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360 GRADI MAGAZINE - Gennaio/Febbraio 2021

Il numero di Gennaio/Febbraio di 360GRADI Magazine é online! Tutti gli aggiornamenti sulla nostra Fan Page: https://www.facebook.com/360gradisecondlife. Non scordare di prendere il nostro kiosk e di metterlo sulla tua regione! Resterai sempre aggiornato e offrirai un servizio gratuito di informazione ai tuoi visitatori! Prendi il kiosk: http://maps.secondlife.com/secondlife/Petopia/217/216/4087.

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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

Magazine<br />

ARTISTA<br />

CHERRY MANGA<br />

Cherry Manga è un’artista molto<br />

conosciuta nel mondo virtuale di SL.<br />

Crea opere che hanno uno straordinario<br />

impatto visivo ed emotivo.<br />

SADYCAT LITTLEPAWS:<br />

LO STILE VERSATILE<br />

DI UNA BLOGGER DI<br />

SUCCESSO<br />

Fotografia<br />

NEUROESTICA: CERVELLO,<br />

EMPATIA ED ESPERIENZA<br />

DEL BELLO<br />

Second Life VALENTINA E.<br />

Perchè le immagini attraggono così<br />

tanto lo spettatore? Una delle principali<br />

attività in SL è il fotografo: ci siamo<br />

mai chiesti cosa ci attira di più nelle<br />

fotografie?<br />

Un negozio di abiti dallo stile<br />

inconfondibile, che si caratterizza<br />

per classe, eleganza e originalità.<br />

Conosciamo Valentina in questa<br />

intervista esclusiva.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

GENNAIO/FEBBRAIO <strong>2021</strong> - N. 3<br />

1


SOMMARIO<br />

18<br />

Perchè<br />

NEUROESTETICA:<br />

CERVELLO, EMPATIA<br />

ED ESPERIENZA DEL<br />

BELLO<br />

le immagini<br />

attraggono così tanto lo<br />

spettatore? Una delle<br />

principali attività in SL è<br />

il fotografo: ci siamo mai<br />

chiesti che cosa ci attira<br />

di più nelle fotografie?<br />

54<br />

Una<br />

HAZELNUT’S<br />

KINGDOM<br />

location<br />

raffinata, dallo stile<br />

mediterraneo e<br />

dalle costruzioni<br />

d’epoca in stile<br />

francese. Sono<br />

tantissime le attività<br />

per intrattenere il<br />

visitatore.<br />

74<br />

Una<br />

SLICE OF<br />

HEAVEN<br />

destinazione<br />

invernale<br />

affascinante che<br />

presto cambierà<br />

nella sua versione<br />

primaverile.<br />

Conosciamola<br />

attraverso gli occhi di<br />

Serena Amato.<br />

92<br />

Cherry<br />

CHERRY<br />

MANGA<br />

Manga è<br />

un’artista molto<br />

conosciuta nel<br />

mondo virtuale<br />

di Sl.. Crea opere<br />

che hanno uno<br />

straordinario impatto<br />

visivo ed emotivo.<br />

126<br />

Una<br />

DORIAN KASH<br />

voce maschile<br />

importante nel<br />

panorama musicale<br />

italiano. Un artista<br />

che rende la<br />

serata musicale un<br />

successo in ogni<br />

occasione.<br />

142<br />

Stile,<br />

VALENTINA E.<br />

classe, originalità<br />

sono solo alcune<br />

delle caratteristiche<br />

di Valentina E., un<br />

marchio che brilla<br />

nello scenario del<br />

mondo della moda<br />

di SL.<br />

160 Fotografa,<br />

SADYCAT<br />

LITTLEPAWS<br />

blogger e<br />

blogger manager di<br />

successo, SadyCat<br />

ha uno stile versatile<br />

che si sa adattare<br />

alle molteplici<br />

esigenze del mondo<br />

della moda.<br />

172<br />

Immagini<br />

SCELTI SU<br />

FLICKR<br />

spettacolari trovate<br />

su Flickr.<br />

Esploriamo nuovi<br />

artisti.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> <strong>MAGAZINE</strong> è la rivista che tratta di Second Life a <strong>360</strong>°. Destinazioni, Arte, Musica, Moda, Fotografia, Arredo e Decorazione tutto in<br />

un’unica rivista bimestrale. Puoi leggere la rivista sul web, visitando la nostra pagina YUMPU.<br />

2 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Benvenuti al numero 3 di <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> <strong>MAGAZINE</strong>.<br />

92 126 160<br />

CHERRY MANGA<br />

DORIAN KASH<br />

SADYCAT<br />

LITTLEPAWS<br />

Un’artista in grado di<br />

creare opere che hanno<br />

uno straordinario impatto<br />

visivo ed emotivo.<br />

Un artista musicale<br />

importante e di<br />

riferimento nello scenario<br />

musicale italiano.<br />

Fotografa, blogger e<br />

blogger manager di<br />

successo, si caratterizza<br />

per uno stile versatile.<br />

BENVENUTI<br />

Benvenuti al numero 3 della rivista.<br />

In questa terza uscita <strong>360</strong><strong>GRADI</strong><br />

introduce Serena Amato, collaboratrice,<br />

per ora, solo occasionale nel settore<br />

“destinazioni” che ci permette di<br />

esplorare Luane’s World attraverso i suoi<br />

occhi.<br />

Faremo la conoscenza di Dorian Kash,<br />

un artista musicale importante nel<br />

panorama italiano.<br />

Esploreremo l’arte di Cherry Manga in<br />

grado di suscitare un grande impatto<br />

emotivo e visivo.<br />

Per il settore relativo alla mente umana,<br />

che riscuote grande interesse, Degoya<br />

ci parlerà di come la mente reagisce al<br />

bello e alle immagini.<br />

Infine conosceremo di persona Valentina<br />

Evangelista, una delle più raffinate<br />

designer in Second Life.<br />

Vi invito a essere parte attiva,<br />

comunicandoci le vostre impressioni e/o<br />

idee/suggerimenti.<br />

Buona lettura!<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

3


TEAM<br />

LADMILLA VAN MISOINDITE<br />

SERENA<br />

RESPONSABILE<br />

SETTORE ARTE<br />

RESPONSABILE<br />

SETTORE<br />

MUSICA<br />

RESPONSABILE<br />

SETTORE MODA<br />

COLLABORATRICE<br />

SETTORE<br />

DESTINAZIONI<br />

Artista e Proprietaria<br />

della Galleria THE<br />

EDGE.<br />

Dj , Designer e<br />

Architect Planning.<br />

Modella e<br />

Responsabile di eventi<br />

fashion.<br />

Collaboratrice<br />

occasionale per il<br />

settore destinazioni.<br />

4 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


JARLA<br />

VIOLET<br />

DEGOYA<br />

RESPONSABILE<br />

SETTORE<br />

FOTOGRAFIA<br />

Fotografa.<br />

RESPONSABILE<br />

SETTORE<br />

MARKETING<br />

Esperta di Social<br />

Media Marketing.<br />

RESPONSABILE<br />

SETTORE<br />

CERVELLO, MENTE E<br />

REALTA’ VIRTUALE<br />

Psichiatra.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

5


NOTE DELL’ EDITRICE<br />

Siamo giunti alla terza uscita di <strong>360</strong><strong>GRADI</strong> Magazine.<br />

La prima novità che<br />

desidero introdurre<br />

è l’ingresso nel team,<br />

seppure in modo<br />

occasionale, di Serena<br />

Domenici. Si tratta di<br />

una collaborazione<br />

interessante in<br />

quanto Serena ama<br />

scrivere e lo fa con<br />

passione. Spero che<br />

decida di essere parte<br />

permanente del team,<br />

dando alla rivita<br />

un valore aggiunto<br />

significativo nel<br />

settore “destinazioni”.<br />

La prima novità che desidero introdurre è l’ingresso nel team,<br />

seppure in modo occasionale, di Serena Domenici. Si tratta di una<br />

collaborazione interessante in quanto Serena ama scrivere e lo fa<br />

con passione. Spero che decida di essere parte permanente del<br />

team, dando alla rivita un valore aggiunto significativo nel settore<br />

“destinazioni”.<br />

La rubrica “cervello, mente e realtà virtuale” sta riscuotendo un<br />

enorme successo, grazie alla professionalità di Degoya Galthie.<br />

Ricevo moltissimi feedback positivi e ne sono lieta.<br />

In questo numero parleremo sul fronte artistico di Cherry Manga,<br />

un’artista molto conosciuta nello scenario di Second Life. La sua<br />

straordinarietà è la capacità di suscitare emozioni e di avere un<br />

forte impatto visivo. In questo numero avremo la possibilità di<br />

conoscerla meglio.<br />

Sul fronte musicale, Dorian Kash è il protagonista di questo<br />

numero. Artista italiano molto conosciuto, ogni sua serata è un<br />

momento di relax per il pubblico e una performance di successo<br />

per Dorian.<br />

Sul fronte della moda, approfondiamo la conoscenza di Valentina<br />

E., un brand apprezzato e conosciuto per la sua originalità<br />

e qualità. Ho avuto il piacere di intervistare personalmente<br />

Valentina Evangelista che ha risposto puntualmente alle domande<br />

dando anche suggerimenti preziosi a tutti coloro che desiderano<br />

intraprendere la carriera di fashion designer.<br />

Sul fronte fotografico, Jarla ha intervistato SadyCat Littlepaws,<br />

fotografa, blogger e blogger manager molto apprezzata. E’<br />

l’occasione per capire di più non solo di fotografia, ma anche di<br />

come funziona il mondo dei blogger e del loro reclutamento.<br />

Nell’augurarti buona lettura, ti invito sempre alla collaborazione:<br />

se riusciamo a migliorare è anche grazie ai suggerimenti dei<br />

lettori.<br />

Arrivederci al prossimo numero.<br />

BENVENUTO<br />

<strong>360</strong><strong>GRADI</strong> è una rivista interattiva<br />

disponibile su YUMPU. Prendi la tua<br />

copia del kiosk in redazione.<br />

6 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


L’ emozione è la prova più evidente<br />

che qualcosa ci ha coinvolto<br />

profondamente. Tutti i talenti di<br />

cui parliamo in questo numero<br />

raggiungono il nostro cuore.<br />

- Oema<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

7


ART PROMOTION ON FACEBOOK<br />

8 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

9


VIOLET BOA<br />

Le mie responsabilità comprendono la pianificazione,<br />

l’implementazione e la gestione di strategie di PR, nonché<br />

l’organizzazione e la gestione di varie attività di PR.<br />

Utilizzo diversi canali per ottimizzare la diffusione e il successo di<br />

una campagna, con un’attenzione orientata al cliente e una consegna<br />

sicura che rappresento in modo inequivocabile, e realizzo gli interessi,<br />

i desideri, le esigenze e le aspettative dei miei clienti.<br />

Violet Boa,<br />

Responsabile del Settore<br />

MARKETING<br />

Una parte naturale del mio lavoro consiste nell’organizzare interviste<br />

e coordinarmi, ricercare e raccogliere opportunità di partnership,<br />

stabilire e mantenere rapporti con giornalisti, influencer e blogger,<br />

oltre a supportare i membri del team del mio cliente nella<br />

comunicazione e nella gestione di una campagna.<br />

Attraverso anni di esperienza nella gestione dei social media, che<br />

richiede sempre ottime capacità di comunicazione, presentazione e<br />

leadership, oltre a eccellenti capacità organizzative e di gestione del<br />

tempo, sono diventata autocritica e sono sempre interessata a nuovi<br />

impulsi.<br />

L’apprendimento, sia esso auto-diretto o attraverso la conoscenza di<br />

fonti competenti, fa parte del processo quotidiano.<br />

Le osservazioni e le riflessioni (auto-riflessioni) sulla situazione<br />

esterna ed interna mi danno la possibilità di riconoscere i problemi e<br />

di cambiarli in una direzione positiva.<br />

Sono una pensatrice positiva ma anche critica e risolutrice di problemi<br />

analitici che - con molta empatia - accetta gli interessi contrastanti,<br />

la (in) tolleranza personale e le opinioni degli altri. Sono molto<br />

adattabile e disponibile al compromesso per accettare alternative<br />

positive che rendano tutti felici e portino al successo desiderato.<br />

Nella mia top ten degli interessi ci sono l’arte, la fotografia, il design,<br />

l’arte digitale, la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura, la<br />

scienza, la consapevolezza e l’atteggiamento positivo.<br />

Mi sento molto onorata e orgogliosa della fiducia che Oema ha riposto<br />

in me invitandomi nel mio ruolo di PR a promuovere fin dalla prima<br />

pubblicazione <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> Magazine, una rivista raffinata, di classe, ed<br />

elegante.<br />

Ci aspetta un compito entusiasmante e meraviglioso, e non vedo l’ora<br />

di compierlo!<br />

Violet<br />

10 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

11


LUNDY ART GALLERY<br />

LA LUNDY ART GALLERY E’ UNA CREAZIONE DI LEE1 OLSEN E OSPITA<br />

PERIODICAMENTE NUOVI ARTISTI.<br />

LA GALLERIA VANTA UNO SPAZIO ESPOSITIVO MOLTO AMPIO, PERMETTENDO<br />

AL VISITATORE DI APPREZZARE NUMEROSE OPERE D’ARTE.<br />

12 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


ARTISTI ESPOSITORI<br />

Moya Patrick<br />

Etamae<br />

Ilyra Chardin<br />

Adwehe<br />

ZackHermann<br />

Sandi Benelli<br />

Jessamine2108<br />

Steele Wilder<br />

Adelina Lawrence<br />

Magda Schmidtzau<br />

Jos (mojosb5c)<br />

TELEPORT TO LUNDY ART GALLERY<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

13


CAMP ITALIA<br />

CAMP ITALIA, EDUCAZIONE E INTRATTENIMENTO IN UN’UNICA<br />

DESTINAZIONE.<br />

VIENI A VISITARCI!<br />

Camp Italia è una sim educational in lingua italiana con vocazione internazionale, dove puoi<br />

trovare una calorosa accoglienza, eventi artistici e musicali, tante lezioni per imparare a usare<br />

Second Life e paesaggi mozzafiato per una meravigliosa esperienza della tua SL.<br />

Visit Camp Italia & Enjoy!<br />

Slurl<br />

https://maps.secondlife.com/secondlife/Camp%20Italia/127/64/23<br />

Official Website<br />

https://campitaliasecondlife.org<br />

14 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

15


DEGOYA GALTHIE<br />

Sin dall’inizio della sua apparizione nel mondo, l’uomo ha cercato<br />

di rappresentare e raccontare la propria esperienza con differenti<br />

strumenti quali il disegno, la fotografia e il cinema; alla base di questa<br />

incessante ricerca è il desiderio di descrivere il proprio mondo interiore<br />

con livelli di fedeltà sempre maggiori. Nella nostra società postmoderna<br />

la frontiera più evoluta di questa ricerca è rappresentata<br />

dalla realtà virtuale: questa tecnologia ci consente di “immergerci” in<br />

un ambiente generato dal computer, dentro cui è possibile muoversi e<br />

interagire come nel reale.<br />

Degoya Galthie,<br />

Responsabile del Settore<br />

CERVELLO, MENTE E<br />

REALTA’ VIRTUALE<br />

La realtà virtuale sta avendo numerose applicazioni che spaziano in<br />

diversi ambiti e rappresenta anche un’interfaccia di comunicazione<br />

avanzata che consente alle persone di interagire in modo naturale<br />

a distanza. Ormai è una tecnologia che ha una crescente diffusione<br />

anche nell’industria dell’intrattenimento, dove trova applicazioni,<br />

oltre nel settore dei videogiochi, nella cinematografia, nei parchi<br />

tematici e nei musei. I social network, l’e-commerce, l’educazione,<br />

lo sport sono solo alcuni dei numerosi ambiti che i mondi virtuali<br />

promettono di rivoluzionare. In campo medico, la realtà virtuale sta<br />

dimostrando un eccellente potenziale con applicazioni nell’ambito<br />

delle neuroscienze e della psicoterapia.<br />

Alla luce di tali premesse, l’obiettivo che mi sono posto in questo<br />

settore della rivista è raccontare la “rivoluzione virtuale” attraverso<br />

una prospettiva che vuole evidenziare l’impatto trasformativo di<br />

questa tecnologia sul cervello e sull’esperienza umana. In particolare,<br />

cercherò di investigare sugli effetti delle esperienze virtuali sul<br />

proprio mondo reale e di mettere in luce le opportunità che le<br />

tecnologie virtuali possono offrire, ma anche di porre in evidenza i<br />

potenziali rischi che esse implicano, attraverso una ricognizione delle<br />

ricerche più avanzate in ambito psicologico e neuroscientifico. Infine,<br />

cercherò di spiegare come le tecnologie simulative stanno cambiando<br />

il modo di comunicare e interagire delle persone, analizzando le<br />

opportunità e le sfide implicate dall’emergere dei mondi virtuali.<br />

Degoya<br />

16 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

17


NEUROESTE<br />

IL CERVELLO, L’EMPATIA<br />

BELLO<br />

Scritto da DEGOYA GALTHIE.<br />

Immagini di JARLA CAPALINI.<br />

18 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


TICA<br />

E L’ESPERIENZA DEL<br />

Perchè le immagini ci piacciono così tanto?<br />

Che effetti suscitano sulla nostra mente?<br />

Approfondiamo questo tema affascinante.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

19


NEUROESTETICA<br />

IL CERVELLO, L’EMPATIA E<br />

L’ESPERIENZA DEL BELLO<br />

Se le neuroscienze cognitive studiano la cognizione e la mente umana, che cosa<br />

c’è di così unicamente umano come l’ossessione di creare immagini? Da un<br />

lato l’ossessione di creare immagini e dall’altro il potere che queste immagini<br />

