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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - gennaio 2021

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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Portavoce

N. 1 - GENNAIO-FEBBRAIO 2021

di san Leopoldo Mandić

Mensile - anno 61 - n. 1 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

OGNI CREATURA

PARLA DEL CREATORE

IL CANTICO DELLE CREATURE

LA SETTIMANA DI PREGHIERA

PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI


PER RICEVERE LA RIVISTA

Quota associativa per un anno

Italia € 20

Europa € 30

Altri Paesi USD 38

sostenitore da € 50

Portavoce

di san Leopoldo Mandić

Periodico di cultura religiosa

dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»

Direzione, Redazione, Amministrazione

Associazione «Amici di San Leopoldo»

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova

Sito internet

www.leopoldomandic.it

Direttore responsabile

e coordinamento redazione

Giovanni Lazzara

Hanno collaborato a questo numero

Fabio Squizzato, Flaviano G. Gusella,

Ugo Secondin, Fulvio Rampazzo, Vinicio

Campaci, Gianfranco Agostino Gardin, S.Z.,

Antonia Di Lenna e Fabio Camillo

Impaginazione

Barbara Callegarin

Stampa

Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)

Editore

Associazione «Amici di san Leopoldo»

Spedizione in abbonamento postale

Pubblicazione registrata presso il Tribunale

di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,

n. 13870. Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini

Garanzia di riservatezza

Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san

Leopoldo Mandić garantisce che i dati personali

relativi agli associati sono custoditi nel proprio

archivio elettronico con le opportune misure di

sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente

alla normativa vigente, non possono essere

ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso

dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per

l’invio della Rivista e iniziative connesse

In copertina: San Francesco d’Assisi (1989),

altorilievo di Gianni Bordin

Le foto, ove non espressamente indicato, hanno

valore puramente illustrativo

Questa testata non fruisce di contributi statali

Chiuso in prestampa il 17.11.2020

e consegnato a Poste Italiane

tra l’11 e il 16.12.2020

versamento su conto corrente postale

n. 68943901, intestato a

«Associazione Amici di San Leopoldo»

versamento on-line sul c.c.p. n. 68943901

riservato ai titolari di un conto Bancoposta

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Santuario san Leopoldo Mandić,

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da qualsiasi mese dell’anno. Il cambio di indirizzo è gratuito:

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Redazione: direttore@leopoldomandic.it

Santuario: info@leopoldomandic.it

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Direttore Portavoce di san Leopoldo M.

Santuario san Leopoldo Mandić - P.le S. Croce, 44 - 35123 Padova

Rettore del santuario, Fra Flaviano Giovanni Gusella

Santuario san Leopoldo Mandić - P.le S. Croce, 44 - 35123 Padova

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Sommario

N. 1 GENNAIO-FEBBRAIO 2021 ANNO 61

4

6

11

14

20

23

26

30

38

8

33

34

35

Editoriali

CUSTODIRE LA VITA CONTRO LA CULTURA DELLO SCARTO / AI LETTORI

di Giovanni Lazzara

È PATRONO DA UN ANNO! SAN LEOPOLDO, LA MALATTIA E L’ATTUALE EPIDEMIA

LA VOCE DEL SANTUARIO / di Flaviano G. Gusella

Attualità ecclesiale

PERISCOPIO CATTOLICO / a cura di Giovanni Lazzara

UNIRCI PER CREARE FORZE DI PACE. LA RESPONSABILITÀ DEI CRISTIANI OGGI

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI / a cura della Redazione

Fede & vita

OGNI CREATURA PARLA DEL CREATORE / di Ugo Secondin

L’EUCARISTIA, CULMINE E FONTE DELLA VITA CRISTIANA / CAPIRE LA MESSA > 4

di Fulvio Rampazzo

San Leopoldo ieri e oggi

LA PIÙ ALTA MISSIONE SULLA TERRA. PADRE LEOPOLDO SACERDOTE

di Vinicio Campaci

UNA STORIA DI UMILTÀ, MISERICORDIA E DONO DI SÉ / di Gianfranco Agostino Gardin

UN PRODIGIO IN VIA DANTE / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 8 / di Antonia Di Lenna

Rubriche

LETTERE A PORTAVOCE / di Fabio Squizzato

VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione

GRAZIE, SAN LEOPOLDO / a cura della Redazione

CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.

BUON ANNO! A tutti gli amici lettori e devoti

di san Leopoldo, l’augurio di un nuovo anno

ricco di serenità, fede e ogni bene.

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 3


ATTUALITÀ ECCLESIALE

Unirci per creare forze di pace

La responsabilità dei cristiani oggi

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Dal 18 al 25 gennaio 2020, l’iniziativa ecumenica

in cui tutte le confessioni cristiane pregano

per il raggiungimento della piena unità

Torna la Settimana di preghiera

per l’Unità dei cristiani,

preziosa occasione di unire la

propria alla preghiera di tanti

cristiani di confessioni diverse

perché cresca l’unità tra i discepoli

di Gesù, ancora divisi in chiese e

denominazioni. Tale preghiera, poi,

dovrebbe stimolare la solidarietà e

la riconciliazione reciproca.

UNA RIFLESSIONE “AL FEMMINILE”

L’incarico di preparare l’edizione

2021 della Settimana, infatti, è

stato affidato alla Comunità di

Grandchamp, comunità religiosa

femminile che ha sede nel villaggio

omonimo vicino al lago di Neuchâtel,

in Svizzera (ne avevamo parlato

in passato, cf. “Vita consacrata

ed ecumenismo”, in Portavoce, giugno

2016, pp. 15-18).

La Comunità di Grandchamp

è stata formata negli anni Trenta

del ‘900, da donne della Chiesa

riformata (protestante) della Svizzera

di lingua francese conosciute come

Dames de Morges («le Signore di

Morges»), le quali avevano cominciato

a organizzare ritiri spirituali.

Nel giro di poco tempo, questi ritiri

si tradussero in una esperienza di

vita comunitaria. Immediati furono

i legami con la Comunità di Taizé,

perché era proprio in quegli anni

che la comunità riscopriva il monachesimo

tramite l’opera di frère

Roger Schutz.

«Fin dalla sua istituzione, la Comunità

di Grandchamp era consapevole

della divisione esistente tra

le Chiese», ricorda il sito del Cec, il

Consiglio ecumenico delle chiese;

«nei loro sforzi, da sempre, c’era

quello di avvicinarsi sempre più

La Settimana di preghiera

per l’unità dei cristiani è

un’iniziativa ecumenica nata in

ambito protestante nel 1908.

Dal 1968 il tema e i testi per

la preghiera sono elaborati

insieme dalla commissione Fede

e Costituzione del Consiglio

ecumenico delle chiese (per

protestanti e ortodossi) e

dal Pontificio Consiglio per

la Promozione dell’Unità dei

Cristiani (per i cattolici). Si

svolge dal 18 al 25 gennaio,

data compresa tra la festa della

Cattedra di san Pietro e quella

della Conversione di san Paolo,

due significative ricorrenze

liturgiche legate al ricordo

dei due “pilastri” della Chiesa

l’una con l’altra con Dio. Le sorelle

della comunità furono incoraggiate

a farlo da Abbé Paul Couturier, promotore

della Settimana di preghiera

per l’unità dei cristiani».

Esperienze di “ecumenismo

spirituale”, queste, in qualche

modo parallele a quella di un altro

pioniere: il nostro san Leopoldo,

il quale, ebbe a dire il card. Kasper,

«fu ecumenico ante litteram, cioè

ecumenico ancor prima che tale

parola fosse conosciuta. Il suo foro

ecumenico non era dato da conferenze

e simposi sul tema dell’ecumenismo,

non da assemblee o commissioni

ecumeniche; il suo foro

ecumenico era, in modo a prima

vista sorprendente e nondimeno

emblematico, il confessionale. Così

san Leopoldo ci insegna che la via

ecumenica è la via della conversione

e della penitenza. [Ci dice] che

cosa sia l’ecumenismo spirituale.

Innanzi tutto, vuol dire preghiera

con e in Cristo per l’unità, e se

preghiamo con lui e in lui e nel suo

nome, possiamo essere convinti

che questa preghiera (Gv 14,13) sarà

esaudita» (A.Borghino-P.Martinelli,

Pionieri dell’ecumenismo spirituale,

Edb, Bologna 2013, p. 153).

IL TEMA DELLA SETTIMANA

DI PREGHIERA

Nel sussidio elaborato, le suore di

Grandchamp si ispirano a Doroteo

di Gaza, monaco palestinese del VI

secolo, e invitano a comprendere

che quando ci si avvicina a Dio nella

vita spirituale, allora ci si avvicina

14 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


Papa Francesco e Karekin II,

arcivescovo “Catholicos” della Chiesa

apostolica armena, nell’incontro

ecumenico e preghiera per la pace a

Yerevan (Armenia) il 25 giugno 2016

anche ai nostri fratelli e alle nostre

sorelle in Cristo, provando una

maggiore solidarietà con il resto del

creato.

