PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - gennaio 2021
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
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Portavoce
N. 1 - GENNAIO-FEBBRAIO 2021
di san Leopoldo Mandić
Mensile - anno 61 - n. 1 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
OGNI CREATURA
PARLA DEL CREATORE
IL CANTICO DELLE CREATURE
LA SETTIMANA DI PREGHIERA
PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
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Portavoce
di san Leopoldo Mandić
Periodico di cultura religiosa
dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»
Direzione, Redazione, Amministrazione
Associazione «Amici di San Leopoldo»
Santuario san Leopoldo Mandić
Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova
Sito internet
www.leopoldomandic.it
Direttore responsabile
e coordinamento redazione
Giovanni Lazzara
Hanno collaborato a questo numero
Fabio Squizzato, Flaviano G. Gusella,
Ugo Secondin, Fulvio Rampazzo, Vinicio
Campaci, Gianfranco Agostino Gardin, S.Z.,
Antonia Di Lenna e Fabio Camillo
Impaginazione
Barbara Callegarin
Stampa
Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)
Editore
Associazione «Amici di san Leopoldo»
Spedizione in abbonamento postale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale
di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,
n. 13870. Con approvazione ecclesiastica
e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini
Garanzia di riservatezza
Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san
Leopoldo Mandić garantisce che i dati personali
relativi agli associati sono custoditi nel proprio
archivio elettronico con le opportune misure di
sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente
alla normativa vigente, non possono essere
ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso
dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per
l’invio della Rivista e iniziative connesse
In copertina: San Francesco d’Assisi (1989),
altorilievo di Gianni Bordin
Le foto, ove non espressamente indicato, hanno
valore puramente illustrativo
Questa testata non fruisce di contributi statali
Chiuso in prestampa il 17.11.2020
e consegnato a Poste Italiane
tra l’11 e il 16.12.2020
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Sommario
N. 1 GENNAIO-FEBBRAIO 2021 ANNO 61
4
6
11
14
20
23
26
30
38
8
33
34
35
Editoriali
CUSTODIRE LA VITA CONTRO LA CULTURA DELLO SCARTO / AI LETTORI
di Giovanni Lazzara
È PATRONO DA UN ANNO! SAN LEOPOLDO, LA MALATTIA E L’ATTUALE EPIDEMIA
LA VOCE DEL SANTUARIO / di Flaviano G. Gusella
Attualità ecclesiale
PERISCOPIO CATTOLICO / a cura di Giovanni Lazzara
UNIRCI PER CREARE FORZE DI PACE. LA RESPONSABILITÀ DEI CRISTIANI OGGI
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI / a cura della Redazione
Fede & vita
OGNI CREATURA PARLA DEL CREATORE / di Ugo Secondin
L’EUCARISTIA, CULMINE E FONTE DELLA VITA CRISTIANA / CAPIRE LA MESSA > 4
di Fulvio Rampazzo
San Leopoldo ieri e oggi
LA PIÙ ALTA MISSIONE SULLA TERRA. PADRE LEOPOLDO SACERDOTE
di Vinicio Campaci
UNA STORIA DI UMILTÀ, MISERICORDIA E DONO DI SÉ / di Gianfranco Agostino Gardin
UN PRODIGIO IN VIA DANTE / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 8 / di Antonia Di Lenna
Rubriche
LETTERE A PORTAVOCE / di Fabio Squizzato
VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione
GRAZIE, SAN LEOPOLDO / a cura della Redazione
CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.
BUON ANNO! A tutti gli amici lettori e devoti
di san Leopoldo, l’augurio di un nuovo anno
ricco di serenità, fede e ogni bene.
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 3
ATTUALITÀ ECCLESIALE
Unirci per creare forze di pace
La responsabilità dei cristiani oggi
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
Dal 18 al 25 gennaio 2020, l’iniziativa ecumenica
in cui tutte le confessioni cristiane pregano
per il raggiungimento della piena unità
Torna la Settimana di preghiera
per l’Unità dei cristiani,
preziosa occasione di unire la
propria alla preghiera di tanti
cristiani di confessioni diverse
perché cresca l’unità tra i discepoli
di Gesù, ancora divisi in chiese e
denominazioni. Tale preghiera, poi,
dovrebbe stimolare la solidarietà e
la riconciliazione reciproca.
UNA RIFLESSIONE “AL FEMMINILE”
L’incarico di preparare l’edizione
2021 della Settimana, infatti, è
stato affidato alla Comunità di
Grandchamp, comunità religiosa
femminile che ha sede nel villaggio
omonimo vicino al lago di Neuchâtel,
in Svizzera (ne avevamo parlato
in passato, cf. “Vita consacrata
ed ecumenismo”, in Portavoce, giugno
2016, pp. 15-18).
La Comunità di Grandchamp
è stata formata negli anni Trenta
del ‘900, da donne della Chiesa
riformata (protestante) della Svizzera
di lingua francese conosciute come
Dames de Morges («le Signore di
Morges»), le quali avevano cominciato
a organizzare ritiri spirituali.
Nel giro di poco tempo, questi ritiri
si tradussero in una esperienza di
vita comunitaria. Immediati furono
i legami con la Comunità di Taizé,
perché era proprio in quegli anni
che la comunità riscopriva il monachesimo
tramite l’opera di frère
Roger Schutz.
«Fin dalla sua istituzione, la Comunità
di Grandchamp era consapevole
della divisione esistente tra
le Chiese», ricorda il sito del Cec, il
Consiglio ecumenico delle chiese;
«nei loro sforzi, da sempre, c’era
quello di avvicinarsi sempre più
La Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani è
un’iniziativa ecumenica nata in
ambito protestante nel 1908.
Dal 1968 il tema e i testi per
la preghiera sono elaborati
insieme dalla commissione Fede
e Costituzione del Consiglio
ecumenico delle chiese (per
protestanti e ortodossi) e
dal Pontificio Consiglio per
la Promozione dell’Unità dei
Cristiani (per i cattolici). Si
svolge dal 18 al 25 gennaio,
data compresa tra la festa della
Cattedra di san Pietro e quella
della Conversione di san Paolo,
due significative ricorrenze
liturgiche legate al ricordo
dei due “pilastri” della Chiesa
l’una con l’altra con Dio. Le sorelle
della comunità furono incoraggiate
a farlo da Abbé Paul Couturier, promotore
della Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani».
Esperienze di “ecumenismo
spirituale”, queste, in qualche
modo parallele a quella di un altro
pioniere: il nostro san Leopoldo,
il quale, ebbe a dire il card. Kasper,
«fu ecumenico ante litteram, cioè
ecumenico ancor prima che tale
parola fosse conosciuta. Il suo foro
ecumenico non era dato da conferenze
e simposi sul tema dell’ecumenismo,
non da assemblee o commissioni
ecumeniche; il suo foro
ecumenico era, in modo a prima
vista sorprendente e nondimeno
emblematico, il confessionale. Così
san Leopoldo ci insegna che la via
ecumenica è la via della conversione
e della penitenza. [Ci dice] che
cosa sia l’ecumenismo spirituale.
Innanzi tutto, vuol dire preghiera
con e in Cristo per l’unità, e se
preghiamo con lui e in lui e nel suo
nome, possiamo essere convinti
che questa preghiera (Gv 14,13) sarà
esaudita» (A.Borghino-P.Martinelli,
Pionieri dell’ecumenismo spirituale,
Edb, Bologna 2013, p. 153).
IL TEMA DELLA SETTIMANA
DI PREGHIERA
Nel sussidio elaborato, le suore di
Grandchamp si ispirano a Doroteo
di Gaza, monaco palestinese del VI
secolo, e invitano a comprendere
che quando ci si avvicina a Dio nella
vita spirituale, allora ci si avvicina
14 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
Papa Francesco e Karekin II,
arcivescovo “Catholicos” della Chiesa
apostolica armena, nell’incontro
ecumenico e preghiera per la pace a
Yerevan (Armenia) il 25 giugno 2016
anche ai nostri fratelli e alle nostre
sorelle in Cristo, provando una
maggiore solidarietà con il resto del
creato.
Hanno scelto come tema «Rimanete
nel mio amore: produrrete molto
frutto» (dal vangelo di Giovanni 15,5-
9). Ma è tutto il brano del Vangelo
di Giovanni a essere meditato negli
otto giorni di Preghiera per l’unità
dei cristiani.
Per accompagnare la riflessione
e preghiera, alle pagine 18-19 proponiamo
l’indicazione delle letture
bibliche degli otto giorni, seguite da
un breve commento. Ma per entrare
nel tema centrale della riflessione,
pubblichiamo di seguito l’Introduzione
teologico-pastorale del
sussidio elaborato.
