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LeStrade n.1562 novembre 2020

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8<br />

9 LS<br />

Sicurezza delle Infrastrutture<br />

La memoria dell’ultimo diaframma<br />

del traforo più lungo del mondo<br />

Esattamente 150 anni fa terminava lo scavo del tunnel ferroviario del Frejus: un esempio epocale<br />

di tecnica, tecnologia e politica infrastrutturale che dovrebbe, ancora oggi, fare scuola.<br />

Parte da questo articolo, dedicato all’emozionante incontro tra ingegneri e maestranze sotto<br />

la montagna nei giorni e nelle notti del Natale 1870, una serie di focus tesi ad approfondire<br />

questa grande lezione di “genio italico”<br />

Pasquale Cialdini già Direttore Generale MIT<br />

Proprio nei giorni in cui esce questo numero di<br />

leStrade ricorre il 150° anniversario del completamento<br />

dello scavo del traforo ferroviario<br />

del Frejus, che con i suoi 12.233,55 m nel 1870<br />

era il traforo ferroviario più lungo del mondo 1 . I lavori<br />

erano iniziati tredici anni prima, nel settembre<br />

1857, quando ancora la Savoia apparteneva al Regno<br />

di Sardegna e sarebbero dovuti durare 25 anni,<br />

ma terminarono con oltre dieci anni di anticipo, grazie<br />

all’utilizzo della perforatrice ideata da Germano<br />

Sommeiller. Un’opera straordinaria da molti considerata<br />

la più importante dell’800. Dieci anni fa leStrade<br />

ha pubblicato in quattro puntate la “Storia del traforo<br />

ferroviario del Frejus”, che l’Autore aveva inserito<br />

nelle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità 2 . E infatti<br />