esercitano su chi le guarda.<br />

Le parole che compongono il titolo<br />

di questo articolo: arte, empatia,<br />

esperienza estetica e neuroscienze,<br />

cioè lo studio del cervello, costituiscono<br />

argomenti che nello spazio a<br />

disposizione non riuscirò affrontare in<br />

modo serio ed esauriente. Come prima<br />

cosa cercherò di spiegare il fatto che<br />

un neuroscienziato applichi la propria<br />

metodologia di ricerca ad ambiti che,<br />

tradizionalmente ed apparentemente,<br />

sembrano così lontani; soprattutto negli<br />

ultimi 70 anni il campo della scienza è<br />

stato considerato altro rispetto a quello<br />

dell’estetica e dell’arte. Le scienze<br />

umane e le neuroscienze cognitive,<br />

però, condividono un fondamentale<br />

oggetto d’indagine: capire cosa ci<br />

rende umani. Ovviamente lo fanno<br />

con approcci molto diversi e con<br />

differenti linguaggi di descrizione. Se<br />

le neuroscienze cognitive studiano la<br />

cognizione e la mente umana, che cosa<br />

c’è di così unicamente umano come<br />

l’ossessione di creare immagini? Da un<br />

lato l’ossessione di creare immagini e<br />

dall’altro il potere che queste immagini<br />

esercitano su chi le guarda. All’interno<br />

di questi argomenti che ricorreranno<br />

spesso nel corso della mia esposizione,<br />

ho deciso di partire da un tema che<br />

ritengo centrale per approcciare la<br />

questione dell’esperienza estetica: il<br />

perché ci piacciono le immagini e che<br />

cosa proviamo di fronte a un’immagine,<br />

soprattutto quando questa immagine è<br />

stata creata dall’uomo.<br />

A tal fine, ritengo<br />

fondamentale trattare il<br />

tema dell’empatia; l’empatia<br />

è un concetto terribilmente<br />

complicato con numerosi<br />

sinonimi (identificazione, contagio<br />

emotivo, assunzione di prospettiva,<br />

20 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Perchè le<br />

immagini ci<br />

piacciono così<br />

tanto?<br />

teoria della mente) o<br />

presunti tali. Tali concetti<br />

sono utilizzati da molti<br />

studiosi in modo<br />

intercambiabile<br />

sbagliando quando<br />

confondono l’empatia<br />

con la teoria della mente,<br />

cioè con una modalità<br />

cognitivamente molto<br />

sofisticata di entrare<br />

nella mente dell’altro e<br />

di assumerne la<br />

prospettiva. C’è chi ha<br />

sentito la necessità di<br />

parlare di un’empatia<br />

cognitiva da distinguere<br />

dalla vera empatia e c’è<br />

chi confonde l’empatia<br />

con la simpatia. Un modo<br />

semplicistico che ci aiuta<br />

a liberare il terreno dagli<br />

equivoci potrebbe essere<br />

questa definizione:<br />

empatia significa sentire<br />

con l’altro, mentre<br />

simpatia significa sentire<br />

per l’altro. Quindi è<br />

difficile<br />

essere<br />

simpatetici nei confronti<br />

di qualcuno senza essere<br />

in grado di provare<br />

empatia, ma non è<br />

necessariamente vero il<br />

contrario; noi possiamo<br />

empatizzare con l’altro<br />

senza che ci passi per<br />

l’anticamera del cervello<br />

di compatirlo o addirittura<br />

di aiutarlo. Esiste un lato<br />

oscuro dell’empatia,<br />

anche un torturatore e un<br />

sadico devono essere<br />

empatici se vogliono fare<br />

bene il loro lavoro; se io<br />

sevizio qualcuno, devo<br />

capire dove gli fa più<br />

male. In qualche modo mi<br />

devo mettere nei suoi<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

21


panni immaginativamente ed<br />

emotivamente per ottenere l’effetto<br />

peggiore dell’intervento che gli sto<br />

applicando, come spesso accade nelle<br />

confessioni estorte con la tortura.<br />

Nel partire dal termine empatia,<br />

ovviamente non mi riferisco all’empatia<br />

classica dei greci, ma al termine che<br />

è nato e si è sviluppato in Germania<br />

alla fine dell’ottocento all’interno di<br />

un dibattito estetico. La discussione<br />

era su cosa fa la differenza quando mi<br />

metto di fronte a un’opera d’arte: sono<br />

le caratteristiche formali del quadro,<br />

della scultura o dell’affresco che<br />

fanno la differenza oppure è ciò che<br />

quell’oggetto particolare mi fa sentire,<br />

la capacità di quell’oggetto di evocare<br />

qualcosa in me che lo guardo.<br />

All’interno di questo<br />

confronto, il filosofo Tedesco<br />

Robert Vischer ha pubblicato<br />

un piccolo libro, destinato a<br />

esercitare un’influenza enorme sul<br />

dibattito estetico nei decenni a venire,<br />

dal titolo: Sul Sentimento Ottico della<br />

Forma (Über das optische Formgefühl,<br />

1873). L’autore dà il suo contributo<br />

all’estetica ponendo l’accento sulla<br />

centralità dell’Einfühlung che noi<br />

traduciamo empatia (Einfühlung<br />

significa letteralmente sentire dentro,<br />

immedesimazione); questa è una<br />

citazione dal suo libro: “io mi trasferisco<br />

nell’essenza interiore dell’oggetto che<br />

contemplo (l’oggetto è un’opera d’arte)<br />

e ne esploro le sue caratteristiche formali<br />

per così dire dall’interno”. Questo tipo di<br />

trasposizione può assumere forma<br />

motoria o sensoriale anche nel caso di<br />

forme prive di vita ed immobili, in<br />

pratica quando io mi metto di fronte a<br />

un quadro alcune delle caratteristiche<br />

di quelle immagini sono tali da suscitare<br />

in me una reazione di tipo empatico;<br />

una reazione che il più delle volte è solo<br />

interna e che in certe determinate<br />

situazioni può affiorare alla superficie<br />

del mio corpo con comportamenti e<br />

atteggiamenti che vedremo.<br />

In quest’opera Vischer distingue il<br />

mero processo percettivo del vedere<br />

da quello pragmaticamente attivo del<br />

guardare. Secondo Vischer, la fruizione<br />

estetica delle immagini, in generale,<br />

e dell’opera d’arte, in particolare,<br />

implica un coinvolgimento empatico<br />

che si configurerebbe in tutta una<br />

serie di reazioni fisiche nel corpo<br />

dell’osservatore. Particolari forme<br />

osservate susciterebbero emozioni<br />

reattive, a seconda della loro conformità<br />

al disegno e alla funzione dei muscoli<br />

corporei. Secondo Vischer la forma<br />

simbolica, lungi dall’essere pura in<br />

quanto kantianamente trascendentale,<br />

deriva la sua natura in prima istanza<br />

dal suo contenuto antropomorfo; è<br />

attraverso la proiezione inconsapevole<br />

dell’immagine sul proprio corpo che chi<br />

osserva riesce a stabilire una relazione<br />

estetica tra sé e l’immagine. Alcuni<br />

anni più tardi questa stessa logica<br />

dell’Einfühlung, grazie a Lipps, verrà<br />

trasferita al dominio della psicologia<br />

delle relazioni interpersonali,<br />

esercitando una notevole influenza<br />

anche su Freud. L’opera di Vischer<br />

esercitò una grande influenza, tra gli altri,<br />

anche su due figure importantissime<br />

per la storia dell’arte: lo scultore Adolf<br />

von Hildebrand e lo storico dell’arte<br />

Aby Warburg.<br />

22 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

23


Il tema dell’empatia<br />

è stato al centro<br />

della tesi di<br />

dottorato di Edith<br />

Stein un’allieva di Edmund Husserl,<br />

filosofo tedesco e fondatore della<br />

Fenomenologia; la Stein all’interno di<br />

questa tesi ha fatto delle affermazioni<br />

che non potrei non sottoscrivere con<br />

entusiasmo. È stata una monaca<br />

cristiana, filosofa e mistica tedesca<br />

dell’Ordine delle Carmelitane Scalze,<br />

vittima della Shoah. Di origine ebraica,<br />

si convertì al cattolicesimo dopo un<br />

periodo di ateismo che durava<br />

dall’adolescenza. Venne arrestata nei<br />

Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel<br />

campo di concentramento di Auschwitz-<br />

Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa,<br />

nel 1942 venne trucidata. Nel 1998<br />

papa Giovanni Paolo II la proclamò santa<br />

e l’anno successivo la dichiarò patrona<br />

d’Europa. I fenomenologi quando<br />

parlano del corpo umano fanno una<br />

distinzione, o meglio sostengono che<br />

questo corpo ha una duplice natura. Noi<br />

abbiamo un corpo fisico fatto di ossa e<br />

di carne che ha un peso e che occupa<br />

uno spazio; se guardiamo al nostro<br />

corpo da questo punto di vista, i<br />

fenomenologi lo chiamano Körper.<br />

Questo Körper, però, (cervello, fegato,<br />

cuore, muscoli, ossa, articolazioni, tutti<br />

gli organi e la nostra struttura fisica<br />

corporea) è al contempo leib: è corpo<br />

vivo, cioè è la sorgente della nostra<br />

esperienza; tutto ciò che è psichico è<br />

coscienza legata al leib, il corpo vivente.<br />

Le neuroscienze oggi hanno la possibilità<br />

di fare luce sul Leib interrogando il<br />

Körper. Il punto non è quello di appiattire<br />

il Leib sul Körper, ma quello di<br />

comprendere che l’indagine empirica<br />

condotta sul Körper ci può dire cose<br />

nuove sul Leib.<br />

Spesso avrete sentito fare parallelismi<br />

tra la mente umana e il software di un<br />

computer nel modo in cui vengono<br />

descritte le modalità con cui si ritiene,<br />

a torto o a ragione, che avvengano<br />

alcuni processi mentali. Vengono<br />

utilizzate delle parole e un vocabolario<br />

preso dal linguaggio dei computer<br />

e dell’intelligenza artificiale, per cui<br />

molti parlando del cervello dicono<br />

che è una macchina biologica che fa<br />

cose non molto diverse da quelle che<br />

fa un processore: elabora informazioni<br />

ed è possibile riferirsi alle nostre<br />

attività mentali come all’elaborazione<br />

di informazioni. Se fosse solo questo,<br />

secondo me, si lascerebbe fuori<br />

l’aspetto più rilevante che ci descrive<br />

come esseri umani, cioè il dominio<br />

dell’esperienza. Noi conoscendo il<br />

mondo, aprendoci al mondo, entrando<br />

in relazione con il mondo proviamo<br />

qualcosa e facciamo un’esperienza.<br />

Una delle bussole che ha guidato<br />

e continua a guidare la ricerca e i<br />

miei studi è l’ambizione o forse solo<br />

l’illusione di cercare le origini corporee<br />

di questo aspetto così fondamentale<br />

della nostra vita, che è il fare esperienza<br />

di qualcosa. Nel caso specifico fare<br />

esperienza di immagini e, tra le<br />

migliaia di immagini di cui facciamo<br />

quotidianamente esperienza, di quelle<br />

particolari immagini che storicamente<br />

abbiamo iniziato a definire come opere<br />

d’arte.<br />

La Stein ha sostenuto che la nozione<br />

di empatia, quindi il sentire dentro<br />

24 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


l’altro, non deve essere limitata alla<br />

mera condivisione di emozioni e di<br />

sentimenti, visione parziale che spesso<br />

domina. La Stein e con lei Husserl hanno<br />

definito l’empatia come un qualche<br />

cosa di ancora più fondamentale di un<br />

meccanismo che mi consente di capire se<br />

la persona che ho di fronte è arrabbiata,<br />

allegra, triste, sorpresa o disgustata.<br />

Facciamo esperienza dell’altro, dice la<br />

Stein, come di un altro essere umano<br />

come noi, grazie alla percezione di una<br />

relazione di similarità. Quindi io non mi<br />

devo reinventare ogni volta la scoperta<br />

che la signora Rossi o il signor Bianchi<br />

che mi stanno di fronte sono esseri<br />

umani come me alla fine di un complicato<br />

percorso di inferenze logiche; l’empatia<br />

è alla base di questa detezione della<br />

similarità nell’alterità, è un altro non<br />

sono io, è un altro essere umano come<br />

me, se così non fosse entreremmo nel<br />

dominio della psicopatologia. Questa<br />

percezione di similarità, questo altro<br />

che mi parla in un linguaggio che<br />

più o meno mi è familiare, che mi è<br />

comprensibile, questa creatura in cui mi<br />

ritrovo, che non è aliena, sempre entro<br />

certi limiti e con un enorme variabilità<br />

interindividuale, è il prodotto di questo<br />

meccanismo di base che mi permette<br />

di rilevare questa somiglianza che,<br />

ripeto, non è solo una somiglianza di<br />

affetti, emozioni e sensazioni ma che<br />

è globale. La Stein ha posto l’accento<br />

specificamente anche sul dominio<br />

dell’azione, paragonando la mano del<br />

fanciullo, la mano della scimmia e la<br />

mano dell’anziano: anche se visivamente<br />

hanno dimensioni, diverse colori, diversi<br />

livelli di irsutezza sicuramente molto<br />

diversi ciò nondimeno per noi sono<br />

tutte mani; questa loro caratteristica di<br />

appartenere a questa stessa categoria<br />

semantica deriva proprio dal comune<br />

dominio del movimento, dell’azione<br />

che riconosciamo indipendentemente<br />

dall’età, dal genere o addirittura dalla<br />

specie.<br />

In Germania il<br />

personaggio che ha<br />

traghettato la nozione di<br />

empatia da un dibattito<br />

totalmente all’interno<br />

dell’estetica alla<br />

psicologia è Theodor Lipps. Theodor<br />

Lipps è un autore che Freud ha letto<br />

avidamente, per il quale ha provato una<br />

grande stima e che ha menzionato in<br />

molti passaggi nei suoi scritti. Per<br />

esempio, in Inibizione Sintomo e<br />

Angoscia, saggio che ha pubblicato nel<br />

1926, sostiene che è solo grazie<br />

all’empatia che conosciamo l’esistenza<br />

di una vita psichica diversa dalla nostra.<br />

Pertanto l’empatia è l’elemento<br />

fondamentale che ci consente di<br />

relazionarci con l’altro, sicuramente<br />

non l’unico ma, probabilmente da un<br />

punto di vista evolutivo, quello molto<br />

più antico e presente anche in specie<br />

animali che non sono ancora approdate<br />

al linguaggio.<br />

Ora vediamo come il tema dell’empatia,<br />

di questa risonanza diretta tra me e<br />

l’altro, diventa un aspetto cruciale<br />

della mia relazione con gli altri;<br />

permette di meglio comprendere<br />

la questione dell’intersoggettività,<br />

la possibilità, relazionandomi con<br />

l’altro, di riconoscere nell’altro una<br />

mente, qualcuno che pensa e che<br />

prova emozioni, qualcuno che se si<br />

ferisce verosimilmente proverà dolore<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

25


come me. Esaminiamo perciò come<br />

questi aspetti si legano all’esperienza<br />

estetica; questa parola, la storia delle<br />

parole è sempre molto importante,<br />

viene dal greco aisthesis e si riferisce<br />

alla sensibilità corporea. Quindi questo<br />

termine ha uno stretto legame con<br />

la nostra natura corporea. La prima<br />

ipotesi che voglio discutere è questa:<br />

per espressione creativa intendo la<br />

capacità, sin dalle origini della specie<br />

umana, di realizzare degli oggetti,<br />

delle immagini, delle sculture e delle<br />

pitture che non avevano uno scopo<br />

utilitaristico, per cui i nostri antenati<br />

non costruivano solamente utensili<br />

per ammazzare un mammut o scuoiare<br />

animali solo per ricavarne le pelli per<br />

costruire una tenda. Questi manufatti,<br />

questi oggetti, queste sculture e queste<br />

pitture, che gli archeologi ci dicono<br />

verosimilmente rientravano già nelle<br />

competenze cognitive dei Neanderthal,<br />

ci permettono di retrodatare l’origine<br />

della nostra espressione simbolica e<br />

artistica.<br />

L’ipotesi è che questa espressività<br />

e questa creatività simbolica sono<br />

alcune delle marche caratteristiche<br />

e delle chiavi di lettura fondamentali<br />

che ci fa capire chi siamo e che cosa<br />

vuol dire essere esseri umani; sono<br />

peculiarità strettamente intrecciate<br />

alla performatività del corpo, cioè alla<br />

potenzialità di movimento del nostro<br />

corpo. Questo aspetto performativo<br />

non lo ritroviamo solo nella produzione<br />

delle immagini ma, qui sta la novità, lo<br />

ritroviamo anche nella loro ricezione.<br />

Anticipo quello che andrò a dire fra poco:<br />

quando noi ci poniamo di fronte a un<br />

corpo raffigurato bidimensionalmente<br />

sulla parete di una grotta, sull’affresco di<br />

una cattedrale o sulla tela di un quadro,<br />

nel momento in cui noi ci poniamo di<br />

fronte all’immagine di un corpo che<br />

qualcun altro ha realizzato con pennelli<br />

e colori, c’è una parte della nostra<br />

corporeità che risuona.<br />

Anche quando non ci muoviamo, c’è una<br />

parte sensorimotoria del nostro cervello<br />

che simula quello che stiamo vedendo<br />

sulla tela o sulla parete. Quindi la storia<br />

dell’uomo è una storia in cui natura e<br />

cultura si intrecciano, sono due termini<br />

che abbiamo cercato disperatamente<br />

di tenere distinti; tuttavia quello che ci<br />

dice la biologia ogni giorno di più è come<br />

siano due facce di una stessa medaglia.<br />

Al di là di questo discorso la storia della<br />

natura e della cultura umana è una storia<br />

che procede in un processo progressivo<br />

di allontanamento dal corpo, forse come<br />

strumento per esorcizzare, in qualche<br />

modo, la consapevolezza della nostra<br />

natura finita e la consapevolezza della<br />

morte; perciò il disperato tentativo di<br />

lasciare una traccia che non è l’orma<br />

impressa dall’animale sul terreno, ma<br />

una traccia intenzionale che noi lasciamo<br />

volontariamente, con la speranza che<br />

questo segno poi ci sopravviva e continui<br />

a parlare in qualche modo di noi.<br />

L’arte diventa il frutto maturo del modo<br />

nuovo e diverso con cui l’uomo, a un<br />

certo punto della propria evoluzione, si<br />

è rapportato con la «realtà» del mondo<br />

esterno. Il mondo materiale non è più<br />

considerato esclusivamente come un<br />

dominio da piegare utilitaristicamente<br />

ai propri bisogni. L’oggetto materiale<br />

perde l’esclusiva connotazione di<br />

strumento per divenire simbolo,<br />

pubblica rappresentazione, eidos<br />

capace di evocare la presentificazione<br />

26 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


di qualcosa che, apparentemente, non è<br />

presente se non nella mente dell’artista<br />

e in quella di chi guarda la sua opera.<br />

Questa «sintonizzazione mentale» tra<br />

creatore e fruitore ha radici profonde<br />

nell’esperienza condivisa che tutti<br />

facciamo dell’evidenza naturale<br />

del mondo, verosimilmente anche<br />

se non completamente, grazie ad<br />

alcuni meccanismi neurali. L’arte<br />

distilla e condensa quest’esperienza<br />

universalizzandola e, al tempo stesso,<br />

affermando un nuovo modo possibile<br />

di guardare alla realtà mettendola in<br />

scena. L’oggetto artistico, che non è<br />

mai oggetto in sé stesso, è il polo di<br />

una relazione intersoggettiva, quindi<br />

sociale, che emoziona in quanto evoca<br />

risonanze di natura sensorimotoria e<br />

affettiva in chi vi si mette in relazione.<br />

Pensate a quei templi della creatività<br />

umana che sono ambienti naturali come<br />

le Grotte di Lascaux, un complesso di<br />

caverne che si trova nella Francia sudoccidentale<br />

(Paleolitico Superiore,<br />

approssimativamente 17.500 anni fa) o,<br />

più vicino a noi, la grotta di Chauvet<br />

dove durante il paleolitico un<br />

personaggio a noi ignoto un uomo o una<br />

donna, non sappiamo chi fosse questo<br />

artista, improvvisamente disegna degli<br />

animali così come li vede nell’ambiente<br />

circostante; disegna delle figure che<br />

ancora oggi ci stupiscono per la loro<br />

bellezza e la loro efficacia espressiva. Il<br />

cervello di quell’Homo Sapiens era un<br />

cervello che aveva sentito il profondo<br />

bisogno<br />

di<br />

raffigurare un<br />

qualche cosa che<br />

vedeva col quale era<br />

in rapporto; ciò per<br />

dire come in fondo<br />

una manifestazione artistica sia<br />

espressione di una nostra funzione<br />

cerebrale. Questo processo passa<br />

attraverso le incisioni di blocchetti di<br />

ocra di 70 mila anni fa nella grotta di<br />

Blombos vicino a Città del Capo, le<br />

pitture paleolitiche nel sud della Francia<br />

o della Spagna che oggi retrodatiamo<br />

per alcuni aspetti anch’esse a 70 mila<br />

anni fa (quindi non erano sicuramente<br />

Sapiens non ancora arrivati in Europa,<br />

ma Neanderthal), fino ad arrivare<br />

all’invenzione dell’alfabeto, della<br />

scrittura, della stampa, della fotografia,<br />

del cinema, della televisione e di questo<br />

aggeggio elettronico che mi consente<br />

oggi di navigare nei mondi virtuali.<br />

Nonostante questo processo di<br />

allontanamento dal corpo, il legame con<br />

la nostra natura corporea anche in questi<br />

manufatti esterni al nostro corpo rimane<br />

intatto, questo è quello che la ricerca<br />

neuroscientifica sembra suggerire.<br />

Un famoso storico dell’arte,<br />

Heinrich Wölfflin, nel 1886<br />

ha pubblicato la sua tesi di<br />

dottorato dal titolo:<br />

“Prolegomeni a una psicologia<br />

dell’architettura”; l’autore ha fatto delle<br />

affermazioni ancora oggi<br />

straordinariamente moderne e che sono<br />

ancora più attuali se le rileggiamo alla<br />

luce di quello che, nel frattempo,<br />

abbiamo imparato a proposito del<br />

nostro corpo e del nostro cervello. Le<br />

forme fisiche, Wölfflin qui si riferiva alle<br />

colonne e alla struttura di un tempio<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

