360 GRADI MAGAZINE - Gennaio/Febbraio 2021
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
Magazine<br />
ARTISTA<br />
CHERRY MANGA<br />
Cherry Manga è un’artista molto<br />
conosciuta nel mondo virtuale di SL.<br />
Crea opere che hanno uno straordinario<br />
impatto visivo ed emotivo.<br />
SADYCAT LITTLEPAWS:<br />
LO STILE VERSATILE<br />
DI UNA BLOGGER DI<br />
SUCCESSO<br />
Fotografia<br />
NEUROESTICA: CERVELLO,<br />
EMPATIA ED ESPERIENZA<br />
DEL BELLO<br />
Second Life VALENTINA E.<br />
Perchè le immagini attraggono così<br />
tanto lo spettatore? Una delle principali<br />
attività in SL è il fotografo: ci siamo<br />
mai chiesti cosa ci attira di più nelle<br />
fotografie?<br />
Un negozio di abiti dallo stile<br />
inconfondibile, che si caratterizza<br />
per classe, eleganza e originalità.<br />
Conosciamo Valentina in questa<br />
intervista esclusiva.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
GENNAIO/FEBBRAIO <strong>2021</strong> - N. 3<br />
1
SOMMARIO<br />
18<br />
Perchè<br />
NEUROESTETICA:<br />
CERVELLO, EMPATIA<br />
ED ESPERIENZA DEL<br />
BELLO<br />
le immagini<br />
attraggono così tanto lo<br />
spettatore? Una delle<br />
principali attività in SL è<br />
il fotografo: ci siamo mai<br />
chiesti che cosa ci attira<br />
di più nelle fotografie?<br />
54<br />
Una<br />
HAZELNUT’S<br />
KINGDOM<br />
location<br />
raffinata, dallo stile<br />
mediterraneo e<br />
dalle costruzioni<br />
d’epoca in stile<br />
francese. Sono<br />
tantissime le attività<br />
per intrattenere il<br />
visitatore.<br />
74<br />
Una<br />
SLICE OF<br />
HEAVEN<br />
destinazione<br />
invernale<br />
affascinante che<br />
presto cambierà<br />
nella sua versione<br />
primaverile.<br />
Conosciamola<br />
attraverso gli occhi di<br />
Serena Amato.<br />
92<br />
Cherry<br />
CHERRY<br />
MANGA<br />
Manga è<br />
un’artista molto<br />
conosciuta nel<br />
mondo virtuale<br />
di Sl.. Crea opere<br />
che hanno uno<br />
straordinario impatto<br />
visivo ed emotivo.<br />
126<br />
Una<br />
DORIAN KASH<br />
voce maschile<br />
importante nel<br />
panorama musicale<br />
italiano. Un artista<br />
che rende la<br />
serata musicale un<br />
successo in ogni<br />
occasione.<br />
142<br />
Stile,<br />
VALENTINA E.<br />
classe, originalità<br />
sono solo alcune<br />
delle caratteristiche<br />
di Valentina E., un<br />
marchio che brilla<br />
nello scenario del<br />
mondo della moda<br />
di SL.<br />
160 Fotografa,<br />
SADYCAT<br />
LITTLEPAWS<br />
blogger e<br />
blogger manager di<br />
successo, SadyCat<br />
ha uno stile versatile<br />
che si sa adattare<br />
alle molteplici<br />
esigenze del mondo<br />
della moda.<br />
172<br />
Immagini<br />
SCELTI SU<br />
FLICKR<br />
spettacolari trovate<br />
su Flickr.<br />
Esploriamo nuovi<br />
artisti.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> <strong>MAGAZINE</strong> è la rivista che tratta di Second Life a <strong>360</strong>°. Destinazioni, Arte, Musica, Moda, Fotografia, Arredo e Decorazione tutto in<br />
un’unica rivista bimestrale. Puoi leggere la rivista sul web, visitando la nostra pagina YUMPU.<br />
2 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Benvenuti al numero 3 di <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> <strong>MAGAZINE</strong>.<br />
92 126 160<br />
CHERRY MANGA<br />
DORIAN KASH<br />
SADYCAT<br />
LITTLEPAWS<br />
Un’artista in grado di<br />
creare opere che hanno<br />
uno straordinario impatto<br />
visivo ed emotivo.<br />
Un artista musicale<br />
importante e di<br />
riferimento nello scenario<br />
musicale italiano.<br />
Fotografa, blogger e<br />
blogger manager di<br />
successo, si caratterizza<br />
per uno stile versatile.<br />
BENVENUTI<br />
Benvenuti al numero 3 della rivista.<br />
In questa terza uscita <strong>360</strong><strong>GRADI</strong><br />
introduce Serena Amato, collaboratrice,<br />
per ora, solo occasionale nel settore<br />
“destinazioni” che ci permette di<br />
esplorare Luane’s World attraverso i suoi<br />
occhi.<br />
Faremo la conoscenza di Dorian Kash,<br />
un artista musicale importante nel<br />
panorama italiano.<br />
Esploreremo l’arte di Cherry Manga in<br />
grado di suscitare un grande impatto<br />
emotivo e visivo.<br />
Per il settore relativo alla mente umana,<br />
che riscuote grande interesse, Degoya<br />
ci parlerà di come la mente reagisce al<br />
bello e alle immagini.<br />
Infine conosceremo di persona Valentina<br />
Evangelista, una delle più raffinate<br />
designer in Second Life.<br />
Vi invito a essere parte attiva,<br />
comunicandoci le vostre impressioni e/o<br />
idee/suggerimenti.<br />
Buona lettura!<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
3
TEAM<br />
LADMILLA VAN MISOINDITE<br />
SERENA<br />
RESPONSABILE<br />
SETTORE ARTE<br />
RESPONSABILE<br />
SETTORE<br />
MUSICA<br />
RESPONSABILE<br />
SETTORE MODA<br />
COLLABORATRICE<br />
SETTORE<br />
DESTINAZIONI<br />
Artista e Proprietaria<br />
della Galleria THE<br />
EDGE.<br />
Dj , Designer e<br />
Architect Planning.<br />
Modella e<br />
Responsabile di eventi<br />
fashion.<br />
Collaboratrice<br />
occasionale per il<br />
settore destinazioni.<br />
4 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
JARLA<br />
VIOLET<br />
DEGOYA<br />
RESPONSABILE<br />
SETTORE<br />
FOTOGRAFIA<br />
Fotografa.<br />
RESPONSABILE<br />
SETTORE<br />
MARKETING<br />
Esperta di Social<br />
Media Marketing.<br />
RESPONSABILE<br />
SETTORE<br />
CERVELLO, MENTE E<br />
REALTA’ VIRTUALE<br />
Psichiatra.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
5
NOTE DELL’ EDITRICE<br />
Siamo giunti alla terza uscita di <strong>360</strong><strong>GRADI</strong> Magazine.<br />
La prima novità che<br />
desidero introdurre<br />
è l’ingresso nel team,<br />
seppure in modo<br />
occasionale, di Serena<br />
Domenici. Si tratta di<br />
una collaborazione<br />
interessante in<br />
quanto Serena ama<br />
scrivere e lo fa con<br />
passione. Spero che<br />
decida di essere parte<br />
permanente del team,<br />
dando alla rivita<br />
un valore aggiunto<br />
significativo nel<br />
settore “destinazioni”.<br />
La prima novità che desidero introdurre è l’ingresso nel team,<br />
seppure in modo occasionale, di Serena Domenici. Si tratta di una<br />
collaborazione interessante in quanto Serena ama scrivere e lo fa<br />
con passione. Spero che decida di essere parte permanente del<br />
team, dando alla rivita un valore aggiunto significativo nel settore<br />
“destinazioni”.<br />
La rubrica “cervello, mente e realtà virtuale” sta riscuotendo un<br />
enorme successo, grazie alla professionalità di Degoya Galthie.<br />
Ricevo moltissimi feedback positivi e ne sono lieta.<br />
In questo numero parleremo sul fronte artistico di Cherry Manga,<br />
un’artista molto conosciuta nello scenario di Second Life. La sua<br />
straordinarietà è la capacità di suscitare emozioni e di avere un<br />
forte impatto visivo. In questo numero avremo la possibilità di<br />
conoscerla meglio.<br />
Sul fronte musicale, Dorian Kash è il protagonista di questo<br />
numero. Artista italiano molto conosciuto, ogni sua serata è un<br />
momento di relax per il pubblico e una performance di successo<br />
per Dorian.<br />
Sul fronte della moda, approfondiamo la conoscenza di Valentina<br />
E., un brand apprezzato e conosciuto per la sua originalità<br />
e qualità. Ho avuto il piacere di intervistare personalmente<br />
Valentina Evangelista che ha risposto puntualmente alle domande<br />
dando anche suggerimenti preziosi a tutti coloro che desiderano<br />
intraprendere la carriera di fashion designer.<br />
Sul fronte fotografico, Jarla ha intervistato SadyCat Littlepaws,<br />
fotografa, blogger e blogger manager molto apprezzata. E’<br />
l’occasione per capire di più non solo di fotografia, ma anche di<br />
come funziona il mondo dei blogger e del loro reclutamento.<br />
Nell’augurarti buona lettura, ti invito sempre alla collaborazione:<br />
se riusciamo a migliorare è anche grazie ai suggerimenti dei<br />
lettori.<br />
Arrivederci al prossimo numero.<br />
BENVENUTO<br />
<strong>360</strong><strong>GRADI</strong> è una rivista interattiva<br />
disponibile su YUMPU. Prendi la tua<br />
copia del kiosk in redazione.<br />
6 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
L’ emozione è la prova più evidente<br />
che qualcosa ci ha coinvolto<br />
profondamente. Tutti i talenti di<br />
cui parliamo in questo numero<br />
raggiungono il nostro cuore.<br />
- Oema<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
7
ART PROMOTION ON FACEBOOK<br />
8 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
9
VIOLET BOA<br />
Le mie responsabilità comprendono la pianificazione,<br />
l’implementazione e la gestione di strategie di PR, nonché<br />
l’organizzazione e la gestione di varie attività di PR.<br />
Utilizzo diversi canali per ottimizzare la diffusione e il successo di<br />
una campagna, con un’attenzione orientata al cliente e una consegna<br />
sicura che rappresento in modo inequivocabile, e realizzo gli interessi,<br />
i desideri, le esigenze e le aspettative dei miei clienti.<br />
Violet Boa,<br />
Responsabile del Settore<br />
MARKETING<br />
Una parte naturale del mio lavoro consiste nell’organizzare interviste<br />
e coordinarmi, ricercare e raccogliere opportunità di partnership,<br />
stabilire e mantenere rapporti con giornalisti, influencer e blogger,<br />
oltre a supportare i membri del team del mio cliente nella<br />
comunicazione e nella gestione di una campagna.<br />
Attraverso anni di esperienza nella gestione dei social media, che<br />
richiede sempre ottime capacità di comunicazione, presentazione e<br />
leadership, oltre a eccellenti capacità organizzative e di gestione del<br />
tempo, sono diventata autocritica e sono sempre interessata a nuovi<br />
impulsi.<br />
L’apprendimento, sia esso auto-diretto o attraverso la conoscenza di<br />
fonti competenti, fa parte del processo quotidiano.<br />
Le osservazioni e le riflessioni (auto-riflessioni) sulla situazione<br />
esterna ed interna mi danno la possibilità di riconoscere i problemi e<br />
di cambiarli in una direzione positiva.<br />
Sono una pensatrice positiva ma anche critica e risolutrice di problemi<br />
analitici che - con molta empatia - accetta gli interessi contrastanti,<br />
la (in) tolleranza personale e le opinioni degli altri. Sono molto<br />
adattabile e disponibile al compromesso per accettare alternative<br />
positive che rendano tutti felici e portino al successo desiderato.<br />
Nella mia top ten degli interessi ci sono l’arte, la fotografia, il design,<br />
l’arte digitale, la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura, la<br />
scienza, la consapevolezza e l’atteggiamento positivo.<br />
Mi sento molto onorata e orgogliosa della fiducia che Oema ha riposto<br />
in me invitandomi nel mio ruolo di PR a promuovere fin dalla prima<br />
pubblicazione <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> Magazine, una rivista raffinata, di classe, ed<br />
elegante.<br />
Ci aspetta un compito entusiasmante e meraviglioso, e non vedo l’ora<br />
di compierlo!<br />
Violet<br />
10 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
11
LUNDY ART GALLERY<br />
LA LUNDY ART GALLERY E’ UNA CREAZIONE DI LEE1 OLSEN E OSPITA<br />
PERIODICAMENTE NUOVI ARTISTI.<br />
LA GALLERIA VANTA UNO SPAZIO ESPOSITIVO MOLTO AMPIO, PERMETTENDO<br />
AL VISITATORE DI APPREZZARE NUMEROSE OPERE D’ARTE.<br />
12 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
ARTISTI ESPOSITORI<br />
Moya Patrick<br />
Etamae<br />
Ilyra Chardin<br />
Adwehe<br />
ZackHermann<br />
Sandi Benelli<br />
Jessamine2108<br />
Steele Wilder<br />
Adelina Lawrence<br />
Magda Schmidtzau<br />
Jos (mojosb5c)<br />
TELEPORT TO LUNDY ART GALLERY<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
13
CAMP ITALIA<br />
CAMP ITALIA, EDUCAZIONE E INTRATTENIMENTO IN UN’UNICA<br />
DESTINAZIONE.<br />
VIENI A VISITARCI!<br />
Camp Italia è una sim educational in lingua italiana con vocazione internazionale, dove puoi<br />
trovare una calorosa accoglienza, eventi artistici e musicali, tante lezioni per imparare a usare<br />
Second Life e paesaggi mozzafiato per una meravigliosa esperienza della tua SL.<br />
Visit Camp Italia & Enjoy!<br />
Slurl<br />
https://maps.secondlife.com/secondlife/Camp%20Italia/127/64/23<br />
Official Website<br />
https://campitaliasecondlife.org<br />
14 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
15
DEGOYA GALTHIE<br />
Sin dall’inizio della sua apparizione nel mondo, l’uomo ha cercato<br />
di rappresentare e raccontare la propria esperienza con differenti<br />
strumenti quali il disegno, la fotografia e il cinema; alla base di questa<br />
incessante ricerca è il desiderio di descrivere il proprio mondo interiore<br />
con livelli di fedeltà sempre maggiori. Nella nostra società postmoderna<br />
la frontiera più evoluta di questa ricerca è rappresentata<br />
dalla realtà virtuale: questa tecnologia ci consente di “immergerci” in<br />
un ambiente generato dal computer, dentro cui è possibile muoversi e<br />
interagire come nel reale.<br />
Degoya Galthie,<br />
Responsabile del Settore<br />
CERVELLO, MENTE E<br />
REALTA’ VIRTUALE<br />
La realtà virtuale sta avendo numerose applicazioni che spaziano in<br />
diversi ambiti e rappresenta anche un’interfaccia di comunicazione<br />
avanzata che consente alle persone di interagire in modo naturale<br />
a distanza. Ormai è una tecnologia che ha una crescente diffusione<br />
anche nell’industria dell’intrattenimento, dove trova applicazioni,<br />
oltre nel settore dei videogiochi, nella cinematografia, nei parchi<br />
tematici e nei musei. I social network, l’e-commerce, l’educazione,<br />
lo sport sono solo alcuni dei numerosi ambiti che i mondi virtuali<br />
promettono di rivoluzionare. In campo medico, la realtà virtuale sta<br />
dimostrando un eccellente potenziale con applicazioni nell’ambito<br />
delle neuroscienze e della psicoterapia.<br />
Alla luce di tali premesse, l’obiettivo che mi sono posto in questo<br />
settore della rivista è raccontare la “rivoluzione virtuale” attraverso<br />
una prospettiva che vuole evidenziare l’impatto trasformativo di<br />
questa tecnologia sul cervello e sull’esperienza umana. In particolare,<br />
cercherò di investigare sugli effetti delle esperienze virtuali sul<br />
proprio mondo reale e di mettere in luce le opportunità che le<br />
tecnologie virtuali possono offrire, ma anche di porre in evidenza i<br />
potenziali rischi che esse implicano, attraverso una ricognizione delle<br />
ricerche più avanzate in ambito psicologico e neuroscientifico. Infine,<br />
cercherò di spiegare come le tecnologie simulative stanno cambiando<br />
il modo di comunicare e interagire delle persone, analizzando le<br />
opportunità e le sfide implicate dall’emergere dei mondi virtuali.<br />
Degoya<br />
16 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
17
NEUROESTE<br />
IL CERVELLO, L’EMPATIA<br />
BELLO<br />
Scritto da DEGOYA GALTHIE.<br />
Immagini di JARLA CAPALINI.<br />
18 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
TICA<br />
E L’ESPERIENZA DEL<br />
Perchè le immagini ci piacciono così tanto?<br />
Che effetti suscitano sulla nostra mente?<br />
Approfondiamo questo tema affascinante.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
19
NEUROESTETICA<br />
IL CERVELLO, L’EMPATIA E<br />
L’ESPERIENZA DEL BELLO<br />
Se le neuroscienze cognitive studiano la cognizione e la mente umana, che cosa<br />
c’è di così unicamente umano come l’ossessione di creare immagini? Da un<br />
lato l’ossessione di creare immagini e dall’altro il potere che queste immagini<br />
esercitano su chi le guarda.<br />
Le parole che compongono il titolo<br />
di questo articolo: arte, empatia,<br />
esperienza estetica e neuroscienze,<br />
cioè lo studio del cervello, costituiscono<br />
argomenti che nello spazio a<br />
disposizione non riuscirò affrontare in<br />
modo serio ed esauriente. Come prima<br />
cosa cercherò di spiegare il fatto che<br />
un neuroscienziato applichi la propria<br />
metodologia di ricerca ad ambiti che,<br />
tradizionalmente ed apparentemente,<br />
sembrano così lontani; soprattutto negli<br />
ultimi 70 anni il campo della scienza è<br />
stato considerato altro rispetto a quello<br />
dell’estetica e dell’arte. Le scienze<br />
umane e le neuroscienze cognitive,<br />
però, condividono un fondamentale<br />
oggetto d’indagine: capire cosa ci<br />
rende umani. Ovviamente lo fanno<br />
con approcci molto diversi e con<br />
differenti linguaggi di descrizione. Se<br />
le neuroscienze cognitive studiano la<br />
cognizione e la mente umana, che cosa<br />
c’è di così unicamente umano come<br />
l’ossessione di creare immagini? Da un<br />
lato l’ossessione di creare immagini e<br />
dall’altro il potere che queste immagini<br />
esercitano su chi le guarda. All’interno<br />
di questi argomenti che ricorreranno<br />
spesso nel corso della mia esposizione,<br />
ho deciso di partire da un tema che<br />
ritengo centrale per approcciare la<br />
questione dell’esperienza estetica: il<br />
perché ci piacciono le immagini e che<br />
cosa proviamo di fronte a un’immagine,<br />
soprattutto quando questa immagine è<br />
stata creata dall’uomo.<br />
A tal fine, ritengo<br />
fondamentale trattare il<br />
tema dell’empatia; l’empatia<br />
è un concetto terribilmente<br />
complicato con numerosi<br />
sinonimi (identificazione, contagio<br />
emotivo, assunzione di prospettiva,<br />
20 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Perchè le<br />
immagini ci<br />
piacciono così<br />
tanto?<br />
teoria della mente) o<br />
presunti tali. Tali concetti<br />
sono utilizzati da molti<br />
studiosi in modo<br />
intercambiabile<br />
sbagliando quando<br />
confondono l’empatia<br />
con la teoria della mente,<br />
cioè con una modalità<br />
cognitivamente molto<br />
sofisticata di entrare<br />
nella mente dell’altro e<br />
di assumerne la<br />
prospettiva. C’è chi ha<br />
sentito la necessità di<br />
parlare di un’empatia<br />
cognitiva da distinguere<br />
dalla vera empatia e c’è<br />
chi confonde l’empatia<br />
con la simpatia. Un modo<br />
semplicistico che ci aiuta<br />
a liberare il terreno dagli<br />
equivoci potrebbe essere<br />
questa definizione:<br />
empatia significa sentire<br />
con l’altro, mentre<br />
simpatia significa sentire<br />
per l’altro. Quindi è<br />
difficile<br />
essere<br />
simpatetici nei confronti<br />
di qualcuno senza essere<br />
in grado di provare<br />
empatia, ma non è<br />
necessariamente vero il<br />
contrario; noi possiamo<br />
empatizzare con l’altro<br />
senza che ci passi per<br />
l’anticamera del cervello<br />
di compatirlo o addirittura<br />
di aiutarlo. Esiste un lato<br />
oscuro dell’empatia,<br />
anche un torturatore e un<br />
sadico devono essere<br />
empatici se vogliono fare<br />
bene il loro lavoro; se io<br />
sevizio qualcuno, devo<br />
capire dove gli fa più<br />
male. In qualche modo mi<br />
devo mettere nei suoi<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
21
panni immaginativamente ed<br />
emotivamente per ottenere l’effetto<br />
peggiore dell’intervento che gli sto<br />
applicando, come spesso accade nelle<br />
confessioni estorte con la tortura.<br />
Nel partire dal termine empatia,<br />
ovviamente non mi riferisco all’empatia<br />
classica dei greci, ma al termine che<br />
è nato e si è sviluppato in Germania<br />
alla fine dell’ottocento all’interno di<br />
un dibattito estetico. La discussione<br />
era su cosa fa la differenza quando mi<br />
metto di fronte a un’opera d’arte: sono<br />
le caratteristiche formali del quadro,<br />
della scultura o dell’affresco che<br />
fanno la differenza oppure è ciò che<br />
quell’oggetto particolare mi fa sentire,<br />
la capacità di quell’oggetto di evocare<br />
qualcosa in me che lo guardo.<br />
All’interno di questo<br />
confronto, il filosofo Tedesco<br />
Robert Vischer ha pubblicato<br />
un piccolo libro, destinato a<br />
esercitare un’influenza enorme sul<br />
dibattito estetico nei decenni a venire,<br />
dal titolo: Sul Sentimento Ottico della<br />
Forma (Über das optische Formgefühl,<br />
1873). L’autore dà il suo contributo<br />
all’estetica ponendo l’accento sulla<br />
centralità dell’Einfühlung che noi<br />
traduciamo empatia (Einfühlung<br />
significa letteralmente sentire dentro,<br />
immedesimazione); questa è una<br />
citazione dal suo libro: “io mi trasferisco<br />
nell’essenza interiore dell’oggetto che<br />
contemplo (l’oggetto è un’opera d’arte)<br />
e ne esploro le sue caratteristiche formali<br />
per così dire dall’interno”. Questo tipo di<br />
trasposizione può assumere forma<br />
motoria o sensoriale anche nel caso di<br />
forme prive di vita ed immobili, in<br />
pratica quando io mi metto di fronte a<br />
un quadro alcune delle caratteristiche<br />