«RIMANETE NEL MIO AMORE:
PRODURRETE MOLTO FRUTTO»
(cf. Gv 15,5-9)
Il tema scelto, tratto dal Vangelo di
Giovanni 15,1-17 è «Rimanete nel mio
amore: produrrete molto frutto» ed
esprime la vocazione alla preghiera,
alla riconciliazione e all’unità
della Chiesa e del genere umano
che caratterizza la Comunità di
Grandchamp. […]
Fedeli alla vita di preghiera, alla
vita comunitaria e all’accoglienza
dei visitatori, le suore condividono
la grazia della vita monastica con gli
ospiti e con i volontari che si recano
a Grandchamp per trascorrervi un
periodo di ritiro e di silenzio, di ricerca
di guarigione e di significato.
[…] La preghiera per l’unità dei cristiani
fu, perciò, fin dal principio, il
cuore della vita della Comunità.
Questo impegno della Comunità
di Grandchamp, insieme alla sua
fedeltà ai tre pilastri della preghiera,
della vita comunitaria e dell’ospitalità,
costituiscono il fondamento del
materiale presentato.
RIMANERE NELL’AMORE DI DIO
SIGNIFICA ESSERE RICONCILIATI
CON SE STESSI
Il termine francese per «monaco» o
«monaca» – moine/moniale – deriva
dal greco mònos che significa «solo»
e «uno». I nostri cuori, i nostri corpi,
le nostre menti, però, lungi dall’essere
uno, sono spesso dispersi, spinti
in direzioni opposte. Il monaco e
la monaca desiderano essere uno
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 15
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
nel proprio io, e uniti a Cristo. Gesù
ci dice: «Rimanete uniti a me, e io
rimarrò unito a voi» (Gv 15,4a). Una
vita integrata presuppone un percorso
di auto-accettazione, di riconciliazione
con la storia personale e
con quella che abbiamo ereditato.
Gesù disse ai suoi discepoli: «Rimanete
nel mio amore» (Gv 15,9).
Egli rimane nell’amore del Padre (cf.
Gv 15,10) e non desidera altro che
condividere questo amore con noi:
«Vi ho chiamati amici, perché vi ho
fatto sapere tutto quel che ho udito
dal Padre mio» (Gv 15,15b). Innestati
nella vite, che è Gesù stesso, il Padre
diviene il vignaiolo che ci pota
per farci crescere. È la descrizione
di quanto avviene nella preghiera:
il Padre è il centro della nostra vita,
Colui che ci ricentra, ci pota e
ci rende un tutt’uno e, un’umanità
resa tutt’uno, rende gloria al Padre.
Rimanere in Cristo è un atteggiamento
interiore che mette radici
in noi nel tempo, che richiede uno
spazio per crescere e che può essere
sopraffatto dalla quotidiana lotta
per le necessità della vita, e minacciato
dalle distrazioni, dal rumore,
dalle troppe attività e dalle sfide
della vita.
Nella difficile situazione dell’Europa
del 1938, Geneviève Micheli,
che sarebbe divenuta poi Madre Geneviève,
la prima Madre della Comunità
di Grandchamp, scrisse queste
righe, ancora oggi rilevanti:
«Viviamo in un’epoca che è allo
stesso tempo problematica e magnifica,
un’epoca pericolosa in cui nulla
protegge l’anima, in cui i traguardi
rapidi e pienamente umani sembrano
spazzar via gli esseri umani… e
io penso che la nostra civiltà troverà
la morte in questa follia collettiva di
rumore e di velocità, in cui nessun essere
può pensare… noi cristiani, che
conosciamo il pieno valore della vita
spirituale, abbiamo una responsabilità
enorme e dobbiamo rendercene
conto, unirci e aiutarci vicendevolmente
per creare forze di pace e rifugi
di serenità, centri vitali dove il silenzio
della gente richiama la parola
crea trice di Dio. È una questione di
vita o di morte».
RIMANERE IN CRISTO
PER PRODURRE MOLTO FRUTTO
«La gloria del Padre mio risplende
quando voi portate molto frutto»
(Gv 15,8). Non possiamo portare
frutti da noi stessi. Non possiamo
produrre frutto separati dalla vigna.
È la linfa, la vita di Gesù che scorre
in noi, che produce frutto. Rimanere
nell’amore di Gesù, rimanere un
tralcio della vite, è ciò che permette
alla sua vita di scorrere in noi.
Quando ascoltiamo Gesù, la sua
vita scorre in noi; Egli ci invita a lasciare
che la sua parola dimori in
noi e allora qualsiasi nostra richiesta
sarà esaudita (cf. Gv 15,7). Per la
sua parola portiamo frutto. Come
persone, come comunità, come
Chiesa desideriamo unirci a Cristo
per conservare il suo comandamento
di amarci gli uni gli altri come lui
ci ha amati (cf. Gv 15,12).
16 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
La Comunità di Grandchamp
è una comunità religiosa ecumenica
e monastica femminile. Conta oggi
cinquanta membri, tutte donne
di diversa età, tradizione ecclesiale,
paese e continente. In questa loro
diversità, le suore sono un segno
vivente di comunione
RIMANENDO IN CRISTO,
SORGENTE DI OGNI AMORE,
CRESCE IL FRUTTO DELLA COMUNIONE
La comunione in Cristo richiede la
comunione con gli altri. Doroteo
di Gaza, un monaco della Palestina
del VI secolo, lo esprime con queste
parole:
«Immaginate un cerchio disegnato
per terra, cioè una linea tracciata
come un cerchio, con un compasso e
un centro. Immaginate che il cerchio
sia il mondo, il centro sia Dio e i raggi
siano le diverse strade che le persone
percorrono. Quando i santi, desiderando
avvicinarsi a Dio, camminano
verso il centro del cerchio, nella misura
in cui penetrano al suo interno, si
avvicinano l’un l’altro e più si avvicinano
l’uno all’altro più si avvicinano
a Dio. Comprendete che la stessa cosa
accade al contrario, quando ci allontaniamo
da Dio e ci dirigiamo verso
l’esterno. Appare chiaro, quindi, che
più ci allontaniamo da Dio, più ci
allontaniamo gli uni dagli altri e che
più ci allontaniamo gli uni dagli altri,
più ci allontaniamo da Dio».
Avvicinarci agli altri, vivere insieme
in comunità con altre persone,
a volte molto diverse da noi,
costituisce una sfida. Le suore di
Grandchamp conoscono questa sfida
e perciò l’insegnamento di fratel
Roger di Taizé è per loro prezioso:
«Non vi è amicizia senza sofferenza
purificatrice, non vi è amore per il
prossimo senza la croce. Solo la croce
ci permette di conoscere l’imperscrutabile
profondità dell’amore».
Le divisioni tra i cristiani, il loro
allontanamento gli uni dagli altri, è
uno scandalo perché significa anche
allontanarsi ancor di più da Dio.
Molti cristiani, mossi dal dolore per
questa situazione, pregano ferventemente
Dio per il ristabilimento
dell’unità per la quale Gesù ha pregato.
La sua preghiera per l’unità è
un invito a tornare a lui e, conseguentemente,
a riavvicinarci gli uni
gli altri, rallegrandoci della nostra
diversità.
Come impariamo dalla vita comunitaria,
gli sforzi per la riconciliazione
costano e richiedono sacrifici.
Siamo sostenuti, però, dalla
preghiera di Cristo che desidera che
noi siamo una cosa sola, come lui è
con il Padre, perché il mondo creda
(cf. Gv 17,21).
RIMANENDO IN CRISTO CRESCE
IL FRUTTO DELLA SOLIDARIETÀ
E DELLA TESTIMONIANZA
Sebbene come cristiani noi dimoriamo
nell’amore di Cristo, viviamo
anche in una creazione che geme
mentre attende di essere liberata
(cf. Rm 8, 21-22). Nel mondo siamo
testimoni del male provocato dalla
sofferenza e dal conflitto. Mediante
la solidarietà con coloro che soffrono
permettiamo all’amore di Cristo
di dimorare in noi. Il mistero pasquale
produce frutto quando offriamo
amore ai nostri fratelli e alle
nostre sorelle e coltiviamo nel mondo
la speranza.
La spiritualità e la solidarietà sono
intrinsecamente unite. Rimanendo
in Cristo, noi riceviamo la forza e
la sapienza per agire contro le strutture
di ingiustizia e di oppressione,
per riconoscerci pienamente come
fratelli e sorelle nell’umanità, e essere
artefici di un nuovo modo di vivere
nel rispetto e nella comunione
con tutto il creato.
