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Piranesi - Quaderno 9 - ottobre-novembre 2020

Nel 1777 l’architetto Giovanni Battista Piranesi, conosciuto come il più grande incisore della Storia dell’arte italiana, visitò il sito archeologico di Paestum realizzando sul posto una serie di disegni che raffigurano in arditi ed inquietanti scorci prospettici i grandiosi templi in rovina dominanti il paesaggio rurale circostante. Questi disegni furono utilizzati per la realizzazione delle numerose vedute all’acquaforte contenute nell’opera dal titolo “Différentes vues de Pesto” che ebbe il merito di diffondere ulteriormente la conoscenza e l’interesse per l’antica città presso architetti, artisti e studiosi di tutto il mondo. Le sorprendenti immagini a chiaroscuro, che immergono le rovine archeologiche in un’atmosfera suggestiva e romantica, divennero uno dei souvenir preferiti per questi raffinati viaggiatori che compiendo il Grand Tour attraverso l’Italia alla ricerca di cultura ed educazione classica si spinsero a sud fino a Paestum

Nel 1777 l’architetto Giovanni Battista Piranesi, conosciuto come il più grande incisore della Storia dell’arte italiana, visitò il sito archeologico di Paestum realizzando sul posto una serie di disegni che raffigurano in arditi ed inquietanti scorci prospettici i grandiosi templi in rovina dominanti il paesaggio rurale circostante.
Questi disegni furono utilizzati per la realizzazione delle numerose vedute all’acquaforte contenute nell’opera dal titolo “Différentes vues de Pesto” che ebbe il merito di diffondere ulteriormente la conoscenza e l’interesse per l’antica città presso architetti, artisti e studiosi di tutto il mondo. Le sorprendenti immagini a chiaroscuro, che immergono le rovine archeologiche in un’atmosfera suggestiva e romantica, divennero uno dei souvenir preferiti per questi raffinati viaggiatori che compiendo il Grand Tour attraverso l’Italia alla ricerca di cultura ed educazione classica si spinsero a sud fino a Paestum

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PIRANESI<br />

I segreti delle incisioni di Paestum<br />

I Quaderni


<strong>Piranesi</strong>. I segreti delle incisioni di Paestum<br />

Costabile Cerone<br />

Architetto, disegnatore, decoratore, antiquario, vedutista,<br />

visionario, intellettuale eclettico di origini venete,<br />

Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong>, detto anche Giambattista,<br />