27


greco, possono risultare caratteristiche<br />

per chi le guarda solo nella misura in cui<br />

noi stessi possediamo un corpo; se noi<br />

fossimo dell’entità puramente ottiche, il<br />

giudizio estetico del mondo fisico ci<br />

sarebbe precluso. È la nostra natura<br />

corporea e il nostro essere soggetti alle<br />

leggi fisiche che, governando la vita in<br />

questo particolare mondo che noi<br />

abitiamo, dettano alcune delle<br />

caratteristiche che contraddistinguono<br />

il modo con cui noi ci relazioniamo con<br />

queste immagini particolari che possono<br />

essere anche immagini architettoniche<br />

(la Cattedrale di Ferrara, il Castello<br />

Estense o qualsivoglia prodotto<br />

dell’ingegno architettonico umano).<br />

Un altro aspetto<br />

essenziale<br />

alla<br />

comprensione<br />

dell’esperienza artistica,<br />

a cui ho anticipato prima,<br />

è che il corpo non è solo<br />

lo strumento di<br />

produzione delle<br />

immagini, è anche lo strumento<br />

fondamentale della loro ricezione;<br />

queste cose sono già state dette, scritte<br />

e ripetute più volte nella storia della<br />

cultura umana. Adolf von Hildebrand è<br />

stato uno scultore tedesco, a mio modo<br />

di vedere non particolarmente eccitante<br />

come scultore e molto più interessante<br />

come teorico dell’arte. Come teorico<br />

dell’estetica ha pubblicato nel 1893 il<br />

libro “The Problem of Form in Figurative<br />

Art” (Il problema della forma nell’arte<br />

figurativa) dove ha sostenuto che la<br />

realtà delle immagini artistiche risiede<br />

nella loro efficacia, sia come la<br />

conseguenza delle azioni dell’artista<br />

che le ha prodotte sia alla luce<br />

dell’impatto che queste immagini<br />

esercitano su chi le guarda. Il valore<br />

estetico delle opere d’arte risiede nel<br />

potere che esse hanno di stabilire legami<br />

tra gli atti intenzionali creativi dell’artista<br />

e la loro ricostruzione da parte di chi si<br />

mette di fronte a queste immagini,<br />

quindi la loro ricostruzione nella mente<br />

di chi le guarda. Hildebrand in questo<br />

libro ha sostenuto che la percezione<br />

della spazialità dell’immagine è il<br />

risultato di un processo costruttivo<br />

sensorimotorio: lo spazio non<br />

costituirebbe un “a priori”<br />

dell’esperienza, come suggerito da Kant,<br />

ma ne sarebbe un prodotto. Ha affermato,<br />

inoltre, che la realtà dell’immagine<br />

artistica risiede nella sua effettualità,<br />

concepita duplicemente sia come<br />

risultato delle cause che l’hanno<br />

prodotta sia come effetto che provoca in<br />

chi l’osserva. Secondo la stessa logica<br />

«costruttivista», il valore di un’opera<br />

d’arte consisterebbe nella capacità di<br />

stabilire un rapporto tra la progettualità<br />

intenzionale dell’artista e la<br />

ricostruzione di tale progettualità da<br />

parte di chi dell’opera fruisce. In questo<br />

modo si viene a stabilire una relazione<br />

diretta tra creazione e fruizione artistica.<br />

Conoscere l’immagine equivale,<br />

secondo Hildebrand, a conoscere il<br />

processo che la realizza.<br />

Ancora più in linea con la mia prospettiva<br />

è l’idea di Hildebrand che l’esperienza<br />

estetica sia fondamentalmente<br />

connotata in termini motori. Ha<br />

sostenuto Andrea Pinotti nella<br />

presentazione all’edizione italiana<br />

dell’opera di Hildebrand, da lui curata<br />

con Fabrizio Scrivano: «Per Hildebrand<br />

tutto comincia con i movimenti delle<br />

mani e degli occhi; cioè quando il corpo<br />

si protende verso la costruzione dello<br />

28 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


spazio. [...] Il movimento è ciò che<br />

permette l’articolazione del senso, è ciò<br />

che permette di connettere gli elementi<br />

disponibili nello spazio, è ciò che permette<br />

di formare l’oggetto, è ciò che permette la<br />

rappresentazione e la raffigurazione. [...]<br />

Per questo l’opera d’arte contiene sempre<br />

le indicazioni della mobilità, perché essa<br />

stessa è un suo prodotto e nello stesso<br />

tempo chiede al fruitore di mettere in<br />

movimento la propria attività percettiva<br />

che gli consente di scomporre/ricomporre<br />

l’immagine». In estrema sintesi, per<br />

Hildebrand il corpo è l’insieme delle<br />

strutture che rendono possibile<br />

l’esperienza sensibile e la significatività<br />

dell’immagine. Nel VI capitolo, intitolato<br />

“La forma come espressione funzionale”,<br />

Hildebrand ha scritto: «In stato di quiete<br />

totale una mano tendinosa e dalle dita<br />

lunghe ricorda così tanto l’immagine<br />

della mano che si tende per afferrare da<br />

esprimere la tendenza dell’afferramento e<br />

la sensazione corporea che vi si connette.<br />

Essa reca per così dire l’impronta<br />

di un’attività allo stato latente.<br />

Mascelle fortemente sviluppate danno<br />

l’impressione di forza ed energia [...]. In<br />

tal modo determinate forme, anche se<br />

non sono pensate affatto in movimento,<br />

giungono ad esprimere processi interiori,<br />

perché ricordano forme in movimento.<br />

Sulla scorta di questa modalità di<br />

trasposizione, l’artista giunge a fissare e<br />

a configurare tipi formali che hanno una<br />

determinata espressione e che suscitano<br />

nell’osservatore determinate sensazioni<br />

corporee e psichiche».<br />

In Neuroscienze quando parliamo di arte,<br />

creatività, facoltà simbolica, estetica,<br />

empatia è come vedere il mondo<br />

guardando dal buco di una serratura,<br />

cioè limitando al massimo le variabili<br />

in un ambiente del tutto artificiale che<br />

è quello del laboratorio, prendendo un<br />

elemento alla volta perché altrimenti<br />

non riusciremmo a dominare queste<br />

variabili tutte in una volta. Sulla base<br />

dei risultati che otteniamo, con ogni<br />

piccolo mattoncino costruiamo qualcosa<br />

in modo incrementale; i risultati di<br />

ogni esperimento danno risposte<br />

parziali, suscitano nuove domande che<br />

ci stimolano a fare nuovi esperimenti,<br />

che ci danno altre risposte parziali le<br />

quali suscitano altre domande e nel<br />

farlo, vi assicuro, la paga è poca, ma il<br />

divertimento è massimo ed è un lavoro<br />

bellissimo.<br />

Per quanto detto in precedenza,<br />

l’esperienza estetica delle immagini la<br />

possiamo vedere come una forma<br />

mediata di intersoggettività; ogni volta<br />

che mi pongo di fronte a un quadro, a<br />

una scultura o a un affresco non mi<br />

relaziono esclusivamente con un<br />

oggetto del mondo fisico provvisto di<br />

alcune caratteristiche formali come<br />

colore, forma, fattezze, massa e volume,<br />

mi relaziono ogni volta anche con un<br />

altro essere umano, colui o colei che ha<br />

realizzato quelle immagini. L’opera<br />

d’arte diventa il mediatore di una<br />

relazione interpersonale tra me e quello<br />

che oggi, dal Rinascimento in poi,<br />

abbiamo imparato a chiamare come<br />

artista. Questa distinzione tra arte e<br />

artigianato è storicamente determinata;<br />

sono tanti gli aneddoti che lo<br />

testimoniano, Leonardo,<br />

per esempio, quando<br />

consegnò la prima versione<br />

della Vergine delle Rocce,<br />

quella esposta al Louvre, si<br />

arrabbiò moltissimo<br />

scoprendo che i frati di<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

29


Milano lo pagarono poco di più di quanto<br />

diedero a colui che oggi chiameremmo<br />

l’artigiano a cui avevano commissionato<br />

la cornice che doveva racchiudere il suo<br />

dipinto. “Io sono chi ha creato l’opera”,<br />

probabilmente non avrà detto artista,<br />

però è qui che nasce l’idea che non tutte<br />

le attività manuali sono uguali e quindi<br />

anche questi termini (bellezza, artista,<br />

genio creativo o creatore) sono tutti<br />

termini che si sono venuti a determinare<br />

storicamente. Al di sotto di questa<br />

determinatezza storica c’è la carne, c’è<br />

questa nostra intima natura corporea<br />

che pur storicamente modulata,<br />

determinata e culturalmente educata, in<br />

un modo o in un altro, conserva delle<br />

radici comuni che sono quelle che ci<br />

interessa indagare.<br />

Per studiare i meccanismi sottesi<br />

all’esperienza estetica, rivolgiamo la<br />

nostra attenzione a questo oggetto che<br />

è appunto il cervello; però il cervello lo<br />

dobbiamo inquadrare legato al corpo, il<br />

cervello non si capisce se lo approcciamo<br />

come un computer realizzato su un<br />

substrato biologico. Il cervello fa le<br />

cose fantastiche che fa e ci permette di<br />

esistere, di fare esperienza del mondo<br />

solo nella misura in cui è interfacciato<br />

con il mondo attraverso il corpo. Non<br />

tutti condividono questa visione,<br />

quando molti miei colleghi decidono di<br />

occuparsi da neuroscienziati di arte e<br />

di estetica lo fanno da una prospettiva<br />

che, prendendo a prestito un termine<br />

della storia dell’arte, potremmo definire<br />

puro-visibilista; tra il serio e il faceto<br />

affermo che dobbiamo combattere<br />

l’imperialismo visivo. Voglio dire, più<br />

o meno esplicitamente, che molti<br />

miei colleghi affermano che quando<br />

ci mettiamo di fronte a un quadro<br />

stiamo osservando un’immagine,<br />

conseguentemente se volessimo capire<br />

che cosa succede nel nostro cervello<br />

quando guardiamo un’immagine,<br />

dovremmo studiare la parte del cervello<br />

cosiddetta visiva che è in gran parte<br />

collocata nella parte posteriore del<br />

cervello.<br />

Io sostengo e non lo affermo solo io,<br />

lo dicono ormai 30 anni di risultati<br />

ottenuti in tutte le salse e in tutto il<br />

mondo, questa è una visione errata del<br />

funzionamento del cervello. Osservare il<br />

mondo e quindi gli oggetti che troviamo<br />

nel mondo, in particolare quegli oggetti<br />

caratteristici che abbiamo imparato a<br />

riconoscere come manufatti artistici e<br />

opere d’arte, innesca processi molto più<br />

complessi della semplice attivazione<br />

della parte visiva del cervello.<br />

Osservare il mondo non attiva solo la<br />

parte visiva del cervello, attiva anche<br />

la parte emozionale, la parte tattile e<br />

la parte motoria; pertanto siamo tutti<br />

sinestesici quando ci mettiamo di fronte<br />

a un qualsivoglia oggetto. Mettendoci<br />

di fronte a un oggetto e guardandolo,<br />

non esercitiamo solo un unico canale<br />

sensoriale che è quello della visione;<br />

come vedremo si attivano le aree che<br />

mappano le sensazioni tattili, le parti del<br />

cervello che ci permettono di provare<br />

emozioni e le parti del cervello che ci<br />

permettono di muovere il nostro corpo,<br />

ovvero la parte motoria del cervello.<br />

30 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


In questi ultimi 30 anni,<br />

nonostante ne sappiamo<br />

ancora molto poco,<br />

qualche passo in avanti nella nostra<br />

conoscenza di come funziona il cervello<br />

l’abbiamo fatta; una delle cose che<br />

abbiamo capito è che il sistema motorio<br />

non è solo una macchina destinata a<br />

mandare gli impulsi ai muscoli per fare<br />

muovere le diverse parti del nostro<br />

corpo. Gli stessi neuroni che guidano la<br />

mia mano ad afferrare un bicchiere si<br />

attivano anche quando io sto fermo e mi<br />

limito a guardare quel bicchiere. Essi<br />

trasformano le caratteristiche<br />

tridimensionali dell’oggetto nello<br />

schema motorio che io normalmente<br />

impiego per interagire con quell’oggetto,<br />

ad esempio, se lo voglio afferrare per<br />

bere; questo lo fanno ogni volta che io<br />

guardo questo bicchiere anche quando<br />

non ho alcuna intenzione di prenderlo.<br />

Altri neuroni motori (ad esempio, quelli<br />

che comandano il mio movimento di<br />

raggiungimento col braccio che devo<br />

allungare per prendere degli oggetti<br />

che non sono direttamente a portata di<br />

mano) reagiscono a stimoli tattili portati<br />

sul mio braccio, rispondono a stimoli<br />

visivi che si muovono solo se si muovono<br />

attorno al mio braccio e a stimoli sonori<br />

che avvengono nella prossimità del mio<br />

braccio. Pertanto questi stimoli tattili,<br />

visivi e uditivi sono mappati da neuroni<br />

motori che li organizzano, in qualche<br />

modo, fornendo un collante. L’orizzonte<br />

del mio mondo, non dico unicamente, è<br />

anche costituito dalle potenzialità<br />

motorie che il mio corpo mi mette a<br />

disposizione; una modalità di conoscere<br />

il mondo che è quella che Merleau Ponty<br />

ha definito “practognosia”, cioè una<br />

conoscenza che deriva dalle potenzialità<br />

motorie del mio corpo.<br />

Tra questi neuroni<br />

motori, che non si<br />

accontentano di<br />

produrre movimenti e<br />

che rispondono anche a stimoli<br />

sensoriali, ci sono i neuroni specchio.<br />

Essi sono una classe di neuroni motori<br />

che si attiva involontariamente sia<br />

quando un individuo esegue un’azione<br />

finalizzata, sia quando lo stesso<br />

individuo osserva la medesima azione<br />

finalizzata compiuta da un altro soggetto<br />

qualunque. Sono stati scoperti nel 1992<br />

da un gruppo di ricercatori dell’Università<br />

di Parma (team coordinato da Giacomo<br />

Rizzolatti e composto da Luciano Fadiga,<br />

Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese). Se<br />

dovessi condensare in una espressione<br />

quello che questo processo ci permette<br />

di fare, per usare una metafora cara a<br />

Vittorio Gallese, il meccanismo che<br />

questi neuroni realizzano non è molto<br />

dissimile da quello che Dante, nel<br />

Paradiso, attribuisce a un’anima beata.<br />

Nel rivolgersi a Folco da Marsiglia, siamo<br />

in Paradiso, pertanto egli è un’entità<br />

disincarnata, Dante gli dice: io sono una<br />

creatura terrena di passaggio, se io fossi<br />

un’anima beata come te e non gravato<br />

da questa corporeità terrena non avrei<br />

bisogno di aspettare che tu mi<br />

domandassi qualcosa per intuarmi come<br />

tu ti immii, “S’io mi intuassi come tu ti<br />

immii” (Cfr Paradiso IX,81). La creatività<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

31


linguistica di Dante trasforma il tu e il<br />

me in due verbi. Intuarsi in un altro è<br />

empatizzare con l’altro, è in qualche<br />

modo avere contezza, entro certi limiti,<br />

di quello che sta passando per la mente<br />

di un altro e che l’altro sta sentendo.<br />

Il termine neuroni<br />

specchio<br />

è<br />

semplicemente una<br />

metafora: noi non<br />

abbiamo specchi nella<br />

testa, non c’è nessuna superficie<br />

riflettente in questi neuroni. Lo stesso<br />

neurone che mi consente di eseguire<br />

un’azione si attiva anche quando<br />

quell’azione la vedo eseguire da qualcun<br />

altro; in qualche modo stabilisce<br />

implicitamente una interazione senza<br />

che io debba concentrarmi o fare<br />

pensieri complicati, mi fa riconoscere in<br />

quel movimento qualcosa con cui<br />

risuono: è un prendere o mettere, è uno<br />

spostare, un tenere, un rompere,<br />

eccetera. Scoperto per la prima volta<br />

nelle scimmie, nell’uomo questo<br />

meccanismo di rispecchiamento è<br />

ancora più vasto; non è limitato ad azioni<br />

dotate di uno scopo e lo possiamo<br />

vedere attivarsi quando noi eseguiamo<br />

azioni su oggetti, azioni comunicative,<br />

ma anche movimenti apparentemente<br />

privi di qualsiasi<br />

scopo. Se adesso voi<br />

vedeste me alzare il<br />

braccio, mentre io<br />

alzo il braccio, nel<br />

vostro cervello<br />

motorio ci sono<br />

migliaia di neuroni che nello stesso<br />

momento si stanno attivando anche se<br />

il vostro braccio è fermo; voi state<br />

simulando o meglio i vostri neuroni si<br />

stanno comportando come quando il<br />

braccio lo alzate voi. Un dato ancora più<br />

interessante è che questo si realizza<br />

anche quando noi immaginiamo di<br />

eseguire un’azione pur rimanendo<br />

fermi; se voi immaginate di portare due<br />

cartoni, da sei bottiglie l’uno, di acqua<br />

minerale al settimo piano di un palazzo,<br />

salendo gradino per gradino, alla fine di<br />

questa attività immaginativa se vi<br />

misuro la pressione e la frequenza<br />

cardiaca avrete un aumento dei valori<br />

pressori e della frequenza cardiaca; ciò<br />

accade in modo simile a quando vediamo<br />

dei film particolarmente coinvolgenti.<br />

Di seguito, possiamo avere una<br />

dimostrazione del potere straordinario<br />

che hanno le immagini, non solo quando<br />

sono in movimento, ma anche quando<br />

sono immagini statiche. Osservando i<br />

dettagli incredibilmente espressivi<br />

tratti del Compianto sul Cristo Morto di<br />

Niccolò dell’Arca o del Ricordo di un<br />

dolore o Ritratto di Santina Negri di<br />

Giuseppe Pellizza da Volpedo, pur<br />

essendo immagini statiche chiunque<br />

guardi questo gesto, questa mano, il<br />

modo con cui questa mano afferra il<br />

bracciolo della sedia, non è<br />

semplicemente la registrazione di un<br />

oggetto tridimensionale con un certo<br />

colore, è un’immagine che ci trasmette<br />

senso di movimento; questo senso di<br />

movimento, a sua volta, ci trasmette<br />

delle emozioni e ci affeziona.<br />

Daniel Stern, purtroppo<br />

scomparso da qualche<br />

anno, è stato un famoso<br />

psichiatra americano,<br />

una di quelle persone<br />

32 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


che hanno rivoluzionato il<br />

modo di guardare ai<br />

bambini e un protagonista<br />

importante dell’Infant<br />

Research. Uno dei suoi<br />

libri più noti è “Il Mondo<br />

Interpersonale del<br />

Bambino”, pubblicato nel<br />

1985. “Le forme vitali.<br />

L’esperienza dinamica in psicologia,<br />

nell’arte, in psicoterapia e nello sviluppo”<br />

è il titolo dell’ultimo libro che ha scritto<br />

poco prima di morire ed è un libro che<br />

lui dedica a un concetto di cui parla già<br />

nel 1985, in quel suo primo<br />

fortunatissimo libro, che è il concetto di<br />

forma vitale. La forma vitale è il contorno<br />

emozionale di ogni movimento. Se mia<br />

moglie torna a casa e chiude la porta in<br />

un certo modo e lancia le chiavi sul<br />

comò nell’ingresso in un certo modo, io<br />

so già cosa mi aspetta; traggo queste<br />

conclusioni dal fatto che quel modo di<br />

muovere una parte del suo corpo, quel<br />

modo di camminare in corridoio, quella<br />

prosodia con cui mi chiede se sono in<br />

casa, mi comunica qualcosa della sua<br />

affettività e della sua emozionalità; mi<br />

dice qualcosa che non è traducibile<br />

forse con le parole, in quanto le parole<br />

vanno sempre strette in alcune<br />

situazioni. Stern ha sostenuto che c’è<br />

un contorno temporale o un profilo<br />

temporale del movimento che ne marca<br />

l’inizio, il suo fluire e la conclusione.<br />

Questo profilo temporale è stato<br />

magistralmente realizzato con la cera<br />

da Medardo Rosso, noi vediamo<br />

l’istantanea della risata che illumina il<br />

volto di questa bambina; se giriamo la<br />

testa quasi abbiamo l’impressione e<br />

siamo curiosi di vedere se ritroviamo<br />

quel sorriso in quel volto perché la<br />

dinamica della mimica facciale è tale<br />

per cui quel sorriso può apparire e<br />

scomparire. Ci giriamo ed è ancora lì, la<br />

sua staticità trasmette una ricchezza di<br />

contenuti affettivi; l’ipotesi è che gran<br />

parte di questi contenuti affettivi passi<br />

attraverso questa prosodia emozionale<br />

del movimento.<br />

Alcuni ricercatori<br />

hanno condotto un esperimento<br />

in risonanza magnetica funzionale<br />

realizzando dei filmati in cui i soggetti<br />

vedevano azioni comunicative senza<br />

sonoro, quindi gesti gentili, irritati o<br />

arrabbiati; la consegna data ai soggetti<br />

era semplicemente di osservare tali atti<br />

e in due condizioni diverse dire quale<br />

era lo scopo dell’azione oppure quale<br />

era la tonalità affettiva dell’azione.<br />

Quindi il cosa: che cos’è quel gesto lì?<br />

Verso il come: come quel gesto è stato<br />

realizzato, in modo gentile, in modo<br />

scontroso o in modo arrabbiato. Quello<br />

che è emerso è che si attiva una porzione<br />

di una struttura anatomica che sta nella<br />

profondità del nostro cervello che si<br />

chiama l’Insula di Reil. Essa ha preso<br />

il nome da un medico prussiano che è<br />

passato agli annali della storia della<br />

medicina per aver curato per i calcoli<br />

renali Goethe e che è morto di tifo nella<br />

battaglia di Lipsia (16-19 ottobre 1813),<br />

conosciuta anche come la battaglia delle<br />

nazioni. Reil era il sovrintendente degli<br />

ospedali da campo prussiani e ha dato<br />

il suo nome a questa struttura profonda<br />

per averla descritta per primo. L’insula<br />

che ha una struttura a ventaglio, molto<br />

bella anatomicamente da vedere, è una<br />

cerniera tra il nostro mondo interno e il<br />

mondo che sta fuori di noi; ossia tra il<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

33


nostro sentirci dentro il battito cardiaco,<br />

il respiro, la motilità intestinale e<br />

tutto quello che si muove dentro di<br />

noi e il fuori di noi quando succedono<br />

alcune cose piuttosto che altre. Una<br />

parte specifica di questa struttura si<br />

attiva quando mettiamo a fattore il<br />

come dell’azione e questa stessa area<br />

si attiva indipendentemente che il<br />

come dell’azione lo osserviamo o lo<br />

eseguiamo; si attiva, inoltre, non solo se<br />

siamo noi a fare il gesto gentile o il gesto<br />

brusco, ma anche quando immaginiamo<br />

di eseguire quel gesto in modo gentile<br />

o brusco. Vedete come di nuovo questi<br />

meccanismi tengono assieme il fare, il<br />

veder fare, e l’immaginare di fare.<br />

Fin qui abbiamo parlato solo di azioni,<br />

però ciò rappresenta solo la punta, ce ne<br />

siamo accorti negli anni, di un iceberg<br />

molto più esteso: in parole povere questi<br />

stessi meccanismi di rispecchiamento li<br />

troviamo simili anche nel dominio delle<br />

emozioni e nel dominio delle sensazioni.<br />

Cercando di mettere insieme le tessere<br />

di questo mosaico, Vittorio Gallese ha<br />

proposto il modello della “Simulazione<br />

Incarnata” che è un modello di<br />

percezione e di immaginazione; parte<br />

dei nostri meccanismi cerebrali che<br />

adoperiamo normalmente per eseguire<br />

delle azioni o per provare delle emozioni<br />

e delle sensazioni, li riutilizziamo anche<br />

per mappare le azioni, le emozioni e<br />

le sensazioni altrui. La simulazione<br />

incarnata rappresenta un formato di<br />

rappresentazione: i neuroni in realtà non<br />

rappresentano nulla sono tutte metafore,<br />

i neuroni sparano solamente potenziali<br />

d’azione, i neuroni non sentono, non<br />

amano, non s’arrabbiano, non provano<br />

invidia o gelosia, non hanno il senso del<br />

bello, tutte queste sono caratteristiche<br />

che appartengono olisticamente al<br />

possessore di quei neuroni. Ci sono<br />

vari modi per rappresentare il mondo,<br />

tra questi uno è il linguaggio, ma non<br />

è il solo; il linguaggio verosimilmente<br />

è l’ultimo modo che ci siamo inventati<br />

per rappresentarci le cose. Se volete<br />

spiegare a qualcuno come andare<br />

dalla vostra casa alla fermata della<br />

metropolitana, questo è il contenuto,<br />

lo potete comunicare in vari modi; lo<br />

potete spiegare a gesti: “quando esci<br />

di qua gira a sinistra poi gira ancora a<br />

sinistra e quando arrivi al semaforo vai<br />

sempre dritto e troverai la fermata alla<br />

tua destra”. Oppure gli potete mandare<br />

una mappa di Google con un sms o lo<br />

potete spiegare al telefono impiegando<br />

solo parole senza fare gesti. Il contenuto<br />

è sempre lo stesso, il formato con cui<br />

avete rappresentato quel particolare<br />

contenuto, come andare da casa vostra<br />

alla fermata della metro, è variabile. La<br />

nostra mente ha una varietà di formati<br />

di rappresentazione, per molti esiste<br />

solo il linguaggio, per molti altri, me<br />

incluso, non è così. Ci sono formati di<br />

rappresentazione molto più antichi che<br />

sono i primi che si sviluppano quando<br />

siamo piccoli e sui quali, poi, il linguaggio<br />

esercita il suo potere di dominio e di<br />

condizionamento. Noi riutilizziamo i<br />

nostri stati o processi mentali in formato<br />

corporeo anche per attribuirli agli altri:<br />

agli altri in carne e ossa o alle immagini<br />

statiche.<br />

Il dialogo fra scienze umane<br />

e neuroscienze non è<br />

nuovo; senza andare troppo<br />

34 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


lontano nel tempo, nel periodo tra la<br />

fine del XIX secolo e l’inizio del XX, molti<br />

studiosi di quelle che oggi chiamiamo<br />

scienze umane hanno tratto spunti<br />

rilevanti per i loro studi e per le loro<br />

riflessioni confrontandosi con il<br />

contemporaneo pensiero scientifico, in<br />

particolare con la fisiologia e la biologia.<br />

Guillaume-Benjamin-<br />

Amand Duchenne de<br />

Boulogne è stato un<br />

neurologo francese che,<br />

attraverso la stimolazione<br />

elettrica del volto con<br />

degli elettrodi, costruì un<br />

atlante delle emozioni<br />

(1855), atlante che<br />

influenzò l’opera di Darwin. Il vero best<br />

seller di Darwin è stato “l’Espressione<br />

delle Emozioni nell’Uomo e negli Animali”<br />

che lui pubblicò nel 1872 dove tra l’altro<br />

ha scritto: “le espressioni facciali sono<br />

una componente essenziale del<br />

comportamento umano sociale ed<br />

emotivo”. È bene ricordare che l’idea<br />

che il volto sia lo specchio dell’anima è<br />

un concetto che si afferma storicamente<br />

solo a partire dal dall’umanesimo.<br />

Questo dialogo è<br />

risultato particolarmente<br />

importante in ambito<br />

estetico: sotto questo<br />

profilo la figura di Aby<br />

Warburg è paradigmatica.<br />

Aby Warburg, fondatore<br />

come diceva lui stesso di<br />

una scienza senza nome, da bravo<br />

tedesco per imparare la Storia dell’Arte<br />

andò a Firenze dove incontrò il libro di<br />

Darwin; dopo la lettura del libro<br />

“l’Espressione delle Emozioni nell’Uomo<br />

e negli Animali”, nel suo diario annotò:<br />

“finalmente un libro che mi aiuta”. In<br />

questo libro di Darwin, Warburg, che<br />

scrisse il celebre saggio sugli affreschi<br />

di Palazzo Schifanoia, vide la possibilità<br />

di ampliare gli orizzonti della Storia<br />

dell’Arte includendovi la trasmissione<br />

delle emozioni e il potere delle immagini<br />

vero e proprio. Secondo Warburg una<br />

teoria degli stili artistici deve essere<br />

concepita come una scienza pragmatica<br />

dell’espressione; l’etimologia stessa<br />

della parola stile è abbastanza<br />

significativa, stile deriva da stilus, cioè<br />

quel bastoncino di legno con cui si<br />

scriveva sulle tavolette rivestite di cera.<br />

Vedete come anche in un termine di cui<br />

si è dimenticata la sua origine<br />

performativa, questa performatività è<br />

sempre lì, basta andarla a cercare.<br />

L’empatia è una potenza formatrice di<br />

stile e quindi questi aspetti in Warburg<br />

sono pienamente connessi, talmente<br />

connessi da portarlo alla formulazione<br />

dell’idea delle formule del pathos<br />

(Pathosformeln), questo basso continuo,<br />

questi atteggiamenti posturali che<br />

riaffiorano più volte nella storia dell’arte,<br />

dall’arte classica a quella rinascimentale<br />

(per esempio, negli affreschi del<br />

Ghirlandaio a Santa Maria Novella).<br />

Queste formule del pathos sono una<br />

varietà di posture corporee, gesti e<br />

azioni che incarnano in modo esemplare<br />

il lato estetico della Einfühlung,<br />

dell’empatia come una delle più creative<br />

fonti dello stile artistico. Nel libro di<br />

Darwin trovò il ruolo del sistema nervoso<br />

centrale nel dirigere l’esecuzione<br />

inconsapevole di gesti corporei<br />

esprimenti una data emozione. Vi trovò<br />

anche il ruolo delle pratiche abituali<br />

nell’associare una data espressione<br />

corporea ad un dato stato emozionale,<br />

sottolineando l’utilità biologica di tale<br />

associazione. Infine, grazie a Darwin,<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