Il fulcro della regola di vita che
le suore di Grandchamp recitano
insieme ogni giorno comincia con
queste parole: «Prega e lavora affinché
Dio possa regnare». La preghiera
e la vita quotidiana non sono due
realtà disgiunte, ma sono fatte per
stare insieme. Tutto ciò di cui facciamo
esperienza è teso a diventare
un incontro con Dio. P
(Per il testo della Introduzione teologico-pastorale
© Centro Pro Unione – Adattamento
redazionale)
a cura della Redazione
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 17
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
Letture bibliche
e commento per ogni giorno
Primo giorno: 18 gennaio
CHIAMATI DA DIO: «Non siete voi che avete scelto me,
ma io ho scelto voi» (Gv 15,16a)
Genesi 12,1-5 - Giovanni 1,35-51
L’inizio del cammino è l’incontro tra l’essere umano e Dio,
tra la creatura e il Creatore. Abramo ha udito la chiamata:
«Va’ nella terra che io ti indicherò» e come Abramo anche
noi siamo chiamati a lasciare ciò che ci è familiare e
andare verso il luogo che Dio ha preparato nel profondo
del nostro cuore. Durante il cammino diveniamo sempre
più noi stessi, il popolo che Dio ha voluto fossimo
dall’inizio e, seguendo la chiamata che ci è stata rivolta,
diveniamo benedizione per i nostri cari, per il nostro
prossimo e per il mondo. L’amore di Dio ci cerca; Dio si
fa uomo in Gesù, e in lui incontriamo lo sguardo di Dio.
Toccati da questo amore, noi partiamo…
Secondo giorno: 19 gennaio
MATURARE INTERIORMENTE: «Rimanete uniti a me,
e io rimarrò unito a voi» (Gv 15,4a)
Efesini 3,14-21 - Luca 2,41-52
L’incontro con Gesù suscita il desiderio di stare con lui e
dimorare in lui: è il tempo in cui il frutto matura. Essendo
pienamente uomo, Gesù cresceva e maturava; viveva
una vita semplice, radicata nelle pratiche della sua
fede giudaica. Nella sua vita nascosta, a Nazaret, ove
apparentemente non accadeva nulla di straordinario, lo
nutriva la presenza del Padre. Maria contemplava l’opera
di Dio nella sua vita e in quella di suo Figlio. Ella custodiva
dentro di sé il ricordo di tutti questi fatti e così, a poco a
poco, abbracciava il mistero di Gesù. Anche noi abbiamo
bisogno di un lungo periodo di maturazione, la vita intera,
per lasciare che Cristo dimori in noi e noi in lui. È lo Spirito
a far sì che Cristo inabiti nei nostri cuori, attraverso la
preghiera, l’ascolto della parola, la condivisione con gli altri…
Terzo giorno: 20 gennaio
FORMARE UN SOLO CORPO: «Amatevi gli uni gli altri
come io ho amato voi» (Gv 15,12b)
Colossesi 3,12-17 - Giovanni 13,1-15.34-35
Alla vigilia della sua morte, Gesù si è inginocchiato per
lavare i piedi ai suoi discepoli. Egli conosceva la difficoltà
del vivere insieme e l’importanza del perdono e del
servizio vicendevole: «Se io non ti lavo» dice a Pietro «tu
non sarai veramente unito a me». Pietro accoglie Gesù ai
suoi piedi, viene lavato e toccato dall’umiltà e dall’amore
di Cristo. Più avanti avrebbe seguito l’esempio di Gesù
e servito la comunità dei fedeli nella Chiesa delle origini.
Gesù desidera che la vita e l’amore circolino in noi, come
la linfa nei tralci così che le comunità cristiane siano un
solo corpo. Ma oggi, come nel passato, non è facile vivere
insieme, ci troviamo spesso a dover affrontare i nostri
limiti. A volte non riusciamo ad amare coloro che sono
vicini… e le nostre relazioni si interrompono. In Cristo,
siamo invitati a rivestirci di compassione, ricominciando
da capo infinite volte.
Quarto giorno: 21 gennaio
PREGARE INSIEME: «Io non vi chiamo più schiavi…
Vi ho chiamati amici» (Gv 15,15)
Romani 8,26-27 - Luca 11,1-4
Dio ha sete di noi. In Cristo, è venuto a incontrarci. Gesù
viveva in preghiera, intimamente unito al Padre mentre
intesseva amicizia con i suoi discepoli e con coloro che
incontrava; Egli li introduceva in quanto di più prezioso
avesse, ossia la relazione di amore con suo Padre, che è
nostro Padre. Volgersi a Gesù e dirgli «Insegnami» può
preparare la strada, perché il nostro desiderio di pregare
diventa già esso stesso preghiera. Stare in gruppo ci aiuta,
perché attraverso inni, parole, silenzi, si crea comunione.
Pregando con cristiani di altre tradizioni, potremmo
sorprenderci di quanto possiamo sentirci uniti a loro da
un legame di amicizia che scaturisce dall’Uno, che è oltre
ogni divisione. La forma può variare, ma è il medesimo
Spirito che ci unisce.
Quinto giorno: 22 gennaio
LASCIARSI TRASFORMARE DALLA PAROLA:
«Voi siete già liberati grazie alla parola che vi ho
annunziato» (Gv 15,3)
Deuteronomio 30,11-20 - Matteo 5,1-12
La parola di Dio è molto vicina a noi, è benedizione
e promessa di felicità. Se apriamo il nostro cuore
Dio ci parla e con pazienza trasforma ciò che in noi
sta languendo. Molti cristiani pregano sul testo delle
Beatitudini ogni giorno; esse ci rivelano la felicità nascosta
in ciò che sembra non raggiunto, la felicità che ci
attende oltre: beati coloro che, toccati dallo Spirito, non
trattengono più le loro lacrime, ma le lasciano scorrere e
ricevono in lui consolazione. Mentre scoprono la sorgente
nascosta dentro di loro, cresce la fame di giustizia e la
sete d’impegnarsi con gli altri per un mondo di pace.
Sesto giorno: 23 gennaio
ACCOGLIERE GLI ALTRI: «Vi ho destinati a portare
molto frutto, un frutto duraturo» (Gv 15,16b)
Genesi 18,1-5 - Marco 6,30-44
Quando ci lasciamo trasformare da Cristo, il suo amore in
noi cresce e produce frutto. Accogliere l’altro è un modo
concreto per condividere l’amore che è in noi. Nella sua
vita, Gesù accoglieva coloro che incontrava, li ascoltava
e lasciava che lo toccassero senza aver paura della loro
sofferenza. Nel racconto evangelico della moltiplicazione
dei pani, Gesù si muove a compassione dopo aver visto
la folla affamata. Egli sa che l’intera persona deve essere
nutrita, e che solo lui può davvero saziare la loro fame di
pane e la loro sete di vita, ma Egli non vuole farlo senza
18 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
CELEBRAZIONI IN SANTUARIO
Concerto ecumenico in santuario
i suoi discepoli, senza quel poco che loro possono
offrirgli: cinque pani e due pesci.
Anche oggi egli ci chiama a essere suoi cooperatori:
talora basta uno sguardo attento, un orecchio
pronto all’ascolto, o la nostra presenza a far sentire
una persona bene accolta.
Settimo giorno: 24 gennaio
CRESCERE NELL’UNITÀ: «Io sono la vite.
Voi siete i tralci» (Gv 15,5a)
1Corinzi 1,10-13; 3,21-23 - Giovanni 17,20-23
Gesù ha pregato per l’unità di coloro che il Padre
gli aveva affidato: «che siano tutti una cosa sola…
così il mondo crederà che tu mi hai mandato». Uniti
a lui, come tralci dell’unica vite, condividiamo la
medesima linfa che circola tra di noi e ci dà vita.
Ogni tradizione cristiana intende condurre al cuore
della nostra fede: la comunione con Dio in Cristo per
lo Spirito Santo. Più viviamo questa comunione, più
siamo uniti con gli altri cristiani e con tutta l’umanità.
L’apostolo Paolo ci mette in guardia contro un
atteggiamento che aveva già minacciato l’unità tra
i primi cristiani: assolutizzare la propria tradizione, a
detrimento dell’unità del Corpo di Cristo; perché così
le differenze diventano divisive invece di essere di
mutuo arricchimento.
Ottavo giorno: 25 gennaio
RICONCILIARSI CON L’INTERA CREAZIONE:
«Perché la mia gioia sia anche vostra, e la vostra
gioia sia perfetta» (Gv 15,11)
Colossesi 1,15-20 - Marco 4,30-32
Nella lettura san Paolo di Cristo ci invita a lodare
la salvezza di Dio, che abbraccia l’intero universo.