Hanno scelto come tema «Rimanete

nel mio amore: produrrete molto

frutto» (dal vangelo di Giovanni 15,5-

9). Ma è tutto il brano del Vangelo

di Giovanni a essere meditato negli

otto giorni di Preghiera per l’unità

dei cristiani.

Per accompagnare la riflessione

e preghiera, alle pagine 18-19 proponiamo

l’indicazione delle letture

bibliche degli otto giorni, seguite da

un breve commento. Ma per entrare

nel tema centrale della riflessione,

pubblichiamo di seguito l’Introduzione

teologico-pastorale del

sussidio elaborato.

«RIMANETE NEL MIO AMORE:

PRODURRETE MOLTO FRUTTO»

(cf. Gv 15,5-9)

Il tema scelto, tratto dal Vangelo di

Giovanni 15,1-17 è «Rimanete nel mio

amore: produrrete molto frutto» ed

esprime la vocazione alla preghiera,

alla riconciliazione e all’unità

della Chiesa e del genere umano

che caratterizza la Comunità di

Grandchamp. […]

Fedeli alla vita di preghiera, alla

vita comunitaria e all’accoglienza

dei visitatori, le suore condividono

la grazia della vita monastica con gli

ospiti e con i volontari che si recano

a Grandchamp per trascorrervi un

periodo di ritiro e di silenzio, di ricerca

di guarigione e di significato.

[…] La preghiera per l’unità dei cristiani

fu, perciò, fin dal principio, il

cuore della vita della Comunità.

Questo impegno della Comunità

di Grandchamp, insieme alla sua

fedeltà ai tre pilastri della preghiera,

della vita comunitaria e dell’ospitalità,

costituiscono il fondamento del

materiale presentato.

RIMANERE NELL’AMORE DI DIO

SIGNIFICA ESSERE RICONCILIATI

CON SE STESSI

Il termine francese per «monaco» o

«monaca» – moine/moniale – deriva

dal greco mònos che significa «solo»

e «uno». I nostri cuori, i nostri corpi,

le nostre menti, però, lungi dall’essere

uno, sono spesso dispersi, spinti

in direzioni opposte. Il monaco e

la monaca desiderano essere uno

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 15


SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

nel proprio io, e uniti a Cristo. Gesù

ci dice: «Rimanete uniti a me, e io

rimarrò unito a voi» (Gv 15,4a). Una

vita integrata presuppone un percorso

di auto-accettazione, di riconciliazione

con la storia personale e

con quella che abbiamo ereditato.

Gesù disse ai suoi discepoli: «Rimanete

nel mio amore» (Gv 15,9).

Egli rimane nell’amore del Padre (cf.

Gv 15,10) e non desidera altro che

condividere questo amore con noi:

«Vi ho chiamati amici, perché vi ho

fatto sapere tutto quel che ho udito

dal Padre mio» (Gv 15,15b). Innestati

nella vite, che è Gesù stesso, il Padre

diviene il vignaiolo che ci pota

per farci crescere. È la descrizione

di quanto avviene nella preghiera:

il Padre è il centro della nostra vita,

Colui che ci ricentra, ci pota e

ci rende un tutt’uno e, un’umanità

resa tutt’uno, rende gloria al Padre.

Rimanere in Cristo è un atteggiamento

interiore che mette radici

in noi nel tempo, che richiede uno

spazio per crescere e che può essere

sopraffatto dalla quotidiana lotta

per le necessità della vita, e minacciato

dalle distrazioni, dal rumore,

dalle troppe attività e dalle sfide

della vita.

Nella difficile situazione dell’Europa

del 1938, Geneviève Micheli,

che sarebbe divenuta poi Madre Geneviève,

la prima Madre della Comunità

di Grandchamp, scrisse queste

righe, ancora oggi rilevanti:

«Viviamo in un’epoca che è allo

stesso tempo problematica e magnifica,

un’epoca pericolosa in cui nulla

protegge l’anima, in cui i traguardi

rapidi e pienamente umani sembrano

spazzar via gli esseri umani… e

io penso che la nostra civiltà troverà

la morte in questa follia collettiva di

rumore e di velocità, in cui nessun essere

può pensare… noi cristiani, che

conosciamo il pieno valore della vita

spirituale, abbiamo una responsabilità

enorme e dobbiamo rendercene

conto, unirci e aiutarci vicendevolmente

per creare forze di pace e rifugi

di serenità, centri vitali dove il silenzio

della gente richiama la parola

crea trice di Dio. È una questione di

vita o di morte».

RIMANERE IN CRISTO

PER PRODURRE MOLTO FRUTTO

«La gloria del Padre mio risplende

quando voi portate molto frutto»

(Gv 15,8). Non possiamo portare

frutti da noi stessi. Non possiamo

produrre frutto separati dalla vigna.

È la linfa, la vita di Gesù che scorre

in noi, che produce frutto. Rimanere

nell’amore di Gesù, rimanere un

tralcio della vite, è ciò che permette

alla sua vita di scorrere in noi.

Quando ascoltiamo Gesù, la sua

vita scorre in noi; Egli ci invita a lasciare

che la sua parola dimori in

noi e allora qualsiasi nostra richiesta

sarà esaudita (cf. Gv 15,7). Per la

sua parola portiamo frutto. Come

persone, come comunità, come

Chiesa desideriamo unirci a Cristo

per conservare il suo comandamento

di amarci gli uni gli altri come lui

ci ha amati (cf. Gv 15,12).

16 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


La Comunità di Grandchamp

è una comunità religiosa ecumenica

e monastica femminile. Conta oggi

cinquanta membri, tutte donne

di diversa età, tradizione ecclesiale,

paese e continente. In questa loro

diversità, le suore sono un segno

vivente di comunione

RIMANENDO IN CRISTO,

SORGENTE DI OGNI AMORE,

CRESCE IL FRUTTO DELLA COMUNIONE

La comunione in Cristo richiede la

comunione con gli altri. Doroteo

di Gaza, un monaco della Palestina

del VI secolo, lo esprime con queste

parole:

«Immaginate un cerchio disegnato

per terra, cioè una linea tracciata

come un cerchio, con un compasso e

un centro. Immaginate che il cerchio

sia il mondo, il centro sia Dio e i raggi

siano le diverse strade che le persone

percorrono. Quando i santi, desiderando

avvicinarsi a Dio, camminano

verso il centro del cerchio, nella misura

in cui penetrano al suo interno, si

avvicinano l’un l’altro e più si avvicinano

l’uno all’altro più si avvicinano

a Dio. Comprendete che la stessa cosa

accade al contrario, quando ci allontaniamo

da Dio e ci dirigiamo verso

l’esterno. Appare chiaro, quindi, che

più ci allontaniamo da Dio, più ci

allontaniamo gli uni dagli altri e che

più ci allontaniamo gli uni dagli altri,

più ci allontaniamo da Dio».

Avvicinarci agli altri, vivere insieme

in comunità con altre persone,

a volte molto diverse da noi,

costituisce una sfida. Le suore di

Grandchamp conoscono questa sfida

e perciò l’insegnamento di fratel

Roger di Taizé è per loro prezioso:

«Non vi è amicizia senza sofferenza

purificatrice, non vi è amore per il

prossimo senza la croce. Solo la croce

ci permette di conoscere l’imperscrutabile

profondità dell’amore».

Le divisioni tra i cristiani, il loro

allontanamento gli uni dagli altri, è

uno scandalo perché significa anche

allontanarsi ancor di più da Dio.

Molti cristiani, mossi dal dolore per

questa situazione, pregano ferventemente

Dio per il ristabilimento

dell’unità per la quale Gesù ha pregato.

La sua preghiera per l’unità è

un invito a tornare a lui e, conseguentemente,

a riavvicinarci gli uni

gli altri, rallegrandoci della nostra

diversità.

Come impariamo dalla vita comunitaria,

gli sforzi per la riconciliazione

costano e richiedono sacrifici.

Siamo sostenuti, però, dalla

preghiera di Cristo che desidera che

noi siamo una cosa sola, come lui è

con il Padre, perché il mondo creda

(cf. Gv 17,21).

