Touch Journal 08/2020

Il numero 8 (ottobre 2020) di Touch Journal, la testata trade di Nelson Srl Il numero 8 (ottobre 2020) di Touch Journal, la testata trade di Nelson Srl

29.11.2020 Views

WELLNESS WELLNESS WELLNESS TOUCH 22 Novembre-Dicembre 2020 Dossier WELLNESS Sbs Next Watch Un orologio dallo stile classico con lancette, ghiera e corona ma con un’a- nima tecnologica. Next Watch è il fitness tracker dallo charme retrò che si caratterizza per le sue funzionalità dedicate al benessere. Grazie all’integrazione con lo smartphone offerta dall’app gratuita Go Life è possibile tracciare le prestazioni, ricevere notifiche di chiamate e messaggi, controllare la frequenza cardiaca e rilevare la qualità del sonno. La cassa è il punto forte di questo orologio che rievoca il fascino degli orologi meccanici, offrendo un mix di stile e comfort. Il cinturino regolabile, realizzato in silicone, offre una vestibilità eccellente. La Skagen Falster 3 X di Kygo Questo smartwatch Falster 3 X by Kygo vanta un touchscreen interattivo e resistente all’acqua e una serie di funzioni intelligenti grazie a Wear OS di Google, tra cui: tracking della frequenza cardiaca, Google Assistant, notifiche per smartphone, monitoraggio delle attività, Google Pay, Gps e altro ancora. È possibile com pletare le attività in movimento affidandosi all’Assistente Google in formato da polso: basta impartire qualsiasi richiesta vocale per ottenere le risposte e gli avvisi attraverso l’altoparlante dell’orologio. Si può scegliere tra display basato sull’ora oppure sulle funzioni per facilitare l’accesso agli strumenti preferiti. Il design del quadrante a basso consumo di batteria offre fino a 24 ore di utilizzo con una sola carica e il cinturino in acciaio inossidabile intercambiabile consente di personalizzare il proprio look. Ogni orologio è dotato di un caricatore magnetico. X by Kygo è un marchio di cuffie e altoparlanti sviluppato dal DJ, cantautore e produttore discografico norvegese Kygo. Questo smartwatch in edizione speciale sfoggia un design elegante e cinturino nero esclusivo. Xiaomi Mi Smart Band 5 Con un display ad alta risoluzione Amoled a colori da 1,1”, Mi Smart Band 5 è ancora più funzionale ed elegante. Grazie a un display più ampio, l’ultima nata della famiglia di fitness band più venduta di Xiaomi, non solo mostra più statistiche in tempo reale, ma permette anche agli utenti di personalizzare il display con più di 65 opzioni tematiche e moduli funzionali diversificati. Con un sensore ottimizzato Ppg, Mi Smart Band 5 offre un monitoraggio della frequenza cardiaca più accurato per 11 tipologie di sport, tra cui canottaggio, yoga, ellittica, salto con la corda e altro ancora. È inoltre certificata per la resistenza all’acqua fino a 50 metri e dotata di nuove funzionalità, tra cui il rilevamento del