Nel Cristo crocefisso e risorto si è aperta la via
della riconciliazione e anche la creazione attende
un futuro di vita e di pace. Con gli occhi della fede,
vediamo che il Regno di Dio è una realtà molto
vicina, ma ancora piccola, difficilmente visibile, come
un granello di senape. E tuttavia, cresce, perché
anche in mezzo alle afflizioni del nostro mondo,
opera lo Spirito del Risorto.
La novità di vita che Cristo porta, per quanto
nascosta, è luce di speranza che brilla per tutti, è una
sorgente di riconciliazione per l’intera creazione e
porta una gioia «perfetta», che proviene dall’alto. P
(© Centro Pro Unione – Adattamento redazionale)
Lunedì 18 gennaio, ore 7.30: rosario, lodi, santa messa
nella cappella di san Leopoldo (in diretta su Radio
Maria).
Ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta da
don Enrico Luigi Piccolo (direttore dell’Ufficio per
l’ecumenismo e il dialogo interreligioso). Partecipano
la Comunità di Sant’Egidio, Rinnovamento nello Spirito,
Nuovi orizzonti.
Martedì 19, ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta
da don Mariano Dal Ponte. Partecipano le Comunità
Neocatecumenali, Associazioni cristiane lavoratori italiani,
UCID, Società S. Vincenzo de’ Paoli, Équipe Nôtre Dame,
Incontro matrimoniale, l’Unione cattolica artisti italiani,
Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani e d’Europa,
Movimento Adulti Scouts Cattolici Italiani, le comunità
degli immigrati.
Mercoledì 20, ore 18.30: celebrazione eucaristica
presieduta da don Giorgio Bezze (direttore dell’Ufficio
pastorale della cultura e dell’università). Partecipano gli
studenti universitari, le scuole cattoliche paritarie, Fidae,
Agesc, Fism, Federazione universitaria cattolica italiana,
Centro italiano femminile, Regnum Christi
Giovedì 21, ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta
da mons. Giampaolo Dianin (rettore del seminario
di Padova). Partecipano gli alunni dei Seminari di Padova
e di Casa S. Andrea, Casa del clero, Apostolato mondiale
di Fatima, Milizia dell’Immacolata.
Venerdì 22, ore 18.30: celebrazione eucaristica presieduta
da dom Stefano Visintin (abate di Praglia). Partecipano
i religiosi, le religiose, gli istituti di vita consacrata, Ordine
Francescano Secolare, Gioventù Francescana e i giovani
del Sermig.
Sabato 23, ore 18.00: celebrazione eucaristica presieduta
da mons. Giovanni Brusegan. Partecipano Movimento
dei Focolari, Associazione cattolica operatori sanitari,
Movimento apostolico ciechi, Centro volontari della
sofferenza, Unitalsi, Movimento per la vita, Associazione
Murialdo e Associazione “Figli in cielo”.
Ore 20.45: concerto ecumenico
Domenica 24, ore 18.00: celebrazione eucaristica
presieduta da don Stefano Manzardo (assistente
diocesano dell’Azione Cattolica). Partecipano Azione
Cattolica, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale.
Lunedì 25, ore 18.30: celebrazione eucaristica
presieduta da mons. Claudio Cipolla (vescovo di Padova).
Partecipano Comunione e Liberazione, Cursillos di
Cristianità, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
e Movimento Carismatico di Assisi.
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 19
FEDE & VITA
Ogni creatura
parla del Creatore
La Laudato si’ è l’enciclica di papa Francesco
«sulla cura della casa comune». A ispirare il Papa,
le intuizioni spirituali e gli atteggiamenti
di san Francesco di Assisi
d i U g o S e c o n d i n
Il Cantico delle creature, anche
noto come Cantico di frate
Sole, è indubbiamente l’opera
più celebre di san Francesco.
La bellezza di questo testo non
lascia indifferente nessuno: recitato
e cantato da molti, è considerato
una sorta di “manifesto” di chi ama
la natura. Non è certo, però, che tutti
sappiano che questo “canto alla
vita” sia stato concepito dopo una
notte di sofferenze e tormenti fisici
e interiori.
TRA INFERMITÀ E TRIBOLAZIONI
Una delle biografie del santo, la
Compilazione di Assisi (CAss 83, FF.
1614-1615), ci fornisce in maniera
accurata l’occasione e i particolari
dell’origine di questo testo.
San Francesco si trova a San Damiano,
nel 1225, un anno prima
della morte. Infermo e quasi
completamente cieco, viene accudito
da santa Chiara che ha predisposto
per lui una capanna presso
l’orto del convento. Incapace oramai
di sopportare la luce, sia quella
diurna che quella del fuoco, se ne
stava nell’oscurità, meno fastidiosa.
Patisce atroci dolori agli occhi, che
si aggiungevano a un fisico provato
per le fatiche, alle malattie contratte
nel suo viaggio in Oriente, alla scarsa
accondiscendenza che aveva lungo
gli anni manifestata al suo corpo.
Ma, «come non bastasse, se talora
voleva riposare e dormire, la
casa e la celletta dove giaceva erano
talmente infestate dai topi, che
saltellavano e correvano intorno e
sopra di lui, che gli riusciva impossibile
prender sonno; e tanto più lo
disturbavano durante l’orazione. E
non solo di notte, ma lo tormentavano
anche di giorno; perfino quando
mangiava gli salivano sulla tavola».
Anche la sua pazienza ebbe
– finalmente – un limite; fu così che
«mosso a pietà verso se stesso, disse
in cuor suo: “Signore, vieni in
soccorso alle mie infermità, affinché
io sia capace di sopportarle con
pazienza!”».
Il Signore rispose: liberandolo
dai mali? No, ma facendolo certo di
possedere già la salvezza: «Fratello,
rallegrati e giubila pienamente nelle
tue infermità e tribolazioni; d’ora
in poi vivi nella serenità, come se tu
fossi già nel mio regno». Potremmo
dire, con il testo della Genesi, «e fu
sera e fu mattina…» perché l’indomani,
partecipando ai fratelli della
grazia non soltanto promessa ma
ricevuta, Francesco si ritrova creatura
rinnovata, capace ancora di
rendere grazie per la grazia, la benedizione,
la misericordia elargitegli.
DAL CUORE DI UN UOMO PACIFICATO
«Voglio quindi, a lode di lui e a mia
consolazione e per edificazione del
prossimo, comporre una nuova
lauda del Signore riguardo alle
sue creature. Ogni giorno usiamo
delle creature e senza di loro non
possiamo vivere, e in esse il genere
umano molto offende il Creatore.
E ogni giorno ci mostriamo ingrati
per questo grande beneficio, e non
20 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
IL CANTICO DELLE CREATURE
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane,
et nullu homo ène dignu Te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore,
cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
ne diamo lode, come dovremmo, al
nostro Creatore e datore di ogni bene».
E postosi a sedere, si concentrò
a riflettere e poi disse: Altissimo, onnipotente,
bon Signore… E vi fece sopra
la melodia, che insegnò ai suoi
compagni».
Diede lui stesso il titolo: «Cantico
di frate Sole, che è la più bella
delle creature e più si può assomigliare
a Dio. Perciò diceva: “Al mattino,
quando sorge il sole, ogni uomo
dovrebbe lodare Dio che ha creato
quell’astro, per mezzo del quale i
nostri occhi sono illuminati durante
il giorno. E a sera, quando scende la
notte, ogni uomo dovrebbe lodare
Dio per quell’altra creatura: fratello
fuoco, per mezzo del quale i nostri
occhi sono illuminati durante la notte”.
Disse ancora: “Noi siamo tutti
come dei ciechi e il Signore ci illumina
gli occhi per mezzo di queste due
creature. Riguardo a queste e alle
altre creature, di cui ogni giorno ci
serviamo, dobbiamo sempre lodare
in modo speciale lo stesso glorioso
Creatore”».
Il Cantico non è solo una sublime
lirica sulla natura, la trovata di
un genio compositivo. Siamo dinanzi
al canto di un uomo rappacificato:
con Dio, Padre e Creatore,
che non abbandona; con le
creature, che sono della sua bontà
e misericordia l’evidente manifestazione;
con se stesso, finalmente
e pienamente consegnato a Colui
che è «il bene, ogni bene, il sommo
bene… tutto, ricchezza nostra
a sufficienza». Dal cuore infermo e
tribolato sgorga il canto. Francesco
dimostra che non è “intrappolato”
dagli eventi, ma sa dar voce al
suo intimo; confidente anche nel levare
il suo grido al Signore, come un
uomo libero lo può fare, lo sa fare…
Francesco passa attraverso una
sorta di Getsemani, cioè una notte
oscura che “genera” la luce della
certezza della Presenza. Nonostante
la sublime esperienza fatta alla Verna
(dove qualche mese prima, settembre
1224, aveva ricevuto le stimmate),
non fu esente da rinnovata
afflizione interna. Eppure per lui fu
la possibilità di sperimentare nuova-
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 21
OGNI CREATURA PARLA DEL CREATORE
mente l’azione di grazia del Signore.
