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acta ordinis fratrum minorum - OFM

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ACTA ORDINIS<br />

FRATRUM MINORUM<br />

VEL AD ORDINEM QUOQUO MODO PERTINENTIA<br />

IUSSU ET AUCTORITATE<br />

Fr. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO<br />

TOTIUS ORD. FR. MIN. MINISTRI GENERALIS<br />

IN COMMODUM PRAESERTIM RELIGIOSORUM SIBI SUBDITORUM<br />

IN LUCEM AEDITA<br />

Veritatem facientes in caritate (Eph. 4,15).<br />

Peculiari prorsus laude dignum putavimus,<br />

dilecte Fili, consilium quo horum Actorum<br />

collectio atque editio suscepta est.<br />

(Ex Epist. LEONIS PP. XIII ad Min. Gen.)<br />

ROMA<br />

CURIA GENERALIS ORDINIS


CUM APPROBATIONE ECCLESIASTICA<br />

FR. JOSÉ R. CARBALLO, ofm, Min. Gen.<br />

Fr. LUIGI PERUGINI<br />

Director<br />

Fr. GINO CONCETTI<br />

Director responsabilis<br />

Autoriz. N. 10240 del Trib. di Roma, 8-3-1965<br />

Impaginazione e grafica<br />

Ufficio Comunicazioni <strong>OFM</strong> – Roma<br />

Stampato dalla<br />

TIPOGRAFIA MANCINI S.A.S. – Tivoli (Roma)<br />

nel mese di ottobre dell’anno 2007


EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS<br />

1. Discorso all’Assemblea plenaria dell’Unione<br />

Internazionale Superiore generali<br />

Aula delle Benedizioni, 7 maggio 2007<br />

PORSI AL SERVIZIO DEL VANGELO<br />

Signor Cardinale,<br />

venerati Fratelli nell’Episcopato<br />

e nel Sacerdozio,<br />

care Sorelle!<br />

Sono lieto di incontrarvi in occasione<br />

dell’Assemblea Plenaria dell’Unione Internazionale<br />

Superiore Generali. Saluto e ringrazio<br />

il Cardinale Franc Rodè, Prefetto<br />

della Congregazione per gli Istituti di Vita<br />

Consacrata e le Società di Vita Apostolica,<br />

per le cordiali parole rivoltemi; estendo il<br />

mio ringraziamento alla Presidente della<br />

vostra Unione, suor Therezinha Rasera, che<br />

s’è fatta interprete non solo dei vostri affettuosi<br />

sentimenti, ma anche di quelli delle<br />

religiose del mondo intero. Saluto, poi, ciascuna<br />

di voi, care Superiore Generali, che<br />

rappresentate 794 famiglie religiose femminili<br />

operanti in 85 Paesi dei cinque Continenti.<br />

Ed in voi ringrazio l’immenso esercito<br />

di testimoni dell’amore di Cristo, che<br />

operano sulle frontiere dell’evangelizzazione,<br />

dell’educazione e della carità sociale.<br />

Come ha ricordato la vostra Presidente,<br />

il tema dell’Assemblea Plenaria, che state<br />

tenendo in questi giorni, è particolarmente<br />

interessante: “Chiamate a tessere una nuova<br />

spiritualità che generi speranza e vita<br />

per tutta l’umanità”. L’argomento da voi<br />

scelto è frutto di un’ampia riflessione sulla<br />

seguente domanda: “Nel contemplare il nostro<br />

mondo, ascoltando le sue grida, i suoi<br />

bisogni, la sua sete e le sue aspirazioni, qual<br />

è il filo che noi, religiose, responsabili delle<br />

nostre Congregazioni, siamo chiamate a<br />

tessere in questo momento, per divenire così<br />

‘tessitrici di Dio’, profetiche e mistiche?”.<br />

L’analisi attenta delle risposte perve-<br />

nute ha fatto comprendere al Consiglio Esecutivo<br />

della vostra Unione che il simbolo<br />

scelto, quello cioè del “tessere”, un’immagine<br />

prettamente femminile che viene usata<br />

in tutte le culture, rispondeva a quanto le<br />

Superiore Generali avvertivano come<br />

un’urgenza spirituale e apostolica del momento<br />

presente. Nelle medesime risposte<br />

sono stati evidenziati alcuni “fili” - la donna,<br />

i migranti, la terra e la sua sacralità, i laici,<br />

il dialogo con le religioni del mondo –<br />

che voi ritenete quanto mai utili per “tessere”,<br />

in questa nostra epoca, una rinnovata<br />

spiritualità della Vita Consacrata ed avviare<br />

così un approccio apostolico più rispondente<br />

alle attese della gente.<br />

Ed è appunto su questi temi che state riflettendo<br />

durante i lavori della vostra Plenaria.<br />

Voi siete consapevoli che ogni Superiora<br />

Generale è chiamata ad essere animatrice<br />

e promotrice, come opportunamente ha sottolineato<br />

la vostra Presidente, di una Vita<br />

Consacrata “mistica e profetica”, fortemente<br />

impegnata nella realizzazione del Regno<br />

di Dio. Sono questi i “fili” con i quali il Signore<br />

vi spinge, care Religiose, a “tessere”<br />

oggi il vivo tessuto di un proficuo servizio<br />

alla Chiesa e di una eloquente testimonianza<br />

evangelica “sempre antica e sempre nuova”,<br />

in quanto fedele alla radicalità del Vangelo<br />

e coraggiosamente incarnata nella<br />

realtà contemporanea, specialmente laddove<br />

c’è più povertà umana e spirituale.<br />

Non sono certamente poche le sfide sociali,<br />

economiche e religiose con cui la Vita<br />

Consacrata si deve confrontare nel tempo<br />

attuale! I cinque ambiti pastorali da voi<br />

messi in evidenza costituiscono altrettanti<br />

“fili” da tessere e intrecciare nella complessa<br />

trama del vivere quotidiano, nelle relazioni<br />

interpersonali e nell’apostolato. Si<br />

tratta non di rado di percorrere inesplorati<br />

sentieri missionari e spirituali, mantenendo<br />

però sempre ben saldo il rapporto interiore<br />

con Cristo. Solo da questa unione con Dio


224<br />

scaturisce infatti ed è alimentato il ruolo<br />

“profetico” della vostra missione, che consiste<br />

nell’“annuncio del Regno dei cieli”,<br />

annuncio indispensabile in ogni tempo e in<br />

ogni società.<br />

Non cedete pertanto mai alla tentazione<br />

di allontanarvi dall’intimità con il vostro<br />

celeste Sposo, lasciandovi catturare eccessivamente<br />

dagli interessi e dai problemi<br />

della vita quotidiana. I Fondatori e le Fondatrici<br />

dei vostri Istituti hanno potuto essere<br />

dei “profetici pionieri” nella Chiesa perché<br />

non hanno mai perso la viva consapevolezza<br />

di essere nel mondo, ma non del<br />

mondo, secondo il chiaro insegnamento di<br />

Gesù (cfr Gv 17,14). Seguendo il suo esempio,<br />

essi si sono sforzati di comunicare con<br />

le parole e i gesti concreti l’amore di Dio attraverso<br />

il dono totale di se stessi, sempre<br />

mantenendo lo sguardo e il cuore fissi in<br />

Lui.<br />

Care Religiose, se volete ripercorrere fedelmente<br />

voi stesse le orme dei vostri Fondatori<br />

e delle vostre Fondatrici ed aiutare le<br />

vostre consorelle a seguirne gli esempi, coltivate<br />

la dimensione “mistica” della Vita<br />

Consacrata, mantenete cioè sempre unita la<br />

vostra anima a Dio attraverso la contemplazione.<br />

Come insegna la Scrittura, il “profeta”<br />

prima ascolta e contempla, poi parla lasciandosi<br />

permeare totalmente da quell’amore<br />

per Dio che nulla teme ed è più forte<br />

persino della morte. L’autentico profeta,<br />

perciò, non si preoccupa tanto di fare delle<br />

opere, cosa senza dubbio importante, ma<br />

mai essenziale. Egli si sforza soprattutto di<br />

essere testimone dell’amore di Dio, cercando<br />

di viverlo tra le realtà del mondo, anche<br />

se la sua presenza può talora risultare “scomoda”,<br />

perché offre ed incarna valori alternativi.<br />

Sia quindi vostra preoccupazione prioritaria<br />

aiutare le vostre consorelle a ricercare<br />

primariamente Cristo e a porsi generosamente<br />

a servizio del Vangelo. Non stancatevi<br />

di riservare ogni cura possibile alla formazione<br />

umana, culturale e spirituale delle<br />

persone a voi affidate, perché siano in grado<br />

di rispondere alle odierne sfide culturali<br />

e sociali. Siate le prime a dare l’esempio nel<br />

rifuggire le comodità, gli agi, le convenien-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

ze per portare a compimento la vostra missione.<br />

Condividete le ricchezze dei vostri<br />

carismi con quanti sono impegnati nell’unica<br />

missione della Chiesa che è la costruzione<br />

del Regno. Instaurate a tal fine una serena<br />

e cordiale collaborazione con i sacerdoti,<br />

i fedeli laici, e specialmente le famiglie<br />

per andare incontro alle sofferenze, ai bisogni,<br />

alle povertà materiali e soprattutto spirituali<br />

di tanti nostri contemporanei. Coltivate,<br />

inoltre, una sincera comunione e una<br />

schietta collaborazione con i Vescovi, primi<br />

responsabili dell’evangelizzazione nelle<br />

Chiese particolari.<br />

Care Sorelle, questa vostra Assemblea<br />

Generale si svolge nel tempo pasquale, nel<br />

quale la liturgia ci invita a proclamare con<br />

incessante esultanza: “Questo è il giorno<br />

che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed<br />

esultiamo!”. Il gaudio e la pace della Pasqua<br />

vi accompagnino e sempre dimorino<br />

in voi, in ogni vostra Comunità. In ogni circostanza<br />

fatevi messaggere di questa gioia<br />

pasquale come le donne che, recatesi al sepolcro,<br />

lo trovarono vuoto ed ebbero il dono<br />

di incontrare il Cristo risorto. Liete allora<br />

corsero a darne l’annuncio agli Apostoli.<br />

Veglino su di voi e sulle vostre rispettive<br />

Famiglie religiose Maria, Regina delle Vergini,<br />

e i vostri santi e beati Fondatori e Fondatrici.<br />

Nell’affidarvi alla loro intercessione,<br />

di cuore vi assicuro un ricordo nella preghiera<br />

e volentieri imparto a tutte una<br />

speciale Benedizione Apostolica.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 7-8 maggio 2007]<br />

2. Discorso di Benedetto XVI in occasione<br />

della visita alla “Fazenda da Esperança”<br />

Guaratinguetá, Fazenda da Esperança,<br />

12.05.2007<br />

DOVETE ESSERE GLI<br />

AMBASCIATORI DELLA SPERANZA<br />

Carissimi amici e amiche!<br />

Eccomi finalmente nella<br />

“Fazenda da Esperança”!


1. Saluto con particolare affetto Fra<br />

Hans Stapel, Fondatore dell’Opera Sociale<br />

“Nossa Senhora da Glória”, conosciuta anche<br />

come “Fazenda da Esperança”. Desidero<br />

innazitutto rallegrarmi con tutti voi per<br />

aver creduto nell’ideale di bene e di pace<br />

che questo posto significa.<br />

A tutti voi che vi trovate in fase di ricupero,<br />

nonché a coloro che si sono ristabiliti,<br />

ai volontari, alle famiglie, agli ex-ricoverati<br />

e ai benefattori di tutte le “fazendas” rappresentate<br />

in questa occasione per questo<br />

appuntamento con il Papa vorrei dire: Pace<br />

e Bene!<br />

So che si sono riuniti qui i rappresentanti<br />

di diversi paesi, dove la “Fazenda da<br />

Esperança” possiede delle sedi. Siete venuti<br />

a vedere il Papa. Siete venuti per ascoltare<br />

e assimilare ciò egli desidera dirvi.<br />

2. La Chiesa di oggi deve ravvivare in se<br />

stessa la coscienza del compito di riproporre<br />

al mondo la voce di Colui che disse: «Io<br />

sono la luce del mondo; chi segue me, non<br />

cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della<br />

vita» (Gv 8,12). Da parte sua, la missione<br />

del Papa è di rinnovare nei cuori questa luce<br />

che non si offusca, perché vuole illuminare<br />

l’intimo delle anime che cercano il vero<br />

bene e la pace, che il mondo non può dare.<br />

Una luce come questa abbisogna solo di<br />

un cuore aperto agli aneliti divini. Dio non<br />

costringe, non opprime la libertà individuale;<br />

solo chiede l’apertura di quel sacrario<br />

della nostra coscienza attraverso cui passano<br />

tutte le aspirazioni più nobili, ma anche<br />

gli affetti e le passioni disordinati che offuscano<br />

il messaggio dell’Altissimo.<br />

3. «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno<br />

ascolta la mia voce e mi apre la porta,<br />

io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con<br />

me» (Ap 3,20). Sono parole divine che<br />

giungono al fondo dell’anima e che scuotono<br />

persino le sue radici più profonde.<br />

In un certo momento della vita, Gesù<br />

viene e bussa, con tocchi soavi, nel profondo<br />

dei cuori ben disposti. Con voi, Egli lo<br />

ha fatto attraverso una persona amica o un<br />

sacerdote o, chissà, predispose una serie di<br />

coincidenze per farvi capire che siete og-<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 225<br />

getto della predilezione divina. Mediante<br />

l’istituzione che vi accoglie, il Signore vi ha<br />

reso possibile questa esperienza di ricupero<br />

fisico e spirituale di importanza vitale per<br />

voi e per i vostri familiari. A seguito di ciò,<br />

la società si attende che sappiate divulgare<br />

questo bene prezioso della salute fra gli<br />

amici ed i membri di tutta la comunità.<br />

Voi dovete essere gli ambasciatori della<br />

speranza! Il Brasile possiede una statistica<br />

delle più rilevanti per ciò che riguarda la dipendenza<br />

chimica delle droghe e degli stupefacenti.<br />

E l’America Latina non resta indietro.<br />

Perciò dico agli spacciatori che riflettano<br />

sul male che stanno facendo a una<br />

moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli<br />

strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò<br />

che hanno fatto. La dignità umana non può<br />

essere calpestata in questo modo. Il male<br />

provocato riceve la medesima riprovazione<br />

che Gesù espresse per coloro che scandalizzavano<br />

i “più piccoli”, i preferiti di Dio (cfr<br />

Mt 18,7-10).<br />

4. A mezzo di una terapia, che include<br />

l’assistenza medica, psicologica e pedagogica,<br />

ma anche molta preghiera, lavoro manuale<br />

e disciplina, sono già numerose le persone,<br />

soprattutto giovani, che sono riuscite a<br />

liberarsi dalla dipendenza chimica e dall’alcool<br />

e a ricuperare il senso della vita.<br />

Desidero manifestare il mio apprezzamento<br />

per quest’Opera, che ha come fondamento<br />

spirituale il carisma di San Francesco<br />

e la spiritualità del Movimento dei Focolari.<br />

Il reinserimento nella società costituisce,<br />

senza dubbio, una dimostrazione dell’efficacia<br />

della vostra iniziativa. Però, ciò che<br />

più desta l’attenzione, e conferma la validità<br />

del lavoro, sono le conversioni, il ritrovamento<br />

di Dio e la partecipazione attiva alla<br />

vita della Chiesa. Non basta curare il corpo,<br />

bisogna ornare l’anima con i più<br />

preziosi doni divini acquisiti col Battesimo.<br />

Ringraziamo Iddio per aver voluto porre<br />

tante anime sulla strada di una speranza rinnovata,<br />

con l’aiuto del Sacramento del perdono<br />

e della celebrazione dell’Eucaristia.<br />

5. Cari amici, non posso lasciarmi sfuggire<br />

questa opportunità di ringraziare pure


226<br />

tutti coloro che collaborano materialmente<br />

e spiritualmente per dare continuità all’Opera<br />

Sociale Nossa Senhora da Glória. Che<br />

Dio benedica Fra Hans Stapel e Nelson<br />

Giovanelli Ros per aver accolto l’invito suo<br />

a dedicare a voi la loro vita. Il Signore benedica<br />

anche tutti coloro che lavorano in<br />

quest’Opera: i consacrati e le consacrate, i<br />

volontari e le volontarie. Una benedizione<br />

speciale va pure a tutte le persone amiche<br />

che la sostengono: autorità, gruppi di appoggio<br />

e tutti coloro che amano Cristo presente<br />

in questi suoi figli prediletti.<br />

Il mio pensiero va ora a molte altre istituzioni<br />

di tutto il mondo che lavorano per<br />

restituire la vita, e una vita nuova, a questi<br />

nostri fratelli presenti nella nostra società, e<br />

che Dio ama con un amore preferenziale.<br />

Penso pure ai molti gruppi degli Alcoolisti<br />

Anonimi e dei Tossicodipendenti Anonimi,<br />

e alla Pastorale della Sobrietà che già lavora<br />

in molte comunità, fornendo i suoi generosi<br />

aiuti in favore della vita.<br />

6. La prossimità del Santuario di Aparecida<br />

ci assicura che la “Fazenda da Esperança”<br />

nacque sotto la benedizione ed il suo<br />

sguardo materno. Da molto tempo chiedo<br />

alla Madre, Regina e Patrona del Brasile,<br />

che stenda il suo mantello protettore su coloro<br />

che parteciperanno alla V Conferenza<br />

Generale dell’Episcopato dell’America Latina<br />

e dei Caraibi. La vostra presenza qui<br />

assicura un considerevole aiuto per il successo<br />

di questa grande Assemblea; deponete<br />

le vostre preghiere, i sacrifici e le rinunzie<br />

sull’altare della Cappella, sicuri che, nel<br />

Santo Sacrificio dell’Altare, queste offerte<br />

saliranno al cieli come soave profumo al<br />

cospetto dell’Altissimo. Conto sul vostro<br />

aiuto. Che San Fra Galvão e Santa Crescenza<br />

veglino e proteggano ognuno di voi. Tutti<br />

benedico nel nome del Padre, del Figlio e<br />

dello Spirito Santo. Amen.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 14-15 maggio 2007, 5]<br />

3. Saluto di Benedetto XVI alle Clarisse<br />

Fazenda da Esperança, Guaratinguetá,<br />

12 maggio 2007<br />

ANNUNCIATE<br />

IL MESSAGGIO DELL’AMORE<br />

“Lodato sii, mio Signore, per tutte le tue<br />

creature”<br />

Con questo saluto all’Onnipotente e<br />

Buon Signore, il santo Poverello di Assisi<br />

riconosceva la bontà unica di Dio Creatore<br />

e la tenerezza, la forza e la bellezza che soavemente<br />

si espandono in tutte le creature,<br />

rendendole specchio dell’onnipotenza del<br />

Creatore.<br />

Questo nostro incontro, carissime sorelle<br />

Figlie di Santa Chiara, in questa “Fazenda<br />

da Esperança”, vuol essere la manifestazione<br />

di un gesto di affetto del Successore<br />

di Pietro alle sorelle di Clausura e anche<br />

una serena manifestazione di amore che<br />

echeggia su queste colline e valli della Catena<br />

della Mantiqueira e si diffonde su tutta<br />

la terra: «Non è linguaggio e non sono parole<br />

di cui non si oda il suono. Per tutta la<br />

terra si diffonde la loro voce e ai confini del<br />

mondo la loro parola» (Sal 18,4-5). Da questo<br />

luogo le figlie di Santa Chiara proclamano:<br />

“Lodato sii, mio Signore, per tutte le<br />

tue creature!”.<br />

Dove la società non vede più alcun futuro<br />

o speranza, i cristiani sono chiamati ad<br />

annunziare la forza della Risurrezione: proprio<br />

qui, in questa “Fazenda da Esperança”,<br />

dove risiedono tante persone, specie giovani,<br />

che cercano di superare il problema della<br />

droga, dell’alcool e della dipendenza dalle<br />

sostanze chimiche, si testimonia il Vangelo<br />

di Cristo in mezzo a una società<br />

consumistica lontana da Dio. Com’è diversa<br />

la prospettiva del Creatore nella sua opera!<br />

Le suore Clarisse e gli altri Religiosi di<br />

clausura - che, nella vita contemplativa,<br />

scrutano la grandezza di Dio e scoprono anche<br />

la bellezza della creature - possono, con<br />

l’autore sacro, contemplare lo stesso Dio,<br />

estasiato, ammirato dinanzi alla sua opera,<br />

alla sua creatura amata: «Dio vide quanto<br />

aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona!»<br />

(Gn 1,31).


Quando il peccato entrò nel mondo e,<br />

con esso, la morte, la creatura amata di Dio<br />

- pur ferita - non perse totalmente la sua bellezza:<br />

al contrario, ricevette un amore più<br />

grande: “Felice colpa, che meritò di avere<br />

un così grande Redentore!” - proclama la<br />

Chiesa nella notte misteriosa e chiara di Pasqua<br />

(Exultet). È il Cristo risuscitato che cura<br />

le ferite e salva i figli e le figlie di Dio,<br />

salva l’umanità dalla morte, dal peccato e<br />

dalla schiavitù delle passioni. La Pasqua di<br />

Cristo unisce cielo e terra. In questa “Fazenda<br />

da Esperança” si uniscono le preci<br />

delle Clarisse e il lavoro arduo della medicina<br />

e dell’ergoterapia per vincere le prigioni<br />

e rompere le catene delle droghe che fanno<br />

soffrire i figli amati di Dio.<br />

Si ricompone così la bellezza delle creature<br />

che incanta e stupisce il loro Creatore.<br />

Questo è il Padre Onnipotente, l’unico la<br />

cui essenza é l’amore e la cui gloria è l’uomo<br />

vivente, come dice sant’Ireneo. Egli «ha<br />

tanto amato il mondo da dare il suo Figlio»<br />

(Gv 3,16) per riprendere chi è caduto lungo<br />

il cammino, assalito e ferito dai ladri per la<br />

strada da Gerusalemme a Gerico. Sulle strade<br />

del mondo, Gesù “è la mano che il Padre<br />

tende ai peccatori; è il cammino per mezzo<br />

del quale giunge a noi la pace” (anafora eucaristica).<br />

Sì, qui scopriamo che la bellezza<br />

delle creatura e l’amore di Dio sono inseparabili.<br />

Francesco e Chiara di Assisi scoprono<br />

anche questo segreto e propongono ai loro<br />

amati figli e figlie una sola cosa, e molto<br />

semplice: vivere il Vangelo. Questa è la loro<br />

norma di condotta e la loro regola di vita.<br />

Chiara lo espresse molto bene, quando disse<br />

alle sue consorelle: “Abbiate tra di voi,<br />

figlie mie, lo stesso amore con il quale Cristo<br />

vi ha amato” (Testamento).<br />

È in questo amore che Fra Hans le invitò<br />

ad essere le garanti di tutto il lavoro svolto<br />

nella “Fazenda da Esperança”. Con la forza<br />

della preghiera silenziosa, con i digiuni e le<br />

penitenze, le figlie di santa Chiara vivono il<br />

comandamento dell’amore per Dio e per il<br />

prossimo, nel gesto supremo di amare fino<br />

all’estremo.<br />

Ciò significa che non bisogna mai perdere<br />

la speranza! Da qui il nome di quest’opera<br />

di Fra Hans: “Fazenda da Esperança”.<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 227<br />

Bisogna infatti edificare, costruire la speranza,<br />

tessendo la tela di una società che,<br />

nello stendere i fili della vita, perde il vero<br />

senso della speranza. Questa perdita - secondo<br />

san Paolo - è una maledizione che la<br />

persona umana impone a se stessa: «persone<br />

senza cuore» (cfr Rm 1,31).<br />

Carissime Sorelle, siate coloro che proclamano<br />

che «la speranza non delude» (Rm<br />

5,5). Il dolore del Crocifisso, che pervase<br />

l’anima di Maria ai piedi della Croce, consoli<br />

tanti cuori materni e paterni che piangono<br />

di dolore per i loro figli ancora tossicodipendenti.<br />

Annunziate col silenzio oblativo<br />

della preghiera, silenzio eloquente che<br />

il Padre ascolta; annunziate il messaggio<br />

dell’amore che vince il dolore, la droga e la<br />

morte. Annunziate Gesù Cristo, essere<br />

umano come noi, sofferente come noi, che<br />

prese su di sé i nostri peccati per liberarci da<br />

essi!<br />

Fra poco inizieremo la V Conferenza<br />

Generale dell’Episcopato Latino Americano<br />

e dei Caraibi, nel Santuario di Aparecida,<br />

così vicino alla “Fazenda da Esperança”.<br />

Confido anche nelle vostre preghiere,<br />

affinché i nostri popoli abbiano vita in<br />

Gesù Cristo e tutti noi siamo suoi discepoli<br />

e missionari. Supplico Maria - la Madre<br />

Aparecida, la Vergine di Nazaret - che, nella<br />

sequela di Cristo, custodiva tutte le cose<br />

nel suo cuore, che vi custodisce nel silenzio<br />

fecondo della preghiera.<br />

A tutte le Suore di clausura, specialmente<br />

alle Clarisse presenti in quest’Opera, va<br />

la mia benedizione con il mio affetto.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservaotre Romano, 14-15 maggio 2007, 4]<br />

4. Discorso all’Udienza generale del<br />

mercoledì<br />

Piazza San Pietro, 23 maggio 2007<br />

VIAGGIO IN BRASILE:<br />

UN ATTO DI LODE<br />

Cari fratelli e sorelle,<br />

in questa Udienza generale vorrei soffermarmi<br />

sul Viaggio apostolico che ho com-


228<br />

piuto in Brasile, dal 9 al 14 di questo mese.<br />

Dopo due anni di Pontificato, ho avuto finalmente<br />

la gioia di recarmi nell’America<br />

Latina, che tanto amo e dove vive, di fatto,<br />

una gran parte dei cattolici del mondo. La<br />

meta è stata il Brasile, ma ho inteso abbracciare<br />

tutto il grande subcontinente latinoamericano,<br />

anche perché l’evento ecclesiale<br />

che mi ha chiamato là è stato la V Conferenza<br />

Generale dell’Episcopato Latinoamericano<br />

e dei Caraibi. Desidero rinnovare<br />

l’espressione della mia profonda gratitudine<br />

per l’accoglienza ricevuta ai cari fratelli<br />

Vescovi, in particolare a quelli di San Paolo<br />

e di Aparecida. Ringrazio il Presidente<br />

del Brasile e le altre Autorità civili, per la<br />

loro cordiale e generosa collaborazione;<br />

con grande affetto ringrazio il popolo brasiliano<br />

per il calore con cui mi ha accolto –<br />

era veramente grande e commovente - e per<br />

l’attenzione che ha prestato alle mie parole.<br />

Il mio Viaggio ha avuto anzitutto il valore<br />

di un atto di lode a Dio per le “meraviglie”<br />

operate nei popoli dell’America Latina,<br />

per la fede che ha animato la loro vita e<br />

la loro cultura durante più di cinquecento<br />

anni. In questo senso è stato un pellegrinaggio,<br />

che ha avuto il suo culmine nel Santuario<br />

della Madonna Aparecida, Patrona principale<br />

del Brasile. Il tema del rapporto tra<br />

fede e cultura è stato sempre molto a cuore<br />

ai miei venerati Predecessori Paolo VI e<br />

Giovanni Paolo II. Ho voluto riprenderlo<br />

confermando la Chiesa che è in America<br />

Latina e nei Caraibi nel cammino di una fede<br />

che si è fatta e si fa storia vissuta, pietà<br />

popolare, arte, in dialogo con le ricche tradizioni<br />

precolombiane e poi con le molteplici<br />

influenze europee e di altri continenti.<br />

Certo, il ricordo di un passato glorioso non<br />

può ignorare le ombre che accompagnarono<br />

l’opera di evangelizzazione del continente<br />

latinoamericano: non è possibile infatti<br />

dimenticare le sofferenze e le ingiustizie<br />

inflitte dai colonizzatori alle<br />

popolazioni indigene, spesso calpestate nei<br />

loro diritti umani fondamentali. Ma la doverosa<br />

menzione di tali crimini ingiustificabili<br />

- crimini peraltro già allora condannati<br />

da missionari come Bartolomeo de Las Casas<br />

e da teologi come Francesco da Vitoria<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

dell’Università di Salamanca - non deve<br />

impedire di prender atto con gratitudine<br />

dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia<br />

divina tra quelle popolazioni nel corso<br />

di questi secoli. Il Vangelo è diventato così<br />

nel Continente l’elemento portante di una<br />

sintesi dinamica che, con varie sfaccettature<br />

a seconda delle diverse nazioni, esprime<br />

comunque l’identità dei popoli latinoamericani.<br />

Oggi, nell’epoca della globalizzazione,<br />

questa identità cattolica si presenta ancora<br />

come la risposta più adeguata, purché<br />

animata da una seria formazione spirituale<br />

e dai principi della dottrina sociale della<br />

Chiesa.<br />

Il Brasile è un grande Paese che custodisce<br />

valori cristiani profondamente radicati,<br />

ma vive anche enormi problemi sociali ed<br />

economici. Per contribuire alla loro soluzione<br />

la Chiesa deve mobilitare tutte le forze<br />

spirituali e morali delle sue comunità,<br />

cercando opportune convergenze con le altre<br />

energie sane del Paese. Tra gli elementi<br />

positivi sono certo da indicare la creatività e<br />

la fecondità di quella Chiesa, in cui nascono<br />

in continuazione nuovi Movimenti e nuovi<br />

Istituti di vita consacrata. Non meno lodevole<br />

è la dedizione generosa di tanti fedeli<br />

laici, che si dimostrano molto attivi nelle<br />

varie iniziative promosse dalla Chiesa.<br />

Il Brasile è anche un Paese che può offrire<br />

al mondo la testimonianza di un nuovo<br />

modello di sviluppo: la cultura cristiana infatti<br />

può animarvi una “riconciliazione” tra<br />

gli uomini e il creato, a partire dal recupero<br />

della dignità personale nella relazione con<br />

Dio Padre. In questo senso, un esempio eloquente<br />

è la “Fazenda da Esperança”, una<br />

rete di comunità di recupero per giovani che<br />

vogliono uscire dal tunnel tenebroso della<br />

droga. In quella che ho visitato, traendone<br />

una profonda impressione di cui conservo<br />

vivo il ricordo nel cuore, è significativa la<br />

presenza di un monastero di Suore Clarisse.<br />

Questo mi è parso emblematico per il mondo<br />

d’oggi, che ha bisogno di un “recupero”<br />

certamente psicologico e sociale, ma ancor<br />

più profondamente spirituale. Ed emblematica<br />

è stata pure la canonizzazione, celebrata<br />

nella gioia, del primo Santo nativo del<br />

Paese: Fra Antonio di Sant’Anna Galvão.


Questo sacerdote francescano del secolo<br />

XVIII, devotissimo della Vergine Maria,<br />

apostolo dell’Eucaristia e della Confessione,<br />

fu chiamato, ancora vivente, “uomo di<br />

pace e di carità”. La sua testimonianza è<br />

un’ulteriore conferma che la santità è la vera<br />

rivoluzione, che può promuovere l’autentica<br />

riforma della Chiesa e della società.<br />

Nella Cattedrale di San Paolo ho incontrato<br />

i Vescovi del Brasile, la Conferenza<br />

episcopale più numerosa del mondo. Testimoniare<br />

loro il sostegno del Successore di<br />

Pietro era uno degli scopi principali della<br />

mia missione, perché conosco le grandi sfide<br />

che l’annuncio del Vangelo deve affrontare<br />

in quel Paese. Ho incoraggiato i miei<br />

Confratelli a portare avanti e rafforzare<br />

l’impegno della nuova evangelizzazione,<br />

esortandoli a sviluppare in modo capillare e<br />

metodico, la diffusione della Parola di Dio,<br />

affinché la religiosità innata e diffusa delle<br />

popolazioni possa approfondirsi e diventare<br />

fede matura, adesione personale e comunitaria<br />

al Dio di Gesù Cristo. Li ho animati a<br />

recuperare ovunque lo stile della primitiva<br />

comunità cristiana, descritta nel Libro degli<br />

Atti degli Apostoli: assidua nella catechesi,<br />

nella vita sacramentale e nella carità operosa.<br />

Conosco la dedizione di questi fedeli<br />

servitori del Vangelo, che vogliono presentare<br />

senza riduzioni e confusioni, vigilando<br />

sul deposito della fede con discernimento; è<br />

pure loro costante preoccupazione quella di<br />

promuovere lo sviluppo sociale principalmente<br />

mediante la formazione dei laici,<br />

chiamati ad assumere responsabilità nel<br />

campo della politica e dell’economia. Ringrazio<br />

Dio di avermi permesso di approfondire<br />

la comunione con i Vescovi brasiliani,<br />

e continuo a portarli sempre nella mia preghiera.<br />

Altro momento qualificante del Viaggio<br />

è stato senza dubbio l’incontro con i giovani,<br />

speranza non solo per il futuro, ma forza<br />

vitale anche per il presente della Chiesa e<br />

della società. Per questo la veglia animata<br />

da loro a San Paolo del Brasile è stata una<br />

festa della speranza, illuminata dalle parole<br />

di Cristo rivolte al “giovane ricco”, che gli<br />

aveva chiesto: “Maestro, che cosa devo fare<br />

di buono per ottenere la vita eterna?” (Mt<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 229<br />

19,16). Gesù gli indicò prima di tutto “i comandamenti”<br />

come la via della vita, e poi lo<br />

invitò a lasciare tutto per seguirlo. Anche<br />

oggi la Chiesa fa lo stesso: prima di tutto ripropone<br />

i comandamenti, vero cammino di<br />

educazione della libertà al bene personale e<br />

sociale; e soprattutto propone il “primo comandamento”,<br />

quello dell’amore, perché<br />

senza l’amore anche i comandamenti non<br />

possono dare senso pieno alla vita e procurare<br />

la vera felicità. Solo chi incontra in Gesù<br />

l’amore di Dio e si mette su questa via<br />

per praticarlo tra gli uomini, diventa suo discepolo<br />

e missionario. Ho invitato i giovani<br />

ad essere apostoli dei loro coetanei; e per<br />

questo a curare sempre la formazione umana<br />

e spirituale; ad avere grande stima del<br />

matrimonio e del cammino che conduce ad<br />

esso, nella castità e nella responsabilità; ad<br />

essere aperti anche alla chiamata alla vita<br />

consacrata per il Regno di Dio. In sintesi, li<br />

ho incoraggiati a mettere a frutto la grande<br />

“ricchezza” della loro gioventù, per essere<br />

il volto giovane della Chiesa.<br />

Culmine del Viaggio è stata l’inaugurazione<br />

della Quinta Conferenza Generale<br />

dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi,<br />

nel Santuario di Nostra Signora Aparecida.<br />

Il tema di questa grande e importante<br />

assemblea, che si concluderà alla fine del<br />

mese, è “Discepoli e missionari di Gesù<br />

Cristo, affinché i nostri popoli in Lui abbiano<br />

vita – Io sono la via, la Verità e la Vita”.<br />

Il binomio “discepoli e missionari” corrisponde<br />

a quello che il Vangelo di Marco dice<br />

a proposito della chiamata degli Apostoli:<br />

“(Gesù) ne costituì Dodici che stessero<br />

con lui e anche per mandarli a predicare”<br />

(Mc 3,14-15). La parola “discepoli” richiama,<br />

quindi, la dimensione formativa e della<br />

sequela, della comunione e dell’amicizia<br />

con Gesù; il termine “missionari” esprime<br />

il frutto del discepolato, cioè la testimonianza<br />

e la comunicazione dell’esperienza<br />

vissuta, della verità e dell’amore conosciuti<br />

e assimilati. Essere discepoli e missionari<br />

comporta un vincolo stretto con la Parola di<br />

Dio, con l’Eucaristia e gli altri Sacramenti,<br />

il vivere nella Chiesa in ascolto obbediente<br />

dei suoi insegnamenti. Rinnovare con gioia<br />

la volontà di essere discepoli di Gesù, di


230<br />

“stare con Lui”, è la condizione fondamentale<br />

per esserne missionari “ripartendo da Cristo”,<br />

secondo la consegna del Papa Giovanni<br />

Paolo II a tutta la Chiesa dopo il Giubileo<br />

del 2000. Il mio venerato Predecessore ha<br />

sempre insistito su una evangelizzazione<br />

“nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella<br />

sua espressione”, come affermò proprio<br />

parlando all’Assemblea del CELAM, il 9<br />

marzo 1983, ad Haiti (cfr Insegnamenti VI/1<br />

[1983], 698). Con il mio Viaggio apostolico,<br />

ho voluto esortare a proseguire su questa<br />

strada, offrendo come prospettiva unificante<br />

quella dell’Enciclica Deus caritas est, una<br />

prospettiva inseparabilmente teologica e sociale,<br />

riassumibile in questa espressione: è<br />

l’amore che dona la vita. “La presenza di<br />

Dio, l’amicizia col Figlio di Dio incarnato, la<br />

luce della sua Parola, sono sempre condizioni<br />

fondamentali per la presenza ed efficacia<br />

della giustizia e dell’amore nelle nostre società”<br />

(Discorso inaugurale della V Conf.<br />

Gen. dell’Episcopato Latinoamericano e dei<br />

Caraibi, 4: L’Osservatore Romano, 14-15<br />

maggio 2007, p. 14).<br />

Alla materna intercessione della Vergine<br />

Maria, venerata col titolo di Nostra Signora<br />

di Guadalupe quale patrona dell’intera<br />

America Latina, e al nuovo santo brasiliano,<br />

Fra Antonio di Sant’Anna Galvão, affido<br />

i frutti di questo indimenticabile Viaggio<br />

apostolico.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 24 maggio 2007, p. 4)<br />

5. Lettera al Primate di Ingheria, Card.<br />

Péter Erdő, in occasione delle celebrazioni<br />

per l’VIII Centenario della nascita<br />

di santa Elisabetta di Turingia o<br />

d’Ungheria<br />

FIGLIA DELLA CHIESA<br />

OFFRÌ UNA VISIBILE E SIGNIFICA-<br />

TIVA TESTIMONIANZA<br />

DELLA CARITÀ DI CRISTO<br />

Al Venerato Fratello<br />

PÉTER Card. ERDŐ<br />

Arcivescovo degli Strigoni<br />

Primate di Ungheria<br />

Presidente del Consiglio<br />

delle Conferenze Episcopali d’Europa<br />

Con vivo compiacimento ho appreso che<br />

si stanno predisponendo speciali festeggiamenti<br />

per l’VIII centenario della nascita di<br />

santa Elisabetta di Turingia o d’Ungheria,<br />

che ricorre quest’anno. In tale felice circostanza<br />

Le chiedo di rendersi interprete presso<br />

i fedeli d’Ungheria e dell’intera Europa<br />

della mia spirituale partecipazione alle celebrazioni<br />

previste: esse saranno opportuna<br />

occasione per proporre all’intero Popolo di<br />

Dio e specialmente all’Europa la splendida<br />

testimonianza di questa Santa, la cui fama<br />

ha varcato i confini della propria Patria,<br />

coinvolgendo moltissime persone anche<br />

non cristiane in tutto il Continente.<br />

Santa “europea”, Elisabetta nacque in un<br />

contesto sociale di fresca evangelizzazione.<br />

Andrea e Gertrude, genitori di tale autentica<br />

gemma della nuova Ungheria cristiana, si<br />

preoccuparono di formarla alla consapevolezza<br />

della propria dignità di figlia adottiva<br />

di Dio. Elisabetta fece proprio il programma<br />

di Gesù Cristo, Figlio di Dio, che facendosi<br />

uomo, «spogliò se stesso assumendo la condizione<br />

di servo» (Fil 2,7). Grazie all’aiuto<br />

di ottimi maestri, si pose sulle orme di san<br />

Francesco d’Assisi, proponendosi come personale<br />

e ultimo obiettivo quello di conformare<br />

la sua esistenza a quella di Cristo, unico<br />

Redentore dell’uomo.<br />

Chiamata ad essere sposa del Langravio<br />

di Turingia, non cessò di dedicarsi alla cura<br />

dei poveri, nei quali riconosceva le sembianze<br />

del Maestro divino. Seppe unire le<br />

doti di sposa e di madre esemplare all’esercizio<br />

delle virtù evangeliche, apprese alla<br />

scuola del Santo di Assisi. Si rivelò vera figlia<br />

della Chiesa, offrendo una testimonianza<br />

concreta, visibile e significativa della carità<br />

di Cristo. Innumerevoli persone, lungo<br />

il corso dei secoli, hanno seguito il suo<br />

esempio, guardando a lei come a modello di<br />

specchiate virtù cristiane, vissute in modo<br />

radicale nel matrimonio, nella famiglia e<br />

pure nella vedovanza. A lei si sono ispirate<br />

anche personalità politiche, traendone incitamento<br />

a lavorare alla riconciliazione tra i<br />

popoli.


L’anno internazionale elisabettiano, iniziato<br />

a Roma lo scorso 17 novembre, sta recando<br />

nuovi stimoli a meglio comprendere<br />

la spiritualità di questa figlia della Pannonia,<br />

che richiama ancora oggi ai suoi concittadini<br />

e agli abitanti del Continente europeo<br />

l’importanza dei valori imperituri del<br />

Vangelo.<br />

Signor Cardinale, formulo fervidi voti<br />

affinché la conoscenza approfondita della<br />

personalità e dell’opera di Elisabetta di Turingia<br />

possa aiutare a riscoprire con sempre<br />

più viva consapevolezza le radici cristiane<br />

dell’Ungheria e della stessa Europa, spingendo<br />

i responsabili a sviluppare in modo<br />

armonico e rispettoso il dialogo tra la Chiesa<br />

e le società civili, per costruire un mondo<br />

realmente libero e solidale. Possa l’anno internazionale<br />

elisabettiano costituire per gli<br />

Ungheresi, i Tedeschi e per tutti gli Europei<br />

occasione quanto mai propizia per evidenziare<br />

l’eredità cristiana ricevuta dai padri, sì<br />

da continuare ad attingere da quelle radici la<br />

linfa necessaria per un’abbondante fruttificazione<br />

nel nuovo millennio da poco iniziato.<br />

Mentre invoco su tutti la costante protezione<br />

di Maria, Magna Domina Hungarorum,<br />

di santo Stefano e di santa Elisabetta,<br />

imparto a Lei, Signor Cardinale, all’Episcopato,<br />

al clero, ai religiosi e ai fedeli tutti una<br />

speciale Benedizione Apostolica, pegno di<br />

copiosi favori celesti.<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 231<br />

Dal Vaticano, 27 Maggio 2007<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 8 luglio 2007, p. 4]<br />

6. Visita pastorale di Benedetto XVI ad<br />

Assisi in occasione dell’ottavo centenario<br />

della conversione di san Francesco<br />

1. Saluto alle Clarisse<br />

Basilica S. Chiara, 17 giugno 2007<br />

Grazie per questo canto così bello! È un<br />

canto di accompagnamento in attesa dell’arrivo<br />

del Signore. Ma il Signore è sempre<br />

in arrivo. Quindi questo è proprio un canto<br />

di benvenuto per il Signore. Noi stessi stiamo<br />

andando incontro al Signore. Questo incontro<br />

mi fa pensare ad incontri analoghi<br />

nei tempo passati: incontri molto belli, che<br />

sono profondamente iscritti nella mia memoria.<br />

Rivedere questa vita di amore per il<br />

Signore, questa vita di Maria – che sta totalmente<br />

in ascolto del Signore e così in<br />

ascolto della Parola di Dio per l’umanità di<br />

oggi – per me è sempre una grande ispirazione,<br />

un grande incoraggiamento.<br />

Celebriamo 800 anni dalla conversione<br />

di san Francesco. Conversione non è solo<br />

un momento, un attimo della vita: è un cammino.<br />

E voi andate avanti, ci precedete nel<br />

cammino della conversione, in questo cammino<br />

qualche volta anche molto arduo, ma<br />

sempre accompagnato dalle gioie del Signore.<br />

E speriamo che oggi sia un giorno<br />

così, vissuto nella gioia del Signore. Un<br />

giorno in cui il sole di Dio, così ben cantato<br />

da san Francesco, sia realmente anche il nostro<br />

“centro” e ci dia luce nel cuore e nella<br />

nostra vita.<br />

Non sono preparato adesso per dire altre<br />

cose, ma vi ringrazio di cuore per tutto. Assisi<br />

per me è sempre un punto di riferimento<br />

interiore, perché so che è una grande forza<br />

di preghiera, una forza per il Papa nella<br />

sua missione di stare al timone della Nave<br />

di Pietro, della Nave di Cristo. Allora, andiamo<br />

avanti con il Signore! Io prego per<br />

voi e voi pregate per me! Così, nonostante<br />

la distanza esteriore, restiamo profondamente<br />

uniti.<br />

Grazie di nuovo!<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 18-19 giugno 2007, 4]<br />

2. Omelia nella<br />

concelebrazione eucaristica<br />

Piazza Inferiore della Basilica di San Francesco,<br />

17 giugno 2007<br />

FRANCESCO INCARNA<br />

LA VERITÀ «CRISTOLOGICA»<br />

CHE È ALLE RADICI<br />

DELL’ESISTENZA UMANA,<br />

DEL COSMO E DELLA STORIA


232<br />

Cari fratelli e sorelle,<br />

che cosa ci dice oggi il Signore, mentre<br />

celebriamo l’Eucaristia nel suggestivo scenario<br />

di questa piazza, in cui si raccolgono<br />

otto secoli di santità, di devozione, di arte e<br />

di cultura, legati al nome di Francesco di<br />

Assisi? Oggi tutto qui parla di conversione,<br />

come ci ha ricordato Mons. Domenico Sorrentino,<br />

che ringrazio di cuore, per le gentili<br />

parole a me rivolte. Saluto con lui tutta la<br />

Chiesa di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino,<br />

nonché i Pastori delle Chiese dell’Umbria.<br />

Un grato pensiero va al Cardinale<br />

Attilio Nicora, mio Legato per le due Basiliche<br />

papali di questa Città. Un saluto<br />

affettuoso rivolgo ai figli di Francesco, qui<br />

presenti con i loro Ministri generali dei vari<br />

Ordini. Esprimo il mio cordiale ossequio<br />

al Presidente del Consiglio dei Ministri e a<br />

tutte le Autorità civili che hanno voluto<br />

onorarci della loro presenza.<br />

Parlare di conversione, significa andare<br />

al cuore del messaggio cristiano ed insieme<br />

alle radici dell’esistenza umana. La Parola<br />

di Dio appena proclamata ci illumina, mettendoci<br />

davanti agli occhi tre figure di convertiti.<br />

La prima è quella di Davide. Il brano<br />

che lo riguarda, tratto dal secondo libro<br />

di Samuele, ci presenta uno dei colloqui più<br />

drammatici dell’Antico Testamento. Al<br />

centro di questo dialogo c’è un verdetto<br />

bruciante, con cui la Parola di Dio, proferita<br />

dal profeta Natan, mette a nudo un re<br />

giunto all’apice della sua fortuna politica,<br />

ma caduto pure al livello più basso della sua<br />

vita morale. Per cogliere la tensione drammatica<br />

di questo dialogo, occorre tener presente<br />

l’orizzonte storico e teologico in cui<br />

esso si pone. È un orizzonte disegnato dalla<br />

vicenda di amore con cui Dio sceglie<br />

Israele come suo popolo, stabilendo con esso<br />

un’alleanza e preoccupandosi di assicurargli<br />

terra e libertà. Davide è un anello di<br />

questa storia della continua premura di Dio<br />

per il suo popolo. Viene scelto in un momento<br />

difficile e posto a fianco del re Saul,<br />

per diventare poi suo successore. Il disegno<br />

di Dio riguarda anche la sua discendenza,<br />

legata al progetto messianico, che troverà in<br />

Cristo, “figlio di Davide”, la sua piena realizzazione.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

La figura di Davide è così immagine di<br />

grandezza storica e religiosa insieme. Tanto<br />

più contrasta con ciò l’abiezione in cui egli<br />

cade, quando, accecato dalla passione per<br />

Betsabea, la strappa al suo sposo, uno dei<br />

suoi più fedeli guerrieri, e di quest’ultimo<br />

ordina poi freddamente l’assassinio. È cosa<br />

che fa rabbrividire: come può, un eletto di<br />

Dio, cadere tanto in basso? L’uomo è davvero<br />

grandezza e miseria: è grandezza perché<br />

porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto<br />

del suo amore; è miseria perché può<br />

fare cattivo uso della libertà che è il suo<br />

grande privilegio, finendo per mettersi contro<br />

il suo Creatore. Il verdetto di Dio, pronunciato<br />

da Natan su Davide, rischiara le<br />

intime fibre della coscienza, lì dove non<br />

contano gli eserciti, il potere, l’opinione<br />

pubblica, ma dove si è soli con Dio solo.<br />

“Tu sei quell’uomo“: è parola che inchioda<br />

Davide alle sue responsabilità. Profondamente<br />

colpito da questa parola, il re sviluppa<br />

un pentimento sincero e si apre all’offerta<br />

della misericordia. Ecco il cammino della<br />

conversione.<br />

Ad invitarci a questo cammino, accanto<br />

a Davide, si pone oggi Francesco. Da quanto<br />

i biografi narrano dei suoi anni giovanili,<br />

nulla fa pensare a cadute così gravi come<br />

quella imputata all’antico re d’Israele. Ma<br />

lo stesso Francesco, nel Testamento redatto<br />

negli ultimi mesi della sua esistenza, guarda<br />

ai suoi primi venticinque anni come ad un<br />

tempo in cui «era nei peccati» (cfr 2Test 1).<br />

Al di là delle singole manifestazioni, peccato<br />

era il suo concepire e organizzarsi una vita<br />

tutta centrata su di sé, inseguendo vani<br />

sogni di gloria terrena. Non gli mancava,<br />

quando era il “re delle feste” tra i giovani di<br />

Assisi (cfr 2Cel I,3,7), una naturale generosità<br />

d’animo. Ma questa era ancora ben lontana<br />

dall’amore cristiano che si dona senza<br />

riserve. Com’egli stesso ricorda, gli sembrava<br />

amaro vedere i lebbrosi. Il peccato gli<br />

impediva di dominare la ripugnanza fisica<br />

per riconoscere in loro altrettanti fratelli da<br />

amare. La conversione lo portò ad esercitare<br />

misericordia e gli ottenne insieme misericordia.<br />

Servire i lebbrosi, fino a baciarli,<br />

non fu solo un gesto di filantropia, una conversione,<br />

per così dire, “sociale”, ma una


vera esperienza religiosa, comandata dall’iniziativa<br />

della grazia e dall’amore di Dio:<br />

«Il Signore – egli dice – mi condusse tra di<br />

loro» (2Test 2). Fu allora che l’amarezza si<br />

mutò in «dolcezza di anima e di corpo»<br />

(2Test 3). Sì, miei cari fratelli e sorelle, convertirci<br />

all’amore è passare dall’amarezza<br />

alla “dolcezza”, dalla tristezza alla gioia vera.<br />

L’uomo è veramente se stesso, e si realizza<br />

pienamente, nella misura in cui vive<br />

con Dio e di Dio, riconoscendolo e amandolo<br />

nei fratelli.<br />

Nel brano della Lettera ai Galati, emerge<br />

un altro aspetto del cammino di conversione.<br />

A spiegarcelo è un altro grande convertito,<br />

l’apostolo Paolo. Il contesto delle<br />

sue parole è il dibattito in cui la comunità<br />

primitiva si trovò coinvolta: in essa molti<br />

cristiani provenienti dal giudaismo tendevano<br />

a legare la salvezza al compimento<br />

delle opere dell’antica Legge, vanificando<br />

così la novità di Cristo e l’universalità del<br />

suo messaggio. Paolo si erge come testimone<br />

e banditore della grazia. Sulla via di Damasco,<br />

il volto radioso e la voce forte di<br />

Cristo lo avevano strappato al suo zelo violento<br />

di persecutore e avevano acceso in lui<br />

il nuovo zelo del Crocifisso, che riconcilia i<br />

vicini ed i lontani nella sua croce (cfr Ef<br />

2,11-22). Paolo aveva capito che in Cristo<br />

tutta la legge è adempiuta e chi aderisce a<br />

Cristo si unisce a Lui, adempie la legge.<br />

Portare Cristo, e con Cristo l’unico Dio, a<br />

tutte le genti era divenuta la sua missione.<br />

Cristo «infatti è la nostra pace, colui che ha<br />

fatto dei due un popolo solo, abbattendo il<br />

muro della separazione…» (Ef 2,14). La<br />

sua personalissima confessione di amore<br />

esprime nello stesso tempo anche la comune<br />

essenza della vita cristiana: «Questa vita<br />

che vivo nella carne, io la vivo nella fede<br />

del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato<br />

se stesso per me» (Gal 2, 20b). E come si<br />

può rispondere a questo amore, se non abbracciando<br />

Cristo crocifisso, fino a vivere<br />

della sua stessa vita? «Sono stato crocifisso<br />

con Cristo e non sono più io che vivo, ma<br />

Cristo vive in me» (Gal 2, 20a).<br />

Parlando del suo essere crocifisso con<br />

Cristo, San Paolo non solo accenna alla sua<br />

nuova nascita nel battesimo, ma a tutta la<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 233<br />

sua vita a servizio di Cristo. Questo nesso<br />

con la sua vita apostolica appare con chiarezza<br />

nelle parole conclusive della sua difesa<br />

della libertà cristiana alla fine della Lettera<br />

ai Galati: «D’ora innanzi nessuno mi<br />

procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di<br />

Gesù nel mio corpo» (6,17). È la prima volta,<br />

nella storia del cristianesimo, che appare<br />

la parola “stigmate di Gesù”. Nella disputa<br />

sul modo retto di vedere e di vivere il Vangelo,<br />

alla fine, non decidono gli argomenti<br />

del nostro pensiero; decide la realtà della vita,<br />

la comunione vissuta e sofferta con Gesù,<br />

non solo nelle idee o nelle parole, ma fin<br />

nel profondo dell’esistenza, coinvolgendo<br />

anche il corpo, la carne. I lividi ricevuti in<br />

una lunga storia di passione sono la testimonianza<br />

della presenza della croce di Gesù nel<br />

corpo di San Paolo, sono le sue stigmate.<br />

Non è la circoncisione che lo salva: le stigmate<br />

sono la conseguenza del suo battesimo,<br />

l’espressione del suo morire con Gesù<br />

giorno per giorno, il segno sicuro del suo essere<br />

nuova creatura (cfr Gal 6,15). Paolo accenna,<br />

del resto, con l’applicazione della parola<br />

‘stigmate’, all’uso antico di imprimere<br />

sulla pelle dello schiavo il sigillo del suo<br />

proprietario. Il servo era così ‘stigmatizzato’<br />

come proprietà del suo padrone e stava sotto<br />

la sua protezione. Il segno della croce,<br />

iscritto in lunghe passioni sulla pelle di Paolo,<br />

è il suo vanto: lo legittima come vero servo<br />

di Gesù, protetto dall’amore del Signore.<br />

Cari amici, Francesco di Assisi ci riconsegna<br />

oggi tutte queste parole di Paolo, con<br />

la forza della sua testimonianza. Da quando<br />

il volto dei lebbrosi, amati per amore di<br />

Dio, gli fece intuire, in qualche modo, il mistero<br />

della “kenosi“ (cfr Fil 2,7), l’abbassamento<br />

di Dio nella carne del Figlio dell’uomo,<br />

da quando poi la voce del Crocifisso di<br />

San Damiano gli mise in cuore il programma<br />

della sua vita: «Va, Francesco, ripara la<br />

mia casa» (2Cel I,6,10), il suo cammino<br />

non fu che lo sforzo quotidiano di immedesimarsi<br />

con Cristo. Egli si innamorò di Cristo.<br />

Le piaghe del Crocifisso ferirono il suo<br />

cuore, prima di segnare il suo corpo sulla<br />

Verna. Egli poteva veramente dire con Paolo:<br />

«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive<br />

in me».


234<br />

E veniamo al cuore evangelico dell’odierna<br />

Parola di Dio. Gesù stesso, nel brano<br />

appena letto del Vangelo di Luca, ci spiega<br />

il dinamismo dell’autentica conversione,<br />

additandoci come modello la donna peccatrice<br />

riscattata dall’amore. Si deve riconoscere<br />

che questa donna aveva osato tanto. Il<br />

suo modo di porsi di fronte a Gesù, bagnando<br />

di lacrime i suoi piedi e asciugandoli con<br />

i capelli, baciandoli e cospargendoli di olio<br />

profumato, era fatto per scandalizzare chi,<br />

a persone della sua condizione, guardava<br />

con l’occhio impietoso del giudice. Impressiona,<br />

al contrario, la tenerezza con cui Gesù<br />

tratta questa donna, da tanti sfruttata e da<br />

tutti giudicata. Ella ha trovato finalmente in<br />

Gesù un occhio puro, un cuore capace di<br />

amare senza sfruttare. Nello sguardo e nel<br />

cuore di Gesù ella riceve la rivelazione di<br />

Dio-Amore!<br />

A scanso di equivoci, è da notare che la<br />

misericordia di Gesù non si esprime mettendo<br />

tra parentesi la legge morale. Per Gesù,<br />

il bene è bene, il male è male. La misericordia<br />

non cambia i connotati del peccato,<br />

ma lo brucia in un fuoco di amore. Questo<br />

effetto purificante e sanante si realizza se<br />

c’è nell’uomo una corrispondenza di amore,<br />

che implica il riconoscimento della legge<br />

di Dio, il pentimento sincero, il proposito<br />

di una vita nuova. Alla peccatrice del<br />

Vangelo è molto perdonato, perché ha molto<br />

amato. In Gesù Dio viene a donarci amore<br />

e a chiederci amore.<br />

Che cosa è stata, miei cari fratelli e sorelle,<br />

la vita di Francesco convertito se non<br />

un grande atto d’amore? Lo rivelano le sue<br />

preghiere infuocate, ricche di contemplazione<br />

e di lode, il suo tenero abbraccio del<br />

Bimbo divino a Greccio, la sua contemplazione<br />

della passione alla Verna, il suo «vivere<br />

secondo la forma del santo Vangelo»<br />

(2Test 14), la sua scelta della povertà e il<br />

suo cercare Cristo nel volto dei poveri.<br />

È questa sua conversione a Cristo, fino<br />

al desiderio di “trasformarsi” in Lui, diventandone<br />

un’immagine compiuta, che spiega<br />

quel suo tipico vissuto, in virtù del quale<br />

egli ci appare così attuale anche rispetto a<br />

grandi temi del nostro tempo, quali la ricerca<br />

della pace, la salvaguardia della natura,<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

la promozione del dialogo tra tutti gli uomini.<br />

Francesco è un vero maestro in queste<br />

cose. Ma lo è a partire da Cristo. È Cristo,<br />

infatti, «la nostra pace» (cfr Ef 2,14). È Cristo<br />

il principio stesso del cosmo, giacché in<br />

lui tutto è stato fatto (cfr Gv 1,3). È Cristo la<br />

verità divina, l’eterno “Logos“, in cui ogni<br />

“dia-logos“ nel tempo trova il suo ultimo<br />

fondamento. Francesco incarna profondamente<br />

questa verità “cristologica” che è alle<br />

radici dell’esistenza umana, del cosmo,<br />

della storia.<br />

Non posso dimenticare, nell’odierno<br />

contesto, l’iniziativa del mio Predecessore<br />

di santa memoria, Giovanni Paolo II, il quale<br />

volle riunire qui, nel 1986, i rappresentanti<br />

delle confessioni cristiane e delle diverse<br />

religioni del mondo, per un incontro<br />

di preghiera per la pace. Fu un’intuizione<br />

profetica e un momento di grazia, come ho<br />

ribadito alcuni mesi or sono nella mia lettera<br />

al Vescovo di questa Città in occasione<br />

del ventesimo anniversario di quell’evento.<br />

La scelta di celebrare quell’incontro ad Assisi<br />

era suggerita proprio dalla testimonianza<br />

di Francesco come uomo di pace, al quale<br />

tanti guardano con simpatia anche da altre<br />

posizioni culturali e religiose. Al tempo<br />

stesso, la luce del Poverello su quell’iniziativa<br />

era una garanzia di autenticità cristiana,<br />

giacché la sua vita e il suo messaggio poggiano<br />

così visibilmente sulla scelta di Cristo,<br />

da respingere a priori qualunque tentazione<br />

di indifferentismo religioso, che nulla<br />

avrebbe a che vedere con l’autentico<br />

dialogo interreligioso. Lo “spirito di Assisi”,<br />

che da quell’evento continua a diffondersi<br />

nel mondo, si oppone allo spirito di<br />

violenza, all’abuso della religione come<br />

pretesto per la violenza. Assisi ci dice che la<br />

fedeltà alla propria convinzione religiosa, la<br />

fedeltà soprattutto a Cristo crocifisso e risorto<br />

non si esprime in violenza e intolleranza,<br />

ma nel sincero rispetto dell’altro, nel<br />

dialogo, in un annuncio che fa appello alla<br />

libertà e alla ragione, nell’impegno per la<br />

pace e per la riconciliazione. Non potrebbe<br />

essere atteggiamento evangelico, né francescano,<br />

il non riuscire a coniugare l’accoglienza,<br />

il dialogo e il rispetto per tutti con<br />

la certezza di fede che ogni cristiano, al pa-


i del Santo di Assisi, è tenuto a coltivare,<br />

annunciando Cristo come via, verità e vita<br />

dell’uomo (cfr Gv 14,6), unico Salvatore<br />

del mondo.<br />

Francesco di Assisi ottenga a questa<br />

Chiesa particolare, alle Chiese che sono in<br />

Umbria, a tutta la Chiesa che è in Italia, della<br />

quale egli, insieme con Santa Caterina da<br />

Siena, è patrono, ai tanti che nel mondo si<br />

richiamano a lui, la grazia di una autentica e<br />

piena conversione all’amore di Cristo.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 18-19 giugno 2007, pp. 5-6 )<br />

3. Angelus<br />

Piazza Inferiore della Basilica di San Francesco,<br />

17 giugno 2007<br />

TACCIANO LE ARMI<br />

Cari Fratelli e Sorelle!<br />

Otto secoli or sono, difficilmente la città<br />

di Assisi avrebbe potuto immaginare il ruolo<br />

che la Provvidenza le assegnava, un ruolo<br />

che la rende oggi una città così rinomata nel<br />

mondo, un vero “luogo dell’anima”. A darle<br />

questo carattere fu l’evento che qui accadde,<br />

e che le impresse un segno indelebile. Mi riferisco<br />

alla conversione del giovane Francesco,<br />

che dopo venticinque anni di vita mediocre<br />

e sognatrice, improntata alla ricerca di<br />

gioie e successi mondani, si aprì alla grazia,<br />

rientrò in se stesso e gradualmente riconobbe<br />

in Cristo l’ideale della sua vita. Il mio pellegrinaggio<br />

oggi in Assisi vuole richiamare alla<br />

memoria quell’evento per riviverne il significato<br />

e la portata.<br />

Mi sono soffermato con particolare emozione<br />

nella chiesetta di San Damiano, in cui<br />

Francesco ascoltò dal Crocifisso la parola<br />

programmatica: «Va’, Francesco, ripara la<br />

mia casa» (2Cel I,6,10). Era una missione<br />

che iniziava con la piena conversione del suo<br />

cuore, per diventare poi lievito evangelico<br />

gettato a piene mani nella Chiesa e nella società.<br />

A Rivotorto ho visto il luogo dove, secondo<br />

la tradizione, erano relegati quei lebbrosi<br />

ai quali il Santo si avvicinò con misericordia,<br />

cominciando così la sua via di<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 235<br />

penitente, ed anche il Santuario dove è evocata<br />

la povera dimora di Francesco e dei suoi<br />

primi fratelli. Sono passato nella Basilica di<br />

Santa Chiara, la “pianticella” di Francesco, e<br />

oggi pomeriggio, dopo la visita alla Cattedrale<br />

di Assisi, sosterò nella Porziuncola, da<br />

cui Francesco guidò, all’ombra di Maria, i<br />

passi della sua fraternità in espansione, e dove<br />

esalò l’ultimo respiro. Lì incontrerò i giovani,<br />

perché il giovane Francesco, convertito<br />

a Cristo, parli al loro cuore.<br />

In questo momento, dalla Basilica di San<br />

Francesco dove riposano le sue spoglie<br />

mortali, desidero soprattutto fare miei i suoi<br />

accenti di lode: «Altissimo, Onnipotente,<br />

bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e<br />

l’honore et onne benedizione» (Cantico di<br />

Frate Sole 1). Francesco d’Assisi è un grande<br />

educatore della nostra fede e della nostra<br />

lode. Innamorandosi di Gesù Cristo egli incontrò<br />

il volto di Dio-Amore, ne divenne<br />

appassionato cantore, come vero “giullare<br />

di Dio”. Alla luce delle Beatitudini evangeliche<br />

si comprende la mitezza con cui egli<br />

seppe vivere i rapporti con gli altri, presentandosi<br />

a tutti in umiltà e facendosi testimone<br />

e operatore di pace.<br />

Da questa Città della pace desidero inviare<br />

un saluto agli esponenti delle altre<br />

confessioni cristiane e delle altre religioni<br />

che nel 1986 accolsero l’invito del mio venerato<br />

Predecessore a vivere qui, nella patria<br />

di San Francesco, una Giornata Mondiale<br />

di Preghiera per la Pace. Considero<br />

mio dovere lanciare da qui un pressante e<br />

accorato appello affinché cessino tutti i conflitti<br />

armati che insanguinano la terra, tacciano<br />

le armi e dovunque l’odio ceda all’amore,<br />

l’offesa al perdono e la discordia all’unione!<br />

Sentiamo spiritualmente qui<br />

presenti tutti coloro che piangono, soffrono<br />

e muoiono a causa della guerra e delle sue<br />

tragiche conseguenze, in qualunque parte<br />

del mondo. Il nostro pensiero va particolarmente<br />

alla Terra Santa, tanto amata da San<br />

Francesco, all’Iraq, al Libano, all’intero<br />

Medio Oriente. Le popolazioni di quei Paesi<br />

conoscono, ormai da troppo tempo, gli<br />

orrori dei combattimenti, del terrorismo,<br />

della cieca violenza, l’illusione che la forza<br />

possa risolvere i conflitti, il rifiuto di ascol-


236<br />

tare le ragioni dell’altro e di rendergli giustizia.<br />

Solo un dialogo responsabile e sincero,<br />

sostenuto dal generoso sostegno della<br />

Comunità internazionale, potrà mettere fine<br />

a tanto dolore e ridare vita e dignità a<br />

persone, istituzioni e popoli.<br />

Voglia San Francesco, uomo di pace, ottenerci<br />

dal Signore che si moltiplichino coloro<br />

che accettano di farsi “strumenti della<br />

sua pace”, attraverso i mille piccoli atti della<br />

vita quotidiana; che quanti hanno ruoli di<br />

responsabilità siano animati da un amore<br />

appassionato per la pace e da una volontà<br />

indomita di raggiungerla, scegliendo mezzi<br />

adeguati per ottenerla. La Vergine Santa,<br />

che il Poverello amò con cuore tenero e<br />

cantò con accenti ispirati, ci aiuti a scoprire<br />

il segreto della pace nel miracolo d’amore<br />

che si compì nel suo grembo con l’incarnazione<br />

del Figlio di Dio.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 18-19 giugno 2007, p. 6)<br />

4. Saluto alle Suore cappuccine tedesche<br />

Sala Capitolare del Sacro Convento,<br />

17 giugno 2007<br />

Care Sorelle,<br />

quando insieme, il Vescovo Sorrentino<br />

ed io, abbiamo concordato questa visita, ho<br />

detto subito: «Devo incontrare le Cappuccine<br />

bavaresi, le Cappuccine tedesche». Per<br />

me esse fanno profondamente parte di Assisi<br />

ed io serbo così tanti bei ricordi degli<br />

incontri avuti nella loro Casa, prima e dopo<br />

il terremoto, che per me una visita ad Assisi<br />

senza un incontro con le Cappuccine,<br />

quelle tedesche, sarebbe stata un’esperienza<br />

di Assisi solo a metà. Dunque mi rallegro:<br />

stiamo qui insieme, quasi come se fossimo<br />

nel vostro Convento. Sono molto grato<br />

e lieto per il fatto che, secoli fa, la<br />

Provvidenza abbia avviato questo convento,<br />

che esso continui a vivere, che dalla terra<br />

tedesca, in particolare dalla terra bavarese,<br />

giovani ragazze giungano sempre di<br />

nuovo qui e percorrano, in comunione con<br />

san Francesco, la via del Signore: la via della<br />

povertà, della castità, dell’obbedienza,<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

soprattutto la via dell’amore per Cristo e per<br />

la sua Chiesa.<br />

So che pregate molto per me e per tutta la<br />

Chiesa. Sapere che dietro di me ci sono tante<br />

persone oranti, tante care suore che pregano<br />

e sostengono la mia opera dall’interno,<br />

costituisce per me un costante rafforzamento.<br />

Quindi per me è anche un bisogno dire<br />

una parola di ringraziamento per questo.<br />

Quest’anno celebriamo la conversione di san<br />

Francesco. Sappiamo di avere sempre bisogno<br />

di conversione; sappiamo che per tutta la<br />

vita ci troviamo nell’ascesa, spesso faticosa<br />

ma sempre anche bella, di successive conversioni;<br />

sappiamo che, in questo modo,<br />

giorno dopo giorno ci avviciniamo di più al<br />

Signore. San Francesco ci mostra anche come<br />

nella sua vita, a partire da questo primo<br />

profondo incontro con il Crocifisso di «San<br />

Damiano», abbia maturato sempre di più la<br />

comunione con Cristo, fino a diventare una<br />

cosa sola con Lui nell’evento delle stigmate.<br />

Per questo cerchiamo, per questo lottiamo:<br />

per ascoltare sempre meglio la sua voce, perché<br />

essa penetri sempre di più nel nostro<br />

cuore, plasmi sempre di più la nostra vita, cosicché<br />

noi diventiamo dall’interno simili a<br />

Lui e in noi la Chiesa sia viva. Come Maria<br />

nella sua persona era Chiesa vivente, così attraverso<br />

il vostro pregare, credere, sperare ed<br />

amare diventate Chiesa viva e, in questo modo,<br />

una cosa sola con l’unico Signore. Grazie<br />

per tutto. Sono veramente grato al Signore<br />

che ci siamo potuti qui vedere.<br />

Abbiamo anche un piccolo dono. (Dico<br />

naturalmente grazie per i fiori!) Abbiamo<br />

portato un’immagine della Madonna, che<br />

ricorderà la visita, durante la quale ci siamo<br />

incontrati.<br />

Credo di poter ascoltare ancora un canto…<br />

(qui viene eseguito un canto) Grazie!<br />

È un canto che spesso abbiamo intonato nel<br />

seminario di Traunstein e che mi riporta alla<br />

mia prima giovinezza, facendomi così<br />

percepire tutta la gioia per il Signore e per<br />

la Madre di Dio che, come allora ancora<br />

adesso, portiamo nel nostro cuore. Ora posso<br />

impartirvi la mia benedizione.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 18-19 giugno 2007. p. 9]


5. Discorso al Capitolo generale<br />

dei Frati Minori Conventuali<br />

Basilica superiore di san Francesco,<br />

17 giugno 2007<br />

LA «PROFEZIA» DI FRANCESCO<br />

E LE SFIDE DEL NOSTRO TEMPO<br />

Al Rev.mo P. Marco Tasca<br />

Ministro Generale dell’Ordine<br />

dei Frati Minori Conventuali<br />

È con grande gioia che porgo il mio saluto<br />

a Lei, Rev.mo Padre, e a tutti i Frati Minori<br />

Conventuali, convenuti in Assisi per il<br />

199° Capitolo Generale. Sono lieto di farlo<br />

in questa Basilica papale in cui splendide<br />

opere d’arte raccontano le meraviglie di<br />

grazia che il Signore ha compiuto in San<br />

Francesco.<br />

Trovo provvidenziale che ciò avvenga<br />

nel contesto dell’VIII centenario della conversione<br />

di Francesco. Con la mia odierna<br />

Visita, infatti, ho voluto sottolineare il significato<br />

di questo evento, al quale occorre<br />

sempre ritornare, per comprendere Francesco<br />

e il suo messaggio. Egli stesso, quasi a<br />

sintetizzare con una sola parola la sua vicenda<br />

interiore, non trovò concetto più pregnante<br />

di quello di “penitenza”: “Il Signore<br />

dette a me, frate Francesco, di incominciare<br />

a fare penitenza così” (Testamento,1). Egli<br />

dunque si percepì essenzialmente come un<br />

“penitente”, in stato, per così dire, di conversione<br />

permanente. Abbandonandosi all’azione<br />

dello Spirito, Francesco si convertì<br />

sempre più a Cristo, trasformandosi in<br />

un’immagine viva di Lui, sulle vie della povertà,<br />

della carità, della missione.<br />

A voi dunque il compito di testimoniare<br />

con slancio e coerenza il suo messaggio!<br />

Siete chiamati a farlo con quella sintonia<br />

ecclesiale che contraddistinse Francesco<br />

nel suo rapporto con il Vicario di Cristo e<br />

con tutti i Pastori della Chiesa. A tal proposito,<br />

vi sono grato per la pronta obbedienza<br />

con cui, insieme con i Frati Minori, corrispondendo<br />

allo speciale legame di affetto<br />

che da sempre vi lega alla Sede Apostolica,<br />

avete accolto le disposizioni del Motu Proprio<br />

Totius Orbis circa i nuovi rapporti delle<br />

due Basiliche Papali di San Francesco e<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 237<br />

di Santa Maria degli Angeli con questa<br />

Chiesa particolare che al Poverello diede i<br />

natali e che tanta parte ebbe nella sua vita.<br />

Un saluto speciale rivolgo a Lei, Fra<br />

Marco Tasca, che la fiducia dei Confratelli<br />

ha chiamato all’impegnativo compito di<br />

Ministro Generale. Le sia di buon auspicio<br />

anche la ricorrenza dei 750 anni dall’elezione<br />

di San Bonaventura quale ministro dell’Ordine.<br />

Sull’esempio di San Francesco e<br />

di San Bonaventura, insieme con i Definitori<br />

eletti, possa Ella guidare con saggia<br />

prudenza la grande Famiglia dell’Ordine<br />

nella fedeltà alle radici dell’esperienza francescana<br />

e nell’attenzione ai “segni dei tempi”.<br />

L’evento del Capitolo Generale raccoglie<br />

Frati provenienti da tanti paesi e culture<br />

diverse per ascoltarsi e parlarsi vicendevolmente<br />

mediante l’unico linguaggio dello<br />

Spirito, rendendo così viva la memoria della<br />

santità di Francesco. E’, questa, un’occasione<br />

davvero straordinaria per condividere<br />

le “cose meravigliose” che Dio opera anche<br />

oggi attraverso i figli del Poverello sparsi<br />

nel mondo. Auspico pertanto che i Capitolari,<br />

mentre ringraziano Dio per lo sviluppo<br />

dell’Ordine soprattutto nei paesi di missione,<br />

profittino di questo confronto per interrogarsi<br />

su quanto lo Spirito chiede loro per<br />

continuare ad annunciare con passione, sulle<br />

orme del serafico Padre, il Regno di Dio<br />

in questa parte iniziale del terzo millennio<br />

cristiano.<br />

Ho appreso con interesse che, come tema<br />

centrale di riflessione durante i giorni dell’assemblea<br />

capitolare, è stato scelto quello<br />

della formazione per la missione, sottolineando<br />

che tale formazione non è data mai<br />

una volta per tutte, ma è da considerare piuttosto<br />

come un cammino permanente. Si tratta<br />

in effetti di un percorso con molteplici dimensioni,<br />

ma centrato sulla capacità di lasciarsi<br />

plasmare dallo Spirito, per essere<br />

pronti ad andare dovunque Egli chiami. Alla<br />

base non può che esserci l’ascolto della Parola<br />

in un clima di intensa e continua preghiera.<br />

Solo a questa condizione si possono<br />

cogliere le vere necessità degli uomini e delle<br />

donne del nostro tempo, offrendo ad essi<br />

risposte attinte alla sapienza di Dio e annun-


238<br />

ciando quello che si è profondamente sperimentato<br />

nella propria vita.<br />

E’ necessario che la grande Famiglia dei<br />

Frati Minori Conventuali si lasci ancora sospingere<br />

dalla parola che Francesco ascoltò<br />

dal Crocifisso di San Damiano: “Va’e ripara<br />

la mia casa” (2Cel I,6,10). Occorre pertanto<br />

che ogni Frate sia un vero contemplativo,<br />

con gli occhi fissi negli occhi di Cristo. Occorre<br />

che sia capace, come Francesco di<br />

fronte al lebbroso, di vedere il volto di Cristo<br />

nei fratelli che soffrono, portando a tutti l’annuncio<br />

della pace.Aquesto scopo, egli dovrà<br />

far suo il cammino di conformazione al Signore<br />

Gesù che Francesco visse nei vari luoghi-simbolo<br />

del suo itinerario di santità: da<br />

San Damiano a Rivotorto, da Santa Maria<br />

degli Angeli alla Verna.<br />

Sia dunque per ogni figlio di San Francesco<br />

saldo principio quello che il Poverello<br />

esprimeva con le semplici parole: “La<br />

Regola e vita dei frati minori è questa, cioè<br />

osservare il santo Vangelo del Signore nostro<br />

Gesù Cristo” (Rb I,1). A tale proposito,<br />

sono felice di sapere che anche i Minori<br />

Conventuali, insieme con tutta la grande<br />

Famiglia francescana, sono impegnati a rivivere<br />

le tappe che portarono Francesco a<br />

formulare il “propositum vitae” confermato<br />

da Innocenzo III verso l’anno 1209.<br />

Chiamato a vivere “secondo la forma del<br />

santo Vangelo” (Testamento, 14), il Poverello<br />

comprese se stesso interamente alla<br />

luce del Vangelo. Proprio di qui nasce la perenne<br />

attualità della sua testimonianza. La<br />

sua “profezia” insegna a fare del Vangelo il<br />

criterio per affrontare le sfide di ogni tempo,<br />

anche del nostro, resistendo al fascino<br />

ingannevole di mode passeggere, per radicarsi<br />

nel disegno di Dio e discernere così i<br />

veri bisogni degli uomini. Il mio augurio è<br />

che i Frati sappiano accogliere con rinnovato<br />

slancio e coraggio questo “programma”,<br />

fidando nella forza che viene dall’Alto.<br />

Ai Minori Conventuali è chiesto di essere<br />

innanzitutto annunciatori di Cristo: avvicinino<br />

tutti con mitezza e fiducia, in atteggiamento<br />

dialogico, ma sempre offrendo la<br />

testimonianza ardente dell’unico Salvatore.<br />

Siano testimoni della “bellezza” di Dio, che<br />

Francesco seppe cantare contemplando le<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

meraviglie del creato: tra gli stupendi cicli<br />

pittorici che ornano questa Basilica e in<br />

ogni altro angolo di quel meraviglioso tempio<br />

che è la natura, si levi dalle loro labbra<br />

la preghiera che Francesco pronunciò dopo<br />

il mistico rapimento della Verna, e che per<br />

due volte gli fece esclamare: “Tu sei bellezza!”<br />

(Lodi di Dio altissimo, 4.6). Sì, Francesco<br />

è un grande maestro della “via pulchritudinis”.<br />

Sappiano i Frati imitarlo nell’irradiare<br />

la bellezza che salva; lo facciano in<br />

particolare in questa stupenda Basilica, non<br />

solo mediante la fruizione dei tesori d’arte<br />

che vi sono custoditi, ma anche e soprattutto<br />

mediante l’intensità e il decoro della liturgia<br />

e il fervido annuncio del mistero cristiano.<br />

Ai Religiosi capitolari auguro di tornare<br />

alle rispettive comunità recando la freschezza<br />

e l’attualità del messaggio francescano.<br />

A tutti dico: portate ai vostri Confratelli<br />

l’esperienza di fraternità di questi giorni<br />

come luce e forza, capace di illuminare<br />

l’orizzonte non sempre privo di nubi della<br />

vita quotidiana; portate ad ogni persona la<br />

pace ricevuta e donata.<br />

Con il pensiero rivolto alla Vergine Immacolata,<br />

la “Tota pulchra”, ed implorando<br />

l’intercessione di San Francesco e di Santa<br />

Chiara ai quali affido l’esito dei lavori di<br />

questo Capitolo Generale, imparto a Lei,<br />

Rev.mo Padre, ai Religiosi capitolari e a tutti<br />

i membri dell’Ordine, quale pegno di speciale<br />

affetto, l’Apostolica Benedizione.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 18-19 giugno 2007, p. 8]<br />

6. Discorso al clero, ai religiosi<br />

e alle religiose<br />

Cattedrale di San Rufino, 17 giugno 2007<br />

FRANCESCO: UOMO PER GLI ALTRI,<br />

PERCHÉ UOMO DI DIO<br />

Carissimi sacerdoti e diaconi,<br />

religiosi e religiose!<br />

Posso sinceramente dire che ho vivamente<br />

desiderato di incontrarvi in questa<br />

antica Cattedrale, in cui normalmente con


verge, intorno al Vescovo, la Chiesa diocesana.<br />

Dopo essere stato stamattina in mezzo<br />

al Popolo di Dio nelle sue varie componenti<br />

durante la Celebrazione eucaristica<br />

presso la Basilica di San Francesco, mi è<br />

sembrato bello riservare a voi un incontro<br />

particolare, anche in considerazione della<br />

folta presenza di persone consacrate in questa<br />

Diocesi. Ringrazio Mons. Domenico<br />

Sorrentino, Pastore di questa Chiesa, per essersi<br />

fatto interprete dei vostri sentimenti di<br />

comunione e di affetto. E ho sentito l’affetto<br />

anche molto immediatamente. Ringrazio<br />

di cuore. Saluto cordialmente anche il Vescovo<br />

emerito, Mons. Sergio Goretti, che<br />

per anni ha guidato - come abbiamo sentito,<br />

venticinque anni - questa Chiesa, illustre<br />

per tanta storia di santità. Mi ricordo di tanti<br />

incontri belli che abbiamo avuto proprio<br />

qui ad Assisi. Grazie, Eccellenza!<br />

Come sapete, come ha ricordato S.E.<br />

Sorrentino, l’occasione che mi ha portato<br />

oggi ad Assisi è la commemorazione dell’-<br />

VIII centenario della conversione di Francesco.<br />

Anch’io mi sono fatto pellegrino.<br />

Già da studente, poi quando mi preparavo<br />

per una Cattedra ho studiato San Bonaventura,<br />

conseguentemente anche San Francesco.<br />

Ho spiritualmente peregrinato ad Assisi<br />

molto prima di esservi arrivato anche fisicamente.<br />

Così in questo lungo pellegrinaggio<br />

della mia vita sono felice di essere<br />

oggi con voi nella Cattedrale, con voi sacerdoti,<br />

religiosi, religiose. Essendo venuto<br />

sulle orme del Poverello, nel mio parlare<br />

prenderò spunto principalmente da lui. Ma<br />

proprio nel contesto di questa Cattedrale<br />

non posso non ricordare gli altri Santi che<br />

hanno illustrato la vita di questa Chiesa, a<br />

partire dal patrono San Rufino, a cui si uniscono<br />

San Rinaldo e il Beato Angelo. Va da<br />

sé che, accanto a Francesco, c’è Chiara, la<br />

cui casa era proprio nei pressi di questa Cattedrale.<br />

Ho potuto poco fa vedere il battistero<br />

in cui, secondo la tradizione, ricevettero<br />

il Battesimo tanto San Francesco quanto<br />

Santa Chiara, e successivamente San<br />

Gabriele dell’Addolorata.<br />

Questo particolare mi offre lo spunto per<br />

una prima riflessione. Se oggi parliamo della<br />

conversione di Francesco, pensando alla<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 239<br />

radicale scelta di vita che egli fece da giovane,<br />

non possiamo tuttavia dimenticare che la<br />

sua prima “conversione” avvenne nel dono<br />

del Battesimo. La piena risposta che darà da<br />

adulto non sarà che la maturazione del germe<br />

di santità allora ricevuto. È importante<br />

che nella nostra vita e nella proposta pastorale<br />

prendiamo più viva coscienza della dimensione<br />

battesimale della santità. Essa è<br />

dono e compito per tutti i battezzati. A questa<br />

dimensione fece riferimento il mio venerato<br />

e amato Predecessore, nella Lettera<br />

Apostolica Novo millennio ineunte scrivendo:<br />

“Chiedere a un catecumeno: «Vuoi ricevere<br />

il battesimo?» significa al tempo stesso<br />

chiedergli: «Vuoi diventare santo?»“ (n. 31).<br />

I milioni di pellegrini che passano per<br />

queste strade attirati dal carisma di Francesco,<br />

devono essere aiutati a cogliere il nucleo<br />

essenziale della vita cristiana ed a tendere<br />

alla sua “misura alta”, che è appunto la<br />

santità. Non basta che ammirino Francesco:<br />

attraverso di lui devono poter incontrare<br />

Cristo, per confessarlo e amarlo con “fede<br />

dritta, speranza certa e caritade perfetta”<br />

(Preghiera di Francesco davanti al Crocifisso,<br />

1). I cristiani del nostro tempo si ritrovano<br />

sempre più spesso a fronteggiare la<br />

tendenza ad accettare un Cristo diminuito,<br />

ammirato nella sua umanità straordinaria,<br />

ma respinto nel mistero profondo della sua<br />

divinità. Lo stesso Francesco subisce una<br />

sorta di mutilazione, quando lo si tira in gioco<br />

come testimone di valori pur importanti,<br />

apprezzati dall’odierna cultura, ma dimenticando<br />

che la scelta profonda, potremmo<br />

dire il cuore della sua vita, è la scelta di Cristo.<br />

Ad Assisi, c’è bisogno più che mai di<br />

una linea pastorale di alto profilo. Occorre<br />

a tal fine che voi, sacerdoti e diaconi, e voi,<br />

persone di vita consacrata, sentiate fortemente<br />

il privilegio e la responsabilità di vivere<br />

in questo territorio di grazia. È vero<br />

che quanti passano per questa Città, anche<br />

solo dalle sue “pietre” e dalla sua storia ricevono<br />

un benefico messaggio. Parlano<br />

realmente le pietre, ma ciò non esime da<br />

una proposta spirituale robusta, che aiuti<br />

anche ad affrontare le tante seduzioni del<br />

relativismo che caratterizza la cultura del<br />

nostro tempo.


240<br />

Assisi ha il dono di richiamare persone<br />

di tante culture e religioni, in nome di un<br />

dialogo che costituisce un valore irrinunciabile.<br />

Giovanni Paolo II ha legato il suo<br />

nome a questa icona di Assisi come Città<br />

del dialogo e della pace. Ho apprezzato, a<br />

tal proposito, che abbiate voluto onorare la<br />

memoria del suo speciale rapporto con questa<br />

Città anche dedicandogli una sala con<br />

dipinti che lo raffigurano proprio a fianco di<br />

questa Cattedrale. Per Giovanni Paolo II<br />

era chiaro che la vocazione dialogica di Assisi<br />

è legata al messaggio di Francesco, e<br />

deve rimanere ben incardinata sui pilastri<br />

portanti della sua spiritualità. In Francesco<br />

tutto parte da Dio e torna a Dio. Le sue Lodi<br />

di Dio altissimo rivelano un animo costantemente<br />

rapito nel dialogo con la Trinità.<br />

Il suo rapporto con Cristo trova nell’Eucaristia<br />

il luogo più significativo. Lo<br />

stesso amore del prossimo si sviluppa a partire<br />

dall’esperienza e dall’amore di Dio.<br />

Quando, nel Testamento, ricorda il suo andare<br />

incontro ai lebbrosi, quale evento iniziale<br />

della sua conversione, sottolinea che a<br />

quell’abbraccio di misericordia egli fu condotto<br />

da Dio stesso (cfr 2Test 2). Le varie<br />

testimonianze biografiche sono concordi<br />

nel delineare la sua conversione come un<br />

progressivo aprirsi alla Parola che viene<br />

dall’alto. La stessa logica emerge nel suo<br />

chiedere e offrire l’elemosina con la motivazione<br />

dell’amore di Dio (cfr 2Cel 47,77).<br />

Il suo sguardo sulla natura è in realtà una<br />

contemplazione del Creatore nella bellezza<br />

delle creature. Il suo stesso augurio di pace<br />

si modula poi come preghiera, giacché gli<br />

fu rivelata la modalità in cui doveva formularlo:<br />

«Il Signore ti dia la pace» (2Test 23).<br />

Francesco è un uomo per gli altri, perché è<br />

fino in fondo un uomo di Dio. Voler separare,<br />

nel suo messaggio, la dimensione “orizzontale”<br />

da quella “verticale” significa rendere<br />

Francesco irriconoscibile.<br />

A voi, ministri del Vangelo e dell’altare,<br />

a voi, religiosi e religiose, il compito di sviluppare<br />

un annuncio della fede cristiana all’altezza<br />

delle odierne sfide. Avete una<br />

grande storia, e desidero esprimere il mio<br />

apprezzamento per quanto già fate. Se oggi<br />

ritorno ad Assisi da Papa, voi sapete però<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

che non è la prima volta che visito questa<br />

Città e ne ho sempre riportato una bellissima<br />

impressione. Occorre che la vostra tradizione<br />

spirituale e pastorale resti salda nei<br />

suoi valori perenni, e al tempo stesso si rinnovi<br />

per dare una risposta autentica alle<br />

nuove domande. Desidero per questo incoraggiarvi<br />

a seguire con fiducia il piano pastorale<br />

che il vostro Vescovo vi ha proposto.<br />

In esso si additano le grandi ed esigenti prospettive<br />

della comunione, della carità, della<br />

missione, sottolineando che esse affondano<br />

le radici in un’autentica conversione a Cristo.<br />

La lectio divina, la centralità dell’Eucaristia,<br />

la Liturgia delle Ore e l’adorazione<br />

eucaristica, la contemplazione dei misteri di<br />

Cristo nella prospettiva mariana del Rosario,<br />

assicurano quel clima e quella tensione<br />

spirituale, senza cui tutti gli impegni pastorali,<br />

la vita fraterna, lo stesso impegno per i<br />

poveri, rischierebbero di naufragare a causa<br />

delle nostre fragilità e delle nostre stanchezze.<br />

Coraggio, carissimi! A questa Città, a<br />

questa comunità ecclesiale, guarda con particolare<br />

simpatia la Chiesa da tutte le regioni<br />

del mondo. Il nome di Francesco, accompagnato<br />

da quello di Chiara, chiede che<br />

questa Città si distingua per un particolare<br />

slancio missionario. Ma proprio per questo<br />

è anche necessario che questa Chiesa viva<br />

di una intensa esperienza di comunione. Si<br />

pone in tale ottica il Motu Proprio Totius<br />

Orbis, con cui, come ha menzionato il vostro<br />

Vescovo, ho stabilito che le due grandi<br />

Basiliche papali di San Francesco e di Santa<br />

Maria degli Angeli, pur continuando a<br />

godere di un’attenzione speciale della Santa<br />

Sede attraverso il Legato Pontificio, sotto<br />

il profilo pastorale entrassero nella giurisdizione<br />

del Vescovo di questa Chiesa. Sono<br />

davvero lieto di sapere che il nuovo<br />

cammino è iniziato all’insegna di una grande<br />

disponibilità e collaborazione, e sono<br />

certo che sarà ricco di frutti.<br />

Era in realtà un indirizzo ormai maturo<br />

per diverse ragioni. Lo suggeriva il nuovo<br />

respiro che il Concilio Vaticano II ha dato<br />

alla teologia della Chiesa particolare, mostrando<br />

come in essa si esprima il mistero<br />

della Chiesa universale. Le Chiese partico-


lari infatti “sono formate a immagine della<br />

Chiesa universale: in esse e a partire da esse<br />

(in quibus et ex quibus) esiste l’una e unica<br />

Chiesa cattolica” (Cost. Lumen gentium,<br />

23). C’è un mutuo interiore richiamo tra<br />

l’universale e il particolare. Le singole<br />

Chiese, proprio mentre vivono la loro identità<br />

di “porzioni” del Popolo di Dio, esprimono<br />

anche una comunione e una “diaconia”<br />

rispetto alla Chiesa universale sparsa<br />

nel mondo, animata dallo Spirito e servita<br />

dal ministero di unità del Successore di Pietro.<br />

Questa apertura “cattolica” appartiene a<br />

ciascuna Diocesi e segna, in qualche modo,<br />

tutte le dimensioni della sua vita, ma si accentua<br />

quando una Chiesa dispone di un carisma<br />

che attrae ed opera oltre i confini di<br />

essa. E come negare che tale sia il carisma<br />

di Francesco e del suo messaggio? I tanti<br />

pellegrini che vengono ad Assisi stimolano<br />

questa Chiesa ad andare oltre se stessa.<br />

D’altra parte, è incontestabile che Francesco<br />

abbia con la sua Città un rapporto speciale.<br />

Assisi in certo modo fa corpo con il<br />

cammino di santità di questo suo grande figlio.<br />

Lo dimostra il mio stesso odierno pellegrinaggio,<br />

che mi vede toccare tanti luoghi,<br />

certo non tutti, della vicenda di Francesco<br />

in questa Città. Mi piace poi anche<br />

sottolineare che la spiritualità di Francesco<br />

di Assisi è di aiuto sia per cogliere l’universalità<br />

della Chiesa, che egli espresse nella<br />

particolare devozione per il Vicario di Cristo,<br />

sia per cogliere il valore della Chiesa<br />

particolare, dato che forte e filiale fu il suo<br />

legame con il Vescovo di Assisi. Occorre riscoprire<br />

il valore non solo biografico, ma<br />

“ecclesiologico”, di quell’incontro del giovane<br />

Francesco con il Vescovo Guido, al<br />

cui discernimento e nelle cui mani consegnò,<br />

spogliandosi di tutto, la sua scelta di<br />

vita per Cristo (cfr 1Cel I,6,14-15).<br />

L’opportunità di un assetto unitario quale<br />

è stato assicurato dal Motu Proprio era<br />

anche consigliata dal bisogno di un’azione<br />

pastorale più coordinata ed efficace. Dal<br />

Concilio Vaticano II e dal successivo Magistero<br />

è stata sottolineata la necessità che le<br />

persone e le comunità di vita consacrata,<br />

anche di diritto pontificio, si inseriscano in<br />

modo organico, in conformità alle loro Co-<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 241<br />

stituzioni e alle leggi della Chiesa, nella vita<br />

della Chiesa particolare (cfr Decr. Christus<br />

Dominus, 33-35; CIC 678-680). Tali<br />

comunità, se hanno diritto di aspettarsi accoglienza<br />

e rispetto per il proprio carisma,<br />

devono tuttavia evitare di vivere come “isole”,<br />

ma integrarsi con convinzione e generosità<br />

nel servizio e nel piano pastorale<br />

adottato dal Vescovo per tutta la comunità<br />

diocesana.<br />

Rivolgo un pensiero speciale a voi, carissimi<br />

sacerdoti, impegnati ogni giorno, insieme<br />

con i diaconi, al servizio del Popolo<br />

di Dio. Il vostro entusiasmo, la vostra comunione,<br />

la vostra vita di preghiera e il vostro<br />

ministero generoso, sono indispensabili.<br />

Può capitare di sperimentare qualche<br />

stanchezza o paura di fronte alle nuove esigenze<br />

e alle nuove difficoltà, ma dobbiamo<br />

aver fiducia che il Signore ci darà la forza<br />

necessaria per attuare quanto ci chiede. Egli<br />

- preghiamo e siamo sicuri - non lascerà<br />

mancare le vocazioni, se le imploriamo con<br />

la preghiera e insieme ci preoccupiamo di<br />

cercarle e custodirle con una pastorale giovanile<br />

e vocazionale ricca di ardore e di inventiva,<br />

capace di mostrare la bellezza del<br />

ministero sacerdotale. Saluto volentieri, in<br />

questo contesto, anche i superiori e gli alunni<br />

del Pontificio Seminario Regionale Umbro.<br />

Voi, persone consacrate, date ragione<br />

con la vostra vita della speranza che avete<br />

riposto in Cristo. Per questa Chiesa costituite<br />

una ricchezza grande, sia nell’ambito<br />

della pastorale parrocchiale sia a vantaggio<br />

dei tanti pellegrini, che spesso vengono a<br />

chiedervi ospitalità, aspettandosi anche una<br />

testimonianza spirituale. In particolare, voi<br />

claustrali, sappiate tenere alta la fiaccola<br />

della contemplazione. A ciascuna di voi desidero<br />

ripetere le parole che Santa Chiara<br />

scriveva in una lettera ad Agnese di Boemia,<br />

chiedendole di fare di Cristo il suo<br />

“specchio”: «Guarda ogni giorno questo<br />

specchio, o regina sposa di Gesù Cristo, e in<br />

esso scruta continuamente il tuo volto…»<br />

(4LAg 15). La vostra vita di nascondimento<br />

e di preghiera non vi sottrae al dinamismo<br />

missionario della Chiesa, al contrario vi pone<br />

nel suo cuore. Più sono alte le sfide apo-


242<br />

stoliche, più c’è bisogno del vostro carisma.<br />

Siate segni dell’amore di Cristo, a cui possano<br />

guardare tutti gli altri fratelli e sorelle<br />

esposti alle fatiche della vita apostolica e<br />

dell’impegno laicale nel mondo.<br />

Nel confermarvi il mio affetto pieno di<br />

fiducia e nell’affidarvi all’intercessione<br />

della Beata Vergine Maria e dei vostri Santi,<br />

a cominciare da Francesco e Chiara, a<br />

tutti imparto una speciale Benedizione<br />

Apostolica.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 18-19 giugno 2007, 10-11]<br />