RIMANENDO IN CRISTO CRESCE

IL FRUTTO DELLA SOLIDARIETÀ

E DELLA TESTIMONIANZA

Sebbene come cristiani noi dimoriamo

nell’amore di Cristo, viviamo

anche in una creazione che geme

mentre attende di essere liberata

(cf. Rm 8, 21-22). Nel mondo siamo

testimoni del male provocato dalla

sofferenza e dal conflitto. Mediante

la solidarietà con coloro che soffrono

permettiamo all’amore di Cristo

di dimorare in noi. Il mistero pasquale

produce frutto quando offriamo

amore ai nostri fratelli e alle

nostre sorelle e coltiviamo nel mondo

la speranza.

La spiritualità e la solidarietà sono

intrinsecamente unite. Rimanendo

in Cristo, noi riceviamo la forza e

la sapienza per agire contro le strutture

di ingiustizia e di oppressione,

per riconoscerci pienamente come

fratelli e sorelle nell’umanità, e essere

artefici di un nuovo modo di vivere

nel rispetto e nella comunione

con tutto il creato.

Il fulcro della regola di vita che

le suore di Grandchamp recitano

insieme ogni giorno comincia con

queste parole: «Prega e lavora affinché

Dio possa regnare». La preghiera

e la vita quotidiana non sono due

realtà disgiunte, ma sono fatte per

stare insieme. Tutto ciò di cui facciamo

esperienza è teso a diventare

un incontro con Dio. P

(Per il testo della Introduzione teologico-pastorale

© Centro Pro Unione – Adattamento

redazionale)

a cura della Redazione

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 17


SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

Letture bibliche

e commento per ogni giorno

Primo giorno: 18 gennaio

CHIAMATI DA DIO: «Non siete voi che avete scelto me,

ma io ho scelto voi» (Gv 15,16a)

Genesi 12,1-5 - Giovanni 1,35-51

L’inizio del cammino è l’incontro tra l’essere umano e Dio,

tra la creatura e il Creatore. Abramo ha udito la chiamata:

«Va’ nella terra che io ti indicherò» e come Abramo anche

noi siamo chiamati a lasciare ciò che ci è familiare e

andare verso il luogo che Dio ha preparato nel profondo

del nostro cuore. Durante il cammino diveniamo sempre

più noi stessi, il popolo che Dio ha voluto fossimo

dall’inizio e, seguendo la chiamata che ci è stata rivolta,

diveniamo benedizione per i nostri cari, per il nostro

prossimo e per il mondo. L’amore di Dio ci cerca; Dio si

fa uomo in Gesù, e in lui incontriamo lo sguardo di Dio.

Toccati da questo amore, noi partiamo…

Secondo giorno: 19 gennaio

MATURARE INTERIORMENTE: «Rimanete uniti a me,

e io rimarrò unito a voi» (Gv 15,4a)

Efesini 3,14-21 - Luca 2,41-52

L’incontro con Gesù suscita il desiderio di stare con lui e

dimorare in lui: è il tempo in cui il frutto matura. Essendo

pienamente uomo, Gesù cresceva e maturava; viveva

una vita semplice, radicata nelle pratiche della sua

fede giudaica. Nella sua vita nascosta, a Nazaret, ove

apparentemente non accadeva nulla di straordinario, lo

nutriva la presenza del Padre. Maria contemplava l’opera

di Dio nella sua vita e in quella di suo Figlio. Ella custodiva

dentro di sé il ricordo di tutti questi fatti e così, a poco a

poco, abbracciava il mistero di Gesù. Anche noi abbiamo

bisogno di un lungo periodo di maturazione, la vita intera,

per lasciare che Cristo dimori in noi e noi in lui. È lo Spirito

a far sì che Cristo inabiti nei nostri cuori, attraverso la

preghiera, l’ascolto della parola, la condivisione con gli altri…

Terzo giorno: 20 gennaio

FORMARE UN SOLO CORPO: «Amatevi gli uni gli altri

come io ho amato voi» (Gv 15,12b)

Colossesi 3,12-17 - Giovanni 13,1-15.34-35

Alla vigilia della sua morte, Gesù si è inginocchiato per

lavare i piedi ai suoi discepoli. Egli conosceva la difficoltà

del vivere insieme e l’importanza del perdono e del

servizio vicendevole: «Se io non ti lavo» dice a Pietro «tu

non sarai veramente unito a me». Pietro accoglie Gesù ai

suoi piedi, viene lavato e toccato dall’umiltà e dall’amore

di Cristo. Più avanti avrebbe seguito l’esempio di Gesù

e servito la comunità dei fedeli nella Chiesa delle origini.

Gesù desidera che la vita e l’amore circolino in noi, come

la linfa nei tralci così che le comunità cristiane siano un

solo corpo. Ma oggi, come nel passato, non è facile vivere

insieme, ci troviamo spesso a dover affrontare i nostri

limiti. A volte non riusciamo ad amare coloro che sono

vicini… e le nostre relazioni si interrompono. In Cristo,

siamo invitati a rivestirci di compassione, ricominciando

da capo infinite volte.

Quarto giorno: 21 gennaio

PREGARE INSIEME: «Io non vi chiamo più schiavi…

Vi ho chiamati amici» (Gv 15,15)

Romani 8,26-27 - Luca 11,1-4

Dio ha sete di noi. In Cristo, è venuto a incontrarci. Gesù

viveva in preghiera, intimamente unito al Padre mentre

intesseva amicizia con i suoi discepoli e con coloro che

incontrava; Egli li introduceva in quanto di più prezioso

avesse, ossia la relazione di amore con suo Padre, che è

nostro Padre. Volgersi a Gesù e dirgli «Insegnami» può

preparare la strada, perché il nostro desiderio di pregare

diventa già esso stesso preghiera. Stare in gruppo ci aiuta,

perché attraverso inni, parole, silenzi, si crea comunione.

Pregando con cristiani di altre tradizioni, potremmo

sorprenderci di quanto possiamo sentirci uniti a loro da

un legame di amicizia che scaturisce dall’Uno, che è oltre

ogni divisione. La forma può variare, ma è il medesimo

Spirito che ci unisce.

Quinto giorno: 22 gennaio

LASCIARSI TRASFORMARE DALLA PAROLA:

«Voi siete già liberati grazie alla parola che vi ho

annunziato» (Gv 15,3)

Deuteronomio 30,11-20 - Matteo 5,1-12

La parola di Dio è molto vicina a noi, è benedizione

e promessa di felicità. Se apriamo il nostro cuore

Dio ci parla e con pazienza trasforma ciò che in noi

sta languendo. Molti cristiani pregano sul testo delle

Beatitudini ogni giorno; esse ci rivelano la felicità nascosta

in ciò che sembra non raggiunto, la felicità che ci

attende oltre: beati coloro che, toccati dallo Spirito, non

trattengono più le loro lacrime, ma le lasciano scorrere e

ricevono in lui consolazione. Mentre scoprono la sorgente

nascosta dentro di loro, cresce la fame di giustizia e la

sete d’impegnarsi con gli altri per un mondo di pace.

Sesto giorno: 23 gennaio

ACCOGLIERE GLI ALTRI: «Vi ho destinati a portare

molto frutto, un frutto duraturo» (Gv 15,16b)

Genesi 18,1-5 - Marco 6,30-44

Quando ci lasciamo trasformare da Cristo, il suo amore in

noi cresce e produce frutto. Accogliere l’altro è un modo

concreto per condividere l’amore che è in noi. Nella sua

vita, Gesù accoglieva coloro che incontrava, li ascoltava

e lasciava che lo toccassero senza aver paura della loro

sofferenza. Nel racconto evangelico della moltiplicazione

dei pani, Gesù si muove a compassione dopo aver visto

la folla affamata. Egli sa che l’intera persona deve essere

nutrita, e che solo lui può davvero saziare la loro fame di

pane e la loro sete di vita, ma Egli non vuole farlo senza

18 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


CELEBRAZIONI IN SANTUARIO

Concerto ecumenico in santuario

i suoi discepoli, senza quel poco che loro possono

offrirgli: cinque pani e due pesci.

Anche oggi egli ci chiama a essere suoi cooperatori:

talora basta uno sguardo attento, un orecchio

pronto all’ascolto, o la nostra presenza a far sentire

una persona bene accolta.

Settimo giorno: 24 gennaio

CRESCERE NELL’UNITÀ: «Io sono la vite.

Voi siete i tralci» (Gv 15,5a)

1Corinzi 1,10-13; 3,21-23 - Giovanni 17,20-23

Gesù ha pregato per l’unità di coloro che il Padre

gli aveva affidato: «che siano tutti una cosa sola…

così il mondo crederà che tu mi hai mandato». Uniti

a lui, come tralci dell’unica vite, condividiamo la

medesima linfa che circola tra di noi e ci dà vita.

Ogni tradizione cristiana intende condurre al cuore

della nostra fede: la comunione con Dio in Cristo per

lo Spirito Santo. Più viviamo questa comunione, più

siamo uniti con gli altri cristiani e con tutta l’umanità.