Il beneficio ricevuto è talmente
grande da non voler, Francesco,
“cantare da solista”. Perché la lode
a Dio merita quanta più armonia
e “bel canto” possibile, così da coinvolgere
non solo tutti gli uomini ma
pure tutte le creature.
IL TESTO
La lauda inizia con “tonalità” alta
che coniuga la consapevolezza
dell’alterità di Dio e la certezza della
sua bontà: «Altissimu, onnipotente,
bon Signore». Dio è sentito “talmente
Alto” da esserci vicino, sì che
tutto quello che fa è buono: non dovremmo
essergli riconoscenti?
«Tue so’ le laude, la gloria e l’honore
et onne benedizione»: se sono
sue, sono da restituire. Francesco lo
sa e compie un atto di profonda fede
e amore nel richiamare tutti (creature
comprese) a restituire in atteggiamento
adorante. Francesco, prende
le mosse dal beneficio che gli è stato
concesso e convoglia la sua preghiera
in quella della Chiesa; con
essa innalza la sua lode a Dio trino
e uno in nome dell’intera creazione,
dell’umanità pellegrina nel mondo e
in unione con la Chiesa celeste.
È consapevole che «nullu homo
ène dignu Te mentovare», che
non significa tanto indegnità nel
pronunziare il nome di Dio, quanto
nell’insufficienza dell’uomo misero
e peccatore a lodare e rendere grazie
a Dio come a Lui piace.
Dal momento che la lode a Dio
è talmente importante e urgente,
nel Cantico chiama a raccolta tutte
le creature («Laudato sie, mi’ Signore,
cum tutte le Tue creature») che,
per proprio conto, fanno il loro “dovere”
per rendere lode al Creatore.
C’è poi un altro aspetto: Dio non è
facilmente ed esclusivamente menzionabile,
ma proprio per questo, il
cuore di chi ama non si arrende….
Nella lauda, il sole ha un’evidente
preminenza. Grazie a lui c’è
luce, calore, vita; è “messere”, perché
«porta significazione», reca cioè
il segno di Colui che solo è Signore.
Il sole è “giorno stesso”, e non c’è
più notte, e non c’è più buio, e tutto
è bello e splendore e illuminato…
Quanto rallegra e diletta una giornata
di sole. Non si canta forse: «Che
bella cosa na jurnata ‘e sole», con la
constatazione che «Quanno fa notte
e ‘o sole se ne scenne, me vene quase
‘na malinconia»?
Non dimentichiamo, poi, che
chi parla è un uomo sofferente, che
ha fastidio della luce; ma non sta a
considerare solo se stesso, perché si
fa portavoce di ogni uomo e, quasi
capocordata, tutti conduce a lodare,
perché il Sole (che “significa” il suo
«bon Signore») è una Bellezza!
Dopo di lui, segue la “teoria” delle
altre creature, di cui Francesco sa
cogliere e trasmetterci la peculiarità
coniugando poesia e concretezza.
Servendosi di semplici tocchi con
proprietà ed efficacia, “dice tutto”
quel che c’è da dire: così la Luna e
le Stelle sono chiare e nella loro bellezza
(tutti la sanno notare e gustare)
assomigliano a perle; il Vento e l’Aria
e ogni tempo, nuvoloso o sereno
che sia, serve a dare sostentamento,
nel susseguirsi delle stagioni; l’Acqua
viene presentata nel suo caratterizzarsi
estetico e funzionale, con
evidente e compiuta femminilità; il
Fuoco rende viva la notte con la sua
bellezza, creando famigliarità, mantenendosi
forte nella sua capacità di
lavorare e purificare; da ultimo, la
Terra è a un tempo sorella e Madre,
perché condivide sì con noi anche il
faticoso destino del lavoro quotidiano,
ma è pure continuamente feconda
e premurosa nel suo variegato e
variopinto offrirsi nei frutti e nei fiori.
Il Cantico, dopo essere passato
per la riconciliazione tra gli uomini
e con «sora nostra Morte corporale»,
termina rinnovando l’invito
a uomini e creature tutte a lodare,
benedire, ringraziare (tutto ciò è
già servire) il Signore «cum grande
humilitate», perché solo un cuore
umile sa lodare, benedire, ringraziare
e servire; solo chi loda,
benedice, ringrazia e serve, dà la
propria vita è umile, davvero.
CONCLUSIONE
Dall’esperienza e dalle parole di
Francesco, ci sembra possiamo
trarre dei concreti atteggiamenti
salutari. Come credenti, non tralasciamo
mai di rendere grazie
al Creatore: così facendo, non solo
daremo ampio respiro al nostro
cuore, alla nostra fede e alla nostra
preghiera, ma ci accosteremo a ogni
creatura con uno sguardo nuovo,
con stupore e meraviglia. Non da
semplici spettatori o fruitori (o peggio
sfruttatori), ma come protagonisti
di una sempre rinnovata azione
creatrice, permettendo alle creature
di essere se stesse. Tutte.
In questo senso, ci sembrano appropriate
queste parole del Papa:
«Non può essere autentico un sentimento
di intima unione con gli altri
esseri della natura, se nello stesso
tempo nel cuore non c’è tenerezza,
compassione e preoccupazione
per gli esseri umani. È evidente
l’incoerenza di chi lotta contro il
traffico di animali a rischio di estinzione,
ma rimane del tutto indifferente
davanti alla tratta di persone,
si disinteressa dei poveri, o è determinato
a distruggere un altro essere
umano che non gli è gradito. Ciò
mette a rischio il senso della lotta
per l’ambiente. Non è un caso che,
nel cantico in cui loda Dio per le
creature, san Francesco aggiunga:
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke
perdonano per lo tuo amore. Tutto
è collegato. Per questo si richiede
una preoccupazione per l’ambiente
unita al sincero amore per gli esseri
umani e un costante impegno
riguardo ai problemi della società»
(Laudato si’, 91). P
(3-fine)
22 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
FEDE & VITA
L’eucaristia, culmine
e fonte della vita cristiana
La celebrazione dell’Anno
dell’Eucaristia (2004-2005),
voluta dal santo padre Giovanni
Paolo II, era stata accompagnata
dalla pubblicazione
di due documenti significativi:
la lettera apostolica Mane nobiscum
Domine e il documento contenente
le linee teologico-pastorali per
il XXV congresso eucaristico (Bari,
2005) che aveva per tema: Senza
la domenica non possiamo vivere.
Nell’Anno dell’Eucaristia il congresso
è stato un evento importante per
tutta la comunità cristiana. Non è
un caso che la comunità dei credenti
abbia voluto riflettere sul mistero
attorno cui gravita la propria fede.
CRISI DELLA DOMENICA
O CRISI DELLA FESTA?
Ma davvero il cristiano, oggi, non
riesce a vivere senza la domenica?
I vescovi italiani nel documento Il
giorno del Signore (1984) delineano
molto acutamente la situazione della
nostra società cristiana:
«Il carattere festivo della domenica
è certo quello più immediatamente
Capire la messa > 4 Abbiamo inventato il tempo
libero, ma dimenticato il senso della festa.
Riscoprire la domenica come “giorno del Signore”,
per crescere come comunità di discepoli
percepito e più universalmente condiviso
dalla cultura contemporanea.
Ma la domenica dell’uomo secolarizzato
non è la stessa del cristiano. L’uomo
secolarizzato vive la sua domenica
soprattutto come giorno di riposo dal
lavoro e la sua festa spesso si riduce
al semplice sentirsi liberato dal peso
e dai fastidi della fatica quotidiana;
un giorno di vacanza che è quasi solo
evasione. La cultura contemporanea
secolarizzata, infatti, ha svuotato
la domenica del suo significato
religioso originario e tende a
sostituirlo sia con la fuga nel privato
sia con nuovi riti di massa: lo sport, la
sagra, la discoteca, il turismo… Linguisticamente
si è passati dal “giorno
del Signore” al “week-end», dal “pri-
d i F u lv i o R a m p a z z o
mo giorno della settimana” al “fine
settimana”» (n.1951).