35


Warburg scoperse la necessità evolutiva<br />

dell’espressione corporea delle<br />

emozioni, trasmessa sotto forma di<br />

memoria non conscia. La nozione<br />

d’impronta (Prägung) venne usata da<br />

Warburg per caratterizzare la<br />

sopravvivenza nella storia dell’arte di<br />

particolari gesti e posture corporee. I<br />

panneggi, i movimenti corporei, le<br />

chiome mosse dal vento che<br />

caratterizzano le figure di Botticelli non<br />

sono solo ed esclusivamente il risultato<br />

della consapevole riproduzione<br />

mimetica dei modelli classici, essi sono<br />

più significativamente l’evidenza della<br />

sopravvivenza delle umane impronte<br />

dell’espressione (Ausdrucksprägungen).<br />

Infatti Warburg, che non aveva paura di<br />

oltrepassare gli steccati che separano<br />

discipline diverse, concepiva la storia<br />

dell’arte come un mezzo per fare luce<br />

sul tipicamente umano potere di<br />

espressione. Così facendo, estese in<br />

modo del tutto nuovo le frontiere<br />

metodologiche dello studio dell’arte,<br />

aprendola ai contributi della scienza.<br />

Anche sotto questo profilo il contributo<br />

di Warburg andrebbe oggi attentamente<br />

rivalutato. Aby Warburg fu anche un<br />

acuto estimatore di Hildebrand, un<br />

lettore onnivoro quindi che ha spaziato<br />

da Darwin ai fisiologi suoi contemporanei<br />

come Helmoltz, Hering, e Semon,<br />

indifferente alle barriere disciplinari<br />

che, purtroppo ancora oggi, spesso<br />

impediscono un dialogo tra scienze<br />

della vita e scienze umane. Warburg ha<br />

concepito la storia dell’arte come uno<br />

strumento per chiarire la psicologia<br />

storica dell’espressione umana; secondo<br />

lui, bisogna estendere le frontiere<br />

metodologiche dello studio dell’arte<br />

così da mettere la storia dell’arte stessa<br />

al servizio «di una psicologia<br />

dell’espressione umana che è ancora da<br />

scrivere». La sua nozione di «forma<br />

patemica<br />

dell’espressione»<br />

(Pathosformel) mostra straordinarie<br />

assonanze con i tipi formali descritti da<br />

Hildebrand. Per Warburg, certi<br />

atteggiamenti corporei, gesti, azioni e<br />

posture riaffiorano più volte nel corso<br />

della storia dell’arte proprio perché<br />

incarnano in modo esemplare l’atto<br />

estetico dell’empatia come potenza<br />

creatrice di stile. Sulla scia di Hildebrand,<br />

Warburg ha elaborato una teoria dello<br />

stile come «scienza pragmatica<br />

dell’espressione» (pragmatische<br />

Ausdruckskunde).<br />

L’empatia gioca su due tavoli, sul<br />

tavolo dell’espressione della creazione<br />

dell’oggetto artistico e su quello della<br />

sua ricezione. Quando noi guardiamo<br />

un volto esprimere gioia, tristezza o<br />

paura se registriamo quello che succede<br />

sulla superficie del nostro volto, in<br />

particolare se andiamo a registrare con<br />

l’elettromiografia l’attività dei nostri<br />

muscoli, vediamo come tutti, chi più chi<br />

meno, rispondiamo inconsapevolmente<br />

in modo congruente; se vedo qualcuno<br />

ridere si contrae un po’ lo zigomatico, se<br />

vedo qualcuno esprimere un’emozione<br />

negativa si contrae un po’ il muscolo<br />

corrugatore delle sopracciglia. Più<br />

risulto empatico maggiore è l’entità<br />

di questo meccanismo e, rigirando il<br />

tutto, potremmo sostenere che tanto<br />

più forte è questo meccanismo tanto<br />

più io risulto empatico, applicando le<br />

scale di valutazione delle competenze<br />

empatiche delle persone.<br />

Negli ultimi decenni la ricerca<br />

neuroscientifica ha manifestato un<br />

crescente interesse nei confronti<br />

36 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


dell’arte e dell’estetica. Il punto<br />

cruciale non è usare l’arte per studiare<br />

il funzionamento del cervello, consiste<br />

nello studiare il sistema cervellocorpo<br />

per comprendere cosa ci rende<br />

umani e in che modo. Più che di<br />

neuroestetica si dovrebbe parlare di<br />

estetica sperimentale, dove la nozione<br />

di “estetica” è declinata secondo la sua<br />

originale etimologia: Aisthesis, cioè<br />

percezione multimodale del mondo<br />

attraverso il corpo. Grazie ai contributi<br />

delle neuroscienze cognitive abbiamo<br />

appreso che l’intelligenza umana anche<br />

al livello sub-personale di descrizione,<br />

cioè al livello di descrizione che<br />

attiene ai neuroni e alle aree cerebrali,<br />

è strettamente legata alla corporeità<br />

situata nel mondo degli individui.<br />

Tale corporeità non è esclusivamente<br />

riducibile ad un oggetto fisico dotato<br />

di estensione e si realizza pienamente<br />

nella sfera dell’esperienza. Il corpo è<br />

sempre un corpo vivo (Leib) che agisce<br />

e fa esperienza di un mondo che gli<br />

resiste. I concetti di essere, sentire, agire<br />

e conoscere descrivono modalità diverse<br />

delle nostre relazioni con il mondo.<br />

Queste modalità condividono tutte una<br />

radice corporea costitutiva, a sua volta<br />

mappata in distinte e specifiche modalità<br />

di funzionamento dei circuiti cerebrali<br />

e dei meccanismi neurali. A livello<br />

del sistema cervello-corpo, azione,<br />

percezione e cognizione condividono<br />

la stessa radice carnale, sebbene siano<br />

differentemente organizzate e connesse<br />

a livello funzionale. Queste recenti<br />

acquisizioni consentono di affrontare<br />

i temi dell’arte e dell’estetica da una<br />

prospettiva nuova, quella, appunto, di<br />

un’estetica sperimentale che indaghi<br />

insieme le risposte del cervello e del<br />

corpo.<br />

Le neuroscienze<br />

cognitive hanno<br />

e s t e s o<br />

progressivamente il<br />

proprio campo d’indagine al dominio<br />

della creazione artistica, sia sul versante<br />

della musica che su quello delle arti<br />

figurative. Per motivi di spazio, mi<br />

concentrerò qui solo su queste ultime. Il<br />

termine utilizzato per definire questo<br />

approccio è «neuroestetica». Tale<br />

termine è stato originariamente coniato<br />

dal neuroscienziato Semir Zeki, facendo<br />

riferimento allo studio delle basi neurali<br />

della capacità di apprezzare il bello e<br />

l’arte. Zeki ha focalizzato sinora tale<br />

approccio esclusivamente sul rapporto<br />

tra estetica e visione. In ogni esperienza<br />

estetica, secondo Zeki, il cervello, così<br />

come l’artista, deve eliminare ogni<br />

informazione inessenziale dal mondo<br />

visivo per potere rappresentare il<br />

carattere reale di un oggetto. Sarebbe in<br />

virtù di questa capacità che gli artisti,<br />

secondo Zeki, possono essere definiti<br />

come «scienziati naturali», capaci di<br />

evocare nel cervello creativo una<br />

risposta estetica. Nel 1994, il<br />

neuroscienziato britannico ha<br />

pubblicato un libro dal titolo “The<br />

neurology of kinetic art”, scritto in<br />

collaborazione con Matthew Lamb,<br />

dando il via ad una serie di studi<br />

finalizzati alla comprensione delle basi<br />

biologiche dell’esperienza estetica, che<br />

hanno di fatto gettato le basi della<br />

Neuroestetica. Gli studiosi di discipline<br />

umanistiche, da parte loro, hanno<br />

mostrato e, in gran parte, continuano a<br />

mostrare grande diffidenza, valutando<br />

la neuroestetica come un’indebita<br />

ingerenza o, nella migliore delle ipotesi,<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

37


come un approccio dallo scarso o nullo<br />

valore euristico. Credo che questa<br />

reazione sia prematura e<br />

fondamentalmente errata, derivando da<br />

un lato da una scarsa conoscenza delle<br />

potenzialità e dei limiti dell’approccio<br />

neuroscientifico, talvolta unita a una<br />

difesa corporativa dei propri ambiti<br />

disciplinari. D’altro canto, l’eccessivo<br />

neurodeterminismo spesso mostrato<br />

dall’approccio neuroscientifico<br />

all’estetica e all’arte, pronto ad appiattire<br />

e ridurre i concetti di bello o di piacere<br />

estetico esclusivamente alla funzionalità<br />

dei neuroni contenuti in specifiche<br />

regioni cerebrali, non ha aiutato il<br />

dialogo. Tra molti cultori delle scienze<br />

umane purtroppo rimane, come una<br />

sorta di riflesso condizionato, la<br />

tendenza a connettere tutto ciò che ha a<br />

che vedere con la naturalizzazione a una<br />

prospettiva meccanicistica e innatistica.<br />

Le cose non stanno così. L’epigenetica<br />

mostra non solo come l’ambiente sia in<br />

grado di condizionare l’espressione dei<br />

geni, ma anche come questa modificata<br />

espressione genica possa essere<br />

trasmessa alla progenie. Ciò dimostra<br />

come le varie costruzioni sociali siano<br />

comunque riconducibili a prospettive<br />

biologiche di naturalizzazione.<br />

Dovremmo uscire da questa prospettiva<br />

dicotomica e accettare finalmente l’idea<br />

già sostenuta in passato, ad esempio da<br />

Helmuth Plessner, che l’uomo è al<br />

contempo naturalmente artificiale e<br />

artificialmente naturale.<br />

La Neuroestetica viene studiata<br />

soprattutto attraverso le tecniche<br />

di brain imaging, prevalentemente<br />

attraverso la Risonanza Magnetica<br />

Funzionale (fMRI, Functional Magnetic<br />

Resonance Imaging), per comprendere<br />

come il cervello risponde alla bellezza.<br />

Si possono applicare delle sequenze<br />

sensoriali particolari attraverso le<br />

quali è possibile vedere quali aree del<br />

cervello sono particolarmente sotto<br />

sforzo mentre si sottopone il soggetto<br />

ad una stimolazione (si presentano degli<br />

stimoli tattili, visivi e acustici oppure lo<br />

si sottopone a un compito specifico).<br />

Quando la persona esegue questi<br />

compiti il suo cervello utilizza in modo<br />

particolare alcune aree e noi, attraverso<br />

il consumo metabolico che richiede un<br />

aumento di ossigeno, riusciamo a vedere<br />

quali sono queste aree. La risonanza<br />

è una tecnica impiegata di frequente<br />

perché permette di osservare il cervello<br />

e le sue funzioni in vivo; non è invasiva,<br />

tanto è vero che viene utilizzata<br />

abitualmente anche nella clinica. In un<br />

tipico setting sperimentale, il soggetto<br />

viene posizionato sul lettino della<br />

risonanza, gli vengono fatte indossare<br />

delle cuffie per isolarlo dal rumore<br />

della risonanza e per trasmettergli degli<br />

stimoli acustici e gli viene fatto indossare<br />

un visore per inviargli, attraverso dei<br />

cavi in fibra ottica, delle immagini con<br />

tempistiche specifiche. Nella maggior<br />

parte dei casi, il soggetto è dotato di<br />

una pulsantiera che gli permette di<br />

esprimere un giudizio o di svolgere<br />

un compito, quando è all’interno della<br />

risonanza magnetica. Il soggetto, una<br />

volta preparato, viene inserito all’interno<br />

del tubo, dove vi è un campo magnetico.<br />

Prospiciente alla stanza della risonanza<br />

vi è una sala consolle, dove sono attivi<br />

diversi computer; in alcuni di essi viene<br />

38 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


egistrata l’attività cerebrale da altri,<br />

invece, viene inviata la stimolazione (per<br />

esempio, gli stimoli visivi, registrando<br />

contemporaneamente i tempi di invio<br />

degli stimoli). Ciò perché, conoscendo<br />

quando è stato stimolato il cervello,<br />

siamo in grado di allineare l’attività<br />

cerebrale con il tipo di stimolazione<br />

e quindi di isolare quegli effetti che ci<br />

interessano.<br />

Con questa metodologia sperimentale,<br />

il gruppo del prof. Rizzolatti ha condotto<br />

uno studio nel quale si è voluta generare<br />

una genuina esperienza di disgusto in<br />

soggetti, messi in risonanza magnetica,<br />

facendo loro inalare degli odoranti<br />

disgustosi attraverso una mascherina;<br />

successivamente sono state mostrate<br />

loro delle immagini video in cui, tra le<br />

varie cose, vedevano un signore che<br />

dopo aver inalato il contenuto di un<br />

bicchiere, faceva la tipica espressione<br />

del disgusto. In entrambe le situazioni<br />

si attivava la stessa parte dell’insula<br />

anteriore, si attivava per il mio disgusto<br />

e si attivava anche quando vedevo il<br />

disgusto altrui. Questo ha in qualche<br />

modo consolidato l’idea che l’emozione<br />

sia un qualche cosa che avviene come<br />

un motore a due tempi: prima c’è il<br />

sentimento interiore, quello che io<br />

provo che, poi, trova una traduzione<br />

corporea che si esternalizza. Quando<br />

nell’Umanesimo si affermò l’idea della<br />

soggettività, Petrarca fuggiva la folla<br />

perché non voleva che i suoi sentimenti<br />

interiori trasparissero, essendo visto<br />

dagli altri: “… Altro schermo non trovo<br />

che mi scampi, dal manifesto accorger<br />

de le genti, perché negli atti d’alegrezza<br />

spenti, di fuor si legge com’io dentro<br />

avampi …”.<br />

Recentemente,<br />

all’Ospedale Niguarda di<br />

Milano, a pazienti epilettici<br />

in attesa di subire un<br />

intervento chirurgico<br />

finalizzato all’ablazione<br />

della parte malata del<br />

cervello che non è curabile coi farmaci<br />

sono stati impiantati degli elettrodi;<br />

stimolando con questi elettrodi una<br />

particolare regione del cervello si<br />

produce riso e allegrezza e, registrando<br />

dagli stessi elettrodi, questa stessa<br />

regione si attiva anche quando queste<br />

stesse persone vedono qualcuno ridere.<br />

Questa è una<br />

dimostrazione<br />

empirica di quello<br />

che<br />

molti<br />

teoricamente<br />

avevano già intuito.<br />

Max Scheler, filosofo<br />

della corrente della fenomenologia, già<br />

all’inizio del 900 sosteneva che gli stati<br />

affettivi ed emozionali non sono<br />

semplici qualità dell’esperienza<br />

soggettiva, qualcosa che avviene<br />

esclusivamente nella mia interiorità, ma<br />

sono dati nei fenomeni espressivi cioè<br />

sono espressi in gesti e azioni corporee<br />

e in ragione di ciò divengono visibili agli<br />

altri. Nella seconda parte dell’Uomo<br />

senza Qualità di Robert Musil, potete<br />

leggere delle pagine che io trovo di una<br />

modernità straordinaria su che cosa<br />

siano le emozioni. Questo è il motivo<br />

per cui noi riconosciamo genuinamente<br />

l’emozione solo dopo che è stata<br />

plasmata dal mondo, non sappiamo ciò<br />

che proviamo prima che le nostre azioni<br />

abbiano preso una decisione. Questo ci<br />

porta anche a dire che i due aspetti<br />

verosimilmente sono due facce della<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