7. Discorso ai giovani<br />

Santa Maria degli Angeli, Piazzale,<br />

17 giugno 2007<br />

FRANCESCO,<br />

VERO INNAMORATO DI CRISTO<br />

Carissimi giovani,<br />

grazie per la vostra accoglienza, così calorosa,<br />

sento in voi la fede, sento la gioia di<br />

essere cristiani cattolici. Grazie per le parole<br />

affettuose e per le importanti domande<br />

che i vostri due rappresentanti mi hanno rivolto.<br />

Spero di dire qualcosa nel corso di<br />

questo incontro su queste domande che sono<br />

domande della vita; quindi, non posso<br />

dare adesso una risposta esauriente, ma cerco<br />

di dire qualcosa, ma soprattutto, saluto<br />

tutti voi, giovani di questa Diocesi di Assisi-Nocera<br />

Umbra-Gualdo Tadino, con il vostro<br />

Vescovo, Mons. Domenico Sorrentino.<br />

Saluto voi, giovani, di tutte le diocesi dell’Umbria,<br />

qui convenuti con i vostri Pastori.<br />

Saluto naturalmente anche voi, giovani<br />

venuti da altre regioni d’Italia, accompagnati<br />

dai vostri animatori francescani. Un<br />

cordiale saluto rivolgo al Cardinale Attilio<br />

Nicora, mio Legato per le Basiliche papali<br />

di Assisi, e ai Ministri Generali dei vari Ordini<br />

francescani.<br />

Ci accoglie qui, con Francesco, il cuore<br />

della Madre, la “Vergine fatta Chiesa”, come<br />

egli ama invocarla (cfr Saluto alla Beata<br />

Vergine Maria, 1). Francesco aveva per<br />

la chiesetta della Porziuncola, custodita in<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

questa Basilica di Santa Maria degli Angeli,<br />

un affetto speciale. Essa fu tra le chiese<br />

che egli si diede a riparare nei primi anni<br />

della sua conversione e dove ascoltò e meditò<br />

il Vangelo della missione (cfr 1Cel<br />

I,9,22). Dopo i primi passi di Rivotorto, fu<br />

qui che egli pose il “quartier generale” dell’Ordine,<br />

dove i frati potessero raccogliersi<br />

quasi come nel grembo materno, per rigenerarsi<br />

e ripartire pieni di slancio apostolico.<br />

Qui ottenne per tutti una sorgente di misericordia<br />

nell’esperienza del “grande perdono”,<br />

del quale tutti abbiamo sempre<br />

bisogno. Qui infine visse il suo incontro con<br />

“sorella morte”.<br />

Cari giovani, voi sapete che il motivo<br />

che mi ha portato ad Assisi è stato il desiderio<br />

di rivivere il cammino interiore di Francesco,<br />

in occasione dell’VIII centenario<br />

della sua conversione. Questo momento del<br />

mio pellegrinaggio ha un significato particolare.<br />

L’ho pensato questo momento come<br />

culmine della mia giornata. San Francesco<br />

parla a tutti, ma so che ha proprio per voi<br />

giovani un’attrazione speciale. Me lo conferma<br />

la vostra presenza così numerosa, come<br />

anche gli interrogativi che mi avete posto.<br />

La sua conversione avvenne quando era<br />

nel pieno della sua vitalità, delle sue esperienze,<br />

dei suoi sogni. Aveva trascorso venticinque<br />

anni senza venire a capo del senso<br />

della vita. Pochi mesi prima di morire, ricorderà<br />

quel periodo come il tempo in cui<br />

“era nei peccati” (cfr. 2Test 1).<br />

A che cosa pensava, Francesco, parlando<br />

di peccati? Stando alle biografie, ciascuna<br />

delle quali ha un suo taglio, non è facile determinarlo.<br />

Un efficace ritratto del suo modo<br />

di vivere si trova nella Leggenda dei tre<br />

compagni, dove si legge: «Francesco era<br />

tanto più allegro e generoso, dedito ai giochi<br />

e ai canti, girovagava per la città di Assisi<br />

giorno e notte con amici del suo stampo,<br />

tanto generoso nello spendere da dissipare<br />

in pranzi e altre cose tutto quello che<br />

poteva avere o guadagnare» (3Comp 1,2).<br />

Di quanti ragazzi anche ai nostri giorni non<br />

si potrebbe dire qualcosa di simile? Oggi<br />

poi c’è la possibilità di andare a divertirsi<br />

ben oltre la propria città. Le iniziative di<br />

svago durante i week-end raccolgono tanti


giovani. Si può “girovagare” anche virtualmente<br />

“navigando” in internet, cercando<br />

informazioni o contatti di ogni tipo. Purtroppo<br />

non mancano – ed anzi sono tanti,<br />

troppi! – i giovani che cercano paesaggi<br />

mentali tanto fatui quanto distruttivi nei paradisi<br />

artificiali della droga. Come negare<br />

che sono molti i ragazzi, e non ragazzi, tentati<br />

di seguire da vicino la vita del giovane<br />

Francesco, prima della sua conversione?<br />

Sotto quel modo di vivere c’era il desiderio<br />

di felicità che abita ogni cuore umano. Ma<br />

poteva quella vita dare la gioia vera? Francesco<br />

certo non la trovò. Voi stessi, cari giovani,<br />

potete fare questa verifica a partire<br />

dalla vostra esperienza. La verità è che le<br />

cose finite possono dare barlumi di gioia,<br />

ma solo l’Infinito può riempire il cuore. Lo<br />

ha detto un altro grande convertito, Sant’Agostino:<br />

“Ci hai fatti per te, o Signore, e il<br />

nostro cuore è inquieto finché non riposa in<br />

te” (Confess. 1,1).<br />

Sempre lo stesso testo biografico ci riferisce<br />

che Francesco era piuttosto vanitoso.<br />

Gli piaceva farsi confezionare abiti sontuosi<br />

e andava alla ricerca dell’originalità (cfr<br />

3Comp 1,2). Nella vanità, nella ricerca dell’originalità,<br />

c’è qualcosa da cui tutti siamo<br />

in qualche modo toccati. Oggi si suol parlare<br />

di “cura dell’immagine”, o di “ricerca<br />

dell’immagine”. Per poter avere un minimo<br />

di successo, abbiamo bisogno di accreditarci<br />

agli occhi altrui con qualcosa di inedito,<br />

di originale. In certa misura, questo può<br />

esprimere un innocente desiderio di essere<br />

ben accolti. Ma spesso vi si insinua l’orgoglio,<br />

la ricerca smodata di noi stessi, l’egoismo<br />

e la voglia di sopraffazione. In realtà,<br />

centrare la vita su se stessi è una trappola<br />

mortale: noi possiamo essere noi stessi solo<br />

se ci apriamo nell’amore, amando Dio e i<br />

nostri fratelli.<br />

Un aspetto che impressionava i contemporanei<br />

di Francesco era anche la sua ambizione,<br />

la sua sete di gloria e di avventura. Fu<br />

questo a portarlo sul campo di battaglia, facendolo<br />

finire prigioniero per un anno a Perugia.<br />

La stessa sete di gloria, una volta libero,<br />

lo avrebbe portato nelle Puglie, in una<br />

nuova spedizione militare, ma proprio in<br />

questa circostanza, a Spoleto, il Signore si<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 243<br />

fece presente al suo cuore, lo indusse a tornare<br />

sui suoi passi, e a mettersi seriamente<br />

in ascolto della sua Parola. È interessante<br />

annotare come il Signore abbia preso Francesco<br />

per il suo verso, quello della voglia di<br />

affermarsi, per additargli la strada di<br />

un’ambizione santa, proiettata sull’infinito:<br />

«Chi può esserti più utile: il padrone o il<br />

servo?» (3Comp 2,6), fu la domanda che<br />

egli sentì risuonare nel suo cuore. È come<br />

dire: perché accontentarti di stare alle dipendenze<br />

degli uomini, quando c’è un Dio<br />

pronto ad accoglierti nella sua casa, al suo<br />

servizio regale?<br />

Cari giovani, mi avete ricordato alcuni<br />

problemi della condizione giovanile, della<br />

vostra difficoltà a costruirvi un futuro, e soprattutto<br />

della fatica a discernere la verità.<br />

Nel racconto della passione di Cristo troviamo<br />

la domanda di Pilato: «Che cos’è la<br />

verità?» (Gv 18,38). E’ la domanda di uno<br />

scettico che dice: “Ma tu dici di essere la<br />

verità, ma che cosa è verità?” E così essendo<br />

irriconoscibile la verità, Pilato lascia intendere:<br />

facciamo secondo quanto è più<br />

pratico, ha più successo, e non cercando la<br />

verità. Condanna poi Gesù a morte, perché<br />

segue il pragmatismo, il successo, la sua<br />

propria fortuna. Anche oggi, tanti dicono:<br />

«ma che cosa è la verità? Possiamo trovarne<br />

frammenti, ma la verità come potremmo<br />

trovarla?» È realmente arduo credere che<br />

questa sia la verità: Gesù Cristo, la Vera Vita,<br />

la bussola della nostra vita. E tuttavia, se<br />

cominciamo, come è una grande tentazione,<br />

a vivere solo secondo le possibilità del momento,<br />

senza verità, veramente perdiamo il<br />

criterio e perdiamo anche il fondamento<br />

della pace comune che può essere solo la<br />

verità. E questa verità è Cristo. La verità di<br />

Cristo si è verificata nella vita dei santi di<br />

tutti i secoli. I santi sono la grande traccia di<br />

luce nella storia che attesta: questa è la vita,<br />

questo è il cammino, questa è la verità. Perciò,<br />

abbiamo il coraggio di dire sì a Gesù<br />

Cristo: “La sua verità è verificata nella vita<br />

di tanti santi. Ti seguiamo!” Cari giovani,<br />

venendo dalla Basilica del Sacro Convento,<br />

qui, ho pensato che parlare quasi un’ora da<br />

solo, forse non è bene. Perciò, penso sarebbe<br />

adesso il momento per una pausa, per un


244<br />

canto. So che avete fatto tanti canti, forse<br />

posso sentire un canto vostro in questo momento.<br />

Allora, abbiamo sentito ripetere nel<br />

canto che san Francesco ha sentito la voce.<br />

Ha sentito nel suo cuore la voce di Cristo, e<br />

che cosa succede? Succede che capisce che<br />

deve mettersi al servizio dei fratelli, soprattutto<br />

dei più sofferenti. Questa è la conseguenza<br />

di questo primo incontro con la voce<br />

di Cristo. Questa mattina, passando per<br />

Rivotorto, ho dato uno sguardo al luogo in<br />

cui, secondo la tradizione, erano raccolti i<br />

lebbrosi: gli ultimi, gli emarginati, nei confronti<br />

dei quali Francesco provava un irresistibile<br />

senso di ribrezzo. Toccato dalla grazia,<br />

egli aprì loro il suo cuore. E lo fece non<br />

solo attraverso un pietoso gesto di elemosina,<br />

sarebbe troppo poco, ma baciandoli e<br />

servendoli. Egli stesso confessa che quanto<br />

prima gli risultava amaro, divenne per lui<br />

«dolcezza di anima e di corpo» (2Test 3).<br />

La grazia quindi comincia a plasmare<br />

Francesco. Egli diventò sempre più capace<br />

di fissare il suo sguardo sul volto di Cristo e<br />

di ascoltarne la voce. Fu a quel punto che il<br />

Crocifisso di San Damiano gli rivolse la parola<br />

chiamandolo a un’ardita missione: «Va’,<br />

Francesco, ripara la mia casa che, come vedi,<br />

è tutta in rovina» (2Cel I,6,10). Sostando<br />

questa mattina a San Damiano, e poi nella<br />

Basilica di Santa Chiara, dove si conserva il<br />

Crocifisso originale che parlò a Francesco,<br />

ho fissato anch’io i miei occhi in quegli occhi<br />

di Cristo. È l’immagine del Cristo Crocifisso–Risorto,<br />

vita della Chiesa, che parla<br />

anche in noi se siamo attenti, come duemila<br />

anni fa parlò ai suoi apostoli e ottocento anni<br />

fa parlò a Francesco. La Chiesa vive continuamente<br />

di questo incontro.<br />

Sì, cari giovani: lasciamoci incontrare<br />

da Cristo! Fidiamoci di Lui, ascoltiamo la<br />

sua Parola. In Lui non c’è soltanto un essere<br />

umano affascinante. Certo, egli è pienamente<br />

uomo, e in tutto simile a noi, tranne<br />

che nel peccato (cfr Eb 4,15). Ma è anche<br />

molto di più: Dio è fatto uomo in Lui e pertanto<br />

è l’unico Salvatore, come dice il suo<br />

stesso nome: Gesù, ossia “Dio salva”. Ad<br />

Assisi si viene per apprendere da San Francesco<br />

il segreto per riconoscere Gesù Cristo<br />

e fare esperienza di Lui. Ecco che cosa sen-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

tiva Francesco per Gesù, stando a ciò che<br />

narra il suo primo biografo: «Gesù portava<br />

sempre nel cuore. Gesù sulle labbra, Gesù<br />

nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle<br />

mani, Gesù in tutte le altre membra…<br />

Anzi, trovandosi molte volte in viaggio e<br />

meditando o cantando Gesù, scordava di essere<br />

in viaggio e si fermava a invitare tutte<br />

le creature alla lode di Gesù» (1Cel II,<br />

9,115). Così vediamo che la comunione con<br />

Gesù apre anche il cuore e gli occhi per il<br />

creato.<br />

Francesco, insomma, era un vero innamorato<br />

di Gesù. Lo incontrava nella Parola<br />

di Dio, nei fratelli, nella natura, ma soprattutto<br />

nella sua presenza eucaristica. Scriveva<br />

a tal proposito nel Testamento: «Dello<br />

stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo<br />

corporalmente, in questo mondo, se non<br />

il santissimo corpo e il santissimo sangue<br />

suo» (2Test 10). Il Natale di Greccio esprime<br />

il bisogno di contemplarlo nella sua tenera<br />

umanità di bimbo (cfr 1Cel I,30,85-<br />

86). L’esperienza della Verna, dove riceve<br />

le stimmate, mostra a quale grado di intimità<br />

egli fosse arrivato nel rapporto con<br />

Cristo crocifisso. Egli poteva realmente dire<br />

con Paolo: «Per me vivere è Cristo» (Fil<br />

1,21). Se si spoglia di tutto e sceglie la povertà,<br />

il motivo di tutto questo è Cristo, e<br />

solo Cristo. Gesù è il suo tutto: e gli basta!<br />

Proprio perché di Cristo, Francesco è anche<br />

uomo della Chiesa. Dal Crocifisso di<br />

San Damiano aveva avuto l’indicazione di<br />

riparare la casa di Cristo, che è appunto la<br />

Chiesa. Tra Cristo e la Chiesa c’è un rapporto<br />

intimo e indissolubile. Essere chiamato<br />

a ripararla implicava, certo, nella missione<br />

di Francesco, qualcosa di proprio e di<br />

originale. Al tempo stesso, quel compito<br />

null’altro era, in fondo, che la responsabilità<br />

attribuita da Cristo ad ogni battezzato. E<br />

anche ad ognuno di noi dice: «Và, e ripara<br />

la mia casa». Noi tutti siamo chiamati a riparare<br />

in ogni generazione di nuovo la casa<br />

di Cristo, la Chiesa. E solo facendo così vive<br />

la Chiesa e diventa bella. E come sappiamo,<br />

ci sono tanti modi di riparare, di edificare,<br />

di costruire la casa di Dio, la Chiesa.<br />

Si edifica poi attraverso le più diverse vocazioni,<br />

da quella laicale e familiare, alla vita


di speciale consacrazione, alla vocazione<br />

sacerdotale.<br />

Una parola, a questo punto, desidero<br />

spendere proprio su quest’ultima vocazione.<br />

Francesco, che fu diacono, non sacerdote<br />

(cfr 1Cel I,30,86), nutriva per i sacerdoti<br />

una venerazione grande. Pur sapendo che<br />

anche nei ministri di Dio c’è tanta povertà e<br />

fragilità, li vedeva come ministri del Corpo<br />

di Cristo, e ciò bastava a far scaturire in lui<br />

un senso di amore, di riverenza e di obbedienza<br />

(cfr 2Test 6-10). Il suo amore per i<br />

sacerdoti è un invito a riscoprire la bellezza<br />

di questa vocazione. Essa è vitale per il popolo<br />

di Dio. Cari giovani, circondate di<br />

amore e gratitudine i vostri sacerdoti. Se il<br />

Signore dovesse chiamare qualcuno di voi<br />

a questo grande ministero, come anche a<br />

qualche forma di vita consacrata, non esitate<br />

a dire il vostro sì. Sì non è facile, ma è<br />

bello essere ministri del Signore, è bello<br />

spendere la vita per Lui!<br />

Affetto veramente filiale il giovane<br />

Francesco sentì nei confronti del suo Vescovo,<br />

e fu nelle sue mani che, spogliandosi<br />

di tutto, fece la professione di una vita ormai<br />

totalmente consacrata al Signore (cfr<br />

1Cel I,6,15). Sentì in modo speciale la missione<br />

del Vicario di Cristo, al quale sottopose<br />

la sua Regola e affidò il suo Ordine. Se<br />

i Papi hanno mostrato tanto affetto ad Assisi,<br />

lungo la storia, questo in certo senso è un<br />

ricambiare l’affetto che Francesco ha avuto<br />

per il Papa. Io sono felice, carissimi giovani,<br />

di essere qui, sulla scia dei miei Predecessori,<br />

e in particolare dell’amico, dell’amato<br />

Papa Giovanni Paolo II.<br />

Come a cerchi concentrici, l’amore di<br />

Francesco per Gesù si dilata non solo sulla<br />

Chiesa ma su tutte le cose, viste in Cristo e<br />

per Cristo. Nasce di qui il Cantico delle<br />

Creature, in cui l’occhio riposa nello splendore<br />

del Creato: da fratello sole a sorella luna,<br />

da sorella acqua a frate fuoco. Il suo<br />

sguardo interiore è diventato così puro e penetrante<br />

da scorgere la bellezza del Creatore<br />

nella bellezza delle creature. Il Cantico di<br />

frate sole, prima di essere un’altissima pagina<br />

di poesia e un implicito invito al rispetto<br />

del creato, è una preghiera, una lode<br />

rivolta al Signore, al Creatore di tutto.<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 245<br />

All’insegna della preghiera è da vedere<br />

anche l’impegno di Francesco per la pace.<br />

Questo aspetto della sua vita è di grande attualità,<br />

in un mondo che di pace ha tanto bisogno<br />

e non riesce a trovarne la via. Francesco<br />

fu un uomo di pace e un operatore di<br />

pace. Lo mostrò anche nella mitezza con<br />

cui si pose, senza tuttavia mai tacere la sua<br />

fede, di fronte ad uomini di altre fedi, come<br />

dimostra il suo incontro con il Sultano (cfr<br />

1Cel I,20,57). Se oggi il dialogo interreligioso,<br />

specialmente dopo il Concilio Vaticano<br />

II, è diventato patrimonio comune e irrinunciabile<br />

della sensibilità cristiana, Francesco<br />

può aiutarci a dialogare autenticamente,<br />

senza cadere in un atteggiamento<br />

di indifferenza nei confronti della verità<br />

o nell’attenuazione del nostro annuncio cristiano.<br />

Il suo essere uomo di pace, di tolleranza,<br />

di dialogo, nasce sempre dall’esperienza<br />

di Dio-Amore. Il suo saluto di pace<br />

è, non a caso, una preghiera: «Il Signore ti<br />

dia la pace» (2Test 23).<br />

Cari giovani, la vostra numerosa presenza<br />

qui dice quanto la figura di Francesco<br />

parli al vostro cuore. Io volentieri vi riconsegno<br />

il suo messaggio, ma soprattutto la<br />

sua vita e la sua testimonianza. È tempo di<br />

giovani che, come Francesco, facciano sul<br />

serio e sappiano entrare in un rapporto personale<br />

con Gesù. È tempo di guardare alla<br />

storia di questo terzo millennio da poco iniziato<br />

come a una storia che ha più che mai<br />

bisogno di essere lievitata dal Vangelo.<br />

Faccio ancora una volta mio l’invito che<br />

il mio amato Predecessore, Giovanni Paolo<br />

II, amava sempre rivolgere, specialmente ai<br />

giovani: “Aprite le porte a Cristo”. Apritele<br />

come fece Francesco, senza paura, senza<br />

calcoli, senza misura. Siate, cari giovani, la<br />

mia gioia, come lo siete stati di Giovanni<br />

Paolo II. Da questa Basilica dedicata a Santa<br />

Maria degli Angeli vi do appuntamento<br />

alla Santa Casa di Loreto, ai primi di settembre,<br />

per l’Agorà dei giovani italiani.<br />

A voi tutti la mia benedizione. Grazie per<br />

tutto, per la vostra presenza, per la vostra<br />

preghiera.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 18-19 giugno 2007, pp. 12-13]


246<br />

7. Messaggio per la XXIII Giornata<br />

Mondiale della Gioventù<br />

SOLO CRISTO PUÒ COLMARE<br />

LE ASPIRAZIONI DEL CUORE<br />

DELL’UOMO<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

«Avrete forza dallo Spirito Santo<br />

che scenderà su di voi<br />

e mi sarete testimoni» (At 1,8)<br />

Cari giovani!<br />

1. La XXIII Giornata Mondiale<br />

della Gioventù<br />

Ricordo sempre con grande gioia i vari<br />

momenti trascorsi insieme a Colonia, nell’agosto<br />

2005. Alla fine di quell’indimenticabile<br />

manifestazione di fede e di entusiasmo,<br />

che resta impressa nel mio spirito e nel<br />

mio cuore, vi ho dato appuntamento per il<br />

prossimo incontro che si terrà a Sydney, nel<br />

2008. Sarà la XXIII Giornata Mondiale della<br />

Gioventù ed avrà come tema: «Avrete<br />

forza dallo Spirito Santo che scenderà su di<br />

voi e mi sarete testimoni» (At 1,8). Il filo<br />

conduttore della preparazione spirituale all’appuntamento<br />

di Sydney è lo Spirito Santo<br />

e la missione. Se nel 2006 ci siamo soffermati<br />

a meditare sullo Spirito Santo come<br />

Spirito di verità, nel 2007 cerchiamo di scoprirlo<br />

più profondamente quale Spirito d’amore,<br />

per incamminarci poi verso la Giornata<br />

Mondiale della Gioventù 2008, riflettendo<br />

sullo Spirito di fortezza e testimonianza,<br />

che ci dona il coraggio di vivere<br />

il Vangelo e l’audacia di proclamarlo. Diventa<br />

perciò fondamentale che ciascuno di<br />

voi giovani, nella sua comunità e con i suoi<br />

educatori, possa riflettere su questo Protagonista<br />

della storia della salvezza che è lo<br />

Spirito Santo o Spirito di Gesù, per raggiungere<br />

questi alti scopi: riconoscere la<br />

vera identità dello Spirito anzitutto ascoltando<br />

la Parola di Dio nella Rivelazione<br />

della Bibbia; prendere una lucida coscienza<br />

della sua continua, attiva presenza nella vita<br />

della Chiesa, in particolare riscoprendo<br />

che lo Spirito Santo si pone come “anima”,<br />

respiro vitale della propria vita cristiana,<br />

grazie ai sacramenti dell’iniziazione cristia-<br />

na - Battesimo, Confermazione ed Eucaristia;<br />

diventare così capace di maturare una<br />

comprensione di Gesù sempre più approfondita<br />

e gioiosa e, contemporaneamente,<br />

di realizzare un’efficace attuazione del<br />

Vangelo all’alba del terzo millennio. Volentieri<br />

con questo messaggio vi offro un tracciato<br />

di meditazione da approfondire lungo<br />

quest’anno di preparazione, su cui verificare<br />

la qualità della vostra fede nello Spirito<br />

Santo, ritrovarla se smarrita, rafforzarla se<br />

indebolita, gustarla come compagnia del<br />

Padre e del Figlio Gesù Cristo, grazie appunto<br />

all’opera indispensabile dello Spirito<br />

Santo. Non dimenticate mai che la Chiesa,<br />

anzi l’umanità stessa, quella che vi sta attorno<br />

e che vi aspetta nel vostro futuro, attende<br />

molto da voi giovani perché avete in<br />

voi il dono supremo del Padre, lo Spirito di<br />

Gesù.<br />

2. La promessa dello Spirito Santo<br />

nella Bibbia<br />

L’attento ascolto della Parola di Dio a riguardo<br />

del mistero e dell’opera dello Spirito<br />

Santo ci apre a conoscenze grandi e stimolanti<br />

che riassumo nei punti seguenti.<br />

Poco prima della sua ascensione, Gesù<br />

disse ai discepoli: «Manderò su di voi quello<br />

che il Padre mio ha promesso» (Lc<br />

24,49). Ciò si realizzò nel giorno della Pentecoste,<br />

quando essi erano riuniti in preghiera<br />

nel Cenacolo con la Vergine Maria.<br />

L’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa<br />

nascente fu il compimento di una promessa<br />

di Dio assai più antica, annunciata e preparata<br />

in tutto l’Antico Testamento.<br />

In effetti, fin dalle prime pagine la Bibbia<br />

evoca lo spirito di Dio come un soffio che<br />

«aleggiava sulle acque» (cfr Gn 1,2) e precisa<br />

che Dio soffiò nelle narici dell’uomo un<br />

alito di vita (cfr Gn 2,7), infondendogli così<br />

la vita stessa. Dopo il peccato originale, lo<br />

spirito vivificante di Dio si manifesterà diverse<br />

volte nella storia degli uomini, suscitando<br />

profeti per incitare il popolo eletto a<br />

tornare a Dio e ad osservarne fedelmente i<br />

comandamenti. Nella celebre visione del<br />

profeta Ezechiele, Dio fa rivivere con il suo<br />

spirito il popolo d’Israele, raffigurato da<br />

“ossa inaridite” (cfr 37,1-14). Gioele profe-


tizza un’«effusione dello spirito» su tutto il<br />

popolo, nessuno escluso: «Dopo questo -<br />

scrive l’Autore sacro -, io effonderò il mio<br />

spirito sopra ogni uomo... Anche sopra gli<br />

schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò<br />

il mio spirito» (3,1-2).<br />

Nella «pienezza del tempo» (cfr Gal<br />

4,4), l’angelo del Signore annuncia alla<br />

Vergine di Nazaret che lo Spirito Santo,<br />

“potenza dell’Altissimo”, scenderà e stenderà<br />

su di lei la sua ombra. Colui che ella<br />

partorirà sarà dunque santo e chiamato Figlio<br />

di Dio (cfr Lc 1,35). Secondo l’espressione<br />

del profeta Isaia, il Messia sarà colui<br />

sul quale si poserà lo Spirito del Signore<br />

(cfr 11,1-2; 42,1). Proprio questa profezia<br />

Gesù riprese all’inizio del suo ministero<br />

pubblico nella sinagoga di Nazaret: «Lo<br />

Spirito del Signore - Egli disse fra lo stupore<br />

dei presenti - è sopra di me; per questo<br />

mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha<br />

mandato per annunziare ai poveri un lieto<br />

messaggio, per proclamare ai prigionieri la<br />

liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere<br />

in libertà gli oppressi, e predicare un anno<br />

di grazia del Signore» (Lc 4,18-19; cfr<br />

Is 61,1-2). Rivolgendosi ai presenti, riferirà<br />

a se stesso queste parole profetiche affermando:<br />

«Oggi si è adempiuta questa Scrittura<br />

che voi avete udita con i vostri orecchi»<br />

(Lc 4,21). Ed ancora, prima della sua<br />

morte in croce, annuncerà più volte ai discepoli<br />

la venuta dello Spirito Santo, il<br />

“Consolatore”, la cui missione sarà quella<br />

di rendergli testimonianza e di assistere i<br />

credenti, insegnando loro e guidandoli alla<br />

Verità tutta intera (cfr Gv 14,16-17.25-26;<br />

15,26; 16,13).<br />

3. La Pentecoste, punto di partenza della<br />

missione della Chiesa<br />

La sera del giorno della sua risurrezione<br />

Gesù, apparendo ai discepoli, «alitò su di<br />

loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”»<br />

(Gv 20,22). Con ancor più forza lo Spirito<br />

Santo scese sugli Apostoli il giorno della<br />

Pentecoste: «Venne all’improvviso dal cielo<br />

un rombo - si legge negli Atti degli Apostoli<br />

- come di vento che si abbatte gagliardo,<br />

e riempì tutta la casa dove si trovavano.<br />

Apparvero loro lingue come di fuoco che si<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 247<br />

dividevano e si posarono su ciascuno di loro»<br />

(2,2-3).<br />

Lo Spirito Santo rinnovò interiormente<br />

gli Apostoli, rivestendoli di una forza che<br />

li rese audaci nell’annunciare senza paura:<br />

«Cristo è morto e risuscitato!». Liberi da<br />

ogni timore essi iniziarono a parlare con<br />

franchezza (cfr At 2,29; 4,13; 4,29.31). Da<br />

pescatori intimoriti erano diventati araldi<br />

coraggiosi del Vangelo. Persino i loro nemici<br />

non riuscivano a capire come mai uomini<br />

«senza istruzione e popolani» (cfr At<br />

4,13) fossero in grado di mostrare un simile<br />

coraggio e sopportare le contrarietà, le sofferenze<br />

e le persecuzioni con gioia. Niente<br />

poteva fermarli. A coloro che cercavano di<br />

ridurli al silenzio rispondevano: «Noi non<br />

possiamo tacere quello che abbiamo visto e<br />

ascoltato» (At 4,20). Così nacque la Chiesa,<br />

che dal giorno della Pentecoste non ha cessato<br />

di irradiare la Buona Novella «fino agli<br />

estremi confini della terra» (At 1,8).<br />

4. Lo Spirito Santo, anima della Chiesa<br />

e principio di comunione<br />

Ma per comprendere la missione della<br />

Chiesa dobbiamo tornare nel Cenacolo dove<br />

i discepoli restarono insieme (cfr Lc<br />

24,49), pregando con Maria, la “Madre”, in<br />

attesa dello Spirito promesso. A quest’icona<br />

della Chiesa nascente ogni comunità cristiana<br />

deve costantemente ispirarsi. La fecondità<br />

apostolica e missionaria non è principalmente<br />

il risultato di programmi e<br />

metodi pastorali sapientemente elaborati ed<br />

“efficienti”, ma è frutto dell’incessante preghiera<br />

comunitaria (cfr Paolo VI, Esort.<br />

apost. Evangelii nuntiandi, 75). L’efficacia<br />

della missione presuppone, inoltre, che le<br />

comunità siano unite, abbiano cioè «un<br />

cuore solo e un’anima sola» (cfr At 4,32), e<br />

siano disposte a testimoniare l’amore e la<br />

gioia che lo Spirito Santo infonde nei cuori<br />

dei fedeli (cfr At 2,42). Il Servo di Dio Giovanni<br />

Paolo II ebbe a scrivere che prima di<br />

essere azione, la missione della Chiesa è testimonianza<br />

e irradiazione (cfr Enc. Redemptoris<br />

missio, 26). Così avveniva all’inizio<br />

del cristianesimo, quando i pagani,<br />

scrive Tertulliano, si convertivano vedendo<br />

l’amore che regnava tra i cristiani: «Vedi -


248<br />

dicono - come si amano tra loro» (cfr Apologetico,<br />

39 § 7).<br />

Concludendo questo rapido sguardo alla<br />

Parola di Dio nella Bibbia, vi invito a notare<br />

come lo Spirito Santo sia il dono più alto<br />

di Dio all’uomo, quindi la testimonianza<br />

suprema del suo amore per noi, un amore<br />

che si esprime concretamente come “sì alla<br />

vita” che Dio vuole per ogni sua creatura.<br />

Questo “sì alla vita” ha la sua forma piena<br />

in Gesù di Nazaret e nella sua vittoria sul<br />

male mediante la redenzione. A questo proposito<br />

non dimentichiamo mai che l’Evangelo<br />

di Gesù, proprio in forza dello Spirito,<br />

non si riduce ad una pura constatazione, ma<br />

vuole diventare “bella notizia per i poveri,<br />

liberazione per i prigionieri, vista ai ciechi...”.<br />

E’ quanto si manifestò con vigore il<br />

giorno di Pentecoste, diventando grazia e<br />

compito della Chiesa verso il mondo, la sua<br />

missione prioritaria.<br />

Noi siamo i frutti di questa missione della<br />

Chiesa per opera dello Spirito Santo. Noi<br />

portiamo dentro di noi quel sigillo dell’amore<br />

del Padre in Gesù Cristo che è lo Spirito<br />

Santo. Non dimentichiamolo mai, perché<br />

lo Spirito del Signore si ricorda sempre<br />

di ciascuno e vuole, mediante voi giovani in<br />

particolare, suscitare nel mondo il vento e il<br />

fuoco di una nuova Pentecoste.<br />

5. Lo Spirito Santo “Maestro interiore”<br />

Cari giovani, anche oggi lo Spirito Santo<br />

continua dunque ad agire con potenza nella<br />

Chiesa e i suoi frutti sono abbondanti nella<br />

misura in cui siamo disposti ad aprirci alla<br />

sua forza rinnovatrice. Per questo è importante<br />

che ciascuno di noi Lo conosca, entri<br />

in rapporto con Lui e da Lui si lasci guidare.<br />

Ma a questo punto sorge naturalmente una<br />

domanda: chi è per me lo Spirito Santo?<br />

Non sono infatti pochi i cristiani per i quali<br />

Egli continua ad essere il “grande sconosciuto<br />

“ . Ecco perché, preparandoci alla<br />

prossima Giornata Mondiale della Gioventù,<br />

ho voluto invitarvi ad approfondire la<br />

conoscenza personale dello Spirito Santo.<br />

Nella nostra professione di fede proclamiamo:<br />

«Credo nello Spirito Santo, che è Signore<br />

e dà la vita e procede dal Padre e dal<br />

Figlio» (Simbolo di Nicea-Costantinopoli).<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Sì, lo Spirito Santo, Spirito d’amore del Padre<br />

e del Figlio, è Sorgente di vita che ci santifica,<br />

«perché l’amore di Dio è stato riversato<br />

nei nostri cuori per mezzo dello Spirito<br />

Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Tuttavia<br />

non basta conoscerLo; occorre accoglierLo<br />

come guida delle nostre anime, come il<br />

“Maestro interiore” che ci introduce nel Mistero<br />

trinitario, perché Egli solo può aprirci<br />

alla fede e permetterci di viverla ogni giorno<br />

in pienezza. Egli ci spinge verso gli altri, accende<br />

in noi il fuoco dell’amore, ci rende<br />

missionari della carità di Dio.<br />

So bene quanto voi giovani portiate<br />

nel cuore grande stima ed amore verso Gesù,<br />

come desideriate incontrarLo e parlare<br />

con Lui. Ebbene ricordatevi che proprio la<br />

presenza dello Spirito in noi attesta, costituisce<br />

e costruisce la nostra persona sulla<br />

Persona stessa di Gesù crocifisso e risorto.<br />

Rendiamoci dunque familiari dello Spirito<br />

Santo, per esserlo di Gesù.<br />

6. I Sacramenti della Confermazione<br />

e dell’Eucaristia<br />

Ma - direte - come possiamo lasciarci<br />

rinnovare dallo Spirito Santo e crescere nella<br />

nostra vita spirituale? La risposta - lo sapete<br />

- è: lo si può per mezzo dei Sacramenti,<br />

perché la fede nasce e si irrobustisce in<br />

noi grazie ai Sacramenti, innanzitutto a<br />

quelli dell’iniziazione cristiana: il Battesimo,<br />

la Confermazione e l’Eucaristia, che<br />

sono complementari e inscindibili (cfr Catechismo<br />

della Chiesa Cattolica, 1285).<br />

Questa verità sui tre Sacramenti che sono<br />

all’inizio del nostro essere cristiani è forse<br />

trascurata nella vita di fede di non pochi cristiani,<br />

per i quali essi sono gesti compiuti<br />

nel passato senza incidenza reale sull’oggi,<br />

come radici senza linfa vitale. Avviene che,<br />

ricevuta la Confermazione, diversi giovani<br />

si allontanano dalla vita di fede. E ci sono<br />

anche giovani che nemmeno ricevono questo<br />

sacramento. Eppure è con i sacramenti<br />

del Battesimo, della Confermazione e poi,<br />

in modo continuativo, dell’Eucaristia che lo<br />

Spirito Santo ci rende figli del Padre, fratelli<br />

di Gesù, membri della sua Chiesa, capaci<br />

di una vera testimonianza al Vangelo, fruitori<br />

della gioia della fede.


Vi invito perciò a riflettere su quanto qui<br />

vi scrivo. Oggi è particolarmente importante<br />

riscoprire il sacramento della Confermazione<br />

e ritrovarne il valore per la nostra crescita<br />

spirituale. Chi ha ricevuto i sacramenti<br />

del Battesimo e della Confermazione<br />

ricordi che è diventato “tempio dello Spirito”:<br />

Dio abita in lui. Sia sempre cosciente di<br />

questo e faccia sì che il tesoro che è in lui<br />

porti frutti di santità. Chi è battezzato, ma<br />

non ha ancora ricevuto il sacramento della<br />

Confermazione, si prepari a riceverlo sapendo<br />

che così diventerà un cristiano “compiuto”,<br />

poiché la Confermazione perfeziona<br />

la grazia battesimale (cfr CCC, 1302-<br />

1304).<br />

La Confermazione ci dona una forza<br />

speciale per testimoniare e glorificare Dio<br />

con tutta la nostra vita (cfr Rm 12,1); ci rende<br />

intimamente consapevoli della nostra<br />

appartenenza alla Chiesa, “Corpo di Cristo”,<br />

del quale tutti siamo membra vive, solidali<br />

le une con le altre (cfr 1Cor 12,12-<br />

25). Lasciandosi guidare dallo Spirito, ogni<br />

battezzato può apportare il proprio contributo<br />

all’edificazione della Chiesa grazie ai<br />

carismi che Egli dona, poiché «a ciascuno<br />

è data una manifestazione particolare dello<br />

Spirito per l’utilità comune» (1Cor 12,7). E<br />

quando lo Spirito agisce reca nell’animo i<br />

suoi frutti che sono «amore, gioia, pace, pazienza,<br />

benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,<br />

dominio di sé» (Gal 5,22). A quanti tra<br />

voi non hanno ancora ricevuto il sacramento<br />

della Confermazione rivolgo il cordiale<br />

invito a prepararsi ad accoglierlo, chiedendo<br />

l’aiuto dei loro sacerdoti. E’ una speciale<br />

occasione di grazia che il Signore vi offre:<br />

non lasciatevela sfuggire!<br />

Vorrei qui aggiungere una parola sull’Eucaristia.<br />

Per crescere nella vita cristiana,<br />

è necessario nutrirsi del Corpo e Sangue<br />

di Cristo: infatti, siamo battezzati e confermati<br />

in vista dell’Eucaristia (cfr CCC,<br />

1322; Esort. apost. Sacramentum caritatis,<br />

17). “Fonte e culmine” della vita ecclesiale,<br />

l’Eucaristia è una “Pentecoste perpetua”,<br />

poiché ogni volta che celebriamo la Santa<br />

Messa riceviamo lo Spirito Santo che ci<br />

unisce più profondamente a Cristo e in Lui<br />

ci trasforma. Se, cari giovani, parteciperete<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 249<br />

frequentemente alla Celebrazione eucaristica,<br />

se consacrerete un po’ del vostro tempo<br />

all’adorazione del SS.mo Sacramento, dalla<br />

Sorgente dell’amore, che è l’Eucaristia,<br />

vi verrà quella gioiosa determinazione di<br />

dedicare la vita alla sequela del Vangelo.<br />

Sperimenterete al tempo stesso che là dove<br />

non arrivano le nostre forze, è lo Spirito<br />

Santo a trasformarci, a colmarci della sua<br />

forza e a renderci testimoni pieni dell’ardore<br />

missionario del Cristo risorto.<br />

7. La necessità e l’urgenza della missione<br />

Molti giovani guardano alla loro vita con<br />

apprensione e si pongono tanti interrogativi<br />

circa il loro futuro. Essi si chiedono preoccupati:<br />

Come inserirsi in un mondo segnato<br />

da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze?<br />

Come reagire all’egoismo e alla violenza<br />

che talora sembrano prevalere? Come<br />

dare senso pieno alla vita? Come contribuire<br />

perché i frutti dello Spirito che abbiamo<br />

sopra ricordato, “amore, gioia, pace, pazienza,<br />

benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza<br />

e dominio di sé” (n. 6), inondino questo<br />

mondo ferito e fragile, il mondo dei giovani<br />

anzitutto? A quali condizioni lo Spirito<br />

vivificante della prima creazione e soprattutto<br />

della seconda creazione o redenzione<br />

può diventare l’anima nuova dell’umanità?<br />

Non dimentichiamo che quanto più è grande<br />

il dono di Dio - e quello dello Spirito di<br />

Gesù è il massimo - altrettanto è grande il<br />

bisogno del mondo di riceverlo e dunque<br />

grande ed appassionante è la missione della<br />

Chiesa di darne testimonianza credibile. E<br />

voi giovani, con la Giornata Mondiale della<br />

Gioventù, in certo modo attestate la volontà<br />

di partecipare a tale missione. A questo proposito,<br />

mi preme, cari amici, ricordarvi qui<br />

alcune verità di riferimento su cui meditare.<br />

Ancora una volta vi ripeto che solo Cristo<br />

può colmare le aspirazioni più intime del<br />

cuore dell’uomo; solo Lui è capace di umanizzare<br />

l’umanità e condurla alla sua “divinizzazione”.<br />

Con la potenza del suo Spirito<br />

Egli infonde in noi la carità divina, che ci<br />

rende capaci di amare il prossimo e pronti a<br />

metterci al suo servizio. Lo Spirito Santo illumina,<br />

rivelando Cristo crocifisso e risorto,<br />

ci indica la via per diventare più simili a


250<br />

Lui, per essere cioè “espressione e strumento<br />

dell’amore che da Lui promana”<br />

(Enc. Deus caritas est, 33). E chi si lascia<br />

guidare dallo Spirito comprende che mettersi<br />

al servizio del Vangelo non è un’opzione<br />

facoltativa, perché avverte quanto sia<br />

urgente trasmettere anche agli altri questa<br />

Buona Novella. Tuttavia, occorre ricordarlo<br />

ancora, possiamo essere testimoni di Cristo<br />

solo se ci lasciamo guidare dallo Spirito<br />

Santo, che è «l’agente principale dell’evangelizzazione»<br />

(cfr Evangelii nuntiandi, 75)<br />

e «il protagonista della missione» (cfr Redemptoris<br />

missio, 21). Cari giovani, come<br />

hanno più volte ribadito i miei venerati Predecessori<br />

Paolo VI e Giovanni Paolo II, annunciare<br />

il Vangelo e testimoniare la fede è<br />

oggi più che mai necessario (cfr Redemptoris<br />

missio, 1). Qualcuno pensa che presentare<br />

il tesoro prezioso della fede alle persone<br />

che non la condividono significhi essere<br />

intolleranti verso di loro, ma non è così,<br />

perché proporre Cristo non significa imporlo<br />

(cfr Evangelii nuntiandi, 80). Del resto,<br />

duemila anni or sono dodici Apostoli hanno<br />

dato la vita affinché Cristo fosse conosciuto<br />

e amato. Da allora il Vangelo continua<br />

nei secoli a diffondersi grazie a uomini e<br />

donne animati dallo stesso loro zelo missionario.<br />

Pertanto, anche oggi occorrono<br />

discepoli di Cristo che non risparmino tempo<br />

ed energie per servire il Vangelo. Occorrono<br />

giovani che lascino ardere dentro di sé<br />

l’amore di Dio e rispondano generosamente<br />

al suo appello pressante, come hanno fatto<br />

tanti giovani beati e santi del passato e<br />

anche di tempi a noi vicini. In particolare,<br />

vi assicuro che lo Spirito di Gesù oggi invita<br />

voi giovani ad essere portatori della bella<br />

notizia di Gesù ai vostri coetanei. L’indubbia<br />

fatica degli adulti di incontrare in<br />

maniera comprensibile e convincente l’area<br />

giovanile può essere un segno con cui lo<br />

Spirito intende spingere voi giovani a farvi<br />

carico di questo. Voi conoscete le idealità, i<br />

linguaggi, ed anche le ferite, le attese, ed insieme<br />

la voglia di bene dei vostri coetanei.<br />

Si apre il vasto mondo degli affetti, del lavoro,<br />

della formazione, dell’attesa, della<br />

sofferenza giovanile... Ognuno di voi abbia<br />

il coraggio di promettere allo Spirito Santo<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

di portare un giovane a Gesù Cristo, nel modo<br />

che ritiene migliore, sapendo “rendere<br />

conto della speranza che è in lui, con dolcezza”<br />

(cfr 1Pt 3,15).<br />

Ma per raggiungere questo scopo, cari<br />

amici, siate santi, siate missionari, poiché<br />

non si può mai separare la santità dalla missione<br />

(cfr Redemptoris missio, 90). Non abbiate<br />

paura di diventare santi missionari come<br />

san Francesco Saverio, che ha percorso<br />

l’Estremo Oriente annunciando la Buona<br />

Novella fino allo stremo delle forze, o come<br />

santa Teresa del Bambino Gesù, che fu missionaria<br />

pur non avendo lasciato il Carmelo:<br />

sia l’uno che l’altra sono “Patroni delle<br />

Missioni”. Siate pronti a porre in gioco la<br />

vostra vita per illuminare il mondo con la<br />

verità di Cristo; per rispondere con amore<br />

all’odio e al disprezzo della vita; per proclamare<br />

la speranza di Cristo risorto in ogni<br />

angolo della terra.<br />

8. Invocare una “nuova Pentecoste”<br />

sul mondo<br />

Cari giovani, vi attendo numerosi nel luglio<br />

2008 a Sydney. Sarà un’occasione<br />

provvidenziale per sperimentare appieno la<br />

potenza dello Spirito Santo. Venite numerosi,<br />

per essere segno di speranza e sostegno<br />

prezioso per le comunità della Chiesa in<br />

Australia che si preparano ad accogliervi.<br />

Per i giovani del Paese che ci ospiterà sarà<br />

un’opportunità eccezionale di annunciare la<br />

bellezza e la gioia del Vangelo ad una società<br />

per molti versi secolarizzata. L’Australia,<br />

come tutta l’Oceania, ha bisogno di<br />

riscoprire le sue radici cristiane. Nell’Esortazione<br />

post-sinodale Ecclesia in Oceania<br />

Giovanni Paolo II scriveva: «Con la potenza<br />

dello Spirito Santo, la Chiesa in Oceania<br />

si sta preparando per una nuova evangelizzazione<br />

di popoli che oggi sono affamati di<br />

Cristo... La nuova evangelizzazione è una<br />

priorità per la Chiesa in Oceania» (n. 18).<br />

Vi invito a dedicare tempo alla preghiera<br />

e alla vostra formazione spirituale in quest’ultimo<br />

tratto del cammino che ci conduce<br />

alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù,<br />

affinché a Sydney possiate rinnovare<br />

le promesse del vostro Battesimo e della<br />

vostra Confermazione. Insieme invochere-


mo lo Spirito Santo, chiedendo con fiducia<br />

a Dio il dono di una rinnovata Pentecoste<br />

per la Chiesa e per l’umanità del terzo millennio.<br />

Maria, unita in preghiera agli Apostoli<br />

nel Cenacolo, vi accompagni durante questi<br />

mesi ed ottenga per tutti i giovani cristiani<br />

una nuova effusione dello Spirito Santo che<br />

ne infiammi i cuori. Ricordate: la Chiesa ha<br />

fiducia in voi! Noi Pastori, in particolare,<br />

preghiamo perché amiate e facciate amare<br />

sempre più Gesù e Lo seguiate fedelmente.<br />

Con questi sentimenti vi benedico tutti con<br />

grande affetto.<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 251<br />

Da Lorenzago, 20 luglio 2007<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 22 luglio 2007, pp. 4-5]<br />

8. Angelus,<br />

Lorenzago di Cadore (Belluno), 22 luglio 2007<br />

MAI PIÙ LA GUERRA!<br />

Cari fratelli e sorelle!<br />

In questi giorni di riposo che, grazie a<br />

Dio, sto trascorrendo qui in Cadore, sento<br />

ancor più intensamente l’impatto doloroso<br />

delle notizie che mi pervengono circa gli<br />

scontri sanguinosi e gli episodi di violenza<br />

che si verificano in tante parti del mondo.<br />

Questo mi induce a riflettere oggi ancora<br />

una volta sul dramma della libertà umana<br />

nel mondo. La bellezza della natura ci ricorda<br />

che siamo stati posti da Dio a “coltivare<br />

e custodire” questo “giardino” che è la<br />

Terra (cfr Gn 2,8-17): e vedo come realmente<br />

voi coltivate e custodite questo bel<br />

giardino di Dio, un vero paradiso. Ecco, se<br />

gli uomini vivono in pace con Dio e tra di<br />

loro, la Terra assomiglia veramente a un<br />

“paradiso”. Il peccato purtroppo rovina<br />

sempre di nuovo questo progetto divino,<br />

generando divisioni e facendo entrare nel<br />

mondo la morte. Avviene così che gli uomini<br />

cedono alle tentazioni del Maligno e si<br />

fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza<br />

è che, in questo stupendo “giardino” che<br />

è il mondo, si aprono anche spazi di “inferno”.<br />

In mezzo a questa bellezza non dobbiamo<br />

dimenticare le situazioni nelle quali<br />

si trovano, a volte, dei nostri fratelli e delle<br />

nostre sorelle.<br />

La guerra, con il suo strascico di lutti e di<br />

distruzioni, è da sempre giustamente considerata<br />

una calamità che contrasta con il progetto<br />

di Dio, il quale ha creato tutto per l’esistenza<br />

e, in particolare, vuole fare del genere<br />

umano una famiglia. Non posso, in<br />

questo momento, non andare col pensiero<br />

ad una data significativa: il 1° agosto 1917<br />

– giusto 90 anni or sono – il mio venerato<br />

predecessore, Papa Benedetto XV, indirizzò<br />

la sua celebre Nota alle potenze belligeranti,<br />

domandando che ponessero fine alla prima<br />

guerra mondiale (cfr AAS 9[1917]417-<br />

420). Mentre imperversava quell’immane<br />

conflitto, il Papa ebbe il coraggio di affermare<br />

che si trattava di un’“inutile strage”.<br />

Questa sua espressione si è incisa nella storia.<br />

Essa si giustificava nella situazione<br />

concreta di quell’estate 1917, specialmente<br />

su questo fronte veneto. Ma quelle parole,<br />

“inutile strage”, contengono anche un valore<br />

più ampio, profetico, e si possono applicare<br />

a tanti altri conflitti che hanno stroncato<br />

innumerevoli vite umane.<br />

Proprio queste terre in cui ci troviamo,<br />

che di per se parlano di pace, di armonia,<br />

della bontà del Creatore, sono state teatro<br />

della prima guerra mondiale, come ancora<br />

rievocano tante testimonianze ed alcuni<br />

commoventi canti degli Alpini. Sono vicende<br />

da non dimenticare! Bisogna fare tesoro<br />

delle esperienze negative che purtroppo i<br />

nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle.<br />

La Nota del Papa Benedetto XV non si<br />

limitava a condannare la guerra; essa indicava,<br />

su un piano giuridico, le vie per costruire<br />

una pace equa e duratura: la forza<br />

morale del diritto, il disarmo bilanciato e<br />

controllato, l’arbitrato nelle controversie, la<br />

libertà dei mari, il reciproco condono delle<br />

spese belliche, la restituzione dei territori<br />

occupati ed eque trattative per dirimere le<br />

questioni. La proposta della Santa Sede era<br />

orientata al futuro dell’Europa e del mondo,<br />

secondo un progetto cristiano nell’ispirazione,<br />

ma condivisibile da tutti perché fondato


252<br />

sul diritto delle genti. È la stessa impostazione<br />

che i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni<br />

Paolo II hanno seguito nei loro memorabili<br />

discorsi all’Assemblea delle Nazioni<br />

Unite, ripetendo, a nome della Chiesa: “Mai<br />

più la guerra!”. Da questo luogo di pace, in<br />

cui anche più vivamente si avvertono come<br />

inaccettabili gli orrori delle “inutili stragi”,<br />

rinnovo l’appello a perseguire con tenacia la<br />

via del diritto, a rifiutare con determinazione<br />

la corsa agli armamenti, a respingere più<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

in generale la tentazione di affrontare nuove<br />

situazioni con vecchi sistemi.<br />

Con nel cuore questi pensieri e questi auspici<br />

che questa sia sempre, come è adesso<br />

grazie a Dio, una terra della pace e dell’ospitalità,<br />

eleviamo ora una speciale preghiera<br />

per la pace nel mondo, affidandola a<br />

Maria Santissima, Regina della Pace.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 23-24 luglio 2007]


CONVENTUS CARDINALIUM<br />

ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

1. Programma<br />

Assisi-Roma, 19-22 giugno 2007<br />

Lunedì, 18 giugno - Assisi<br />

Arrivi<br />

Martedì, 19 giugno<br />

7.30 Lodi (preside Card. Claudio Hummes)<br />

9.00 Apertura dell’incontro<br />

Saluto (Fr. José R. Carballo, Ministro<br />

generale)<br />

Presentazione dei partecipanti<br />

11.00 Dimensione ecclesiale del Carisma<br />

francescano (Fr. Hermann<br />

Schalück)<br />

15.00 Presentazione<br />

• dell’Ordine (Fr. Francesco Bravi,<br />

Vicario generale)<br />

• dei Progetti missionari (Fr. Vincenzo<br />

Brocanelli, Mod. per le<br />

Missioni)<br />

17.00 Dialogo in Aula<br />

18.30 Basilica della Porziuncola: Eucaristia<br />

(presiede Fr. J. R. Carballo,<br />

Min. gen.)<br />

Mercoledì, 20 giugno<br />

7.30 Basilica S. Maria Maggiore: Eucaristia<br />

(presiede Mons. Domenico<br />

Sorrentino, Vescovo di Assisi)<br />

10.00 La spiritualità francescana nel ministero<br />

episcopale (Card. Carlos<br />

Amigo)<br />

11.30 Come vivere la spiritualità francescana<br />

nel ministero episcopale?<br />

(Riflessione in Gruppi linguistici)<br />

15.30 Dialogo in Aula<br />

19.00 San Damiano: Vespri (presiede Fr.<br />

Francesco Bravi, Vicario generale)<br />

Giovedì, 21 giugno<br />

8.30 Presentazione sintetica dei diversi<br />

luoghi francescani (Fr. Fernando<br />

Uribe)<br />

9.00 Visita guidata di Assisi<br />

Tempo libero (preghiera e rifles-<br />

sione personale)<br />

18.00 Basilica S. Chiara: Eucaristia<br />

(presiede Card. Wilfrid Napier)<br />

Venerdì, 22 giugno-Roma<br />

11.00 Basilica S. Giovanni in Laterano:<br />

Eucaristia (presiede Card. Giovanni<br />

Battista Re)<br />

Consegna della Regola (Ministro<br />

generale)<br />

13.00 Curia generale: incontro fraterno<br />

2. Partecipanti<br />

– Cardinali<br />

CLÁUDIO HUMMES, Prefetto della Congregazione<br />

per il Clero, Città del Vaticano;<br />

WILFRID FOX NAPIER, Arcivesco di Durban,<br />

Sud-Africa; CARLOS AMIGO VALLEJO,<br />

Arcivescovo di Sevilla, Spagna; LÁSZLÓ<br />

PASKAI, Arcivescovo Emerito di Esztergom-Budapest,<br />

Ungheria; ALEXANDRE JO-<br />

SÉ MARIA DOS SANTOS, Arcivescovo Emerito<br />

di Maputo, Mozambico; OSCAR AN-<br />

DRÉS RODRÍGUEZ MADARIAGA, Salesiano/<br />

Affiliato all’Ordine, Arcivescovo di Tegucigalpa,<br />

Honduras.<br />

– Nunzio Apostolico<br />

MARCO DINO BROGI, Arcivescovo Titolare<br />

di Città Ducale, Nunzio Apostolico in Egitto,<br />

Italia.<br />

– Vescovi Residenziali<br />

Arcivescovi<br />

JOSÉ BELISÁRIO DA SILVA, Arcivescovo di<br />

São Luis do Maranhão, Brasile; HÉCTOR<br />

MIGUEL CABREJOS VIDARTE, Arcivescovo di<br />

Trujillo, Presidente della Conferenza Episcopale<br />

del Perú, Perú; ROBERTO OCTAVIO<br />

GONZÁLEZ NIEVES, Arcivescovo di San<br />

Juan de Puerto Rico, Puerto Rico; ANGELO<br />

MASSAFRA, Arcivescovo di Scutari-Albania,<br />

Albania; JEAN-PIERRE GRALLET, Arcivescovo<br />

di Strasbourg, Francia; SANTIAGO


254<br />

AGRELO MARTÍNEZ, Arcivescovo di Tanger,<br />

Marrocco.<br />

Vescovi<br />

DARIO CAMPOS, Vescovo di Leopoldina,<br />

Brasile; DIOGO REESINK, Vescovo di Teófilo<br />

Otoni, Brasile; HUGO MARIA VAN<br />

STEEKELENBURG, Vescovo di Almenara,<br />

Brasile; CELIO DE OLIVEIRA GOULART, Vescovo<br />

di Cachoeiro de Itapemirim, Brasile;<br />

HERY THEOPHILUS HOWANIEC, Vescovo di<br />

Santissima Trinità di Almaty, Kazakistan;<br />

COSMAS MIACHAEL ANGKUR, Vescovo di<br />

Bogor, Indonesia; DIAMANTINO PRATA DE<br />

CARVALHO, Vescovo di Campanha, Brasile;<br />

ANTONIO MONTES MOREIRA, Vescovo di<br />

Bragança Miranda, Portogallo; IRENEU SÍL-<br />

VIO WILGES, Vescovo di Cachoeira do Sul,<br />

Brasile; AUSTEN ROBIN CRAPP, Vescovo di<br />

Aitape, Papua Nuova Guinea; JOSÉ HA-<br />

RING, Vescovo di Lomoeiro do Norte, Brasile;<br />

SEBASTIÃO ASSIS DE FIGUEIREDO, Vescovo<br />

di Guiratinga, Brasile; ADRIANO<br />

LANGA, Vescovo di Inhambane, Mozambico;<br />

SEVERINO CLASEN, Vescovo di Araçuai,<br />

Brasile; JESÚS SANZ MONTES, Vescovo di<br />

Huesca e Jaca, Spagna; WILLIAM SLATTERY,<br />

Vescovo di Kokstad, Sud-Africa; LEO LABA<br />

LADJAR, Vescovo di Jayapura, Indonesia;<br />

JOÃO BOSCO BARBOSA DE SOUSA, Vescovo<br />

di União da Vitória, Brasile; GIORGIO BER-<br />

TIN, Vescovo di Djibouti, Repubblica di Djibouti,<br />

(Mogadisco); DOMENICO TARCISIO<br />

CORTESE,Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea,<br />

Italia; ALOYSIUS MURWITO, Vescovo di<br />

Agats, Indonesia; ROBERTO CAMILLERI AZ-<br />

ZOPARDI, Vescovo di Comayagua, Honduras;<br />

ANTAL MAJNEK, Vescovo di Mukacheve<br />

dei Latini, Ucraina; CAETANO FERRARI,<br />

Vescovo di Franca, Brasile; RODOLFO CE-<br />

TOLONI, Vescovo di Montepulciano-Chiusi-<br />

Pienza, Italia; STANISLAS LUKUMWENA, Vescovo<br />

di Kole, Rep. Dem. del Congo; HILA-<br />

RIO DA CRUZ MASSINGA, Vescovo di<br />

Lachinga, Mozambico; MAKSYMILIAN LEO-<br />

NID DUBRAVSKI, Vescovo di Kamyanets Podilskyi<br />

dei Latini, Ucraina.<br />

Emeriti<br />

FEDERICO RICHTER FERNÁNDEZ-PRADA, Arcivescovo<br />

Emerito di Ayacucho, Perú; HEN-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

RIQUE JOHANNPÖTTER, Vescovo Emerito di<br />

Bacabal, Brasile.<br />

Prelature Territoriali<br />

CAPISTRANO FRANCISCO HEIM, Vescovo<br />

Prelato di Itaituba, Brasile; AURELIO JOSÉ<br />

KÜHN, Vescovo Prelato di Deán Funes, Argentina.<br />

– Vescovi Titolari<br />

Ausiliari di Diocesi<br />

STANISLAV SZYROKORADIUK, Vescovo Titolare<br />

di Surista, Ausiliare di Kyiv-Zhytomyr,<br />

Ucraina; ADRIANO TOMASI TRAVAGLIA, Vescovo<br />

Titolare di Obbi, Ausiliare di Lima,<br />

Perú; LUIS MORAO ANDREAZZA, Vescovo<br />

Titolare di Tullia, Ausiliare di Santa Ana, El<br />

Salvador; FRANZ LACKNER, Vescovo Titolare<br />

di Balenio, Ausiliare di Graz-Seckau,<br />

Austria; FIACHRA Ó CEALLAIGH, Vescovo<br />

Titolare di Tre Taverne, Ausiliare di Dublin,<br />

Irlanda.<br />

Vicariati Apostolici<br />

GIOVANNI INNOCENZO MARTINELLI, Vescovo<br />

Titolare di Tabuda, Vicario Ap. di Tripoli,<br />

Libia; SYLVESTER CARMEL MAGRO, Vescovo<br />

Titolare di Salde, Vicario Ap. di Benghazi,<br />

Libia; GIUSEPPE NAZZARO, Vescovo Titolare<br />

di Forma, Vicario Ap. di Alep, Siria;<br />

JUAN TOMÁS OLIVER CLIMENT, Vescovo Tit.<br />

di Legis di Volumnio, Vicario Ap. di Requena,<br />

Perú; ANTON ZERDIN, Vescovo Titolare<br />

di Tucca terebentina, Vicario Ap. di San<br />

Ramón, Perú; FAUSTO TRÁVEZ TRÁVEZ, Vescovo<br />

Tit. di Sulletto, Vicario Ap. di Zamora<br />

nell’Ecuador, Ecuador; ALBERTO CAM-<br />

POS HERNÁNDEZ, Vescovo Tit. di Vico di<br />

Augusto, Vicario Ap. di San José del Amazonas,<br />

Perú; JULIO MARÍA ELÍAS MONTOYA,<br />

Vescovo Tit. di Cuma, Vicario Ap. di El Beni,<br />

Bolivia.<br />

Prefetture Apostoliche<br />

MANUEL VALAREZO LUZURIAGA, Vescovo<br />

Tit. di Questoriana, Prefetto Ap. di Galápagos,<br />

Ecuador.<br />

Titolari Emeriti<br />

JULIO OJEDA PASCUAL, Vescovo Titolare di<br />

Fissiana, già Vicario Ap. di San Ramón,


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong> 255<br />

Perù, Vicario Delegato di San Ramón, Perú;<br />

VÍCTOR MANUEL MALDONADO BARRERO,<br />

Vescovo Titolare di Ceramussa, già Ausiliare<br />

di Guayaquil, Ecuador; MANUEL EGUI-<br />

GUREN GALARRAGA, Vescovo Titolare di<br />

Salpi, già Ausiliare del Vicariato Apostolico<br />

di El Beni, Bolivia.<br />

– Definitorio generale<br />

JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, Min. gen.;<br />

FRANCESCO BRAVI, Vic. gen.; FINIAN MC-<br />

GINN, Def. gen.; ŠIME SAMAC, Def. gen.;<br />

MIGUEL J. VALLECILLO MARTÍN, Def. gen.;<br />

AMBROGIO VAN SI NGUYEN, Def. gen.;<br />

AMARAL BERNARDO AMARAL, Def. gen.;<br />

LUIS GERARDO CABRERA HERRERA, Def.<br />

gen.; MARIO FAVRETTO, Def. gen.; JUAN<br />

IGNACIO MURO ARÉCHIGA, Def. gen.; JAKAB<br />

VÁRNAI, Def. gen.; SEÁN COLLINS, Segr.<br />

gen.<br />

– Ufficiali<br />

HERMANN SCHALÜCK, ex Ministro generale<br />

1991-1997, Relatore, Germania; VICENZO<br />

BROCANELLI, Moderatore Generale per le<br />

Missioni, Curia generale; FERNADO URIBE<br />

ESCOBAR, Espositore e Guida, PUA; ERNEST<br />

SIEKIERKA, Vicesegretario generale, Curia<br />

generale; ADRIANO BUSATTO, Segretaria, Italia;<br />

GIANCARLO LATI, Economo generale,<br />

Curia generale; GABRIEL EDUARDO GARCÍA<br />

GONZÁLEZ, Vice-economo generale, Curia<br />

generale; ROBERTO BAHčIč, <strong>OFM</strong>, logistica,<br />

Curia generale; GIANNI CALIFANO, Commissione<br />

liturgica, Curia generale; JOHN ABELA,<br />

Comunicazioni, Curia generale; PETER MI-<br />

CHAEL, Comunicazioni, Singapore; PATRICK<br />

HUDSON, Interprete/Inglese, Curia generale;<br />

STEFANO LOVATO, Interprete/Italiano, Curia<br />

generale; CÉSAR JAVIER ORDUÑA ORTIZ, Interprete/Spagnolo,<br />

Curia generale; PHILIPPE<br />

SCHILLINGS, Interprete/Portoghese, Curia generale;<br />

JOSEPH O’BOYLE, Interprete/Italiano,<br />

Italia; Vittorio Viola, Gruppo Linguistico/<br />

Italiano, Italia; SERGIO GONÇALVEZ, Gruppo<br />

Linguistico/Portoghese, Italia.<br />

3. Cronaca<br />

Per condividere il cammino della grazia<br />

delle origini, le varie esperienze e situazio-<br />

ni nelle diverse parti del mondo, il Ministro<br />

generale con il suo Definitorio ha invitato i<br />

Cardinali e Vescovi <strong>OFM</strong> ad un incontro,<br />

che si è svolto in Assisi e a Roma dal 19 al<br />

22 giugno 2007.<br />

Vi hanno partecipato 5 Cardinali <strong>OFM</strong> e<br />

il Cardinale salesiano Oscar Andrés Rodríguez<br />

Madariaga dell’Honduras, come affiliato<br />

all’Ordine, e 67 Vescovi <strong>OFM</strong> provenienti<br />

dai vari Continenti. Fra di essi vi erano<br />

Arcivescovi e Vescovi residenziali,<br />

Vescovi titolari di Diocesi, Vicariati e Prefetture<br />

Apostoliche, e titolari emeriti. Attualmente<br />

l’Ordine dei Frati Minori conta 7<br />

Cardinali e 108 Vescovi e Arcivescovi.<br />

Nei primi due giorni sono state presentate<br />

la vita dei Frati Minori e le missioni “ad<br />

gentes” nell’Ordine, per rinnovare la comunione<br />

e il senso di appartenenza dei confratelli<br />

Vescovi. Sino sono state offerte, poi, alcune<br />

riflessioni ricche di contenuti riguardanti<br />

la figura e la spiritualità del Vescovo<br />

francescano. Fr. Hermann Schalück ha parlato<br />

sulla «Dimensione ecclesiale del carisma<br />

francescano» e il Card. Carlos Amigo<br />

ha presentato «La spiritualità francescana<br />

nel Ministero episcopale».<br />

Ai contributi dei Relatori hanno fatto<br />

seguito le riflessioni e le condivisioni dei<br />

Cardinali e Vescovi presenti, da cui è<br />

emerso – tra l’altro – che tutti si sentono<br />

profondamente francescani e uniti all’Ordine,<br />

e nello stesso tempo si considerano<br />

“Vescovi missionari”, inviati in special<br />

modo alle chiese povere. Il Ministro generale<br />

ha sottolineato come nell’Ordine vi<br />

siano diversi carismi e servizi, compreso<br />

quello dell’Episcopato; ha offerto il sostegno<br />

e la collaborazione del Definitorio generale<br />

ai Fratelli nell’Episcopato; ha chiesto<br />

ai Vescovi non di fare privilegi per i<br />

Francescani nelle loro Diocesi, ma di<br />

«condividere il pane che hanno mangiato»<br />

prima di divenire Vescovi, ossia lo spirito<br />

del carisma francescano. I Vescovi, da parte<br />

loro, hanno chiesto al Definitorio di poter<br />

continuare e sviluppare il legame con<br />

l’Ordine, di essere aiutati nella formazione<br />

del clero e nella costruzione della Chiesa<br />

locale, di facilitare il reinserimento nell’Ordine<br />

dei Fratelli Vescovi emeriti.


256<br />

L’incontro è stato, anche, segnato da un<br />

itinerario spirituale vissuto e celebrato nei<br />

vari luoghi più significativi. Si è iniziato<br />

nella Basilica di Santa Maria degli Angeli,<br />

davanti alla chiesetta della Porziuncola, dove<br />

Francesco ha scoperto la sua vocazione<br />

evangelica e missionaria. Poi sono stati celebrati<br />

i Vespri a San Damiano dove Francesco<br />

ha ricevuto dal Crocifisso l’invito a<br />

riparare la Chiesa. Un terzo momento è stata<br />

la celebrazione nella Basilica di Santa<br />

Chiara, dopo una visita guidata di Assisi,<br />

con l’incontro con le figlie di Santa Chiara,<br />

la “pianticella” e custode fedele della dimensione<br />

contemplativa del carisma di<br />

Francesco. A Roma i Cardinali e Vescovi<br />

hanno celebrato insieme nella Basilica del<br />

Laterano, Chiesa madre di tutte le Chiese, e<br />

qui hanno rinnovato la professione francescana<br />

e hanno ricevuto dal Ministro generale<br />

la Regola di san Francesco. L’incontro ha<br />

avuto termine nella Curia generale, Casa<br />

madre di tutti i Frati Minori.<br />

Aconclusione dell’incontro, l’Assemblea<br />

ha voluto indirizzare un breve messaggio a<br />

tutti i Frati dell’Ordine e ha inviato una lettera<br />

di comunione al Sommo Pontefice.<br />

Tutti hanno mostrato apertamente la loro<br />

gioia e la loro gratitudine per questa iniziativa,<br />

che è stata probabilmente la prima nella<br />

storia dell’Ordine. I confratelli Cardinali e<br />

Vescovi hanno potuto condividere le loro<br />

esperienze di Pastori e di Francescani; sono<br />

stati arricchiti dalle riflessioni proposte che,<br />

è stato detto, hanno dato parola a quanto ciascuno<br />

già sentiva o intuiva; hanno vissuto<br />

giorni di comunione fraterna con gli animatori<br />

dell’Ordine; sono sicuramente partiti<br />

confortati, incoraggiati e sostenuti per proseguire<br />

il loro non facile ministero pastorale.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

FR. VINCENZO BROCANELLI<br />

4. Saluto di benvenuto del Ministro generale<br />

Assisi, 19 giugno 2007<br />

Eminenze ed Eccellenze,<br />

Fratelli del Definitorio,<br />

il Signore vi dia Pace!<br />

Nel dichiarare aperto il Convegno dei<br />

Cardinali e dei Vescovi <strong>OFM</strong> e del Definitorio<br />

generale dò a tutti il più cordiale e caloroso<br />

benvenuto. Si tratta, infatti, di un avvenimento<br />

storico, penso che sia il primo<br />

nell’arco degli ottocento anni del nostro Ordine.<br />

È doveroso e giusto allora, carissimi<br />

Fratelli Cardinali e Vescovi, esprimervi la<br />

mia più profonda e commossa gratitudine,<br />

quella del Definitorio e dell’Ordine dei Farti<br />

Minori, per aver accolto in numero così<br />

consistente l’invito che vi ho rivolto con la<br />

Lettera del 6 gennaio 2007.<br />

La vostra numerosa presenza, nonostante<br />

i molti e pressanti impegni pastorali, sta a<br />

significare il vostro forte legame con il nostro<br />

Ordine: vi sentite parte della nostra Famiglia.<br />

Ma il vostro essere qui, credo, sia<br />

dovuto anche all’attrattiva che suscita il<br />

luogo scelto per il nostro stare insieme per<br />

alcuni giorni. Assisi, infatti, è per noi «l’altare<br />

prediletto della nostra memoria e delle<br />

nostri origini» (Doc. del Capitolo straordinario<br />

2006, 7): qui è iniziata l’avventura<br />

umana ed evangelica di Francesco e Chiara;<br />

qui, per conseguenza, affondano le radici<br />

della nostra vocazione francescana. Venire,<br />

sostare ad Assisi è obbedire ad un comune<br />

desiderio: “rivedere” il luogo dove si è nati!<br />

E ritornando sul luogo delle nostre origini,<br />

riscopriamo con stupore che siamo fratelli:<br />

tutti proveniamo dallo stesso progetto di vita,<br />

vivere secondo la forma del santo Vangelo,<br />

rivelato dall’Altissimo a frate Francesco<br />

e da noi abbracciato nel giorno della nostra<br />

professione religiosa.<br />

Questo «incontro di Famiglia», quindi,<br />

proprio per i legami fraterni, che caratterizzano<br />

i nostri rapporti, vuole coinvolgervi,<br />

Fratelli Cardinali e Vescovi, nella vita dell’Ordine,<br />

che in questo momento vive una<br />

stagione particolare, potremo dire storica:<br />

la nostra Fraternità si sta preparando alla celebrazione<br />

dell’ottavo centenario dell’approvazione<br />

della forma vitae da parte di Innocenzo<br />

III nel 1209. Ciò sta avvenendo attraverso<br />

un programma triennale, conosciuto<br />

come La grazia delle origini, articolato<br />

in tre tappe: discernere la volontà del<br />

Signore (2006), che ha avuto come momento<br />

forte il Capitolo generale straordinario;


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong> 257<br />

osare di vivere il Vangelo (2007); celebrare<br />

il dono della nostra vocazione (2008-2009).<br />

Si tratta di un momento favorevole, in questa<br />

stagione della vita dell’Ordine, per riscoprire<br />

le nostre origini; ripensare con gratitudine<br />

alle meraviglie che il Signore ha<br />

operato, dagli inizi ai nostri giorni, attraverso<br />

innumerevoli nostri Fratelli e Sorelle;<br />

per dare un volto giovane alla nostra vita di<br />

francescani.<br />

Desideriamo coinvolgervi, Fratelli Cardinali<br />

e Vescovi <strong>OFM</strong>, certamente perché<br />

fate parte della nostra Famiglia e, pertanto,<br />

è normale che vogliate conoscere ciò che<br />

sta accadendo nella nostra vita e nella nostra<br />

missione, ma soprattutto perché, a motivo<br />

del vostro fondamentale servizio al<br />

«Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del<br />

mondo», come diretti collaboratori del Papa<br />

o come Pastori della Chiesa di Dio sparsa<br />

in ogni angolo della terra, siete per noi<br />

memoria viva della dimensione ecclesiale<br />

della nostra vocazione e della nostra missione.<br />

E tutto ciò avviene in modo concreto<br />

ed eloquente. Abbiamo iniziato domenica,<br />

17 giugno, con la visita di Papa Benedetto<br />

XVI ad Assisi con il quale abbiamo ricordato<br />

l’VIII centenario della conversione di san<br />

Francesco. Continueremo a farne memoria<br />

davanti al Crocifisso di San Damiano per<br />

far risuonare nei nostri cuori l’invito: «va’,<br />

ripara la mia casa». Insieme entreremo nella<br />

Porziuncola per riascoltare il Vangelo<br />

della missione, dando la nostra adesione<br />

senza riserve: «questo voglio, questo chiedo,<br />

questo bramo fare». Questo itinerario<br />

spirituale, fortemente evocativo, “percorso”<br />

insieme a tutti i Frati del mondo nell’anno<br />

in cui poniamo dinnanzi ai nostri occhi<br />

il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo,<br />

si concluderà a San Giovanni in<br />

Laterano, in Roma, dove il signor Papa confermò<br />

il progetto di vita di Francesco e dei<br />

suoi primi compagni, rivelatogli dal Signore<br />

e da lui scritto «con poche parole e con<br />

semplicità».<br />

Sì, questo «convegno di Famiglia» è un<br />

richiamo forte a scrivere nuove pagine della<br />

nostra storia secolare «sempre sudditi e<br />

soggetti ai piedi della santa Chiesa». Vogliamo<br />

riconfermare davanti a voi e con voi<br />

la fedeltà alle origini della nostra comune<br />

vocazione. Questo ci permetterà, pur nella<br />

diversità dei ministeri che la Chiesa ci ha<br />

chiesto, di rendere tuttora affascinante il<br />

volto del Poverello di Assisi, nostro Padre e<br />

Fratello, offrendo alla Chiesa e al mondo di<br />

oggi un servizio qualificato attraverso il<br />

modo che san Francesco ci ha insegnato di<br />

vivere e di annunciare il Vangelo, e di farsi<br />

“prossimo” dell’uomo contemporaneo.<br />

Il Signore renda liete e fruttuose queste<br />

nostre giornate; la Vergine, «fatta Chiesa»,<br />

ci accompagni col il suo volto materno; san<br />

Francesco ci aiuti a fare del Vangelo la nostra<br />

«regola e vita».<br />

Pace e bene!<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

5. Riflessioni sul carattere ecclesiale del<br />

carisma francescano<br />

QUESTA È LA VOSTRA VOCAZIONE<br />

Un’osservazione preliminare<br />

Mi rivolgo a voi, Eminenze, Eccellenze,<br />

e soprattutto fratelli in Francesco e Chiara,<br />

con il mio saluto di “Pace e Bene”.<br />

La nostra Famiglia vi è riconoscente per<br />

il servizio che prestate nella Chiesa, per<br />

l’incoraggiamento nella fede che offrite, da<br />

cui traggono sostegno uomini e donne di<br />

tutti i continenti e di culture diverse. Voi<br />

servite la Chiesa, l’unica Chiesa di Gesù<br />

Cristo, vivendo il Vangelo allo stesso modo<br />

in cui il Vangelo è divenuto il volto e la vita<br />

di Francesco e Chiara. Il vostro servizio ha<br />

un profilo spirituale e umano inconfondibile,<br />

quello donatovi dall’appartenenza alla<br />

nostra fraternità.<br />

In quest’oggi, in questo mondo e in questa<br />

Chiesa, molti uomini, e non solo i cristiani,<br />

sono segnati specialmente da esperienze<br />

di anonimato, solitudine, frammentazione,<br />

incapacità di costruire rapporti<br />

fecondi e dialogici, emarginazione, potere<br />

dei grandi sui piccoli e dei ricchi sui poveri;<br />

essi cercano un’alternativa in figure quali<br />

il nostro Francesco: vorrebbero tanto essere<br />

“visti”, riconosciuti, ascoltati con amo-


258<br />

re e rispetto; vorrebbero essere soggetti della<br />

propria storia personale e non oggetti<br />

strumentalizzati da forze anonime, siano esse<br />

politiche, economiche o perfino di natura<br />

religiosa. Cercano forme di incontro e<br />

spazi di vita in cui essi possano respirare liberamente<br />

e fare esperienza che la propria<br />

storia, nonostante tutte le oscurità, è un dono<br />

ricevuto dalla mano di Dio e non un fardello.<br />

Sognano una Chiesa di libertà evangelica<br />

e di relazioni fraterne e cordiali; una<br />

Chiesa che non riproduca semplicemente,<br />

anche se fosse solo incoscientemente, le<br />

esperienze di oppressione, anonimato, povertà<br />

ed esclusione che molti uomini sono<br />

costretti a subire; una Chiesa in cui, al di là<br />

dei limiti di natura sociale, di razza, di religione,<br />

di cultura, venga rispettata la dignità<br />

inalienabile di ogni persona.<br />

La Chiesa del Terzo Millennio si trova di<br />

fronte a grandi sfide. Il suo linguaggio raggiunge<br />

il cuore dell’uomo? Parla in modo<br />

inequivocabile del Dio della vita e della pace<br />

proprio oggi, nel contesto odierno di innumerevoli<br />

minacce per la vita, le minacce del<br />

Potere della morte? Davvero la Chiesa dona<br />

agli uomini in ricerca l’esperienza di un Dio<br />

amorevole e buono e giusto? Veramente la<br />

nostra Chiesa è il luogo dove si fa esperienza<br />

di Gesù Cristo Dio e si ridona agli altri questa<br />

medesima esperienza? Tutti gli uomini e<br />

le donne che appartengono alla Famiglia spirituale<br />

di Francesco – e sicuramente non solo<br />

i Vescovi – ascoltano queste sue parole<br />

non solo nella celletta della propria coscienza,<br />

ma anche nel contesto attuale della Chiesa<br />

universale e della società globale: «Questa<br />

è la vostra vocazione: curare le ferite, fasciare<br />

le fratture, richiamare gli smarriti»<br />

(3Comp 58). Sono convinto che questa definizione<br />

data da Francesco, totalmente in linea<br />

con il discorso di Gesù nella sinagoga di<br />

Nazaret (cf. Lc 4) possa essere per tutti noi la<br />

chiave di comprensione della vocazione<br />

francescana di uomini e donne, qualunque<br />

sia la responsabilità e il servizio ecclesiale<br />

loro affidato, in quest’oggi, all’interno della<br />

Chiesa o della società civile o nel contesto<br />

più ampio del mondo.<br />

In quale modo, dunque, gli uomini e le<br />

donne francescani danno forma e volto alla<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

vocazione ricevuta? Questa domanda si rivolge<br />

anche a voi, fratelli della nostra Famiglia<br />

che allo stesso tempo siete Pastori<br />

del popolo di Dio e siete, a motivo della vostra<br />

vocazione di Pastori, chiamati in modo<br />

speciale a dire a noi, “semplici” fratelli e sorelle<br />

di san Francesco, come il carisma francescano<br />

dovrebbe essere reso vivo nella<br />

Chiesa oggi.<br />

Il carattere ecclesiale del nostro carisma<br />

In questo giorno, proprio qui ad Assisi,<br />

desideriamo parlare e riflettere sulla ecclesialità<br />

del nostro carisma e della nostra fraternità,<br />

e condividere le nostre diverse esperienze.<br />

Secondo la mia modesta opinione,<br />

possiamo parlare di ecclesialità con un duplice<br />

significato.<br />

Da un lato, esiste l’ecclesialità di Francesco<br />

espressa nella sua volontà e dalla sua<br />

vocazione ad essere parte viva e visibile<br />

della Chiesa romana nella fedeltà e nell’obbedienza.<br />

Sappiamo che nei secoli XII e<br />

XIII non pochi movimenti evangelici, davanti<br />

ai problemi e agli scandali esistenti in<br />

seno alla Chiesa, hanno preferito prendere<br />

posizione contro e fuori di essa. Sembrava<br />

loro che la Chiesa fosse infedele al Vangelo<br />

che volevano vivere. Francesco invece, pur<br />

cosciente di molte debolezze, volle restare<br />

in piena comunione con la Chiesa che, per<br />

lui, non cessava di essere il luogo privilegiato<br />

ove risuona l’autentica Parola di Dio<br />

e ove Gesù si manifesta nei sacramenti. In<br />

una parola, l’aspetto ecclesiale del progetto<br />

di vita di Francesco consiste nei seguenti<br />

elementi: l’amore per il Vangelo e per l’Eucaristia,<br />

il rispetto per i sacerdoti e i prelati<br />

(incluso l’appello ad essi rivolto di essere<br />

santi!), l’attenzione per il sacramento della<br />

penitenza, lo zelo per la «fede così come la<br />

conserva e la insegna la santa Chiesa romana»<br />

(LegM 4,3; cf Rb 2,1) e la venerazione<br />

per la croce del Signore nostro Gesù Cristo.<br />

Francesco ha voluto affidare il suo Ordine<br />

alla Chiesa e da essa ricevere amore, attenzione<br />

e protezione. Di questo rapporto di<br />

Francesco con la Chiesa visibile e istituzionale<br />

non viene descritto solo l’aspetto giuridico,<br />

bensì viene tratteggiata una relazione<br />

affettiva profonda e un affidamento illimi


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong> 259<br />

tato che trova particolare espressione in due<br />

testi.<br />

Nella Vita seconda del Celano si narra<br />

che Francesco in sogno abbia visto se stesso<br />

come una gallina piccola e nera, che doveva<br />

custodire e proteggere molti pulcini;<br />

ma la gallina non poteva offrire a tutti un riparo<br />

sufficiente sotto le proprie ali. Da questo<br />

sogno Francesco trasse una conseguenza<br />

molto ecclesiale: Voglio mettere me stesso<br />

e i miei fratelli sotto la protezione della<br />

Chiesa Romana. «Andrò dunque e li raccomanderò<br />

alla santa Chiesa Romana. In tale<br />

modo i malevoli saranno colpiti della verga<br />

della sua potenza e i figli di Dio, ovunque,<br />

godranno di piena libertà, a maggior beneficio<br />

della salvezza eterna» (2Cel 24).<br />

Un’ulteriore chiara espressione di come<br />

Francesco volesse essere con la sua fraternità<br />

parte della Chiesa istituzionale si trova<br />

nella Regola bollata: «Ingiungo per obbedienza<br />

ai ministri che chiedano al signor Papa<br />

uno dei cardinali della santa Chiesa romana,<br />

il quale sia governatore, protettore e<br />

correttore di questa fraternità, affinché sempre<br />

sudditi soggetti ai piedi della medesima<br />

santa Chiesa, stabili nella fede cattolica, osserviamo<br />

la povertà, l’umiltà e il santo Vangelo<br />

del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo<br />

fermamente promesso» (Rb 12,3-4).<br />

Esiste però anche un’altra possibilità di<br />

riflessione sul carattere ecclesiale della vocazione<br />

francescana. Infatti, se Francesco<br />

volle affidare se stesso e la sua fraternità,<br />

senza limitazioni o riserva alcuna, alla<br />

Chiesa, ai Papi, ai Vescovi, ai sacerdoti,<br />

questo significa che la nascita e la crescita<br />

della fraternità stessa non fu un atto gerarchico<br />

bensì un avvenimento carismatico.<br />

Nel suo Testamento Francesco parla di<br />

un’ispirazione e di una chiamata personali:<br />

«Il Signore stesso mi condusse... il Signore<br />

mi dette dei fratelli» (Test 2,14). La nascita<br />

della prima fraternità può essere qualificata<br />

“ecclesiogenesi”, come è del resto di ogni<br />

odierno vero inizio carismatico, ad esempio<br />

la fraternità di Taizé o altri movimenti spirituali<br />

moderni. Si tratta dell’opera profetica<br />

dello Spirito che in modo sempre nuovo<br />

unisce gli uomini nell’ascolto della Parola,<br />

nella frazione del Pane e in un progetto di<br />

vita comune e solidale. Ci sono sempre stati<br />

e ci sono ancora oggi uomini e donne che<br />

fanno esperienza di Dio in un modo del tutto<br />

nuovo, che danno nuova forma al Vangelo<br />

e alla sequela di Gesù, che fanno sempre<br />

nuova la Chiesa incarnandola nella storia,<br />

non da ultimo mediante una testimonianza<br />

di vita personale e comunitaria.<br />

Entrambi gli aspetti dell’ecclesialità<br />

francescana, quello istituzionale e quello<br />

carismatico che qui ho inteso presentare separatamente,<br />

fanno parte del nostro progetto<br />

di vita in una maniera dinamica che a<br />

tutt’oggi non è senza tensione.<br />

Ci troviamo qui al cuore dell’essere fratelli<br />

e sorelle di Francesco nella Chiesa Cattolica,<br />

e ciò, io credo, indipendentemente<br />

del “posto di servizio” che occupiamo: osservare<br />

la povertà, l’umiltà e il santo Vangelo.<br />

A differenza di altri fondatori e movimenti,<br />

Francesco è convinto che per vivere<br />

il santo Vangelo, per restare il più vicino<br />

possibile alla forma di vita di Cristo povero<br />

e umile, è proprio necessario essere “cattolici”.<br />

La Chiesa pone a nostro servizio la parola<br />

di vita, il corpo e il sangue di Cristo, la<br />

Chiesa è il luogo d’incontro con lo Spirito,<br />

il luogo in cui si fa esperienza dell’amore<br />

trinitario. In essa si vive la lode e la contemplazione.<br />

Essa è allo stesso tempo assemblea<br />

e missione, memoria e profezia.<br />

Francesco promette obbedienza alla Chiesa<br />

perché in questo consegnare e affidare se<br />

stesso riconosce il cammino per unirsi a<br />

Cristo. Contemporaneamente, senza emettere<br />

giudizi né promuovere o alimentare<br />

contese, col suo stile evangelico e con la<br />

immediatezza della sua vocazione (espressa<br />

sia nel “sine glossa” sia nel “Dio stesso mi<br />

condusse”), Francesco vive una ecclesialità<br />

“diversa” da quella feudale coinvolta nelle<br />

crociate. Mentre riafferma senza ambiguità<br />

il suo stretto legame con la Chiesa cattolica<br />

romana, è cosciente di quello che all’interno<br />

della stessa Chiesa si oppone al Vangelo.<br />

Francesco, così devoto al Papato e ai Vescovi<br />

e sacerdoti, non accetta acriticamente<br />

le decisioni e la politica della Chiesa feudale<br />

del suo tempo. Col suo stile coerente e<br />

pacifico, egli è capace di porre le autorità<br />

della Chiesa a confronto con i valori del


260<br />

Vangelo: lo dimostrano i vari riferimenti alle<br />

prediche tenute davanti al Papa e ai Cardinali<br />

(cf 1Cel 73; 2Cel 25; LegM 12,7).<br />

L’obbedienza di Francesco è un chiaro<br />

rinvio all’obbedienza di Cristo, il quale, obbediente<br />

al Padre, si fece povero e umile<br />

nella sua incarnazione e passione (cf 1Cel<br />

84). Sappiamo inoltre come Francesco contempli,<br />

ammiri e adori l’umiltà di Dio nell’atto<br />

centrale e fondante della Chiesa:<br />

l’Eucaristia (cf Am 1,16ss). Ai suoi frati dice:<br />

«Il Signore dell’universo, Dio e Figlio<br />

di Dio, si umili a tal punto da nascondersi,<br />

per la nostra salvezza, sotto poca apparenza<br />

di pane. Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio…<br />

umiliatevi anche voi, perché siate da lui<br />

esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per<br />

voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui<br />

che tutto a voi si offre» (LOrd 2,21-29).<br />

La Chiesa – dono dello Spirito come “edificio<br />

in costruzione” (H. de Lubac)<br />

Per la Famiglia francescano-clariana di<br />

tutti i tempi, la Chiesa non è quindi in primo<br />

luogo un “edificio” e neppure una struttura<br />

gerarchica, bensì è uno spazio vitale di<br />

relazioni, di comunione e di amore che ha la<br />

sua origine nell’amore “diffusivo” del Dio<br />

Uno e Trino che, per il soffio creativo dello<br />

Spirito, s’incarna continuamente nella storia.<br />

Secondo una sana teologia e spiritualità<br />

d’ispirazione francescana, il dono dello<br />

Spirito nasce da un mistero di relazione: relazione<br />

tra le Persone divine e tra Dio e<br />

l’uomo. Nella Chiesa non possiamo riconoscerci<br />

che come persone in relazione: con<br />

Dio, con tutto il creato. Questa Chiesa è<br />

sempre santa e peccatrice, con i suoi doni<br />

perenni e le sue contraddizioni contingenti.<br />

Essa si trova sulla scia della vocazione di<br />

Gesù così come è definita in Lc 4: «Lo Spirito<br />

del Signore è sopra di me. Per questo mi<br />

ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato<br />

per annunziare ai poveri un lieto messaggio,<br />

per proclamare ai prigionieri la liberazione<br />

e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà<br />

gli oppressi e predicare un anno di<br />

grazia del Signore». Recentemente ho letto<br />

queste parole: “Non è che la Chiesa cristiana<br />

si cerchi una missione. È vero il contrario.<br />

La missione del nostro Dio si cerca, si<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

costruisce uno strumento, una Chiesa”. Ciò<br />

significa che la Chiesa è essenzialmente<br />

missione, cioè epifania della santa carità<br />

che è in Dio. Credo dunque che non si dovrebbe<br />

dire che la Chiesa di Cristo abbia un<br />

aspetto e un mandato missionario tra tante<br />

altre caratteristiche e tanti altri mandati. La<br />

sfida è assai radicale: o la Chiesa è missione<br />

o non è la Chiesa di Gesù Cristo.<br />

È evidente che in tale prospettiva è possibile<br />

e necessario recuperare la missionarietà<br />

del carisma francescano. Negli ultimi anni<br />

abbiamo coniato la felice espressione: vogliamo<br />

essere una “fraternità in missione”.<br />

Ciò significa prima di tutto, secondo<br />

me, che al pari di Francesco e Chiara noi<br />

dobbiamo rendere visibile nel mondo e<br />

nell’intera creazione l’amore di Dio che<br />

guarisce e libera. Significa anche, però,<br />

che noi, quali membra della Chiesa, dobbiamo<br />

dare il nostro contributo affinché la<br />

Chiesa tutta rimanga fedele alla “missio<br />

Dei” come Gesù l’ha vissuta e l’ha lasciata<br />

quale mandato visibile nell’Eucaristia.<br />

La Chiesa e tutte le sue “munera” non sono<br />

un fine a se stesse.<br />

Essa è invece sacramento universale di<br />

salvezza per tutti, affinché per suo mezzo<br />

si realizzi il desiderio divino che è la radice<br />

più profonda dell’invio del Figlio: che<br />

tutti gli uomini siano salvi e giungano alla<br />

conoscenza della verità, come pure all’esperienza<br />

della vera libertà nella giustizia.<br />

La vocazione ecclesiale di tutti i francescani,<br />

quindi anche dei “nostri” Vescovi, è<br />

quella di mantenere viva nella Chiesa la<br />

vocazione profetica, di mantenere sempre<br />

aperti i cuori e le porte per il soffio dello<br />

Spirito, di mantenere vivo in tutti “una inguaribile<br />

inquietudine”, secondo l’espressione<br />

di de Lubac, per le cose che debbono<br />

ancora venire.<br />

«Francesco, va’ e ripara la mia casa»:<br />

questo significa più che altro il lasciarsi plasmare<br />

dall’azione dello Spirito che soffia<br />

come e quando vuole; il ridonare l’esperienza<br />

dello Spirito a una Chiesa che diversamente<br />

diventa semplice pietra morta, oppure<br />

struttura monilitica senza vita; il<br />

conformarsi all’immagine di Cristo che sulla<br />

croce, «riporta l’umanità sulla via di un


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong> 261<br />

Dio che non è realmente Dio se non essendo<br />

la comunicazione stessa», come ha detto<br />

Gustave Martelet.<br />

Parecchi anni fa ho scoperto un breve testo<br />

pronunciato nella Plenaria del Consiglio<br />

Mondiale delle Chiese celebrata a Uppsala<br />

nel 1968. Il testo è del vescovo ortodosso<br />

Ignatios di Lattaquié e secondo me si trova<br />

in piena sintonia con una ecclesiologia francescana<br />

:<br />

«Senza lo Spirito Santo Dio è lontano,<br />

Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera<br />

morta,<br />

la Chiesa è una semplice organizzazione,<br />

l’autorità sarebbe dominazione,<br />

la missione una propaganda, il culto<br />

un’evocazione e l’agire cristiano una<br />

morale da schiavi.<br />

Ma con la presenza dello Spirito il cosmo<br />

è sollevato e geme nel parto del<br />

Regno,<br />

Cristo risorto è presente, il vangelo è potenza<br />

di vita,<br />

la Chiesa significa la comunione trinitaria,<br />

l’autorità è un servizio di liberazione, la<br />

missione è una Pentecoste,<br />

la liturgia è memoria e anticipazione,<br />

l’agire umano è deificato».<br />

Dimensione ecclesiale e libertà evangelica<br />

Benché in ogni momento conservasse<br />

saldamente la fede nella Chiesa, Francesco<br />

ha saputo mantenersi anche sempre libero<br />

per cercare e per consolidare la forma di vita<br />

evangelica che «lo stesso Altissimo gli rivelò<br />

che dovevo vivere» (Test 14). In questa<br />

certezza fondamentale Francesco è un<br />

uomo sorprendentemente libero, proprio<br />

nella sua volontà di essere parte della Chiesa<br />

istituzionale. Solo in questa prospettiva<br />

si comprende il suo coraggio nell’assumere<br />

una forma di vita così fuori dalle norme istituzionali<br />

vigenti da provocare un certo spavento<br />

nelle autorità ecclesiastiche del tempo,<br />

che cercarono anche di persuaderlo ad<br />

assumere «vie più piane» (1Cel 33). Gli<br />

suggerirono di passare ad una forma di vita<br />

“collaudata”, ma egli rifiutò tali consigli.<br />

Scelse la “sua” forma di vita, però chiese<br />

per tale scelta l’approvazione della Chiesa.<br />

Francesco quindi non ha riprodotto semplicemente<br />

ciò che la Chiesa viveva e proponeva<br />

nella sua epoca. Re-introdusse nella<br />

Chiesa elementi di vita evangelica. Alla ricchezza<br />

e alla stabilità istituzionale egli preferì<br />

la povertà, l’itineranza, l’insicurezza. In<br />

un’epoca in cui la Chiesa dominava parte<br />

del mondo ed esercitava un potere temporale<br />

forte e spesso coercitivo, Francesco desiderò<br />

di avere solo il privilegio della minorità,<br />

parlando di potere solo per dire che i<br />

suoi fratelli non avrebbero mai dovuto esercitarlo<br />

(cf Rnb 5,9ss).<br />

La Chiesa di quel tempo si caratterizzava<br />

per una forte istituzionalità di tipo<br />

patriarcale. Francesco invece basò la<br />

struttura e quindi anche il tipo “ecclesiale”<br />

del suo Ordine sulla dimensione fraterna.<br />

Nel parlare dell’autorità di Francesco,<br />

le Fonti spesso usano un linguaggio<br />

che allude ad uno stile “materno” nella<br />

sua relazione con i fratelli (cf. 2Cel 33).<br />

Per di più, Francesco accompagnò l’inizio<br />

della lunga ricerca di Chiara quando essa,<br />

pure con grande libertà interiore, rispetto<br />

e tenacia, dovette lottare per anni contro il<br />

parere e contro i consigli espliciti di Papi<br />

e Cardinali, per ottenere e per conservare<br />

il prezioso “Privilegio della Povertà”.<br />

Chiara ha dovuto egualmente impegnarsi<br />

contro le voci ufficiali, per avere la sua<br />

propria Regola, ciò che le fu concesso dopo<br />

molta fatica e lotta “rispettosa”.<br />

Un esempio bello e pieno di umorismo,<br />

di obbedienza e di parresia evangelica si<br />

trova nella Vita seconda del Celano. Il vescovo<br />

di Imola non vuole concedere a Francesco<br />

il permesso di predicare che egli richiede.<br />

Il Vescovo dice: «”Basto io a predicare<br />

al mio popolo”. Frate Francesco se ne<br />

va, ma ritorna subitamente a palazzo. Richiesto<br />

di che cosa domandasse ancora risponde:<br />

“Signore, se un padre scaccia il figlio<br />

da una porta, deve necessariamente entrare<br />

da un’altra”». Significativa la<br />

conclusione: «Vinto dalla sua umiltà, il vescovo<br />

con volto lieto lo abbracciò, esclamando:<br />

“D’ora in poi tu e i tuoi frati predicate<br />

pure nella mia diocesi, con mio generale<br />

permesso, perché la tua santa umiltà lo<br />

ha meritato”» (2Cel 147).