è considerato uno dei più grandi incisori nella<br />

storia dell'arte grafica. Con le sue opere ha sedotto e<br />

influenzato architetti, artisti e pittori del Settecento,<br />

come il suo amico Hubert Robert, e dei secoli successivi,<br />

oltre a lasciare un forte impatto emotivo sulla<br />

fantasia letteraria. Spinto dalla passione per<br />

l'architettura e l'archeologia, nel 1740, all'età di venti<br />

anni, lasciò Venezia per trasferirsi a Roma, la città del<br />

Grand Tour, il centro protagonista della sua ricerca<br />

artistica e scientifica. Aprì una bottega a via del<br />

C o r s o d a v a n t i P a l a z z o M a n c i n i , s e d e<br />

dell'Accademia di Francia, iniziando a lavorare ad<br />

una serie di piccole vedute con le quali suscitò molto<br />

interesse non solo nei vari ambienti culturali ma<br />

anche nel grande pubblico.<br />

Il successo di queste stampe lo stimolò a realizzare<br />

tavole di grande formato, il primo nucleo delle “Vedute<br />

di Roma”, una raccolta di tavole raffiguranti<br />

rovine classiche e monumenti antichi alla quale <strong>Piranesi</strong><br />

lavorerà per circa trent'anni, un successo editoriale<br />

senza pari che gli garantì notorietà e benessere<br />

economico (fig. 1).<br />

Nel 1761, l'anno in cui fu eletto accademico onorario<br />

nella prestigiosa istituzione romana di San Luca, trasferì<br />

la bottega a Palazzo Tomati in Strada Felice<br />

(oggi via Sistina, 48), vicino Trinità dei Monti, iniziando<br />

a stampare e a vendere in proprio i suoi lavori<br />

che presentava in un catalogo completo di illustrazioni<br />

e prezzi.<br />

Come architetto realizzò un unico progetto affidatogli<br />

dal cardinale Giovanni Battista Rezzonico, nipote<br />

del pontefice Clemente XIII, la sistemazione<br />

dell'attuale piazza dei Cavalieri di Malta<br />

sull'Aventino e il restauro della vicina chiesa di Santa<br />

Maria del Priorato, per la quale <strong>Piranesi</strong> elaborò un<br />

complesso ed eclettico repertorio ornamentale, manipolando<br />

abilmente iconografie diverse tratte dal<br />

mondo egizio, etrusco e romano, riunite con stemmi<br />

e figure a tratti misteriose ed esoteriche.<br />

Nel 1766, l'anno in cui venne completato il cantiere,<br />

questo lavoro gli fece guadagnare l'onorificenza di<br />

Cavaliere dello Speron d'oro, lo stesso titolo ottenuto<br />

da Mozart, tanto che <strong>Piranesi</strong> è chiamato anche il<br />

1<br />

2


“ ”, il compositore di sinfonie<br />

Mozart delle Rovine<br />

archeologiche.<br />

Ed è in questa chiesa che alla sua morte, avvenuta a<br />

Roma il 9 <strong>novembre</strong> 1778 all'età di 58 anni, trovò<br />

degna sepoltura e commemorato con una statua realizzata<br />

due anni dopo su commissione della famiglia<br />

dallo scultore Giuseppe Angelini (fig. 2). L'architetto<br />

viene rappresentato a figura intera, in toga romana,<br />

assorto nei suoi pensieri, con il braccio destro appoggiato<br />

su di un erma, un pilastrino con la testa di Hermes<br />

che reca scolpiti gli strumenti da incisore, e con<br />

la mano sinistra che regge un rotolo su cui è incisa la<br />

pianta del tempio di Poseidone; testimonianza del<br />

suo ultimo viaggio di studio a Paestum compiuto nel<br />

1777 insieme al figlio Francesco e al collaboratore<br />

Federico Mori, nella terra in cui contrarrà la malaria e<br />

che disgraziatamente in breve tempo lo porterà alla<br />

morte.<br />

Durante la visita all'antica città realizzò diciassette<br />

disegni, di cui quindici sono conservati a Londra al<br />

Sir John Soane's Museum, il museo intitolato<br />

all'illustre architetto inglese John Soane che, conosciuto<br />

<strong>Piranesi</strong> mentre stava per completare le inci-<br />

Fig. 1. Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong> (1720-1778)<br />