di quelle immagini sono tali da suscitare<br />
in me una reazione di tipo empatico;<br />
una reazione che il più delle volte è solo<br />
interna e che in certe determinate<br />
situazioni può affiorare alla superficie<br />
del mio corpo con comportamenti e<br />
atteggiamenti che vedremo.<br />
In quest’opera Vischer distingue il<br />
mero processo percettivo del vedere<br />
da quello pragmaticamente attivo del<br />
guardare. Secondo Vischer, la fruizione<br />
estetica delle immagini, in generale,<br />
e dell’opera d’arte, in particolare,<br />
implica un coinvolgimento empatico<br />
che si configurerebbe in tutta una<br />
serie di reazioni fisiche nel corpo<br />
dell’osservatore. Particolari forme<br />
osservate susciterebbero emozioni<br />
reattive, a seconda della loro conformità<br />
al disegno e alla funzione dei muscoli<br />
corporei. Secondo Vischer la forma<br />
simbolica, lungi dall’essere pura in<br />
quanto kantianamente trascendentale,<br />
deriva la sua natura in prima istanza<br />
dal suo contenuto antropomorfo; è<br />
attraverso la proiezione inconsapevole<br />
dell’immagine sul proprio corpo che chi<br />
osserva riesce a stabilire una relazione<br />
estetica tra sé e l’immagine. Alcuni<br />
anni più tardi questa stessa logica<br />
dell’Einfühlung, grazie a Lipps, verrà<br />
trasferita al dominio della psicologia<br />
delle relazioni interpersonali,<br />
esercitando una notevole influenza<br />
anche su Freud. L’opera di Vischer<br />
esercitò una grande influenza, tra gli altri,<br />
anche su due figure importantissime<br />
per la storia dell’arte: lo scultore Adolf<br />
von Hildebrand e lo storico dell’arte<br />
Aby Warburg.<br />
22 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
23
Il tema dell’empatia<br />
è stato al centro<br />
della tesi di<br />
dottorato di Edith<br />
Stein un’allieva di Edmund Husserl,<br />
filosofo tedesco e fondatore della<br />
Fenomenologia; la Stein all’interno di<br />
questa tesi ha fatto delle affermazioni<br />
che non potrei non sottoscrivere con<br />
entusiasmo. È stata una monaca<br />
cristiana, filosofa e mistica tedesca<br />
dell’Ordine delle Carmelitane Scalze,<br />
vittima della Shoah. Di origine ebraica,<br />
si convertì al cattolicesimo dopo un<br />
periodo di ateismo che durava<br />
dall’adolescenza. Venne arrestata nei<br />
Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel<br />
campo di concentramento di Auschwitz-<br />
Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa,<br />
nel 1942 venne trucidata. Nel 1998<br />
papa Giovanni Paolo II la proclamò santa<br />
e l’anno successivo la dichiarò patrona<br />
d’Europa. I fenomenologi quando<br />
parlano del corpo umano fanno una<br />
distinzione, o meglio sostengono che<br />
questo corpo ha una duplice natura. Noi<br />
abbiamo un corpo fisico fatto di ossa e<br />
di carne che ha un peso e che occupa<br />
uno spazio; se guardiamo al nostro<br />
corpo da questo punto di vista, i<br />
fenomenologi lo chiamano Körper.<br />
Questo Körper, però, (cervello, fegato,<br />
cuore, muscoli, ossa, articolazioni, tutti<br />
gli organi e la nostra struttura fisica<br />
corporea) è al contempo leib: è corpo<br />
vivo, cioè è la sorgente della nostra<br />
esperienza; tutto ciò che è psichico è<br />
coscienza legata al leib, il corpo vivente.<br />
Le neuroscienze oggi hanno la possibilità<br />
di fare luce sul Leib interrogando il<br />
Körper. Il punto non è quello di appiattire<br />
il Leib sul Körper, ma quello di<br />
comprendere che l’indagine empirica<br />
condotta sul Körper ci può dire cose<br />
nuove sul Leib.<br />
Spesso avrete sentito fare parallelismi<br />
tra la mente umana e il software di un<br />
computer nel modo in cui vengono<br />
descritte le modalità con cui si ritiene,<br />
a torto o a ragione, che avvengano<br />
alcuni processi mentali. Vengono<br />
utilizzate delle parole e un vocabolario<br />
preso dal linguaggio dei computer<br />
e dell’intelligenza artificiale, per cui<br />
molti parlando del cervello dicono<br />
che è una macchina biologica che fa<br />
cose non molto diverse da quelle che<br />
fa un processore: elabora informazioni<br />
ed è possibile riferirsi alle nostre<br />
attività mentali come all’elaborazione<br />
di informazioni. Se fosse solo questo,<br />
secondo me, si lascerebbe fuori<br />
l’aspetto più rilevante che ci descrive<br />
come esseri umani, cioè il dominio<br />
dell’esperienza. Noi conoscendo il<br />
mondo, aprendoci al mondo, entrando<br />
in relazione con il mondo proviamo<br />
qualcosa e facciamo un’esperienza.<br />
Una delle bussole che ha guidato<br />
e continua a guidare la ricerca e i<br />
miei studi è l’ambizione o forse solo<br />
l’illusione di cercare le origini corporee<br />
di questo aspetto così fondamentale<br />
della nostra vita, che è il fare esperienza<br />
di qualcosa. Nel caso specifico fare<br />
esperienza di immagini e, tra le<br />
migliaia di immagini di cui facciamo<br />
quotidianamente esperienza, di quelle<br />
particolari immagini che storicamente<br />
abbiamo iniziato a definire come opere<br />
d’arte.<br />
La Stein ha sostenuto che la nozione<br />
di empatia, quindi il sentire dentro<br />
24 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
l’altro, non deve essere limitata alla<br />
mera condivisione di emozioni e di<br />
sentimenti, visione parziale che spesso<br />
domina. La Stein e con lei Husserl hanno<br />
definito l’empatia come un qualche<br />
cosa di ancora più fondamentale di un<br />
meccanismo che mi consente di capire se<br />
la persona che ho di fronte è arrabbiata,<br />
allegra, triste, sorpresa o disgustata.<br />
Facciamo esperienza dell’altro, dice la<br />
Stein, come di un altro essere umano<br />
come noi, grazie alla percezione di una<br />
relazione di similarità. Quindi io non mi<br />
devo reinventare ogni volta la scoperta<br />
che la signora Rossi o il signor Bianchi<br />
che mi stanno di fronte sono esseri<br />
umani come me alla fine di un complicato<br />
percorso di inferenze logiche; l’empatia<br />
è alla base di questa detezione della<br />
similarità nell’alterità, è un altro non<br />
sono io, è un altro essere umano come<br />
me, se così non fosse entreremmo nel<br />
dominio della psicopatologia. Questa<br />
percezione di similarità, questo altro<br />
che mi parla in un linguaggio che<br />
più o meno mi è familiare, che mi è<br />
comprensibile, questa creatura in cui mi<br />
ritrovo, che non è aliena, sempre entro<br />
certi limiti e con un enorme variabilità<br />
interindividuale, è il prodotto di questo<br />
meccanismo di base che mi permette<br />
di rilevare questa somiglianza che,<br />
ripeto, non è solo una somiglianza di<br />
affetti, emozioni e sensazioni ma che<br />
è globale. La Stein ha posto l’accento<br />
specificamente anche sul dominio<br />
dell’azione, paragonando la mano del<br />
fanciullo, la mano della scimmia e la<br />
mano dell’anziano: anche se visivamente<br />
hanno dimensioni, diverse colori, diversi<br />
livelli di irsutezza sicuramente molto<br />
diversi ciò nondimeno per noi sono<br />
tutte mani; questa loro caratteristica di<br />
appartenere a questa stessa categoria<br />
semantica deriva proprio dal comune<br />
dominio del movimento, dell’azione<br />
che riconosciamo indipendentemente<br />
dall’età, dal genere o addirittura dalla<br />
specie.<br />
In Germania il<br />
personaggio che ha<br />
traghettato la nozione di<br />
empatia da un dibattito<br />
totalmente all’interno<br />
dell’estetica alla<br />
psicologia è Theodor Lipps. Theodor<br />
Lipps è un autore che Freud ha letto<br />
avidamente, per il quale ha provato una<br />
grande stima e che ha menzionato in<br />
molti passaggi nei suoi scritti. Per<br />
esempio, in Inibizione Sintomo e<br />
Angoscia, saggio che ha pubblicato nel<br />
1926, sostiene che è solo grazie<br />
all’empatia che conosciamo l’esistenza<br />
di una vita psichica diversa dalla nostra.<br />
Pertanto l’empatia è l’elemento<br />
fondamentale che ci consente di<br />
relazionarci con l’altro, sicuramente<br />
non l’unico ma, probabilmente da un<br />
punto di vista evolutivo, quello molto<br />
più antico e presente anche in specie<br />
animali che non sono ancora approdate<br />
al linguaggio.<br />
Ora vediamo come il tema dell’empatia,<br />
di questa risonanza diretta tra me e<br />
l’altro, diventa un aspetto cruciale<br />
della mia relazione con gli altri;<br />
permette di meglio comprendere<br />
la questione dell’intersoggettività,<br />
la possibilità, relazionandomi con<br />
l’altro, di riconoscere nell’altro una<br />
mente, qualcuno che pensa e che<br />
prova emozioni, qualcuno che se si<br />
ferisce verosimilmente proverà dolore<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
25
come me. Esaminiamo perciò come<br />
questi aspetti si legano all’esperienza<br />
estetica; questa parola, la storia delle<br />
parole è sempre molto importante,<br />
viene dal greco aisthesis e si riferisce<br />
alla sensibilità corporea. Quindi questo<br />
termine ha uno stretto legame con<br />
la nostra natura corporea. La prima<br />
ipotesi che voglio discutere è questa:<br />
per espressione creativa intendo la<br />
capacità, sin dalle origini della specie<br />
umana, di realizzare degli oggetti,<br />
delle immagini, delle sculture e delle<br />
pitture che non avevano uno scopo<br />
utilitaristico, per cui i nostri antenati<br />
non costruivano solamente utensili<br />
per ammazzare un mammut o scuoiare<br />
animali solo per ricavarne le pelli per<br />
costruire una tenda. Questi manufatti,<br />
questi oggetti, queste sculture e queste<br />
pitture, che gli archeologi ci dicono<br />
verosimilmente rientravano già nelle<br />
competenze cognitive dei Neanderthal,<br />
ci permettono di retrodatare l’origine<br />
della nostra espressione simbolica e<br />
artistica.<br />
L’ipotesi è che questa espressività<br />
e questa creatività simbolica sono<br />
alcune delle marche caratteristiche<br />
e delle chiavi di lettura fondamentali<br />
che ci fa capire chi siamo e che cosa<br />
vuol dire essere esseri umani; sono<br />
peculiarità strettamente intrecciate<br />
alla performatività del corpo, cioè alla<br />
potenzialità di movimento del nostro<br />
corpo. Questo aspetto performativo<br />
non lo ritroviamo solo nella produzione<br />
delle immagini ma, qui sta la novità, lo<br />
ritroviamo anche nella loro ricezione.<br />
Anticipo quello che andrò a dire fra poco:<br />
quando noi ci poniamo di fronte a un<br />
corpo raffigurato bidimensionalmente<br />
sulla parete di una grotta, sull’affresco di<br />
una cattedrale o sulla tela di un quadro,<br />
nel momento in cui noi ci poniamo di<br />
fronte all’immagine di un corpo che<br />
qualcun altro ha realizzato con pennelli<br />
e colori, c’è una parte della nostra<br />
corporeità che risuona.<br />
Anche quando non ci muoviamo, c’è una<br />
parte sensorimotoria del nostro cervello<br />
che simula quello che stiamo vedendo<br />
sulla tela o sulla parete. Quindi la storia<br />
dell’uomo è una storia in cui natura e<br />
cultura si intrecciano, sono due termini<br />
che abbiamo cercato disperatamente<br />
di tenere distinti; tuttavia quello che ci<br />
dice la biologia ogni giorno di più è come<br />
siano due facce di una stessa medaglia.<br />
Al di là di questo discorso la storia della<br />
natura e della cultura umana è una storia<br />
che procede in un processo progressivo<br />
di allontanamento dal corpo, forse come<br />
strumento per esorcizzare, in qualche<br />
modo, la consapevolezza della nostra<br />
natura finita e la consapevolezza della<br />
morte; perciò il disperato tentativo di<br />
lasciare una traccia che non è l’orma<br />
impressa dall’animale sul terreno, ma<br />
una traccia intenzionale che noi lasciamo<br />
volontariamente, con la speranza che<br />
questo segno poi ci sopravviva e continui<br />
a parlare in qualche modo di noi.<br />
L’arte diventa il frutto maturo del modo<br />
nuovo e diverso con cui l’uomo, a un<br />
certo punto della propria evoluzione, si<br />
è rapportato con la «realtà» del mondo<br />
esterno. Il mondo materiale non è più<br />
considerato esclusivamente come un<br />
dominio da piegare utilitaristicamente<br />
ai propri bisogni. L’oggetto materiale<br />
perde l’esclusiva connotazione di<br />
strumento per divenire simbolo,<br />
pubblica rappresentazione, eidos<br />
capace di evocare la presentificazione<br />
26 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
di qualcosa che, apparentemente, non è<br />
presente se non nella mente dell’artista<br />
e in quella di chi guarda la sua opera.<br />
Questa «sintonizzazione mentale» tra<br />
creatore e fruitore ha radici profonde<br />
nell’esperienza condivisa che tutti<br />
facciamo dell’evidenza naturale<br />
del mondo, verosimilmente anche<br />
se non completamente, grazie ad<br />
alcuni meccanismi neurali. L’arte<br />
distilla e condensa quest’esperienza<br />
universalizzandola e, al tempo stesso,<br />
affermando un nuovo modo possibile<br />
di guardare alla realtà mettendola in<br />
scena. L’oggetto artistico, che non è<br />
mai oggetto in sé stesso, è il polo di<br />
una relazione intersoggettiva, quindi<br />
sociale, che emoziona in quanto evoca<br />
risonanze di natura sensorimotoria e<br />
affettiva in chi vi si mette in relazione.<br />
Pensate a quei templi della creatività<br />
umana che sono ambienti naturali come<br />
le Grotte di Lascaux, un complesso di<br />
caverne che si trova nella Francia sudoccidentale<br />
(Paleolitico Superiore,<br />
approssimativamente 17.500 anni fa) o,<br />
più vicino a noi, la grotta di Chauvet<br />
dove durante il paleolitico un<br />
personaggio a noi ignoto un uomo o una<br />
donna, non sappiamo chi fosse questo<br />
artista, improvvisamente disegna degli<br />
animali così come li vede nell’ambiente<br />
circostante; disegna delle figure che<br />
ancora oggi ci stupiscono per la loro<br />
bellezza e la loro efficacia espressiva. Il<br />
cervello di quell’Homo Sapiens era un<br />
cervello che aveva sentito il profondo<br />
bisogno<br />
di<br />
raffigurare un<br />
qualche cosa che<br />
vedeva col quale era<br />
in rapporto; ciò per<br />
dire come in fondo<br />
una manifestazione artistica sia<br />
espressione di una nostra funzione<br />
cerebrale. Questo processo passa<br />
attraverso le incisioni di blocchetti di<br />
ocra di 70 mila anni fa nella grotta di<br />
Blombos vicino a Città del Capo, le<br />
pitture paleolitiche nel sud della Francia<br />
o della Spagna che oggi retrodatiamo<br />
per alcuni aspetti anch’esse a 70 mila<br />
anni fa (quindi non erano sicuramente<br />
Sapiens non ancora arrivati in Europa,<br />
ma Neanderthal), fino ad arrivare<br />
all’invenzione dell’alfabeto, della<br />
scrittura, della stampa, della fotografia,<br />
del cinema, della televisione e di questo<br />
aggeggio elettronico che mi consente<br />
oggi di navigare nei mondi virtuali.<br />
Nonostante questo processo di<br />
allontanamento dal corpo, il legame con<br />
la nostra natura corporea anche in questi<br />
manufatti esterni al nostro corpo rimane<br />
intatto, questo è quello che la ricerca<br />
neuroscientifica sembra suggerire.<br />
Un famoso storico dell’arte,<br />
Heinrich Wölfflin, nel 1886<br />
ha pubblicato la sua tesi di<br />
dottorato dal titolo:<br />
“Prolegomeni a una psicologia<br />
dell’architettura”; l’autore ha fatto delle<br />
affermazioni ancora oggi<br />
straordinariamente moderne e che sono<br />
ancora più attuali se le rileggiamo alla<br />
luce di quello che, nel frattempo,<br />
abbiamo imparato a proposito del<br />
nostro corpo e del nostro cervello. Le<br />
forme fisiche, Wölfflin qui si riferiva alle<br />
colonne e alla struttura di un tempio<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
27
greco, possono risultare caratteristiche<br />
per chi le guarda solo nella misura in cui<br />
noi stessi possediamo un corpo; se noi<br />
fossimo dell’entità puramente ottiche, il<br />
giudizio estetico del mondo fisico ci<br />
sarebbe precluso. È la nostra natura<br />
corporea e il nostro essere soggetti alle<br />
leggi fisiche che, governando la vita in<br />
questo particolare mondo che noi<br />
abitiamo, dettano alcune delle<br />
caratteristiche che contraddistinguono<br />
il modo con cui noi ci relazioniamo con<br />
queste immagini particolari che possono<br />
essere anche immagini architettoniche<br />
(la Cattedrale di Ferrara, il Castello<br />
Estense o qualsivoglia prodotto<br />
dell’ingegno architettonico umano).<br />
Un altro aspetto<br />
essenziale<br />
alla<br />
comprensione<br />
dell’esperienza artistica,<br />
a cui ho anticipato prima,<br />
è che il corpo non è solo<br />
lo strumento di<br />
produzione delle<br />
immagini, è anche lo strumento<br />
fondamentale della loro ricezione;<br />
queste cose sono già state dette, scritte<br />
e ripetute più volte nella storia della<br />
cultura umana. Adolf von Hildebrand è<br />
stato uno scultore tedesco, a mio modo<br />
di vedere non particolarmente eccitante<br />
come scultore e molto più interessante<br />
come teorico dell’arte. Come teorico<br />
dell’estetica ha pubblicato nel 1893 il<br />
libro “The Problem of Form in Figurative<br />
Art” (Il problema della forma nell’arte<br />
figurativa) dove ha sostenuto che la<br />
realtà delle immagini artistiche risiede<br />
nella loro efficacia, sia come la<br />
conseguenza delle azioni dell’artista<br />
che le ha prodotte sia alla luce<br />
dell’impatto che queste immagini<br />
esercitano su chi le guarda. Il valore<br />
estetico delle opere d’arte risiede nel<br />
potere che esse hanno di stabilire legami<br />
tra gli atti intenzionali creativi dell’artista<br />
e la loro ricostruzione da parte di chi si<br />
mette di fronte a queste immagini,<br />
quindi la loro ricostruzione nella mente<br />
di chi le guarda. Hildebrand in questo<br />
libro ha sostenuto che la percezione<br />
della spazialità dell’immagine è il<br />
risultato di un processo costruttivo<br />
sensorimotorio: lo spazio non<br />
costituirebbe un “a priori”<br />
dell’esperienza, come suggerito da Kant,<br />
ma ne sarebbe un prodotto. Ha affermato,<br />
inoltre, che la realtà dell’immagine<br />
artistica risiede nella sua effettualità,<br />
concepita duplicemente sia come<br />
risultato delle cause che l’hanno<br />
prodotta sia come effetto che provoca in<br />
chi l’osserva. Secondo la stessa logica<br />
«costruttivista», il valore di un’opera<br />
d’arte consisterebbe nella capacità di<br />
stabilire un rapporto tra la progettualità<br />
intenzionale dell’artista e la<br />
ricostruzione di tale progettualità da<br />
parte di chi dell’opera fruisce. In questo<br />
modo si viene a stabilire una relazione<br />
diretta tra creazione e fruizione artistica.<br />
Conoscere l’immagine equivale,<br />
secondo Hildebrand, a conoscere il<br />
processo che la realizza.<br />
Ancora più in linea con la mia prospettiva<br />
è l’idea di Hildebrand che l’esperienza<br />
estetica sia fondamentalmente<br />
connotata in termini motori. Ha<br />
sostenuto Andrea Pinotti nella<br />
presentazione all’edizione italiana<br />
dell’opera di Hildebrand, da lui curata<br />
con Fabrizio Scrivano: «Per Hildebrand<br />
tutto comincia con i movimenti delle<br />
mani e degli occhi; cioè quando il corpo<br />
si protende verso la costruzione dello<br />
28 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
spazio. [...] Il movimento è ciò che<br />
permette l’articolazione del senso, è ciò<br />
che permette di connettere gli elementi<br />
disponibili nello spazio, è ciò che permette<br />
di formare l’oggetto, è ciò che permette la<br />
rappresentazione e la raffigurazione. [...]<br />
Per questo l’opera d’arte contiene sempre<br />
le indicazioni della mobilità, perché essa<br />
stessa è un suo prodotto e nello stesso<br />
tempo chiede al fruitore di mettere in<br />
movimento la propria attività percettiva<br />
che gli consente di scomporre/ricomporre<br />
l’immagine». In estrema sintesi, per<br />
Hildebrand il corpo è l’insieme delle<br />
strutture che rendono possibile<br />
l’esperienza sensibile e la significatività<br />
dell’immagine. Nel VI capitolo, intitolato<br />
“La forma come espressione funzionale”,<br />
Hildebrand ha scritto: «In stato di quiete<br />
totale una mano tendinosa e dalle dita<br />
lunghe ricorda così tanto l’immagine<br />
della mano che si tende per afferrare da<br />
esprimere la tendenza dell’afferramento e<br />
la sensazione corporea che vi si connette.<br />
Essa reca per così dire l’impronta<br />
di un’attività allo stato latente.<br />
Mascelle fortemente sviluppate danno<br />
l’impressione di forza ed energia [...]. In<br />
tal modo determinate forme, anche se<br />
non sono pensate affatto in movimento,<br />
giungono ad esprimere processi interiori,<br />