Queste osservazioni, scritte più
di trent’anni fa, riferivano un dato
di fatto che riguardava l’«uomo secolarizzato»;
oggi possiamo dire che
dipingono sicuramente una buona
parte dei cristiani.
Sembra che uno degli aspetti più
difficili, anche per i cristiani, sia
quello di riuscire a vivere la domenica
come tempo della festa.
Gli sforzi e le iniziative che la
Chiesa ha profuso per rivitalizzare
la domenica e soprattutto la messa
nel giorno del Signore, sembrano
non avere ottenuto l’effetto sperato.
Spesso, la messa della domenica,
anche per il credente con buone in-
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 23
UNA STORIA DI UMILTÀ
tempo, ma anche di modo nell’esercitare
il ministero: sempre gentile, paziente, sorridente,
dolce. Capace di denunciare con
forza il male, ma tenerissimo con il peccatore.
Io amo un semplice, simpatico episodio
che si racconta di lui, perché dice insieme
la sua umiltà, la sua accoglienza, la sua pazienza.
È quello del penitente che, anche
per la sua scarsa consuetudine alla confessione,
sentendosi dire da padre Leopoldo
che gli va incontro «si accomodi», si siede
sulla sedia del confessore. Il nostro Santo
non si scompone, si inginocchia tranquillamente
al posto del penitente e lì ascolta
la confessione. Ecco che cosa significa voler
bene all’altro accogliendolo così com’è!
È considerando la sua totale donazione
al Signore e ai fratelli peccatori che si comprende
anche la sua intima e profonda
vocazione ecumenica: un desiderio appassionato
che le Chiese di Occidente e
di Oriente ritrovassero l’unità. Proprio
perché era l’uomo della riconciliazione e
della misericordia, viveva con sofferenza
questa divisione, che gli veniva richiamata
dalla sua terra di origine.
UN DONO PREZIOSO
Credo davvero significativa l’idea di papa
Francesco di avere fatto particolare memoria
di padre Leopoldo nel corso del Giubileo
della misericordia del 2016. Del resto
il Papa ci sta aiutando a capire che, se non
poniamo la misericordia al centro della
nostra percezione di Dio e della nostra
stessa vita, noi tradiamo il Vangelo e non
ne sappiamo gustare la gioia.
E credo che, finché ci sarà un confessore
sulla terra, la figura e l’esempio di padre
Leopoldo saranno un dono prezioso.
Uno stimolo a vivere il delicato ministero
della Confessione, l’annuncio della misericordia
e l’impegno a essere “misericordiosi
come il Padre”. Ma un dono, padre
Leopoldo, lo è per tutti, non fosse altro
perché ci riporta all’essenza dell’essere
cristiano. P
* vescovo di Treviso dal 2009 al 2019
(Dall’omelia tenuta in santuario il 10.5.2016.
Adattamenti redazionali)
32 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?
SENTI CHE IL FASCINO PER GESÙ FA NASCERE IN TE
IL DESIDERIO DI SEGUIRLO NELLO STILE DI FRANCESCO D’ASSISI ?
RIVOLGITI A UNO DEI FRATI NEL CONVENTO PIÙ VICINO:
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VITA DEL SANTUARIO
Dal 10 ottobre al 9 novembre 2020 hanno visitato
il nostro santuario 5 gruppi organizzati, per un totale
di 190 persone circa provenienti da Isola della Réunion
(Francia), Gorla Minore (VA), Augsburg (Germania),
Trieste (TS), Montebelluna (TV).
(In questo periodo le visite al santuario sono risultate
particolarmente ridotte per effetto delle misure
di contenimento del contagio da Coronavirus)
21.10.2020: fedeli della parrocchia di san Lorenzo m.
in Trieste nel loro 50mo pellegrinaggio a Padova
25.10.2020: 25mo di matrimonio
di Roberto Bergamo e Giovanna Munda
di Montebelluna (TV)
25.10.2020: devoti da Montebelluna (TV)
DEVOZIONE IN POLONIA
15.9.2020. A Białystok (Polonia), nella parrocchia dello Spirito Santo, cerimonia
della solenne intronizzazione delle reliquie di san Leopoldo Mandić, preparata
anche da un triduo di riflessione e preghiera (foto Marta Karpik)
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 33
GRAZIE, SAN LEOPOLDO
Indispensabile pensione
Un ingarbugliato lascito del vecchio nonno materno
bloccava di fatto l’ottenimento della mia tanto attesa,
quanto indispensabile pensione. Tuttavia, non mi
mancava la speranza nel Signore. Ogni mattina, di
buon’ora, appena alzata sfioravo e accarezzavo con
la mano la grande immagine di san Leopoldo sulla
copertina del calendario della rivista del santuario,
che tengo affisso alla parete della mia stanza. In quel
momento pregavo il santo cappuccino di intercedere
per me dalla Mamma Celeste questo favore, per
ottenere il quale tutti, con mio crescente sconforto,
si dicevano scettici.
Ebbene, un giorno di qualche tempo fa, superando
ogni umana previsione ho trovato due consegne da
parte del postino: Portavoce di san Leopoldo e una
lettera che avvisava ufficialmente dell’arrivo della
mia pensione, con decorrenza dal giorno successivo
a quello della festa dell’Immacolata. Grazie di cuore,
padre Leopoldo!
Lettera firmata, 2.1.2020
Un “vecchietto” riconosciuto
Molti anni fa, io e la mia famiglia (siamo di Vercelli),
partimmo per il Veneto, dove mio figlio faceva il
militare. A un certo punto, però, la macchina smise
di funzionare, era mezzogiorno ed essendo di
domenica in giro non c’era nessuno. Per caso vidi una
grande immagine, un manifesto, con un “vecchietto”:
lo pregai di farci ritornare a casa. In quel momento
arrivò un uomo che faceva il meccanico e ci disse
di tornare piano piano a casa. E così facemmo.
Passarono tanti anni e partecipai a un
pellegrinaggio a Padova, alla basilica di Sant’Antonio.
In quell’occasione ci fermammo anche al santuario
di san Leopoldo. Scesi per entrare a visitare la chiesa
e, appena entrai, rimasi a bocca aperta, alla vista del
grande quadro di padre Leopoldo. Infatti, andando
indietro con la memoria, mi venne da pensare: «Ma
questo è il “vecchietto” che ci fece ritornare a casa
quella volta!».
Ecco come conobbi san Leopoldo, al quale sono
tanto devota. Per tutti i miei bisogni e preoccupazioni
piccoli e grandi mi rivolgo a lui, che con tanta bontà
continua ad aiutarmi. Ho 90 anni di età e gli voglio
tanto bene.
Maria, Vercelli, 2.1.2020
Come il miracolo del calesse
Voglio rendere pubblico un fatto straordinario
accadutomi, dove per me è evidente la grandezza di
san Leopoldo. Il pomeriggio del 10 febbraio 2003 ero
in viaggio per lavoro. Fermo ad uno stop, mi stavo
immettendo sulla SS Postumia, direzione Vicenza. Esco
nella convinzione che ci fosse la corsia di immissione
a destra, ma… non esiste la corsia. Così mi trovo in
mezzo alla strada, con una colonna di automezzi in
arrivo da Vicenza e una colonna da Cittadella. Cosa
fare? Accelerare non ce la faccio, perché sta arrivando
un camion e la strada si restringe. Nello specchietto
retrovisore vedo giungere un camion con rimorchio.
Mio Dio… non so più cosa fare! Alzo gli occhi un attimo
e, sul parabrezza anteriore del camion proveniente
da Vicenza, vedo il volto di san Leopoldo. Sono attimi
terribili… Mentre ormai sono lì ad aspettare il botto da
dietro, che mi scaraventerà contro altri mezzi in arrivo,
inaspettatamente i camion passano tutti. L’ultimo,
proveniente da Cittadella, tocca solo lo specchietto
di destra. Sono salvo! Ancora oggi non capisco se si è
ristretta la macchina o se si è allargata la strada. In ogni
caso, grazie san Leopoldo!
Giannino Bacega, Marsango (PD), 9.2.2020
Grazie!
Ho pregato padre Leopoldo, promettendo che avrei
accettato il tumore, di cui sono ammalata dallo scorso
anno, in cambio di non essere stomizzata. La sera
prima dell’intervento, il 5 maggio scorso, ho ricevuto
una preghiera da recitare a padre Leopoldo. Il mattino
dopo sono stata operata e i chirurghi hanno trovato la
ciste più piccola di quanto evidenziato dagli esami solo
pochi giorni prima, e soprattutto staccata dalla parete
a cui aderiva, pronta per essere tolta senza bisogno di
essere stomizzata. Certo, ho la chemioterapia da fare,
ma padre Leopoldo mi ha salvata. Grazie!