Veduta nella Via del Corso, del Palazzo dell'Accademia<br />

istituita da Luigi XIV, Re di Francia per i Nazionali<br />

Francesi studiosi della Pittura, Scultura e Architettura<br />

Dalla serie di Vedute di Roma, parte I, ca. 1760<br />

Stampa: incisione all'acquaforte (Foglio 62 x 40,6 cm)<br />

Iscrizione: “Gio. Batta. <strong>Piranesi</strong> Architetto dis. e inc."<br />

The British Museum, Londra<br />

Fig. 2. Giuseppe Angelini (1735 ca.-1811)<br />

Statua di Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong>, 1780<br />

Marmo bianco (altezza 200 cm)<br />

Chiesa Santa Maria del Priorato, Roma<br />

Tomba del <strong>Piranesi</strong><br />

2<br />

3


sioni su Paestum, diventerà uno dei principali collezionisti<br />

delle sue opere.<br />

Questi disegni rappresentano la base per la realizzazione<br />

della serie delle ventuno tavole pubblicate<br />

postume l'anno seguente con il titolo “Différentes<br />

vues de … l'ancienne ville de Pesto, autrement Possidonia,<br />

qui est située dans la Lucanie”, di cui diciassette<br />

firmate da Gianbattista <strong>Piranesi</strong> e tre tavole<br />

( planche) insieme al frontespizio dell'intera opera<br />

firmate dal figlio Francesco, che dal 1779 assumerà<br />

la direzione della bottega portando avanti l'attività<br />

del padre.<br />

In quell'anno sicuramente fu Francesco a commissionare<br />

al pittore Pietro Labruzzi il ritratto di Giambattista,<br />

un dipinto ad olio (fig. 3) oggi conservato a<br />

Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma, nel cuore<br />

rinascimentale della città, i cui lineamenti sono tratti<br />

da un busto in marmo dello scultore inglese Joseph<br />

Nollekens, probabilmente realizzato in occasione<br />

della nomina di <strong>Piranesi</strong> come accademico di San<br />

Luca.<br />

Il pittore ne riprende esattamente la fisionomia, con il<br />

viso pieno rivolto verso sinistra e la fronte corrugata<br />

che ne accentua l'espressione e lo sguardo vivace, un<br />

uomo gradevole abbastanza grande, benché piuttosto<br />

serio e riflessivo. <strong>Piranesi</strong> è ritratto a mezza figura,<br />

con una giacca in seta dai colori chiari e cangianti che<br />

risalta sul nero intenso del panciotto in velluto e sulla<br />

camicia in lino bianco con balze di pizzo sul davanti e<br />

ai polsini, creando una raffinata combinazione<br />

cromatica e luminosa. La medaglia dell'ordine cavalleresco<br />

dello Speron d'Oro appuntata sul lato sinistro<br />

sottolinea la fama raggiunta da Giambattista.<br />

Il dipinto, come la statua, presenta quindi una serie di<br />

elementi iconografi significativi, che rendono il<br />

ritratto non solo una celebrazione del famoso artista,<br />

ma anche una compiuta espressione di gratitudine<br />

verso il padre dal quale Francesco ne erediterà<br />

l'attività e l'intera opera.<br />

Sullo sfondo, a destra del dipinto, è raffigurato un<br />

candelabro marmoreo classico decorato con fauni,<br />

maschere ed elementi vegetali, riprodotto nell'opera<br />

intitolata “Vasi, Candelabri, Cippi, Sarcofagi,<br />

Lucerne ed ornamenti antichi” contenente gran parte<br />

dei reperti della collezione di antichità raccolta da<br />

<strong>Piranesi</strong> nel suo studio. L'oggetto scultoreo, che adornava<br />

