Jolly Roger magazine_IV_02
Jolly Roger Magazine. Rivista di letteratura, attualità e arte.
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RACCONTAMI UNA STORIA<br />
RUBRICA<br />
vite intrecciate<br />
sogno di informazioni?»<br />
«No. Lavorerò lì. Piacere…<br />
Chiara».<br />
«Sergio» – risposi e intanto la<br />
guardavo.<br />
«Lavori qui?»<br />
«Faccio la serata di flamenco<br />
dopo cena. Con una ballerina».<br />
«Allora stasera ti vengo a sentire?»<br />
«Mi farebbe piacere. Hai mangiato?»<br />
«No, ho una fame...»<br />
«Lucio apparecchia per due,<br />
stasera ho ospiti».<br />
Il Pequod è un vecchio locale<br />
di legno sulla spiaggia. È un’ottima<br />
trattoria di pesce. Jack, il<br />
proprietario, cucina quello che<br />
due pescatori di fiducia gli portano<br />
la mattina. Può capitare di<br />
ordinare spaghetti con l’orata e<br />
sentirsi rispondere che non hanno<br />
orate fresche. «Ma abbiamo<br />
ottimi spaghetti coi ricci oggi»<br />
dice allora Lucio, il vecchio cameriere<br />
del locale.<br />
«Sergio la tua ospite è incantevole,<br />
permette vero, signorina?»<br />
Chiara rise e i suoi denti candidi<br />
brillavano come le luci dei<br />
pescherecci. Era laureata in lingue<br />
e il suo sogno era quello di<br />
fare la guida nei viaggi avventura.<br />
In Africa, India, Stati Uniti.<br />
Parlava il tedesco, l’inglese e lo<br />
spagnolo; ora stava studiando<br />
il cinese «la lingua del futuro»<br />
diceva. Il posto all’agenzia di<br />
soggiorno all’isola del Giglio<br />
non era Marrakesh o Istanbul<br />
ma da qualche parte si doveva<br />
pur cominciare.<br />
«Io sono di Roma, Sergio. Finita<br />
l’università ho conosciuto un<br />
uomo molto più grande di me<br />
e ci siamo innamorati. Mi sono<br />
trasferita a Capalbio, per amore,<br />
diciamo. Di Luca mi colpì la<br />
parlantina, il suo fascino. Prendemmo<br />
un appartamento nel<br />
centro del paese e per un anno<br />
siamo stati felici. Gli piacevano<br />
le barche e le donne. Soprattutto<br />
le donne. Luca faceva, sì, velate<br />
avances ad amiche, conoscenti,<br />
ma sapevo che scherzava. Poi<br />
arrivò Loredana. Impossibile<br />
competere con quella mantide.<br />
Una sera a cena si guardavano<br />
come se non ci fosse un domani<br />
e io... che stupida! Un giorno<br />
tornai a casa e trovai sul letto un<br />
biglietto di Luca: andava a fare<br />
una crociera con Lory. Mi ringraziava<br />
del bel tempo passato<br />
insieme, le solite stronzate…<br />
ma ti sto sommergendo scusa...<br />
è una vita che non parlavo così<br />
tanto...»<br />
Per me poteva parlare anche<br />
tutta la notte. E invece chiese:<br />
«Che si beve qui?»<br />
«Se vuoi la lista dei vini scordatela.<br />
Qui c’è l’Ansonica o<br />
l’Ansonica».<br />
«Credo che prenderò un Ansonica».<br />
«Ottima scelta. Ecco Fina».<br />
La mia partner non si chiamava<br />
né Carmen, né Consuelo, ma<br />
Serafina ed era di Cascina in<br />
provincia di Pisa. Tutti la chiamavamo<br />
Fina. Era una bella<br />
mora, alta, con le caviglie nervose<br />
e sottili, una gran coda di<br />
cavallo e gli occhi scuri; inoltre<br />
era una vera professionista<br />
del flamenco. Viveva con Jack,<br />
il proprietario del Pequod, in<br />
una stanzetta sopra il ristorante.<br />
Stavano insieme ormai da<br />
cinque anni. Lui aveva quindici<br />
anni più di lei ma era un fascinoso<br />
mascalzone e le donne lo<br />
adoravano. Fina si avvicinò col<br />
suo passo morbido e si sedette<br />
con noi. Prese un bicchiere e si<br />
versò una generosa dose di Ansonica.<br />
«Chi è la tua amica?» – esordì<br />
Fina<br />
«Lei è Chiara. Lavorerà da<br />
Francesco all’agenzia. Avrai<br />
occasione di migliorare il tuo<br />
spagnolo, visto che è laureata<br />
in lingue».<br />
«Piacere, Fina, cioè Serafina...<br />
c’è qualcosa che non sia frutto<br />
di un assassinio qui?»<br />
Chiara chiese: «Sei vegetariana?»<br />
«Sì, da qualche anno. Jack mi<br />
prepara piatti di verdure, caponatine,<br />
frittate, roba così. Dimmi<br />
di te».<br />
Le ragazze si erano prese in<br />
simpatia e la cena trascorse<br />
serena, complice l’ottima cucina<br />
e l’Ansonica che, dietro<br />
un aspetto innocente, nasconde<br />
quindici gradi.<br />
«A che ora iniziate?» – chiese<br />
Chiara.<br />
«Verso le 22.30. Allora vieni?»<br />
risposi «O vuoi riposarti un<br />
po’? A proposito dove starai?»<br />
«Dietro l’agenzia c’è un piccolo<br />
monolocale. Starò lì».<br />
«Io abito in una stanzetta sopra<br />
il ristorante. Un gioiello sia per<br />
la vista mare che per l’angolo<br />
cottura. Non sempre scendo al<br />
Pequod per cenare.»<br />
«Però» disse lei «Che nome altisonante,<br />
Pequod... fan di Melville?»<br />
«Jack si atteggia a lupo di mare<br />
in disarmo. Non credo che in<br />
uno dei suoi tanti passati abbia<br />
fatto il marinaio, ma sicuramente<br />
cucina il pesce da dio.<br />
Il nome comunque viene da un<br />
tra storie di ogni giorno<br />
il nuovo romanzo di camilla cosi che punta dritto al cuore<br />
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30 ANNO <strong>IV</strong> • NUMERO 2 • FEBBRAIO 2<strong>02</strong>1 www.edizionijollyroger.it<br />
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