39


stessa medaglia, le stesse strutture del<br />

cervello che si attivano quando io<br />

esprimo l’emozione sono anche quelle<br />

che si attivano quando io quell’emozione<br />

la provo o la vedo provare a qualcun<br />

altro.<br />

Noi abitiamo in un mondo popolato di<br />

immagini fatte da noi, verosimilmente<br />

dal tempo in cui il pianeta era calcato non<br />

ancora dai Sapiens, ma dai Neanderthal;<br />

per di più, oggi viviamo in un’epoca in<br />

cui siamo bombardati quotidianamente<br />

e massivamente da immagini. C’è chi<br />

parla di feticismo delle immagini e<br />

non è un caso che Freud ha parlato<br />

di scopofilia (da scopeo che significa<br />

guardare), lui parla di Schaulust, quindi<br />

voglia di guardare con curiosità, che lui<br />

ha attribuito a una perversione sessuale<br />

(Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905)<br />

quando questa curiosità morbosa dello<br />

sguardo è prevalentemente concentrata<br />

sul corpo e in particolare su una parte<br />

del corpo, quella genitale. Sempre Freud<br />

ha sostenuto che la nostra curiosità di<br />

guardare altri oggetti, come le opere<br />

d’arte, è una sublimazione di questo<br />

istinto. Non solo e lui ha aggiunto:<br />

fino a un certo punto, il toccare è<br />

indispensabile per il raggiungimento<br />

dello scopo sessuale, la stessa cosa<br />

risulta vera per il vedere. Un’attività il<br />

vedere, in ultima analisi, che è derivata<br />

dal toccare, quindi vedete come già in<br />

Freud è radicata questa idea sinestesica<br />

di una visione tattile, di un occhio<br />

prensile; il linguaggio lo testimonia<br />

quotidianamente quando noi diciamo:<br />

“ho posato il mio sguardo su …”,<br />

attribuiamo all’occhio delle proprietà<br />

che non sono quelle dell’occhio, cioè<br />

di uno strumento ottico ma sono quelle<br />

della mano.<br />

Andiamo ai musei, facciamo la fila<br />

sotto il sole e paghiamo il biglietto<br />

per contemplare, come in questa foto<br />

di un artista tedesco contemporaneo<br />

Thomas Struth, oggetti artistici. La<br />

simulazione in qualche modo si libera<br />

dai freni inibitori e diventa imitazione<br />

di quello che l’immagine ci trasmette;<br />

oggi sempre più spesso nei musei<br />

vediamo scene come questa, qui siamo<br />

al Rijksmuseum di Amsterdam, questa<br />

è la Ronda di Notte e, sperabilmente,<br />

i visitatori si stanno documentando<br />

sull’opera prima, forse, di osservarla.<br />

Immaginate, però, cosa potrebbe capire<br />

un uomo dell’ottocento di un’immagine<br />

come questa in cui l’oggetto della<br />

Schaulust, della voglia, della curiosità<br />

e della bramosia non solo di guardare<br />

ma di catturare l’immagine è realizzata<br />

voltandogli le spalle; perché in realtà<br />

ognuna di queste signore non vuole<br />

un’immagine di Hillary Clinton ma<br />

vuole un’immagine di se stessa assieme<br />

a Hillary Clinton e, perciò, per fare il<br />

selfie le voltano le spalle.<br />

Nel 2007 Vittorio<br />

Gallese e David<br />

Freedberg, storico<br />

dell’arte della<br />

Columbia University, hanno pubblicato<br />

40 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


un saggio che ha dettato l’agenda degli<br />

studi che poi gli autori hanno sviluppato<br />

negli anni successivi (Motion, Emotion<br />

and Empathy in Aesthetic Experience;<br />

Movimento, emozione ed empatia<br />

nell’esperienza estetica). Si tratta di un<br />

discorso che riguarda la ricerca<br />

scientifica relativa al rapporto tra sfera<br />

delle funzioni cerebrali e fruizione<br />

dell’opera d’arte. Gli autori affermano<br />

che la ricerca sui neuroni specchio ha<br />

dimostrato che persino l’osservazione<br />

di immagini statiche di azioni stimola<br />

l’atto di simulazione nel cervello<br />

dell’osservatore. Questa interessante<br />

affermazione sposta la nostra attenzione<br />

verso un’altra questione. Anche di fronte<br />

a un’immagine statica (per esempio una<br />

fotografia o una qualunque opera<br />

d’arte), si innesca il processo di cui ho<br />

appena parlato producendo<br />

nell’osservatore una reazione di tipo<br />

empatico. Come dicono Freedberg e<br />

Gallese riferendosi all’opera di Goya<br />

“Disastri della Guerra” (è il titolo di una<br />

serie di 82 incisioni): “(…) le reazioni<br />

fisiche degli osservatori sembrano<br />

localizzarsi precisamente nelle parti del<br />

corpo minacciate, oppresse, bloccate o<br />

destabilizzate nella raffigurazione.<br />

Inoltre, l’empatia fisica si tramuta<br />

facilmente in sentimento di empatia<br />

emotiva per i modi in cui il corpo viene<br />

danneggiato o mutilato (…)”. Il fruitore<br />

dell’immagine (attraverso i neuroni<br />

specchio e la simulazione incarnata)<br />

quando, per esempio, è posto davanti a<br />

una immagine cruenta avrà una reazione<br />

empatica anche di tipo fisico che<br />

produrrà una reazione emotiva<br />

(emozione, dal latino emovēre, cioè<br />

portar fuori, smuovere). Alla luce delle<br />

ricerche di questi ultimi anni, le<br />

conseguenze percettive nell’ambito<br />

della fruizione delle opere d’arte e delle<br />

immagini sarebbero racchiuse tutte in<br />

questo sistema del cervello e<br />

causerebbero esiti sostanzialmente di<br />

tipo empatico ed emotivo (cioè<br />

dall’interiore all’esteriore). In tal senso,<br />

la percezione dell’immagine sarebbe<br />

legata a un meccanismo che potremmo<br />

considerare pre-linguistico, preculturale<br />

e, di fatto, totalmente<br />

automatico. La nostra esperienza<br />

estetica sarebbe il risultato di un preciso<br />

dispositivo fisiologico e biologico<br />

autonomo e, in parte, involontario.<br />

Sebbene ovviamente modulati socioculturalmente<br />

questi meccanismi sono<br />

universali. Un elemento cruciale della<br />

nostra esperienza estetica, pertanto, è<br />

l’attivazione di meccanismi embodied<br />

(incarnati) che comprendono la<br />

simulazione dei gesti, delle emozioni,<br />

delle sensazioni somatiche trasmesse<br />

dall’immagine e che costituiscono il<br />

contenuto dell’immagine.<br />

Un altro aspetto<br />

interessante e relativo alle<br />

immagini è stato osservato<br />

da von Hildebrand alla fine<br />

dell’ottocento. Tale<br />

aspetto, più legato allo<br />

stile dell’immagine e alla<br />

sua qualità artistica ossia<br />

all’inconsapevole simulazione nel<br />

fruitore, rappresenta la risonanza<br />

nell’osservatore del gesto artistico<br />

impiegato per realizzare l’opera d’arte.<br />

Uno studio, sempre di risonanza<br />

magnetica, ha dimostrato che la<br />

simulazione del movimento io la ottengo<br />

non solo quando mi fate vedere il filmato<br />

di una mano che afferra una bottiglia,<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

41


ma anche quando io vedo una fotografia<br />

che staticamente mi mostra la<br />

conseguenza finale<br />

dell’azione. In un<br />

altro lavoro di Mado<br />

Proverbio di Bicocca<br />

a Milano, è stato<br />

dimostrato che<br />

quanto più dinamica<br />

è l’immagine statica che descrive<br />

l’azione, maggiore è l’attivazione nel<br />

cervello motorio dell’osservatore; più<br />

dinamica è l’azione ripresa in<br />

un’immagine statica, più forte è la<br />

sollecitazione della simulazione motoria<br />

in chi la guarda.<br />

Gallese e Freedberg hanno<br />

ipotizzato che, anche<br />

quando l’opera d’arte non<br />

ha alcun contenuto<br />

direttamente<br />

e<br />

analogicamente<br />

mappabile in termini di<br />

azioni, emozioni o sensazioni, in quanto<br />

priva di un riconoscibile contenuto<br />

formale (pensiamo a un’opera di Lucio<br />

Fontana o di Jackson Pollock), i gesti<br />

dell’artista nella produzione dell’opera<br />

d’arte inducono il coinvolgimento<br />

empatico dell’osservatore, attivando in<br />

modalità di simulazione il programma<br />

motorio che corrisponde al gesto<br />

evocato nel tratto o segno artistico. I<br />

segni sul dipinto o sulla scultura sono le<br />

tracce visibili, le conseguenze degli atti<br />

motori attuati dall’artista nella creazione<br />

dell’opera. Ed è in virtù di questo motivo<br />

che essi sono in grado di attivare le<br />

relative rappresentazioni motorie nel<br />

cervello dell’osservatore. Come ho<br />

affermato<br />

precedentemente,<br />

l’esperienza estetica è una forma<br />

mediata di intersoggettività. Il gruppo<br />

di Gallese ha condotto un interessante<br />

studio utilizzando il famoso servizio di<br />

Ugo Mulas che riprende<br />

Lucio Fontana nel<br />

suo atelier. Viene<br />

pertanto studiato il<br />

gesto e la<br />

conseguenza del<br />

gesto, ossia il<br />

concetto spaziale<br />

di uno dei suoi famosi tagli. Sono state<br />

mostrate le immagini delle opere di<br />

Fontana alternate a immagini in cui<br />

sono state ridotte le componenti<br />

dinamiche, sostituendo il taglio con<br />

una linea della stessa lunghezza e<br />

spessore, ma cancellando l’ombra che<br />

dà il senso della profondità. La<br />

registrazione dell’attività motoria del<br />

cervello dei partecipanti<br />

all’esperimento è stata effettuata con<br />

un elettroencefalografo ad alta densità<br />

a 128 canali. Solo quando erano visti i<br />

tagli di Fontana ma non quando erano<br />

mostrati gli stimoli<br />

di controllo, si<br />

attivava la parte<br />

motoria del loro<br />

cervello. Questo è<br />

stato visto in tutti i<br />

soggetti, sia in<br />

coloro che è<br />

risultato conoscessero Lucio Fontana e<br />

sapessero che quelle erano opere<br />

d’arte, sia in coloro che non lo avevano<br />

mai sentito nominare e che, spesso,<br />

prendevano lo stimolo di controllo per<br />

l’opera d’arte originale e l’opera d’arte<br />

originale per lo stimolo di controllo.<br />

Quindi un meccanismo di risonanza e<br />

di simulazione motoria è stato<br />

riscontrato in tutti al netto di quanto<br />

più o meno sapessero sulla qualità<br />

42 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


artistica delle immagini.<br />

Gli stessi ricercatori hanno replicato i<br />

medesimi risultati utilizzando i lavori di<br />

un esponente dell’espressionismo<br />

astratto, Franz Kline; in queste opere la<br />

dinamicità è data dalla matericità della<br />

pennellata, dalla colatura del colore, dal<br />

dripping, dalla traccia lasciata dal<br />

pennello. I lavori di Kline venivano<br />

mostrati alternati a stimoli di controllo<br />

in cui erano state<br />

rimosse tutte queste<br />

c a t e g o r i e<br />

d i n a m i c h e ,<br />

mantenendo però la<br />

complessità<br />

gestaltica dello<br />

stimolo. Anche qui è stata rilevata la<br />

simulazione del gesto, ovviamente<br />

questo non è tutto in quanto quello che<br />

c’è nell’esperienza che noi proviamo di<br />

fronte a queste opere è un elemento<br />

comune che non possiamo fare finta che<br />

non esista se vogliamo parlare in modo<br />

olistico di che cos’è un’esperienza<br />

estetica di fronte a un’immagine.<br />

Concludo presentando uno studio,<br />

sempre del gruppo di Gallese, dove<br />

è stato messo a fattore, questa volta,<br />

l’espressione del volto che esprime<br />

dolore; sono state selezionate sei<br />

opere tra Rinascimento e Barocco<br />

che esprimevano dolore alternate, in<br />

sequenza casuale, con volti invece con<br />

un’espressione neutra. Ovviamente<br />

le vere opere d’arte non sono queste<br />

ma sono semplicemente il volto<br />

scontornato; quindi io non pretendo<br />

di sostenere che questi esperimenti<br />

spieghino completamente perché ci<br />

piace Caravaggio, in quanto il Caravaggio<br />

è l’opera intera. Come ho affermato<br />

precedentemente sembra letteralmente<br />

che guardiamo dal buco della serratura,<br />

qui noi ci concentriamo su un aspetto<br />

particolare dell’opera: il volto, la parte<br />

che comunica un’emozione, il dolore.<br />

Sono tutti volti di martiri alternati a un<br />

volto che non mostra alcuna emozione.<br />

Si è arrivati a questi 12 stimoli partendo<br />

da 100, fatti vedere a un campione<br />

numerosissimo di persone e sono stati<br />

scelti quelli che tutti riconoscevano o<br />

come esprimenti dolore o come non<br />

esprimere alcuna emozione: quindi<br />

dolore verso uno stimolo neutro.<br />

Mi interessa fare un passo in più rispetto<br />

a quello di cui vi ho parlato fino ad ora;<br />

fin qui ho descritto un meccanismo<br />

automatico probabilmente modulato<br />

da molti fattori culturali della mia<br />

storia personale che si attiva quando<br />

io mi metto di fronte a un’immagine,<br />

nel caso specifico che si attiva quando<br />

quell’immagine è un’immagine appesa<br />

alle pareti di un museo. Mi sono fatto<br />

un’altra domanda, quando dopo avere<br />

visto ed enfatizzato con quell’immagine<br />

qualcuno mi chiede di dare un’esplicita<br />

valutazione estetica; per esempio,<br />

la domanda può essere: quanto<br />

artisticamente bella mi sembra questa<br />

immagine e devo dare una valutazione<br />

su una scala da 0 a 10.<br />

Nel momento in cui io esprimo un<br />

giudizio estetico, secondo molti a<br />

partire da Kant, io devo in qualche modo<br />

silenziare tutti questi meccanismi di<br />

coinvolgimento emotivo ed empatico;<br />

questo perché non ho più a che<br />

vedere con quello che quell’immagine<br />

smuove nel mio corpo ma devo dare<br />

esclusivamente un giudizio estetico.<br />

Pertanto, per fare questo mi devo astrarre<br />

dalla dimensione corporea, utilizzando<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

43


uno strumento molto più freddo da<br />

un punto di vista cognitivo e molto<br />

più astratto. Quando io do un giudizio<br />

astratto in termini di bellezza artistica<br />

di quell’immagine, questi meccanismi<br />

corporei giocano un ruolo oppure no?<br />

Per verificarlo, i ricercatori del gruppo<br />

di Vittorio Gallese hanno presentato<br />

queste immagini in modo alternato e i<br />

soggetti le vedevano in due condizioni<br />

sperimentali diverse: in un blocco le<br />

vedevano tenendo i muscoli del volto<br />

rilassati e in un altro blocco contraendo<br />

attivamente il muscolo corrugatore,<br />

quindi assumendo una postura facciale<br />

simile a quella raffigurata nel volto che<br />

esprime dolore. I risultati ottenuti hanno<br />

mostrato che la valutazione estetica dei<br />

volti osservati era significativamente<br />

più alta quando veniva data mentre i<br />

soggetti contraevano attivamente il<br />

muscolo corrugatore, ma questo valeva<br />

solo per i volti che esprimevano dolore<br />

e non per i volti neutri. Quando, invece,<br />

i soggetti hanno dato un giudizio<br />

estetico a volto rilassato, vedevano<br />

ugualmente artisticamente belli i volti<br />

che esprimevano dolore e i volti che<br />

non esprimevano alcuna emozione.<br />

Ovviamente sarebbe eccessivo sostenere<br />

che Kant ha sbagliato, ma questi dati<br />

suggeriscono che il giudizio estetico non<br />

è così distaccato come sembra, anche se<br />

dobbiamo contestualizzare il risultato a<br />

questa particolare categoria di stimoli.<br />

L’esperienza estetica è avvenuta in<br />

un laboratorio e non in un museo,<br />

soprattutto non è stata mostrata l’opera<br />

per intero ma solo il volto; fatte tutte<br />

queste debite precisazioni, il dato a me<br />

sembra però molto interessante. Ci dice<br />

come, anche quando siamo chiamati a<br />

deliberare un giudizio estetico esplicito,<br />

quel gioco della libera immaginazione<br />

di cui peraltro Kant parla nella Critica<br />

non è assente; dal momento che<br />

l’immaginazione è uno dei prodotti<br />

dell’attività di simulazione, queste<br />

due dimensioni della mia esperienza<br />

di fronte all’opera d’arte non sono<br />

così separate come la gran parte delle<br />

persone ancora oggi ritiene. Riprodurre<br />

l’espressione di dolore raffigurato<br />

nel volto dipinto osservato influenza<br />

in modo significativo la valutazione<br />

estetica esplicita dello stesso volto;<br />

in più è stata trovata una correlazione<br />

altrettanto interessante con l’ampiezza<br />

di questa correlazione. Le persone che<br />

davano un giudizio estetico più alto ai<br />

volti che esprimevano dolore quando<br />

contraevano i muscoli, erano quelle<br />

che avevano una maggiore familiarità<br />

con l’arte e avevano i tratti empatici<br />

maggiori. Qui lascio alla vostra fantasia di<br />

determinare se vedere l’arte e andare ai<br />

musei ci rende più empatici o se, quando<br />

siamo più empatici, siamo più portati<br />

ad avere una maggiore frequentazione<br />

dei musei. Quasi mai nella scienza è<br />

possibile stabilire un rapporto di causa<br />

effetto, ci riteniamo estremamente<br />

fortunati quando riusciamo stabilire<br />

una correlazione significativa come in<br />

questo caso.<br />

Conclusioni<br />

Spero di aver spiegato in modo<br />

comprensibile, ma la complessità del<br />

tema delle immagini, dell’estetica, dei<br />

sentimenti suscitati dalle immagini e<br />

del potere delle immagini richiede un<br />

approccio assai complesso certamente<br />

non riducibile a una semplicistica<br />

traduzione neuronale dei concetti in<br />

gioco; l’opera d’arte media la risonanza<br />

44 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


motoria ed affettiva che scaturisce<br />

tra l’artista e il fruitore, ne diventa<br />

il mediatore privilegiato. Gli aspetti<br />

sensorimotori dell’elaborazione<br />

dello stimolo artistico da parte<br />

dell’osservatore rappresentano il<br />

livello più diretto ed automatico di<br />

processazione che consente al fruitore<br />

di sentire l’opera in modo corporeo ed<br />

incarnato; ovviamente stiamo parlando<br />

di una delle molteplici dimensioni che<br />

raccogliamo sotto questa etichetta<br />

linguistica di esperienza estetica.<br />

Quello di cui ho scritto in questo articolo<br />

è solo un aspetto ovviamente ma è un<br />

aspetto ineludibile; il coinvolgimento<br />

sensorimotorio e affettivo<br />

dell’osservatore sembra influenzare<br />

anche il giudizio estetico esplicito.<br />

Pertanto la simulazione incarnata, in<br />

quanto modello della percezione e<br />

della immaginazione, genera secondo<br />

me questa caratteristica qualità del<br />

vedere “come se” che gioca un ruolo<br />

importante nella nostra esperienza<br />

estetica dell’immagine, in particolare<br />

delle immagini che oggi cataloghiamo<br />

come opere d’arte. Come tale è un<br />

importante ingrediente della nostra<br />

facoltà di apprezzare le immagini.<br />

Spero, inoltre, di avervi convinto<br />

dell’importanza di un altro punto: se<br />

a tutti gli angoli prospettici da cui<br />

affrontiamo il problema di cos’è l’arte,<br />

di cosa sono le immagini artistiche, del<br />

perché le guardiamo e del perché ci<br />

piacciono aggiungiamo anche l’angolo<br />

prospettico, il punto di vista, il buco<br />

della serratura del guardare queste<br />

tematiche dalla prospettiva del cervello,<br />

ciò ci può aiutare a riscoprire il ruolo<br />

del corpo in quella forma immediata<br />

di intersoggettività che è l’espressione<br />

creativa artistica.<br />

Al di là della specificità delle differenti<br />

forme estetiche, tuttavia, penso che la<br />

fruizione di tutte le forme di finzione<br />

condividano aspetti comuni che<br />

possono essere utilmente indagati<br />

facendo domande direttamente al<br />

sistema cervello-corpo. Il sentimento<br />

di coinvolgimento corporeo suscitato<br />

da dipinti, da sculture, da forme<br />

architettoniche, dalle finzioni narrative<br />

letterarie, dalle arti cinematiche o,<br />

anche, dalla frequentazione di mondi<br />

virtuali incrementa le nostre risposte<br />

emozionali a quei stessi media. Una<br />

forma di conoscenza emotiva costituisce<br />

un ingrediente fondamentale della<br />

nostra esperienza estetica. La teoria<br />

della Simulazione Incarnata mira<br />

appunto a cogliere questi aspetti ed<br />

è rilevante per definire l’esperienza<br />

estetica almeno in due modi:<br />

• Il primo, grazie ai sentimenti<br />

corporei suscitati dalle opere<br />

d’arte con cui ci relazioniamo<br />

per mezzo dei meccanismi<br />

di rispecchiamento che esse<br />

evocano. In questo modo la<br />

simulazione incarnata genera quel<br />

particolare vedere “come-se” che<br />

svolge un ruolo fondamentale<br />

nell’esperienza estetica.<br />

• Il secondo, in virtù delle memorie<br />

incarnate e delle associazioni<br />

immaginative che le opere d’arte<br />

risvegliano in chi le contempla.<br />

Vi è poi un ulteriore aspetto che<br />

caratterizza la simulazione incarnata<br />

quando è attivata dalla nostra<br />

immersione con il mondo di finzione<br />

dell’arte, rispetto a quando è suscitata da<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

45


situazioni della vita quotidiana. Mentre,<br />

infatti, contempliamo un’opera d’arte<br />

o ci immergiamo in un mondo virtuale<br />

sospendiamo temporaneamente il<br />

nostro rapporto col mondo, liberando<br />

energie che, paradossalmente,<br />

possono essere vissute in modo più<br />

vivido rispetto alla più prosaica realtà<br />

quotidiana. Secondo questa prospettiva,<br />

l’esperienza estetica delle opere d’arte e<br />

l’esperienza dei mondi virtuali possono<br />

essere interpretate non solo o non tanto<br />

nei termini originalmente proposti da<br />

Coleridge di una cognitiva sospensione<br />

d’incredulità, ma come forma di<br />

“simulazione incarnata liberata”.<br />

Nel guardare un quadro, nel leggere<br />

un romanzo, nell’assistere ad uno<br />

spettacolo teatrale o a un film, oppure<br />

nell’immergerci un mondo virtuale la<br />

simulazione incarnata è sgravata dal<br />

fardello di modellare la nostra attuale<br />

presenza nel mondo “reale”. Guardiamo<br />

alle forme di espressione simbolicoartistiche<br />

da una distanza di sicurezza<br />

in virtù della quale la nostra apertura al<br />

mondo ne risulta amplificata. Quando<br />

dirigiamo la nostra attenzione al mondo<br />

dell’arte o ai mondi virtuali possiamo<br />

impiegare totalmente le nostre risorse<br />

simulative, disinnescando le nostre<br />

difese. Il nostro piacere per l’arte è,<br />

quindi, verosimilmente anche guidato<br />

dal senso di sicura intimità esperito<br />

durante la relazione empatica col mondo<br />

dell’arte.<br />

Creatività, esperienza estetica<br />

ed esperienza virtuale possono<br />

rappresentare il momento di<br />

sospensione, lo scarto tra attualità e<br />

potenzialità che innesca la possibilità<br />

di divenire ciò che si è e consente di<br />

concepire il mondo come un’infinita<br />

serie di possibilità che rinviano ad<br />

altre possibilità. Vedere l’invisibile,<br />

caratteristica che accomuna arte e<br />

scienza, significa riempire un vuoto,<br />

tendere a ciò che non è ma può essere,<br />

ciò che, in una parola, è desiderio.<br />

Questo suggerisce, come per altre vie ha<br />

intuito anche Girard, che l’arte affonda<br />

le proprie radici nella ritualità legata<br />

al senso del sacro, nell’insopprimibile<br />

tendenza umana a riempire quel<br />

vuoto che al contempo ci atterrisce e<br />

costituisce lo sfondo e l’obiettivo dei<br />

nostri slanci e delle nostre proiezioni.<br />

Attraverso lo scarto tra attualità e<br />

potenzialità prodotto dalla creazione<br />

artistica, sia quando si fa cosmogonica,<br />

producendo nuovi mondi riassortendo<br />

gli elementi che caratterizzano il<br />

«visibile», sia quando, grazie alla<br />

finzione narrativa o alla fruizione di<br />

mondi virtuali, crea degli apparenti<br />

doppioni del reale, l’uomo è costretto<br />

a sospendere la sua presa sul mondo,<br />

liberando energie fino a quel momento<br />

indisponibili, mettendole al servizio di<br />

una nuova ontologia che finalmente,<br />

forse, può rivelargli chi è. Più che una<br />

sospensione di incredulità, l’esperienza<br />

estetica suscitata dalla produzione<br />

artistica può essere letta come una<br />

«simulazione liberata». Perché un<br />

film, un romanzo o il mondo virtuale ci<br />

emozionano potenzialmente più di una<br />

scena della vita reale di cui possiamo<br />

analogamente essere spettatori?<br />

Forse anche perché nella «finzione»<br />

artistica e virtuale la nostra inerenza<br />

all’azione narrata è totalmente libera da<br />

coinvolgimenti personali diretti. Siamo<br />

liberi di amare, odiare, provare terrore,<br />

facendolo da una distanza di sicurezza.<br />

Questa distanza di sicurezza che rende<br />

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la mimesi «catartica» può mettere in<br />

