Sergio Franzese, Manuela Spadaro - ROM E SINTI IN PIEMONTE
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26,
“Interventi a favore della popolazione zingara”
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La situazione venutasi a creare ha quindi determinato, per coloro che si sono visti rifiutare il riconoscimento della
nuova nazionalità, la necessità di inoltrare domanda di apolidia.
I Rom “balcanici” presenti nella città di Torino hanno presentato nel corso degli ultimi anni circa 50 istanze in tal
senso, oltre che domande di cittadinanza italiana per i figli nati in Italia (poiché figli di genitori di nazionalità
sconosciuta) e per tutti coloro che sono in possesso dei requisiti per ottenerla.
La maggior parte dei Rom “balcanici” presenti a Torino ha potuto regolarizzare la propria situazione di soggiorno
anche grazie a un percorso di inserimento lavorativo avviato da tempo.
La situazione attuale si presenta pertanto costituita da presenze regolari di cittadini stranieri o apolidi.
Rom rumeni
Popolazione stimata: oltre 700 persone – ?
Torino è l’unico comune ad aver fornito dati sulla presenza di Rom rumeni; tuttavia è certo che anche altri comuni
della cintura e altri comuni capoluogo di provincia sono in qualche modo interessati dal fenomeno. Per questo
non possiamo quantificarne la presenza in modo attendibile, perlomeno nel suo dato più esteso.
I Rom rumeni presenti in Piemonte, come nel resto dell’Italia, sono cittadini di nazionalità rumena in prevalenza privi
del permesso di soggiorno.
Rom “vla¤” e altri
Popolazione stimata: tra le 700 e le 800 persone.
Almeno due terzi sono costituiti da Rom “vla¤” (di nazionalità italiana); la restante parte è rappresentata da Camminanti
di Noto (nomadi autoctoni siciliani i cui costumi sono affini a quelli delle popolazioni rom) e da gruppi minori
(Kaulía di origine nordafricana, nomadi provenienti da Francia e Spagna, ecc.)
2.3.3 Analisi del dato demografico complessivo
I dati acquisiti da fonti ufficiali (anagrafi dei comuni, polizia municipale, servizi sociali) sono stati incrociati
– dove possibile – con informazioni di fonte diversa (associazioni, Rom e Sinti); ciò ha consentito di stabilire,
attraverso il sistema della proiezione dei dati, un risultato circa la consistenza demografica di ciascun
gruppo.
La ricerca di questo tipo di informazione ha evidenziato che:
• In molti casi gli uffici interpellati non sono stati in grado di fornire una risposta certa, salvo nelle situazioni
in cui vi è un insediamento di Rom e/o Sinti in campi nomadi (autorizzati, tollerati o su terreno proprio).
• Scarsa o nulla è la segnalazione di presenze stagionali e itineranti, sebbene, almeno per quanto riguarda
i Sinti piemontesi, sia comprovata una mobilità nei mesi estivi (fenomeno implementato dalla presenza di famiglie
giostrai e baracconisti sinti o di origine sinti).
• È difficile, in situazioni diverse da quelle di stanzialità all’interno di campi sosta o quartieri abitati in prevalenza
da Rom e Sinti, procedere a un’identificazione fondata sul gruppo etnico di appartenenza.
Peraltro essa potrebbe configurarsi come una violazione della garanzia di riservatezza, poiché i cittadini non
sono tenuti a rivelare le proprie origini. Di questo aspetto si è dunque tenuto conto nel condurre la presente
ricerca evitando forzature nell’acquisizione dei dati, pur nella consapevolezza che le cifre riportate possono
risultare sottostimate.
La ripartizione della popolazione rom e sinti è schematizzata attraverso alcune rappresentazioni grafiche (vedi Appendice
a pagina 81). Le percentuali sono basate sulla proiezione di dati parziali.
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