il suo sepolcro a Santa Maria del Priorato, nel<br />

1798 fu trafugato dai Francesi ed oggi conservato a<br />

Parigi al Museo del Louvre (fig. 4).<br />

In primo piano nella mano dell'artista, insieme ad<br />

alcuni strumenti da incisore, è rappresentata una<br />

veduta dei templi di Paestum, l'ultima sua opera pubblicata<br />

e completata dal figlio nel 1778, e contemporaneamente<br />

con la mano destra, protesa verso<br />

3 4<br />

4


l'esterno del dipinto, indica la tavola incisa per sottolineare<br />

il suo valore di lascito e continuità.<br />

Sull'iscrizione del foglio si legge: “Veduta di tre Templi<br />

Antichi, esistenti nella città di Poseidonia, detta<br />

oggi Pesto nel Regno di Napoli. Opera ultima del<br />

Cav. Giov. Bat. <strong>Piranesi</strong>, 1778” (fig. 5).<br />

L'opera, consistente nella serie di tavole che raffigurano<br />

in arditi ed inquietanti scorci prospettici i grandiosi<br />

templi in rovina dominanti il paesaggio rurale<br />

circostante, ebbe il merito di diffondere ulteriormente<br />

la conoscenza e l'interesse per l'antica città presso<br />

architetti, artisti e studiosi di tutto il mondo. Le sorprendenti<br />

immagini a chiaroscuro, che immergono le<br />

rovine archeologiche in un'atmosfera suggestiva e<br />

romantica, divennero uno dei souvenir preferiti per<br />

questi raffinati viaggiatori che compiendo il Grand<br />

Tour attraverso l'Italia alla ricerca di cultura ed educazione<br />

classica si spinsero a sud fino a Paestum.<br />

“Ho bisogno di produrre idee grandi, e<br />

credo che se mi si ordinasse di progettare un<br />

nuovo universo sarei così folle da<br />

accettare”<br />

Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong><br />

Fig. 3. Pietro Labruzzi (1739-1805)<br />

Ritratto di Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong>, 1779<br />

Olio su tela (58 x 71 cm)<br />

Museo di Roma (Palazzo Braschi)<br />

Fig. 4 . Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong> (1720-1778)<br />

Candelabro (XV e XVIII sec.)<br />

Marmo bianco (H 3,579 m)<br />

Museo del Louvre, Parigi<br />

L'opera, composta da elementi di varie date - XV e XVIII<br />

secolo - assemblati secondo un disegno di <strong>Piranesi</strong>, non è<br />

attualmente visibile nelle sale del Museo<br />

Fig. 5. Pietro Labruzzi (1739-1805)<br />

Particolare del dipinto<br />

Frontespizio della serie "Differentes vues de Pesto"<br />

eseguito da Francesco <strong>Piranesi</strong>: Vista dei resti<br />

dell’interno del T empio di Nettuno.<br />

5<br />

5


I disegni dal vero<br />

6<br />

La fase propedeutica per l'incisione della matrice da utilizzare<br />

per la stampa su carta è la realizzazione del disegno<br />

con il soggetto da riprodurre. <strong>Piranesi</strong> realizzava<br />

diverse tipologie di disegni, dallo schizzo preparatorio<br />

(bozzetto) al disegno “ esecutivo”, cioè pronto per esse-<br />

re trasferito sulla matrice.<br />

La realizzazione di un disegno su carta e l'incisione eseguita<br />

all'acquaforte su di una lastra in rame sono due tecniche<br />

sostanzialmente differenti, due maniere di esprimersi<br />

dell'artista, di configurare e dare forma ad oggetti<br />

completamente diversi; il disegno implica la modellazione,<br />

quindi soggetto alla possibilità di una continua<br />

revisione, l'altro invece richiede l'incisione,<br />

un'operazione definitiva e irrevocabile.


6<br />

Nel 1777, quando <strong>Piranesi</strong> si recò in visita a Paestum,<br />

realizzò una serie di disegni preparatori da utilizzare<br />

nella successiva fase di incisione delle matrici per la raccolta<br />

delle “ Vedute di Paestum” (fig. 6-20). Questi disegni,<br />

realizzati con tecnica mista (matita, lavaggi in marrone<br />

e grigio, penna ad inchiostro e a volte con<br />

l'aggiunta di gesso rosso o bianco), si contraddistinguono<br />

dalla raffinata esecuzione dei dettagli che sono<br />

molto vicini a quelli che si ritroveranno nelle successive<br />

stampe realizzate dal figlio Francesco. Alcuni studiosi<br />

hanno immaginato che si sia trattato di un vero e<br />

proprio mezzo utilizzato dal <strong>Piranesi</strong> per far si che i disegni<br />

arrivassero al suo erede già praticamente pronti per<br />

essere stampati.<br />

Quindici dei diciassette di questi disegni furono acquistati<br />

nel 1817 dall'architetto inglese Sir John Soane ed<br />

oggi conservati a Londra presso la biblioteca di ricerca<br />

del museo a lui intitolato, mentre quelli in esposizione<br />

nella Sala delle immagini (“ Picture Room”) dello stesso<br />

museo sono una riproduzione esatta degli originali.<br />

Fig. 6. Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong> (1720-1778)<br />