livello di stress, gli esercizi di respirazione, il monitoraggio del ciclo mestruale, la funzione Pai (Personal activity intelligence) e molto altro. La ricarica del dispositivo è resa più semplice con il nuovo caricabatteria magnetico che si aggancia facilmente sul retro della fitness band, senza necessità di rimuovere il cinturino per la ricarica. Una ricarica completa è in grado di garantire fino a 14 giorni di autonomia. ghiera in metallo, le lancette, la corona per la loro regolazione ed i tasti laterali per la gestione della parte di fitness tracker rappresentano elementi raffinati che nobilitano questo accessorio. Next Watch è dotato di display che mostra numero di passi, distanza percorsa, frequenza cardiaca e calorie bruciate. La cassa è progettata per resistere a polveri, sudore e schizzi d’acqua. La batteria dell’orologio si cambia mediamente ogni 2 anni. Il fitness tracker si ricarica completamente in circa 2 ore e mezzo per ottenere un’autonomia di 4 giorni. Tcl Movetime Family Watch MT43AX Questo smartwatch rientra a pieno diritto nel progetto di costruzione dell’ecosistema articolato e completo di TCL. È bene precisare che si tratta di un modello espressamente studiato per gli utenti “senior”. Dotato di connettività 4G con nano Sim, permette anche di effettuare le chiamate, ricevere i messaggi vocali o di testo e condividere foto ed emoji. Movietime è studiato per il monitoraggio di eventuali cadute e della frequenza cardiaca, in aggiunta a un promemoria per l’assunzione dei farmaci.Gli avvisi (con la posizione precisa) che si generano in caso di caduta accidentale dell’utente che lo indossa sono inviati ai contatti identificati come “di emergenza”. Il Family Watch aiuta non solo a controllare le possibili attività irregolari della frequenza cardiaca, ma anche l’attività motoria indicando il consumo delle calorie e la qualità del sonno. Provvisto di un processore Snapdragon Wear 2500 e quadrante e grafica disegnati appositamente per rendere le icone di facile lettura, è inoltre resistente all’acqua e alla polvere con grado di protezione IP67. Abbott Libre Sense Abbott Libre Sense è il primo biosensore al mondo per la misurazione del glucosio durante la pratica sportiva , pensato per atleti così da comprendere sempre meglio la relazione tra livelli di glicemia e performance sportive. Il biosensore si basa sulla tecnologia FreeStyle Libre per il monitoraggio continuo del glucosio, sviluppata per le persone con diabete. Per rilevare i livelli di glucosio, gli atleti dovranno indossare Libre Sense (ha le dimensioni di una moneta da due euro) nella parte posteriore del braccio: sono monitorati in tempo reale i livelli di glucosio e può essere indossato fino a 14 giorni. I dati sono poi inviati via Bluetooth all’app installata sullo smartphone e sullo smartwatch.