L’apostolo Paolo ci mette in guardia contro un

atteggiamento che aveva già minacciato l’unità tra

i primi cristiani: assolutizzare la propria tradizione, a

detrimento dell’unità del Corpo di Cristo; perché così

le differenze diventano divisive invece di essere di

mutuo arricchimento.

Ottavo giorno: 25 gennaio

RICONCILIARSI CON L’INTERA CREAZIONE:

«Perché la mia gioia sia anche vostra, e la vostra

gioia sia perfetta» (Gv 15,11)

Colossesi 1,15-20 - Marco 4,30-32

Nella lettura san Paolo di Cristo ci invita a lodare

la salvezza di Dio, che abbraccia l’intero universo.

Nel Cristo crocefisso e risorto si è aperta la via

della riconciliazione e anche la creazione attende

un futuro di vita e di pace. Con gli occhi della fede,

vediamo che il Regno di Dio è una realtà molto

vicina, ma ancora piccola, difficilmente visibile, come

un granello di senape. E tuttavia, cresce, perché

anche in mezzo alle afflizioni del nostro mondo,

opera lo Spirito del Risorto.

La novità di vita che Cristo porta, per quanto

nascosta, è luce di speranza che brilla per tutti, è una

sorgente di riconciliazione per l’intera creazione e

porta una gioia «perfetta», che proviene dall’alto. P

(© Centro Pro Unione – Adattamento redazionale)

Lunedì 18 gennaio, ore 7.30: rosario, lodi, santa messa

nella cappella di san Leopoldo (in diretta su Radio

Maria).

Ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta da

don Enrico Luigi Piccolo (direttore dell’Ufficio per

l’ecumenismo e il dialogo interreligioso). Partecipano

la Comunità di Sant’Egidio, Rinnovamento nello Spirito,

Nuovi orizzonti.

Martedì 19, ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta

da don Mariano Dal Ponte. Partecipano le Comunità

Neocatecumenali, Associazioni cristiane lavoratori italiani,

UCID, Società S. Vincenzo de’ Paoli, Équipe Nôtre Dame,

Incontro matrimoniale, l’Unione cattolica artisti italiani,

Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani e d’Europa,

Movimento Adulti Scouts Cattolici Italiani, le comunità

degli immigrati.

Mercoledì 20, ore 18.30: celebrazione eucaristica

presieduta da don Giorgio Bezze (direttore dell’Ufficio

pastorale della cultura e dell’università). Partecipano gli

studenti universitari, le scuole cattoliche paritarie, Fidae,

Agesc, Fism, Federazione universitaria cattolica italiana,

Centro italiano femminile, Regnum Christi

Giovedì 21, ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta

da mons. Giampaolo Dianin (rettore del seminario

di Padova). Partecipano gli alunni dei Seminari di Padova

e di Casa S. Andrea, Casa del clero, Apostolato mondiale

di Fatima, Milizia dell’Immacolata.

Venerdì 22, ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta

da dom Stefano Visintin (abate di Praglia). Partecipano

i religiosi, le religiose, gli istituti di vita consacrata, Ordine

Francescano Secolare, Gioventù Francescana e i giovani

del Sermig.

Sabato 23, ore 18.00: celebrazione eucaristica presieduta

da mons. Giovanni Brusegan. Partecipano Movimento

dei Focolari, Associazione cattolica operatori sanitari,

Movimento apostolico ciechi, Centro volontari della

sofferenza, Unitalsi, Movimento per la vita, Associazione

Murialdo e Associazione “Figli in cielo”.

Ore 20.45: concerto ecumenico

Domenica 24, ore 18.00: celebrazione eucaristica

presieduta da don Stefano Manzardo (assistente

diocesano dell’Azione Cattolica). Partecipano Azione

Cattolica, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale.

Lunedì 25, ore 18.30: celebrazione eucaristica

presieduta da mons. Claudio Cipolla (vescovo di Padova).

Partecipano Comunione e Liberazione, Cursillos di

Cristianità, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

e Movimento Carismatico di Assisi.

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 19


FEDE & VITA

Ogni creatura

parla del Creatore

La Laudato si’ è l’enciclica di papa Francesco

«sulla cura della casa comune». A ispirare il Papa,

le intuizioni spirituali e gli atteggiamenti

di san Francesco di Assisi

d i U g o S e c o n d i n

Il Cantico delle creature, anche

noto come Cantico di frate

Sole, è indubbiamente l’opera

più celebre di san Francesco.

La bellezza di questo testo non

lascia indifferente nessuno: recitato

e cantato da molti, è considerato

una sorta di “manifesto” di chi ama

la natura. Non è certo, però, che tutti

sappiano che questo “canto alla

vita” sia stato concepito dopo una

notte di sofferenze e tormenti fisici

e interiori.

TRA INFERMITÀ E TRIBOLAZIONI

Una delle biografie del santo, la

Compilazione di Assisi (CAss 83, FF.

1614-1615), ci fornisce in maniera

accurata l’occasione e i particolari

dell’origine di questo testo.

San Francesco si trova a San Damiano,

nel 1225, un anno prima

della morte. Infermo e quasi

completamente cieco, viene accudito

da santa Chiara che ha predisposto

per lui una capanna presso

l’orto del convento. Incapace oramai

di sopportare la luce, sia quella

diurna che quella del fuoco, se ne

stava nell’oscurità, meno fastidiosa.

Patisce atroci dolori agli occhi, che

si aggiungevano a un fisico provato

per le fatiche, alle malattie contratte

nel suo viaggio in Oriente, alla scarsa

accondiscendenza che aveva lungo

gli anni manifestata al suo corpo.

Ma, «come non bastasse, se talora

voleva riposare e dormire, la

casa e la celletta dove giaceva erano

talmente infestate dai topi, che

saltellavano e correvano intorno e

sopra di lui, che gli riusciva impossibile

prender sonno; e tanto più lo

disturbavano durante l’orazione. E

non solo di notte, ma lo tormentavano

anche di giorno; perfino quando

mangiava gli salivano sulla tavola».

Anche la sua pazienza ebbe

– finalmente – un limite; fu così che

«mosso a pietà verso se stesso, disse

in cuor suo: “Signore, vieni in

soccorso alle mie infermità, affinché

io sia capace di sopportarle con

pazienza!”».

Il Signore rispose: liberandolo

dai mali? No, ma facendolo certo di

possedere già la salvezza: «Fratello,

rallegrati e giubila pienamente nelle

tue infermità e tribolazioni; d’ora

in poi vivi nella serenità, come se tu

fossi già nel mio regno». Potremmo

dire, con il testo della Genesi, «e fu

sera e fu mattina…» perché l’indomani,

partecipando ai fratelli della

grazia non soltanto promessa ma

ricevuta, Francesco si ritrova creatura

rinnovata, capace ancora di

rendere grazie per la grazia, la benedizione,

la misericordia elargitegli.

DAL CUORE DI UN UOMO PACIFICATO

«Voglio quindi, a lode di lui e a mia

consolazione e per edificazione del

prossimo, comporre una nuova

lauda del Signore riguardo alle

sue creature. Ogni giorno usiamo

delle creature e senza di loro non

possiamo vivere, e in esse il genere

umano molto offende il Creatore.

E ogni giorno ci mostriamo ingrati

per questo grande beneficio, e non

20 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


IL CANTICO DELLE CREATURE

Altissimu, onnipotente, bon Signore,

Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfane,

et nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore,

cum tucte le tue creature,

spetialmente messor lo frate sole,

lo qual è iorno, et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:

de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:

in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento

et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,

per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,

la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,

per lo quale ennallumini la nocte:

ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,

la quale ne sustenta et governa,

et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore

et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,

ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente po’ skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,

ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate

e serviateli cum grande humilitate.

ne diamo lode, come dovremmo, al

nostro Creatore e datore di ogni bene».

E postosi a sedere, si concentrò

a riflettere e poi disse: Altissimo, onnipotente,

bon Signore… E vi fece sopra

la melodia, che insegnò ai suoi

compagni».

Diede lui stesso il titolo: «Cantico

di frate Sole, che è la più bella

delle creature e più si può assomigliare

a Dio. Perciò diceva: “Al mattino,

quando sorge il sole, ogni uomo

dovrebbe lodare Dio che ha creato

quell’astro, per mezzo del quale i

nostri occhi sono illuminati durante

il giorno. E a sera, quando scende la

notte, ogni uomo dovrebbe lodare

Dio per quell’altra creatura: fratello

fuoco, per mezzo del quale i nostri

occhi sono illuminati durante la notte”.