Tempio di Nettuno, veduta dell'esterno da Nord Est con<br />

la Basilica a sinistra, tavola X, 1777<br />

Disegno di studio per Différentes vues de Pesto<br />

Matita, lavaggi marroni e grigi, penna ad inchiostro e<br />

gesso bianco e nero<br />

John Soane's Museum , Londra<br />

7


Le matrici in rame<br />

(incisioni all’acquaforte)<br />

8<br />

Le matrici in rame incise con la tecnica dell'acquaforte<br />

della serie “ Vedute di Paestum” (fig. 7) sono conservate<br />

nella Calcoteca dell' Istituto Centrale per la Grafica a<br />

Roma con sede a Palazzo Poli, l'edificio su cui si appoggia<br />

la Fontana di Trevi. Il “ fondo <strong>Piranesi</strong>”, che racco-<br />

glie tutte le matrici calcografiche incise dall'artista veneziano<br />

in oltre trent'anni di attività, dal 1740, quando si<br />

trasferì a Roma, al 1778, è composto da 1505 matrici,<br />

per un totale di 1191 soggetti di cui 964 autografi e gli<br />

altri incisi dal figlio Francesco o comunque entrati a far<br />

parte della Calcografia <strong>Piranesi</strong> nel corso degli anni.


7<br />

Il fondo fu acquistato nel 1838 per volere di Papa Gregorio<br />

XVI dall'importante editore e stampatore parigino<br />

Firmin Didot che ne era venuto in possesso nel 1834<br />

dopo varie vicissitudini. Fu così riportata in Italia<br />

l'intera collezione di matrici che Francesco nel 1799<br />

aveva trasferito a Parigi insieme all'attività, costretto a<br />

lasciare Roma per aver preso parte all'occupazione francese<br />

della città.<br />

Oltre alle matrici l'Istituto romano possiede l'intera raccolta<br />

delle stampe dell'artista conservate nelle collezioni<br />

della Calcografia.<br />

Fig. 7. Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong> (1720-1778)<br />

Veduta dell'antico Tempio di Nettuno a Paestum, tavola<br />

X (Planche X)<br />

Dalla serie di vedute dell'antica città di Paestum, 1778<br />

Matrice in rame (72,5 x 53 cm)<br />

Istituto Centrale per la grafica, Roma, Collezione della<br />

Calcoteca<br />

9


Le stampe calcografiche<br />

10<br />

Realizzata la matrice in metallo si può stampare il<br />

disegno su carta con un apposito torchio detto “calcografico”,<br />

il naturale compimento e momento finale<br />

di tutto il processo dell'incisione che permette l'esatta<br />

visualizzazione e verifica del lavoro eseguito.<br />

L'operazione di stampa è perciò assai delicata e va<br />

eseguita con cura particolare dallo stesso incisore o<br />

da uno stampatore serio ed attento.<br />

Del resto l'arte di <strong>Piranesi</strong> è stata proprio quella di<br />

riprodurre i disegni a partire da matrici incise, poten-


8<br />

do in questo modo soddisfare con le sue incisioni le<br />

richieste dei viaggiatori che incuriositi dalle antiche<br />

vestigia venivano in Italia a visitare le nostre città.<br />

Queste riproduzioni, stampate in gran numero anche<br />

dopo la morte dell'artista, hanno girato il mondo ed è<br />

impossibile localizzare luoghi precisi dove esclusivamente<br />

sono reperibili, potendole trovare non solo<br />

nelle collezioni di molti musei ma anche in diverse<br />

case private (fig. 8).<br />

Fig. 8. Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong> (1720-1778)<br />