nei tredici anni della costruzione del traforo (tra il<br />

1857 e il 1870) si sono svolti gli eroici e vittoriosi avvenimenti<br />

che hanno consentito all’Italia di passare<br />

da semplice “espressione geografica”, come l’aveva<br />

definita il Metternich nel Congresso di Vienna, a Stato<br />

libero e indipendente con Roma capitale. Quest’anno,<br />

abbiamo pensato di richiamare alla memoria questa<br />

“impresa gigantesca”, come la definì Cavour quando,<br />

nel giugno del 1857, chiese al Parlamento piemontese<br />

di approvare la legge di finanziamento. Innanzitutto<br />

con l’articolo che state leggendo, ma anche, nel<br />

corso del 2021 (150° anno dall’apertura dell’opera)<br />

con una serie di focus specifici. L’obiettivo: raccontare<br />

il passato gettando un ponte fatto di buone pratiche<br />

con il presente, grazie a una serie di insegnamenti,<br />

tecnici, economici ma anche politico-sociali,<br />

ancora validissimi, nel campo della realizzazione di<br />

opere pubbliche (crediamo, d’accordo con la direzione<br />

editoriale della testata, che ce ne sia davvero bisogno).<br />

I due fattori da sottolineare maggiormente:<br />

il ruolo di guida, anche intellettuale, delle Istituzioni<br />

e la fatica materiale degli uomini, che per anni hanno<br />

operato in condizioni estreme. Infine la storia del<br />

Frejus, non va dimenticato, è anche un “pezzo” della<br />

storia del Ministero dei lavori pubblici: una storia nobile,<br />

da rivalutare con orgoglio. Questa nuova attività<br />

di divulgazione è partita, infatti, dalla lettura delle<br />

relazioni della direzione tecnica contenute nei vari<br />

numeri del “Giornale del Genio Civile” e degli altri testi,<br />

custoditi nella Biblioteca “Umberto e Bruno Bucci”<br />

3 del Ministero dei Lavori Pubblici, che descrivono<br />

1. Operati al lavoro sotto il Moncenisio<br />

la progettazione e la realizzazione dell’opera, e provocano,<br />

ancor oggi, forti emozioni che vorremmo far<br />

rivivere anche ai lettori.<br />

Nel cuore della storia<br />

Iniziamo dalla fine, ovvero dall’abbattimento dell’ultimo<br />

diaframma, tappa tecnica fondamentale che avrebbe<br />

spianato la strada verso il primo viaggio inaugurale,<br />

2. Il<br />

“Giornale<br />

del Genio<br />

Civile”<br />

3. Sezioni di scavo<br />

4. Disegni della perforatrice di Sommellier pubblicati dal “Giornale del Genio Civile”<br />

che sarebbe avvenuto il 17 settembre 1871. Tra le testimonianza<br />

più affascinanti e commoventi di questa epocale<br />

opera, a parte le note rintracciabili sulle pubblicazioni<br />

dell’epoca, vi è quella che le Società operaie vollero lasciare<br />

a perpetua memoria a piazza Statuto a Torino: il monumento<br />

al Genio Alato. Ci ritorneremo alla fine di questo<br />

primo articolo. Per rivivere le emozioni dello storico evento<br />

riportiamo una sintesi della cronaca tratta dai Rapporti<br />

della Direzione dei lavori pubblicata sul “Giornale del Genio<br />

Civile, anno VIII, n.11 e n.12, 1870”.<br />

[...] Fin dal 9 <strong>novembre</strong> 1870 le maestranze avvertivano<br />

rumori sempre più definiti provenienti dall’altro imbocco<br />

ogni volta che esplodevano le mine. Dal 26 <strong>novembre</strong> si<br />

avvertivano, sempre più distintamente, anche i rumori<br />

delle perforatrici. Il 15 dicembre, dai calcoli della direzione<br />

lavori emergeva che rimanevano solo 40 m di scavo. I<br />

due ingegneri della direzione dei lavori nei due imbocchi,<br />

E. Coppello (lato nord) e B. Borelli (lato sud), si tenevano<br />

in contatto telegrafico. Alle 22 del 22 dicembre Coppello<br />

telegrafa a Borelli: “Allo scoppio vostre mine, abbiamo visto<br />

la roccia vibrare. Ci sembra che la distanza sia minore<br />

di quanto risulta dai calcoli, che indicano che mancano<br />

5,50 m. Comunque è necessario che, quando esplodono<br />

le mine da una parte, anche gli uomini che stanno dall’altra<br />

parte si allontanino dal fronte”. Alle ore 16 del 23 dicembre,<br />

sempre Coppello telegrafa: “Noi faremo sparo<br />

mine alle ore 17,30 precise. Prima proveremo a battere<br />

con la mazza nove colpi, distinti in tre gruppi di tre. Se<br />

sentite, rispondete stesso mezzo subito dopo”. Alle ore<br />

3,45 del 25 dicembre, ancora Coppello telegrafa: “Indizi<br />

prossimo incontro sempre più evidenti i nostri scalpelli<br />

oscillano quando si sentono i colpi delle vostre perforatrici.<br />

La perforazione sarà completata fra circa un’ora.<br />

Dopo aspetteremo i vostri colpi sonda. Poi organizzeremo<br />

lo sparo in contemporanea”. Alle ore 16 del 25 dicembre<br />

la sonda forava il diaframma che ormai era solo di 1,5 m.<br />

La notizia via telegrafo arrivò subito anche a Torino 4 . Poco<br />

dopo le 17 del 25 dicembre, Sommeiller e una quarantina<br />

di persone partivano in treno da Torino diretti a Bardonecchia,<br />

dove arrivarono all’una (di notte) del 26. Il termometro<br />

segnava otto gradi sotto zero. All’ingresso del tunnel<br />

abbandonarono i cappotti e le pellicce e indossarono<br />

1. La lunghezza del Frejus superava di oltre 8.300 m il traforo dei Giovi<br />

(3.890 m) che era stato inaugurato nel 1853 dopo oltre sette anni di lavori.<br />

2. Vedi leStrade 10/2010, 11/2010, 12/2010 e 1-2/2011.<br />

3. Umberto e Bruno Bucci, rispettivamente padre e figlio, erano<br />

dipendenti del Ministero dei Lavori Pubblici il primo con la qualifica<br />

di “ragioniere capo” e il secondo con quella di “disegnatore”. Furono<br />

arrestati dalla Gestapo perché, durante un’ispezione, vennero trovati in<br />

casa loro dei volantini antinazisti. Furono trucidati insieme ad altre 333<br />

persone a Roma nelle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.<br />

4. Questo è il testo del messaggio che l’ing. Grattoni inviò la mattina<br />

del 25 dicembre 1870 al suo collega ing. Sommeiller:“All’ ing. SOM-<br />

MEILLER - TORINO. In questo momento ore 4,25 la sonda passa attraverso<br />

l’ultimo diaframma di 4 metri esattamente nel mezzo. Ci parliamo<br />

da una parte all’altra. il primo grido ripetuto fu viva l’Italia. Venite domani.<br />

FIRMATO GRATTONI”.<br />

Sicurezza delle Infrastrutture<br />

L’ing. Pasquale Cialdini è stato a capo dell’Ispettorato Generale per la<br />

Circolazione e la Sicurezza Stradale e Direttore Generale della Direzione<br />

per la Vigilanza e la Sicurezza nelle Infrastrutture presso il Ministero<br />

delle Infrastrutture e dei Trasporti. È socio onorario AIIT e Segretario<br />

dell’Associazione del Genio Civile.<br />

Sicurezza delle Infrastrutture<br />

11/<strong>2020</strong> leStrade<br />

5. La perforatrice custodita nel compartimento FS a Torino Porta Nuova<br />

5. Enea Bignami (Bologna, 1819-Firenze, 1896), esperto di economia, di<br />

relazioni commerciali e di ferrovie, partecipò alle guerre d’Indipendenza,<br />

nella prima fu decorato con medaglia d’argento e nella terza, con il grado<br />

di capitano di stato maggiore, accompagnò a Vienna il gen. L.F. Menabrea<br />

alle trattative di pace. Consigliere di amministrazione delle Ferrovie dell’Alta<br />

Italia e giornalista, scriveva per il “Corriere dell’Emilia”. Fu anche autore<br />

di diversi libri, tra cui: “Cenisio e Frejus” pubblicato nel 1871 e da lui stesso<br />

tradotto in francese con il titolo “La percée des Alpes”, Paris, 1872.<br />

11/<strong>2020</strong>

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