Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n. 99 dicembre 2020
Agricoltura > 99DISTRETTI DEL CIBOApprovato il Regolamento attuativoper lo sviluppo integrato dei territori12> Roberto Boetti,Silvia BottaroRegione PiemonteDirezione Agricoltura e ciboUno dei primi provvedimenti diattuazione della legge con cui laRegione Piemonte ha voluto dareun quadro normativo omogeneo estrutturato alle norme in materia diagricoltura e di sviluppo rurale (lalegge regionale n. 1 del 2019) riguardai Distretti del cibo. Il regolamentoè stato approvato dalla Giunta regionalenella seduta del 13 novembre2020, su proposta dell’AssessoreMarco Protopapa, ed è destinato aindividuare e disciplinare i distrettidel cibo.La legge regionale n. 1/2019, nelmettere mano al riordino del corpusnormativo in materia di agricolturae sviluppo rurale, si è prefissata,da una parte, di aggiornare normeormai obsolete, non più rispondentialle logiche attuali o divenute incompatibilicon gli orientamenti comunitari;dall’altra di operare unasemplificazione normativa attraversola delegificazione, ossia lo spostamentodella disciplina di alcunematerie dal livello legislativo a quelloregolamentare, ritenuto più utilenella normazione di specifici aspettitecnici o di dettaglio.È in questo contesto che l’art. 43 dellalegge n. 1/2019 ha previsto che la disciplinaper l’individuazione e il riconoscimentodei Distretti del cibo fosseadottata, diversamente dal passato,con un regolamento approvato dallaGiunta regionale, sentito il parere dellaCommissione consiliare competentein tema di agricoltura. Con l’approvazionedel regolamento - che entrerà invigore in seguito alla sua emanazioneda parte del Presidente della Giunta -sarà dunque definitivamente abrogatala legge regionale n. 29/2008 (Individuazione,istituzione e disciplina deidistretti rurali e dei distretti agroalimentaridi qualità) che aveva sin quidisciplinato la materia.
IL DISTRETTO COMEMOTORE DI SVILUPPOCon il nuovo regolamento è statodunque rivisto e semplificato ilquadro normativo per la costituzionee il funzionamento dei distretti,affidando maggiore autonomia aisoggetti interessati, sia nella sceltadella forma giuridica da adottare(tra quelle previste dal codice civile),sia nel modello di governance ritenutopiù opportuno per la gestionedell’ente, fatti salvi i principi dellalibera partecipazione, della rappresentativitàe della trasparenza.Con i distretti del cibo la Regione sipropone dunque di valorizzare, nellascia della legge di Orientamentoe modernizzazione del settore agricolo(art. 13 del decreto legislativon. 228/2001, modificato con la leggefinanziaria per l’anno 2018) queisistemi economici locali caratterizzatida una forte connessione tra laproduzione agricola e le altre attivitàeconomiche, attraverso un sistemadi relazioni tra attori pubblici e privati,interessati a definire forme digovernance condivise per uno sviluppolocale sostenibile.Ciò nasce dalla consapevolezza che,laddove le imprese, le forze sociali e leistituzioni pubbliche (enti locali, università,enti di ricerca, ecc.) collaboranofattivamente al raggiungimentodi un comune obiettivo, si generano“economie esterne”, sia materiali (logistica,trasporti, ecc.), sia immateriali(valori, saperi, conoscenze), ingrado di migliorare l’efficienza delleimprese stesse e generare ricadutepositive per tutto il sistema produttivo.Inoltre la collaborazione tra leimprese del territorio, che - giovaricordarlo - in ambito agricolo sonorappresentate quasi esclusivamenteda micro, piccole e medie imprese(PMI), consente di sviluppareprogetti comuni quali, ad esempio,l’introduzione di innovazione neiprocessi produttivi o la promozioneall’estero dei prodotti del distretto,ambiti nei quali le PMI scontano storiciritardi dovuti alle loro ridotte dimensionie alle loro limitate capacitàeconomico finanziarie.L’auspicio è dunque che i Distrettidel cibo possano divenire, oltrechéprotagonisti dello sviluppo econo-mico e sociale dei territori, interlocutoriaffidabili dell’Amministrazionenella programmazione agricolaregionale a partire dalla elaborazionedel prossimo PSR.Occorre infine rimarcare che nellastesura del regolamento sui Distrettidel cibo la Regione ha tenuto contodei numerosi suggerimenti fornitiin sede di consultazione pubblicada parte delle organizzazioni di rappresentanzadelle imprese agricole eagroindustriali, nonché del preziosocontributo fornito dal Consigliodelle autonomie locali (CAL) che siè fatto portavoce delle istanze deicomuni, delle province e della cittàmetropolitana di Torino.
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IL DISTRETTO COME
MOTORE DI SVILUPPO
Con il nuovo regolamento è stato
dunque rivisto e semplificato il
quadro normativo per la costituzione
e il funzionamento dei distretti,
affidando maggiore autonomia ai
soggetti interessati, sia nella scelta
della forma giuridica da adottare
(tra quelle previste dal codice civile),
sia nel modello di governance ritenuto
più opportuno per la gestione
dell’ente, fatti salvi i principi della
libera partecipazione, della rappresentatività
e della trasparenza.
Con i distretti del cibo la Regione si
propone dunque di valorizzare, nella
scia della legge di Orientamento
e modernizzazione del settore agricolo
(art. 13 del decreto legislativo
n. 228/2001, modificato con la legge
finanziaria per l’anno 2018) quei
sistemi economici locali caratterizzati
da una forte connessione tra la
produzione agricola e le altre attività
economiche, attraverso un sistema
di relazioni tra attori pubblici e privati,
interessati a definire forme di
governance condivise per uno sviluppo
locale sostenibile.
Ciò nasce dalla consapevolezza che,
laddove le imprese, le forze sociali e le
istituzioni pubbliche (enti locali, università,
enti di ricerca, ecc.) collaborano
fattivamente al raggiungimento
di un comune obiettivo, si generano
“economie esterne”, sia materiali (logistica,
trasporti, ecc.), sia immateriali
(valori, saperi, conoscenze), in
grado di migliorare l’efficienza delle
imprese stesse e generare ricadute
positive per tutto il sistema produttivo.
Inoltre la collaborazione tra le
imprese del territorio, che - giova
ricordarlo - in ambito agricolo sono
rappresentate quasi esclusivamente
da micro, piccole e medie imprese
(PMI), consente di sviluppare
progetti comuni quali, ad esempio,
l’introduzione di innovazione nei
processi produttivi o la promozione
all’estero dei prodotti del distretto,
ambiti nei quali le PMI scontano storici
ritardi dovuti alle loro ridotte dimensioni
e alle loro limitate capacità
economico finanziarie.
L’auspicio è dunque che i Distretti
del cibo possano divenire, oltreché
protagonisti dello sviluppo econo-
mico e sociale dei territori, interlocutori
affidabili dell’Amministrazione
nella programmazione agricola
regionale a partire dalla elaborazione
del prossimo PSR.
Occorre infine rimarcare che nella
stesura del regolamento sui Distretti
del cibo la Regione ha tenuto conto
dei numerosi suggerimenti forniti
in sede di consultazione pubblica
da parte delle organizzazioni di rappresentanza
delle imprese agricole e
agroindustriali, nonché del prezioso
contributo fornito dal Consiglio
delle autonomie locali (CAL) che si
è fatto portavoce delle istanze dei
comuni, delle province e della città
metropolitana di Torino.