Veduta dell'antico tempio di Nettuno, tavola X<br />

Dalla serie di vedute dell'antica città di Paestum, 1778<br />

Stampa: incisione all'acquaforte (Foglio 89 x 76 cm)<br />

Istituto Centrale per la grafica, Roma<br />

Collezione della Calcografia<br />

11


Vedute di Paestum<br />

(edizione Firmin Didot)<br />

Seconda edizione di “Différentes vues de Paestum”<br />

stampata a Parigi nel 1836 dall'editore Frimin Didot<br />

(fig. 9) che da poco aveva acquistato all'asta l'intera<br />

collezione dei rami di <strong>Piranesi</strong>, riproducendo l'opera<br />

completa di Giambattista e Francesco fino al 1869,<br />

anno di acquisizione dei rami da parte della Calcografia<br />

Camerale pontificia.<br />

Trasportati fino a Civitavecchia a bordo del battello a<br />

vapore Maria Antonietta proveniente da Parigi, come<br />

ci informa un documento doganale, le casse furono poi<br />

caricate su quattro carri per condurle a Roma nel<br />

palazzo della Calcografia in via della Stamperia.<br />

Firmin Didot (1764-1836), un illustre editore, incisore<br />

e stampatore francese, attivo a Parigi tra il XVIII e il<br />

XIX secolo, è famoso per aver disegnato il carattere<br />

tipografico che porta il suo nome, la famiglia di font<br />

“Didot”, e per aver inventato il termine “stereotipo”<br />

che si riferisce alla lastra metallica (lastra stereotipa)<br />

utilizzata per la stampa al posto dei caratteri mobili per<br />

la composizione della pagina, rivoluzionando il commercio<br />

librario con le sue edizioni economiche. Nel<br />

1811 assunse il ruolo di stampatore dell'Institut de<br />

France e nominato nel 1814 stampatore del re.<br />

9<br />

Fig. 9. Anne Girodet-Trioson (1767-1824)<br />

Ritratto di Firmin Didot, 1823<br />

Matita e gesso bianco (28,8 x 27,4 cm)<br />

Museo del Louvre, Gabinetto dei disegni, Parigi<br />

10<br />

12


11<br />

Fig. 10-18<br />

Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong> (1720-1778)<br />

Francesco <strong>Piranesi</strong> (1758-1810)<br />

12<br />

10. Frontespizio<br />

11. Veduta dei resti delle antiche mura della città di<br />

Paestum, tavola I<br />

12. Vista dei resti di una grande struttura a colonne (la<br />

Basilica), tavola II<br />

13. Veduta dei tre templi da sud-ovest, tavola III<br />

14. Veduta del pronao della Basilica, tavola V<br />

15. Veduta del Tempio di Nettuno, tavola X<br />

16. Veduta dei resti della cella del Tempio di Nettuno,<br />

tavola XV<br />

17. Veduta del pronao della Basilica, tavola VI<br />

18. Veduta interna del Tempio di Cerere, tavola XX<br />

(firmate in basso a sinistra “Cavalier <strong>Piranesi</strong> F.”)<br />

Dalla serie di vedute dell'antica città di Paestum,<br />

a<br />

2 edizione di Parigi, 1835<br />

Edizione francese Firmin Didot<br />

Incisioni all'acquaforte<br />

Hamburger Kunsthalle, biblioteca, Amburg<br />

13<br />

15<br />

14<br />

16<br />

13


17<br />

14


15


18<br />

16


17


La tecnica di incisione<br />

Con il termine incisione si intende la tecnica artistica<br />

che consiste nel riprodurre un disegno incavando<br />

manualmente una superficie, generalmente una lastra<br />

di metallo, ottenendo la cosiddetta matrice, che<br />

inchiostrata potrà trasferire l'immagine su di un foglio<br />

di carta soprapposto dopo averlo compresso con un<br />

torchio a cilindri (fig. 19).<br />

La tecnica di incisione con la quale si realizza la<br />

matrice può essere in rilievo, detta xilografia, o per<br />

incavo, detta calcografia, il cui termine deriva dal<br />