gioco in modo più totalizzante la nostra<br />

naturale apertura al mondo. Un ulteriore<br />

fattore di amplificazione di questa<br />

simulazione liberata è costituito in certe<br />

forme di espressione artistica, come il<br />

teatro, la danza, la musica, il cinema e<br />

i mondi virtuali, dalla condivisione con<br />

altri individui che come noi si liberano<br />

dagli obblighi di vigilare sull’intrusività<br />

potenzialmente esiziale del mondo<br />

esterno, abbandonandosi totalmente a<br />

una piena e incondizionata esperienza<br />

di aisthesis. Fruire dell’arte, in fondo,<br />

significa liberarsi del mondo per<br />

ritrovarlo più pienamente.<br />

Grazie all’espressione della creatività<br />

artistica, l’essere umano acquisisce la<br />

capacità di plasmare oggetti materiali<br />

conferendo loro un significato che non<br />

avrebbero in natura di per sé. Questo<br />

significato è il frutto dell’azione con<br />

cui l’artista stende colori su una tela<br />

o trasforma un blocco di marmo in un<br />

«David» o nel «Ratto di Proserpina».<br />

Oggi le neuroscienze hanno la<br />

potenzialità di illuminare, seppure da<br />

un diverso angolo prospettico, la natura<br />

estetica della condizione umana e la sua<br />

naturale propensione creatrice, prima<br />

ancora di affrontare il tema specifico<br />

dell’arte e divenire neuroestetica.<br />

Abbiamo così la possibilità di arricchire la<br />

nostra nozione della creatività artistica<br />

e della sua fruizione, moltiplicandone i<br />

livelli di descrizione, cercando di capire<br />

come gli oggetti artistici, più che essere<br />

un dono degli dei, sono effettivamente<br />

l’espressione paradigmatica della<br />

nostra natura umana.<br />

Da un certo punto di vista, l’arte è<br />

superiore alla scienza. Con strumenti<br />

meno onerosi da un punto di vista<br />

economico e con una capacità di sintesi<br />

probabilmente inarrivabile da parte<br />

della scienza, le intuizioni artistiche ci<br />

fanno comprendere molto della natura<br />

umana, spesso molto di più rispetto<br />

all’orientamento oggettivante tipico<br />

dell’approccio scientifico. Essere umani<br />

significa divenire capaci di interrogarsi<br />

su chi siamo. Da sempre la creatività<br />

artistica ha espresso nella forma più<br />

elevata questa capacità. Taluni temono<br />

che affrontare queste tematiche con<br />

l’armamentario prosaico della scienza<br />

possa in qualche modo sminuire, se<br />

non addirittura distruggere la magia<br />

che ci invade quando contempliamo<br />

un’opera d’arte. Se condividessi questa<br />

preoccupazione dedicherei il mio<br />

tempo ad altro. Al contrario, è proprio<br />

il convincimento che la prospettiva<br />

neuroscientifica consenta un’ulteriore<br />

valorizzazione della<br />

dimensione distintiva e straordinaria<br />

dell’arte e dell’esperienza estetica che<br />

mi convince che ci stiamo muovendo in<br />

una direzione potenzialmente gravida<br />

di risultati interessanti per chiunque<br />

sia interessato a meglio comprendere<br />

chi siamo. Concludo con una citazione<br />

di Georg Christoph Lichtenberg che<br />

scriveva queste parole che a me<br />

suonano ogni giorno sempre più<br />

profetiche, attuali e familiari: “il nostro<br />

corpo sta a metà tra la nostra anima e il<br />

mondo esterno rispecchiando gli effetti<br />

di entrambi”.<br />

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HAZELNUT<br />

KINGDOM<br />

Una location di nuovissima apertura, dallo stile<br />

mediterraneo. Elegante ritrovo con moltissime<br />

occasioni di socializzazione.<br />

Scritto da OEMA.<br />

Immagini di JARLA CAPALINI.<br />

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’S<br />

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HAZELNUT’S<br />

KINGDOM<br />

Hazelnut’s Kingdom non é ancora in Second Life Destinations<br />

dal momento che vi sono alcune parti che devono essere<br />

ultimate. Tuttavia è un incanto già così.<br />

Si tratta di una<br />

destinazione<br />

articolata, realizzata<br />

con cura e meticolosità<br />

da un professionista<br />

indiscusso nel settore<br />

“landscaping”: Andy<br />

Warhol.<br />

Come spesso accade, vedendo le<br />

splendide fotografie che i viaggiatori<br />

virtuali di Second Life pubblicano su<br />

Flickr, mi sono imbattuta in una in<br />

particolare che ha catturato la mia<br />

attenzione.<br />

Si trattava di uno splendido paesaggio<br />

mediterraneo arroccato su una altura.<br />

Da italiana sono naturalmente attratta<br />

da questo tipo di vegetazione e stile<br />

architettonico, quindi non ho perso<br />

l’occasione per visitare la destinazione<br />

in questione.<br />

Uno splendido paesaggio mediterraneo arrocato<br />

su una altura che offre molteplici occasioni di<br />

intrattenimento e divertimento.<br />

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Si può visitare<br />

a piedi, il<br />

volo non è<br />

consentito.<br />

Hazelnut’s Kingdom<br />

occupa 3 regioni, di<br />

cui una navigabile di<br />

acqua. Si tratta di una<br />

destinazione articolata,<br />

realizzata con cura<br />

e meticolosità da un<br />

professionista indiscusso<br />

nel settore “landscaping”:<br />

andy Warhlol (terry.<br />

fotherington). Chi non<br />

conosce Frogmore, ad<br />

esempio? andy Warhlol<br />

ha una grande esperienza<br />

nella realizzazione<br />

di destinazioni che<br />

sono diventate poi un<br />

importante punto di<br />

riferimento nello scenario<br />

delle regioni fotografiche<br />

più belle in Second Life.<br />

La particolarità di<br />

Hazelnut’s Kingdom<br />

è che, oltre a essere<br />

una destinazione<br />

incantevole, offre anche<br />

diverse occasioni di<br />

intrattenimento per tutti<br />

coloro che amano questo<br />

tipo di paesaggio.<br />

Va precisato che il<br />

creatore di Hazelnut’s<br />

non è anche il<br />

proprietario. Infatti,<br />

si tratta di un lavoro<br />

fatto su commissione<br />

di Noubeil (noubeil.<br />

alpha). La gestione<br />

della destinazione è,<br />

quindi, di competenza di<br />

quest’ultimo a cui occorre<br />

fare riferimento in caso di<br />

necessità.<br />

Hazelnut’s Kingdom ha<br />

un suo gruppo inworld, la<br />

cui adesione costa 1000<br />

L$. In descrizione del<br />

gruppo possiamo trovare<br />

preziose informazioni<br />

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Consiglio di accettare le impostazioni di luce della<br />

regione per una esperienza ottimale.<br />

In diversi punti della regioni possiamo<br />

trovare cartelli che ci indicano le principali<br />

attrazioni.<br />

sullo scopo della destinazione e<br />

le attività proposte:<br />

“Welcome to Hazelnut’s Kingdom!<br />

a place of pleasure and nature.<br />

That’s why we thank you for your<br />

trust and we will do everything to<br />

satisfy your stay.<br />

Hazelnut’s Kingdom is an area<br />

located on the Noubeillane estate,<br />

which means in Occitan “the<br />

house of hazelnuts”. Occitan is still<br />

spoken in the south of France and<br />

our domain is inspired by the spirit<br />

of a mountainous region in the<br />

Ariegean Pyrenees.”<br />

L’aspetto che mi affascina<br />

maggiormente è che non si<br />

tratta di una destinazione<br />

pianeggiante: apprezzo molto i<br />

dislivelli, le montagne alternate<br />

a zone pianeggianti che rendono<br />

il paesaggio vario e più credibile.<br />

Inoltre il modo in cui gli oggetti<br />

decorativi sono stati posizionati<br />

denota comprensione delle<br />

regole di buon senso che<br />

permettono di conferire realismo<br />

a una destinazione.<br />

Il volo non è consentito, il che<br />

potrebbe essere un bene perché<br />

induce il visitatore a esplorare a<br />

piedi esattamente come farebbe<br />

nella realtà. Inoltre alcune case<br />

sono affittate, quindi il volo<br />

limitato trova la sua ragion<br />

d’essere anche nell’esigenza di<br />

non disturbare gli affittuari.<br />

Parlando con il proprietario, ho<br />

appreso che alcune zone devono<br />

ancora essere create, quindi<br />

avremo modo di apprezzare<br />

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anche nuovi angoli paesaggistici<br />

nei prossimi mesi.<br />

Hazelnut’s Kingdom non si<br />

trova (ancora) in Second Life<br />

Destinations, quindi è uno scoop<br />

che riserviamo ai nostri lettori.<br />

Riferimenti<br />

Teleport<br />

Flickr Group<br />

Inworld Group<br />

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MEDITERRANEO-OC<br />

TELEPORT<br />

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SLICE OF H<br />

Un’ incantevole destinazione invernale<br />

che si rinnoverà a breve nella sua versione<br />

primaverile.<br />

IN S<br />

Scritto da SERENA DOMENICI.<br />

Immagini di JARLA CAPALINI.<br />

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EAVEN<br />

ECOND LIFE<br />

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La creatrice è Luane (luane.meo) che ha dato vita a<br />

un’ambientazione invernale affascinante e curata nello<br />

stile naturalistico.<br />

SLICE OF HEAVEN<br />

IN SECOND LIFE<br />

Winter<br />

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LA STAGIONALITA’<br />

SLICE OF HEAVEN chiuderà in pochi giorni. Consigliamo al<br />

lettore di affrettarsi e godere ancora per un po’ del clima invernale<br />

che Luane ha voluto regalarci. Lo stile invernale verrà presto<br />

sostituito da quello primaverile.<br />

Luane Meo regala ai visitatori ormai da<br />

anni splendide località perfette per la<br />

fotografia e l’intrattenimento in genere.<br />

L’aspetto di Second<br />

Life che ho sempre<br />

trovato meraviglioso<br />

è la possibilità di<br />

viaggiare e di visitare<br />

luoghi mutuati<br />

dal mondo reale e<br />

virtualmente riprodotti<br />

in piccoli capolavori,<br />

capaci di coniugare<br />

magistralmente<br />

il concreto con<br />

l’immaginario: una<br />

stupefacente forma<br />

d’arte - questa - che<br />

meriterebbe di essere<br />

conosciuta da una<br />

platea più vasta dei<br />

fruitori del virtuale.<br />

Mancavo da tre anni<br />

da Second Life e devo<br />

dire che ho trovato<br />

intatta questa bellezza,<br />

questa costante<br />

ricerca di perfezione<br />

da parte di gente<br />

che dedica il proprio<br />

tempo per creare degli<br />

spazi davvero molto<br />

suggestivi.<br />

Il mio interesse verterà<br />

su questo aspetto che<br />

da questo punto di<br />

vista non smetterà<br />

mai di stupirmi<br />

piacevolmente, e<br />

parlerò solo di ciò che<br />

riuscirà a catturare<br />

la mia curiosità<br />

suscitandomi emozioni<br />

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e appagando il mio senso<br />

estetico; sarà proprio<br />

questo che mi piacerà<br />

condividere con voi<br />

lettori.<br />

Il mio viaggio è<br />

cominciato in questa<br />

località da film: Slice of<br />

Heaven.<br />

Ci sono capitata per caso,<br />

ammesso possa esistere il<br />

caso, e ammesso che abbia<br />

senso parlare di caso in<br />

Second Life, dove tutto<br />

è random ma allo stesso<br />

tempo tutto è pilotato da<br />

un feroce determinismo.<br />

Mi sono ritrovata in<br />

un bianco paesaggio<br />

invernale, con tanta<br />

neve che cadeva<br />

copiosa e un piacevole<br />

sottofondo musicale che<br />

ne faceva da cornice.<br />

Non immaginatevi un<br />

posto carico di oggetti,<br />

e così via: era un luogo<br />

apparentemente scarno,<br />

solitario, ammantato<br />

di mistero, a suo modo<br />

desolato, e forse era<br />

proprio questo a renderlo<br />

particolare.<br />

Un lungo tragitto<br />

costeggiato da alberi<br />

carichi di neve, per<br />

via della stagione,<br />

case, ma anche negozi,<br />

ristori e in cima ad<br />

una collinetta una<br />

piccola Chiesa<br />

dove raccogliersi in<br />

preghiera o, cercare<br />

un po’ di pace…<br />

Anche un belvedere<br />

ghiacciato dove poter<br />

pattinare ammirando<br />

il paesaggio illuminato<br />

da tante piccole lucine<br />

che creavano una calda<br />

atmosfera, nonostante<br />

lo scenario fosse<br />

imbiancato dalla neve.<br />

Tutto qui?<br />

No, perché più che<br />

un luogo questo è un<br />

sentire, un luogo dove<br />

possono incrociarsi<br />

destini o solitudini.<br />

Il percorso che<br />

conduce alle casette,<br />

può essere vissuto<br />

come un luogo di vita<br />

o di “morte”: quante<br />

trame vi si potrebbero<br />

scrivere, quante storie<br />

narrare, come fa lo<br />

scrittore su un foglio<br />

bianco come la neve!<br />

Amori appaganti,<br />

amori mai sbocciati,<br />

amori finiti, amanti<br />

che si incontrano<br />

di nascosto, parole<br />

dette, sussurrate o<br />

solo immaginate, sogni,<br />

silenzi, suoni ovattati come<br />

la neve che scende muta<br />

sul villaggio e sui cuori...<br />

Ma potrebbe anche essere<br />

il luogo di una famiglia che<br />

ama condividere il proprio<br />

spazio con gli amici.<br />

Ed anch’io, trasportata<br />

dal vento della fantasia,<br />

mi sono ritrovata ad<br />

immaginarmi in una<br />

dimensione onirica,<br />

“vedendomi” raggiunta in<br />

quel luogo solitario da un<br />

mio antico amante, venuto<br />

a riscaldarmi le mani e il<br />

cuore. Ed a sussurrarmi<br />

che il tempo - almeno qui<br />

- si può anche fermare,<br />

riavvolgendo il film della<br />

vita per recuperare gli<br />

attimi perduti, sublimandoli<br />

in un presente immutabile<br />

ed eterno come<br />

l’inverno tutto intorno,<br />

perennemente in attesa<br />

di essere sconfitto dalla<br />

fiamma dell’amore.<br />

La proprietaria nonché<br />

creatrice di questo<br />

meraviglioso luogo è:<br />

LuaneMeo<br />

Riferimenti<br />

Teleportati a Slice of<br />

Heaven<br />

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LADMILLA MEDIER<br />

Ladmilla Medier,<br />

Responsabile del Settore<br />

ARTE<br />

“L’Arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende<br />

visibile ciò che non sempre lo è.”<br />

(Paul Klee)<br />

Non ritengo che esista una definizione assoluta di<br />

Arte ma questa breve, famosa citazione, rappresenta il<br />

percorso che proporrò in questa sezione dedicata<br />

all’ Arte: insieme conosceremo gli artisti attivi in Second<br />

Life e le loro opere, scopriremo lo studio, l’elaborazione<br />

concettuale e la tecnica artistica che hanno dato origine<br />

alle creazioni; ognuno di noi potrà ascoltare le storie<br />

che sussurrano, risvegliare ricordi sopiti e dare la propria<br />

personale interpretazione, trovare l’essenza che va oltre<br />

il visibile.<br />

Sono certa che sarà un cammino affascinante!<br />

Ladmilla<br />

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CHERRY M<br />

Artista molto conosciuta i cui lavori si<br />

caratterizzano per un forte impatto visivo ed<br />

emotivo.<br />

A<br />

Scritto da LADMILLA MEDIER<br />

Immagini di LADMILLA MEDIER<br />

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ANGA<br />

RTISTA<br />

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CHERRY MANGA<br />

SENSIBILITA’, TORMENTO, OSCURI<br />

PERFEZIONISMO<br />

“Ho una v<br />

un po’ s<br />

Cherry Manga è un’artista<br />

ben nota che opera in<br />

Second Life da lungo<br />

tempo. Ha sempre creato<br />

e ancora crea straordinarie<br />

installazioni che hanno<br />

un forte impatto visivo<br />

e hanno il potere di<br />

colpire emotivamente<br />

l’osservatore.<br />

L’amore per la natura e<br />

per la cultura giapponese<br />

hanno determinato la<br />

scelta del suo grazioso<br />

nome virtuale:<br />

Quando mi iscrissi a Second<br />

Life era la stagione delle<br />

ciliegie, dato che io amo<br />

questi frutti e ne stavo<br />

mangiando mentre mi<br />

registravo, scelsi il<br />

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TA’ E<br />

ita semplice, sono una persona<br />

elvaggia che ama più la natura<br />

che il genere umano”<br />

nome Cherry; il cognome<br />

doveva essere scelto da<br />

una lista, così decisi per<br />

Manga e pensai che Cherry<br />

Manga potesse essere un<br />

nome adatto per chi ama<br />

la cultura giapponese.<br />

L’artista è un’anima<br />

sensibile, tormentata,<br />

tenebrosa e perfezionista,<br />

come lei stessa ama<br />

definirsi, e le sue opere<br />

mostrano chiaramente il<br />

suo temperamento.<br />

Cherry ha avuto artistiche<br />

esperienze ed esibizioni<br />

anche nella vita reale,<br />

nonostante la timidezza<br />

del suo carattere che le<br />

fa preferire situazioni<br />

dove non deve incontrare<br />

personalmente il pubblico:<br />

Ho una vita semplice,<br />

sono una persona un po’<br />

selvaggia che ama più la<br />

Natura che il genere umano,<br />

questa è la ragione per cui<br />

è più facile per me creare<br />

nei mondi virtuali dove non<br />

devo incontrare fisicamente<br />

il pubblico… tuttavia ho<br />

lavorato in teatro, ho<br />

prodotto varie creazioni<br />

nella vita reale, ho fatto<br />

LANDING POINT<br />

un’esibizione dal vivo nel<br />

2017 con “FrancoGrid”<br />

per “Le Hublot” in “Nice”<br />

ma tutto ciò non è stato<br />

molto confortevole per<br />

una persona timida come<br />

me.<br />

Cherry ha avuto<br />

abbastanza esperienze<br />

artistiche, sia nella vita<br />

reale che in Second<br />

Life, così da poter avere<br />

una chiara idea delle<br />

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eventuali differenze<br />

che possono esistere<br />

nel creare in questi due<br />

mondi; ciò che pensa è<br />

molto interessante ed<br />

io sono completamente<br />

d’accordo con lei:<br />

Non c’è alcuna differenza,<br />

il computer è il mezzo, lo<br />

strumento: il cinema o la<br />

musica sono arti anche<br />

virtuali, non possiamo<br />

percepirle con il tatto,<br />

non dobbiamo porle in<br />

categorie, l’Arte è arte,<br />

dovunque essa sia.<br />

Come possiamo notare<br />

nelle creazioni di ogni<br />

vero artista, anche le<br />

sue opere sono libere<br />

da condizionamenti e<br />

standard, Cherry mette<br />

se stessa nei suoi lavori,<br />

la sua anima e le sue<br />

esperienze:<br />

Quasi tutto ciò che creo<br />

è autobiografico, talvolta<br />

questo aspetto è più o<br />

meno evidente, a volte è<br />

nascosto; nelle due mie<br />

passate installazioni<br />

ciò è molto evidente in<br />

quanto “Endometriosis”<br />

è un problema di cui<br />

soffro, “Monsters” è<br />

un’installazione che<br />

riguarda i “mostri” che<br />

ho incontrato nella mia<br />

vita, partendo dalle paure<br />

della mia infanzia fino<br />

ad arrivare alla pressione<br />

sociale che ancora<br />

sperimento ogni giorno.<br />

Anche il tema della<br />

condizione umana ha<br />

molta importanza nella<br />

maggior parte delle mie<br />

creazioni; per quanto<br />

riguarda l’attuale<br />

pandemia penso che sia<br />

una naturale risposta alla<br />

sovrappopolazione, non<br />

sono spaventata dalla<br />

possibilità di morire o<br />

perdere i miei parenti più<br />

stretti, sono spaventata<br />

dalla politica, dai potenti<br />

gruppi di pressione che<br />

ci stanno ingabbiando in<br />

una condizione distopica,<br />

il futuro sarà più nero di<br />

una pandemia. Per quanto<br />

riguarda la condizione<br />

delle donne in particolare,<br />

abbiamo molto lavoro<br />

da fare per cambiare il<br />

sistema patriarcale, ma<br />

devo ammettere che<br />

questa non è la mia lotta<br />

più importante ed io non<br />

ne parlo molto nelle mie<br />

creazioni.<br />

MONSTERS<br />

“Monsters” è<br />

un’interattiva<br />

installazione che Cherry<br />

ha realizzato in modo<br />

straordinario e molto<br />

interessante; quando<br />

siete al punto di arrivo del<br />

teleport non trascurate<br />

di attivare Advanced<br />

lightning model, di aprire<br />

l’ascolto dei suoni, di<br />

chiudere lo streaming e<br />

di accettare l’esperienza<br />

che vi verrà proposta<br />

con un pop-up, tutto<br />

ciò permetterà ai vostri<br />

avatar di animarsi e a voi<br />

di avere un’immersiva<br />

esperienza che non<br />

descriverò qui, così sarete<br />

sorpresi e apprezzerete<br />

al meglio; siate curiosi,<br />

toccate e cliccate ciò che<br />

avete intorno, leggete<br />

la chat locale, ascoltate<br />

i suoni e camminate,<br />

esplorate.<br />

Cosa sono questi mostri?<br />

Ognuno di noi può<br />

trovare il proprio che può<br />

vivere dentro di noi o<br />

tormentarci dall’esterno,<br />

possiamo scegliere se<br />

nutrirlo o lottare per<br />

fuggire;<br />

Cherry ci fornisce la<br />

migliore spiegazione a<br />

riguardo con le sue stesse<br />

parole:<br />

Sono i mostri che ho<br />

incontrato nella mia vita,<br />

98 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


c’è la paura primitiva: “il lupo<br />

nel bosco”, ci sono i fantasmi<br />

e le strane cose che abbiamo<br />

potuto sperimentare da<br />

bambini, ma anche i mostri<br />

che possiamo incontrare<br />

da adulti: stupro, suicidio,<br />

pressione sociale, violenza<br />

domestica… Perché questi<br />

mostri ci intrappolano?<br />

Perché occorre tempo per<br />

capire le nostre paure,<br />

la nostra debolezza, e<br />

trasformarle in forza;<br />

possiamo sperimentare le<br />

stesse cose molte volte prima<br />

di riconoscere gli schemi e<br />

sapere come migliorare noi<br />

stessi.<br />

Lasciatevi coinvolgere<br />

in questa esperienza:<br />

incontrate i mostri,<br />

affrontate le loro spinose<br />

o gigantesche forme,<br />

camminate su stretti ponti<br />

sospesi sul vuoto, correte<br />

nelle gallerie, entrate in<br />

stanze misteriose, perdetevi<br />

in acque turbolente e<br />

ammirate i giochi di luci ed<br />

ombre… rimarrete colpiti e<br />

affascinati, ma non occorre<br />

che io dica altro, basta<br />

andare e sperimentare.<br />

LA GALLERIA<br />

Cherry ha una fantastica<br />

Galleria in ADreNalin, una<br />

MONSTERS<br />

regione di Second<br />

Life; è un luogo<br />

molto suggestivo<br />

costruito con linee e<br />

cubi in movimento,<br />

principalmente in<br />

bianco e nero con<br />

alcuni delicatissimi<br />

toni di colore, questa<br />

interessante architettura<br />

si adatta perfettamente<br />

all’Arte di Cherry: le<br />

sue creazioni mesh<br />

ed animesh, infatti,<br />

appaiono molto vivide e<br />

vitali.<br />

È possibile acquistare<br />

lì le sue opere, alcune<br />

bellissime creazioni<br />

sono perfino gratis<br />

o vendute a un solo<br />

Linden, ciò dimostra la<br />

grande generosità di<br />

quest’artista.<br />

Lo stile di Cherry è<br />

in evoluzione, ama<br />

sperimentare sempre<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

99


qualcosa di nuovo pur<br />

rimanendo focalizzata sui<br />

temi che preferisce e che<br />

caratterizzano la sua arte:<br />

Sto evolvendo e<br />

sperimentando, ma<br />

continuando a creare scenari<br />

quasi sempre cupi e/o poetici.<br />

Al momento sto lavorando<br />

con tecniche miste e modelli<br />

da stampa 3D per realizzare<br />

sculture a cupola di vetro.<br />

Non vediamo l’ora di<br />

apprezzare le sue future,<br />

nuove creazioni.<br />

Grazie Cherry per la tua Arte!<br />

Riferimenti<br />

Monsters<br />

Galleria<br />

ADreNalin<br />

100 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


MONSTERS<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

101


MONSTERS<br />

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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