262<br />

L’obbedienza francescana non è mai cieca.<br />

Infatti nella tradizione francescana fino<br />

ai nostri tempi è presente uno sguardo critico<br />

sulle forme effettive di realizzazione della<br />

Chiesa concreta. Il senso critico francescano<br />

deve perciò coniugarsi sempre con la<br />

fedeltà, la pazienza e la volontà di convincere<br />

più attraverso l’esempio di vita piuttosto<br />

che con la pura retorica.<br />

Un paradosso fecondo<br />

Il fatto che voi, fratelli della nostra Famiglia<br />

e quindi fratelli dei poveri, e contemporaneamente<br />

Pastori della Chiesa, siete<br />

insigniti di una speciale “potestas sacra”<br />

e dello stato gerarchico può sembrare a<br />

qualcuno un paradosso che non può essere<br />

vissuto senza una dicotomia interiore o addirittura<br />

una certa schizofrenia. Io non lo<br />

vedo così. Gli incontri con i fratelli nell’episcopato<br />

sono stati per me quasi sempre<br />

una lezione di umiltà e di minorità evangelica,<br />

più che con qualche guardiano o vicario.<br />

Tuttavia credo che la chiamata al servizio<br />

di Pastore nella Chiesa per un francescano<br />

debba essere un paradosso speciale e<br />

tale rimanere, così come deve rimanere un<br />

paradosso l’evidente e chiaro insegnamento<br />

di Gesù per tutta la Chiesa, per tutti coloro<br />

che vi esplicano un ruolo di autorità, dal Papa<br />

fino alla Madre abbadesse. «Non fatevi<br />

chiamare maestri, perché uno solo è il vostro<br />

maestro, che è nei cieli, Cristo. Voi poi<br />

siete tutti fratelli e sorelle» (cf. Rnb 22, 35).<br />

Sicuramente per tutti noi – Vescovi o semplici<br />

“fratelli e sorelle di Francesco”, sacerdoti<br />

o laici, uomini o donne – questa è<br />

un’affermazione centrale di natura ispirazionale<br />

sulla ecclesialità francescana. Francesco<br />

e Chiara hanno vissuto un nuovo modo<br />

di intendere il “governo”, e cioè in una<br />

paradossale definizione del rapporto tra superiori<br />

e sudditi, in qualche modo quasi<br />

asimmetrico se paragonato a modelli ecclesiastici<br />

tradizionali. In ogni caso, vi è una<br />

corresponsabilità specifica di ciascuno verso<br />

tutti e quindi una relativizzazione delle<br />

gerarchie secondo il Vangelo, poiché – come<br />

detto sopra – l’esempio di Gesù è l’unico<br />

valido punto di riferimento.. Non si dovrebbe<br />

dimenticare che, a quanto pare,<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Francesco non avrebbe affatto desiderato<br />

per i fratelli la chiamata a ricoprire incarichi<br />

di governo all’interno della Chiesa. Si narra<br />

nella Vita seconda del Celano come il<br />

card. Ugolino avesse posto una domanda a<br />

san Francesco e a san Domenico, e cioè perché<br />

mai i loro fratelli non dovessero essere<br />

chiamati ad occupare posti di responsabilità<br />

e di preminenza nella Chiesa. Ugolino argomentava<br />

assai abilmente poiché, al pari<br />

di san Francesco, si rifaceva per molti<br />

aspetti al modello ideale della Chiesa primitiva<br />

e alla purezza fontale del Vangelo.<br />

Così domandò: «Nella Chiesa primitiva i<br />

pastori erano poveri e persone di carità, senza<br />

cupidigia. Perché tra i vostri frati quelli<br />

che emergono per dottrina e buon esempio<br />

non li facciamo vescovi e prelati?». La risposta<br />

di Francesco, e quella precedente di<br />

Domenico, è chiarissima: «I miei frati proprio<br />

per questo sono stati chiamati Minori,<br />

perché non presumano di diventare maggiori.<br />

Il nome stesso insegna loro a rimanere<br />

in basso ed a seguire le orme dell’umiltà<br />

di Cristo, per essere alla fine innalzati più<br />

degli altri al cospetto dei Santi. Se volete<br />

che portino frutto nella Chiesa di Dio, manteneteli<br />

e conservateli nello stato della loro<br />

vocazione, e riportateli in basso anche contro<br />

loro volontà. Per questo, Padre, ti prego:<br />

affinché non siano tanto più superbi quanto<br />

più poveri e non si mostrino arroganti verso<br />

gli altri, non permettete in nessun modo che<br />

ottengano cariche» (2Cel 148). In ogni caso,<br />

Francesco ha visto nell’ufficio del Vescovo<br />

la tentazione del potere e della ricchezza<br />

e quindi un reale pericolo per la “minoritas”.<br />

Di ciò si parla in modo originalissimo<br />

nel dettato Della vera e perfetta letizia<br />

(Plet). In esso vengono messe sulle<br />

labbra di Francesco queste parole: un eventuale<br />

ingresso di tutti gli arcivescovi e vescovi<br />

e prelati della Santa Chiesa Romana<br />

dei Paesi transalpini non sarebbe per la giovane<br />

fraternità alcun motivo di perfetta e<br />

vera gioia, tanto meno un’eventuale crescita<br />

nel numero di professori dotti delle università<br />

di Parigi e Oxford o addirittura di<br />

membri dei Casati regnanti. Francesco vorrebbe<br />

vedere la sua comunità fondata sulla<br />

radicalità del Vangelo e sulla sapienza pao-


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong> 263<br />

lina della croce, e da esse custodita. La sapienza<br />

del Vangelo e della croce deve riempire<br />

tutto il mondo e ogni relazione tra gli<br />

uomini («Riempire tutto il mondo con il<br />

Vangelo di Cristo», 2Cel 97). Questa è in<br />

ogni tempo la vocazione di tutte le donne e<br />

di tutti gli uomini francescani, e anche dei<br />

Vescovi della nostra Famiglia.<br />

La storia della fraternità ebbe la sua propria<br />

dinamica e logica, in seguito alla quale<br />

molti fratelli divennero Vescovi e perfino<br />

Papi. Francesco non poté più commentare<br />

questi eventi poiché non li visse; ma io credo<br />

che per lui sarà un motivo di gioia celestiale<br />

vedere fratelli che adempiono anche<br />

l’ufficio di Vescovi e Pastori con la sapienza<br />

del Vangelo, con l’amore verso i poveri e<br />

con un profondo legame di solidarietà con<br />

tutte le creature e l’intero creato.<br />

Questo mi porta a riflettere ulteriormente<br />

sul ruolo della spiritualità francescana all’interno<br />

di una responsabilità di governo<br />

ecclesiale, e precisamente sul ruolo di un<br />

Vescovo nella comunità ecclesiale.<br />

Un servizio alla comunione<br />

Francesco intende il servizio del governo<br />

nella comunità ecclesiale e nella fraternità<br />

dei Minori come servizio all’unità nella<br />

comunione. La lettera «a Frate Antonio,<br />

mio Vescovo» e la lettera «a un Ministro»<br />

costituiscono un esempio di quali “qualità”<br />

egli vorrebbe vedere nei fratelli che hanno<br />

in mano le redini del governo e quali servizi<br />

essi devono espletare affinché la Chiesa e<br />

la fraternità crescano spiritualmente.<br />

Innanzitutto voglio fare un’osservazione<br />

alla lettera ad Antonio: perché mai lo chiama<br />

in verità “vescovo”? Si può azzardare<br />

l’ipotesi che Francesco attribuisca o voglia<br />

attribuire a un Vescovo, francescano o no, la<br />

funzione che egli formula nella lettera ad<br />

Antonio in questi termini: «A frate Antonio,<br />

mio vescovo, frate Francesco augura salute.<br />

Ho piacere che tu insegni la sacra teologia<br />

ai frati, purché in tale occupazione, tu non<br />

estingua lo spirito della santa orazione e devozione,<br />

come è scritto nella Regola» (LAnt<br />

1-2). Usando il linguaggio moderno, si può<br />

dire: Francesco attende dal suo “vescovo”<br />

un insegnamento di fede chiaro e intelligi-<br />

bile, un’animazione spirituale efficace e<br />

competente.<br />

La lettera è breve, troppo breve per andare<br />

oltre nell’interpretazione. Si può tuttavia<br />

analizzare lo “stile” di Antonio stesso,<br />

soprattutto alla luce delle sue numerose prediche,<br />

e dedurne indirettamente ciò che<br />

avrebbe potuto piacere a Francesco. Seguendo<br />

alcune osservazioni di Raul Manselli,<br />

lo stile “antoniano”, col suo costante<br />

riferirsi alla Bibbia, faceva leva sulla chiarezza<br />

e concretezza di concetti. Antonio<br />

amava, così dice, «l’essenzialità di espressioni<br />

rifuggenti da inutili ridondanze». Inoltre<br />

sentiva «la preoccupazione di riuscire<br />

persuasivo e pratico». Antonio voleva sempre<br />

«coinvolgere interamente la persona», e<br />

oltre al ragionamento anche il sentimento e<br />

l’immaginazione. Il suo stile consiste nella<br />

«traduzione dei dettami nel vissuto quotidiano».<br />

Per Francesco, dunque, tali qualità<br />

erano importanti in un “vescovo”.<br />

Come ho detto precedentemente, Francesco<br />

nutriva il più grande rispetto per il carattere<br />

gerarchico sacramentale della Chiesa<br />

e dell’episcopato. Egli però inseriva nella<br />

struttura la comprensione dedotta<br />

dall’esempio di vita e di dedizione di Gesù:<br />

Francesco parla volentieri del Vescovo come<br />

“padre e signore delle anime”. La Leggenda<br />

perugina fa dire a Francesco che egli<br />

ha trovato la sua vocazione attraverso la<br />

mediazione del Vescovo di Assisi: «Il Signore<br />

pose la sua parola sulle labbra del vescovo<br />

di Assisi, affinché mi consigliasse<br />

saggiamente nel servizio del Cristo». In seguito<br />

a tale esperienza, egli continua a dire<br />

di voler tenere in gran conto non solo i Vescovi,<br />

ma anche i semplici sacerdoti considerandoli<br />

suoi signori (cf CAss/Legper 58).<br />

Il Vescovo è dunque per Francesco un garante<br />

che custodisce la fecondità spirituale<br />

della comunità ecclesiale entro la quale<br />

l’individuo, nell’impetuoso fiume di vita<br />

dello Spirito Santo, trova il suo posto inconfondibile.<br />

Il Vescovo è perciò garante<br />

dell’unità nella molteplicità e diversità, ma<br />

anche garante della libertà evangelica, con<br />

la quale la singola persona può riconoscere<br />

e realizzare la sua personale vocazione. Il<br />

carisma francescano dona alla Chiesa il mo-


264 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

dello di un’autorità spirituale forte che, come<br />

mostra l’esempio di Francesco e di<br />

Chiara, ha un’impronta tanto maschile<br />

quanto femminile. Questa autorità però non<br />

è primariamente nella linea verticale di dominio<br />

patriarcale o matriarcale; conduce<br />

piuttosto ad una molteplicità di relazioni interpersonali,<br />

a una forma di vita familiare e<br />

a un’esperienza di Chiesa. Nel servizio alla<br />

comunione si compenetrano i tratti espressivi<br />

dell’autorità paterna con accenni al modo<br />

materno del prendersi cura dell’altro.<br />

Nella “lettera a tutti fedeli”, Francesco afferma<br />

che tutti i fedeli sono figli e figlie del<br />

Padre celeste di cui realizzano le opere. Sono<br />

anche sposi quando l’anima si unisce a<br />

Gesù. Sono fratelli di Gesù quando fanno la<br />

volontà del Padre. Sono madri di Gesù<br />

quando portano Cristo nel cuore e nel corpo.<br />

In questo modo si crea una doppia relazione:<br />

in primo luogo quella familiare e fraterna<br />

dei fedeli con la Trinità come figli,<br />

sposi, fratelli e madri; in secondo luogo<br />

quella ugualmente familiare e fraterna con<br />

e tra gli stessi fedeli, perché come tali sono<br />

tutti figli e figlie dello stesso Padre e fratelli<br />

e sorelle in Gesù. Vivendo così la vocazione<br />

sotto l’impulso dello Spirito si crea<br />

un’intima familiarità nei rapporti. Si crea, si<br />

direbbe, una Chiesa fraterna (cf Spec 85).<br />

Nella Regola non bollata Francesco propone<br />

un modello di vita familiare sotto l’aspetto<br />

della maternità, sottolineando in questo<br />

modo la necessità di rapporti di fiducia e<br />

di grande sensibilità reciproca: «Con fiducia<br />

l’uno manifesti all’altro la propria necessità,<br />

perché l’altro gli trovi le cose necessarie<br />

e gliele dia. E ciascuno ami e nutra<br />

il suo fratello, come la madre ama e nutre il<br />

proprio figlio» (Rnb 9,10-11). L’essere fratello<br />

s’esprime per Francesco nell’amore<br />

materno, un amore che fa nascere e crescere<br />

la vita e la nutre. Ogni fratello quindi è<br />

chiamato a far nascere negli altri la vita dello<br />

Spirito. Ogni fratello realizza questa vocazione<br />

materna attraverso il suo inserimento<br />

nella Chiesa e nella fraternità, dando<br />

perfino la propria vita per gli altri. Così fece<br />

anche Gesù nel lavare i piedi dei discepoli,<br />

nel dono dell’Eucaristia, nel donare la<br />

propria vita per gli altri. La Chiesa nasce e<br />

cresce continuamente laddove si celebra<br />

questo mistero della vita e della fede.<br />

Il richiamo all’essenziale<br />

Nel brano biblico di Mc 7, 1-13 (Feria II<br />

della V settimana per annum) si racconta della<br />

disputa tra Gesù ed alcuni “farisei e scribi”<br />

Questi ultimi vogliono sapere perché i discepoli<br />

non si attengono più a certe “tradizioni”,<br />

per esempio certe abluzioni rituali, lavature<br />

di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame, ecc.<br />

Gesù stesso risponde facendo una netta distinzione<br />

fra “precetti di uomini”, il cui scopo<br />

è la conservazione di certe tradizioni, e<br />

“comandamento di Dio”. Alla fine rimprovera<br />

i suoi interlocutori dicendo: «Voi annullate<br />

la parola di Dio con le tradizioni che voi<br />

stessi avente inventate e tramandate!». Nel<br />

preparare la riflessione che oggi vi sto proponendo<br />

questo testo mi è apparso come una<br />

interpretazione biblica del “sine glossa”. Mi<br />

pare che con tale espressione Francesco non<br />

esprima tanto un rifiuto, ma piuttosto mostri<br />

un atteggiamento vitale molto positivo: nella<br />

ricerca di Dio e dei segni dello Spirito, bisogna<br />

esser liberi. Non basta “bramare sapere<br />

le sole parole”. È necessario seguire quanto<br />

dice l’Apostolo Paolo in 2 Cor 2,6 («La<br />

lettera uccide, lo Spirito dà vita»). Altrimenti<br />

saremo «uccisi a causa della lettera» (Am<br />

7,1.3). Sappiamo con quanto zelo e ardore<br />

Francesco fu spinto verso ciò che gli sembrava<br />

essere l’essenziale: voleva il Vangelo<br />

“sine glossa”. Cercava e trovava il Cristo povero<br />

e sofferente nel lebbroso. La presenza di<br />

un sacerdote, anche quello peccatore, gli ricordava<br />

la presenza di Cristo. Nella bellezza<br />

e varietà del creato egli sperimentava la presenza<br />

dell’«Altissimo, Onnipotente e Buon<br />

Signore».<br />

In sintonia con questa stessa chiave di<br />

lettura e di interpretazione delle realtà e delle<br />

persone ecclesiali – usata da Francesco<br />

nel suo tempo – mi sia permesso di porre<br />

oggi una domanda non troppo speculativa:<br />

quali caratteristiche essenziale cercherebbe<br />

Francesco in un vescovo Francescano oggi?<br />

Io penso che egli lo abbia già detto quando<br />

nella Regola non bollata, citando le parole<br />

di 1 Pt 2,25, parla della necessità di ricorrere<br />

con fiducia sempre a Cristo il Buon Pa-


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

store, il quale è per sempre anche «vescovo<br />

delle anime nostre» (Rnb 22,32). Nella<br />

Chiesa di Cristo l’autorità è chiamata a “custodire”,<br />

a “dare spirito e vita”, a “conferma<br />

i fratelli”, a vegliare sull’autenticità della<br />

«comunione vitale reciproca» (Regola dell’OFS),<br />

ad aiutare nel discernimento secondo<br />

lo Spirito. Nel mondo frammentato di<br />

oggi, in una Chiesa che soffre anch’essa le<br />

ferite della solitudine, della mancanza di relazioni,<br />

di incomunicabilità e di assenza di<br />

dialogo autentico, il Vescovo è per natura e<br />

vocazione un “comunicatore”, un “pontifex”,<br />

un “moderatore” e “ispiratore”, uno<br />

che guarda oltre le frontiere. Contrariamente<br />

alle esigenze del mondo mediatico, tuttavia,<br />

per colui chi è pastore, guida, custode e<br />

ministro in una comunità di fede i criteri per<br />

giudicare della qualità, delle forme, dei<br />

contenuti, delle modalità del comunicare li<br />

troviamo nel Vangelo, nell’esempio di Gesù<br />

stesso, il quale in tutto ciò che fa e che dice<br />

trasmette un senso di rispetto, di dignità, di<br />

amore preferenziale per i piccoli e per gli<br />

esclusi. Per Francesco, la comunicazione è<br />

al fondo opera dello Spirito e della sua santa<br />

operazione. In essa si trasmette l’azione<br />

di Dio Uno e Trino, e ciò non solo all’interno<br />

della Chiesa e nel circolo chiuso degli<br />

“eletti”, ma nel seno della storia. Saper comunicare<br />

per un francescano significa in<br />

primo luogo saper ascoltare la Parola, essere<br />

aperto allo Spirito, per poi trasmettere<br />

spirito e vita agli altri e a tutta la creazione.<br />

In questo senso profondo, la comunicazione<br />

è la ragion d’essere della Chiesa. Di conseguenza,<br />

la ragion d’essere di un “vescovo<br />

e pastore delle anime”, il suo ruolo e compito<br />

essenziale, prescindendo da tutti gli altri<br />

attributi storici giuridici e le tradizioni<br />

secondarie e forse umane e “curiali”, consiste<br />

nel “facilitare” e “garantire” una tale comunicazione<br />

umano-divina che trova la sua<br />

espressione visibile – sacramentale – nella<br />

comunione dei fedeli e, così speriamo, anche<br />

nella comunità fraterna della Famiglia<br />

francescana.<br />

Conclusioni<br />

Nel concludere la mia riflessione e per<br />

avviare lo scambio vicendevole successivo,<br />

265<br />

vorrei tentare di fare alcune puntualizzazioni<br />

che allo stesso tempo vogliono essere<br />

delle domande a tutti noi.<br />

Ai nostri giorni, il Magistero ci chiama<br />

tutti e tutte ad una vera inculturazione del<br />

Vangelo e delle differenti forme di vita cristiana<br />

nelle diverse culture e nei vari contesti.<br />

Mi sembra sia questa la sfida principale:<br />

inculturazione non tanto di alcuni costumi<br />

storici ecclesiali, e neppure di<br />

espressioni storiche del carisma Francesco<br />

come tali, ma del Vangelo nella sua essenzialità<br />

e dei suoi valori principali, cioè della<br />

figliolanza di tutti rispetto allo stesso Padre,<br />

della fraternità, dell’amore gratuito e<br />

appassionato per il mondo, nello spirito di<br />

Gesù Cristo morto e risuscitato, affinché<br />

l’essere Chiesa sia un anticipo del Regno e<br />

della Nuova Creazione.<br />

Dinanzi alla responsabilità propria di<br />

tutta Famiglia francescana di “riparare la<br />

Chiesa” di Cristo, cioè di contribuire ad una<br />

sempre nuova “ecclesiogenesi”, noi, portatori<br />

e portatrici del carisma francescano, saremo<br />

creativamente fedeli a san Francesco<br />

e a santa Chiara nella misura in cui<br />

• viviamo la spiritualità e la mistica di una<br />

Chiesa che, sull’esempio di Maria «vergine<br />

fatta Chiesa», è anzitutto il luogo<br />

dell’ascolto incondizionato, il luogo in<br />

cui Dio s’incarna quotidianamente e in<br />

cui lo Spirito è la forza creativa e vivificante<br />

(cf SalV);<br />

• mettiamo a frutto, in tutti i nostri ministeri<br />

e ruoli di servizio, la spiritualità di<br />

obbedienza e di servizio di Gesù, di cui<br />

parla San Paolo nella lettera ai Filippesi<br />

(Fil 2);<br />

• trasmettiamo una spiritualità ecclesiale<br />

“eucaristica” che è espressione del desiderio<br />

di sperimentare Dio nella sua<br />

umiltà, del rifiuto del dominio degli uni<br />

sugli altri e della disponibilità di tutti e<br />

tutte ad essere pietre vive nella Chiesa<br />

quale tempio dello Spirito Santo (cf 1Cel<br />

38);<br />

• viviamo in una spiritualità di complementarietà,<br />

di mutua obbedienza, di fratellanza.<br />

Nel mio intervento nel Sinodo<br />

sulla Vita Consacrata (1994) ho detto<br />

che dobbiamo e vogliamo vivere la


266 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

«uguaglianza fondamentale che unisce<br />

tutti e tutte, chierici e laici, uomini e donne,<br />

contemplativi e attivi, in una unica<br />

chiamata a testimoniare, come ha detto<br />

san Francesco, il “santo amore con cui<br />

Dio ci ha amato” (Rb 23)»;<br />

• sapremo con sempre più “lucidità e audacia”<br />

(J. Carballo) contribuire al cammino,<br />

alla edificazione e alla purificazione<br />

e santificazione della Chiesa. E ciò<br />

con il nostro continuo riferimento all’essenziale<br />

(“sine glossa”). Con il nostro<br />

abbracciare i lebbrosi e gli esclusi del<br />

nostro tempo. Con il nostro servizio per<br />

liberare gli oppressi, sanare le ferite, siano<br />

esse corporali, spirituali e strutturali<br />

che contrassegnano la Chiesa, la società<br />

mondiale e tutto il creato. Con il lieto annuncio<br />

– con le parole, ma ancor più con<br />

il nostro esempio di Chiesa serva e fraterna<br />

– che nel nostro mondo complesso,<br />

violento, contrassegnato da tante tenebre,<br />

tanta solitudine, tante forme di incomunicabilità<br />

e tristezze, è più che mai<br />

possibile, necessario ed urgente di parlare<br />

“francescanamente”, non per ultimo<br />

con la testimonianza della vita personale<br />

e di quella delle nostre comunità ecclesiali<br />

e religiose, di un Dio chi è amore,<br />

pace, «umiltà e pazienza, gaudio e letizia»<br />

(LodAl 4.5). Non solo per noi, ma<br />

per tutti senza distinzione.<br />

Cari fratelli, sono consapevole che nel<br />

voler riflettere sul carattere ecclesiale del<br />

nostro carisma ho formulato più domande<br />

che risposte. Sono anche convinto che le risposte<br />

di cui abbiamo bisogno, le possiamo<br />

trovare soltanto se insieme ci poniamo in<br />

ascolto della Croce di San Damiano, sempre<br />

con quella “inguaribile inquietudine”<br />

nel cuore che fece dire già al nostro fratello<br />

Francesco. “Signore, che cosa vuoi che noi<br />

facciamo oggi?”.<br />

Bibliografia<br />

FR. HERMANN SCHALÜCK <strong>OFM</strong><br />

– Fonti Francescane, Editrici Francescane,<br />

Padova 2004.<br />

– Acta Capituli Generalis Ordinarii <strong>OFM</strong><br />

2003, Roma 2004.<br />

– TH. MATURA, François d’Assise «Auteur<br />

Spirituel», Paris 1996.<br />

– H. SCHALÜCK, Riempire la Terra del<br />

Vangelo di Cristo, Roma 1996.<br />

– K. EßER, Anfänge und ursprüngliche<br />

Zielsetzungen des Ordens der Minderbrüder,<br />

Leiden 1966.<br />

– R. MANSELLI, San Francesco d’Assisi,<br />

Cinisello Balsamo 2002.<br />

6. La vita e la missione dell’Ordine<br />

IL CAMMINO DELLA<br />

FRATERNITÀ UNIVERSALE<br />

1. La vita dell’Ordine<br />

Per introdurci alla conoscenza della vita<br />

e della missione dell’Ordine, insieme ad alcune<br />

immagini che vedremo, vorremmo offrirvi<br />

alcune semplici riflessioni che vi possano<br />

aiutare a conoscere il cammino che<br />

tutta la Fraternità internazionale sta compiendo.<br />

Per presentarvi da parte mia la vita dell’Ordine<br />

in questo sessennio, farò riferimento<br />

a diversi testi che ci stanno accompagnando<br />

nel percorso di approfondimento<br />

e di verifica che abbiamo tracciato e che<br />

stiamo già vivendo: quelli nati dal Capitolo<br />

generale 2003 (Il Signore ti dia Pace e Seguaci<br />

di Cristo per un mondo fraterno –<br />

Priorità 2003/2009); il sussidio che presenta<br />

il progetto per l’Ottavo centenario della<br />

fondazione dell’Ordine, La grazia delle origini;<br />

quelli del recente Capitolo generale<br />

straordinario del settembre 2006 (Lo strumento<br />

di lavoro del Capitolo e il documento<br />

finale Il Signore ci parla lungo il cammino).<br />

Il cammino che abbiamo iniziato è segnato<br />

poi da una parola forte che il Ministro<br />

generale ci ha affidato e che ci ha aiutato a<br />

meglio comprendere nei suoi contenuti<br />

profondi: la rifondazione dell’Ordine.<br />

Il documento finale del Capitolo generale<br />

2003, Il Signore ti dia pace, ha rivolto ad<br />

ogni frate un forte invito alla conversione:<br />

«Non addomesticare le parole profetiche<br />

del Vangelo per adattarle ad un comodo stile<br />

di vita» (2). «L’intima urgenza evangeli-


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

ca del “nascere di nuovo” a livello personale<br />

ed istituzionale» (2). «Intraprendere il<br />

cammino del discernimento evangelico:<br />

“esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono”»<br />

(7).<br />

«In questo contesto, riconosciamo – afferma<br />

il documento finale – l’urgenza di<br />

tornare all’essenziale della nostra esperienza<br />

di fede e della nostra spiritualità per nutrire,<br />

mediante l’offerta liberatrice del Vangelo,<br />

il nostro mondo diviso, disuguale e affamato<br />

di senso, così come fecero nel loro<br />

tempo Francesco e Chiara d’Assisi» (2).<br />

Per mettere in pratica questa indicazione<br />

il documento finale, ci ricorda: «Abbiamo<br />

manifestato la nostra volontà di continuare<br />

nella direzione intrapresa dalla nostra<br />

Fraternità, così come è indicata dalle cinque<br />

priorità dell’Ordine, perché crediamo che<br />

queste continuino ad essere un chiave di lettura<br />

per vivere la nostra identità e per comprendere<br />

le attese del mondo» (4). Le Priorità<br />

sono dunque state riproposte e sviluppate<br />

alla luce del tema «Fraternitàin-missione».<br />

Ogni Priorità rivisitata nella<br />

prospettiva della Fraternità, che ne è la caratteristica<br />

peculiare, e della Missione, che<br />

ne è la ragion d’essere, indica ad ogni frate<br />

e ad ogni entità la via da percorrere. Le<br />

Priorità per il sessennio 2003-2009 nel sussidio<br />

Seguaci di Cristo per un mondo fraterno,<br />

ci dicono che cosa è essenziale per<br />

noi oggi, sono una guida per vivere i valori<br />

peculiari della nostra vita e missione nella<br />

Chiesa e nel mondo.<br />

In questo impegno per tornare all’essenziale,<br />

il Definitorio generale, prendendo lo<br />

spunto dal fatto che stanno per compiersi<br />

800 anni della Fondazione del nostro Ordine<br />

con l’approvazione da parte di Innocenzo<br />

III della Regola di vita, ha presentato a<br />

tutta la fraternità universale, avendo come<br />

riferimento le Priorità, il progetto La grazia<br />

delle origini.<br />

L’itinerario proposto è articolato in tre<br />

tappe. Esse si propongono di accompagnarci<br />

verso un tempo favorevole per: l’ascolto,<br />

la conversione e il discernimento evangelico<br />

(anno 2006); tradurre oggi, attraverso<br />

opere sante, la capacità di progettare la nostra<br />

vita personale e fraterna secondo il<br />

267<br />

Vangelo (anno 2007); lo stupore e la gratitudine<br />

nel celebrare il grande dono della nostra<br />

vocazione, perché lo restituiamo attraverso<br />

le parole e la vita (anni 2008-2009).<br />

Il 29 ottobre 2005 a S. Maria degli Angeli,<br />

abbiamo aperto ufficialmente l’itinerario<br />

che ci condurrà a celebrare l’ottavo centenario<br />

della fondazione dell’Ordine. La<br />

prima tappa di questo cammino ha puntato<br />

sul tema del discernimento. Siamo stati tutti<br />

invitati a fare una analisi profonda della<br />

situazione in cui ci troviamo, sia a livello<br />

personale che istituzionale, per riappropriarci<br />

dei valori fondanti la nostra forma<br />

vitae.<br />

«Osiamo vivere il Vangelo», è il tema indicato<br />

per la seconda tappa del percorso di<br />

preparazione al Centenario della fondazione<br />

dell’Ordine. La sfida dell’Ordine di<br />

«osare vivere il Vangelo» collocata in questo<br />

percorso mette in stretta relazione la Regola<br />

(di cui celebriamo otto secoli) e il Vangelo.<br />

La volontà di Francesco di vivere radicalmente<br />

il Vangelo ascoltato alla Porziuncola<br />

si trasfonde nella protoregola che<br />

sappiamo essere stata una raccolta di passi<br />

evangelici, messi assieme per formare un<br />

progetto di vita. Questo progetto iniziale<br />

venne poi ripreso e integrato con altri passi<br />

e indicazioni più particolareggiate nelle Regola<br />

non bollata e in quella Bollata.<br />

«Restituiamo tutto al Signore con le parole<br />

e la vita»!. Così viene definita la terza<br />

ed ultima tappa dell’itinerario celebrativo<br />

per il centenario dell’Ordine. Nello stupore<br />

e nella gratitudine vogliamo celebrare il dono<br />

della nostra vocazione rendendo grazie<br />

al Signore per averci chiamato a questa vita<br />

e, nello stesso tempo restituire, con le parole<br />

e con la vita, al mondo, alla Chiesa, ai nostri<br />

fratelli il dono ricevuto.<br />

Discernere, progettare, celebrare e restituire<br />

sono azioni che si richiamano a vicenda<br />

e a vicenda si completano: un movimento<br />

condiziona l’altro e lo rilancia. Non<br />

si può celebrare e restituire senza un progetto<br />

e soprattutto senza un vero e sano discernimento.<br />

Il punto di partenza di questo<br />

itinerario poi, il discernimento, è da assumere<br />

come atteggiamento costante da parte<br />

di ogni fratello e di ogni Entità per tor


268 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

nare al Vangelo e alla Regola “ midollo del<br />

Vangelo”.<br />

È importante collocare all’interno del<br />

cammino che tutta la Fraternità universale<br />

sta compiendo alla riscoperta della grazia<br />

delle origini l’esperienza del Capitolo generale<br />

straordinario che si è celebrato in Assisi<br />

nel settembre 2006. Abbiamo praticamente<br />

concluso la prima tappa di questo itinerario<br />

che ci ha portato a riflettere e a compiere gesti<br />

concreti sui temi dell’ascolto, della conversione<br />

e del discernimento della volontà<br />

del Signore per la nostra vita oggi. La seconda<br />

impegnativa tappa ci pone di fronte al<br />

Vangelo: vogliamo e osiamo vivere il Vangelo.<br />

Desideriamo e vogliamo rinnovare la<br />

nostra vita personale e fraterna secondo il<br />

Vangelo, nel contesto vitale del nostro tempo.<br />

Il Capitolo generale straordinario si è<br />

posto quindi nel mezzo di queste due tappe<br />

e idealmente le ha congiunte: domandandoci<br />

che cosa il Signore vuole da noi oggi, ci<br />

viene ridetto con forza che la via da percorrere<br />

resta ancora quella del Vangelo; un Vangelo<br />

da vivere nella fedeltà alla nostra vocazione<br />

e all’uomo contemporaneo.<br />

Il Documento finale del Capitolo straordinario<br />

Il Signore ci parla lungo il cammino,<br />

ci invita a rileggere la nostra vita alla luce<br />

dei doni di Dio: è anzitutto alla vita che bisogna<br />

guardare, è nell’esperienza vissuta<br />

che possiamo trovare senso e significato. Si<br />

tratta di una attenzione alla vita ben presente<br />

anche nella nostra tradizione intellettuale<br />

e nei grandi maestri della scuola francescana<br />

(che vengono espressamente ricordati),<br />

ma anche di una attenzione alla vita che ha<br />

bisogno di occhi di fede perché la nostra<br />

esperienza possa diventare significativa per<br />

noi. Si tratta di ritornare alla fede, al Vangelo,<br />

che è davvero il fondamento della nostra<br />

vita, con un atteggiamento di fede sia nei<br />

confronti di Dio che nei confronti dei nostri<br />

fratelli, scoperti come tali proprio per fede.<br />

La fede ci permetterà così di entrare in quella<br />

che abbiamo chiamato “la logica del dono”,<br />

che risplende nel Dio in cui crediamo:<br />

un Dio uno e trino, che da sempre è dono di<br />

sé, nella sua stessa vita, e che si manifesta in<br />

pienezza nel dono del suo Figlio, Gesù, che<br />

vive la logica del dono e che ci associa alla<br />

sua offerta d’amore. «Solo se seguiremo le<br />

orme del nostro Signore Gesù Cristo, della<br />

sua vita, passione, morte e resurrezione, troveremo<br />

la forza e la lucidità per affrontare<br />

secondo la logica del dono la realtà personale,<br />

comunitaria e sociale, sempre segnata dal<br />

limite e dal peccato» (24).<br />

Anche i due grandi temi della nostra vita,<br />

la fraternità e la missione, siamo chiamati a<br />

guardarli in questa prospettiva.<br />

Dopo le due parti centrali del testo, la riflessione<br />

si conclude con un ultimo capitoletto<br />

che evoca il Vangelo di Emmaus (Lc<br />

24, 13-35), motivo ricorrente della riflessione<br />

capitolare. In quel testo evangelico si riconosce<br />

la preziosa indicazione di un metodo,<br />

che è quello della condivisione nella fede:<br />

«siamo in grado di scoprire la presenza<br />

del Signore in mezzo a noi come Via , Verità<br />

e Vita solo quando, a partire dalla fede, riusciamo<br />

a dare ascolto a quanti vivono attorno<br />

a noi e quando riusciamo ad esprimere<br />

ciò che ci abita dentro» (43). Così fanno i<br />

due di Emmaus con il misterioso viandante:<br />

come “mendicanti di senso” gli raccontano<br />

la loro storia e le loro tristezze, sono educati<br />

a rileggere la propria esperienza alla luce<br />

della Parola, si dichiarano nell’invito “Rimani<br />

con noi” e lo riconoscono nella comunione<br />

del pane spezzato; ed infine diventano<br />

messaggeri, ritornando a Gerusalemme per<br />

ascoltare e annunciare (cf. 44).<br />

La stessa metodologia si ritrova in Francesco<br />

e nei primi compagni, come racconta<br />

il Celano (1Cel 34), che narra che durante il<br />

ritorno da Roma, dopo l’approvazione papale<br />

della forma di vita, essi si ponevano<br />

molte domande e interrogativi sulla loro vita<br />

futura, e condividevano esperienze, progetti,<br />

dubbi e desideri (cf. 41). Anche per<br />

noi la sfida è quella di «andare all’essenziale:<br />

riuscire a condividere ad un livello più<br />

profondamente umano e cristiano. Ciò che<br />

dobbiamo mettere in pratica in tutte le nostre<br />

Province, Conferenze e anche a livello<br />

di Ordine, è la stessa metodologia del racconto<br />

di Emmaus» (44).<br />

Ora vedremo dove vivono oggi nel mondo<br />

i Frati Minori e una panoramica delle diverse<br />

Entità presenti nei cinque continenti<br />

insieme a una presentazione della vita dei


Frati Minori proposta secondo le cinque<br />

priorità: orazione e devozione, fraternità,<br />

minorità – povertà, evangelizzazione e missione,<br />

formazione.<br />

[video: dove vivono i Frati Minori e una<br />

panoramica delle diverse Entità presenti<br />

nei cinque continenti insieme a una presentazione<br />

della vita dei Frati Minori secondo<br />

le cinque priorità: orazione e devozione,<br />

fraternità, minorità – povertà, evangelizzazione<br />

e missione, formazione]<br />

2. Le Missioni dell’Ordine<br />

CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

1. La vocazione francescana è missionaria<br />

«Francesco disse: Fratelli carissimi, consideriamo<br />

la nostra vocazione. Dio, nella<br />

sua misericordia, ci ha chiamati non solo<br />

per la nostra salvezza, ma anche per quella<br />

di molti altri. Andiamo dunque per il mondo,<br />

esortando tutti, con l’esempio più che<br />

con le parole, a fare penitenza dei loro peccati<br />

e a ricordare i comandamenti di Dio»<br />

(3Comp 36). Fin dall’inizio, Francesco aveva<br />

ordinato ai suoi compagni: «Andate, fratelli,<br />

a due a due, per la varie parti del mondo»<br />

(1Cel 29). Più tardi ricorderà ai suoi<br />

fratelli che la loro missione è di «riempire la<br />

terra del Vangelo di Cristo» (1Cel 97). E ormai<br />

alla fine del suo itinerario terreno,<br />

Francesco ricorderà ancora una volta ai Frati<br />

di tutto l’Ordine: «Il Signore vi ha chiamati<br />

per essere inviati al mondo intero»<br />

(LOrd 9).<br />

Le missioni sono nel DNA del nostro carisma,<br />

sono il cuore della vita francescana, e<br />

sono state sempre la dimensione che ha fatto<br />

fiorire il Francescanesimo. Anche oggi<br />

l’Ordine ci ricorda che noi siamo una Fraternità-in-missione.<br />

2. Le Missioni presenti nell’Ordine<br />

Le missioni “ad gentes” in particolare<br />

sono presenti anche oggi nell’Ordine, e, a<br />

livello istituzionale, si possono distinguere<br />

in tre tipi.<br />

1. Missioni provinciali: presenze missionarie<br />

tra gli indigeni delle varie Province in<br />

269<br />

Messico, le fondazioni missionarie di altre<br />

Province, come l’ Angola (Africa) fondazione<br />

della Provincia dell’Immacolata Concezione<br />

in Brasile, Sri Lanka (Asia) fondazione<br />

delle Filippine; e poi le Custodie dipendenti:<br />

in Africa, le Custodie di<br />

Zimbabwe della Provincia dell’Irlanda e<br />

Guinea Bissau della Provincia Veneta (Italia);<br />

in Asia, le Custodie di Singapore e Malesia<br />

della Provincia dell’Australia, Papua<br />

occidentale dell’Indonesia; la Custodia del<br />

Caribe della Provincia di Cantabria, quella<br />

del Sacro Cuore di Gesù in Brasile della<br />

Provincia di Napoli, la Custodia in Paraguay<br />

della Provincia basca di Aranzazu, la<br />

Custodia di S. Giuseppe in Amazzonia della<br />

Provincia di S. Francesco Solano in Peru,<br />

la Custodia del Venezuela della Provincia di<br />

Compostella.<br />

2. Missioni interprovinciali: fondazioni<br />

missionarie in America Latina, come Haiti,<br />

che è una missione della Provincia del Centro<br />

America con la partecipazione della<br />

Conferenza, e la fraternità missionaria di<br />

Roraima, nell’Amazzonia brasiliana, costituita<br />

da Frati di Province diverse, e poi la<br />

Fondazione missionaria in Congo-Brazzaville<br />

(Africa) della Conferenza italiana<br />

COMPI.<br />

3. Missioni della Fraternità universale<br />

(Ordine): fondazioni missionarie legate direttamente<br />

al Ministro generale tra le religioni<br />

orientali (Cina, Thailandia, Myanmar<br />

e la fraternità internazionale a Istanbul),<br />

nelle regioni della Chiesa Ortodossa (Russia<br />

e Kazakhstan), tra le culture africane<br />

(progetto Africa ora diventato una Provincia<br />

ma sempre sostenuta dai missionari,<br />

Mozambico, Centroafrica, Sudan, Federazione<br />

francescana in Marocco), e soprattutto<br />

nella Terra Santa, la missione più antica<br />

dell’Ordine. In fine la fraternità missionaria<br />

europea iniziata questo anno a Palestrina.<br />

Tutte queste missioni dell’Ordine rivestono<br />

oggi un’importanza particolare, poiché<br />

esse sono:<br />

• una “chance”, una possibilità in più per<br />

le Province, soprattutto per quelle che<br />

non hanno più una missione in proprio;<br />

• un’occasione privilegiata per collaborare<br />

con la fraternità universale e i suoi bi-


270 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

sogni;<br />

• una maniera di vivere l’internazionalità;<br />

• la realizzazione della missione francescana<br />

come è intesa dall’Ordine: fraternità<br />

internazionali e interculturali, Implantatio<br />

Ordinis, inserimento tra il popolo,<br />

inculturazione del Vangelo e del<br />

carisma francescano, servizio alla chiesa<br />

locale , strutture semplici e flessibili, con<br />

qualche accentuazione particolare (presenza<br />

silenziosa, ecumenismo, dialogo<br />

interreligioso, inculturazione, servizio ai<br />

poveri....).<br />

3. I Vicariati Apostolici affidati all’Ordine.<br />

La Chiesa ha affidato alle cure del nostro<br />

Ordine 11 Vicariati Apostolici – 8 in America<br />

Latina, 2 in Libya e 1 in Siria – insieme<br />

alla Prefettura Apostolica di Galàpagos<br />

(Ecuador) e alla Prelatura del Nayar (Messico).<br />

In queste 13 Circoscrizioni ecclesiastiche<br />

speciali abbiamo 12 Vescovi francescani<br />

e circa 118 Frati missionari. Nel settembre<br />

2006 si è avuto il primo incontro<br />

nella Curia generale a Roma tra tutti i Vicari<br />

Apostolici, i Provinciali interessati e il<br />

Definitorio generale per una migliore conoscenza<br />

reciproca e delle varie situazioni, e<br />

per rinnovare la collaborazione a vari livelli.<br />

Al termine sono stati approvati alcuni<br />

orientamenti di azione per il futuro e l’impegno<br />

a celebrare un altro incontro alla fine<br />

del 2008, invitando anche altre “chiese povere”<br />

affidate all’Ordine. In queste realtà<br />

noi viviamo la “aedificatio Ecclesiae”, insieme<br />

alla “Plantatio Ordinis” dove è possibile.<br />

4. Quale futuro per le missioni francescane?<br />

L’impegno nelle missioni “ad gentes” è<br />

la risposta ad una vocazione particolare del<br />

Signore, è quindi anzitutto essenziale sensibilizzare<br />

i giovani Frati e coltivare tali vocazioni<br />

che, grazie a Dio, non mancano nell’Ordine.<br />

Molti giovani hanno nel cuore il<br />

desiderio donarsi totalmente all’annuncio<br />

del Vangelo laddove il Cristo non è ancora<br />

conosciuto o accettato.<br />

In secondo luogo è molto importante<br />

preparare, formare, i nuovi missionari, già<br />

durante le tappe della formazione iniziale, e<br />

più particolarmente prima della partenza in<br />

missione. Per questa preparazione immediata<br />

abbiamo la fraternità internazionale “Notre<br />

Dame des Nations” a Bruxelles, dove<br />

ogni anno si formano per tre mesi due gruppi<br />

di missionari (anglofoni e francofoni) appartenenti<br />

ai tre Ordini francescani (Frati Minori,<br />

Conventuali, Cappuccini). Stanno nascendo<br />

altri due progetti – che speriamo si<br />

possano presto realizzare – di formazione dei<br />

missionari per tutta la famiglia francescana<br />

in Asia e in America Latina.<br />

In terzo luogo stiamo incoraggiando le<br />

giovani Entità dell’Africa e dell’Asia a diventare<br />

missionarie, soggetti protagonisti di<br />

missione, e già la Provincia del Sud Africa<br />

ha aperto una missione in Namibia, la Provincia<br />

del Verbo Incarnato ha aperto un’altra<br />

missione in Burkina Faso e ne sta preparando<br />

un’altra in Ghana, la Conferenza dell’Asia<br />

orientale (EAC) si sta impegnando<br />

per sostenere la Fondazione in Myanmar. Il<br />

futuro delle missioni è affidato anche ai<br />

Frati dell’Africa, in quanto primi missionari<br />

per l’Africa, e ai Frati dell’Asia, primi<br />

missionari per il loro Continente.<br />

Ora vedremo una panoramica delle nostre<br />

presenze missionarie nel mondo organizzate<br />

per temi e contesti culturali e religiosi:<br />

L’Evangelizzazione francescana tra<br />

le culture e le religioni nel mondo.<br />

[video: panoramica delle nostre presenze<br />

missionarie nel mondo organizzate per<br />

temi e contesti culturali e religiosi: L’Evangelizzazione<br />

francescana tra le culture e le<br />

religioni nel mondo]<br />

FR. FRANCESCO BRAVI<br />

FR. VINCENZO BROCANELLI<br />

7. Espiritualidad del Obispo franciscano<br />

La relación entre la espiritualidad episcopal<br />

y el ministerio evangelizador es tan<br />

indiscutible como necesaria. Sit amoris officium<br />

pascere dominicum gregem, en palabras<br />

de San Agustín. Cristo es la fuente. Y<br />

el obispo tiene que renovar y profundizar


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

continuamente la conciencia de ser, ante todo,<br />

ministro de Jesucristo.<br />

En el Sínodo sobre la vida y ministerio<br />

del obispo, se resaltó la necesidad e importancia<br />

de una vida espiritual acorde con el<br />

ministerio episcopal, «en sintonía con las<br />

exigencias de la vida de la Iglesia y la llamada<br />

del Espíritu Santo, que en estos años<br />

ha recordado a todos la primacía de la gracia,<br />

la gran exigencia de espiritualidad y la<br />

urgencia de testimoniar la santidad» (PG<br />

12). Los resultados de nuestra acción pastoral<br />

no van a llegar tanto desde nuestra capacidad<br />

de hacer y programar, cuanto del<br />

aliento del Espíritu que nos acompaña.<br />

Como si de una extraña contradicción se<br />

tratara, no es infrecuente que se nos pregunte:<br />

¿Puede compaginarse el ser franciscano<br />

y obispo? No cabe duda de que la imagen<br />

del obispo se percibe un tanto distorsionada,<br />

por la apariencia de un supuesto<br />

boato, que no por la realidad de una vida<br />

sencilla. Se ve al prelado como un señor importante,<br />

rico e influyente. No vendría mal<br />

recordar aquí las palabras del bienaventurado<br />

Padre san Francisco: «amonesto y exhorto<br />

que no desprecien ni juzguen a los<br />

hombres que ven vestidos de telas suaves y<br />

de colores, usar manjares y bebidas delicadas,<br />

sino más bien que cada uno se juzgue y<br />

desprecie a sí mismo» (2R II, 17).<br />

1. Espiritualidad<br />

El Espíritu del Señor está sobre mí (cf Lc<br />

4,18), dice el obispo convencido del don<br />

que ha recibido en el sacramento del Orden.<br />

Ha sido llamado y consagrado, enviado en<br />

misión. «El Espíritu del Señor se manifiesta<br />

como fuente de santidad y llamada a la<br />

santificación» (PDV 19). El Espíritu nos<br />

conforma con Cristo Jesús y nos hace partícipes<br />

de su vida. Es la vida espiritual, el camino<br />

hacia la santidad (cf PdV 20).<br />

La espiritualidad es una manifestación<br />

del Espíritu en sus dones y carismas, en<br />

pensamientos y conducta, en la forma de vivir,<br />

en el testimonio, en la relación con<br />

Dios, con el mundo y con las personas. En<br />

la espiritualidad del obispo se han de unir la<br />

Veritatis splendor y el officíum amoris. Sin<br />

olvidar el pascere dominicum gregem, que<br />

271<br />

es algo esencial de la vida episcopal. Y si el<br />

obispo es franciscano, la vida tendrá que<br />

manifestarse con Gaudium et spes, pues es<br />

manera de alabar y de reconocer la bondad<br />

del Altísimo sumo Bien.<br />

1. Dios, el comienzo y el final<br />

La vida espiritual se identifica con la<br />

santidad, con el deseo sincero de santidad,<br />

de estar cerca de Dios. Juan Pablo II, en la<br />

exhortación Novo millennio ineunte, dice<br />

que la santidad debe ser entendida en su<br />

sentido fundamental de pertenecer a Aquél<br />

que por excelencia es el Santo. Los caminos<br />

de la santidad son múltiples y adecuados a<br />

la vocación de cada uno. Es como el “alto<br />

grado” de la vida cristiana ordinaria (cf<br />

NMI 30-31).<br />

«Y nosotros hemos conocido el amor<br />

que Dios nos tiene, y hemos creído. Dios es<br />

Amor y quien permanece en el amor, permanece<br />

en Dios y Dios en él» (1Jn 4, 16).<br />

«Porque el amor de Cristo nos apremia al<br />

pensar que, si uno murió por todos, todos<br />

por tanto murieron. Y murió por todos, para<br />

que ya no vivan para sí los que viven, sino<br />

para aquel que murió y resucitó por ellos»<br />

(2Cor 5, 14-15). Esta es la razón y el fundamento<br />

de la espiritualidad episcopal: el sincero<br />

y auténtico deseo de vivir el amor de<br />

Dios manifestado en Jesucristo.<br />

2. Configurados con Cristo<br />

La forma vitae propia del obispo se expresa<br />

en una definida configuración con Jesucristo,<br />

y con el ministerio propiamente<br />

episcopal. Identidad y ministerio perfectamente<br />

unidos y armonizados. De este modo,<br />

la vida espiritual del obispo queda «definida<br />

por aquellas actitudes y comportamientos<br />

que son propios de Jesucristo»<br />

(PdV 21). Don total de sí mismo y una entrega<br />

incondicional a la Iglesia, lo cual anima<br />

y vivifica más la misma existencia episcopal.<br />

Dejándose llevar por la palabra de Dios,<br />

que le guía e interpela, hará de la caridad,<br />

con Dios y el servicio de la Iglesia, tarea<br />

permanente e inexcusable. Kerigma, celebración<br />

de los misterios del Señor, diaconía,<br />

evangelización y testimonio, serán, al mis


272 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

mo tiempo, fuente, vida y expresión de espiritualidad.<br />

3. Escondidos con Cristo en Dios<br />

Entendida como una forma de vivir, la<br />

espiritualidad se manifiesta en un comportamiento<br />

adecuado y en la búsqueda sincera<br />

del “rostro de Dios”, en la perfección en<br />

la caridad según el itinerario evangélico y la<br />

unión contemplativa con el misterio trinitario.<br />

Es la vida escondida con Cristo en Dios<br />

(Col 3,3), a la que nos lleva el Espíritu, pues<br />

el amor de Dios se ha derramado en nuestros<br />

corazones por el Espíritu Santo que se<br />

nos ha dado (cf Rm 5,5).<br />

La caridad pastoral, el offícium amoris,<br />

es el principio interior y dinámico capaz de<br />

unificar las múltiples y diversas actividades<br />

del obispo, es lo que “da vida” al ministerio.<br />

Es el amor tal como se vive en la Iglesia,<br />

verdadera amistad sobrenatural y signo de<br />

comunión con Dios y con el prójimo. Opción<br />

fundamental y alma del ministerio.<br />

Identificación con Cristo en sus actitudes y<br />

comportamientos.<br />

2. Espiritualidad franciscana<br />

San Pablo les había dicho a los tesalonicenses:<br />

examinadlo todo y quedaos con lo<br />

bueno (cf 1Ts 5,21). Dios quiso que San<br />

Francisco así lo hiciera: se ha quedado con<br />

lo más bueno y santo, con Dios, y después<br />

contempla la huella de la bondad de Dios en<br />

todas las cosas.<br />

Todo lo que Dios hace es bueno, tanto en<br />

su origen como en la finalidad última. Porque<br />

todo fue creado en el Verbo. La oración hace<br />

vida este convencimiento. Lleva al alma de<br />

las cosas. Descubre en ellas la imagen de<br />

Dios. Son los gestos sacramentales de Dios.<br />

Un gran don para los hermanos el llegar<br />

a descubrir ese espíritu vivo del Señor; espíritu<br />

de la santa oración (cf 2R 5,2), ocuparse<br />

en él continuamente (cf 1R 7,12) y<br />

guardarse muy bien de apartar del Señor la<br />

mente (1R 22,25).<br />

Vivir espiritualmente no es evasión de la<br />

realidad del estar en el mundo y con los<br />

hombres, sino de tener el espíritu del Señor<br />

y llevar en el comportamiento la sabiduría<br />

de su santa operación.<br />

1. Admiración contemplativa<br />

La vida del hermano menor es el Evangelio.<br />

No solamente practicar el Evangelio,<br />

sino adherirse a él de tal modo que informe<br />

y penetre todas las actitudes, comportamientos,<br />

esperanzas y trabajos.<br />

En el Evangelio está Cristo pobre y crucificado.<br />

La oración se hace pobreza en la<br />

contemplación de Cristo pobre y, en la medida<br />

que se acoge al pobre, el hermano se<br />

acerca a Cristo, llega a Dios. El hombre, sobre<br />

todo el hombre-pobre, ha sido un sacramento<br />

de la cercanía de Dios.<br />

Igual que San Buenaventura hablara del<br />

“maestro interior” que lleva al conocimiento<br />

y a la proximidad de Dios, los leprosos,<br />

que viven en pobreza, serán los “maestros<br />

exteriores” que acercan a Dios.<br />

Si por encima de cualquier otro deseo, los<br />

hermanos deben tener el espíritu de oración<br />

(cf 2R 10,9; 1R 17,14), ello es debido a que<br />

esta es su vocación, la que el Señor les ha manifestado.<br />

El Señor me reveló, podría decir<br />

San Francisco, que los hermanos, compungidos<br />

de corazón (conversión), con alma pura<br />

(don de la santa intención) adoren y alaben a<br />

Dios en todo tiempo (contemplación).<br />

En la oración franciscana no hay temor<br />

alguno acerca de la eficacia de la súplica.<br />

Será escuchada, pues el deseo de alabanza a<br />

Dios se hace misterio de comunión con Jesucristo.<br />

En Jesucristo está la seguridad y la<br />

confianza. Dios es el Altísimo Bien. Adorar<br />

es confundirse en El. Dios es el sumo Bien.<br />

Amar es gozar en su amor.<br />

Dios es el único Bien. No hay lugar en el<br />

corazón del hermano que no sea para Dios.<br />

Dios es Dios. Este es el gran misterio que ha<br />

comprendido Francisco. Y «bienaventurado<br />

el siervo que guarda en su corazón los secretos<br />

del Señor» (Adm 28,1-3).<br />

La presencia intemporal y omnipresente<br />

de Dios garantiza el que se pueda orar siempre,<br />

en cualquier forma, con silencio y quietud<br />

o saltando por los caminos, en la solemnidad<br />

de la liturgia o imitando el cantar de<br />

los pajarillos, estar y callar, sentir, llorar...<br />

Vacío, como pobre, y lleno de la riqueza de<br />

la palabra de Dios.<br />

¿Cómo hacer oración? En espíritu y en<br />

verdad. No puede ser de otro modo, ni hay


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

otro método en la oración franciscana. Es<br />

alabanza, gratitud, contemplación de Dios<br />

por Él mismo. Contemplar las huellas del<br />

Señor Jesucristo. Es el camino de la oración<br />

franciscana. Es oración de Evangelio, de<br />

gozosa noticia de salvación, llena de afecto<br />

y espontaneidad, porque la alabanza y la<br />

gratitud brotan por doquier en la experiencia<br />

del amor de Dios que se siente y se vive<br />

en el misterio de Cristo, presencia de Dios<br />

y Señor de todo.<br />

Más que espontánea, la oración de Francisco<br />

es creativa, vivencial. No expresa lo<br />

que se le ocurre, sino lo que vive. No discurre<br />

y razona, sino que estalla, interior y exteriormente,<br />

con todo el amor que lleva<br />

dentro. Es estar con Dios. De cualquier modo.<br />

En las más diversas posturas. Cantando<br />

o en silencio. Pero siempre al lado, metido<br />

en Dios. «Porque donde hay quietud y meditación,<br />

allí no hay ni preocupación ni disipación»<br />

(Ad 27,4).<br />

2. Identificado con el Evangelio<br />

¡Esto es lo que quiero, esto es lo que busco<br />

(cf 1C 22)! Francisco ha leído el Evangelio<br />

(cf Mt 10,7-10). Y lo acepta. Lo mete<br />

en su vida. Porque el Altísimo le ha revelado<br />

que debe vivir según esta regla: la del<br />

santo Evangelio (Test 14).<br />

El Evangelio es para los hermanos. Como<br />

los sacramentos, como la Iglesia. Hace<br />

fraternidad. Rompe la contradicción, el<br />

equívoco y la distancia entre el hombre lleno<br />

de aspiraciones y la humanidad acogedora<br />

de Dios en Jesucristo. Más que exigencia,<br />

el Evangelio es oferta gozosa de pobreza,<br />

de envío, de itinerancia para<br />

encontrarse con todos los hombres del mundo<br />

y hablarles de paz.<br />

Francisco recibe el Evangelio como un<br />

sacramento: con veneración, casi mágica<br />

del signo externo -¡el libro de los Evangelios!-,<br />

con fe y acatamiento. Más que escuchando,<br />

dejándose llenar, empapándose<br />

de una admiración que le quema y le penetra<br />

hasta los huesos y le enciende en<br />

amor y en deseo de comunicación, de hacer<br />

partícipe a todos los hombres, y a todos<br />

los mundos, de su arrebato, de su profundo<br />

y gozoso convencimiento. El Evan-<br />

273<br />

gelio no es simple doctrina, es presencia<br />

viva de Jesucristo.<br />

3. La vida de la fraternidad<br />

Los regalos más grandes que Dios le había<br />

hecho con Francisco, eran el de la gracia<br />

de hacer penitencia, el vivir según la forma<br />

del santo Evangelio y el don de los hermanos.<br />

Efectivamente, los hermanos eran<br />

don de Dios y expresión del amor del Señor<br />

Altísimo. Criterio para discernir si se tiene<br />

el espíritu del Señor, es el reconocimiento<br />

sincero de que todo bien llega a Dios y que<br />

el hermano es el servidor de todos (cf Adm<br />

12). En este convencimiento -los hermanos<br />

son un don de Dios- se funda la fraternidad.<br />

Hombres débiles y hasta pecadores, pero<br />

que vienen como regalo de Dios.<br />

Los hermanos viven en fraternidad, como<br />

signo del mandato de Cristo, y como anuncio<br />

profético de un mundo y de una vida definitivamente<br />

nuevos. El motivo por el cual se<br />

han ido agregando los hermanos a la fraternidad<br />

no es otro que el llevar una vida según<br />

el Evangelio. No hay otra motivación ni más<br />

finalidad. Se busca el tener el espíritu del Señor<br />

y su santa operación. No es un simple encuentro<br />

de personas, sino de creyentes en el<br />

Señor Jesús. La comunión entre los hermanos<br />

se realiza siempre en clave de Evangelio.<br />

La fraternidad se construye, se edifica<br />

cada día. Cada vez más unidos. Cada día<br />

más hermanos. Pero bien entendido que si<br />

mañana se sienten más cerca unos de otros,<br />

si viven más felices en comunidad de vida,<br />

no es porque hayan superado etapas de desconocimiento<br />

mutuo, o porque se hayan<br />

compenetrado mejor, sino porque Dios les<br />

ha dado la gracia de la fraternidad, el don de<br />

ser cada día más hermanos. «Después que<br />

el Señor me dio hermanos, nadie me mostraba<br />

lo que debía hacer, sino que el mismo<br />

Altísimo me reveló que debía vivir según la<br />

forma del santo Evangelio» (Test 14).<br />

Este es el método de Francisco para<br />

construir, para edificar la fraternidad: vivir<br />

según la forma del santo Evangelio.<br />

4. La pobreza, sacramento franciscano<br />

Al contemplar la pobreza desde san<br />

Francisco de Asís, hay que hacerlo con sua


274 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

vidad, casi acariciando las palabras, pues es<br />

tan exigente, tan radical, tan comprometido<br />

su mensaje, que si no se ama, se rompe. Y lo<br />

que fue amor se convierte en ironía y en sarcasmo.<br />

Y el que se hizo pobre se trasforma<br />

en líder de no se sabe qué revolución. Y la<br />

pobreza en una ideología o en un juego intelectual.<br />

Y, lo que fue un valiente desafío<br />

contra la miseria se reduce a un idílico poema<br />

en el que los hambrientos se alimentan<br />

con el color de las flores...<br />

La pobreza es el sacramento de Francisco.<br />

El signo de mayor contenido espiritual en<br />

la vida franciscana. El desapropio total se<br />

convierte en profecía de salvación para los<br />

pobres, a quienes libera de la indignidad reivindicando<br />

para ellos el amor de Jesucristo.<br />

Para ser testigo de la pobreza hay que ser<br />

pobre. Y vivir como pobre. Tener el espíritu<br />

del Señor y su santa operación es estar en<br />

condición de disponibilidad permanente y<br />

total desasimiento, pues solamente de esa<br />

manera se podrá orar con la oración de Cristo,<br />

fiel al Padre y respuesta existencial a la<br />

voluntad divina.<br />

3. La espiritualidad del obispo franciscano<br />

Pedro Bernardone emplaza a su hijo para<br />

comparecer ante el obispo de la ciudad<br />

(cf 1C 14). En presencia del obispo, Francisco<br />

se quita los vestidos y se los entrega a<br />

su padre. El obispo recoge a Francisco y lo<br />

cubre con su manto (cf TC 18,20).<br />

Francisco venera a los obispos. Pero<br />

cuando le hablan de la posibilidad de que<br />

sus frailes puedan ser elegidos obispos,<br />

Francisco se niega (2C 148). Quizá la imagen<br />

de poder que representaba el obispo le<br />

parecía incompatible con la minoridad de<br />

los hermanos.<br />

Estimo que será un buen camino, para<br />

comprender la espiritualidad del obispo<br />

franciscano, el leer el capítulo segundo de<br />

la exhortación Pastores gregis (nn. 11-25).<br />

sobre la vida espiritual del obispo, pero teniendo,<br />

delante el corazón, el espíritu y los<br />

escritos del padre san Francisco.<br />

1. Hombre de Dios<br />

En el rostro del Obispo los fieles han de<br />

contemplar las Bienaventuranzas, que son<br />

como un autorretrato de Cristo: el rostro de<br />

la pobreza, de la mansedumbre y de la pasión<br />

por la justicia; el rostro misericordioso<br />

del Padre y del hombre pacífico y pacificador;<br />

el rostro de la pureza de quien pone su<br />

atención constante y únicamente en Dios.<br />

Los fieles han de poder ver también en su<br />

Obispo el rostro de quien vive la compasión<br />

de Jesús con los afligidos y el rostro lleno<br />

de fortaleza y gozo interior de quien es perseguido<br />

a causa de la verdad del Evangelio<br />

(cf PG 18).<br />

En definitiva, el obispo es un hombre de<br />

Dios. El que ora e intercede por el pueblo<br />

que se le ha encomendado. Una oración inconfundiblemente<br />

apostólica (cf PG 33).<br />

Ora con su pueblo y por su pueblo.<br />

Como escribe san Francisco: «ninguna<br />

otra cosa deseemos, ninguna otra queramos,<br />

ninguna otra nos plazca y deleite, sino<br />

nuestro Creador y Redentor y Salvador, el<br />

solo verdadero Dios, que es pleno bien, todo<br />

bien, total bien, verdadero y sumo bien»<br />

(1R 23,9-12). El que está con Dios, cerca de<br />

Dios, también está con el bien, cerca del<br />

bien. Reconocer el bien no es presunción,<br />

sino fe. No es engreimiento, sino aceptar<br />

con humildad. No es vana complacencia, sino<br />

estímulo para el enriquecimiento de los<br />

demás.<br />

Como un proyecto de vida episcopal podían<br />

tomarse la palabras de la Paráfrasis del<br />

Padrenuestro: «Hágase tu voluntad en la<br />

tierra como en el cielo: para que te amemos<br />

con todo el corazón, pensando siempre en<br />

ti; con toda el alma, deseándote siempre a ti;<br />

con toda la mente, dirigiendo todas nuestras<br />

intenciones a ti, buscando en todo tu honor;<br />

y con todas nuestras fuerzas, gastando todas<br />

nuestras fuerzas y los sentidos del alma y<br />

del cuerpo en servicio de tu amor y no en<br />

otra cosa; y para que amemos a nuestro prójimo<br />

como a nosotros mismos, atrayéndolos<br />

a todos a tu amor según nuestras fuerzas,<br />

alegrándonos del bien de los otros como del<br />

nuestro y compadeciéndolos en sus males y<br />

no dando a nadie ocasión alguna de tropiezo»<br />

(ParPN 5).<br />

La fe en Dios se hace vida y empapa toda<br />

la existencia, sin apartar del Señor nuestra<br />

mente y corazón, para servir, amar, hon-


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

rar y adorar con corazón limpio y mente pura...<br />

(1R 22,25-38).<br />

2. Compartir la vida con Cristo siervo y pobre<br />

Tiene el obispo que «adoptar un estilo de<br />

vida que imite la kenosis de Cristo siervo,<br />

pobre y humilde, de manera que el ejercicio<br />

de su ministerio pastoral sea un reflejo coherente<br />

de Jesús, Siervo de Dios, y lo lleve<br />

a ser, como Él, cercano a todos, desde el<br />

más grande al más pequeño» (PG 11).<br />

«El Obispo participa, como todo cristiano,<br />

de la espiritualidad que se arraiga en la<br />

incorporación a Cristo y se manifiesta en su<br />

seguimiento según el Evangelio» (PG 13).<br />

«Esta participación, que es comunión de<br />

sentimientos y deseos con Él, es también<br />

una exigencia inherente a la participación<br />

en su misma misión» (PG 11).<br />

Por tanto, el Obispo, que quiere ser auténtico<br />

testigo y ministro del Evangelio de<br />

la esperanza, ha de ser vir pauper. Lo exige<br />

el testimonio que debe dar de Cristo pobre;<br />

lo exige también la solicitud de la Iglesia<br />

para con los pobres, por los cuales se debe<br />

hacer una opción preferencial. La opción<br />

del Obispo de vivir el propio ministerio en<br />

la pobreza contribuye decididamente a hacer<br />

de la Iglesia la “casa de los pobres” (cf<br />

PG 20). Procurator pauperum ha sido un<br />

honroso título que siempre se ha aplicado a<br />

los obispos (cf PG 20).<br />

Francisco quiere seguir las huellas de Jesucristo.<br />

No hay potestad ni revolución ideológica,<br />

ni contestación, ni huida. Es kenosis,<br />

como la de Cristo. Consagración al<br />

Dios Altísimo. «Yo, el hermano Francisco,<br />

el pequeñuelo, quiero seguir la vida y pobreza<br />

del altísimo Señor nuestro Jesucristo»<br />

(UltVol 1). El desapropio no consistía únicamente<br />

en dejarlo todo, ni darlo todo, sino<br />

salir de la propia casa, de sí mismo, para seguir<br />

fielmente a Cristo.<br />

A su deseo de imitar a Jesucristo va unido<br />

el de ser como los demás pobres. Todavía<br />

más pobre que ninguno, no por orgullo de ser<br />

el último, sino con la obligación de tener que<br />

servir más. Si los leprosos pasan necesidad, él<br />

saldrá a pedir limosna para ellos (cf 1R 8,10).<br />

Sin avergonzarse, porque el Señor también se<br />

hizo pobre por nosotros (cf 2R 6,3).<br />

275<br />

Junto a Cristo, María, la Mujer hecha<br />

Iglesia. La Madre de la esperanza y maestra<br />

de vida espiritual (cf PG 14). San Francisco<br />

canta de esta manera: «Salve, Señora, santa<br />

Reina, santa Madre de Dios, María, que<br />

eres virgen hecha Iglesia y elegida por el<br />

santísimo Padre del cielo, a la cual consagró<br />

Él con su santísimo amado Hijo y el Espíritu<br />

Santo Paráclito, en la cual estuvo y está<br />

toda la plenitud de la gracia y todo bien»<br />

(SalVM 1-6).<br />

3. Ungido por la Palabra<br />

«Así pues, tendrá siempre presente aquella<br />

conocida exhortación de san Jerónimo,<br />

citada por el Concilio Vaticano II: “Desconocer<br />

la Escritura es desconocer a Cristo”.<br />

En efecto, no hay primacía de la santidad sin<br />

escucha de la Palabra de Dios, que es guía y<br />

alimento de la santidad» (PG 15).<br />

Las dos actividades más propias del<br />

Obispo son las de aprender de Dios, leyendo<br />

las Escrituras, y la de enseñar al pueblo.<br />

En todo caso, que el Obispo enseñe lo que<br />

él mismo ha aprendido de Dios (cf PG 15).<br />

La palabra de Dios tiene que ser objeto<br />

de la máxima veneración. Por eso, decía san<br />

Francisco: «amonesto a todos mis hermanos<br />

y los animo en Cristo para que, en cualquier<br />

parte en que encuentren palabras divinas<br />

escritas, las veneren como puedan»<br />

(CtaO 35-37).<br />

Así lo comprendía Francisco: «Nadie me<br />

enseñaba qué debería hacer, sino que el Altísimo<br />

mismo me reveló que debería vivir<br />

según la forma del santo Evangelio. Y yo<br />

hice que se escribiera en pocas palabras y<br />

sencillamente, y el Señor Papa me lo confirmó»<br />

(Test 41-42). Por tanto, «retengamos<br />

las palabras, la vida y la doctrina y el santo<br />

Evangelio de aquel que se dignó rogar por<br />

nosotros a su Padre» (1R 22,41-42).<br />

4. En la vida de la Iglesia<br />

La espiritualidad del Obispo es una espiritualidad<br />

eclesial, porque todo en su vida<br />

se orienta a la edificación de la Santa Iglesia<br />

(cf PG 11). Una santidad vivida con el pueblo<br />

y por el pueblo. En el ministerio apostólico,<br />

el Obispo debe encontrar «los recursos<br />

espirituales que lo hagan crecer en la santi


276 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

dad y le permitan descubrir la acción del<br />

Espíritu Santo en el Pueblo de Dios confiado<br />

a sus cuidados pastorales» (PG 13).<br />

«Siempre sumisos y sujetos a los pies de<br />

la santa Iglesia católica». Estas palabras de<br />

la Regla que escribiera Francisco de Asís<br />

han ido resonando a lo largo del tiempo, no<br />

solo como una declaración de fidelidad, sino<br />

como la expresión más sincera de un<br />

profundo y reconocido amor a la presencia<br />

del Señor en la Iglesia.<br />

Con la fe de la Iglesia: «Y los ministros<br />

examínenlos diligentemente de la fe católica<br />

y de los sacramentos de la Iglesia. Y si<br />

creen todo esto y quieren confesarlo fielmente<br />

y guardarlo firmemente hasta el fin»<br />

(2R 3,2-3). Y en obediencia al Papa: «El<br />

hermano Francisco y todo el que sea en el<br />

futuro cabeza de esta religión, prometa obediencia<br />

y reverencia al Señor papa Inocencio<br />

y a sus sucesores» (1R 3,3).<br />

La comunión en la Iglesia se expresa de<br />

modo admirable en el misterio de la Eucaristía,<br />

centro, también, de la vida y misión<br />

del obispo (PG 16). Al celebrar el misterio<br />

de la eucaristía, la fraternidad proclama,<br />

también, su comunión de amor fraterno y<br />

los hermanos se recuerdan mutuamente que<br />

la razón de su vivir, en unión de fraternidad,<br />

es el Señor.<br />

Así se expresaba San Francisco: «Lo<br />

único que veo corporalmente en este mundo<br />

del Altísimo Hijo de Dios es su santísimo<br />

cuerpo, su santísima sangre» (Test 10). Es la<br />

permanencia continua del misterio de la Encarnación,<br />

del abajamiento del Señor Jesús<br />

y de la revelación permanente del misterio<br />

del amor de Dios.<br />

5. La caridad pastoral<br />

«La caridad es como el alma del ministerio<br />

del Obispo, el cual se ve implicado en<br />

un proceso de pro-existencia pastoral, que<br />

le impulsa a vivir en el don cotidiano de sí<br />

para el Padre y para los hermanos como<br />

Cristo, el Buen Pastor» (PG 11). «Si el oficio<br />

episcopal no se apoya en el testimonio<br />

de santidad manifestado en la caridad pastoral,<br />

en la humildad y en la sencillez de<br />

vida, acaba por reducirse a un papel casi<br />

exclusivamente funcional y pierde fatal-<br />

mente credibilidad ante el clero y los fieles»<br />

(PG 11).<br />

Un texto admirable y ejemplar del bienaventurado<br />

Francisco: «Y quiero conocer<br />

en esto si tú amas al Señor y a mí, su servidor<br />

y el tuyo, a saber, si te conduces de esta<br />

manera: que no haya hermano en el mundo<br />

que haya pecado cuanto pueda pecar y que,<br />

después de haber visto tus ojos, jamás se<br />

aparte de ti sin tu perdón, si te lo pide; y si<br />

no te pide el perdón, pregúntale si quiere el<br />

perdón. Y si después volviera a pecar mil<br />

veces en tu presencia, ámalo más que a mí,<br />

para atraerlo al Señor» (CtaM 9-10).<br />

La unión, la comunión entre los hermanos<br />

tiene unos lazos muy sólidos y profundos.<br />

No son vínculos meramente jurídicos.<br />

Es el amor de Dios el que los une para formar<br />

esa fraternidad evangélica: «Y ningún<br />

hermano haga mal o hable mal al otro; sino,<br />

más bien, por la caridad del Espíritu, sírvanse<br />

y obedézcanse voluntariamente los<br />

unos a los otros, y ésta es la verdadera y<br />

santa obediencia de nuestro Señor Jesucristo»<br />

(1R 5,13-15). «Y confiadamente manifieste<br />

el uno al otro su necesidad, para que<br />

le encuentre lo necesario y se lo suministre.<br />

Y cada uno ame y cuide a su hermano, como<br />

la madre ama y cuida a su hijo, en las<br />

cosas para las que Dios le dé su gracia. Y el<br />

que no come, no juzgue al que come» (1R<br />

9,10-12). «Si alguno de los hermanos, dondequiera<br />

que esté, cayera enfermo, los otros<br />

hermanos no lo abandonen, sino designen a<br />

uno o más hermanos, si fuera necesario, que<br />

le sirvan como querrían ellos ser servidos»<br />

(1R 10,1). «Y deben gozarse cuando conviven<br />

con personas de baja condición y despreciadas,<br />

con pobres y débiles y enfermos<br />

y leprosos y los mendigos de los caminos»<br />

(1R 9, 2).<br />

Esta es la caridad pastoral del obispo<br />

franciscano.<br />

6. Santificarse y santificar<br />

«Debe ser santo porque tiene que servir a<br />

la Iglesia como maestro, santificador y<br />

guía» (PG 13). «El Obispo está llamado a<br />

santificarse y a santificar sobre todo en el<br />

ejercicio de su ministerio, visto como la<br />

imitación de la caridad del Buen Pastor, te-


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

niendo como principio unificador la contemplación<br />

del rostro de Cristo y el anuncio<br />

del Evangelio de la salvación» (PG 11).<br />

«El ministerio episcopal no sólo es fuente<br />

de santidad para los otros, sino también<br />

motivo de santificación para quien deja pasar<br />

por su propio corazón y su propia vida<br />

la caridad de Dios» (PG 13).<br />

«El Obispo diocesano, consciente de que<br />

está obligado a dar ejemplo de santidad con<br />

su caridad, humildad y sencillez de vida,<br />

debe procurar con todas sus fuerzas promover<br />

la santidad de los fieles, según la vocación<br />

propia de cada uno; y, por ser el dispensador<br />

principal de los misterios de Dios,<br />

ha de cuidar incesantemente de que los fieles<br />

que le están encomendados crezcan en<br />

la gracia por la celebración de los sacramentos,<br />

y conozcan y vivan el misterio pascual»<br />

(PG 13).<br />

Para el franciscano, ser hermano implica<br />

no sólo aceptar una doctrina y un estilo de<br />

comunicarla, sino que exige adhesión plena,<br />

exclusiva y total a la persona del Maestro.<br />

El enviado, tendrá que hablar, iluminar,<br />

santificar con la palabra, la luz y gracia de<br />

Cristo. Pero, sobre todo, tendrá que vivir<br />

plenamente identificado con la persona de<br />

su Señor.<br />

Conclusión<br />

Si tuviéramos que hacer un resumido<br />

perfil de la identidad espiritual del Obispo<br />

franciscano, estos podrían ser algunos de<br />

los rasgos sobresalientes en su vida episcopal:<br />

Encendido en la caridad pastoral, para<br />

santificarse y santificar, siendo testigo de la<br />

esperanza y de la misericordia. Siervo pobre<br />

y humilde del Señor y siguiendo sus<br />

huellas de obediencia al Padre. Hombre lleno<br />

del Espíritu de Dios. Ungido por la Palabra.<br />

Artífice de comunión. Una vida orientada<br />

al servicio de la Iglesia y un hermano<br />

con todos los hermanos que fueron redimidos<br />

con la preciosa sangre del Señor.<br />

Como última recomendación, bien estará<br />

que escuchemos a San Buenaventura,<br />

franciscano y obispo: «Nadie crea que le<br />

baste la lectura sin la unción, la especulación<br />

sin la devoción, la búsqueda sin el<br />

asombro, la observación sin el júbilo, la ac-<br />

277<br />

tividad sin la piedad, la ciencia sin la caridad,<br />

la inteligencia sin la humildad, el estudio<br />

sin la gracia divina, la investigación sin<br />

la sabiduría de la inspiración sobrenatural»<br />

(Itinerarium mentis in Deum, Prol., n. 4).<br />

CARLOS AMIGO VALLEJO<br />

Cardenal Arzobispo de Sevilla<br />

8. Omelia alla Concelebrazione conclusiva<br />

Roma, S. Giovanni in Laterano,<br />

22 giugno 2007<br />

Carissimi Confratelli nell’Episcopato,<br />

Carissimo Ministro generale<br />

Carissimi Definitori generali<br />

dell’Ordine dei<br />

Frati Minori Francescani.<br />

L’odierna celebrazione in questa Basilica<br />

Lateranense è per voi la conclusione del<br />

pellegrinaggio alle fonti dell’Ordine Francescano,<br />

per rinnovare ancora una volta, a<br />

800 anni dalla conversione di San Francesco,<br />

l’offerta della vostra vita a Dio e ritrovare<br />

l’autentico spirito del Poverello di Assisi<br />

per poter meglio servire la Chiesa nel<br />

ministero episcopale. In pari tempo, vi preparate<br />

a celebrare l’ottavo centenario della<br />

fondazione dell’Ordine Francescano.<br />

Nella pagina del Vangelo che è stata proclamata<br />

sono risuonate due domande, due<br />

interrogativi ben noti, ma che sempre ci<br />

fanno riflettere: «Chi dice la gente che io<br />

sia? E voi, chi dite che io sia?».<br />

L’ottavo centenario della conversione di<br />

San Francesco e, a breve distanza di tempo,<br />

l’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine<br />

Francescano fanno vibrare di particolare<br />

intensità la domanda: per un Francescano,<br />

che per di più nella Chiesa di Dio<br />

è Vescovo, chi è Gesù di Nazareth?<br />

Come Vescovi siete chiamati a edificare<br />

la Chiesa di Dio ed a svolgere questo compito<br />

come maestri della fede, come santificatori<br />

e come pastori delle vostre Chiese<br />

particolari. La spiritualità francescana deve<br />

essere motivo di ispirazione e di sostegno<br />

anche nell’adempimento dei vostri compiti<br />

episcopali.


278 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

La luce accesa nel mondo da San Francesco<br />

non si è mai spenta ed anche oggi<br />

continua ad illuminare il cammino di tante<br />

persone.<br />

Il gusto del Vangelo che il Serafico Frate<br />

Francesco ha saputo far scoprire ai cristiani<br />

del suo tempo continua ancora ad affascinare<br />

e ad attrarre a viverlo nella sua integrità.<br />

L’ideale di amore vissuto da Francesco<br />

in semplicità, ma in pienezza, esercita anche<br />

all’inizio del terzo millennio quel richiamo<br />

e quell’attrattiva che colpirono Assisi<br />

quando in quella città scoppiò il “caso<br />

Francesco”, allorché il figlio di Bernardone<br />

ad un certo momento della sua giovinezza<br />

decise di dare alla propria vita lo stile e la<br />

forma del Vangelo.<br />

Il suo stile di vita ispirato al Vangelo, il<br />

suo impegno di imitare Cristo, il suo messaggio<br />

di uomo autentico che ha saputo raggiungere<br />

la pace con Dio, con se stesso, con<br />

gli altri, con l’intero creato hanno ancora<br />

qualche cosa da dire agli uomini di oggi,<br />

spesso disorientati e inariditi da mentalità e<br />

stili di vita fuorvianti.<br />

La Chiesa che San Francesco sosteneva<br />

sulle sue spalle nel sogno di Papa Innocenzo<br />

III e che il Crocifisso di San Damiano gli<br />

ha chiesto di “riparare”, è affidata per volontà<br />

di Cristo alla sollecitudine pastorale<br />

dei membri del Collegio Episcopale che,<br />

uniti al Papa e sotto la sua guida, hanno il<br />

compito di pascere il gregge del Signore.<br />

Ci aiuta a riflettere su questo nostro<br />

compito di Vescovi l’esortazione di San<br />

Pietro che abbiamo ascoltato nella prima<br />

lettura di questa Messa: «Pascete il gregge<br />

di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non<br />

per forza ma volentieri, (…) di buon animo,<br />

facendovi modelli del gregge» (1Pt 5,1-4).<br />

Per essere buoni pastori nella Chiesa<br />

dobbiamo essere conformati a Cristo, come<br />

lo fu San Francesco: egli ha voluto “essere<br />

di Cristo”, aderendo fedelmente a lui, ricopiandone<br />

la vita e la morte in misura così totale<br />

da divenirne immagine perfetta. Egli ha<br />

voluto seguire le orme di Cristo e vivere come<br />

Lui, cercando la propria felicità nel possesso<br />

di Cristo e nella trasformazione in<br />

Cristo.<br />

A questo erano dirette anche le iniziative<br />

di riprodurre i gesti di Cristo e le scene della<br />

sua vita. Così, nel Natale del 1223, a<br />

Greccio egli rappresenta la nascita di Cristo<br />

a Betlemme, dando origine all’iniziativa del<br />

presepio, che diventerà una tradizione natalizia<br />

tale da varcare i secoli ed il continente<br />

europeo.<br />

Sull’esempio del Santo di Assisi, ogni<br />

Vescovo – e specialmente chi ha ricevuto<br />

una vocazione francescana – è chiamato a<br />

questa conformazione a Gesù Cristo. Lo richiede<br />

la stessa missione episcopale, che ci<br />

chiama a vivere in intima e profonda comunione<br />

di vita con il Signore. Lo ha efficacemente<br />

ricordato il Papa nel suo recente libro<br />

“Gesù di Narareth”, quando parlando dei<br />

discepoli mette in rilievo come il Signore<br />

scelse i Dodici «perché stessero con lui e<br />

per mandarli» e sottolinea: «I Dodici devono<br />

stare con lui per conoscere Gesù nel suo<br />

essere uno con il Padre e poter così diventare<br />

testimoni del suo mistero» (JOSEPH RAT-<br />

ZINGER - BENEDETTO XVI, Gesù di Nazareth,<br />

pag. 206).<br />

È attraverso la preghiera che veniamo<br />

interiormente conformati allo Spirito e ai<br />

sentimenti stessi di Gesù.<br />

San Francesco fu uomo di profondissima<br />

preghiera, anzi era un uomo «fatto preghiera»,<br />

e asseriva che «la virtù dell’orazione è<br />

da desiderarsi dal religioso sopra tutte le cose,<br />

perché senza di essa nessuno può progredire<br />

nel servizio di Dio» (SAN BONAVEN-<br />

TURA, Legenda Major).<br />

Ogni Vescovo deve riservare ogni giorno<br />

adeguato spazio alla preghiera. Non<br />

dobbiamo mai dimenticare le parole degli<br />

Apostoli: «Noi ci dedicheremo alla preghiera<br />

e al ministero della Parola» (Atti<br />

6,4). Dobbiamo essere convinti che il tempo<br />

dedicato alla preghiera è quello meglio<br />

impiegato. Il tempo dedicato alla preghiera<br />

è lavoro pastorale, perché la preghiera del<br />

Vescovo è sempre quella di un pastore che<br />

non può dimenticare davanti a Dio i fedeli a<br />

lui affidati. Il Vescovo, come Mosè con le<br />

mani alzate, ha anche il compito di intercedere<br />

per i suoi fedeli davanti a Dio.<br />

San Francesco, oltre ad essere un uomo<br />

di profonda preghiera, è stato “specchio e


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

splendore di ogni perfezione” (SAN BONA-<br />

VENTURA, Legenda Major). Anche nel Vescovo<br />

deve risplendere la vita di Gesù ed i<br />

fedeli nel suo volto devono poter contemplare<br />

le virtù che scaturiscono dal dono della<br />

grazia.<br />

Si tratta di crescere, cari confratelli, in<br />

particolare nelle virtù dell’obbedienza, della<br />

povertà e della castità. Esse rifulsero in San<br />

Francesco e in tanti Pastori, come luce capace<br />

di indicare anche agli altri il cammino.<br />

Il vero ubbidiente – diceva San Francesco<br />

– «è colui che non si preoccupa ovunque<br />

viene posto; chi non insiste perché sia<br />

cambiato di luogo; chi innalzato ad un ufficio<br />

si mantiene umilissimo: più è onorato e<br />

più si reputa indegno» (SAN BONAVENTURA,<br />

Legenda Major).<br />

Vivendo la virtù dell’obbedienza impariamo<br />

ad abbandonarci all’amore di Cristo,<br />

consapevoli che siamo soltanto umili servitori:<br />

è il Signore infatti che edifica, fa crescere<br />

e rinnova la sua Chiesa. Questa consapevolezza<br />

ci aiuta a vincere il rischio del<br />

protagonismo o di essere dei “liberi battitori”<br />

e a vivere l’affetto collegiale e la collaborazione<br />

solidale affinché la Chiesa cresca<br />

nella comunione su tutta la terra.<br />

Una virtù vissuta intensamente da San<br />

Francesco fu la povertà. Indicando questa<br />

virtù ai suoi frati diceva che essa «è una via<br />

speciale di salvezza perché alimento dell’umiltà<br />

e radice della perfezione». L’Esortazione<br />

Apostolica Pastores Gregis ha definito<br />

il Vescovo “vir pauper” e “procurator<br />

pauperum”. Effettivamente il Vescovo è<br />

“uomo povero” e “sostegno dei poveri” nella<br />

sequela di Cristo e promotore della sollecitudine<br />

della Chiesa verso i poveri. Crescendo<br />

in questa virtù, il Vescovo si apre alla<br />

Provvidenza del Padre e testimonia il<br />

primato dello spirito.<br />

Lo stile di vita semplice, sobrio e nello<br />

stesso tempo decoroso del Vescovo, è quanto<br />

mai significativo in una società consumistica<br />

ed economicista come quella attuale.<br />

La vita austera dei Santi Vescovi è sempre<br />

stata la testimonianza più eloquente delle<br />

parole del Signore: «Non di solo pane vive<br />

l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla<br />

bocca di Dio» (Mt 4,4).<br />

279<br />

Francesco conquistò la virtù della castità<br />

e «vegliava alla custodia di sé» volendo<br />

«conservare intatta l’interiore e l’esteriore<br />

purezza». Seguendone l’esempio, siamo<br />

aiutati a vivere il celibato consacrato quale<br />

espressione della donazione totale a Cristo,<br />

per amarlo con cuore indiviso. Il celibato,<br />

fondato sul libero dono di sé a Cristo in risposta<br />

alla sua chiamata, è un bene prezioso<br />

e particolarmente confacente alla vita sacerdotale.<br />

Tali virtù sono al fondamento della nostra<br />

missione episcopale e danno al Vescovo<br />

quell’autorevolezza morale che è indispensabile<br />

per essere credibile nell’esercizio<br />

dell’autorità che deve esercitare verso i<br />

fratelli.<br />

Vorrei poi fare un accenno all’amore di<br />

San Francesco alla Chiesa. Francesco,<br />

prendendo alla lettera le parole a lui rivolte<br />

dal Crocifisso di San Damiano, con le proprie<br />

mani ricostruì e restaurò le pareti vacillanti<br />

di quella chiesetta. Ma ben più ampio<br />

ed impegnativo era il mandato affidatogli e<br />

Francesco, forse senza rendersene conto all’inizio,<br />

lo seguirà fedelmente, prodigandosi<br />

insieme con i suoi frati, alla riforma della<br />

Chiesa mediante la predicazione e l’esempio,<br />

sempre in perfetta obbedienza alla legittima<br />

Autorità ecclesiale.<br />

Non mancavano anche ai suoi tempi coloro<br />

che volevano essere di Cristo, ma senza<br />

la mediazione della Chiesa. Francesco<br />

restò completamente estraneo a questi movimenti<br />

di opinione. Egli venerò la Chiesa<br />

Romana che chiamava “nostra madre”: per<br />

lui essa era la regola della fede.<br />

San Francesco ha “riparato” la Chiesa<br />

suscitando un movimento di riforma che ha<br />

avuto e continua ad avere un benefico influsso<br />

sulla vita cristiana: non ponendosi<br />

contro di essa, né prescindendo da essa, ma<br />

restandone figlio devoto ed ubbidiente. Proprio<br />

per questo la sua riforma ha portato abbondanti<br />

frutti. Senza atteggiarsi a maestro<br />

di nessuno, Francesco prese la via dell’imitazione<br />

di Cristo povero e crocifisso. A lui<br />

si unirono molti, desiderosi di seguirlo nel<br />

nuovo stile di vita evangelica.<br />

Questa lezione di Francesco rimane attuale<br />

più che mai: la Chiesa non si riforma


280 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

con la contestazione, prendendo le distanze<br />

da essa, ma riformando se stessi, seguendo<br />

Cristo nella povertà, nell’umiltà, nell’amore<br />

e nell’obbedienza filiale.<br />

Ugualmente, l’amore a Dio ha portato<br />

Francesco ad essere contro ogni forma di<br />

odio e di violenza e a diffondere con la parola<br />

e con la testimonianza il rispetto di tutti,<br />

l’amore fraterno, la serenità e la pace.<br />

La luce accesa da San Francesco continui<br />

ad illuminare il cammino della nostra<br />

vita e vi aiuti a fare del Vangelo il criterio<br />

per affrontare le sfide che l’ora presente reca<br />

con sé.<br />

CARD. GIOVANNI BATTISTA RE<br />

9. Il «grazie» del Ministro generale<br />

Roma, S. Giovanni in Laterano,<br />

22 giugno 2007<br />

Cari fratelli Cardinali<br />

e Vescovi <strong>OFM</strong>,<br />

cari fratelli del Definitorio generale.<br />

Il nostro “Incontro di famiglia” sta per<br />

concludersi. Prima di rinnovare, però, la<br />

professione religiosa e di consegnarvi la<br />

Regola dei Frati Minori, in questa cornice<br />

così suggestiva della Basilica di San Giovanni<br />

in Laterano, luogo dove il nostro serafico<br />

padre san Francesco ottenne dal “Signor<br />

Papa” l’approvazione della proto-regola<br />

nel 1209, sento il bisogno di<br />

ringraziare.<br />

Grazie, prima di tutto, al Signore per<br />

averci chiamati a far parte della grande famiglia<br />

dei Frati Minori. Molti sono i motivi<br />

per i quali dobbiamo rendere costantemente<br />

grazie al «Padre delle misericordie»; ma<br />

come dice santa Chiara il primo e principale<br />

dono per cui dobbiamo rendere grazie a<br />

Colui che è il bene, tutto il bene, il sommo<br />

bene, è quello della nostra vocazione. A nome<br />

del Definitorio generale e mio personale<br />

desidero ringraziare anche voi, miei cari<br />

Fratelli Cardinali e Vescovi dell’Ordine dei<br />

Frati Minori, per aver risposto al mio invito<br />

a partecipare a questo “incontro di famiglia”.<br />

L’abbiamo pensato all’interno delle<br />

molteplici attività che il nostro Ordine sta<br />

portando avanti dal 2006, per prepararci a<br />

celebrare la grazia delle origini, l’VIII Centenario<br />

della fondazione del nostro Ordine<br />

nel 2009. Grazie per l’amore che manifestate<br />

verso l’Ordine, che continua ad essere<br />

la vostra casa e la vostra famiglia. Da parte<br />

dell’Ordine, state sicuri del nostro profondo<br />

ringraziamento per il servizio che prestate<br />

alla Chiesa, per lo stimolo che ci offrite nella<br />

fede, e per la testimonianza di minorità e<br />

di servizio, molte volte eroico, per le condizioni<br />

nelle quali vivete. Permettetemi che<br />

come Ministro e servo della Fraternità universale<br />

osi chiedervi: servite la Chiesa e le<br />

Chiese a voi affidate come Pastori vivendo<br />

il Vangelo che un giorno avete promesso di<br />

«osservare fedelmente come vostra Regola<br />

e vita»; lasciatevi trasformare dal Vangelo,<br />

come Francesco e Chiara, e il vostro servizio<br />

pastorale avrà un profilo spirituale ed<br />

umano inconfondibile, quello che ci fu dato<br />

quando entrammo a far parte di questa famiglia<br />

con la professione; alimentatevi costantemente<br />

con il Vangelo ed il vostro alimento<br />

sarà pane e bevanda per gli uomini e<br />

le donne affamati e assetati di valori autentici;<br />

siate, come gli apostoli e come Francesco,<br />

discepoli e missionari; ricordate sempre<br />

che la vostra missione, come pastori e<br />

francescani, è quella di «curare i feriti, fasciare<br />

i fratturati e correggere coloro che<br />

sbagliano» (3Comp 58).<br />

In questi giorni, oltre a pellegrinare tra i<br />

principali santuari francescani, seguendo i<br />

passi del nostro signor Papa Benedetto, –<br />

che solo qualche giorno fa abbiamo avuto la<br />

grazia di accompagnare nel suo pellegrinaggio<br />

«all’altare privilegiato della nostra<br />

memoria» e che ringraziamo di cuore per<br />

l’insegnamento che ci ha dato nella sua visita<br />

ad Assisi –, abbiamo riflettuto sulla Spiritualità<br />

del Vescovo francescano e sulla<br />

Dimensione ecclesiale della vocazione<br />

francescana. In questo contesto e alla presenza<br />

del Sig. Cardinale, Giovanni Re, Prefetto<br />

della Congregazione dei Vescovi, che<br />

ringraziamo per aver accettato il nostro invito<br />

a presiedere questa celebrazione eucaristica<br />

nella Basilica che è «Mater et caput<br />

omnium Ecclesiarum», desideriamo rinnovare<br />

ardentemente la nostra obbedienza ed


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

il nostro rispetto al Signor Papa. Chiamati<br />

a vivere la forma di vita evangelica che ci<br />

lasciò Francesco, e qui approvata da Innocenzo<br />

III nel 1209, manifestiamo la nostra<br />

ferma volontà di viverla nella Chiesa e con<br />

la Chiesa. Ringraziamo profondamente la<br />

Sede Apostolica per la fiducia che pone nel<br />

nostro Ordine chiamando tanti nostri fratelli<br />

all’episcopato.<br />

Cari Fratelli Cardinali e Vescovi <strong>OFM</strong>,<br />

al termine di questo nostro incontro vi abbraccio<br />

tutti e, in voi, abbraccio le vostre<br />

Chiese e, mentre raccomando me e l’Ordine<br />

alla vostra preghiera e vi assicuro la mia,<br />

imploro su voi e sul gregge che vi è stato affidato<br />

la benedizione del serafico padre e<br />

fratello Francesco: Il Signore vi benedica e<br />

vi protegga sempre.<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

10. Cardenales y los Obispos <strong>OFM</strong> a los<br />

hermanos de la Orden de Frailes Menores<br />

Santa María de los Ángeles,<br />

el 21 de junio de 2007<br />

Paz y bien!<br />

Del 18 al 22 de junio de 2007, los Cardenales<br />

y los Obispos <strong>OFM</strong>, invitados por el<br />

Ministro General con su Definitorio, nos<br />

hemos encontrado en Asís, en torno al Santuario<br />

de la Porciúncula, lugar consagrado<br />

por la piedad y la veneración de Santa María<br />

de los Ángeles, lugar a donde Francisco<br />

llevó a sus doce primeros compañeros, porque<br />

quería que la Orden de los Menores creciese<br />

y se desarrollase bajo la protección de<br />

la Madre de Dios, el mismo lugar donde,<br />

por los méritos de la Virgen, la Orden había<br />

comenzado (Cfr. S. Buenaventura, Leyenda<br />

Mayor, IV, 5).<br />

Con todos los Hermanos Menores, como<br />

Hermanos Menores, nos disponemos a celebrar<br />

el VIII Centenario de la fundación de<br />

nuestra Orden; con vosotros queremos recorrer<br />

el camino que a todos nos lleve a reavivar<br />

la gracia de los orígenes; a vosotros nos<br />

unimos en la alabanza al Dios Altísimo,<br />

281<br />

grande y admirable Señor, misericordioso<br />

Salvador, que por sola su gracia nos llamó a<br />

seguir más de cerca las huellas de su Santísimo<br />

Hijo, nuestro Señor Jesucristo, invitándonos<br />

a abrazar, al modo del Hermano Francisco,<br />

la forma de vida del Santo Evangelio.<br />

En estos días de oración, reflexión y convivencia<br />

fraterna, hemos prestado particular<br />

atención a la dimensión eclesial del carisma<br />

franciscano –relator Fr. Herman<br />

Schalück, ex Ministro General de la Orden-,<br />

y a la espiritualidad franciscana en el Ministerio<br />

episcopal –relator Fr. Carlos Amigo<br />

Vallejo, cardenal arzobispo de Sevilla -.<br />

En la Iglesia que Cristo adquirió con su<br />

sangre, los Hermanos Menores hemos nacido<br />

para Dios como hijos en su Hijo; en la<br />

Iglesia hemos recibido el Espíritu Santo de<br />

Dios; en la Iglesia resuena para nosotros,<br />

como para Francisco, la auténtica Palabra<br />

de Dios; en la Iglesia participamos en los<br />

misterios de nuestra redención; en la Iglesia,<br />

por la acción del Espíritu Santo, nos hacemos<br />

de Cristo, nos dejamos transformar<br />

en Cristo, y, en Cristo, nos consagramos al<br />

Padre para amarlo con todo el corazón, con<br />

toda el alma, con todo nuestro ser.<br />

Unidos a vosotros en la vocación común,<br />

hacemos nuestra la vocación de Francisco<br />

al servicio de la Iglesia: “Francisco, ve y repara<br />

mi casa que, como ves, está toda en<br />

ruinas”. Con vosotros queremos amar a la<br />

Iglesia y servirla; con vosotros, en la Iglesia,<br />

queremos hacernos de tal manera dóciles<br />

a la acción de Espíritu Santo que seamos<br />

una voz profética que mantenga viva en todos<br />

una “incurable inquietud” por las cosas<br />

que todavía deben suceder. Con vosotros<br />

compartimos la admiración contemplativa<br />

por Cristo pobre y crucificado; con vosotros<br />

y como Francisco nos identificamos con el<br />

Evangelio y lo abrazamos como forma de<br />

vida y hacemos de él nuestra Regla; con vosotros<br />

somos Hermanos y Menores, y el<br />

servicio de la caridad que prestamos, apacentando<br />

como Obispos al Pueblo de Dios,<br />

es sólo un inesperado y admirable desarrollo<br />

de la vocación franciscana a la que todos<br />

hemos sido llamados.<br />

A vosotros, finalmente, os pedimos que<br />

permanezcáis cercanos de estos hermanos


282 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

vuestros que prestan su servicio a la Iglesia<br />

en las diócesis que nos han sido confiadas<br />

para apacentarlas mediante un ministerio de<br />

caridad, muchas de ellas pobres, muchas en<br />

las fronteras de la fe cristiana, con frecuencia,<br />

viviendo el Santo Evangelio en un ambiente<br />

hostil. No nos dejéis solos.<br />

En este saludo a todos los Hermanos, los<br />

Cardenales y Obispos de la Orden aquí presentes,<br />

queremos agradecer al Ministro General<br />

y a su Definitorio que nos hayan ofrecido<br />

la ocasión de encontrarnos en convivencia<br />

fraterna, de reflexionar y orar en<br />

comunión, y de acercarnos al espíritu de<br />

Francisco de Asís acercándonos a los lugares<br />

en los que el Señor lo visitó con su gracia<br />

y su infinita misericordia – Fr. Fernando<br />

Uribe guió nuestra visita a los lugares franciscanos<br />

-.<br />

Gracias a la Conferencia de Ministros<br />

Provinciales de Italia y Albania, que nos ha<br />

acogido en su casa. Gracias a los Hermanos<br />

de la Provincia Franciscana de Asís, que<br />

tantas atenciones han tenido con nosotros y<br />

tantos servicios nos han prestado.<br />

Que a todos el Señor os bendiga y os<br />

guarde,<br />

Vuestros hermanos<br />

CARDENALES Y OBISPOS FRANCISCANOS<br />

presentes en el Encuentro<br />

11. Lettera del Ministro generale a Benedetto<br />

XVI<br />

Beatissimo Padre,<br />

ho la gioia di informare la Santità Vostra<br />

che, con l’entusiastico consenso della Congregazione<br />

per i Vescovi, dal 18 al 22 del<br />

corrente mese di giugno, ho radunato ad Assisi,<br />

presso la culla dell’Ordine, alla Porziuncola,<br />

e negli altri luoghi segnati dalla<br />

presenza del nostro fratello e padre Francesco,<br />

i Cardinali, gli Arcivescovi e i Vescovi<br />

dell’Ordine dei Frati Minori, per un incontro<br />

di gioiosa fraternità insieme con il Ministro<br />

generale e il suo Definitorio. L’incontro<br />

si è poi concluso a Roma il 22 giugno,<br />

con la solenne concelebrazione eucaristica<br />

nella Basilica papale di San Giovanni in La-<br />

terano, «caput et mater omnium ecclesiarum»,<br />

presieduta dal Sig. Cardinale Giovanni<br />

Battista Re, Prefetto della Congregazione<br />

per i Vescovi.<br />

L’esperienza, assolutamente inedita per<br />

la nostra Fraternità, mi è stata suggerita dall’approssimarsi<br />

dell’anno 2009, allorché,<br />

con tutta la grande Famiglia Francescana,<br />

celebreremo l’VIII Centenario di fondazione<br />

del nostro Ordine, nato dal cuore della<br />

Chiesa che al Laterano, nella persona di Innocenzo<br />

III, accolse Francesco e i suoi primi<br />

compagni, e ne confermò con autorità<br />

apostolica il propositum vitae da cui sarebbe<br />

poi scaturita la Regola approvata da Papa<br />

Onorio III nel 1223.<br />

Scopo primario dell’incontro di Assisi, è<br />

stato quello di aiutare i Frati Minori Cardinali<br />

e Vescovi a confrontarsi con la grazia<br />

delle origini perché, anche in essi, come in<br />

tutti i Frati, «resti salda nei suoi valori perenni,<br />

e al tempo stesso si rinnovi per dare<br />

una risposta autentica alle nuove<br />

domande» (BENEDETTO XVI, Discorso ai<br />

Religiosi e alle Religiose, Assisi, 17 giugno<br />

2007).<br />

Una provvidenziale circostanza ha poi<br />

consentito che l’incontro, già previsto nell’insieme<br />

delle iniziative avviate per celebrare<br />

le origini dell’Ordine, si svolgesse all’indomani<br />

del Suo apostolico pellegrinaggio<br />

nella Città serafica, da dove, in un clima<br />

di fervida adesione, ha riconsegnato agli<br />

uomini del terzo millennio, in particolare ai<br />

giovani, la testimonianza evangelica del<br />

Poverello.<br />

Le sono, pertanto, profondamente e filialmente<br />

riconoscente per aver additato<br />

Francesco come «uomo per gli altri, perché<br />

è fino in fondo un uomo di Dio».<br />

Nel corso di questa singolare esperienza<br />

di fraternità, che ha visto presenti 6 Cardinali<br />

e 65 Arcivescovi e Vescovi, è stata offerta<br />

a ciascuno la possibilità di approfondire<br />

la spiritualità del nostro servizio ecclesiale<br />

e lo stile che deve assumere il<br />

ministero episcopale nelle diverse Diocesi<br />

affidate alle cure di pastori francescani.<br />

Agli stessi è stata poi offerta la possibilità<br />

di rinsaldare i vincoli della comunione<br />

fraterna con la Chiesa che ha generato alla


CONVENTUS CARDINALIUM ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

vita della grazia il nostro Serafico Padre, e<br />

che ci ha accolti con il cuore del suo Vescovo<br />

Domenico Sorrentino.<br />

Nell’affidare alla Sua preghiera e alla<br />

Sua considerazione i frutti maturati in questi<br />

giorni, sento vivo il desiderio di confermare<br />

al “Signor Papa”, anche a nome di tutti<br />

i partecipanti, la nostra comune ed incondizionata<br />

fedeltà al Suo altissimo Magistero<br />

di Pastore universale della Chiesa, nonché<br />

la nostra filiale obbedienza, perché «saldi<br />

nella fede cattolica, osserviamo il santo<br />

Vangelo, così come abbiamo fermamente<br />

promesso» .<br />

Padre Santo, aiuti noi tutti Frati Minori<br />

ad essere «segni dell’amore di Cristo»,<br />

così come Francesco lo fu per il suo non facile<br />

tempo, fino a diventare, come recita<br />

l’Ufficio liturgico per la sua festa annuale<br />

«factus est... reconciliatio».<br />

Ancora grazie, Padre Santo!<br />

I Cardinali e i Vescovi “Frati Minori”,<br />

mio tramite, Le confermano il loro amore<br />

filiale, La pregano di benedirli ed auspicano<br />

con gioia che, il popolo cristiano veda in<br />

Lei il volto di Cristo Buon Pastore!<br />

La sua apostolica Benedizione si estenda<br />

anche sul sottoscritto Ministro generale,<br />

sui singoli Membri del Definitorio dell’Ordine<br />

e sui singoli Frati sparsi nel mondo,<br />

perché siamo ricolmati di ogni dono e siamo<br />

nel mondo seminatori di luce e di speranza!<br />

Roma, 29 giugno, 2007<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

12. Lettera di ringraziamento al Card.<br />

Giovanni Battista Re<br />

Roma, 29 giugno 2007<br />

Eminenza Reverendissima,<br />

Il Signore Le dia Pace!<br />

Prima di partire per Nazareth, dove si<br />

terrà fra qualche giorno il Capitolo delle<br />

Stuoie dei Frati “under ten”, oltre ad assicurarLe<br />

il mio ricordo là dove sono avvenuti<br />

gli eventi della nostra Redenzione, desidero<br />

esprimerLe tutta la mia gratitudine, e<br />

quella del Definitorio generale, per avere<br />

partecipato alla giornata conclusiva dell’Incontro<br />

dei Cardinali e Vescovi <strong>OFM</strong> con il<br />

Definitorio dell’Ordine.<br />

Tale Incontro singolare e memorabile,<br />

per i Partecipanti e per il luogo in cui è avvenuto,<br />

Assisi – «l’altare della nostra memoria»<br />

–, non poteva non concludersi che<br />

in San Giovanni in Laterano, dove Francesco<br />

ebbe da Innocenzo III l’approvazione<br />

del suo proposito di vivere secondo il Vangelo.<br />

Presiedendo l’Eucaristia, ha reso ancor<br />

più preziosa questa giornata, poiché<br />

sarà per i nostri Cardinali/Vescovi e per noi<br />

Frati Minori, un richiamo costante all’essenziale:<br />

servire la Chiesa rendendo di nuovo<br />

affascinante il Vangelo, come Lei ha sottolineato<br />

nell’Omelia, intessuta di richiami<br />

ai momenti più significativi della vita di san<br />

Francesco e della sua spiritualità.<br />

Mi permetta, Eminenza, di ringraziarLa,<br />

anche per aver voluto condividere, in semplicità<br />

e fraternità, la nostra mensa nella<br />

Curia generale. Soprattutto per la sua benignità<br />

e cortesia che ha sempre avuto ed ha<br />

nei confronti del nostro Ordine.<br />

Che il Signore benedica la Sua vita e<br />

conforti il Suo prezioso servizio; san Francesco<br />

renda sempre lieto il suo cuore.<br />

Suo dev.mo nel Signore<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

—————————-<br />

Sua Eminenza Rev.ma<br />

Card. GIOVANNI BATTISTA RE<br />

Prefetto Congregazione dei Vescovi<br />

CITTÀ DEL VATICANO<br />

283


EX ACTIS MINISTRI GENERALIS<br />

1. Informe al encuentro de Presidentes<br />

de las Conferencias 2007<br />

Roma, Curia general, 07.05.2007<br />

MIENTRAS VAMOS DE CAMINO<br />

La Iglesia, y en ella la vida consagrada, en<br />

general, y la vida franciscana, en particular,<br />

está viviendo un tiempo “delicado y duro”,<br />

no exento de dificultades, “de tensiones y de<br />

pruebas”, pero también rico de esperanzas y<br />

proyectos innovadores (cf VC 13).<br />

Nuestra Orden no es una excepción.<br />

También en ella hay “luces” y “sombras”.<br />

Hay situaciones que nos preocupan, pero<br />

hay muchos motivos para la esperanza, particularmente<br />

si pensamos en los hermanos<br />

que, en todo el mundo, jóvenes y mayores,<br />

tratan de vivir en fidelidad creativa (cf VC<br />

37), cuanto un día todos hemos prometido.<br />

Tal vez no estemos atravesando un momento<br />

propicio para el optimismo, pero sí<br />

para la esperanza. En efecto, si el optimismo<br />

nace de nuestras propias fuerzas, de nuestros<br />

“carros y caballos”, entonces no hay muchos<br />

motivos para ser optimistas, ya que el número<br />

de los consagrados, y con ellos nosotros,<br />

sigue bajando, y consiguientemente nuestras<br />

fuerzas son cada vez menos, mientras que la<br />

edad media de todos nosotros sigue alzándose.<br />

Pero, por otra parte, si la esperanza nace<br />

de la fuerza de un Dios que escoge a los débiles<br />

según el mundo para confundir a los<br />

que se creen fuertes, entonces podemos afirmar<br />

que nuestro tiempo y nuestra realidad,<br />

lejos de inducirnos al desánimo, son muy<br />

propicios para la esperanza. Un tiempo y<br />

unas circunstancias ambiguas e inciertas, pero<br />

al mismo tiempo emocionates.<br />

¿A qué precio será posible tal esperanza?<br />

Mendicantes de sentido<br />

Vivimos en un tiempo en el que nos sentimos<br />

solicitados por muchas preguntas y<br />

por muchos interrogantes. Son preguntas<br />

que nos llegan de las personas con las que<br />

nos encontramos, de las situaciones históricas<br />

y eclesiales que estamos viviendo, y de<br />

lo más profundo de nuestro corazón, y que<br />

nos obligan a hacer claridad, a hacer verdad,<br />

sobre nuestra vida, y que al mismo<br />

tiempo nos obligan a sentirnos en camino,<br />

en búsqueda constante, y a pensarnos como<br />

“mendicantes de sentido”.<br />

Si no queremos perder el tren de la historia,<br />

si no queremos convertirnos en “intelectuales”<br />

de un pasado irremediablemente<br />

marchito o limitarnos simplemente a sobrevivir,<br />

poniendo en marcha estrategias sólo<br />

orientadas a configuar un futuro; y si, por el<br />

contrario, queremos “ser nosotros mismos,<br />

signos de vida legibles para un mundo sediento<br />

de un cielo nuevo y una tierra nueva”<br />

(Sdp 7), hemos de escuchar estas preguntas,<br />

aunque nos resulten molestas y cuestionen<br />

tantas “seguridades” acumuladas a lo largo<br />

de nuestra historia pasada y reciente. Si no<br />

queremos dar respuestas a preguntas que tal<br />

vez nadie se hace, y, si en cambio, queremos<br />

seguir siendo “signos humildes y sencillos<br />

de una estrella que áun titila en medio<br />

de la noche de los pueblos, atrayendo a todos<br />

hacia la centralidad de la vida” (Shc 9),<br />

hemos de sentirnos muy cercanos a nuestros<br />

contemporáneos para acompañarles en<br />

sus búsquedas sobre el sentido de la historia,<br />

de la existencia, y de la vida (cf Shc 6).<br />

No podemos ver esas preguntas como<br />

una amenaza, ni rechazar esas búsquedas<br />

como algo propio de quien no tiene un horizonte<br />

en la vida, no podemos verlas como<br />

provacaciones negativas, sino como solicitudes<br />

que nos están pidiendo una nueva y<br />

renovada opción de vida.<br />

En este contexto estamos llamados, hoy<br />

más que nunca, a reencontrar el sentido de<br />

lo que hacemos y de lo que vivimos, a reencontrar<br />

el sentido de nuestra opción de vida,<br />

revitalizando nuestra vida y misión, aunque<br />

ello comporte “podar el árbol viejo”. Eso es


286 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

lo que hemos querido vivir y llevar a cabo<br />

en el año 2006 con la pregunta: “Señor,<br />

¿qué quiere que haga?”. Eso es lo que queremos<br />

vivir y llevar a cabo con una actitud<br />

constante de discernimiento, en la doble dirección<br />

que ya nos indicaba el Capítulo general<br />

del 2003: tomar conciencia de todo lo<br />

negativo que pueda haber en nuestras vidas<br />

y en nuestra sociedad, y, al mismo tiempo,<br />

abrir los ojos de la fe y de la esperanza para<br />

detectar, en medio de las crisis, todo lo positivo<br />

que hay entre nosotros y alrededor<br />

nuestro (cf Sdp 6). Y todo para “reproducir<br />

con valor la audacia, la creatividad y la santidad”<br />

de Francisco, “como respuesta a los<br />

signos de los tiempos que surgen en el mundo<br />

de hoy” (cf VC 37).<br />

Nuestras Conferencias, nuestras Entidades,<br />

nosotros mismos, ¿cómo nos estamos<br />

situando antes tantas preguntas que se nos<br />

hacen? ¿No estaremos, tal vez, viendo un<br />

poco de espaldas a una realidad que se nos<br />

antoja, o en parte lo es, perversa? ¿No será<br />

que estamos tan metidos en el mundo que<br />

ya no nos sentimos cuestionados por el<br />

mismo mundo? ¿No estaremos haciendo de<br />

la supervivencia nuestra máxima aspiración,<br />

en lugar de vivir la vida plenamente,<br />

con toda la certeza y hondura con que las<br />

circunstancias actuales requieren?. Si queremos<br />

una renovación profunda de la Orden<br />

hemos de asumir que dicha renovación<br />

no es una simple tarea, sino un modo de vida,<br />

que para nosotros asume la forma de<br />

“vivir el santo Evangelio de nuestro Señor<br />

Jesucristo”.<br />

Osemos vivir el Evangelio<br />

Como bien sabemos, para Francisco el<br />

Evangelio era la respuesta a sus anhelos<br />

más profundos de converso: “Esto es lo que<br />

yo quiero, esto es lo que yo busco, esto es lo<br />

que en lo más íntimo del corazón anhelo poner<br />

en práctica” (1Cel 22). Y desde que el<br />

Señor le dio el comenzar a hacer penitencia<br />

(cf Test 1), “su suprema aspiración, su más<br />

vivo deseo y su más elevado propósito, era<br />

observar en todo y siempre el santo Evangelio,<br />

y seguir la doctrina de nuestro Señor<br />

Jesucristo y sus pasos con suma atención,<br />

con todo cuidado, con todo el anhelo de su<br />

mente, con todo el fervor de su corazón”<br />

(1Cel 84).<br />

Por otra parte, convencido que Dios llamaba<br />

al mismo tenor de vida a los hermanos<br />

que, “por inspiración divina” (1R 2,1) se iban<br />

uniendo a él, el Poverello hizo del Evangelio<br />

el centro y la razón última de la forma vitae<br />

que les trasmitió: “ElAltísimo mismo me reveló<br />

que debía vivir según la forma del santo<br />

Evangelio. Y yo lo hice escribir en pocas y<br />

sencillas palabras y el Señor Papa me lo confirmó”<br />

(Test 14-15). Esta Regla no era sino<br />

una selección de textos evangélicos que recordaban<br />

a la Fraternidad el compromiso de<br />

seguir a Cristo en pobreza, humildad, sencillez<br />

y disponibilidad apostólica. Todo en la<br />

vida franciscana mira, desde sus orígenes, a<br />

que los hermanos “observemos la pobreza y<br />

la humildad y el santo Evangelio de nuestro<br />

Señor Jesucristo que firmemente prometimos”<br />

(2R 12,4). Con razón a punto de morir,<br />

Francisco, según nos relata su biógrafo, recomendó<br />

a sus hermanos “por encima de todas<br />

las demás disposiciones, el santo Evangelio”<br />

(2Cel 216).<br />

¿Qué supone vivir el Evangelio? Vivir el<br />

Evangelio supone contemplarlo asiduamente,<br />

recurrir a él para iluminar la vida, y<br />

buscar en él la respuesta a cualquier interrogante,<br />

especialmente antes de cualquier decisión<br />

importante, como hizo Francisco. Vivir<br />

el Evangelio supone darle una prioridad<br />

real en la propia vida y en la vida de la Fraternidad,<br />

ponerlo en primer lugar y más allá<br />

de cualquier convencionalismo y de cualquier<br />

otra ley humana. Vivir el Evangelio<br />

supone leerlo, escucharlo e interpretarlo en<br />

el Espíritu, con la ayuda del mismo Espíritu<br />

mediante el cual fue escrito (cf DV 12),<br />

de tal forma que se transforme en “espíritu<br />

y vida” (1R 22,41), y se evite cualquier fundamentalismo<br />

o literalismo esclavizante.<br />

Vivir el Evangelio supone restituir cuanto<br />

se ha leído y esuchado “con la palabra y el<br />

ejemplo” (Adm 7,4). Dicha restitución es la<br />

garantía de que la escucha ha sido vivificada<br />

por el Espíritu de Dios. Sólo si el Evangelio<br />

incide en la vida y la transforma se<br />

puede reconocer la acción del Espíritu que<br />

vivifica al creyente y no lo deja en la muerte<br />

de la letra.