Zoom 23 di Raffaella Cordera L’appello lanciato dai sistemi collettivi membri dell’associazione europea Eucolight, di cui Ecolamp è tra i fondatori, per una gestione corretta dei Raee nell’e-commerce “Free-riding”, serve un intervento europeo mirato e veloce aee, economia circolare e un aspetto R scottante: il “free-riding” nel commercio elettronico. Stiamo parlando del fenomeno in base al quale le aziende che immettono prodotti sul mercato eludono gli obblighi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), inclusa la registrazione alle organizzazioni EPR (consorzi del riciclo), la dichiarazione dell’immesso sul mercato al Registro nazionale dei Produttori e il finanziamento della gestione del fine vita dei loro prodotti. Le integrazioni al Digital Service Act Il “free-riding” nel commercio elettronico è sotto i riflettori delle istituzioni in ambito europeo. In tal senso s’inserisce l’iniziativa promossa da Eucolight (l’associazione europea delle organizzazioni di raccolta e riciclo dei Raee di illuminazione, di cui fa parte il Consorzio Ecolamp), Eucobat (associazione europea dei sistemi nazionali di raccolta delle batterie) ed Expra (l’alleanza dei sistemi no profit di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio) che hanno lanciato un appello in relazione al Digital Service Act. Ossia, il nuovo corpus normativo sui servizi digitali a cui l’Unione Europea si sta dedicando a vent’anni di distanza dalla prima Direttiva sul commercio elettronico. EucoLight, Eucobat ed Expra hanno accolto con favore il riferimento alla sostenibilità nel Rapporto Imco (Committee on Internal Market and Consumer Protection), guidato dall’eurodeputato Alex Agius Saliba, ma hanno esposto alcune raccomandazioni aggiuntive. “Il Digital Services Act è un’ottima opportunità per portare la sostenibilità nel dibattito digitale, in linea con il Green Deal europeo”, si legge nella nota diffusa. “Ma affinché il punto di vista della sostenibilità nel Digital Service Act sia completo, si devono includere disposizioni sia per fornire informazioni chiare ai consumatori, sia per garantire che i produttori contribuiscano finanziariamente ai costi di gestione dei rifiuti”. La relazione del Parlamento, adottata il 20 ottobre, include un testo sulla “lotta alle false affermazioni ambientali”, invitando i marketplace online a promuovere la sostenibilità del business fornendo ai consumatori informazioni chiare e comprensibili sull’impatto ambientale dei prodotti. EucoLight, Eucobat ed Expra hanno ribadito con convinzione che le informazioni sul rispetto degli obblighi di Responsabilità Estesa del Produttore in merito a imballaggi, Raee e altri flussi di rifiuti, ai metodi di consegna o ai servizi che si acquistano online dovrebbero essere aggiunti per completare l’obiettivo di informazione ai consumatori. Il fine vita e le piattaforme online Il nodo cruciale è uno. Serve che le piattaforme online si assumano la responsabilità della fine del ciclo di vita dei prodotti che loro tramite vengono immessi sul mercato, riducendo ed eliminando il “free-riding”. Poiché un numero estremamente elevato di prodotti di diverse categorie merceologiche acquistati online non è conforme ai requisiti nazionali per il finanziamento del trattamento dei Raee, EucoLight, Eucobat ed Expra hanno segnalato la necessità di un’azione armonizzata a livello Ue per garantire che i produttori che immettono i prodotti sul mercato siano responsabili dei costi di raccolta e trattamento. Infatti, come ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, tutti i settori dovrebbero contribuire agli obiettivi del Green Deal. E siccome il commercio elettronico continuerà a crescere, anche a causa della pandemia, è impensabile e inopportuno che possa costituire una sorta di zona franca. L'impatto sull'economia circolare Ma non è tutto. Il “free-riding” coinvolge anche il capitolo dell’economia circolare. Attualmente è in fase di recepimento da parte degli Stati membri dell’Unione Europea la Direttiva (UE) 2018/851, che modifica la cosiddetta Direttiva Quadro sui rifiuti (2008/98 CE). Si tratta di una delle norme contenute nel Pacchetto Europeo sull’Economia Circolare che impatta, all’interno della legislazione italiana, sul decreto legislativo 152 del 2006, “Norme in materia ambientale”. Uno dei temi centrali, regolato dall’articolo 8 bis della Direttiva, riguarda i requisiti minimi generali in materia di Responsabilità Estesa del Produttore che arriva alla fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto. Tali requisisti hanno oggi la possibilità di introdurre o eventualmente di rafforzare, all’interno delle legislazioni nazionali, efficienti condizioni di parità, riducendo i costi, migliorando le prestazioni e limitando le distorsioni presenti nel mercato dei rifiuti. Anche in questo caso i membri di EucoLight e tra loro Ecolamp - pur ritenendo che le organizzazioni EPR per i Raee operino già efficacemente sotto vari aspetti - osservano diverse situazioni in cui una legislazione inadeguata o situazioni di mercato non corrette, specialmente nei Raee di illuminazione, portino a risultati iniqui o subottimali per il riciclo e per l’ambiente, mandando per aria le regole di concorrenza leale, di efficacia e trasparenza del modello EPR. Il “free-riding” online è uno degli ambiti di intervento strategici su cui la legislazione EPR per ora non fornisce una soluzione: i marketplace, infatti, sono in grado di evitare legalmente gli obblighi EPR, non essendo considerati produttori o importatori dei prodotti che loro tramite vengono immessi sul mercato e quindi, non detenendone le responsabilità. Le ipotesi di Francia e Germania L’esperienza sul campo di alcuni Stati offre interessanti spunti di riflessione. La legge francese di “Prevenzione dei rifiuti e per un’economia circolare”, del febbraio 2020, ha introdotto il modello “Responsibility by default”. In esso si afferma che le piattaforme di vendita online sono responsabili degli obblighi di EPR dei loro venditori, a meno che non possano dimostrare che le aziende che vendono tramite il loro sito hanno già adempiuto ai relativi obblighi. Un’altra opzione è suggerita dal “modello di verifica obbligatoria” adottato in Germania. In base ad esso, le piattaforme di vendita online e i fornitori di servizi logistici per l’e-commerce sono soggetti a una verifica indipendente e obbligatoria dello stato di conformità dei prodotti venduti attraverso le loro piattaforme. A fronte di questo, i marketplace e i fornitori di servizi logistici per l’online possono offrire solo prodotti di venditori che abbiano adeguatamente soddisfatto i requisiti EPR in termini di registrazione e comunicazione dei dati. Non solo: i marketplace e i fornitori di servizi logistici per l’online devono documentare il numero di registrazione al Registro nazionale Raee. Infine, è previsto che i dati vengano confrontati con il Registro Raee tedesco, utilizzando un’interfaccia It. Perché questo genere di provvedimenti possano essere applicati, è necessario che esista una definizione precisa dei soggetti che possono favorire l’ingresso di “free-rider” nei mercati. Si tratta di delineare esplicitamente, ai fini di una corretta attribuzione della Responsabilità Estesa del Produttore, i seguenti attori economici: i fornitori di fulfilment service, la cosiddetta logistica per l’e-commerce e i fornitori di servizi di intermediazione, nonché i market place. Insomma, la questione è a dir poco urgente. Tocca all’Unione Europea agire, considerando in modo serio e deciso le istanze appropriate messe in campo a tutela della correttezza del mercato per dimostrare di credere realmente in un futuro sostenibile. Allo stesso tempo i singoli Paesi Membri, come l’Italia, possono intraprendere iniziative efficaci, ispirandosi eventualmente a soluzioni già applicate da altri Stati e introdurre argini all’evasione di contributi e responsabilità da parte di soggetti con un’influenza crescente all’interno dei nostri mercati. Questo consentirebbe di intervenire più tempestivamente di quanto lascino immaginare i tempi di attesa della legislazione europea, inevitabilmente dilatati. •