greco chalkós (rame) e grafìa (scrittura, disegno), che<br />

letteralmente significa scrittura su rame. Tra le principali<br />

tecniche di incisione calcografica si possono elencare<br />

la Puntasecca, con la quale la matrice viene incisa<br />

direttamente con uno strumento a punta metallica<br />

dura e acuminata detto bulino o punzone (tecnica<br />

diretta), e l'Acquaforte, una tecnica incisoria indiretta,<br />

che anticamente indicava l'acido nitrico, detto mordente,<br />

utilizzato per corrodere la lastra di rame. Giambattista<br />

<strong>Piranesi</strong> ha fatto uso di questa ultima tecnica<br />

per incidere le matrici di stampa delle sue opere.<br />

Il procedimento dell'acquaforte consiste nel ricoprire<br />

la lastra di rame con un materiale protettivo (cera) e<br />

disegnarci sopra (a mano libera o ripassando una<br />

bozza su carta) con una punta sottile in modo da scoprire<br />

il metallo tracciando i segni che comporranno<br />

l'immagine. Con l'immersione della lastra nel mordente<br />

la superficie metallica viene corrosa (morsura)<br />

soltanto nei punti in cui la protezione è stata eliminata.<br />

A seconda del tempo di permanenza nell'acido si possono<br />

ottenere nella successiva stampa diverse tonalità<br />

di grigio o forti contrasti di chiaroscuro. <strong>Piranesi</strong> di<br />

solito ha perfezionato e rifinito la matrice incisa<br />

all'acquaforte con l'utilizzo del bulino, così da ottenere<br />

un maggiore controllo sulla resa finale<br />

dell'immagine. Ultimata in questo modo la matrice<br />

calcografica si passa all'inchiostratura della superficie,<br />

alla pulitura delle parti che dovranno risultare<br />

bianche e alla stampa al torchio, dove la lastra inchiostrata<br />

su cui si soprappone il foglio di carta inumidito<br />

viene fatta passare fra i due cilindri in pressione.<br />

Fig. 20. Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong> (1720-1778)<br />

Basilica, veduta dell'interno guardando da ovest,<br />

Tempio di Nettuno in lontananza a sinistra, tavola IX,<br />

1777<br />

Disegno di studio per Différentes vues de Pesto<br />

Matita, lavaggi marroni e grigi, penna ad inchiostro e<br />

gesso bianco e nero<br />

John Soane's Museum, Londra<br />

19<br />

18


19<br />

Fig. 19. Stampa calcografica<br />

Illustrazioni dall'Enciclopedia o dal Dizionario<br />

ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri<br />

Denis Diderot (1713-1784) e D'Alembert (1717-1783),<br />

1777-1779<br />

Biblioteca Nazionale di Francia<br />

Il laboratorio di stampa calcografica riunisce vari stampatori<br />

specializzati in diversi compiti: uno inchiostra la<br />

lastra incisa con un tampone (fig. a); il secondo la pulisce<br />

in modo che il nero dell'inchiostro rimanga solo nelle<br />

righe incise (fig. b); il terzo manovra la grande croce del<br />

torchio in legno per stampare il foglio di carta (fig. 2) che<br />

viene posto sulla lastra incisa (matrice), facendo passare<br />

il tutto tra i rulli del torchio. Sul tavolo appoggiato al<br />

muro si raccolgono le tavole man mano che vengono stampate<br />

(fig. 3).<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

Giovanni Ludovico Bianconi, Elogio storico del cavaliere<br />

Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong>, celebre antiquario ed incisore di<br />

Roma, Antologia Romana, 1779, numeri 34, 35, 36<br />

Henri Focillon, <strong>Piranesi</strong>, Edizioni Alfa, Bologna, 1967<br />

Calcografia Nazionale, Giovanni Battista e Francesco <strong>Piranesi</strong>,<br />