Por otra parte, “osar vivir el Evangelio”<br />

significa vivirlo en radicalidad. Es significativo<br />

que Francisco cite tantos textos radicales<br />

del Evangelio en sus escritos (cf 1R<br />

1), y más significativo, todavía, es el radicalismo<br />

de su vida. A través de ese radicalismo,<br />

Francisco ha mostrado que el Evangelio,<br />

más que una doctrina es una vida. Por<br />

ello Francisco “meditando constantemente<br />

las palabras del Señor” (2Cel 84), lo que<br />

pretendía era seguir la vida, el ejemplo y las<br />

huellas de Jesucristo.<br />

Cuantos hemos prometido “seguir más<br />

de cerca” a Jesucristo (cf CCGG 5), no podemos<br />

menos de hacer nuestras las actitudes<br />

radicales de Francisco, no podemos menos<br />

de volver al Evangelio y vivirlo con la<br />

inmediatez con que él lo hizo: “Rebosando<br />

de alegría, se apresura inmediatamente el<br />

santo Padre a cumplir la doctrina saludable<br />

que acaba de escuchar, no admite dilación<br />

alguna en comenzar a cumplir con devoción<br />

lo que había oído” (1Cel 22).<br />

El tema de este segundo año del proyecto<br />

la gracia de los orígenes –osemos vivir el<br />

Evangelio-, nos sitúa existencialmente delante<br />

del Evangelio que un día hemos prometido<br />

“observar” como “Regla y vida”:<br />

“La Regla y vida de los Hermamos Menores<br />

es ésta: observar el santo Evangelio de<br />

nuestro Señor Jesucristo” (2R 1,1). Con<br />

gran lucidez en el Capítulo general del 2003<br />

hemos confesado que “vemos la necesidad<br />

de no domesticar las palabras proféticas del<br />

Evangelio para adaptarlas a un estilo de vida<br />

cómodo” (Sdp 2). ¿Tendremos ahora la<br />

audacia de vivir coherentemente lo que entonces<br />

sentimos como urgencia?<br />

La escucha del Evangelio en el Espíritu<br />

no admite dilación alguna. El Evangelio<br />

nos lanza un desafío: el desafío de escucharlo,<br />

e, inmediatamente, restituirlo “con<br />

las palabras y con las obras”. En esto nos<br />

estamos jugando la renovación profunda de<br />

la Orden o, lo que es lo mismo, su significatividad<br />

presente y futura.<br />

Para vislumbrar el futuro del franciscanismo<br />

lo único que tenemos que hacer los<br />

franciscanos de hoy es mirarnos a un espejo:<br />

¿se ve en nosotros el constante compromiso<br />

con el Evangelio? ¿se percibe au-<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 287<br />

dacia evangélica en nuestras vidas? ¿o se<br />

ha apagado el brillo evangélico que se vislumbraba<br />

en la vida de Francisco y de tantos<br />

hermanos nuestros en estos 800 años<br />

de historia? Lo que nosotros somos ahora<br />

eso será el francicanismo del futuro. Si no<br />

queremos que en nuestra existencia se nos<br />

reseque el alma y se marchite la vida, si no<br />

queremos vivir vacíos y autodestruirnos,<br />

hemos de volver al Evangelio. Sin un<br />

compromiso con la Palabra, no enterraremos<br />

brasas para el futuro. Si no dedicamos<br />

tiempo a sumirnos en el Evangelio debido<br />

a los trabajos evangélicos que realizamos,<br />

estamos convirtiéndonos a nosotros mismos<br />

y el trabajo que realizamos en un<br />

dios. Si no queremos que la próxima generación<br />

sea un aborto o nazca muerta, volvamos<br />

al Evangelio, convirtámonos al<br />

Evangelio, tengamos la osadía de vivir el<br />

Evangelio.<br />

¿Qué estamos dispuestos a hacer a nivel<br />

individual, de Entidades o de Conferencias<br />

para revitalizar nuestra vida y misión a base<br />

del Evangelio? ¿Qué cambios más urgentes<br />

se nos están pidiendo para osar vivir<br />

el Evangelio?<br />

Actualicemos las estructuras<br />

para revitalizar la vida y misión<br />

A menudo vivimos una curiosa situación.<br />

Mientras que, por un lado, nos damos<br />

cuenta que algo nuevo nos está diciendo y<br />

exigiendo el Espíritu en las circunstancias<br />

en que vivimos, por otro, mantenemos demasiadas<br />

ataduras o nos dejamos dominar<br />

por fuerzas que neutralizan y extorsionan<br />

nuestro deseo de pasar de lo bueno a lo<br />

mejor. ¿Qué es necesario para realizar este<br />

salto de cualidad?<br />

Para salir del impás que supone dicha situación<br />

lo primero que estamos llamados a<br />

realizar es hacer aflorar toda la riqueza interior<br />

que llevamos dentro de nosotros mismos<br />

y de nuestras fraternidades locales y<br />

provinciales. En este momento es necesario<br />

que logremos clarificar, identificar, describir,<br />

proponer, celebrar y agradecer los signos<br />

de vitalidad que el Espíritu está llevando<br />

a cabo en nuestra vida. Esto nos haría recuperar<br />

la esperanza, si la hemos perdido, y


288<br />

abrirnos al futuro sin rendirnos ante situaciones<br />

difíciles o de precariedad.<br />

No podemos seguir pensando que lo único<br />

que cuenta es el número y la edad. Para<br />

ser válida, nuestra vida no requiere masas,<br />

y para probar su validez, no son indispensables<br />

multitudes. Para nosotros lo importante<br />

debería ser simples centinelas en la muralla,<br />

vigilantes en la noche, cornetas al<br />

amenecer, faros en la distancia. Nuestra<br />

función es la de ser voz y llamada, presencia<br />

y profecía para el mundo, no simple mano<br />

de obra. La calidad, no sólo la cantidad,<br />

es lo que ha de marcar y significar nuestra<br />

vida en este contexto que estamos viviendo.<br />

Se hace necesario, por tanto, que, nosotros<br />

que nos decimos Menores, nos convirtamos<br />

a la espiritualidad del empequeñecimiento,<br />

dejar de lamentar las deficiencias y los males<br />

que nos aquejan, y abrirnos a la profecía,<br />

teniendo la valentía de remover lo que sofoca<br />

la fidelidad creativa.<br />

Para ello, es necesario abrirnos al misterio<br />

y recuperar la capacidad de asombro y<br />

de búsqueda. Es necesario que superemos<br />

la gran dosis de egocentrismo que sufrimos<br />

y nos abramos a un proyecto común, a la<br />

colaboración entre nosotros, con los otros<br />

religiosos y con los laicos. Es necesario que<br />

recuperemos la libertad interior que nos impide<br />

movernos, abrirse, osar. Es necesario,<br />

en definitiva, que volvamos al amor primero<br />

(cf Ap 2,4), reviviendo el don que se nos<br />

ha concedido (cf 2Tim 1,6).<br />

En todo este proceso de revitalización de<br />

nuestra vida y misión considero nuclear:<br />

cuidar a las personas y ajustar las estructuras,<br />

hacer de la dimensión contemplativa<br />

nuestra prioridad entre las prioridades, y de<br />

la vida fraterna en comunidad nuestro signo<br />

ante el mundo dividido y fragmentado,<br />

abrirnos a los nuevos areópagos de misión.<br />

No pudiendo tratar todos estos aspectos<br />

en este momento, deseo detenerme sobre el<br />

primer punto que acabo de señalar: cuidar<br />

de las personas y ajustar las estructuras.<br />

Cuidar de las personas<br />

y ajustar estructuras<br />

La historia nos enseña cómo las estructras,<br />

que deberían ser medios para expandir<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

y crecer en todos los sentidos, no pocas veces<br />

han sido medios para aprisionar a las<br />

personas. En cualquier proceso de renovación<br />

hemos de priorizar a la persona. La estructura<br />

fundamental de nuestra Orden, dijo<br />

el Consejo plenario de Guadalajara en el<br />

2001, es la persona en relación. Sin personas<br />

no hay profetas, ni santos, ni apóstoles,<br />

ni vida franciscana. Todas las estructuras<br />

jurídicas, los itinerarios espirituales y formativos,<br />

las obras apostólicas, son mediaciones<br />

para que las personas logren la santidad<br />

de vida en el seguimiento de Jesús, y<br />

trabajen en la transformación del mundo según<br />

el designio de Dios.<br />

¡Cuidemos, pues, la persona del hermano!<br />

Esto se logra si le ayudamos a revivir la<br />

pasión inicial y la fresca disponibilidad de<br />

quien consiente y acepta ser todo para Dios<br />

y para los demás; si le posibilitamos ofrecer<br />

el testimonio de su íntima experiencia de<br />

oración; si le ayudamos a introducirse en el<br />

camino de la formación permanente que<br />

permite el cambio de pensar, de sentir y de<br />

actuar, según la forma vitae que nos dejó<br />

Francisco; si le colocamos en el lugar adecuado,<br />

sin someterlas al estrés al que están<br />

sometidas tantas veces los hermanos para<br />

conservar ciertas estructuras.<br />

Todo esto exige ajustar las estructuras<br />

para que sean más ágiles, menos complejas<br />

y menos subyugante. Todo ello está exigiendo<br />

que nos abramos a la reestrucutración<br />

y a la interprovincialidad.<br />

La reestructuración<br />

No podemos tener hoy las mismas estructuras<br />

materiales que ayer, pues somos<br />

muchos menos y más ancianos. Es necesario<br />

que las Provincias y demás Entidades se<br />

reestructuren.<br />

Esta reestructuración puede ofrecernos<br />

la posibilidad de volver a lo esencial ((cf<br />

Sdp 2), y de revisar nuestra misión para situarla<br />

en su centro, e iniciar camino inéditos<br />

de presencia y de testimonio (cf Shc 33).<br />

Por otra parte, la reestructuración nos posibilitará<br />

emplear mejor los recursos que tenemos<br />

(humanos y económicos), a la vez<br />

que nos posibilitará responder a tantas llamadas<br />

en favor de la solidaridad.


La reestructuración no puede verse sólo<br />

como una exigencia de nuestras debilidades,<br />

sino como un signo de los tiempos, un<br />

medio necesario en estas circunstancias para<br />

fortalecer nuestra vida y misión, y crear<br />

un proyecto de futuro para el franciscanismo.<br />

No pidamos milagros a la reestructuración.<br />

Si no tenemos voluntad de cambiar, de<br />

revitalizarnos, recorganizar, reestructurarnos<br />

valdrá para bien poco.<br />

La Orden está viviendo distintos procesos<br />

de reestructuración. Hay un camino que<br />

podemos llamar de interprovincialidad o de<br />

estrecha colaboración entre distintas Entidades.<br />

Esta interprovincialidad hunde sus<br />

raíces teológicas en la eclesiología de comunión<br />

y en el sentido que la Orden posee<br />

de ser una única Fraternidad.<br />

Dada la debilidad de algunas Entidades,<br />

se está haciendo imposible que por sí solas<br />

desarrollen plenamente todos los objetivos<br />

que nuestro proyecto franciscano le asignan.<br />

Es la hora de aunar las fuerzas, de colaborar<br />

a partir de proyectos comunes. El<br />

establecimiento de comunidades interprovinciales<br />

en el campo de la formación y de<br />

la evangelización, y de fraternidades internacionales<br />

expresan bien el camino de colaboración<br />

y de interprovincialidad que se está<br />

abriendo en la Orden.<br />

Otro camino es el que contempla la fusión<br />

y prevé el nacimiento de una nueva realidad<br />

o Entidad. Se ha dado en Francia hace<br />

ya años, y en Hungría recientemente; se<br />

está preparando en Austria y luego en Alemania.<br />

La disminución del número de hermanos<br />

y la debilitación de las estructuras<br />

obligará a otras Entidades a dar este paso.<br />

Algunas ya se lo están planteando seriamente.<br />

Otro camino es el de la creación de nuevas<br />

Entidades, que hasta hace poco dependían<br />

de sus “provincias madres”, como ha<br />

sucedido en este sexenio con la Provincia<br />

de Ucrania, la Custodia autónoma de Mozambique,<br />

la nueva Custodia de Guinea Bisau,<br />

y muy pronto sucederá con las nueva<br />

Custodia autónoma en Filipinas y una Custodia<br />

dependiente en India, entre otras.<br />

Los caminos son distintos, pero de lo<br />

que hemos de estar convencidos es que en<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 289<br />

un mundo globalizado en el que persisten<br />

contradictoriamente las individualidades,<br />

los proyectos personales acaparadores y la<br />

voz de los poderosos y fuertes, hemos de<br />

apostar por la unidad, la colaboración y comunión<br />

como instrumento de cara a vivir<br />

mejor nuestra vida y misión.<br />

La reestructuración de que estamos hablando<br />

supone: superar el provincialismo<br />

atrincherado que tantas veces vivimos, así<br />

como: superación de prejuicios mutuos,<br />

culturales, regionales, que puedan dificultar<br />

el acercamiento, el intercambio y la colaboración<br />

Cristerios a seguir en la reestructuración<br />

Entre los principales criterios a seguir,<br />

en mi opinión, los más importantes son los<br />

siguientes:<br />

1. Ante todo, buscar ser fieles al Espíritu,<br />

aquí y ahora.<br />

2. Dejarse guiar por el principio del realismo,<br />

y el sincero deseo de alcanzar el<br />

bien de la Orden.<br />

3. No partir de un plan preconcebido, sino<br />

iniciar un proceso. Esto exige tomarse<br />

tiempo, pero de forma activa, y conocer<br />

mejor los pro y los contra de cualquier<br />

reestructuración. Comenzar con la sensibilización<br />

y estudio de todos los aspectos<br />

que afectan a este proceso.<br />

4. Tomar conciencia amplia con visión de<br />

futuro y crear clima de participación y de<br />

corresponsabilidad de todos los implicados.<br />

En la reestructuración se ha de implicar<br />

el mayor número posible de hermanos.<br />

5. Hacer un plan en el que se tenga en cuenta<br />

la presencia franciscana en lugares<br />

significativos, históricamente hablando,<br />

con nuevas presencias que respondan a<br />

los signos de los tiempos y de los lugares.<br />

Es importante elaborar un “mapa<br />

franciscano” que tenga en cuenta estos<br />

dos aspectos.<br />

6. Contar con las tradiciones adquiridas,<br />

las idiosincrasias, las culturas y las lenguas<br />

de los territorios. Hay que tener<br />

presente que los sentimientos cambian<br />

mucho más lentamente que las estructuras<br />

externas. Por eso, en el cambio hay


290<br />

que proceder pedagógicamente.<br />

7. Las personas mayores deben estar seguras<br />

de que no se les va a pedir desarraigos,<br />

pero las jóvenes deben estar disponibles<br />

a emprender proyectos comunes<br />

con otras personas y en otros lugares.<br />

El papel de las Conferencias<br />

Las Conferencias de Ministros Provinciales<br />

tienen una gran importancia para la<br />

Orden en estos momentos en que la animación<br />

de la vida y misión de los hermanos está<br />

tomando el protagonismo que le corresponde,<br />

y en el que sentimos fuerte la llamada<br />

a caminar juntos en el respeto de cada<br />

uno.<br />

Si mucho es el camino recorrido, también<br />

es cierto que mucho queda todavía por<br />

hacer para que dichas estructuras a nivel intermedio,<br />

entre el Definitorio general y las<br />

Provincias o Custodias, respondan a cuanto<br />

le asignó el Consejo Plenario de la Orden de<br />

Guadalajara en el 2001, algunas de las cuales<br />

pasaron luego a los Estatutos Generales.<br />

Según dicho Consejo, las competencias<br />

de las Conferencias de Ministros son de dos<br />

tipos: unas que hacen referencia a la organización<br />

de la presencia franciscana en el propio<br />

territorio, otras que se refieren a formantar<br />

mayor solidaridad entre todas las<br />

entidades de la Orden.<br />

En cuanto a la organización de la presencia<br />

franciscana en el propio territorio, las<br />

Conferencias, según el Consejo plenario<br />

antes citado, deben dar su juicio sobre la<br />

creación, unión y supresión de una Entidad<br />

en el propio territorio. En lo referente a formantar<br />

mayor solidaridad entre las distintas<br />

Entidades, el Consejo plenario 2001 propuso<br />

que las Conferencias deben sostener la<br />

vida, la formación y la misión de los frailes<br />

en el propio territorio, y las actividades de<br />

evangelización misionera y de la “implantatio<br />

Ordinis” en los territorios de misión;<br />

así como ayudar con personal y económicamente<br />

a las Entidades de la Conferencia, o<br />

fuera de ella, en dificultad y en necesidad.<br />

De lo dicho, el papel de las Conferencias<br />

apunta ciertamente a compartir la participación<br />

en el gobierno de la Orden, pero, sobre<br />

todo, a vivir en red con convicción y volun-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

tad de crecer en una fraternidad sin barreras<br />

ni fronteras, lo que no sólo es una forma de<br />

comportarse, sino de ser que revitaliza y reorganiza<br />

nuestra vida y misión. Desde la<br />

Iglesia casa de comunión, la Orden no puede<br />

menos de caminar hacia esa comunión<br />

que nos lleva a romper barreras y construir<br />

puentes. Las Conferencias están llamadas a<br />

ser instrumentos que ayuden a las Entidades<br />

a caminar hacia la interdependencia dinámica,<br />

y a la pronta disponibilidad para solidarizarnos,<br />

no sólo con las entidades de la<br />

misma región, sino con la Orden. Las Conferencias<br />

están llamadas a ser instrumentos<br />

al servicio de una intensa vida fraterna entre<br />

las Entidades de una misma región y de éstas<br />

con la Orden. Estamos llamados a crecer<br />

en la unidad en el respeto de la diversidad.<br />

En esta dirección mucho es lo que pueden<br />

ayudar las Conferencias, a condición de que<br />

no pasemos de la autorreferencialidad de<br />

las Provincia a la autorreferencialidad de<br />

las Conferencias, del provincialismo al conferencialismo.<br />

Se hace urgente crecer en el<br />

sentido de pertenencia a la Orden.<br />

A modo de conclusión<br />

Lo dicho a lo largo de mi intervención<br />

nos coloca delante de lo que debería ser la<br />

preocupación principal en estos momentos:<br />

la constante búsqueda de vitalidad o calidad<br />

de vida evangélica. En este contexto es<br />

necesario recordar que la renovación siempre<br />

ha sido eficaz cuando ha brotado de la<br />

“exuberencia” de la santidad, para no bajar<br />

la guardia ante la necesidad de proseguir la<br />

cualificación espiritual y apostólica de las<br />

personas. Aún en medio de la carencia de<br />

vocaciones y del real envejecimiento que<br />

sufren algunas de nuestras Entidades, la opción<br />

que queremos hacer es una opción por<br />

la vida y por la esperanza de encontrar modos<br />

de reforzar el crecimiento de personas y<br />

de comunidades, para un servicio más comprometido<br />

en la misión evangelizadora de<br />

la Iglesia, según las necesidades actuales.<br />

Esto lleva a priorizar el valor universal de la<br />

Orden sobre los intereses, muy importantes<br />

por otro lado, de las Entidades individuales.<br />

De ahí que hablemos más de internacionalidad<br />

e interculturalidad, que, sin duda, es


una de las vías obligadas a recorrer en los<br />

próximos años.<br />

Estos planteamientos, que no son ciertamente<br />

novedosos, deberían llevarnos a tomar<br />

las siguientes resoluciones:<br />

• Repensar y revitalizar nuestro carisma<br />

en todo su dinamismo y universalidad,<br />

en su estilo de vida y misión. En esta tarea<br />

no podemos ahorrar esfuerzo alguno.<br />

Todo lo que hagamos será siempre poco.<br />

Además, esta tarea no admite dilación<br />

alguna.<br />

• Revitalizar los proyectos comunes, incluso<br />

a base de sacrificar proyectos buenos<br />

de las Entidades particulares.<br />

• Concentrar esfuerzos en todos los ámbitos:<br />

animación, formación, apostolado y<br />

economía.<br />

• Itinerancia de personal, para estar allí<br />

donde sea más urgente nuestra presencia.<br />

• Superar la mentalidad de gheto, sobre todo<br />

cuando el goberno es bastante descentralizado,<br />

como en nuestro caso.<br />

Trabajemos en solidaridad y la comunión.<br />

Ésta es nuestra gran responsabilidad.<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 291<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro general<br />

2. Omelia per la festa di<br />

S. Maria Mediatrice<br />

Roma, chiesa S. Maria Mediatrice,<br />

09.05.2007<br />

NON HANNO PIÙ VINO<br />

Carissimi fratelli e sorelle,<br />

il Signore vi dia pace.<br />

Celebriamo oggi la festa di Santa Maria<br />

Mediatrice, titolare di questa Chiesa e della<br />

nostra strada; protettrice e mediatrice di<br />

questa Fraternità e di questo quartiere. Per<br />

noi, che ogni giorno spezziamo il pane della<br />

Parola e dell’Eucaristia in questa Chiesa,<br />

che abitiamo in questa strada è un giorno di<br />

festa. E per noi che oggi siamo qui presenti,<br />

la festa è particolarmente sentita anche per<br />

la presenza dei confratelli Presidenti delle<br />

nostre Conferenze, sparse in tutto il mondo.<br />

La festa rafforza la vicinanza, la comunione<br />

e l’amore fraterno e per questo, con il<br />

salmista, possiamo confessare: O quanto è<br />

bello che i fratelli e le sorelle stiano insieme.<br />

La festa irrobustisce la speranza, poiché anche<br />

se ci sentiamo deboli, fragili e bisognosi,<br />

sappiamo che c’è Maria, la “piena di grazia”,<br />

“la corredentrice col Redentore, la mediatrice<br />

accanto al mediatore”, pronta per<br />

intercedere per noi, per presentare al suo Figlio<br />

i nostri bisogni – “non hanno più vino”–<br />

come un giorno fece a Cana. La festa alimenta<br />

la nostra fede, poiché sappiamo che<br />

Gesù è pronto a trasformare la nostra acqua<br />

in vino, la nostra mancanza d’amore in amore,<br />

come fece a Cana per intercessione di<br />

Maria sua e nostra madre. La festa ci riempie<br />

di gioia, poiché sappiamo che a casa o<br />

nel “chiostro del mondo” Maria è sempre vicino<br />

a noi, come una madre, che ci ama e ci<br />

nutre, come una madre, che ci guida e ci accompagna<br />

nel nostro cammino verso Gesù.<br />

Facciamo festa! Si rallegri il nostro cuore,<br />

perché in Maria Dio ci ha benedetto e ha fatto<br />

risplendere il suo volto di pace e misericordia<br />

su tutti noi. Facciamo festa! Lodiamo<br />

il Signore, rallegriamoci, perché in Maria il<br />

Signore ci ha dato la madre e la mediatrice<br />

di grazia, l’avvocata dei peccatori, la regina<br />

della misericordia.<br />

Ma vogliamo anche accogliere, con cuore<br />

aperto e generoso, il messaggio che, attraverso<br />

le letture proclamate, il Signore ci<br />

comunica in questa giornata di festa. Abbiamo<br />

ascoltato: “Non hanno più vino”.<br />

Notiamo che Maria non dice “non c’è più<br />

vino”, ma: “non hanno più vino”. Questa è<br />

più che una sfumatura. L’accento viene<br />

messo non sulla mancanza di vino, ma sulla<br />

situazione in cui si trovano le persone<br />

presenti allo sposalizio.<br />

«Non hanno più vino». È questa, cari<br />

fratelli, la realtà dell’Antica Alleanza, simboleggiata<br />

nello “sposalizio a Cana di Galilea”.<br />

Nell’Antica Alleanza, nel cuore della<br />

quale si trova la Torah donata a Israele, esisteva<br />

l’osservanza, ma mancava l’amore,<br />

simboleggiato nel vino. C’erano tanti sacrifici,<br />

atti rituali, ma, come denunciano spesso<br />

i profeti, mancava la misericordia, mancava<br />

la gioia.


292<br />

Ed ecco allora una prima applicazione<br />

alla nostra vita. La vita cristiana, la vita religiosa,<br />

è un patto, un’alleanza tra Dio e ciascuno<br />

di noi. In questo patto, però, può venire<br />

a mancare il vino, cioè l’amore, la misericordia<br />

e la gioia. Allora tutto diventa<br />

arido, sterile; la vita perde di senso, la nostra<br />

testimonianza perde la gioia, il nostro<br />

camminare si fa pesante e triste, la fedeltà<br />

facilmente si trasforma in semplice osservanza<br />

delle norme che, senza il vino dell’amore,<br />

della misericordia e della gioia, riducono<br />

in schiavitù. Nella nostra vita e in<br />

quella delle nostre Entità non mancherà forse<br />

un poco di vino, di amore?<br />

Se fosse questa la nostra situazione, la situazione<br />

delle nostre Entità e Conferenze,<br />

c’è Maria che per noi dice a Gesù: “Non<br />

hanno più vino”. Nel testo il segno del vino<br />

è di carattere prevalentemente cristologico,<br />

ma Maria ha un ruolo particolare: con il suo<br />

intervento premuroso spinge il figlio a rivelare<br />

la sua gloria. In questo modo Maria è<br />

realmente mediatrice della rivelazione di<br />

Gesù e della fede dei discepoli. Maria non<br />

supplisce Gesù, ma sollecita Gesù.<br />

Il compito di Maria non è soltanto quello<br />

di sollecitare Gesù a compiere il suo primo<br />

segno, ma lei stessa si presenta come segno<br />

in quanto donna fedele, avendo detto<br />

“si”, perché ha creduto, perché ha amato;<br />

Maria è gioiosa, perché è sicura della fedeltà<br />

di Dio alle sue promesse (Lc 1, 45-55)<br />

La fedeltà di Maria è fatta di distacco e<br />

povertà, di contemplazione e di croce, di disponibilità<br />

e fiducia. Maria inizia credendo<br />

alla fedeltà di Dio, la sua fedeltà si fonda su<br />

Colui al quale “nulla è impossibile” (Lc 1,<br />

37) e che “ha guardato l’umiltà della sua<br />

serva” (Lc 1, 48). La fedeltà di Maria conosce<br />

momenti difficili e dolorosi: non comprende<br />

il senso recondito della risposta del<br />

Figlio nel tempio (Lc 2, 50) e soffre il suo<br />

angoscioso martirio presso la croce (Gv 19,<br />

25). Ma la sua fedeltà, crescendo in consapevolezza<br />

e in fecondità, si esprime in una<br />

gioia serena e silenziosa.<br />

Cari fratelli e sorelle, anche nella nostra<br />

vita non mancano momenti di crisi. Anche<br />

nella nostra vita, a volte, può mancare il vino.<br />

Tenendo presente il primo segno com-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

piuto da Gesù e ciò che compie Maria, è il<br />

momento di essere “lieti nella speranza”<br />

(Rm 12, 12). È il momento di ravvivare la<br />

volontà di vivere la “gioia della fedeltà”.<br />

Non siamo soli, Maria Vergine Madre e<br />

Mediatrice di grazia, è con noi. E se lei è<br />

con noi, allora anche nei momenti di crisi<br />

profonda “spunterà la luce” e ci sarà letizia<br />

ed esultanza. L’acqua si trasformerà vino: il<br />

vino del amore, della fedeltà, della gioia. E<br />

tornando al primo amore ci sarà festa, la festa<br />

di un nuovo sposalizio, questa volta definitivo<br />

tra Dio e noi. E con Maria canteremo:<br />

L’anima mia magnifica il Signore e il<br />

mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.<br />

Maria di Nazaret, di Betlem, di Cana,<br />

del Calvario, di Pentecoste:<br />

intercedi per noi, perché nelle nostra vita<br />

non manchi mai il vino e l’amore.<br />

Intercedi per noi, perché nella nostra<br />

missione non manchi mai la gioia.<br />

Maria, Mediatrice di grazia,<br />

prega per noi ora e sempre!<br />

Amen.<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

3. Carta a los Hermanos jóvenes de la<br />

Orden con ocasión del 3er. Capítulo<br />

de la Esteras<br />

Roma, 27.05.2007<br />

HACED LO QUE ÉL OS DIGA<br />

1. Está a punto de celebrarse el III Capítulo<br />

Internacional de la Esteras para los<br />

hermanos jóvenes de la Orden. El primero<br />

se celebró, en 1995, en Santiago de Compostela<br />

(España), el segundo, en 2001, en<br />

Canindé (Brasil), el tercero se celebrará en<br />

Tierra Santa, del 1 al 8 de julio de 2007.<br />

Aprovechando esta ocasión deseo dirigirme<br />

a todos vosotros, queridos hermanos jóvenes<br />

de la Orden.<br />

Lo hago para continuar el diálogo que he<br />

mantenido con muchos de vosotros al visitar<br />

muchas de las Provincias o Custodias de<br />

nuestra Orden. Lo hago para deciros cuánto<br />

os amo y cuánto espero de vosotros, y cuán-


to os ama y espera de vosotros la Orden. Lo<br />

hago con el firme deseo de hacerme presente<br />

en vuestro camino. Me gustaría poder dar<br />

respuesta a todas vuestras preguntas y aportar<br />

un poco de luz en vuestras búsquedas,<br />

pero, si no lo logro, sabed al menos que<br />

vuestro hermano Ministro y siervo no se<br />

siente distante de vuestras preguntas, ni ajeno<br />

a vuestras búsquedas, sino que comparte<br />

vuestros gozos y esperanzas 1 , vuestras luchas,<br />

dificultades y alegrías, así como vuestros<br />

miedos y vuestros sufrimientos en el<br />

seguimiento de Jesús.<br />

Escribo esta carta pensando, en primer<br />

lugar, en vosotros, queridos hermanos jóvenes,<br />

pero lo que os digo a vosotros, lo digo<br />

en primer lugar para mí mismo, y lo digo<br />

también para los demás hermanos de la Fraternidad<br />

universal. La escribo con la Sagrada<br />

Escritura en la mano y en el corazón, para<br />

que sea la Palabra, es decir Cristo mismo,<br />

quien guíe vuestra existencia –vuestra búsqueda<br />

y encuentro con el Señor, vuestro seguimiento<br />

de Jesús y vuestro testimonio-,<br />

interrogándoos, iluminándoos y transformándoos,<br />

como en el caso de los discípulos<br />

de Emaús (cf. Lc 24, 13- 35).<br />

A cuantos leáis esta comunicación fraterna<br />

de vuestro Ministro y siervo, os saludo<br />

con las palabras reveladas por el Altísimo<br />

a Francisco: “El Señor os dé la paz” 2 .<br />

Centinelas de la mañana<br />

2. Queridos hermanos jóvenes: sois para<br />

la Iglesia y para la Orden un don especial<br />

del Espíritu, representáis en la vida de la<br />

Iglesia y de la Orden lo que la primavera en<br />

el ciclo anual de las estaciones. Como el almendro<br />

florecido era para Israel un signo de<br />

que Dios cumplía su palabra (cf. Jr 1, 11),<br />

así también vosotros sois para todos los hermanos<br />

el signo de que el Señor sigue cumpliendo<br />

su promesa y se acuerda de nosotros<br />

(cf. Ex 6, 5-8). Os miramos con cariño,<br />

porque Dios os ama. Os miramos con esperanza,<br />

porque tenéis la gracia del Señor. Os<br />

miramos con gratitud, porque dais vuestra<br />

vida al servicio del Reino de Dios. Os miramos<br />

también con preocupación, pues habréis<br />

de afrontar problemas seguramente<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 293<br />

más arduos de los que hemos tenido que<br />

afrontar los hermanos de las generaciones<br />

que os preceden, y tal vez os vemos menos<br />

pertrechados de lo que nosotros lo estuvimos<br />

para la lucha que os espera.<br />

Conozco vuestras posibilidades y vuestra<br />

generosidad. Conozco vuestra sed de<br />

plenitud. Sé que en muchos de vosotros arde<br />

un fuerte deseo de autenticidad en el seguimiento<br />

de Jesucristo, y que, movidos<br />

por el fuego del Espíritu, buscáis con sinceridad<br />

a Dios sumamente amado, buscáis<br />

radicalidad en vuestro modo de vivir los<br />

valores de la vida franciscana, buscáis plenitud<br />

en vuestra adhesión al Evangelio,<br />

buscáis ser contados entre los amigos del<br />

Señor, confidentes de Cristo, colaboradores<br />

del altísimo Hijo de Dios en el anuncio<br />

y realización del Evangelio. Sé que soñáis<br />

con seguir más de cerca las huellas de<br />

nuestro Señor Jesucristo, tal y como habéis<br />

prometido en el día de vuestra Profesión,<br />

sin “domesticar las palabras proféticas del<br />

Evangelio, para adaptarlas a un estilo de<br />

vida cómodo” 3 .<br />

3. Basado en esa certeza, no dudo en<br />

pediros, ya desde ahora: una opción radical<br />

de fe y de vida, que acojáis el mensaje<br />

de Jesús en su totalidad y en su radicalidad,<br />

por exigente que sea y aún cuando esté<br />

marcado por la Cruz. Porque os conozco<br />

y os amo no puedo no pediros que oséis vivir<br />

el Evangelio al estilo de Francisco. Y<br />

mientras os pido todo esto, no dudo en señalaros<br />

también a vosotros, como en su día<br />

lo hizo Juan Pablo II a los jóvenes de todo<br />

el mundo, una tarea hermosa y estupenda:<br />

la de haceros “centinelas de la mañana”<br />

(cf. Is 21, 11-12) 4 en la Iglesia y en la Orden,<br />

en estos momentos en que deseamos<br />

celebrar, con los ojos puestos en el futuro 5 ,<br />

el VIII Centenario de la fundación de<br />

nuestra Orden 6 .<br />

La imagen del centinela es aplicada en<br />

repetidas ocasiones por la Sagrada Escritura<br />

al profeta. Sed profetas. Y aún cuando no<br />

sepáis el momento en que amanecerá, como<br />

era el caso de algunos profetas (cf. Is 21,<br />

12), sed creadores de futuro, abrid el futuro<br />

al hoy, suscitad esperanza.


294<br />

4. Si os pido todo esto, es porque tengo<br />

puestas en vosotros muchas esperanzas y,<br />

sobre todo, porque creo firmemente en la<br />

fuerza del Espíritu que habita en vosotros.<br />

Dejaos iluminar por él, dejaos mover por él,<br />

dejaos transformar por él y seréis sal y luz,<br />

Buena Noticia para cuantos se acerquen a<br />

vosotros (cf. Mt 5, 13- 16). El mundo, la<br />

Iglesia, la Orden, pero sobre todo los jóvenes<br />

como vosotros, necesitan de vuestra<br />

luz, necesitan de vuestra sal, necesitan de<br />

vosotros para ver y gustar lo que el altísimo<br />

Hijo de Dios os ha llamado a ser. ¿Tendréis<br />

la lucidez y la audacia de ser lo que habéis<br />

profesado que queríais ser? ¿Tendréis la lucidez<br />

y la audacia de ser lo que el Señor<br />

amorosamente os ha invitado a ser? ¿Tendréis<br />

la lucidez y la audacia de ser lo que,<br />

para bien de todos, sobre todo para vuestro<br />

bien, el mundo, la Iglesia y la Orden esperan<br />

que seáis?<br />

Queridos, de la misma manera que cada<br />

día me pregunto qué me está pidiendo el Señor,<br />

cómo ha de ser mi vida para cumplir en<br />

todo su santa voluntad, me pregunto ahora<br />

cómo ha de ser vuestra vida para que en todo<br />

agradéis al Señor y cumpláis su santísima<br />

voluntad, qué os está pidiendo el Amor<br />

que os ha llamado, qué os está pidiendo la<br />

Orden que con amor os ha recibido.<br />

Permitidme que entre en vuestra intimidad<br />

para ayudaron a discernir el talante de<br />

vuestra vida 7 , y que, a la luz de la Palabra<br />

de Dios y de las palabras de gracia que el<br />

Señor inspiró a nuestro seráfico padre Francisco,<br />

intente ayudaros en este discernimiento<br />

que, como nos recuerda el Capítulo<br />

General Extraordinario del 2006, ha de ser<br />

permanente 8 ; pues, como se suele decir,<br />

cuando aprendemos la respuesta nos cambian<br />

la pregunta y tenemos que empezar de<br />

nuevo.<br />

Buscar el rostro del Señor<br />

5. Lo podríamos decir así: Buscar a Dios<br />

es el proyecto humano fundamental. Pero el<br />

salmista lo ha dicho de modo mucho más<br />

sugerente y más cercano a la experiencia<br />

personal; para él, buscar a Dios es la respuesta<br />

del creyente a un eco que rebota una<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

y otra vez hasta el infinito en las paredes de<br />

su corazón: «buscad mi rostro… buscad mi<br />

rostro…».<br />

Lo oye en su corazón, «buscad mi rostro»,<br />

y se pone a la escucha el discípulo; lo<br />

oye en su corazón, «buscad mi rostro», y se<br />

pone en camino el hermano menor… “Como<br />

ansía la cierva corrientes de agua, así mi<br />

alma te ansía a ti, Dios mío. Mi alma está sedienta<br />

de Dios, del Dios vivo: ¿Cuándo entraré<br />

a ver el rostro de Dios?”(Sal 41,2ss).<br />

Somos eso, “mendicantes de sentido” 9 , buscadores<br />

de Dios. Esa búsqueda sostiene<br />

nuestra vida, la alimenta y la justifica. Esa<br />

búsqueda es respuesta a una llamada que resuena<br />

siempre en el corazón, es vocación de<br />

todos los que aman y no gozan aún de la presencia<br />

del amado. Ésta es también nuestra<br />

vocación, la de ser buscadores de Dios 10 .<br />

A Dios se le encuentra en lo cotidiano<br />

6. Me pregunto, porque también vosotros<br />

os lo preguntáis: ¿cómo buscar al Señor?;<br />

¿dónde se encuentra el Señor? La Sagrada<br />

Escritura nos ofrece luz para responder<br />

a esas preguntas.<br />

Huyendo de Jezabel, el profeta Elías llega<br />

hasta el Horeb, el monte de Dios, y allí lo<br />

encuentra el Señor (cf. 1R 19, 1ss). El profeta<br />

se ha quedado solo; los demás profetas<br />

del Señor han sido asesinados; él mismo está<br />

amenazado de muerte. Pudiéramos pensar<br />

que, en tales circunstancias, lo que más<br />

necesita Elías es que su Dios se le manifieste<br />

como poder salvador. Oímos que el Señor<br />

le dice: “Sal y ponte en pie en el monte ante<br />

el Señor. ¡El Señor va a pasar!” Y nos<br />

preguntamos: ¿Qué esperas, Elías, qué pides<br />

a tu Dios?, ¿la furia del viento huracanado?,<br />

¿el poder del terremoto?, ¿la insaciable<br />

voracidad del fuego? Dice la Escritura:<br />

“Vino un huracán tan violento que<br />

descuajaba los montes… pero el Señor no<br />

estaba en el viento… Vino un terremoto,<br />

pero el Señor no estaba en el terremoto…<br />

Vino un fuego, pero el Señor no estaba en el<br />

fuego. Después del fuego se oyó una brisa<br />

tenue; al sentirla, Elías se tapó el rostro con<br />

el manto, salió afuera y se puso en pie a la<br />

entrada de la cueva” (1R 19, 11-13).


7. Velando el rebaño por turno, unos pastores,<br />

en las cercanías de Belén, pasaban a<br />

la intemperie la noche en que nació Jesús.<br />

La Escritura nos dice que se les presentó el<br />

ángel del Señor, que la gloria del Señor los<br />

envolvió de claridad y que sintieron el terror<br />

sagrado que el hombre siente en la presencia<br />

de Dios (cf. Lc 2, 8-9). A aquellos<br />

pastores se les anuncia en aquella noche un<br />

asombroso evangelio: “Hoy, en la ciudad de<br />

David, os ha nacido un salvador: el Mesías,<br />

el Señor” (Lc 2, 11). Si dices el Mesías, dices<br />

el ungido por el Espíritu de Dios; si dices<br />

el Señor, dices el poder salvador del<br />

mismo Dios. ¿Qué esperáis encontrar, pastores<br />

de Belén?, ¿qué esperáis ver en la noche<br />

en que Dios os visita con su gloria? Oíd,<br />

hermanos, las palabras del ángel del Señor:<br />

“Encontraréis un niño envuelto en pañales<br />

y acostado en un pesebre” (Lc 2, 12).<br />

8. Ésa es también la experiencia de fe de<br />

Simeón, aquel hombre honrado y piadoso<br />

que aguardaba el consuelo de Israel. Sus<br />

ojos, iluminados por la gracia, vieron al Salvador,<br />

contemplaron la luz que Dios había<br />

encendido para alumbrar a las naciones, la<br />

gloria que Dios había suscitado para el pueblo<br />

de Israel; sus ojos vieron gloria, luz y<br />

salvación, y entre sus brazos tenía sólo a un<br />

niño (cf. Lc 2, 25-32).<br />

Ésa fue también la experiencia de fe de<br />

aquellos magos de Oriente, que se presentaron<br />

en Jerusalén, preguntando por el rey de<br />

los judíos que había nacido. Ellos preguntan<br />

por el rey, y todos entienden que están<br />

preguntando por el Mesías. Y la estrella, su<br />

ángel del Señor, los guió “hasta pararse encima<br />

de donde estaba el niño” (cf. Mt 2, 1-<br />

11). Buscan al rey, y encuentran a un niño;<br />

buscan al Mesías, y adoran a un niño recién<br />

nacido.<br />

Desde que la Palabra que estaba junto a<br />

Dios (Jn 1, 1) se hizo carne (Jn 1, 14), Dios<br />

es aquel del cual no se puede pensar nada<br />

más pequeño. Se abaja en el Hijo para que<br />

lo podamos encontrar en la cotidianidad de<br />

la vida, concentra su grandeza en un niño<br />

para que podamos abrazarlo en los acontecimientos<br />

de cada día. Lo ordinario es el lugar<br />

de la búsqueda y del encuentro con<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 295<br />

Dios, pues, como decía Santa Teresa, el Señor<br />

anda “entre los pucheros”.<br />

9. Viviendo en una sociedad donde se<br />

busca sólo lo sensacional y es noticia sólo<br />

lo que se sale de lo normal y habitual, son<br />

muchos los que pretenden buscar y encontrar<br />

al Señor sólo en lo excepcional de la vida.<br />

Lo cotidiano es, sin embargo, el lugar<br />

preferido por el Señor para dejarse encontrar:<br />

Moisés mientras apacentaba el rebaño<br />

de su suegro Jetró (Ex 3, 1ss), Gedeón<br />

mientras majaba el trigo (cf. Jue 6, 11-24),<br />

Amós mientras pastoreaba su rebaño (cf.<br />

Am 7, 15), los primeros discípulos encuentran<br />

al Señor mientras se disponían a pescar<br />

(cf. Lc 4, 18-21), la samaritana cuando iba a<br />

buscar agua (cf. Jn 4, 4ss), Mateo mientras<br />

está sentado en el telonio cobrando impuestos<br />

(cf. Mt 9, 9), Francisco lo descubre presente<br />

en los signos más pequeños y ordinarios,<br />

pues todos ellos de él portan significación<br />

11 . Es significativo que los relatos<br />

vocacionales del Nuevo Testamento señalan<br />

a Jesús que pasa (cf. Mc 1, 16), es decir,<br />

a Jesús que se pone al mismo nivel que el<br />

hombre, para encontrarlo en su propio terreno.<br />

10. Encontrar a Dios en lo cotidiano, hacer<br />

experiencia de Dios en el día a día, es<br />

una invitación a abandonar el espacio seguro<br />

de nuestros criterios y de nuestra sapiencia<br />

humana, para lanzarnos a vivir el proyecto<br />

de un Dios que se “exilia” de su gloria<br />

para hacerse experiencia encarnada en<br />

nuestra propia historia. El encuentro con<br />

Dios en la vida cotidiana supone la madurez<br />

humana de alguien que vive orientado hacia<br />

dentro de sí y volcado hacia los otros, hacia<br />

todo lo que Dios mira y ama. Encontrar a<br />

Dios en la vida de cada día comporta vivir<br />

en la clara oscuridad de la fe y en la disponibilidad<br />

del compromiso que lleva, con<br />

frecuencia, a la cruz. Supone estar concentrado,<br />

pues Dios no se hace visible a una<br />

mirada superficial ni al alboroto que distrae<br />

de la intimidad y de la pasión del mundo.<br />

Supone saber pasar del ruido ensordecedor<br />

al silencio dialogante, de la dispersión a la<br />

concentración, de la superficialidad a la


296<br />

hondura, del individualismo a la relación<br />

que hace comunión.<br />

Dar calidad a la vida de cada día<br />

11. Queridos jóvenes, sin fe, lo cotidiano<br />

es solamente “el terrible cotidiano”. Con la<br />

fe, lo cotidiano se convierte en sacramento<br />

de la presencia de Dios y sacramento de la<br />

presencia ante Dios. Los “signos de los<br />

tiempos” que tendréis que descifrar con mayor<br />

frecuencia son los signos de la vida de<br />

cada día. Dios se sirve de los hechos más<br />

pequeños de la vida para manifestarse. Dios<br />

quiere encontraros allí donde estáis, en lo<br />

que hacéis, en el contexto de vuestra existencia<br />

cotidiana. No vayáis a buscar a Dios<br />

en otra parte. Él está presente en la cita de<br />

lo cotidiano. Buscad a Dios en la liturgia de<br />

los días feriales. Buscad a Dios en el polvo,<br />

los trapos y el sudor de vuestra cotidianidad.<br />

No, no busquéis al Señor en la extravagancia,<br />

en lo sensacional; buscadlo en la<br />

oración silenciosa, que tantas veces resulta<br />

difícil; en los momentos de desierto y de<br />

prueba, que la vida os depara; en el camino<br />

cotidiano de la vida de fraternidad, tantas<br />

veces tortuoso y cargado de dificultades;<br />

buscadlo en lo cotidiano de vuestro trabajo<br />

doméstico, en el estudio o en el apostolado...<br />

¡Ahí encontraréis al Señor!<br />

Esto supone, entre otras cosas, abandono<br />

en aquel que, cuidando de las aves del cielo,<br />

de los lirios del campo y de la hierba que<br />

hoy es y mañana muere, hace mucho más<br />

por cada uno de nosotros (cf. Mt 6, 25- 34).<br />

Supone conocimiento real de uno mismo,<br />

sin complejos de inferioridad, pero sin estar<br />

por encima de la propia medida. Supone libertad<br />

frente al tiempo, sin angustias y ansiedades,<br />

fuera de lugar. Supone que deis<br />

calidad a la vida de cada día. En lo cotidiano,<br />

en las cosas pequeñas que constituyen el<br />

día a día de nuestra vida y de nuestro mundo,<br />

se pone en juego la vida y se pone en<br />

juego nada menos que el amor. En lo cotidiano<br />

se renueva la fuente del corazón: se<br />

aprende a amar más allá de gratificaciones<br />

inmediatas, gratuitamente; y se ama a las<br />

personas en su propia realidad, sin quererlas<br />

hacer a nuestra imagen y semejanza. En<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

lo cotidiano se demuestra la fidelidad en el<br />

amor. Es verdad que cada día tiene su cruz,<br />

pero también es verdad que cada día el Señor<br />

nos reserva una novedad que da sentido<br />

a esa cruz, y pone belleza en las dificultades<br />

que encontramos.<br />

Apostad por el valor de lo cotidiano, de<br />

lo contrario correréis el riesgo de vivir al<br />

margen de la realidad, y de vivir una falsa<br />

espiritualidad: una espiritualidad “sin carne”,<br />

sin sentido, que antes o después acaba<br />

por dejar al descubierto el vacío existencial<br />

en que se apoyaba. Buscad lo extraordinario<br />

en lo ordinario. Dad calidad a la vida de<br />

cada día.<br />

Condiciones para buscar al Señor y encontrarse<br />

con él<br />

12. Continúo haciéndome preguntas que<br />

alguna vez a vosotros os he oído formular:<br />

¿cómo buscar al Señor?, ¿cuáles son las<br />

condiciones para encontrarlo? Volvamos a<br />

buscar en la Sagrada Escritura la luz que necesitamos<br />

para responder.<br />

Leemos en el evangelio de Juan: “Jesús<br />

vio venir a Natanael y comentó: Ahí tenéis<br />

a un israelita de veras, a un hombre sin falsedad”<br />

(Jn 1, 47). Jesús describe a Natanael<br />

como un verdadero israelita en el que no<br />

hay falsedad, es decir, lo describe como un<br />

hombre que es fiel a la verdad y busca la<br />

verdad, guarda lo que ha recibido y busca lo<br />

que todavía ha de encontrar. El Señor lo vio<br />

cuando estaba bajo la higuera. Esta referencia<br />

a la higuera hace pensar que Natanael<br />

fuese un escriba o un doctor de la ley, un<br />

amante de la Escritura Santa. En efecto, el<br />

lugar preferido por los rabinos para profundizar<br />

en el conocimiento de la Escritura y<br />

para enseñarla se hallaba “bajo la higuera”,<br />

no sólo porque la higuera protegía del sol,<br />

sino también y sobre todo porque era símbolo<br />

de Israel (cf. Os 9, 10). Natanael nos es<br />

presentado en el evangelio como un hombre<br />

genuino, abierto a la revelación del Señor,<br />

un hombre en camino. Natanael se convierte<br />

así en prototipo del que busca con perseverancia<br />

y con sinceridad al Señor, desinteresadamente,<br />

con gran libertad de ánimo,<br />

sin prejuicios, y sin reservas de ningún tipo.


La búsqueda del Señor y el encuentro<br />

con él sólo pueden darse desde estos presupuestos.<br />

Natanael encontró al Señor<br />

porque tenía el corazón dispuesto para que<br />

el Señor se encontrase con él. Zaqueo pudo<br />

hospedar a Jesús en su casa (cf. Lc 19,<br />

1-10), porque era pequeño en todo y deseaba<br />

verlo (cf. Lc 9, 3). Encuentra al Señor<br />

quien se hace como un niño (cf. Lc 18, 15-<br />

17), y tiene corazón de pobre, y hambre y<br />

sed de vida en plenitud (cf. Mt 5, 1ss). Encuentra<br />

al Señor quien le busca en la oración<br />

confiada e insistente (cf. Lc 11, 5-13),<br />

en la oración del corazón (cf. Mt 6, 5, 13).<br />

Encuentra al Señor quien oye la palabra de<br />

Dios y la guarda (cf. Lc 11, 28). Encuentra<br />

al Señor quien es capaz, como Francisco,<br />

de entrar en la “gruta” de su intimidad 12 y<br />

está dispuesto a “nacer de nuevo” (cf. Jn<br />

3, 3).<br />

13. Quien, en cambio, vive en la mentira<br />

y la hipocresía, como los fariseos (cf. Mt 23,<br />

1-33), practicando una religiosidad sin espíritu<br />

y sin verdad, una religiosidad de ritos<br />

exteriores que no tocan el corazón del hombre<br />

ni cambian su vida (cf. Mt 6, 5-18; 15,<br />

1-20); quien tiene el corazón dividido (cf.<br />

Mt 6, 24), y desea continuar viviendo en la<br />

ambigüedad que ello comporta; quien vive<br />

en una falsa seguridad que nace de sentirse<br />

llegado a la meta y ser poseedor de la verdad...,<br />

éstos tales no pueden encontrarse<br />

con el Señor, y ya de antemano se hacen impermeables<br />

a la acción salvadora de la Palabra<br />

y de la persona de Jesús.<br />

Quien se proponga buscar al Señor y encontrarse<br />

con él ha de cultivar unas disposiciones<br />

fundamentales. Se podrá estar en el<br />

error, como Pablo cuando perseguía a los<br />

seguidores del camino de Jesús (cf. Hch 9,<br />

1-2), pero lo que uno no puede es dejar que<br />

se le embote la mente (cf. Lc 21, 34), no ya<br />

con el vicio y la bebida, sino sobre todo con<br />

los agobios de la vida, ataduras sutiles y poderosas<br />

que le impedirían caminar, pequeñeces<br />

innumerables que le impedirían ver.<br />

La actitud del que busca al Señor ha de ser<br />

la del discípulo que “en el primer día de la<br />

semana” corre a encontrarse con el Señor<br />

de la vida (cf. Jn 20, 4).<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 297<br />

14. Queridos hermanos jóvenes: En la<br />

búsqueda son lógicas las preguntas, como<br />

la que hizo María de Nazaret ante la propuesta<br />

del ángel de la anunciación (cf. Lc 1,<br />

34), pero lo que no os puede faltar es la disponibilidad<br />

del corazón para escuchar, para<br />

obedecer, para dejar espacio en la propia vida<br />

a la Palabra, para dejar que la Palabra viva<br />

y crezca en cada uno de vosotros, como<br />

semilla en tierra buena, como un hijo en el<br />

seno de la madre, hasta que dé en vosotros<br />

la abundancia de fruto que está llamada a<br />

dar, y lleguéis a ser por la fe hermanos y<br />

hermanas y madres de nuestro Señor Jesucristo.<br />

La “suerte” del que busca, la suerte<br />

de todos nosotros, es el no ver claro, por eso<br />

precisamente viene la pregunta: “Señor,<br />

¿qué quieres que haga?”, como en el caso<br />

de Francisco 13 , y su oración: “Ilumina las<br />

tinieblas de mi corazón...” 14 , pero lo que no<br />

puede faltar nunca es el “aquí estoy”, como<br />

el de María (cf. Lc 1, 38), o el del profeta<br />

Isaías (cf. Is 6, 8). Tampoco puede faltar la<br />

prontitud con que Francisco acoge la “revelación”<br />

que le hizo el Señor 15 . En la búsqueda<br />

de Dios y en el encuentro con él puede<br />

incluso ser lógico el miedo, pues se parte<br />

sin saber adónde se llegará (cf. Heb 11,<br />

9); uno puede considerarse indigno (cf. Is 6,<br />

5; 1Cor 15, 8- 9), pero lo que no se puede es<br />

poner condiciones (cf. Mt 8, 19-22), ni dudar<br />

de la gracia del Señor (cf. 1Cor 15, 10).<br />

¿Cómo es vuestra búsqueda del Señor?<br />

¿Cuál es vuestra preparación para buscarlo<br />

y encontrarlo? ¿Cuáles son los impedimentos<br />

en vuestras vidas para buscar y encontrar<br />

a Dios? ¿Qué creéis que os falta? ¿Qué<br />

pensáis que os sobra?<br />

Buscar al Señor, una tarea nunca acabada<br />

15. En cuanto al seguimiento queda aún<br />

otra pregunta que sin duda os inquieta a muchos<br />

de vosotros: ¿cuánto tiempo tendremos<br />

que seguir buscando a Jesús?<br />

La respuesta es fácil, aunque no siempre<br />

sea la que nosotros esperamos y desearíamos.<br />

La búsqueda de Jesús dura toda la vida,<br />

siempre. El Señor, como dice Jeremías,<br />

es como un wadi –arroyo engañoso, de agua<br />

inconstante- (cf. Jr 15, 18): esos valles pro-


298<br />

fundos del desierto que durante las tormentas<br />

rebosan de agua, pero en los que,<br />

apenas terminada la lluvia, el agua desaparece.<br />

El Señor se deja encontrar por quien<br />

lo busca, pero no se deja nunca atrapar, por<br />

ello cuando menos uno se lo espera vuelve<br />

a desaparecer, y la búsqueda ha de continuar.<br />

Y así una y otra vez, hasta que lo veamos<br />

tal cual es (1Jn 3, 2). Dejar de buscarlo,<br />

es perderlo. Y cuanto más tiempo se<br />

deje de buscarlo, más difícil se vuelve el<br />

encontrarlo. Puede que en la espera del Señor,<br />

a vosotros como a las doncellas de la<br />

parábola, os entre el sueño y os durmáis. A<br />

todos os despertará la voz del que os llama<br />

al encuentro con el esposo. Pero será necesario<br />

estar allí cuando llegue y que vuestra<br />

lámpara esté aderezada con el aceite de la<br />

caridad y la llama del deseo, no sea que se<br />

cierre la puerta del banquete y os quedéis<br />

fuera, en la noche, lejos de la fiesta y de la<br />

dicha (cf. Mt 25, 1ss).<br />

16. Queridos jóvenes, la vida franciscana,<br />

como toda vida religiosa, no es un “estado”,<br />

una “meta”. Nuestra vida es camino,<br />

y es en el camino donde encontramos al Señor,<br />

donde el Señor nos habla y se hace el<br />

encontradizo con nosotros, como en el caso<br />

de los discípulos de Emaús (cf. Lc 24, 13-<br />

15) o de Pablo (cf. Hch 9, 3). Poneos en camino,<br />

pues es en el camino donde el Señor<br />

os irá mostrando su rostro 16 , y donde tendréis<br />

“una mejor comprensión de la propia<br />

vocación” 17 . Como Pablo esforzaros por<br />

conseguir la meta, dejándoos conquistar por<br />

Cristo (cf. Fil 12).<br />

En momentos de incertidumbre como<br />

los nuestros, tal vez lo más importante no<br />

sea que halléis respuestas para eventuales<br />

preguntas, sino que os sintáis hermanos en<br />

camino, compañeros de camino y que os<br />

presentéis a los demás, especialmente a los<br />

jóvenes como vosotros, con la verdad y la<br />

humildad de vuestra búsqueda, con la verdad<br />

y la humildad de vuestras preguntas,<br />

con la verdad y la humildad de vuestros<br />

miedos e incertidumbres..., pero, al mismo<br />

tiempo, con la certeza de que el Señor camina<br />

con vosotros y guía vuestros pasos,<br />

aunque en algún momento vuestros ojos no<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

tengan la luz que necesitan para reconocerlo<br />

(cf. Lc 24, 16).<br />

17. Poneos en camino, hermanos míos,<br />

pues en nuestra vida, como nos lo recuerda<br />

Gregorio de Niza, procedemos “de inicio en<br />

inicio, a través de inicios que nunca tienen<br />

fin”. Poneos en camino, pues nuestra identidad<br />

de cristianos y de franciscanos es una<br />

identidad dinámica y siempre incompleta.<br />

Haced vuestras las palabras de Ignacio de<br />

Antioquía: “Aunque prisionero, todavía no<br />

soy discípulo... Cuando mi cuerpo haya desaparecido<br />

de este mundo, entonces seré<br />

verdadero discípulo de Jesucristo”.<br />

Pongámonos en camino, hermanos, siguiendo<br />

el ejemplo del hermano Francisco<br />

que “cuando por la enfermedad se veía<br />

precisado a mitigar el primitivo rigor, solía<br />

decir: «Comencemos, hermanos, a servir<br />

al Señor Dios, pues escaso es o poco lo<br />

que hemos adelantado» 18 . Si el bienaventurado<br />

Francisco “no pensaba haber llegado<br />

aún a la meta, y, permaneciendo firme<br />

en el propósito de santa renovación, estaba<br />

siempre dispuesto a comenzar nuevamente”,<br />

¡cuánto más nosotros, que sólo<br />

podemos presumir de nuestros pecados,<br />

hemos de comenzar cada día con nuevo<br />

impulso la tarea de servir al Señor con todo<br />

el corazón!<br />

Ponerse en camino significa entender la<br />

vida como un proceso nunca acabado, como<br />

un proyecto nunca perfeccionado, y<br />

verse a uno mismo lanzado hacia adelante,<br />

proyectado hacia adelante por la fuerza del<br />

Espíritu. Vivir la vida como proceso y proyecto<br />

supone aprender a vivir, no en función<br />

de nuestra necesidad de seguridades,<br />

sino asumiendo el riesgo de la autenticidad<br />

y la verdad (cf. Gn 12, 1-9).<br />

18. Se pone en camino el que escucha la<br />

palabra de la llamada del Señor –como la<br />

escuchó en su tierra de Ur de los Caldeos el<br />

patriarca Abrahán- (Gn 12, 1), el que vive<br />

atento al corazón para conocer las obras de<br />

Dios en él, el que busca agradar a Dios en<br />

todo lo que hace y confiesa humildemente<br />

que en todo desea manifestarle el amor que<br />

le tiene –como el Apóstol Pedro junto al la


go de Tiberíades: “Tú lo sabes todo, tú sabes<br />

que te quiero”- (Jn 21, 17).<br />

Queridos hermanos jóvenes: vivid en<br />

discernimiento constante, en proceso y en<br />

proyecto. Vivid en camino y en búsqueda<br />

constante, como peregrinos y forasteros<br />

(2R 6, 2; cf. 1Pe 2, 11). En tiempos como<br />

los nuestros, tiempos de cambio, de oscuridad,<br />

de desconcierto, la búsqueda humilde<br />

y perseverante es exigencia de la fidelidad<br />

creativa a la vocación 19 . Sed constantes<br />

buscadores de Dios.<br />

Dejándolo todo, le siguieron<br />

19. La consecuencia lógica de la búsqueda<br />

y del encuentro es el seguimiento. Buscamos<br />

para encontrar, y una vez encontrado<br />

al que buscábamos, somos llamados a seguirlo:<br />

“Sígueme” (Mc 2, 24), “venid conmigo”<br />

(Mc 1, 17). Pero, ¿qué implica el seguimiento?<br />

Exigencias del seguimiento<br />

20. Las exigencias de la sequela Christi<br />

son ciertamente muchas. Seguir a Jesús<br />

nunca fue fácil, tampoco lo es hoy. Jesús, a<br />

quien quiera seguirlo, continúa pidiéndole,<br />

hoy como ayer, radicalidad. Radicalidad<br />

frente a los bienes materiales: “Vete, vende<br />

todo lo que tienes y dalo a los pobres..., luego<br />

ven y sígueme” (Mt 19, 21); “quien no<br />

renuncia a todos sus bienes, no puede ser<br />

discípulo mío” (Lc 14, 33). Radicalidad<br />

frente a uno mismo: “Si alguno quiere venir<br />

en pos de mí, niéguese a sí mismo, tome su<br />

cruz cada día, y sígame” (Lc 9, 23). Radicalidad<br />

frente a lo que más se ama: “Si alguno<br />

viene donde mí y no odia a su padre, a su<br />

madre, a su mujer, a sus hijos, a sus hermanos<br />

y hasta su propia vida, no puede ser discípulo<br />

mío” (Lc 14, 26). Jesús continúa exigiendo<br />

exclusividad: “deja que los muertos<br />

entierren a los muertos (Mt 8, 22). Continúa<br />

reclamando una opción definitiva: “Nadie<br />

que, después de haber puesto mano al arado,<br />

mire atrás es apto para el reino de Dios”<br />

(Lc 9, 62). Porque la llamada y el don de<br />

Dios son irrevocables (cf. Rm 11, 29), pues<br />

se fundamentan en su amor fuerte y eterna-<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 299<br />

mente fiel (cf. Sal 117, 2), la respuesta del<br />

discípulo no puede ser part time. La vuelta<br />

no está prevista. La entrega a Jesús no puede<br />

ser sino absoluta. Finalmente, a quien<br />

quiera seguirlo, Jesús le pide que entre por<br />

la puerta estrecha, pues sólo ella lleva a la<br />

vida (cf. Mt 7, 13-14). Ser discípulo es seguir<br />

a Jesús, seguir sus huellas, recorrer su<br />

camino. Al discípulo no le está permitido<br />

marcar otro camino.<br />

21. “Las zorras tienen guaridas, y las<br />

aves del cielo nidos; pero el Hijo del hombre<br />

no tiene donde reclinar la cabeza” (Mt<br />

8, 20). Como al gigante se le pide salir de la<br />

tienda para recorrer el camino (cf. Sal 19,<br />

6), así al discípulo se le pide dejar la guarida,<br />

es decir: dejar cualquier seguridad,<br />

arriesgar, ir más allá, quedarse a la intemperie<br />

y poner toda su confianza en el Señor.<br />

El discípulo debe renunciar también al nido,<br />

es decir: enfrentarse a la dureza del impacto<br />

con la vida cotidiana, a la agresividad<br />

de la vida, inevitable cuando uno vive la radicalidad<br />

de la consagración religiosa. De<br />

este modo, el discípulo está llamado a crear<br />

un vacío total en torno a sí, está llamado a<br />

dejar secar las raíces que le dan seguridad,<br />

para dejarse conquistar por el Señor y que el<br />

Señor lo sea todo para él: su seguridad, su<br />

riqueza, su bien, todo el bien, el único<br />

bien 20 . Si es verdad que uno no nace discípulo<br />

sino que se llega a ser, bien podemos<br />

decir que el hombre sólo cuando deja la<br />

guarida y el nido, y confía totalmente en el<br />

Señor, llega a ser discípulo, y sólo entonces<br />

nace como hombre libre.<br />

Tales exigencias son incompatibles con<br />

un seguimiento condicionado, ya sea con<br />

relación al tiempo -un seguimiento part time:<br />

“Nadie que, después de haber puesto<br />

mano al arado, mire atrás es apto para el reino<br />

de Dios” (Lc 9, 62)-, ya sea con relación<br />

a la radicalidad de la entrega -“déjame ir<br />

primero a sepultar a mi padre”; “déjame antes<br />

despedirme de los de mi casa” (Lc 9, 59.<br />

61); “deja a los muertos sepultar a sus<br />

muertos” (Lc 9, 59)-.<br />

22. Seguir a Jesús implica un deseo profundo<br />

de vivir con él, para él, y como él pa-


300<br />

ra siempre, en toda ocasión y momento. Seguir<br />

a Jesús significa: compartir su camino<br />

y su destino, adoptar los criterios en los que<br />

él se inspiró, hacer propios sus objetivos y<br />

colaborar activamente en su misión. Seguir<br />

a Jesús significa adhesión de toda la persona<br />

al único que tiene palabras de vida eterna.<br />

No se puede seguir a Jesús sólo a nivel<br />

de sentimientos. Seguir a Jesús no es tampoco<br />

la simple aceptación intelectual de una<br />

doctrina y de una enseñanza, sino la opción<br />

concreta por Jesús, es una vida, una praxis.<br />

La vida del discípulo se convierte así en un<br />

auténtico riesgo. Un riesgo absoluto. El<br />

riesgo de una pobreza existencial a lo vivo<br />

que obliga a confesarse a sí mismo cómo<br />

sin el Dios del Evangelio no cabe esperanza<br />

posible.<br />

23. ¿Querrá decir esto que en el proyecto<br />

de vida franciscana no hay un justo lugar<br />

para el goce terreno? Negar el lugar que le<br />

corresponde al goce terreno en nuestra vida<br />

sería completamente contrario al proyecto<br />

evangélico de vida que habéis abrazado.<br />

Vuestra opción de vida no es el simple vestíbulo<br />

de la vida futura. La forma de vida<br />

que abrazasteis os pide, más bien, dar sentido<br />

de plenitud a vuestra vida de cada día.<br />

En cuanto consagrados, vosotros, queridos<br />

jóvenes, estáis llamados a buscar una felicidad<br />

cuya raíz está en saberos pertenecientes<br />

a Jesús, y cuyos primeros resultados sean<br />

llenar de sol la jornada terrena, sin buscar<br />

sucedáneos, sin dejar el “manantial de<br />

aguas vivas”, para “haceros cisternas agrietadas<br />

que el agua no retienen” (Jr 2, 13), pero<br />

tampoco sin negarle a vuestra vida la alegría<br />

cuya copa llega a rebosar en su verdadera<br />

fuente: el seguir a Jesús por el camino<br />

que él mismo ha trazado para todos sus discípulos:<br />

“Si alguno quiere venir en pos de<br />

mí, niéguese a sí mismo, tome su cruz cada<br />

día, y sígame” (Lc 9, 23).<br />

Sé muy bien que todo esto no es fácil,<br />

pues exige un salto de calidad en la propia<br />

vida. Yo mismo siento en la propia carne la<br />

tentación de rehacerme constantemente la<br />

seguridad que dan la “guarida” y el “nido”.<br />

Pero el salto es posible. Lo dieron los discípulos,<br />

lo dieron Francisco y Clara. Lo die-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

ron tantos hermanos y hermanas a lo largo<br />

de estos 800 años de historia de la Fraternidad.<br />

Lo siguen dando otros muchos, jóvenes<br />

y mayores. Tú, ¿estás dispuesto a dar<br />

este salto? ¿Cómo es posible?<br />

La fe fundamento último del seguimiento<br />

de Jesús<br />

24. Uno no puede seguir a Jesús sin una<br />

fe recta; uno no puede asumir la radicalidad<br />

que comporta “seguir más de cerca el<br />

Evangelio, y las huellas de Jesucristo” 21 ,<br />

sin una fe que implique todo lo que somos<br />

y se transforme en “fuente absoluta de<br />

nuestra alegría y de nuestra esperanza, de<br />

nuestro seguimiento de Jesucristo y de<br />

nuestro testimonio ante el mundo” 22 . En el<br />

corazón del proyecto de vida franciscana<br />

está una experiencia original de fe en Dios,<br />

“realizada en el encuentro con Jesucristo”<br />

23 . El proyecto de vida que nos dejó<br />

Francisco se construye en su totalidad en<br />

torno a la viva certeza de que bien vale la<br />

pena arriesgar por entero una vida para seguir<br />

a Jesús, lo que está indicando la necesidad<br />

de creer a fondo, de adherirse al Dios<br />

único y verdadero, explicado y narrado (cf.<br />

Jn 1, 18) de forma definitiva por Jesús (cf.<br />

Jn 14, 6. 9); la necesidad de dejarse cuestionar<br />

en la escucha de un “Dios que habla”<br />

y que interpela, un Dios que llama al hombre,<br />

interviene en la historia y es conocido<br />

por sus acciones, las únicas que le dan un<br />

nombre.<br />

La fe es el único fundamento sólido sobre<br />

el que se pueda construir una vida en espíritu<br />

de oración y devoción, fraternidad,<br />

minoridad, pobreza y solidaridad; sólo desde<br />

la fe podemos responder a nuestra vocación<br />

de llenar la tierra con el Evangelio de<br />

Cristo 24 . La fe mueve montañas (cf. Mt 17,<br />

20ss). La fe hace que lo que parece absurdo<br />

se transforme en una hermosa realidad, y lo<br />

que parece imposible deje de serlo (cf. Lc 5,<br />

1-7). Lo que para un hombre sería imposible,<br />

no lo es para Dios (cf. Lc 18, 27). Nuestro<br />

Dios es el Dios de lo imposible (cf. Lc 1,<br />

37), y nada es imposible para quien cree y<br />

confía en él: “Todo lo puedo en aquel que<br />

me conforta” (Fil 4, 13).


25. Pero la fe de la que estamos hablando<br />

no es el resultado de un acto meramente<br />

intelectual y ni siquiera un compromiso<br />

moral: es la adhesión total a la persona de<br />

Jesús. Es, antes que nada, apertura incondicional<br />

a la relación personal con Jesús. La<br />

fe se basa en la escucha de una palabra que<br />

introduce a quien la escucha con corazón<br />

abierto y disponible en una relación de alteridad,<br />

de sim-patía, y que coloca al creyente<br />

en una comunidad, en una historia de relación<br />

toda ella por construir. La experiencia<br />

de Dios se expresa en el encuentro con<br />

Jesús y se vive en un contexto de alianza,<br />

que es relación de alteridad y de libertad.<br />

Por eso creer es abrirse, fiarse, arriesgar,<br />

comprometerse con el otro. Creer es el antídoto<br />

del miedo, del cálculo. Creer es, como<br />

en el caso de Abraham, “salir de la tierra nativa,<br />

de la casa paterna” y ponerse en camino<br />

“hacia la tierra que el Señor nos mostrará”<br />

(cf. Gn 12, 1), aunque no sepamos decir<br />

a dónde el Señor nos llevará (Hb 11, 8).<br />

De ahí que sea en el seguimiento donde<br />

se manifiesta la fe: Y ellos dejándolo todo le<br />

siguieron (cf. Mc 1, 18. 20; Lc 5, 28). Creemos<br />

en él y le seguimos, confiamos en él y<br />

no le preguntamos adónde nos lleva, conocimos<br />

su amor y le amamos, y no necesitamos<br />

calcular los riesgos de habernos puesto<br />

en camino con él. Fue todo muy sencillo:<br />

nos llamó –como a Abrahán, su amigo-, nos<br />

atrajo –como a la esposa del Cantar, su<br />

amada-, nos sedujo –como a Jeremías, su<br />

profeta-. Sus palabras eran llamas de fuego:<br />

“El que quiera venir en pos de mí, niéguese<br />

a sí mismo, tome su cruz y sígame” (Mc 8,<br />

34). Y nos dejamos atraer por su luz y su calor:<br />

“Al instante lo siguieron” (Mc 1, 18; Mt<br />

4, 20. 22; 8, 18-22).<br />

26. Queridos hermanos jóvenes: No os<br />

cerréis a su amor, en la ilusión de una imposible<br />

autosuficiencia (cf. Gn 3, 1-7) 25 . Dejadle<br />

entrar en vuestro “espacio vital” 26 .<br />

Como la samaritana del Evangelio, ofrecedle<br />

lo que sois, lo que tenéis, vuestra verdad<br />

sin restricciones. Sólo él saciará definitivamente<br />

vuestra sed de plenitud 27 .<br />

Ante el riesgo de una fe momentánea u<br />

ocasional, que no llega a unificar la vida, o<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 301<br />

ante el riesgo de la pertenencia parcial, que<br />

no desemboca en la experiencia del verdadero<br />

discipulado, debéis recordar, queridos<br />

jóvenes, que creer es implicarse en el proyecto<br />

de Dios, afianzados en su fidelidad,<br />

confiados en su promesa, firmes sobre la roca<br />

de su bondad y su misericordia. Y, una<br />

vez que la historia de la salvación ha llegado<br />

en Cristo a su plenitud, creer significa<br />

seguir a Jesús, poner a Jesús en el centro de<br />

la propia vida, hacer de Jesús el fundamento<br />

de nuestro presente, de nuestro futuro.<br />

Ante el riesgo de fragmentación y de esquizofrenia<br />

espiritual interior, Jesús es el amor<br />

que da unidad a vuestro camino, a vuestra<br />

historia, Jesús es el único que puede unificaros,<br />

Jesús es el único que puede conduciros<br />

a la fuente de la perfecta comunión.<br />

Permíteme, querido hermano, que te pregunte<br />

¿Qué dices de tu fe? ¿Cómo alimentas<br />

tu fe? ¿Cuáles son los impedimentos que<br />

encuentras en tu vida para creer de verdad?<br />

¿Quién es Jesús para ti? ¿Qué lugar ocupa<br />

Jesús en tu vida de cada día?<br />

Encontrar el tesoro facilita el camino<br />

27. El encuentro precede al seguimiento.<br />

Los discípulos siguen al Señor sólo después<br />

de encontrarse con él. Lo mismo Pablo. En<br />

ambos casos ha habido un encuentro con<br />

Jesús, una palabra por parte de Jesús, y<br />

quien la ha escuchado y acogido en el corazón<br />

se sintió “conquistado” (Fil 3, 12), “escogido”,<br />

“llamado” (Rm 1, 1; 1Cor 1, 1),<br />

“amado” (Gál 2, 20). Y lo mismo acontece<br />

hoy. Para seguir a Jesús hay que encontrarlo,<br />

creer en él, escucharlo, seguirlo y morir<br />

con él para poder resucitar con él.<br />

Por otra parte, el encuentro es lo que da<br />

sentido al seguimiento en sus exigencias<br />

más radicales. Se deja algo porque se encuentra<br />

algo; se deja todo porque se encuentra<br />

todo, o mejor aún: al que lo es todo<br />

28 . Es significativo que en la vocación<br />

de los primeros discípulos el desprendimiento<br />

–la renuncia- se expresa a través de<br />

un doble movimiento de separación y de<br />

acercamiento: lo dejan todo (cf. Mc 1, 18.<br />

20) y se acercan a él (cf. Mc 3, 13). Es tal<br />

la alegría del hallazgo que justifica el que


302<br />

se venda todo para conseguir el tesoro (cf.<br />

Mt 13, 44).<br />

28. Mientras la tristeza bloquea, la alegría<br />

motiva la decisión de seguir a Jesús. La<br />

alegría del hallazgo, un hallazgo siempre<br />

gratuito y sorprendente, la pasión por el “tesoro<br />

escondido”, el amor por Jesús, hace<br />

que la renuncia a todo lo que uno tiene no<br />

resulte una heroicidad, un sacrificio insólito<br />

o una privación extrema, sino que se vea<br />

como una consecuencia de haber encontrado<br />

al que puede llenar las aspiraciones más<br />

altas y la vida misma de una persona. Para<br />

quien conoce a Jesús –para quien encuentra<br />

el tesoro escondido- Jesús es lo único necesario<br />

y todo lo demás es secundario. No<br />

porque todo pierda significado, sino porque,<br />

finalmente, todo tiene su significado.<br />

Es la experiencia de Pablo que frente al conocimiento<br />

de Jesús, todo lo considera pérdida<br />

con tal de ganarle a él (cf. Fil 3, 7. 12).<br />

El discípulo lo deja todo para acercarse al<br />

que lo es todo: “¿También vosotros queréis<br />

marcharos? ¿A dónde iremos? Sólo tú tienes<br />

palabras de vida eterna” (Jn 6, 67-68).<br />

El discípulo se sitúa en lo esencial, y lo<br />

esencial está sólo en aquel que tiene palabras<br />

de vida eterna. El discípulo no tiene<br />

bien alguno superior a él (cf. Sal 16, 2). El<br />

discípulo, como Pablo, ha sido conquistado<br />

por él (cf. Fil 3, 12), hasta poder decir que él<br />

es su vida (cf. Fil 1, 21; Gál 2, 20). Ser discípulo<br />

no se mide por lo que uno deja –aunque<br />

haya que dejar muchas cosas-, sino por<br />

lo que uno encuentra.<br />

También aquí deseo preguntarte:<br />

¿Te has encontrado realmente con Jesús?<br />

¿Cuándo, cómo? Los discípulos lo recuerdan<br />

ex<strong>acta</strong>mente (cf. Jn 1, 39) ¿Cómo alimentas<br />

ese primer encuentro?<br />

Es la hora de la fidelidad<br />

29. No basta buscar y encontrar, es necesario<br />

decidirse. Quien quiere tener los dos<br />

pies en el mismo zapato no puede caminar.<br />

Es la hora de optar decididamente por Cristo,<br />

de seguirlo incondicionalmente, movidos<br />

sólo por la fe. No es hora de rebajas en<br />

la vida cristiana, religiosa y franciscana. No<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

es el tiempo para la mediocridad. Nunca lo<br />

ha sido, pero hoy menos. Es la hora, como<br />

dirá Clara, de adherirse “con todas las fuerzas<br />

del corazón a Aquel [...] cuyo amor aficiona,<br />

cuya contemplación nutre, cuya benignidad<br />

llena, cuya suavidad colma, y su<br />

recuerdo ilumina suavemente” 29 . Es el momento<br />

de darlo todo a Aquel y por Aquel<br />

que es “Rey de reyes” y “Señor de los señores”<br />

30 . Es la hora de la fidelidad.<br />

Recuerdo aquí que, en alguno de los encuentros<br />

que he tenido con vosotros en estos<br />

años, se me hizo esta pregunta: ¿qué es<br />

la fidelidad? De lo que os he oído decir, me<br />

ha quedado la sensación de que, para algunos,<br />

fidelidad significa cerrarse a la novedad,<br />

negarse al cambio, permanecer en su<br />

sitio, sólo para poder decir que se han quedado<br />

donde siempre han estado. No, la fidelidad<br />

es necesariamente dinámica, activa,<br />

creativa 31 . No habéis recibido sólo la llamada<br />

inicial, Dios os sigue llamando constantemente,<br />

y en cada momento os invita a<br />

responderle con renovada fidelidad. Tened<br />

viva la conciencia de la llamada vocacional<br />

y vuestra fidelidad será siempre joven. Recordad<br />

diariamente vuestro propósito 32 y<br />

será vuestro andar apresurado, y ligero<br />

vuestro paso 33 . “Cumplid, con propósito<br />

generoso y firme, lo que habéis prometido”<br />

34 . “Obedeced a la voz del Hijo de<br />

Dios” 35 . No os dejéis envolver “por tiniebla<br />

alguna ni amargura” 36 , para que podáis<br />

“avanzar con mayor seguridad en el camino<br />

de los mandatos del Señor” 37 , y “seguir la<br />

voluntad del Señor y agradarle” 38 .<br />

30. Concebida así la fidelidad, ésta consiste<br />

en hacer los cambios necesarios en cada<br />

instante de la vida para permanecer durante<br />

toda ella anclados firmemente en los<br />

valores que nos definen como Hermanos<br />

Menores. La fidelidad no es la estabilidad<br />

de lugar, sino de corazón, hasta poder decir<br />

con el salmista: “Si un ejército acampa contra<br />

mí, mi corazón no tiembla, mi corazón<br />

no tiembla” (Sal 27, 3), “Mi corazón está<br />

firme, Dios mío, mi corazón está firme”<br />

(Sal 57, 8). Y puesto que de corazón se trata,<br />

recordad que la fidelidad está siempre<br />

acosada y que por ello debe ser atentamen


te cuidada. Nada más precario y nada más<br />

amenazado que la fidelidad. Desaparece en<br />

el momento en que dejamos de guardarla.<br />

Vocaciones y parejas naufragan por descuido.<br />

Ser fiel, por tanto, exige disciplina, trabajar<br />

hasta el final de la vida, no dando nada<br />

por supuesto, y luchando, como el atleta,<br />

hasta que concluya la prueba y se consiga la<br />

corona (cf. 1Cor 9, 25). La fidelidad exige<br />

vigilancia para que el tiempo de la dificultad<br />

no os sorprenda como el ladrón. La fidelidad<br />

no es tal hasta que se pone a prueba.<br />

La fidelidad exige permanente discernimiento<br />

para examinar “lo que agrada al Señor”<br />

(cf. Ef 5, 8-10). La fidelidad exige también<br />

constancia para no desfallecer ante las<br />

dificultades o “persecuciones” (cf. Mc 4,<br />

17), para no darse por vencido: “No hay fracaso<br />

–dice Kin Hubbard- excepto el dejar<br />

de intentarlo. No hay derrota, excepto la<br />

que nos imponemos a nosotros mismos. No<br />

hay ninguna barrera insuperable, excepto<br />

nuestra inherente debilidad en cuanto al<br />

propósito”. “Es deber nuestro –cantaba<br />

Holderlin-, aguantar bajo las tormentas de<br />

Dios, a cabeza descubierta, para con nuestras<br />

manos agarrar su rayo”.<br />

31. La constancia es hermana de la paciencia<br />

para no venirse abajo ante las miserias<br />

propias, las de la Orden, y ante el pecado<br />

que ensombrece el rostro de la misma<br />

Iglesia. El que os llamó es el “compasivo,<br />

paciente, misericordioso y fiel” (Ex 34, 6).<br />

Sed cómplices con la historia de misericordia<br />

de Dios con la humanidad herida por el<br />

pecado (cf. Is 54, 10). Recordad siempre<br />

que sólo ve las estrellas quien tiene la constancia<br />

de velar en la noche. La fidelidad tiene<br />

necesidad de la fe que nos vincula a lo<br />

trascendente y agarra de tal modo la propia<br />

vida que uno ya no puede verse a sí mismo<br />

sin ella. Esa fe ha de ser cuidada y alimentada<br />

adecuadamente, pues la ‘increencia’<br />

nos acecha, está en el aire que respiramos.<br />

Manteneos fieles y constantes en el propósito,<br />

queridos hermanos, y la vida será un<br />

milagro que acontece cada día. Sed fieles<br />

hasta la muerte, y el Señor os dará la corona<br />

de la vida (cf. Ap 2, 10). Enfrentaos a la<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 303<br />

prueba recordando la fidelidad de Dios, cuya<br />

misericordia y compasión no terminan,<br />

sino que se renuevan cada mañana (cf. Lam<br />

3, 21-25). Apostad en todo momento por el<br />

amor (cf. 1Cor 16, 13). Decía Bernanós que<br />

“para que una habitación esté caliente es necesario<br />

que el fogón esté al rojo vivo”. Necesitáis<br />

apostar por el amor ardiente y apasionado<br />

por el Señor y por la humanidad<br />

amada por el Señor, a ejemplo de Francisco<br />

y de tantos hermanos que nos han precedido<br />

a lo largo de estos 800 años de historia.<br />

Queridos hermanos: ¿Estáis dispuestos a<br />

darlo todo por Jesús, a seguirlo con corazón<br />

indiviso? ¿Estás dispuesto a enfrentarte a<br />

las pruebas que comporta el seguimiento de<br />

Cristo?<br />

Haz memoria<br />

32. Han pasado ya algunos años desde<br />

que cada uno de vosotros ha escuchado la<br />

llamada del Señor. Entonces, como Eliseo<br />

siguió a Elías y se puso a su servicio (cf. 1R<br />

19, 21), como la prometida sigue a su prometido<br />

(cf. Jr 2, 2), el rebaño al pastor (cf.<br />

Sal 80, 2), el pueblo a su rey (cf. 2Sam 15,<br />

13; 17, 9), también vosotros habéis seguido<br />

al Señor. Han pasado algunos años y, mientras<br />

la mayoría de vosotros sigue cada día<br />

más de cerca las huellas de Jesucristo, puede<br />

que en algunos de vosotros el entusiasmo<br />

de un principio haya venido a menos y<br />

que más de uno comience a echar cuentas:<br />

Lo he dejado todo para seguir al Señor y<br />

ahora ¿qué? (cf. Mt 19, 27).<br />

Querido hermano joven: Te invito a<br />

reavivar la memoria de aquel día en que el<br />

Señor pasando a tu lado fijó en ti sus ojos y<br />

amándote (cf. Mc 10, 21) te dijo: Sígueme.<br />

Y te invito también a hacer memoria de<br />

aquel día en que con total disponibilidad,<br />

como el profeta y como María, respondiste:<br />

“Aquí estoy” (Is 6, 8; Lc 1, 38), y con gran<br />

generosidad, como los primeros discípulos,<br />

lo dejaste todo para seguirle (cf. Lc 5, 11).<br />

33. Dietrich Bonhoöeffer se preguntaba:<br />

¿La pérdida de todos los vínculos, del amor,<br />

del matrimonio, de la amistad, de la fidelidad,<br />

no será debida a la pérdida de la me-


304<br />

moria? Raimundo Lulio ya respondió a esta<br />

inquietud cuando escribió en el Libro del<br />

Amigo y del Amado: “Preguntaron al amigo<br />

dónde nacía el amor, de qué vivía y por qué<br />

moría. Respondió el amigo que el amor nacía<br />

en el recuerdo, vivía de inteligencia y<br />

moría por olvido”. Hoy parece que nada<br />

permanece, nada se enraíza profundamente.<br />

Todo es a corto plazo, todo como un breve<br />

respiro. Y, sin embargo, hoy como ayer, todas<br />

las grandes relaciones, exigen tiempo,<br />

estabilidad, “memoria”. Quien no esté dispuesto<br />

a cargar con la responsabilidad de un<br />

pasado, de una palabra dada, y de dar forma<br />

a un futuro teniendo en cuenta esa palabra,<br />

éste tal es un “desmemoriado” que difícilmente<br />

podrá enfrentarse al presente y al futuro.<br />

La fidelidad es la virtud esencial a<br />

cualquier relación interpersonal, y la perseverancia<br />

es la virtud específica del tiempo.<br />

¡No existe valor ni virtud sin la perseverancia<br />

y sin la fidelidad!. La fidelidad deja de<br />

ser abstr<strong>acta</strong> cuando no se limita a informar<br />

una estación o un momento de la vida de<br />

una persona, sino que plasma toda su existencia,<br />

hasta la muerte.<br />

34. Han pasado los años, y la fidelidad<br />

del Señor permanece, como está llamada a<br />

permanecer vuestra respuesta. Han pasado<br />

los años y el Señor, hoy como ayer, tiene celos<br />

por vosotros. Para Jesús sois sus propios<br />

discípulos (cf. Mc 4, 34). Han pasado los<br />

años y Jesús os pide y exige prontitud (cf.<br />

Mc 1, 18. 20; 2, 14; Lc 9, 59-62). Han pasado<br />

los años y, aunque hoy no esté de moda,<br />

Jesús os exige una opción definitiva (cf. Lc<br />

9, 62). Han pasado los años y Jesús, como a<br />

Pedro, os renueva su invitación: “Sígueme”<br />

(Jn 21, 19).<br />

Recordad que la del discípulo es una tarea<br />

nunca acabada. Su vocación es para la<br />

vida, es proyecto, es proceso. Si el objetivo<br />

último para el discípulo es el de configurase<br />

totalmente con Cristo, llegando a tener sus<br />

mismos sentimientos (cf. Fil 2, 5), entonces,<br />

quien sigue a Jesús no puede nunca considerarse<br />

discípulo ya hecho, terminado. El discípulo<br />

nunca termina de serlo, está siempre<br />

haciéndose, o mejor todavía, está siempre<br />

dejándose hacer, “hasta que todos alcance-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

mos la unidad de la fe y del conocimiento<br />

del Hijo de Dios, la edad adulta, la madurez<br />

de la plenitud de Cristo” (Ef 4, 13). Con el<br />

seguimiento empieza una historia verdaderamente<br />

nueva: la historia de nuestro camino<br />

tras las huellas de Jesús y con Jesús.<br />

Rema mar adentro<br />

35. Viendo las exigencias del seguimiento<br />

de Jesús, algunos de vosotros tal vez pudieran<br />

pensar, aunque no lo digan abiertamente,<br />

que tales exigencias no resultan<br />

aceptables para el hombre de hoy. De hecho,<br />

en nuestros días, particularmente entre<br />

las jóvenes generaciones, que suelen ser<br />

más sensibles al influjo del ambiente en que<br />

viven, más abiertas, más acogedoras y, por<br />

eso mismo, mas vulnerables, son muchos<br />

los que viven bajo el signo de lo emocional<br />

y lo provisorio y se dejan dominar por la<br />

dictadura del relativismo, dictadura que todo<br />

lo pone bajo sospecha, para la que todo<br />

es siempre negociable, y que en muchos corazones<br />

acrecienta sentimientos de incertidumbre,<br />

de inseguridad y de inestabilidad.<br />

Son muchas las víctimas de la duda sistemática,<br />

arrastradas a refugiarse en lo cotidiano<br />

y en el mundo de la emotividad. Son<br />

muchos los seducidos por la cultura del part<br />

time y del zapping, que los lleva a no asumir<br />

compromisos de larga duración, a pasar<br />

de una experiencia a otra, sin profundizar<br />

en ninguna; son muchos los seducidos por<br />

la cultura light, que no deja espacio para la<br />

utopía, para el sacrificio, para la renuncia;<br />

son muchos los seducidos por la cultura del<br />

subjetivismo, según la cual el individuo es<br />

la medida de todo, y todo se ve y es valorado<br />

en función de uno mismo, de la propia<br />

realización. Esta mentalidad posmoderna<br />

genera, especialmente en las nuevas generaciones,<br />

una personalidad difusa, poco definida,<br />

que hace más difícil el poder entender<br />

lo que ya de por sí es difícil: las exigencias<br />

radicales del seguimiento de Cristo.<br />

En los encuentros que he mantenido con<br />

vosotros, queridos jóvenes, he encontrado<br />

no pocas víctimas de todo ello: hermanos<br />

heridos por la duda sistemática, y por un<br />

subjetivismo exagerado; hermanos que pa


ece que han hecho una clara opción por<br />

una vida light y por “pactos a la baja”; hermanos<br />

que pertenecen a la llamada “generación<br />

del «ya»”, que dejó de soñar en el futuro,<br />

seducidos por el “eterno presente”,<br />

con grandes dificultades para asumir sus<br />

compromisos en la vida; hermanos que han<br />

perdido la ilusión primera, derivada de la<br />

conciencia de la llamada vocacional, ilusión<br />

sin la que no es posible vivir el carisma<br />

franciscano. Sí, también entre vosotros jóvenes,<br />

he encontrado hermanos cansados,<br />

resignados, frustrados. Hermanos que se<br />

van sin saber por qué se van, o hermanos<br />

que se quedan sin saber por qué se quedan.<br />

36. Y, sin embargo, todos podéis ser como<br />

Francisco de Asís; todos estáis llamados<br />

a ser como Francisco de Asís; a todos os veo<br />

dispuestos a asumir con gozo, prontitud y<br />

radicalidad las exigencias evangélicas del<br />

seguimiento de Cristo; veo en vosotros hermanos<br />

que buscan con pasión nuevos cauces<br />

para vivir el Evangelio de forma auténtica<br />

y creativa en esta cultura posmoderna;<br />

veo en vosotros hermanos que, fiándose de<br />

la Palabra del Señor (cf. Lc 5, 5), abrazan<br />

con gozo el futuro incierto de nuestra vida;<br />

hermanos que, como decía San Agustín,<br />

cantan el Aleluya, aún en medio de las dificultades<br />

propias del momento presente,<br />

hermanos que viven con gran valentía su<br />

pasión por Cristo y su pasión por la humanidad.<br />

El mar en que el que os ha tocado navegar<br />

está agitado (cf. Lc 8, 23). Para seguir a<br />

Jesús tenéis que confrontaros con un contexto<br />

complejo y ambiguo que juzga la vida<br />

consagrada desde arriba hacia abajo, como<br />

se mira a un viejo abrigo fuera de moda. Tenéis<br />

que confrontaros con una cultura en la<br />

que el cambio cotiza al alza, como expresión<br />

de dinamismo, avance y capacidad creadora,<br />

y que, por el contrario, desvaloriza y<br />

hace sospechosas la estabilidad y la permanencia,<br />

aunque se trate de algo que fundamenta<br />

la vida, y le da consistencia y sentido.<br />

Tenéis que confrontaros con una cultura<br />

que sacraliza el “desorden del espíritu”, y<br />

que arrastra a admirar la flexibilidad y el<br />

acomodo fácil, antes que la convicción y la<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 305<br />

firmeza en lo esencial. Tenéis que confrontaros<br />

con una cultura que genera un gran<br />

“desorden amoroso”, muy difícil de gestionar,<br />

que con frecuencia interrumpe el diálogo<br />

del amor y puede terminar fácilmente en<br />

el más atroz egocentrismo. Tenéis que confrontaros<br />

con una cultura saturada de ‘saberes’,<br />

pero que en muchas ocasiones ignora<br />

la sabiduría de lo esencial; con una cultura<br />

que lleva a sentirse como la “muchedumbre<br />

solitaria” en medio de la gran ciudad, tentada<br />

por un individualismo tal que apaga la<br />

alegría de la pertenencia, erosiona la identidad,<br />

e incuba una existencia “blanda”, en la<br />

cual las tensiones se disimulan ante el televisor,<br />

la estimulación musical, o el ordenador.<br />

Tenéis que confrontaros con un cultura<br />

en la que el lema dominante, “nada a largo<br />

plazo”, corroe la confianza en las propias<br />

capacidades, la lealtad y el compromiso definitivo,<br />

tacha de iluso cualquier itinerario<br />

de futuro que trascienda el hoy verificable,<br />

y potencia la tendencia narcisista a gozar<br />

del presente sin mayor responsabilidad y<br />

esperanza en el futuro. Tenéis que confrontaros<br />

con una cultura que a través de los medios<br />

de comunicación tiende a la “colonización<br />

del espíritu”, metiéndoos de lleno, como<br />

una especie de narcótico irresistible, en<br />

un mundo artificial, un mundo de apariencias,<br />

que hace difícil distinguir lo que es real<br />

y lo que no lo es.<br />

37. Queridos jóvenes: ¡Remad mar<br />

adentro! (cf. Lc 5, 4). “¡Sed robustos!”<br />

(1Cor 16, 13). Si queréis seguir a Jesús, tenéis<br />

que estar preparados para dar la batalla<br />

a todas esas manifestaciones de la cultura<br />

posmoderna; tenéis que estar preparados<br />

para ir contra corriente y contra la cultura<br />

dominante. Seguir a Cristo hoy supone asumir<br />

un proyecto contracultural basado en<br />

una sólida y profunda experiencia de Dios y<br />

en la radicalidad evangélica. El seguimiento<br />

de Jesús no tiene nada que ver con las<br />

ideologías de moda ni con el sucederse de<br />

las filosofías. Tampoco es para mediocres,<br />

ni admite rebajas. Jesús lo pide todo, “el Señor<br />

te quiere todo” 39 , porque antes él lo dio<br />

todo. Él nos amó primero. Los votos no son<br />

sino manifestación de ese amor total e in-


306<br />

condicional hacia Jesús, una alternativa<br />

evangélica de vida al modelo de vida que<br />

nos presenta la cultura posmoderna, una alternativa<br />

generadora de un mundo distinto.<br />

Frente al hedonismo y al consumismo, habéis<br />

optado por la pobreza como solidaridad<br />

y gratuidad. Frente a la degradación de<br />

las relaciones humanas y a la ‘erotización’<br />

del ambiente, habéis optado por la castidad<br />

como capacidad de amar y de crear relaciones<br />

humanas verdaderas e igualitarias.<br />

Frente al individualismo y la búsqueda de<br />

poder, habéis optado por la obediencia en libertad,<br />

discernimiento y diálogo.<br />

38. A quienes os sentís motivados para<br />

seguir a Cristo con radicalidad os digo: confiad<br />

en el Señor y seréis dichosos, proclamad<br />

las maravillas que el Señor hace en vosotros<br />

y decid siempre: “Grande es el Señor”<br />

(cf. Sal 39); que sus mandatos sean<br />

vuestra delicia, confiad siempre en su palabra<br />

y cumplid sin cesar su voluntad (cf. Sal<br />

118, 41-48). No os canséis de hacer el bien<br />

ni desmayéis, pues sólo así podréis cosechar<br />

a su tiempo (cf. Gál 6, 9; 2Cor 4, 8).<br />

A los que os sentís tentados por la mediocridad<br />

en la entrega, o, tal vez, por la idea de<br />

volver la mirada atrás e iros, os digo con<br />

fuerza: El Señor está llamando a la puerta de<br />

vuestros corazones !Dejadle entrar¡ “Él, -como<br />

repite frecuentemente Benedicto XVI-,<br />

no quita nada, sino que lo da todo”. Dadle<br />

otra oportunidad o, mejor aún, daros otra<br />

oportunidad. Él os está esperando en cualquier<br />

lugar, en cualquier mediodía de vuestra<br />

vida cotidiana, como a la Samaritana (cf.<br />

Jn 4, 1ss), precisamente cuando andáis enredados<br />

en tantas preocupaciones. Dejadle que<br />

os pregunte cuántos “maridos” tenéis, a<br />

cuántos ‘baales’ estáis adorando, a cuántos<br />

“ídolos” habéis entregado vuestro corazón,<br />

con cuántas realidades habéis p<strong>acta</strong>do que os<br />

apartan del “primer amor”. Deteneos un momento<br />

y pensad: ¿Es tal vez el marido del<br />

conformismo que me lleva a adaptarme a lo<br />

que hay, sin el más mínimo sentido crítico; o<br />

el marido neoliberal y consumista que me<br />

lleva a asumir el confort como talante de mi<br />

vida, apagando la “chispa de la locura” –la<br />

locura del amor-, que movilizó mi vida en el<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

seguimiento de Cristo? ¿Será acaso este marido<br />

el individualismo que poco a poco me<br />

separa de los demás y me cierra en mí mismo;<br />

o será el secularismo que me aleja del<br />

pozo de agua viva, del encuentro con el Señor,<br />

y me lleva a frecuentar “cisternas agrietadas”,<br />

que no apagan la sed del corazón y lo<br />

incapacitan para una experiencia espiritual<br />

profunda y transformante? “Bien has dicho,<br />

porque has tenido cinco maridos y el que<br />

ahora tienes no es tu marido” (Jn 4, 18) ¿A<br />

quién le estás entregando tu corazón? Preguntaos<br />

si Dios es realmente el centro afectivo<br />

indiscutible de vuestras vidas.<br />

39. Entrando en vuestra vida, el Señor os<br />

pedirá algo tan sencillo como un poco de<br />

agua: “dame de beber” (Jn 4,7). ¡Feliz disculpa!<br />

¡Escuchadle!, aunque discutáis con<br />

él, como hizo la Samaritana, seguro que<br />

también vosotros volveréis a casa sin agua<br />

y sin cántaro, y con la sed, hasta entonces<br />

desconocida, de atraer hacia él la ciudad entera<br />

(cf. Jn 4, 28-29). Acoged la noticia sorprendente<br />

de que es el Padre quien os busca<br />

y quien espera la respuesta de vuestra adoración,<br />

y seguro que también vosotros diréis,<br />

como el salmista: “Tu amor vale más<br />

que la vida” (Sal 63, 4). Entonces vuestra<br />

sed saciada se transformará en mensaje 40 .<br />

A unos y a otros, a los fuertes y a los débiles,<br />

os recuerdo que no estáis solos. El<br />

que os llama os da la gracia para seguirle.<br />

En la llamada está la gracia para seguirle.<br />

Nuestro Dios es el Dios de lo imposible (cf.<br />

Lc 1, 37) y fiándoos de él, tampoco habrá<br />

nada imposible para vosotros (Fil 4, 13).<br />

No confiéis en vuestras propias fuerzas.<br />

Confiad en el Señor y seréis como un árbol<br />

plantado al lado de la acequia, que extiende<br />

sus raíces hacia la corriente, y no teme aún<br />

cuando llegue el calor (cf. Jr 17, 8). Confiad<br />

en el Señor y él cuidará de vosotros. Descubrid<br />

las razones para seguir adelante. Estad<br />

preparados en todo momento para dar razón<br />

de vuestras opciones vocacionales. Sed fieles<br />

a vuestro primer amor (cf. Os 2, 9).<br />

Construid la unidad de la propia vida en torno<br />

al primado de Dios, y lo demás vendrá<br />

por añadidura. Él será para vosotros, como<br />

lo fue para Francisco, el bien, todo el bien,


el sumo bien, que supera todo otro bien; él<br />

será la belleza que atraiga constantemente<br />

vuestra mirada; él será la riqueza que sacie<br />

vuestra sed de plenitud, la seguridad que os<br />

haga audaces 41 . No antepongáis nada al<br />

amor de Cristo y os aseguro que, a pesar de<br />

debilidades y flaquezas, permaneceréis fieles<br />

a la forma vitae que profesasteis. Sed<br />

fieles al Dios que ha hecho alianza eterna<br />

con vosotros y que no cesa de haceros el<br />

bien (cf. Jr 32, 40).<br />

Llamados para ser enviados<br />

40. La misión/evangelización es un<br />

competente esencial de nuestra vocación.<br />

Existimos para la misión/evangelización.<br />

Hablar de la misión/evangelización es, por<br />

tanto, hablar de nuestra vocación y de nuestra<br />

razón de ser en la Iglesia y en el mundo.<br />

Llamados, como los primeros discípulos a<br />

estar con el Maestro, somos, al mismo tiempo,<br />

enviados (cf. Mc 3, 13) para anunciar,<br />

con las palabras y las obras, que “no hay<br />

otro omnipotente sino él” 42 . De este modo<br />

contribuiremos a llenar la tierra con el<br />

Evangelio de Cristo 43 .<br />

Nuevos tiempos, nuevas misiones<br />

41. Son muchos los signos que nos llevan<br />

al convencimiento de que “nos encontramos<br />

inmersos en un cambio de época,<br />

con nuevos paradigmas y categorías que<br />

implican una seria revisión de nuestra misión”<br />

44 , una evaluación humilde y verdadera<br />

“de nuestra vida entera, nuestras estructuras<br />

y nuestras actividades evangelizadoras<br />

para ver si testimonian de forma<br />

significativa el espíritu de las bienaventuranzas<br />

y cooperan verdaderamente a la<br />

transformación del mundo según Dios” 45 .<br />

Nuevos tiempos, nuevas misiones, evangelización<br />

nueva; nuevas preguntas, nuevas<br />

respuestas, para convertirnos en “signos humildes<br />

y sencillos de una estrella que aún titila<br />

en medio de la noche de los pueblos,<br />

atrayendo a todos hacia la centralidad de la<br />

vida” 46 , para seguir siendo “faro de esperanza,<br />

oferta generosa de fe y comunión” 47<br />

para nuestro mundo, “fragmentado, desi-<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 307<br />

gual y hambriento de sentido”, a ejemplo de<br />

Francisco y Clara 48 .<br />

42. Cuando en el siglo XIII el mundo<br />

cristiano se sintió amenazado por el Islam,<br />

Francisco emprendió una nueva acción misionera.<br />

La escucha del Evangelio de la misión<br />

no lo dejó neutral ante la nueva situación<br />

49 ; como no lo dejó indiferente la contemplación<br />

del misterio de la encarnación:<br />

Cristo, el enviado del Padre, la Palabra por<br />

la que todo fue hecho, se hizo carne y plantó<br />

su tienda entre nosotros (cf. Jn 1, 14).<br />

Contemplando el abajamiento de Cristo, su<br />

anonadamiento libre y voluntario, contemplando<br />

el infinito amor que lleva a la Palabra<br />

a hacerse en todo semejante a nosotros,<br />

enviado en una carne semejante a la del pecado<br />

(cf. Rm 8, 3), Francisco se hace misionero.<br />

La historia de la samaritana se repite<br />

en la experiencia espiritual de Francisco (cf.<br />

Jn 4, 28); también a Francisco el encuentro<br />

con Cristo y con el Evangelio lo hizo misionero.<br />

En tiempos como los nuestros, en el<br />

campo de la misión/evangelización se ha<br />

hecho apremiante optar por la creatividad.<br />

Hemos de encontrar caminos nuevos para<br />

anunciar el Evangelio, partiendo de su centro,<br />

de la novedad inagotable y maravillosa<br />

del amor de Dios por la humanidad.<br />

He aquí algunos principios fundamentales<br />

que se han de mantener para abrir caminos<br />

nuevos a la misión/evangelización: que<br />

los misioneros, antes de evangelizar, se dejen<br />

evangelizar, es decir, que acojan ellos en<br />

primer lugar la buena noticia, para ser ellos<br />

mismos buena noticia, “evangelio viviente”<br />

50 ; que se creen espacios para una experiencia<br />

profunda de Dios, lugares en los que<br />

sea posible saciar el anhelo de “tener el espíritu<br />

del Señor y su santa operación” 51 ; que<br />

los misioneros sean itinerantes, hombres en<br />

camino, como “peregrinos y forasteros”<br />

(1Pe 2, 11), para ir al encuentro de los “leprosos”<br />

de nuestro tiempo y anunciarles a<br />

todos la Buena Noticia (cf. Lc 4, 18-19); que<br />

entremos en diálogo con la cultura del fragmento,<br />

a través de una visión positiva del<br />

mundo actual y una revisión de nuestros lenguajes,<br />

que el amor ha de hacer delicados


308<br />

para referirse a los demás, y luminosos para<br />

hablar con los demás; abrirse a los nuevos<br />

areópagos, en los que ha de resonar hoy la<br />

voz del Evangelio 52 ; escuchar respetuosamente<br />

a los demás, reconociendo al “otro”<br />

en su identidad propia 53 , favorecer la inculturación<br />

y la interculturalidad 54 , a fin de que<br />

la labor misionera y evangelizadora prosiga<br />

la encarnación del anuncio de Jesucristo en<br />

la historia y en las diversas culturas.<br />

43. No es tanto cuestión de intensificar<br />

cuantitativamente el mensaje, sino de cualificarlo,<br />

de hacerlo más comunicativo, eficaz<br />

y contagioso. Si la vida consagrada, en<br />

general, y la vida franciscana, en particular,<br />

es una vida que enseña con la fuerza de la<br />

parábola, en el sentido que vive lo que dice<br />

o, mejor aún, dice viviendo, podemos afirmar<br />

que, como religiosos y franciscanos,<br />

poseemos una particular fuerza y resonancia<br />

para realizar una renovada siembra del<br />

Evangelio en el corazón de nuestros contemporáneos.<br />

Pero para ello la misión ha de<br />

ser: Liberadora, inculturada y en diálogo<br />

con el mundo actual, renovada, y siempre<br />

centrada en la persona de Jesús.<br />

Después de veinte siglos de cristianismo,<br />

a pesar de todos los esfuerzos realizados,<br />

gran parte de la humanidad todavía no conoce<br />

a Cristo. Por otra parte, el ateismo<br />

práctico y el materialismo están avanzando<br />

rápidamente en los países de vieja tradición<br />

cristiana, y los espacios culturales y sociales<br />

no “tocados” por el Evangelio se agrandan<br />

constantemente. Y lo que es peor, el paganismo<br />

y el secularismo no están sólo fuera<br />

de nosotros, sino en nosotros mismos, en<br />

nuestras fraternidades, como vampiros –por<br />

utilizar una expresión de Kierkegaard-, que<br />

nos chupan la sangre y nos inyectan el veneno<br />

del sueño. Este es el gran problema hoy:<br />

que los creyentes, también nosotros, somos<br />

poco creyentes, muy a menudo, formamos<br />

parte de una comunidad adormecida.<br />

44. Queridos hermanos jóvenes, ¿qué os<br />

está diciendo esta situación, vieja y nueva a<br />

la vez? Para nuestra fe es una certeza que<br />

Cristo sigue amando al mundo y desea darle<br />

vida: ¿A quién enviará? El Rey necesita<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

heraldos, el Señor necesita mensajeros,<br />

Cristo tiene necesidad de misioneros en el<br />

sentido preciso del término. Hombres, discípulos,<br />

que, saliendo de sí mismos, vayan<br />

al encuentro del otro 55 y le ayuden a abrir<br />

su corazón al don de Dios, al Espíritu del<br />

Señor. Hombres que, habiendo saciado su<br />

sed de plenitud, como la samaritana, se conviertan<br />

en apóstoles para todos los sedientos<br />

56 , los de cerca y los de lejos. Hombres,<br />

discípulos, que, abriéndose a la lógica del<br />

don que es Dios 57 , tengan capacidad de entrega<br />

gratuita a los demás, “a través de un<br />

movimiento del don, que es similar al constante<br />

entregarse de Dios” 58 . Hombres, discípulos,<br />

que reconociendo que nada les pertenece<br />

y que todo es un bien recibido, estén<br />

dispuestos a compartir y restituir todo lo<br />

que del Señor han recibido 59 . Hombres,<br />

discípulos, que adheridos sólidamente a<br />

Cristo, tengan “la osadía de ensayar caminos<br />

inéditos de presencia y testimonio”<br />

evangélicos, abrazando lo liminal y habitando<br />

la marginalidad 60 . Hombres, discípulos,<br />

que viviendo de Cristo y para Cristo, le<br />

sirven en los demás, “llegando hasta las<br />

avanzadillas de la misión y aceptando los<br />

mayores riesgos” 61 . Hombres, discípulos,<br />

que seducidos por la contemplación del<br />

misterio de la kénosis de aquel que “se despojó<br />

de sí mismo, tomando la condición de<br />

siervo” (Fil 2, 6-11), alargando el espacio<br />

de su tienda (cf. Is 54, 2), y haciendo suyos<br />

los gozos y las tristezas de los más pobres y<br />

de los que más sufren, se dejen seducir también<br />

por los “claustros olvidados, los claustros<br />

inhumanos donde la belleza y la dignidad<br />

de la persona son continuamente mancilladas”<br />

62 . Hombres, discípulos, que,<br />

fundando sus vidas en el Evangelio 63 , “mano<br />

a mano con los laicos, hombres y mujeres,<br />

jóvenes y ancianos” 64 , trabajen por ser<br />

“faros de esperanza”, en lugares donde “las<br />

dificultades han llegado a niveles verdaderamente<br />

extremos, amenazando prácticamente<br />

todas las libertades” 65 . Cristo necesita<br />

hombres, discípulos, con clara conciencia<br />

de ser enviados al mundo, el “espacioso<br />

claustro” de todo franciscano, alimentados<br />

por la centralidad de la experiencia de<br />

Dios 66 .