Zoom<br />

23<br />

di Raffaella Cordera<br />

L’appello lanciato dai sistemi collettivi membri dell’associazione europea Eucolight,<br />

di cui Ecolamp è tra i fondatori, per una gestione corretta dei Raee nell’e-commerce<br />

“Free-riding”, serve un intervento<br />

europeo mirato e veloce<br />

aee, economia circolare e un aspetto<br />

R<br />

scottante: il “free-riding” nel commercio<br />

elettronico. Stiamo parlando del fenomeno<br />

in base al quale le aziende che<br />

immettono prodotti sul mercato eludono<br />

gli obblighi di Responsabilità Estesa del Produttore<br />

(EPR), inclusa la registrazione alle organizzazioni EPR<br />

(consorzi del riciclo), la dichiarazione dell’immesso sul<br />

mercato al Registro nazionale dei Produttori e il finanziamento<br />

della gestione del fine vita dei loro prodotti.<br />

Le integrazioni al Digital Service Act<br />

Il “free-riding” nel commercio elettronico è sotto i riflettori<br />

delle istituzioni in ambito europeo. In tal senso s’inserisce<br />

l’iniziativa promossa da Eucolight (l’associazione<br />

europea delle organizzazioni di raccolta e riciclo dei Raee<br />

di illuminazione, di cui fa parte il Consorzio Ecolamp),<br />

Eucobat (associazione europea dei sistemi nazionali di<br />

raccolta delle batterie) ed Expra (l’alleanza dei sistemi no<br />

profit di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio)<br />

che hanno lanciato un appello in relazione al Digital<br />

Service Act. Ossia, il nuovo corpus normativo sui servizi<br />

digitali a cui l’Unione Europea si sta dedicando a vent’anni<br />

di distanza dalla prima Direttiva sul commercio elettronico.<br />

EucoLight, Eucobat ed Expra hanno accolto<br />

con favore il riferimento alla sostenibilità nel Rapporto<br />

Imco (Committee on Internal Market and Consumer Protection),<br />

guidato dall’eurodeputato Alex Agius Saliba, ma<br />

hanno esposto alcune raccomandazioni aggiuntive. “Il<br />

Digital Services Act è un’ottima opportunità per portare<br />

la sostenibilità nel dibattito digitale, in linea con il Green<br />

Deal europeo”, si legge nella nota diffusa. “Ma affinché il<br />

punto di vista della sostenibilità nel Digital Service Act<br />

sia completo, si devono includere disposizioni sia per fornire<br />

informazioni chiare ai consumatori, sia per garantire<br />

che i produttori contribuiscano finanziariamente ai<br />

costi di gestione dei rifiuti”. La relazione del Parlamento,<br />

adottata il 20 ottobre, include un testo sulla “lotta alle<br />

false affermazioni ambientali”, invitando i marketplace<br />

online a promuovere la sostenibilità del business fornendo<br />

ai consumatori informazioni chiare e comprensibili<br />

sull’impatto ambientale dei prodotti. EucoLight, Eucobat<br />

ed Expra hanno ribadito con convinzione che le informazioni<br />

sul rispetto degli obblighi di Responsabilità Estesa<br />

del Produttore in merito a imballaggi, Raee e altri flussi<br />

di rifiuti, ai metodi di consegna o ai servizi che si acquistano<br />

online dovrebbero essere aggiunti per completare<br />

l’obiettivo di informazione ai consumatori.<br />

Il fine vita e le piattaforme online<br />

Il nodo cruciale è uno. Serve che le piattaforme online si<br />

assumano la responsabilità della fine del ciclo di vita dei<br />

prodotti che loro tramite vengono immessi sul mercato,<br />

riducendo ed eliminando il “free-riding”. Poiché un numero<br />

estremamente elevato di prodotti di diverse categorie<br />

merceologiche acquistati online non è conforme ai<br />

requisiti nazionali per il finanziamento del trattamento<br />

dei Raee, EucoLight, Eucobat ed Expra hanno segnalato<br />

la necessità di un’azione armonizzata a livello Ue per<br />

garantire che i produttori che immettono i prodotti sul<br />

mercato siano responsabili dei costi di raccolta e trattamento.<br />

Infatti, come ha ribadito la presidente della Commissione<br />

europea, Ursula von der Leyen, tutti i settori<br />

dovrebbero contribuire agli obiettivi del Green Deal. E<br />

siccome il commercio elettronico continuerà a crescere,<br />

anche a causa della pandemia, è impensabile e inopportuno<br />

che possa costituire una sorta di zona franca.<br />

L'impatto sull'economia circolare<br />

Ma non è tutto. Il “free-riding” coinvolge anche il capitolo<br />

dell’economia circolare. Attualmente è in fase di recepimento<br />

da parte degli Stati membri dell’Unione Europea<br />

la Direttiva (UE) 2018/851, che modifica la cosiddetta<br />

Direttiva Quadro sui rifiuti (20<strong>08</strong>/98 CE). Si tratta di una<br />

