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Jolly Roger magazine_IV_02

Jolly Roger Magazine. Rivista di letteratura, attualità e arte.

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Continuo a far mio il vecchio<br />

detto “non è un buon giocatore<br />

quello che quando vince, vince<br />

tanto, ma quello che quando<br />

perde, perde poco”.<br />

Guardo i monticelli di variopinta<br />

bachelite di fronte a noi.<br />

Mi accorgo di essere il più fortunato.<br />

In uno slancio di modestia,<br />

io, che ho calcato palcoscenici<br />

migliori, mi rendo<br />

conto che con questi avversari<br />

non si può parlare di bravura.<br />

Nonostante ciò, mi gratifico per<br />

le scelte e sono orgoglioso dei<br />

rilanci. La mia mente si assenta<br />

ancora.<br />

L’aria, per le tante sigarette<br />

consumate, è molto pesante. La<br />

bottiglia del whisky è quasi agli<br />

sgoccioli. Gli occhi sono irritati<br />

dal fumo e dalla stanchezza.<br />

La testa inizia a dolere per l’alcol<br />

e la tensione. Nella strada<br />

circolano soltanto un metronotte<br />

e il panettiere che si reca al<br />

forno. Un turnista va al lavoro,<br />

un altro rientra a casa. Io sono<br />

inchiodato al tavolo verde, insensibile<br />

alla stanchezza, sostenuto<br />

dall’adrenalina.<br />

Sto vincendo. I miei compagni,<br />

che hanno preso il gioco per il<br />

verso giusto, scherzano. Fanno<br />

battute su di me. È naturale: la<br />

troppa fortuna attrae sempre la<br />

facile ironia. Sorrido, insensibile<br />

alle loro parole. Mi sento<br />

coinvolto in maniera esagerata,<br />

ma quel fremito, che mi percorre,<br />

è come una droga. Rispondo<br />

cortese alle loro parole. Mi presto<br />

al loro gioco. Partecipo. Ma<br />

mi sento distante da loro.<br />

È una brutta serata. Le belle<br />

carte mi evitano. Le buone<br />

combinazioni trovano sempre<br />

qualcosa di migliore nelle mani<br />

dell’avversario, oppure niente.<br />

Il loro valore, a volte, si vanifica<br />

anche così. Sto perdendo<br />

abbastanza. Mi assale un senso<br />

di rimorso. Con questi soldi<br />

avrei potuto comprarmi quella<br />

maglia che mi piace tanto.<br />

Avrei potuto fare il grande in<br />

discoteca. Avrei potuto…<br />

Per fortuna iniziano a vincere<br />

anche gli altri. È vero che le<br />

carte girano, ma è innaturale<br />

gioire dei successi degli avversari.<br />

Mi consolo pensando che<br />

non possano annoiarsi o demoralizzarsi.<br />

Così continueremo<br />

a giocare ancora. E io godo di<br />

questo ritorno al passato.<br />

C’è chi si sente rinfrancato da<br />

questo cambiamento. Alza la<br />

cresta. Fa lo sbruffone. Evoca<br />

il fatto che la fortuna, ora, sia<br />

bendata in modo più accurato.<br />

Attinge a piene mani dalla cornucopia.<br />

La serata volge al termine.<br />

Ormai i giochi sono fatti. Chi<br />

perderà, non lo farà per una<br />

somma compromettente. Non<br />

sarebbe stato possibile. Si dichiarano<br />

i giri che rimangono<br />

alla fine della partita. Anche i<br />

più cauti si sono lasciati trascinare<br />

dall’eccitazione del gioco.<br />

Per il gran finale ci accordiamo<br />

nel raddoppiare la posta. Tutti<br />

vogliamo finire in bellezza. Tutti<br />

speriamo nell’ultima buona<br />

combinazione. Tutti, scontenti<br />

della nostra mano, optiamo per<br />

un piatto di parola. Due piatti<br />

di parola. Tre. In palio, ora,<br />

c’è una cifra che, per un tavolo<br />

povero come questo, è molto<br />

allettante.<br />

Il giocatore di mano apre. Il<br />

successivo lo segue. Non faccio<br />

in tempo a guardare le mie<br />

RACCONTAMI UNA STORIA<br />

carte. Cerco un’altra emozione:<br />

vado al buio. «Piatto ricco, mi<br />

ci ficco!» E viene anche il mazziere.<br />

Stillo le mie carte. Asso di<br />

fiori. Nove di cuori. Regina di<br />

cuori. Sette di picche. Dieci di<br />

cuori. Impreco.<br />

Il giocatore di fronte a me<br />

cambia due carte. È probabile<br />

che abbia un tris. Quello alla<br />

mia destra ne chiede una. Avrà<br />

una doppia coppia? Cercherà di<br />

ottenere una scala o un colore?<br />

Senz’altro ha una combinazione<br />

più forte della mia. Guardo<br />

sconsolato la mia mano. Scarto<br />

l’asso e il sette. Decido di andare<br />

all’avventura. L’ultimo ne<br />

tiene solamente due. Che sia<br />

messo peggio di me? Se fosse,<br />

sarebbe comunque una magra<br />

consolazione.<br />

Il mazziere ha finito la distribuzione<br />

delle carte. Non ci stiamo<br />

giocando la casa, ma si palpa<br />

una forte tensione. Ora, tutti<br />

vogliamo vincere. Mi ritrovo<br />

a scoprire le mie carte con eccezionale<br />

lentezza. Voglio prolungare<br />

il più a lungo possibile<br />

questo stato di attesa che vuol<br />

dire emozione. Tensione. Speranza.<br />

Gioia. O delusione. Lo<br />

stato mentale si riflette su quello<br />

fisico. Le mani tremano. Per<br />

nascondere agli altri la mia<br />

condizione, riesco a trasferire il<br />

fremito lungo la schiena.<br />

La prima carta che mi appare<br />

è il jack di cuori. Sento le<br />

mie guance bruciare. Penso<br />

di essere diventato paonazzo.<br />

Una sensazione di piacere si<br />

manifesta al basso ventre. Ho<br />

quattro carte dello stesso seme,<br />

disposte a scala bilaterale. Ho<br />

la possibilità di chiudere varie<br />

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24 ANNO <strong>IV</strong> • NUMERO 2 • FEBBRAIO 2<strong>02</strong>1

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