Disse ancora: “Noi siamo tutti

come dei ciechi e il Signore ci illumina

gli occhi per mezzo di queste due

creature. Riguardo a queste e alle

altre creature, di cui ogni giorno ci

serviamo, dobbiamo sempre lodare

in modo speciale lo stesso glorioso

Creatore”».

Il Cantico non è solo una sublime

lirica sulla natura, la trovata di

un genio compositivo. Siamo dinanzi

al canto di un uomo rappacificato:

con Dio, Padre e Creatore,

che non abbandona; con le

creature, che sono della sua bontà

e misericordia l’evidente manifestazione;

con se stesso, finalmente

e pienamente consegnato a Colui

che è «il bene, ogni bene, il sommo

bene… tutto, ricchezza nostra

a sufficienza». Dal cuore infermo e

tribolato sgorga il canto. Francesco

dimostra che non è “intrappolato”

dagli eventi, ma sa dar voce al

suo intimo; confidente anche nel levare

il suo grido al Signore, come un

uomo libero lo può fare, lo sa fare…

Francesco passa attraverso una

sorta di Getsemani, cioè una notte

oscura che “genera” la luce della

certezza della Presenza. Nonostante

la sublime esperienza fatta alla Verna

(dove qualche mese prima, settembre

1224, aveva ricevuto le stimmate),

non fu esente da rinnovata

afflizione interna. Eppure per lui fu

la possibilità di sperimentare nuova-

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 21


OGNI CREATURA PARLA DEL CREATORE

mente l’azione di grazia del Signore.

Il beneficio ricevuto è talmente

grande da non voler, Francesco,

“cantare da solista”. Perché la lode

a Dio merita quanta più armonia

e “bel canto” possibile, così da coinvolgere

non solo tutti gli uomini ma

pure tutte le creature.

IL TESTO

La lauda inizia con “tonalità” alta

che coniuga la consapevolezza

dell’alterità di Dio e la certezza della

sua bontà: «Altissimu, onnipotente,

bon Signore». Dio è sentito “talmente

Alto” da esserci vicino, sì che

tutto quello che fa è buono: non dovremmo

essergli riconoscenti?

«Tue so’ le laude, la gloria e l’honore

et onne benedizione»: se sono

sue, sono da restituire. Francesco lo

sa e compie un atto di profonda fede

e amore nel richiamare tutti (creature

comprese) a restituire in atteggiamento

adorante. Francesco, prende

le mosse dal beneficio che gli è stato

concesso e convoglia la sua preghiera

in quella della Chiesa; con

essa innalza la sua lode a Dio trino

e uno in nome dell’intera creazione,

dell’umanità pellegrina nel mondo e

in unione con la Chiesa celeste.

È consapevole che «nullu homo

ène dignu Te mentovare», che

non significa tanto indegnità nel

pronunziare il nome di Dio, quanto

nell’insufficienza dell’uomo misero

e peccatore a lodare e rendere grazie

a Dio come a Lui piace.

Dal momento che la lode a Dio

è talmente importante e urgente,

nel Cantico chiama a raccolta tutte

le creature («Laudato sie, mi’ Signore,

cum tutte le Tue creature») che,

per proprio conto, fanno il loro “dovere”

per rendere lode al Creatore.

C’è poi un altro aspetto: Dio non è

facilmente ed esclusivamente menzionabile,

ma proprio per questo, il

cuore di chi ama non si arrende….

Nella lauda, il sole ha un’evidente

preminenza. Grazie a lui c’è

luce, calore, vita; è “messere”, perché

«porta significazione», reca cioè

il segno di Colui che solo è Signore.

Il sole è “giorno stesso”, e non c’è

più notte, e non c’è più buio, e tutto

è bello e splendore e illuminato…

Quanto rallegra e diletta una giornata

di sole. Non si canta forse: «Che

bella cosa na jurnata ‘e sole», con la

constatazione che «Quanno fa notte

e ‘o sole se ne scenne, me vene quase

‘na malinconia»?

Non dimentichiamo, poi, che

chi parla è un uomo sofferente, che

ha fastidio della luce; ma non sta a

considerare solo se stesso, perché si

fa portavoce di ogni uomo e, quasi

capocordata, tutti conduce a lodare,

perché il Sole (che “significa” il suo

«bon Signore») è una Bellezza!

Dopo di lui, segue la “teoria” delle

altre creature, di cui Francesco sa

cogliere e trasmetterci la peculiarità

coniugando poesia e concretezza.

Servendosi di semplici tocchi con

proprietà ed efficacia, “dice tutto”

quel che c’è da dire: così la Luna e

le Stelle sono chiare e nella loro bellezza

(tutti la sanno notare e gustare)

assomigliano a perle; il Vento e l’Aria

e ogni tempo, nuvoloso o sereno

che sia, serve a dare sostentamento,

nel susseguirsi delle stagioni; l’Acqua

viene presentata nel suo caratterizzarsi

estetico e funzionale, con

evidente e compiuta femminilità; il

Fuoco rende viva la notte con la sua

bellezza, creando famigliarità, mantenendosi

forte nella sua capacità di

lavorare e purificare; da ultimo, la

Terra è a un tempo sorella e Madre,

perché condivide sì con noi anche il

faticoso destino del lavoro quotidiano,

ma è pure continuamente feconda

e premurosa nel suo variegato e

variopinto offrirsi nei frutti e nei fiori.

Il Cantico, dopo essere passato

per la riconciliazione tra gli uomini

e con «sora nostra Morte corporale»,

termina rinnovando l’invito

a uomini e creature tutte a lodare,

benedire, ringraziare (tutto ciò è

già servire) il Signore «cum grande

humilitate», perché solo un cuore

umile sa lodare, benedire, ringraziare

e servire; solo chi loda,

benedice, ringrazia e serve, dà la

propria vita è umile, davvero.

CONCLUSIONE

Dall’esperienza e dalle parole di

Francesco, ci sembra possiamo

trarre dei concreti atteggiamenti

salutari. Come credenti, non tralasciamo

mai di rendere grazie

al Creatore: così facendo, non solo

daremo ampio respiro al nostro

cuore, alla nostra fede e alla nostra

preghiera, ma ci accosteremo a ogni

creatura con uno sguardo nuovo,

con stupore e meraviglia. Non da

semplici spettatori o fruitori (o peggio

sfruttatori), ma come protagonisti

di una sempre rinnovata azione

creatrice, permettendo alle creature

di essere se stesse. Tutte.

In questo senso, ci sembrano appropriate

queste parole del Papa:

«Non può essere autentico un sentimento

di intima unione con gli altri

esseri della natura, se nello stesso

tempo nel cuore non c’è tenerezza,

compassione e preoccupazione

per gli esseri umani. È evidente

l’incoerenza di chi lotta contro il

traffico di animali a rischio di estinzione,

ma rimane del tutto indifferente

davanti alla tratta di persone,

si disinteressa dei poveri, o è determinato

a distruggere un altro essere

umano che non gli è gradito. Ciò

mette a rischio il senso della lotta

per l’ambiente. Non è un caso che,

nel cantico in cui loda Dio per le

creature, san Francesco aggiunga:

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke

perdonano per lo tuo amore. Tutto

è collegato. Per questo si richiede

una preoccupazione per l’ambiente

unita al sincero amore per gli esseri

umani e un costante impegno

riguardo ai problemi della società»

(Laudato si’, 91). P

(3-fine)

22 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


FEDE & VITA

L’eucaristia, culmine

e fonte della vita cristiana

La celebrazione dell’Anno

dell’Eucaristia (2004-2005),

voluta dal santo padre Giovanni

Paolo II, era stata accompagnata

dalla pubblicazione

di due documenti significativi:

la lettera apostolica Mane nobiscum

Domine e il documento contenente

le linee teologico-pastorali per

il XXV congresso eucaristico (Bari,

2005) che aveva per tema: Senza

la domenica non possiamo vivere.

Nell’Anno dell’Eucaristia il congresso

è stato un evento importante per

tutta la comunità cristiana. Non è

un caso che la comunità dei credenti

abbia voluto riflettere sul mistero

attorno cui gravita la propria fede.

CRISI DELLA DOMENICA

O CRISI DELLA FESTA?

Ma davvero il cristiano, oggi, non

riesce a vivere senza la domenica?

I vescovi italiani nel documento Il

giorno del Signore (1984) delineano

molto acutamente la situazione della

nostra società cristiana:

«Il carattere festivo della domenica

è certo quello più immediatamente

Capire la messa > 4 Abbiamo inventato il tempo

libero, ma dimenticato il senso della festa.

Riscoprire la domenica come “giorno del Signore”,

per crescere come comunità di discepoli

percepito e più universalmente condiviso

dalla cultura contemporanea.

