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Sergio Franzese, Manuela Spadaro - ROM E SINTI IN PIEMONTE

A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”

A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26,
“Interventi a favore della popolazione zingara”

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Gattinara – Ghislarengo – Lenta – Lozzolo – Roasio

a) Settore educativo:

– sussidi alle famiglie per le spese scolastiche.

b) Settore inserimento lavorativo:

– interventi solo su richiesta.

2.4.4 Analisi del dato relativo ai rapporti tra comunità romaní, cittadinanza e istituzioni

Si è tentato, attraverso questa ricerca, di monitorare il dato relativo ai rapporti fra Rom e Sinti da un lato, cittadinanza

e istituzioni dall’altro, chiedendo ai soggetti intervistati di stabilire una classificazione in base a tre parametri

(buono, problematico, conflittuale) per ciascun gruppo e di fornire una descrizione dettagliata circa le cause che

ostacolano una buona intesa tra la comunità Rom e/o Sinti e la società nella quale essi vivono.

Il risultato ottenuto in seguito alla domanda “Come giudica il grado di integrazione sociale?” riferito alle comunità

prese in esame non fornisce che una fotografia molto sbiadita della percezione dei soggetti intervistati. Infatti, è

evidente che il livello di integrazione o conflittualità non può essere misurato in base alla sensibilità individuale.

Tuttavia, le risposte ottenute forniscono un’indicazione non trascurabile, dal momento che ripropongono spesso

le stesse argomentazioni in situazioni territoriali distinte.

Più precisamente emerge che:

• il rapporto tra Sinti, cittadinanza e istituzioni, considerato su 16 realtà in cui essi sono presenti è ritenuto

buono in 7 situazioni e problematico in 9, mentre non è segnalata alcuna situazione di tipo conflittuale;

• il rapporto tra Rom “balcanici”, cittadinanza e istituzioni, considerato su 6 realtà in cui essi sono presenti

è ritenuto sempre problematico e in un caso con aspetti di conflittualità;

• il rapporto tra Rom rumeni, cittadinanza e istituzioni, considerato sulla realtà torinese è ritenuto problematico;

• il rapporto tra altri gruppi, cittadinanza e istituzioni risulta buono nel caso dei Rom “vla¤” stanziati nel vercellese

(Gattinara e comuni minori), problematico a Novara, problematico con alcuni aspetti di conflittualità

a Torino (riferito probabilmente in misura maggiore al gruppo dei Camminanti e ad altri nomadi di passaggio)

dove comunque la realtà si presenta in modo assai più articolato che altrove.

In linea di massima si può asserire che la conflittualità emerge laddove sussistono grossi stanziamenti a ridosso

di quartieri cittadini, ed è causata principalmente da comportamenti non accettati dalla popolazione (ad esempio

accensioni di fuochi che causano emissione di fumi tossici, dispersione di rifiuti e loro incendio, tensione con i

vigili del fuoco e con le forze dell’ordine, complicità con ditte che scaricano rifiuti nelle immediate vicinanze delle

aree sosta anziché nelle discariche autorizzate, situazioni di microconflittualità con la popolazione vicina alle

aree sosta – screzi sui mezzi pubblici, nei negozi, all’uscita delle scuole, danneggiamenti di auto in sosta, accattonaggio,

ecc.)

A questi episodi di malcostume si affiancano talora fatti di criminalità più consistenti quali furti e truffe.

Va sottolineato che tali comportamenti, che recano pregiudizio all’intera comunità Rom e Sinti, rappresentano la

devianza di una parte minoritaria della popolazione romaní, non certo giustificabile, ma che può essere spiegata

quale conseguenza dell’emarginazione e dell’assenza di opportunità. È pertanto evidente che il fenomeno non

possa essere risolto esclusivamente con la repressione, ma soprattutto con la prevenzione e la predisposizione di

iniziative adeguate.

Sarà sufficiente ricordare, infatti, che, in situazioni nelle quali è avvenuta l’integrazione sociale attraverso il lavoro

e forme di insediamento non precarie, non vi è traccia di devianza criminale o comunque essa appare fortemente

ridimensionata rispetto al passato.

Tali considerazioni, che partono dai dati raccolti presso i comuni campione, sono evidentemente estensibili in generale,

non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale.

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