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LeStrade n.1562 novembre 2020

GALLERIE Gli avanzamenti dei trafori alpini ROAD SAFETY Come proteggere gli ostacoli fissi

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Gli avanzamenti dei trafori alpini

ROAD SAFETY
Come proteggere gli ostacoli fissi

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46<br />

47 LS<br />

è stata risolta, attraverso la realizzazione di una galleria naturale<br />

della lunghezza di circa 25 m costruita, adottando per<br />

la prima volta in Italia il metodo del Pipe Arch, integrata da<br />

due tratti in artificiale di lunghezza complessiva di 49 metri<br />

e dalle relative rampe di accesso, di lunghezza pari a 430 e<br />

410 m, rispettivamente. La realizzazione della galleria naturale<br />

ha rappresentato, sotto il profilo tecnico, il momento più<br />

impegnativo e delicato dell’intera opera e costituisce l’infrastruttura<br />

principale del nuovo tracciato in variante. La sezione<br />

della galleria, che si trova a circa metà della Variante, ha<br />

una superficie media di scavo di 145 m quadrati e una altezza<br />

di 10,25 m con una copertura minima in asse a Via Gobbi<br />

pari a 2,5 m.<br />

Tutta l’impostazione progettuale del progetto esecutivo e del<br />

progetto esecutivo di dettaglio è stata caratterizzata dall’attraversamento<br />