Grazia Costa, Agugliaro (VI), 8.5.2020
a cura della Redazione
Scriveteci e inviateci testimonianze e racconti su
grazie ricevute, esperienze umane e spirituali che
riguardano il vostro rapporto con p. Leopoldo.
Redazione Portavoce di san Leopoldo Mandić
Piazzale Santa Croce, 44 – 35123 Padova
email: direttore@leopoldomandic.it
34 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
CALENDARIO LITURGICO
Gennaio
1 Maria
Madre di Dio
Nm 6,22-27 • Sal 66
Gal 4,4-7 • Lc 2,16-21
Angeli, pastori, magi: tutti rivelano
l’evento vissuto da una madre che
tiene fra le sue braccia un bambino.
Suo figlio non è un bimbo come
gli altri, né lei può considerarsi
una mamma qualunque. Il dono
di un figlio non rappresenta per la
Madonna un felice simbolo d’augurio
per la coppia di Nazaret. La nascita
di quel bambino non è presagio
di un avvenire radioso per i loro
parenti. Piuttosto, la sua venuta, la
sua presenza è auspicio di celesti
benedizioni per tutti gli uomini.
Benedizioni che giungono dal Padre,
che attraverso il volto del Figlio
ci sorride, che nel cuore del Figlio
ci riconosce figli suoi, amati con la
dolcezza di Padre nella tenerezza
di una Madre.
3 Dom. 2a dopo Natale
(salt. 2 a sett.)
Sir 24,1-4.8-12 • Sal 147
Ef 1,3-6.15-18 • Gv 1,1-18
Il vangelo di oggi invita alla riflessione.
Chi è il bambino stretto fra le braccia
di quella madre? Su di lui sono state
narrate tante storie, ma una sola è
quella vera. Egli è un “nomade”
divino, che ha piantato la sua
“tenda” in mezzo a noi. Egli incarna
la storia di un pellegrino che vive
intense avventure e disavventure.
La sua è una storia autentica, non una
fiaba che ritrae un dio che sgomenta
con il frastuono delle sue folgori
o che seduce con il fascino di una
superstar. Egli è giunto semplicemente
per farsi carne della mia carne,
intessendo per me un’incredibile
storia d’amore!
6 Epifania
del Signore
Is 60, 1-6 • Sal 71
Ef 3,2-3a.5-6 • Mt 2,1-12
Epifania: verifica storica, riscontro
profetico, adempimento salvifico. La
profezia narra che Dio ha intrapreso
un lungo cammino per raggiungere
l’uomo. Si è mosso per primo,
seguendo un ritmo inarrestabile e
indicando una stella-guida per ogni
ricercatore di verità. Ogni incontro,
tra colui che riesce ad avvicinarsi alla
verità rivelata e Dio, avviene a metà
strada. L’Epifania celebra l’arrivo
dell’uomo illuminato a quella meta
piena di fascino, la quale gli concede
di trovare nel «Re dei re» colui che dà
senso alla vita. Il traguardo è un amore
profondamente appagato, anche se
non scontato.
10 Battesimo
del Signore
(salt. 1 a sett.)
Is 55,1-11 • Cant. Is 12,2-6
1Gv 5,1-9 • Mc 1,7-11
Gesù si immerge nelle acque del
Giordano per farsi battezzare. Giovanni
Battista non capisce e si oppone a
questo Messia che si mescola tra la
folla dei peccatori. Giovanni Battista
si attendeva un Messia diverso, con il
cipiglio del giudice, violento, colmo
d’ira contro i peccatori. Gesù, invece,
si offre umile tra gli umili, si presenta
quale peccatore tra i peccatori. E
sarà proprio là, nelle chiare acque
del Giordano, che egli lava e guarisce
non i suoi mali, ma quelli di tutta
l’umanità. A tutti i bambini che
attraverso il Battesimo saranno accolti
nella comunità cristiana, l’augurio e
l’auspicio di una vita colma di felicità.
Da questo momento il battezzato è
figlio di Dio, figlio dei genitori, figlio
della Chiesa: triplice figliolanza
nell’unica paternità divina.
17 Dom. 2a del T. Ord.
(salt. 2 a sett.)
1Sam 3,3b‐10.19; • Sal 39
1Cor 6,13c‐15a.17‐20 • Gv 1,35‐42
Vangelo della “chiamata”, quello di
oggi. Dal momento in cui Giovanni
Battista riconosce in Gesù il Messia,
indirizza a lui i suoi stessi discepoli,
poiché riconosce che solo lui merita
d’essere seguito. Cristo volge il suo
sguardo, penetra nel profondo e
chiama a seguirlo. Non sei tu che
cerchi lui, ma è lui che cerca te: «Non
cercheresti Dio se egli non ti avesse già
raggiunto» (sant’Agostino). Se rispondi
all’amore di Dio è perché egli si è già
trasformato nel tuo amore. Nelle tue
azioni, non farai altro che restituirgli
quello che ti ha già dato chiamandoti.
Il tratto più profondo dell’amicizia è
lasciarsi scegliere: «Non voi avete scelto
me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16).
24 Dom. 3a del T. Ord.
(salt. 3 a sett.)
Gn 3,1‐5.10 • Sal 24
1Cor 7,29‐31 • Mc 1,14-20
Gesù è un camminatore e un
osservatore instancabile, in grado
di moltiplicare, così, gli incontri con
gente di ogni condizione. Gesù invita
Pietro a lasciare tutto e a seguirlo,
abilitandolo non nell’arte della pesca,
ma nella missione di “catturare” gli
uomini. Da allora ci è dato di capire
che ogni uomo porta in sé il destino di
una chiamata: quella di concorrere
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 35
CALENDARIO LITURGICO
con Dio alla salvezza di altri figli suoi,
nostri fratelli.
31 Dom. 4a del T. Ord.
(salt. 4 a sett.)
Dt 18,15-20 • Sal 94
1Cor 7,32-35 • Mc 1,21-28
Gesù insegna e guarisce. Egli dà un
insegnamento che, illuminando la
mente, va dritto al cuore. Attua la
guarigione dalla malattia più grave:
quella dello sdoppiamento tra il
pensare e l’agire. L’uomo sviluppa
se stesso grazie a due centri vitali: la
mente e il cuore. L’una dedicata alla
verità, l’altro all’amore. Il processo
che illumina la mente e guarisce il
cuore è lungo e difficile, ma certo
non impossibile a Dio, «medico e
medicina» di tutti i mali, come diceva
san Leopoldo.
Febbraio
7 Dom. 5a del T. Ord.
(salt. 1 a sett.)
Gb 7,1‐4.6‐7 • Sal 146
1Cor 9,16-19.22-23 • Mc 1,29-39
È una guarigione istantanea quella
toccata alla suocera di Pietro. Gesù
si china su di lei, la prende per mano
e la solleva miracolosamente guarita.
La guarigione è duplice: dalla febbre
letale e dal peso degli anni. Le mani
di Gesù obbediscono al suo cuore
in comunione con il Padre e con
noi. Dio si china sui mali dell’uomo
e, nel mistero di un amore infinito, lo
accoglie guarendolo e facendosi carico
dei suoi mali. L’Onnipotente è il «Santo
che soffre per liberare dalla morte i
morti», dirà Ungaretti.
14 Dom. 6a del T. Ord.
(salt. 2 a sett.)
Lv 13,1-2.45-46 • Sal 31
1Cor 10,31-11,1 • Mc 1,40-45
«Se vuoi, puoi guarirmi» è il grido
rivolto a Gesù dal lebbroso. «Lo voglio:
sii guarito!» risponde Gesù, che opera
la guarigione. Gesù, nel vangelo di
oggi, guarisce un lebbroso, distrutto
nel corpo e nello spirito, restituendogli
dignità di uomo, riabilitandolo alla
convivenza umana. Oggi la lebbra è
una malattia quasi debellata. Ma quale
altra specie di “lebbra” spirituale
dovrebbe farti invocare Dio «Se
vuoi, puoi guarirmi»? Soltanto un
percorso di fede profondo e onesto
può condurti a riconoscere i mali che ti
affliggono. E poi, quale testimonianza
daremmo se mostrassimo un po’ di più
l’aspetto di persone “guarite”!
21 1a Dom. di Quaresima
(salt. 1 a sett.)
Gen 9,8-15 • Sal 24
1Pt 3,18-22 • Mc 1,12-15
Oggi inizia il cammino quaresimale
che porta a Pasqua. Nel vangelo, Gesù
è ritratto sulla cima di un alto monte,
detto Monte della Quarantena: per
quaranta giorni e quaranta notti il
Figlio di Dio rimarrà solo, circondato
da belve e fatto oggetto delle tentazioni
di Satana, tentatore per eccellenza.