Ma la domenica dell’uomo secolarizzato

non è la stessa del cristiano. L’uomo

secolarizzato vive la sua domenica

soprattutto come giorno di riposo dal

lavoro e la sua festa spesso si riduce

al semplice sentirsi liberato dal peso

e dai fastidi della fatica quotidiana;

un giorno di vacanza che è quasi solo

evasione. La cultura contemporanea

secolarizzata, infatti, ha svuotato

la domenica del suo significato

religioso originario e tende a

sostituirlo sia con la fuga nel privato

sia con nuovi riti di massa: lo sport, la

sagra, la discoteca, il turismo… Linguisticamente

si è passati dal “giorno

del Signore” al “week-end», dal “pri-

d i F u lv i o R a m p a z z o

mo giorno della settimana” al “fine

settimana”» (n.1951).

Queste osservazioni, scritte più

di trent’anni fa, riferivano un dato

di fatto che riguardava l’«uomo secolarizzato»;

oggi possiamo dire che

dipingono sicuramente una buona

parte dei cristiani.

Sembra che uno degli aspetti più

difficili, anche per i cristiani, sia

quello di riuscire a vivere la domenica

come tempo della festa.

Gli sforzi e le iniziative che la

Chiesa ha profuso per rivitalizzare

la domenica e soprattutto la messa

nel giorno del Signore, sembrano

non avere ottenuto l’effetto sperato.

Spesso, la messa della domenica,

anche per il credente con buone in-

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 23


UNA STORIA DI UMILTÀ

tempo, ma anche di modo nell’esercitare

il ministero: sempre gentile, paziente, sorridente,

dolce. Capace di denunciare con

forza il male, ma tenerissimo con il peccatore.

Io amo un semplice, simpatico episodio

che si racconta di lui, perché dice insieme

la sua umiltà, la sua accoglienza, la sua pazienza.

È quello del penitente che, anche

per la sua scarsa consuetudine alla confessione,

sentendosi dire da padre Leopoldo

che gli va incontro «si accomodi», si siede

sulla sedia del confessore. Il nostro Santo

non si scompone, si inginocchia tranquillamente

al posto del penitente e lì ascolta

la confessione. Ecco che cosa significa voler

bene all’altro accogliendolo così com’è!

È considerando la sua totale donazione

al Signore e ai fratelli peccatori che si comprende

anche la sua intima e profonda

vocazione ecumenica: un desiderio appassionato

che le Chiese di Occidente e

di Oriente ritrovassero l’unità. Proprio

perché era l’uomo della riconciliazione e

della misericordia, viveva con sofferenza

questa divisione, che gli veniva richiamata

dalla sua terra di origine.

UN DONO PREZIOSO

Credo davvero significativa l’idea di papa

Francesco di avere fatto particolare memoria

di padre Leopoldo nel corso del Giubileo

della misericordia del 2016. Del resto

il Papa ci sta aiutando a capire che, se non

poniamo la misericordia al centro della

nostra percezione di Dio e della nostra

stessa vita, noi tradiamo il Vangelo e non

ne sappiamo gustare la gioia.

E credo che, finché ci sarà un confessore

sulla terra, la figura e l’esempio di padre

Leopoldo saranno un dono prezioso.

Uno stimolo a vivere il delicato ministero

della Confessione, l’annuncio della misericordia

e l’impegno a essere “misericordiosi

come il Padre”. Ma un dono, padre

Leopoldo, lo è per tutti, non fosse altro

perché ci riporta all’essenza dell’essere

cristiano. P

* vescovo di Treviso dal 2009 al 2019

(Dall’omelia tenuta in santuario il 10.5.2016.

Adattamenti redazionali)

32 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021

SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?

SENTI CHE IL FASCINO PER GESÙ FA NASCERE IN TE

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VITA DEL SANTUARIO

Dal 10 ottobre al 9 novembre 2020 hanno visitato

il nostro santuario 5 gruppi organizzati, per un totale

di 190 persone circa provenienti da Isola della Réunion

(Francia), Gorla Minore (VA), Augsburg (Germania),

Trieste (TS), Montebelluna (TV).

(In questo periodo le visite al santuario sono risultate

particolarmente ridotte per effetto delle misure

di contenimento del contagio da Coronavirus)

21.10.2020: fedeli della parrocchia di san Lorenzo m.

in Trieste nel loro 50mo pellegrinaggio a Padova

25.10.2020: 25mo di matrimonio

di Roberto Bergamo e Giovanna Munda

di Montebelluna (TV)

25.10.2020: devoti da Montebelluna (TV)

DEVOZIONE IN POLONIA

15.9.2020. A Białystok (Polonia), nella parrocchia dello Spirito Santo, cerimonia

della solenne intronizzazione delle reliquie di san Leopoldo Mandić, preparata

anche da un triduo di riflessione e preghiera (foto Marta Karpik)

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 33


GRAZIE, SAN LEOPOLDO

Indispensabile pensione

Un ingarbugliato lascito del vecchio nonno materno

bloccava di fatto l’ottenimento della mia tanto attesa,

quanto indispensabile pensione. Tuttavia, non mi

mancava la speranza nel Signore. Ogni mattina, di

buon’ora, appena alzata sfioravo e accarezzavo con

la mano la grande immagine di san Leopoldo sulla

copertina del calendario della rivista del santuario,

che tengo affisso alla parete della mia stanza. In quel

momento pregavo il santo cappuccino di intercedere

per me dalla Mamma Celeste questo favore, per

ottenere il quale tutti, con mio crescente sconforto,

si dicevano scettici.

Ebbene, un giorno di qualche tempo fa, superando

ogni umana previsione ho trovato due consegne da

parte del postino: Portavoce di san Leopoldo e una

lettera che avvisava ufficialmente dell’arrivo della

mia pensione, con decorrenza dal giorno successivo

a quello della festa dell’Immacolata. Grazie di cuore,

padre Leopoldo!

Lettera firmata, 2.1.2020

Un “vecchietto” riconosciuto

Molti anni fa, io e la mia famiglia (siamo di Vercelli),

partimmo per il Veneto, dove mio figlio faceva il

militare. A un certo punto, però, la macchina smise

di funzionare, era mezzogiorno ed essendo di

domenica in giro non c’era nessuno. Per caso vidi una

grande immagine, un manifesto, con un “vecchietto”:

lo pregai di farci ritornare a casa. In quel momento

arrivò un uomo che faceva il meccanico e ci disse

di tornare piano piano a casa. E così facemmo.

Passarono tanti anni e partecipai a un

pellegrinaggio a Padova, alla basilica di Sant’Antonio.

In quell’occasione ci fermammo anche al santuario

di san Leopoldo. Scesi per entrare a visitare la chiesa

e, appena entrai, rimasi a bocca aperta, alla vista del

grande quadro di padre Leopoldo. Infatti, andando

indietro con la memoria, mi venne da pensare: «Ma

questo è il “vecchietto” che ci fece ritornare a casa

quella volta!».

Ecco come conobbi san Leopoldo, al quale sono

tanto devota. Per tutti i miei bisogni e preoccupazioni

piccoli e grandi mi rivolgo a lui, che con tanta bontà

continua ad aiutarmi. Ho 90 anni di età e gli voglio

tanto bene.

Maria, Vercelli, 2.1.2020

Come il miracolo del calesse

Voglio rendere pubblico un fatto straordinario

accadutomi, dove per me è evidente la grandezza di

san Leopoldo. Il pomeriggio del 10 febbraio 2003 ero

in viaggio per lavoro. Fermo ad uno stop, mi stavo

immettendo sulla SS Postumia, direzione Vicenza. Esco

nella convinzione che ci fosse la corsia di immissione

a destra, ma… non esiste la corsia. Così mi trovo in

mezzo alla strada, con una colonna di automezzi in

arrivo da Vicenza e una colonna da Cittadella. Cosa

fare? Accelerare non ce la faccio, perché sta arrivando

un camion e la strada si restringe. Nello specchietto

retrovisore vedo giungere un camion con rimorchio.

Mio Dio… non so più cosa fare! Alzo gli occhi un attimo

e, sul parabrezza anteriore del camion proveniente

da Vicenza, vedo il volto di san Leopoldo. Sono attimi

terribili… Mentre ormai sono lì ad aspettare il botto da

dietro, che mi scaraventerà contro altri mezzi in arrivo,

inaspettatamente i camion passano tutti. L’ultimo,

proveniente da Cittadella, tocca solo lo specchietto

di destra. Sono salvo! Ancora oggi non capisco se si è

ristretta la macchina o se si è allargata la strada. In ogni

caso, grazie san Leopoldo!

Giannino Bacega, Marsango (PD), 9.2.2020

Grazie!

