Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n. 99 dicembre 2020

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19.01.2021 Views

Agricoltura > 9924Come previsto dalla normativa nazionalele aziende che intendonoutilizzare sui propri prodotti l’indicazione“prodotto di montagna”devono inoltrare, alla Regione di appartenenza,una apposita comunicazione;le Regioni, semestralmente,redigono i propri elenchi e li invianoal MIPAAF.L’UTILIZZO IN PIEMONTEAlla fine di settembre 2019 (data dieffettuazione dell’indagine), le comunicazionitrasmesse a livello nazionalerisultavano essere 481; diqueste, ben 176 sono state presentatein Piemonte, 77 in Emilia Romagnae 69 in Basilicata, cui seguono, connumeri molto più bassi, tutte le altreRegioni e Province autonome.Il Piemonte, con oltre il 36 % dellecomunicazioni complessive, rappresentala Regione in cui tale strumentoè stato maggiormente utilizzato;le richieste presentate coinvolgonoaziende agricole operanti in tuttoil territorio montano regionale,con una prevalenza nelle provincedi Cuneo, di Torino e del VerbanoCusio Ossola, attive principalmentenella filiera ortofrutticola.Il maggior interesse dimostrato dalleaziende piemontesi operanti interritorio montano rispetto alle analoghedi altre regioni italiane sembraessere stato significativamentestimolato dalle politiche regionalidi qualificazione delle produzioni dimontagna previste in alcune Misuredel Programma di Sviluppo Rurale(PSR).Tabella 1. Numero di aziende agricole richiedenti e di domande presentate in PiemonteProvinceNo. AziendeL’ANALISISULLA PERCEZIONELa Sezione di Scienze Merceologichedel Dipartimento di Managementdell’Università degli Studi di Torinoe l’Assessorato all’Agricoltura, Cibo,Caccia e pesca della Regione Piemontehanno svolto congiuntamentela prima ricerca italiana sulla percezionedell’indicazione facoltativadi qualità “prodotto di montagna”.Il percorso di ricerca è stato suddivi-LattierocaseariaNumero di domande per singola filieraApistica Carni Ortofrutticola Uova TotaleCuneo 82 17 20 17 54 2 110Torino 39 10 9 9 20 2 48Verbania 24 10 4 10 8 32Vercelli 9 8 6 14Biella 9 4 2 2 3 11Asti 9 3 1 1 4 9Alessandria 2 1 1 1 3Novara 2 2 2Totale 176 53 37 45 92 4 229Fonte: elaborazione su dati MIPAAF (aggiornato a settembre 2019)so in due fasi. Nella prima fase sonostate individuate le aziende piemontesiche hanno presentato domandaper l’utilizzo dell’indicazione facoltativa“prodotto di montagna”, lequali sono state coinvolte in un’indaginededicata al tema dei prodotti dimontagna e alle relative peculiaritàe criticità. Nella seconda fase sonostate implementate tre specificheindagini dedicate sempre alla percezionedell’indicazione facoltativa daaltri gruppi di soggetti, ovvero:aziende del comparto lattiero-casearioubicate in territorio montanoma non richiedenti ancoral’utilizzo di tale strumento;panel qualificato di attori della distribuzione,enti pubblici e privati;giovani consumatori.A FINE 2019 ÈSTATA SVOLTA INPIEMONTE LA PRIMARICERCA ITALIANASULLA PERCEZIONEDELL’INDICAZIONEFACOLTATIVA DIQUALITÀ “PRODOTTODI MONTAGNA”I risultati ottenuti dal coinvolgimentodei diversi stakeholders sottolineanocome il consumatore siail soggetto principale cui fare riferimento,in quanto determinante perl’assegnazione di valore dei diversiprodotti alimentari. In passato, gliOSA (operatori del settore alimentare)si sono concentrati sulla tutelaigienico-sanitaria, sulla sicurezzaalimentare e sulla trasparenza, supportatidalle politiche delle istituzioniche hanno richiesto di soddisfaretali requisiti attraverso obblighi dilegge. Attualmente gli orientamentisembrano mirare a soddisfareaspetti relativi alla sostenibilità, alcontesto produttivo, ai principi nutrizionalie alla territorialità delleproduzioni. In questo quadro si inserisceil concetto di “prodotto di montagna”come segno di qualità che, inbase alle evidenze emerse, incarnamolti degli aspetti sopra menzionatie può soddisfare le richieste di mercatoanche dei giovani consumatoriche tendono a ricercare prodotti alimentarisostenibili dal punto di vistaambientale e del benessere animale.Il legislatore europeo, attraversol’istituzione di questa indicazionefacoltativa di qualità, ha voluto evidenziarela necessità di trasparenzaattraverso un sistema di etichettaturadi facile applicazione da partedegli attori della filiera; l’iniziativa,volta alla valorizzazione delle pro-