Cristo y el mundo, necesitan de todos<br />

nosotros, especialmente necesitan de vosotros,<br />

queridos hermanos jóvenes. Jesús os<br />

ha llamado para enviaros, para ser sus misioneros.<br />

¿Estáis dispuestos a salir de vuestra<br />

tierra, de vuestra patria, de vuestra casa<br />

paterna (Cf. Gn 12,1), de vosotros mismos?<br />

¿Estáis dispuestos a cruzar fronteras, para ir<br />

al encuentro de los demás? ¿Sois conscientes<br />

de que nos encontramos inmersos en un<br />

cambio de época, con nuevos paradigmas y<br />

categorías, que implica una seria revisión<br />

de nuestra misión, una evaluación de “nuestros<br />

ministerios en las situaciones en las que<br />

hay que dar una respuesta a la cultura y a la<br />

sociedad cambiante alrededor de<br />

nosotros? 67 ¿Qué os dice la situación en<br />

que viven muchos jóvenes como vosotros,<br />

lejos de la fe, privados del conocimiento de<br />

Cristo Jesús? ¿Qué resonancia encuentran<br />

en vosotros los proyectos misioneros de la<br />

Orden: Tierra Santa, Marruecos, Rusia/Kazaquistán,<br />

Miamar, Sudán, Thailandia...?<br />

¿Cuáles son las resistencias que os impiden<br />

ser misioneros hoy?<br />

45. Queridos hermanos: No os acomodéis<br />

fácilmente a “lo de siempre”, no cerréis<br />

el corazón a la llamada del Señor que os invita<br />

a “salir”, a “ir” al encuentro del otro.<br />

Que no se diga que el viejo Abrahán tuvo<br />

una fe más joven que la vuestra, o que vuestra<br />

audacia es menor que la suya. Quiero veros<br />

presentes en el desierto, en la periferia,<br />

en la frontera; en aquellos lugares donde, de<br />

hecho, no se escucha la palabra fuerte y liberadora<br />

del Evangelio. Os quiero libres<br />

como Francisco, pobres como Francisco,<br />

heraldos del gran Rey, como Francisco.<br />

Abrios a la llamada del Señor que os pide<br />

ser sus colaboradores para abrir el corazón<br />

de muchos al don de Dios, al Espíritu<br />

del Señor. Salid de vosotros mismos, abrios<br />

a la misión, y la misión transformará vuestras<br />

vidas, y el miedo que muchos de vosotros<br />

sentís se cambiará en audacia para testimoniar<br />

valientemente a Cristo (cf. Hch 2,<br />

4). No se trata de ser aventureros, pero sí de<br />

responder a una vocación que ciertamente<br />

habéis recibido: la de ser misioneros. Dejad<br />

resonar en vuestros corazones la palabra del<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 309<br />

Señor: “Como el Padre me ha enviado, así<br />

os envío yo a vosotros” (Jn 20, 21), “id y<br />

haced discípulos de todas las naciones...”<br />

(Mt 28, 19), “os he destinado para que vayáis<br />

y deis fruto, y vuestro fruto permanezca”<br />

(Jn 15, 16). ¿No sientes que el Señor te<br />

está susurrando al corazón y te dice, como a<br />

Francisco, “vete y repara mi casa, que, como<br />

ves, se viene del todo al suelo?” 68 .<br />

Pido que, como a Francisco y sus primeros<br />

compañeros, también a vosotros el<br />

Señor os dé: “un modo de hablar y un espíritu<br />

apropiado a cada momento” para que<br />

podáis pronunciar “palabras oportunas” que<br />

traspasen los corazones de los oyentes,<br />

“más de los jóvenes que de los ancianos” 69 .<br />

Las modalidades de la misión según Francisco<br />

46. Para Francisco la misión no consiste<br />

sólo ni principalmente en predicar una<br />

doctrina, sino en participar activamente en<br />

el movimiento permanente del amor que se<br />

encarna para liberar a los hombres. En ese<br />

movimiento descubrimos tres modalidades<br />

esenciales: treinta años de presencia silenciosa,<br />

el misterio de Nazaret; tres años de<br />

manifestación pública con signos y palabras,<br />

por los caminos de Palestina; tres días<br />

de consumación de la entrega de sí mismo,<br />

hasta la muerte en cruz, en Jerusalén.<br />

Para Francisco estos tres momentos, inseparables<br />

en la misión del Hijo, son también<br />

inseparables en la misión de todo misionero.<br />

El anuncio del Evangelio, la misión,<br />

es una prolongación del misterio de la<br />

encarnación del Hijo. Y si toda la vida de<br />

Jesús es una buena noticia manifestada con<br />

los hechos, antes que con la predicación<br />

misma, también para Francisco toda la vida<br />

del Hermano Menor debe ser vivida como y<br />

desde la misión. Por esto en la Regla prevé<br />

la misión de sus frailes con las mismas modalidades<br />

de la misión del Hijo 70 . Para<br />

Francisco, el misionero debe revivir la existencia<br />

misionera de Jesús.<br />

47. El Reino de Dios no es una verdad<br />

que ha de ser demostrada, sino una “realidad<br />

escondida” que se manifiesta a través


310<br />

de la vida. Por eso “el testimonio de la simple<br />

presencia franciscana” 71 “el testimonio<br />

de vida o proclamación silenciosa del Reino<br />

de Dios es ya un cierto comienzo y el primer<br />

modo de evangelización” 72 . La misión<br />

no consiste tanto en hablar del Reino, sino,<br />

sobre todo, en vivir del Reino y para el Reino,<br />

lo que supone, entre otras cosas, vivir<br />

como hombres de Dios, “con el corazón<br />

vuelto al Señor” 73 . No es posible ser misionero,<br />

evangelizador, sin encontrarse personalmente<br />

con Aquel que es la Buena Noticia,<br />

el Evangelio, del Padre a la humanidad.<br />

Como Pablo, también el misionero, evangelizador,<br />

ha de ser una persona alcanzada,<br />

transformada y motivada por el Evangelio.<br />

Si Evangelizar es sobre todo confesar el<br />

Evangelio, entonces la vida tiene también en<br />

la misión el primado sobre cualquier otra actividad<br />

apostólica, por importante y necesaria<br />

que sea. Con su ejemplo, Francisco nos<br />

muestra que es la vida la forma primera de<br />

evangelizar. Es significativo a este respecto<br />

que lo que le seduce del evangelio de la misión<br />

no es, en primer lugar la predicación<br />

explícita que hacen los apóstoles, sino su<br />

modo evangélico de vivir. Por ello, después<br />

de escuchar el Evangelio, no tarda en cambiar<br />

la forma de vestir. Francisco necesita<br />

vivir lo escuchado, hacer experiencia de lo<br />

que dice la Palabra de Dios 74 . Es la experiencia<br />

la que nos hace testigos, y es de testigos<br />

de lo que más necesidad tiene hoy el<br />

mundo, particularmente el mundo de los jóvenes.<br />

La vida misma del misionero es palabra<br />

viviente que anuncia y realiza el Reino.<br />

48. Este testimonio de vida ha llevado,<br />

en muchos casos, al martirio, siguiendo en<br />

esto al buen Pastor, “que por salvar a sus<br />

ovejas soportó la pasión de la cruz” 75 .<br />

Nuestra historia, ocho veces centenaria, está<br />

jalonada por el testimonio de tantos hermanos<br />

y hermanas que, comenzando por<br />

Berardo y sus compañeros, “libre y voluntariamente<br />

han dado la vida, en un supremo<br />

acto de caridad, por testimoniar su fidelidad<br />

a Cristo, y al Evangelio” (Benedicto XVI).<br />

Ellos han sido y siguen siendo el signo más<br />

seguro de la vitalidad de nuestra vida franciscana.<br />

Ellos expresan, mejor que nadie, la<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

fidelidad de la Orden de los Hermanos Menores<br />

a la misión recibida de la Iglesia; por<br />

ello Francisco no duda en definir a los protomártires<br />

de nuestra Fraternidad como<br />

“verdaderos Hermanos Menores”.<br />

Si bien es cierto que el testimonio de vida<br />

es constitutivo de nuestra vocación misionera<br />

y evangelizadora, también lo es,<br />

igualmente, el testimonio de la palabra. “Y<br />

cuando vieren que agrada al Señor, anuncien<br />

la palabra de Dios” 76 . La carta magna<br />

del misionero, que Francisco escuchó en la<br />

Porciúncula (cf. Lc 10, 1ss), representó para<br />

él un impacto tan fuerte que, además de<br />

llevarle a cambiar de vida, le llevará también<br />

a convertirse en predicador itinerante<br />

de la Palabra, hasta formar con sus compañeros<br />

una fraternidad apostólica, una fraternidad<br />

de predicadores del Evangelio, por<br />

los caminos del mundo 77 .<br />

49. Dos elementos caracterizaron desde<br />

el principio la misión itinerante de los Hermanos<br />

Menores: La fraternidad y la minoridad.<br />

La misión franciscana no puede prescindir<br />

de estos dos elementos que la distinguen<br />

y la cualifican. Desde que el Señor dio<br />

hermanos a Francisco 78 , la vida en fraternidad<br />

es de por sí evangelización. Como afirmó<br />

Fr. Hermann Schalück, “la forma original<br />

de nuestra evangelización radica en el<br />

testimonio de la fraternidad” 79 . No se puede<br />

pensar una misión franciscana al margen<br />

de la fraternidad. No se puede pensar un<br />

franciscano solo. El misionero franciscano<br />

parte de la fraternidad para la misión, vive<br />

la misión en comunión profunda con la fraternidad,<br />

y vuelve de la misión a la fraternidad.<br />

Por otra parte, desde la contemplación<br />

del misterio de la encarnación, de Jesús que<br />

se hace “siervo” (cf. Fil 2, 6-11), los Hermanos<br />

Menores estamos llamados a estar<br />

en el mundo como “menores con los menores<br />

de la tierra” 80 , “sometidos a toda humana<br />

criatura por Dios” 81 . Francisco está profundamente<br />

convencido de la fecundidad<br />

misionera de la pobreza, de la humildad, de<br />

la minoridad, por ser éste el movimiento del<br />

Hijo del hombre que se encarnó para darnos<br />

vida. El corazón del hombre no se abre al<br />

don de Dios, objeto último de la misión, con


el prestigio, la fuerza o la potencia de los<br />

medios humanos, sino con la potencia irresistible<br />

del amor ofrecido gratuitamente.<br />

Esta concepción profética de la misión la<br />

entendió muy bien Francisco, tal y como lo<br />

muestra su misión con el Sultán.<br />

Queridos hermanos jóvenes: ¿Cómo<br />

cultiváis la calidad de vida, con particular<br />

referencia a la experiencia de Dios, a la fraternidad<br />

y a la minoridad, como primera<br />

forma de misión? ¿Vuestra vida es anuncio<br />

de la Buena Nueva? Los medios, ¿no estarán<br />

ofuscando, muchas veces, la fuerza que<br />

se esconde detrás de la aparente debilidad<br />

del Evangelio? ¿Cómo os preparáis al anuncio<br />

explícito del Evangelio?<br />

Un proyecto de vida con varias atenciones<br />

50. A lo largo de la carta os invitaba a vivir<br />

en actitud de proceso. Esa actitud es la<br />

que está a la base de todo proyecto de vida,<br />

ya sea personal que fraterno. Un proyecto<br />

–yo le llamaría proyecto ecológico de vida,<br />

es decir, que contemple un tiempo para el<br />

Señor, un tiempo para los demás y un tiempo<br />

para nosotros mismos-, que mira siempre<br />

a que la persona se vaya haciendo protagonista<br />

de su propia historia, discerniendo<br />

y estableciendo unos objetivos a corto,<br />

medio y largo plazo, con unas mediaciones<br />

concretas.<br />

En las reflexiones anteriores os he propuesto<br />

un proyecto caracterizado por la radicalidad,<br />

tal y como nos es presentado en<br />

el seguimiento de Jesús en el Evangelio, y<br />

tal y como lo vivió nuestro padre y hermano<br />

Francisco. En nuestro proyecto de vida<br />

evangélica hay algunos elementos o mediaciones<br />

a los cuales no podemos renunciar,<br />

por ser lugares privilegiados de encuentro<br />

con Cristo, y que, en cuanto tales, y gracias<br />

a la acción del Espíritu Santo, nos ayudarán<br />

a transformarnos en discípulos, en Hermanos<br />

Menores.<br />

La Eucaristía<br />

51. La celebración de la Eucaristía es el<br />

lugar privilegiado de encuentro con el Señor:<br />

en ella se hace presente en medio de los<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 311<br />

discípulos, explica las Escrituras, hace arder<br />

el corazón e ilumina la mente, abre los<br />

ojos y se hace reconocer (cf. Lc 24, 13-35).<br />

Por ello la Eucaristía, misterio de fe y del<br />

ágape, “sacramento de la caridad” 82 , es el<br />

corazón de la vida de la Iglesia, su “centro<br />

vital” 83 , fuente y culmen de su misión; corazón<br />

y centro vital de la vida y misión de<br />

todos los creyentes, pero particularmente de<br />

nosotros los consagrados 84 ; es el manantial<br />

del cual brota la fuerza para acompañar a<br />

nuestros hermanos los hombres, y para poder<br />

seguir a Cristo hasta el martirio, si es<br />

necesario.<br />

La Eucaristía es el lugar de la comunión<br />

de la iglesia, y del anuncio de la comunión<br />

entre los hombres; “es el sacramento de la<br />

filiación, de la fraternidad y de la misión”<br />

85 . En la Eucaristía, sacramento del<br />

“santísimo cuerpo y sangre del Señor” 86 , el<br />

mismo Señor “se hace comida para el hombre<br />

hambriento de verdad y de libertad” 87 .<br />

En la Eucaristía damos gracias al Señor por<br />

todo y por todos, ofrecemos nuestra vida en<br />

sacrificio, e intercedemos por todos los<br />

hombres. Acercarse a la Eucaristía significa<br />

acercarse al amor de Dios que nos atrae y se<br />

nos comunica, alcanzándonos en nuestra<br />

debilidad, en nuestro pecado; pero, al mismo<br />

tiempo, exige renovar el compromiso<br />

de dar la vida los unos por los otros en la<br />

acogida y el servicio, a ejemplo del Maestro<br />

que se puso a lavar los pies a los discípulos<br />

(cf. Jn 13, 1ss). Todos nosotros estamos<br />

llamados a convertirnos en eucaristía y<br />

esto se realiza en la medida en que participamos<br />

en la ella y nos dejamos plasmar de<br />

su lógica: la lógica de la donación total para<br />

la vida del mundo.<br />

52. Queridos hermanos jóvenes, haciendo<br />

mías las palabras de Juan Pablo II os digo<br />

a cada uno de vosotros: “Encontradlo,<br />

queridísimos, y contempladlo de modo especial<br />

en la Eucaristía, celebrada y adorada<br />

cada día, como fuente y culmen de la existencia<br />

y de la acción apostólica” 88 . Participad<br />

activamente, a ser posible diariamente,<br />

en la Eucaristía, a fin de que vuestra vida se<br />

vaya plasmando día a día de la lógica eucarística,<br />

y vuestra consagración asuma ella


312<br />

misma una estructura eucarística: total<br />

oblación de sí estrechamente asociada al sacrificio<br />

eucarístico. Sea la celebración eucarística<br />

el centro de vuestra vida espiritual.<br />

Dejaros enseñar por el mismo Jesús en la<br />

Eucaristía la verdad del amor 89 .<br />

¿Qué lugar ocupa la celebración eucarística<br />

en tu vida? ¿Cómo la vives? ¿Cómo se<br />

celebra en tu fraternidad?<br />

La Palabra<br />

53. En la Palabra no sólo está realmente<br />

presente Cristo, sino que a través del texto<br />

bíblico el Maestro “interpela, orienta y modela<br />

la existencia” 90 , de quien se acerca a él<br />

con corazón de pobre. A través de la Palabra<br />

es Cristo quien se revela, y educa el corazón<br />

y la mente 91 , a quien la escucha con puro<br />

corazón. A través de la Palabra va madurando<br />

la visión de fe, gracias a la cual aprendemos<br />

a ver la realidad y a leer los acontecimientos<br />

con la mirada de Dios 92 , si como<br />

María la guardamos en nuestro corazón (cf.<br />

Lc 2, 51). Es la Palabra, escuchada y “rumiada”,<br />

la que va cambiando nuestros sentimientos<br />

en los sentimientos de Cristo (cf.<br />

1Cor 2, 16).<br />

La forma de vida que hemos abrazado<br />

brota de la Palabra 93 , y la Regla que profesamos<br />

quiere ser toda ella expresión de esa<br />

Palabra: “La Regla y vida de los Hermanos<br />

Menores es vivir el Santo Evangelio de<br />

nuestro Señor Jesucristo” 94 . Dentro de lo<br />

que podríamos llamar “hermenéutica de la<br />

continuidad”, como Francisco, también nosotros<br />

estamos llamados a acoger y custodiar<br />

en el corazón la Palabra, para que siga<br />

siendo lámpara para nuestros pasos, luz en<br />

nuestro camino (cf. Sal 118, 105).<br />

54. Queridos hermanos jóvenes: Leed la<br />

Palabra, escuchad la Palabra, confrontad<br />

vuestra vida con la Palabra, obedeced la Palabra,<br />

anunciad la Palabra. Haced de la lectura<br />

orante de la Palabra alimento cotidiano<br />

para vuestra vida y misión, para vuestra oración<br />

y vuestra vida diaria. Que no pase ni un<br />

solo día sin escuchar, “rumiar”, y “dar a luz”,<br />

por la palabra y las buenas obras, la Palabra<br />

depositada por el sembrador (cf. Mc 4, 1ss)<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

en la tierra fértil de vuestros corazones. Sin<br />

la inmersión en la Palabra, las palabras que<br />

pronunciemos carecerán de significado, de<br />

fundamento y de inspiración.<br />

Este ejercicio, que exigirá de vosotros<br />

gran apertura a la gracia, a la obra de Dios,<br />

y, al mismo tiempo, una gran dosis de autodisciplina,<br />

unificará vuestra vida, e iluminará<br />

y guiará vuestra misión, inspirando, al<br />

mismo tiempo, una profunda renovación de<br />

ambas, como ya indicó el Vaticano II 95 . La<br />

Palabra, el Evangelio, es “fuerza de Dios<br />

para quien cree” (Rm 1, 16; cf. 1Cor 1, 18).<br />

En momentos de oscuridad, duda o incertidumbre,<br />

como Francisco y sus primeros<br />

compañeros, tomad el libro del Evangelio y<br />

pedid consejo a Cristo 96 . Cuando las heridas<br />

más profundas de vuestro corazón no<br />

dejen de sangrar y el miedo os inmovilice,<br />

acercaos al Evangelio, y su fuerza sanadora<br />

y su potencial libertador os curará de esas<br />

heridas que parecían incurables y os liberará<br />

de todas vuestras esclavitudes 97 . Volved<br />

al Evangelio y vuestra vida recobrará la<br />

frescura de los orígenes.<br />

Pidiéndoos un contacto diario y cada vez<br />

más vivo e inmediato con la Palabra, os<br />

confío también una misión dentro de la fraternidad:<br />

Ayudadnos a los hermanos adultos<br />

y mayores a hacer el mismo camino: acoger<br />

la Palabra, meditarla, vivirla juntos, comunicar<br />

las experiencias que de ella florezcan,<br />

para que juntos crezcamos en la espiritualidad<br />

fraterna y de comunión, viviendo cada<br />

vez con mayor coherencia según la Palabra.<br />

De este modo, alimentados por la Palabra,<br />

en fraternidad y como fraternidad, “nuestra<br />

vida recobrará la poesía, la belleza y el encanto<br />

de los orígenes... Liberemos el Evangelio<br />

y el Evangelio nos liberará” 98 y seremos<br />

siervos de la Palabra en el compromiso<br />

de la evangelización 99 .<br />

¿Te sientes familiarizado con la lectura<br />

orante de la Palabra? ¿Cada cuánto tiempo<br />

la haces? ¿Se hace en tu fraternidad? ¿Cómo<br />

potenciar esta práctica?<br />

La oración<br />

55. Si bien es cierto, como ya dije, que la<br />

oración se ha de alimentar de la Palabra,


también es cierto que la Palabra sólo se puede<br />

acoger en un clima de oración. La oración<br />

es el espacio de la comunión y de la intimidad<br />

de cada uno de nosotros con el Señor,<br />

que se genera y crece en la relación<br />

interpersonal con Él. Por este motivo, la<br />

oración es el ámbito propicio para madurar<br />

la opción vocacional y regenerarla cada día,<br />

contemplando su rostro. Al mismo tiempo,<br />

la oración es el espacio de la más profunda<br />

comunión con la humanidad, pues en ella el<br />

orante presenta al Señor los gozos y las esperanzas,<br />

los sufrimientos y las aspiraciones<br />

de los hombres. El verdadero orante,<br />

abriendo su corazón a Dios, lo abre necesariamente<br />

también a la humanidad, particularmente<br />

a la humanidad sufriente.<br />

Nuestra vida y misión no pueden ser fecundas<br />

sin el encuentro diario con el Señor,<br />

sin que nuestro corazón esté constantemente<br />

vuelto hacia Él, sin momentos prolongados<br />

de coloquio silencioso con Aquel por<br />

quien nos sabemos amados, llamados y enviados:<br />

“Como el sarmiento no puede dar<br />

fruto por sí, si no permanece unido a la vid,<br />

así tampoco vosotros, si no permanecéis en<br />

mi” (Jn 15, 4), “sin mi nada podéis” (Jn 15,<br />

5). Sin oración nuestra fe se debilitará progresivamente,<br />

y correremos el riesgo de sucumbir<br />

ante la seducción de sucedáneos. En<br />

cambio, orar insistentemente (cf. Lc 22, 40)<br />

es el secreto de una vida religiosa y franciscana<br />

auténtica y fecunda, en donde se descubre<br />

la belleza del seguimiento de Cristo<br />

Jesús.<br />

En una sociedad como la nuestra, dominada<br />

por el activismo y el ruido, la oración<br />

personal exige fidelidad y, por lo mismo,<br />

también autodisciplina. Corremos el riesgo<br />

de ocuparnos tanto de lo necesario que no<br />

tenemos tiempo para lo esencial. Os pido<br />

atención para que, como nos recuerdan<br />

nuestras Constituciones generales, la excesiva<br />

actividad no ceda en perjuicio del espíritu<br />

de oración y devoción (cf. CCGG 28,<br />

1). Por otra parte, corremos el riesgo de tener<br />

el corazón lleno de ruidos que nos impiden<br />

escuchar el susurro de la voz del Señor.<br />

Como los discípulos, necesitamos, ante todo,<br />

aprender a orar (cf. Lc 11, 1), y luego,<br />

como el mismo Jesús, necesitamos dedicar<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 313<br />

largos ratos a estar a solas contemplando el<br />

rostro del Padre.<br />

56. Queridos hermanos jóvenes: Vuestro<br />

proyecto de vida ha de contemplar claramente<br />

el tiempo de la oración. No podéis<br />

dejarlo a la improvisación. En este contexto<br />

os pido mucha coherencia y autenticidad<br />

para discernir lo que es esencial y lo que no<br />

lo es, permaneciendo fieles, aún a consta de<br />

sacrificios, a la oración personal y, por supuesto,<br />

a la oración de fraternidad. Por otra<br />

parte os pido un uso discreto de los medios<br />

de comunicación (cf. CCGG 28, 2), con<br />

particular atención al uso de internet. Muchos<br />

de vosotros me habéis manifestado<br />

que tenéis dificultad en el uso “discreto” de<br />

ese instrumento que, siendo tan útil en<br />

vuestra formación, puede convertirse en un<br />

arma peligrosa para vuestra vida de consagrados.<br />

Recordad que somos aquello de lo<br />

que nos alimentamos.<br />

Y también aquí, al pediros fidelidad a la<br />

oración, os confío una gran misión: la de<br />

colaborar activamente en la construcción de<br />

fraternidades orantes, de fraternidades que<br />

sean auténticas escuelas de oración, donde<br />

se propicie el encuentro con el Señor a través<br />

de las más variadas formas de oración:<br />

petición, acción de gracias, alabanza, adoración,<br />

contemplación, y escucha. Fraternidades<br />

así serán una respuesta adecuada a la<br />

difusa exigencia de espiritualidad, “que en<br />

gran parte se manifiesta precisamente en<br />

una renovada necesidad de orar” 100 .<br />

Vida fraterna en comunidad<br />

57. La vida fraterna nos define 101 . Para<br />

el Hermano Menor, la fraternidad es el lugar<br />

privilegiado en el que se hace concreto<br />

el amor (cf. 1Jn 4, 8), y en el que se traduce,<br />

en gestos, la ternura de Dios. La fraternidad<br />

es el lugar para dar a la caridad el rostro de<br />

la amistad, de la cortesía, de la delicadeza,<br />

de la gratuidad 102 , y el lugar donde toma<br />

carne la experiencia de Dios, que se nos da<br />

gratuitamente en la Eucaristía, en la Palabra,<br />

y en la oración. La fraternidad es también<br />

el lugar donde ponemos a prueba<br />

nuestra capacidad de escucha y de acogida


314<br />

de la fecundidad de Dios, abriéndonos a la<br />

diversidad del otro 103 . La fraternidad es, de<br />

hecho, comunión en la diversidad, el lugar<br />

en el que se muestra la fe y la confianza que<br />

uno tiene en el otro, en el que es diverso.<br />

Por todo ello, la fraternidad es el primer lugar<br />

de evangelización (cf. Jn 13, 35), el<br />

“principal signo ante el mundo” 104 , el primer<br />

acto misionero de los hermanos, una<br />

buena noticia para todos, una acción profética<br />

de esperanza para nuestro mundo dividido<br />

y fragmentado 105 .<br />

58. Queridos hermanos jóvenes: Los hermanos<br />

son el regalo que el Señor nos hizo al<br />

llamarnos a ser Hermanos Menores 106 . Desde<br />

aquel día ya no nos podemos pensar ni<br />

presentar ante el mundo sin los hermanos.<br />

Nuestra autorrealización y nuestra misión<br />

pasan necesariamente por la vida fraterna en<br />

comunidad. Prestad una “delicada atención”<br />

a la vida fraterna 107 , construid lugares fraternos<br />

caracterizados por espacios amplios<br />

que posibiliten una comunicación profunda,<br />

nacida del corazón, sin “restricciones” de<br />

ningún tipo; una comunicación que os lleve<br />

a compartir vuestra historia vocacional, las<br />

alegrías y las dificultades de vuestro ser hermanos<br />

108 ; lugares fraternos en los que sea<br />

posible la corrección fraterna, nacida del<br />

amor 109 , y también la reconciliación y el<br />

perdón, cuando haya heridas que curar y experiencias<br />

negativas, causadas por la presencia<br />

del pecado entre los hermanos 110 .<br />

Recordad siempre que la verdadera fraternidad<br />

se construye “a precio de la reconciliación”<br />

111 . No ahorréis esfuerzos a fin de que<br />

nuestras fraternidades sean lugares de crecimiento<br />

del otro, gracias a la confianza que se<br />

le da 112 , lugares donde se viva la verdadera<br />

amistad, sin exclusivismos de ninguna clase,<br />

y en los que se experimente la alegría de<br />

estar juntos 113 . Cread, queridos jóvenes, comunidades<br />

de vida, en las que la vida de cada<br />

uno de los hermanos sea parte de la vida<br />

de los demás 114 ; comunidades fraternas<br />

donde se viva y exprese la fe, en las que se<br />

busque y se encuentre a Dios 115 . No seáis,<br />

queridos jóvenes, meros consumidores de<br />

fraternidad. Sed cada día un poco más hermanos:<br />

Construid fraternidad y en ella anun-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

ciad a los hermanos que Dios les ama, y<br />

comportaros de tal modo que ellos lo crean.<br />

¿Cómo os sentís ante esta llamada a ser<br />

constructores de fraternidad? ¿Seréis capaces<br />

de hacer de la fraternidad el lugar primero<br />

de evangelización? En la situación<br />

concreta en que cada uno está viviendo<br />

¿qué falta para que la fraternidad sea tal?<br />

Los pobres<br />

59. Francisco vive en un momento<br />

en que el dinero se convierte en rey. Con él<br />

se procura bienestar, poder y honores. Como<br />

consecuencia, la sociedad en que vive<br />

produce un pequeño pueblo de marginados,<br />

así como un proletariado explotado.<br />

Francisco en sus años jóvenes usa y abusa<br />

del dinero. Pero un día, visitado por la<br />

gracia del Señor, se encuentra con el leproso<br />

y, en él, con todos los excluidos de la sociedad<br />

de entonces. Desde aquel momento,<br />

el Poverello no se limita a darles algo, sino<br />

que va entre ellos, los escucha y los sirve.<br />

Se hace solidario con ellos, entrando en el<br />

camino de la pobreza, para seguir a Cristo<br />

pobre: “...El Hijo de Dios, que se hizo pobre<br />

en ese mundo por nosotros, era de condición<br />

más noble que la nuestra. Por amor a<br />

Él hemos elegido el camino de la pobreza”<br />

116 . La contemplación del rostro del Altísimo<br />

revelado en Cristo Jesús, la concretez<br />

de su amor manifestado en la encarnación<br />

del Hijo (cf. Fil 2, 7), le lleva a<br />

descubrirlo en todos los pobres y excluidos.<br />

Es el camino de Cristo el que le revela el<br />

“camino de la altísima pobreza” 117 . La pobreza<br />

de Francisco no es simplemente fruto<br />

de la decisión de unirse a una clase social<br />

determinada, sino, en primer lugar, un camino<br />

de seguir a Cristo. Es la opción por seguir<br />

a Cristo pobre la que lleva a Francisco<br />

a la opción por los pobres.<br />

Esta opción Francisco la vivió sin juzgar,<br />

ni odiar a los ricos. Una de las características<br />

de su comportamiento y del comportamiento<br />

de sus primeros compañeros fue el<br />

de no clasificar a los hombres en buenos y<br />

malos. Las fronteras del bien y del mal pasan<br />

por el corazón de cada uno. Optando<br />

claramente por los pobres, Francisco, sin


embargo, permanece hermano de todos. Y<br />

es que el alma de la pobreza de Francisco es<br />

el amor. Cuanto más se une a Cristo, más se<br />

deshace de lo que no es Él. Y, precisamente<br />

por ello, su pobreza es gozosa. Francisco es<br />

el pobre que canta.<br />

60. Algunos de vosotros, querido hermanos<br />

jóvenes, me han preguntado alguna<br />

vez: ¿Cómo ser pobre hoy? ¿Cómo hacer<br />

para que nuestra opción por la pobreza sea<br />

significativa?<br />

A la luz de lo dicho, y para que vuestra<br />

pobreza sea significativa hoy, os pido, en<br />

primer lugar, que deis prioridad a las relaciones<br />

humanas. A los pobres no sólo se le<br />

dan cosas, es necesario compartir con ellos,<br />

o mejor aún, restituirles lo que les pertenece.<br />

Esto os llevará a poner en discusión las<br />

estructuras materialistas y consumistas, así<br />

como las pretensiones de felicidad, fundadas<br />

en el tener y el consumir, y no tanto en<br />

las necesidades reales de las personas. Como<br />

Francisco, poned en el centro a la persona,<br />

y los bienes al servicio de las relaciones<br />

con los otros y con Dios mismo. Desde<br />

la contemplación del Dios amor, cuya vida<br />

es “un eterno don de sí”, 118 vivid la lógica<br />

del don, según la cual “nada nos pertenece,<br />

todo es un bien recibido llamado a ser compartido<br />

y restituido” 119 . Vivid la espiritualidad<br />

franciscana –en cuanto manera concreta<br />

de vivir el Evangelio, iluminada y animada<br />

por el Espíritu-, trabajando por la paz,<br />

la justicia y la libertad de todos los hombres.<br />

La espiritualidad franciscana no puede<br />

ser una espiritualidad de evasión, sino un<br />

camino que llevándoos a centraros en Dios,<br />

os lleve también a centraros en el hombre,<br />

particularmente en aquellos en los que se<br />

muestra más visible el rostro de Dios: “sus<br />

representantes, los pobres y crucificados de<br />

esta tierra” 120 . Amad y servid a Cristo en<br />

todos ellos 121 . Que vuestra pobreza nazca,<br />

como la de Francisco, del amor y lleve al<br />

amor, y sea siempre gozosa. Uno no puede<br />

ser pobre, evangélicamente hablando, si no<br />

se siente habitado por el gozo que nace de<br />

seguir “en todo las huellas de Aquel que por<br />

nosotros se hizo pobre, camino, verdad y<br />

vida” 122 . Vivid de tal forma que nada en<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 315<br />

vosotros interrumpa la epifanía del otro,<br />

“descalzaros constantemente ante el misterio<br />

del otro en quien el Misterio hace su epifanía”<br />

123 . Vivid el Evangelio como “menores<br />

entre los menores de la tierra” 124 . Y recordad<br />

siempre que los pobres no son<br />

simplemente objeto de compasión y de asistencialismo.<br />

Ellos nos hablan de Evangelio,<br />

de Buena Noticia. Desde ellos debemos<br />

comprender también el sentido de nuestra<br />

vida. Ellos “tienen la fuerza de orientarnos<br />

en nuestras búsquedas” 125 .<br />

En una sociedad como la nuestra basada<br />

sobre el tener para consumir, y la apariencia<br />

¿cuál es vuestro mensaje? En una sociedad<br />

como la nuestra poblada de excluidos ¿cuál<br />

es nuestra opción? ¿Podemos decir que vamos<br />

a su encuentro y nos solidarizamos con<br />

ellos? ¿Nos interroga el mundo sangrante<br />

de la marginación y de la exclusión?<br />

La formación permanente<br />

61. El Capítulo general extraordinario al<br />

mismo tiempo que ha confirmado “la urgencia<br />

de una formación permanente e inicial<br />

que tome en cuenta el equipamiento básico<br />

de la persona y la personalización de la<br />

fe”, coloca dicha formación como exigencia<br />

de nuestra llamada a ser “instrumentos<br />

de reconciliación del tejido fundamental de<br />

la confianza mutua”, herida por diversas situaciones<br />

y conflictos 126 .<br />

En este contexto bien podemos decir que<br />

la formación permanente está llamada, entre<br />

otros objetivos, a crear relaciones nuevas,<br />

capaces de generar confianza recíproca.<br />

Si es verdad que la formación permanente<br />

“es un itinerario de toda la vida, tanto<br />

personal como comunitario, en el descubrimiento<br />

de Cristo pobre, humilde y crucificado,<br />

en uno mismo, en los hermanos, en el<br />

servicio, en la propia cultura y en toda la realidad<br />

contemporánea” 127 , también es cierto<br />

que el crecimiento en la capacidad de<br />

confianza mutua es esencial, como signo de<br />

un proceso de conversión y de crecimiento<br />

personal, espiritual 128 . Por otra parte, la<br />

formación permanente, que tiene lugar “en<br />

el contexto de la vida cotidiana del Hermano<br />

Menor, en la oración y en el trabajo, en


316<br />

sus relaciones tanto internas como externas<br />

a la Fraternidad, y en la relación con el<br />

mundo cultural, social y político en el que<br />

se mueve” 129 , tiene como sello de autenticidad<br />

la transformación interior de la persona<br />

por el amor, es decir, por el don de la vida<br />

(cf. 1Cor 13, 2-3).<br />

62. Queridos hermanos jóvenes: junto<br />

con la participación en las diversas iniciativas<br />

de formación permanente programadas<br />

en vuestras entidades, y todas ellas sin duda<br />

muy importantes, esta dimensión de confianza<br />

recíproca es esencial en la actual situación<br />

de fragilidad de muchas de nuestras<br />

entidades y fraternidades locales, en las que<br />

las actividades y los espacios individuales<br />

están limitando mucho la posibilidad de encuentro<br />

y de comunicación profunda entre<br />

los hermanos. Por esta experiencia que vosotros<br />

mismos me habéis compartido en diversas<br />

ocasiones, os invito a cultivar la pasión<br />

por la formación permanente, prestando<br />

mucha atención a esta capacidad de<br />

relación y de acompañamiento recíproco,<br />

de comunicación profunda en la fe y del<br />

compartir visiones y esperanzas para nuestra<br />

vida y misión 130 .<br />

De este modo la formación permanente<br />

no se reducirá a una mera formación/información<br />

intelectual, ni a una actualización<br />

de contenidos y adquisición de nuevas habilidades<br />

profesionales y pastorales. Aunque<br />

dicha formación comprende todo ello,<br />

sin embargo estos elementos no son los más<br />

determinantes o esenciales. La formación<br />

permanente consiste, ante todo, en asumir<br />

la responsabilidad de dar a uno mismo una<br />

determinada forma de ser que corresponda<br />

a la forma vitae que hemos abrazado. La<br />

formación permanente es darse una forma,<br />

no sólo una información. Es la libertad<br />

comprometida consigo mismo para vivir un<br />

proceso continuo de transformación personal<br />

hacia lo que uno ha elegido como su forma<br />

de vida; es decir, seguir a Cristo, para<br />

dejaros transformar por Él, en una fraternidad<br />

de hermanos llamados a la misma vocación<br />

y misión. En tiempos, como los<br />

nuestros, de una cierta fragilidad de todas<br />

las opciones de vida, con serias dificultades<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

para decir “para siempre”, esta consistencia<br />

de la formación permanente es esencial, si<br />

queréis permanecer fieles.<br />

¿Cómo cultivas la formación permanente<br />

a nivel personal, y cómo influyes para<br />

que la fraternidad en la que te encuentras<br />

cultive esta dimensión esencial de nuestra<br />

vida?<br />

El acompañamiento personalizado<br />

63. En los últimos años se habla mucho<br />

de la necesidad del acompañamiento personalizado.<br />

Yo mismo os lo dije muchas veces<br />

cuando os he encontrado. Sé muy bien que<br />

la primera reacción, cuando se habla del<br />

acompañamiento, es la de pensarlo como<br />

una forma más de control. También es frecuente<br />

pensarlo como una forma de “dirección”<br />

espiritual o vocacional muy estrecha.<br />

En el sentido propio de la palabra, sin embargo,<br />

acompañamiento hace referencia a<br />

com-pañero y por tanto a cum panis, compartir<br />

el pan de la vida que es siempre un camino<br />

abierto. Por este motivo el acompañamiento<br />

no se puede pensar sólo en una dirección,<br />

sino que es un movimiento circular<br />

y recíproco: mientras se acompaña se es<br />

acompañado, y viceversa.<br />

Podríamos definir el acompañamiento,<br />

pues, como un ministerio de cuidado<br />

espiritual y de custodia fraterna. El<br />

acompañamiento aparece así como un estilo<br />

de vida de compartir fraterno, antes aún<br />

que un método. Y, en cuanto tal, es propio<br />

de todos los hermanos y no sólo de los ministros,<br />

guardianes y formadores 131 .<br />

En este contexto aparece claro que la primera<br />

exigencia para que se dé la posibilidad<br />

de un acompañamiento es la conciencia<br />

profunda de pertenencia recíproca. Sin esa<br />

conciencia no es posible el cuidado espiritual<br />

y la custodia fraterna, de la que hemos<br />

hablado.<br />

64. Nuestra Ratio formationis habla específicamente<br />

del acompañamiento en los<br />

diez primeros años después de la profesión<br />

solemne, y ofrece dos pistas para vivirlo<br />

bien: buscar metodologías y contenidos<br />

propios, y acompañar y animar a los herma


nos en conjugar los ideales de los inicios<br />

con la realidad del momento que se está viviendo<br />

132 . De hecho la estación de la vida<br />

en que os encontráis es de por sí crítica,<br />

“marcada por el paso de una vida guiada y<br />

tutelada a una situación de plena responsabilidad<br />

operativa” 133 . Unir los ideales con<br />

la realidad y asumir la belleza y los riesgos<br />

de una libertad responsable, son meta a la<br />

que debéis tender en este momento de vuestra<br />

vida. El acompañamiento en esta etapa<br />

tiene como objetivos el integrar: persona y<br />

fraternidad, libertad y responsabilidad, estudio<br />

y trabajo, dimensión masculina y femenina<br />

134 .<br />

¿Cómo estás viviendo el sentido de pertenencia,<br />

y la responsabilidad del cuidado<br />

espiritual y de la custodia del hermano?<br />

¿Sientes la necesidad de ser acompañado?<br />

Haced lo que Él os diga<br />

65. Queridos hermanos jóvenes, en un<br />

momento de apuro y dificultad, María se hizo<br />

presente en Caná de Galilea, y después<br />

de presentar a su Hijo la situación delicada<br />

por la que atravesaban aquellos jóvenes esposos,<br />

dijo a los camareros: “Haced lo que<br />

Él os diga!” (Jn 2, 5).<br />

Hoy María de Nazaret, se hace presente<br />

en la vida de cada uno de vosotros,<br />

mis queridos hermanos, para deciros con<br />

amor materno: “Haced lo que El os diga!”,<br />

es decir:<br />

• Conviértete, cree en el Evangelio (Mc 1,<br />

15). Acoge el Evangelio como Buena<br />

Noticia, con corazón de pobre y disponible;<br />

con corazón de niño, pero gestionando<br />

tu vida como adulto; en su inmediatez.<br />

Y tu vida cambiará radicalmente.<br />

• Vende todo lo que tienes, dalo a los pobres,<br />

y ven y sígueme (Mt 19, 21). No te<br />

reserves nada para ti. Desaprópiate. Dalo<br />

todo y date por completo. Y tendrás al<br />

que lo es todo: el bien, todo el bien, el sumo<br />

bien.<br />

• Es necesario que nazcas de nuevo ( Jn 3,<br />

3), que acojas los susurros del Espíritu.<br />

Deja atrás la mediocridad, inicia una vida<br />

nueva, vive en plenitud, sin domesticar<br />

las palabras proféticas del Evangelio<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 317<br />

para adaptarlas a un estilo de vida cómodo.<br />

Y tu vida tendrá pleno sentido.<br />

• Pon por obra mi Palabra y serás mi madre<br />

y mi hermano (cf. Lc 8, 21). No seas<br />

oyente olvidadizo de la Palabra. Escúchala,<br />

cree en ella, permanece en ella,<br />

guárdala en tu corazón y dala a luz, restituyéndola,<br />

con la palabra y las buenas<br />

obras. Entonces tu vida será fecunda, y<br />

la semilla enterrada en tu corazón dará<br />

fruto abundante.<br />

• Dame de beber (Jn 4, 7). Acógeme en tu<br />

casa, y, a cambio de la hospitalidad, saciaré<br />

plenamente tu sed con el agua de la<br />

vida que te regalo en el Espíritu. Y tu vida<br />

será mensaje para los demás.<br />

• Levántate, carga con tu camilla y echa a<br />

andar (Jn 5, 8). Sé dueño de lo que te domina<br />

y rompe con lo que te ata para vivir<br />

en la verdad que te hará libre. Si estás herido<br />

o inmovilizado, déjate sanar por mi<br />

Palabra, si estás muerto, déjate resucitar<br />

por ella. Mi Palabra puede ser para ti vida,<br />

fuerza y libertad.<br />

• Serás bienaventurado si eres pobre y<br />

manso; si tienes hambre y sed de justicia;<br />

si tienes un corazón misericordioso<br />

y limpio; si eres constructor de paz y por<br />

ello eres perseguido (Mt 5, 3ss). Entonces<br />

te brotará la carne nueva de la nueva<br />

vida, y serás feliz y dichoso, y comprenderás<br />

los secretos del Reino, revelados a<br />

los sencillos y tu vida será vida plena.<br />

• Lavaos los pies unos a otros (Jn 13, 14).<br />

Ama sin excluir a nadie de tu amor. Sirve,<br />

sin mirar a quien. Entrégate de corazón<br />

y hasta el extremo a la Fraternidad, y<br />

experimentarás con gozo que hay más<br />

alegría en dar que en recibir.<br />

• “Vete, enseña, a todas las gentes” (cf. Mt<br />

27, 19). Consagra tu vida a proclamar el<br />

Evangelio, sin límites de espacio y de<br />

tiempo. Y tu vida será Buena Noticia para<br />

todos cuantos te encuentren.<br />

• No temas (Lc 1, 30), pues yo estoy contigo<br />

(cf. Mt 27, 20). No temas, soy tu<br />

compañero de camino. Confía, permite,<br />

y lo que es imposible para ti, no lo será<br />

con mi gracia. No temas: sé valiente, ten<br />

ánimo y, con lucidez y audacia, sígueme.


318<br />

66. Queridos hermanos jóvenes: Que el<br />

Espíritu Santo, que Francisco quería fuese<br />

el verdadero Ministro general de la Orden,<br />

ilumine siempre vuestros pasos, y os dé el<br />

don de la fortaleza. María de Nazaret, la<br />

Virgen fiel, os alcance del Señor el don de<br />

la fidelidad. Que el Padre Francisco vele<br />

constantemente por todos sus hijos. Por mi<br />

parte, os abrazo y bendigo a todos.<br />

Roma, 27 de mayo 2007<br />

Solemnidad de Pentecostés.<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro general<br />

Prot. 097921<br />

Abreviaturas<br />

Sagrada Escritura<br />

Am Amós.<br />

Ap Apocalipsis.<br />

1Cor Primera Corintios.<br />

2Cor Segunda Corintios.<br />

Ef Efesios.<br />

Ex Éxodo.<br />

Filp Filipenses.<br />

Ga Gálatas.<br />

Gn Génesis.<br />

Hb Hebreos.<br />

Hch Hechos de los Apóstoles.<br />

Is Isaías.<br />

Jc Jueces.<br />

Jn Evangelio de Juan.<br />

1Jn Primera de Juan.<br />

Jr Jeremías.<br />

Lc Evangelio de Lucas.<br />

Lm Lamentaciones.<br />

Mc Evangelio de Marcos.<br />

Mt Evangelio de Mateo.<br />

Os Oseas.<br />

1Pe Primera Pedro.<br />

1Re Primera Reyes.<br />

Rm Romanos.<br />

Sal Salmos.<br />

2Sam Segunda Samuel.<br />

Escritos de San Francisco de Asís<br />

2CtaF Segunda Carta a los fieles.<br />

Adm Admoniciones.<br />

AlD Alabanzas al Dios Altísimo.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Cant Cántico de las criaturas.<br />

CtaL Carta al Hermano León.<br />

CtaO Carta a toda la Orden.<br />

OrSD Oración ante el Cristo de San Damián.<br />

1R Primera Regla.<br />

2R Segunda Regla.<br />

Test Testamento.<br />

Otras abreviaturas.<br />

1Cel Vida Primera de Tomás de Celano.<br />

2Cel Vida Segunda de Tomás de Celano.<br />

2CtaCl Segunda carta de santa Clara a<br />

Inés de Praga.<br />

3CtaCl Tercera carta de santa Clara a Inés<br />

de Praga.<br />

4CtaCl Cuarta carta de santa Clara a Inés<br />

de Praga.<br />

AP Anónimo de Perusa.<br />

CCGG Constituciones Generales de la<br />

Orden de Hermanos Menores, Roma,<br />

2004.<br />

CdC Congregación para los Institutos<br />

de Vida Consagrada y las Sociedades<br />

de Vida Apostólica, Caminar<br />

desde Cristo, un renovado compromiso<br />

de la Vida Consagrada en<br />

el Tercer Milenio, (14 junio 2002).<br />

Cla Con lucidez y audacia, informe<br />

del Ministro General al Capítulo<br />

2006.<br />

EP Espejo de Perfección.<br />

GS Concilio Vaticano II, Constitución<br />

Pastoral Gadium et spes sobre la<br />

Iglesia en el mundo actual (7 diciembre<br />

1965).<br />

NMI Juan Pablo II, Novo Millennio<br />

Ineunte, Carta apostólica al concluir<br />

el gran jubileo del año 2000,<br />

(6 enero 2001).<br />

PrivP Privilegio de la Pobreza – 1216.<br />

PC Concilio Vaticano II, Decreto Perfectae<br />

Caritatis sobre la adecuada<br />

renovación de la Vida Religiosa<br />

(28 octubre 1965).<br />

RFF Ratio Formationis Franciscanae,<br />

Orden de Hermanos Menores, Roma,<br />

2003.<br />

Sc Benedicto XVI, Sacramentum caritatis,<br />

Exhortación postsinodal,


Roma 2007.<br />

Sdp El Señor os dé la paz, Documento<br />

Capítulo General, 2003.<br />

Shc El Señor nos habla en el camino,<br />

Documento Capítulo General Extraordinario,<br />

2006.<br />

TC Leyenda de los Tres Compañeros.<br />

VC Juan Pablo II, Vita consecrata, Exhortación<br />

apostólica postsinodal<br />

sobre la vida consagrada y su misión<br />

en la Iglesia y en el mundo,<br />

(25 marzo 1996).<br />

VFC Congregación para los Institutos<br />

de Vida Consagrada y las Sociedades<br />

de Vida Apostólica, La vida<br />

fraterna en comunidad, «Congregavit<br />

nos in unum Christi amor»,<br />

(2 febrero 1994).<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

Notas<br />

Cf. GS 1.<br />

Test 23.<br />

Sdp 2.<br />

Cf. NMI 9.<br />

Cf. VC 110.<br />

Cf. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO,<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

16<br />

17<br />

18<br />

19<br />

20<br />

21<br />

22<br />

23<br />

La gracia de los orígenes, Roma, 2004.<br />

Cf. Shc 3.<br />

Cf. Shc 35.<br />

Shc 6.<br />

Cf. Sc 80.<br />

Cf. Cant 4.<br />

Cf. TC 6.<br />

Cf. TC 6.<br />

Cf. OrSD.<br />

Cf. 1Cel 22.<br />

Cf. Shc 8.<br />

Shc 10.<br />

1Cel 103.<br />

VC 37.<br />

Cf. AlD 3.<br />

CCGG 5, 2.<br />

Shc 18.<br />

Documento del Capítulo general de Madrid<br />

24<br />

25<br />

1993, La vocación de la Orden hoy, 5.<br />

Cf. 1Cel 97.<br />

Cf. BENEDICTO XVI, Carta de Cuares-<br />

26<br />

27<br />

28<br />

29<br />

30<br />

ma 2007.<br />

Cf. Shc 44.<br />

Cf. Shc 17.<br />

Cf. AlD 3.<br />

4CtaCl 9ss.<br />

2CtaCl 1.<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 319<br />

31<br />

32<br />

33<br />

34<br />

35<br />

36<br />

37<br />

38<br />

39<br />

Cf. VC 37.<br />

2CtaCl 11.<br />

2CtaCl 12.<br />

CtaO 10.<br />

CtaO 6.<br />

3CtaCl 11.<br />

2CtaCl 15.<br />

1R 22, 9.<br />

SAN ANTONIO DE PADUA, Sermón del<br />

Domingo XIII después de Pentecos-<br />

40<br />

41<br />

42<br />

43<br />

44<br />

45<br />

46<br />

47<br />

48<br />

49<br />

50<br />

51<br />

52<br />

tés.<br />

Cf. Shc 17.<br />

Cf. AlD 1ss.<br />

CtaO 9.<br />

1Cel 97.<br />

Shc 33.<br />

Sdp 41.<br />

Shc 9.<br />

Shc 37.<br />

Sdp 2.<br />

Cf. 1Cel 22.<br />

Cf. CCGG 86.<br />

2R 10, 8.<br />

JUAN PABLO II, Redemptoris missio,<br />

53<br />

54<br />

55<br />

56<br />

57<br />

58<br />

59<br />

60<br />

61<br />

62<br />

63<br />

64<br />

65<br />

66<br />

67<br />

68<br />

69<br />

70<br />

71<br />

72<br />

73<br />

74<br />

75<br />

76<br />

77<br />

78<br />

79<br />

37.<br />

Cf. CCGG 93, 1.<br />

Cf. Shc 37.<br />

Cf. Shc 22.<br />

Cf. Shc 17.<br />

Cf. Shc 20.<br />

Shc 22.<br />

Cf. Shc 19.<br />

Shc 33; cf. 36; Sdp 39.<br />

VC 76; Sdp 38.<br />

Sdp 37.<br />

Cf. Shc 38.<br />

Sdp 39.<br />

Sdp 37.<br />

Cf. Shc 38.<br />

Shc 51.<br />

2Cel 10<br />

AP 41.<br />

Cf. 1R 16, 5-7.<br />

CCGG 84.<br />

CCGG 89.<br />

1R 22, 19-25.<br />

Cf. 1Cel 22.<br />

Adm 6, 1.<br />

1R 16, 7.<br />

Cf. AP 18. 44.<br />

Cf. Test 14.<br />

SCHALÜCK H., Llenar la tierra con el<br />

80<br />

Evangelio de Cristo, Roma 1996, 86.<br />

Shc 30.


320<br />

81 1R 16, 6.<br />

82 Sc 1.<br />

83 Sc 2.<br />

84 Cf. VC 95.<br />

85 CdC 26.<br />

86 Cf. Adm 1.<br />

87 Sc 2.<br />

88 JUAN PABLO II, Homilía del 2 de febrero<br />

2001, en L’Osservatore romano, 4<br />

de febrero de 2001.<br />

89 Cf. Sc 2.<br />

90 NMI 39.<br />

91 CdC 24.<br />

92 Cf. Shc 14.<br />

93 1Cel 22.<br />

94 2R 1, 1.<br />

95 Cf. PC 2.<br />

96 Cf. 2Cel 15.<br />

97 Cf. Shc 14. 15.<br />

98 Cf. Cla 5.<br />

99 Cf. CdC 24.<br />

100 NMI 33.<br />

101 Cf. CCGG 1, 1.<br />

102 Cf. Adm 24; 1R 11, 5-6; EP 4; CCGG 39.<br />

103 Cf. Shc 4; EP 85.<br />

104 Shc 34.<br />

105 Cf. Shc 26. 31.<br />

106 Cf. Test 14.<br />

107 Shc 31.<br />

108 Cf. Shc 17. 31. 50-51. 53.<br />

109 Cf. Adm 25.<br />

110 Cf. Shc 16. 31.<br />

111 VFC 26.<br />

112 Cf. CtaL 1-4.<br />

113 Cf. VFC 28.<br />

114 Cf. Shc 11.<br />

115 Cf. CCGG 40.<br />

116 2Cel 74.<br />

117 Cf. 2CtaF 5.<br />

118 Shc 20.<br />

119 Shc 19.<br />

120 Shc 9.<br />

121 Cf. Shc 5.<br />

122 PrivP, 3.<br />

123 Shc 28.<br />

124 Shc 30; cf. 33.<br />

125 Shc 5.<br />

126 Shc 16.<br />

127 RFF 107.<br />

128 Cf. Idem.<br />

129 RFF 109.<br />

130 Cf. Shc 45.<br />

131 Cf. RFF 92.<br />

132 Cf. RFF 60.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

133 VC 70.<br />

134 Cf. RFF 96.<br />

4. Saluto ai giovani in occasione della Visita<br />

di Benedetto XVI ad Assisi<br />

Piazza di S. Maria degli Angeli, 17 giugno 2007<br />

QUESTO LUOGO È SANTO<br />

Cari giovani,<br />

il Signore<br />

vi doni la pienezza della sua Pace!<br />

Desidero darvi, a nome mio e di tutto<br />

l’Ordine dei Frati Minori, a cui è affidata la<br />

custodia di questo luogo, il mio cordiale<br />

benvenuto in questo Santuario della Porziuncola.<br />

Guardarvi da qui, così numerosi,<br />

pieni di gioia e di speranza, pellegrini della<br />

speranza, nell’attesa di incontrare il Successore<br />

di Pietro, mi fa esultare di gioia. Mi fa<br />

riandare con il cuore ai sentimenti di Francesco<br />

davanti al popolo riunito qui a S. Maria<br />

degli Angeli il 2 agosto del 1216 – dopo<br />

che egli aveva ottenuto dal Papa Onorio III<br />

la grazia del Perdono di Assisi per tutti i pellegrini,<br />

che venivano qui alla Porziuncola,<br />

riconciliati e nutriti con il pane della vita –<br />

quando gridava, davanti ai Vescovi dell’Umbria<br />

ed alla folla che lo ascoltava: «Fratelli,<br />

voglio portarvi tutti in Paradiso, tutti in<br />

Paradiso!». Guardando voi convenuti qui,<br />

per ascoltare la parola del “Signor Papa”,<br />

che tra poco riceveremo, per conoscere la<br />

gioia che viene dalla conversione e dal perdono,<br />

per nutrirvi dell’amore che Gesù ci<br />

dona nell’Eucaristia, per ritrovare forza nella<br />

comunione fraterna, sento realizzarsi il<br />

desiderio di Francesco di Assisi, che chiamava<br />

tutti qui a convertirsi e rinnovarsi nell’amore<br />

e nella misericordia del Padre.<br />

In questo momento il Santo Padre è inginocchiato<br />

nella piccola chiesa della Porziuncola,<br />

all’ingresso della quale è la scritta:<br />

«Hic locus sanctus est» (questo luogo è<br />

santo). Sì, questo luogo è veramente santo,<br />

oggetto della predilezione e della potenza di<br />

Dio, perché in esso il Signore si è manifestato<br />

nella vita di S. Francesco. In questa<br />

Chiesa il santo si è fatto tante volte povero,<br />

non solo perché si è spogliato di tutto – a


volte anche del libro dei Vangeli – per sostenere<br />

i più poveri tra i poveri, coloro che<br />

la città di Assisi aveva maledetto ed emarginato,<br />

ma soprattutto perché si è fatto piccolo<br />

davanti a Dio, si è lasciato riempire<br />

dalla sua ricchezza, si è messo in sincero e<br />

attento ascolto della Parola, che riteneva come<br />

lampada ai suoi passi e capace di trasformare<br />

tutte le cose. Le pareti della Porziuncola<br />

conservano, ancora oggi, il segreto<br />

dei suoi colloqui con il Signore, con<br />

Maria sua madre, la sua intercessione per<br />

ottenere il perdono per tutti.<br />

Quando si trovava nel dubbio circa le<br />

scelte da fare o non comprendeva più se<br />

stesso, Francesco pregava con fiducia e ricorreva<br />

al Vangelo. Totalmente insicuro<br />

sulla strada da prendere, un giorno Francesco<br />

e i suoi primi compagni Bernardo e Pietro<br />

«si diressero a una chiesa della città, ed<br />

entrati si posero in ginocchio a pregare: Signore<br />

Dio, Padre della gloria, ti supplichiamo<br />

che, nella tua misericordia, tu ci riveli<br />

quello che dobbiamo fare». Finita l’orazione,<br />

dissero al sacerdote della chiesa stessa,<br />

lì presente: «Messere, mostraci il Vangelo<br />

del Signore nostro Gesù Cristo» (Anper<br />

10). Voi siete qui, oggi, come Francesco,<br />

Bernardo e Pietro, a chiedere al successore<br />

di Pietro: mostraci il Vangelo di Gesù Cristo,<br />

indicaci la via da seguire, donaci una<br />

“speranza certa” capace di contrastare le<br />

false speranze che vengono dalle cose e dalle<br />

emozioni superficiali, dal potere e dal dominio<br />

dell’uomo sull’uomo, ricordaci che<br />

non possiamo vivere senza Cristo!<br />

Secondo il primo biografo, Francesco,<br />

dopo aver restaurato con le sue mani anche<br />

questa piccola chiesa dedicata a S. Maria<br />

degli Angeli, un giorno vi ascoltò il brano<br />

del Vangelo nel quale il Signore invia gli<br />

apostoli in missione, ad annunciare la sua<br />

parola di verità e di amore. «Il sacerdote<br />

glielo commentò punto per punto, e Francesco,<br />

udendo che i discepoli di Cristo non devono<br />

possedere né oro, né argento, né denaro,<br />

né portare bisaccia, né pane, né bastone<br />

per via, né avere calzari, né due tonache, ma<br />

soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza,<br />

subito, esultante di Spirito Santo,<br />

esclamò: “questo voglio, questo chiedo,<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 321<br />

questo bramo di fare con tutto il cuore”»<br />

(1Cel 22). L’ascolto di Francesco è attivo,<br />

non dubita, si fa subito gioiosa amicizia per<br />

la persona di Gesù. Egli, infatti, accoglie<br />

nel cuore ed obbedisce, con la consapevolezza<br />

che la sua vita può riuscire solo se diventa<br />

un dono per gli altri, poiché c’è più<br />

gioia nel dare che nel ricevere e solo chi<br />

ama non morirà mai.<br />

Ma la Porziuncola è anche il luogo della<br />

fraternità. Dopo averla ottenuta in dono dai<br />

Benedettini del Monte Subasio, essa divenne<br />

il centro di un movimento di fratelli che<br />

il Signore di giorno in giorno andava accrescendo:<br />

da qui i frati cominciarono a diffondersi<br />

– ancora vivente Francesco – in Italia,<br />

in Europa, fino in nord Africa e in Terra<br />

Santa. Qui i frati ritornavano ogni anno per<br />

il Capitolo di Pentecoste, per raccontarsi le<br />

meraviglie operate dal Signore nella loro<br />

vita e lodare la sua bontà. Qui i frati si riunivano<br />

insieme ai pastori della Chiesa per<br />

chiedersi, insieme a Francesco, come meglio<br />

potevano osservare quello che avevano<br />

promesso al Signore. Qui accorrevano a migliaia,<br />

come nel famoso capitolo delle<br />

Stuoie del 1221, ed erano nutriti dalla carità<br />

degli abitanti di Assisi, che provvedevano al<br />

sostentamento di questi uomini nuovi, perché<br />

vedevano in loro un segno della bontà<br />

di Dio. Come disse il Card. Ratzinger:<br />

«Proprio in questa Cappella si fece incontro<br />

a Francesco la sua chiamata definitiva, che<br />

diede alla sua missione la sua vera forma e<br />

permise la nascita dell’Ordine dei Frati Minori,<br />

che peraltro all’inizio non fu affatto<br />

pensato come Ordine religioso, ma come<br />

movimento di evangelizzazione che doveva<br />

raccogliere di nuovo il popolo di Dio per il<br />

ritorno del Signore» (RATZINGER J., Il perdono<br />

di Assisi, EP, p. 22-23). E voi, carissimi<br />

giovani, proprio oggi, avete la grazia di<br />

ripetere la stessa esperienza: siete qui, riuniti<br />

intorno a Francesco e ai vostri pastori,<br />

per raccontarvi le meraviglie del Signore e<br />

ripartire per il mondo intero, a raccontare la<br />

gioia di essere cristiani, la gioia della conversione,<br />

la grazia di vivere facendo misericordia<br />

agli ultimi della terra.<br />

Qui alla Porziuncola Francesco ha accolto<br />

la giovane Chiara – davanti all’altare


322<br />

della Vergine – l’ha consacrata al Signore e<br />

l’ha avviata in una nuova forma di vita contemplativa<br />

e fraterna. Qui ha ricevuto tanti<br />

frati all’Ordine insegnando loro a vivere il<br />

Vangelo, in povertà e letizia, in fraternità,<br />

come pellegrini e forestieri per il mondo,<br />

portando pace e riconciliazione là dove non<br />

c’è ed annunciando il Regno di Dio. Intorno<br />

alla Porziuncola i frati stabilirono la loro dimora,<br />

seguendo le indicazioni di Francesco,<br />

che secondo il Celano disse loro di «non lasciare<br />

mai questo luogo, perchè veramente<br />

santo e abitazione di Dio».<br />

Alla Porziuncola Francesco morente<br />

volle ritornare, per essere deposto sulla nuda<br />

terra accanto al luogo che aveva tanto<br />

amato e nel quale aveva ricevuto tante grazie<br />

dal Signore, e poco prima del suo transito,<br />

del suo passaggio al Padre, volle che<br />

il medico dicesse a lui tutta la verità, ed appresa<br />

la morte ormai prossima disse: ebbene,<br />

se la morte è imminente, chiamatemi i<br />

fratelli Angelo e Leone, affinché mi cantino<br />

di sorella morte. Vennero i due da Francesco<br />

e cantarono, in lacrime, il Cantico di<br />

frate Sole e delle altre creature del Signore,<br />

composto dal Santo durante la sua infermità,<br />

a lode del Signore e a consolazione<br />

dell’anima sua e degli altri. In questo<br />

Cantico, prima dell’ultima strofa, egli inserì<br />

la strofa di sorella Morte: «Laudato<br />

si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale».<br />

Accanto alla Porziuncola Francesco<br />

morì la sera del 3 ottobre 1226, ma<br />

quella notte fu come l’alba di un mondo<br />

nuovo. Da allora, sorprendentemente, in<br />

questo luogo – e noi Frati Minori lo testimoniamo<br />

ogni giorno – si ricevono continuamente<br />

grazie di conversione, di guarigione<br />

interiore, di riconciliazione tra le<br />

persone, molti giovani come voi scoprono<br />

la loro vocazione, ri-progettano la loro vita<br />

e diventano cavalieri di Cristo, servi per<br />

amore, uomini di riconciliazione, profeti<br />

di speranza.<br />

Davvero questo luogo è santo, lo è stato<br />

per la prima generazione francescana, lo<br />

è per noi oggi, lo sarà anche per te, se ti fai<br />

piccolo come Francesco, se provi ad assomigliare<br />

a Maria, vera discepola del Signore<br />

e ti poni in docile ascolto dell’inse-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

gnamento del successore di Pietro. Se raccogliendoti<br />

nel silenzio del tuo cuore, saprai<br />

dire come Francesco davanti al Crocifisso<br />

di S. Damiano: «Altissimo glorioso<br />

Dio, illumina le tenebre de lo core mio. E<br />

damme fede dritta, speranza certa, carità<br />

perfetta, senno e cognoscemento, Signore,<br />

che faccia lo tuo santo e verace comandamento.<br />

Amen» (Preghiera davanti al Crocifisso).<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

5. Omelia per l’invio di nuovi missionari<br />

S. Maria degli Angeli, Porziuncola,<br />

18 giugno 2007<br />

QUI È NATA<br />

LA FRATERNITÀ-IN-MISSIONE<br />

Miei cari fratelli in S. Francesco,<br />

il Signore vi dia Pace!<br />

Siamo riuniti questa mattina in questa<br />

meravigliosa Basilica di Santa Maria degli<br />

Angeli, che protegge, come uno scrigno<br />

prezioso, l’umile cappella tanto amata da<br />

San Francesco. «Sorgeva in questo luogo<br />

una chiesa dedicata alla Vergine Madre –<br />

narra il Celano – che per la sua particolare<br />

umiltà meritò, dopo il Figlio, di essere Sovrana<br />

di tutti i Santi. Qui ebbe inizio l’Ordine<br />

dei minori, e si innalzò ampia e armoniosa,<br />

come poggiata su fondamento solido,<br />

la loro nobile costruzione... la beata Vergine,<br />

fra tutte le chiese innalzate a suo onore,<br />

amava quella con particolare predilezione;<br />

e perciò il santo la preferiva a tutte le altre»<br />

(2Cel 12, 18-19).<br />

Questo luogo di povertà e di fraternità<br />

riveste un’importanza particolare per la nostra<br />

vita francescana, poiché è qui che per<br />

divina ispirazione è nata la “Fraternità-inmissione”<br />

francescana. È qui che Francesco<br />

ha sentito nel più profondo della sua anima,<br />

e ha lasciato vibrare nel suo cuore, la chiamata<br />

missionaria. È qui pure che il Vangelo,<br />

«per una profetica ispirazione della saggezza<br />

divina», gli ha rivelato la forma di vita<br />

che ha vissuto fino alla sua Pasqua nella vi


cina cella del Transito. Da questa umile<br />

cappella della Porziuncola il messaggio<br />

francescano di pace, di amore, di riconciliazione,<br />

di fraternità universale, si è sparso<br />

nel mondo intero.<br />

Ce lo racconta il Celano: «Ma un giorno,<br />

in cui in questa chiesa si leggeva il brano<br />

del Vangelo relativo al mandato affidato<br />

agli apostoli di predicare, il santo, che era<br />

presente e ne aveva intuito solo il senso generale,<br />

dopo la messa pregò il sacerdote di<br />

spiegargli il passo. Il sacerdote glielo commentò<br />

punto per punto e Francesco, udendo<br />

che i discepoli di Cristo non devono possedere<br />

né oro né argento, né denaro, né portare<br />

bisaccia, né pane né bastone… ma soltanto<br />

predicare il regno di Dio e la penitenza,<br />

subito esultante di divino fervore,<br />

esclamò: “Questo voglio, questo chiedo,<br />

questo bramo di fare con tutto il cuore!”»<br />

(1Cel 9,22).<br />

Poco dopo, Francesco inviava in missione<br />

i primi Frati che lo avevano raggiunto alla<br />

Porziuncola: «Andate, carissimi, a due a<br />

due per le varie parti del mondo ed annunciate<br />

agli uomini la pace e la penitenza in<br />

remissione dei peccati; e siate pazienti nelle<br />

persecuzioni, sicuri che il Signore adempirà<br />

il suo disegno e manterrà le sue promesse.<br />

Rispondete con umiltà a chi vi interroga,<br />

benedite chi vi perseguita, ringraziate<br />

coloro chi vi ingiuria e vi calunnia, perché<br />

in cambio ci viene preparato il regno eterno!»<br />

(1Cel 12,29).<br />

Come successore di san Francesco, non<br />

vi invio più oggi due a due. Vi invio comunque<br />

con lo stesso entusiasmo, la stessa<br />

passione per il Cristo, per la Chiesa e per il<br />

mondo. Voi partirete fra poco verso Paesi<br />

molto diversi per cultura e religione. Domando<br />

a voi miei giovani Frati che siete la<br />

nostra speranza e il nostro esempio e che<br />

avete risposto generosamente all’appello<br />

missionario: coltivate sempre e ovunque<br />

l’ideale di Francesco, la grazia delle origini<br />

che cantano le vecchie mura di questa cappella,<br />

la fiamma del primo amore della missione.<br />

È Francesco che vi invia oggi come<br />

Fraternità in missione. Tra i vostri fratelli,<br />

vivete la minorità e la fraternità della Porziuncola<br />

delle origini. Siate soggetti e sot-<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 323<br />

tomessi ad ogni creatura per amore di Dio e<br />

della Vergine Maria. Non dimenticate che è<br />

la fraternità che deve essere missionaria, è<br />

la fraternità che evangelizza: seguendo l’esempio<br />

di Francesco e dei suoi primi compagni,<br />

noi siamo una Fraternità in missione,<br />

una Fraternità che è nata qui alla Porziuncola.<br />

In tutto il mondo, fedeli alla missione<br />

che l’Ordine e la Chiesa vi ha affidato, annunciate<br />

la buona novella del Regno di Dio,<br />

proclamate il Vangelo, edificate tutte le nazioni<br />

in parole e in atti attraverso la purezza<br />

della vostra vita, predicate la conversione e<br />

la penitenza.<br />

In questa umile cappella tanto amata da<br />

Francesco, noi siamo venuti a supplicare la<br />

Vergine Maria, Nostra Signora degli Angeli,<br />

di accompagnarvi nel cammino della vostra<br />

vita missionaria. Per sua intercessione,<br />

imploro la benedizione del Signore su ciascuno<br />

di voi. La vostra vita non sarà esente<br />

da sofferenze e difficoltà. Conoscerete anche<br />

gioie grandi che saranno il frutto non<br />

tanto della vostra azione personale e di<br />

quella della Fraternità, ma piuttosto della<br />

grazia di Dio che non abbandona mai i suoi<br />

figli. E quando vi sentirete troppo soli o oppressi<br />

sotto il peso, ricordatevi che il vostro<br />

Ministro prega per voi ogni giorno e vi affida<br />

all’amore del Signore.<br />

In nome di tutti i Frati dell’Ordine, voi<br />

spargerete la misericordia del Signore nelle<br />

anime di coloro che vi incontreranno, voi<br />

sarete vicini ai poveri e ai piccoli, ai lebbrosi<br />

e agli emarginati del nostro tempo. E<br />

spesso, i vostri occhi, il vostro sguardo di<br />

compassione e di tenerezza sarà il sorriso di<br />

Dio sulla terra. Qualche volta voi aiuterete<br />

gli uomini e le donne disperate o pacificate<br />

ad attraversare il passaggio della morte corporale.<br />

In ogni luogo voi spargerete la gioia<br />

del Regno di Dio.<br />

Fratelli miei, il Signore vi benedica e vi<br />

protegga, volga su di voi il suo volto e vi<br />

doni la pace. E con la benedizione del nostro<br />

padre serafico san Francesco, io vi invio<br />

in missione. Amen! Alleluia!<br />

FRA JOSÉ CARBALLO RODRIGUEZ, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale


324<br />

6. Discorso in occasione del bicentenerio<br />

della canonizazione di san Benedetto<br />

il Moro<br />

Palermo, 24 giugno 2007<br />

UNA VITA INTENSA<br />

NELL’UMILE QUOTIDIANITÀ<br />

Carissimi Fratelli e Sorelle,<br />

il Signore vi dia pace<br />

e vi ricolmi della sua gioia!<br />

Si concludono oggi, con questa solenne<br />

Eucaristia, le celebrazioni promosse dalla<br />

Provincia siciliana dei Frati Minori per ricordare<br />

il II Centenario della canonizzazione<br />

del nostro s. Benedetto il Moro, figlio di<br />

questa stessa Provincia, inclito Patrono di<br />

Palermo e vigile presenza in questo convento<br />

di S. Maria di Gesù.<br />

Nel corso di oltre un anno, è stato ricordato,<br />

con opportune manifestazioni, l’evento<br />

compiutosi a Roma, nella basilica papale<br />

di S. Pietro in Vaticano il 24 maggio 1807,<br />

allorché il Sommo Pontefice Pio VII, nell’ottavo<br />

anno del suo tormentato pontificato<br />

(1800-1823) e nell’unica cerimonia di<br />

canonizzazione da lui compiuta, proponeva<br />

alla venerazione della Chiesa universale<br />

Benedetto da san Fratello o il Moro, esemplare<br />

figlio del Poverello d’Assisi, attribuendogli<br />

il titolo e gli onori dei “santi”.<br />

In quella stessa circostanza, il Papa dichiarava<br />

“santi”, altri tre insigni francescani,<br />

e cioè: Coletta di Corbie, riformatrice<br />

del II Ordine di S. Francesco, la viterbese<br />

Giacinta de Marescotti e la Fondatrice delle<br />

“Orsoline”, la terziaria Angela Merici.<br />

Dalla cronaca sappiamo poi che il rito si<br />

svolse nella basilica vaticana “splendidamente<br />

ornata” e che a perorare la canonizzazione<br />

fu il Cardinale Innico Caracciolo, discendente<br />

del quinto beato canonizzato in quel giorno,<br />

1’abruzzese Francesco Caracciolo, Fondatore<br />

dei Chierici Regolari Minori.<br />

Ognuno di questi Santi, e in particolare il<br />

nostro san Benedetto, continua a parlarci con<br />

l’eloquenza della sua storia e del suo operare<br />

in Dio, proiettando luce sul nostro cammino<br />

e speranza per il futuro della storia.<br />

Sono perciò vivamente grato al Ministro<br />

provinciale, Fr. Carmelo Finocchiaro, al<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Guardiano di S. Maria di Gesù, Fr. Fernando<br />

Trupia, e ai singoli Membri del Comitato<br />

organizzatore delle celebrazioni centenarie,<br />

per avermi invitato a conchiudere il bicentenario<br />

della canonizzazione di San<br />

Benedetto il Moro. Saluto tutti i presenti,<br />

lieto di fare, con ciascuno di voi, quasi un<br />

consuntivo dell’anno trascorso e proiettarci<br />

verso un futuro di rinnovato impegno nel<br />

seguire le orme dei nostri Santi.<br />

1. San Benedetto da San Fratello: la sua<br />

identità<br />

Una domanda nasce spontanea nella<br />

mente e nel cuore di ciascuno di noi: chi è<br />

stato e che cosa ha fatto Benedetto, che qui<br />

è vissuto e qui è morto il 4 aprile 1589, per<br />

essere ancora ricordato da noi e proposto ad<br />

esempio per le future generazioni?<br />

Benedetto Manassari detto “il Moro”,<br />

nato a San Fratello in provincia di Messina<br />

nel 1526, e divenuto Frate Minore nel 1562,<br />

è un semplice che si è lasciato conquistare<br />

da Dio e al quale sono stati rivelati i misteri<br />

del Regno celeste.<br />

L’umile figlio di S. Francesco non fu, infatti,<br />

né un letterato né un discendente da<br />

antica e nobile casata. Egli, invece, era figlio<br />

di poveri “schiavi negri” portati in Sicilia<br />

dall’Africa, a servizio di un ricco proprietario<br />

di San Fratello. Entrato a ventun<br />

anno tra gli Eremiti fondati dal terziario<br />

francescano Girolamo Lanza, tra i quali<br />

svolse anche con comune edificazione l’ufficiò<br />

di superiore, ne uscì dopo la soppressione<br />

dell’associazione decretata dal Papa<br />

Pio IV nel 1562, entrando tra i Frati Minori<br />

di questo convento fortunato, fondato dal<br />

Beato Matteo d’Agrigento.<br />

Qui, a S. Maria di Gesù, o nel convento<br />

di Sant’Anna a Giuliana, egli svolse in prevalenza<br />

l’ufficio di cuoco. È vero che nel<br />

triennio 1578/1581 fu superiore in questo<br />

convento e anche maestro dei novizi. Ma<br />

dal 1582 e fino al giorno del beato transito,<br />

egli tornò ad occuparsi della cucina, con lo<br />

stesso cuore di una mamma per i suoi figli.<br />

Un’esistenza, dunque, quella di Benedetto,<br />

vissuta nell’umile quotidianità, ma<br />

con straordinaria intensità davanti a Dio, in<br />

un progressivo affondare nella vita della


Trinità Santissima, attraverso una unione<br />

sempre più assorbente e travolgente con il<br />

Figlio di Dio fattosi uomo per noi ed unico<br />

suo amore.<br />

Proprio tale esistenza, apparentemente<br />

povera, priva di interessi esaltanti, ma completamente<br />

pervasa dall’amore per il Signore,<br />

ci dice che possiamo vivere la gioia di un<br />

incontro con Colui che dà pienezza alla nostra<br />

vita.<br />

Chiamati oggi a celebrare le meraviglie<br />

operate dal Signore nella vita di San Benedetto<br />

il Moro, come ha fatto con Giovanni<br />

Battista e con tutti i santi, siamo anche impegnati<br />

a vivere nel presente l’esperienza di<br />

questo fratello, lontano da noi nel tempo,<br />

ma vicino per l’attualità del suo messaggio<br />

ispirato dallo Spirito che rivela ai semplici e<br />

ai piccoli i misteri del Regno di Dio.<br />

2. Il povero che accoglie con amore la volontà<br />

di Dio<br />

In San Benedetto da san Fratello è esaltato<br />

un figlio di questa terra e un discepolo<br />

del Poverello d’Assisi.<br />

Egli non si è imposto all’attenzione del<br />

mondo perché è stato capace di una qualche<br />

straordinaria realizzazione sociale o economica,<br />

o per le sue grandi doti intellettuali,<br />

ma perché ha amato senza riserve il Signore<br />

e perché del suo Vangelo è divenuto una<br />

pura trasparenza, una convincente e attraente<br />

testimonianza. In una parola: perché<br />

si è fatto povero.<br />

La povertà, infatti, rende l’uomo capace<br />

di accogliere con cuore disponibile la volontà<br />

di Dio, rendendolo libero da tutti i legami<br />

con le cose e le ambizioni umane. È<br />

questa la sorprendente saggezza dei semplici<br />

che sconcerta gli uomini colti e che fa<br />

esclamare a S. Francesco “Mio Dio e mio<br />

tutto“ o che fa dire a Teresa di Gesù: “Niente<br />

ti turbi, niente ti sgomenti, tutto passa,<br />

solo Dio ti basta“!<br />

L’umile francescano di Sicilia ci invita<br />

oggi, al termine delle grandi celebrazioni<br />

per il bicentenario della sua canonizzazione<br />

e mentre l’Ordine dei Frati Minori si prepara<br />

a celebrare gli otto secoli della sua origine,<br />

ad affidarci perdutamente a Dio, dicendoGli,<br />

come hanno fatto i santi, il nostro<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 325<br />

“Sì” incondizionato, in modo tale da poter<br />

continuare ad essere vangelo vivente «per<br />

nutrire, mediante l’offerta liberante del<br />

Vangelo, il nostro mondo diviso, disuguale,<br />

affamato di senso, così come fecero nel loro<br />

tempo Francesco e Chiara d’Assisi» (II<br />

Signore ti dia pace, n.2) e la schiera innumerevole<br />

dei nostri Santi.<br />

3. Il povero che semina misericordia<br />

San Benedetto il Moro non fu un solitario,<br />

sebbene avesse scelto all’inizio del suo<br />

cammino di perfezione la vita eremitica alla<br />

scuola di Girolamo Lanza. Non andò al<br />

Signore da solo, non lo incontrò facendo a<br />

meno degli altri.<br />

Anche in questo, il nostro Santo ci dà un<br />

insegnamento di straordinaria attualità.<br />

La più alta vocazione dell’uomo è di<br />

«entrare in comunione con Dio e con gli altri<br />

uomini suoi fratelli» (Vita fraterna in comunità,<br />

n. 9). E per noi Frati Minori la vita<br />

fraterna in comunità rappresenta uno degli<br />

elementi essenziali della nostra forma di vita.<br />

Vivere per gli altri, in un dono fiducioso<br />

per la vita dei fratelli: fu questo il “programma”<br />

di san Benedetto. Seguendo l’esempio<br />

del Maestro divino “venuto non per<br />

essere servito, ma per servire e dare la sua<br />

vita per gli altri” (cf Mt 20, 28), egli nutrì di<br />

misericordia l’intera sua vita: rendendosi<br />

dono di speranza per quanti l’avvicinavano,<br />

attingendo dal suo cuore parole di vita, e rispondendo<br />

al profondo bisogno di Dio bruciante<br />

nel cuore degli uomini del suo difficile<br />

tempo.<br />

Dotato da Dio di doni straordinari, non<br />

tenne per sé il dono di Dio, ma lo condivise<br />

con gioia con quanti ricorrevano a lui in<br />

cerca di pace e di fiducia nella vita. Sacerdoti<br />

e teologi, e lo stesso viceré di Sicilia, si<br />

avvalsero del dono del consiglio e della sapienza<br />

che gli consentiva di scrutare i disegni<br />

di Dio.<br />

Viviamo in un mondo diviso e frammentato,<br />

e insieme assetato di comunione e di<br />

fraternità. San Benedetto il Moro ci insegna<br />

che questa è l’ora della comunione fraterna<br />

e della condivisione. Lo ripete a noi Frati<br />

Minori, lo grida ad ogni uomo assetato di<br />

giustizia e di libertà, per il futuro di una


326<br />

nuova umanità rigenerata dalla forza dell’amore.<br />

4. I Santi portatori di luce<br />

Lo ha affermato Benedetto XVI nella<br />

sua lettera enciclica Deus caritas est: «I<br />

Santi sono veri portatori di luce all’interno<br />

della storia» (n.40).<br />

Benedetto da San Fratello appartiene a<br />

questa schiera immensa di “benefattori dell’umanità”,<br />

che ha segnato la storia non solo<br />

della Sicilia e della Famiglia Francescana<br />

lungo i quattro secoli circa che ci separano<br />

dal suo transito. Una storia che non sempre<br />

conosciamo e che, molte volte, non riusciamo<br />

a raccontare e a trasmettere. Una storia,<br />

quella che ha scritto con la sua eroica testimonianza<br />

di vita il nostro Santo, e che ce lo<br />

rende veramente vicino.<br />

In San Benedetto da San Fratello abbiamo<br />

la convincente dimostrazione di come<br />

un vero apostolo sia capace di calarsi nel<br />

particolare contesto sociale della sua gente,<br />

rivestendo di forme adeguate alla cultura e<br />

alla mentalità del suo tempo l’eterno Vangelo<br />

della carità e della pace.<br />

La vita del nostro santo fu essenzialmente<br />

contemplativa e perciò totalmente consacrata<br />

al bene del prossimo. Il contemplativo,<br />

infatti, è sempre molto vicino e molto<br />

unito ad ogni uomo che soffre. Nel cuore di<br />

ogni contemplativo è sempre presente il mistero<br />

della Chiesa “sacramento universale<br />

di salvezza”. È presente l’uomo creato a immagine<br />

di Dio e redento da Cristo. È presente,<br />

in una parola, il mondo che geme e<br />

che spera.<br />

Parlando alla folla raccolta per l’Angelus<br />

in piazza S. Pietro, il 2 ottobre 1994, il<br />

Servo di Dio Giovanni Paolo II affermò con<br />

forza che “il consacrato è per antonomasia<br />

il fratello universale, su cui gli altri fratelli<br />

sanno di poter contare, trovando ascolto ed<br />

accoglienza e condivisione”.<br />

Sono pertanto convinto che, anche a distanza<br />

di circa quattro secoli dalla sua morte,<br />

Benedetto il Moro, l’amico dei poveri e<br />

il testimone fedele del Vangelo delle Beatitudini,<br />

abbia ancora una parola da dire ai<br />

consacrati, e in particolare a noi Frati Minori<br />

suoi fratelli, ai Pastori della Chiesa, ai<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

giovani, agli oppressi e a quanti, nella Chiesa<br />

o nella Società, sono chiamati oggi a testimoniare<br />

con la vita il Vangelo della carità<br />

e a farsi costruttori di una società aperta ai<br />

grandi valori dello Spirito e impegnata nella<br />

difesa dell’uomo e della vita.<br />

Solo ascoltando questa parola, noi potremo<br />

dire che non è stata vana la celebrazione<br />

del bicentenario della canonizzazione<br />

dell’umile Benedetto da San Fratello, ma<br />

che ascoltando la voce del passato, noi scopriamo<br />

la grande verità ribadita da Papa Benedetto<br />

XVI che «chi va verso Dio non si<br />

allontana dagli uomini, ma si rende invece<br />

ad essi veramente vicino» (Deus caritas est,<br />

n. 42).<br />

Possiamo essere certi che il Santo che è<br />

vissuto in questo convento, che qui ha fatto<br />

esperienza dell’Assoluto, qui ha confortato<br />

i fratelli e che da qui ha raggiunto la patria<br />

eterna, e del quale qui sono custodite le sacre<br />

reliquie insieme a quelle del Beato Fondatore<br />

di questa oasi di pace, il Beato Matteo<br />

di Agrigento, è a noi vicino e ci incoraggia<br />

a custodire con fedeltà creativa la<br />

memoria della sua presenza tra noi, facendo<br />

oggi ciò che Francesco e i nostri Fratelli<br />

di ieri fecero ai loro tempi e, così, «essere<br />

noi stessi segni leggibili di vita per un mondo<br />

assetato di nuovi cieli e terra nuova» (Is<br />

65, 17). Amen.<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

7. Carta a las Hermanas de la Orden de<br />

la Inmaculada Concepción con motivo<br />

de la fiesta de Santa Beatriz de Silva<br />

Roma, 29 de junio,<br />

fiesta de los santos Pedro y Pablo, 2007.<br />

Muy queridas Hermanas en el Señor:<br />

A todas y a cada una de vosotras, os saludo<br />

con afecto y os deseo todo bien en el<br />

Señor.<br />

Se acerca la solemnidad anual de santa<br />

Beatriz de Silva, y quiero, con toda la Orden<br />

de los Hermanos Menores, unirme a<br />

vuestro gozo, multiplicarlo con el nuestro,


y compartir con vosotras la alabanza al Dios<br />

altísimo, sumo bien, todo bien, que hizo<br />

maravillas en favor de su sierva Beatriz y<br />

que, con infinita misericordia, colma de<br />

bienes a cuantas profesáis su vida y Regla<br />

en la Orden de la Inmaculada Concepción.<br />

Iluminados por la luz del Espíritu Santo<br />

y guiados por su santa operación, también<br />

nosotros, vuestros hermanos franciscanos,<br />

contemplamos el rostro de Beatriz resplandeciente<br />

de gracia y santidad: Virgen por la<br />

pureza del corazón, la limpieza de la mirada<br />

y el ardor de la caridad; madre por la admirable<br />

fecundidad de su vida, pues el Señor<br />

le ha dado una descendencia bendecida<br />

y numerosa como las estrellas del cielo;<br />

gloriosa en la Iglesia por su vida evangélica;<br />

bienaventurada por su pobreza, por sus<br />

lágrimas de mujer creyente, por su búsqueda<br />

confiada de la paz.<br />

Queridas Hermanas: Santa Beatriz, su<br />

vida, las virtudes con que el Señor la adornó,<br />

la santidad con que el Señor la embelleció,<br />

son para vosotras, y para vuestros Hermanos<br />

Menores, motivo de gozo, de alabanza,<br />

de fiesta. Hoy Beatriz nos llena de<br />

santa alegría, a vosotras y a nosotros, y nos<br />

hace sentir que formamos parte de una fraternidad<br />

formada por hermanos y hermanas.<br />

Como sabéis, nosotros los Hermanos<br />

Menores nos encaminamos a la celebración<br />

del octavo Centenario de la Fundación de<br />

nuestra Orden, que inició con la experiencia<br />

evangélica del Hermano Francisco de Asís<br />

y la aprobación de nuestra Regla por parte<br />

del “Señor Papa” en 1209. Esto es para nosotros<br />

un motivo de júbilo y de bendición<br />

por el amor que nos une a todas vosotras,<br />

queridas hermanas de la Orden de la Inmaculada<br />

Concepción.<br />

En esta andadura jubilar, iniciada en el<br />

2006, hemos querido en este año 2007 poner<br />

el Evangelio en el centro de nuestro proyecto<br />

de vida. Estoy plenamente convencido<br />

que también en el corazón mismo de<br />

vuestro proyecto de vida como Concepcionistas<br />

está el Evangelio. Así lo indican<br />

vuestras mismas Constituciones cuando os<br />

piden que creáis firmemente en el Evangelio<br />

(cf. CCGG OIC 88).<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 327<br />

Llamadas, como habéis sido, a desposaros<br />

con Jesucristo nuestro Redentor, y a hacer<br />

vuestra su vida, viviendo siempre “en<br />

obediencia, sin propio y en castidad, con<br />

perpetua clausura” (cf. CCGG OIC 1), en<br />

vuestro camino de seguimiento, de continua<br />

conversión y de identificación con<br />

Cristo, estáis igualmente llamadas a evidenciar<br />

el Evangelio a la luz del carisma concepcionista<br />

(cf. CCGG OIC 126).<br />

A la luz de estas indicaciones que encontramos<br />

en vuestras Constituciones no dudo<br />

en pediros, amadas hermanas Concepcionistas,<br />

que también vosotras durante este<br />

año pongáis el Evangelio en el centro de<br />

vuestra vida y de vuestra contemplación.<br />

Leed atentamente el Evangelio, custodiad<br />

el Evangelio en vuestros corazones, dad a<br />

luz el Evangelio con vuestras palabras y con<br />

vuestras vidas. El Evangelio sigue siendo la<br />

noticia, bella como la gracia, y ardiente como<br />

el amor, que trasnforma a quien la recibe<br />

con corazón de niño (cf. Mt 11, 25). El<br />

Evangelio sigue siendo manantial de bienaventuranza<br />

para quien lo acoge, como María<br />

Imaculada, con corazón pobre y disponible<br />

(cf. Lc 1, 38). El Evangelio sigue siendo<br />

Evangelio cuando cada una de vosotras,<br />

aun contando con vuestras pobrezas, se<br />

atreve a vivirlo acogiéndolo en su inmediatez,<br />

en su frescura, en su radicalidad, como<br />

hizo Francisco, como hizo Beatriz. Volvamos<br />

al Evangelio, y el Evangelio nos permitirá<br />

mantener siempre la poesía, la belleza<br />

y el encanto de nuestros orígenes.<br />

Santa Beatriz de Silva, había sido escogida<br />

como estrella para guiar a generaciones<br />

de vírgenes, que consagrarían a Dios su<br />

amor y su pureza, en honor de María Inmaculada.<br />

Pues bien, otra cara de la hermosa<br />

celebración de su fiesta, sin la cual no se podría<br />

comprender la dimensión gozosa de este<br />

día, es que vosotras, las hijas de santa Beatriz,<br />

sois también para ella motivo de gozo<br />

en el Señor, motivo de alabanza al Señor,<br />

motivo de fiesta con el Señor.<br />

Hoy vosotras hacéis más grande la dicha<br />

de Beatriz, y la aumentaréis cada día en la<br />

medida en que, con gozo y fidelidad creativa,<br />

viváis vuestra vocación y misión en la<br />

Iglesia, dentro de la gran Familia Francis-


328<br />

cana, y haciendo vuestro el gozo y la esperanza<br />

de nuestro mundo.<br />

Los Hermanos Menores nos unimos a<br />

vuestra fiesta, en la tierra como en el cielo.<br />

Os bendigo de todo corazón.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro General<br />

8. Omelia in occasione della Festa del<br />

Perdono d’Assisi<br />

Santa Maria degli Angeli, 01.08.2007<br />

NON TEMERE<br />

Sir 24,1-4; 22-31; Sal Lc 1,46-55;<br />

Gal 4, 3-7; Lc 1,26-33<br />

Carissimi fratelli e sorelle,<br />

in questo giorno di festa per tutta la<br />

Chiesa il Vangelo, che abbiamo appena<br />

ascoltato, ripete anche a ciascuno di noi il<br />

saluto dell’angelo a Maria: «Non temere,<br />

perché hai trovato grazia presso Dio». È<br />

una parola che ci dà coraggio e ci infonde<br />

fiducia. Il Signore oggi, come sempre nella<br />

storia della salvezza, si manifesta come<br />

Colui che è vicino ai suoi figli, come Colui<br />

che sta con il suo popolo per condividerne<br />

la sorte. Il nostro Dio non è un Dio lontano,<br />

un Dio che discende dall’alto del suo cielo<br />

per riempire di terrore l’umanità e castigarla,<br />

ma un Dio che nel corso del tempo si è<br />

rivelato come Colui che sta accanto agli<br />

uomini (cf Es 3,14). L’esserci vicino di<br />

Dio, il suo amore per la nostra vita, si è manifestato<br />

in maniera molto concreta attraverso<br />

le sue opere meravigliose, prima fra<br />

tutte la creazione, che con la sua bellezza ci<br />

parla continuamente del Creatore, ma anche<br />

attraverso la sua Parola, con la quale ha<br />

guidato ed educato il popolo di Israele, fino<br />

a farne il popolo eletto, popolo scelto tra gli<br />

altri popoli, perché stesse con Dio. Ma questa<br />

vicinanza ha raggiunto la sua perfezione<br />

in Gesù: in Lui Dio stesso ha assunto la<br />

nostra natura, ha camminato sulle nostre<br />

strade, ha vissuto le nostre piccole e grandi<br />

gioie, ha provato la nostra fragilità e le nostre<br />

sofferenze. Ed in Gesù da servi di Dio<br />

siamo definitivamente divenuti amici di<br />

Dio: «Non vi chiamo più servi, perché il<br />

servo non sa quello che fa il suo padrone;<br />

ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò<br />

che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere<br />

a voi» (Gv 15,15). Sì, siamo amici di Dio,<br />

non più servi, o, come diceva san Paolo<br />

nella seconda lettura, se «prima eravamo<br />

schiavi degli elementi del mondo», ora,<br />

grazie a Gesù Cristo, abbiamo trovato in<br />

Dio un Padre e siamo divenuti suoi figli.<br />

Dunque non più servi ma amici, non più<br />

schiavi ma figli.<br />

Lasciamo, allora, che la gioia oggi inondi<br />

il nostro cuore, perché anche noi, come<br />

Maria, abbiamo trovato grazia presso Dio,<br />

perché anche noi siamo invitati a non temerlo.<br />

Infatti, come non si ha paura di un<br />

amico o del proprio padre, così non dobbiamo<br />

aver paura di Dio.<br />

Ecco la Buona Notizia di oggi, il Vangelo<br />

che ci è stato annunciato. Il Dio in cui crediamo<br />

è, come amava chiamarlo santa Chiara,<br />

il Padre delle misericordie, Colui che si<br />

china con il cuore traboccante d’amore su<br />

ciascuno di noi, sulle nostre povertà, sulle<br />

nostre piaghe, quelle che si vedono e quelle<br />

che non si vedono, per offrirci guarigione e<br />

salvezza. Lo fa solo per amore, non vuole<br />

nulla in cambio, lo fa unicamente perché ci<br />

ama come un padre. Noi dobbiamo solo aprire<br />

il cuore e accettare questo dono, accogliere<br />

la sua misericordia, la sua grazia, il suo<br />

perdono. È Dio stesso, come abbiamo ascoltato<br />

nella prima lettura, ad invitarci: «Avvicinatevi<br />

a me, voi che mi desiderate, e saziatevi<br />

dei miei prodotti. Poiché il ricordo di me<br />

è più dolce del miele, il possedermi è più dolce<br />

del favo di miele. La mia memoria rimarrà<br />

per tutti i secoli».<br />

Ma chi ha gustato la dolcezza di questa<br />

Parola di salvezza, chi si è lasciato toccare<br />

dalla misericordia di Dio, non può rimanere<br />

uguale a prima. La sua stessa vita<br />

si trasforma e si converte in annuncio di<br />

misericordia, così come accadde anche a<br />

san Francesco, che nel suo Testamento ricorda:<br />

«quando ero nei peccati mi sembrava<br />

cosa troppo amara vedere i lebbrosi,<br />

e il Signore stesso mi condusse tra loro<br />

e usai con essi misericordia. E allontanandomi<br />

da loro ciò che mi sembrava amaro


mi fu cambiato in dolcezza di animo e di<br />

corpo».<br />

Chi si è lasciato toccare dall’amore di<br />

Dio, vive di esso e lo testimonia con tutta la<br />

sua vita, facendo della sua vita un grande atto<br />

d’amore, come ci ricordava Benedetto<br />

XVI, durante la sua visita qui ad Assisi:<br />

«Che cosa è stata, miei cari fratelli e sorelle,<br />

la vita di Francesco convertito se non un<br />

grande atto d’amore? Lo rivelano le sue<br />

preghiere infuocate, ricche di contemplazione<br />

e di lode, il suo tenero abbraccio del<br />

Bimbo divino a Greccio, la sua contemplazione<br />

della passione alla Verna, il suo «vivere<br />

secondo la forma del santo Vangelo»<br />

(Test 14), la sua scelta della povertà e il suo<br />

cercare Cristo nel volto dei poveri». In<br />

Francesco tutto ci parla di Dio, perché Dio<br />

è diventato per lui il senso della vita. Quel<br />

senso che oggi sembra essere così spesso<br />

smarrito o mai trovato, noi sappiamo che<br />

l’uomo non potrà mai darselo da solo, ma<br />

può solo essergli donato e in Cristo gli è stato<br />

offerto una volta per tutte.<br />

La festa di oggi, allora, è un invito per<br />

tutti a tornare a Cristo, ad abbeverarsi alla<br />

sorgente di acqua viva, per gioire nuovamente<br />

dell’abbraccio del Padre delle misericordie,<br />

per riscoprire una vita che è ricca<br />

di significato, anche quando è fatta delle cose<br />

piccole e banali di tutti i giorni. Ma la festa<br />

di oggi è, allo stesso tempo, un invito a<br />

lasciarci condurre da Gesù in mezzo ai “lebbrosi”<br />

del nostro tempo per usare con essi<br />

misericordia, per aprire le nostre braccia a<br />

chi è guardato con sospetto e disprezzo e<br />

magari vive o lavora accanto a noi, per accogliere<br />

e perdonare come noi, a nostra volta,<br />

siamo stati accolti e perdonati.<br />

Mentre con tutti i Francescani ci prepariamo<br />

a celebrare l’VIII centenario dell’approvazione<br />

della forma di vita di san<br />

Francesco da parte della Chiesa, anche noi<br />

vogliamo, proprio come ha fatto il santo<br />

d’Assisi, farci raggiungere dal Vangelo del<br />

perdono e dell’amore; vogliamo farci raggiungere<br />

da Gesù Cristo, perché trasformi<br />

la nostra vita in un inno di misericordia,<br />

per cantare con Maria: «Grandi cose ha<br />

fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo<br />

nome; di generazione in generazione la<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 329<br />

sua misericordia si stende su quelli che lo<br />

temono».<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

9. Discorso in occasione della XXVII<br />

marcia francescana ad Assisi<br />

S. Maria degli Angeli, 02.08.2007<br />

APRITEVI<br />

AL VANGELO DELLA GRAZIA<br />

Cari fratelli e amici,<br />

con il cuore colmo di gioia, nel nome di<br />

Francesco, nostro padre e fratello, vi accolgo<br />

in questo luogo santo della Porziuncola,<br />

il posto più amato da Francesco, umile cappella<br />

che toccò il cuore del santo di Assisi,<br />

culla dell’Ordine francescano (cf LM 5),<br />

perché, come affermò dieci anni fa il Cardinale<br />

Joseph Ratzinger, qui Francesco «si lasciò<br />

incontrare dalla chiamata definitiva<br />

che diede alla sua missione la sua vera forma<br />

e permise la nascita dell’Ordine dei Frati<br />

Minori»; luogo della scuola del Vangelo e<br />

della missione; luogo in cui i Frati si incontravano<br />

ogni anno a Pentecoste; luogo del<br />

glorioso transito del Poverello di Assisi e<br />

santuario dove, ancora oggi grazie all’indulgenza<br />

della Porziuncola, si respira la<br />

gioia del perdono e la misericordia del Dio<br />

amore. Benvenuti tutti, soprattutto i giovani<br />

della marcia francescana ad Assisi, e che<br />

santa Maria degli Angeli, san Francesco e<br />

santa Chiara vi mostrino il cammino per arrivare<br />

a Gesù.<br />

Alcuni giorni fa vi siete messi in cammino<br />

verso Assisi, la «capitale della cultura<br />

dell’amore e della pace». Anche voi, come<br />

gli abitanti di Assisi, dopo che Francesco<br />

restaurò la cappella della Porziuncola, vi<br />

siete detti: «Andiamo a Santa Maria degli<br />

Angeli» (CAss 56), sapendo che Il cammino<br />

si fa per dono, come recita il tema della<br />

Marcia verso Assisi di quest’anno. Con bagaglio<br />

leggero, con passo veloce e grande<br />

gioia nel cuore vi siete fatti pellegrini sulle<br />

diverse strade d’Italia che portano a Santa<br />

Maria degli Angeli. Avete, così, rivissuto


330<br />

l’esperienza del pellegrino Abramo, padre<br />

dei credenti, che, seguendo la chiamata di<br />

Dio, si era messo in cammino verso la terra<br />

che il Signore gli aveva mostrato (cf Gn<br />

12,1-5); l’esperienza del popolo d’Israele,<br />

pellegrino nel deserto per quarant’anni (cf<br />

Es 16,35); l’esperienza di Gesù, che fu pellegrino,<br />

salì, varie volte a Gerusalemme;<br />

l’esperienza dello stesso Francesco che non<br />

solo andò pellegrino a Roma, ma anche a<br />

Santiago e a Gerusalemme.<br />

Il cammino non è solo, né principalmente,<br />

uno spazio fisico. Per il credente è anzitutto<br />

un processo esistenziale che porta a riconoscere<br />

i cammini di Dio per seguirlo.<br />

Cammini tante volte sconcertanti – «le vostre<br />

vie non sono le mie vie» (Is 55,8), dice<br />

il Signore –, ma che conducono sempre a risultati<br />

meravigliosi. L’Esodo è l’esempio<br />

più evidente di tutto questo: il popolo fa<br />

esperienza di ciò che significa «camminare<br />

con il proprio Dio» (cf Mic 6,8) ed entrare<br />

nella sua alleanza. Dio stesso si mette in testa<br />

per aprire il cammino e la sua presenza<br />

si fa visibile con la colonna di fuoco (Es<br />

13,21s). Il mare non lo ferma (cf Sal 77,20)<br />

e durante il cammino nel deserto è Dio stesso<br />

che combatte per il suo popolo e lo sostiene,<br />

come un uomo porta il proprio figlio,<br />

gli procura da bere e da mangiare, cerca un<br />

posto dove porre l’accampamento e si<br />

preoccupa che non gli manchi nulla (cf Dt<br />

1,10-33). Il peccato del popolo fece sì che il<br />

cammino fosse lungo e difficile (cf. Dt 2,1),<br />

ma nonostante questo Dio non abbandona<br />

mai Israele e lo conduce nella terra promessa,<br />

dove il popolo potrà benedire il Signore<br />

(Dt 8,7-10). Diventa così evidente a tutti<br />

che i cammini del Signore “ sono amore e<br />

verità” (Sal 25,10).<br />

Israele è entrato nella Terra della promessa,<br />

ma deve continuare a camminare<br />

lungo le vie del Signore (cf Sal 128,1). Davanti<br />

a lui ci sono sempre due strade: quella<br />

del bene e quella del male (cf Sal 1,6;<br />

Prov 4,18s). La grande tentazione sarà quella<br />

di abbandonare il cammino del Signore,<br />

della vita (Prov 2,19), per seguire quello dei<br />

malvagi, che porta alla perdizione e alla<br />

morte (cf Sal 1,6; Mt 7,31s). Scegliere una<br />

strada invece dell’altra, sarà la grande re-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

sponsabilità di Israele (Dt 30, 15-20).<br />

Cari giovani, siete giunti alla meta che<br />

vi eravate proposti: calpestare il suolo di<br />

questo luogo santo, la Porziuncola. Ma questa<br />

meta è solo parziale. Come ho già detto,<br />

la vita è un cammino continuo, è un processo<br />

che per il credente terminerà solo con<br />

l’arrivo di sora nostra morte corporale,<br />

quando ciascuno di noi si identificherà pienamente<br />

con Cristo. Anche davanti a voi<br />

oggi ci sono due vie: quella che vi offre il<br />

mondo, la “porta larga”, e quella che vi presenta<br />

Cristo nel vangelo, la “porta stretta”.<br />

La prima, più facile e comoda, vi porta alla<br />

perdizione. La seconda, certamente più esigente<br />

ma senza dubbio più bella e attraente,<br />

vi porterà alla vita in pienezza.<br />

Voi, cari giovani, giustamente cercate la<br />

felicità e la vita in pienezza; siete, anche<br />

voi, mendicanti di senso. Sia la felicità<br />

profonda che la vita in pienezza, come ci ricordava<br />

in questa stessa piazza solo alcune<br />

settimane fa il Papa Benedetto XVI, non si<br />

trovano che in Cristo. Questo è ciò che ci<br />

dice il cammino di Francesco. Egli trovò la<br />

felicità e la pienezza solo quando incontrò<br />

Cristo e, così, poté confessare che in lui c’è<br />

tutto il bene, il sommo bene, la bellezza, la<br />

ricchezza a sufficienza (cf LodAl). Solo Cristo<br />

può darci la felicità più autentica, solo<br />

Lui, sorgente di acqua viva, può saziare la<br />

vostra sete di pienezza. Non cercate acqua<br />

nelle cisterne screpolate, che non tengono<br />

l’acqua (cf Ger 2,13), quando avete a vostra<br />

disposizione l’acqua che sgorga abbondante<br />

e fresca dalla sorgente.<br />

Può essere che molti di voi siano in questo<br />

momento preoccupati della propria riuscita<br />

e del successo. Credo sia normale. Anche<br />

Francesco, nella sua gioventù, cercò<br />

tutto questo. Ma lo cercava sulla strada sbagliata<br />

pensando di trovarlo sui campi di battaglia.<br />

Fu allora, a Spoleto, che il Signore lo<br />

prese per mano e lo condusse a chiedersi:<br />

«chi può esserti più utile: il padrone o il servo?»<br />

(3Comp 26). Cari giovani, lasciatevi<br />

portare per mano da Cristo. Domandatevi<br />

anche voi chi può esservi più utile. Perché<br />

accontentarvi delle briciole che cadono dalla<br />

mensa del padrone, quando potreste mangiare<br />

e bere con Lui? Apritevi a Cristo.


