ricerca congiunta, capacity building, scambi di risorse umane e formazione.

Le Parti individueranno modelli di collaborazione reciprocamente vantaggiosi al fine di

promuovere l’attuazione dei principali progetti previsti nell’ambito dell’iniziativa “Belt and Road”. Le

Parti seguiranno principi di mercato, promuoveranno la collaborazione tra capitale pubblico e privato,

incoraggeranno gli investimenti e il sostegno finanziario attraverso modelli diversificati. Entrambe le

Parti rinnovano il proprio impegno verso investimenti sostenibili da un punto di vista ambientale e

sociale ed economicamente fattibili.

Le Parti esploreranno congiuntamente opportunità di collaborazione in Italia ed in Cina e

discuteranno della collaborazione nei Paesi terzi. Le Parti si impegnano in favore di modalità di

collaborazione vantaggiose per tutti i partecipanti e di progetti che apportino benefici a Paesi terzi,

sostenendone le priorità in termini di sviluppo e di bisogni delle popolazioni locali, in maniera

sostenibile ed efficace dal punto di vista fiscale, sociale, economico ed ambientale.

Le competenti Autorità delle Parti possono finalizzare intese per la collaborazione in settori

specifici e per la creazione di appositi meccanismi di collaborazione.

Paragrafo IV: Meccanismi di collaborazione

Le Parti utilizzeranno a pieno i meccanismi bilaterali già esistenti al fine di sviluppare la

collaborazione nell’ambito dell’iniziativa “Belt and Road”.

Il Comitato Governativo Italia-Cina sarà utilizzato per monitorare progressi e seguiti.

Paragrafo V: Divergenze Interpretative

Le Parti risolveranno amichevolmente eventuali divergenze interpretative del presente

Memorandum d'Intesa mediante consultazioni dirette.

Paragrafo VI: Legge applicabile

Il presente Memorandum d’Intesa non costituisce un accordo internazionale da cui possano

derivare diritti

ed obblighi di diritto internazionale. Nessuna delle disposizioni del presente

Memorandum deve essere interpretata ed applicata come un obbligo giuridico o finanziario o

impegno per le Parti.

L’interpretazione del presente Memorandum d’Intesa deve essere in conformità con le

legislazioni nazionali delle Parti

nonché con il diritto internazionale applicabile e, per quanto riguarda la Parte italiana, con

106


gli obblighi derivanti dalla appartenenza dell’Italia all'Unione Europea.

***

Il presente Memorandum acquista efficacia alla data della firma.

Il presente Memorandum rimarrà valido per un periodo di cinque anni e sarà

automaticamente prorogato di cinque anni in cinque anni, salvo che una Parte vi ponga termine

dandone un preavviso scritto di almeno tre mesi all’altra Parte.

Fatto a Roma il 23 marzo 2019, in due originali, ciascuno in lingua italiana, cinese e inglese,

tutti i testi facenti ugualmente fede. In caso di divergenze interpretative, prevarrà il testo in lingua

inglese.

Per il Governo della Repubblica

Italiana

Per il Governo della Repubblica Popolare

Cinese

107


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