Ho pregato padre Leopoldo, promettendo che avrei

accettato il tumore, di cui sono ammalata dallo scorso

anno, in cambio di non essere stomizzata. La sera

prima dell’intervento, il 5 maggio scorso, ho ricevuto

una preghiera da recitare a padre Leopoldo. Il mattino

dopo sono stata operata e i chirurghi hanno trovato la

ciste più piccola di quanto evidenziato dagli esami solo

pochi giorni prima, e soprattutto staccata dalla parete

a cui aderiva, pronta per essere tolta senza bisogno di

essere stomizzata. Certo, ho la chemioterapia da fare,

ma padre Leopoldo mi ha salvata. Grazie!

Grazia Costa, Agugliaro (VI), 8.5.2020

a cura della Redazione

Scriveteci e inviateci testimonianze e racconti su

grazie ricevute, esperienze umane e spirituali che

riguardano il vostro rapporto con p. Leopoldo.

Redazione Portavoce di san Leopoldo Mandić

Piazzale Santa Croce, 44 – 35123 Padova

email: direttore@leopoldomandic.it

34 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


CALENDARIO LITURGICO

Gennaio

1 Maria

Madre di Dio

Nm 6,22-27 • Sal 66

Gal 4,4-7 • Lc 2,16-21

Angeli, pastori, magi: tutti rivelano

l’evento vissuto da una madre che

tiene fra le sue braccia un bambino.

Suo figlio non è un bimbo come

gli altri, né lei può considerarsi

una mamma qualunque. Il dono

di un figlio non rappresenta per la

Madonna un felice simbolo d’augurio

per la coppia di Nazaret. La nascita

di quel bambino non è presagio

di un avvenire radioso per i loro

parenti. Piuttosto, la sua venuta, la

sua presenza è auspicio di celesti

benedizioni per tutti gli uomini.

Benedizioni che giungono dal Padre,

che attraverso il volto del Figlio

ci sorride, che nel cuore del Figlio

ci riconosce figli suoi, amati con la

dolcezza di Padre nella tenerezza

di una Madre.

3 Dom. 2a dopo Natale

(salt. 2 a sett.)

Sir 24,1-4.8-12 • Sal 147

Ef 1,3-6.15-18 • Gv 1,1-18

Il vangelo di oggi invita alla riflessione.

Chi è il bambino stretto fra le braccia

di quella madre? Su di lui sono state

narrate tante storie, ma una sola è

quella vera. Egli è un “nomade”

divino, che ha piantato la sua

“tenda” in mezzo a noi. Egli incarna

la storia di un pellegrino che vive

intense avventure e disavventure.

La sua è una storia autentica, non una

fiaba che ritrae un dio che sgomenta

con il frastuono delle sue folgori

o che seduce con il fascino di una

superstar. Egli è giunto semplicemente

per farsi carne della mia carne,

intessendo per me un’incredibile

storia d’amore!

6 Epifania

del Signore

Is 60, 1-6 • Sal 71

Ef 3,2-3a.5-6 • Mt 2,1-12

Epifania: verifica storica, riscontro

profetico, adempimento salvifico. La

profezia narra che Dio ha intrapreso

un lungo cammino per raggiungere

l’uomo. Si è mosso per primo,

seguendo un ritmo inarrestabile e

indicando una stella-guida per ogni

ricercatore di verità. Ogni incontro,

tra colui che riesce ad avvicinarsi alla

verità rivelata e Dio, avviene a metà

strada. L’Epifania celebra l’arrivo

dell’uomo illuminato a quella meta

piena di fascino, la quale gli concede

di trovare nel «Re dei re» colui che dà

senso alla vita. Il traguardo è un amore

profondamente appagato, anche se

non scontato.

10 Battesimo

del Signore

(salt. 1 a sett.)

Is 55,1-11 • Cant. Is 12,2-6

1Gv 5,1-9 • Mc 1,7-11

Gesù si immerge nelle acque del

Giordano per farsi battezzare. Giovanni

Battista non capisce e si oppone a

questo Messia che si mescola tra la

folla dei peccatori. Giovanni Battista

si attendeva un Messia diverso, con il

cipiglio del giudice, violento, colmo

d’ira contro i peccatori. Gesù, invece,

si offre umile tra gli umili, si presenta

quale peccatore tra i peccatori. E

sarà proprio là, nelle chiare acque

del Giordano, che egli lava e guarisce

non i suoi mali, ma quelli di tutta

l’umanità. A tutti i bambini che

attraverso il Battesimo saranno accolti

nella comunità cristiana, l’augurio e

l’auspicio di una vita colma di felicità.

Da questo momento il battezzato è

figlio di Dio, figlio dei genitori, figlio

della Chiesa: triplice figliolanza

nell’unica paternità divina.

17 Dom. 2a del T. Ord.

(salt. 2 a sett.)

1Sam 3,3b‐10.19; • Sal 39

1Cor 6,13c‐15a.17‐20 • Gv 1,35‐42

Vangelo della “chiamata”, quello di

oggi. Dal momento in cui Giovanni

Battista riconosce in Gesù il Messia,

indirizza a lui i suoi stessi discepoli,

poiché riconosce che solo lui merita

d’essere seguito. Cristo volge il suo

sguardo, penetra nel profondo e

chiama a seguirlo. Non sei tu che

cerchi lui, ma è lui che cerca te: «Non

cercheresti Dio se egli non ti avesse già

raggiunto» (sant’Agostino). Se rispondi

all’amore di Dio è perché egli si è già

trasformato nel tuo amore. Nelle tue

azioni, non farai altro che restituirgli

quello che ti ha già dato chiamandoti.

Il tratto più profondo dell’amicizia è

lasciarsi scegliere: «Non voi avete scelto

me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16).

24 Dom. 3a del T. Ord.

(salt. 3 a sett.)

Gn 3,1‐5.10 • Sal 24

1Cor 7,29‐31 • Mc 1,14-20

Gesù è un camminatore e un

osservatore instancabile, in grado

di moltiplicare, così, gli incontri con

gente di ogni condizione. Gesù invita

Pietro a lasciare tutto e a seguirlo,

abilitandolo non nell’arte della pesca,

ma nella missione di “catturare” gli

uomini. Da allora ci è dato di capire

che ogni uomo porta in sé il destino di

una chiamata: quella di concorrere

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 35


CALENDARIO LITURGICO

con Dio alla salvezza di altri figli suoi,

nostri fratelli.

31 Dom. 4a del T. Ord.

(salt. 4 a sett.)

Dt 18,15-20 • Sal 94

1Cor 7,32-35 • Mc 1,21-28

Gesù insegna e guarisce. Egli dà un

insegnamento che, illuminando la

mente, va dritto al cuore. Attua la

guarigione dalla malattia più grave:

quella dello sdoppiamento tra il

pensare e l’agire. L’uomo sviluppa

se stesso grazie a due centri vitali: la

mente e il cuore. L’una dedicata alla

verità, l’altro all’amore. Il processo

che illumina la mente e guarisce il

cuore è lungo e difficile, ma certo

non impossibile a Dio, «medico e

medicina» di tutti i mali, come diceva

san Leopoldo.

Febbraio

7 Dom. 5a del T. Ord.

(salt. 1 a sett.)

Gb 7,1‐4.6‐7 • Sal 146

1Cor 9,16-19.22-23 • Mc 1,29-39

È una guarigione istantanea quella

toccata alla suocera di Pietro. Gesù

si china su di lei, la prende per mano

e la solleva miracolosamente guarita.

La guarigione è duplice: dalla febbre

letale e dal peso degli anni. Le mani

di Gesù obbediscono al suo cuore

in comunione con il Padre e con

noi. Dio si china sui mali dell’uomo

e, nel mistero di un amore infinito, lo

accoglie guarendolo e facendosi carico

dei suoi mali. L’Onnipotente è il «Santo

che soffre per liberare dalla morte i

morti», dirà Ungaretti.

14 Dom. 6a del T. Ord.

(salt. 2 a sett.)

Lv 13,1-2.45-46 • Sal 31

1Cor 10,31-11,1 • Mc 1,40-45

«Se vuoi, puoi guarirmi» è il grido

rivolto a Gesù dal lebbroso. «Lo voglio:

sii guarito!» risponde Gesù, che opera

la guarigione. Gesù, nel vangelo di

oggi, guarisce un lebbroso, distrutto

nel corpo e nello spirito, restituendogli

dignità di uomo, riabilitandolo alla

convivenza umana. Oggi la lebbra è

una malattia quasi debellata. Ma quale

altra specie di “lebbra” spirituale

dovrebbe farti invocare Dio «Se

vuoi, puoi guarirmi»? Soltanto un

percorso di fede profondo e onesto

può condurti a riconoscere i mali che ti

affliggono. E poi, quale testimonianza

daremmo se mostrassimo un po’ di più

l’aspetto di persone “guarite”!