Catalogo della mostra, De Luca Editore, 1967<br />

Roberto Pane, Paestum nelle acqueforti di <strong>Piranesi</strong>, Edizioni di<br />

Comunità, Torino, 1980<br />

Museo di Roma (a cura di), Il Museo di Roma racconta la città,<br />

Gangemi Editore, 2002<br />

Pinelli Orietta Rossi, <strong>Piranesi</strong>, Giunti Editore, 2003<br />

Francesco Dal Co, <strong>Piranesi</strong>, Mudito & Co, Barcellona 2006<br />

Pierluigi Panza, <strong>Piranesi</strong> architetto. Immaginazione, materia,<br />

memoria, II ed., Guerini, Milano, 2012<br />

John Wilton Ely, <strong>Piranesi</strong>, Paestum & Soane, Prestel, London,<br />

2013<br />

Luigi Ficacci, <strong>Piranesi</strong>. Catalogo Completo delle acqueforti,<br />

ediz. italiana, Taschen, 2016<br />

Luigi Ficacci, Simonetta Tozzi (a cura di), <strong>Piranesi</strong>. La fabbrica<br />

dell'utopia, De Luca Editori d'Arte, 2017<br />

Gabriel Zuchtriegel, <strong>Piranesi</strong> a Paestum. Il Suono<br />

dell'architettura, Arte'm, 2017<br />

Pierluigi Panza, Museo <strong>Piranesi</strong>, Skira, 2017<br />

Enzo Di Martino, A proposito di <strong>Piranesi</strong>. Una rilettura,<br />

CLEUP, 2019<br />

Istituto centrale per la grafica, Giambattista <strong>Piranesi</strong>. Sognare il<br />

sogno impossibile, Mostra celebrativa per il terzo centenario<br />

della nascita, <strong>ottobre</strong> <strong>2020</strong> - gennaio 2021, Palazzo Poli alla<br />

Fontana di Trevi, Roma<br />

19


Nel 1777 l'architetto Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong>,<br />

conosciuto come il più grande incisore della Storia<br />

dell'arte italiana, visitò il sito archeologico di Paestum<br />

realizzando sul posto una serie di disegni che<br />

raffigurano in arditi ed inquietanti scorci prospettici<br />

i grandiosi templi in rovina dominanti il paesaggio<br />

rurale circostante.<br />

Questi disegni furono utilizzati per la realizzazione<br />

delle numerose vedute all'acquaforte contenute<br />

nell'opera dal titolo “Différentes vues de Pesto” che<br />

ebbe il merito di diffondere ulteriormente la conoscenza<br />

e l'interesse per l'antica città presso architetti,<br />

artisti e studiosi di tutto il mondo. Le sorprendenti<br />

immagini a chiaroscuro, che immergono le rovine<br />

archeologiche in un'atmosfera suggestiva e romantica,<br />

divennero uno dei souvenir preferiti per questi<br />

raffinati viaggiatori che compiendo il Grand Tour<br />

attraverso l'Italia alla ricerca di cultura ed educazione<br />

classica si spinsero a sud fino a Paestum.<br />

Immagine di copertina<br />

Giovanni Battista <strong>Piranesi</strong><br />

Tempio di Nettuno, veduta dell'esterno da Nord Est<br />

Particolare<br />

John Soane's Museum , Londra<br />

collana<br />

I Quaderni dell’Arte<br />

a cura di Costabile Cerone<br />

<strong>Quaderno</strong> 9 - <strong>ottobre</strong>-<strong>novembre</strong> <strong>2020</strong><br />

PIRANESI<br />

I segreti delle incisioni di Paestum<br />

Copyright: © <strong>2020</strong> PAESTUMinARTE<br />

Questo è un articolo ad accesso aperto distribuito secondo i termini della Creative Commons<br />

Licenza 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

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