103


MONSTERS<br />

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105


MONSTERS<br />

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107


MONSTERS<br />

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109


MONSTERS<br />

110 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

111


ADRENALIN - LANDING<br />

POINT<br />

112 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

113


GALLERY - GLUED<br />

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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

115


GALLERY - THE PLANT<br />

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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

117


GALLERY - SISTERS<br />

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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

119


GALLERY - ENDOMETRIOSIS<br />

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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

121


GALLERY - VR WOMAN NO<br />

ESCAPE FROM THE GRID MAN<br />

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<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

123


GALLERY - AVOIR LA MAIN<br />

VERTE A FLEUR DE PEAU -<br />

PAPILLON...<br />

124 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

125


VAN LOOPEN<br />

Van Loopen,<br />

Responsabile del Settore<br />

MUSICA<br />

Se nella vita non fossi un architetto, probabilmente sarei<br />

un musicista.<br />

Penso in musica.<br />

Vivo i miei sogni ad occhi aperti in musica.<br />

Vedo la mia vita in termini di musica.<br />

Dal 2009 in Second Life cerco di condividere questa<br />

emozione con gli altri.<br />

In veste di redattore e di consulente musicale per <strong>360</strong><br />

<strong>GRADI</strong> vorrei far luce su un mondo che spesso viene<br />

sottovalutato, ma che rappresenta invece una delle<br />

principali attività nella “seconda vita” .<br />

Infatti, il messaggio in musica arriva più facilmente a<br />

destinazione, toccando le corde più intime e personali,<br />

senza bisogno di altri intermediari nella comunicazione.<br />

Nel variegato mondo musicale di Second Life mi<br />

occuperò di artisti emergenti, ma anche di quelli ormai<br />

consolidati che spesso non si conoscono abbastanza.<br />

Approfitto di questo spazio per dare qualche punto<br />

di riferimento nel panorama musicale di Second Life,<br />

perchè “la gente consuma la musica come se fosse un<br />

fazzoletto per il naso”.<br />

(Zucchero)<br />

Van<br />

126 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

127


DORIAN KA<br />

CAN<br />

Dorian è un cantante<br />

italiano conosciuto e<br />

apprezzato da anni.<br />

Scritto da VAN LOOPEN.<br />

Immagini di JARLA CAPALINI<br />

128 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


SH<br />

TANTE LIVE<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

129


DORIAN KASH<br />

CANTANTE<br />

Dorian Kash fa parte di quegli<br />

interpreti/cantanti che dove lo<br />

metti riesce ad essere una garanzia<br />

di successo con molta naturalezza,<br />

con un repertorio molto vasto.<br />

Cari amici di <strong>360</strong><strong>GRADI</strong>, in<br />

questo numero della rivista<br />

parlerò di un artista italiano. È<br />

venuto il momento e non posso<br />

più rimandare, perchè anche il<br />

bel paese offre il suo importante<br />

contributo, alla comunità<br />

esselliana, di interpreti e cantanti<br />

live sia maschili che femminili.<br />

La prima caratteristica che ho<br />

sempre notato è che però pochi<br />

rimangono attivi nel tempo nella<br />

fisiologica alternanza di voci<br />

nuove e quelle storiche, nuovi<br />

interpreti che però dopo un po’<br />

scompaiono dalla scena.<br />

Ed è un vero peccato.<br />

Forse ciò è dovuto all’uso che noi<br />

italiani abitualmente facciamo<br />

di SL. Nel senso che anche nel<br />

settore musicale (escludendo i<br />

DJ che sono molto più costanti<br />

e presenti), ci prodighiamo<br />

non come vero lavoro ma<br />

come puro passatempo,<br />

tralasciando ovviamente<br />

l’aspetto dell’impegno e<br />

dell’appuntamento.<br />

Tra i cantanti uomini italiani, che<br />

hanno una presenza abbastanza<br />

130 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Tecnicamente ha una<br />

voce dal tono deciso e<br />

caldo, con una intonazione<br />

innata, e nello stesso<br />

tempo riesce a creare<br />

intima introspezione in<br />

chi lo ascolta.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

131


costante, parlerò oggi di<br />

Dorian Kash.<br />

Ho scelto di inziare<br />

con lui perchè, dopo<br />

un periodo di fermo<br />

attività (il primo per lui),<br />

è ritornato da poco a<br />

calcare i palchi delle land<br />

di SL, più motivato di<br />

prima.<br />

Ed il suo ritorno è un<br />

valore aggiunto per tutti,<br />

italiani o non.<br />

Ciascun artista ha<br />

prerogative precise e ben<br />

definite. Alcuni scelgono<br />

di esibirsi esclusivamente<br />

in land italiane, altri<br />

escono anche dai propri<br />

confini, ma tutti hanno<br />

delle caratteristiche<br />

molto differenti tra loro<br />

che li distingue.<br />

Dorian Kash fa parte di<br />

quegli interpreti/cantanti<br />

che dove lo metti riesce<br />

ad essere una garanzia<br />

di successo con molta<br />

naturalezza, con un<br />

repertorio molto vasto.<br />

Tecnicamente ha voce dal<br />

tono deciso e caldo, con<br />

una intonazione innata,<br />

e nello stesso tempo<br />

riesce a creare intima<br />

introspezione in chi lo<br />

ascolta.<br />

Il canto per lui è un<br />

hobby, e come per tutti<br />

gli altri hobby che ha in<br />

RL, mette attenzione nei<br />

particolari e impegno<br />

nella preparazione.<br />

Questo parla della sua<br />

personalità e della sua<br />

sensibilità. Ma del resto<br />

da uno che ama stare tra<br />

le nuvole, pilotando aerei<br />

da turismo e praticando<br />

paracadutismo, cosa ci<br />

si può aspettare se non<br />

attenta preparazione<br />

nelle cose per gestire<br />

anche quel pizzico di<br />

follia?<br />

La sua impostazione<br />

vocale gli indica il<br />

suo repertorio e le<br />

sue preferenze musicali,<br />

in modo naturale:<br />

introspezione musicale delle<br />

canzoni d’autore italiane,<br />

interpretazioni di canzoni<br />

internazionli tra jazz e i<br />

spumeggianti musicals<br />

americani.<br />

Ogni sua serata è un viaggio<br />

musicale attraverso le più<br />

belle canzoni internazionali<br />

conosciute e, spesso, di<br />

nicchia italiane.<br />

Si diverte e fa divertire, non<br />

c’è che dire.<br />

Dalla intervista che ci ha<br />

concesso, apprendiamo<br />

cose interessanti sulla sua<br />

personalità.<br />

A voi scoprirle.<br />

Van: Dorian, come nostra<br />

prassi, chiediamo all’artista<br />

una descrizione di se stesso<br />

per farlo conoscere meglio<br />

anche nei suoi aspetti privati.<br />

Parlaci della tua origine<br />

anagrafica, dove vivi, hobby,<br />

lavoro...<br />

Dorian: Dunque, io sono di<br />

origini liguri vengo da Lerici<br />

un paesino incantevole<br />

sul mare inserito tra le<br />

insenature del golfo di La<br />

Spezia. Di fronte, Portovenere<br />

porta di accesso delle Cinque<br />

Terre: insomma uomo di<br />

mare, un retaggio al quale<br />

tengo molto. Come spesso<br />

accade però, per i vari casi<br />

della vita, mi sono ritrovato<br />

132 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


a vivere ormai da anni<br />

a Trento, tra montagne<br />

e neve, Circondato non<br />

più questa volta da<br />

salsedine e acciughe,<br />

ma da Dolomiti e stinco,<br />

altra mia passione! Rido!<br />

Neve quindi ora e tanto<br />

sci, quando si poteva,<br />

uno dei miei sport<br />

preferiti insieme alle arti<br />

marziali, il paracadutismo<br />

e il pilotaggio di aerei<br />

da turismo. Per quanto<br />

riguarda il mio lavoro,<br />

dopo aver smesso di fare<br />

il musicista, dopo venti<br />

anni, tra terzetti, duetti,<br />

gruppi e lavoro in sala e<br />

in studio, ora lavoro in<br />

un ufficio doganale di<br />

un’azienda del territorio,<br />

un lavoro interessante<br />

che mi lascia tempo per<br />

suonare la musica che<br />

da bimbo è entrata nella<br />

mia vita sottoforma di un<br />

pianoforte e non se n’è<br />

più andata.<br />

Van: Ricordi la prima volta<br />

che hai cantato in SL e<br />

come è successo?<br />

Dorian: Sì, certamente,<br />

è un ricordo molto bello.<br />

Feci la mia prima serata<br />

in una frequentatissima<br />

land italiana “Zero<br />

Moda” da Miss Erya: fu<br />

davvero particolare ed<br />

emozionante, anche se<br />

dopo tanti concerti e<br />

serate in RL non avrei mai<br />

pensato di emozionarmi<br />

cantando davanti ad uno<br />

schermo. Devo dire che<br />

l’emozione ci fu eccome,<br />

ed anche ora è sempre<br />

presente in tutti i miei<br />

set. Non smetterò mai<br />

di mettermi in gioco e<br />

di ricercare l’emozione<br />

di un pubblico anche su<br />

SL. Accadde che conobbi<br />

una persona che mi<br />

portò in un karaoke,<br />

non avrei mai pensato<br />

esistesse un karaoke<br />

su SL. Fui spronato a<br />

cantare e così, dopo aver<br />

cercato di capire quali<br />

fossero le necessità<br />

tecniche, cominciai a<br />

frequentare quella land.<br />

Avevo scoperto come<br />

divertirmi ancora con il<br />

canto. Fui poi convinto<br />

a fare la prima serata di<br />

cui raccontavo prima, da<br />

una ragazza, Stupenda<br />

Flux, che mise anima<br />

e corpo pur di farmi<br />

intraprendere la carriera<br />

di cantante in SL. Così<br />

lei si mise d’accordo con<br />

Erya e tutto nacque!<br />

Van: Nel panorama<br />

dei cantanti italiani in<br />

SL occupi uno spazio<br />

importante da molto<br />

tempo. Questo successo<br />

è per te un obiettivo,<br />

uno stimolo o non ti<br />

interessa ottenere il<br />

consenso?<br />

Dorian: Parliamoci<br />

chiaramente, ricevere<br />

consenso è bellissimo,<br />

gli applausi e i “bravo”<br />

sono lo stimolo e il<br />

nutrimento di quella<br />

parte fondamentale di<br />

un artista che è il suo<br />

narcisismo. La voglia<br />

di donarsi ed essere<br />

ascoltati dal pubblico<br />

è una droga più forte<br />

di qualunque altra MA,<br />

il consenso, quando è<br />

vero, non ha nulla a che<br />

fare con la sua affannosa<br />

ricerca. Più lo insegui<br />

più si allontana. L’unico<br />

modo di arrivare a essere<br />

accolto dalle persone, è<br />

essere me stesso, vero:<br />

certamente con la voglia<br />

di stupire, ma alla fine<br />

donandomi senza MAI<br />

cercare di compiacere,<br />

bensì aprendo l’anima e<br />

cercando di interpretare<br />

col cuore in mano, nudo.<br />

Allora ciò che provo<br />

cantando mi accorgo<br />

che arriva! E lì si crea la<br />

magia, che il pubblico sia<br />

fatto da 100 persone o<br />

3. Tutto questo vale per<br />

me, posso parlare solo a<br />

nome mio senza pensare<br />

di esprimere chissà quale<br />

verità se non la mia.<br />

Van: SL è un gioco per<br />

te, un’opportunità per<br />

esprimere il tuo talento o<br />

qualcos’altro?<br />

Dorian: SL per me è<br />

stato ed è un mondo<br />

davvero emotivamente<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

133


periglioso. Non riesco a<br />

vederlo come un gioco,<br />

ma come un’occasione,<br />

per chi si vuole<br />

esprimere. Cantare in SL<br />

mi ha dato la possibilità<br />

di eseguire brani che ho<br />

sempre amato e che per<br />

una cosa o per l’altra in<br />

RL non ho mai potuto<br />

eseguire. Forse sì, da<br />

questo punto di vista è<br />

un’opportunità.<br />

Van: Quale messaggio<br />

vuoi trasmettere agli<br />

altri attraverso le tue<br />

interpretazioni?<br />

Dorian: Nessuno!! no,<br />

non ho la presunzione di<br />

lanciare un messaggio.<br />

Nulla di più di una<br />

piacevole oretta in<br />

compagnia. Unica<br />

eccezione quando canto<br />

per beneficienza in<br />

occasione della raccolta<br />

fondi in favore di IKSDP<br />

Harambee Project Gwassi<br />

Kenya di Lorella e Lotrec<br />

e per la ricerca contro la<br />

Sla dell’evento Harvey<br />

di Electra: questo credo<br />

sia davvero un modo<br />

non solo per mandare un<br />

messaggio di fratellanza<br />

e amore, di accoglienza<br />

e partecipazione ma<br />

riuscire, insieme ad<br />

altri svariati artisti, a<br />

modificare la vita reale<br />

di persone partendo da<br />

un progetto realizzato<br />

all’interno di un mondo<br />

virtuale è qualcosa che<br />

riempie il cuore che ti<br />

permette di realizzare<br />

qualcosa di veramente<br />

concreto e appagante.<br />

Van: Ti conosco da molti<br />

anni in SL e, per quanto io<br />

abbia potuto constatare,<br />

la tua interpretazione<br />

preferita, grazie alla<br />

tua voce calda, sempre<br />

intonata e decisa,<br />

sembra essere il genere<br />

dei Musicals americani,<br />

con riferimenti di Ella<br />

Fitzgerald e Frank Sinatra,<br />

anche se passi dalla<br />

Jazz music alla canzone<br />

d’autore italiana con<br />

estrema facilità. Quindi<br />

ti chiedo, quale è la tua<br />

influenza e conoscenza<br />

musicale in RL? Hai fatto<br />

studi specifici o hai<br />

iniziato per hobby?<br />

Dorian: Hai davvero<br />

colpito nel segno! il jazz<br />

e lo swing sono i miei<br />

amori musicalmente<br />

parlando. La musica<br />

americana dagli anni<br />

20 in poi mi ha sempre<br />

affascinato ancor prima<br />

il blues e lo spirituals.<br />

Cantare Sinatra è per me<br />

meraviglioso anche se<br />

inarrivabile, ma giocare<br />

con gli anticipi i rientri<br />

le sincopi e gli accenti<br />

dello swing con la voce è<br />

divertentissimo. Qui devo<br />

aprire una parentesi: i<br />

miei studi classici della<br />

musica, grazie allo studio<br />

del pianoforte, mi hanno<br />

fatto conoscere la grande<br />

musica dalla quale tutto<br />

deriva!! Lì c’è tutto! La<br />

melodia pucciniana la<br />

ritroviamo nella grande<br />

musica napoletana fino<br />

ad arrivare agli stili<br />

tradizionali della musica<br />

italiana, soprattutto<br />

cantautorale. Abbiamo<br />

dei capolavori nella<br />

musica così detta leggera<br />

incredibili, delle poesie<br />

meravigliose, penso a<br />

testi di cantautori come<br />

Fossati, Dalla, De Andrè,<br />

De Gregori, Venditti,<br />

quanti ce ne sarebbero da<br />

menzionare. Non ultimo<br />

il filone Jazz Italiano da<br />

Rossana Casale a Nicola<br />

Arigliano, passando<br />

da Sergio Cammarere<br />

e Fabio Concato dei<br />

geni assoluti che amo<br />

incondizionatamente.<br />

Van: Ti piacerebbe<br />

cantare insieme ad altri<br />

cantanti affermati in SL?<br />

Se sì, con chi?<br />

Dorian: Sì, mi piacerebbe<br />

moltissimo con chiunque<br />

ne avesse voglia! Mi<br />

piacerebbe anche un<br />

progetto tipo USA FOR<br />

AFRICA: sarebbe davvero<br />

bello e interessante. Così<br />

come portare in giro dei<br />

repertori di tre o quattro<br />

cantanti: so che esiste<br />

134 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

135


la possibilità di cantare<br />

insieme, ma sinceramente<br />

non ho mai capito<br />

come (tecnicamente in<br />

streaming intendo).<br />

Van: Quale è la tua<br />

canzone preferita e<br />

perché?<br />

Dorian: O Mamma mia,<br />

questa è la domanda<br />

del secolo! ci sono<br />

tantissimi capolavori<br />

della musica italiana<br />

che meriterebbero una<br />

menzione, ma se mi devo<br />

guardare dentro posso<br />

dirti che la canzone che<br />

avrei voluto scrivere è<br />

“quando sarò capace<br />

di amare” di Giorgio<br />

Gaber: il perché sta nella<br />

meravigliosa semplicità<br />

e capacità di sintesi di un<br />

testo che fa innamorare<br />

da subito! Come ha<br />

saputo spiegare l’amore<br />

in questa canzone è una<br />

perla rara.<br />

Van: Come già detto, ti<br />

esibisci prevalentemente<br />

nella comunità italiana.<br />

Hai mai pensato di<br />

farti conoscere ancora<br />

meglio anche dalle altre<br />

comunità di SL? Quale<br />

palcoscenico preferiresti?<br />

Dorian: Sì, mi attira<br />

cantare in altre comunità<br />

e per qualche tempo<br />

l’ho fatto sia in land<br />

americane che australiane<br />

e argentine, dove<br />

peraltro avevo costruito<br />

un repertorio di tango,<br />

un altro genere che mi<br />

affascina e che ancora<br />

mi accompagna nelle<br />

mie serate. Purtroppo<br />

il cantante italiano<br />

all’estero è legato a<br />

doppio filo a dei cliché<br />

che ne condizionano<br />

il repertorio, quindi mi<br />

ritrovavo ancora una volta<br />

a cantare pezzi che non<br />

sentivo miei e quindi<br />

a compiacere anziché<br />

emozionare e questo non<br />

fa per me. Mai comunque<br />

dire mai.<br />

Van: Dorian, nel<br />

ringraziarti per la tua<br />

disponibilità, adesso<br />

apro un piccolo siparietto<br />

personale. Ammiro<br />

molto il tuo eclettismo<br />

di interessi personali,<br />

tra cui pilotare in RL<br />

aerei da turismo e il<br />

paracadutismo. Sono<br />

curioso di sapere, quando<br />

sei al comando del<br />

tuo aereo canti felice<br />

nell’abitacolo, come io<br />

canterei sotto la doccia?<br />

Dorian: Assolutamente sì,<br />

quando sono solo però<br />

perché se porto qualcuno<br />

per diporto faccio il pilota<br />

serio e professionale… ma<br />

da solo…mi scateno!! e<br />

atterro senza voce!<br />

136 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

137


ASCOLTA DORIAN KASH<br />

MENTRE CANTA<br />

138 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

139


MISOINDITE ROMANO<br />

Misoindite Romano,<br />

Responsabile del Settore<br />

MODA<br />

Una breve presentazione senza voler annoiare nessuno.<br />

Ringrazio Oema e Van per avermi dato questo spazio sul<br />

loro Magazine.<br />

Misoindite Romano, Miso per tutti (o quasi), modella<br />

credo da sempre, non ho mai fatto altro se non la<br />

modella e fashion show.<br />

In molti sorridono di questo lavoro in SL, inconsapevoli<br />

che gira un mondo di persone e di linden su questa<br />

attività. Stilisti e agenzie di varie nazionalità non<br />

esisterebbero se non ci fossero modelle o blogger.<br />

Ho alle spalle 12 anni di Second life, tanta passione, e un<br />

accurato lavoro sulla mia personalità e sul mio avatar,<br />

che cerco di rappresentare nel migliore dei modi.<br />

Fatta questa premessa, il mio compito sarà quello di<br />

tenervi informati, facendovi magari venire la voglia di<br />

accompagnarmi nel campo della moda in SL.<br />

Miso<br />

140 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

141


VALENTINA E<br />

DESIG<br />

Scritto da OEMA.<br />

Immagini di JARLA CAPALINI.<br />

142 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


.<br />

NER<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

143


VALENTINA<br />

E.<br />

Valentina E, è un brand molto noto<br />

nello scenario della moda di Second<br />

Life. Il negozio è frequentato, tra le<br />

altre, dalla comunità italiana.<br />

Ho scoperto il negozio di<br />

Valentina E. solo qualche mese<br />

fa in occasione di un evento<br />

in cui i brand che aderivano<br />

mettevano in vendita un capo<br />

per il prezzo di 60 L$. Ricordo<br />

anche il capo che comprai<br />

e la sensazione di inusuale<br />

familiarità quando sono<br />

atterrata per la prima volta<br />

al negozio di Valentina. Sarà<br />

perché il nome è italiano, sarà<br />

perché lo stile del negozio e<br />

degli abiti proposti “veste come<br />

un guanto” le mie esigenze di<br />

classe e originalità, il negozio<br />

di Valentina Evangelista è<br />

sicuramente tra quelli che visito<br />

maggiormente.<br />

Ho pensato così di intervistarla<br />

in occasione dell’uscita di<br />

questo numero di <strong>360</strong><strong>GRADI</strong><br />

e conoscerla meglio. Tra l’altro<br />

Valentina Evangelista è molto<br />

apprezzata anche da Jarla<br />

Capalini, la fotografa della<br />

rivista e responsabile del<br />

settore fotografia.<br />

144 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Valentina E. è un brand<br />

