Jolly Roger magazine_IV_02
Jolly Roger Magazine. Rivista di letteratura, attualità e arte.
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BUSSOLA E SESTANTE<br />
BUSSOLA E SESTANTE<br />
CHI BEN COMINCIA<br />
È alla metà dell’opera<br />
Mai sottovalutare l’importanza di un buon incipit,<br />
anche se costa sudore, lacrime e sangue<br />
di Amelia Volpe<br />
Poche parole<br />
per vincolare il<br />
Lettore al vostro<br />
libro, scritte con<br />
la stessa solennità<br />
che impieghereste<br />
per declamare una<br />
formula magica.<br />
Perché di questo<br />
si tratta: un dolce<br />
sortilegio che<br />
ammalia chi ne<br />
percorre le righe e lo<br />
precipita nel gorgo<br />
della vostra prosa.<br />
Ci sono rituali che si ripetono<br />
da tempo immemorabile e ai<br />
quali nessuno può sperare di<br />
sfuggire, per quanto possa essere<br />
famoso o fortunato.<br />
Uno di questi è l’esame di un<br />
libro che il lettore medio effettua<br />
subito dopo averlo estratto<br />
dallo scaffale della libreria, sia<br />
che si tratti dell’ultima fatica<br />
di Ken Follett in Feltrinelli, sia<br />
che si tratti di un illustre sconosciuto<br />
in un’altrettanto sconosciuta<br />
libreria di provincia.<br />
Il rituale si compone di tre gesti<br />
fondamentali: l’esame della<br />
copertina, una rapida sbirciata<br />
alla quarta di coperta e, laddove<br />
i primi due gesti abbiano<br />
generato la soddisfazione<br />
del Lettore, la lettura (attenta,<br />
questa volta) delle prime righe<br />
che compongono il libro vero e<br />
proprio; quello che va sotto al<br />
nome di “incipit”.<br />
Non mi stancherò mai di ripetere<br />
quanto sia importante che<br />
le suddette poche righe siano<br />
la parte dell’intera opera sulla<br />
quale Autore e Editor devono<br />
porre la massima attenzione.<br />
Sì, perché se i virtuosismi grafici<br />
della copertina e l’estrapolazione<br />
dei brani per la quarta<br />
di coperta hanno fatto il loro<br />
sporco lavoro, ovvero quello di<br />
attrarre e incuriosire il Lettore,<br />
il momento della verità si compie<br />
nell’attimo in cui le primissime<br />
righe del libro si insinuano<br />
nelle vene della persona che<br />
le sta leggendo, per poi esplodergli<br />
nella mente come un trip<br />
lisergico capace di promettere,<br />
senza rivelare, mondi al di là<br />
dell’umana immaginazione.<br />
È l’attimo che decide se i libro<br />
abbandonerà lo scaffale tra<br />
le mani del Lettore o se sarà<br />
condannato a rimanervi finché<br />
qualcuno non si innamori di lui<br />
per altri motivi.<br />
Ma una cosa è certa: più l’incipit<br />
sarà ruffiano e ammiccante,<br />
maggiori saranno le possibilità<br />
che l’intero libro ne benefici facendo<br />
scoccare quella scintilla<br />
nella mente del Lettore che lo<br />
condurrà dritto alla cassa della<br />
libreria con la mente già immersa<br />
nella storia e il bancomat<br />
in mano.<br />
Soltanto una categoria di libri<br />
è immune alla regola dell’incipit:<br />
quelli che la gente compra<br />
(la gente, attenzione, non i Lettori)<br />
così come comprerebbe<br />
l’ultimo glossy pubblicizzato<br />
dall’influencer di turno.<br />
Sono libri che solitamente<br />
vengono usati come complemento<br />
d’arredo e per mostrare<br />
alle amiche in visita, altrettanto<br />
sgallettate, che “sì, ce l’ho<br />
anch’io”.<br />
Raramente vengono letti, quindi<br />
se il vostro non appartiene<br />
alla categoria del must to have<br />
da analfabeti di ritorno, tirate<br />
pure un sospiro di sollievo<br />
e dedicatevi alle stramaledette<br />
prime righe.<br />
Ma come dovrebbe essere un<br />
incipit efficace?<br />
E soprattutto, quali trucchi magici<br />
impiegare per comporlo?<br />
Innanzitutto sfatiamo un mito:<br />
se può essere vero che tutto il<br />
libro venga scritto di getto, in<br />
preda a un furor creativo secondo<br />
solo all’uragano Katrina,<br />
per l’incipit bisogna ragionare;<br />
e parecchio.<br />
È un capolavoro di pura tattica<br />
comunicativa volto a solleticare<br />
nel Lettore le zone più sensibili,<br />
portandolo là dove vogliamo<br />
che giunga.<br />
E chiarisco.<br />
Se il libro appartiene a un genere<br />
ben definito e tale genere<br />
traspare dalla copertina, dal titolo<br />
o da entrambi, è abbastanza<br />
ovvio supporre che chiunque<br />
lo estragga dallo scaffale sia un<br />
appassionato di tale genere,<br />
quindi dobbiamo concentrarci<br />
sulle passioni che a esso ruotano<br />
attorno.<br />
Dobbiamo riuscire a spremere<br />
la quintessenza per versarla nelle<br />
parole con le quali andremo a<br />
comporre l’incipit, mantenendo<br />
comunque l’onestà intellettuale<br />
di non portare il Lettore fuori<br />
strada, perché la rappresaglia<br />
sarebbe terribile e difficilmente<br />
rimediabile.<br />
Dovremo al tempo stesso generare<br />
curiosità e rassicurare<br />
circa il contenuto del libro,<br />
così da confermare la scelta e<br />
promettere che non ci saranno<br />
delusioni.<br />
E soprattutto non abbiate paura<br />
di riscriverlo decine di volte: la<br />
posta in gioco è talmente alta<br />
che ogni sforzo è giustificato, a<br />
patto che rimaniate nel seminato<br />
senza far trasparire cose che<br />
poi il libro non saprà sostenere.<br />
Ricordo un Gordon Gekko (Michael<br />
Douglas, nel film “Wall<br />
Streer” di Oliver Stone, 1987)<br />
che diceva al giovane broker<br />
interpretato da Charlie Sheen<br />
«Oggi hai avuto di che entrare<br />
nel mio ufficio; adesso vediamo<br />
se hai di che rimanerci».<br />
E niente, secondo me, esemplifica<br />
meglio il rapporto che c’è<br />
tra incipit e opera completa.<br />
Quando mi chiedono di portare<br />
un esempio di incipit geniale,<br />
nonostante tenti di variare la<br />
risposta per non essere monotono,<br />
la mia risposta è sempre<br />
la stessa.<br />
“Molti anni dopo, di fronte al<br />
plotone di esecuzione, il colonnello<br />
Aureliano Buendìa si sarebbe<br />
ricordato di quel remoto<br />
pomeriggio in cui suo padre lo<br />
aveva condotto a conoscere il<br />
ghiaccio”.<br />
Lo riconoscete?<br />
È Gabriel Garcia Marquez che<br />
apre le danze di “Cent’anni di<br />
solitudine”, opera che gli valse<br />
il Nobel per la Letteratura.<br />
Riuscite a scorgerne la genialità?<br />
In sostanza Marquez riesce, fornendo<br />
un’informazione drammatica<br />
e forse totale (il plotone<br />
di esecuzione), a non svelare<br />
niente costringendo il Lettore<br />
ad accettare la sfida e divorare<br />
il libro per giungere al punto in<br />
cui l’incipit lo ha incatenato, se<br />
non altro per capire cosa c’entri<br />
il ghiaccio con una fucilazione.<br />
Che poi il libro possa piacere o<br />
non piacere dipende esclusivamente<br />
dal gusto personale, ma<br />
l’efficacia delle prime poche righe<br />
è incontestabile.<br />
Quindi non importa quanta fatica<br />
vi costi cesellarle, né quante<br />
nottate spenderete modificando<br />
ogni singola virgola e nutrendovi<br />
di caffè per endovena:<br />
l’incipit è quanto di più sacro<br />
possa esistere tra le pagine di<br />
un libro, quindi non risparmiatevi<br />
mai.<br />
14 ANNO <strong>IV</strong> • NUMERO 2 • FEBBRAIO 2<strong>02</strong>1 www.edizionijollyroger.it<br />
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