di Via Gobbi e dalla necessità di assicurare<br />

l’apertura al traffico veicolare della medesima strada durante<br />

tutta la realizzazione dell’opera. In considerazione di<br />

ciò si è adottata la soluzione progettuale migliorativa rispetto<br />

alle originarie previsioni del progetto definitivo; soluzione<br />

mediante la quale l’attraversamento in ambito urbano di<br />

via Gobbi è stato realizzato attraverso la realizzazione di una<br />

galleria naturale con caratteristiche uniche e speciali eseguita<br />

applicando tecnologie innovative e sperimentali, che hanno<br />

consentito di non modificare la circolazione esistente della<br />

strada sovrastante.<br />

Il sistema di consolidamenti scelto per la galleria naturale è<br />

quello di un doppio arco a 360° di micropali sub-orizzontali,<br />

ancorati all’interno di una struttura rigida come quella di una<br />

dima in c.a., in modo tale da isolare completamente lo scavo<br />

della galleria naturale e limitare le subsidenza all’intorno ed<br />

in superficie all’ordine di qualche millimetro.<br />

La metodologia realizzativa, in quanto sperimentale, ha richiesto<br />

una prima fase di taratura preventiva all’inizio dei lavori<br />

e di definizione dei parametri tecnologici che sarebbero<br />

stati impiegati nelle attività di iniezione e jetting; taratura<br />

messa a punto mediante la realizzazione di campi prova che<br />

hanno mostrato e confermato la piena rispondenza alle prescrizioni<br />

progettuali. Successivamente in corso d’opera, secondo<br />

il metodo osservazionale, strumento fondamentale<br />

nella realizzazione delle opere in sotterraneo, è stata approntata<br />

una seconda fase di tarature e di aggiornamenti alle fasi<br />

esecutive, dovendosi l’opera adattare alle reali condizioni che<br />

si andavano ad incontrare durante lo scavo. Alcune condizioni<br />

al contorno infatti, rispetto alla fase di progettazione esecutiva<br />

e di taratura con i campi prova, sono mutate in termini<br />

di circolazione idrica sotterranea e moti di filtrazione nel corso<br />

dei lavori, mutamenti che a sua volta hanno determinato<br />

una variazione delle caratteristiche dell’ammasso che doveva<br />

a questo punto essere riqualificato. Inoltre la marcata<br />

interazione con le attività antropiche e la particolarità delle<br />

condizioni geologiche, idrogeologiche con la costante presenza<br />

di falda a quota interferente con le lavorazioni all’interno<br />

di uno strato di sabbia finissima, hanno suggerito di incrementare<br />

le importanti opere di impermeabilizzazione e consolidamento<br />

a protezione degli scavi e di conseguenza delle<br />

preesistenze al fine di evitare indesiderati effetti di consolidamento<br />

ed in generale instabilità. In particolare per quanto<br />

riguarda il tratto in galleria naturale il progetto esecutivo ha<br />

previsto un cilindro impermeabile all’interno del quale scavare<br />

la futura galleria al fine di evitare filtrazioni con trasporto<br />

di materiale solido e conseguenti instabilità. Questi interventi<br />

fondamentali per la buona riuscita dell’infrastruttura sono<br />

sostanzialmente di due tipi: jet grouting ed iniezioni attraverso<br />

canne a manchettes.<br />

Realizzazione galleria naturale<br />

Metodologia dell’arco di tubi a 360°<br />

Per la realizzazione del “Pipe Arch” è stato scelto di utilizzare<br />

la tecnologia di perforazione innovativa di derivazione<br />

scandinava con l’ausilio di tubi in acciaio muniti di gargami.<br />

Tale tecnica di perforazione guidata orizzontale prevede l’utilizzo<br />

di aria, ma la particolare conformazione dell’utensi-<br />

4<br />

5<br />

4. Realizzazione dell’arco<br />

di tubi<br />

5. Iniezioni ad alta pressione<br />

mediante l’utilizzo<br />

di preventer per contrastare<br />

la pressione delle acque<br />

ipogee<br />

6. Realizzazione<br />

dei pozzi ellittici<br />

7. Particolare pozzo<br />

lato Mestre<br />

8. Particolare pozzo<br />

lato Tessera<br />

le permette di ottenere una pressione molto bassa rispetto<br />

alla tradizionale perforazione fondo foro e pari a 0.3 bar, tale<br />

da arrecare un disturbo trascurabile al terreno circostante,<br />

esigenza fondamentale nella realizzazione di questa specifica<br />

opera che deve evitare di danneggiare le preesistenze.<br />

Collegato a questa lavorazione è stato introdotto l’utilizzo di<br />

tubi in acciaio f 406 mm spessore 8 mm dotati di gargami in<br />

modo che essi siano collegati tra di loro strutturalmente. Essi<br />

vengono trascinati dall’utensile di perforazione con la finalità<br />

di abbattere i cedimenti ed avere un arco immediatamente<br />

attivo e successivamente semplicemente cementati a bassa<br />

pressione (fig 3b e 4). La struttura realizzata con l’arco di<br />

tubi è da considerarsi, infatti, non un preconsolidamento ma<br />

un presostegno costituito da una doppia corona di micropa-<br />

6<br />

7<br />

8<br />

li di cui una costituita da tubi in acciaio, capace di garantire<br />

la canalizzazione delle tensioni al contorno del cavo e quindi<br />

di creare artificialmente l’effetto arco che il terreno non è<br />

in grado di crearsi naturalmente; l’altra interna ai tubi metallici,<br />

è costituita da micropali in calcestruzzo sub-orizzontali<br />

e compenetrati rinforzati tramite armature in VTR, allo<br />

scopo di permettere durante la futura fase di avanzamento,<br />

piccoli aggiustamenti delle geometria del contorno di scavo,<br />

ma soprattutto di fornire un guscio di ripartizione alle azioni<br />

esterne agenti sulla prima corona. La struttura longitudinale<br />

è stata inoltre coadiuvata da elementi trasversali chiusi<br />

in a.r. costituiti da centine HEB220 passo 0.5 m a formare<br />

complessivamente un graticcio resistente ed in grado di contrastare<br />

gli effetti dei cedimenti in superficie.<br />

La tecnica sperimentale del “Pipe Arch”, rinunciando al contributo<br />

statico del fronte (anche se nel caso specifico del sottopasso<br />

di via Gobbi è stato consolidato mediante iniezioni<br />

da fori attrezzati con tubi a manchettes e jet grouting suborizzontale)<br />

ed operando un contenimento continuo del terreno<br />

al contorno del cavo, permette di minimizzare e spesso<br />

annullare le deformazioni che s’innescano nell’ammasso<br />

prima dell’arrivo del fronte stesso, riducendo sensibilmente<br />

le spinte che si generano sul rivestimento, e permette, in<br />

definitiva, di conservare quasi inalterati gli equilibri preesistenti<br />

allo scavo della cavità. Attraverso la tecnologia innovativa<br />

introdotta si vuole appunto raggiungere lo scopo di<br />

una struttura chiusa, immediatamente attiva grazie al collegamento<br />

dei tubi con i gargami e strutturalmente capace di<br />

incassare le forze di scavo. I gargami permettono una maggiore<br />

tenuta all’acqua tra tubo e tubo, mentre la maggiore<br />

inerzia e resistenza meccanica dei tubi f 406 mm e spessore<br />

8 mm necessaria all’inserimento del tubo si traduce in<br />

un maggiore contrasto ai cedimenti durante le fasi di scavo<br />

della galleria naturale. All’interno delle due corone esterne<br />

luna in micropali in acciaio e l’altra in micropali in calcestruzzo<br />

armato sono stati realizzati importanti interventi di<br />

consolidamento ed impermeabilizzazione in quanto la galleria<br />

naturale attraversa uno strato di sabbie finissime che<br />

sovrastano uno strato di argille e limi con alternanza di sottili<br />

lenti di sabbia che ha determinato un fronte di scavo misto<br />

dal punto di vista geo-litologico. Tale sistema ha previsto<br />

la realizzazione di colonne sub orizzontali di jet grouting<br />

da 600 mm monofluido alternate ad iniezioni ad alta pressione<br />

di malte cementizie e chimiche. I consolidamenti e le<br />

impermeabilizzazioni sono state eseguite contemporaneamente<br />

alle fasi di ribasso all’interno dei pozzi ellittici, quindi<br />

il fronte di attacco della galleria una volta arrivati a quota<br />

progetto all’interno del pozzo era completo degli interventi<br />

di progetto. In fase esecutiva approfondimenti geofisici hanno<br />

rilevato condizioni di filtrazione mutate rispetto alle ipotesi<br />

progettuali ed in accordo alla metodologia sperimentale è<br />

stato di conseguenza aggiornata la geometria e distribuzione<br />

dei consolidamenti e delle impermeabilizzazioni.<br />

Approccio e attacco mediante pozzi ellittici<br />

Per la realizzazione del sottopasso in presenza del traffico<br />

veicolare ed in particolare per l’attacco della galleria naturale,<br />

si è scelta la soluzione che ha previsto la costruzione<br />

Gallerie<br />

Gallerie<br />

11/<strong>2020</strong> leStrade<br />

11/<strong>2020</strong>

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