Sergio Franzese, Manuela Spadaro - ROM E SINTI IN PIEMONTE
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26,
“Interventi a favore della popolazione zingara”
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Rom e SInti in Piemonte
si rivolgono maggiormente in preghiera a Padre Pio e alla Vergine di Lourdes. Gli uni e gli altri manifestano la
loro fede recandosi in visita ai rispettivi santuari.
In Piemonte, a Forno di Coazze, ogni anno ha luogo in estate un incontro religioso al quale partecipano molti Sinti
piemontesi che vi si recano per venerare la Madonna. Altri si recano a Lourdes o a Medjugorje, o in altri luoghi di
culto in Italia.
Un certo numero di famiglie di Sinti piemontesi partecipa al raduno che si svolge annualmente alle Saintes Maries
de la Mer in Camargue (Francia). Rom, Sinti e Kalé, che giungono da molte parti d’Europa, vi si ritrovano per venerare
Santa Sara la nera. In tale occasione, il 24 maggio, la statua viene portata in processione dalla cripta della
chiesa fino al mare.
I Sinti, inoltre, per ottenere aiuto in caso di malattia o bisogno fanno spesso ricorso a guaritori o guaritrici (hálige
ga†é) a cui spesso attribuiscono poteri taumaturgici di origine divina.
A partire dagli anni ottanta un certo numero di Rom “vla¤”, di Sinti lombardi e un ristretto numero di Sinti piemontesi
ha aderito alla Missione Evangelica Zigana, di orientamento pentecostale.
I Rom “balcanici” sono, a seconda dell’area di provenienza, musulmani (bosniaci) o cristiano-ortodossi (serbi). I
Xora¤ané (musulmani) sono quelli che, in modo maggiore rispetto ad altri, manifestano un certo distacco dalla religione
a cui essi formalmente appartengono, probabilmente perché essi vivono fuori da aree di tradizione islamica
e anche perché l’osservanza dei precetti coranici mal si concilia con la libertà innata dei Rom. Essi continuano,
com’è ovvio, a dichiararsi musulmani, anche se apparentemente l’unico contatto con autorità religiose è in occasione
di funerali celebrati talvolta alla presenza di un Imam.
Tra le festività celebrate dai Rom “balcanici” la più importante è quella di Ederlezi (la festa di primavera), resa
famosa dal film Il tempo dei Gitani di Emir Kusturica. Essa è maggiormente conosciuta con il nome di Giurgevdan
(“il giorno di San Giorgio”) e si celebra ogni anno il 6 maggio. Di fatto non è una festa religiosa: il nome
cristiano s’è agganciato in seguito; è una festività “pagana” che unisce tutti i popoli balcanici (e tra questi
i Rom) dall’Anatolia alla Bulgaria, dai cristiani di Croazia ai musulmani di Bosnia, che festeggiano il bel tempo
che ritorna.
Il giorno di San Giorgio celebra nei Balcani la pienezza della primavera e del sole che scalda le ossa, il desiderio
d’incontro in riva ai fiumi e la bellezza intensa, ed è la festa romaní per eccellenza. In essa, grazie alla musica, all’alcol
e alle danze, si riuniscono popolazioni di regola separate da profonde divisioni politiche e religiose.
In Italia essa viene celebrata addobbando roulotte e baracche con rami e foglie, e cucinando agnelli allo spiedo,
che vengono macellati secondo la tradizione (sgozzati e lasciati dissanguare).
Oltre alla carne di agnello, che costituisce il piatto principale, le donne preparano numerosi cibi tipici della tradizione
balcanica. Presso i Rom i preparativi per la festa di Giurgevdan hanno inizio almeno due giorni prima della
data in cui essa si celebra.
Altra festività, celebrata il 2 agosto dai Rom bosniaci, è Ilindan (“giorno di Elia”) o Alindjun (“giorno di Alija”). I cristiani
festeggiano Elia la mattina, mentre i musulmani (dai quali è chiamato Alija) festeggiano il pomeriggio.
Inoltre, i Rom “balcanici” cristiano-ortodossi e i Rom rumeni celebrano le festività cristiane secondo il calendario
liturgico bizantino.
Infine, molte consuetudini dei Rom “balcanici” e rumeni appartengono al patrimonio culturale delle popolazioni
stanziali dei paesi da cui essi provengono.
1.4.7 Il lavoro
I mestieri tradizionali dei Sinti erano prevalentemente il luna park e il circo, e costituivano la ragione principale della
loro vita itinerante, mentre i Rom esercitavano mestieri quali la fabbricazione e la riparazione di pentole e il commercio
di cavalli.
Presso i Rom le donne, ancora oggi, esercitano la chiromanzia e altre forme di divinazione, mentre tra le donne
sinti solamente quelle più anziane praticano talvolta ancora questa attività. Esse preferiscono la vendita porta a
porta di articoli di merceria e altri oggetti di uso per la casa.
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