perché ricordano forme in movimento.<br />
Sulla scorta di questa modalità di<br />
trasposizione, l’artista giunge a fissare e<br />
a configurare tipi formali che hanno una<br />
determinata espressione e che suscitano<br />
nell’osservatore determinate sensazioni<br />
corporee e psichiche».<br />
In Neuroscienze quando parliamo di arte,<br />
creatività, facoltà simbolica, estetica,<br />
empatia è come vedere il mondo<br />
guardando dal buco di una serratura,<br />
cioè limitando al massimo le variabili<br />
in un ambiente del tutto artificiale che<br />
è quello del laboratorio, prendendo un<br />
elemento alla volta perché altrimenti<br />
non riusciremmo a dominare queste<br />
variabili tutte in una volta. Sulla base<br />
dei risultati che otteniamo, con ogni<br />
piccolo mattoncino costruiamo qualcosa<br />
in modo incrementale; i risultati di<br />
ogni esperimento danno risposte<br />
parziali, suscitano nuove domande che<br />
ci stimolano a fare nuovi esperimenti,<br />
che ci danno altre risposte parziali le<br />
quali suscitano altre domande e nel<br />
farlo, vi assicuro, la paga è poca, ma il<br />
divertimento è massimo ed è un lavoro<br />
bellissimo.<br />
Per quanto detto in precedenza,<br />
l’esperienza estetica delle immagini la<br />
possiamo vedere come una forma<br />
mediata di intersoggettività; ogni volta<br />
che mi pongo di fronte a un quadro, a<br />
una scultura o a un affresco non mi<br />
relaziono esclusivamente con un<br />
oggetto del mondo fisico provvisto di<br />
alcune caratteristiche formali come<br />
colore, forma, fattezze, massa e volume,<br />
mi relaziono ogni volta anche con un<br />
altro essere umano, colui o colei che ha<br />
realizzato quelle immagini. L’opera<br />
d’arte diventa il mediatore di una<br />
relazione interpersonale tra me e quello<br />
che oggi, dal Rinascimento in poi,<br />
abbiamo imparato a chiamare come<br />
artista. Questa distinzione tra arte e<br />
artigianato è storicamente determinata;<br />
sono tanti gli aneddoti che lo<br />
testimoniano, Leonardo,<br />
per esempio, quando<br />
consegnò la prima versione<br />
della Vergine delle Rocce,<br />
quella esposta al Louvre, si<br />
arrabbiò moltissimo<br />
scoprendo che i frati di<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
29
Milano lo pagarono poco di più di quanto<br />
diedero a colui che oggi chiameremmo<br />
l’artigiano a cui avevano commissionato<br />
la cornice che doveva racchiudere il suo<br />
dipinto. “Io sono chi ha creato l’opera”,<br />
probabilmente non avrà detto artista,<br />
però è qui che nasce l’idea che non tutte<br />
le attività manuali sono uguali e quindi<br />
anche questi termini (bellezza, artista,<br />
genio creativo o creatore) sono tutti<br />
termini che si sono venuti a determinare<br />
storicamente. Al di sotto di questa<br />
determinatezza storica c’è la carne, c’è<br />
questa nostra intima natura corporea<br />
che pur storicamente modulata,<br />
determinata e culturalmente educata, in<br />
un modo o in un altro, conserva delle<br />
radici comuni che sono quelle che ci<br />
interessa indagare.<br />
Per studiare i meccanismi sottesi<br />
all’esperienza estetica, rivolgiamo la<br />
nostra attenzione a questo oggetto che<br />
è appunto il cervello; però il cervello lo<br />
dobbiamo inquadrare legato al corpo, il<br />
cervello non si capisce se lo approcciamo<br />
come un computer realizzato su un<br />
substrato biologico. Il cervello fa le<br />
cose fantastiche che fa e ci permette di<br />
esistere, di fare esperienza del mondo<br />
solo nella misura in cui è interfacciato<br />
con il mondo attraverso il corpo. Non<br />
tutti condividono questa visione,<br />
quando molti miei colleghi decidono di<br />
occuparsi da neuroscienziati di arte e<br />
di estetica lo fanno da una prospettiva<br />
che, prendendo a prestito un termine<br />
della storia dell’arte, potremmo definire<br />
puro-visibilista; tra il serio e il faceto<br />
affermo che dobbiamo combattere<br />
l’imperialismo visivo. Voglio dire, più<br />
o meno esplicitamente, che molti<br />
miei colleghi affermano che quando<br />
ci mettiamo di fronte a un quadro<br />
stiamo osservando un’immagine,<br />
conseguentemente se volessimo capire<br />
che cosa succede nel nostro cervello<br />
quando guardiamo un’immagine,<br />
dovremmo studiare la parte del cervello<br />
cosiddetta visiva che è in gran parte<br />
collocata nella parte posteriore del<br />
cervello.<br />
Io sostengo e non lo affermo solo io,<br />
lo dicono ormai 30 anni di risultati<br />
ottenuti in tutte le salse e in tutto il<br />
mondo, questa è una visione errata del<br />
funzionamento del cervello. Osservare il<br />
mondo e quindi gli oggetti che troviamo<br />
nel mondo, in particolare quegli oggetti<br />
caratteristici che abbiamo imparato a<br />
riconoscere come manufatti artistici e<br />
opere d’arte, innesca processi molto più<br />
complessi della semplice attivazione<br />
della parte visiva del cervello.<br />
Osservare il mondo non attiva solo la<br />
parte visiva del cervello, attiva anche<br />
la parte emozionale, la parte tattile e<br />
la parte motoria; pertanto siamo tutti<br />
sinestesici quando ci mettiamo di fronte<br />
a un qualsivoglia oggetto. Mettendoci<br />
di fronte a un oggetto e guardandolo,<br />
non esercitiamo solo un unico canale<br />
sensoriale che è quello della visione;<br />
come vedremo si attivano le aree che<br />
mappano le sensazioni tattili, le parti del<br />
cervello che ci permettono di provare<br />
emozioni e le parti del cervello che ci<br />
permettono di muovere il nostro corpo,<br />
ovvero la parte motoria del cervello.<br />
30 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
In questi ultimi 30 anni,<br />
nonostante ne sappiamo<br />
ancora molto poco,<br />
qualche passo in avanti nella nostra<br />
conoscenza di come funziona il cervello<br />
l’abbiamo fatta; una delle cose che<br />
abbiamo capito è che il sistema motorio<br />
non è solo una macchina destinata a<br />
mandare gli impulsi ai muscoli per fare<br />
muovere le diverse parti del nostro<br />
corpo. Gli stessi neuroni che guidano la<br />
mia mano ad afferrare un bicchiere si<br />
attivano anche quando io sto fermo e mi<br />
limito a guardare quel bicchiere. Essi<br />
trasformano le caratteristiche<br />
tridimensionali dell’oggetto nello<br />
schema motorio che io normalmente<br />
impiego per interagire con quell’oggetto,<br />
ad esempio, se lo voglio afferrare per<br />
bere; questo lo fanno ogni volta che io<br />
guardo questo bicchiere anche quando<br />
non ho alcuna intenzione di prenderlo.<br />
Altri neuroni motori (ad esempio, quelli<br />
che comandano il mio movimento di<br />
raggiungimento col braccio che devo<br />
allungare per prendere degli oggetti<br />
che non sono direttamente a portata di<br />
mano) reagiscono a stimoli tattili portati<br />
sul mio braccio, rispondono a stimoli<br />
visivi che si muovono solo se si muovono<br />
attorno al mio braccio e a stimoli sonori<br />
che avvengono nella prossimità del mio<br />
braccio. Pertanto questi stimoli tattili,<br />
visivi e uditivi sono mappati da neuroni<br />
motori che li organizzano, in qualche<br />
modo, fornendo un collante. L’orizzonte<br />
del mio mondo, non dico unicamente, è<br />
anche costituito dalle potenzialità<br />
motorie che il mio corpo mi mette a<br />
disposizione; una modalità di conoscere<br />
il mondo che è quella che Merleau Ponty<br />
ha definito “practognosia”, cioè una<br />
conoscenza che deriva dalle potenzialità<br />
motorie del mio corpo.<br />
Tra questi neuroni<br />
motori, che non si<br />
accontentano di<br />
produrre movimenti e<br />
che rispondono anche a stimoli<br />
sensoriali, ci sono i neuroni specchio.<br />
Essi sono una classe di neuroni motori<br />
che si attiva involontariamente sia<br />
quando un individuo esegue un’azione<br />
finalizzata, sia quando lo stesso<br />
individuo osserva la medesima azione<br />
finalizzata compiuta da un altro soggetto<br />
qualunque. Sono stati scoperti nel 1992<br />
da un gruppo di ricercatori dell’Università<br />
di Parma (team coordinato da Giacomo<br />
Rizzolatti e composto da Luciano Fadiga,<br />
Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese). Se<br />
dovessi condensare in una espressione<br />
quello che questo processo ci permette<br />
di fare, per usare una metafora cara a<br />
Vittorio Gallese, il meccanismo che<br />
questi neuroni realizzano non è molto<br />
dissimile da quello che Dante, nel<br />
Paradiso, attribuisce a un’anima beata.<br />
Nel rivolgersi a Folco da Marsiglia, siamo<br />
in Paradiso, pertanto egli è un’entità<br />
disincarnata, Dante gli dice: io sono una<br />
creatura terrena di passaggio, se io fossi<br />
un’anima beata come te e non gravato<br />
da questa corporeità terrena non avrei<br />
bisogno di aspettare che tu mi<br />
domandassi qualcosa per intuarmi come<br />
tu ti immii, “S’io mi intuassi come tu ti<br />
immii” (Cfr Paradiso IX,81). La creatività<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
31
linguistica di Dante trasforma il tu e il<br />
me in due verbi. Intuarsi in un altro è<br />
empatizzare con l’altro, è in qualche<br />
modo avere contezza, entro certi limiti,<br />
di quello che sta passando per la mente<br />
di un altro e che l’altro sta sentendo.<br />
Il termine neuroni<br />
specchio<br />
è<br />
semplicemente una<br />
metafora: noi non<br />
abbiamo specchi nella<br />
testa, non c’è nessuna superficie<br />
riflettente in questi neuroni. Lo stesso<br />
neurone che mi consente di eseguire<br />
un’azione si attiva anche quando<br />
quell’azione la vedo eseguire da qualcun<br />
altro; in qualche modo stabilisce<br />
implicitamente una interazione senza<br />
che io debba concentrarmi o fare<br />
pensieri complicati, mi fa riconoscere in<br />
quel movimento qualcosa con cui<br />
risuono: è un prendere o mettere, è uno<br />
spostare, un tenere, un rompere,<br />
eccetera. Scoperto per la prima volta<br />
nelle scimmie, nell’uomo questo<br />
meccanismo di rispecchiamento è<br />
ancora più vasto; non è limitato ad azioni<br />
dotate di uno scopo e lo possiamo<br />
vedere attivarsi quando noi eseguiamo<br />
azioni su oggetti, azioni comunicative,<br />
ma anche movimenti apparentemente<br />
privi di qualsiasi<br />
scopo. Se adesso voi<br />
vedeste me alzare il<br />
braccio, mentre io<br />
alzo il braccio, nel<br />
vostro cervello<br />
motorio ci sono<br />
migliaia di neuroni che nello stesso<br />
momento si stanno attivando anche se<br />
il vostro braccio è fermo; voi state<br />
simulando o meglio i vostri neuroni si<br />
stanno comportando come quando il<br />
braccio lo alzate voi. Un dato ancora più<br />
interessante è che questo si realizza<br />
anche quando noi immaginiamo di<br />
eseguire un’azione pur rimanendo<br />
fermi; se voi immaginate di portare due<br />
cartoni, da sei bottiglie l’uno, di acqua<br />
minerale al settimo piano di un palazzo,<br />
salendo gradino per gradino, alla fine di<br />
questa attività immaginativa se vi<br />
misuro la pressione e la frequenza<br />
cardiaca avrete un aumento dei valori<br />
pressori e della frequenza cardiaca; ciò<br />
accade in modo simile a quando vediamo<br />
dei film particolarmente coinvolgenti.<br />
Di seguito, possiamo avere una<br />
dimostrazione del potere straordinario<br />
che hanno le immagini, non solo quando<br />
sono in movimento, ma anche quando<br />
sono immagini statiche. Osservando i<br />
dettagli incredibilmente espressivi<br />
tratti del Compianto sul Cristo Morto di<br />
Niccolò dell’Arca o del Ricordo di un<br />
dolore o Ritratto di Santina Negri di<br />
Giuseppe Pellizza da Volpedo, pur<br />
essendo immagini statiche chiunque<br />
guardi questo gesto, questa mano, il<br />
modo con cui questa mano afferra il<br />
bracciolo della sedia, non è<br />
semplicemente la registrazione di un<br />
oggetto tridimensionale con un certo<br />
colore, è un’immagine che ci trasmette<br />
senso di movimento; questo senso di<br />
movimento, a sua volta, ci trasmette<br />
delle emozioni e ci affeziona.<br />
Daniel Stern, purtroppo<br />
scomparso da qualche<br />
anno, è stato un famoso<br />
psichiatra americano,<br />
una di quelle persone<br />
32 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
che hanno rivoluzionato il<br />
modo di guardare ai<br />
bambini e un protagonista<br />
importante dell’Infant<br />
Research. Uno dei suoi<br />
libri più noti è “Il Mondo<br />
Interpersonale del<br />
Bambino”, pubblicato nel<br />
1985. “Le forme vitali.<br />
L’esperienza dinamica in psicologia,<br />
nell’arte, in psicoterapia e nello sviluppo”<br />
è il titolo dell’ultimo libro che ha scritto<br />
poco prima di morire ed è un libro che<br />
lui dedica a un concetto di cui parla già<br />
nel 1985, in quel suo primo<br />
fortunatissimo libro, che è il concetto di<br />
forma vitale. La forma vitale è il contorno<br />
emozionale di ogni movimento. Se mia<br />
moglie torna a casa e chiude la porta in<br />
un certo modo e lancia le chiavi sul<br />
comò nell’ingresso in un certo modo, io<br />
so già cosa mi aspetta; traggo queste<br />
conclusioni dal fatto che quel modo di<br />
muovere una parte del suo corpo, quel<br />
modo di camminare in corridoio, quella<br />
prosodia con cui mi chiede se sono in<br />
casa, mi comunica qualcosa della sua<br />
affettività e della sua emozionalità; mi<br />
dice qualcosa che non è traducibile<br />
forse con le parole, in quanto le parole<br />
vanno sempre strette in alcune<br />
situazioni. Stern ha sostenuto che c’è<br />
un contorno temporale o un profilo<br />
temporale del movimento che ne marca<br />
l’inizio, il suo fluire e la conclusione.<br />
Questo profilo temporale è stato<br />
magistralmente realizzato con la cera<br />
da Medardo Rosso, noi vediamo<br />
l’istantanea della risata che illumina il<br />
volto di questa bambina; se giriamo la<br />
testa quasi abbiamo l’impressione e<br />
siamo curiosi di vedere se ritroviamo<br />
quel sorriso in quel volto perché la<br />
dinamica della mimica facciale è tale<br />
per cui quel sorriso può apparire e<br />
scomparire. Ci giriamo ed è ancora lì, la<br />
sua staticità trasmette una ricchezza di<br />
contenuti affettivi; l’ipotesi è che gran<br />
parte di questi contenuti affettivi passi<br />
attraverso questa prosodia emozionale<br />
del movimento.<br />
Alcuni ricercatori<br />
hanno condotto un esperimento<br />
in risonanza magnetica funzionale<br />
realizzando dei filmati in cui i soggetti<br />
vedevano azioni comunicative senza<br />
sonoro, quindi gesti gentili, irritati o<br />
arrabbiati; la consegna data ai soggetti<br />
era semplicemente di osservare tali atti<br />
e in due condizioni diverse dire quale<br />
era lo scopo dell’azione oppure quale<br />
era la tonalità affettiva dell’azione.<br />
Quindi il cosa: che cos’è quel gesto lì?<br />
Verso il come: come quel gesto è stato<br />
realizzato, in modo gentile, in modo<br />
scontroso o in modo arrabbiato. Quello<br />
che è emerso è che si attiva una porzione<br />
di una struttura anatomica che sta nella<br />
profondità del nostro cervello che si<br />
chiama l’Insula di Reil. Essa ha preso<br />
il nome da un medico prussiano che è<br />
passato agli annali della storia della<br />
medicina per aver curato per i calcoli<br />
renali Goethe e che è morto di tifo nella<br />
battaglia di Lipsia (16-19 ottobre 1813),<br />
conosciuta anche come la battaglia delle<br />
nazioni. Reil era il sovrintendente degli<br />
ospedali da campo prussiani e ha dato<br />
il suo nome a questa struttura profonda<br />
per averla descritta per primo. L’insula<br />
che ha una struttura a ventaglio, molto<br />
bella anatomicamente da vedere, è una<br />
cerniera tra il nostro mondo interno e il<br />
mondo che sta fuori di noi; ossia tra il<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
33
nostro sentirci dentro il battito cardiaco,<br />
il respiro, la motilità intestinale e<br />
tutto quello che si muove dentro di<br />
noi e il fuori di noi quando succedono<br />
alcune cose piuttosto che altre. Una<br />
parte specifica di questa struttura si<br />
attiva quando mettiamo a fattore il<br />
come dell’azione e questa stessa area<br />
si attiva indipendentemente che il<br />
come dell’azione lo osserviamo o lo<br />
eseguiamo; si attiva, inoltre, non solo se<br />
siamo noi a fare il gesto gentile o il gesto<br />
brusco, ma anche quando immaginiamo<br />
di eseguire quel gesto in modo gentile<br />
o brusco. Vedete come di nuovo questi<br />
meccanismi tengono assieme il fare, il<br />
veder fare, e l’immaginare di fare.<br />
Fin qui abbiamo parlato solo di azioni,<br />
però ciò rappresenta solo la punta, ce ne<br />
siamo accorti negli anni, di un iceberg<br />
molto più esteso: in parole povere questi<br />
stessi meccanismi di rispecchiamento li<br />
troviamo simili anche nel dominio delle<br />
emozioni e nel dominio delle sensazioni.<br />
Cercando di mettere insieme le tessere<br />
di questo mosaico, Vittorio Gallese ha<br />
proposto il modello della “Simulazione<br />
Incarnata” che è un modello di<br />
percezione e di immaginazione; parte<br />
dei nostri meccanismi cerebrali che<br />
adoperiamo normalmente per eseguire<br />
delle azioni o per provare delle emozioni<br />
e delle sensazioni, li riutilizziamo anche<br />
per mappare le azioni, le emozioni e<br />
le sensazioni altrui. La simulazione<br />
incarnata rappresenta un formato di<br />
rappresentazione: i neuroni in realtà non<br />
rappresentano nulla sono tutte metafore,<br />
i neuroni sparano solamente potenziali<br />
d’azione, i neuroni non sentono, non<br />
amano, non s’arrabbiano, non provano<br />
invidia o gelosia, non hanno il senso del<br />
bello, tutte queste sono caratteristiche<br />
che appartengono olisticamente al<br />
possessore di quei neuroni. Ci sono<br />
vari modi per rappresentare il mondo,<br />
tra questi uno è il linguaggio, ma non<br />
è il solo; il linguaggio verosimilmente<br />
è l’ultimo modo che ci siamo inventati<br />
per rappresentarci le cose. Se volete<br />
spiegare a qualcuno come andare<br />
dalla vostra casa alla fermata della<br />
metropolitana, questo è il contenuto,<br />
lo potete comunicare in vari modi; lo<br />
potete spiegare a gesti: “quando esci<br />
di qua gira a sinistra poi gira ancora a<br />
sinistra e quando arrivi al semaforo vai<br />
sempre dritto e troverai la fermata alla<br />
tua destra”. Oppure gli potete mandare<br />
una mappa di Google con un sms o lo<br />
potete spiegare al telefono impiegando<br />
solo parole senza fare gesti. Il contenuto<br />
è sempre lo stesso, il formato con cui<br />
avete rappresentato quel particolare<br />
contenuto, come andare da casa vostra<br />
alla fermata della metro, è variabile. La<br />
nostra mente ha una varietà di formati<br />
di rappresentazione, per molti esiste<br />
solo il linguaggio, per molti altri, me<br />
incluso, non è così. Ci sono formati di<br />
rappresentazione molto più antichi che<br />
sono i primi che si sviluppano quando<br />
siamo piccoli e sui quali, poi, il linguaggio<br />
esercita il suo potere di dominio e di<br />
condizionamento. Noi riutilizziamo i<br />
nostri stati o processi mentali in formato<br />
corporeo anche per attribuirli agli altri:<br />
agli altri in carne e ossa o alle immagini<br />
statiche.<br />
Il dialogo fra scienze umane<br />
e neuroscienze non è<br />
nuovo; senza andare troppo<br />
34 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
lontano nel tempo, nel periodo tra la<br />
fine del XIX secolo e l’inizio del XX, molti<br />
studiosi di quelle che oggi chiamiamo<br />
scienze umane hanno tratto spunti<br />
rilevanti per i loro studi e per le loro<br />
riflessioni confrontandosi con il<br />
contemporaneo pensiero scientifico, in<br />
particolare con la fisiologia e la biologia.<br />
Guillaume-Benjamin-<br />
Amand Duchenne de<br />
Boulogne è stato un<br />
neurologo francese che,<br />
attraverso la stimolazione<br />
elettrica del volto con<br />
degli elettrodi, costruì un<br />
atlante delle emozioni<br />
(1855), atlante che<br />
influenzò l’opera di Darwin. Il vero best<br />
seller di Darwin è stato “l’Espressione<br />
delle Emozioni nell’Uomo e negli Animali”<br />
che lui pubblicò nel 1872 dove tra l’altro<br />
ha scritto: “le espressioni facciali sono<br />
una componente essenziale del<br />
comportamento umano sociale ed<br />
emotivo”. È bene ricordare che l’idea<br />
che il volto sia lo specchio dell’anima è<br />
un concetto che si afferma storicamente<br />
solo a partire dal dall’umanesimo.<br />
Questo dialogo è<br />
risultato particolarmente<br />
importante in ambito<br />
estetico: sotto questo<br />
profilo la figura di Aby<br />
Warburg è paradigmatica.<br />
Aby Warburg, fondatore<br />
come diceva lui stesso di<br />
una scienza senza nome, da bravo<br />
tedesco per imparare la Storia dell’Arte<br />