È una pagina misteriosa: luci e
ombre si intercalano, si mischiano
vorticosamente. Gesù, principio
e modello del bene, si confronta
tormentosamente con Satana,
principio e istigatore della divisione,
della disobbedienza, del male. Da
questo confronto-scontro, Gesù esce
vittorioso. Ogni nostra tentazione
è stata da lui sperimentata e vinta.
Sopra, Gesù guarisce la suocera
dell’apostolo Pietro.
A destra: Cafarnao, riva nord-ovest
del lago di Tiberiade, la chiesa
sopraelevata (1990, arch. Ildo Avetta)
costruita per proteggere i resti della
Casa di Pietro. Secondo i vangeli, Gesù
visse a Cafarnao dopo aver lasciato
Nazaret. Qui compì i primi miracoli e
radunò i primi discepoli. Sulla Casa di
Pietro (foto sotto) fu successivamente
costruita una chiesa bizantina
ottagonale in sua memoria riportata
alla luce dagli scavi archeologici
(foto G.Lazzara)
Tentato come noi, egli sa come
affrancarci per vincere nel successo
del bene ritrovato.
28 2a Dom. di Quaresima
(salt. 2 a sett.)
Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18 • Sal 115
Rm 8,31b-34 • Mc 9,2-10
Quello di oggi è il vangelo della
Trasfigurazione di Cristo. Lungo il
cammino verso la morte sulla croce,
Gesù consente ai suoi tre discepoli
prescelti – Pietro, Giacomo e Giovanni
– di contemplarlo nella dimensione
gloriosa della Pasqua di risurrezione.
La vita – suggerisce con vigore questa
pagina evangelica – è un tempo di
prova, di passione, di morte, ma
Cristo ci assicura la trasfigurazione, la
trasformazione di quest’ultima in una
sorgente di vita. P
S.Z.
36 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
ALCUNE PROPOSTE
PER CONOSCERE
SAN LEOPOLDO
NOVITÀ
Una riflessione sul
santo sacerdote della
misericordia, nella sua
missione di confessore,
elaborata dopo la
richiesta di papa
Francesco di portare il
corpo di san Leopoldo a Roma nell’Anno
giubilare della Misericordia (2016)
Vinicio Campaci
L’esperienza di Dio in padre Leopoldo
Edizioni San Leopoldo, pp. 176
Vita, sofferenza,
amicizia, matrimonio,
lavoro, preghiera,
eucaristia, Parola di
Dio, Vergine Maria,
provvidenza divina…
nel pensiero di padre
Leopoldo
Pietro Brazzale
Padre Leopoldo parla ancora
Edizioni San Leopoldo, pp. 148, € 9,00
INTENZIONI DI PREGHIERA*
GENNAIO - Per l’evangelizzazione - La fraternità umana: Perché il
Signore ci dia la grazia di vivere in piena fratellanza con i fratelli e le
sorelle di altre religioni, pregando gli uni per gli altri, aperti a tutti. Dei
vescovi: Perché prolunghiamo il mistero dell’Incarnazione del Figlio di
Dio compiendo con fiducia le azioni ordinarie della vita. Mariana: Lo
Spirito ci riveli il segreto di grazie che è Maria.
FEBBRAIO - Universale - Violenza sulle donne: Preghiamo per le donne
vittime di violenza, perché vengano protette dalla società e le loro
sofferenze siano prese in considerazione e ascoltate. Dei vescovi: Perché
l’esperienza del dolore, della malattia e del limite apra i cuori al sereno
abbandono tra le braccia del Padre della vita. Mariana: Maria, Madre dei
Figli di Dio, ci veda crescere in sapienza, età e grazia.
* Affidate dal Papa e dai vescovi italiani alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa.
Con un video Francesco suggerisce un’altra intenzione di preghiera, in relazione
con l’attualità (www.thepopevideo.org > lingua italiana)
Un ritratto di padre
Leopoldo, il popolare
confessore di Padova
canonizzato nel 1983.
Volume interamente
a colori, ricco di
illustrazioni, la cui
lettura è agevolata
dall’uso di caratteri
grandi.
Elio Borgiani
Padre Leopoldo Mandić.
Un piccolo grande santo
Edizioni San Leopoldo, pp. 160, € 10,00
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è disponibile su internet: www.leopoldomandic.it
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GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 37
IL «PADRE» DEI PICCOLI
Un prodigio
in Via Dante
di Antonia Di Lenna
Nel mese di luglio di un anno lontano,
il 1934, padre Leopoldo e don Luigi
Callegaro, un parroco padovano,
di ritorno da un pellegrinaggio
a Lourdes, salirono in una carrozza
per tornare a casa.
Allora c’erano poche automobili
ed era abituale vedere le carrozze
con il cavallo ferme in attesa di clienti.
Erano dei veri e propri taxi.
Guidava quella dov’erano saliti
i due religiosi il signor Augusto,
in compagnia del nipotino Angelo,
che aveva sette anni.
Presero via Dante, strada antica,
stretta e pericolosa, nel caso in cui
transitasse un tram.
E successe proprio questo: d’improvviso
la carrozza con padre Leopoldo
si trovò dinanzi al veicolo tramviario,
incapace di frenare e di evitare
di travolgerla e schiacciarla.
Infatti lo spazio non era sufficiente
a permettere il transito di entrambi
i mezzi.
38 | PORTAVOCE | GENNAIO-FEBBRAIO 2021
Molta gente presente cominciò
a urlare terrorizzata, eppure…
la carrozza passò miracolosamente
senza che nessuno si facesse male.
Subito tutti coloro che avevano
assistito al fatto si accalcarono
attorno a padre Leopoldo
e ai suoi compagni e attribuirono
il prodigio al buon frate.
Ma lui ripeteva che a salvarli
era stata la Madonna, la “Parona
benedeta”, la Mamma celeste.
E davvero Maria deve aver steso
la sua mano per allargare via Dante
perché, dopo aver misurato più volte
lo spazio tra le rotaie del tram
e i pilastri dei portici, risultò
che la carrozza in nessun modo
sarebbe passata senza venire investita.
***
Maria e Gesù, Madre e Figlio,
sono vigili e guardano con amore
gli uomini. Sai, non solo i santi
possono confidare nello sguardo
della Madonna, ma ognuno di noi,
soprattutto i bambini che hanno
ancora il cuore semplice e puro.
Perché non cominci anche tu
a pensare a Maria come a una mamma
che ti aiuta sempre e, a maggior
ragione, nei momenti difficili
della tua giornata?
(8-continua)
ILLUSTRAZIONE DI GIUSEPPE INTINI
GENNAIO-FEBBRAIO 2021 | PORTAVOCE | 39
HAI DATO IL TUO
SOSTEGNO
A PORTAVOCE ?
La rivista vive grazie
al fedele contributo
dei suoi
lettori
ORARI DEL SANTUARIO
APERTURA
6.30-12 / 15-19
Tomba e luoghi del santo
7-12 / 15-19
PENITENZIERIA
Festivi: 7-12 / 15-19
Feriali: 7-12 / 15-19
Il lunedì pomeriggio i frati sono
impegnati in comunità, pertanto non
sono disponibili per le confessioni
www.leopoldomandic.it anno 48, n. 3 - Aprile 2008
Quota
associativa
annuale
Italia € 20
Sostenitore da € 50
Europa € 30
Altri Paesi USD 38
Portavoce
di san Leopoldo Mandić
N. 6 - SETTEMBRE-OTTOBRE 2020
SANTE MESSE
Festivi:
7 - 8.30 - 10 - 11.30 - 16 - 18
Feriali:
7 - 8.30 - 10 - 18
Sabato pomeriggio e vigilia
delle feste: 16 - 18
PELLEGRINAGGI
Per informazioni o prenotazioni,
telefonare alllo 049 8802727
(orario di ufficio),
email: info@leopoldomandic.it.
Chiediamo di indicare il numero
dei pellegrini, la data e l’ora prevista
dell’arrivo, la necessità di una
presentazione del santuario,
l’intenzione di celebrare la santa
messa con un sacerdote del gruppo.
Il santuario rimane chiuso
dalle 12 alle 15
Taxe Perçue - Tassa riscossa - PosTe iTaliane s.P.a. - sPedizione in abbonamenTo PosTale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n° 46) arT. 1, comma, 2 dcb - Padova
Mensile - anno 60 - n. 6 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
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a «Associazione Amici
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DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA