Sergio Franzese, Manuela Spadaro - ROM E SINTI IN PIEMONTE
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”
A dodici anni dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26,
“Interventi a favore della popolazione zingara”
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1.4.5 La morte
La morte, come la nascita, è considerata una circostanza impura e, attraverso la partecipazione al lutto, costituisce
un momento di affermazione di appartenenza a una comunità formata in primo luogo dalla famiglia
allargata.
In passato il decesso avveniva sulla terra, fuori dalla propria abitazione, e quando un Sinti moriva veniva bruciato
il carrozzone (vardín) e le cose che gli appartenevano, per evitare che attraverso esse se ne potesse offendere la
memoria. I cavalli, che lo avevano accompagnato in vita trainando il vardín lungo tutte le strade, venivano venduti
ai ga†é.
Ora le condizioni di vita sono diverse e la morte di solito avviene in ospedale; tuttavia, il rispetto per i defunti rimane
profondo e quando se ne parla lo si fa premettendo sempre l’aggettivo flóro (“povero”) o flóri (“povera”) al nome
del defunto o della defunta.
I funerali continuano a svolgersi in modo sontuoso, con grande partecipazione di parenti e amici; numerose corone
di fiori testimoniano l’affetto verso il defunto.
Le sepolture avvengono in tombe di famiglia e, sebbene un po’ ovunque in Piemonte vi siano cimiteri in cui riposano
dei Sinti, alcuni in particolare sono stati eletti a luoghi principali di sepoltura (tra questi i cimiteri di Bricherasio
e di Savigliano).
L’assidua cura della tomba e le messe in suffragio celebrate a distanza di tempo testimoniano una volta di più l’affetto
profondo dei vivi nei confronti dei loro defunti.
Presso i Rom, durante il periodo di lutto, viene celebrata la pomána, un banchetto funebre in cui si commemora
l’anniversario della morte di una persona. L’abbondanza del cibo e delle bevande esprime l’augurio di pace e felicità
per il defunto. Tale usanza non è comunque esclusiva dei Rom ma appartiene alla tradizione cristiano-ortodossa
ed è condivisa con molte popolazioni dell’Europa orientale.
1.4.6 La religione
Alla morte si lega il concetto di religione, intesa come rapporto tra l’essere umano e tutto ciò che oltrepassa la vita
terrena.
I Rom e i Sinti credono nell’esistenza di un dio creatore (Del o Devél) assistito da forze spirituali soprannaturali benigne
e nell’esistenza di creature maligne che agiscono nella sfera dominata dal diavolo (Beng). Inoltre, essi credono
ai santi e agli spiriti dei defunti (mulé).
La netta divisione tra bene e male, la credenza in forze soprannaturali che agiscono nell’aldilà, così come il concetto
di puro e impuro e tutto ciò che questo dualismo implica riconducono, secondo Alexandro A. Revello, a una
spiritualità di origine giudaica, e quindi originaria dell’area medio-orientale, mentre essa appare in contrasto con il
pensiero panteistico indiano rappresentato dall’Induismo.
Inoltre, un’attenta analisi delle tradizioni osservate dai Rom offre interessanti parallelismi con i precetti contenuti
nella Torah, in particolar modo con le regole espresse nel Libro dell’Esodo e nel Deuteronomio.
Un’altra componente della tradizione culturale romaní è di chiara influenza persiana (che si giustifica soltanto ammettendo
un prolungato soggiorno dei Rom nella Persia preislamica e quindi prima che i Rom giungessero in India):
si tratta delle pratiche magiche e alchimistiche che hanno contribuito a creare dei miti intorno ai Rom e ad attribuire
loro poteri misteriosi. Sono segni evidenti di una familiarità di questo popolo con gli adoratori del fuoco, il
culto dei Magi.
Tutto ciò costituisce dunque l’essenza della spiritualità romaní, condivisa da tutti al di là dell’appartenenza a questa
o a quella religione ufficiale, quasi sempre frutto di un adeguamento alla situazione.
Rom, Sinti, Kalé e Romanichals possono, a seconda delle circostanze, essere cristiani cattolici, ortodossi,
protestanti o musulmani. Essi, tuttavia, quasi sempre rielaborano queste religioni attraverso i concetti esposti
sopra, professandole in modo esteriore o secondo modalità tipiche della religiosità popolare. In questo contesto
si inscrive la venerazione rivolta alla Madonna e ai santi da parte di Rom e Sinti di religione cattolica. I Rom
“vla¤” mostrano una particolare devozione nei confronti di Sant’Antonio da Padova, mentre i Sinti piemontesi
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