andò a Firenze dove incontrò il libro di<br />
Darwin; dopo la lettura del libro<br />
“l’Espressione delle Emozioni nell’Uomo<br />
e negli Animali”, nel suo diario annotò:<br />
“finalmente un libro che mi aiuta”. In<br />
questo libro di Darwin, Warburg, che<br />
scrisse il celebre saggio sugli affreschi<br />
di Palazzo Schifanoia, vide la possibilità<br />
di ampliare gli orizzonti della Storia<br />
dell’Arte includendovi la trasmissione<br />
delle emozioni e il potere delle immagini<br />
vero e proprio. Secondo Warburg una<br />
teoria degli stili artistici deve essere<br />
concepita come una scienza pragmatica<br />
dell’espressione; l’etimologia stessa<br />
della parola stile è abbastanza<br />
significativa, stile deriva da stilus, cioè<br />
quel bastoncino di legno con cui si<br />
scriveva sulle tavolette rivestite di cera.<br />
Vedete come anche in un termine di cui<br />
si è dimenticata la sua origine<br />
performativa, questa performatività è<br />
sempre lì, basta andarla a cercare.<br />
L’empatia è una potenza formatrice di<br />
stile e quindi questi aspetti in Warburg<br />
sono pienamente connessi, talmente<br />
connessi da portarlo alla formulazione<br />
dell’idea delle formule del pathos<br />
(Pathosformeln), questo basso continuo,<br />
questi atteggiamenti posturali che<br />
riaffiorano più volte nella storia dell’arte,<br />
dall’arte classica a quella rinascimentale<br />
(per esempio, negli affreschi del<br />
Ghirlandaio a Santa Maria Novella).<br />
Queste formule del pathos sono una<br />
varietà di posture corporee, gesti e<br />
azioni che incarnano in modo esemplare<br />
il lato estetico della Einfühlung,<br />
dell’empatia come una delle più creative<br />
fonti dello stile artistico. Nel libro di<br />
Darwin trovò il ruolo del sistema nervoso<br />
centrale nel dirigere l’esecuzione<br />
inconsapevole di gesti corporei<br />
esprimenti una data emozione. Vi trovò<br />
anche il ruolo delle pratiche abituali<br />
nell’associare una data espressione<br />
corporea ad un dato stato emozionale,<br />
sottolineando l’utilità biologica di tale<br />
associazione. Infine, grazie a Darwin,<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
35
Warburg scoperse la necessità evolutiva<br />
dell’espressione corporea delle<br />
emozioni, trasmessa sotto forma di<br />
memoria non conscia. La nozione<br />
d’impronta (Prägung) venne usata da<br />
Warburg per caratterizzare la<br />
sopravvivenza nella storia dell’arte di<br />
particolari gesti e posture corporee. I<br />
panneggi, i movimenti corporei, le<br />
chiome mosse dal vento che<br />
caratterizzano le figure di Botticelli non<br />
sono solo ed esclusivamente il risultato<br />
della consapevole riproduzione<br />
mimetica dei modelli classici, essi sono<br />
più significativamente l’evidenza della<br />
sopravvivenza delle umane impronte<br />
dell’espressione (Ausdrucksprägungen).<br />
Infatti Warburg, che non aveva paura di<br />
oltrepassare gli steccati che separano<br />
discipline diverse, concepiva la storia<br />
dell’arte come un mezzo per fare luce<br />
sul tipicamente umano potere di<br />
espressione. Così facendo, estese in<br />
modo del tutto nuovo le frontiere<br />
metodologiche dello studio dell’arte,<br />
aprendola ai contributi della scienza.<br />
Anche sotto questo profilo il contributo<br />
di Warburg andrebbe oggi attentamente<br />
rivalutato. Aby Warburg fu anche un<br />
acuto estimatore di Hildebrand, un<br />
lettore onnivoro quindi che ha spaziato<br />
da Darwin ai fisiologi suoi contemporanei<br />
come Helmoltz, Hering, e Semon,<br />
indifferente alle barriere disciplinari<br />
che, purtroppo ancora oggi, spesso<br />
impediscono un dialogo tra scienze<br />
della vita e scienze umane. Warburg ha<br />
concepito la storia dell’arte come uno<br />
strumento per chiarire la psicologia<br />
storica dell’espressione umana; secondo<br />
lui, bisogna estendere le frontiere<br />
metodologiche dello studio dell’arte<br />
così da mettere la storia dell’arte stessa<br />
al servizio «di una psicologia<br />
dell’espressione umana che è ancora da<br />
scrivere». La sua nozione di «forma<br />
patemica<br />
dell’espressione»<br />
(Pathosformel) mostra straordinarie<br />
assonanze con i tipi formali descritti da<br />
Hildebrand. Per Warburg, certi<br />
atteggiamenti corporei, gesti, azioni e<br />
posture riaffiorano più volte nel corso<br />
della storia dell’arte proprio perché<br />
incarnano in modo esemplare l’atto<br />
estetico dell’empatia come potenza<br />
creatrice di stile. Sulla scia di Hildebrand,<br />
Warburg ha elaborato una teoria dello<br />
stile come «scienza pragmatica<br />
dell’espressione» (pragmatische<br />
Ausdruckskunde).<br />
L’empatia gioca su due tavoli, sul<br />
tavolo dell’espressione della creazione<br />
dell’oggetto artistico e su quello della<br />
sua ricezione. Quando noi guardiamo<br />
un volto esprimere gioia, tristezza o<br />
paura se registriamo quello che succede<br />
sulla superficie del nostro volto, in<br />
particolare se andiamo a registrare con<br />
l’elettromiografia l’attività dei nostri<br />
muscoli, vediamo come tutti, chi più chi<br />
meno, rispondiamo inconsapevolmente<br />
in modo congruente; se vedo qualcuno<br />
ridere si contrae un po’ lo zigomatico, se<br />
vedo qualcuno esprimere un’emozione<br />
negativa si contrae un po’ il muscolo<br />
corrugatore delle sopracciglia. Più<br />
risulto empatico maggiore è l’entità<br />
di questo meccanismo e, rigirando il<br />
tutto, potremmo sostenere che tanto<br />
più forte è questo meccanismo tanto<br />
più io risulto empatico, applicando le<br />
scale di valutazione delle competenze<br />
empatiche delle persone.<br />
Negli ultimi decenni la ricerca<br />
neuroscientifica ha manifestato un<br />
crescente interesse nei confronti<br />
36 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
dell’arte e dell’estetica. Il punto<br />
cruciale non è usare l’arte per studiare<br />
il funzionamento del cervello, consiste<br />
nello studiare il sistema cervellocorpo<br />
per comprendere cosa ci rende<br />
umani e in che modo. Più che di<br />
neuroestetica si dovrebbe parlare di<br />
estetica sperimentale, dove la nozione<br />
di “estetica” è declinata secondo la sua<br />
originale etimologia: Aisthesis, cioè<br />
percezione multimodale del mondo<br />
attraverso il corpo. Grazie ai contributi<br />
delle neuroscienze cognitive abbiamo<br />
appreso che l’intelligenza umana anche<br />
al livello sub-personale di descrizione,<br />
cioè al livello di descrizione che<br />
attiene ai neuroni e alle aree cerebrali,<br />
è strettamente legata alla corporeità<br />
situata nel mondo degli individui.<br />
Tale corporeità non è esclusivamente<br />
riducibile ad un oggetto fisico dotato<br />
di estensione e si realizza pienamente<br />
nella sfera dell’esperienza. Il corpo è<br />
sempre un corpo vivo (Leib) che agisce<br />
e fa esperienza di un mondo che gli<br />
resiste. I concetti di essere, sentire, agire<br />
e conoscere descrivono modalità diverse<br />
delle nostre relazioni con il mondo.<br />
Queste modalità condividono tutte una<br />
radice corporea costitutiva, a sua volta<br />
mappata in distinte e specifiche modalità<br />
di funzionamento dei circuiti cerebrali<br />
e dei meccanismi neurali. A livello<br />
del sistema cervello-corpo, azione,<br />
percezione e cognizione condividono<br />
la stessa radice carnale, sebbene siano<br />
differentemente organizzate e connesse<br />
a livello funzionale. Queste recenti<br />
acquisizioni consentono di affrontare<br />
i temi dell’arte e dell’estetica da una<br />
prospettiva nuova, quella, appunto, di<br />
un’estetica sperimentale che indaghi<br />
insieme le risposte del cervello e del<br />
corpo.<br />
Le neuroscienze<br />
cognitive hanno<br />
e s t e s o<br />
progressivamente il<br />
proprio campo d’indagine al dominio<br />
della creazione artistica, sia sul versante<br />
della musica che su quello delle arti<br />
figurative. Per motivi di spazio, mi<br />
concentrerò qui solo su queste ultime. Il<br />
termine utilizzato per definire questo<br />
approccio è «neuroestetica». Tale<br />
termine è stato originariamente coniato<br />
dal neuroscienziato Semir Zeki, facendo<br />
riferimento allo studio delle basi neurali<br />
della capacità di apprezzare il bello e<br />
l’arte. Zeki ha focalizzato sinora tale<br />
approccio esclusivamente sul rapporto<br />
tra estetica e visione. In ogni esperienza<br />
estetica, secondo Zeki, il cervello, così<br />
come l’artista, deve eliminare ogni<br />
informazione inessenziale dal mondo<br />
visivo per potere rappresentare il<br />
carattere reale di un oggetto. Sarebbe in<br />
virtù di questa capacità che gli artisti,<br />
secondo Zeki, possono essere definiti<br />
come «scienziati naturali», capaci di<br />
evocare nel cervello creativo una<br />
risposta estetica. Nel 1994, il<br />
neuroscienziato britannico ha<br />
pubblicato un libro dal titolo “The<br />
neurology of kinetic art”, scritto in<br />
collaborazione con Matthew Lamb,<br />
dando il via ad una serie di studi<br />
finalizzati alla comprensione delle basi<br />
biologiche dell’esperienza estetica, che<br />
hanno di fatto gettato le basi della<br />
Neuroestetica. Gli studiosi di discipline<br />
umanistiche, da parte loro, hanno<br />
mostrato e, in gran parte, continuano a<br />
mostrare grande diffidenza, valutando<br />
la neuroestetica come un’indebita<br />
ingerenza o, nella migliore delle ipotesi,<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
37
come un approccio dallo scarso o nullo<br />
valore euristico. Credo che questa<br />
reazione sia prematura e<br />
fondamentalmente errata, derivando da<br />
un lato da una scarsa conoscenza delle<br />
potenzialità e dei limiti dell’approccio<br />
neuroscientifico, talvolta unita a una<br />
difesa corporativa dei propri ambiti<br />
disciplinari. D’altro canto, l’eccessivo<br />
neurodeterminismo spesso mostrato<br />
dall’approccio neuroscientifico<br />
all’estetica e all’arte, pronto ad appiattire<br />
e ridurre i concetti di bello o di piacere<br />
estetico esclusivamente alla funzionalità<br />
dei neuroni contenuti in specifiche<br />
regioni cerebrali, non ha aiutato il<br />
dialogo. Tra molti cultori delle scienze<br />
umane purtroppo rimane, come una<br />
sorta di riflesso condizionato, la<br />
tendenza a connettere tutto ciò che ha a<br />
che vedere con la naturalizzazione a una<br />
prospettiva meccanicistica e innatistica.<br />
Le cose non stanno così. L’epigenetica<br />
mostra non solo come l’ambiente sia in<br />
grado di condizionare l’espressione dei<br />
geni, ma anche come questa modificata<br />
espressione genica possa essere<br />
trasmessa alla progenie. Ciò dimostra<br />
come le varie costruzioni sociali siano<br />
comunque riconducibili a prospettive<br />
biologiche di naturalizzazione.<br />
Dovremmo uscire da questa prospettiva<br />
dicotomica e accettare finalmente l’idea<br />
già sostenuta in passato, ad esempio da<br />
Helmuth Plessner, che l’uomo è al<br />
contempo naturalmente artificiale e<br />
artificialmente naturale.<br />
La Neuroestetica viene studiata<br />
soprattutto attraverso le tecniche<br />
di brain imaging, prevalentemente<br />
attraverso la Risonanza Magnetica<br />
Funzionale (fMRI, Functional Magnetic<br />
Resonance Imaging), per comprendere<br />
come il cervello risponde alla bellezza.<br />
Si possono applicare delle sequenze<br />
sensoriali particolari attraverso le<br />
quali è possibile vedere quali aree del<br />
cervello sono particolarmente sotto<br />
sforzo mentre si sottopone il soggetto<br />
ad una stimolazione (si presentano degli<br />
stimoli tattili, visivi e acustici oppure lo<br />
si sottopone a un compito specifico).<br />
Quando la persona esegue questi<br />
compiti il suo cervello utilizza in modo<br />
particolare alcune aree e noi, attraverso<br />
il consumo metabolico che richiede un<br />
aumento di ossigeno, riusciamo a vedere<br />
quali sono queste aree. La risonanza<br />
è una tecnica impiegata di frequente<br />
perché permette di osservare il cervello<br />
e le sue funzioni in vivo; non è invasiva,<br />
tanto è vero che viene utilizzata<br />
abitualmente anche nella clinica. In un<br />
tipico setting sperimentale, il soggetto<br />
viene posizionato sul lettino della<br />
risonanza, gli vengono fatte indossare<br />
delle cuffie per isolarlo dal rumore<br />
della risonanza e per trasmettergli degli<br />
stimoli acustici e gli viene fatto indossare<br />
un visore per inviargli, attraverso dei<br />
cavi in fibra ottica, delle immagini con<br />
tempistiche specifiche. Nella maggior<br />
parte dei casi, il soggetto è dotato di<br />
una pulsantiera che gli permette di<br />
esprimere un giudizio o di svolgere<br />
un compito, quando è all’interno della<br />
risonanza magnetica. Il soggetto, una<br />
volta preparato, viene inserito all’interno<br />
del tubo, dove vi è un campo magnetico.<br />
Prospiciente alla stanza della risonanza<br />
vi è una sala consolle, dove sono attivi<br />
diversi computer; in alcuni di essi viene<br />
38 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
egistrata l’attività cerebrale da altri,<br />
invece, viene inviata la stimolazione (per<br />
esempio, gli stimoli visivi, registrando<br />
contemporaneamente i tempi di invio<br />
degli stimoli). Ciò perché, conoscendo<br />
quando è stato stimolato il cervello,<br />
siamo in grado di allineare l’attività<br />
cerebrale con il tipo di stimolazione<br />
e quindi di isolare quegli effetti che ci<br />
interessano.<br />
Con questa metodologia sperimentale,<br />
il gruppo del prof. Rizzolatti ha condotto<br />
uno studio nel quale si è voluta generare<br />
una genuina esperienza di disgusto in<br />
soggetti, messi in risonanza magnetica,<br />
facendo loro inalare degli odoranti<br />
disgustosi attraverso una mascherina;<br />
successivamente sono state mostrate<br />
loro delle immagini video in cui, tra le<br />
varie cose, vedevano un signore che<br />
dopo aver inalato il contenuto di un<br />
bicchiere, faceva la tipica espressione<br />
del disgusto. In entrambe le situazioni<br />
si attivava la stessa parte dell’insula<br />
anteriore, si attivava per il mio disgusto<br />
e si attivava anche quando vedevo il<br />
disgusto altrui. Questo ha in qualche<br />
modo consolidato l’idea che l’emozione<br />
sia un qualche cosa che avviene come<br />
un motore a due tempi: prima c’è il<br />
sentimento interiore, quello che io<br />
provo che, poi, trova una traduzione<br />
corporea che si esternalizza. Quando<br />
nell’Umanesimo si affermò l’idea della<br />
soggettività, Petrarca fuggiva la folla<br />
perché non voleva che i suoi sentimenti<br />
interiori trasparissero, essendo visto<br />
dagli altri: “… Altro schermo non trovo<br />
che mi scampi, dal manifesto accorger<br />
de le genti, perché negli atti d’alegrezza<br />
spenti, di fuor si legge com’io dentro<br />
avampi …”.<br />
Recentemente,<br />
all’Ospedale Niguarda di<br />
Milano, a pazienti epilettici<br />
in attesa di subire un<br />
intervento chirurgico<br />
finalizzato all’ablazione<br />
della parte malata del<br />
cervello che non è curabile coi farmaci<br />
sono stati impiantati degli elettrodi;<br />
stimolando con questi elettrodi una<br />
particolare regione del cervello si<br />
produce riso e allegrezza e, registrando<br />
dagli stessi elettrodi, questa stessa<br />
regione si attiva anche quando queste<br />
stesse persone vedono qualcuno ridere.<br />
Questa è una<br />
dimostrazione<br />
empirica di quello<br />
che<br />
molti<br />
teoricamente<br />
avevano già intuito.<br />
Max Scheler, filosofo<br />
della corrente della fenomenologia, già<br />
all’inizio del 900 sosteneva che gli stati<br />
affettivi ed emozionali non sono<br />
semplici qualità dell’esperienza<br />
soggettiva, qualcosa che avviene<br />
esclusivamente nella mia interiorità, ma<br />
sono dati nei fenomeni espressivi cioè<br />
sono espressi in gesti e azioni corporee<br />
e in ragione di ciò divengono visibili agli<br />
altri. Nella seconda parte dell’Uomo<br />
senza Qualità di Robert Musil, potete<br />
leggere delle pagine che io trovo di una<br />
modernità straordinaria su che cosa<br />
siano le emozioni. Questo è il motivo<br />
per cui noi riconosciamo genuinamente<br />
l’emozione solo dopo che è stata<br />
plasmata dal mondo, non sappiamo ciò<br />
che proviamo prima che le nostre azioni<br />
abbiano preso una decisione. Questo ci<br />
porta anche a dire che i due aspetti<br />
verosimilmente sono due facce della<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
39
stessa medaglia, le stesse strutture del<br />
cervello che si attivano quando io<br />
esprimo l’emozione sono anche quelle<br />
che si attivano quando io quell’emozione<br />
la provo o la vedo provare a qualcun<br />
altro.<br />
Noi abitiamo in un mondo popolato di<br />
immagini fatte da noi, verosimilmente<br />
dal tempo in cui il pianeta era calcato non<br />
ancora dai Sapiens, ma dai Neanderthal;<br />
per di più, oggi viviamo in un’epoca in<br />
cui siamo bombardati quotidianamente<br />
e massivamente da immagini. C’è chi<br />
parla di feticismo delle immagini e<br />
non è un caso che Freud ha parlato<br />
di scopofilia (da scopeo che significa<br />
guardare), lui parla di Schaulust, quindi<br />
voglia di guardare con curiosità, che lui<br />
ha attribuito a una perversione sessuale<br />
(Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905)<br />
quando questa curiosità morbosa dello<br />
sguardo è prevalentemente concentrata<br />
sul corpo e in particolare su una parte<br />
del corpo, quella genitale. Sempre Freud<br />
ha sostenuto che la nostra curiosità di<br />
guardare altri oggetti, come le opere<br />
d’arte, è una sublimazione di questo<br />
istinto. Non solo e lui ha aggiunto:<br />
fino a un certo punto, il toccare è<br />
indispensabile per il raggiungimento<br />
dello scopo sessuale, la stessa cosa<br />
risulta vera per il vedere. Un’attività il<br />
vedere, in ultima analisi, che è derivata<br />
dal toccare, quindi vedete come già in<br />
Freud è radicata questa idea sinestesica<br />
di una visione tattile, di un occhio<br />
prensile; il linguaggio lo testimonia<br />
quotidianamente quando noi diciamo:<br />
“ho posato il mio sguardo su …”,<br />
attribuiamo all’occhio delle proprietà<br />
che non sono quelle dell’occhio, cioè<br />
di uno strumento ottico ma sono quelle<br />
della mano.<br />
Andiamo ai musei, facciamo la fila<br />
sotto il sole e paghiamo il biglietto<br />
per contemplare, come in questa foto<br />
di un artista tedesco contemporaneo<br />
Thomas Struth, oggetti artistici. La<br />
simulazione in qualche modo si libera<br />
dai freni inibitori e diventa imitazione<br />
di quello che l’immagine ci trasmette;<br />
oggi sempre più spesso nei musei<br />
vediamo scene come questa, qui siamo<br />
al Rijksmuseum di Amsterdam, questa<br />
è la Ronda di Notte e, sperabilmente,<br />
i visitatori si stanno documentando<br />
sull’opera prima, forse, di osservarla.<br />
Immaginate, però, cosa potrebbe capire<br />
un uomo dell’ottocento di un’immagine<br />
come questa in cui l’oggetto della<br />
Schaulust, della voglia, della curiosità<br />
e della bramosia non solo di guardare<br />
ma di catturare l’immagine è realizzata<br />
voltandogli le spalle; perché in realtà<br />
ognuna di queste signore non vuole<br />
un’immagine di Hillary Clinton ma<br />
vuole un’immagine di se stessa assieme<br />
a Hillary Clinton e, perciò, per fare il<br />
selfie le voltano le spalle.<br />
Nel 2007 Vittorio<br />
Gallese e David<br />
Freedberg, storico<br />
dell’arte della<br />
Columbia University, hanno pubblicato<br />
40 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
un saggio che ha dettato l’agenda degli<br />
studi che poi gli autori hanno sviluppato<br />
negli anni successivi (Motion, Emotion<br />
and Empathy in Aesthetic Experience;<br />
Movimento, emozione ed empatia<br />
nell’esperienza estetica). Si tratta di un<br />
discorso che riguarda la ricerca<br />
scientifica relativa al rapporto tra sfera<br />
delle funzioni cerebrali e fruizione<br />
dell’opera d’arte. Gli autori affermano<br />
che la ricerca sui neuroni specchio ha<br />
dimostrato che persino l’osservazione<br />
di immagini statiche di azioni stimola<br />
l’atto di simulazione nel cervello<br />
dell’osservatore. Questa interessante<br />
affermazione sposta la nostra attenzione<br />
verso un’altra questione. Anche di fronte<br />
a un’immagine statica (per esempio una<br />
fotografia o una qualunque opera<br />
d’arte), si innesca il processo di cui ho<br />
appena parlato producendo<br />
nell’osservatore una reazione di tipo<br />
empatico. Come dicono Freedberg e<br />
Gallese riferendosi all’opera di Goya<br />
“Disastri della Guerra” (è il titolo di una<br />