Aprite le porte a Cristo, come fece Francesco,<br />

senza paura, senza calcoli, senza misura.<br />

Egli non vi toglie nulla, ma vi dà tutto.<br />

Come Francesco, anche voi, fate di Cristo il<br />

vostro cammino, il vostro tesoro, la luce<br />

della vostra vita (cf BENEDETTO XVI, Ai<br />

giovani di Assisi).<br />

Non mi meraviglia che tra voi, immersi<br />

come siamo nella cosiddetta cultura dell’immagine,<br />

vi sia chi è preoccupato di apparire,<br />

di cercare cose esteriori, rimanendo<br />

eccessivamente concentrato su se stesso.<br />

Questo fu un altro cammino sbagliato che<br />

Francesco cercò di seguire quando aveva la<br />

vostra età. Dalla schiavitù di se stesso e dalla<br />

ricerca dell’immagine riuscì a liberarsi<br />

solo quando aprì il suo cuore al Signore Dio<br />

e agli altri; una apertura incondizionata che<br />

lo porta a confessare che per lui Dio è tutto<br />

– mio Dio, mio tutto! – e che i fratelli, per<br />

quanto diversi da lui, sono un dono del Signore<br />

(cf Test 14); una apertura che lo porta<br />

a vincere la ripugnanza che gli causava la<br />

vista dei lebbrosi, così da poterli abbracciare<br />

e usare che con essi misericordia (cf Test<br />

3), riconoscendo in loro il volto sofferente<br />

ed emarginato del Signore.<br />

Come fece Francesco nell’eremo di san<br />

Damiano, anche voi fissate lo sguardo in<br />

Cristo crocifisso e glorioso. Lasciate che il<br />

suo sguardo incroci il vostro e penetri fino<br />

nel più profondo del vostro cuore. Lasciatevi<br />

guardare, cioè, lasciatevi amare da Cristo<br />

e allora il vostro sguardo si trasformerà e i<br />

vostri cuori batteranno al ritmo del suo. Innamoratevi<br />

di Cristo e sarete discepoli e, insieme,<br />

missionari.<br />

Come fece Francesco qui alla Porziuncola,<br />

lasciatevi incontrare e illuminare, anche<br />

voi cari giovani, dalla Parola viva e interpretata<br />

dalla Chiesa. Assumete il Vangelo<br />

come criterio fondamentale delle vostre<br />

scelte esistenziali. Fate del Vangelo il vostro<br />

libro di lettura. Accogliete il Vangelo<br />

come Buona Notizia. Una notizia bella come<br />

la grazia e ardente come l’amore, che<br />

trasforma la vita di chi la riceve con il cuore<br />

di un bambino (cf Mt 11,25); è fonte di<br />

felicità per chi, come Maria di Nazareth, la<br />

accoglie con cuore disponibile (cf Lc 1,38);<br />

è sorgente di vera libertà per chi, come<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 331<br />

Francesco la accoglie nella sua immediatezza,<br />

freschezza, radicalità (cf 1Cel 22), sine<br />

glossa.<br />

Come fece Francesco con il lebbroso,<br />

abbracciate tutti gli esclusi, date loro il vostro<br />

tempo, fate sentire loro l’amore di Dio,<br />

ponetevi, come il Poverello, al loro servizio.<br />

Così anche voi gusterete dolcezza di<br />

anima e di corpo, e la vostra vita si de-centrerà,<br />

il vostro cammino si farà per dono,<br />

cioè sfocerà in una donazione gratuita, abbandonando<br />

la logica dell’ego, dell’io, del<br />

guadagno, per vivere l’agape, la logica del<br />

dono e della donazione senza riserve al Signore<br />

e agli uomini e alle donne che incontrerete<br />

sul vostro cammino. Riconoscendo<br />

in Dio, nella contemplazione, la perfetta logica<br />

del dono (cf Spc 22), la vostra stessa<br />

vita si farà offerta, come la vita di Dio, eterno<br />

dono all’umanità (cf Spc 20.32). Ricordate,<br />

cari giovani, che essendo voi stessi dei<br />

doni (cf Spc 22), nulla vi appartiene, nemmeno<br />

voi stessi, tutto è un bene ricevuto,<br />

chiamato ad essere condiviso e restituito<br />

(Spc 19). Non siamo padroni della nostra<br />

vita. L’abbiamo ricevuta in dono, l’abbiamo<br />

ricevuta per donarla (cf Spc 21).<br />

Questa logica del dono, senza dubbio, è<br />

comprensibile, si può vivere, solo in una vita<br />

riconciliata in Cristo. Il secondo aspetto<br />

espresso nel tema di questa marcia francescana<br />

ad Assisi. Il cammino che si fa per donarsi,<br />

per dono, è anche un cammino di riconciliazione<br />

e di perdono, per-dono.<br />

Francesco, ci dice il Celano, aveva avuto<br />

una straordinaria esperienza del perdono<br />

dei suoi peccati (cf 1Cel 26). Possiamo ben<br />

dire che, in un certo senso, gustò già sulla<br />

terra la bellezza del paradiso. Volendo che<br />

tutti sperimentassero la gioia del perdono e<br />

gustassero già nella vita il cielo, ottenne dal<br />

Papa la grazia del Perdono di Assisi. Da allora,<br />

in questa piccola chiesa della Porziuncola,<br />

si può respirare la gioia della misericordia<br />

di Dio, la Porziuncola divenne luogo<br />

di riconciliazione, di perdono, di pace.<br />

Vedendovi così numerosi davanti a questa<br />

Basilica di Santa Maria degli Angeli,<br />

penso a quel 2 di agosto del 1216 in cui<br />

Francesco, dopo aver ottenuto dal Papa<br />

l’indulgenza della Porziuncola, davanti ai


332<br />

Vescovi dell’Umbria e a una gran moltitudine,<br />

gridava ricolmo di gioia: «Desidero<br />

mandarvi tutti in paradiso, tutti in paradiso».<br />

Cari giovani, il cammino che avete percorso<br />

per giungere a Santa Maria degli Angeli<br />

sarà veramente fecondo solo se vi porta<br />

a provare la gioia del perdono e della piena<br />

riconciliazione. Mentre vi chiama alla<br />

conversione, il Signore stesso si offre a voi<br />

come perdono e misericordia. Lasciatevi visitare<br />

dall’amore di Dio che si fa perdono.<br />

Fatevi complici di questo amore senza limiti.<br />

Dio è amore (1Gv 4,8). Il nostro Dio, il<br />

Padre rivelato da Gesù, è il “Padre delle misericordie”,<br />

come lo chiama Chiara (Test 2),<br />

un Dio ricco di misericordia, sempre disposto<br />

al perdono (Ef 2,4).<br />

Con san Paolo vi dico: «lasciatevi riconciliare<br />

con Dio» (2Cor 5,20). Ottocento<br />

anni fa, Francesco, entrando in se stesso,<br />

poté nascere di nuovo (cf Gv 3,3); chiedendo<br />

di essere illuminato nel più profondo del<br />

suo cuore, si lasciò trasformare totalmente,<br />

così da poter compiere in ogni momento la<br />

santa e verace volontà di Dio (cf PCr). Come<br />

lui anche voi lasciatevi toccare dall’amore<br />

di Dio, lasciatevi perdonare. Allora la<br />

vostra conversione provocherà il sorriso di<br />

Dio che vi viene incontro per abbracciarvi<br />

e, come nella cosiddetta parabola di figlio<br />

prodigo (cf Lc 15,23), comincerà la festa e<br />

immensa sarà la gioia nei vostri cuori.<br />

Cari giovani, siete al crocevia della vita.<br />

Davanti a voi stanno due possibilità, due<br />

cammini: quello della vita e quello della<br />

morte. Nessuno può scegliere per voi, ma<br />

sappiate che in questa scelta vi state giocando<br />

l’esistenza. Il vostro futuro dipenderà<br />

dalle vostre scelte di oggi. Siccome conosco<br />

la vostra sete di pienezza, la vostra generosità<br />

e il vostro coraggio, non ho dubbi<br />

nel proporvi il cammino della vita, il cammino<br />

del Vangelo. Lo stesso che qui, alla<br />

Porziuncola, scoprì Frate Francesco. Non<br />

temete le sue esigenze, per quanto radicali<br />

possano sembrare vi darà la vita in pienezza<br />

e la felicità.<br />

In nome di Francesco: apritevi al Vangelo<br />

della grazia (cf Atti 20,24), non addomesticate<br />

le sue parole profetiche, adattan-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

dole ad uno stile di vita comodo. Solo così<br />

sarete «sentinelle del mattino», solo così sarete<br />

profeti di speranza per il nostro mondo<br />

e, soprattutto, per i giovani come voi. Stiate<br />

anche voi Vangelo vivente come lo fu Francesco.<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

10. Lettera del Ministro generale per la<br />

Festa di santa Chiara<br />

Roma, 11 agosto 2007,<br />

Festa di santa Chiara<br />

RISCOPRIRE IL SENSO DELLA NO-<br />

STRA SCELTA DI VITA<br />

Carissime Sorelle,<br />

il Signore vi dia pace!<br />

In occasione della festa di santa Chiara<br />

desidero anche quest’anno rivolgervi un<br />

particolare saluto e ringraziarvi per la vostra<br />

presenza nella Chiesa e nel mondo, oltre<br />

che per la fraterna vicinanza che sempre<br />

dimostrate nei miei confronti. So, infatti,<br />

che la vostra preghiera mi accompagna nel<br />

mio continuo pellegrinare, per incontrare e<br />

animare i Fratelli e le Sorelle che il Signore<br />

mi ha affidato.<br />

Voglio, poi, offrire alla vostra riflessione<br />

alcuni pensieri che nascono dal cammino<br />

che noi Frati stiamo vivendo in questi anni,<br />

riflettendo sulla grazia delle origini, in vista<br />

della celebrazione del centenario della<br />

fondazione dell’Ordine. Mi auguro che possano<br />

essere degli spunti validi anche per la<br />

vostra vita, proprio in forza della profonda<br />

unità di ispirazione che ci lega.<br />

Mendicanti di senso<br />

Viviamo un tempo in cui ci sentiamo sollecitati<br />

da molte domande e interrogativi,<br />

che la vita e la storia ci rivolgono ogni giorno;<br />

sono domande che ci vengono dalle persone<br />

che incontriamo, dalle situazioni storiche<br />

ed ecclesiali che viviamo, ma sono anche<br />

domande che nascono dall’interno del<br />

nostro cuore e che ci spingono a fare verità<br />

e chiarezza nella nostra vita. Un primo sug-


gerimento che vi offro è quello di non spegnere<br />

queste domande, magari fuggendole<br />

come tentazioni o provocazioni negative:<br />

proviamo invece a considerarle come sollecitazioni<br />

che ci chiedono una nuova e rinnovata<br />

autenticità di vita. Un tratto dominante<br />

di questi interrogativi che la vita ci<br />

pone e che noi stessi ci poniamo è l’invito a<br />

riscoprire il senso di quello che facciamo e<br />

viviamo: è importante, oggi più che mai, ritrovare<br />

il senso della nostra scelta di vita.<br />

Si tratta di una ricerca cui ci invita Francesco<br />

stesso, che nella Preghiera davanti al<br />

Crocifisso, agli inizi della sua avventura,<br />

chiede al Signore “senno e conoscimento<br />

per fare il suo santo e verace comandamento”.<br />

Possiamo chiederci: cos’è quel “senno<br />

e conoscimento”, se non l’invocazione per<br />

avere da Dio una risposta sul senso della<br />

propria vita?<br />

Quella che ci è richiesta è una riflessione<br />

di tipo sapienziale, che cerca di discernere<br />

nel concreto della vita i segni della presenza<br />

del Signore. La Scrittura, nei libri sapienziali,<br />

ci offre molti esempi di tale riflessione<br />

credente, che si interroga sul senso<br />

e sulla qualità della vita. Forse non<br />

sarebbe inutile, per molti di noi, riprendere<br />

in mano i libri sapienziali, che ci insegnano<br />

a farci domande, e non solo a trovare risposte,<br />

e che ci invitano ad una lettura sapiente<br />

della vita, in cui scorgere i segni di Dio. E<br />

se pensiamo ad alcuni libri della Scrittura,<br />

ci accorgiamo che propongono una lettura<br />

della vita che spesso è quasi “scandalosa”<br />

nel suo prendere sul serio le contraddizioni<br />

e le difficoltà del vivere, ma che nello stesso<br />

tempo ci educa alla capacità di ritrovare<br />

sempre lo sguardo della fede, alla cui luce<br />

soltanto è possibile trovare risposte valide<br />

alla nostra ricerca di senso.<br />

Lo sguardo alla vita con gli occhi della<br />

fede ci riporterà a scoprire che al centro della<br />

nostra esperienza e della nostra storia non<br />

stanno tanto le nostre fedeltà o infedeltà, le<br />

nostre ricerche e nemmeno le nostre domande,<br />

ma la Sua iniziativa di grazia, che<br />

sempre ci precede e ci avvolge. È l’atteggiamento<br />

cui ci invita Chiara, all’inizio del<br />

suo Testamento: «Tra gli altri benefici, che<br />

abbiamo ricevuto ed ogni giorno riceviamo<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 333<br />

dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie,<br />

per i quali siamo molto tenute a rendere<br />

a Lui glorioso vive azioni di grazie,<br />

grande è quello della nostra vocazione. […]<br />

Dobbiamo, perciò, Sorelle carissime, meditare<br />

gli immensi benefici di cui Dio ci ha<br />

colmate, specialmente quelli che Egli si è<br />

degnato di operare tra noi per mezzo del suo<br />

diletto servo, il beato padre nostro Francesco,<br />

e non solo dopo la nostra conversione,<br />

ma fin da quando eravamo ancora tra le vanità<br />

del secolo» (TestsC 2-8).<br />

L’invito di Chiara è in perfetta sintonia<br />

con l’atteggiamento di Francesco, che nel<br />

suo Testamento rilegge ugualmente tutta la<br />

propria esperienza con gli occhi della fede,<br />

e scopre che il vero protagonista delle sue<br />

personali vicende è sempre il Signore:<br />

«L’Altissimo diede a me frate Francesco di<br />

incominciare così…e l’Altissimo mi condusse<br />

tra i lebbrosi … e quando il Signore<br />

mi dette dei fratelli, …l’Altissimo mi rivelò<br />

che dovevo vivere secondo la forma del<br />

santo Vangelo…» (Test 1.2.14). Come<br />

Chiara, come Francesco, anche noi siamo<br />

invitati a riscoprire il senso della nostra vita,<br />

guardandola con gli occhi trasformati<br />

dallo Spirito, occhi che sanno “vedere e credere”<br />

(cf Am 1,20-21), riconoscere nei fatti<br />

della nostra esistenza l’agire di Dio, la sua<br />

“santa operazione”. Con la grata consapevolezza<br />

che questo agire del Signore è già<br />

presente e operante: non dipende dalla nostra<br />

virtù o dalla nostra ascesi, ma dalla sua<br />

iniziativa di grazia, che sempre ci precede.<br />

La forma di vita<br />

In questa volontà di ritornare al centro e<br />

al senso della vostra scelta di vita, mi sono<br />

chiesto quale aiuto possiamo offrirvi noi<br />

Frati, ed in particolare io, successore di<br />

Francesco, nel servizio alla Fraternità. Credo<br />

di non poter fare di meglio che ripetervi<br />

le parole di san Francesco, che mosso da paterno<br />

affetto, scrisse per voi la forma di vita<br />

in questo modo: «Poiché per divina ispirazione<br />

vi siete fatte figlie e ancelle dell’Altissimo<br />

sommo Re, il Padre celeste, e vi siete<br />

sposate allo Spirito Santo, scegliendo di<br />

vivere secondo la perfezione del santo Vangelo,<br />

voglio e prometto da parte mia e dei


334<br />

miei frati, di avere sempre di voi, come di<br />

loro, attenta cura e sollecitudine speciale»<br />

(RsC 6,2-4). La vostra Forma di vita vi invita<br />

a riconoscervi in un intimo rapporto<br />

con le tre divine persone: con il Padre, di<br />

cui siete “figlie e ancelle”, con lo Spirito<br />

santo, di cui siete “spose”, e con il Figlio<br />

Gesù, del quale volete vivere il Vangelo fino<br />

alla perfezione.<br />

Le parole di Francesco provocano e interrogano:<br />

a quale rapporto con Dio vi invitano<br />

tali espressioni? Cosa vuol dire essere “figlie<br />

e ancelle del Padre”? Qual è il modo in cui<br />

vivere e sviluppare un vero rapporto filiale<br />

con Dio? Ancor più provocante è l’immagine<br />

di “spose dello Spirito santo” che Francesco<br />

vi attribuisce. Un rapporto con lo Spirito<br />

è sempre uno spazio aperto all’imprevedibile<br />

novità di Dio: lo Spirito è fonte e sorgente<br />

di vita e di novità, è “Signore e dona la vita”,<br />

è il principio di ogni carisma e di ogni dono<br />

che viene dall’alto. Se con un tale Spirito si<br />

instaura un rapporto sponsale, con l’intimità<br />

feconda che tale rapporto conosce, che cosa<br />

ne potrà nascere? Niente meno che Cristo,<br />

che anche voi siete chiamate a partorire, come<br />

ogni credente, visto che Francesco dice<br />

che siamo chiamati a diventare «sposi, fratelli<br />

e madri del Signore» (1Lf); e Chiara, in<br />

perfetta sintonia, ricorda ad Agnese di Praga<br />

che «ha meritato degnamente di essere chiamata<br />

sorella, sposa e madre del Figlio dell’Altissimo<br />

Padre e della gloriosa Vergine»<br />

(1LAg 24).<br />

L’azione dello Spirito, di cui siete spose,<br />

riconduce infatti al Cristo, cui lo Spirito è<br />

sempre relativo, perché «nessuno può dire<br />

Gesù è Signore, se non nello Spirito santo»<br />

(1Cor 12,3). Quella vita trinitaria, cui invita<br />

la vostra Forma di vita, con il rapporto di<br />

“figlie e ancelle” verso il Padre e con il rapporto<br />

di “spose” nei confronti dello Spirito<br />

santo, trova la sua realizzazione nel “vivere<br />

secondo la perfezione del santo Vangelo”,<br />

che esprime la centralità di Cristo nella vostra<br />

vita.<br />

Chiara è maestra nell’invitarci a questa<br />

gaudiosa intimità con il Cristo, colui nel<br />

quale ella sa di potersi trasformare per mezzo<br />

della contemplazione (cf 3LAg 12-13) e<br />

che costituisce il centro della sua vita e del-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

la sua esperienza: lo sposo glorioso, contemplato<br />

con amore come “il crocifisso povero”.<br />

Tutta l’enfasi che Chiara pone nel<br />

voler vivere la povertà, che ella sottolinea<br />

in maniera molto più decisa di Francesco, si<br />

spiega proprio perché la povertà è quella del<br />

Signore e attraverso di essa cresce la condivisione<br />

della vita di Gesù, che ha scelto la<br />

povertà in questo mondo per sé e per sua<br />

madre. La povertà di Chiara non è soltanto<br />

una virtù, ma è conformità a Cristo, ed essa<br />

sembra addirittura identificarsi con Cristo<br />

stesso, come quando lo specchio, sul quale<br />

«rifulgono la beata povertà, la santa umiltà<br />

e l’ineffabile carità», a un certo punto si anima<br />

e «dall’alto del legno della croce rivolge<br />

ai passanti la sua voce perché si fermino a<br />

meditare» (cf 4LAg 18-25).<br />

Lo sguardo di Chiara riconduce a questa<br />

assoluta centralità di Gesù nella vostra vita:<br />

e mi chiedo quanto sia vero oggi, anche per<br />

voi, il rischio di una vita “dispersa”, che si<br />

perde in mille cose, magari belle e buone,<br />

ma che rischia di perdere il primato forte e<br />

visibile che va dato al Signore. Questa centralità<br />

anche visibile ed esplicita del Signore<br />

è davvero essenziale alla vostra vita; e<br />

non solo perché sia vera la vostra testimonianza<br />

nella Chiesa, ma prima ancora perché<br />

la vostra vita sia vivibile e vera per voi<br />

stesse. Questo primato forte di Dio nella vita<br />

è certamente vero anche per noi Frati, e<br />

per ogni forma di vita consacrata; ma credo<br />

che nella vostra forma di vita assuma una<br />

urgenza particolare e significativa.<br />

Per vivere fraternamente in unità di spiriti<br />

e con voto di altissima povertà<br />

Il primato di Dio che qualifica la nostra e<br />

vostra scelta di vita ha la caratteristica di essere<br />

vissuto «fraternamente in unità di spiriti».<br />

Noi Frati abbiamo usato l’espressione<br />

“santità in fraternità” (Sdp 42-45), per indicare<br />

che nella nostra vocazione non si diventa<br />

santi da soli, ma vivendo profondamente<br />

la nostra vocazione fraterna. Mentre<br />

tante sollecitazioni del passato e forse anche<br />

del presente puntavano e puntano ad un<br />

ideale di santità un po’ troppo individualistico<br />

e isolato, abbiamo riscoperto che la dimensione<br />

di fratelli e sorelle fa parte della


nostra vocazione alla santità: non si diventa<br />

santi “nonostante” la vita comunitaria, ma<br />

proprio attraverso tale dimensione, che ci<br />

apre a Dio nella relazione con le sorelle e<br />

con i fratelli.<br />

Ne era ben consapevole anche Chiara,<br />

che nel suo Testamento così si rivolge alle<br />

sorelle presenti e future: «E amandovi a vicenda<br />

nell’amore di Cristo, quell’amore che<br />

avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con<br />

le opere, affinché le sorelle, provocate da<br />

questo esempio, crescano sempre nell’amore<br />

di Dio e nella mutua carità» (TestsC 59-<br />

60). Secondo queste parole, l’amore che<br />

unisce le sorelle è l’amore di Cristo: sembra<br />

quasi non esserci distinzione tra l’amore per<br />

Dio e quello per le sorelle. Anche per noi<br />

Frati Minori è cresciuta la consapevolezza<br />

di questo profondo intreccio tra la vita di fede<br />

e la vita fraterna: nell’ultimo Capitolo<br />

generale straordinario abbiamo espresso<br />

questa convinzione con la proposta della<br />

Metodologia di Emmaus: «riunirsi; parlare<br />

di ciò che ci è successo; condividere il Vangelo,<br />

rileggere la Regola; pregare e lodare<br />

Dio “per tutti i suoi doni”; celebrare la comunione<br />

fraterna; e tornare ai Frati delle<br />

nostre Fraternità, ai nostri fratelli e sorelle<br />

del mondo intero con la buona notizia che<br />

ha trasformato le nostre vite» (cf Spc 39-<br />

47). Si tratta di una proposta che, con le dovute<br />

varianti, credo utile anche per voi.<br />

La condivisione nella fede potrà aiutare<br />

davvero le nostre comunità a riscoprire che<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 335<br />

nel nostro rapporto con Dio entrano anche i<br />

fratelli e le sorelle, soprattutto quelli della<br />

nostra comunità: per noi, come per Francesco,<br />

è vero che quando il Signore ci dette<br />

dei fratelli o delle sorelle, dopo una iniziale<br />

esitazione, fu l’Altissimo stesso a rivelarci<br />

che dovevamo vivere secondo la forma del<br />

santo Vangelo (cf Test 14). Una rivelazione<br />

così importante e fondamentale, forse, non<br />

sarebbe stata possibile, per noi come per<br />

Francesco, senza il dono dei fratelli e delle<br />

sorelle.<br />

Ringraziamo Dio per questo dono, che ci<br />

scopre il cammino del Vangelo, quel cammino<br />

che a voi Sorelle permette di vivere<br />

pienamente la vostra forma di vita, per la<br />

quale «avete scelto di vivere secondo la perfezione<br />

del santo Vangelo».<br />

E mentre anch’io, come Francesco, «prometto<br />

di avere sempre di voi, come dei miei<br />

fratelli, cura e sollecitudine speciale» (Fvit<br />

2), vi affido al Signore con le parole stesse di<br />

Chiara: «Siate sempre amanti di Dio e delle<br />

anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate<br />

sempre sollecite di osservare quanto avete<br />

promesso al Signore. Il Signore sia sempre<br />

con voi, ed Egli faccia che voi siate sempre<br />

con Lui. Amen» (BensC 14-16).<br />

Vostro fratello e servo<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

Prot. 098096


E SECRETARIA GENERALI<br />

1. Capitulum Intermedium Prov. Aprutiorum<br />

S. Bernardini Senensis in Italia<br />

Nel Capitolo Intermedio della nostra<br />

Provincia d’Abruzzo “S. Bernardino da<br />

Siena” in Italia, celebrato regolarmente secondo<br />

le disposizioni del Diritto, nella Casa<br />

di Santa Maria del Paradiso in Tocco Casauria<br />

(Pescara), sotto la presidenza di RIC-<br />

CIO FR. ANTONIO, Delegato Generale, il 13<br />

aprile 2007 sono stati eletti<br />

per l’Ufficio di Definitori della Provincia:<br />

BONFORTE FR. MARCELLO<br />

DI STEFANO FR. DAMIANO<br />

MARTORELLI FR. GIULIO<br />

SALOMONE FR. QUIRINO.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 2 maggio 2007.<br />

Prot. 097861/S153-07<br />

2. Capitulum Intermedium Prov. S. Ioseph<br />

Sponsi BMV in Belgio<br />

In the Provincial Chapter of our<br />

Province of Saint Joseph in Belgium, regularly<br />

celebrated according to the norms of<br />

Canon Law, in the House of Vaalbeek, under<br />

the presidency of the Minister Provincial,<br />

VAN LAER BR. ROBERT, the following<br />

were elected on the 18th of May 2007,<br />

for the office of Provincial Definitors:<br />

HUYSENTRUYT BR. MARCEL<br />

JANSEN BR. ANDRÉ<br />

MEESTERS BR. PIET<br />

WIERINCK BR. HILAIRE.<br />

The General Definitorium, during its<br />

session of the 2nd of May 2007, carefully<br />

examined and approved the election.<br />

Prot. 097876/S163-07<br />

3. Capitulum Prov. Assumptioni BMV in<br />

Herzegovina<br />

Nel Capitolo della Provincia dell’Assunzione<br />

della BMV in Bosnia/Erzegovina,<br />

celebrato regolarmente secondo le disposizioni<br />

del Diritto, nella Casa di S. Antonio<br />

in Humac, sotto la presidenza di SAMAC FR.<br />

ŠIME, Visitatore generale, il 18 aprile 2007<br />

sono stati eletti:<br />

per l’Ufficio di Ministro provinciale:<br />

SESAR FR. IVAN<br />

per l’Ufficio di Vicario provinciale:<br />

ŠTEKO FR. MILJENKO<br />

per l’Ufficio di Definitori provinciali:<br />

DRAGIćEVIć FR. MATE<br />

KURTOVIć FR. LJUBO<br />

LONčAR FR. MILAN<br />

MARIć FR. ANTE<br />

SKOKO FR. IKO.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 2 maggio 2007.<br />

Prot. 097867/S158-07<br />

4. Capitulum Intermedium Prov. Trium<br />

Regum in Germania<br />

In the Provincial Chapter of our<br />

Province of the Three Kings, in Germany,<br />

regularly celebrated according to the norms<br />

of Canon Law, in the House of Vossenack,<br />

under the presidency of the Minister<br />

Provincial BARDEN BR. FRANZ-LEO, the following<br />

were elected on the 13th of April<br />

2007,<br />

for the office of Provincial Definitors:<br />

AMENDT BR. PETER<br />

MAURITZ BR. WOLFGANG<br />

SPIES BR. HANS-GEORG-ATHANASIUS<br />

THOME BR. WOLFGANG-SYLVESTER<br />

WAGNER BR. GREGOR-LAURENTIUS.<br />

The General Definitorium, during its<br />

session of the 2nd of May 2007, carefully<br />

examined and approved the election.<br />

Prot. 097856/S152-07


338 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

5. Capitulum Prov. Saxoniae S. Crucis<br />

in Germania<br />

In the Provincial Chapter of our<br />

Province of the Holy Cross in Saxony, Germany,<br />

regularly celebrated according to the<br />

norms of Canon Law, in the House of<br />

Ohrbeck, Georgsmarienhütte, under the<br />

presindency of the Visitator General, GER-<br />

RITSMA BR. FRANS, the following were<br />

elected on the 10th of April 2007<br />

for the office of Minister Provincial:<br />

PLOGMANN BR. NORBERT<br />

for the office of Vicar Provincial:<br />

KRÖGER BR. FRANZ JOSEF<br />

for the office of Provincial Definitors:<br />

ALBERS BR. KLAUS<br />

BRANDS BR. ANDREAS<br />

LÖFFLER BR. HANS-GEORG<br />

LÜTTICKE BR. MARTIN<br />

RICHARDT BR. FRANZ.<br />

The General Definitorium, during its<br />

session of the 2nd of May 2007, carefully<br />

examined and approved the election.<br />

Prot. 097879/S165-07<br />

6. Capitulum Prov. Thuringiae S. Elisabeth<br />

in Germania<br />

In the Provincial Chapter of our Province<br />

of Saint Elizabeth in Thuringia, Germany,<br />

regularly celebrated according to the norms<br />

of Canon Law, in the House of Hofheim, under<br />

the presindency of the Visitator General,<br />

ZAHNER BR. PAUL, the following were elected<br />

on the 18th of April 2007<br />

for the office of Minister Provincial:<br />

KOCH BR. HADRIAN W.<br />

for the office of Vicar Provincial:<br />

BOHL BR. CORNELIUS<br />

for the office of Provincial Definitors:<br />

BLASEK BR. MICHAEL<br />

GROß BR. CLAUDIUS<br />

HEINZE BR. MARKUS<br />

LAIBACH BR. MARKUS<br />

ROBELT BR. THOMAS.<br />

The General Definitorium, during its<br />

session of the 2nd of May 2007, carefully<br />

examined and approved the election.<br />

Prot. 097878/S164-07<br />

7. Capitulum Fed. Franciscanae in Marokio<br />

El Capítulo de la Federación Franciscana<br />

en Marruecos, dependiente del Ministro General,<br />

regularmente celebrado según las disposiciones<br />

del Derecho en Rabat, presidido<br />

por VALLECILLO FR. MIGUEL, Delegado General,<br />

el día 28 de marzo de 2007 eligió<br />

para el oficio de Presidente de la Federación:<br />

CORULLÓN FERNÁNDEZ FR. MANUEL<br />

para el oficio de Vicario de la Federación:<br />

PAGLIARINI FR. PIETRO<br />

para el oficio de Consejeros de la Federación:<br />

ALCALDE CONTRERAS FR. ANTONIO<br />

LÁZARO DE SOUZA FR. JORGE<br />

PAVLOVIC FR. IVICA.<br />

El Definitorio General, en la Sesión del 2<br />

de mayo de 2007, examinó cuidadosamente<br />

las Actas auténticas y aprobó estas Elecciones.<br />

Prot. 097993/S50-07<br />

8. Capitulum Prov. Ss. Martyrum Marochiensium<br />

in Portugallia<br />

El Capítulo provincial de nuestra Provincia<br />

de los Santos Mártires de Marruecos,<br />

en Portugal, celebrado regularmente según<br />

las disposiciones del Derecho en el Convento<br />

de Montariol, en Braga, bajo la Presidencia<br />

del Visitador General, PÉREZ SIMÓN<br />

FR. LUIS, el 12 de abril eligió<br />

para el Oficio de Vicario Provincial:<br />

FERREIRA CARVALHO FR. ARMINDO DE JE-<br />

SÚS<br />

para el Oficio de Definidores Provinciales:<br />

BRANDÃO FR. PAULO<br />

LOPES SEMEDO FR. MOISÉS<br />

MARQUES FR. JORGE<br />

MOTA FR. FERNANDO<br />

PINTO FR. JOSÉ.<br />

El Definitorio General, en la Sesión celebrada<br />

el 2 de mayo de 2007, examinó las<br />

Actas correspondientes y aprobó estas elecciones.<br />

Prot. 097862/S154-07


9. Capitulum Prov. S. Iacobi a Compostela<br />

in Hispania<br />

El Capítulo provincial de nuestra Provincia<br />

de Santiago de Compostela en España,<br />

celebrado regularmente según las disposiciones<br />

del Derecho en la Casa de San Francisco<br />

de Santiago, bajo la Presidencia del<br />

Ministro Provincial, GONZÁLEZ GONZÁLEZ<br />

FR. AMADO, el 12 de abril de 2007 eligió<br />

para el Oficio de Definidores provinciales:<br />

AMIGO VALLE FR. FRANCISCO<br />

CASTIÑEIRA CHOUZA FR. JOSÉ A.<br />

FREIRE HERNANDO FR. ROBERTO<br />

SALUDES MARTÍNEZ FR. NATALIO.<br />

El Definitorio General, en la Sesión celebrada<br />

el 2 de mayo de 2007, examinó el<br />

Acta correspondiente y aprobó estas elecciones.<br />

Prot. 097868/S159-07<br />

10. Capitulum Prov. Calabriae Ss. Septem<br />

Martyrum in Italia<br />

Nel Capitolo della Provincia dei Santi VII<br />

Martiri di Calabria, in Italia, celebrato regolarmente<br />

secondo le disposizioni del Diritto,<br />

nella casa “Ss.mo Ecce Homo” in Mesoraca<br />

(KR), sotto la presidenza di DE FEO FR.<br />

FRANCESCO, Visitatore Generale, nei giorni<br />

24-25 aprile 2007, sono stati eletti:<br />

per l’Ufficio di Ministro provinciale:<br />

LANZILLOTTA FR. FRANCESCO<br />

per l’Ufficio di Vicario provinciale:<br />

MAIOLO FR. GIUSEPPE<br />

per l’Ufficio di Definitori provinciali:<br />

DODARO FR. MAURIZIO<br />

FALBO FR. FRANCESCO<br />

OCCHIUTO FR. FABIO<br />

PAPALEO FR. UMBERTO.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 10 maggio 2007.<br />

Prot. 097923/S192-07<br />

11. Capitulum Prov. S. Antonii Patavini<br />

in Germania<br />

Nel Capitolo della nostra Provincia di<br />

“S. Antonio di Padova”, in Germania cele-<br />

E SECRETARIA GENERALI 339<br />

brato regolarmente secondo le disposizioni<br />

del Diritto, a Würzburg, sotto la presidenza<br />

del Ministro provinciale WAGNER FR.<br />

MAXIMILIAN, il 19 aprile 2007 sono stati<br />

eletti:<br />

per l’Ufficio di Vicario provinciale:<br />

SCHEIFELE FR. CLAUS<br />

per l’Ufficio di Definitori della Provincia:<br />

HAAS FR. KONRAD<br />

KONRAD FR. RAPHAEL<br />

RIEGER FR. RAFAEL<br />

TUMPACH FR. JOHANNES MATTHIAS<br />

WALDMÜLLER FR. PAUL.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 10 maggio 2007.<br />

Prot. 097892/S173-07<br />

12. Capitulum Prov. Neapolitanae Ss.<br />

Cordis Iesu in Italia<br />

Nel Capitolo della Provincia napoletana<br />

del Ss.mo Cuore di Gesù in Italia, celebrato<br />

regolarmente secondo le disposizioni del<br />

Diritto, nella casa “La Palma” (Napoli), sotto<br />

la presidenza di FERRARI FR. GIUSEPPE,<br />

Visitatore Generale, nei giorni 17-18 aprile<br />

2007, sono stati eletti:<br />

per l’Ufficio di Ministro provinciale:<br />

ESPOSITO FR. AGOSTINO<br />

per l’Ufficio di Vicario provinciale:<br />

ORTAGLIO FR. LUIGI<br />

per l’Ufficio di Definitori provinciali:<br />

PAGNOZZI FR. TARCISIO<br />

PARLATO FR. EDUARDO<br />

SANNINO FR. ANTONIO<br />

SANTORO FR. MICHELE.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 10 maggio 2007.<br />

Prot. 097930/S196-07<br />

13. Electio extra Capitulum Prov. Ss.<br />

Cordis Iesu in F.C.A.S.<br />

The General Definitory, during its session<br />

of the 15th of June 2007, examined and<br />

approved the Acts of the extra-capitular<br />

elections by the Definitory of the Province


340<br />

of the Sacred Heart, in U.S.A., in the month<br />

of April 2007 under the presidency of DOC-<br />

TOR BR. JOHN, <strong>OFM</strong>, Minister Provincial of<br />

the said Province, and ratified, in accordance<br />

with the prescriptions of art. 189 of<br />

the General Statutes of the Order, the election<br />

of NICKELS BR. LAWRENCE as Definitor<br />

Provincial.<br />

Prot. 097947/S207-07<br />

14. Capitulum Intermedium Prov. Valentiae<br />

et Aragoniae S. Ioseph in Hispania<br />

El Capítulo provincial de la Provincia de<br />

San José, Esposo de la BVM, en España,<br />

celebrado conforme a Derecho en el Monasterio<br />

de Santo Espíritu del Monte, en Gilet-Valencia,<br />

y presidido por el Ministro<br />

Provincial, JORDÁ TOMÁS FR. JOSÉ ANTO-<br />

NIO, el día 13 de abril de 2006 eligió legítimamente<br />

para el Oficio de Definidores provinciales:<br />

HUESO IRANZO FR. FERNANDO<br />

COLOMER BARBER FR. RAFAEL<br />

MOYA OVEJERO FR. JUAN CARLOS<br />

ESCRIVÁ DOMÍNGUEZ FR. JOAN JORDI<br />

DOMÍNGUEZ FERRER FR. RAIMUNDO.<br />

El Definitorio General, en su Sesión del<br />

10 de mayo de 2007, examinó diligentemente<br />

las Actas auténticas y aprobó estas<br />

elecciones.<br />

Prot. 097904/S182-07<br />

15. Electio Cust. S. Antonii Tatavini in<br />

Philippinis<br />

Whereas by my Decree of March 26<br />

2007, Solemnity of the Annunciation of the<br />

Lord, I erected, with the consent of the General<br />

Definitory, the Autonomous Custody of<br />

Saint Anthony of Padua in the Philippines,<br />

and determined that this Decree will come<br />

into force on June 13 2007 (Prot. 097816),<br />

in its session of May 3 2007, the General<br />

Definitory, in virtue of the authority conferred<br />

on it by article 119.1 of the General<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Statutes, and having carefully studied the<br />

results of the consultative vote of the friars<br />

concerned as well as the report of the General<br />

Visitator and Chapter President, MA-<br />

SCARENHAS BR. LOUIS, <strong>OFM</strong>, elected the<br />

first government of the said Autonomous<br />

Custody for a three year term. Those elected<br />

are as follows:<br />

Custos of the Custody:<br />

ARTURO BR. DAQUILANEA<br />

Custodial Vicar:<br />

CALVIN BR. BUGHO JOSÉ<br />

Councilors of the Custody:<br />

ALBERTO BR. SEKITO<br />

FELIX BR. JUNGCO<br />

PRISCO BR. CAJES<br />

ROGELIO BR. COVERO.<br />

This Decree will come into force on<br />

June 13 2007, with the formal inauguration<br />

of the Custody of Saint Anthony of<br />

Padua. Anything to the contrary notwithstanding.<br />

Prot. 097889/S169-07<br />

16. Capitulum Prov. ss. Martyrum Gorcomiensium<br />

in Nederlandia<br />

In the Provincial Chapter of our<br />

Province of the HH. Martyrs of Gorcum, in<br />

the Netherlands, regularly celebrated according<br />

to the norms of Canon Law, in the<br />

House of St. Elisabeth, in Denekamp, under<br />

the presidency of the Visitator General,<br />

METZ BR. EDUARDO, the following were<br />

elected on the 31st of May and on the 1st<br />

June 2007<br />

for the office of Minister Provincial:<br />

VAN DEN EIJNDEN BR. JAN<br />

for the office of Vicar Provincial:<br />

GERRITSMA BR. FRANS<br />

for the office of Provincial Definitors:<br />

BOLMER BR. BEN<br />

DILWEG BR. GUY<br />

PIEK FR. HERMAN<br />

VAN DER REIJKEN BR. FER.<br />

The General Definitorium, during its<br />

session of the 15th of June 2007, carefully<br />

examined and approved the election.<br />

Prot. 097997/S220-07


17. Capitulum Prov. Samnito-Hirpiniae<br />

S. Mariae Gratiarum in Italia<br />

Nel Capitolo della Provincia Sannito-Irpina<br />

di Santa Maria delle Grazie, in Italia,<br />

regolarmente celebrato secondo le disposizioni<br />

del Diritto, nella Casa Sant’Antonio,<br />

in Montecalvo Irpino (AV), sotto la presidenza<br />

di SARDELLA FR. DONATO, <strong>OFM</strong>, Visitatore<br />

generale, nei giorni 24 e 25 maggio<br />

2007, sono statti eletti<br />

per l’ Ufficio di Ministro Provinciale:<br />

IANNUZZI FR. SABINO<br />

per l’Ufficio di Vicario Provinciale:<br />

PEPE FR. FRANCO<br />

per l’Ufficio di Definitori della Provincia:<br />

BALZARANO FR. VITTORIO<br />

FALZARANO FR.GIUSEPPE<br />

MERCOGLIANO FR. VITO<br />

PALMAROZZA FR. GIULIO<br />

PANELLA FR. DAVIDE.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 15 giugno 2007.<br />

Prot. 097974/S216-07<br />

18. Capitulum Intermedium Prov. Mediolanensis<br />

S. Caroli Borromaei<br />

Nel Capitolo della Provincia di Lombardia<br />

di San Carlo Borromeo, in Italia, regolarmente<br />

celebrato secondo le disposizioni del<br />

Diritto, nella Casa di Santa Maria del Sasso,<br />

dei Padri Passionisti, in Caravate (VA), sotto<br />

la presidenza di FERRARI FR. ROBERTO, Ministro<br />

Provinciale, il 13 aprile 2007 sono<br />

statti eletti i Definitori della Provincia:<br />

NORCINI FR. PIERANTONIO<br />

AMADEO FR. EMILIO<br />

IELPO FR. FRANCESCO<br />

MAGGIONI FR. ENZO<br />

MODONESI FR. ALMIRO<br />

VAIANI FR. CESARE.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 15 giugno 2007.<br />

Prot. 097931/S198-07<br />

19. Capitulum Intermedium Prov. S.<br />

Crucis in Slovenia<br />

E SECRETARIA GENERALI 341<br />

Nel Capitolo della Provincia della Santa<br />

Croce, in Slovenia, regolarmente celebrato<br />

secondo le disposizioni del Diritto, nella<br />

Casa Sant’Antonio, in Ljubljana Vič, sotto<br />

la presidenza di PAPEž FR. VIKTOR, Ministro<br />

provinciale, il 19 aprile 2007 sono statti<br />

eletti i Definitori provinciali:<br />

BERLEC FR. SIMON PETER<br />

ČUK FR. MARJAN<br />

ŠPELIč FR. MIRAN<br />

STREHOVEC FR. TADEJ<br />

ZORE FR. STANE.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 15 giugno 2007.<br />

Prot. 097945/S205-07<br />

20. Capitulum Prov. Baeticae in Hispania<br />

El día 31 de mayo de 2007, en el Capítulo<br />

de nuestra Provincia Bética, en España,<br />

celebrado regularmente según las disposiciones<br />

del Derecho en el Real Monasterio<br />

de Santa María de Guadalupe, en Guadalupe<br />

(Cáceres), bajo la Presidencia de PEREI-<br />

RA DAS NEVES FR. JOSÉ, fueron elegidos<br />

para el oficio de Ministro provincial:<br />

DOMÍNGUEZ SERNA FR. JOAQUÍN<br />

para el oficio de Vicario provincial:<br />

PELAYO OROZCO FR. JOAQUÍN<br />

para el oficio de Definidores de la Provincia:<br />

CERRATO CHAMIZO FR. GUILLERMO<br />

GARCÍA ARAYA FR. ALFONSO<br />

TEJERA PÉREZ FR. JOSÉ LUCAS<br />

DÍAZ BUIZA FR. MANUEL.<br />

El Definitorio General, en la Sesión celebrada<br />

el 15 de junio de 2007, después de<br />

del examen de las Actas auténticas, aprobó<br />

estas elecciones.<br />

Prot. 097988/S219-07<br />

21. Capitulum Prov. Verbi Incarnati in<br />

Togo<br />

Nel Capitolo della Provincia del Verbo Incarnato,<br />

in Togo-Costa d’Avorio-Benin, celebrato<br />

regolarmente secondo le disposizioni


342<br />

del Diritto nel “Centre Mgr. Chappoulie”, a<br />

Yopougon, Abidjan, sotto la presidenza di<br />

KOHLER FR. JOSÉ, Visitatore generale, nei<br />

giorni 19 e 20 aprile 2007 sono stati eletti<br />

per l’ufficio di Ministro provinciale:<br />

BAKOMA FR. MARCEL BAGUÊTA<br />

per l’ufficio di Vicario provinciale:<br />

DJÉDJI FR. JOVITE<br />

per l’ufficio di Definitori della Provincia:<br />

APOVO FR. MARCELLIN<br />

BATIOBO FR. JEAN-BAPTISTE<br />

HOUNKARIN FR. JEAN-LUC<br />

SEGIET FR. RAPHAËL.<br />

Queste elezioni sono state ratificate dal<br />

Definitorio generale il 15 giugno 2007.<br />

Prot. 097955/S058-07<br />

22. Capitulum Prov. Catalauniae S. Salvatoris<br />

ab Horta in Hispania<br />

En el Capítulo de nuestra Provincia de<br />

San Salvador de Horta en Cataluña, España,<br />

celebrado regularmente según las disposiciones<br />

del Derecho en el Convento de San<br />

Antonio, en Barcelona y presidido por el<br />

Visitador general, RUIZ VERDÚ FR. PEDRO,<br />

los días 30 de abril y 2 de mayo de 2007,<br />

fueron elegidos<br />

para el Oficio de Ministro provincial:<br />

VILÁ VIRGILI FR. FRANCESC<br />

para el Oficio de Vicario provincial:<br />

MASSANA MOLA FR. JOSEP-MARIA<br />

para el Oficio de Definidores provinciales:<br />

BOADAS LLAVAT FR. AGUSTÍ<br />

BORRÀS GOIXART FR. LLUÍS<br />

LINARES CEREZUELA FR. FRANCESC<br />

RECASENS MURILLO FR. JOAQUÍN<br />

SALARICH ABRIL FR. ALBERT.<br />

El Definitorio General, en la Sesión celebrada<br />

el 27 de junio de 2007, después de<br />

examinar las Actas auténticas, aprobó estas<br />

elecciones.<br />

Prot. 098088/S257-07<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

23. Visitatores generales<br />

– D’ANGELO FR. GIACINTO, Prov. Salernitano-Lucanae<br />

Immaculatae Concptionis<br />

BMV, in Itallia, pro Prov. Picena S. Iacobi<br />

de Marchia, in Italia: 11.05.2007;<br />

prot. n. 097884/S168-07.<br />

– PAZZINI FR. GLORIANO, Prov. Bononiensis<br />

Christi Regis, in Italia, pro Prov. Tridentina<br />

S. Vigilii, in Italia: 11.05.2007;<br />

prot. n. 097855/S151-07.<br />

24. Domus suppressae<br />

– Casa de Nuestra Señora de la Encarnación,<br />

Cullera, Valencia, Spagna:<br />

28.06.2007; prot. n. 098037/S240.07.<br />

– Colegio Mayor La Concepción, Valencia,<br />

Spagna: 28.06.2007; prot. n.<br />

098036/S239-07.<br />

– Casa San Pedro Apóstol, San Pedro Sacatepéquez,<br />

Guatemala: 28.06,2007;<br />

prot. 098032/S235-07.<br />

25. Notitiae particulares<br />

– Commissione Liturgica. Per preparare le<br />

celebrazioni liturgiche per l’Incontro delle<br />

Presidenti delle Federazioni delle Clarisse<br />

(27 gennaio-6 febbraio 2008), il Definitorio<br />

ha nominato la seguente Commissione:<br />

Fr. Mario Favretto (Coordinatore),<br />

Fr. Seán Collins (Segretario generale),<br />

Fr. Gianni Califano (Vice Postulatore<br />

generale), Fr. Francisco Romero<br />

(Vice Segretario generale).<br />

(15.06.2007; prot. n. 098059)<br />

– Fr. Ernest Siekierka è stato nominato<br />

Membro della Segreteria per l’Incontro<br />

delle Presidenti delle Federazioni delle<br />

Clarisse.<br />

(15.06.2007; prot. n. 098058)


E SECRETARIATU<br />

PRO FORMATIONE ET STUDIIS<br />

1. Corso per Formatori <strong>OFM</strong><br />

Frascati (Roma), Italia, 10-31.05.2007<br />

Dal 10 al 31 maggio si è svolto nel Centro<br />

per la Formazione Permanente dei Frati<br />

Minori Cappuccini a Frascati, nei pressi di<br />

Roma, il Corso dei Formatori organizzato<br />

dalla Segreteria generale per la Formazione<br />

e gli Studi. Si è tenuto in lingua spagnola e<br />

italiana. I partecipanti sono stati 23, provenienti<br />

dall’Argentina, Bolivia, Brasile, Caribe,<br />

Colombia, Egitto, Italia, Messico, Repubblica<br />

Ceca, Portogallo. Fr. Francesco<br />

Bravi, Vicario generale dell’Ordine, ha<br />

aperto il Corso portando i saluti e gli auguri<br />

del Ministro generale partito alla volta del<br />

Brasile.<br />

Il Vicario ha invitato il gruppo di formatori<br />

a vivere il Corso come un tempo di condivisione<br />

nello spirito della “Metodologia<br />

di Emmaus”. Il Ministro generale a sua volta<br />

ha inviato ai partecipanti al Corso un suo<br />

messaggio dal Brasile. Il Corso è stato accompagnato<br />

da Fr. Massimo Fusarelli e da<br />

Fr. Alojzy Warot della Segreteria Generale<br />

per la Formazione e gli Studi, ed è stato arricchito<br />

anche da alcune visite a Roma, alla<br />

Curia generale, ad Assisi e nella Valle di<br />

Rieti.<br />

Durante il primo giorno i Frati si sono<br />

conosciuti, presentando anche le aspettative<br />

per questo tempo del Corso, che si è sviluppato<br />

per tre settimane attraverso un lavoro<br />

molto intenso ed esigente. Si sono approfondite<br />

le abilità necessarie per l’accompagnamento<br />

personalizzato, soprattutto per<br />

il colloquio formativo individuale. Il Corso<br />

ha permesso un approccio del tema sia teorico<br />

che pratico, attraverso laboratori a piccoli<br />

gruppi e il lavoro individuale.<br />

Il Corso è stato animato e guidato da<br />

esperti dell’Associazione Italiana di Psicologia<br />

Preventiva, proponendosi di ottimizzare<br />

le risorse personali e professionali dei<br />

Formatori. Si intende cioè aiutarli a trasformare<br />

in competenze formative le capacità,<br />

conoscenze e abilità di natura psicopedagogica.<br />

In particolare, l’evento formativo si è<br />

proposto di:<br />

• consolidare ed integrare le conoscenze e<br />

le competenze culturali, tecniche e comportamentali<br />

necessarie all’espletamento<br />

di funzioni di coordinamento e gestione<br />

di iniziative formative in ambito comunitario;<br />

• trasferire competenze progettuali in ambito<br />

formativo;<br />

• favorire l’individuazione e il potenziamento<br />

delle risorse personali e il potenziamento<br />

delle capacità di fronteggiamento<br />

e superamento delle medesime in<br />

riferimento al ruolo di formatori;<br />

• potenziare il repertorio delle conoscenze,<br />

delle abilità e competenze psicopedagogiche<br />

per svolgere il ruolo di formatori<br />

in ambito francescano.<br />

Il Corso è stato anche una forte esperienza<br />

di scambio tra Frati provenienti da contesti<br />

e culture diverse. Da qui è nato uno<br />

spirito di familiarità fraterna molto intenso,<br />

che ha contribuito ad alleggerire i ritmi esigenti<br />

del lavoro.<br />

FR. MASSIMO FUSARELLI, <strong>OFM</strong><br />

2. Incontro dei Formandi e Formatori<br />

della Conferenza Nord-Slavica<br />

Kalwaria Zebrzydowska, Polonia,<br />

24-29.06.2007<br />

Domenica 24 giugno alle ore 18.00 è iniziato<br />

l’incontro dei Formandi e Formatori<br />

delle 9 Entità della Conferenza Nord Slavica<br />

(Province della Repubblica Ceca, Slovacchia,<br />

Polonia, Ucraina e la Fondazione<br />

di Russia-Kazakistan). I partecipanti sono<br />

stati oltre 340. Si è trattato di un vero e pro-


344<br />

prio Capitolo delle Stuoie di Postulanti e<br />

giovani Frati, motivati ed entusiasti nel ritrovarsi<br />

e condividere esperienze e ideali.<br />

L’incontro si è tenuto dal 24 al 29 giugno<br />

presso il Santuario mariano di Kalwaria Zebrzydowska,<br />

tanto amato da Giovanni Paolo<br />

II e affidato alla Provincia dell’Immacolata<br />

Concezione della BVM. Presenti, oltre<br />

ai Postulanti, Novizi e Professi temporanei,<br />

anche i Formatori, i Segretari provinciali<br />

per la Formazione e gli Studi e alcuni Moderatori<br />

della Formazione Permanente. Fr.<br />

Massimo Fusarelli e Fr. Alojzy Warot sono<br />

stati invitati in quanto Segreteria Generale<br />

per la Formazione e gli Studi.<br />

Il tema dell’incontro è stato quello dell’anno<br />

di preparazione alla celebrazione del<br />

2009: «Osiamo vivere il Vangelo!». Tutto il<br />

percorso dell’Incontro si è quindi basato sul<br />

Vangelo nella nostra vocazione e in quella<br />

di san Francesco, nella vita fraterna e nelle<br />

condizioni del mondo contemporaneo. Domenica<br />

24 sera hanno avuto luogo gli arrivi,<br />

i saluti di benvenuto e l’inizio dell’Incontro.<br />

Lunedì 25 la giornata è cominciata con la<br />

colazione, le Lodi e l’intervento di Fr. Massimo<br />

Fusarelli sul «Vangelo nel cammino<br />

vocazionale di san Francesco», seguito da<br />

un tempo di dialogo e, poi, dalla Celebrazione<br />

eucaristica nella Basilica del Santuario,<br />

presieduta dallo stesso Segretario generale<br />

per la Formazione e gli Studi.<br />

Nel pomeriggio i giovani si sono incontrati<br />

in piccoli gruppi di condivisione e i<br />

Ministri e i Segretari per la Formazione e<br />

gli Studi si sono ritrovati con Fr. Massimo e<br />

Fr. Alojzy, trattando alcuni punti più attuali<br />

nel campo formativo a livello di Ordine.<br />

Dopo la preghiera del Vespro e la cena, una<br />

ricreazione spontanea ha concluso nella<br />

gioia fraterna l’impegnativa giornata.<br />

Martedì 26 giugno è stato il giorno dedicato<br />

all’incontro con il Ministro generale<br />

insieme al Definitore per la zona, Fr. Šime<br />

Samac. Dopo le Lodi, Fr. José ha offerto alcune<br />

riflessioni su «Vivere il Vangelo in<br />

Fraternità». Con un linguaggio forte e incisivo<br />

ha ricordato che la Fraternità è anzitutto<br />

un dono dell’Altissimo e un compito che<br />

ci è affidato; essa è fonte di gioia e anche di<br />

prova, mentre costituisce il luogo della no-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

stra quotidiana risposta vocazionale. Il dono<br />

dei fratelli chiede, in modo particolare,<br />

l’impegno a fuggire la mormorazione e la<br />

delega agli altri di ciò che è affidato a tutti.<br />

Il Ministro ha ripetuto con forza che la Fraternità<br />

cresce se tutti rispondiamo al Vangelo<br />

e viviamo nella conversione permanente.<br />

Alle parole del Ministro è seguito un dialogo<br />

fraterno e, poi, la solenne Concelebrazione<br />

eucaristica nella Basilica del Santuario.<br />

Nel pomeriggio Fr. José ha incontrato i<br />

Ministri provinciali della Conferenza e alle<br />

16.00 ha presieduto in Basilica una celebrazione<br />

della Parola, nel corso della quale ha<br />

consegnato a ciascun Frate il Vangelo e la<br />

Regola.<br />

Dopo i Vespri e la cena, una compagnia<br />

di danza artistica “Teatr Wojetech” del Centro<br />

di Pastorale Giovanile e Vocazionale di<br />

Chorzow della Provincia di Katowice in<br />

Polonia, ha offerto uno spettacolo molto apprezzato<br />

da tutti su «Vivere il Vangelo oggi»<br />

a partire dall’esperienza vocazionale di<br />

san Francesco.<br />

Mercoledì 27 giugno, salutato il Ministro<br />

generale con molto calore al termine<br />

delle Lodi, è stato il giorno dedicato alla<br />

Terra Santa, vista come il Quinto Vangelo.<br />

È stato lo stesso Custode di Terra Santa, Fr.<br />

Pierbattista Pizzaballa, insieme al Guardiano<br />

di S. Salvatore in Gerusalemme Fr. Giorgio<br />

Kraj, a presentare ai convenuti la realtà<br />

antica e attuale della Custodia. Il dialogo<br />

seguito all’incontro ha permesso ai giovani<br />

di conoscerla meglio quale prima realtà<br />

missionaria dell’Ordine. Il Custode ha presieduto<br />

poi una solenne Concelebrazione<br />

eucaristica in Basilica. Nel pomeriggio i<br />

giovani si sono di nuovo ritrovati in piccoli<br />

gruppi di condivisione e di approfondimento,<br />

mentre Fr. Massimo e Fr. Alojzy hanno<br />

incontrato i Formatori della Conferenza,<br />

approfondendo in particolare i temi della<br />

formazione francescana e intellettuale, della<br />

formazione alla castità consacrata e dell’accompagnamento<br />

personalizzato.<br />

In serata il Custode e Fr. Giorgio hanno<br />

presentato il DVD sulla Terra Santa realizzato<br />

recentemente.<br />

Giovedì 28 giugno dopo le Lodi l’assemblea<br />

ha salutato il Custode e Fr. Massimo Fu-


E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS 345<br />

sarelli, e ha continuato i suoi lavori con l’ascolto<br />

della relazione di Fr. Alojzy Warot sul<br />

tema «La vita del Vangelo nella Chiesa e nel<br />

mondo di oggi», seguito da un proficuo dialogo<br />

e dalla Celebrazione eucaristica in Basilica.<br />

Nel pomeriggio è stata celebrata la Via<br />

Crucis all’aperto lungo il percorso naturalistico<br />

delle Cappelle sparse nel bosco.<br />

Venerdì 29 giugno il Segretario per la<br />

Formazione e gli Studi della Conferenza,<br />

Fr. Witoslaw Sztyk, ha offerto una relazione<br />

sulla situazione complessiva della formazione<br />

e studi nella Conferenza. L’Eucaristia<br />

presieduta dal Custode del Santuario, i saluti<br />

e l’agape fraterna hanno concluso questo<br />

Incontro, molto ricco e motivo di speranza<br />

per il futuro della vita francescana in<br />

questa parte d’Europa e per l’Ordine intero.<br />

3. Notitiae particulares<br />

FR. MASSIMO FUSARELLI, <strong>OFM</strong><br />

1. Pontificia Università Antonianum<br />

• Prot. 096922 (172/06): previo Nihil Obstat<br />

della Congregazione per l’Educazione<br />

Cattolica, in data 8 maggio scorso<br />

(Prot. 1683/2001), Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA in data 6<br />

giugno 2007 ha nominato FR. GIUSEPPE<br />

BUFFON, <strong>OFM</strong>, della Provincia Serafica<br />

di S. Francesco in Italia, Professore Ordinario<br />

nella Facoltà di Teologia della<br />

Pontificia Università Antonianum.<br />

• Prot. 097993 (140/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha rinnovato<br />

la nomina a Professore Aggiunto nella<br />

Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia<br />

della Pontificia Università Antonianum<br />

per un altro triennio a FR.<br />

JASZTAL DOBROMIR, <strong>OFM</strong>, membro della<br />

Provincia della «Assunzione della<br />

BVM» in Polonia.<br />

• Prot. 097993 (140/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha rinnovato<br />

la nomina a Professore Aggiunto nel-<br />

la Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia<br />

della Pontificia Università Antonianum<br />

per un altro triennio a FR. GIO-<br />

VANNI LOCHE, <strong>OFM</strong>, membro della Provincia<br />

Romana dei «SS. App. Pietro e<br />

Paolo» in Italia.<br />

• Prot. 097993 (140/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha rinnovato<br />

la nomina a Professore Aggiunto nella<br />

Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia<br />

della Pontificia Università Antonianum<br />

per un altro triennio a FR.<br />

ROSARIO PIERRI, <strong>OFM</strong>, membro della<br />

Provincia Salernitano-lucana della «Immacolata<br />

Concezione della BVM» in<br />

Italia.<br />

• Prot. 097993 (140/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha rinnovato<br />

la nomina a Professore Aggiunto nella<br />

Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia<br />

della Pontificia Università Antonianum<br />

per un altro triennio a FR.<br />

SEWERYN LUBECKI, <strong>OFM</strong>, membro della<br />

Provincia di « S. Maria degli Angeli» in<br />

Polonia.<br />

• Prot. 097993 (140/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro Generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha rinnovato<br />

la nomina a Professore Aggiunto nella<br />

Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia<br />

della Pontificia Università Antonianum<br />

per un altro triennio a FR.<br />

ARTEMIO V. GONZÁLEZ, <strong>OFM</strong>, membro<br />

della Provincia di Granata «N.S. della<br />

Regola» in Spagna.<br />

• Prot. 097993 (140/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha rinnovato<br />

la nomina a Professore Aggiunto nella<br />

Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia<br />

della Pontificia Università Antonianum<br />

per un altro triennio a FR.<br />

ENRIQUE C. BERMEJO, <strong>OFM</strong>, membro<br />

della Provincia di Compostella «S. Giacomo»<br />

in Spagna.


346<br />

• Prot. 097994 (141/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha assegnato<br />

a FR. CARBAJO N. MARTÍN, <strong>OFM</strong>,<br />

membro della Provincia di Compostella<br />

«S. Giacomo» in Spagna, la Cattedra di<br />

Teologia Morale e Sociale nella Facoltà<br />

di Teologia della Pontificia Università<br />

Antonianum.<br />

• Prot. 097994 (141/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha assegnato<br />

a FR. PÁL OTTÓ HARSÁNY, <strong>OFM</strong>,<br />

membro della Provincia «Gran Madre di<br />

Dio degli Ungheresi» in Ungheria, la<br />

Cattedra di Teologia Morale della Persona<br />

nella Facoltà di Teologia della Pontificia<br />

Università Antonianum.<br />

• Prot. 097994 (141/07): con Decreto del<br />

6 giugno 2007, il Ministro generale e<br />

Gran Cancelliere della PUA ha assegnato<br />

a SR. MARY MELONE, SFA, la Cattedra<br />

di Teologia Trinitaria nella Facoltà di<br />

Teologia della Pontificia Università Antonianum.<br />

2. «Studium Biblicum Franciscanum»<br />

Hong Kong a Ministro generale dependens<br />

• Prot. 097903 (102/07): the General Minister<br />

appointed Fr. Placid Wong, <strong>OFM</strong>,<br />

as Director of the “Studium Biblicum”<br />

of Hong Kong:<br />

D E C R E E<br />

Having received and carefully considered<br />

the response to our letter of the 26 th<br />

March 2007 [Prot. 097096 (229/06)] sent to<br />

us by Br. Thaddeus Kao Chen-Chai, Minister<br />

Provincial of our Province of “Queen of<br />

China” (Taiwan), in his letter of the 18 th<br />

April 2007, in accordance with article 13 §1<br />

of the Particular Statutes of the STUDIUM<br />

BIBLICUM of Hong Kong, dependent on the<br />

Minister General,<br />

I appoint<br />

BR. PLACID WONG, <strong>OFM</strong><br />

Director of the said<br />

Studium Biblicum of Hong Kong<br />

as from the 1th September 2007,<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

to continue the cultural and pastoral mission<br />

proper to this meritorious Study Centre,<br />

in living memory of the Ven. Br.<br />

Gabriele M. Allegra ofm, its distinguished<br />

Founder and promoter.<br />

Given in Rome, at the seat of our General Curia,<br />

on the 4th May 2007<br />

BR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Minister General<br />

BR. MASSIMO FUSARELLI, <strong>OFM</strong><br />

Secretary General for<br />

Formation and Studies<br />

• Prot. 098161 (201/07): the General Minister<br />

appointed Fr. John Baptist Tse as<br />

Bursar and Censor Librorum at the<br />

“Studium Biblicum Franciscanum” of<br />

Hong Kong:<br />

D E C R E E<br />

Having accepted the request of the Director<br />

of the “Studium Biblicum Franciscanum”<br />

in Hong Kong, transmitted by letter of the<br />

9th July 2007, we appoint, through the present<br />

Decree,<br />

BR. JOHN BAPTIST TSE, <strong>OFM</strong><br />

of the «Queen of China»<br />

Province in Taiwan<br />

as Bursar ad Censor Librorum<br />

at the “Studium Biblicum Franciscanum”<br />

of Hong Kong.<br />

Rome, the 20th July 2007, at the General Curia.<br />

BR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Minister General<br />

3. Case di Noviziato<br />

BR. MASSIMO FUSARELLI, <strong>OFM</strong><br />

Secretary General<br />

for Formation and Studies<br />

• Prot. 097907 (105/06): Il Ministro generale,<br />

ascoltato il parere del suo Definitorio,<br />

ha concesso la dispensa dall’art. 93<br />

§1 degli SS.GG. perché la Provincia dei<br />

“SS. Martiri Gorcomiensi” in Olanda<br />

possa iniziare nel mese di settembre


E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS 347<br />

2007 l’anno di Noviziato con un novizio<br />

soltanto.<br />

• Prot. 097960 (194/06): Il Ministro generale,<br />

ascoltato il parere del suo Definitorio,<br />

ha concesso l’erezione ad triennum<br />

della Casa di Noviziato nella Provincia<br />

della “Assunzione della B.V.M.” in Erzegovina<br />

dal prossimo mese di agosto.<br />

• Prot. 098016 (145/06): Il Ministro generale,<br />

ascoltato il parere del suo Definitorio,<br />

ha concesso alla Custodia autonoma<br />

“S. Giovanni Battista” in Pakistan, a<br />

norma del can. 647 §1 CIC e dell’art. 85<br />

§2 SS.GG., il trasferimento della Casa di<br />

Noviziato dal prossimo anno 2007-2008.<br />

• Prot. 098075 (176/06): Il Ministro generale,<br />

ascoltato il parere del suo Definitorio,<br />

ha concesso la dispensa dall’art. 93<br />

§1 degli SS.GG. perché la Provincia di<br />

“S. Edvige” in Polonia possa iniziare nel<br />

mese di agosto 2007 l’anno di Noviziato<br />

con due novizi soltanto.<br />

• Prot. 098118 (194/06): Il Ministro generale,<br />

ascoltato il parere del suo Definitorio,<br />

ha concesso la dispensa dall’art. 93<br />

§1 degli SS.GG. perché la Provincia del<br />

“SS. Salvatore” in Slovacchia possa iniziare<br />

nel mese di settembre 2007 l’anno<br />

di Noviziato con due novizi soltanto.<br />

• Prot. 098160 (203/06): Il Ministro generale,<br />

ascoltato il parere del suo Definitorio,<br />

ha concesso la dispensa dall’art. 93<br />

§1 degli SS.GG. perché la Fondazione<br />

“B. Giuseppe Vaz” in Sri Lanka possa<br />

iniziare nel mese di settembre 2007 l’anno<br />

di Noviziato con due novizi soltanto.<br />

• Prot. 098167 (204/06): Il Ministro generale,<br />

ascoltato il parere del suo Definitorio,<br />

ha concesso la dispensa dall’art. 93<br />

§1 degli SS. GG. perché la Provincia di<br />

“S. Girolamo” in Croazia possa iniziare<br />

nel mese di settembre 2007 l’anno di<br />

Noviziato con due novizi soltanto.


E SECRETARIATU PRO<br />

EVANGELIZATIONE ET MISSIONE<br />

1. Incontro dei missionari in Asia<br />

Lamsai, Tailandia,<br />

21-30.05.2007<br />

1. Cronaca<br />

Per la prima volta nella storia delle missioni<br />

moderne si è svolto un incontro di rinnovamento<br />

interiore e di formazione permanente<br />

per i missionari che vivono e operano<br />

nelle varie “fondazioni missionarie” in<br />

Asia. L’incontro si è svolto dal 21 al 30<br />

maggio 2007, nella casa di Lamsai (Thailandia),<br />

e ha visto la partecipazione di 22<br />

missionari provenienti da cinque missioni e<br />

da 10 nazionalità diverse.<br />

In un primo momento sono state presentate<br />

le differenti realtà missionarie e ne è<br />

emerso un quadro sorprendentemente vario<br />

e non privo di tante difficoltà “contestuali”<br />

come, ad esempio, in Sri Lanka dove continua<br />

il conflitto inter-etnico tra i Tamil e i<br />

Cingalesi, oppure in Timor Est dove la recente<br />

guerra contro l’Indonesia e altre tensioni<br />

interne hanno ridotto la popolazione<br />

alla miseria, o ancora in altre regioni asiatiche<br />

dove la presenza del missionario è resa<br />

difficile dai diversi ostacoli che vengono<br />

posti dalle autorità locali.<br />

In un secondo momento, i missionari<br />

hanno fatto una rilettura e condivisione delle<br />

loro esperienze missionarie, seguendo la<br />

metodologia dei discepoli di Emmaus raccomandata<br />

dal Capitolo generale straordinario.<br />

Alla luce della pagina evangelica, la<br />

vita è apparsa come un discendere e un salire,<br />

illuminata però dalla presenza di Gesù<br />

che resta al centro dell’esperienza del missionario<br />

e che invia di nuovo a condividere<br />

con altri la propria vita di comunione con il<br />

Signore e ad annunciare che il Cristo è il Risorto<br />

e il Vivente.<br />

A questo momento molto ricco è seguito<br />

un ritiro spirituale di tre giorni animato dal<br />

Ministro provinciale dell’Indonesia, F. Paskalis<br />

Bruno Syukur, che ha ripresentato e<br />

approfondito il tema della fraternità nella<br />

missione.<br />

Alla parte più spirituale si è aggiunto un<br />

momento di studio e di aggiornamento. Sono<br />

stati presentati ed esaminati i documenti<br />

del Congresso sull’evangelizzazione in<br />

Asia celebrato in Thailandia nel 2006. Lo<br />

studio ha permesso di conoscere meglio gli<br />

orientamenti delle Chiese in Asia e si è concluso<br />

con un breve documento approvato<br />

dall’assemblea sui principali impegni “missionari”<br />

dei francescani in Asia.<br />

L’incontro è stato poi arricchito da una<br />

serie di contatti con le realtà locali: con i fedeli<br />

della parrocchia cattolica vicina, con i<br />

malati di Aids nel nostro Ospizio di Lamsai,<br />

con un gruppo locale di OFS, con i monaci<br />

buddisti. Non sono mancate le visite ad un<br />

monastero buddista e ad altri templi e segni<br />

dell’antica religione locale.<br />

I missionari hanno anche avuto la visita<br />

del cardinale di Bangkok e del Nunzio Apostolico.<br />

All’incontro hanno partecipato il Definitore<br />

generale, Fr. Ambrogio Van Si, e il moderatore<br />

per le missioni, Fr. Vincenzo Brocanelli,<br />

che hanno preparato il programma<br />

nel quadro generale della formazione dei<br />

missionari, i quali ricevono la preparazione<br />

immediata a Bruxelles e poi una “rinnovata<br />

preparazione” dopo alcuni anni di vita missionaria.<br />

L’incontro di Lamsai è stato insieme un<br />

tempo di riposo, di rinnovamento spirituale,<br />

di ri-motivazione interiore, di formazione<br />

permanente, di nuove esperienze, in vista<br />

di una nuova partenza nelle missioni<br />

francescane in Asia, che è stata celebrata al<br />

termine con la rinnovazione della nostra<br />

professione di vita evangelica.<br />

FR. VINCENZO BROCANELLI


350<br />

2. Reflections and Proposals<br />

A. Telling the story of Jesus to people in Asia<br />

(Asian way and culture)<br />

• The story of Jesus is very close to our<br />

very own Franciscan life. It speaks to us<br />

of our faith and of our life as a fraternity.<br />

Living with the poor is already a form of<br />

story-telling about life and faith in Jesus.<br />

It reminds us also that our poverty in language,<br />

our lack of knowledge of a certain<br />

culture, makes us feel we are “outsiders”<br />

to the people with whom we try<br />

to live. Indeed, it is a sign of our vulnerability<br />

and poverty in mission.<br />

• An effective way of telling the story of<br />

Jesus is found in charitable/social work,<br />

taking care of the poor and being in solidarity<br />

with them, which directly touches<br />

on the needs of the people in a “holistic”<br />

approach which addresses the concerns<br />

of the body, of the emotions and of the<br />

spirit.<br />

• We should utilise all the meaningful/<br />

challenging Church documents that we<br />

have and be able to live them as Christians<br />

and, in particular, as Franciscans. It<br />

means that our words should be embodied<br />

through our actions. In the Gospel,<br />

the spirit of Jesus was, in a way, inculturated<br />

into the situation and life of people.<br />

For example, we, in trying to understand<br />

Buddhism, also learn in a process<br />

that helps us to understand and to appreciate<br />

more our own religion, our life and<br />

faith in God. To love one’s culture means<br />

loving and serving the people with<br />

whom we work.<br />

• Through our simple and humble way of<br />

life, we can give witness to the story of<br />

Jesus in a way that is accessible and understandable<br />

to common people, especially<br />

to the poor, deprived, oppressed<br />

and exploited. The dialogue about life<br />

and faith with people is an activity of<br />

telling the story of Jesus through symbols,<br />

the arts and music.<br />

• It should be noted that in telling the story<br />

of Jesus, the storyteller must be sensitive<br />

- he must make the listeners aware<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

of the need to preserve their given and<br />

beautiful culture as a people in every<br />

way, such as, for example, their dress<br />

code, symbols, family values, etc.<br />

B. The obstacles we face in the area of mission<br />

• Based on our own experience, we find it<br />

easy to tell the story of Jesus in words,<br />

but have difficulty in putting it into concrete<br />

actions.<br />

• One of the great obstacles we encounter<br />

in telling the story of Jesus is religious<br />

fundamentalism, which penetrates the<br />

mind of the people and is coupled with<br />

other socio-political and economic problems<br />

brought about by it, by globalisation,<br />

by consumerism, by materialism,<br />

etc.<br />

• For a missionary, or missionaries, to impose<br />

an imported culture on the people<br />

being administered to is harmful to the<br />

inculturation of the story of Jesus. Inculturation<br />

starts with the people and with<br />

what they have.<br />

• There is bias and prejudice against<br />

Christianity, which is seen as a foreign<br />

religion and is, therefore, subject to suspicion.<br />

• There is a feeling, in some countries and<br />

areas of mission, that religion is unnecessary<br />

and, therefore, there is an attitude<br />

of indifference towards it.<br />

• There is also a feeling of insecurity in<br />

some Catholic communities, especially<br />

where they are a minority, and they have,<br />

therefore, a tendency to isolate themselves,<br />

with the result that they have difficulty<br />

in living out the value of inculturation.<br />

2. Invio di nuovi Missionari<br />

S. Maria degli Angeli, 18 giugno 2007<br />

Il 18 giugno 2007, durante la celebrazione<br />

Eucaristica nella Cappella della Porziunola,<br />

il Ministro generale, Fr. José Rodríguez<br />

Carballo <strong>OFM</strong>, ha dato il “mandato” a<br />

quattro nuovi missionari: Fr. Edwin di Co-


E SECRETARIATU PRO EVANGELIZATIONE ET MISSIONE 351<br />

starica, che andrà in Marocco; Fr. Jordan<br />

della Polonia, che andrà nella Repubblica<br />

Centroafricana; Fr. Adolfo dell’Italia, che<br />

andrà in Congo-Brazzaville; Fr. Dominique<br />

del Vietnam, che sarà missionario in Estremo<br />

Oriente.<br />

Dopo aver frequentato il corso di formazione<br />

missionaria nella Fraternità internazionale<br />

di Bruxelles, assieme ad altri missionari<br />

Conventuali e Cappuccini, i quattro<br />

Frati Minori hanno concluso l’iter formativo<br />

con un pellegrinaggio sui luoghi di san<br />

Francesco. Alla celebrazione hanno partecipato<br />

la Fraternità formativa di Bruxelles, il<br />

Moderatore generale per le Missioni, Fr.<br />

Vincenzo Brocanelli, alcuni confratelli delle<br />

Province di origine dei missionari e un<br />

gruppo della Franciscan School di Honduras<br />

che ha animato la celebrazione.<br />

3. Corso di formazione missionaria in<br />

Colombia<br />

«L’audacia di vivere il Vangelo» è<br />

stato il tema che la Provincia di Santa Fé e<br />

l’Università San Bonaventura di Bogotà, in<br />

Colombia, hanno voluto approfondire in un<br />

corso da loro organizzato sulla «formazione<br />

alla missione e all’evangelizzazione in<br />

chiave francescana» per la Famiglia Francescana<br />

della Colombia e per i Frati della<br />

Conferenza Bolivariana. Il corso si è svolto<br />

dal 25 al 28 giugno 2007 nei locali della<br />

suddetta Università e ha visto la partecipazione<br />

di circa 115 corsisti provenienti anche<br />

dalla Bolivia e dal Perù. Il tema è stato sviluppato<br />

in quattro dimensioni per raggiungere<br />

i rispettivi obiettivi particolari:<br />

• I fondamenti biblici del discepolato come<br />

principio orientativo dell’evangelizzazione<br />

e missione (dimensione biblica),<br />

presentati dal professore dell’Università<br />

P. Hernan Cardona, il quale ha sviluppato<br />

la nozione di Vangelo e di Evangelizzazione<br />

nella Bibbia, per arrivare ad alcune<br />

prospettive finali di attualizzazione.<br />

Nei gruppi di lavoro è stata<br />

approfondita la concezione della Evangelizzazione<br />

nelle tradizioni profetica e<br />

sinottica.<br />

• Le caratteristiche del fenomeno religio-<br />

so, in particolare della diversità religiosa,<br />

in America Latina e il loro impatto<br />

sull’evangelizzazione e la missione (dimensione<br />

contestuale). Sono stati presentati<br />

i gruppi cristiani non cattolici di<br />

tipo storico, pentecostale e fondamentalista,<br />

e un’inchiesta tra gli studenti cattolici<br />

che vede solo l’81% di questi che si<br />

considerano cattolici praticanti. Il tema è<br />

stato poi approfondito con i gruppi di lavoro<br />

su “religione e politica”, pensiero<br />

“afro-americano” e pensiero “indigeno”.<br />

• Riflessione teologica sulla comprensione<br />

dell’evangelizzazione e della missione<br />

(dimensione teologica) considerate in<br />

se stesse e nel contesto ecclesiologico<br />

dell’America Latina. Il professore francescano<br />

Hector Eduardo Lugo Garcia ha<br />

presentato una teologia inserita e “militante”,<br />

mettendo particolarmente in rilievo<br />

gli atteggiamenti di relazione, incontro,<br />

accoglienza, dialogo, sguardo,<br />

ascolto, speranza, che dovrebbero qualificare<br />

l’evangelizzazione oggi. Mentre il<br />

gesuita Alberto Parra Mora ha presentato<br />

l’evangelizzazione in chiave di discepolato.<br />

• La proposta dell’Ordine dei Frati Minori<br />

sull’evangelizzazione e la missione<br />

(dimensione francescana) che è stata<br />

presentata da Fr. Nestor Schwerz, che ha<br />

parlato delle caratteristiche dell’evangelizzazione<br />

francescana negli scritti di san<br />

Francesco e nei Documenti dell’Ordine,<br />

e da Fr. Vincenzo Brocanelli, che ha<br />

esposto la missione “ad gentes” nella visione<br />

francescana.<br />

Lo spirito che ha mosso gli organizzatori<br />

del corso è stato quello della celebrazione<br />

della “grazia delle origini” che ci chiede di<br />

esprimere la gratitudine per la grazia della<br />

vocazione attraverso segni profetici e di solidarietà<br />

con i più bisognosi.<br />

Un punto debole che si potrà approfondire<br />

in un prossimo corso simile a questo è<br />

stato la mancanza di una riflessione sulla<br />

missione “ad gentes” o “ad extra”. A parte<br />

l’informazione/riflessione di Fr. Vincenzo,<br />

il tema non è stato più ripreso, eppure è proprio<br />

la dinamica missionaria fondamentale<br />

che può animare e rinnovare qualsiasi atti-


352<br />

vità pastorale o missionaria “ad intra”. È<br />

quando ogni attività evangelizzatrice assume<br />

il dinamismo della missione “ad gentes”<br />

che la parrocchia diventa “missionaria”, la<br />

scuola o il collegio “missionario”, la catechesi<br />

e la liturgia si fanno “missionarie”, e<br />

così via.<br />

Il dato fondamentale che è emerso durante<br />

il corso è che abbiamo tanto bisogno<br />

di formazione missionaria, di recuperare e<br />

approfondire una “coscienza missionaria”<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

che ci faccia più audaci, più liberi e creativi,<br />

per uscire dai conventi e dalle nostre comodità<br />

e andare verso “l’altro” che è povero,<br />

che non conosce o ha rifiutato il Cristo, che<br />

attende una parola e un’azione di speranza e<br />

di amore. Per questo l’iniziativa del corso è<br />

stata ottima ed è un esempio che anche altre<br />

Conferenze possono riprendere e attuare secondo<br />

i bisogni di ogni regione.<br />

FR. VINCENZO BROCANELLI


E POSTULATIONE GENERALI<br />

1. Canonizzazione del Beato Antonio di<br />

Sant’Anna Galvão<br />

São Paulo, Brasile, 11 maggio 2007<br />

1. Note di cronaca<br />

La canonizzazione di questo autentico<br />

figlio di S. Francesco, il cui messaggio, come<br />

annotava il Cardinale Geraldo Majella<br />

Agnelo, «non ha perso la sua attualità», ha<br />

segnato profondamente la vita non solo della<br />

Chiesa brasiliana e del nostro Ordine, ma<br />

è stata salutata dallo stesso Benedetto XVI<br />

come uno dei momenti significativi del suo<br />

viaggio apostolico in Brasile (9-14 maggio<br />

2007).<br />

Già nel corso del suo viaggio di andata,<br />

nella intervista concessa ai giornalisti del<br />

seguito, il Santo Padre parlando del Galvão<br />

aveva definito la canonizzazione del «primo<br />

santo nato in Brasile», «un’espressione<br />

importante di ciò che questo viaggio vuol<br />

significare», riferendosi alle finalità della V<br />

Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano<br />

e dei Caraibi, che si proponeva<br />

la soluzione dei grandi problemi sociali e<br />

politici dell’America Latina.<br />

Nel corso della medesima intervista, il<br />

Papa definiva il Galvão «un santo francescano,<br />

che ha attualizzato in Brasile il carisma<br />

francescano ed è conosciuto come un<br />

santo di riconciliazione e di pace». E qualche<br />

giorno prima il Cardinale Agnelo affermava<br />

che «questo francescano prova e<br />

comprova il valore di una vita sacerdotale<br />

evangelicamente vissuta e apostolicamente<br />

messa al servizio di tutti i fratelli».<br />

In questo clima di simpatia e di attesa per<br />

l’evento ampiamente preparato dalla stampa<br />

e dai mezzi della comunicazione, il Santo<br />

Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella<br />

splendida cornice del “Campo de Marte”,<br />

con inizio alle ore 9.00 di venerdì 11 maggio<br />

2007, con la partecipazione festante di<br />

una folla di circa un milione di fedeli provenienti<br />

da vari Paesi dell’America Latina,<br />

la Liturgia della canonizzazione.<br />

Tra i numerosi concelebranti (i soli vescovi<br />

brasiliani, tra i quali oltre i 20 <strong>OFM</strong>,<br />

raggiungevano il numero di 430!), figuravano<br />

15 Cardinali e tra questi il Cardinale<br />

Claudio Hummes, <strong>OFM</strong>, attuale Prefetto<br />

della Congregazione per il Clero e Arcivescovo<br />

emerito di São Paulo. Con il Ministro<br />

generale del nostro Ordine, Fr. José Rodríguez<br />

Carballo, erano presenti il Ministro<br />

provinciale dell’Immacolata, Fr. Augusto<br />

Koenig, molti Frati delle Province brasiliane<br />

e vari Fratelli e Sorelle dell’OFS.<br />

Dopo il canto del Kyrie, in un clima di<br />

silenzio orante e di attesa, il Cardinale José<br />

Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione<br />

delle Cause dei Santi, ha rivolto al<br />

Santo Padre la richiesta ufficiale di procedere<br />

alla canonizzazione del nostro Beato.<br />

Implorato poi l’aiuto di tutti i Santi, con il<br />

canto delle Litanie, il Sommo Pontefice ha<br />

pronunziato la formula solenne che riconosce<br />

al Galvão l’attributo di «santo» e il diritto<br />

all’inserimento del suo nome nell’elenco<br />

(«canone») della santità universale<br />

della Chiesa.<br />

Suggestiva la processione che seguiva il<br />

pronunciamento papale. Le Sorelle Concezioniste<br />

Francescane del Monastero della<br />

Luce, fondato dal novello Santo nel 1774 ,<br />

accompagnate da una piccola schiera di devoti<br />

del Galvão tra i quali la Signora Sandra<br />

Grossi de Almeida con il suo bambino Enzo,<br />

la cui nascita nel 1999 è stata definita “scientificamente<br />

inspiegabile” ed attribuita come<br />

miracolo al Santo di Guarantiguetá, recavano<br />

all’altare le Reliquie del novello Santo per<br />

esporle alla pubblica venerazione.<br />

La celebrazione eucaristica, protrattasi<br />

fino a mezzogiorno inoltrato, proseguì in un<br />

clima di festoso tripudio e di attento ascolto<br />

della vibrante Omelia del Papa che definiva


354 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

il novello Santo «Ardente adoratore dell’<br />

Eucaristia, prudente e sapiente guida delle<br />

anime e grande devoto dell’Immacolata<br />

Concezione».<br />

Il novello Santo, la cui glorificazione ecclesiale<br />

anticipa in un certo qual modo la<br />

«grazia» dell’ottavo Centenario della fondazione<br />

dell’Ordine, insegni a ciascuno di<br />

noi, come ha esortato il Ministro generale<br />

con la sua lettera del 25 aprile 2007, ad essere,<br />

in un mondo lacerato da egoismi e violenza<br />

efferata, «pellegrini della carità e della<br />

pace», per «creare pace e così anche coerenza<br />

sociale ed umana» (Benedetto XVI).<br />

FR. LUCA M. DE ROSA<br />

2. Omelia di Benedetto XVI<br />

“Campo de Marte”, São Paulo, 11 .05.2007<br />

ARDENTE ADORATORE<br />

DELL’EUCARISTIA<br />

PRUDENTE E SAPIENTE GUIDA<br />

DELLE ANIME<br />

GRANDE DEVOTO<br />

DELL’IMMACOLATA<br />

Signori Cardinali,<br />

Signor Arcivescovo di San Paolo<br />

e Vescovi del Brasile<br />

e dell’America Latina,<br />

Distinte Autorità,<br />

Sorelle e Fratelli in Cristo!<br />

“Benedirò il Signore in ogni tempo, / sulla<br />

mia bocca sempre la sua lode“ (Sal 32, 2).<br />

1. Rallegriamoci nel Signore, in questo<br />

giorno in cui contempliamo un’altra meraviglia<br />

di Dio che, per la sua ammirevole<br />

provvidenza, ci permette di gustare un vestigio<br />

della sua presenza in questo atto di<br />

donazione d’Amore costituito dal Santo Sacrificio<br />

dell’Altare.<br />

Sì, non possiamo non lodare il nostro<br />

Dio. Lodiamolo tutti quanti, popoli del Brasile<br />

e dell’America, cantiamo al Signore le<br />

sue meraviglie, perché grandi cose ha fatto<br />

per noi. Oggi, la Divina Sapienza ci con-<br />

sente di incontrarci intorno al suo altare, in<br />

atteggiamento di lode e di ringraziamento<br />

per averci concesso la grazia della Canonizzazione<br />

di Fra Antonio di Sant’Anna<br />

Galvão.<br />

Voglio ringraziare per le affettuose parole<br />

dell’Arcivescovo di San Paolo, S.E.<br />

Mons. Odilo Scherer, che s’è fatto voce di<br />

voi tutti, e per la premura del suo predecessore,<br />

il Cardinale Claudio Hummes, che<br />

con tanta dedizione si è impegnato per la<br />

causa del P. Galvão. Ringrazio per la presenza<br />

di ognuno e di ognuna di voi, sia degli<br />

abitanti di questa grande città sia di coloro<br />

che sono venuti da altre città e nazioni.<br />

Mi rallegro perché, attraverso i mezzi di comunicazione,<br />

le mie parole e le espressioni<br />

del mio affetto possono entrare in ogni casa<br />

e in ogni cuore. Siatene certi: il Papa vi<br />

ama, e vi ama perché Gesù Cristo vi ama.<br />

In questa solenne Celebrazione Eucaristica<br />

è stato proclamato il Vangelo nel quale<br />

Gesù, in atteggiamento di interiore trasporto,<br />

proclama: “Ti benedico, o Padre, Signore<br />

del cielo e della terra, perché hai<br />

tenuto nascoste queste cose ai sapienti e<br />

agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli“<br />

(Mt 11, 25). Mi sento perciò felice perché<br />

l’elevazione di Fra Galvão agli altari rimarrà<br />

per sempre incorniciata nella liturgia<br />

che quest’oggi la Chiesa ci offre.<br />

Saluto con affetto tutta la comunità francescana<br />

e, in modo speciale, le monache<br />

concezioniste che, dal Monastero della Luce,<br />

dalla Capitale dello Stato di San Paolo,<br />

irradiano la spiritualità ed il carisma del primo<br />

brasiliano elevato alla gloria degli altari.<br />

2. Rendiamo grazie a Dio per i continui<br />

benefici ottenuti mediante il forte influsso<br />

evangelizzatore che lo Spirito Santo ha impresso<br />

in tante anime attraverso Fra Galvão.<br />

Il carisma francescano, evangelicamente<br />

vissuto, ha dato frutti significativi attraverso<br />

la sua testimonianza di ardente adoratore<br />

dell’Eucaristia, di prudente e sapiente guida<br />

delle anime che lo cercavano e di grande<br />

devoto dell’Immacolata Concezione di Maria,<br />

della quale si considerava “figlio e<br />

schiavo perpetuo”.


