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Sergio Franzese, Manuela Spadaro - ROM E SINTI IN PIEMONTE

A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”

A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26,
“Interventi a favore della popolazione zingara”

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Abstract

La presente ricerca intende fare il punto sulla presenza dei Rom e dei Sinti in Piemonte a dodici anni dall’entrata in

vigore della legge regionale 10 giugno 1993, n. 26 “Interventi a favore della popolazione zingara”.

La prima sezione, curata da Sergio Franzese, si articola in tre parti (1-3) e presenta un quadro generale della situazione:

La prima parte è costituita da un’introduzione storica e antropologica. Essa illustra la teoria dell’origine indiana dei

Rom e dei Sinti, considerando tuttavia anche altre ipotesi. Di seguito fornisce una classificazione dei diversi gruppi

rom e sinti, i primi basati sulle attività tradizionali, i secondi sui luoghi di insediamento storico, per poi procedere

con la descrizione di principali usi e costumi dei gruppi presenti in Piemonte. In ciò essa prende in esame i momenti

principali dell’esistenza, le feste, il credo religioso e dà conto dei mutamenti in atto che rendono evidente

come sia elevato il rischio di perdita dell’identità culturale e la necessità di interventi di tutela.

La seconda parte fornisce un quadro sulla popolazione romaní in Piemonte, costituita da quattro gruppi principali:

i Sinti piemontesi, i Rom “vla¤”, i Rom “balcanici” e i Rom rumeni, con una stima relativa alla presenza sul territorio

per ciascuno di questi gruppi.

La ricerca ha esaminato un certo numero di situazioni ritenute rappresentative della realtà complessiva su cui si

concentrano oltre due terzi del fenomeno.

Vengono poi elencati gli interventi svolti dai comuni piemontesi sia avvalendosi della legge regionale 26/93 che di

altra natura.

L’analisi di questo dato mette in evidenza che il ricorso alla legge regionale è stato complessivamente assai limitato

e nella maggior parte dei casi è stato finalizzato alla creazione o alla ristrutturazione di aree di sosta e in misura

minore ad interventi in ambito educativo.

La terza parte fornisce un elenco di organizzazioni e associazioni presenti in Piemonte che operano nel settore,

con una descrizione delle attività svolte da ciascuna di esse.

Seguono un approfondimento sulla mediazione culturale come strumento di dialogo tra cultura maggioritaria e cultura

romaní e un’analisi conclusiva contenente proposte operative articolate secondo diversi settori di intervento.

La seconda sezione della ricerca, a cura di Manuela Spadaro dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione)

si articola anch’essa in tre parti (4-6) ed è rivolta all’analisi della normativa in materia di tutela della popolazione

romaní.

La quarta parte presenta una panoramica della normativa a livello europeo, nazionale, regionale e comunale.

La quinta parte analizza in modo dettagliato la normativa a livello comunale, ovvero i regolamenti emanati da alcuni

dei comuni dove sono presenti aree sosta autorizzate.

La sesta parte è rivolta all’analisi dettagliata dello stato di attuazione della l.r. 26/93 nei comuni piemontesi. Dall’esame

di questa legge emerge un quadro in chiaroscuro: il livello base di politiche di tutela nei confronti dei Rom e

dei Sinti è assicurato grosso modo ovunque, anche se in troppi comuni ciò avviene ancora solamente in via di fatto

e non attraverso la formalizzazione delle iniziative comunali; mentre per quanto attiene ad altre iniziative che potrebbero

portare a una vera integrazione i comuni non hanno ancora elaborato programmi di interventi che si succedano

senza soluzione di continuità, in modo tale da portare a risultati concreti, com’è avvenuto per esempio

nell’ambito della scolarizzazione dei minori.

Infine l’Appendice è costituita da una bibliografia, un elenco delle riviste specializzate e dei principali siti Internet

sull’argomento, da una rappresentazione della presenza stimata di Rom e Sinti in Piemonte attraverso cartine geografiche

e dal testo della legge regionale piemontese.

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