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Jolly Roger magazine_IV_02

Jolly Roger Magazine. Rivista di letteratura, attualità e arte.

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ar di Gloucester, dubito che<br />

abbia mai letto Moby Dick, ma<br />

eccolo!»<br />

Jack uscì dallo sgabbiotto della<br />

cucina. Era vestito di bianco e<br />

macchiato di sugo, di olio, di<br />

pomodoro. Chiara lo guardò;<br />

Jack era un Casanova c’è poco<br />

da fare: magrissimo tutto abbronzato,<br />

con la faccia rugosa<br />

di chi ne ha viste di tutti i colori<br />

e illuminata da due occhi<br />

azzurrissimi e vivi. Portava in<br />

quei giorni una barbetta ispida<br />

e bianca e capelli tagliati a<br />

spazzola, bianchi anche loro.<br />

Camminava ondeggiando, tipo<br />

lupo di mare. Da quando aveva<br />

deciso di smettere di fumare<br />

teneva perennemente fra le labbra<br />

una sigaretta spenta.<br />

«Ciao, ragazzi. E tu chi sei, meraviglia?»<br />

«Mi chiamo Chiara e lavorerò<br />

all’agenzia di soggiorno<br />

quest’estate».<br />

«Allora verrai ogni tanto eh?<br />

Qui si mangia il miglior totano<br />

alla diavola di tutto l’arcipelago<br />

e Sergio è un drago con la<br />

chitarra».<br />

«Pensavo di fermarmi stasera<br />

per assistere allo spettacolo, ma<br />

prima volevo capire dove dormirò.<br />

Il suo Sergio mi ha praticamente<br />

rapito».<br />

«Ha buon gusto, il mio Sergio».<br />

Chiara rise di nuovo e io volevo<br />

prendere Jack e buttarlo a mare<br />

con un’ancora come salvagente,<br />

invece dissi semplicemente:<br />

«Hai ragione Jack».<br />

Rise pure Fina e allora per<br />

non compromettermi mi alzai<br />

e andai a prendere la chitarra<br />

per quello che pomposamente<br />

definivo sound check. Teoricamente<br />

un chitarrista di flamenco<br />

dovrebbe suonare senza<br />

amplificazione... in Spagna. In<br />

Italia dove tutti fanno casino il<br />

volume non è sufficiente e devo<br />

collegare la mia classica a un<br />

amplificatore. 5 minuti ed ero<br />

pronto a iniziare.<br />

«Sergio, adesso vado a capire<br />

dove dormo. Ci vediamo fra un<br />

po’ ok?»<br />

Suonavo e ogni tanto spiavo se<br />

arrivava Chiara: la vidi spuntare<br />

da dietro i tavolini mentre<br />

stavo eseguendo un bellissimo<br />

brano di Vicente Amigo. Si era<br />

messa uno di quei famosi vestitini<br />

trasparenti che lasciavano<br />

indovinare il seno piccolo ma<br />

sodo, due gambe lunghe e tornite,<br />

la vita sottile. Non portava<br />

reggiseno e si era truccata leggermente.<br />

Un sogno. Alla fine<br />

dello spettacolo venne da me.<br />

«Ciao chitarrista».<br />

«Ciao, sei uno spettacolo, lasciatelo<br />

dire».<br />

«Grazie. Suoni bene tu».<br />

«Me la cavo. Il flamenco è caldo<br />

e altero e mi ci trovo».<br />

«Perché tu sei caldo e altero?»<br />

«Sono caldo, specialmente ora»<br />

risposi.<br />

«Scemo» – Rise.<br />

«Bevi qualcosa?»<br />

«Ma sì un po’ di quel vostro<br />

vino, perché no?»<br />

Mi alzai e andai a prendere due<br />

bicchieri di Ansonica. Si era<br />

seduta sugli scalini che guardavano<br />

il mare e stava seduta<br />

abbracciandosi le ginocchia. Le<br />

portai il bicchiere e mi sedetti<br />

al suo fianco. Il mare aveva un<br />

rumore ritmico e avrei potuto<br />

morire lì, in quel momento.<br />

«Chi sei Sergio?»<br />

«Ho fatto il conservatorio e mi<br />

RACCONTAMI UNA STORIA<br />

sono diplomato in chitarra classica.<br />

Lavoro non ce n’è molto,<br />

per fortuna insegno musica alle<br />

medie. Mi sono appassionato<br />

al flamenco ma in Italia è poco<br />

più che folklore. Ho provato a<br />

lavorare in Spagna ma ho visto<br />

che, se qui sono un buon tocaor,<br />

laggiù sono uno dei tanti e<br />

neanche il migliore. Ho conosciuto<br />

un tale Xavier a Siviglia<br />

che non aveva la minima idea<br />

di cosa stesse suonando, ma lo<br />

suonava così bene».<br />

«Sei fidanzato?»<br />

«Lo ero. Lei si chiamava Marina.<br />

Se ne è andata con un assicuratore,<br />

ma si può? Diceva<br />

che aveva bisogno di sicurezza,<br />

di stabilità, sai le solite cose.<br />

Spero si annoi mortalmente ma<br />

anche che sia felice».<br />

«Cos’è quella luce laggiù?» – e<br />

nel dirmi così si avvicinò pericolosamente<br />

al mio viso.<br />

«Pescatori» – risposi io e la baciai.<br />

Lei rispose al mio bacio<br />

e restammo così con le labbra<br />

incollate fino alle due del mattino.<br />

«Vado adesso» disse lei.<br />

«Non vuoi venire a vedere il<br />

panorama dalla mia stanza?»<br />

«Domani».<br />

«È venuta poi?» chiese John.<br />

John, una mia recente conoscenza,<br />

si vestiva sempre di<br />

nero, scarpe comprese. I capelli,<br />

curatissimi, erano bianchi. Mi<br />

avvicinò a Boston e si presentò<br />

come un lontano amico di Jack:<br />

mi disse che sapeva che sarei<br />

arrivato quel giorno. Si offrì di<br />

accompagnarmi a Gloucester e<br />

facemmo amicizia. Si comportava<br />

con tatto nei miei confronti:<br />

come se volesse proteggermi<br />

da qualcosa. John sorseggiava<br />

la poesia<br />

senza pudore ne' pieta'<br />

squarci d'amima, profondi come solo la poesia sa essere<br />

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32 ANNO <strong>IV</strong> • NUMERO 2 • FEBBRAIO 2<strong>02</strong>1

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