serie di 82 incisioni): “(…) le reazioni<br />
fisiche degli osservatori sembrano<br />
localizzarsi precisamente nelle parti del<br />
corpo minacciate, oppresse, bloccate o<br />
destabilizzate nella raffigurazione.<br />
Inoltre, l’empatia fisica si tramuta<br />
facilmente in sentimento di empatia<br />
emotiva per i modi in cui il corpo viene<br />
danneggiato o mutilato (…)”. Il fruitore<br />
dell’immagine (attraverso i neuroni<br />
specchio e la simulazione incarnata)<br />
quando, per esempio, è posto davanti a<br />
una immagine cruenta avrà una reazione<br />
empatica anche di tipo fisico che<br />
produrrà una reazione emotiva<br />
(emozione, dal latino emovēre, cioè<br />
portar fuori, smuovere). Alla luce delle<br />
ricerche di questi ultimi anni, le<br />
conseguenze percettive nell’ambito<br />
della fruizione delle opere d’arte e delle<br />
immagini sarebbero racchiuse tutte in<br />
questo sistema del cervello e<br />
causerebbero esiti sostanzialmente di<br />
tipo empatico ed emotivo (cioè<br />
dall’interiore all’esteriore). In tal senso,<br />
la percezione dell’immagine sarebbe<br />
legata a un meccanismo che potremmo<br />
considerare pre-linguistico, preculturale<br />
e, di fatto, totalmente<br />
automatico. La nostra esperienza<br />
estetica sarebbe il risultato di un preciso<br />
dispositivo fisiologico e biologico<br />
autonomo e, in parte, involontario.<br />
Sebbene ovviamente modulati socioculturalmente<br />
questi meccanismi sono<br />
universali. Un elemento cruciale della<br />
nostra esperienza estetica, pertanto, è<br />
l’attivazione di meccanismi embodied<br />
(incarnati) che comprendono la<br />
simulazione dei gesti, delle emozioni,<br />
delle sensazioni somatiche trasmesse<br />
dall’immagine e che costituiscono il<br />
contenuto dell’immagine.<br />
Un altro aspetto<br />
interessante e relativo alle<br />
immagini è stato osservato<br />
da von Hildebrand alla fine<br />
dell’ottocento. Tale<br />
aspetto, più legato allo<br />
stile dell’immagine e alla<br />
sua qualità artistica ossia<br />
all’inconsapevole simulazione nel<br />
fruitore, rappresenta la risonanza<br />
nell’osservatore del gesto artistico<br />
impiegato per realizzare l’opera d’arte.<br />
Uno studio, sempre di risonanza<br />
magnetica, ha dimostrato che la<br />
simulazione del movimento io la ottengo<br />
non solo quando mi fate vedere il filmato<br />
di una mano che afferra una bottiglia,<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
41
ma anche quando io vedo una fotografia<br />
che staticamente mi mostra la<br />
conseguenza finale<br />
dell’azione. In un<br />
altro lavoro di Mado<br />
Proverbio di Bicocca<br />
a Milano, è stato<br />
dimostrato che<br />
quanto più dinamica<br />
è l’immagine statica che descrive<br />
l’azione, maggiore è l’attivazione nel<br />
cervello motorio dell’osservatore; più<br />
dinamica è l’azione ripresa in<br />
un’immagine statica, più forte è la<br />
sollecitazione della simulazione motoria<br />
in chi la guarda.<br />
Gallese e Freedberg hanno<br />
ipotizzato che, anche<br />
quando l’opera d’arte non<br />
ha alcun contenuto<br />
direttamente<br />
e<br />
analogicamente<br />
mappabile in termini di<br />
azioni, emozioni o sensazioni, in quanto<br />
priva di un riconoscibile contenuto<br />
formale (pensiamo a un’opera di Lucio<br />
Fontana o di Jackson Pollock), i gesti<br />
dell’artista nella produzione dell’opera<br />
d’arte inducono il coinvolgimento<br />
empatico dell’osservatore, attivando in<br />
modalità di simulazione il programma<br />
motorio che corrisponde al gesto<br />
evocato nel tratto o segno artistico. I<br />
segni sul dipinto o sulla scultura sono le<br />
tracce visibili, le conseguenze degli atti<br />
motori attuati dall’artista nella creazione<br />
dell’opera. Ed è in virtù di questo motivo<br />
che essi sono in grado di attivare le<br />
relative rappresentazioni motorie nel<br />
cervello dell’osservatore. Come ho<br />
affermato<br />
precedentemente,<br />
l’esperienza estetica è una forma<br />
mediata di intersoggettività. Il gruppo<br />
di Gallese ha condotto un interessante<br />
studio utilizzando il famoso servizio di<br />
Ugo Mulas che riprende<br />
Lucio Fontana nel<br />
suo atelier. Viene<br />
pertanto studiato il<br />
gesto e la<br />
conseguenza del<br />
gesto, ossia il<br />
concetto spaziale<br />
di uno dei suoi famosi tagli. Sono state<br />
mostrate le immagini delle opere di<br />
Fontana alternate a immagini in cui<br />
sono state ridotte le componenti<br />
dinamiche, sostituendo il taglio con<br />
una linea della stessa lunghezza e<br />
spessore, ma cancellando l’ombra che<br />
dà il senso della profondità. La<br />
registrazione dell’attività motoria del<br />
cervello dei partecipanti<br />
all’esperimento è stata effettuata con<br />
un elettroencefalografo ad alta densità<br />
a 128 canali. Solo quando erano visti i<br />
tagli di Fontana ma non quando erano<br />
mostrati gli stimoli<br />
di controllo, si<br />
attivava la parte<br />
motoria del loro<br />
cervello. Questo è<br />
stato visto in tutti i<br />
soggetti, sia in<br />
coloro che è<br />
risultato conoscessero Lucio Fontana e<br />
sapessero che quelle erano opere<br />
d’arte, sia in coloro che non lo avevano<br />
mai sentito nominare e che, spesso,<br />
prendevano lo stimolo di controllo per<br />
l’opera d’arte originale e l’opera d’arte<br />
originale per lo stimolo di controllo.<br />
Quindi un meccanismo di risonanza e<br />
di simulazione motoria è stato<br />
riscontrato in tutti al netto di quanto<br />
più o meno sapessero sulla qualità<br />
42 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
artistica delle immagini.<br />
Gli stessi ricercatori hanno replicato i<br />
medesimi risultati utilizzando i lavori di<br />
un esponente dell’espressionismo<br />
astratto, Franz Kline; in queste opere la<br />
dinamicità è data dalla matericità della<br />
pennellata, dalla colatura del colore, dal<br />
dripping, dalla traccia lasciata dal<br />
pennello. I lavori di Kline venivano<br />
mostrati alternati a stimoli di controllo<br />
in cui erano state<br />
rimosse tutte queste<br />
c a t e g o r i e<br />
d i n a m i c h e ,<br />
mantenendo però la<br />
complessità<br />
gestaltica dello<br />
stimolo. Anche qui è stata rilevata la<br />
simulazione del gesto, ovviamente<br />
questo non è tutto in quanto quello che<br />
c’è nell’esperienza che noi proviamo di<br />
fronte a queste opere è un elemento<br />
comune che non possiamo fare finta che<br />
non esista se vogliamo parlare in modo<br />
olistico di che cos’è un’esperienza<br />
estetica di fronte a un’immagine.<br />
Concludo presentando uno studio,<br />
sempre del gruppo di Gallese, dove<br />
è stato messo a fattore, questa volta,<br />
l’espressione del volto che esprime<br />
dolore; sono state selezionate sei<br />
opere tra Rinascimento e Barocco<br />
che esprimevano dolore alternate, in<br />
sequenza casuale, con volti invece con<br />
un’espressione neutra. Ovviamente<br />
le vere opere d’arte non sono queste<br />
ma sono semplicemente il volto<br />
scontornato; quindi io non pretendo<br />
di sostenere che questi esperimenti<br />
spieghino completamente perché ci<br />
piace Caravaggio, in quanto il Caravaggio<br />
è l’opera intera. Come ho affermato<br />
precedentemente sembra letteralmente<br />
che guardiamo dal buco della serratura,<br />
qui noi ci concentriamo su un aspetto<br />
particolare dell’opera: il volto, la parte<br />
che comunica un’emozione, il dolore.<br />
Sono tutti volti di martiri alternati a un<br />
volto che non mostra alcuna emozione.<br />
Si è arrivati a questi 12 stimoli partendo<br />
da 100, fatti vedere a un campione<br />
numerosissimo di persone e sono stati<br />
scelti quelli che tutti riconoscevano o<br />
come esprimenti dolore o come non<br />
esprimere alcuna emozione: quindi<br />
dolore verso uno stimolo neutro.<br />
Mi interessa fare un passo in più rispetto<br />
a quello di cui vi ho parlato fino ad ora;<br />
fin qui ho descritto un meccanismo<br />
automatico probabilmente modulato<br />
da molti fattori culturali della mia<br />
storia personale che si attiva quando<br />
io mi metto di fronte a un’immagine,<br />
nel caso specifico che si attiva quando<br />
quell’immagine è un’immagine appesa<br />
alle pareti di un museo. Mi sono fatto<br />
un’altra domanda, quando dopo avere<br />
visto ed enfatizzato con quell’immagine<br />
qualcuno mi chiede di dare un’esplicita<br />
valutazione estetica; per esempio,<br />
la domanda può essere: quanto<br />
artisticamente bella mi sembra questa<br />
immagine e devo dare una valutazione<br />
su una scala da 0 a 10.<br />
Nel momento in cui io esprimo un<br />
giudizio estetico, secondo molti a<br />
partire da Kant, io devo in qualche modo<br />
silenziare tutti questi meccanismi di<br />
coinvolgimento emotivo ed empatico;<br />
questo perché non ho più a che<br />
vedere con quello che quell’immagine<br />
smuove nel mio corpo ma devo dare<br />
esclusivamente un giudizio estetico.<br />
Pertanto, per fare questo mi devo astrarre<br />
dalla dimensione corporea, utilizzando<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
43
uno strumento molto più freddo da<br />
un punto di vista cognitivo e molto<br />
più astratto. Quando io do un giudizio<br />
astratto in termini di bellezza artistica<br />
di quell’immagine, questi meccanismi<br />
corporei giocano un ruolo oppure no?<br />
Per verificarlo, i ricercatori del gruppo<br />
di Vittorio Gallese hanno presentato<br />
queste immagini in modo alternato e i<br />
soggetti le vedevano in due condizioni<br />
sperimentali diverse: in un blocco le<br />
vedevano tenendo i muscoli del volto<br />
rilassati e in un altro blocco contraendo<br />
attivamente il muscolo corrugatore,<br />
quindi assumendo una postura facciale<br />
simile a quella raffigurata nel volto che<br />
esprime dolore. I risultati ottenuti hanno<br />
mostrato che la valutazione estetica dei<br />
volti osservati era significativamente<br />
più alta quando veniva data mentre i<br />
soggetti contraevano attivamente il<br />
muscolo corrugatore, ma questo valeva<br />
solo per i volti che esprimevano dolore<br />
e non per i volti neutri. Quando, invece,<br />
i soggetti hanno dato un giudizio<br />
estetico a volto rilassato, vedevano<br />
ugualmente artisticamente belli i volti<br />
che esprimevano dolore e i volti che<br />
non esprimevano alcuna emozione.<br />
Ovviamente sarebbe eccessivo sostenere<br />
che Kant ha sbagliato, ma questi dati<br />
suggeriscono che il giudizio estetico non<br />
è così distaccato come sembra, anche se<br />
dobbiamo contestualizzare il risultato a<br />
questa particolare categoria di stimoli.<br />
L’esperienza estetica è avvenuta in<br />
un laboratorio e non in un museo,<br />
soprattutto non è stata mostrata l’opera<br />
per intero ma solo il volto; fatte tutte<br />
queste debite precisazioni, il dato a me<br />
sembra però molto interessante. Ci dice<br />
come, anche quando siamo chiamati a<br />
deliberare un giudizio estetico esplicito,<br />
quel gioco della libera immaginazione<br />
di cui peraltro Kant parla nella Critica<br />
non è assente; dal momento che<br />
l’immaginazione è uno dei prodotti<br />
dell’attività di simulazione, queste<br />
due dimensioni della mia esperienza<br />
di fronte all’opera d’arte non sono<br />
così separate come la gran parte delle<br />
persone ancora oggi ritiene. Riprodurre<br />
l’espressione di dolore raffigurato<br />
nel volto dipinto osservato influenza<br />
in modo significativo la valutazione<br />
estetica esplicita dello stesso volto;<br />
in più è stata trovata una correlazione<br />
altrettanto interessante con l’ampiezza<br />
di questa correlazione. Le persone che<br />
davano un giudizio estetico più alto ai<br />
volti che esprimevano dolore quando<br />
contraevano i muscoli, erano quelle<br />
che avevano una maggiore familiarità<br />
con l’arte e avevano i tratti empatici<br />
maggiori. Qui lascio alla vostra fantasia di<br />
determinare se vedere l’arte e andare ai<br />
musei ci rende più empatici o se, quando<br />
siamo più empatici, siamo più portati<br />
ad avere una maggiore frequentazione<br />
dei musei. Quasi mai nella scienza è<br />
possibile stabilire un rapporto di causa<br />
effetto, ci riteniamo estremamente<br />
fortunati quando riusciamo stabilire<br />
una correlazione significativa come in<br />
questo caso.<br />
Conclusioni<br />
Spero di aver spiegato in modo<br />
comprensibile, ma la complessità del<br />
tema delle immagini, dell’estetica, dei<br />
sentimenti suscitati dalle immagini e<br />
del potere delle immagini richiede un<br />
approccio assai complesso certamente<br />
non riducibile a una semplicistica<br />
traduzione neuronale dei concetti in<br />
gioco; l’opera d’arte media la risonanza<br />
44 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
motoria ed affettiva che scaturisce<br />
tra l’artista e il fruitore, ne diventa<br />
il mediatore privilegiato. Gli aspetti<br />
sensorimotori dell’elaborazione<br />
dello stimolo artistico da parte<br />
dell’osservatore rappresentano il<br />
livello più diretto ed automatico di<br />
processazione che consente al fruitore<br />
di sentire l’opera in modo corporeo ed<br />
incarnato; ovviamente stiamo parlando<br />
di una delle molteplici dimensioni che<br />
raccogliamo sotto questa etichetta<br />
linguistica di esperienza estetica.<br />
Quello di cui ho scritto in questo articolo<br />
è solo un aspetto ovviamente ma è un<br />
aspetto ineludibile; il coinvolgimento<br />
sensorimotorio e affettivo<br />
dell’osservatore sembra influenzare<br />
anche il giudizio estetico esplicito.<br />
Pertanto la simulazione incarnata, in<br />
quanto modello della percezione e<br />
della immaginazione, genera secondo<br />
me questa caratteristica qualità del<br />
vedere “come se” che gioca un ruolo<br />
importante nella nostra esperienza<br />
estetica dell’immagine, in particolare<br />
delle immagini che oggi cataloghiamo<br />
come opere d’arte. Come tale è un<br />
importante ingrediente della nostra<br />
facoltà di apprezzare le immagini.<br />
Spero, inoltre, di avervi convinto<br />
dell’importanza di un altro punto: se<br />
a tutti gli angoli prospettici da cui<br />
affrontiamo il problema di cos’è l’arte,<br />
di cosa sono le immagini artistiche, del<br />
perché le guardiamo e del perché ci<br />
piacciono aggiungiamo anche l’angolo<br />
prospettico, il punto di vista, il buco<br />
della serratura del guardare queste<br />
tematiche dalla prospettiva del cervello,<br />
ciò ci può aiutare a riscoprire il ruolo<br />
del corpo in quella forma immediata<br />
di intersoggettività che è l’espressione<br />
creativa artistica.<br />
Al di là della specificità delle differenti<br />
forme estetiche, tuttavia, penso che la<br />
fruizione di tutte le forme di finzione<br />
condividano aspetti comuni che<br />
possono essere utilmente indagati<br />
facendo domande direttamente al<br />
sistema cervello-corpo. Il sentimento<br />
di coinvolgimento corporeo suscitato<br />
da dipinti, da sculture, da forme<br />
architettoniche, dalle finzioni narrative<br />
letterarie, dalle arti cinematiche o,<br />
anche, dalla frequentazione di mondi<br />
virtuali incrementa le nostre risposte<br />
emozionali a quei stessi media. Una<br />
forma di conoscenza emotiva costituisce<br />
un ingrediente fondamentale della<br />
nostra esperienza estetica. La teoria<br />
della Simulazione Incarnata mira<br />
appunto a cogliere questi aspetti ed<br />
è rilevante per definire l’esperienza<br />
estetica almeno in due modi:<br />
• Il primo, grazie ai sentimenti<br />
corporei suscitati dalle opere<br />
d’arte con cui ci relazioniamo<br />
per mezzo dei meccanismi<br />
di rispecchiamento che esse<br />
evocano. In questo modo la<br />
simulazione incarnata genera quel<br />
particolare vedere “come-se” che<br />
svolge un ruolo fondamentale<br />
nell’esperienza estetica.<br />
• Il secondo, in virtù delle memorie<br />
incarnate e delle associazioni<br />
immaginative che le opere d’arte<br />
risvegliano in chi le contempla.<br />
Vi è poi un ulteriore aspetto che<br />
caratterizza la simulazione incarnata<br />
quando è attivata dalla nostra<br />
immersione con il mondo di finzione<br />
dell’arte, rispetto a quando è suscitata da<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
45
situazioni della vita quotidiana. Mentre,<br />
infatti, contempliamo un’opera d’arte<br />
o ci immergiamo in un mondo virtuale<br />
sospendiamo temporaneamente il<br />
nostro rapporto col mondo, liberando<br />
energie che, paradossalmente,<br />
possono essere vissute in modo più<br />
vivido rispetto alla più prosaica realtà<br />
quotidiana. Secondo questa prospettiva,<br />
l’esperienza estetica delle opere d’arte e<br />
l’esperienza dei mondi virtuali possono<br />
essere interpretate non solo o non tanto<br />
nei termini originalmente proposti da<br />
Coleridge di una cognitiva sospensione<br />
d’incredulità, ma come forma di<br />
“simulazione incarnata liberata”.<br />
Nel guardare un quadro, nel leggere<br />
un romanzo, nell’assistere ad uno<br />
spettacolo teatrale o a un film, oppure<br />
nell’immergerci un mondo virtuale la<br />
simulazione incarnata è sgravata dal<br />
fardello di modellare la nostra attuale<br />
presenza nel mondo “reale”. Guardiamo<br />
alle forme di espressione simbolicoartistiche<br />
da una distanza di sicurezza<br />
in virtù della quale la nostra apertura al<br />
mondo ne risulta amplificata. Quando<br />
dirigiamo la nostra attenzione al mondo<br />
dell’arte o ai mondi virtuali possiamo<br />
impiegare totalmente le nostre risorse<br />
simulative, disinnescando le nostre<br />
difese. Il nostro piacere per l’arte è,<br />
quindi, verosimilmente anche guidato<br />
dal senso di sicura intimità esperito<br />
durante la relazione empatica col mondo<br />
dell’arte.<br />
Creatività, esperienza estetica<br />
ed esperienza virtuale possono<br />
rappresentare il momento di<br />
sospensione, lo scarto tra attualità e<br />
potenzialità che innesca la possibilità<br />
di divenire ciò che si è e consente di<br />
concepire il mondo come un’infinita<br />
serie di possibilità che rinviano ad<br />
altre possibilità. Vedere l’invisibile,<br />
caratteristica che accomuna arte e<br />
scienza, significa riempire un vuoto,<br />
tendere a ciò che non è ma può essere,<br />
ciò che, in una parola, è desiderio.<br />
Questo suggerisce, come per altre vie ha<br />
intuito anche Girard, che l’arte affonda<br />
le proprie radici nella ritualità legata<br />
al senso del sacro, nell’insopprimibile<br />
tendenza umana a riempire quel<br />
vuoto che al contempo ci atterrisce e<br />
costituisce lo sfondo e l’obiettivo dei<br />
nostri slanci e delle nostre proiezioni.<br />
Attraverso lo scarto tra attualità e<br />
potenzialità prodotto dalla creazione<br />
artistica, sia quando si fa cosmogonica,<br />
producendo nuovi mondi riassortendo<br />
gli elementi che caratterizzano il<br />
«visibile», sia quando, grazie alla<br />
finzione narrativa o alla fruizione di<br />
mondi virtuali, crea degli apparenti<br />
doppioni del reale, l’uomo è costretto<br />
a sospendere la sua presa sul mondo,<br />
liberando energie fino a quel momento<br />
indisponibili, mettendole al servizio di<br />
una nuova ontologia che finalmente,<br />
forse, può rivelargli chi è. Più che una<br />
sospensione di incredulità, l’esperienza<br />
estetica suscitata dalla produzione<br />
artistica può essere letta come una<br />
«simulazione liberata». Perché un<br />
film, un romanzo o il mondo virtuale ci<br />
emozionano potenzialmente più di una<br />
scena della vita reale di cui possiamo<br />
analogamente essere spettatori?<br />
Forse anche perché nella «finzione»<br />
artistica e virtuale la nostra inerenza<br />
all’azione narrata è totalmente libera da<br />
coinvolgimenti personali diretti. Siamo<br />
liberi di amare, odiare, provare terrore,<br />
facendolo da una distanza di sicurezza.<br />
Questa distanza di sicurezza che rende<br />
46 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
la mimesi «catartica» può mettere in<br />
gioco in modo più totalizzante la nostra<br />
naturale apertura al mondo. Un ulteriore<br />
fattore di amplificazione di questa<br />
simulazione liberata è costituito in certe<br />
forme di espressione artistica, come il<br />
teatro, la danza, la musica, il cinema e<br />
i mondi virtuali, dalla condivisione con<br />
altri individui che come noi si liberano<br />
dagli obblighi di vigilare sull’intrusività<br />
potenzialmente esiziale del mondo<br />
esterno, abbandonandosi totalmente a<br />
una piena e incondizionata esperienza<br />
di aisthesis. Fruire dell’arte, in fondo,<br />
significa liberarsi del mondo per<br />
ritrovarlo più pienamente.<br />
Grazie all’espressione della creatività<br />