duzioni locali di montagna, sembraessere apprezzata da tutti i soggettiinteressati. I produttori primariritengono che tale segno della qualitàpossa aiutare a promuovere ilprodotto alimentare di montagna.I distributori sottolineano l’importanzadell’iniziativa valutata comepositiva, osservando tuttavia la necessitàdi una maggiore informazionee comunicazione tra i potenzialiutilizzatori del prodotto di montagna.I consumatori, infine, sembranoorientati a riconoscere un maggiorvalore alle produzioni ottenutein territori difficili come le aree dimontagna, purché tale caratteristicasia facilmente identificabile. Emergepertanto che tali peculiarità, chedifferenziano le produzioni di montagnadai prodotti alimentari convenzionali,possono essere percepitecome elemento di maggior valore, apatto che siano comunicate esplicitamentein modo semplice e chiaro.Le considerazioni espresse dai diversisoggetti coinvolti sottolineanopertanto come l’indicazione facoltativadi qualità europea possa costituireun’occasione di valorizzazione deiprodotti delle aziende agroalimentariubicate in territorio montano. Perpoter creare valore e redistribuirericchezza in aree marginali comequelle montane vi è infatti la necessitàdi ricostruire filiere territorialiladdove il rapporto tra produttore econsumatore finale si è affievolito osi è addirittura interrotto nel tempo.In tal senso è evidente, da un lato, lanecessità di pesare adeguatamentela struttura dell’attuale food supplychain globalizzata e, dall’altro, diindividuare eventuali strategie perpotenziare o ricostruire strutture difiliera corta che coinvolgano anchele aree rurali più fragili come quellemontane. L’individuazione di opportunitàderivanti dall’implementazionedi strutture a filiera ridottapotrebbe quindi stimolare nuoviequilibri socio-economici a beneficiodelle comunità montane.IL PRESENTE E IL FUTUROL’interesse delle aziende piemontesiper l’utilizzo di tale segno di qualitàè stato confermato anche nei mesisuccessivi all’effettuazione dell’indagine;nell’aggiornamento del 30giugno 2020 il numero di comunicazioniè infatti arrivato a 242, confermando il primato del Piemontea livello nazionale. Considerate lecomunicazioni arrivate agli ufficiregionali negli ultimi mesi, l’aggiornamentodi dicembre dell’elenco neconterrà più di 280. Emerge quindila necessità di sviluppare un’efficacestrategia informativa/divulgativache possa far conoscere il“prodotto di montagna” presso glioperatori HORECA, nonché pressoi consumatori, per stimolare l’offer-ta da parte delle aziende di montagnaconsentendo la riconoscibilitàe la giusta valorizzazione dei loroprodotti.A tal fine, il prossimo Programmadi Sviluppo Rurale potrebbe, da unaparte, continuare a premiare le aziendeagricole che rivendicano questatipologia di prodotti e, dall’altra,prevedere specifiche iniziative di valorizzazionedel “prodotto di montagna”a livello locale e di informazionedei consumatori a livello generale.L’INTERESSEDELLE AZIENDE ÈIN CONTINUA CRESCITAE VA ACCOMPAGNATADA AZIONI DIINFORMAZIONE VERSOI CONSUMATORI25L’analisi completa della percezionedell’indicazione facoltativa“Prodotto di montagna”è scaricabile gratuitamente sul sitodella Direzione Agricoltura e cibo diRegione Piemonte nella sezione“Pubblicazioni editoriali”

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Come previsto dalla normativa nazionale

le aziende che intendono

utilizzare sui propri prodotti l’indicazione

“prodotto di montagna”

devono inoltrare, alla Regione di appartenenza,

una apposita comunicazione;

le Regioni, semestralmente,

redigono i propri elenchi e li inviano

al MIPAAF.

L’UTILIZZO IN PIEMONTE

Alla fine di settembre 2019 (data di

effettuazione dell’indagine), le comunicazioni

trasmesse a livello nazionale

risultavano essere 481; di

queste, ben 176 sono state presentate

in Piemonte, 77 in Emilia Romagna

e 69 in Basilicata, cui seguono, con

numeri molto più bassi, tutte le altre

Regioni e Province autonome.