Dio ci viene incontro, “cerca di conquistarci<br />

- fino all’Ultima Cena, fino al Cuore<br />

trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del<br />

Risorto e alle grandi opere mediante le quali<br />

Egli, attraverso l’azione degli Apostoli,<br />

ha guidato il cammino della Chiesa nascente”<br />

(Lettera Enc. Deus caritas est, 17). Egli<br />

si rivela attraverso la sua Parola, nei Sacramenti,<br />

specialmente nell’Eucaristia. La vita<br />

della Chiesa, perciò, è essenzialmente eucaristica.<br />

Il Signore, nella sua amorevole<br />

provvidenza, ci ha lasciato un segno visibile<br />

della sua presenza.<br />

Quando contempliamo nella Santa Messa<br />

il Signore, innalzato dal sacerdote, dopo<br />

la Consacrazione del pane e del vino, oppure<br />

quando lo adoriamo con devozione esposto<br />

nell’Ostensorio, rinnoviamo la nostra<br />

fede con profonda umiltà, come faceva Fra<br />

Galvão in “laus perennis“, in costante atteggiamento<br />

di adorazione. Nella Sacra Eucaristia<br />

è contenuto tutto il bene spirituale<br />

della Chiesa, ossia, lo stesso Cristo nostra<br />

Pasqua, il Pane vivo che è disceso dal Cielo<br />

vivificato dallo Spirito Santo e vivificante<br />

perché dà la Vita agli uomini. Questa misteriosa<br />

e ineffabile manifestazione dell’amore<br />

di Dio per l’umanità occupa un luogo privilegiato<br />

nel cuore dei cristiani. Essi devono<br />

poter conoscere la fede della Chiesa,<br />

attraverso i suoi ministri ordinati, per l’esemplarità<br />

con cui compiono i riti prescritti,<br />

che indicano sempre nella liturgia eucaristica<br />

il centro di tutta l’opera di evangelizzazione.<br />

I fedeli, a loro volta, devono<br />

cercare di ricevere e venerare il Santissimo<br />

Sacramento con pietà e devozione, desiderando<br />

accogliere il Signore Gesù con fede, e<br />

sapendo ricorrere, ogni volta che sarà necessario,<br />

al Sacramento della riconciliazione<br />

per purificare l’anima da ogni peccato<br />

grave.<br />

3. Significativo è l’esempio di Fra<br />

Galvão per la sua disponibilità al servizio<br />

del popolo, ogni qualvolta veniva interpellato.<br />

Consigliere di fama, pacificatore delle<br />

anime e delle famiglie, dispensatore della<br />

carità specialmente verso i poveri e gli infermi.<br />

Era molto ricercato per le confessioni,<br />

perché zelante, saggio e prudente. Una<br />

E POSTULATIONE GENERALI 355<br />

caratteristica di colui che ama veramente è<br />

il non voler che l’Amato venga offeso; la<br />

conversione dei peccatori era, perciò, la<br />

grande passione del nostro Santo. Suor Helena<br />

Maria, che è stata la prima “religiosa“<br />

destinata a dar inizio al “Recolhimento de<br />

Nossa Senhora da Conceição“, ha testimoniato<br />

quello che Fra Galvão aveva detto:<br />

“Pregate perché Dio nostro Signore sollevi<br />

i peccatori con il suo braccio forte dal miserabile<br />

abisso delle colpe in cui si trovano“.<br />

Possa questo delicato ammonimento<br />

servirci di stimolo per riconoscere nella Divina<br />

Misericordia il cammino verso la riconciliazione<br />

con Dio e con il prossimo e<br />

per la pace delle nostre coscienze.<br />

4. Uniti con il Signore nella suprema comunione<br />

dell’Eucaristia e riconciliati con<br />

Lui e con il nostro prossimo, saremo così<br />

portatori di quella pace che il mondo non<br />

riesce a dare. Potranno gli uomini e le donne<br />

di questo mondo trovare la pace, se non<br />

saranno coscienti della necessità di riconciliarsi<br />

con Dio, con il prossimo e con sé stessi?<br />

Di alto significato è stato, in questo senso,<br />

quello che l’Assemblea del Senato di<br />

San Paolo scrisse al Ministro Provinciale<br />

dei Francescani alla fine del secolo XVIII,<br />

definendo Fra Galvão un “uomo di pace e di<br />

carità”. Che cosa ci chiede il Signore?<br />

“Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho<br />

amati“. Ma subito dopo aggiunge: “Portate<br />

frutto, e che il vostro frutto rimanga“ (cfr<br />

Gv 15, 12.16). E quale frutto ci chiede, se<br />

non quello di sapere amare, ispirandoci all’esempio<br />

del Santo di Guaratinguetá?<br />

La fama della sua immensa carità non<br />

conosceva limiti. Persone di tutta la geografia<br />

nazionale andavano da Fra Galvão, che<br />

tutti accoglieva paternamente. Vi erano poveri,<br />

infermi nel corpo e nello spirito, che<br />

imploravano il suo aiuto.<br />

Gesù apre il suo cuore e ci rivela il centro<br />

di tutto il suo messaggio redentore:<br />

“Nessuno ha un amore più grande di questo:<br />

dare la vita per i propri amici“ (Ibid., v.<br />

13). Lui stesso amò fino a dare la propria vita<br />

per noi sulla Croce. Anche l’azione della<br />

Chiesa e dei cristiani nella società deve possedere<br />

questa stessa ispirazione. Le iniziati-


356<br />

ve di pastorale sociale, se sono orientate<br />

verso il bene dei poveri e degli infermi, portano<br />

in sé stesse questo sigillo divino. Il Signore<br />

conta su di noi e ci chiama amici, perché<br />

soltanto a coloro che amiamo in questo<br />

modo siamo capaci di dare la vita offerta da<br />

Gesù mediante la sua grazia.<br />

Come sappiamo, la V Conferenza Generale<br />

dell’Episcopato Latinoamericano avrà<br />

come tema fondamentale: “Discepoli e missionari<br />

di Gesù Cristo, perché in Lui i nostri<br />

popoli abbiano la vita“. Come non vedere,<br />

allora, la necessità di ascoltare con<br />

fervore rinnovato la chiamata, per poter rispondere<br />

generosamente alle sfide che la<br />

Chiesa in Brasile e nell’America Latina è<br />

chiamata ad affrontare?<br />

5. “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati<br />

e oppressi, e io vi ristorerò“, dice il Signore<br />

nel Vangelo (Mt 11, 28). Questa è la<br />

raccomandazione finale che Egli ci rivolge.<br />

Come non vedere qui il sentimento paterno<br />

e insieme materno di Dio per tutti i suoi figli?<br />

Maria, la Madre di Dio e Madre nostra,<br />

si trova particolarmente legata a noi in questo<br />

momento. Fra Galvão affermò con voce<br />

profetica la verità dell’Immacolata Concezione.<br />

Ella, la Tota Pulchra, la Vergine Purissima,<br />

che ha concepito nel suo seno il Redentore<br />

degli uomini ed è stata preservata<br />

da ogni macchia originale, vuole essere il<br />

sigillo definitivo del nostro incontro con<br />

Dio, nostro Salvatore. Non c’è frutto della<br />

grazia nella storia della salvezza che non<br />

abbia come strumento necessario la mediazione<br />

di Nostra Signora.<br />

Di fatto, questo nostro Santo si è donato<br />

in modo irrevocabile alla Madre di Gesù fin<br />

dalla sua giovinezza, desiderando appartenerle<br />

per sempre e scegliendo la Vergine<br />

Maria come Madre e Protettrice delle sue figlie<br />

spirituali.<br />

Carissimi amici e amiche, che bell’esempio<br />

da seguire ci ha lasciato Fra Galvão! Come<br />

suonano attuali per noi, che viviamo in<br />

un’epoca così piena di edonismo, le parole<br />

scritte nella formula della sua consacrazione:<br />

“Toglimi piuttosto la vita, prima che io offenda<br />

il tuo benedetto Figliuolo, mio Signore!“.<br />

Sono parole forti, di un’anima appas-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

sionata, parole che dovrebbero far parte della<br />

normale vita di ogni cristiano, sia esso<br />

consacrato o meno, e risvegliano desideri di<br />

fedeltà a Dio sia dentro che fuori del matrimonio.<br />

Il mondo ha bisogno di vite limpide,<br />

di anime chiare, di intelligenze semplici, che<br />

rifiutino di essere considerate creature oggetto<br />

di piacere. È necessario dire no a quei<br />

mezzi di comunicazione sociale che mettono<br />

in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità<br />

prima del matrimonio.<br />

È proprio ora che ci è data nella Madonna<br />

la miglior difesa contro i mali che affliggono<br />

la vita moderna; la devozione mariana<br />

è la sicura garanzia di protezione materna<br />

e di tutela nell’ora della tentazione. E<br />

quale non sarà questa misteriosa presenza<br />

della Vergine Purissima, quando invocheremo<br />

la protezione e l’aiuto della Senhora<br />

Aparecida? Deponiamo nelle sue mani santissime<br />

la vita dei sacerdoti e dei laici consacrati,<br />

dei seminaristi e di tutti coloro che<br />

sono chiamati alla vita religiosa.<br />

6. Cari amici, consentitemi di finire ripensando<br />

alla Veglia di Preghiera di Marienfeld,<br />

in Germania: dinanzi ad una moltitudine<br />

di giovani, ho voluto qualificare i<br />

Santi della nostra epoca come veri riformatori.<br />

E ho aggiunto: “Soltanto dai Santi, soltanto<br />

da Dio viene la vera rivoluzione, il<br />

cambiamento decisivo del mondo” (Omelia,<br />

20/08/2005). Questo è l’invito che rivolgo<br />

oggi a tutti voi, dal primo all’ultimo,<br />

in questa Eucaristia senza confini. Dio disse:<br />

“Siate santi, come io sono santo“ (Lv 11,<br />

44). Rendiamo grazie a Dio Padre, a Dio Figlio,<br />

a Dio Spirito Santo, dai quali ci vengono,<br />

per intercessione della Vergine Maria,<br />

tutte le benedizioni del cielo; dai quali<br />

ci viene questo dono che, insieme alla fede,<br />

è la più grande grazia che possa essere concessa<br />

ad una creatura: il fermo desiderio di<br />

raggiungere la pienezza della carità, nella<br />

convinzione che la santità non solo è possibile<br />

ma anche necessaria ad ognuno nel<br />

proprio stato di vita, per svelare al mondo il<br />

vero volto di Cristo, nostro amico! Amen!<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 13 maggio 2007, 4-5]


3. Antônio di Sant’Anna Galvão<br />

(1739 - 1822)<br />

Il Farte Minore Antônio de Sant’Ana<br />

Galvão, noto come Fra Galvão, nacque a<br />

Guaratinguetá (São Paulo), in Brasile, nel<br />

1739.<br />

Il padre, Antônio Galvão de França, era<br />

un immigrante portoghese e capitano maggiore<br />

della città. Sua madre, Isabel Leite de<br />

Barros, era figli di fazendeiros (proprietari<br />

terrieri), e pronipote del famos bandeirante<br />

(esploratore) Fernão Dias Paes, il “cacciatore<br />

di smeraldi”.<br />

Antônio visse con i suoi fratelli in una<br />

casa grande e lussuosa, in quanto i suoi genitori<br />

godevano di prestigio sociale e d’influenza<br />

politica. Il padre, volendo impartire<br />

al figlio una formazione umana e culturale<br />

conforme alle loro possibilità economiche,<br />

all’età di tredici anni lo mandò al collegio di<br />

Belém, dei Padri gesuiti, a Bahia, dove si<br />

trovava già suo fratello José.<br />

Là fece grandi progressi negli studi e<br />

nella pratica cristiana, dal 1752 al 1756. Voleva<br />

diventare gesuita, ma a causa della persecuzione<br />

contro l’Ordine voluta dal Marchese<br />

di Pombal, suo padre gli consigliò di<br />

entrare nell’Ordine francescano, che aveva<br />

un convento a Taubaté, non lontano da Guaratinguetá.<br />

Così rinunciò a un futuro promettente<br />

e influente nella società di allora,<br />

e all’età di 21 anni entrò nel noviziato del<br />

villaggio di Macacu, a Rio de Janeiro.<br />

Lì si distinse per la sua compassione e<br />

per le sue virtù. Il 16 aprile 1761 emise i voti<br />

solenni. Un anno dopo fu ordinato sacerdote,<br />

in quanto i suoi studi furono giudicati<br />

sufficienti. Questo privilegio mostra la fiducia<br />

riposta dai superiori nel giovane chierico.<br />

Fu poi inviato al convento di San Francesco<br />

a São Paulo per perfezionare gli studi<br />

di filosofia e di teologia ed esercitarsi nell’apostolato.<br />

Risale a quell’epoca la sua<br />

“Entrega a Maria“ (dono di sé a Maria), come<br />

“figlio e schiavo perpetuo”, consacrazione<br />

mariana firmata con il proprio sangue<br />

il 9 novembre 1766.<br />

Terminati gli studi fu nominato predicatore,<br />

confessore dei laici e portinaio del<br />

E POSTULATIONE GENERALI 357<br />

convento, compito considerato molto importante<br />

per il contatto con le persone e l’apostolato<br />

che ne consegue. Fu un confessore<br />

stimato e ricercato e quasi sempre, quando<br />

veniva chiamato, si recava a piedi anche<br />

nei luoghi più distanti. Nel 1769-70 fu designato<br />

confessore di un Recolhimento di pie<br />

donne, le “Recolhidas de Santa Teresa”, a<br />

San Paolo.<br />

Fondazione del “Recolhimento”<br />

In questo Recolhimento incontrò Suor<br />

Helena Maria do Espírito Santo, religiosa<br />

dall’intensa vita di preghiera e dal grande<br />

spirito di penitenza, che affermava di aver<br />

avuto visioni nelle quali Gesù le chiedeva di<br />

fondare un nuovo Recolhimento.<br />

Fra Galvão, ascoltando anche il parere di<br />

persone sagge e illustri, ritenne tali visioni<br />

credibili. Il 2 febbraio 1774 fu ufficialmente<br />

fondato il nuovo Recolhimento con Fra<br />

Galvão come suo fondatore. Il 23 febbraio<br />

1775, un anno dopo la fondazione, Madre<br />

Helena morì prematuramente. Fra Galvão<br />

divenne l’unico sostegno delle Recolhidas,<br />

missione che esercitò con umiltà e grande<br />

prudenza. Nel frattempo il nuovo capitano<br />

generale di San Paolo, uomo inflessibile e<br />

duro, ritirò il permesso al Recolhimento e<br />

ne ordinò la chiusura. Lo fece per opporsi al<br />

suo predecessore, che ne aveva promosso la<br />

fondazione. Fra Galvão accettò con fede la<br />

decisione e anche le Recolhidas obbedirono,<br />

ma non lasciarono la casa e resistettero<br />

fino al limite delle loro forze fisiche. Dopo<br />

un mese, grazie alla pressione del popolo e<br />

del Vescovo, il Recolhimento fu riaperto.<br />

Per il grande numero di vocazioni il Servo<br />

di Dio si vide obbligato ad ampliarlo. Per<br />

quattordici anni si occupò di questa nuova<br />

costruzione (1774-1788), e per altri quattordici<br />

della costruzione della chiesa (1788-<br />

1802), inaugurata il 15 agosto 1802. Fra<br />

Galvão fu architetto, direttore dei lavori e<br />

anche muratore. L’opera, oggi Monastero<br />

della Luz, è stata dichiarata “patrimonio<br />

culturale dell’umanità” dall’UNESCO.<br />

“Pillole” di Fra Galvão<br />

In tempi in cui le medicine e la scienza<br />

medica non erano evolute come oggi, in


358 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

molti si recavano da Fra Galvão per essere<br />

curati. In una di queste visite, ispirato da<br />

Dio, scrisse su un pezzo di carta una frase<br />

in latino dell’Ufficio di Nostra Signora,<br />

che potrebbe essere tradotta così: “Dopo il<br />

parto, o Vergine, sei rimasta intatta: Madre<br />

di Dio, intercedi per noi!”. Arrotolò la<br />

carta come fosse una pillola e la diede a un<br />

giovane che stava per morire per coliche<br />

renali. I dolori cessarono immediatamente.<br />

Poi si recò da lui un signore a chiedere<br />

preghiere e una “medicina” per la moglie<br />

che stava soffrendo per le doglie del parto.<br />

Fra Galvão fece nuovamente la pillola<br />

e il bambino nacque in breve tempo. Da<br />

quel momento dovette insegnare ai fratelli<br />

del Recolhimento a confezionare le pillole<br />

e a darle alle persone che ne avevano<br />

bisogno, cosa che fanno ancora oggi. È interessante<br />

osservare come nell’immenso<br />

numero di grazie ottenute per intercessione<br />

di Fra Galvão nel Monastero da Luz,<br />

sebbene circa il 60, 70% siano legate alla<br />

guarigione da un tumore, le altre riguardano<br />

problemi legati a calcoli renali, gravidanze<br />

e parti, o coppie che non riuscivano<br />

ad averi figli.<br />

Nel 1811, su richiesta del Vescovo di<br />

São Paulo, Fra Galvão fondò il Recolhimento<br />

di Santa Chiara a Sorocaba, dove rimase<br />

per undici mesi per orientare la nuova<br />

fondazione e comunità. In seguito, dopo la<br />

sua morte, altri monasteri furono fondati da<br />

queste due comunità, seguendo così l’orientamento<br />

lasciato dal beato.<br />

Morì il 23 dicembre 1822 e su richiesta<br />

del popolo e delle suore fu sepolto nella<br />

chiesa del Recolhimento da Luz, che lui<br />

stesso aveva edificato. La sua tomba è stata<br />

ed è tuttora meta di continui pellegrinaggi.<br />

Il 25 ottobre 1998 fu beatificato da Papa<br />

Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro, a<br />

Roma, divenendo il primo beato brasiliano.<br />

Papa Benedetto XVI l’11 maggio 2007<br />

lo ha canonizzato a São Paulo, in Brasile.<br />

Egli, pertanto, è anche il primo brasiliano<br />

ad essere dichiarato Santo.<br />

2. Decretum super miraculo B. Alfonsae<br />

ab Immaculata Conceptione<br />

CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM<br />

PALAIEN. Canonizationis beatae ALFONSAE<br />

AB IMMACULATA CONCEPTIONE (in saec.:<br />

Annae Muttathupadathu) sororis professae<br />

Congregationis Clarissarum Tertii Ordinis<br />

Sancti Francisci (1910-1946).<br />

Beata Alfonsa ab Immaculata Conceptione<br />

(in saec.: Anna Muttathupadathu) die<br />

19 mensis Augusti anno 1910, in loco,<br />

quem Kudamaloor appellant, quique in civitate<br />

Kerala, in India, genere Syro-Malabarensem<br />

ritum observanti orta est. Quae,<br />

propositi sese Deo mancipandi tenax, coniugio<br />

recusato, Congregationem Clarissarum<br />

Tertii Ordinis Sancti Francisci in loco,<br />

qui Bharananganam audit, quique nunc intra<br />

Palaiensis eparchiae fines, ingressa, sacra<br />

vota nuncupavit anno 1932. Cum autem<br />

gravibus infirmitatibus temptaretur, sibi<br />

creditum magistrae munus deponere habuit;<br />

nihilominus aerumnas, tam corporis quam<br />

animi, complures, quas ipsa, mundi ad<br />

sanctitatem adducendi causa, Deo libenter<br />

offerebat, tacita caritate ad instar crucis pertulit,<br />

pioque fine requievit die 28 mensis Iulii<br />

anno 1946.<br />

Cui lectissimae virgini Ioannes Paulus<br />

II, Summus Pontifex, Beatorum caelitum<br />

honores decrevit die 8 mensis Februarii anno<br />

1986.<br />

Eius vero canonizationem prospiciens,<br />

Postulatio Causae sanationem, quae eadem<br />

Beata deprecante divinitus patrata ferebatur,<br />

huic Congregationi de Causis Sanctorum<br />

subiecit expendendam. Quae res pertinet<br />

ad Ginil Shaji Ozhuthottiyil infantem,<br />

qui die 5 mensis Maii anno 1998, in civitate<br />

Kerala iusto partu in lucem editus est. In<br />

ipso autem ortu animadversum est parvulo<br />

pedes varos innatos esse, laevum vero graviori<br />

deformitate affici. Quod quidem parentes<br />

una cum gynaecologa aliaque perita<br />

doctor, quae pueros in valetudinario curabat,<br />

suis ipsi oculis viderunt. Deinde vero<br />

infans, sedecim diebus postquam natus erat,<br />

ad Universitatem Studiorum urbis illius,<br />

quae Kottayam vocatur, traductus est, ubi<br />

medicus quidam in orthopaedica disciplina<br />

versatus, pedibus ad corrigendum aliquan-


tulum tr<strong>acta</strong>tis, deformitates modice imminuere<br />

valuit. Curatio denique intermissa est.<br />

Hinc in ambulando puer externis pedum<br />

marginibus, plantis introrsum detortis, nitebatur.<br />

Die autem 13 mensis Novembris anno<br />

1999, parentes, sacerdote quodam auctore,<br />

ad sepulcrum Beatae Alfonsae ab Immaculata<br />

Conceptione, quod in loco<br />

Bharananganam, natum adduxerunt, petentes<br />

ut, ipsamet ad Deum deprecante, parvulus<br />

sanaretur. Qui vero, eodem die vesperi,<br />

necopinato quidem, pedibus recte insistens<br />

coepit ambulare. Inspectiones autem, quae<br />

deinceps f<strong>acta</strong>e sunt, eiusmodi sanationem<br />

perfectam stabilemque fuisse confirmarunt.<br />

Quo de casu, qui statim pro miro divinitus<br />

patrato habitus est, Exc.mus Iosephus<br />

Pallikaparampil, Episcopus eparchialis Palaiensis,<br />

anno 2002 Inquisitionem dioecesanam<br />

instruxit, cuius vis ab hac Congregatione<br />

de Causis Sanctorum rata f<strong>acta</strong> est per<br />

decretum die 6 mensis Iunii anno 2003 latum.<br />

Deinde Consilium Medicorum, cum<br />

sederet die 23 mensis Martii anno 2006, in<br />

communem sententiam venit sanationem<br />

celerrimam, perfectam, stabilem fuisse,<br />

eandem vero ex arte medica explicari non<br />

posse. Subsequenti die 5 mensis Iulii Theologi<br />

Consultores in Peculiarem convenere<br />

Congressum; die autem 9 mensis Ianuarii<br />

vertentis anni 2007, Patrum Cardinalium<br />

Episcoporumque Sessio Ordinaria, Exc.mo<br />

Lino Fumagalli, Sabinensi-Mandelensi<br />

Episcopo, Causae Ponente, gesta est. Et in<br />

utroque Coetu, sive Consultorum sive Cardinalium<br />

et Episcoporum, posito dubio an<br />

de miraculo divintus patrato constaret, responsum<br />

affirmativum prolatum est.<br />

F<strong>acta</strong> demum de hisce omnibus rebus<br />

Summo Pontifici Benedicto XVI per subscriptum<br />

Cardinalem Praefectum accurata<br />

relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis<br />

de Causis Sanctorum excipiens rataque<br />

habens, hodierno die declaravit: Constare<br />

de miraculo a Deo patrato per intercessionem<br />

Beatae Alfonsae ab Immaculata Concepitone<br />

(in saec.: Annae Muttathupadathu),<br />

Sororis professae Congregationis<br />

Clarissarum Tertii Ordinis S. Francisci, videlicet<br />

de celerrima, perfecta ac stabili sanatione<br />

infantis Ginil Shaji Ozhuthottiyl a<br />

E POSTULATIONE GENERALI<br />

“piede torto congenito bilaterale, più accentuato<br />

a sinistra, con deambulazione fortemente<br />

alterata”.<br />

Hoc autem decretum publici iuris fieri et<br />

in <strong>acta</strong> Congregationis de Causis Sanctorum<br />

Summus Pontifex referri mandavit.<br />

Datum Romae, die 1 mensis Iunii A. D.<br />

2007.<br />

IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS<br />

Praefectus<br />

† MICHAËL DI RUBERTO<br />

Archiep. tit. el. Biccarensis<br />

a Secretis<br />

3. Decretum super virtutibus SD Cleonildis<br />

Guerra<br />

CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM<br />

359<br />

FAVENTINA ET MUTILEN. Beatificationis et<br />

Canonizationis servae dei CLEONILDIS<br />

GUERRA christifidelis laicae (1922-1949).<br />

«Apud Iesum dolores esse desinunt, quia<br />

spinae rosae fiunt, cruces gaudia, tribulatio<br />

cibus, mors dulcedo».<br />

Verba haec, quae ad quendam amicam<br />

scripserat Cleonildis Guerra, ostendunt eius<br />

rationem vitae, quoniam ipsa, omnino Deo<br />

dicata, fecit ut innumerae tribulationes, quibus<br />

cruciata est, instrumentum essent ad artius<br />

vinculum cum Eo firmandum et sic<br />

adimpleret in propria carne ea quae desunt<br />

passionum Christi pro Ecclesia (cfr. Col<br />

1,24).<br />

Haec fidelis Domini discipula ortum habuit<br />

in oppido vulgo San Potito, dioecesis<br />

Faventinae, die 30 mensis Ianuarii anno<br />

1922 ex operaria familia. Praesertim mater<br />

eius christianam curavit institutionem. Perquam<br />

iuvenis assidue paroeciam frequentavit.<br />

Debili utebatur valetudine, quod<br />

quidem aequanimiter patiebatur.<br />

Consecratam vitam affectans, mense<br />

Martio anno 1943 ingressa est Conventum<br />

urbis Luci Dianae, apud Ancillas Sacri<br />

Cordis Iesu Agonizantis, ibique noviciatum<br />

iniit. Statim eminuit fervore quo amplexa<br />

est spiritum reparationis, qui proprius est


360 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Instituti, et promptam laetamque sese manifestavit<br />

ad quodlibet explendum officium<br />

sibi creditum. Elapso tamen unius fere<br />

mensis spatio, relinquere debuit communitatem<br />

ob adversam valetudinis condicionem.<br />

Idcirco resumpsit officium suum in<br />

paroecia, nigrum probandarum induens vestimentum,<br />

veluti signum suae Domino<br />

oblationis. Ingressa est Tertium Ordinem<br />

Franciscalem et ferventem frugiferamque<br />

apostolicam navavit operam apud Actionem<br />

Catholicam. Commissum est ei munus<br />

Delegatae, quo diligenter functa est, incumbens<br />

praesertim in religiosam mulierum iuvenum<br />

institutionem.<br />

Altero saeviente bello mundiali, domus<br />

eius solo est aequata, quamobrem refugium,<br />

simul cum familiaribus, apud vicinias<br />

invenit. Licet inter difficultates, fervidam<br />

colere perrexit vitam spiritualem, Missae<br />

sacrificium participans et cotidie<br />

eucharistica communione se reficiens, cum<br />

rerum adiuncta id ipsi permittebant. Bello<br />

composito, pater eius eiusque frater, qui<br />

iam antea adversari cleri erant, in dies<br />

maiore persuasione socialem amplexi sunt<br />

communistarum doctrinam. Anno 1947, de<br />

licentia moderatoris spiritualis, emisit votum<br />

privatum veluti victima pro peccatorum<br />

conversione ac, peculiari modo, suorum<br />

familiarium, qui a fide longinqui versabantur.<br />

Sequenti anno, occasione piae<br />

peregrinationis in oppidum S. Ioannis Rotundi,<br />

Sanctus Pius a Pietrelcina confirmavit<br />

eam in bonitate et in soliditate voti emissi.<br />

Etenim frater eius, post mortem Servae<br />

Dei, conversionem obtinuit. Ipsa constanter<br />

viam sectabatur ad fastigia assequenda<br />

evangelicae perfectionis, propriam crucem<br />

post Christum baiulans. In simplicitate, laeto<br />

quidem, constanti accuratoque animo christianas<br />

exercuit virtutes.<br />

Fides eam iugiter inducebat ad Divinum<br />

Redemptorem propius in dies imitandum.<br />

Dominum diligebat omnibus viribus et adductam<br />

se praebebat ad ipsius voluntatem<br />

integerrime exsequendam, ita ut propriam<br />

sanationem minime quaereret et paratam se<br />

exhiberet ad quodlibet sacrificium perferendum<br />

dummodo Ipsi placeret. A quolibet<br />

peccato deliberato abhorruit, et animas<br />

maximopere curavit ad Ipsum ferendas, vires<br />

impendens in apostolatum, praesertim<br />

apud iuvenes. Promptam se profitebatur et<br />

hospitalem erga omnes, et non permittebat<br />

murmurationibus subici. Proprium nutrivit<br />

spiritum oratione, cultu ad Eucharistiam, ad<br />

Sacrum Cor Passionemque Iesu nec non ad<br />

Beatissimam Virginem Mariam. In serenitate<br />

et laetitia gessit aegritudinem, spe caelestium<br />

donorum firmata.<br />

Prudentia eminuit et aequitate in quibuslibet<br />

adiunctis, unde detecta est optima<br />

consiliaria erga quaerentes eam. Itemque<br />

recta ac munifica erga omnes nec non diligens<br />

in muneribus exsequendis sive apud<br />

familiam sive apud paroeciam. Fortiter innumeras<br />

difficultates in se incidentes oppetivit<br />

et exprobrationes vituperantium vitam<br />

Domino consecratam. Modesta exstitit in<br />

indumentis et in modo sese gerendi. Plures<br />

spirituales flosculos excogitabat ut a mundanis<br />

rebus se seiungeret, in spiritu evangelicae<br />

paupertatis, Sanctum Franciscum Assisiensem<br />

vestigiis sequens. In omnibus rerum<br />

adiunctis consiliis obtemperavit<br />

Summi Pontificis et auctoritatum Ecclesiae.<br />

Adamussim servavit castitatem, tali<br />

modo ut haberetur authentica puritatis imago.<br />

Operata est suiipsius immemor et in abscondito<br />

versans, et ne aegre quidem tulit<br />

rudiora explere opera.<br />

Ineunte anno 1949 valetudinis condiciones<br />

ingravescere coeperunt, qua de causa,<br />

in valetudinarium excipi debuit. Nedum sese<br />

animo deprimeret, hanc novam tribulationem<br />

serene obiit, dolores reputans veluti<br />

donum. Immo, in valetudinario degens, assidue<br />

orare perrexit et opus apostolatus<br />

exercuit. Singulae eius actiones collustrabantur<br />

et firmabantur spe aeternae beatitudinis,<br />

quam tandem Dei Serva attigit die 19<br />

mensis Maii anno 1949.<br />

Ob diffusam sanctitatis famam, Episcopus<br />

Faventinus inchoavit Causam beatificationis<br />

et canonizationis, Inquisitionem<br />

dioecesanam celebrans annis 1983-1985,<br />

cuius iuridicam validitatem Congregatio de<br />

Causis Sanctorum adprobavit, decretum<br />

edens die 20 mensis Maii anno 1988. Apparata<br />

Positione, disceptatio f<strong>acta</strong> est de virtutibus<br />

heroico in gradu a Dei Serva exercitis.


Prospero cum exitu, die 27 mensis Septembris<br />

anno 2005 actus est Congressus Peculiaris<br />

Consultorum Theologorum. Patres<br />

Cardinales et Episcopi, in Sessione Ordinaria<br />

die 16 mensis Ianuarii anno 2007 congregati,<br />

audita relatione Ponentis Causae,<br />

Exc.mi D.ni Petri Georgii Nesti, C. P., Archiepiscopi<br />

emeriti Camerinensis-Sancti<br />

Severini in Piceno, agnoverunt Servam Dei<br />

Cleonildem Guerra theologales, cardinales<br />

eisque adnexas virtutes heroicum in modum<br />

excoluisse.<br />

F<strong>acta</strong> demum de hisce omnibus rebus<br />

Summo Pontifici Benedicto XVI per subscriptum<br />

Cardinalem Praefectum accurata<br />

relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis<br />

de Causis Sanctorum excipiens rataque<br />

habens, hodierno die declaravit: Constare<br />

de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate<br />

tum in Deum tum in proximum, necnon<br />

de cardinalibus Prudentia, Iustitia,<br />

Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis,<br />

in gradu heroico, Servae Dei Cleonildis<br />

Guerra, Christifidelis laicae, in casu et ad<br />

effectum de quo agitur.<br />

Hoc autem decretum publici iuris fieri et<br />

in <strong>acta</strong> Congregationis de Causis Sanctorum<br />

Summus Pontifex referri mandavit.<br />

Datum Romae, die 1 mensis Iunii A. D.<br />

2007.<br />

IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS<br />

Praefectus<br />

† MICHAËL DI RUBERTO<br />

Archiep. tit. el. Biccarensis<br />

a Secretis<br />

4. Decretum super virtutibus SD Mariae<br />

Fidelis Weiss<br />

CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM<br />

MONACEN. ET FRISINGEN. Beatificationis et<br />

Canonizationis Servae Dei MARIAE FIDELIS<br />

WEISS (in saec.: Eleonorae Margaritae)<br />

Religiosae professae III Ordinis sancti<br />

Francisci (1882-1923).<br />

«Continenter et urgentissime ad Imitationem<br />

Christi perfectissimam impellor».<br />

E POSTULATIONE GENERALI<br />

361<br />

Hisce verbis, quae ipsa anno 1918 vel<br />

1919 litteris mandavit, Serva Dei Maria Fidelis<br />

Weiss (quae, dum saeculo viveret,<br />

Eleonora Margarita), amore in Dominum<br />

succensa, sese ad unionem Divino Redemptori,<br />

ut perficeretur in Christo (cf. Col<br />

1,28), contendere velle ostendit. Huiusmodi<br />

studio convenienter eadem divinae voluntati<br />

paruit eademque, talenta, quae desuper<br />

acceperat, sapienter negotiata, quidquid<br />

aevi degit in terris, id Domino prorsus impendit,<br />

cui non benedicere dumtaxat, sed<br />

semet ipsam pro salute animarum offerre<br />

studuit.<br />

Haec filia Ecclesiae in oppido, quod vulgo<br />

Kempten, in Bavaria, lutherano patre,<br />

matre catholica in lucem edita est die 12<br />

mensis Iunii anno 1882 ipsaque sex post<br />

diebus catholico sacro abluta. Mox vero,<br />

dum puerili doctrina instituebatur, ingenio,<br />

quo praedita erat, necnon progressibus,<br />

quos faciebat in studiis, eminuit.<br />

Patre autem demortuo, ut suos, quod ad<br />

pecuniam pertinet, iuvaret, ab anno 1898 ad<br />

annum 1900 in duabus tabernis tamquam<br />

institorum ministra operam dedit. Interea<br />

sedecim annorum puella secretum castitatis<br />

votum nuncupaverat, quae, postquam semet<br />

ad sacram conversationem capessendam divino<br />

quodam instinctu vocari agnovit, declaravit<br />

se expetere adiungi Religiosis III<br />

Ordinis Sancti Francisci, quae in loco Reutberg<br />

sedem habebant. Cui quidem postulanti<br />

satisfactum est; sed, cum esset Ancilla<br />

Dei admodum adulescens, antistita suasit ut<br />

eadem duos ferme annos in educandarum<br />

puellarum instituto, quod in oppido Lenzfried,<br />

haud longe ab eius patria remoto, exsistebat,<br />

tamquam alumna interna studio<br />

vacaret; in quo adulescentula, cum accepta<br />

esset anno 1900, organum pulsare et opera<br />

muliebria facere didicit. Eodem tempore III<br />

Ordinem Sancti Francisci ingressa, etiam in<br />

honorarium Praesidium Sacratissimi Cordis<br />

Iesu nomen dedit. Tandem in sodalitate,<br />

quae apud locum Reutberg, tirocinium postulantibus<br />

ponendum mense Octobri anni<br />

1902 auspicata, anno 1903 religionis habitum<br />

induit, sequenti autem anno e simplici<br />

perpetua votorum formula se Deo devinxit.<br />

Hic praesertim in fraternam caritatem fo-


362 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

vendam incubuit eaque, quippe quae Instituti<br />

Regulam ad unguem observaret, inter<br />

ceteras eminuit.<br />

Praeterea Dei Famula in ludo, qui conventui<br />

adiunctus erat, muliebrium operum<br />

magistra fuit; quo quidem munere fungens,<br />

semet ad docendum ostendit aptissimam.<br />

Fuit eadem organi modulatrix, ipsaque,<br />

quoad plurimae infirmitates eius ferebant,<br />

vel in fullonica operam praestabat. Haud<br />

mirum ergo quam studiose, quam sedulo<br />

omnia sibi delata munera obiisset. Cum autem<br />

anno 1921 in adiutricem et consiliariam<br />

electa esset, “alterum novitiatum” qui fertur<br />

movit, singulare sane inceptum, quo prioris<br />

novitiatus fervorem religiosae mulieres vividum<br />

servarent. Ceterum varia bona, quae<br />

Dominus in spiritum eius effuderat, ipsa<br />

laeto humilique corde accepit. Insimul, cum<br />

aliquando etiam per animi tenebras ambularet,<br />

huiusmodi aerumnas Domino offerebat,<br />

cui quidem confisa satis valebat ad sustinendum.<br />

Etenim latendo, divinae voluntati<br />

parendo, suae condicionis officia assidue<br />

praestando, lectissima haec virgo, dum<br />

cunctas christianas virtutes assidue, delectabiliter,<br />

studiose adhibet, ad sublimia perfectionis<br />

evangelicae fastigia pervenit.<br />

Quae, veluti filia, vinculo pietatis cum<br />

Domino coniuncta, sua voluntate prorsus<br />

neglecta, se Eidem donavit. Ea enim fide,<br />

quae animo alte haereret, incitata, firmiter<br />

credidit quaecumque vera Deus revelavit et<br />

quidquid edocebat Ecclesia, adeo ut, quod<br />

ipsa catholicam coleret fidem, Deo gratias<br />

palam ageret sociasque ad idem faciendum<br />

hortaretur. In orando assidua, Augustissimum<br />

altaris Sacramentum, Beatissimam<br />

Virginem Deiparam, Sacratissimum Cor Iesu<br />

flagranti pietate prosecuta est. Quae fortissima<br />

femina ne tunc quidem, cum in angustiis<br />

constituta esset, animo frangi patiebatur,<br />

sed potius divinae Providentiae<br />

fidenter se tradebat. Eadem socias dilexit iisque<br />

serviit, in malis solacium attulit, earumque<br />

animis, sacram conversationem<br />

amplexatis, vires addidit.<br />

Bonis ac talentis, quae Dominus ei contulerat,<br />

prudenter fruita, siquis ab ea consilium<br />

peteret, semper magni iudicii exstitit.<br />

Fide studioque iustitiae egit nec ullam pror-<br />

sus mendacii formam toleravit. Porro patiens<br />

fuit Ancilla Dei cum in ferendis doloribus<br />

compluribus, ex infirma eius valetudine<br />

procedentibus, tum, quod nonnumquam<br />

contigerat, in aliorum neglegentia subeunda.<br />

Placidam constantiam usque servavit,<br />

cum admodum sui suaeque voluntatis et naturae<br />

compos f<strong>acta</strong> esset. Quae, dum bona<br />

huius saeculi calcat, multis voluntariis paenitentiis<br />

semet ipsam discruciabat: incommoda<br />

enim ab ineunte aetate toleravit nec<br />

postea, cum in asceterio viveret, paupertatem<br />

umquam deploravit. Parentibus, operis<br />

conductoribus, superioribus prompte oboedivit.<br />

Quae, priscae sanctimoniae virgo,<br />

omni tempore modestia praestavit.<br />

Gravem morbum, quo autumnali tempore<br />

anni 1922 temptata est, licet acerrimis<br />

doloribus oppressa patientissime tulit. Tandem<br />

die 11 mensis Februarii anno 1923<br />

sempiterna beatitate, quam ipsa firmiter et<br />

assidue exspectaverat, Christi meritis iuvantibus,<br />

est potita.<br />

Pervagatae famae sanctitatis intuitu, Archiepiscopus<br />

Monacensis Causae beatificationis<br />

et canonizationis initium fecit per<br />

Processum Ordinarium, qui ab anno 1936<br />

ad annum 1939 conditus est; cuius validitatem<br />

Congregatio de Causis Sanctorum ratam<br />

habuit per decretum die 3 mensis Iulii<br />

anno 1992 latum. Positione confecta, ad<br />

consuetudinem disceptatum est num Dei<br />

Ancilla omnes et singulas virtutes, easque<br />

in gradu heroico, exercuerit. Die vero 28<br />

mensis Octobris anno 2005 Peculiaris<br />

Theologorum Consultorum Congressus, favorabili<br />

quidem cum exitu, habitus est. Patres<br />

autem Cardinales et Episcopi, in Sessione<br />

Ordinaria quae die 20 mensis Martii<br />

anno 2007 gesta est, audita relatione Exc.mi<br />

D.ni Petri Georgii Nesti, C. P., Archiepiscopi<br />

emeriti Camerinensis-Sancti Severini in<br />

Piceno, Causae Ponentis, agnoverunt Mariam<br />

Fidelem Weiss, theologales et cardinales<br />

iisque adnexas virtutes, in gradu heroico,<br />

exercuisse.<br />

F<strong>acta</strong> demum de hisce omnibus rebus<br />

Summo Pontifici Benedicto XVI per subscriptum<br />

Cardinalem Praefectum accurata<br />

relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis<br />

de Causis Sanctorum excipiens rataque


habens, hodierno die declaravit: Constare<br />

de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate<br />

tum in Deum tum in proximum, necnon<br />

de cardinalibus Prudentia, Iustitia,<br />

Temperantia et Fortitudine iisque adnexis,<br />

in gradu heroico, Servae Dei Mariae Fidelis<br />

Weiss (in saec.: Eleonorae Margaritae),<br />

Religiosae professae III Ordinis Sancti<br />

Francisci, in casu et ad effectum de quo<br />

agitur.<br />

Voluit autem Sanctitas Sua ut hoc decretum<br />

publici iuris fieret et in <strong>acta</strong> Congregationis<br />

de Causis Sanctorum referretur.<br />

Datum Romae, die 1 mensis Iunii A. D.<br />

2007.<br />

IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS<br />

Praefectus<br />

† MICHAËL DI RUBERTO<br />

Archiep. tit. el. Biccarensis<br />

a Secretis<br />

5. Canonizzazione del Beato Simone da<br />

Lipnica<br />

Roma, Piazza S. Pietro, 3 giugno 2007<br />

1. Cronaca<br />

La pioggia impietosa – come la definì<br />

L’Osservatore Romano – non riuscì a spegnere<br />

l’entusiasmo della folla cosmopolita<br />

convenuta in piazza S. Pietro a Roma, la domenica<br />

3 giugno 2007, per la festa della<br />

santità, in programma per la solenne canonizzazione<br />

dei Beati Giorgio Preca, Simone<br />

da Lipnica, Carlo di Sant’Andrea e Maria<br />

Eugenia di Gesù, i cui volti raffigurati negli<br />

artistici arazzi si affacciavano lieti dall’alto<br />

delle logge della basilica vaticana. Tra i<br />

quattro Beati, “nuovi fratelli maggiori” come<br />

li presentò lo stesso Papa proponendoli<br />

alla venerazione della Chiesa universale, figurava<br />

il nostro Simone da Lipnica, nato in<br />

Polonia nel 1435 e morto a Cracovia il 18<br />

luglio 1482, dichiarato Beato per conferma<br />

di culto il 24 febbraio 1685 dal Beato Papa<br />

Innocenzo XI.<br />

Dalla Polonia, accompagnato dal Presidente<br />

della Repubblica, dal Cardinale Primate<br />

J. Glemp, dal Cardinale Arcivescovo<br />

E POSTULATIONE GENERALI<br />

363<br />

di Cracovia S. Dziwisz e da diversi Vescovi<br />

nonché da una folta schiera di Frati Minori,<br />

era giunto a Roma un gruppo di circa duemila<br />

pellegrini, lieti di acclamare santo un<br />

altro figlio della terra polacca, “testimone di<br />

Cristo e seguace della spiritualità di san<br />

Francesco d’Assisi”.<br />

Assente dall’Italia il Ministro Generale<br />

(in Brasile, per la V Conferenza dell’Episcopato<br />

latino-americano), l’Ordine dei<br />

Frati Minori era rappresentato dal Vicario<br />

Generale Fr. Francesco Bravi, dai Ministri<br />

provinciali di Polonia e da diversi membri<br />

della Curia generalizia.<br />

Un gruppo di studenti della Provincia<br />

dell’Immacolata di Cracovia, insieme ad alcuni<br />

Seminaristi della diocesi di Tarnow<br />

(nel cui ambito si trova Lipnica, patria del<br />

novello santo), prestava servizio nel corso<br />

della solenne Liturgia papale, mentre altri<br />

Frati erano incaricati di portare all’altare le<br />

reliquie di san Simone e le offerte per il sacrificio<br />

eucaristico insieme a due dalmatiche,<br />

dono della Postulazione della Causa al<br />

Santo Padre. Fr. Samuele Portka e Sr. Anna<br />

Chiara Rizzo, Alcantarina, proponevano all’assemblea,<br />

prima della celebrazione, testi<br />

francescani e preghiere antiche in onore del<br />

nostro santo. Fr. Stanislaw Belcik fungeva<br />

da Diacono ministrante.<br />

Alle ore 10.00, nonostante la pioggia battente,<br />

preceduto dalla lunga teoria dei quaranta<br />

concelebranti (tra i quali il Vicario generale<br />

<strong>OFM</strong>, il Ministro provinciale Fr. Czeslaw<br />

Gniecki e il suo Vicario Fr. Andrej<br />

Pabin, l’ex Ministro provinciale Fr. Romuald<br />

Kosla, il Vice-Postulatore Fr. Wieslaw Murawiec,<br />

il Parroco di Lipnica, il Rettore del<br />

Seminario diocesano di Tarnow e il Vice-Postulatore<br />

per la diocesi di origine di san Simone),<br />

il Santo Padre Benedetto XVI raggiungeva<br />

l’altare posto sulla sommità del sagrato,<br />

dando inizio alla celebrazione<br />

dell’Eucaristia. Subito dopo l’atto penitenziale,<br />

il Cardinale Prefetto della Congregazione<br />

delle Cause dei Santi José Saraiva<br />

Martins, accompagnato dai quattro Postulatori,<br />

si avvicinava alla sede papale e perorava<br />

la canonizzazione dei quattro Beati.<br />

Seguiva il momento solenne del canto<br />

delle Litanie dei santi e dell’invocazione al


364 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

lo Spirito Santo. Quindi, nella pienezza della<br />

sua autorità apostolica, Benedetto XVI<br />

pronunziava la solenne formula di canonizzazione,<br />

accolta dalla folla con un prolungato<br />

e intenso applauso, mentre l’organo e<br />

le campane si associavano festanti alla<br />

commozione e al canto dei conterranei dei<br />

novelli Santi.Il Cardinale Prefetto e i Postulatori,<br />

tra i quali Fr. Luca M, De Rosa, potevano<br />

incontrare il Santo Padre per esprimergli<br />

la gioia e la gratitudine di quanti<br />

hanno lavorato ed atteso con fiducia il momento<br />

della suprema glorificazione di questi<br />

nuovi “capolavori della Sapienza di<br />

Dio”.<br />

Proclamato il Vangelo nelle lingue latina<br />

e greca, il Papa pronunziava la intensa<br />

Omelia che riportiamo di seguito, invitando<br />

l’assemblea a contemplare la gloria di Dio<br />

nella vita dei Santi da Lui proposti alla venerazione<br />

della Chiesa universale.<br />

All’Angelus, Benedetto XVI richiamava<br />

l’attenzione dei presenti sulla devozione<br />

mariana di San Simone da Lipnica e affidava<br />

alla sua intercessione “coloro che danno<br />

la vita nel servizio ai malati, ai sofferenti e<br />

agli abbandonati” come ha fatto in vita il<br />

novello santo francescano.<br />

La celebrazione della domenica ha avuto<br />

la sua conclusione ideale l’indomani, lunedì<br />

4 giugno, nella basilica papale di S.<br />

Giovanni in Laterano, dove, con la partecipazione<br />

di tutti i pellegrini polacchi, il Cardinale<br />

Primate J. Glemp ha presieduto la solenne<br />

Eucaristia di ringraziamento, dando<br />

avvio alle varie celebrazioni in programma<br />

in diverse località della Polonia, come quella<br />

prevista per il 19 agosto a Kalvaria con la<br />

partecipazione del Presidente della Repubblica<br />

S.E. il Signor Lech Kaczynski e del<br />

Ministro generale <strong>OFM</strong>, Fr. José Rodríguez<br />

Carballo.<br />

La stampa ha dato all’evento il giusto rilievo,<br />

offrendo notizie accurate sulla vita<br />

del nostro Santo e sul programma delle celebrazioni.<br />

L’Osservatore Romano ha dedicato<br />

al novello Santo di Lipnica l’intera pagina<br />

7 dell’edizione del 3 giugno 2007.<br />

Una segnalazione speciale meritano<br />

l’immagine del Santo apparsa sull’arazzo<br />

esposto sulla loggia vaticana, che rappre-<br />

senta Simone da Lipnica mentre conforta<br />

gli appestati di Cracovia con il suo ministero<br />

sacerdotale, opera di un artista polacco, e<br />

il prezioso Reliquiario offerto al Santo Padre<br />

con una insigne reliquia “ex ossibus”<br />

dell’esemplare testimone della misericordia<br />

del Cristo buon Samaritano.<br />

A laude di Cristo. Amen<br />

2. Omelia di Benedetto XVI<br />

FR. LUCA M.DE ROSA,<strong>OFM</strong><br />

Cari fratelli e sorelle,<br />

celebriamo oggi la solennità della Santissima<br />

Trinità. Dopo il tempo pasquale, dopo<br />

aver rivissuto l’avvenimento della Pentecoste,<br />

che rinnova il battesimo della Chiesa<br />

nello Spirito Santo, volgiamo per così<br />

dire lo sguardo verso “i cieli aperti” per entrare<br />

con gli occhi della fede nelle profondità<br />

del mistero di Dio, Uno nella sostanza<br />

e Trino nelle persone: Padre e Figlio e Spirito<br />

Santo. Mentre ci lasciamo avvolgere da<br />

questo sommo mistero, ammiriamo la gloria<br />

di Dio, che si riflette nella vita dei Santi;<br />

la contempliamo soprattutto in quelli che<br />

poc’anzi ho proposto alla venerazione della<br />

Chiesa universale: Giorgio Preca, Szymon<br />

di Lipnica, Karel van Sint Andries Houben<br />

e Marie Eugénie de Jésus Milleret. A tutti i<br />

pellegrini, qui convenuti per rendere omaggio<br />

a questi testimoni esemplari del Vangelo,<br />

rivolgo il mio cordiale saluto. Saluto, in<br />

particolare, i Signori Cardinali, i Signori<br />

Presidenti delle Filippine, di Irlanda, di<br />

Malta e di Polonia, i venerati Fratelli nell’Episcopato,<br />

le Delegazioni governative e<br />

le altre Autorità civili, che prendono parte a<br />

questa celebrazione.<br />

Nella prima Lettura, tratta dal Libro dei<br />

Proverbi, entra in scena la Sapienza, che sta<br />

al fianco di Dio come assistente, come “architetto”<br />

(8,30). Stupenda è la “panoramica”<br />

sul cosmo osservato con i suoi occhi. La<br />

Sapienza stessa confessa: “Mi ricreavo sul<br />

globo terrestre, / ponendo le mie delizie tra<br />

i figli dell’uomo” (8,31). È in mezzo agli<br />

esseri umani che essa ama dimorare, perché<br />

in essi riconosce l’immagine e la somiglianza<br />

del Creatore. Questa relazione pre-


ferenziale della Sapienza con gli uomini fa<br />

pensare ad un celebre passo di un altro libro<br />

sapienziale, il Libro della Sapienza: “La sapienza<br />

– vi leggiamo – è un’emanazione<br />

della potenza di Dio /… Pur rimanendo in<br />

se stessa, tutto rinnova / e attraverso le età<br />

entrando nelle anime sante, / forma amici<br />

di Dio e profeti” (Sap 7,25-27). Quest’ultima<br />

suggestiva espressione invita a considerare<br />

la multiforme e inesauribile manifestazione<br />

della santità nel popolo di Dio lungo<br />

i secoli. La Sapienza di Dio si manifesta nel<br />

cosmo, nella varietà e bellezza dei suoi elementi,<br />

ma i suoi capolavori, dove realmente<br />

appare molto più la sua bellezza e la sua<br />

grandezza, sono i santi.<br />

Nel brano della Lettera dell’apostolo<br />

Paolo ai Romani troviamo un’immagine simile:<br />

quella dell’amore di Dio “riversato<br />

nei cuori” dei santi, cioè dei battezzati, “per<br />

mezzo dello Spirito Santo” che è stato loro<br />

donato (cfr Rm 5,5). È attraverso Cristo che<br />

passa il dono dello Spirito, “Persona-amore,<br />

Persona-dono”, come l’ha definito il<br />

Servo di Dio Giovanni Paolo II (Enc. Dominum<br />

et vivificantem, 10). Per mezzo di<br />

Cristo, lo Spirito di Dio giunge a noi quale<br />

principio di vita nuova, “santa”. Lo Spirito<br />

pone l’amore di Dio nel cuore dei credenti<br />

nella forma concreta che aveva nell’uomo<br />

Gesù di Nazaret. Si realizza così quanto dice<br />

san Paolo nella Lettera ai Colossesi:<br />

“Cristo in voi, speranza della gloria” (1,27).<br />

Le “tribolazioni” non sono in contrasto con<br />

questa speranza, anzi, concorrono a realizzarla,<br />

attraverso la “pazienza” e la “virtù<br />

provata” (Rm 5,3-4): è la via di Gesù, la via<br />

della Croce.<br />

Nella medesima prospettiva, della Sapienza<br />

di Dio incarnata in Cristo e comunicata<br />

dallo Spirito Santo, il Vangelo ci ha<br />

suggerito che Dio Padre continua a manifestare<br />

il suo disegno d’amore mediante i<br />

santi. Anche qui, accade quanto abbiamo<br />

già notato a proposito della Sapienza: lo<br />

Spirito di verità rivela il disegno di Dio nella<br />

molteplicità degli elementi del cosmo –<br />

siamo grati per questa visibilità della bellezza<br />

e della bontà di Dio negli elementi del<br />

cosmo - e lo fa soprattutto mediante le persone<br />

umane, in modo speciale mediante i<br />

E POSTULATIONE GENERALI<br />

365<br />

santi e le sante, dove traspare con grande<br />

forza la sua luce, la sua verità, il suo amore.<br />

In effetti, “l’immagine del Dio invisibile”<br />

(Col 1,15) è propriamente solo Gesù Cristo,<br />

“il Santo e il Giusto” (At 3,14). Egli è la Sapienza<br />

incarnata, il Logos creatore che trova<br />

la sua gioia nel dimorare tra i figli dell’uomo,<br />

in mezzo ai quali ha posto la sua<br />

tenda (cfr Gv 1,14). In Lui è piaciuto a Dio<br />

riporre “ogni pienezza” (cfr Col 1,19); o,<br />

come dice Egli stesso nel brano evangelico<br />

odierno: “Tutto quello che il Padre possiede<br />

è mio” (Gv 16,15). Ogni singolo Santo<br />

partecipa della ricchezza di Cristo ripresa<br />

dal Padre e comunicata a tempo opportuno.<br />

È sempre la stessa santità di Gesù, è sempre<br />

Lui, il “Santo”, che lo Spirito plasma nelle<br />

“anime sante”, formando amici di Gesù e<br />

testimoni della sua santità. E Gesù vuol fare<br />

anche di noi degli amici suoi. Proprio in<br />

questo giorno apriamo il nostro cuore perché<br />

anche nella nostra vita cresca l’amicizia<br />

per Gesù, così che possiamo testimoniare la<br />

sua santità, la sua bontà e la sua verità.<br />

[...]<br />

Il novello santo, Simone da Lipnica,<br />

grande figlio della terra polacca, testimone<br />

di Cristo e seguace della spiritualità di San<br />

Francesco d’Assisi, è vissuto in epoca lontana,<br />

ma proprio oggi è proposto alla Chiesa<br />

come modello attuale di un cristiano che<br />

– animato dallo spirito del Vangelo – è<br />

pronto a dedicare la vita per i fratelli. Così,<br />

colmo della misericordia che attingeva dall’Eucaristia,<br />

non esitò a portare l’aiuto ai<br />

malati colpiti dalla peste, contraendo tale<br />

morbo che condusse alla morte anche lui.<br />

Oggi in modo particolare affidiamo alla sua<br />

protezione coloro che soffrono a causa della<br />

povertà, della malattia, della solitudine e<br />

dell’ingiustizia sociale. Tramite la sua intercessione<br />

chiediamo per noi la grazia dell’amore<br />

perseverante ed attivo, per Cristo e<br />

per i fratelli.<br />

[...]<br />

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie a<br />

Dio per le meraviglie che ha compiuto nei<br />

Santi, nei quali risplende la sua gloria. Lasciamoci<br />

attrarre dai loro esempi, lasciamoci<br />

guidare dai loro insegnamenti, perché tutta<br />

la nostra esistenza diventi, come la loro,


366 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

un cantico di lode a gloria della Santissima<br />

Trinità. Ci ottenga questa grazia Maria, la<br />

Regina dei Santi, e l’intercessione di questi<br />

quattro nuovi “Fratelli maggiori” che oggi<br />

con gioia veneriamo. Amen.<br />

BENEDETTO XVI<br />

[L’Osservatore Romano, 4-5 giugno 2007]<br />

3. Simone da Lipnica (1435/1440-1482)<br />

Il Beato Simone nacque a Lipnica Murowana,<br />

nella Polonia meridionale intorno<br />

agli anni 1435-1440. I suoi genitori, Gregorio<br />

e Anna, seppero dargli un’educazione<br />

sana, ispirata ai valori della fede cristiana e,<br />

nonostante la modesta condizione, si preoccuparono<br />

di assicurargli un’adeguata formazione<br />

culturale. Simone crebbe con un<br />

carattere pio e responsabile, ricco di una naturale<br />

predisposizione alla preghiera e un<br />

tenero amore alla Madre di Dio.<br />

Nel 1454, si trasferì a Cracovia, per frequentare<br />

la famosa Accademia Jagellonica.<br />

Proprio in quegli anni San Giovanni da Capestrano,<br />

entusiasmava la città con la santità<br />

della sua vita e il fervore delle sue prediche,<br />

attirando alla vocazione francescana<br />

una folta schiera di giovani generosi.<br />

Nel 1457, anche il giovane Simone, affascinato<br />

dall’ideale francescano, preferì acquistare<br />

la perla preziosa del vangelo, tralasciando<br />

un avvenire ricco di successi. Pertanto<br />

chiese di essere accolto, con altri dieci<br />

suoi colleghi studenti, nel convento di Stradom.<br />

Sotto la sapiente guida del maestro di<br />

noviziato, P. Cristoforo da Varese, religioso<br />

eminente per dottrina e santità di vita, Simone<br />

abbracciò con generosità la vita umile<br />

e povera dei Frati Minori, giungendo al<br />

sacerdozio intorno al 1460. Esercitò il primo<br />

ministero nel convento di Tarnów, dove<br />

fu guardiano della fraternità. Successivamente,<br />

si stabilì a Stradom (Cracovia), dedicandosi<br />

instancabilmente alla predicazione,<br />

con parola limpida, piena di ardore, di<br />

fede, e di sapienza, che lasciava intuire la<br />

sua profonda unione con Dio e lo studio<br />

prolungato della Sacra Scrittura.<br />

Come San Bernardino da Siena e San<br />

Giovanni da Capestrano, Fr. Simone diffuse<br />

la devozione al Nome di Gesù, ottenendo la<br />

conversione di innumerevoli peccatori. Nel<br />

1463, primo tra i Frati Minori, occupò l’ufficio<br />

di predicatore nella cattedrale del<br />

Wawel. Per questa sua dedizione alla predicazione<br />

evangelica le fonti antiche gli conferirono<br />

il titolo di “predicator ferventissimus”.<br />

Desideroso di rendere omaggio a San<br />

Bernardino da Siena, ispiratore della sua<br />

predicazione, il 17 maggio 1472, con alcuni<br />

confratelli polacchi, giunse a L’Aquila<br />

per partecipare alla solenne traslazione del<br />

corpo del santo nel nuovo tempio eretto in<br />

suo onore. Nuovamente fu in Italia nel 1478<br />

in occasione capitolo generale di Pavia. Ebbe<br />

modo, allora, di poter soddisfare l’intimo<br />

desiderio di visitare le tombe degli Apostoli<br />

a Roma, e prolungare poi il pellegrinaggio<br />

in Terra Santa. Visse questa esperienza<br />

in spirito di penitenza, da vero amante della<br />

passione di Cristo, con la nascosta aspirazione<br />

di versare il proprio sangue per la salvezza<br />

delle anime, se così fosse piaciuto a<br />

Dio. Emulo di San Francesco nel suo amore<br />

per i Luoghi santi, nell’eventualità di essere<br />

catturato dagli infedeli, prima di intraprendere<br />

il viaggio volle imparare a memoria<br />

la regola dell’Ordine « per averla sempre<br />

davanti agli occhi della mente ».<br />

L’amore di Simone per i fratelli si manifestò<br />

in maniera straordinaria nell’ ultimo<br />

anno della sua vita, quando scoppiò a Cracovia<br />

una epidemia di peste. Dal luglio<br />

1482 al 6 gennaio 1483 la città fu sotto il<br />

flagello della malattia. Nella desolazione<br />

generale, i Francescani del convento di San<br />

Bernardino si prodigarono instancabilmente<br />

nella cura degli ammalati, da veri angeli<br />

consolatori.<br />

Fr. Simone ritenne quello un “tempo<br />

propizio” per esercitare la carità e per portare<br />

a compimento l’offerta della propria vita.<br />

Ovunque passò confortando, recando<br />

soccorso, amministrando i sacramenti, e annunciando<br />

la consolante Parola di Dio ai<br />

moribondi. Presto fu contagiato. Sopportò<br />

con straordinaria pazienza le sofferenze<br />

della malattia e, prossimo alla fine, espres-


se il desiderio di essere sepolto sotto la soglia<br />

della chiesa, perché tutti potessero calpestarlo.<br />

Nel sesto giorno di malattia, il 18<br />

luglio 1482, senza temere la morte e con gli<br />

occhi fissi sulla Croce, rese l’anima a Dio.<br />

Simone da Lipnica seppe coniugare mirabilmente<br />

l’impegno tra l’evangelizzazione<br />

e la testimonianza della carità, che scaturì<br />

dal suo grande amore per la Parola di<br />

Dio e per i fratelli più poveri e sofferenti.<br />

L’Ordine dei Frati Minori, alla vigilia della<br />

Celebrazione dell’VIII centenario della sua<br />

Fondazione (1209-2009), saluta in lui un<br />

autentico testimone della povertà, dell’umiltà<br />

e della semplicità, nonché della gioia<br />

di essere tutto del Signore e di essere insieme<br />

dono per la vita dei fratelli.<br />

La fama di santità che aveva circondato<br />

in vita il Beato Simone, da tutti chiamato<br />

“verus frater minor” e “Christi fidelis imitator”,<br />

si diffuse ampiamente subito dopo il<br />

suo transito, avvenuto a Cracovia il 18 luglio<br />

1482. Già nel 1484 i suoi devoti lo invocavano<br />

con un “Responsorio” nel quale a<br />

Simone è dato il titolo di “beato” ed è definito<br />

“Nova lux Poloniae” e “clarum sidus<br />

Cracoviae”.<br />

I frequenti pellegrinaggi alla sua tomba<br />

e le numerose guarigioni attribuite alla sua<br />

intercessione, spinsero l’Arcivescovo Metropolita<br />

di Gniezno, Jan Laski, Primate di<br />

Polonia a presentare al Papa, nel 1514, la<br />

petizione perché fosse approvato il culto<br />

pubblico del nostro Beato insieme a quello<br />

attribuito al Principe Casimiro e ad altri Patroni<br />

della Polonia. Ma solo nel 1637 fu<br />

possibile avviare a Cracovia una accurata<br />

Inchiesta sul culto “ab immemorabili”, che<br />

fu confermato dal Sommo Pontefice Beato<br />

Innocenzo XI il 24 febbraio 1685.<br />

La vasta risonanza che ebbe la conferma<br />

del culto del Beato, a cui seguì il 13 dicembre<br />

1741 l’estensione della sua memoria liturgica<br />

annuale all’intera Famiglia Francescana,<br />

spinse lo stesso Re Stanislao Augusto<br />

Poniatowski a inviare al Sommo<br />

Pontefice una Lettera postulatoria in favore<br />

della Causa, il 2 dicembre 1776, in vista<br />

della Canonizzazione.<br />

Tuttavia le complesse vicende politiche<br />

che interessarono la Polonia tra il XVIII e<br />

E POSTULATIONE GENERALI<br />

367<br />

XIX secolo, come la perdita della indipendenza<br />

nazionale e le successive spartizioni<br />

del territorio, nonché l’avvicendarsi al governo<br />

della nuova entità di persone diverse,<br />

bloccarono ogni iniziativa.<br />

Un nuovo interesse per la conclusione<br />

della Causa maturò come frutto delle celebrazioni<br />

promosse dai Frati Minori per il IV<br />

Centenario della morte del Beato Simone,<br />

nel 1882. Una fitta serie di celebrazioni richiamò<br />

presso il sepolcro del Beato a Cracovia<br />

numerosi pellegrinaggi, guidati dai rispettivi<br />

Pastori dei diversi luoghi di provenienza.<br />

Il 25 giugno 1948, accogliendo le<br />

suppliche pervenutegli da parte di numerosi<br />

Vescovi e Superiori religiosi, il Santo Padre<br />

Pio XII autorizzava la “riassunzione”<br />

della Causa.<br />

La celebrazione del Millennio del Battesimo<br />

della Polonia, nel 1966, ripropose ancora<br />

una volta all’attenzione della comunità<br />

polacca la figura del Beato Simone, la cui<br />

attualità venne ribadita dall’allora Arcivescovo<br />

Metropolita di Cracovia, il Cardinale<br />

Karol Wojtyla. Le difficili condizioni nelle<br />

quali precipitò la Polonia sotto il regime comunista,<br />

durate fino al 1989, spensero sul<br />

nascere le nuove speranze di condurre in<br />

porto la Causa. Negli anni 1999-2000 si<br />

giunse, infine, alla celebrazione di una Inchiesta<br />

diocesana sulla vita e le virtù del<br />

Beato Simone, promossa dall’Arcivescovo<br />

Metropolita di Cracovia, Cardinale Francesco<br />

Macharski, la cui validità giuridica fu<br />

riconosciuta dalla Congregazione delle<br />

Cause dei Santi il 25 ottobre 2002.<br />

Preparata la “Positio super vita et virtutibus”,<br />

fu dapprima esaminata con esito favorevole<br />

dai Consultori Storici il 2 marzo<br />

2004, e successivamente, con l’unanime<br />

consenso, prima dai Consultori Teologi il<br />

12 ottobre 2004 e poi dai Padri Cardinali e<br />

Vescovi l’11 gennaio 2005. Il 19 dicembre<br />

2005 il Sommo Pontefice Benedetto XVI<br />

autorizzava la promulgazione del Decreto<br />

con cui è attestato l’esercizio eroico delle<br />

virtù del Beato Simone.<br />

Dal 24 luglio al 23 agosto 1950 l’allora<br />

Arcivescovo Metropolita di Cracovia, il<br />

Cardinale Adamo Stefano Sapieha, con<br />

l’autorizzazione della Santa Sede, aveva


368 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

istruito un Processo Apostolico sulla presunta<br />

guarigione miracolosa della Sig.ra<br />

Maria Piątek, da embolia cerebrale con indebolimento<br />

cardiaco, avvenuta nel 1943 e<br />

attribuita alla intercessione del Beato Simone.<br />

Il caso fu esaminato con esito favorevole<br />

dalla Consulta Medica il 14 aprile 2005,<br />

quindi dai Consultori Teologi il 21 febbraio<br />

2006 e infine dai Padri Cardinali e Vescovi<br />

nella Sessione Ordinaria del 3 ottobre dello<br />

stesso anno. Il Santo Padre Benedetto XVI<br />

ha confermato il giudizio dei suddetti organismi<br />

e ha autorizzato la promulgazione del<br />

decreto sul miracolo il 16 dicembre 2006.<br />

Nel Concistoro pubblico del 23 febbraio<br />

2007 ha poi stabilito di procedere alla solenne<br />

canonizzazione del Beato Simone il 3<br />

giugno 2007.


1. Isole Mauritius - Corso di formazione,<br />

Visita e Capitolo elettivo dell’OFS<br />

Presso la casa Foyer Fiat a Rose-Hill<br />

nelle Is. Mauritius si è svolto, dal 13 al 19<br />

aprile 2008, il Corso di formazione sull’OFS-GiFra<br />

e sull’assistenza spirituale per<br />

Frati, Suore e Francescani Secolari delle<br />

Isole Mauritius, di Réunion e del Madagascar.<br />

Il Corso è stato organizzato dal Consiglio<br />

nazionale dell’OFS delle Is. Mauritius<br />

e dalla Presidenza CIOFS, con il contributo<br />

degli Assistenti spirituali locali, Fr. René<br />

Coutagne, <strong>OFM</strong>, e Fr. Krisnah Ramsamy,<br />

<strong>OFM</strong>.<br />

Hanno partecipato 4 Frati, 19 Suore<br />

Francescane Missionarie di Maria, 12 Francescani<br />

Secolari, 2 Rappresentanti della Gi-<br />

Fra e 1 Francescano Secolare del Rwanda.<br />

Era presente anche il nuovo Assistente nazionale<br />

di Madagascar, Fr. Roger Aimé Rabemahafaly<br />

<strong>OFM</strong>.<br />

A nome della Presidenza CIOFS il Corso<br />

è stato animato da Benedetto Lino,<br />

Consigliere della Presidenza, e da Fr. Ivan<br />

Matić, <strong>OFM</strong>, Assistente generale dell’OFS.<br />

Il 20 aprile si è svolta la visita fraterna e<br />

pastorale al Consiglio nazionale dell’OFS<br />

delle Is. Mauritius e nei giorni 21-22 aprile<br />

si è celebrato il Capitolo nazionale elettivo,<br />

dove Marie Thérèse Soobaroyen è<br />

stata eletta Ministra nazionale e Consigliera<br />

internazionale. I Capitolari sono stati<br />

circa 80.<br />

2. Australia - Capitolo nazionale elettivo<br />

dell’OFS di Oceania<br />

Il Capitolo elettivo della Fraternità nazionale<br />

dell’OFS dell’Oceania è stato celebrato<br />

a Sydney dal 27 al 29 aprile 2007. A<br />

nome della Presidenza CIOFS hanno presieduto<br />

il Capitolo elettivo Lucy Almirañes,<br />

EX OFFICIO OFS<br />

Consigliera della Presidenza, e Fr. Ivan Matić,<br />

<strong>OFM</strong>, Assistente generale dell’OFS.<br />

Al Capitolo hanno partecipato circa 50<br />

Capitolari con vari Assistenti regionali. Era<br />

presente Fr. Carl Schafer, <strong>OFM</strong>, Assistente<br />

nazionale dell’OFS, che ha illustrato la situazione<br />

dell’assistenza spirituale e pastorale<br />

a livello nazionale. È stato anche approvato<br />

il testo del nuovo Statuto nazionale<br />

che dovrà essere ratificato dalla Presidenza<br />

CIOFS.<br />

Nel pomeriggio del 28 aprile si è svolta<br />

l’elezione del nuovo Consiglio nazionale.<br />

Sono stati eletti: Helen Britton, come Ministra<br />

nazionale (rieletta), e Sandra Tilley, come<br />

Consigliera Internazionale. Poiché si sta<br />

preparando l’incontro internazionale della<br />

GiFra a Sydney, durante la Giornata Mondiale<br />

della Gioventù (Sydney, 15-20 luglio<br />

2008), Fr. Ivan, infine, ha presentato una relazione<br />

sulla Gioventù Francescana.<br />

3. Croazia - I° Congresso nazionale<br />

OFS-GiFra ed Incontro nazionale<br />

della GiFra<br />

Il 19 maggio 2007 a Zagabria, in Croazia,<br />

si è svolto il primo Congresso nazionale<br />

dell’OFS-GiFra. Hanno partecipato circa<br />

700 Francescani Secolari e Giovani Francescani,<br />

con i loro Assistenti spirituali, in rappresentanza<br />

di tutte le Fraternità locali e regionali<br />

dell’OFS-GiFra. È stata molto gradita<br />

la presenza dei vari Ministri provinciali<br />

e, in modo particolare, di Mons. Josip<br />

Mrzljak, Vescovo di Varaždin e membro<br />

dell’OFS, che ha presieduto la solenne celebrazione<br />

eucaristica. A nome della Conferenza<br />

degli Assistenti generali era presente<br />

Fr. Ivan Matić, <strong>OFM</strong>.<br />

Il tema del Congresso, «Le attività caritative<br />

dell’OFS e della GiFra nella società<br />

croata», è stato approfondito con l’aiuto di<br />

alcune Relazioni. Fr. Ivan ha parlato di ciò


370 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

che ha visto nelle diverse Fraternità nazionali<br />

nel mondo. Stjepan Lice e Renato Matić,<br />

Francescani Secolari di Zagabria, hanno<br />

illustrato alcune situazioni concrete che<br />

si incontrano nella società croata e le conseguenti<br />

sfide per i Francescani.Alle Relazione<br />

sono seguiti il lavoro in gruppi, la condivisione<br />

e la conclusione del Congresso con<br />

la rappresentazione teatrale sulla vita di S.<br />

Elisabetta, realizzata dalla Gioventù Francescana.<br />

Nei giorni 25-27 maggio 2007 la Gioventù<br />

Francescana di Croazia ha celebrato il<br />

suo incontro nazionale, presso il santuario<br />

Mariano di Trsat a Rijeka. Assieme agli Assistenti<br />

spirituali, circa 800 Giovani Francescani,<br />

provenienti da tutte le Fraternità regionali<br />

della Croazia, hanno vissuto questi<br />

giorni in un spirito di preghiera, riflessione<br />

e gioia. All’incontro erano presenti Xavi<br />

Ramos, Consigliere di Presidenza CIOFS, e<br />

Fr. Ivan Matić, <strong>OFM</strong>,Assistente generale. Il<br />

tema dell’incontro, «Osiamo vivere il Vangelo»,<br />

è stato illustrato da Fr. Ivan, approfondito<br />

nei lavori di gruppo e tradotto in<br />

preghiera nella Lectio divina, basata sul testo<br />

del Vangelo di Luca (24, 13-35): l’esperienza<br />

dei discepoli di Emmaus.<br />

Nel pomeriggio i giovani hanno attuato<br />

un’evangelizzazione itinerante nella città di<br />

Rijeka: negli Ospedali, nelle piazze, nelle<br />

Carceri, nella Case di ricovero per anziani,<br />

ecc. Un gruppo, invece, è rimasto davanti al<br />

Santissimo sacramento, per sostenere, con<br />

la preghiera. gli “evangelizzatori”. La giornata<br />

si è conclusa con un’assemblea plenaria,<br />

in cui i giovani hanno avuto la possibilità<br />

di condividere l’esperienza singolare<br />

appena vissuta.<br />

È stata molto gradita la presenza e il messaggio<br />

rivolto ai Giovani Francescani da<br />

Mons. Ivan Devčić, Arcivescovo di Rijeka,<br />

che ha celebrato l’Eucaristia nella veglia di<br />

Pentecoste, ricordando così la storica visita<br />

del Papa Giovanni Paolo II a questo santuario<br />

Mariano nel 2003.<br />

L’incontro si è concluso il 27 maggio,<br />

giorno di Pentecoste, con la solenne celebrazione<br />

eucaristica presieduta da Fr.<br />

Željko Železnjak, <strong>OFM</strong>, Ministro provinciale<br />

di Zagabria.<br />

4. Sicilia - Incontro con gli Assistenti e il<br />

Capitolo delle Stuoie dell’OFS<br />

L’11 giugno 2007 si è svolto a Pergusa,<br />

presso la casa di accoglienza dei Frati conventuali,<br />

l’incontro di formazione per gli<br />

Assistenti dell’OFS/GiFra della Sicilia. Il<br />

tema di riflessione è stato la figura di santa<br />

Elisabetta d’Ungheria, guidata da Fr. Ivan<br />

Matić, <strong>OFM</strong>, Assistente generale dell’OFS.<br />

Domenica 17 giugno si è celebrato a<br />

Caltanisetta, nello Stadio di Pian del Lago,<br />

il 2° Capitolo delle Stuoie con circa 1500<br />

Francescani Secolari, provenienti di tutte<br />

le Fraternità locali della Sicilia, con il Consiglio<br />

regionale e i Responsabili internazionali,<br />

la Ministra generale dell’OFS, Encarnación<br />

Del Pozo, e l’Assistente generale,<br />

Fr. Ivan Matić, <strong>OFM</strong>. Nella celebrazione<br />

iniziale Fr. Ivan ha sottolineato la necessità<br />

di essere fedeli alla propria vocazione,<br />

assicurando l’accompagnamento<br />

degliAssistenti spirituali; è stata “intronizzata”<br />

la reliquia di S. Elisabetta, che peregrinerà<br />

nelle Diocesi siciliane fino al 22 luglio.<br />

Ciò costituirà un momento forte per le<br />

Fraternità locali che avranno la possibilità<br />

di riunirsi in preghiera, per celebrare così<br />

l’ottavo centenario della nascita della santa<br />

Patrona.<br />

«Santa Elisabetta sposa, madre e modello<br />

per i penitenti Francescani» è stato il tema<br />

centrale del Capitolo delle Stuoie, tema<br />

illustrato dalla Ministra generale. Alla riflessione<br />

della Ministra è seguito un concerto<br />

di Fr. Giuseppe Di Fatta, <strong>OFM</strong>, Assistente<br />

regionale, il quale per la circostanza<br />

ha composto un canto in onore di santa Elisabetta,<br />

«Elisabetta e le altre». Nel pomeriggio<br />

due coppie di sposi dell’OFS – una<br />

lavora tra gli immigrati clandestini e l’altra,<br />

missionaria in Romania – hanno narrato le<br />

loro singolari esperienze.<br />

Il Capitolo si è concluso con la solenne<br />

celebrazione presieduta dal Vescovo di Caltanisetta,<br />

Mons. Mario Russotto, il quale ha<br />

sintetizzato il messaggio di san Francesco e<br />

santa Elisabetta.


5. Spagna - 1ª Assemblea Internazionale<br />

della GiFra<br />

Dal 28 giugno al 5 luglio si è celebrato,<br />

presso il Collegio francescano Vilanova i<br />

La Geltrú (Barcellona), la 1ª Assemblea Internazionale<br />

della Gioventù Francescana<br />

(GiFra). Erano presenti una sessantina di<br />

rappresentanti delle Fraternità nazionali Gi-<br />

Fra, giovani e Assistenti del Primo Ordine e<br />

una Sorella clarissa di vita attiva. I partecipanti<br />

a questa Assemblea – provenienti da<br />

24 Nazioni (Corea, USA, Filippine, Pakistan,<br />

Siria, Sudafrica, Canada, El Salvador,<br />

Brasile, Bosnia-Herzegovina, Croazia, Slovenia,<br />

Lituania, Polonia, Cile, Paraguay,<br />

Venezuela, Porto Rico, Slovacchia, Italia,<br />

Portogallo, Gran Bretagna, Spagna, Argentina)<br />

– hanno condiviso la celebrazione della<br />

propria fede, della propria cultura e della<br />

propria vocazione francescana, così come il<br />

lavoro svolto, con conferenze e lavori di<br />

gruppo, sulla relazione con la Chiesa, la società<br />

e i valori francescani.<br />

È da menzionare la partecipazione all’Assemblea<br />

della Ministra generale dell’Ordine<br />

Francescano Secolare, Encarnación<br />

del Pozo; del Ministro generale dei<br />

cappuccini, Fr. Mauro Jöhri, in rappresentanza<br />

della Conferenza dei Ministri generali;<br />

dei tre Assistenti generali dell’OFS, Fr.<br />

Ivan Matić, Fr. Martín Pablo Bitzer e Fr.<br />

Samy Irudaya.<br />

La Provincia francescana “San Salvador<br />

de Horta”, rappresentata dal suo Ministro<br />

provinciale, Fr. Francesc Vilà, e la Fra-<br />

EX OFFICIO OFS 371<br />

ternità francescana di Vilanova i La Geltrú<br />

hanno accolto con grande cordialità e fraternità<br />

i partecipanti a questa 1ª Assemblea,<br />

che si è rivelata un vero dono del Signore.<br />

6. Ucraina - Capitolo nazionale elettivo<br />

e costituzione della Fraternità nazionale<br />

dell’OFS<br />

Nei giorni 2-3 giugno 2007 a Zarichany,<br />

presso la città di Zytomyr, si è celebrato il<br />

Capitolo nazionale dell’OFS dell’Ucraina,<br />

durante il quale Neonila Belokon di Kiev è<br />

stata eletta Ministra nazionale e Consigliera<br />

Internazionale. Al Capitolo hanno partecipato<br />

circa 30 Capitolari con gli Assistenti<br />

nazionali. Anome della Presidenza del Consiglio<br />

Internazionale dell’OFS (CIOFS) erano<br />

presenti Encarnación Del Pozo, Ministra<br />

generale dell’OFS, Wilhelmina Visser-Pelsma,<br />

Consigliera di Presidenza, e Fr. Ivan<br />

Matić, <strong>OFM</strong>, Assistente generale dell’OFS.<br />

All’inizio del Capitolo la Ministra generale<br />

ha letto il Decreto di erezione della<br />

Fraternità Nazionale dell’OFS in Ucraina,<br />

che è diventata, così, la 61ª Fraternità nazionale.<br />

Questa è composta da tre Fraternità<br />

Regionali con circa 1160 Francescani<br />

secolari, di cui 766 sono Professi solenni.<br />

La cura spirituale e pastorale alle Fraternità<br />

dell’OFS in Ucraina è affidata ai Frati<br />

dell’<strong>OFM</strong>, dell’<strong>OFM</strong>Conv e dell’<strong>OFM</strong>-<br />

Cap.


EX OFFICIO PRO MONIALIBUS<br />

Lettera alle Sorelle Presidenti OSC<br />

Care Sorelle Presidenti,<br />

il Signore vi dia pace!<br />

Mi rivolgo nuovamente a voi con questa<br />

lettera, per ringraziarvi per la fraterna e calorosa<br />

accoglienza riservata al mio invito di<br />

partecipare all’incontro di tutte le Presidenti<br />

delle Federazioni OSC (cfr. Prot. n.<br />

097831), che si terrà ad Assisi dal 26 gennaio<br />

al 6 febbraio 2008. Molte di voi hanno<br />

già risposto, comunicando la loro adesione<br />

e manifestando la gioia per questo incontro<br />

atteso da tante Sorelle. Sono certo che coloro<br />

che non hanno ancora comunicato la loro<br />

partecipazione, lo faranno quanto prima.<br />

Abbiamo bisogno di sapere il numero delle<br />

presenze, per prenotare le stanze e mettere<br />

a punto l’organizzazione.<br />

In secondo luogo desidero comunicarvi<br />

gli obiettivi principali dell’incontro, perché<br />

vi possiate meglio preparare e partecipare<br />

più attivamente. Quando, con il Definitorio<br />

generale, abbiamo pensato a questo incontro,<br />

abbiamo tenuto presenti tre finalità:<br />

– offrirvi l’occasione di conoscervi di più<br />

e meglio e, insieme, compiere un pellegrinaggio<br />

ai luoghi francescani e clariani<br />

più significativi;<br />

– programmare il cammino futuro, per celebrare<br />

l’VIII Centenario della fondazione<br />

dell’Ordine delle Povere Dame di<br />

Santa Chiara;<br />

– riflettere su alcuni temi che, nel dialogo<br />

fraterno, ci sono sembrati i più importanti.<br />

Per poter fare una programmazione che<br />

risponda il più possibile ai vostri interessi e<br />

alle vostre esigenze, vi chiedo di farmi pervenire<br />

quanto prima (anche tramite fax al<br />

numero: +39 06 632247) le tematiche che<br />

vi sembrano più importanti. Finora, grazie<br />

all’aiuto di alcune di voi, si è pensato di riflettere<br />

sui seguenti temi: formazione, contemplazione,<br />

solidarietà e comunione, reciprocità<br />

nello sviluppo del carisma, ruolo<br />

delle Federazioni e delle Confederazioni,<br />

senso di appartenenza alla Chiesa e all’Ordine.<br />

Si è pensato, inoltre, di presentare alcune<br />

esperienze significative del mondo<br />

clariano e l’Ufficio Pro monialibus della<br />

nostra Curia generale.<br />

Per quanto riguarda le relatrici e i relatori<br />

vi chiedo un atto di fiducia negli organizzatori,<br />

che hanno una visione un po’ più<br />

universale, provenendo da diversi Paesi. Ci<br />

impegneremo, perché vi siano alcuni Frati<br />

<strong>OFM</strong> e, ovviamente, Sorelle OSC, che rispecchino<br />

il più possibile l’universalità dell’Ordine.<br />

Care Sorelle, l’incontro è chiamato ad<br />

essere un momento di grazia. Dipenderà<br />

tutto dalla nostra apertura allo Spirito del<br />

Signore. Vi chiedo di pregare, perché Egli<br />

ci illumini e apra le nostre menti e i nostri<br />

cuori, così da offrirgli una risposta fedele e<br />

creativa. Pregate anche per me e per l’Ordine<br />

dei Frati Minori, che si sta preparando, in<br />

comunione con tutta la Famiglia Francescana<br />

e, in particolare, con voi, a celebrare<br />

l’VIII Centenario della sua fondazione.<br />

Vostro fratello e servo.<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

Prot. n. 097925<br />

Roma, 8 maggio 2007<br />

Festa di Santa Maria Mediatrice


AD CHRONICAM ORDINIS<br />

1. De itineribus Ministri Generalis<br />

1. Visit to the Philippines<br />

Quezon City, Philippines, 01-04.06.2007<br />

The Minister General, Br. José Rodriguez<br />

Carballo, <strong>OFM</strong>, arrived in the<br />

morning of June 1st. Among those who<br />

welcomed him at the Ninoy Aquino International<br />

Airport were the Definitor General<br />

for Asia and Oceania, Br. Ambrose Nguyen<br />

Van Si, <strong>OFM</strong>, and the Provincial Minister,<br />

Br. Baltazar Obico, <strong>OFM</strong>. He was also welcomed<br />

with great warmth by the Friars,<br />

novices, postulants and some parishioners<br />

of St. Peter Baptist Parish as he entered the<br />

vicinity of the Provincial House. He placed<br />

flowers before the image of St. Peter Baptist<br />

and uttered a prayer. He met with the<br />

Minister Provincial, Br. Baltazar Obico,<br />

<strong>OFM</strong>, in the afternoon. The joyful welcome<br />

continued in the evening with merry-making,<br />

which we traditionally call recreation.<br />

Reception of Novices and meeting with the<br />

Solemnly Professed<br />

The Minister General presided at the<br />

Holy Eucharist and received four novices,<br />

Robert John Abada, Edward Del Mundo,<br />

Randy Rendora and Peter Waenchimplee,<br />

to their first profession of vows on June 2nd.<br />

Peter Waenchimplee is the first Thai Friar<br />

received into the Order. He belongs to the<br />

Foundation of Thailand, which is directly<br />

under the authority of the Minister General.<br />

Br. José met about eighty solemnly professed<br />

Friars who had gathered at the Sanctuary<br />

of St. Anthony Parish Hall in the afternoon<br />

of June 2nd. There were also some<br />

important guests at the said meeting: Br.<br />

Pedro Ruano, <strong>OFM</strong>, Minister Provincial of<br />

St. Gregory the Great Province, Spain; Br.<br />

Max Hottle, <strong>OFM</strong>, who was the representative<br />

of the St. Barbara Province, USA; and<br />

Br. Luis Gallardo, <strong>OFM</strong>, an Ecuadorian who<br />

works in Thailand.<br />

The Minister General shared on both the<br />

lights and shadows of the experiences of the<br />

Friars in the Philippines, mainly taken from<br />

the report submitted to the General Curia by<br />

the Visitator General, Br. Louis Mascarenhas,<br />

<strong>OFM</strong>, during the meeting with the<br />

solemnly professed Friars. During this<br />

meeting, Br. José also announced the composition<br />

of the first appointed Council of<br />

the Autonomous Custody of St. Anthony of<br />

Padua, which had yet to be canonically<br />

erected. Br. Arturo Daquilanea, <strong>OFM</strong>, was<br />

appointed Custos; Br. Jose Calvin Bugho,<br />

<strong>OFM</strong>, Vicar; Br. Prisco Cajes, <strong>OFM</strong>, Br.<br />

Rogelio Covero, <strong>OFM</strong>, Br. Felix Jungco,<br />

Jr., <strong>OFM</strong> and Br. Alberto Sekito, <strong>OFM</strong>,<br />

Councillors. There was an open forum<br />

and/or dialogue between the solemnly professed<br />

Friars and Br. José afterwards. Br.<br />

José also presided at the Eucharistic celebration<br />

in honour of the Most Blessed Trinity,<br />

with around 35 concelebrating Friars, at<br />

the Sanctuary of St. Anthony Parish. A dinner<br />

and a programme was held in the Parish<br />

Hall after the Eucharistic celebration.<br />

Meeting with Poor Clare Sisters<br />

Br. José Rodriguez Carballo, <strong>OFM</strong>, arrived<br />

at the Poor Clare Monastery of St.<br />

Clare in Quezon City in the morning of<br />

June 3rd. He presided over the Eucharistic<br />

celebration, which was attended by Friars<br />

and about eighty Poor Clare Sisters from<br />

fifteen federated monasteries. There were<br />

also some Sisters from a non-federated<br />

monastery and Sisters who happened to be<br />

in the country on home visits. After the Eucharistic<br />

celebration, Br. José was led by the<br />

Sisters to the Monastery library where he<br />

gave them his message, which was followed<br />

by an open forum and/or dialogue<br />

between the Poor Clare Sisters and Br. José.<br />

Those present prayed Mid-day Prayer before<br />

sharing lunch.


376 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Meeting with the Formation Fraternities<br />

In the morning of June 4th, Br. José Rodriguez<br />

Carballo, <strong>OFM</strong>, the Minister General,<br />

went to the Our Lady of the Angels<br />

Seminary (OLAS) to meet and to have dialogue<br />

with those in formation, the formators<br />

and other members of the Franciscan<br />

Family. The meeting and dialogue with the<br />

formation community was organized by<br />

Br. Lino Gregorio Redoblado, <strong>OFM</strong>. The<br />

meeting and dialogue with the other members<br />

of the Franciscan Family was organised<br />

by the Directress of the Franciscan Institute<br />

of Asia (FIA) Sr. Evangeline Aseneta,<br />

FMIJ.<br />

The meeting with those in formation began<br />

with an impressive Sinulog dance, performed<br />

by selected OLAS seminarians at<br />

the OLAS auditorium. It was a traditional<br />

dance to honour the Holy Child of Cebu.<br />

Br. Alberto Sekito, <strong>OFM</strong>, the Guardian of<br />

the OLAS community, accommodated the<br />

guests and participants. Br. Lino Gregorio<br />

Redoblado, <strong>OFM</strong>, acted as facilitator and<br />

translator. The Minister General delivered a<br />

message to those in formation, mainly challenging<br />

them to a so-called “progressive assimilation,”<br />

that is, to make positive use of<br />

what the formation programmes offer.<br />

Later in the morning, he had an engaging<br />

time with the formators of the Province<br />

at the Bonaventure Hall of OLAS. In attendance<br />

were the formators of the aspirants:<br />

Christopher Tibong <strong>OFM</strong>, Napoly Pasion<br />

<strong>OFM</strong>, Somerset Icalina <strong>OFM</strong>, and Judee<br />

Mar Maquinad <strong>OFM</strong>, Postulancy formator<br />

Rolie Pimentero <strong>OFM</strong>, novitiate formators<br />

Generoso Pastidio and Albert Marfil <strong>OFM</strong>,<br />

and post-novitiate formators Domingo<br />

Resurreccion <strong>OFM</strong>, Cristino Pine <strong>OFM</strong><br />

and Peter Esarza <strong>OFM</strong>. Also present was<br />

Rolando Abas <strong>OFM</strong>, the National Animator<br />

for the Pastoral Care of Vocations. The<br />

Minister General stressed the importance<br />

of the Formation Ministry, which is, according<br />

to him, the most important ministry<br />

there is in the Order. The future life of<br />

the Order lies in formation and it is also essential<br />

for the present. He expressed his<br />

gratitude to the formators for their commitment<br />

to the ministry.<br />

Meeting with the Franciscan Family<br />

The indefatigable Minister General was<br />

glad to see other members of the Franciscan<br />

Family when he met with them at the<br />

Bonaventure Hall of OLAS. He challenged<br />

them “to show the world that we truly belong<br />

to one family as Franciscans in spite of<br />

our diversity.” Present were representative<br />

members of the Franciscan Sisters of the<br />

Immaculate Conception of the Blessed Virgin<br />

Mary (SFIC), Franciscan Missionary<br />

Sisters of the Infant Jesus (FMIJ), Franciscan<br />

Sisters Pro Infante et Familia (FSPif),<br />

Franciscan Missionary of Mary (FMM),<br />

Franciscan Apostolic Sisters (FAS), Franciscan<br />

Sisters of St. Elizabeth (FSSE),<br />

Franciscan Sisters of the Holy Face of Jesus<br />

(FHFJ), Franciscan Sisters of the Sacred<br />

Heart (FSSH), Secular Franciscan Order<br />

(SFO), and Franciscan Youth.<br />

Meetings with the Cardinal Archbishop<br />

and Franciscan Authorities<br />

In the afternoon of June 3rd, the Minister<br />

General and his entourage found themselves<br />

in the office of His Eminence Gaudencio<br />

Cardinal Rosales, Archbishop of<br />

Manila. The meeting was very pleasant as<br />

the Minister General broke the news of the<br />

latest development of Franciscan Province<br />

in the country to the Cardinal. On the same<br />

occasion, he informally renewed the Order’s<br />

total communion and collaboration<br />

with the local Church. The Cardinal was<br />

happy with the continued presence of the<br />

Franciscans in his diocese and, likewise, articulated<br />

his support.<br />

Also in the same afternoon of June 3rd,<br />

Br. José Rodriguez, <strong>OFM</strong>, met with the<br />

Provincial Definitory of St. Peter Baptist<br />

and the newly appointed Custodial Council<br />

of St. Anthony of Padua. He was very grateful<br />

to the Friars who were given the responsibility<br />

to serve and animate the Provincial<br />

fraternity. He admonished them to give soul<br />

and spirit to life in the fraternity.<br />

The erection of the new Autonomous Custody.<br />

The Minister General’s five-day fraternal<br />

visit culminated with the Canonical


Erection of the Autonomous Custody of St.<br />

Anthony of Padua during the celebration of<br />

the Holy Eucharist in the evening of June<br />

4th at the Sanctuary of St. Peter Baptist,<br />

Quezon City. Witnesses on the occasion<br />

were <strong>OFM</strong> Friars, Lay Brothers and Sisters<br />

from Franciscan and other Congregations,<br />

benefactors and parishioners.<br />

Andres Rañoa, <strong>OFM</strong>, during the introductory<br />

rites, summarized the evolution of<br />

the Franciscan presence in the Philippines<br />

from the time of the arrival of the first Spanish<br />

missionaries to the country in 1577, the<br />

establishment of the different foundations<br />

of the three Provinces from the United<br />

States and Italy, the unification of the different<br />

foundations into one Vicariate until<br />

its erection into a Province more than two<br />

decades ago, and finally to the establishment<br />

of a new Autonomous Custody St. Anthony<br />

of Padua in Southern Philippines.<br />

After the Gospel reading, the Minister<br />

General read the decree of erection. The<br />

newly appointed Custos and Custodial<br />

councillors presented themselves to the<br />

Minister General and recited the Profession<br />

of Faith. Then, the Custos placed a hand on<br />

the book of the Gospels and promised that<br />

the observance of the Rule and Constitution<br />

would be carefully honoured and esteemed<br />

throughout the Custody. He further<br />

promised that he would seek anything that<br />

could improve the life of the Friars concerning<br />

the worship of God. In addition, he<br />

promised submission, reverence and obedience<br />

to the Minister General and fidelity to<br />

this oath. The Minister General handed over<br />

the seal of the Custody to the Custos, confirming<br />

his appointment as Custos of the<br />

Custody of St. Anthony of Padua.<br />

The newly appointed Vicar and Custodial<br />

Councillors repeated the same gesture<br />

and uttered the same promises which pertain<br />

to their respective offices.<br />

The members of the newly established<br />

Custody were called to offer their congratulations<br />

and to give sign of peace to the new<br />

administrators.<br />

In conclusion, the Minister Provincial of<br />

the Mother Province of St. Peter Baptist<br />

commissioned the members of the new<br />

AD CHRONICAM ORDINIS<br />

377<br />

Custody after which the hymn ‘Te Deum’<br />

was sung, followed by a blessing and dismissal.<br />

The novelty of the day was enhanced<br />

with a closing cultural programme organized<br />

by Carlos Santos, <strong>OFM</strong>. Several talented<br />

Friars and the Sanctuary of St. Peter<br />

Baptist’s Grand Chorale showcased their<br />

exceptional singing talents. World class<br />

tenor Nolyn Cabahug, soprano Lisa<br />

Cabahug and Eric Cruz sang excerpts from<br />

various operas. The Halili Cruz Ballet<br />

Company delighted the guests with their<br />

dancing prowess. Congratulatory messages<br />

from the visiting Friars were deeply moving<br />

and inspiring. However, it was the wit and<br />

humour of Antonio Ma. Rosales, <strong>OFM</strong>, that<br />

keep everybody awake until the programme<br />

ended at almost midnight.<br />

BRO. NEIL BADILLO, <strong>OFM</strong><br />

2. Visita al Perú<br />

Lima, Perú, del 9 al 12 de junio de 2007<br />

Sábado 9 de Junio<br />

El hermano José Rodríguez Carballo,<br />

Ministro general de la Orden de Hermanos<br />

Menores, llegó a la ciudad de Lima-Perú<br />

para realizar una visita fraterna a las cuatro<br />

entidades franciscanas presentes en este país.<br />

La Provincia Misionera de San Francisco<br />

Solano, por su parte, iniciaba la celebración<br />

de sus 100 años de fundación. Tanto Fr.<br />

José Rodríguez Carballo, Ministro general,<br />

como Fr. Luis Cabrera, Definidor general,<br />

fueron acogidos en el Convento de Los<br />

Descalzos de Lima, sede de la Provincia de<br />

San Francisco Solano.<br />

Domingo 10 de Junio<br />

Por la mañana, el Ministro general, a las<br />

10:00, presidió una solemne celebración<br />

eucarística, con motivo de los 100 años de<br />

fundación de la Provincia Misionera de San<br />

Francisco Solano del Perú. En su homilía,<br />

exhortó a los hermanos a vivir con pasión la<br />

vocación recibida, vocación especialmente<br />

misionera, en fraternidad, en el hoy de la<br />

Iglesia y del mundo.


378<br />

Por la tarde, tuvo un encuentro con los<br />

hermanos de la Provincia de San Francisco<br />

Solano. Después de su exposición, en la que<br />

recordó los momentos más importantes de la<br />

preparación para la celebración del VIII<br />

Centenario de la fundación de la Orden: discernir,<br />

proyectar y celebrar, se dio un diálogo<br />

ameno y enriquecedor sobre los temas de la<br />

misión, la vida fraterna, la formación, etc.<br />

Lunes, 11 de Junio<br />

Por la mañana, el Ministro general se encontró<br />

con los hermanos de las cuatro entidades<br />

franciscanas presentes en el Perú:<br />

Provincia de los Doce Apóstoles, Provincia<br />

Misionera de San Francisco Solano, Custodia<br />

del Santísimo Nombre de Huancabamba<br />

y Custodia de San José del Amazonas.<br />

Fue una oportunidad para intercambiar las<br />

diversas iniciativas que se están llevando<br />

adelante entre las cuatro Entidades; y también<br />

para que el Ministro general nos compartiera<br />

su experiencia en la V Asamblea<br />

del CELAM. Para concluir, insistió en la<br />

necesidad de potenciar la comunicación y la<br />

colaboración entre las Entidades del Perú.<br />

Pasado el mediodía, y para reparar las<br />

energías, como almuerzo se sirvió una típica<br />

comida peruana hecha con pastel de maíz y<br />

carnes horneadas envueltas en hojas de plátano;<br />

y por supuesto se hizo presente el infaltable<br />

pisco sour (un preparado con uva, limón,<br />

huevo, azúcar, canela, cubos de hielo, etc.).<br />

En la tarde, la reunión fue con los formandos<br />

y formadores de las cuatro Entidades<br />

franciscanas. El Ministro general habló sobre<br />

el sentido de la formación, el acompañamiento,<br />

la metodología formativa, la dimensión<br />

afectiva, la importancia de la formación<br />

intelectual y el adecuado uso de los medios<br />

de comunicación social, especialmente del<br />

Internet. Igualmente, se abrió un espacio para<br />

el diálogo, que fue muy enriquecedor.<br />

Por la noche, nuestro hermano Ministro<br />

general inauguró el Congreso de Historia de<br />

la Provincia Misionera de San Francisco<br />

Solano del Perú, que se desarrollaría durante<br />

cinco días consecutivos. Se contó con un<br />

numeroso público. También se hizo presente<br />

el Señor Cardenal, Juan Luis Cipriani,<br />

Arzobispo primado de Lima.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Martes 12 de Junio<br />

Con renovadas energías, el Ministro general<br />

y el Definidor general se reunieron<br />

por la mañana con los Ministros Provinciales,<br />

Custodios, Definidores y Consejeros de<br />

las cuatro entidades franciscanas en este país.<br />

En este encuentro, el Ministro general<br />

profundizó en las actitudes y en los principios<br />

que deben guiar la animación y el gobierno<br />

de los hermanos. Entre los puntos de<br />

mucho interés, trataron de una manera más<br />

detallada la situación del Instituto Cardenal<br />

Landázuri. Se vio conveniente que la comisión<br />

designada para llevar adelante el proceso<br />

de evaluación se reúna cuanto antes,<br />

de ser necesario con algunos peritos, para<br />

que pueda ofrecer a los Ministros y Custodios<br />

los elementos necesarios en vista a una<br />

decisión serena y objetiva.<br />

Al mediodía, el Ministro general fue invitado<br />

a bendecir el tomógrafo del dispensario<br />

médico del Convento de Los Descalzos,<br />

que brinda servicios de salud preferentemente<br />

a personas de bajos recursos<br />

económicos.<br />

Finalmente, se compartió un franciscano<br />

y agradable almuerzo. Al término del mismo,<br />

el Ministro general agradeció por la<br />

amable y fraterna acogida de los hermanos<br />

durante estos días de visita; y los hermanos,<br />

igualmente, a través del Ministro provincial,<br />

agradecieron al Ministro general por su<br />

presencia y por sus mensajes que animan a<br />

vivir con pasión el presente y a mirar con<br />

confianza el futuro. ¡Hasta la próxima!<br />

FR. MARCOS SARAVIA, <strong>OFM</strong><br />

3. Il Ministro generale al Capitolo spirituale<br />

della Provincia S. Michele Arcangelo<br />

Sepino, Italia, 28.06.2007<br />

Il Ministro generale ha presenziato la<br />

giornata conclusiva del Capitolo spirituale<br />

della Provincia pugliese di S. Michele Arcangelo,<br />

Capitolo che si è svolto a Sepino<br />

dal 25 al 28 giugno. Il Ministro, accompagnato<br />

dal Definitore generale, Fr. Mario Favretto,<br />

era giunto a Sepino nella serata precedente,<br />

accolto dal Ministro provinciale,


Fr. Pietro Carfagna, e dai “Capitolari”, tra<br />

cui moltissimi i Frati giovani.<br />

Il Capitolo rientrava nel programma provinciale<br />

di preparazione all’ottavo centenario<br />

dell’Ordine e aveva come tema: «Vivere<br />

il Vangelo: il Vangelo della Fraternità»<br />

La circostanza bella e straordinaria ha visto<br />

la partecipazione della Fraternità provinciale<br />

quasi al completo in un clima di serena e<br />

fraterna condivisione. Dopo il saluto iniziale,<br />

in cui si auspicava un cammino della<br />

Provincia in sintonia con la grazia delle origini,<br />

il Ministro provinciale, introducendo il<br />

tema del Capitolo: Il Vangelo della Fraternità,<br />

ha presentato la Provincia come realtà<br />

giovane, impegnata in vari campi della<br />

evangelizzazione e che può guadare con fiducia<br />

al futuro.<br />

La riflessione offerta dal Ministro generale<br />

ai Frati presenti è iniziata con l’invito a<br />

non addomesticare il Vangelo, adattandolo<br />

a un comodo stile di vita, bensì a leggerlo in<br />

Fraternità per giudicare e interpretare i segni<br />

dei tempi e trovare nuove vie di fedeltà<br />

creativa. Sempre con riferimento alla grazia<br />

delle origini e alla Regola, il Ministro generale<br />

ha indicato tre atteggiamenti da assumere<br />

in questo tempo: discernere, progettare,<br />

celebrare restituendo. Si tratta di riproporre<br />

con coraggio l’inventiva e la santità di<br />

Francesco a partire da Vangelo, tenendo<br />

presente che la nostra Regola è midollo del<br />

Vangelo e valorizzando la Fraternità. Non<br />

una Fraternità a nostra immagine e somiglianza,<br />

ma la Fraternità come voluta da<br />

Francesco: «gli amici li scelgo io, i fratelli<br />

no, perché mi vengono donati dal Signore:<br />

il Signore mi diede dei fratelli».<br />

Alle parole del Ministro generale sono<br />

seguiti numerosi interventi, con riferimenti<br />

concreti alla vita della Provincia. Soprattutto<br />

è stato chiesto a Fr. Josè di offrire delle<br />

indicazioni specifiche per il discernimento<br />

e per le scelte da realizzare.<br />

Dopo il prolungato incontro e il dialogo<br />

dei Frati con il Ministro generale, è seguita<br />

l’Eucaristia che, per la straordinaria circostanza<br />

e a motivo dei danni alla nostra chiesa<br />

causati dal terremoto, è stata celebrata<br />

nella chiesa parrocchiale di Sepino. La celebrazione<br />

solenne, presieduta dal Ministro<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 379<br />

generale, è stata pure una celebrazione giubilare<br />

per ricordare gli anniversari di professione<br />

e di ordinazione di alcuni Frati della<br />

Provincia. Si sono così festeggiate le ricorrenze<br />

di 25, 50 e 60 anni di professione<br />

religiosa e di ordinazione presbiterale. All’omelia<br />

il Ministro generale ha proposto ai<br />

Frati una meditazione sulla formula della<br />

nostra Professione, indicando questo testo<br />

come mezzo efficace di revisione della propria<br />

vita e quale progetto di vita da richiamare<br />

alla memoria ogni giorno.<br />

Il clima festoso dell’incontro è proseguito<br />

poi in convento, dove non è mancato il<br />

momento conviviale magnificamente preparato<br />

dalla locale Fraternità. Vi ha partecipato<br />

pure il Sindaco della città per testimoniare<br />

il legame e la collaborazione della popolazione<br />

con questa presenza storica e<br />

significativa dei Frati Minori.<br />

Tra interventi ufficiali, doni e attestazioni<br />

di affetto, si è conclusa così la visita<br />

del Ministro generale alla Provincia di Puglia<br />

e Molise di S. Michele; una visita breve<br />

come tempo, ma ricca e intensa come<br />

partecipazione di numerosi Frati attorno al<br />

Ministro generale, con un forte desiderio<br />

di vivere in pienezza questo tempo di grazia<br />

che è l’ottavo centenario della fondazione<br />

dell’Ordine.<br />

FR. MARIO FAVRETTO<br />

4. Il Ministro generale alla Marcia Francescana<br />

2007<br />

S. Maria degli Angeli, 02.08.2007<br />

Anche quest’anno il Coordinamento degli<br />

Animatori per la cura pastorale delle vocazioni<br />

della COMPI, ha proposto ai giovani<br />

l’esperienza della “Marcia Francescana”<br />

in occasione della Festa del Perdono d’Assisi<br />

(25 luglio-4 agosto 2007).<br />

L’iniziativa, che è giunta alla 27a edizione,<br />

ha visto arrivare il 2 agosto alla Porziuncola<br />

circa 1350 giovani provenienti<br />

dalle varie regioni d’Italia e anche da alcuni<br />

paesi europei. Da alcuni anni, infatti, la<br />

“Marcia francescana” ha allargato con gioia<br />

i suoi confini oltre l’Italia: hanno marciato


380<br />

così, assieme ai giovani italiani, 250 croati,<br />

50 austriaci e una trentina di irlandesi.<br />

Il tema che ha accompagnato questo pellegrinaggio<br />

era sintetizzato dal titolo «Il<br />

cammino si fa per-dono» per aiutare i giovani<br />

ad essere pellegrini verso S. Maria degli<br />

Angeli desiderosi dell’incontro con il<br />

perdono e la misericordia del Padre.<br />

«Ci siamo messi in cammino – dice chi<br />

l’ha compiuto – perché il camminare, il fare<br />

fatica, la condivisione, sono elementi essenziali<br />

della vita di ogni uomo. Essere marciatori<br />

vuol dire entrare nella propria vita con<br />

verità e decisione. Lo abbiamo fatto accompagnati<br />

dall’esperienza antica ma sempre<br />

nuova dell’esodo del popolo di Israele, per<br />

poter entrare dentro i nostri deserti personali<br />

e scoprire con gioia e riconoscenza che c’è<br />

una terra promessa anche per noi. Una terra<br />

che, come ci ha ricordato il nostro Ministro<br />

generale accogliendoci alla Porziuncola, ci<br />

viene aperta e offerta da Cristo nel Vangelo,<br />

via della vita, della felicità e della pienezza».<br />

I giovani, quindi, si sono fatti pellegrini<br />

verso Assisi alla ricerca del perdono. Quel<br />

perdono desiderato e ottenuto da san Francesco<br />

nella chiesetta della Porziuncola e<br />

che è la meta di ogni persona che ricerca un<br />

senso alla propria vita. L’incontro con il Padre<br />

delle Misericordie è l’autentica “terra<br />

promessa”, la vera meta, perché solo incontrando<br />

il volto di Dio che perdona e facendo<br />

esperienza del suo amore l’uomo ritrova il<br />

proprio volto autentico di figlio e fratello.<br />

Un famoso detto afferma «non puoi dare ciò<br />

che non hai»: nessuno può dare perdono se<br />

non ne ha fatto esperienza, se non ha sentito<br />

per sé le parole pronunciate da Dio che<br />

nel suo perdono ci promette e ci offre una<br />

vita nuova. Sarà solo accogliendo questo<br />

dono e lasciandoci toccare dall’amore di<br />

Dio – ci ricordava ancora Fr. Josè Carballo<br />

– che la nostra conversione «provocherà il<br />

sorriso di Dio che vi viene incontro per abbracciarvi<br />

e, come nella cosiddetta parabola<br />

del figlio prodigo, comincerà la festa e<br />

immensa sarà la gioia nei vostri cuori».<br />

È stato questo il messaggio che la Parola<br />

di Dio ha offerto ai marciatori nei giorni di<br />

cammino e che con grande affetto paterno<br />

Fr. Josè, a nome di san Francesco, ha loro<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

rivolto accogliendoli nella piazza davanti la<br />

Basilica di S. Maria degli Angeli. Un’accoglienza<br />

vissuta in un intenso clima di preghiera<br />

e di raccoglimento, per poter poi gustare<br />

il passaggio in Porziuncola come il<br />

passare tra le braccia forti e amorose del Padre.<br />

Guardando i volti luminosi dei giovani<br />

marciatori, si può davvero testimoniare che<br />

chi accoglie il perdono del Signore trova la<br />

vera pace a la gioia della vita.<br />

Quella gioia che nel tardo pomeriggio<br />

del 2 agosto è stata vissuta in piazza dove<br />

hanno risuonato i canti e le danze proposte<br />

dal gruppo di animazione dei Frati dell’Umbria<br />

e che ha coinvolto, oltre ai marciatori,<br />

anche molte persone accorse ad Assisi<br />

in quei giorni.<br />

La Marcia ha poi offerto un altro momento<br />

comunitario molto intenso e significativo,<br />

con la veglia di preghiera nel tardo<br />

pomeriggio del 3 agosto, sempre nella Basilica<br />

di S. Maria degli Angeli, presieduta<br />

da don Fabio Rosini, sacerdote della diocesi<br />

di Roma. Insieme a lui i marciatori si sono<br />

soffermati sull’esperienza del perdono<br />

così come la presenta Luca nel suo Vangelo<br />

(Lc 7,36-48). Con voce schietta e tuonante,<br />

don Fabio li ha invitati ad essere profondamente<br />

veri davanti al Signore, senza nascondersi<br />

dietro la pretesa o l’illusione di<br />

non aver bisogno di Lui e del suo amore. È<br />

stato un invito forte a non sentirsi degli “arrivati”,<br />

delle persone “a posto”, ma ad entrare<br />

costantemente con verità e umiltà dentro<br />

le proprie ferite, le proprie piccolezze e<br />

fragilità, per sperimentare un amore che<br />

perdona e salva e che solo il Signore Gesù<br />

può donare.<br />

La celebrazione conclusiva di tutto l’itinerario<br />

è stata l’Eucaristia della mattina del<br />

4 presieduta da Fr. Renato Delbono, Coordinatore<br />

nazionale degli animatori vocazionali<br />

della COMPI. Ringraziando il Signore<br />

per il dono di questo cammino e accogliendo<br />

il mandato a diventare testimoni del Suo<br />

amore nella quotidianità della vita, i giovani<br />

hanno compreso che calpestare il luogo<br />

santo della Porziuncola è solo la meta parziale.<br />

Quella vera sarà al termine del nostro<br />

pellegrinaggio terreno, che da oggi essi potranno<br />

vivere con una consapevolezza nuo


va: quella di aver potuto sperimentare come<br />

il Signore cammina accanto e dentro la loro<br />

vita, per offrire una terra dove “dove scorre<br />

latte e miele”.<br />

Un fraterno grazie di cuore a quanti in<br />

vari modi si sono prodigati con generosità e<br />

disponibilità per la buona realizzazione di<br />

questa esperienza che ha ormai una consolidata<br />

tradizione e che ci auguriamo possa felicemente<br />

continuare per lunghi anni.<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 381<br />