artistica, l’essere umano acquisisce la<br />
capacità di plasmare oggetti materiali<br />
conferendo loro un significato che non<br />
avrebbero in natura di per sé. Questo<br />
significato è il frutto dell’azione con<br />
cui l’artista stende colori su una tela<br />
o trasforma un blocco di marmo in un<br />
«David» o nel «Ratto di Proserpina».<br />
Oggi le neuroscienze hanno la<br />
potenzialità di illuminare, seppure da<br />
un diverso angolo prospettico, la natura<br />
estetica della condizione umana e la sua<br />
naturale propensione creatrice, prima<br />
ancora di affrontare il tema specifico<br />
dell’arte e divenire neuroestetica.<br />
Abbiamo così la possibilità di arricchire la<br />
nostra nozione della creatività artistica<br />
e della sua fruizione, moltiplicandone i<br />
livelli di descrizione, cercando di capire<br />
come gli oggetti artistici, più che essere<br />
un dono degli dei, sono effettivamente<br />
l’espressione paradigmatica della<br />
nostra natura umana.<br />
Da un certo punto di vista, l’arte è<br />
superiore alla scienza. Con strumenti<br />
meno onerosi da un punto di vista<br />
economico e con una capacità di sintesi<br />
probabilmente inarrivabile da parte<br />
della scienza, le intuizioni artistiche ci<br />
fanno comprendere molto della natura<br />
umana, spesso molto di più rispetto<br />
all’orientamento oggettivante tipico<br />
dell’approccio scientifico. Essere umani<br />
significa divenire capaci di interrogarsi<br />
su chi siamo. Da sempre la creatività<br />
artistica ha espresso nella forma più<br />
elevata questa capacità. Taluni temono<br />
che affrontare queste tematiche con<br />
l’armamentario prosaico della scienza<br />
possa in qualche modo sminuire, se<br />
non addirittura distruggere la magia<br />
che ci invade quando contempliamo<br />
un’opera d’arte. Se condividessi questa<br />
preoccupazione dedicherei il mio<br />
tempo ad altro. Al contrario, è proprio<br />
il convincimento che la prospettiva<br />
neuroscientifica consenta un’ulteriore<br />
valorizzazione della<br />
dimensione distintiva e straordinaria<br />
dell’arte e dell’esperienza estetica che<br />
mi convince che ci stiamo muovendo in<br />
una direzione potenzialmente gravida<br />
di risultati interessanti per chiunque<br />
sia interessato a meglio comprendere<br />
chi siamo. Concludo con una citazione<br />
di Georg Christoph Lichtenberg che<br />
scriveva queste parole che a me<br />
suonano ogni giorno sempre più<br />
profetiche, attuali e familiari: “il nostro<br />
corpo sta a metà tra la nostra anima e il<br />
mondo esterno rispecchiando gli effetti<br />
di entrambi”.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
47
48 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
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50 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
53
54 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
55
HAZELNUT<br />
KINGDOM<br />
Una location di nuovissima apertura, dallo stile<br />
mediterraneo. Elegante ritrovo con moltissime<br />
occasioni di socializzazione.<br />
Scritto da OEMA.<br />
Immagini di JARLA CAPALINI.<br />
56 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
’S<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
57
HAZELNUT’S<br />
KINGDOM<br />
Hazelnut’s Kingdom non é ancora in Second Life Destinations<br />
dal momento che vi sono alcune parti che devono essere<br />
ultimate. Tuttavia è un incanto già così.<br />
Si tratta di una<br />
destinazione<br />
articolata, realizzata<br />
con cura e meticolosità<br />
da un professionista<br />
indiscusso nel settore<br />
“landscaping”: Andy<br />
Warhol.<br />
Come spesso accade, vedendo le<br />
splendide fotografie che i viaggiatori<br />
virtuali di Second Life pubblicano su<br />
Flickr, mi sono imbattuta in una in<br />
particolare che ha catturato la mia<br />
attenzione.<br />
Si trattava di uno splendido paesaggio<br />
mediterraneo arroccato su una altura.<br />
Da italiana sono naturalmente attratta<br />
da questo tipo di vegetazione e stile<br />
architettonico, quindi non ho perso<br />
l’occasione per visitare la destinazione<br />
in questione.<br />
Uno splendido paesaggio mediterraneo arrocato<br />
su una altura che offre molteplici occasioni di<br />
intrattenimento e divertimento.<br />
58 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Si può visitare<br />
a piedi, il<br />
volo non è<br />
consentito.<br />
Hazelnut’s Kingdom<br />
occupa 3 regioni, di<br />
cui una navigabile di<br />
acqua. Si tratta di una<br />
destinazione articolata,<br />
realizzata con cura<br />
e meticolosità da un<br />
professionista indiscusso<br />
nel settore “landscaping”:<br />
andy Warhlol (terry.<br />
fotherington). Chi non<br />
conosce Frogmore, ad<br />
esempio? andy Warhlol<br />
ha una grande esperienza<br />
nella realizzazione<br />
di destinazioni che<br />
sono diventate poi un<br />
importante punto di<br />
riferimento nello scenario<br />
delle regioni fotografiche<br />
più belle in Second Life.<br />
La particolarità di<br />
Hazelnut’s Kingdom<br />
è che, oltre a essere<br />
una destinazione<br />
incantevole, offre anche<br />
diverse occasioni di<br />
intrattenimento per tutti<br />
coloro che amano questo<br />
tipo di paesaggio.<br />
Va precisato che il<br />
creatore di Hazelnut’s<br />
non è anche il<br />
proprietario. Infatti,<br />
si tratta di un lavoro<br />
fatto su commissione<br />
di Noubeil (noubeil.<br />
alpha). La gestione<br />
della destinazione è,<br />
quindi, di competenza di<br />
quest’ultimo a cui occorre<br />
fare riferimento in caso di<br />
necessità.<br />
Hazelnut’s Kingdom ha<br />
un suo gruppo inworld, la<br />
cui adesione costa 1000<br />
L$. In descrizione del<br />
gruppo possiamo trovare<br />
preziose informazioni<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
59
Consiglio di accettare le impostazioni di luce della<br />
regione per una esperienza ottimale.<br />
In diversi punti della regioni possiamo<br />
trovare cartelli che ci indicano le principali<br />
attrazioni.<br />
sullo scopo della destinazione e<br />
le attività proposte:<br />
“Welcome to Hazelnut’s Kingdom!<br />
a place of pleasure and nature.<br />
That’s why we thank you for your<br />
trust and we will do everything to<br />
satisfy your stay.<br />
Hazelnut’s Kingdom is an area<br />
located on the Noubeillane estate,<br />
which means in Occitan “the<br />
house of hazelnuts”. Occitan is still<br />
spoken in the south of France and<br />
our domain is inspired by the spirit<br />
of a mountainous region in the<br />
Ariegean Pyrenees.”<br />
L’aspetto che mi affascina<br />
maggiormente è che non si<br />
tratta di una destinazione<br />
pianeggiante: apprezzo molto i<br />
dislivelli, le montagne alternate<br />
a zone pianeggianti che rendono<br />
il paesaggio vario e più credibile.<br />
Inoltre il modo in cui gli oggetti<br />
decorativi sono stati posizionati<br />
denota comprensione delle<br />
regole di buon senso che<br />
permettono di conferire realismo<br />
a una destinazione.<br />
Il volo non è consentito, il che<br />
potrebbe essere un bene perché<br />
induce il visitatore a esplorare a<br />
piedi esattamente come farebbe<br />
nella realtà. Inoltre alcune case<br />
sono affittate, quindi il volo<br />
limitato trova la sua ragion<br />
d’essere anche nell’esigenza di<br />
non disturbare gli affittuari.<br />
Parlando con il proprietario, ho<br />
appreso che alcune zone devono<br />
ancora essere create, quindi<br />
avremo modo di apprezzare<br />
60 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
61
anche nuovi angoli paesaggistici<br />
nei prossimi mesi.<br />
Hazelnut’s Kingdom non si<br />
trova (ancora) in Second Life<br />
Destinations, quindi è uno scoop<br />
che riserviamo ai nostri lettori.<br />
Riferimenti<br />
Teleport<br />
Flickr Group<br />
Inworld Group<br />
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
63
64 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
65
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
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70 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
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72 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
73
MEDITERRANEO-OC<br />
TELEPORT<br />
74 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
75
SLICE OF H<br />
Un’ incantevole destinazione invernale<br />
che si rinnoverà a breve nella sua versione<br />
primaverile.<br />
IN S<br />
Scritto da SERENA DOMENICI.<br />
Immagini di JARLA CAPALINI.<br />
76 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
EAVEN<br />
ECOND LIFE<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
77
La creatrice è Luane (luane.meo) che ha dato vita a<br />
un’ambientazione invernale affascinante e curata nello<br />
stile naturalistico.<br />
SLICE OF HEAVEN<br />
IN SECOND LIFE<br />
Winter<br />
78 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
LA STAGIONALITA’<br />
SLICE OF HEAVEN chiuderà in pochi giorni. Consigliamo al<br />
lettore di affrettarsi e godere ancora per un po’ del clima invernale<br />
che Luane ha voluto regalarci. Lo stile invernale verrà presto<br />
sostituito da quello primaverile.<br />
Luane Meo regala ai visitatori ormai da<br />
anni splendide località perfette per la<br />
fotografia e l’intrattenimento in genere.<br />
L’aspetto di Second<br />
Life che ho sempre<br />
trovato meraviglioso<br />
è la possibilità di<br />
viaggiare e di visitare<br />
luoghi mutuati<br />
dal mondo reale e<br />
virtualmente riprodotti<br />
in piccoli capolavori,<br />
capaci di coniugare<br />
magistralmente<br />
il concreto con<br />
l’immaginario: una<br />
stupefacente forma<br />
d’arte - questa - che<br />
meriterebbe di essere<br />
conosciuta da una<br />
platea più vasta dei<br />
fruitori del virtuale.<br />
Mancavo da tre anni<br />
da Second Life e devo<br />
dire che ho trovato<br />
intatta questa bellezza,<br />
questa costante<br />
ricerca di perfezione<br />
da parte di gente<br />
che dedica il proprio<br />
tempo per creare degli<br />
spazi davvero molto<br />
suggestivi.<br />
Il mio interesse verterà<br />
su questo aspetto che<br />
da questo punto di<br />
vista non smetterà<br />
mai di stupirmi<br />
piacevolmente, e<br />
parlerò solo di ciò che<br />
riuscirà a catturare<br />
la mia curiosità<br />
suscitandomi emozioni<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
79
e appagando il mio senso<br />
estetico; sarà proprio<br />
questo che mi piacerà<br />
condividere con voi<br />
lettori.<br />
Il mio viaggio è<br />
cominciato in questa<br />
località da film: Slice of<br />
Heaven.<br />
Ci sono capitata per caso,<br />
ammesso possa esistere il<br />
caso, e ammesso che abbia<br />
senso parlare di caso in<br />
Second Life, dove tutto<br />
è random ma allo stesso<br />
tempo tutto è pilotato da<br />
un feroce determinismo.<br />
Mi sono ritrovata in<br />
un bianco paesaggio<br />
invernale, con tanta<br />
neve che cadeva<br />
copiosa e un piacevole<br />
sottofondo musicale che<br />
ne faceva da cornice.<br />
Non immaginatevi un<br />
posto carico di oggetti,<br />
e così via: era un luogo<br />
apparentemente scarno,<br />
solitario, ammantato<br />
di mistero, a suo modo<br />
desolato, e forse era<br />
proprio questo a renderlo<br />
particolare.<br />
Un lungo tragitto<br />
costeggiato da alberi<br />
carichi di neve, per<br />
via della stagione,<br />
case, ma anche negozi,<br />
ristori e in cima ad<br />
una collinetta una<br />
piccola Chiesa<br />
dove raccogliersi in<br />
preghiera o, cercare<br />
un po’ di pace…<br />
Anche un belvedere<br />
ghiacciato dove poter<br />
pattinare ammirando<br />
il paesaggio illuminato<br />
da tante piccole lucine<br />
che creavano una calda<br />
atmosfera, nonostante<br />
lo scenario fosse<br />
imbiancato dalla neve.<br />
Tutto qui?<br />
No, perché più che<br />
un luogo questo è un<br />
sentire, un luogo dove<br />
possono incrociarsi<br />
destini o solitudini.<br />
Il percorso che<br />
conduce alle casette,<br />
può essere vissuto<br />
come un luogo di vita<br />
o di “morte”: quante<br />
trame vi si potrebbero<br />
scrivere, quante storie<br />
narrare, come fa lo<br />
scrittore su un foglio<br />
bianco come la neve!<br />
Amori appaganti,<br />
amori mai sbocciati,<br />
amori finiti, amanti<br />
che si incontrano<br />
di nascosto, parole<br />
dette, sussurrate o<br />
solo immaginate, sogni,<br />
silenzi, suoni ovattati come<br />
la neve che scende muta<br />
sul villaggio e sui cuori...<br />
Ma potrebbe anche essere<br />
il luogo di una famiglia che<br />
ama condividere il proprio<br />
spazio con gli amici.<br />
Ed anch’io, trasportata<br />
dal vento della fantasia,<br />
mi sono ritrovata ad<br />
immaginarmi in una<br />
dimensione onirica,<br />
“vedendomi” raggiunta in<br />
quel luogo solitario da un<br />
mio antico amante, venuto<br />
a riscaldarmi le mani e il<br />
cuore. Ed a sussurrarmi<br />
che il tempo - almeno qui<br />
- si può anche fermare,<br />
riavvolgendo il film della<br />
vita per recuperare gli<br />
attimi perduti, sublimandoli<br />
in un presente immutabile<br />
ed eterno come<br />
l’inverno tutto intorno,<br />
perennemente in attesa<br />
di essere sconfitto dalla<br />
fiamma dell’amore.<br />
La proprietaria nonché<br />
creatrice di questo<br />
meraviglioso luogo è:<br />
LuaneMeo<br />
Riferimenti<br />
Teleportati a Slice of<br />
Heaven<br />
80 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
81
82 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
83
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
91
LADMILLA MEDIER<br />
Ladmilla Medier,<br />
Responsabile del Settore<br />
ARTE<br />
“L’Arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende<br />
visibile ciò che non sempre lo è.”<br />
(Paul Klee)<br />
Non ritengo che esista una definizione assoluta di<br />
Arte ma questa breve, famosa citazione, rappresenta il<br />
percorso che proporrò in questa sezione dedicata<br />
all’ Arte: insieme conosceremo gli artisti attivi in Second<br />
Life e le loro opere, scopriremo lo studio, l’elaborazione<br />
concettuale e la tecnica artistica che hanno dato origine<br />
alle creazioni; ognuno di noi potrà ascoltare le storie<br />
che sussurrano, risvegliare ricordi sopiti e dare la propria<br />
personale interpretazione, trovare l’essenza che va oltre<br />
il visibile.<br />
Sono certa che sarà un cammino affascinante!<br />
Ladmilla<br />
92 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
93
CHERRY M<br />
Artista molto conosciuta i cui lavori si<br />
caratterizzano per un forte impatto visivo ed<br />
emotivo.<br />
A<br />
Scritto da LADMILLA MEDIER<br />
Immagini di LADMILLA MEDIER<br />
94 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
ANGA<br />
RTISTA<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
95
CHERRY MANGA<br />
SENSIBILITA’, TORMENTO, OSCURI<br />
PERFEZIONISMO<br />
“Ho una v<br />
un po’ s<br />
Cherry Manga è un’artista<br />
ben nota che opera in<br />
Second Life da lungo<br />
tempo. Ha sempre creato<br />
e ancora crea straordinarie<br />
installazioni che hanno<br />
un forte impatto visivo<br />
e hanno il potere di<br />
colpire emotivamente<br />
l’osservatore.<br />
L’amore per la natura e<br />
per la cultura giapponese<br />
hanno determinato la<br />
scelta del suo grazioso<br />
nome virtuale:<br />
Quando mi iscrissi a Second<br />
Life era la stagione delle<br />
ciliegie, dato che io amo<br />
questi frutti e ne stavo<br />
mangiando mentre mi<br />
registravo, scelsi il<br />
96 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
TA’ E<br />
ita semplice, sono una persona<br />
elvaggia che ama più la natura<br />
che il genere umano”<br />
nome Cherry; il cognome<br />
doveva essere scelto da<br />
una lista, così decisi per<br />
Manga e pensai che Cherry<br />
Manga potesse essere un<br />
nome adatto per chi ama<br />
la cultura giapponese.<br />
L’artista è un’anima<br />
sensibile, tormentata,<br />
tenebrosa e perfezionista,<br />
come lei stessa ama<br />
definirsi, e le sue opere<br />
mostrano chiaramente il<br />
suo temperamento.<br />
Cherry ha avuto artistiche<br />
esperienze ed esibizioni<br />
anche nella vita reale,<br />
nonostante la timidezza<br />
del suo carattere che le<br />
fa preferire situazioni<br />
dove non deve incontrare<br />
personalmente il pubblico:<br />
Ho una vita semplice,<br />
sono una persona un po’<br />
selvaggia che ama più la<br />
Natura che il genere umano,<br />
questa è la ragione per cui<br />
è più facile per me creare<br />
nei mondi virtuali dove non<br />
devo incontrare fisicamente<br />
il pubblico… tuttavia ho<br />
lavorato in teatro, ho<br />
prodotto varie creazioni<br />
nella vita reale, ho fatto<br />
LANDING POINT<br />
un’esibizione dal vivo nel<br />
2017 con “FrancoGrid”<br />
per “Le Hublot” in “Nice”<br />
ma tutto ciò non è stato<br />
molto confortevole per<br />
una persona timida come<br />
me.<br />
Cherry ha avuto<br />
abbastanza esperienze<br />
artistiche, sia nella vita<br />
reale che in Second<br />
Life, così da poter avere<br />
una chiara idea delle<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
97
eventuali differenze<br />
che possono esistere<br />
nel creare in questi due<br />
mondi; ciò che pensa è<br />
molto interessante ed<br />
io sono completamente<br />
d’accordo con lei:<br />
Non c’è alcuna differenza,<br />
il computer è il mezzo, lo<br />
strumento: il cinema o la<br />
musica sono arti anche<br />
virtuali, non possiamo<br />
percepirle con il tatto,<br />
non dobbiamo porle in<br />
categorie, l’Arte è arte,<br />
dovunque essa sia.<br />
Come possiamo notare<br />
nelle creazioni di ogni<br />
vero artista, anche le<br />
sue opere sono libere<br />
da condizionamenti e<br />
standard, Cherry mette<br />
se stessa nei suoi lavori,<br />
la sua anima e le sue<br />
esperienze:<br />
Quasi tutto ciò che creo<br />
è autobiografico, talvolta<br />
questo aspetto è più o<br />
meno evidente, a volte è<br />
nascosto; nelle due mie<br />
passate installazioni<br />
ciò è molto evidente in<br />
quanto “Endometriosis”<br />
è un problema di cui<br />
soffro, “Monsters” è<br />
un’installazione che<br />
riguarda i “mostri” che<br />
ho incontrato nella mia<br />
vita, partendo dalle paure<br />
della mia infanzia fino<br />
ad arrivare alla pressione<br />
sociale che ancora<br />
sperimento ogni giorno.<br />
Anche il tema della<br />
condizione umana ha<br />
molta importanza nella<br />
maggior parte delle mie<br />
creazioni; per quanto<br />
riguarda l’attuale<br />
pandemia penso che sia<br />
una naturale risposta alla<br />
sovrappopolazione, non<br />
sono spaventata dalla<br />
possibilità di morire o<br />
perdere i miei parenti più<br />
stretti, sono spaventata<br />
dalla politica, dai potenti<br />
gruppi di pressione che<br />
ci stanno ingabbiando in<br />
una condizione distopica,<br />
il futuro sarà più nero di<br />
una pandemia. Per quanto<br />
riguarda la condizione<br />
delle donne in particolare,<br />
abbiamo molto lavoro<br />
da fare per cambiare il<br />
sistema patriarcale, ma<br />
devo ammettere che<br />
questa non è la mia lotta<br />
più importante ed io non<br />
ne parlo molto nelle mie<br />
creazioni.<br />
MONSTERS<br />
“Monsters” è<br />
un’interattiva<br />
installazione che Cherry<br />
ha realizzato in modo<br />
straordinario e molto<br />
interessante; quando<br />
siete al punto di arrivo del<br />
teleport non trascurate<br />
di attivare Advanced<br />
lightning model, di aprire<br />
l’ascolto dei suoni, di<br />
chiudere lo streaming e<br />
di accettare l’esperienza<br />
che vi verrà proposta<br />
con un pop-up, tutto<br />
ciò permetterà ai vostri<br />
avatar di animarsi e a voi<br />
di avere un’immersiva<br />
esperienza che non<br />
descriverò qui, così sarete<br />
sorpresi e apprezzerete<br />
al meglio; siate curiosi,<br />
toccate e cliccate ciò che<br />
avete intorno, leggete<br />
la chat locale, ascoltate<br />
i suoni e camminate,<br />
esplorate.<br />
Cosa sono questi mostri?<br />
Ognuno di noi può<br />
trovare il proprio che può<br />
vivere dentro di noi o<br />
tormentarci dall’esterno,<br />
possiamo scegliere se<br />
nutrirlo o lottare per<br />
fuggire;<br />
Cherry ci fornisce la<br />
migliore spiegazione a<br />
riguardo con le sue stesse<br />
parole:<br />
Sono i mostri che ho<br />
incontrato nella mia vita,<br />
98 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
c’è la paura primitiva: “il lupo<br />
nel bosco”, ci sono i fantasmi<br />
e le strane cose che abbiamo<br />
potuto sperimentare da<br />
bambini, ma anche i mostri<br />
che possiamo incontrare<br />
da adulti: stupro, suicidio,<br />
pressione sociale, violenza<br />
domestica… Perché questi<br />
mostri ci intrappolano?<br />
Perché occorre tempo per<br />
capire le nostre paure,<br />
la nostra debolezza, e<br />
trasformarle in forza;<br />
possiamo sperimentare le<br />
stesse cose molte volte prima<br />
di riconoscere gli schemi e<br />
sapere come migliorare noi<br />
stessi.<br />
Lasciatevi coinvolgere<br />
in questa esperienza:<br />
incontrate i mostri,<br />
affrontate le loro spinose<br />
o gigantesche forme,<br />
camminate su stretti ponti<br />
sospesi sul vuoto, correte<br />
nelle gallerie, entrate in<br />
stanze misteriose, perdetevi<br />
in acque turbolente e<br />
ammirate i giochi di luci ed<br />
ombre… rimarrete colpiti e<br />
affascinati, ma non occorre<br />
che io dica altro, basta<br />
andare e sperimentare.<br />
LA GALLERIA<br />
Cherry ha una fantastica<br />
Galleria in ADreNalin, una<br />
MONSTERS<br />
regione di Second<br />
Life; è un luogo<br />
molto suggestivo<br />
costruito con linee e<br />
cubi in movimento,<br />
principalmente in<br />
bianco e nero con<br />
alcuni delicatissimi<br />
toni di colore, questa<br />
interessante architettura<br />
si adatta perfettamente<br />
all’Arte di Cherry: le<br />
sue creazioni mesh<br />
ed animesh, infatti,<br />
appaiono molto vivide e<br />
vitali.<br />
È possibile acquistare<br />
lì le sue opere, alcune<br />
bellissime creazioni<br />
sono perfino gratis<br />
o vendute a un solo<br />
Linden, ciò dimostra la<br />
grande generosità di<br />
quest’artista.<br />
Lo stile di Cherry è<br />
in evoluzione, ama<br />
sperimentare sempre<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
99
qualcosa di nuovo pur<br />
rimanendo focalizzata sui<br />
temi che preferisce e che<br />
caratterizzano la sua arte:<br />
Sto evolvendo e<br />
sperimentando, ma<br />
continuando a creare scenari<br />
quasi sempre cupi e/o poetici.<br />
Al momento sto lavorando<br />
con tecniche miste e modelli<br />
da stampa 3D per realizzare<br />
sculture a cupola di vetro.<br />
Non vediamo l’ora di<br />
apprezzare le sue future,<br />
nuove creazioni.<br />
Grazie Cherry per la tua Arte!<br />
Riferimenti<br />
Monsters<br />
Galleria<br />
ADreNalin<br />
100 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
MONSTERS<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
101
MONSTERS<br />
102 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
103
MONSTERS<br />
104 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
105
MONSTERS<br />
106 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
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107
MONSTERS<br />
108 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
109
MONSTERS<br />
110 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
111
ADRENALIN - LANDING<br />
POINT<br />
112 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
113
GALLERY - GLUED<br />
114 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
115
GALLERY - THE PLANT<br />
116 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
117
GALLERY - SISTERS<br />
118 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
119
GALLERY - ENDOMETRIOSIS<br />
120 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
121
GALLERY - VR WOMAN NO<br />
ESCAPE FROM THE GRID MAN<br />
122 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
123
GALLERY - AVOIR LA MAIN<br />
VERTE A FLEUR DE PEAU -<br />
PAPILLON...<br />
124 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
125
VAN LOOPEN<br />
Van Loopen,<br />
Responsabile del Settore<br />
MUSICA<br />
Se nella vita non fossi un architetto, probabilmente sarei<br />
un musicista.<br />
Penso in musica.<br />
Vivo i miei sogni ad occhi aperti in musica.<br />
Vedo la mia vita in termini di musica.<br />
Dal 2009 in Second Life cerco di condividere questa<br />
emozione con gli altri.<br />
In veste di redattore e di consulente musicale per <strong>360</strong><br />
<strong>GRADI</strong> vorrei far luce su un mondo che spesso viene<br />
sottovalutato, ma che rappresenta invece una delle<br />
principali attività nella “seconda vita” .<br />
Infatti, il messaggio in musica arriva più facilmente a<br />
destinazione, toccando le corde più intime e personali,<br />
senza bisogno di altri intermediari nella comunicazione.<br />
Nel variegato mondo musicale di Second Life mi<br />
occuperò di artisti emergenti, ma anche di quelli ormai<br />
consolidati che spesso non si conoscono abbastanza.<br />
Approfitto di questo spazio per dare qualche punto<br />
di riferimento nel panorama musicale di Second Life,<br />
perchè “la gente consuma la musica come se fosse un<br />
fazzoletto per il naso”.<br />
(Zucchero)<br />
Van<br />
126 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
127
DORIAN KA<br />
CAN<br />
Dorian è un cantante<br />
italiano conosciuto e<br />
apprezzato da anni.<br />
Scritto da VAN LOOPEN.<br />
Immagini di JARLA CAPALINI<br />
128 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
SH<br />
TANTE LIVE<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
129
DORIAN KASH<br />
CANTANTE<br />
Dorian Kash fa parte di quegli<br />
interpreti/cantanti che dove lo<br />
metti riesce ad essere una garanzia<br />
di successo con molta naturalezza,<br />
con un repertorio molto vasto.<br />
Cari amici di <strong>360</strong><strong>GRADI</strong>, in<br />
questo numero della rivista<br />
parlerò di un artista italiano. È<br />
venuto il momento e non posso<br />
più rimandare, perchè anche il<br />
bel paese offre il suo importante<br />
contributo, alla comunità<br />
esselliana, di interpreti e cantanti<br />
live sia maschili che femminili.<br />
La prima caratteristica che ho<br />
sempre notato è che però pochi<br />
rimangono attivi nel tempo nella<br />
fisiologica alternanza di voci<br />
nuove e quelle storiche, nuovi<br />
interpreti che però dopo un po’<br />
scompaiono dalla scena.<br />
Ed è un vero peccato.<br />
Forse ciò è dovuto all’uso che noi<br />
italiani abitualmente facciamo<br />
di SL. Nel senso che anche nel<br />
settore musicale (escludendo i<br />
DJ che sono molto più costanti<br />
e presenti), ci prodighiamo<br />
non come vero lavoro ma<br />
come puro passatempo,<br />
tralasciando ovviamente<br />
l’aspetto dell’impegno e<br />
dell’appuntamento.<br />
Tra i cantanti uomini italiani, che<br />
hanno una presenza abbastanza<br />
130 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Tecnicamente ha una<br />
voce dal tono deciso e<br />
caldo, con una intonazione<br />
innata, e nello stesso<br />
tempo riesce a creare<br />
intima introspezione in<br />
chi lo ascolta.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
131
costante, parlerò oggi di<br />
Dorian Kash.<br />
Ho scelto di inziare<br />
con lui perchè, dopo<br />
un periodo di fermo<br />
attività (il primo per lui),<br />
è ritornato da poco a<br />
calcare i palchi delle land<br />
di SL, più motivato di<br />
prima.<br />
Ed il suo ritorno è un<br />
valore aggiunto per tutti,<br />
italiani o non.<br />
Ciascun artista ha<br />
prerogative precise e ben<br />
definite. Alcuni scelgono<br />
di esibirsi esclusivamente<br />
in land italiane, altri<br />
escono anche dai propri<br />
confini, ma tutti hanno<br />
delle caratteristiche<br />
molto differenti tra loro<br />
che li distingue.<br />
Dorian Kash fa parte di<br />
quegli interpreti/cantanti<br />
che dove lo metti riesce<br />
ad essere una garanzia<br />
di successo con molta<br />
naturalezza, con un<br />
repertorio molto vasto.<br />
Tecnicamente ha voce dal<br />
tono deciso e caldo, con<br />
una intonazione innata,<br />
e nello stesso tempo<br />
riesce a creare intima<br />
introspezione in chi lo<br />
ascolta.<br />
Il canto per lui è un<br />
hobby, e come per tutti<br />
gli altri hobby che ha in<br />
RL, mette attenzione nei<br />
particolari e impegno<br />
nella preparazione.<br />
Questo parla della sua<br />
personalità e della sua<br />
sensibilità. Ma del resto<br />
da uno che ama stare tra<br />
le nuvole, pilotando aerei<br />
da turismo e praticando<br />
paracadutismo, cosa ci<br />
si può aspettare se non<br />
attenta preparazione<br />
nelle cose per gestire<br />
anche quel pizzico di<br />
follia?<br />
La sua impostazione<br />
vocale gli indica il<br />
suo repertorio e le<br />
sue preferenze musicali,<br />
in modo naturale:<br />
introspezione musicale delle<br />
canzoni d’autore italiane,<br />
interpretazioni di canzoni<br />
internazionli tra jazz e i<br />
spumeggianti musicals<br />
americani.<br />
Ogni sua serata è un viaggio<br />
musicale attraverso le più<br />
belle canzoni internazionali<br />
conosciute e, spesso, di<br />
nicchia italiane.<br />
Si diverte e fa divertire, non<br />
c’è che dire.<br />
Dalla intervista che ci ha<br />
concesso, apprendiamo<br />
cose interessanti sulla sua<br />
personalità.<br />
A voi scoprirle.<br />
Van: Dorian, come nostra<br />
prassi, chiediamo all’artista<br />
una descrizione di se stesso<br />
per farlo conoscere meglio<br />
anche nei suoi aspetti privati.<br />
Parlaci della tua origine<br />
anagrafica, dove vivi, hobby,<br />
lavoro...<br />
Dorian: Dunque, io sono di<br />
origini liguri vengo da Lerici<br />
un paesino incantevole<br />
sul mare inserito tra le<br />
insenature del golfo di La<br />
Spezia. Di fronte, Portovenere<br />
porta di accesso delle Cinque<br />
Terre: insomma uomo di<br />
mare, un retaggio al quale<br />
tengo molto. Come spesso<br />
accade però, per i vari casi<br />
della vita, mi sono ritrovato<br />
132 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
a vivere ormai da anni<br />
a Trento, tra montagne<br />
e neve, Circondato non<br />
più questa volta da<br />
salsedine e acciughe,<br />
ma da Dolomiti e stinco,<br />
altra mia passione! Rido!<br />
Neve quindi ora e tanto<br />
sci, quando si poteva,<br />
uno dei miei sport<br />
preferiti insieme alle arti<br />
marziali, il paracadutismo<br />
e il pilotaggio di aerei<br />
da turismo. Per quanto<br />
riguarda il mio lavoro,<br />
dopo aver smesso di fare<br />
il musicista, dopo venti<br />
anni, tra terzetti, duetti,<br />
gruppi e lavoro in sala e<br />
in studio, ora lavoro in<br />
un ufficio doganale di<br />
un’azienda del territorio,<br />
un lavoro interessante<br />
che mi lascia tempo per<br />
suonare la musica che<br />
da bimbo è entrata nella<br />
mia vita sottoforma di un<br />
pianoforte e non se n’è<br />
più andata.<br />
Van: Ricordi la prima volta<br />
che hai cantato in SL e<br />
come è successo?<br />
Dorian: Sì, certamente,<br />
è un ricordo molto bello.<br />
Feci la mia prima serata<br />
in una frequentatissima<br />
land italiana “Zero<br />
Moda” da Miss Erya: fu<br />
davvero particolare ed<br />
emozionante, anche se<br />
dopo tanti concerti e<br />
serate in RL non avrei mai<br />
pensato di emozionarmi<br />
cantando davanti ad uno<br />
schermo. Devo dire che<br />
l’emozione ci fu eccome,<br />
ed anche ora è sempre<br />
presente in tutti i miei<br />
set. Non smetterò mai<br />
di mettermi in gioco e<br />
di ricercare l’emozione<br />
di un pubblico anche su<br />
SL. Accadde che conobbi<br />
una persona che mi<br />
portò in un karaoke,<br />
non avrei mai pensato<br />
esistesse un karaoke<br />
su SL. Fui spronato a<br />
cantare e così, dopo aver<br />
cercato di capire quali<br />
fossero le necessità<br />
tecniche, cominciai a<br />
frequentare quella land.<br />
Avevo scoperto come<br />
divertirmi ancora con il<br />
canto. Fui poi convinto<br />
a fare la prima serata di<br />
cui raccontavo prima, da<br />
una ragazza, Stupenda<br />
Flux, che mise anima<br />
e corpo pur di farmi<br />
intraprendere la carriera<br />
di cantante in SL. Così<br />
lei si mise d’accordo con<br />
Erya e tutto nacque!<br />
Van: Nel panorama<br />
dei cantanti italiani in<br />
SL occupi uno spazio<br />
importante da molto<br />
tempo. Questo successo<br />
è per te un obiettivo,<br />
uno stimolo o non ti<br />
interessa ottenere il<br />
consenso?<br />
Dorian: Parliamoci<br />
chiaramente, ricevere<br />
consenso è bellissimo,<br />
gli applausi e i “bravo”<br />
sono lo stimolo e il<br />
nutrimento di quella<br />
parte fondamentale di<br />
un artista che è il suo<br />
narcisismo. La voglia<br />
di donarsi ed essere<br />
ascoltati dal pubblico<br />
è una droga più forte<br />
di qualunque altra MA,<br />
il consenso, quando è<br />
vero, non ha nulla a che<br />
fare con la sua affannosa<br />
ricerca. Più lo insegui<br />
più si allontana. L’unico<br />
modo di arrivare a essere<br />
accolto dalle persone, è<br />
essere me stesso, vero:<br />
certamente con la voglia<br />
di stupire, ma alla fine<br />
donandomi senza MAI<br />
cercare di compiacere,<br />
bensì aprendo l’anima e<br />
cercando di interpretare<br />
col cuore in mano, nudo.<br />
Allora ciò che provo<br />
cantando mi accorgo<br />
che arriva! E lì si crea la<br />
magia, che il pubblico sia<br />
fatto da 100 persone o<br />
3. Tutto questo vale per<br />
me, posso parlare solo a<br />
nome mio senza pensare<br />
di esprimere chissà quale<br />
verità se non la mia.<br />
Van: SL è un gioco per<br />
te, un’opportunità per<br />
esprimere il tuo talento o<br />
qualcos’altro?<br />
Dorian: SL per me è<br />
stato ed è un mondo<br />
davvero emotivamente<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
133
periglioso. Non riesco a<br />
vederlo come un gioco,<br />
ma come un’occasione,<br />
per chi si vuole<br />
esprimere. Cantare in SL<br />
mi ha dato la possibilità<br />
di eseguire brani che ho<br />
sempre amato e che per<br />
una cosa o per l’altra in<br />
RL non ho mai potuto<br />
eseguire. Forse sì, da<br />
questo punto di vista è<br />
un’opportunità.<br />
Van: Quale messaggio<br />
vuoi trasmettere agli<br />
altri attraverso le tue<br />
interpretazioni?<br />
Dorian: Nessuno!! no,<br />
non ho la presunzione di<br />
lanciare un messaggio.<br />
Nulla di più di una<br />
piacevole oretta in<br />
compagnia. Unica<br />
eccezione quando canto<br />
per beneficienza in<br />
occasione della raccolta<br />
fondi in favore di IKSDP<br />
Harambee Project Gwassi<br />
Kenya di Lorella e Lotrec<br />
e per la ricerca contro la<br />
Sla dell’evento Harvey<br />
di Electra: questo credo<br />
sia davvero un modo<br />
non solo per mandare un<br />
messaggio di fratellanza<br />
e amore, di accoglienza<br />
e partecipazione ma<br />
riuscire, insieme ad<br />
altri svariati artisti, a<br />
modificare la vita reale<br />
di persone partendo da<br />
un progetto realizzato<br />
all’interno di un mondo<br />
virtuale è qualcosa che<br />
riempie il cuore che ti<br />
permette di realizzare<br />
qualcosa di veramente<br />
concreto e appagante.<br />
Van: Ti conosco da molti<br />
anni in SL e, per quanto io<br />
abbia potuto constatare,<br />
la tua interpretazione<br />
preferita, grazie alla<br />
tua voce calda, sempre<br />
intonata e decisa,<br />
sembra essere il genere<br />
dei Musicals americani,<br />
con riferimenti di Ella<br />
Fitzgerald e Frank Sinatra,<br />
anche se passi dalla<br />
Jazz music alla canzone<br />
d’autore italiana con<br />
estrema facilità. Quindi<br />
ti chiedo, quale è la tua<br />
influenza e conoscenza<br />
musicale in RL? Hai fatto<br />
studi specifici o hai<br />
iniziato per hobby?<br />
Dorian: Hai davvero<br />
colpito nel segno! il jazz<br />
e lo swing sono i miei<br />
amori musicalmente<br />
parlando. La musica<br />
americana dagli anni<br />
20 in poi mi ha sempre<br />
affascinato ancor prima<br />
il blues e lo spirituals.<br />
Cantare Sinatra è per me<br />
meraviglioso anche se<br />
inarrivabile, ma giocare<br />
con gli anticipi i rientri<br />
le sincopi e gli accenti<br />
dello swing con la voce è<br />
divertentissimo. Qui devo<br />
aprire una parentesi: i<br />
miei studi classici della<br />
musica, grazie allo studio<br />
del pianoforte, mi hanno<br />
fatto conoscere la grande<br />
musica dalla quale tutto<br />
deriva!! Lì c’è tutto! La<br />
melodia pucciniana la<br />
ritroviamo nella grande<br />
musica napoletana fino<br />
ad arrivare agli stili<br />
tradizionali della musica<br />
italiana, soprattutto<br />
cantautorale. Abbiamo<br />
dei capolavori nella<br />
musica così detta leggera<br />
incredibili, delle poesie<br />
meravigliose, penso a<br />
testi di cantautori come<br />
Fossati, Dalla, De Andrè,<br />
De Gregori, Venditti,<br />
quanti ce ne sarebbero da<br />
menzionare. Non ultimo<br />
il filone Jazz Italiano da<br />
Rossana Casale a Nicola<br />
Arigliano, passando<br />
da Sergio Cammarere<br />
e Fabio Concato dei<br />
geni assoluti che amo<br />
incondizionatamente.<br />
Van: Ti piacerebbe<br />
cantare insieme ad altri<br />
cantanti affermati in SL?<br />
Se sì, con chi?<br />
Dorian: Sì, mi piacerebbe<br />
moltissimo con chiunque<br />
ne avesse voglia! Mi<br />
piacerebbe anche un<br />
progetto tipo USA FOR<br />
AFRICA: sarebbe davvero<br />
bello e interessante. Così<br />
come portare in giro dei<br />
repertori di tre o quattro<br />
cantanti: so che esiste<br />
134 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
135
la possibilità di cantare<br />
insieme, ma sinceramente<br />
non ho mai capito<br />
come (tecnicamente in<br />
streaming intendo).<br />
Van: Quale è la tua<br />
canzone preferita e<br />
perché?<br />
Dorian: O Mamma mia,<br />
questa è la domanda<br />
del secolo! ci sono<br />
tantissimi capolavori<br />
della musica italiana<br />
che meriterebbero una<br />
menzione, ma se mi devo<br />
guardare dentro posso<br />
dirti che la canzone che<br />
avrei voluto scrivere è<br />
“quando sarò capace<br />
di amare” di Giorgio<br />
Gaber: il perché sta nella<br />
meravigliosa semplicità<br />
e capacità di sintesi di un<br />
testo che fa innamorare<br />
da subito! Come ha<br />
saputo spiegare l’amore<br />
in questa canzone è una<br />
perla rara.<br />
Van: Come già detto, ti<br />
esibisci prevalentemente<br />
nella comunità italiana.<br />
Hai mai pensato di<br />
farti conoscere ancora<br />
meglio anche dalle altre<br />
comunità di SL? Quale<br />
palcoscenico preferiresti?<br />
Dorian: Sì, mi attira<br />
cantare in altre comunità<br />
e per qualche tempo<br />
l’ho fatto sia in land<br />
americane che australiane<br />
e argentine, dove<br />
peraltro avevo costruito<br />
un repertorio di tango,<br />
un altro genere che mi<br />
affascina e che ancora<br />
mi accompagna nelle<br />
mie serate. Purtroppo<br />
il cantante italiano<br />
all’estero è legato a<br />
doppio filo a dei cliché<br />
che ne condizionano<br />
il repertorio, quindi mi<br />
ritrovavo ancora una volta<br />
a cantare pezzi che non<br />
sentivo miei e quindi<br />
a compiacere anziché<br />
emozionare e questo non<br />
fa per me. Mai comunque<br />
dire mai.<br />
Van: Dorian, nel<br />
ringraziarti per la tua<br />
disponibilità, adesso<br />
apro un piccolo siparietto<br />
personale. Ammiro<br />
molto il tuo eclettismo<br />
di interessi personali,<br />
tra cui pilotare in RL<br />
aerei da turismo e il<br />
paracadutismo. Sono<br />
curioso di sapere, quando<br />
sei al comando del<br />
tuo aereo canti felice<br />
nell’abitacolo, come io<br />
canterei sotto la doccia?<br />
Dorian: Assolutamente sì,<br />
quando sono solo però<br />
perché se porto qualcuno<br />
per diporto faccio il pilota<br />
serio e professionale… ma<br />
da solo…mi scateno!! e<br />
atterro senza voce!<br />
136 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
137
ASCOLTA DORIAN KASH<br />
MENTRE CANTA<br />
138 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
139
MISOINDITE ROMANO<br />
Misoindite Romano,<br />
Responsabile del Settore<br />
MODA<br />
Una breve presentazione senza voler annoiare nessuno.<br />
Ringrazio Oema e Van per avermi dato questo spazio sul<br />
loro Magazine.<br />
Misoindite Romano, Miso per tutti (o quasi), modella<br />
credo da sempre, non ho mai fatto altro se non la<br />
modella e fashion show.<br />
In molti sorridono di questo lavoro in SL, inconsapevoli<br />
che gira un mondo di persone e di linden su questa<br />
attività. Stilisti e agenzie di varie nazionalità non<br />
esisterebbero se non ci fossero modelle o blogger.<br />
Ho alle spalle 12 anni di Second life, tanta passione, e un<br />
accurato lavoro sulla mia personalità e sul mio avatar,<br />
che cerco di rappresentare nel migliore dei modi.<br />
Fatta questa premessa, il mio compito sarà quello di<br />
tenervi informati, facendovi magari venire la voglia di<br />
accompagnarmi nel campo della moda in SL.<br />
Miso<br />
140 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
141
VALENTINA E<br />
DESIG<br />
Scritto da OEMA.<br />
Immagini di JARLA CAPALINI.<br />
142 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
.<br />
NER<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
143
VALENTINA<br />
E.<br />
Valentina E, è un brand molto noto<br />
nello scenario della moda di Second<br />
Life. Il negozio è frequentato, tra le<br />
altre, dalla comunità italiana.<br />
Ho scoperto il negozio di<br />
Valentina E. solo qualche mese<br />
fa in occasione di un evento<br />
in cui i brand che aderivano<br />