delle norme contenute nel Pacchetto Europeo sull’Economia<br />

Circolare che impatta, all’interno della legislazione<br />

italiana, sul decreto legislativo 152 del 2006, “Norme<br />

in materia ambientale”. Uno dei temi centrali, regolato<br />

dall’articolo 8 bis della Direttiva, riguarda i requisiti<br />

minimi generali in materia di Responsabilità Estesa del<br />

Produttore che arriva alla fase del ciclo di vita in cui il<br />

prodotto diventa un rifiuto. Tali requisisti hanno oggi la<br />

possibilità di introdurre o eventualmente di rafforzare,<br />

all’interno delle legislazioni nazionali, efficienti condizioni<br />

di parità, riducendo i costi, migliorando le prestazioni<br />

e limitando le distorsioni presenti nel mercato dei<br />

rifiuti. Anche in questo caso i membri di EucoLight e tra<br />

loro Ecolamp - pur ritenendo che le organizzazioni EPR<br />

per i Raee operino già efficacemente sotto vari aspetti -<br />

osservano diverse situazioni in cui una legislazione inadeguata<br />

o situazioni di mercato non corrette, specialmente<br />

nei Raee di illuminazione, portino a risultati iniqui o<br />

subottimali per il riciclo e per l’ambiente, mandando per<br />

aria le regole di concorrenza leale, di efficacia e trasparenza<br />

del modello EPR. Il “free-riding” online è uno degli<br />

ambiti di intervento strategici su cui la legislazione EPR<br />

per ora non fornisce una soluzione: i marketplace, infatti,<br />

sono in grado di evitare legalmente gli obblighi EPR, non<br />

essendo considerati produttori o importatori dei prodotti<br />

che loro tramite vengono immessi sul mercato e quindi,<br />

non detenendone le responsabilità.<br />

Le ipotesi di Francia e Germania<br />

L’esperienza sul campo di alcuni Stati offre interessanti<br />

spunti di riflessione. La legge francese di “Prevenzione<br />

dei rifiuti e per un’economia circolare”, del febbraio<br />

<strong>2020</strong>, ha introdotto il modello “Responsibility by default”.<br />

In esso si afferma che le piattaforme di vendita online<br />

sono responsabili degli obblighi di EPR dei loro venditori,<br />

a meno che non possano dimostrare che le aziende<br />

che vendono tramite il loro sito hanno già adempiuto ai<br />

relativi obblighi.<br />

Un’altra opzione è suggerita dal “modello di verifica<br />

obbligatoria” adottato in Germania. In base ad esso, le<br />

piattaforme di vendita online e i fornitori di servizi logistici<br />

per l’e-commerce sono soggetti a una verifica indipendente<br />

e obbligatoria dello stato di conformità dei<br />

prodotti venduti attraverso le loro piattaforme. A fronte<br />

di questo, i marketplace e i fornitori di servizi logistici<br />

per l’online possono offrire solo prodotti di venditori che<br />

abbiano adeguatamente soddisfatto i requisiti EPR in<br />

termini di registrazione e comunicazione dei dati. Non<br />

solo: i marketplace e i fornitori di servizi logistici per<br />

l’online devono documentare il numero di registrazione<br />

al Registro nazionale Raee. Infine, è previsto che i dati<br />

vengano confrontati con il Registro Raee tedesco, utilizzando<br />

un’interfaccia It. Perché questo genere di provvedimenti<br />

possano essere applicati, è necessario che esista<br />

una definizione precisa dei soggetti che possono favorire<br />

l’ingresso di “free-rider” nei mercati. Si tratta di delineare<br />

esplicitamente, ai fini di una corretta attribuzione della<br />

Responsabilità Estesa del Produttore, i seguenti attori<br />

economici: i fornitori di fulfilment service, la cosiddetta<br />

logistica per l’e-commerce e i fornitori di servizi di intermediazione,<br />

nonché i market place.<br />

Insomma, la questione è a dir poco urgente. Tocca all’Unione<br />

Europea agire, considerando in modo serio e deciso<br />

le istanze appropriate messe in campo a tutela della correttezza<br />

del mercato per dimostrare di credere realmente<br />

in un futuro sostenibile. Allo stesso tempo i singoli Paesi<br />

Membri, come l’Italia, possono intraprendere iniziative<br />

efficaci, ispirandosi eventualmente a soluzioni già applicate<br />

da altri Stati e introdurre argini all’evasione di<br />

contributi e responsabilità da parte di soggetti con un’influenza<br />

crescente all’interno dei nostri mercati. Questo<br />

consentirebbe di intervenire più tempestivamente di<br />

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