Sergio Franzese, Manuela Spadaro - ROM E SINTI IN PIEMONTE
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26,
“Interventi a favore della popolazione zingara”
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Rom e SInti in Piemonte
Interventi nel settore abitativo. L’inserimento abitativo dei Rom e dei Sinti sul territorio incontra difficoltà per la
progettazione di nuove aree di accoglienza e villaggi da lungo tempo attesi, anche alla luce di esperienze abitative,
e non più campeggi per roulotte.
Rom e Sinti hanno da tempo abbandonato le consuetudini di vita legate al nomadismo e per questa ragione si ritiene
che al cambiamento debbano corrispondere interventi legislativi coerenti accompagnati da risorse per:
• superare la tipologia del “campo nomadi” attraverso la creazione di insediamenti in cui si tengano presenti le
esigenze della famiglia allargata, dell’inserimento in un dato territorio, delle realizzazioni abitative come villaggi,
cascinali, manufatti realizzati in autocostruzione;
• favorire l’acquisizione di terreni privati anche attraverso contributi economici;
• favorire l’inserimento in case popolari per quanti lo richiedano con progetti di accompagnamento sociale per
rimuovere difficoltà economiche, gestionali e di relazione con il vicinato.
Interventi di tutela della cultura e della lingua romaní. In Italia, gli interventi legislativi sulla tutela delle minoranze
storico-linguistiche (l. n. 482 del 15 dicembre 1999) hanno trascurato il popolo dei Rom e dei Sinti, negando loro
il riconoscimento dato ad altre minoranze.
In ambito regionale l’esistenza della l.r. 26/93 non è valsa a dare vita a iniziative di tutela culturale e linguistica. Alcuni
elementi della legge stessa (art. 1 e artt. 9 e 10) sono rimasti tali senza benefici per la effettiva partecipazione,
emancipazione e coscientizzazione dei Rom e dei Sinti.
È auspicabile sostenere con stanziamenti adeguati:
• progetti di ricerca e di studio della cultura e della lingua romaní (in particolare del sinti piemontese);
• progetti per la creazione e la divulgazione di strumenti didattici (in formato testo e audiovisivo) sulla cultura e
per l’apprendimento/approfondimento della lingua romaní da progetti di corsi formativi in ambito culturale e
linguistico;
• progetti di iniziative culturali in vari settori (arte, teatro, musica, ecc.)
Interventi di supporto alle attività di tipo educativo. Premesso che l’istruzione di tipo scolastico compete all’autorità
preposta alla materia, si ritiene che l’istituzione regionale possa svolgere una funzione di supporto attraverso
il finanziamento di progetti specifici per:
• progetti di formazione rivolti al personale docente;
• progetti di formazione per mediatori culturali rom e sinti.
Altri interventi. Attraverso la presente ricerca sono state raccolti ed elaborati il maggior numero di dati sulla presenza
romaní in Piemonte in ogni suo aspetto. Risulta evidente che si tratta di una realtà composita che investe
numerosi settori, con interventi che possono riguardare la totalità della comunità rom e sinti, ma che più spesso
debbono essere diversificati per ciascun gruppo di appartenenza in risposta alle specifiche esigenze.
È altresì importante evidenziare che questo studio rappresenta uno strumento in grado di fornire una conoscenza
generale della realtà ma che necessita di ulteriori approfondimenti e verifiche.
Solo l’esperienza personale di chi ha condotto la ricerca può infatti garantire l’attendibilità delle informazioni in
quanto i dati (soprattutto demografici) forniti da molti comuni sono spesso risultati insufficienti e poco convincenti,
denotando una scarsa conoscenza della realtà da parte delle istituzioni locali.
Tra gli altri interventi sono quindi auspicabili:
Un proseguimento della ricerca mirata all’approfondimento di uno o più aspetti. A questo proposito si possono
ipotizzare studi specifici su due diversi filoni: demografico (censimento diretto delle comunità); inserimento sociale:
abitazione e lavoro (raccolta e descrizione di esperienze consolidate e loro riproposizione su scala regionale).
Tali studi dovrebbero prevedere, oltre ai necessari finanziamenti, un tempo di svolgimento della durata di almeno
un anno e un coinvolgimento di più operatori, tra cui mediatori culturali rom e sinti.
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