mettevano in vendita un capo<br />
per il prezzo di 60 L$. Ricordo<br />
anche il capo che comprai<br />
e la sensazione di inusuale<br />
familiarità quando sono<br />
atterrata per la prima volta<br />
al negozio di Valentina. Sarà<br />
perché il nome è italiano, sarà<br />
perché lo stile del negozio e<br />
degli abiti proposti “veste come<br />
un guanto” le mie esigenze di<br />
classe e originalità, il negozio<br />
di Valentina Evangelista è<br />
sicuramente tra quelli che visito<br />
maggiormente.<br />
Ho pensato così di intervistarla<br />
in occasione dell’uscita di<br />
questo numero di <strong>360</strong><strong>GRADI</strong><br />
e conoscerla meglio. Tra l’altro<br />
Valentina Evangelista è molto<br />
apprezzata anche da Jarla<br />
Capalini, la fotografa della<br />
rivista e responsabile del<br />
settore fotografia.<br />
144 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Valentina E. è un brand<br />
originale, che sa presentare<br />
un suo stile unico.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
145
Ho notato che il negozio<br />
è molto conosciuto<br />
e apprezzato dalla<br />
comunità italiana, forse<br />
a causa del nome del<br />
brand. Tuttavia Valentina<br />
non è italiana, quindi se<br />
volete comunicare con<br />
lei, l’inglese è la lingua da<br />
preferire.<br />
Vediamo ora di fare la sua<br />
conoscenza.<br />
Oema: Da quanto tempo<br />
crei vestiti per Second<br />
Life, e come hai iniziato?<br />
(conoscevi già il software<br />
che usi per creare?)<br />
Valentina Evangelista:<br />
Creo vestiti mesh in<br />
Second Life da circa<br />
dieci anni. Avevo alcuni<br />
amici che lavoravano<br />
a tempo pieno come<br />
creatori di contenuti in SL<br />
e l’idea sembrava molto<br />
attraente. Ho trascorso la<br />
maggior parte della mia<br />
vita lavorativa nel campo<br />
della presentazione<br />
visiva, quindi il design<br />
non mi era nuovo. Tuttavia<br />
il mio set di abilità non<br />
includeva nessuno dei<br />
programmi richiesti per<br />
modellare, texturizzare e<br />
animare le mesh. Con un<br />
po’ di indicazioni da parte<br />
dei miei amici designer<br />
di cui sopra, ho iniziato<br />
a imparare da sola come<br />
creare abiti per Second<br />
Life. Questo è stato un<br />
processo dolorosamente<br />
lento e pieno di tentativi<br />
ed errori. Le mie prime<br />
creazioni sono piuttosto<br />
divertenti da guardare,<br />
ma sono orgogliosa di me<br />
stessa per aver continuato<br />
e per essere arrivata<br />
al punto che ora amo<br />
indossare i miei progetti.<br />
Detto questo,non si<br />
finisce mai di impararei<br />
con la creazione di<br />
contenuti. Ci sono sempre<br />
modi per migliorare e<br />
c’è ancora così tanto che<br />
voglio fare e imparare.<br />
Second Life è una<br />
piattaforma meravigliosa<br />
per il design. Se sei<br />
disposto a metterci il<br />
tempo e lo sforzo, le<br />
opportunità sono infinite.<br />
È una delle ragioni per cui<br />
molti di noi amano SL.<br />
Oema: Il tuo stile è unico,<br />
e come dicono diverse<br />
persone del tuo marchio,<br />
sei originale, e non<br />
copi da nessuno. Trovi<br />
ispirazione nelle riviste di<br />
RL o in altro?<br />
Valentina Evangelista: Ho<br />
cercato di trovare un po’<br />
di nicchia nel mercato di<br />
SL e, soprattutto, di fare<br />
cose che voglio indossare.<br />
Sono sicuramente ispirata<br />
dagli stilisti della vita<br />
reale, dalla cultura pop,<br />
ecc, ma anche dai buchi<br />
nel mio guardaroba di SL.<br />
Se non riesci a trovare<br />
quello che vuoi indossare<br />
devi solo crearlo!<br />
Tutta la moda e l’arte è<br />
derivata e collaborativa<br />
in qualche modo, ma<br />
fai sempre qualcosa di<br />
tuo quando passi da<br />
un’idea nella tua testa al<br />
prodotto finale. A volte<br />
mi sorprendo quando<br />
inizio a fare una cosa e<br />
finisco con qualcosa di<br />
completamente diverso!<br />
Oema: Fai vestiti da sola o<br />
c’è qualcun altro che vuoi<br />
menzionare riguardo al<br />
tuo marchio?<br />
Valentina Evangelista:<br />
Valentina E. è gestito da<br />
me e questo è il motivo<br />
per cui non sono sempre<br />
in grado di offrire tutte<br />
le taglie e le opzioni<br />
146 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
147
che vorrei. Faccio tutto<br />
io, dall’ideazione del<br />
design, alla modellazione,<br />
al texturing, al rigging,<br />
al packaging, alla<br />
promozione e al servizio<br />
clienti. Sono molto<br />
fortunata ad avere una<br />
persona che aiuta il mio<br />
marchio in un modo<br />
molto importante. Lori<br />
Matthews sta scattando le<br />
mie pubblicità da un po’<br />
di tempo e fa un lavoro<br />
meraviglioso nel mostrare<br />
i miei disegni. È una<br />
fotografa di talento e ha<br />
un incredibile senso dello<br />
stile. Posso mandarle<br />
qualsiasi cosa da<br />
fotografare e lei la porterà<br />
al livello successivo.<br />
Oema: Che suggerimenti<br />
daresti a qualcuno che<br />
vuole iniziare a fare<br />
vestiti in SL? Suggeriresti<br />
di iscriversi a qualche<br />
corso specifico, di<br />
imparare seguendo i<br />
video tutorial di YouTube,<br />
o altro?<br />
Valentina Evangelista:<br />
Se si è disposti a mettere<br />
il tempo e il lavoro si<br />
può imparare a creare<br />
contenuti di alta qualità<br />
per Second Life. Non è<br />
qualcosa che si può fare<br />
da un giorno all’altro,<br />
ma tutto è là fuori se è<br />
qualcosa che si vuole<br />
perseguire.<br />
Ci sono molti fantastici<br />
corsi a pagamento che<br />
vi insegneranno la<br />
creazione di personaggi,<br />
la modellazione di<br />
mesh, ecc. Pagare<br />
per un’istruzione<br />
probabilmente<br />
aumenterà la velocità<br />
di apprendimento, ma<br />
non è l’unica via. Io sono<br />
abbastanza autodidatta<br />
tramite YouTube e vari<br />
altri tutorial online<br />
gratuiti. Ci sono anche<br />
molti gruppi di creatori<br />
inworld e forum di<br />
discussione sul sito di<br />
Second Life che sono<br />
molto utili.<br />
Per quanto riguarda<br />
i programmi, puoi<br />
spendere migliaia di<br />
dollari comprando<br />
programmi incredibili<br />
per tutti gli aspetti della<br />
creazione di mesh, ma<br />
non ne hai bisogno.<br />
Blender è un programma<br />
gratuito che coprirà<br />
gran parte di ciò che è<br />
necessario fare e ci sono<br />
molti tutorial disponibili.<br />
Questo dovrebbe essere<br />
il punto di partenza per<br />
la maggior parte delle<br />
persone.<br />
Se decidi di tuffarti nella<br />
creazione di contenuti<br />
per Second Life, ti auguro<br />
il miglior successo nei<br />
tuoi sforzi. È un sacco di<br />
lavoro, ma è anche molto<br />
divertente. Il mondo<br />
è ai tuoi piedi e la tua<br />
immaginazione può<br />
portarti ovunque.<br />
Riferimenti<br />
Valentina E. Store<br />
148 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
149
150 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
151
152 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
153
154 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
155
156 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
157
JARLA CAPALINI<br />
Jarla Capalini,<br />
Responsabile del Settore<br />
FOTOGRAFIA<br />
Scrittura con la luce, dal greco φῶς, φωτός, “luce” e γραϕία,<br />
“scrittura”, questo è la “fotografia”.<br />
Ora so che parlare di fotografia in Second Life farà<br />
sicuramente arricciare il naso ai puristi o sorridere i<br />
professionisti ed appassionati più benevoli; ma una<br />
volta c’erano pellicola ed esposimetro, poi sono arrivati<br />
macchine digitali e files, oggi usiamo anche i telefoni per<br />
fotografare e grazie (forse) a questi la fotografia è ormai<br />
alla portata di tutti.<br />
Ecco quindi che un “viewer”, con tutte le sue peculiarità<br />
tecniche, può diventare un mezzo perfetto per “scrivere”<br />
con la “luce” virtuale l’incontro tra soggetto e l’occhio del<br />
fotografo, da cui nasce una nuova possibile visione<br />
immaginifica della realtà, seppur virtuale.<br />
Questo faremo nel nostro viaggio tra i fotografi di Second<br />
Life: parleremo di tecnica, composizione, ispirazione e<br />
passione, sperando di convincere gli scettici che le nostre<br />
immagini, per quanto raffiguranti un mondo di pixels,<br />
possono essere considerate a buon diritto “fotografia”.<br />
Jarla<br />
158 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
159
SADYCAT<br />
LITTLEPAW<br />
SadyCat è blogger, blogger manager e fotografa di<br />
successo.<br />
Scritto da JARLA CAPALINI.<br />
Immagini di SADYCAT.<br />
160 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
S<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
161
BLOGGER<br />
SADYCAT<br />
SadyCat Littlepaws lavora da diversi<br />
anni nell’industria della moda di<br />
Second Life ed è una delle blogger più<br />
accreditate del mondo virtuale.<br />
SadyCat Littlepaws lavora da<br />
diversi anni nell’industria della<br />
moda di Second Life ed è una<br />
delle blogger più accreditate del<br />
mondo virtuale. La fotografia per<br />
la moda è il suo pane quotidiano<br />
e noi vogliamo provare a<br />
strapparle qualche segreto.<br />
Ovviamente lei è molto più di<br />
questo, quindi incontriamola e<br />
facciamo due chiacchiere.<br />
Jarla: Come è stato il tuo inizio in<br />
Second Life?<br />
Sady: Un’amica in RL mi ha<br />
tormentato ogni giorno per<br />
2 settimane fino a quando<br />
una notte in cui non riuscivo<br />
a dormire, ho provato. Era il<br />
novembre 2006 e da allora sono<br />
qui. Lei non è durata sei mesi.<br />
(Ridacchia)<br />
Jarla: Quando ti sei appassionata<br />
alla fotografia e cosa ti ha<br />
attratto.<br />
Sady: Credo che il mio amore<br />
per la fotografia venga dalla vita<br />
reale. Scattavo tantissime foto<br />
in RL, persino servizi fotografici<br />
con i miei amici e questo molto<br />
prima dei giorni di Instagram e<br />
162 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
In qualità di blogger manager ha<br />
il difficile compito di selezionare i<br />
bloggers migliori.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
163
degli altri social media.<br />
Jarla: Ti sei occupata<br />
sul blog sia di<br />
arredamento che di moda,<br />
tecnicamente hanno<br />
punti in comune o sono<br />
due cose completamente<br />
diverse?<br />
Sady: Si, mi sono occupata<br />
sia di arredamento che<br />
di moda sul blog. Mi era<br />
stato detto che avrei<br />
dovuto concentrarmi su<br />
un unico genere per più<br />
tempo e invece io volevo<br />
dimostrare che potevo<br />
fare entrambe le cose.<br />
E le ho fatte, ma ad un<br />
certo punto non riuscivo a<br />
tenere il passo. Occuparsi<br />
di arredamento nel blog<br />
è molto diverso dalla<br />
moda e, secondo me, può<br />
essere più stimolante. Ci<br />
vuole molto più tempo,<br />
questo è certo.<br />
Jarla: Che cosa ti ha fatto<br />
scegliere di dedicarti solo<br />
alla moda... a parte la<br />
passione che ogni donna<br />
ha per gli abiti?<br />
Sady: Semplicemente<br />
non avevo più il tempo<br />
di preparare le scene<br />
per il decor. Mi piace<br />
ancora arredare e creerò<br />
sempre i set per le mie<br />
foto di moda, ma per<br />
dare all’arredamento<br />
l’attenzione che merita<br />
... beh, non ho proprio<br />
tempo. Inoltre, odio<br />
abbassare il livello<br />
“ Mi sono<br />
occupata sia di<br />
arredamento che<br />
di moda”<br />
SadyCat<br />
qualitativo delle mie<br />
scene. (sorride)<br />
Jarla: Sembra che il modo<br />
di fare il fashion blogger<br />
sia cambiato negli ultimi<br />
anni, ora è tutto più<br />
incentrato sulla fotografia,<br />
e non sullo scritto. Tu che<br />
ne pensi?<br />
Sady: Penso che la<br />
moda sia sempre stata<br />
più un’industria visiva.<br />
Quando i blogger<br />
scrivono, alcuni parlano<br />
della loro vita... altri<br />
parlano degli oggetti<br />
fotografati. Ad essere<br />
onesti, penso che parlare<br />
degli articoli e della<br />
moda sia davvero la<br />
strada da percorrere,<br />
ma faccio fatica a farlo.<br />
Onestamente non so se<br />
più che una manciata<br />
di persone legga<br />
effettivamente il mio<br />
blog.<br />
Jarla: Quando c’è una<br />
nuova release, come<br />
organizzi tutto il lavoro<br />
per arrivare allo scatto?<br />
Sady: Ogni scatto è<br />
diverso. Mi vengono delle<br />
idee quando vedo le<br />
nuove cose, ma a volte<br />
uno scatto assume una<br />
vita propria. Tendo ad<br />
annotare le idee che mi<br />
vengono sui post-it e ho<br />
tante bandierine fucsia<br />
che incorniciano il mio<br />
monitor. A volte rimugino<br />
su un’idea anche per<br />
mesi.<br />
Jarla: Dopo aver salvato<br />
lo scatto quanto lavori<br />
sulle tue foto?<br />
Sady: Dipende da cosa<br />
voglio fare, ma di solito<br />
mi piace giocare con le<br />
luci e avere un’immagine<br />
chiara di ciò che sto<br />
cercando di mostrare.<br />
Jarla: Sei sempre<br />
soddisfatta del risultato<br />
che ottieni?<br />
Sady: Vorrei dire che non<br />
pubblico mai una foto di<br />
cui non sono soddisfatto,<br />
ma ci sono volte in cui<br />
il tempo è essenziale e<br />
ho bisogno di pubblicare<br />
“qualcosa”. Mi piace la<br />
maggior parte delle mie<br />
foto, ma ogni tanto ne<br />
faccio una e sono tipo ...<br />
ugh, la odio. Certo, sono<br />
quelle foto che invece<br />
sembrano piacere a tutti.<br />
(ridacchia)<br />
Jarla: E’ importante un<br />
avatar ben fatto per la<br />
riuscita di una foto?<br />
164 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Sady: A mio parere, è<br />
imperativo. Non sono una<br />
editor di foto abbastanza<br />
brava da rendere<br />
fantastico un avatar di<br />
sistema con Photoshop.<br />
Io non disegno niente.<br />
Il massimo che faccio è<br />
migliorare lo scatto per<br />
mettere in maggiore<br />
evidenza le cose. Non<br />
sono una maga.<br />
Jarla: Una foto di moda<br />
deve ovviamente mettere<br />
in luce la creazione per la<br />
quale viene realizzata, ma<br />
secondo te qual è la cosa<br />
o le cose che catturano<br />
l’attenzione del pubblico?<br />
Sady: Le scelte di<br />
illuminazione e colore<br />
fanno un’enorme<br />
differenza, poi la posa.<br />
Non puoi mostrare un<br />
top se le tue braccia sono<br />
piene di fiori e cibo. Non<br />
puoi mostrare una skin se<br />
sei coperto di tatuaggi e<br />
trucco pesante. Non puoi<br />
mostrare correttamente<br />
una gonna se sei seduta.<br />
Jarla: Quanto conta la<br />
componente artistica in<br />
una foto di moda?<br />
Sady: Migliore è la foto<br />
e più persone vorranno<br />
guardarla. Allo stesso<br />
tempo, penso che sia<br />
importante per i brand<br />
avere diversi tipi di<br />
blogger. Ad esempio,<br />
un brand come Vinyl o<br />
Blueberry... creano abiti<br />
che stanno benissimo su<br />
tutti, ma lo stile di ognuno<br />
darà suggerimenti agli<br />
spettatori. Quindi, è<br />
utile avere alcuni artisti<br />
dark/gotici nei team dei<br />
blogger per mostrare<br />
come le creazioni<br />
possono essere versatili.<br />
Hai le ragazze gattine,<br />
le tue ragazze urbane<br />
e le ragazze classiche<br />
(preciso che questo non<br />
è un insulto). Più versatile<br />
è la tua squadra, più<br />
versatilità viene messa in<br />
mostra e più si amplia il<br />
tipo di pubblico a cui ci si<br />
rivolge.<br />
Jarla: A proposito di<br />
brand… Oltre a essere un<br />
blogger, sei una blogger<br />
manager per importanti<br />
marchi in SL, immagino<br />
tu partecipi anche alla<br />
selezione dei blogger:<br />
quali sono i requisiti<br />
che devono avere come<br />
fotografi?<br />
Sady: La prima cosa che<br />
cerco è la visibilità. Le<br />
persone si arrabbiano<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
165
tantissimo per questo,<br />
ma la verità è che... il<br />
punto centrale di avere<br />
blogger è mostrare i<br />
prodotti a quante più<br />
persone possibile. Il blog<br />
è pubblicità. Quindi,<br />
ovviamente, cerco sì dei<br />
fotografi raffinati ma<br />
con la massima visibilità<br />
possibile. Piaccia o no,<br />
il blog è un gioco di<br />
numeri. Non distribuiamo<br />
solo prodotti gratis.<br />
Accettiamo di darti i<br />
nostri articoli se accetti<br />
di promuoverli nel modo<br />
migliore. È così semplice.<br />
Jarla: Vorresti condividere<br />
con noi un tuo “segreto”<br />
riguardo alla fotografia su<br />
SL? Puoi dire anche no se<br />
preferisci<br />
Sady: Non so se ho un<br />
segreto. Mi ispiro agli altri<br />
e sperimento molto. Se<br />
guardi il mio stream su<br />
Flickr, vedrai che c’è una<br />
grande varietà di stili.<br />
Jarla: Il tuo “miglior”<br />
difetto?<br />
Sady: Uhm ... ne ho così<br />
tanti. Non saprei quale sia<br />
il “migliore”. Immagino di<br />
poter dire la mia voglia<br />
di sperimentare, che mi<br />
ha tenuto lontana da<br />
molti team, perché manco<br />
di uno stile coerente.<br />
Tuttavia, non smetterò<br />
mai di provare cose<br />
nuove. Non so se questo<br />
sia davvero un difetto.<br />
“Non so se ho un<br />
segreto. Mi ispiro agli<br />
altri e sperimento<br />
molto”<br />
Riferimenti<br />
Flickr<br />
Blog<br />
Instagram<br />
Facebook<br />
SadyCat<br />
166 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
167
168 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
169
Un grazie speciale a<br />
Un ringraziamento speciale ai nostri<br />
affezionati lettori che hanno messo il<br />
kiosk della rivista sulla loro land:<br />
Lee Olsen<br />
LUNDY ART GALLERY<br />
Tia Rungray<br />
STRUKTURO<br />
-Ñïéü- (nieuwenhove)<br />
NOIR’WEN CITY<br />
Dixmix source<br />
DixMix Art Gallery<br />
Anelie Abeyante<br />
La Maison d’Aneli<br />
Ilyra Chardin (ilyra.chardin)<br />
Emergent Gallery<br />
LIV (ragingbellls)<br />
Raging Graphix Gallery<br />
Michiel Bechir<br />
Michiel Bechir Gallery at Embrace<br />
Michiel Art Cafe<br />
Hermes Kondor<br />
Viktor Savior de Grataine (viktorsavior)<br />
SHINY (narayanraja)<br />
Bohemio Love<br />
Jaz (Jessamine2108)<br />
Art Promotion<br />
Camp Italia<br />
170 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
171
FOTOGR<br />
SCELTI SU F<br />
“inside me ”<br />
MIna Arcana<br />
172 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
LICKR<br />
AFI IN SL<br />
Scelti<br />
dall’editore.<br />
Splendide<br />
fotografie viste<br />
sul gruppo Flickr<br />
di <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
Magazine.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
173
174 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Lilith<br />
Geordie<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
175
Anto Haiku<br />
176 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
177
178 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Santra<br />
Seranno<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
179
180 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Alba<br />
Silverfall<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
181
182 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Elaine<br />
Lectar<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
183
ROXANNE<br />
MISS V<br />
184 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
ERROR 404 -<br />
NOT BOUND<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
185
186 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
AshleyAlyson Yexil<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
187
188 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Lidiane<br />
Miller<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
189
190 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Santra<br />
Seranno<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
191
192 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Lilith<br />
Geordie<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
193
ROXANNE<br />
MISS V.<br />
194 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
195
196 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Lidiane<br />
Millerll<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
197
198 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Santra<br />
Seranno<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
199
Lidiane<br />
Miller<br />
200 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
201
202 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Santra<br />
Seranno<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
203
Mina Arcana<br />
204 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
205
Grazie per la lettura.<br />
Speriamo che tu<br />
abbia gradito questo<br />
numero.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> Magazine<br />
Copyright.<br />
Non siamo affiliati a<br />
Linden Lab.<br />
206 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>
Per la pubblicità su <strong>360</strong><br />
<strong>GRADI</strong> Magazine scrivi<br />
a:<br />
<strong>360</strong>gradi.sl@gmail.com.<br />
<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />
207