originale, che sa presentare<br />

un suo stile unico.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

145


Ho notato che il negozio<br />

è molto conosciuto<br />

e apprezzato dalla<br />

comunità italiana, forse<br />

a causa del nome del<br />

brand. Tuttavia Valentina<br />

non è italiana, quindi se<br />

volete comunicare con<br />

lei, l’inglese è la lingua da<br />

preferire.<br />

Vediamo ora di fare la sua<br />

conoscenza.<br />

Oema: Da quanto tempo<br />

crei vestiti per Second<br />

Life, e come hai iniziato?<br />

(conoscevi già il software<br />

che usi per creare?)<br />

Valentina Evangelista:<br />

Creo vestiti mesh in<br />

Second Life da circa<br />

dieci anni. Avevo alcuni<br />

amici che lavoravano<br />

a tempo pieno come<br />

creatori di contenuti in SL<br />

e l’idea sembrava molto<br />

attraente. Ho trascorso la<br />

maggior parte della mia<br />

vita lavorativa nel campo<br />

della presentazione<br />

visiva, quindi il design<br />

non mi era nuovo. Tuttavia<br />

il mio set di abilità non<br />

includeva nessuno dei<br />

programmi richiesti per<br />

modellare, texturizzare e<br />

animare le mesh. Con un<br />

po’ di indicazioni da parte<br />

dei miei amici designer<br />

di cui sopra, ho iniziato<br />

a imparare da sola come<br />

creare abiti per Second<br />

Life. Questo è stato un<br />

processo dolorosamente<br />

lento e pieno di tentativi<br />

ed errori. Le mie prime<br />

creazioni sono piuttosto<br />

divertenti da guardare,<br />

ma sono orgogliosa di me<br />

stessa per aver continuato<br />

e per essere arrivata<br />

al punto che ora amo<br />

indossare i miei progetti.<br />

Detto questo,non si<br />

finisce mai di impararei<br />

con la creazione di<br />

contenuti. Ci sono sempre<br />

modi per migliorare e<br />

c’è ancora così tanto che<br />

voglio fare e imparare.<br />

Second Life è una<br />

piattaforma meravigliosa<br />

per il design. Se sei<br />

disposto a metterci il<br />

tempo e lo sforzo, le<br />

opportunità sono infinite.<br />

È una delle ragioni per cui<br />

molti di noi amano SL.<br />

Oema: Il tuo stile è unico,<br />

e come dicono diverse<br />

persone del tuo marchio,<br />

sei originale, e non<br />

copi da nessuno. Trovi<br />

ispirazione nelle riviste di<br />

RL o in altro?<br />

Valentina Evangelista: Ho<br />

cercato di trovare un po’<br />

di nicchia nel mercato di<br />

SL e, soprattutto, di fare<br />

cose che voglio indossare.<br />

Sono sicuramente ispirata<br />

dagli stilisti della vita<br />

reale, dalla cultura pop,<br />

ecc, ma anche dai buchi<br />

nel mio guardaroba di SL.<br />

Se non riesci a trovare<br />

quello che vuoi indossare<br />

devi solo crearlo!<br />

Tutta la moda e l’arte è<br />

derivata e collaborativa<br />

in qualche modo, ma<br />

fai sempre qualcosa di<br />

tuo quando passi da<br />

un’idea nella tua testa al<br />

prodotto finale. A volte<br />

mi sorprendo quando<br />

inizio a fare una cosa e<br />

finisco con qualcosa di<br />

completamente diverso!<br />

Oema: Fai vestiti da sola o<br />

c’è qualcun altro che vuoi<br />

menzionare riguardo al<br />

tuo marchio?<br />

Valentina Evangelista:<br />

Valentina E. è gestito da<br />

me e questo è il motivo<br />

per cui non sono sempre<br />

in grado di offrire tutte<br />

le taglie e le opzioni<br />

146 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

147


che vorrei. Faccio tutto<br />

io, dall’ideazione del<br />

design, alla modellazione,<br />

al texturing, al rigging,<br />

al packaging, alla<br />

promozione e al servizio<br />

clienti. Sono molto<br />

fortunata ad avere una<br />

persona che aiuta il mio<br />

marchio in un modo<br />

molto importante. Lori<br />

Matthews sta scattando le<br />

mie pubblicità da un po’<br />

di tempo e fa un lavoro<br />

meraviglioso nel mostrare<br />

i miei disegni. È una<br />

fotografa di talento e ha<br />

un incredibile senso dello<br />

stile. Posso mandarle<br />

qualsiasi cosa da<br />

fotografare e lei la porterà<br />

al livello successivo.<br />

Oema: Che suggerimenti<br />

daresti a qualcuno che<br />

vuole iniziare a fare<br />

vestiti in SL? Suggeriresti<br />

di iscriversi a qualche<br />

corso specifico, di<br />

imparare seguendo i<br />

video tutorial di YouTube,<br />

o altro?<br />

Valentina Evangelista:<br />

Se si è disposti a mettere<br />

il tempo e il lavoro si<br />

può imparare a creare<br />

contenuti di alta qualità<br />

per Second Life. Non è<br />

qualcosa che si può fare<br />

da un giorno all’altro,<br />

ma tutto è là fuori se è<br />

qualcosa che si vuole<br />

perseguire.<br />

Ci sono molti fantastici<br />

corsi a pagamento che<br />

vi insegneranno la<br />

creazione di personaggi,<br />

la modellazione di<br />

mesh, ecc. Pagare<br />

per un’istruzione<br />

probabilmente<br />

aumenterà la velocità<br />

di apprendimento, ma<br />

non è l’unica via. Io sono<br />

abbastanza autodidatta<br />

tramite YouTube e vari<br />

altri tutorial online<br />

gratuiti. Ci sono anche<br />

molti gruppi di creatori<br />

inworld e forum di<br />

discussione sul sito di<br />

Second Life che sono<br />

molto utili.<br />

Per quanto riguarda<br />

i programmi, puoi<br />

spendere migliaia di<br />

dollari comprando<br />

programmi incredibili<br />

per tutti gli aspetti della<br />

creazione di mesh, ma<br />

non ne hai bisogno.<br />

Blender è un programma<br />

gratuito che coprirà<br />

gran parte di ciò che è<br />

necessario fare e ci sono<br />

molti tutorial disponibili.<br />

Questo dovrebbe essere<br />

il punto di partenza per<br />

la maggior parte delle<br />

persone.<br />

Se decidi di tuffarti nella<br />

creazione di contenuti<br />

per Second Life, ti auguro<br />

il miglior successo nei<br />

tuoi sforzi. È un sacco di<br />

lavoro, ma è anche molto<br />

divertente. Il mondo<br />

è ai tuoi piedi e la tua<br />

immaginazione può<br />

portarti ovunque.<br />

Riferimenti<br />

Valentina E. Store<br />

148 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

149


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157


JARLA CAPALINI<br />

Jarla Capalini,<br />

Responsabile del Settore<br />

FOTOGRAFIA<br />

Scrittura con la luce, dal greco φῶς, φωτός, “luce” e γραϕία,<br />

“scrittura”, questo è la “fotografia”.<br />

Ora so che parlare di fotografia in Second Life farà<br />

sicuramente arricciare il naso ai puristi o sorridere i<br />

professionisti ed appassionati più benevoli; ma una<br />

volta c’erano pellicola ed esposimetro, poi sono arrivati<br />

macchine digitali e files, oggi usiamo anche i telefoni per<br />

fotografare e grazie (forse) a questi la fotografia è ormai<br />

alla portata di tutti.<br />

Ecco quindi che un “viewer”, con tutte le sue peculiarità<br />

tecniche, può diventare un mezzo perfetto per “scrivere”<br />

con la “luce” virtuale l’incontro tra soggetto e l’occhio del<br />

fotografo, da cui nasce una nuova possibile visione<br />

immaginifica della realtà, seppur virtuale.<br />

Questo faremo nel nostro viaggio tra i fotografi di Second<br />

Life: parleremo di tecnica, composizione, ispirazione e<br />

passione, sperando di convincere gli scettici che le nostre<br />

immagini, per quanto raffiguranti un mondo di pixels,<br />

possono essere considerate a buon diritto “fotografia”.<br />

Jarla<br />

158 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

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SADYCAT<br />

LITTLEPAW<br />

SadyCat è blogger, blogger manager e fotografa di<br />

successo.<br />

Scritto da JARLA CAPALINI.<br />

Immagini di SADYCAT.<br />

160 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


S<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

161


BLOGGER<br />

SADYCAT<br />

SadyCat Littlepaws lavora da diversi<br />

anni nell’industria della moda di<br />

Second Life ed è una delle blogger più<br />

accreditate del mondo virtuale.<br />

SadyCat Littlepaws lavora da<br />

diversi anni nell’industria della<br />

moda di Second Life ed è una<br />

delle blogger più accreditate del<br />

mondo virtuale. La fotografia per<br />

la moda è il suo pane quotidiano<br />

e noi vogliamo provare a<br />

strapparle qualche segreto.<br />

Ovviamente lei è molto più di<br />

questo, quindi incontriamola e<br />

facciamo due chiacchiere.<br />

Jarla: Come è stato il tuo inizio in<br />

Second Life?<br />

Sady: Un’amica in RL mi ha<br />

tormentato ogni giorno per<br />

2 settimane fino a quando<br />

una notte in cui non riuscivo<br />

a dormire, ho provato. Era il<br />

novembre 2006 e da allora sono<br />

qui. Lei non è durata sei mesi.<br />

(Ridacchia)<br />

Jarla: Quando ti sei appassionata<br />

alla fotografia e cosa ti ha<br />

attratto.<br />

Sady: Credo che il mio amore<br />

per la fotografia venga dalla vita<br />

reale. Scattavo tantissime foto<br />

in RL, persino servizi fotografici<br />

con i miei amici e questo molto<br />

prima dei giorni di Instagram e<br />

162 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


In qualità di blogger manager ha<br />

il difficile compito di selezionare i<br />

bloggers migliori.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

163


degli altri social media.<br />

Jarla: Ti sei occupata<br />

sul blog sia di<br />

arredamento che di moda,<br />

tecnicamente hanno<br />

punti in comune o sono<br />

due cose completamente<br />

diverse?<br />

Sady: Si, mi sono occupata<br />

sia di arredamento che<br />

di moda sul blog. Mi era<br />

stato detto che avrei<br />

dovuto concentrarmi su<br />

un unico genere per più<br />

tempo e invece io volevo<br />

dimostrare che potevo<br />

fare entrambe le cose.<br />

E le ho fatte, ma ad un<br />

certo punto non riuscivo a<br />

tenere il passo. Occuparsi<br />

di arredamento nel blog<br />

è molto diverso dalla<br />

moda e, secondo me, può<br />

essere più stimolante. Ci<br />

vuole molto più tempo,<br />

questo è certo.<br />

Jarla: Che cosa ti ha fatto<br />

scegliere di dedicarti solo<br />

alla moda... a parte la<br />

passione che ogni donna<br />

ha per gli abiti?<br />

Sady: Semplicemente<br />

non avevo più il tempo<br />

di preparare le scene<br />

per il decor. Mi piace<br />

ancora arredare e creerò<br />

sempre i set per le mie<br />

foto di moda, ma per<br />

dare all’arredamento<br />

l’attenzione che merita<br />

... beh, non ho proprio<br />

tempo. Inoltre, odio<br />

abbassare il livello<br />

“ Mi sono<br />

occupata sia di<br />

arredamento che<br />

di moda”<br />

SadyCat<br />

qualitativo delle mie<br />

scene. (sorride)<br />

Jarla: Sembra che il modo<br />

di fare il fashion blogger<br />

sia cambiato negli ultimi<br />

anni, ora è tutto più<br />

incentrato sulla fotografia,<br />

e non sullo scritto. Tu che<br />

ne pensi?<br />

Sady: Penso che la<br />

moda sia sempre stata<br />

più un’industria visiva.<br />

Quando i blogger<br />

scrivono, alcuni parlano<br />

della loro vita... altri<br />

parlano degli oggetti<br />

fotografati. Ad essere<br />

onesti, penso che parlare<br />

degli articoli e della<br />

moda sia davvero la<br />

strada da percorrere,<br />

ma faccio fatica a farlo.<br />

Onestamente non so se<br />

più che una manciata<br />

di persone legga<br />

effettivamente il mio<br />

blog.<br />

Jarla: Quando c’è una<br />

nuova release, come<br />

organizzi tutto il lavoro<br />

per arrivare allo scatto?<br />

Sady: Ogni scatto è<br />

diverso. Mi vengono delle<br />

idee quando vedo le<br />

nuove cose, ma a volte<br />

uno scatto assume una<br />

vita propria. Tendo ad<br />

annotare le idee che mi<br />

vengono sui post-it e ho<br />

tante bandierine fucsia<br />

che incorniciano il mio<br />

monitor. A volte rimugino<br />

su un’idea anche per<br />

mesi.<br />

Jarla: Dopo aver salvato<br />

lo scatto quanto lavori<br />

sulle tue foto?<br />

Sady: Dipende da cosa<br />

voglio fare, ma di solito<br />

mi piace giocare con le<br />

luci e avere un’immagine<br />

chiara di ciò che sto<br />

cercando di mostrare.<br />

Jarla: Sei sempre<br />

soddisfatta del risultato<br />

che ottieni?<br />

Sady: Vorrei dire che non<br />

pubblico mai una foto di<br />

cui non sono soddisfatto,<br />

ma ci sono volte in cui<br />

il tempo è essenziale e<br />

ho bisogno di pubblicare<br />

“qualcosa”. Mi piace la<br />

maggior parte delle mie<br />

foto, ma ogni tanto ne<br />

faccio una e sono tipo ...<br />

ugh, la odio. Certo, sono<br />

quelle foto che invece<br />

sembrano piacere a tutti.<br />

(ridacchia)<br />

Jarla: E’ importante un<br />

avatar ben fatto per la<br />

riuscita di una foto?<br />

164 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Sady: A mio parere, è<br />

imperativo. Non sono una<br />

editor di foto abbastanza<br />

brava da rendere<br />

fantastico un avatar di<br />

sistema con Photoshop.<br />

Io non disegno niente.<br />

Il massimo che faccio è<br />

migliorare lo scatto per<br />

mettere in maggiore<br />

evidenza le cose. Non<br />

sono una maga.<br />

Jarla: Una foto di moda<br />

deve ovviamente mettere<br />

in luce la creazione per la<br />

quale viene realizzata, ma<br />

secondo te qual è la cosa<br />

o le cose che catturano<br />

l’attenzione del pubblico?<br />

Sady: Le scelte di<br />

illuminazione e colore<br />

fanno un’enorme<br />

differenza, poi la posa.<br />

Non puoi mostrare un<br />

top se le tue braccia sono<br />

piene di fiori e cibo. Non<br />

puoi mostrare una skin se<br />

sei coperto di tatuaggi e<br />

trucco pesante. Non puoi<br />

mostrare correttamente<br />

una gonna se sei seduta.<br />

Jarla: Quanto conta la<br />

componente artistica in<br />

una foto di moda?<br />

Sady: Migliore è la foto<br />

e più persone vorranno<br />

guardarla. Allo stesso<br />

tempo, penso che sia<br />

importante per i brand<br />

avere diversi tipi di<br />

blogger. Ad esempio,<br />

un brand come Vinyl o<br />

Blueberry... creano abiti<br />

che stanno benissimo su<br />

tutti, ma lo stile di ognuno<br />

darà suggerimenti agli<br />

spettatori. Quindi, è<br />

utile avere alcuni artisti<br />

dark/gotici nei team dei<br />

blogger per mostrare<br />

come le creazioni<br />

possono essere versatili.<br />

Hai le ragazze gattine,<br />

le tue ragazze urbane<br />

e le ragazze classiche<br />

(preciso che questo non<br />

è un insulto). Più versatile<br />

è la tua squadra, più<br />

versatilità viene messa in<br />

mostra e più si amplia il<br />

tipo di pubblico a cui ci si<br />

rivolge.<br />

Jarla: A proposito di<br />

brand… Oltre a essere un<br />

blogger, sei una blogger<br />

manager per importanti<br />

marchi in SL, immagino<br />

tu partecipi anche alla<br />

selezione dei blogger:<br />

quali sono i requisiti<br />

che devono avere come<br />

fotografi?<br />

Sady: La prima cosa che<br />

cerco è la visibilità. Le<br />

persone si arrabbiano<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

165


tantissimo per questo,<br />

ma la verità è che... il<br />

punto centrale di avere<br />

blogger è mostrare i<br />

prodotti a quante più<br />

persone possibile. Il blog<br />

è pubblicità. Quindi,<br />

ovviamente, cerco sì dei<br />

fotografi raffinati ma<br />

con la massima visibilità<br />

possibile. Piaccia o no,<br />

il blog è un gioco di<br />

numeri. Non distribuiamo<br />

solo prodotti gratis.<br />

Accettiamo di darti i<br />

nostri articoli se accetti<br />

di promuoverli nel modo<br />

migliore. È così semplice.<br />

Jarla: Vorresti condividere<br />

con noi un tuo “segreto”<br />

riguardo alla fotografia su<br />

SL? Puoi dire anche no se<br />

preferisci<br />

Sady: Non so se ho un<br />

segreto. Mi ispiro agli altri<br />

e sperimento molto. Se<br />

guardi il mio stream su<br />

Flickr, vedrai che c’è una<br />

grande varietà di stili.<br />

Jarla: Il tuo “miglior”<br />

difetto?<br />

Sady: Uhm ... ne ho così<br />

tanti. Non saprei quale sia<br />

il “migliore”. Immagino di<br />

poter dire la mia voglia<br />

di sperimentare, che mi<br />

ha tenuto lontana da<br />

molti team, perché manco<br />

di uno stile coerente.<br />

Tuttavia, non smetterò<br />

mai di provare cose<br />

nuove. Non so se questo<br />

sia davvero un difetto.<br />

“Non so se ho un<br />

segreto. Mi ispiro agli<br />

altri e sperimento<br />

molto”<br />

Riferimenti<br />

Flickr<br />

Blog<br />

Instagram<br />

Facebook<br />

SadyCat<br />

166 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

167


168 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

169


Un grazie speciale a<br />

Un ringraziamento speciale ai nostri<br />

affezionati lettori che hanno messo il<br />

kiosk della rivista sulla loro land:<br />

Lee Olsen<br />

LUNDY ART GALLERY<br />

Tia Rungray<br />

STRUKTURO<br />

-Ñïéü- (nieuwenhove)<br />

NOIR’WEN CITY<br />

Dixmix source<br />

DixMix Art Gallery<br />

Anelie Abeyante<br />

La Maison d’Aneli<br />

Ilyra Chardin (ilyra.chardin)<br />

Emergent Gallery<br />

LIV (ragingbellls)<br />

Raging Graphix Gallery<br />

Michiel Bechir<br />

Michiel Bechir Gallery at Embrace<br />

Michiel Art Cafe<br />

Hermes Kondor<br />

Viktor Savior de Grataine (viktorsavior)<br />

SHINY (narayanraja)<br />

Bohemio Love<br />

Jaz (Jessamine2108)<br />

Art Promotion<br />

Camp Italia<br />

170 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

171


FOTOGR<br />

SCELTI SU F<br />

“inside me ”<br />

MIna Arcana<br />

172 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


LICKR<br />

AFI IN SL<br />

Scelti<br />

dall’editore.<br />

Splendide<br />

fotografie viste<br />

sul gruppo Flickr<br />

di <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

Magazine.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

173


174 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Lilith<br />

Geordie<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

175


Anto Haiku<br />

176 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

177


178 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Santra<br />

Seranno<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

179


180 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Alba<br />

Silverfall<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

181


182 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Elaine<br />

Lectar<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

183


ROXANNE<br />

MISS V<br />

184 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


ERROR 404 -<br />

NOT BOUND<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

185


186 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


AshleyAlyson Yexil<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

187


188 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Lidiane<br />

Miller<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

189


190 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Santra<br />

Seranno<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

191


192 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Lilith<br />

Geordie<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

193


ROXANNE<br />

MISS V.<br />

194 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

195


196 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Lidiane<br />

Millerll<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

197


198 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Santra<br />

Seranno<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

199


Lidiane<br />

Miller<br />

200 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

201


202 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


Santra<br />

Seranno<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

203


Mina Arcana<br />

204 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

205


Grazie per la lettura.<br />

Speriamo che tu<br />

abbia gradito questo<br />

numero.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong> Magazine<br />

Copyright.<br />

Non siamo affiliati a<br />

Linden Lab.<br />

206 <strong>360</strong> <strong>GRADI</strong>


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a:<br />

<strong>360</strong>gradi.sl@gmail.com.<br />

<strong>360</strong> <strong>GRADI</strong><br />

207

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