Il Piemonte, con oltre il 36 % delle

comunicazioni complessive, rappresenta

la Regione in cui tale strumento

è stato maggiormente utilizzato;

le richieste presentate coinvolgono

aziende agricole operanti in tutto

il territorio montano regionale,

con una prevalenza nelle province

di Cuneo, di Torino e del Verbano

Cusio Ossola, attive principalmente

nella filiera ortofrutticola.

Il maggior interesse dimostrato dalle

aziende piemontesi operanti in

territorio montano rispetto alle analoghe

di altre regioni italiane sembra

essere stato significativamente

stimolato dalle politiche regionali

di qualificazione delle produzioni di

montagna previste in alcune Misure

del Programma di Sviluppo Rurale

(PSR).

Tabella 1. Numero di aziende agricole richiedenti e di domande presentate in Piemonte

Province

No. Aziende

L’ANALISI

SULLA PERCEZIONE

La Sezione di Scienze Merceologiche

del Dipartimento di Management

dell’Università degli Studi di Torino

e l’Assessorato all’Agricoltura, Cibo,

Caccia e pesca della Regione Piemonte

hanno svolto congiuntamente

la prima ricerca italiana sulla percezione

dell’indicazione facoltativa

di qualità “prodotto di montagna”.

Il percorso di ricerca è stato suddivi-

Lattierocasearia

Numero di domande per singola filiera

Apistica Carni Ortofrutticola Uova Totale

Cuneo 82 17 20 17 54 2 110

Torino 39 10 9 9 20 2 48

Verbania 24 10 4 10 8 32

Vercelli 9 8 6 14

Biella 9 4 2 2 3 11

Asti 9 3 1 1 4 9

Alessandria 2 1 1 1 3

Novara 2 2 2

Totale 176 53 37 45 92 4 229

Fonte: elaborazione su dati MIPAAF (aggiornato a settembre 2019)

so in due fasi. Nella prima fase sono

state individuate le aziende piemontesi

che hanno presentato domanda

per l’utilizzo dell’indicazione facoltativa

“prodotto di montagna”, le

quali sono state coinvolte in un’indagine

dedicata al tema dei prodotti di

montagna e alle relative peculiarità

e criticità. Nella seconda fase sono

state implementate tre specifiche

indagini dedicate sempre alla percezione

dell’indicazione facoltativa da

altri gruppi di soggetti, ovvero:

aziende del comparto lattiero-caseario

ubicate in territorio montano

ma non richiedenti ancora

l’utilizzo di tale strumento;

panel qualificato di attori della distribuzione,

enti pubblici e privati;

giovani consumatori.

A FINE 2019 È

STATA SVOLTA IN

PIEMONTE LA PRIMA

RICERCA ITALIANA

SULLA PERCEZIONE

DELL’INDICAZIONE

FACOLTATIVA DI

QUALITÀ “PRODOTTO

DI MONTAGNA”

I risultati ottenuti dal coinvolgimento

dei diversi stakeholders sottolineano

come il consumatore sia

il soggetto principale cui fare riferimento,

in quanto determinante per

l’assegnazione di valore dei diversi

prodotti alimentari. In passato, gli

OSA (operatori del settore alimentare)

si sono concentrati sulla tutela

igienico-sanitaria, sulla sicurezza

alimentare e sulla trasparenza, supportati

dalle politiche delle istituzioni

che hanno richiesto di soddisfare

tali requisiti attraverso obblighi di

legge. Attualmente gli orientamenti

sembrano mirare a soddisfare

aspetti relativi alla sostenibilità, al

contesto produttivo, ai principi nutrizionali

e alla territorialità delle

produzioni. In questo quadro si inserisce

il concetto di “prodotto di montagna”

come segno di qualità che, in

base alle evidenze emerse, incarna

molti degli aspetti sopra menzionati

e può soddisfare le richieste di mercato

anche dei giovani consumatori

che tendono a ricercare prodotti alimentari

sostenibili dal punto di vista

ambientale e del benessere animale.

Il legislatore europeo, attraverso

l’istituzione di questa indicazione

facoltativa di qualità, ha voluto evidenziare

la necessità di trasparenza

attraverso un sistema di etichettatura

di facile applicazione da parte

degli attori della filiera; l’iniziativa,

volta alla valorizzazione delle pro-

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