21 1a Dom. di Quaresima

(salt. 1 a sett.)

Gen 9,8-15 • Sal 24

1Pt 3,18-22 • Mc 1,12-15

Oggi inizia il cammino quaresimale

che porta a Pasqua. Nel vangelo, Gesù

è ritratto sulla cima di un alto monte,

detto Monte della Quarantena: per

quaranta giorni e quaranta notti il

Figlio di Dio rimarrà solo, circondato

da belve e fatto oggetto delle tentazioni

di Satana, tentatore per eccellenza.

È una pagina misteriosa: luci e

ombre si intercalano, si mischiano

vorticosamente. Gesù, principio

e modello del bene, si confronta

tormentosamente con Satana,

principio e istigatore della divisione,

della disobbedienza, del male. Da

questo confronto-scontro, Gesù esce

vittorioso. Ogni nostra tentazione

è stata da lui sperimentata e vinta.

Sopra, Gesù guarisce la suocera

dell’apostolo Pietro.

A destra: Cafarnao, riva nord-ovest

del lago di Tiberiade, la chiesa

sopraelevata (1990, arch. Ildo Avetta)

costruita per proteggere i resti della

Casa di Pietro. Secondo i vangeli, Gesù

visse a Cafarnao dopo aver lasciato

Nazaret. Qui compì i primi miracoli e

radunò i primi discepoli. Sulla Casa di

Pietro (foto sotto) fu successivamente

costruita una chiesa bizantina

ottagonale in sua memoria riportata

alla luce dagli scavi archeologici

(foto G.Lazzara)

Tentato come noi, egli sa come

affrancarci per vincere nel successo

del bene ritrovato.

28 2a Dom. di Quaresima

(salt. 2 a sett.)

Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18 • Sal 115

Rm 8,31b-34 • Mc 9,2-10

Quello di oggi è il vangelo della

Trasfigurazione di Cristo. Lungo il

cammino verso la morte sulla croce,

Gesù consente ai suoi tre discepoli

prescelti – Pietro, Giacomo e Giovanni

– di contemplarlo nella dimensione

gloriosa della Pasqua di risurrezione.

La vita – suggerisce con vigore questa

pagina evangelica – è un tempo di

prova, di passione, di morte, ma

Cristo ci assicura la trasfigurazione, la

trasformazione di quest’ultima in una

sorgente di vita. P

S.Z.

36 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


ALCUNE PROPOSTE

PER CONOSCERE

SAN LEOPOLDO

NOVITÀ

Una riflessione sul

santo sacerdote della

misericordia, nella sua

missione di confessore,

elaborata dopo la

richiesta di papa

Francesco di portare il

corpo di san Leopoldo a Roma nell’Anno

giubilare della Misericordia (2016)

Vinicio Campaci

L’esperienza di Dio in padre Leopoldo

Edizioni San Leopoldo, pp. 176

Vita, sofferenza,

amicizia, matrimonio,

lavoro, preghiera,

eucaristia, Parola di

Dio, Vergine Maria,

provvidenza divina…

nel pensiero di padre

Leopoldo

Pietro Brazzale

Padre Leopoldo parla ancora

Edizioni San Leopoldo, pp. 148, € 9,00

INTENZIONI DI PREGHIERA*

GENNAIO - Per l’evangelizzazione - La fraternità umana: Perché il

Signore ci dia la grazia di vivere in piena fratellanza con i fratelli e le

sorelle di altre religioni, pregando gli uni per gli altri, aperti a tutti. Dei

vescovi: Perché prolunghiamo il mistero dell’Incarnazione del Figlio di

Dio compiendo con fiducia le azioni ordinarie della vita. Mariana: Lo

Spirito ci riveli il segreto di grazie che è Maria.

FEBBRAIO - Universale - Violenza sulle donne: Preghiamo per le donne

vittime di violenza, perché vengano protette dalla società e le loro

sofferenze siano prese in considerazione e ascoltate. Dei vescovi: Perché

l’esperienza del dolore, della malattia e del limite apra i cuori al sereno

abbandono tra le braccia del Padre della vita. Mariana: Maria, Madre dei

Figli di Dio, ci veda crescere in sapienza, età e grazia.

* Affidate dal Papa e dai vescovi italiani alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa.

Con un video Francesco suggerisce un’altra intenzione di preghiera, in relazione

con l’attualità (www.thepopevideo.org > lingua italiana)

Un ritratto di padre

Leopoldo, il popolare

confessore di Padova

canonizzato nel 1983.

Volume interamente

a colori, ricco di

illustrazioni, la cui

lettura è agevolata

dall’uso di caratteri

grandi.

Elio Borgiani

Padre Leopoldo Mandić.

Un piccolo grande santo

Edizioni San Leopoldo, pp. 160, € 10,00

Per richiedere libri, cd e dvd o per informazioni

contattare il negozio di articoli religiosi del santuario:

tel. 049 8802727 - email: info@leopoldomandic.it

Il catalogo completo dei libri, cd e dvd, con i prezzi,

è disponibile su internet: www.leopoldomandic.it

cliccando su «Rivista e libri»

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 37


IL «PADRE» DEI PICCOLI

Un prodigio

in Via Dante

di Antonia Di Lenna

Nel mese di luglio di un anno lontano,

il 1934, padre Leopoldo e don Luigi

Callegaro, un parroco padovano,

di ritorno da un pellegrinaggio

a Lourdes, salirono in una carrozza

per tornare a casa.

Allora c’erano poche automobili

ed era abituale vedere le carrozze

con il cavallo ferme in attesa di clienti.

Erano dei veri e propri taxi.

Guidava quella dov’erano saliti

i due religiosi il signor Augusto,

in compagnia del nipotino Angelo,

che aveva sette anni.

Presero via Dante, strada antica,

stretta e pericolosa, nel caso in cui

transitasse un tram.

E successe proprio questo: d’improvviso

la carrozza con padre Leopoldo

si trovò dinanzi al veicolo tramviario,

incapace di frenare e di evitare

di travolgerla e schiacciarla.

Infatti lo spazio non era sufficiente

a permettere il transito di entrambi

i mezzi.

38 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021


Molta gente presente cominciò

a urlare terrorizzata, eppure…

la carrozza passò miracolosamente

senza che nessuno si facesse male.

Subito tutti coloro che avevano

assistito al fatto si accalcarono

attorno a padre Leopoldo

e ai suoi compagni e attribuirono

il prodigio al buon frate.

Ma lui ripeteva che a salvarli

era stata la Madonna, la “Parona

benedeta”, la Mamma celeste.

E davvero Maria deve aver steso

la sua mano per allargare via Dante

perché, dopo aver misurato più volte

lo spazio tra le rotaie del tram

e i pilastri dei portici, risultò

che la carrozza in nessun modo

sarebbe passata senza venire investita.

***

Maria e Gesù, Madre e Figlio,

sono vigili e guardano con amore

gli uomini. Sai, non solo i santi

possono confidare nello sguardo

della Madonna, ma ognuno di noi,

soprattutto i bambini che hanno

ancora il cuore semplice e puro.

Perché non cominci anche tu

a pensare a Maria come a una mamma

che ti aiuta sempre e, a maggior

ragione, nei momenti difficili

della tua giornata?

(8-continua)

ILLUSTRAZIONE DI GIUSEPPE INTINI

GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 39


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APERTURA

6.30-12 / 15-19

Tomba e luoghi del santo

7-12 / 15-19

PENITENZIERIA

Festivi: 7-12 / 15-19

Feriali: 7-12 / 15-19

Il lunedì pomeriggio i frati sono

impegnati in comunità, pertanto non

sono disponibili per le confessioni

www.leopoldomandic.it anno 48, n. 3 - Aprile 2008

Quota

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annuale

Italia € 20

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Europa € 30

Altri Paesi USD 38

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di san Leopoldo Mandić

N. 6 - SETTEMBRE-OTTOBRE 2020

SANTE MESSE

Festivi:

7 - 8.30 - 10 - 11.30 - 16 - 18

Feriali:

7 - 8.30 - 10 - 18

Sabato pomeriggio e vigilia

delle feste: 16 - 18

PELLEGRINAGGI

Per informazioni o prenotazioni,

telefonare alllo 049 8802727

(orario di ufficio),

email: info@leopoldomandic.it.

Chiediamo di indicare il numero

dei pellegrini, la data e l’ora prevista

dell’arrivo, la necessità di una

presentazione del santuario,

l’intenzione di celebrare la santa

messa con un sacerdote del gruppo.

Il santuario rimane chiuso

dalle 12 alle 15

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