FR. FABIO PIASENTIN<br />

5. Partecipazione alle celebrazioni della<br />

Provincia dell’Immacolata in Polonia<br />

Kalwaria Zebrzydowska. 19.08.2007-09-01<br />

Il 19 agosto 2007, nel Santuario mariano<br />

della Provincia dell’Immacolata, in Kalwaria<br />

Zebrzydowska, si sono svolte le celebrazioni<br />

in onore di Vergina Maria Assunta e in<br />

ringraziamento per la canonizzazione del<br />

santo Simone da Lipnica.<br />

Dopo la processione dell’Assunzione<br />

lungo “i sentieri della Madonna”, guidata<br />

dal Ministro provinciale, Fr. Czesław<br />

Gniecki, c’è stata una solenne Concelebrazione<br />

eucaristica, presieduta dal Primate di<br />

Polonia, il Cardinale Józef Glemp.<br />

All’inizio della Concelebrazione il Cardinale<br />

Stanisław Dziwisz, Metropolita di<br />

Cracovia, ha dato il benvenuto a tutti i fedeli<br />

accorsi per queste particolari celebrazioni;<br />

il Ministro provinciale, dopo aver ringraziato<br />

il Ministro generale, Fr. José Rodríguez<br />

Carballo per la sua presenza, ha<br />

sottolineato che i solenni avvenimenti nel<br />

santuario di Kalwaria quest’anno hanno lo<br />

scopo di celebrare la Festa di Maria Assunta,<br />

di rendere grazie per la canonizzazione<br />

di Simone da Lipnica e di ricordare il 5o anniversario<br />

dell’ultimo pellegrinaggio del<br />

Servo di Dio Giovanni Paolo II a Kalwaria.<br />

Nell’omelia Mons. Wiktor Skworc, Vescovo<br />

di Tarnów, ha illustrato i tratti salienti<br />

della figura e della santità del santo Simone<br />

da Lipnica.<br />

Prima della conclusione il Cardinale Józef<br />

Glemp, ha fatto memoria di tutti i santi<br />

dei Frati Minori, ha chiesto un maggiore<br />

impegno per la canonizzazione di Władysław<br />

da Gielniów, Patrono di Varsavia ed ha<br />

invitato tutti i presenti a pregare per nuove<br />

vocazioni, in modo speciale per la Provincia<br />

dell’Immacolata. Ha preso la parola anche<br />

il Ministro generale dei Frati Minori,<br />

per lodare il Signore, datore di ogni Bene,<br />

che ha chiamato, nel corso degli otto secoli<br />

dell’esistenza dell’Ordine, tanti Fratelli a<br />

vivere secondo il Vangelo e per ringraziare<br />

tutta la Chiesa in Polonia, rappresentata qui<br />

da Cardinali e Vescovi, e tutto il Popolo polacco<br />

per l’amore dimostrato verso l’Ordine<br />

dei Frati Minori.<br />

All’Eucaristia, celebrata sul piazzale<br />

della Crocifissione, hanno partecipato il<br />

Nunzio Apostolico in Polonia, l’Arcivescovo<br />

Józef Kowalczyk; il Metropolita di Cracovia,<br />

il Cardinale Stanisław Dziwisz; il<br />

Metropolita di Lwow, il Cardinale Marian<br />

Jaworski; il Cardinale Franciszek Macharski,<br />

il Cardinale Stanisław Nagy, il Vescovo<br />

di Świdnica Ignacy Dec, Vescovo della<br />

Diocesi di Bielsko-Zywiecka Tadeusz<br />

Rakoczy, il Vescovo Tadeusz Pieronek e il<br />

Vescovo Jan Szkodoń da Cracovia. L’ospite<br />

speciale della festa era il Ministro generale<br />

dell’Ordine dei Frati Minori, Fr. José<br />

Rodríguez Carballo, che è arrivato da Roma<br />

su invito del Cardinale Stanisław Diwisz e<br />

della Provincia dell’Immacolata Concezione<br />

della BVM, alla quale il Santo apparteneva,<br />

per ringraziare, insieme a questa Provincia,<br />

numerosi pellegrini e fedeli dell’Arcidiocesi<br />

di Cracovia, per la canonizzazione<br />

del santo Confratello.<br />

Alla solenne Celebrazione eucaristica<br />

hanno partecipato anche alcuni rappresentanti<br />

del Governo e circa 100 mila fedeli, provenienti<br />

da tutta la Polonia, dagli Stati Uniti<br />

d’America, dall’Ungheria, dall’Italia, dalla<br />

Germania, dalla Slovacchia e dall’Ucraina.<br />

2. Secondo incontro “Under 5/10” della<br />

COMPI-Sud<br />

San Marco in Lamis, Santuario della Madonna di<br />

Stignano, 10-14.04.2007<br />

«La Parola di Dio, una provocazione<br />

grande e incredibile per un annuncio au-


382<br />

tentico tra la nostra gente». È attorno a questo<br />

importante e fondamentale tema che si è<br />

svolto il 2° incontro dei giovani Frati della<br />

fascia “under 5/10 ” organizzato dalla CompiSud<br />

dal 10 al 14 aprile u.s. al Santuario<br />

della Madonna di Stignano in San Marco in<br />

Lamis.<br />

Ha visto la partecipazione di una cinquantina<br />

di giovani Frati di sei Province su<br />

sette del Sud Italia.<br />

Gli obiettivi dell’incontro erano molteplici,<br />

innanzitutto un’esperienza fraterna e<br />

gioiosa di vita francescana, poi il desiderio<br />

di una formazione continua circa l’evangelizzazione<br />

come priorità del nostro essere<br />

Frati Minori tra la gente e infine la possibilità<br />

di far nascere qualche iniziativa interprovinciale<br />

nell’ambito dell’annuncio e<br />

della testimonianza francescana.<br />

Ci siamo lasciati guidare dalla competenza<br />

e professionalità del biblista Don Ernesto<br />

della Corte, un sacerdote diocesano di Salerno,<br />

e dalle proposte forti ed entusiasmanti del<br />

sempre-giovane Fr. Giacomo Bini.<br />

Significativa la presenza continua di Fr.<br />

Pietro Carfagna, Ministro provinciale di Puglia/Molise<br />

e Coordinatore della CompiSud,<br />

al quale in diversi momenti i giovani Frati<br />

hanno rivolto domande, ma anche provocazioni<br />

e desideri di scelte nuove e profetiche.<br />

Ricco ed originale anche il dibattito sviluppatosi<br />

nei laboratori-seminari che hanno<br />

impegnato gran parte del tempo pomeridiano.<br />

Gli obiettivi raggiunti e i desideri sono<br />

contenuti nel documento finale prodotto<br />

dall’assemblea; un’esigenza molto condivisa<br />

è invece quella di dare più stabilità a questa<br />

fascia vitale delle nostre Province, magari<br />

attraverso la nascita di un coordinamento<br />

formato da qualche responsabile e i<br />

delegati delle singole realtà che possa agire<br />

con più stabilità e snellezza nell’ambito<br />

Formazione Permanente della CompiSud.<br />

Alcune risposte ed orientamenti potrebbero<br />

venire dall’incontro annuale dei Ministri<br />

provinciali e Definitori dell’Italia Meridionale.<br />

I giovani Frati rappresentano non solo il<br />

futuro, ma soprattutto l’oggi di tanti nostri<br />

conventi, parrocchie e santuari. Certamente<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

non mancano difficoltà e perplessità di vario<br />

genere ad accogliere forme nuove di annuncio<br />

che vanno ad affiancarsi a quelle<br />

preziose e tradizionali consolidate dal tempo,<br />

ma un discernimento serio e condiviso<br />

deve essere fatto soprattutto in funzione di<br />

quanto la Chiesa e l’Ordine ci chiedono<br />

guardando alla globalità e al continuo cambiamento<br />

della nostra società.<br />

Abbiamo il privilegio di avere tanti giovani,<br />

abbiamo il dovere di camminare con<br />

loro per un annuncio autentico e credibile<br />

tra la nostra brava e buona gente.<br />

FR. MICHELE CENTOLA<br />

3. XIII Sessione plenaria della Pontificia<br />

Accademia delle Scienze Sociali<br />

Città del Vaticano, Casina Pio IV,<br />

27.04-01.05.2007<br />

CHARITY AND JUSTICE<br />

IN THE RELATIONS AMONG<br />

PEOPLES AND NATIONS<br />

Si è svolta in Vaticano la XIII Sessione<br />

plenaria della Pontificia Accademia delle<br />

Scienze Sociali sul tema: Charity and Justice<br />

in the Relations among Peoples and Nations<br />

e vi ha partecipato come osservatore<br />

un nostro Frate della Provincia ligure del<br />

Cuore Immacolato di Maria: Fr. Franco<br />

Mirri. L’Accademia Pontificia delle Scienze<br />

Sociali è stata creata da Giovanni Paolo<br />

II nel 1994 con lo scopo di essere un costante<br />

supporto al Magistero della Chiesa.<br />

L’Accademia infatti, raccogliendo e studiando<br />

le istanze, le attese e le necessità delle<br />

varie regioni del mondo, dovrebbe offrire<br />

elementi utili alla elaborazione della dottrina<br />

sociale della Chiesa. I campi di<br />

indagine e d’azione della Pontificia Accademia<br />

sono principalmente quelli dell’economia,<br />

del sociale e del diritto. E il criterio<br />

fondamentale che muove la sua attività è di<br />

cercare una sintesi tra le proposte e le problematiche<br />

del Vangelo e i problemi della<br />

vita sociale.<br />

Fr. Franco ha potuto partecipare come osservatore,<br />

a nome dell’Ordine, su invito del


Cancelliere della PontificiaAccademia delle<br />

Scienze, Mons. Marcelo Sanchez Sorondo.<br />

Presidente dellaAccademia è la Professoressa<br />

Mary Ann Glendon, a cui il Santo Padre<br />

ha inviato una speciale lettera per i partecipanti<br />

della tredicesima Sessione Plenaria.<br />

La Sessione plenaria dell’Accademia<br />

delle Scienze Sociali quest’anno ha avuto la<br />

durata di una settimana: dal 27 aprile al 1<br />

maggio. Il programma era articolato su una<br />

serie di relazioni e di interventi su temi stabiliti<br />

per tempo. In particolare c’è stata una<br />

verifica sul tema della solidarietà e giustizia,<br />

a proposito dei “millenium goals”, cioè<br />

in riferimento a una serie di propositi da<br />

parte di numerose nazioni sul problema<br />

mondiale della povertà; propositi da soddisfare<br />

entro l’anno 2015.<br />

Erano presenti Accademici, tutti personalità<br />

di alto profilo, provenienti da tutto il<br />

mondo. Altre personalità intervenute durante<br />

la Sessione plenaria, oltre al Sommo Pontefice,<br />

sono stati: il Segretario di Stato,<br />

Card. Tarcisio Bertone; il Card. Kasper; il<br />

Card. Martino; il Nunzio apostolico presso<br />

l’ONU, Mons. Celestino Migliore. Tra gli<br />

esperti erano presenti il Direttore Generale<br />

della FAO, delle Nazioni Unite, il Segretario<br />

Generale dell’Organizzazione degli Stati<br />

Americani, Henry Kissinger e rappresentanti<br />

delle maggiori università a livello<br />

mondiale.<br />

Le giornate erano programmate in modo<br />

che quattro diversi Presidenti dell’assemblea<br />

guidavano i lavori delle rispettive quattro<br />

Sessioni plenarie. In ogni Sessione c’è<br />

stato l’intervento di un Relatore, a cui sono<br />

seguite le reazioni di alcuni commentatori<br />

oppure una tavola rotonda; reazioni e commenti<br />

alla relazione erano ad opera di accademici.<br />

Per Statuto gli Accademici della<br />

Pontificia Accademia delle Scienze Sociali<br />

non possono essere più di 40. Inoltre vi si<br />

possono aggiungere in numero limitato invitati<br />

ed esperti.<br />

«È stata un’esperienza molto bella e arricchente<br />

– ha commentato Fr. Franco Mirri<br />

che ha partecipato a tutta le Sessione Plenaria<br />

–; un’occasione straordinaria poter<br />

partecipare a un lavoro di comunione orientato<br />

a cercare soluzioni o risposte a proble-<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 383<br />

mi che interpellano le nostre coscienze e la<br />

dimensione sociale della nostra vita. Tale<br />

esperienza è stata resa ancor più interessante<br />

ed esclusiva, a motivo che la riflessione e<br />

la ricerca sono state condivise anche con<br />

persone di altra cultura e di altra fede».<br />

Grandemente apprezzato è stato poi il<br />

pellegrinaggio ad Assisi da parte di tutti i<br />

partecipanti. Sui luoghi di Francesco si è cercato<br />

un approccio concreto alla carità e alla<br />

giustizia, rivivendo l’intuizione del Poverello<br />

di Assisi. La contentezza era palpabile in<br />

tutti, dopo la visita alla tomba di S. Francesco<br />

e alla Porziuncola, e ognuno ha commentato<br />

il pellegrinaggio con soddisfazione,<br />

poiché ritornava da Assisi con la sensazione<br />

di aver incontrato Francesco, attraverso la visita<br />

ai suoi luoghi e ai suoi valori.<br />

Ha raccontato ancora Fr. Franco: «È stata<br />

un’esperienza esaltante che porterò nel<br />

cuore e nell’animo, soprattutto per aver partecipato<br />

a un momento di specifico interesse<br />

della Chiesa nel seguire lo sviluppo delle<br />

scienze, manifestando la disponibilità di<br />

dialogare, andando oltre la propria competenza<br />

teologica. È questo certamente un<br />

frutto del Concilio».<br />

L’Accademia delle Scienze, creata nel<br />

1603, è la prima Accademia del mondo. Già<br />

allora, agli inizi del XVII secolo, è stata voluta<br />

per indicare che la Santa Sede desiderava<br />

seguire da vicino lo sviluppo delle<br />

scienze e servirsi per questo scopo dei migliori<br />

scienziati. Di questa Accademia delle<br />

Scienze fu Presidente Fr. Agostino Gemelli,<br />

per quasi 20 anni. Nei tempi odierni, diversi<br />

da allora per tanti aspetti e per i problemi<br />

che sta affrontando l’umanità, il sorgere<br />

delle Scienze sociali ha generato l’esigenza<br />

di un nuovo approccio che la Chiesa non<br />

poteva ignorare, ma che invece doveva<br />

adottare per meglio servire l’umanità.<br />

4. Incontro dei Presidenti delle Conferenze<br />

con il Definitorio generale<br />

Roma, Curia generale, 07-09.05.2007<br />

Dal 7 al 9 maggio 2007 si è tenuto, presso<br />

la Curia generale, il quarto incontro dei<br />

Presidenti delle Conferenze con il Definito-


384<br />

rio generale. È stato un incontro di riflessione<br />

e di verifica, in modo particolare riguardo<br />

al ruolo delle Conferenze dei Ministri<br />

provinciali secondo le proposte del Capitolo<br />

generale 2003. L’Incontro del 2007 è<br />

stato anticipato, rispetto al programma conosciuto<br />

da tempo, a motivo della partecipazione<br />

del Ministro generale, su invito di<br />

Benedetto XVI, alla quinta Assemblea dei<br />

Vescovi dell’America Latina (CELAM).<br />

Partecipanti<br />

Definitorio generale<br />

Fr. José Rodríguez Carballo, Min. Gen.;<br />

Fr. Francesco Bravi, Vic. Gen. et Proc.<br />

Gen.; Fr. Finian McGinn, Def. Gen.; Fr. Šime<br />

Samac, Def. Gen.; Fr. Miguel J. Vallecillo<br />

Martín, Def. Gen.; Fr. Ambrogio<br />

Nguyen Van Si, Def. Gen.; Fr. Amaral Bernardo<br />

Amaral, Def. Gen.; Fr. Mario Favretto,<br />

Def. Gen.; Fr. Luis Gerardo Cabrera<br />

Herrera, Def. Gen.; Fr. Juan Ignacio Muro<br />

Aréchiga, Def. Gen.; Fr. Jakab Várnai, Def.<br />

Gen.; Fr. Seán Collins, Sec. Gen.<br />

Presidenti<br />

Fr. Joseph Amin, Prov. S. Familiae (Egitto):<br />

Africanae; Fr. Melvin Jurisich, Prov. S.<br />

Barbarae (USA): Anglophonae (ESC); Fr.<br />

Stephen Bliss, Prov. Sancti Spiritus (Australia):<br />

Asiae Meridionalis, Australiae et<br />

Oceaniae (SAAOC); Fr. Paolo Oh Sang-<br />

Seon, Prov. Ss. Martyrum Coreanorum<br />

(Corea): Asiae Orientalis (EAC); Fr. Francisco<br />

L. Gómez Vergez, Prov. S. Fidei<br />

(Colombia): Bolivarianae; Fr. Ireneu<br />

Gassen, Prov. S. Francisci: Brasilianae<br />

(CFMB); Fr. Luis Antonio Scozzina, Prov.<br />

S. Michaëlis (Argentina): Cono Sur; Fr.<br />

Artemio Vítores González, Custodia Terrae<br />

Sanctae (Israele): Custodiae Terrae Sanctae;<br />

Fr. José Maria Arregui Guridi, Prov.<br />

Franciscana de Arantzazu (Spagna): Hispano-Lusitanae<br />

(CONFRES); Fr. Marino Porcelli,<br />

Prov. Ss. Petri et Pauli (Italia): Italiae<br />

ed Albaniae (COMPI); Fr. Eulalio Gómez<br />

Martínez, Prov. Ss. Petri et Pauli de Michoacán<br />

(Messico): Mexici et Americae<br />

Centralis (C.A. CARAIBE); Fr. Adrian Buchcik,<br />

Prov. S. Francisci (Polonia): Septen-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

trionalis Slavicae; Fr. Jan Van den Eijnden,<br />

Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium (Olanda):<br />

Transalpinae Franciscanae (COTAF).<br />

Interpreti<br />

Fr. Patrick Hudson (inglese), Fr. Cesar<br />

Javier Orduña (spagnolo), Fr. Giovanni Rinaldi<br />

(italiano).<br />

Assistenti<br />

Fr. Philippe Schillings (Verbalista), Fr.<br />

Simone Lopata (Assistente computer), Fr.<br />

Samuele Portka (Assistente in Aula).<br />

Segreteria<br />

Fr. Seán Collins (Sec. gen.), Fr. Ernest<br />

Karol Siekierka (Vice Sec. gen.), Fr. Francisco<br />

Manuel Romero García (Vice Sec.<br />

gen.).<br />

Agenda<br />

Alle ore 9 del 7 maggio è iniziato l’incontro<br />

dei Presidenti con il Definitorio generale,<br />

nell’Aula “B. Giovanni Duns Scoto”.<br />

Dopo il saluto di benvenuto del Moderatore<br />

dell’Assemblea, Fr. Luis Cabrera, il<br />

Ministro generale, Fr. José Rodríguez Carballo,<br />

ha tenuto la sua Relazione dal titolo,<br />

«Lungo il cammino». Dopo aver illustrato<br />

il contesto storico attuale e le problematiche<br />

della Vita consacrata e del nostro Ordine, il<br />

Ministro si è soffermato su alcuni punti indispensabili<br />

per ridare “vitalità” al nostro<br />

carisma: l’audacia di vivere il Vangelo; la<br />

riforma delle strutture per rivitalizzare la vita<br />

e la missione; la ristrutturazione delle nostre<br />

presenze ed attività, con l’indicazione<br />

di alcuni criteri affinché questa ci permetta<br />

di individuare l’essenziale e di puntare sui<br />

valori della comunione, dell’interscambio e<br />

della collaborazione; il ruolo delle Conferenze,<br />

soprattutto, per quanto concerne l’organizzazione<br />

della presenza francescana<br />

nella varie regioni dell’Ordine e la promozione<br />

di una maggiore solidarietà tra tutte le<br />

Entità. Il Ministro, poi, ha concluso invitando<br />

a fare alcune scelte: ripensare e rivitalizzare<br />

il nostro carisma in tutto il suo dinamismo<br />

e la sua universalità; dare spazio ai progetti<br />

comuni; concentrare gli sforzi


nell’animazione e nella formazione; vivere<br />

l’itineranza personale; superare la mentalità<br />

del ghetto per aprirsi alla solidarietà e alla<br />

comunione. Dopo la Relazione di Fr. José<br />

ogni Presidente ha avuto la possibilità di<br />

condividere la propria esperienza di Presidente<br />

di una Conferenza e di esporre brevemente<br />

come si sta vivendo il dopo Capitolo<br />

generale straordinario del 2006. Nel primo<br />

pomeriggio i Presidenti si sono divisi in<br />

gruppi linguistici per approfondire la Relazione<br />

del Ministro. La giornata si è conclusa<br />

con la condivisione in Assemblea di<br />

quanto emerso nei lavori di gruppo e con la<br />

celebrazione dei Vespri, presieduta da Fr.<br />

Mario Favretto.<br />

La giornata del 9 maggio è iniziata con<br />

la celebrazione delle Lodi e dell’Eucaristia,<br />

presieduta da Fr. Melvin Jurisch. È proseguita<br />

con la Relazione di Fr. Ignacio Muro<br />

su «Presente e futuro delle Conferenze».<br />

Dopo aver sintetizzato quanto detto nel<br />

CPO del 2001 riguardo al ruolo delle Conferenze,<br />

Fr. Ignacio ha illustrato la finalità e<br />

l’importanza delle Conferenze in base agli<br />

attuali Statuti generali; ha accennato al richiamo<br />

del Capitolo generale 2003 alla<br />

collaborazione interprovinciale, come possibilità<br />

concreta per il futuro dell’Ordine;<br />

ha citato vari passi del Documento del Capitolo<br />

generale straordinario del 2006, «Il<br />

Signore ci parla lungo il cammino», soffermandosi<br />

sugli orientamenti pratici, «Sentieri<br />

per il futuro», che riguardano le relazioni<br />

fraterne, la cura dell’internazionalità,<br />

dell’interculturalità e della collaborazione<br />

interprovinciale. Nella parte conclusiva del<br />

suo intervento, Fr. Ignacio ha descritto le<br />

problematiche e le sfide attuali delle varie<br />

Conferenze ed ha invitato a cercare percorsi<br />

che aiutino a trovare il giusto equilibrio<br />

alla tensione tra il locale e l’universale. La<br />

mattinata si è conclusa con le proposte dei<br />

Presidenti per migliorare il servizio dei<br />

Presidenti. Nel pomeriggio i lavori sono<br />

proseguiti nei gruppi e, poi, in Assemblea.<br />

La giornata è terminata con la celebrazione<br />

dei Vespri, presieduta da Fr. Finian Mc-<br />

Ginn.<br />

Il 9 maggio, ultimo giorno dell’incontro,<br />

dopo la celebrazione delle Lodi, presieduta<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 385<br />

da Fr. Eulalio Gómez, i lavori sono iniziati<br />

con la Relazione dell’Economo generale,<br />

Fr. Giancarlo Lati, il quale ha informato i<br />

Presidenti su: l’andamento dell’economia<br />

delle Case dipendenti dal Ministro generale;<br />

le modalità di lavoro dell’Economato<br />

generale; come reperire i fondi per il futuro;<br />

la presentazione dei progetti di lavoro, che<br />

stanno per essere messi in atto e che riguardano<br />

S. Isidoro, il Collegio di S. Antonio e<br />

la PUA e l’Istituto S. Antonio. Dopo la Relazione<br />

c’è stato ampio spazio per gli interventi,<br />

i chiarimenti e la discussione. Hanno<br />

contribuito al dibattito vari Presidenti, l’Economo<br />

generale e il Ministro generale. La<br />

mattinata si è conclusa con l’Eucaristia,<br />

presieduta dal Ministro generale, in cui si è<br />

celebrata la festa di S. Maria Mediatrice,<br />

Patrona della Curia generale. Nel pomeriggio<br />

il Ministro generale e Fr. Luis Cabrera,<br />

dopo aver richiamato brevemente, con<br />

l’aiuto di una scheda distribuita in precedenza,<br />

le principali decisioni del Capitolo<br />

generale 2003 e le Proposte del Governo<br />

dell’Ordine per l’animazione delle Entità e<br />

per la celebrazione dell’VIII centenario di<br />

Fondazione dell’Ordine, si sono soffermati<br />

su ciò che si è fatto finora, da parte del Definitorio<br />

generale e delle Entità, in adempimento<br />

a tali richieste e proposte.<br />

Dopo alcune informazioni sulla Pontificia<br />

Università Antonianum (Fr. Manuel<br />

Blanco, Vice Rettore), l’incontro è terminato<br />

con la verifica sull’incontro da parte dei<br />

Presidenti e con l’intervento del Vicario generale,<br />

Fr. Francesco Bravi, il quale ha sintetizzato<br />

le tematiche affrontate in questo<br />

quarto incontro dei Presidenti, ha ringraziato<br />

tutti coloro che hanno contribuito alla<br />

buona riuscita dei lavori ed ha dato appuntamento<br />

per il prossimo incontro che si terrà<br />

a Roma, presso la Curia generale, nei giorni<br />

12-15 maggio 2008.<br />

FR. LUIGI PERUGINI, <strong>OFM</strong><br />

5. L’incontro di Benedetto XVI con le<br />

Clarisse e con i giovani della «Fazenda<br />

da Esperança»<br />

Guaratinguetà, Brasile, 12 maggio 2007


386<br />

UNA PROPOSTA EVANGELICA<br />

BASATA SULLA DIGNITÀ<br />

DI OGNI ESSERE UMANO<br />

L’incontro del Papa con i giovani della<br />

«Fazenda da Esperança» può forse essere<br />

considerato la sintesi del Viaggio in Brasile.<br />

Qui c’è tutto, fin dal nome: c’è la «spes<br />

contra spem» paolina. C’è l’evidenza che<br />

non bisogna mai perdere la speranza. Questa<br />

è una realtà ecclesiale, autenticamente<br />

ecclesiale, per il ricupero dei giovani caduti<br />

nel «buco nero» della droga, dell’alcolismo,<br />

della violenza, della cultura disperata<br />

del «nulla». È una proposta evangelica,<br />

semplice, centrata sulla riaffermazione della<br />

grande dignità di ogni essere umano che<br />

è figlio amato da Dio.<br />

Benedetto XVI ha incontrato in questa<br />

«Fazenda» il Brasile che spera, il Brasile<br />

che non si arrende neppure di fronte alle più<br />

rovinose cadute, il Brasile che, attraverso il<br />

lavoro, riprende vigore, dignità. Il Papa ha<br />

incontrato il Brasile del domani, incarnato<br />

in persone concrete con storie difficili ma<br />

mai senza speranza.<br />

Ha sviluppato con questi giovani un dialogo<br />

su problemi precisi. E i giovani, che<br />

hanno presentato le loro ansie e i loro slanci,<br />

lo hanno ascoltato con vivace intelligenza.<br />

Una partecipazione fatta di preghiera, di<br />

canti. Fatta di occhi luminosi e di mani capaci<br />

di gesti forti. Fatta di tanti piccoli e<br />

grandi impegni assunti con consapevolezza,<br />

che sono altrettante pietre lastricate, l’una<br />

accanto all’altra, per garantire un cammino<br />

positivo per il Brasile, nel solco della<br />

nuova evangelizzazione.<br />

L’incontro con le clarisse nella nuova chiesa<br />

La giornata di sabato 12 maggio si è<br />

aperta, alle ore 8, con la Santa Messa che il<br />

Papa ha celebrato, in privato, nella Cappella<br />

del Seminario «Bom Jesús». Questa Cappella<br />

è stata realizzata da Cláudio Pastro,<br />

uno dei rappresentanti più noti dell’arte sacra<br />

in Brasile, autore dei progetti di oltre<br />

200 chiese negli ultimi trent’anni. Intorno<br />

alle 9.30 il Papa ha lasciato il Seminario per<br />

recarsi, in auto, alla «Fazenda da Esperança»<br />

che si trova a Guaratinguetá, distan-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

te circa 30 chilometri da Aparecida. Lungo<br />

le strade il Papa è stato salutato da una catena<br />

ininterrotta di persone che gli hanno dimostrato<br />

tutto il loro affetto.<br />

Benedetto XVI – accompagnato dal Seguito<br />

e dall’Arcivescovo di Aparecida,<br />

Mons. Raymundo Damasceno Assis – è stato<br />

accolto nella piazzola antistante la nuova<br />

chiesa della «Fazenda» – dedicata a San<br />

Galvão (originario di queste terre) e a Santa<br />

Crescenzia – dal Fondatore dell’Opera<br />

sociale «Nossa Senhora de Glória», Padre<br />

Hans Stapel, religioso dell’Ordine dei Frati<br />

Minori, di origine tedesca. Insieme con lui<br />

erano il fratello gemello don Paul Stapel;<br />

Nelson Giovannelli, cofondatore di questa<br />

realtà e responsabile del centro maschile;<br />

Lucilene Rodendo e Iraci Leide, cofondatrici<br />

del centro femminile.<br />

La «Fazenda» si estende su un terreno<br />

vasto circa 350 ettari, alle pendici della cordigliera<br />

atlantica, siamo nella Catena della<br />

Mantiqueira, e comprende il Convento delle<br />

Clarisse e 21 Case. A dare il benvenuto al<br />

Papa erano presenti oltre 3.000 giovani –<br />

provenienti anche dalle altre 40 Comunità<br />

sparse in Brasile e nel mondo – con il personale<br />

laico e religioso che opera a Guaratinguetá.<br />

Insieme con loro, Padre José Rodríguez<br />

Carballo, Ministro Generale dell’Ordine<br />

dei Frati Minori, e alcuni Vescovi.<br />

Nella nuova chiesa il Papa ha salutato le<br />

circa cento clarisse brasiliane, guidate da<br />

Madre Maria José da Rosa Mistica, Abbadessa<br />

del Monastero «Mater Christi» di<br />

questa «Fazenda». Ha quindi asperso con<br />

l’acqua benedetta il nuovo edificio, che ha<br />

la forma di una tenda per significare che<br />

Dio è venuto ad abitare tra noi ogni momento.<br />

Arricchita da splendide vetrate, la<br />

piccola chiesa è ricca di simboli: dal «laghetto»<br />

che accarezza l’entrata alla roccia<br />

che fa da altare.<br />

Il Papa ha affidato alle Clarisse la missione<br />

di essere «garanti» di tutto il lavoro<br />

svolto nella «Fazenda da Esperança». Con<br />

la forza della preghiera silenziosa, queste figlie<br />

di Santa Chiara vivono qui in Brasile il<br />

comandamento dell’amore per Dio e per il<br />

prossimo, nel gesto supremo di amare fino<br />

all’estremo. Il Papa ha rinnovato loro l’in-


carico di annunciare la verità della bellezza<br />

e della vita in Cristo con il silenzio ablativo<br />

della preghiera, silenzio eucaristico che il<br />

Padre ascolta. Queste religiose annunciano<br />

con la loro stessa vita di preghiera il messaggio<br />

dell’amore che vince il dolore di chi<br />

lotta tra la droga e la morte. Annunciano<br />

Gesù Cristo, essere umano come noi, sofferente<br />

come noi, che ha saputo prendere su di<br />

sé i nostri peccati per liberarci.<br />

Spiega Madre Maria José da Rosa Mistica:<br />

«Noi clarisse che risiediamo qui abbiamo<br />

come impegno principale la preghiera.<br />

Ci sentiamo parte di questa grande opera di<br />

ricupero dei giovani, sostenendola con la<br />

nostra preghiera. Siamo a disposizione per<br />

colloqui. Questi giovani hanno sete e fame<br />

di qualcosa che è stato loro negato e che è<br />

essenziale: l’amore. È un’esperienza straordinaria<br />

vedere le meraviglie che Dio opera<br />

nella vita di questi giovani per farli rinascere».<br />

Quindi, nel vicino campo sportivo, è avvenuto<br />

l’incontro con la Comunità. Il Santo<br />

Padre è stato accolto con una gioia straordinaria:<br />

c’è lo stupore di chi mai e poi mai<br />

avrebbe immaginato di vedere il Papa in<br />

questo «angolo» del Brasile. L’indirizzo di<br />

omaggio gli è stato rivolto da Padre Hans<br />

Stapel. Al Papa sono state presentate alcune<br />

significative testimonianze di giovani della<br />

«Fazenda», intervallate da brani musicali e<br />

da rappresentazioni artistiche.<br />

Hanno preso la parola Antonio Eleuterio<br />

Meto, il primo giovane ricuperato da Padre<br />

Hans, che ha presentato al Papa la sua storia<br />

e la sua famiglia. Sposato, ha sei figli, due<br />

dei quali adottati. Quindi hanno presentato<br />

al Papa le loro testimonianze Roland Muhlig,<br />

volontario luterano tedesco; Alexey<br />

Shipov, ex tossicodipendente di Mosca, di<br />

confessione ortodossa; Silvia Hartwich, che<br />

è stata capace di uscire dal tunnel dell’anoressia,<br />

e Ricardo Correo Riberinho, un<br />

bambino «de rua», salvato dalla Fazenda.<br />

Le lacrime della giovane Silvia hanno commosso<br />

profondamente il Papa che l’ha stretta,<br />

insieme con tutti gli altri, in un paterno<br />

abbraccio di incoraggiamento.<br />

Prima della recita del «Padre Nostro», il<br />

Papa ha ricevuto in dono alcuni oggetti sim-<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 387<br />

bolici realizzati dagli stessi giovani che vivono<br />

l’esperienza della Fazenda nei diversi<br />

Continenti.<br />

In particolare, sono stati i ragazzi abbandonati,<br />

che non hanno famiglia, a presentare<br />

al Santo Padre un dono di grandissima<br />

eloquenza che resta quasi come un simbolo:<br />

l’«anello della solidarietà». Un gesto che<br />

ha toccato il cuore del Papa e ha interpellato<br />

tutto il Brasile. I ragazzi erano accompagnati<br />

dal Vescovo di Caruaru, Mons. Bernardino<br />

Marchiò.<br />

Benedetto XVI è sceso tra i giovani e li<br />

ha salutati uno ad uno, immergendosi in<br />

questo «mare» di speranza. È stato un momento<br />

di grande commozione, un abbraccio<br />

indimenticabile. I ragazzi hanno intonato il<br />

loro inno dal ritmo travolgente.<br />

Si può davvero dire che il Santo Padre ha<br />

ricevuto un dono personale da ciascuno dei<br />

3.000 giovani saliti su questo colle per<br />

stringersi a lui, per essere confermati nella<br />

fede e nella strada intrapresa. Significativo,<br />

in particolare, quel dono della Bibbia: è il<br />

Libro che regola la vita di questa comunità,<br />

ne è la «Costituzione». A sua volta, Benedetto<br />

XVI ha lasciato alla Fazenda una statua<br />

della Madonna con il Bambino e un’offerta<br />

in denaro per sostenere questa attività.<br />

Dio chiederà conto agli spacciatori<br />

Benedetto XVI ha chiesto a questi giovani<br />

che hanno conosciuto il vuoto del<br />

«nulla» di essere gli ambasciatori della speranza,<br />

uomini di luce. Con forza ha detto:<br />

«Il Brasile possiede una statistica delle più<br />

rilevanti per ciò che riguarda la dipendenza<br />

chimica delle droghe e degli stupefacenti. E<br />

l’America Latina non resta indietro. Perciò<br />

dico agli spacciatori che riflettano sul male<br />

che stanno facendo a una moltitudine di<br />

giovani e di adulti di tutti gli stadi sociali:<br />

Dio chiederà loro conto di ciò che hanno<br />

fatto. La dignità umana non può essere calpestata<br />

in questo modo».<br />

Il Santo Padre ha evidenziato come il<br />

progetto della «Fazenda da Esperança» preveda<br />

sì una terapia che include l’assistenza<br />

medica, psicologica e pedagogica ma anche<br />

molta preghiera, lavoro manuale e disciplina<br />

di vita. Ma ciò che più desta l’attenzio-


388<br />

ne, oltre ai numerosi recuperi pieni dei giovani<br />

alla vita, sono le conversioni, il ritrovamento<br />

di Dio e la partecipazione attiva alla<br />

vita della Chiesa. Non basta infatti curare<br />

il corpo, bisogna anche ornare l’anima<br />

con i più preziosi doni acquisiti col Battesimo.<br />

In questo senso, questa Fazenda dà segni<br />

di recupero pieno delle persone nella riconciliazione<br />

con Dio e con la società.<br />

Al termine, intorno alle ore 12.30, il Papa<br />

ha fatto rientro in auto nel Seminario<br />

«Bom Jesús», attraversando il territorio<br />

del Comune di Potim. Nel Seminario il Papa<br />

ha incontrato il «Praesidium» della V<br />

Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano<br />

e dei Caraibi composto dai<br />

tre Presidenti – i Cardinali Giovanni Battista<br />

Re, Francisco Javier Errázuriz Ossa e<br />

Geraldo Majella Agnolo –, dal Segretario<br />

Generale, Mons. Andrés Stanovnik, e dal<br />

Segretario Aggiunto, Mons. Odilo Pedro<br />

Scherer.<br />

Da un «angolo» al mondo come un vento di<br />

speranza<br />

II nome «Fazenda da Esperança» è diventato<br />

sempre più conosciuto e riconosciuto<br />

per la sua opera con i giovani tossicodipendenti<br />

in Brasile e non solo. Questo<br />

progetto sociale è legato in modo diretto a<br />

Padre Hans Stapel, francescano tedesco che<br />

coordina e dirige la Fazenda.<br />

Il progetto ha avuto inizio nel 1983,<br />

presso la parrocchia della Gloria a Guaratinguetá.<br />

I parrocchiani avvicinavano i giovani<br />

tossicodipendenti che poi invitavano<br />

in parrocchia per cercare di recuperarli alla<br />

vita. Inizialmente s’incontravano ogni giorno,<br />

di sera. Poi hanno deciso di vivere insieme<br />

e di condividere tutto, con la supervisione<br />

di Padre Hans. All’inizio si accoglievano<br />

solo uomini, sotto la guida di Nelson<br />

Giovannelli, e cinque anni dopo anche le<br />

donne, sotto la guida di Iraci Leite e di Lucilene<br />

Rosendo. Tre cose erano chiare: vivere<br />

insieme, vivere del proprio lavoro, vivere<br />

secondo il Vangelo. Per questo mettevano<br />

in comune lo stipendio, la mattina<br />

meditavano un testo del Vangelo e cercavano<br />

di fare insieme esperienze quotidiane di<br />

spiritualità. Questo stile di vita attrasse mol-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

ti altri tossicodipendenti, oltre ai giovani<br />

considerati «normali» che nutrivano lo stesso<br />

anelito di vita nella fede.<br />

Il riconoscimento da parte della società e<br />

della Chiesa è stato rapido. Padre Hans Stapel<br />

si è così dedicato totalmente a questo<br />

progetto, per cui nel 1993 è stato svincolato<br />

dalla sua Provincia. Da quel momento la<br />

«Fazenda da Esperança» è cresciuta molto<br />

e si è diffusa in 40 luoghi nel Brasile e nel<br />

mondo, sempre in stretto legame con la<br />

Chiesa locale. Senza l’approvazione del Vescovo<br />

diocesano non si può di fatto aprire<br />

una «Fazenda».<br />

È importante comprendere che il carisma<br />

che anima queste nuove comunità è<br />

una sintesi di due spiritualità: quella di San<br />

Francesco e quella di Chiara Lubich, Fondatrice<br />

del Movimento dei Focolari.<br />

Il numero di coloro che si dedicavano a<br />

tempo pieno al progetto o che desideravano<br />

farlo per tutta la vita è aumentato rapidamente.<br />

Per questo i Vescovi hanno chiesto<br />

a Padre Hans di fondare un’associazione<br />

di fedeli, al fine di accogliere, formare e<br />

prendersi cura di queste vocazioni. Il 24<br />

dicembre 1999 è stata creata la «Famiglia<br />

della Speranza», con il decreto del Cardinale<br />

Lorscheider. Sono già più di 250<br />

quanti operano in questa Famiglia, soprattutto<br />

laici, coppie sposate e anche sacerdoti.<br />

Sono loro l’anima di questa esperienza<br />

che, comunque, fin dall’inizio ha coinvolto<br />

tutte le vocazioni. La «Fazenda da Esperança»<br />

è, dunque, più di un progetto sociale.<br />

È una nuova comunità, in fase di approvazione<br />

pontificia: nel novembre del 2006<br />

la comunità di Guaratinguetá ha ricevuto<br />

la visita del Presidente del Pontificio Consiglio<br />

per i Laici, l’Arcivescovo Stanistaw<br />

Ryłko.<br />

In tutto sono stati accolti, in quasi venticinque<br />

anni di attività, oltre 8.000 giovani.<br />

La «Fazenda da Esperança» accoglie persone<br />

dai 15 ai 45 anni, dipendenti dalle droghe<br />

o dall’alcool che desiderano riabilitarsi. Accoglie<br />

anche malati di AIDS che vengono<br />

seguiti e inseriti in un programma di recupero<br />

in regime di internato. Il programma di<br />

recupero dura un anno e si fonda sul lavoro<br />

come fonte di autosostentamento e sulla vi


ta comunitaria come strumento per cambiare<br />

mentalità e stile di vita, alla luce della<br />

spiritualità del Vangelo.<br />

La testimonianza di Padre Hans Stapel<br />

Padre Hans è nato a Geseke (Paderborn),<br />

in Germania, nel 1945. Per spiegare la sua<br />

opera fa riferimento a questo passo evangelico:<br />

«Ogni volta che avete fatto queste cose<br />

a uno dei miei fratelli più piccoli...».<br />

Spiega Padre Hans: «Questa frase del Vangelo<br />

ha sempre guidato la mia vita. Il 30 dicembre<br />

1945, insieme a mio fratello gemello<br />

Paolo, in una Germania totalmente distrutta,<br />

vidi nelle umili condizioni di vita la<br />

luce del mondo nel piccolo villaggio di Geseke,<br />

vicino a Paderborn. Indipendentemente<br />

dalle conseguenze della guerra, la<br />

mia infanzia fu plasmata dalla fede salda<br />

dei miei genitori. Spesso non avevamo<br />

neanche il necessario per vivere, ma la fede<br />

e la pratica religiosa rimasero sempre presenti<br />

nella mia famiglia. Presto crebbe in<br />

me il desiderio di divenire sacerdote e di andare<br />

in missione. Certo, all’inizio, studiai<br />

per divenire rilegatore di libri. Poi, nel 1965<br />

entrai nel seminario minore di Bad Driburg<br />

per conseguire il diploma».<br />

«Durante una crisi nel Seminario minore<br />

– racconta Padre Hans – conobbi il Movimento<br />

dei Focolari e fui conquistato dal<br />

modo in cui i suoi membri vivevano concretamente<br />

la Parola di Dio e l’amore particolare<br />

per il Crocifisso. Non sapevo che<br />

questo nuovo carisma, che avevo conosciuto<br />

da poco, mi sarebbe stato tanto di aiuto in<br />

seguito. Nel 1969 la stampa diede molto risalto<br />

alla guerra nel Biafra. Spinto dalla<br />

corrente di solidarietà che si creò volli offrire<br />

anche io il mio contributo e raccolsi<br />

con mio fratello e altri compagni di Seminario<br />

dei formaci, mezzi di sostentamento e<br />

denaro che portammo personalmente in Nigeria<br />

attraverso la Caritas Internazionale.<br />

Quella del Biafra fu di certo una delle esperienze<br />

più incisive della mia gioventù. Tutta<br />

quella miseria, i numerosi morti, i bambini<br />

affamati e la distruzione contrastavano<br />

molto con la mia immagine di un Dio che è<br />

amore. Di certo in quella oscurità fu posta<br />

un’importante pietra d’angolo per la mia at-<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 389<br />

tività missionaria. Tutto è nelle mani di Dio,<br />

anche la morte».<br />

«Nel 1971, dopo aver fatto visita a numerosi<br />

missionari francescani a Garnstock,<br />

decisi di recarmi in missione in Brasile –<br />

sono le sue parole –. A causa di problemi di<br />

salute mio fratello Paolo non si unì a me.<br />

Poi studiò Teologia a Paderborn e in seguito,<br />

divenuto sacerdote, per 15 anni gli fu<br />

permesso di lavorare nel nordest del Brasile<br />

come missionario della Diocesi di Paderborn.<br />

Il primo periodo in Brasile, durante il<br />

noviziato, fu caratterizzato dall’adattamento<br />

alla cultura e alla popolazione. La parola<br />

“inculturazione” è presente in tutti i corsi<br />

frequentati dai missionari, ma la realtà è poi<br />

ben diversa. Ricordo con precisione quel<br />

periodo. Ogni giorno riso e fagioli, il pasto<br />

base, un modo di pensare e di agire che non<br />

è paragonabile a quello europeo, la lingua:<br />

tutto ciò rappresentò una importante sfida».<br />

«Nel 1974 terminai i miei studi teologici<br />

a Petropolis vicino a Rio de Janeiro – prosegue<br />

Padre Hans– . Nel 1979 fui trasferito<br />

a Guaratinguetá, fra Rio de Janeiro e São<br />

Paulo. Avevo sempre desiderato trasferirmi<br />

nel Nordest del Brasile. Questo inatteso trasferimento<br />

e l’obbedienza richiestami si sono<br />

poi trasformati in una grande benedizione.<br />

Quale giovane parroco di quella comunità<br />

brasiliana una sera tardi ricevetti la<br />

visita di una giovane incinta che chiedeva<br />

ricovero. I suoi genitori l’avevano cacciata<br />

di casa. Ero solo in parrocchia e non sapevo<br />

cosa fare. Mi ricordai le parole del Vangelo:<br />

“Ogni volta che avete fatto queste cose a<br />

uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto<br />

a me”. La tenni presso di me fin quando<br />

il bambino non fu adottato da una famiglia.<br />

In seguito mi disse: “Se non mi avesse accolta,<br />

avrei abortito”. Un’altra volta, un uomo<br />

mi portò un bambino che era molto malato<br />

e che nessuno voleva operare. “Che cosa<br />

succederà se terrò il bambino?” pensai.<br />

Al contempo, chiesi a Gesù di suggerirmi<br />

una decisione in quanto Egli aveva detto:<br />

“Chi accoglie anche uno solo di questi bambini<br />

in nome mio, accoglie me”. Nel sermone<br />

domenicale raccontai a tutti del bambino<br />

e una famiglia venne a chiedermi di adottarlo.<br />

Oggi è sano e forte. L’amore concreto


390<br />

della famiglia gli ha donato la salute. Sulla<br />

base di questa esperienza fu edificato un orfanotrofio<br />

con l’aiuto di tutta la comunità.<br />

Più di 300 bambini hanno potuto essere preparati<br />

all’adozione».<br />

«In parrocchia venivano anche tossicodipendenti<br />

– dice –. Come sempre il desiderio<br />

di vivere concretamente la Parola di Gesù<br />

mi diede il coraggio di affrontare questa<br />

nuova avventura. La vita basata sul Vangelo<br />

contagiò anche la comunità. Una volta<br />

giunse una ragazza, mi portò tutto il denaro<br />

che aveva risparmiato e disse: “è per i poveri!”.<br />

Un’altra volta arrivò un ragazzo giovanissimo<br />

con dei tossicodipendenti e chiese:<br />

“Possiamo aiutarli? Vogliono uscire dalla<br />

droga”. Così in parrocchia arrivarono<br />

quei tossicodipendenti. Con mia grande<br />

sorpresa erano i primi, la sera, a raccontarmi<br />

la propria esperienza con il Vangelo.<br />

Erano molto concreti nell’amore per il prossimo<br />

e ciò li portò ad abbandonare gli stupefacenti.<br />

Giovani senza problemi di droga<br />

e quelli che ne erano usciti, hanno deciso<br />

nel corso degli anni di vivere insieme e di<br />

condividere tutto. Questo stile di vita ha affascinato<br />

molti altri. Parecchi hanno seguito<br />

questo esempio, altri hanno donato fattorie,<br />

appezzamenti di terreno oppure si sono<br />

impegnati in altri modi per noi. Quindi comunità<br />

sono sorte in tutto il Brasile e in altri<br />

Paesi. Dopo 12 anni come parroco della<br />

comunità il Provinciale mi ha autorizzato a<br />

lavorare con i tossicodipendenti e a creare<br />

quest’opera».<br />

Rendere possibile l’incontro con Cristo<br />

«È importante comprendere – spiega Padre<br />

Hans – che la prima istanza della parrocchia<br />

e di questa opera sociale non è offrire<br />

un servizio di pubblica utilità, ma di<br />

rendere possibile l’incontro personale con il<br />

Risorto. “Laddove due o tre sono riuniti in<br />

mio nome, io sono fra loro”, afferma Gesù.<br />

Egli vive in mezzo a noi, se siamo riuniti<br />

nel suo nome. In questo modo sono sorti ricoveri<br />

per i senzatetto, progetti lavorativi,<br />

ospizi per anziani, cliniche per malati di<br />

aids in fase terminale, giardini d’infanzia e<br />

anche 42 “Fazende” in Brasile, Argentina,<br />

Paraguay, Messico, Guatemala, Germania,<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Russia, Mozambico e Filippine. Oggi, quasi<br />

2.000 tossicodipendenti e alcolizzati vivono<br />

nelle nostre strutture. Dalla vita basata<br />

sul Vangelo con i tossicodipendenti è sorta<br />

una famiglia spirituale. Siamo 250<br />

persone, che si sono dedicate totalmente e<br />

consacrate a Dio nella vita per gli altri. Grazie<br />

a Vescovi entusiasti è sorta una piccola<br />

famiglia, una famiglia della speranza, la<br />

“Familia da Esperança”. A Natale del 1999,<br />

con il suo Statuto, questa famiglia, attraverso<br />

la Conferenza Episcopale Brasiliana,<br />

rappresentata dal Cardinale Lorscheider, è<br />

stata riconosciuta comunità spirituale in seno<br />

alla Chiesa cattolica. La procedura per il<br />

riconoscimento nel mondo, attraverso la<br />

Santa Sede, si concluderà presumibilmente<br />

quest’anno».<br />

Gli obiettivi della «Famiglia della Speranza»<br />

sono indicati nello Statuto come segue:<br />

«La famiglia della speranza si è posta<br />

come obiettivo principale la santificazione<br />

dei suoi membri nell’ambito di una dimensione<br />

missionaria attraverso l’amore concreto<br />

per il prossimo, attraverso la vita con<br />

la Parola, l’Eucaristia, i Sacramenti... e si è<br />

posta come particolare obiettivo l’accoglienza,<br />

l’aiuto e la promozione delle persone<br />

emarginate: i tossicodipendenti, coloro<br />

che sono stati infettati dal virus dell’aids,<br />

i bambini di strada e altre persone in una situazione<br />

simile».<br />

Nelle «Fazendas da Esperança» vivono<br />

per un intero anno in comunità persone con<br />

problemi di tossicodipendenza, divisi in uomini<br />

e donne, rinunciando radicalmente a<br />

tutto ciò che nel passato li ha portati alla dipendenza.<br />

«Il singolo individuo deve così,<br />

libero dalle vecchie dipendenze, pervenire<br />

a una nuova visione della vita – dice Padre<br />

Hans –. Coloro che hanno bisogno di aiuto<br />

vengono seguiti da assistenti sociali che<br />

considerano questo lavoro e la vita con i<br />

giovani una propria vocazione e si sentono<br />

uniti alla comunità spirituale attraverso una<br />

promessa. Ci si può unire alla comunità mediante<br />

una promessa sia nella vita celibataria<br />

sia familiare, se ci si vuole unire alla comunità<br />

come famiglia. La “Famiglia della<br />

Speranza” è anche aperta a giovani e adulti<br />

che vogliono vivere in questa comunità un


periodo di tempo e che sono alla ricerca della<br />

propria vocazione. Nelle varie Case delle<br />

“Fazendas” collaborano inoltre coloro che<br />

sono usciti dalla droga e che per un certo<br />

periodo esercitano un’attività di sostegno e<br />

accompagnamento, dopo che hanno concluso<br />

il loro periodo di guarigione. La durata<br />

fissata per il recupero è di un anno. Nei<br />

primi mesi, i giovani tossicodipendenti imparano<br />

a conoscere la vita della “Fazenda”<br />

con i suoi principi fondamentali di lavoro<br />

comune, esperienza di fede comune e esperienza<br />

di vita comunitaria».<br />

«La Famiglia della Speranza”, come comunità<br />

di fede e sistema istituzionale, plasma<br />

in massima parte la vita e il lavoro comuni<br />

– aggiunge Padre Hans –. I collaboratori<br />

e le collaboratrici non si considerano<br />

impiegati di una istituzione sociale, ma persone<br />

che hanno la vocazione di servire l’uomo.<br />

L’incontro con Gesù nell’incontro con<br />

gli emarginati come, ad esempio, i tossicodipendenti<br />

è lo scopo molto concreto, attraverso<br />

il quale i singoli membri della “Famiglia<br />

della Speranza” cercano di vivere il<br />

mandato di Dio».<br />

«Questa forma di vita in comune e l’esperienza<br />

che ne consegue caratterizzano<br />

essenzialmente l’attività con i giovani tossicodipendenti<br />

– afferma –. Questo tipo di<br />

vita opera una trasformazione nei membri<br />

della comunità quando percepiscono l’autenticità<br />

del singolo, con cui vivono il carisma<br />

della povertà e della fraternità. Il processo<br />

di guarigione viene definito recupero.<br />

Al contrario della riabilitazione non si tratta<br />

del ripristino di una condizione precedente<br />

alla dipendenza, ma di una nuova acquisizione<br />

dell’accesso alle proprie potenzialità.<br />

Affinché i giovani possano<br />

sperimentare un altro modo di “essere al<br />

mondo”, il concetto della “Fazenda” si basa<br />

essenzialmente su tre elementi basilari che<br />

determinano la vita di questi giovani, ossia<br />

lavoro quotidiano, la vita nella comunità e<br />

un accesso alla spiritualità».<br />

«Per quanto riguarda il lavoro – prosegue<br />

– i giovani che devono recuperare e i loro<br />

accompagnatori svolgono un attività specifica<br />

che permette alla comunità di essere<br />

economicamente indipendente. I residenti,<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 391<br />

prima di cominciare il recupero, vengono<br />

integrati nella quotidianità lavorativa di<br />

ogni struttura. Durante il lavoro comune per<br />

i singoli ciò che producono è un risultato<br />

molto concreto e visibile. Il significato di<br />

comunità si riflette già nella concezione degli<br />

spazi delle singole strutture. Per esempio<br />

le camere da letto ospitano ognuna 4 persone.<br />

I pasti consumati insieme, il lavoro in<br />

piccoli gruppi, la struttura comunitaria del<br />

tempo libero e le riunioni serali di gruppo<br />

rappresentano spazi nei quali viene esercitata<br />

la capacità di intrattenere rapporti sociali».<br />

«Per quanto riguarda la spiritualità come<br />

colonna portante del concetto di “Fazenda”<br />

si tratta di condurre i giovani a una dimensione<br />

trascendente, sulla cui base possano<br />

riconoscere la propria origine e il proprio<br />

senso per comprendere il significato della<br />

propria vita e acquisire norme di comportamento<br />

che, in una visione cristiana, portino<br />

all’amore per il prossimo – sono le parole di<br />

Padre Hans –. La forza del Vangelo ci è stata<br />

confermata, ad esempio, da un medico il<br />

cui figlio era stato in numerose cliniche senza<br />

risultato. Dopo un tentativo di suicidio il<br />

figlio disse al padre: “Hai amato i malati e<br />

le mucche della Fazenda più di quanto hai<br />

amato me. Io volevo solo il tuo amore”. Il<br />

medico mi ha detto: “Oggi capisco. Questa<br />

è la via per uscire dalla droga: l’amore concreto<br />

di Dio”. Questo amore di Dio riporta i<br />

nostri giovani nel mondo da dove provengono.<br />

Per esempio Washington, uno dei nostri<br />

giovani, è tornato nella nota Favela di<br />

Rio de Janeiro nella quale viveva. Oggi, lì è<br />

un faro: ha già portato nella nostra “Fazenda”<br />

più di 20 tossicodipendenti».<br />

Conclude Padre Hans: «In questi anni mi<br />

è parso evidente quanto sia importante che<br />

io stesso abbia iniziato a vivere la Parola del<br />

Vangelo e ad amare il Crocifisso. Ciò che<br />

avevo appreso inizialmente dal Movimento<br />

dei Focolari e che, in seguito, ho approfondito<br />

nella spiritualità francescana, è servito<br />

per tutta la vita al mio apostolato di sacerdote<br />

e di religioso».<br />

GIAMPAOLO MATTEI<br />

[L’Osservatore Romano, 14-15 maggio 2007, p. 6]


392<br />

6. Visita di Benedetto XVI ad Assisi in occasione<br />

dell’ottavo centenario della<br />

conversione di san Francesco<br />

Assisi, 17.06.2007<br />

[...]<br />

La visita al Santuario di San Damiano<br />

Alle ore 8.50, sul Piazzale antistante San<br />

Damiano, Benedetto XVI è stato accolto da<br />

Fr. José Rodríguez Carballo, Ministro generale<br />

dell’Ordine dei Frati Minori, accompagnato<br />

dai nove Definitori generali; da Fr.<br />

Massimo Reschiglian, Ministro provinciale;<br />

e da Fr. Massimo Lelli, Guardiano.<br />

Il Papa ha compiuto una visita in privato<br />

al Santuario di San Damiano. Innanzitutto<br />

si è inginocchiato davanti al Santissimo.<br />

Quindi ha salutato la Comunità dei Frati<br />

Minori – composta<br />

da 7 religiosi e 8 novizi – e ha lasciato loro<br />

in dono una casula.<br />

A sua volta la Comunità di San Damiano<br />

gli ha donato una scultura, realizzata dall’artista<br />

trentino Nonis, con il legno del Refettorio<br />

di Santa Chiara, raffigurante il Crocifisso;<br />

una stola rossa; alcuni manufatti di<br />

artigiani assisiani; una serie di pregevoli<br />

opere grafiche di Diego Donati raffiguranti<br />

il «Cantico delle Creature».<br />

Una grande emozione spirituale, essenziale,<br />

ha suscitato il canto intonato dalla<br />

Comunità che si è stretta a far «da corona»<br />

al Papa nel piccolo Santuario: «O glorioso<br />

Dio». Sono le parole della preghiera composta<br />

da san Francesco davanti al Crocifisso.<br />

Parole che, a distanza di otto secoli, risultano<br />

essere come appena scritte e continuano<br />

ad essere riscritte nella quotidianità<br />

da quanti hanno incontrato Cristo, attraverso<br />

l’entusiasmante carisma di Francesco.<br />

Amezza costa tra la pianura e la collina di<br />

Assisi, il Santuario di San Damiano rappresenta<br />

una delle mete dello spirito più significative<br />

del primitivo francescanesimo. Ci si<br />

trova all’improvviso in un ambiente che affascina<br />

proprio per le sue umili caratteristiche e<br />

per la forza delle sue pietre: pietre che qui<br />

parlano in maniera del tutto particolare.<br />

[...]<br />

La visita alla Basilica di Santa Chiara<br />

Dopo le visite a Rivotorto e a San Damiano,<br />

sul Sagrato della Basilica di santa<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Chiara, alle ore 10.10, il Papa è stato accolto<br />

dal Rettore, Fr. Vittorio Viola, dell’Ordine<br />

dei Frati Minori.<br />

Entrato nella Basilica, il Papa si è recato<br />

subito nella Cappella delle Monache Clarisse:<br />

qui è stato accolto con un filiale abbraccio<br />

dall’Abbadessa, Madre Chiara Damiana<br />

Tiberio.<br />

Entrato nella Cappella, Benedetto XVI<br />

si è inginocchiato davanti al Santissimo Sacramento<br />

e ha venerato il Crocifisso di San<br />

Damiano.<br />

Ha quindi salutato con grande affetto la<br />

gioiosa e vivace Comunità delle Clarisse rivolgendo<br />

loro alcune parole di saluto e impartendo<br />

la Benedizione Apostolica.<br />

Con affetto il Santo Padre ha personalmente<br />

salutato ogni religiosa, in particolare<br />

le due più anziane e inferme. Questo tenerissimo<br />

momento di incontro è stato accompagnato<br />

da alcuni canti splendidi che hanno<br />

espresso la bellezza dello stile di vita e del<br />

carisma di questa Comunità.<br />

Le Clarisse hanno fatto dono al Papa di<br />

una reliquia delle ossa di santa Chiara.<br />

Benedetto XVI ha lasciato in dono un<br />

bassorilievo raffigurante san Francesco che<br />

riceve le Stimmate alla Verna.<br />

[...]<br />

La visita alla Basilica di Santa Maria degli<br />

Angeli<br />

Benedetto XVI è giunto, intorno alle ore<br />

18, sul Piazzale antistante la Basilica di<br />

Santa Maria degli Angeli. L’accoglienza dei<br />

giovani è stata entusiasmante: sono arrivati<br />

qui da tutte le Diocesi dell’Umbria – e non<br />

solo (in particolare anche dalle Marche e<br />

dalla Toscana) – già nella mattinata dopo<br />

aver partecipato, negli otto diversi luoghi di<br />

partenza dei loro pellegrinaggi, alla santa<br />

Messa. In pullman hanno poi tutti raggiunto<br />

Bastia e da lì, a piedi, si sono messi in<br />

marcia per Santa Maria degli Angeli.<br />

Nel luogo dell’incontro con il Papa li ha<br />

accolti Mons. Giovanni Scanavino, Vescovo<br />

di Orvieto-Todi, Delegato per la Pastorale<br />

Giovanile della Conferenza Episcopale<br />

Umbra, insieme con Don Marcelle Cruciani,<br />

Delegato Regionale della Pastorale Giovanile.<br />

L’animazione è stata affidata a Marco<br />

Federici.


In attesa dell’arrivo del Papa i giovani<br />

della Diocesi di Gubbio, con gli Sbandieratori,<br />

hanno messo in scena una rappresentazione<br />

teatrale che ha riproposto i momenti<br />

centrali della vita di san Francesco. Lo spettacolo<br />

s’intitola «Va’ e ripara la mia casa»<br />

ed ha visto come protagonisti 180 ragazzi,<br />

con un corpo di ballo di Rivotorto e con musicisti<br />

di Città di Castello. Erano tutti schierati<br />

davanti al palco allestito per l’incontro.<br />

A bordo della vettura panoramica il Papa<br />

ha percorso le strade davanti alla Basilica<br />

per salutare, da vicino, tutti i presenti. I<br />

giovani gli hanno dato il «benvenuto» con<br />

il «Laudato sii» del musical «Forza, venite<br />

gente» che da quasi trent’anni esprime artisticamente<br />

i loro sentimenti francescani.<br />

Davanti a Santa Maria degli Angeli il Papa<br />

è stato accolto dal Custode, Fr. Alfredo<br />

Bucaioni; dal Rettore della Basilica, Fr. Rosario<br />

Gugliotta; dal Parroco, Fr. Francesco<br />

De Lazzari.<br />

Benedetto XVI è entrato nella Basilica e<br />

ha compiuto, in forma privata, una visita alla<br />

Porziuncola e alla Cappella del Transito<br />

di San Francesco. È questo un pugno di terra<br />

che è nel cuore di ogni francescano.<br />

La Comunità religiosa ha donato al Papa<br />

una Croce pettorale d’oro – vi sono incastonate<br />

due pietre della Porziuncola – opera<br />

dello scultore milanese Pasquale Galbusera<br />

(che ha realizzato i lavori di risistemazione<br />

della Cripta); la stola papale, in velluto rosso,<br />

con cristalli, ispirata all’affresco del<br />

Pantocratore dell’Abbazia di Novalesa. Il<br />

Papa ha subito indossato la Croce e la stola<br />

per l’incontro con i giovani.<br />

Con gratitudine Benedetto XVI ha salutato<br />

il Coro della Porziuncola, diretto da Fr.<br />

Antonio Giannoni, che ha eseguito una possente<br />

versione del «Tu es Petrus» del Perosi.<br />

Ha quindi firmato il Libro d’Oro della<br />

Basilica. E ha lasciato in dono una casula.<br />

Uscendo ha benedetto le formelle bronzee<br />

realizzate dalla Scuola «Giovanni XXIII»<br />

di Santa Maria degli Angeli, sotto la direzione<br />

dal maestro Proietti, raffiguranti il<br />

rapporto tra Giovanni Paolo II e i giovani.<br />

Quindi il Papa è uscito sul Piazzale per<br />

l’incontro con i giovani. Erano presenti, in-<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 393<br />

sieme con il Seguito, il Cardinale Attilio Nicora,<br />

Legato Pontificio per le Basiliche di<br />

San Francesco e di<br />

Santa Maria degli Angeli; l’Arcivescovo-Vescovo<br />

di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo<br />

Tadino, Mons. Domenico Sorrentino; i<br />

Vescovi dell’Umbria e i Ministri generali<br />

degli Ordini Francescani.<br />

Due giovani – Marco Giuliani e Ilaria<br />

Perticoni – hanno rivolto al Papa l’indirizzo<br />

di omaggio.<br />

[...]<br />

[GIAMPAOLO MATTEI, L’Osservatore Romano,<br />

18-19 giugno 2007, pp. 4.6.14]<br />

7. Terzo Capitolo Internazionale delle<br />

Stuoie per i Frati “Under ten”<br />

Terra Santa, 30 giugno-8 luglio 2007<br />

1. Cronaca<br />

Dal 30 Giugno all’8 Luglio 2007 si è<br />

svolto in Terra Santa il III Capitolo internazionale<br />

delle Stuoie dei giovani frati minori<br />

con meno di dieci anni di professione solenne<br />

(Under ten). I Frati giovani hanno già<br />

celebrato due Capitoli internazionali delle<br />

Stuoie, a Santiago di Compostela (Spagna)<br />

nel 1995 e a Canindé (Brasile) nel 2001.<br />

Questo terzo incontro internazionale si<br />

iscrive a pieno titolo nel cammino che l’Ordine<br />

dei Frati Minori ha iniziato l’anno<br />

scorso in preparazione all’VIII centenario<br />

della sua fondazione (1209-2009). «La celebrazione<br />

dell’VIII centenario della fondazione<br />

della nostra Fraternità ci offre un’opportunità<br />

di grazia per ricordare con gratitudine<br />

il passato, vivere con passione il<br />

presente e aprirci con fiducia al futuro.<br />

Questo sarà il nostro modo di celebrare la<br />

grazia delle origini. In tal modo, all’inizio<br />

del terzo millennio noi Francescani desideriamo<br />

riaffermare la nostra ferma volontà di<br />

restare fedeli al nostro carisma, “vivendo il<br />

Vangelo nella Chiesa, secondo la forma osservata<br />

e proposta da san Francesco”, ricreandola<br />

però oggi alla luce delle sfide della<br />

vita francescana» (J. R. CARBALLO, La<br />

grazia delle origini).<br />

In particolare, il 2007 è stato pensato come<br />

anno speciale per «assumere il Vangelo


394<br />

come criterio fondamentale del nostro discernimento<br />

personale e fraterno. Nella preparazione<br />

al grande Giubilo della fondazione<br />

dell’Ordine dei Frati Minori ribadiamo<br />

la nostra ferma volontà di assumere con rinnovato<br />

impegno il Vangelo come nostra<br />

“regola e vita” […] e sentiamo l’urgenza di<br />

ri-creare e di ri-fondare la nostra vita e missione<br />

e, quindi, la necessità di tornare al<br />

Vangelo, a Cristo» (J. R. CARBALLO, Osiamo<br />

vivere il Vangelo!). Il Ministro generale<br />

dei Frati Minori, Fr. José Rodríguez Carballo,<br />

ha convocato perciò i giovani Frati dell’Ordine<br />

in Terra Santa, nel luogo dove la<br />

Parola del Signore ha parlato in linguaggio<br />

umano, dapprima nella storia del popolo<br />

d’Israele e poi, nella pienezza dei tempi, facendosi<br />

carne in Gesù di Nazaret.<br />

Il motto del Capitolo, «secundum Verbum<br />

tuum» indica l’intenzione che ha mosso gli<br />

organizzatori, in accordo con il Ministro generale:<br />

creare un’occasione di incontro con<br />

la Parola e di incontro tra i rappresentanti dei<br />

giovani Frati di ogni Entità dell’Ordine; fornire<br />

un tempo propizio per la riflessione sulle<br />

problematiche e le sfide proprie di questa<br />

fascia di età dell’Ordine, nell’ascolto reciproco<br />

tra Governo centrale e giovani frati.<br />

Infine, ma non da ultimo, celebrare il dono<br />

della vocazione francescana, chiedendo al<br />

Signore che avvenga in ciascuno «secundum<br />

Verbum tuum».<br />

Per la prima volta in Terra Santa si è celebrato<br />

un meeting di questa importanza,<br />

con la presenza del Ministro generale, del<br />

Vicario generale, Fr. Francesco Bravi, di<br />

tutti i Definitori generali e del Segretario<br />

generale Formazione e gli Studi. Erano presenti<br />

186 Frati appartenenti a 96 Province e<br />

Custodie di tutte le Conferenze dell’Ordine<br />

(Africana, Anglofona, Asia del Sud e Oceania,<br />

Asia Orientale, Bolivariana, Brasiliana,<br />

Cono Sur, Europa Centrale, Iberica, Italia e<br />

Albania, Messico e Centro America, Sud-<br />

Slavica e Nord-Slavica), provenienti da 49<br />

nazioni.<br />

La Custodia di Terra Santa si è resa disponibile<br />

con grande generosità ad ospitare<br />

l’evento, fornendo ogni supporto logistico e<br />

tecnico. Con la celebrazione del Capitolo<br />

nei Luoghi Santi, l’Ordine ha ribadito la sua<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

cura particolare per quella che considera la<br />

“perla” delle sue missioni e ha manifestato<br />

nel contempo la sua vicinanza ai cristiani di<br />

quella terra provata dalla sofferenza, auspicando<br />

per tutti una pace autentica e duratura.<br />

Durante i giorni di permanenza in Galilea,<br />

i frati hanno spesso condiviso la preghiera<br />

e i momenti di festa con i cristiani del<br />

posto e con S. Ecc.za Mons. Giacinto Boulos<br />

Marcuzzo, Vescovo ausiliare del Patriarcato<br />

Latino di Gerusalemme.<br />

Vivere il Vangelo richiede di metterlo in<br />

pratica nella propria vita: la celebrazione<br />

del Capitolo delle Stuoie in quella terra, definita<br />

da Paolo VI “quinto Vangelo”, ha posto<br />

i giovani frati in ascolto anche di quella<br />

parola incarnata nelle storie personali di chi<br />

ha accolto la Storia della salvezza (profeti,<br />

apostoli, Maria e Giuseppe), nonché dei<br />

luoghi che iscrivono in forma imperitura<br />

una non meno importante “geografia di salvezza”.<br />

In Galilea: «La Parola si è fatta carne»<br />

Il Capitolo è iniziato a Nazaret la sera del<br />

30 giugno con una suggestiva fiaccolata a<br />

cui hanno partecipato i frati capitolari con la<br />

gente del luogo.<br />

La solenne Eucaristia d’apertura è stata<br />

celebrata l’indomani mattina, domenica 1<br />

luglio, presso la Grotta dell’Annunciazione,<br />

e presieduta dal Ministro generale, Fr. José<br />

R. Carballo, con la presenza del Custode di<br />

Terra Santa, Fr. Pierbattista Pizzaballa. Nella<br />

sua omelia, il Ministro ha rivolto ai Frati<br />

l’invito a rinnovare il proprio fiat sull’esempio<br />

del fiat di Maria: «Di fronte a questa<br />

chiamata sempre attuale, anche a noi è chiesto<br />

di rinnovare ogni giorno, in ogni momento,<br />

la nostra risposta. Soltanto così la<br />

nostra risposta sarà sempre fresca e giovane<br />

e la nostra donazione al “primo amore”<br />

non verrà mai meno. Non esiste età, situazione,<br />

in cui la risposta sia tanto sicura da risparmiarci<br />

la fatica di ascoltare con attenzione<br />

la quotidiana chiamata del Signore.<br />

Nessuno può considerarsi esente dal doversi<br />

impegnare con cura alla propria crescita<br />

umana e vocazionale».<br />

Lunedì 2 luglio sono iniziati i lavori assembleari<br />

con la relazione del Ministro ge-


nerale, il quale ha richiamato la recente Lettera<br />

ai giovani che ha scritto in occasione<br />

del presente Capitolo (Fate quello che vi<br />

dirà) e che è stata consegnata ai presenti.<br />

«La lettera è stata scritta anche con la Parola<br />

nel cuore e nella mente. Ho voluto che<br />

fosse Lui, la Parola definitiva del Padre all’umanità,<br />

a guidare la vostra esistenza, ad<br />

illuminarvi, a muovervi e a trasformarvi».<br />

Fr. José R. Carballo ha indicato ai giovani<br />

un possibile cammino di formazione permanente,<br />

che trova la sua fonte nei racconti<br />

di vocazione del Vangelo (cercare il Signore).<br />

«Vivendo in una società in cui si cerca<br />

solo il sensazionale ed è una notizia solo ciò<br />

che è fuori dal normale e dall’ordinario, sono<br />

molti quelli che pretendono di cercare e<br />

trovare il Signore solo nei fatti eccezionali<br />

della vita. Il quotidiano è, senza dubbio, il<br />

luogo preferito dal Signore per lasciarsi incontrare,<br />

come ci mostrano tanti esempi biblici:<br />

Mosè, Gedeone, Amos, i primi discepoli,<br />

la Samaritana e anche lo stesso Francesco.<br />

In questo contesto è significativo che<br />

i racconti vocazionali del Nuovo Testamento<br />

parlino di Gesù che passa, che cioè si pone<br />

allo stesso livello dell’uomo, per incontrarlo<br />

sul suo stesso terreno».<br />

Quindi, come conseguenza logica dell’incontro<br />

con il Cristo, nasce la sequela<br />

con le sue esigenze di radicalità, fedeltà, pazienza,<br />

disciplina. «Ai nostri giorni, particolarmente<br />

tra le giovani generazioni, che<br />

di solito sono più sensibili all’influsso dell’ambiente<br />

in cui vivono, più aperte al pluralismo<br />

e alla complessità e, per ciò stesso,<br />

più vulnerabili, sono molti coloro che vivono<br />

sotto il segno dell’emozione e della<br />

provvisorietà e si lasciano dominare dalla<br />

dittatura del relativismo per la quale tutto è<br />

sospetto, tutto è sempre negoziabile e che,<br />

in molti cuori, alimenta sentimenti di incertezza,<br />

insicurezza e instabilità, non esistendo<br />

nulla di sacro, di certo o da conservare.<br />

Sono molte le vittime del dubbio sistematico,<br />

costrette a rifugiarsi nel quotidiano e nel<br />

mondo dell’emotività. Sono molti i sedotti<br />

dalla cultura del part time e dello zapping,<br />

che porta a non assumere impegni di lunga<br />

durata, a passare da un’esperienza all’altra,<br />

senza approfondirne nessuna. Sono molti i<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 395<br />

sedotti dalla cultura light, che non lascia<br />

spazio per l’utopia, per il sacrificio, per la<br />

rinuncia. Sono molti i sedotti dalla cultura<br />

del soggettivismo, per i quali l’individuo è<br />

la misura di tutto e tutto è visto e valutato in<br />

funzione di se stessi, della propria realizzazione.<br />

Questa mentalità postmoderna genera,<br />

specialmente nelle nuove generazioni,<br />

una personalità incerta, poco definita, che<br />

rende più complicato poter comprendere<br />

ciò che già di per sé è difficile: le esigenze<br />

radicali della sequela di Cristo».<br />

Solo una risposta libera e gioiosa consente<br />

ai giovani frati di costruire la propria<br />

persona sul fondamento che è Cristo, rimotivando<br />

sempre le scelte che orientano alla<br />

piena realizzazione di sé. Nessuno può sentirsi<br />

arrivato, nessuno può ritenere di non<br />

aver bisogno di una formazione permanente<br />

e continua, incentrata sulla preghiera comunitaria<br />

(Eucaristia e Parola di Dio), sulla<br />

preghiera personale, l’impegno e il lavoro<br />

nella vita fraterna, l’attenzione ai poveri e<br />

l’accompagnamento spirituale personale.<br />

Dopo l’incontro in Assemblea, i Frati si<br />

sono suddivisi in dodici gruppi linguistici<br />

per riflettere e rispondere alla relazione del<br />

Ministro generale. Nel pomeriggio ogni<br />

gruppo ha presentato il proprio lavoro e si è<br />

aperto un fraterno dibattito con il Ministro<br />

generale, in cui sono emersi, fra gli altri, i<br />

temi della vita fraterna, del progetto di fraternità,<br />

la fatica della solitudine e del mantenimento<br />

delle strutture, la risorsa preziosa<br />

della collaborazione tra Province e dell’internazionalità<br />

dell’Ordine.<br />

In serata, il Vicario generale, Fr. Francesco<br />

Bravi, ha presieduto l’Eucaristia nella<br />

chiesa di S. Giuseppe, indicando l’esempio<br />

della Sacra Famiglia per l’approfondimento<br />

qualitativo della vita fraterna (conoscenza e<br />

accettazione dell’altro, ricerca costante della<br />

volontà del Padre). Dopo cena, i capitolari<br />

hanno fatto festa con la gente del posto,<br />

allietati da un concerto dei gruppi musicali<br />

locali Shalom e Musician for peace.<br />

Il quarto giorno del Capitolo, martedì 3<br />

luglio, i frati hanno proseguito i loro lavori<br />

alla scuola del Vangelo, sia in Assemblea<br />

che nei gruppi di studio, con gli spunti offerti<br />

da F. Lino Cignelli, docente di Greco


396<br />

biblico allo Studium Biblicum Franciscanum<br />

di Gerusalemme. Egli ha invitato a<br />

considerare il Vangelo come suprema regola<br />

di vita, accogliendo la persona di Cristo<br />

nella propria esistenza e non solo facendo<br />

del Vangelo un motivo di studio o di ricerca.<br />

«Urge correggere o migliorare il nostro<br />

ascolto e studio della Parola normativa di<br />

Dio, se vogliamo davvero riprenderci e superare<br />

la moria che tanto ci preoccupa. Insisto:<br />

urge correggere o migliorare il nostro<br />

ascolto e studio della Parola, del<br />

Vangelo/Cristo. Ci vuole più obbedienza che<br />

cultura, più impegno morale che scientifico.<br />

Bisogna preferire “l’eccellenza morale all’eccellenza<br />

intellettuale”. Bisogna studiare<br />

per diventare “buoni”, non “bravi”. Altrimenti<br />

si merita il severo rimprovero del<br />

Maestro stesso: “Perché mi chiamate ‘Signore,<br />

Signore’, e poi non fate ciò che dico?...”.<br />

Più concretamente ancora, urge liberarci<br />

da due pessimi vizi:il vizio di ascoltare<br />

la Parola per nessuno oppure per tutti fuorché<br />

per noi stessi, per la predica anziché per<br />

la pratica e il vizio di ascoltare la Parola con<br />

riserve e pretese, con riduzioni e adattamenti<br />

arbitrari, sempre più o meno egoistici, alla<br />

maniera farisaica e sadducea».<br />

I Frati si sono poi suddivisi in gruppi come<br />

il giorno precedente e nel pomeriggio si<br />

è dato spazio agli interventi dei gruppi, a<br />

domande e risposte tra i capitolari e il Ministro<br />

generale. La S. Messa della sera, presieduta<br />

del Definitore generale Fr. Juan<br />

Ignacio Muro, è stata celebrata nella Basilica<br />

dell’Annunciazione dove, dopo la cena, i<br />

frati hanno concluso la giornata recitando<br />

insieme il S. Rosario in varie lingue per la<br />

pace nel mondo.<br />

Mercoledì 4 luglio i Frati hanno sospeso<br />

i lavori assembleari e di gruppo per incontrare<br />

il vangelo iscritto nei Luoghi Santi<br />

della Galilea intorno al Lago di Tiberiade:<br />

Cafarnao, Tabgha e Monte delle Beatitudini.<br />

In ogni luogo visitato, i Frati hanno potuto<br />

beneficiare delle profonde e suggestive<br />

spiegazioni teologiche e storiche fornite da<br />

due docenti dello Studium Biblicum di Gerusalemme,<br />

Fr. Frédéric Manns e Fr. Stefano<br />

De Luca (Direttore dei lavori di scavo a<br />

Magdala, visitati dal Definitorio generale<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

durante una pausa dei lavori).<br />

Al mattino, i Frati hanno visitato il Monte<br />

delle Beatitudini, rimanendo per un po’di<br />

tempo in silenzio prima della celebrazione<br />

nella quale si è proclamato questo messaggio<br />

evangelico attualizzandolo. Il Definitore<br />

generale, Fr. Jakab Várnai, che ha presieduto<br />

la preghiera, ha invitato i frati ad essere<br />

l’incarnazione delle beatitudini nel<br />

mondo d’oggi.<br />

Dopo un rinfresco, offerto dalle Suore<br />

Francescane Missionarie del Cuore Immacolato<br />

di Maria, che custodiscono il Santuario,<br />

tutti si sono trasferiti a Tabgha, sulla riva<br />

del lago, dove hanno potuto gustare il<br />

pranzo offerto dai giovani di “Mondo X” e<br />

riposarsi un poco nel giardino della chiesa<br />

del Primato di Pietro, durante l’ora più calda<br />

del giorno.<br />

In seguito, hanno visitato il Santuario<br />

della moltiplicazione dei pani e dei pesci in<br />

gruppi linguistici, quindi si sono recati, chi<br />

a piedi chi in Pullman, a Cafarnao. Lì si è<br />

celebrata dapprima l’Eucaristia, nella quale<br />

il Definitore generale Fr. Mario Favretto ha<br />

aiutato a ricordare che ogni fratello è chiamato<br />

a vivere la sua vocazione all’amore,<br />

seguendo Gesù Cristo attraverso le proprie<br />

debolezze, come fece l’apostolo Pietro. In<br />

seguito i Frati hanno visitato in gruppi la<br />

zona archeologica che si trova intorno alla<br />

casa di Pietro.<br />

Il Tabor: «Questi è il Figlio mio, l’eletto;<br />

ascoltatelo»<br />

I Frati capitolari hanno vissuto un giorno<br />

di ascolto orante della Parola di Dio sul<br />

Monte Tabor giovedì 5 luglio. Per guidarli<br />

nella riflessione e nella preghiera è stato invitato<br />

il Card. Carlo Maria Martini, che in<br />

quei giorni stava effettuando i suoi personali<br />

esercizi spirituali nel Santuario del Tabor<br />

custodito dai francescani. Con la consueta<br />

profondità di analisi e semplicità espositiva,<br />

il Card. Martini ha tenuto una Lectio Divina<br />

sul brano della trasfigurazione di Gesù<br />

nel Vangelo di Luca (Lc 9, 28-36).<br />

Il Cardinale ha ripercorso il brano evangelico<br />

(lectio), mostrandone la scansione e<br />

gli elementi principali di attenzione per una<br />

lettura orante, il cui fulcro è costituito dal


l’espressione pronunciata dal Padre «Questi<br />

è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo» (Lc 9,<br />

35). La voce del Padre avvalora la persona di<br />

Gesù Cristo e lo propone ai discepoli come il<br />

vero realizzatore del Regno di giustizia e di<br />

pace atteso dal popolo d’Israele. Tuttavia anche<br />

noi, come i discepoli, sbaglieremmo a<br />

fermarci in una contemplazione estatica della<br />

gloria di Cristo se non ne traessimo la forza<br />

per modificare la nostra vita e la storia:<br />

«non fermatevi a contemplare la visione, ma<br />

traetene le conseguenze» ha detto il Card.<br />

Martini. Le conseguenze sono il messaggio<br />

che emerge dalla pagina evangelica meditando<br />

più approfonditamente il brano (meditatio)<br />

e lasciando che esso diventi preghiera<br />

incarnata e stimolo alla conversione (contemplatio).<br />

Gesù Cristo appare trasfigurato per mostrare<br />

ai discepoli un’anticipazione della<br />

forma definitiva del Regno di Dio, nella sua<br />

“larghezza” e “lunghezza”, cioè nella sua<br />

estensione a tutte le genti di tutti i tempi, fino<br />

a quando Dio sarà tutto in tutti, portando<br />

ad unità perfetta un’umanità riconciliata<br />

nelle sue diversità. Acquisire una visione<br />

ampia della vita e della storia aiuta a relativizzare<br />

ciò che è secondario e a comprendere<br />

ogni realtà nella giusta prospettiva,<br />

quella del «Regno di Dio totale», come Mosè,<br />

di cui la Lettera agli Ebrei dice che<br />

«camminava come se vedesse l’invisibile»<br />

(Eb 11, 27). Gesù non appare solo, ma con<br />

Mosè ed Elia, significando la sua continuità<br />

con l’Antico Testamento, e in particolare<br />

con colui che consegnò al popolo di Israele<br />

la Torah, «Parola di Dio scritta per essere<br />

praticata», e con il profeta dell’imprevedibilità<br />

di Dio, la cui potenza di fuoco irrompe<br />

in modo sempre sorprendente. Da qui<br />

l’invito a «mettere ordine nella propria vita»,<br />

lasciando che la Parola diventi norma<br />

esistenziale quotidiana, e nel contempo l’esortazione<br />

a non aver timore della manifestazione<br />

di Dio nella propria storia personale.<br />

Nonostante la comprensibile reazione di<br />

fronte al mistero grande della gloria divina,<br />

anche noi, come Pietro, veniamo invitati a<br />

passare dalla paura all’ascolto e a non avere<br />

timore di «entrare con coraggio nel tempo<br />

di Dio» attraverso una preghiera ben fat-<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 397<br />

ta, assidua, prolungata e appassionata. Dio<br />

stesso ci rassicura che ne vale la pena, che<br />

quel Gesù che pretende radicalità e invita ad<br />

un totale abbandono nelle mani del Padre, è<br />

affidabile, “ha ragione”, e provoca in chi lo<br />

ascolta davvero il profondo desiderio di<br />

metterne in pratica l’esempio.<br />

Dopo un prolungato tempo di silenzio e<br />

di meditazione sul monte intorno al Santuario,<br />

i Frati sono stati ospiti a pranzo della<br />

comunità di “Mondo X”, di cui era presente<br />

anche il fondatore, Fr. Eligio Gelmini.<br />

Nel pomeriggio è proseguita la visita al<br />

Monte e al Santuario, guidata da Fr. Frédéric<br />

Manns, quindi è stata celebrata l’Eucaristia,<br />

presieduta dal Definitore generale Fr.<br />

Ambrogio Nguyen Van Si. I Frati, scendendo<br />

a piedi dal monte, sono poi tornati a Nazareth,<br />

concludendo la loro permanenza in<br />

Galilea.<br />

In Giudea: «Sia fatta la Tua volontà»<br />

Venerdì 6 luglio i Frati capitolari hanno<br />

lasciato Nazaret per raggiungere Gerusalemme.<br />

Appena giunti sul Monte degli Ulivi,<br />

è stata celebrata l’Eucaristia nella Basilica<br />

del Getsemani, presieduta dal Definitore<br />

generale Fr. Amaral Bernardo Amaral.<br />

«Lo stare in questo luogo – ha detto – ci insegna<br />

che non basta aver fatto la professione,<br />

è necessario mantenere vivo l’ardore e<br />

proteggere con costanza il primo amore. Il<br />

luogo della fragilità, del tradimento e dell’abbandono<br />

ci fa riflettere sulla necessità<br />

di restare vigilanti per mantenere ferma la<br />

professione della nostra fede in Gesù, il<br />

Maestro».<br />

Dopo un rinfresco offerto dalla Fraternità<br />

locale tra gli ulivi del giardino, i Frati<br />

sono entrati processionalmente nella Città<br />

Vecchia di Gerusalemme dalla Porta dei<br />

Leoni, cantando al Signore con gioia nelle<br />

loro lingue. Giunti al Santo Sepolcro, sono<br />

stati accolti con gran solennità dal Custode,<br />

Fr. Pierbattista Pizzaballa, e dai Frati delle<br />

Fraternità di Gerusalemme, accorsi per l’evento.<br />

Aspersi con l’acqua benedetta, mentre<br />

la basilica risuonava delle note del Te<br />

Deum, secondo la secolare tradizione degli<br />

ingressi solenni, i Frati hanno ricevuto poi<br />

il saluto del Custode, che li ha esortati a rin-


398<br />

novare sempre la propria adesione di fede<br />

nel Risorto. Dopo il pranzo presso Casa Nova,<br />

i Frati, divisi in gruppi linguistici, sono<br />

tornati al Santo Sepolcro per una visita guidata<br />

dai Frati della Custodia di Terra Santa,<br />

poi hanno partecipato con la gente alla Via<br />

Crucis lungo la Via Dolorosa, tra le strette<br />

stradine della Città Vecchia. In serata, i<br />

gruppi di lingua inglese e italiana si sono recati<br />

a Ain Karem, ospiti nel locale convento<br />

francescano, mentre tutti gli altri (di lingua<br />

spagnola, portoghese, francese e tedesca)<br />

sono stati ospitati a Gerusalemme nella<br />

Casa Maria Bambina, presso il convento di<br />

S. Salvatore.<br />

Sabato 7 luglio la giornata è incominciata<br />

all’alba con la celebrazione della S. Messa<br />

di Risurrezione al Santo Sepolcro, presieduta<br />

dal Custode di Terra Santa. Nell’omelia,<br />

egli ha ricordato che «Francesco<br />

viveva di questo mistero [della Pasqua di<br />

Cristo]: ha ottenuto dal Signore la grazia di<br />

“sentire nell’anima e nel corpo il dolore che<br />

Gesù sostenne nell’ora della sua Passione e<br />

nel cuore quell’amore del quale era acceso a<br />

sostenere volentieri tanta passione per noi<br />

peccatori”. Ha cioè rivissuto in sé il mistero<br />

del Golgota (la Verna non è forse conosciuta<br />

come il Calvario francescano?). Ma ha<br />

anche sperimentato il mistero della resurrezione.<br />

La perfetta letizia, che amava cantare,<br />

cosa è se non esperienza di resurrezione,<br />

coscienza della definitiva e assoluta vittoria<br />

di Cristo sul male e sulla morte? Da dove<br />

traeva Francesco la forza per superare le opposizioni<br />

e le malattie, se non dal mistero<br />

del sepolcro vuoto, dalla presenza del Crocifisso<br />

Risorto nella sua vita? Alle domande<br />

che il sepolcro vuoto crea nel nostro cuore,<br />

siamo chiamati a rispondere con il far tacere<br />

le cose e i pensieri del mondo, per aprirci<br />

a quel silenzio che crea l’ambiente nel<br />

quale lo Spirito e la Parola agiscono».<br />

In mattinata, poi, il Segretario generale<br />

per la Formazione e gli Studi, Fr. Massimo<br />

Fusarelli, ha esposto la sua relazione, offrendo<br />

ulteriori spunti di riflessione per<br />

l’ultimo lavoro nei gruppi. Ricordando che<br />

occorre “ricominciare da Gerusalemme”<br />

per camminare in novità di vita laddove si<br />

svolge la nostra esistenza quotidiana, egli<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

ha presentato “sei passi” da compiere: 1.<br />

prendere sul serio questo mondo e questa<br />

creazione, a diventare uomini del ‘sì’, dell’accoglienza<br />

per la realtà uscita dalle mani<br />

di Dio; 2. stare dentro il mondo e la sua passione<br />

nella condivisione con i piccoli e i poveri;<br />

3. vivere il Vangelo nell’obbedienza,<br />

sine proprio e in castità, come segno del<br />

primato dell’essere, senza la preoccupazione<br />

della nostra visibilità e dell’affermazione<br />

di noi stessi come istituzione; 4. coltivare<br />

la dimensione internazionale della nostra<br />

Fraternità passando dalla multiculturalità<br />

alla interculturalità; 5. educarci ad uno<br />

sguardo lungo e largo su noi stessi, sul mondo,<br />

la Chiesa e la fraternità; 6. avere il coraggio<br />

di vivere nel ‘terribile quotidiano’ la<br />

Parola di Dio ascoltata e da così attingere la<br />

franchezza (parresia) per orientare lo<br />

sguardo dei fratelli verso il Vangelo.<br />

Prima del pranzo, è intervenuto in Capitolo<br />

il Vescovo coadiutore del Patriarca latino,<br />

S. Ecc.za Mons. Fuad Tual, che ha reso<br />

partecipi i Frati della situazione sofferta<br />

della popolazione locale e della ricerca della<br />

pace in Medio Oriente. Nel pomeriggio i<br />

Frati hanno incontrato il Custode di Terra<br />

Santa e il Vicario custodiale che hanno presentato<br />

la realtà della Custodia, al servizio<br />

della Chiesa locale e mondiale. Quindi sono<br />

state ascoltate le proposte avanzate dai<br />

dodici gruppi linguistici e si è aperta una discussione<br />

assembleare. In serata il Capitolo<br />

si è spostato ad Ain Karem, presso la Fraternità<br />

locale di postulato della Custodia,<br />

nel luogo della casa di Zaccaria ed Elisabetta.<br />

Qui sono stati celebrati i Vespri, presieduti<br />

dal Definitore generale, Fr. Miguel Vallecillo,<br />

ed è stata consumata la cena all’aperto,<br />

cui ha fatto seguito una serata di<br />

festa, con scambio dei prodotti tipici di ogni<br />

Nazione portati dai Frati capitolari.<br />

Domenica 8 luglio i Frati capitolari hanno<br />

lasciato Gerusalemme e Ain Karem e si<br />

sono recati a Betlemme, per concludere il<br />

Capitolo là dove la Parola si è manifestata<br />

nella nostra carne. In mattinata hanno terminato<br />

i loro lavori giungendo alla formulazione<br />

di un “Messaggio ai Ministri, ai Custodi<br />

e a tutti i frati”, nel quale, ripercorrendo<br />

il cammino preparatorio e le giornate di


Capitolo, hanno espresso alcune loro difficoltà,<br />

auspicandone la soluzione, e hanno<br />

manifestato alcuni loro desideri e proposte<br />

per migliorare la qualità della loro identità<br />

e missione.<br />

In particolare è stata ribadita la necessaria<br />

complementarietà tra formazione intellettuale,<br />

lettura orante della Parola di Dio e<br />

preghiera comunitaria, in fraternità e con il<br />

popolo di Dio; non si è voluto dimenticare<br />

anche l’altro criterio di evangelicità a cui<br />

sottoporre le attività, cioè l’attenzione e la<br />

condivisione con i poveri, attraverso un’adeguata<br />

lettura credente dei segni dei tempi<br />

(“lectio mundi”); si è auspicato un incremento<br />

delle forme di collaborazione tra Entità<br />

dell’Ordine e con altri soggetti ecclesiali,<br />

con una maggiore sensibilità sia per l’inculturazione<br />

del messaggio cristiano e<br />

francescano, sia per l’interculturalità e internazionalità<br />

che stanno ridisegnando il<br />

volto dell’Ordine dei Frati Minori.<br />

Il Ministro generale e il Definitorio hanno<br />

intavolato con i presenti un dialogo franco<br />

e sereno, prima di lasciare al Ministro la<br />

parola per le sue conclusioni. Fr. José R.<br />

Carballo ha espresso due convinzioni e due<br />

paure: la convinzione che la vita è bella e<br />

non va vissuta con mediocrità, ma sempre<br />

nel dono totale di sé, nel contempo, la convinzione<br />

che la vita è anche difficile, richiede<br />

lotta e sacrificio, ma vale la pena di essere<br />

vissuta, sempre. Le paure, emerse dai lavori<br />

del Capitolo, si sono polarizzate<br />

soprattutto intorno al problema delle strutture<br />

(fisiche, di vita e mentali), di cui operare<br />

il necessario ridimensionamento affinché<br />

«siano al servizio della vita e non la vita al<br />

servizio delle strutture»; e intorno al problema<br />

dell’imborghesimento e dell’accomodamento:<br />

pur con tutta la gratitudine e il<br />

riconoscimento della validità del lavoro<br />

delle generazioni passate, occorre inventare<br />

forme nuove di evangelizzazione, occorre<br />

essere creativi nella fedeltà, «vino nuovo<br />

in otri nuovi». Infine, il Ministro generale<br />

ha indicato cinque attenzioni per il futuro:<br />

la qualità della vita fraterna, l’incremento<br />

della comunicazione, il senso di appartenenza<br />

all’Ordine, il superamento della distanza<br />

tra formazione iniziale e formazione<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 399<br />

permanente, l’apertura ai progetti missionari<br />

dell’Ordine.<br />

Dopo il pranzo in Casa Nova e la visita<br />

guidata alla Basilica della Natività, il Capitolo<br />

si è concluso con la solenne Eucaristia<br />

del Natale, celebrata nella chiesa di S. Caterina.<br />

Il Ministro generale, che ha presieduto<br />

la celebrazione, ha consegnato ai giovani<br />

frati il mandato scaturito dalla settimana di<br />

preghiera e di incontro trascorsa in Terra<br />

Santa, ribadendo alcuni punti fondamentali<br />

della vita e missione dei frati: «Abbiamo capito,<br />

innanzitutto, che non possiamo rinunciare<br />

alla centralità della Parola e del Vangelo<br />

nelle nostre vite. [Essa] deve essere accolta<br />

in un clima di preghiera personale e<br />

fraterna. [...] Alla scuola di Nazaret, abbiamo<br />

compreso anche che nel nostro progetto<br />

personale di vita, e nel progetto di vita della<br />

fraternità, non può mancare il silenzio, il lavoro<br />

e un clima di vita familiare. Il silenzio<br />

per incontrarci con noi stessi e con il Signore,<br />

il lavoro come grazia e mezzo per collaborare<br />

all’opera creatrice di Dio, la familiarità<br />

di vita, come elemento fondamentale<br />

nella forma di vita francescana e come segno<br />

profetico in un mondo frammentato e<br />

diviso». Durante la celebrazione, i Frati hanno<br />

espresso la rinnovazione della loro professione<br />

religiosa e hanno ricevuto di nuovo<br />

dalle mani del Ministro generale la Regola<br />

di S. Francesco. Con questo rito hanno manifestato<br />

la volontà di restare saldi nella professione<br />

della loro “regola e vita” nonostante<br />

le loro fatiche e fragilità e di tornare nelle<br />

loro fraternità provinciali come promotori di<br />

nuovo entusiasmo e di nuova speranza, per<br />

rendere concreto il carisma di Francesco<br />

d’Assisi nelle più svariate attività e in ogni<br />

luogo della terra. La cena all’aperto, negli<br />

spazi dell’Azione Cattolica di Betlemme, ha<br />

posto infine il sigillo sulla settimana capitolare.<br />

L’eccezionale esperienza dei giorni di<br />

Capitolo ha aumentato nei giovani Frati la<br />

reciproca conoscenza e stima, ha senz’altro<br />

offerto occasioni per abbattere qualche barriera<br />

e costruire alcuni ponti; ha consentito<br />

di proseguire con maggiore immediatezza<br />

la comunicazione tra il Governo centrale<br />

dell’Ordine e i quasi duecento giovani frati


400<br />

di ogni parte del mondo; è stata infine, ma<br />

non da ultimo, un’esperienza di grazia nella<br />

Terra del Signore, a contatto con la locale<br />

comunità cristiana, con la quale si è pregato<br />

per la pace in questa terra e in ogni Nazione.<br />

Riprendendo il cammino da Betlemme,<br />

dove la Parola che salva si è manifestata a<br />

noi incarnata nella debolezza di un bambino,<br />

i giovani Frati Minori guardano al suo<br />

futuro con rinnovata speranza, consapevoli<br />

delle fragilità e delle risorse, loro proprie e<br />

delle loro Fraternità, e proseguono l’itinerario<br />

di conversione e di preghiera che li porterà,<br />

nel 2009, alla celebrazione dell’VIII<br />

centenario della fondazione del loro Ordine.<br />

FR. ERNESTO DEZZA, <strong>OFM</strong><br />

2. Discorso conclusivo del Ministro generale<br />

VIVIR EL PRESENTE<br />

ABIERTOS AL FUTURO<br />

Queridos hermanos: nuestro Capítulo de<br />

las Esteras está llegando a su fin. En estos<br />

días, juntos hemos celebrado con gozo el<br />

don de nuestra vocación de Hermanos Menores,<br />

compartiendo, en profunda comunión<br />

fraterna, lo que cada uno de nosotros<br />

lleva en su propio corazón: sus gozos, sus<br />

miedos, sus esperanzas. Juntos hemos reflexionado<br />

sobre los desafíos del seguimiento<br />

de Jesús a la luz de los textos vocacionales<br />

del Nuevo Testamento, y sobre el Evangelio<br />

como nuestra Regla y vida. Juntos hemos<br />

peregrinado a los principales lugares<br />

de nuestra redención: Nazaret, el Lago, el<br />

monte Tabor, Jerusalén y Belén. Hemos dejado<br />

que las piedras nos hablaran, pero sobretodo<br />

que el Señor nos hablara a través de<br />

su Palabra.<br />

Haciéndome eco de lo que muchos de<br />

vosotros me habéis compartido personalmente<br />

o en grupo, bien podemos decir que<br />

nuestro Capítulo espiritual ha sido un momento<br />

fuerte de encuentro y de fraternidad<br />

entre todos nosotros, provenientes de más<br />

de 49 países diferentes. Han caído barreras<br />

y todos hemos hecho nuestra parte para<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

construir puentes de encuentro y de comunión.<br />

Pero nuestro Capítulo ha sido, sobretodo,<br />

un momento fuerte de encuentro con<br />

nosotros mismos y con el Señor, que nos sigue<br />

mirando con amor y llamando por el<br />

propio nombre a seguirle cada día más de<br />

cerca.<br />

Al final de este Capítulo sentimos la necesidad<br />

de manifestar nuestra profunda gratitud<br />

al Señor por la posibilidad que nos ha<br />

dado de visitar su tierra, y también a la amada<br />

Custodia Franciscana de Tierra Santa, -<br />

particularmente al P. Custodio y a su Discretorio,<br />

así como a las fraternidades de Nazaret,<br />

Cafarnaúm, Tabga, Monte Tabor,<br />

Getsemaní, San Salvador, Belén y Ain Karem-,<br />

por habernos abierto sus puertas de<br />

par en par, habernos acogido con verdadera<br />

alegría fraterna, y habernos acompañado<br />

constantemente en nuestra peregrinación.<br />

Personalmente siento también la necesidad<br />

de dar las gracias a la Comisión que se encargó<br />

de la organización del encuentro, tanto<br />

la nombrada por la Curia como la nombrada<br />

por la Custodia de Tierra Santa, y al<br />

Definitorio general por su apoyo entusiasta<br />

a esta iniciativa, y por su participación.<br />

En este momento deseo compartir con<br />

vosotros algunas convicciones y ofreceros<br />

algunos elementos que considero fundamentales<br />

en vuestro proyecto de vida, como<br />

en el mío, para continuar el camino.<br />

Dos convicciones<br />

1. La vida, nuestra vida, es bella, muy hermosa.<br />

Queridos hermanos jóvenes: Vividla<br />

en plenitud, vividla a “tope”. Esto<br />

lleva consigo el vivirla sin reservas. No<br />

es tiempo de rebajas. Nunca lo fueron,<br />

pero hoy menos. Tampoco es tiempo para<br />

la mediocridad. Vivid con gozo vuestra<br />

vocación. A ello os ayudará el saber<br />

que si estamos aquí es porque Él nos<br />

ama. Como hombres y como franciscanos<br />

somos fruto del amor sin límites de<br />

una persona: Jesús. Haced memoria<br />

agradecida de este don. Os ayudará a<br />

mantenerlo “joven”.<br />

2. La vida, y con ella nuestra vida, no es fácil.<br />

La vida es lucha, agonía constante.<br />

Ante vosotros se presentan dos puertas


una ancha, que lleva a la perdición y otra<br />

estrecha que lleva a la vida. Ante vosotros<br />

se presentan dos caminos. Toca a<br />

vosotros elegir aquel que, aunque duro y<br />

marcado por la cruz, lleve a la vida y no<br />

a la muerte. ¡Remad mar adentro! Luchad,<br />

queridos hermanos, sin desfallecer,<br />

hasta alcanzar la meta, como nos enseña<br />

Pablo de Tarso, el gran atleta y luchador.<br />

Comenzad siempre de nuevo,<br />

como nos enseña Francisco, deseoso de<br />

reiniciar siempre de nuevo. No os canséis<br />

de comenzar una y otra vez. No hay<br />

derrota excepto la que nos imponemos a<br />

nosotros mismos. No hay fracaso excepto<br />

el dejar de intentarlo, una y otra vez.<br />

Hoy, y seguramente mañana, nuestra vida<br />

sólo es para atletas.<br />

Dos miedos<br />

En estos días habéis compartido algunos<br />

miedos. Deseo subrayar dos, en particular.<br />

1. Las estructuras. Habéis dicho que os da<br />

miedo sentiros utilizados para mantener<br />

estructuras que hoy no parecen tener<br />

mucho sentido. Os da miedo el sentiros<br />

guardianes de estructuras. Sobre el particular<br />

deseo hacer una distinción entre<br />

estructuras físicas o materiales, estructuras<br />

de vida y estructuras mentales.<br />

– Estructuras físicas o materiales. En<br />

lo relacionado con estas estructuras,<br />

veo necesario, en muchos casos, y algunos<br />

urgente, un adecuado redimensionamiento<br />

para que las estructuras<br />

estén al servicio de la vida y no la vida<br />

al servicio de las estructuras, como<br />

está sucediendo en no pocos casos.<br />

Veo necesario un discernimiento adecuado<br />

para que las estructuras nos<br />

ayuden a vivir como menores entre<br />

los menores, y aseguren la vivencia<br />

de los demás valores irrenunciables<br />

de la vida franciscana, particularmente<br />

la fraternidad y la dimensión contemplativa.<br />

Pero al mismo tiempo lo<br />

que más me preocupa es que las estructuras<br />

que tenemos, pequeñas o<br />

grandes, estén al servicio de relaciones<br />

interpersonales evangélicas auténticas.<br />

Hemos de responder cierta-<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 401<br />

mente a los signos de los lugares (no<br />

es lo mismo estar en un sitio que en<br />

otro), pero la pregunta ¿dónde estamos?<br />

hemos de acompañarla con<br />

otras dos no menos importantes:<br />

¿quiénes somos? ¿cómo estamos?<br />

– Estructuras de vida. Me refiero aquí<br />

a las estructuras que han de entrar<br />

dentro de la mediación que llamamos<br />

proyecto personal y fraterno de vida.<br />

Tanto en la vida personal como fraterna,<br />

no pueden faltar algunos elementos<br />

o herramientas que nos permitan<br />

alimentar nuestra vocación y<br />

manifestar nuestra misión: oración,<br />

trabajo, capítulo local, formación permanente,<br />

lectura orante de la palabra,<br />

obras apostólicas... Estas estructuras<br />

nos ayudarán a poner orden en nuestra<br />

vida. A elaborar un proyecto ecológico<br />

de vida y a vivir dentro de él.<br />

Sin ellas es muy difícil mantener<br />

nuestra fidelidad a cuanto prometimos.<br />

– Estructuras mentales. La renovación<br />

profunda de la Orden no se logrará sino<br />

cambia la mente y el corazón de<br />

los hermanos. De poco sirven estructuras<br />

nuevas, decía Monseñor Romero,<br />

si no hay corazones nuevos. Es a<br />

este cambio estructural al que debemos<br />

dar prioridad. Logrado éste, los<br />

demás vendrán como consecuencia.<br />

En este contexto considero irrenunciable<br />

una formación permanente<br />

adecuada a las exigencias de hoy, tanto<br />

personales como fraternas.<br />

2. El acomodamiento y el aburguesamiento.<br />

Tanto lo uno como lo otro es para temer.<br />

Os pido que miréis al pasado con<br />

gratitud, que abracéis el futuro con esperanza,<br />

viviendo el presente con pasión.<br />

No podéis pensar que todo inicia<br />

con vosotros, sería un grave error desconocer<br />

nuestra historia y hacer a menos de<br />

lo que hicieron y hacen vuestros mayores,<br />

pero tampoco podéis pensar que estáis<br />

aquí para continuar viviendo como<br />

vivimos nosotros, o hacer lo mismo que<br />

hacemos nosotros. Vino nuevo en odres<br />

nuevos. A nuevas preguntas, y nuevas si-


402<br />

tuaciones, nuevas respuestas. Es el tiempo<br />

de la fidelidad, pero de la fidelidad<br />

creativa. Tenéis que tener la parresía, la<br />

lucidez y la audacia necesarias para reproducir<br />

la creatividad y la santidad de<br />

Francisco. Tenéis que tener la valentía de<br />

ser profetas, como Juan Bautista, la valentía<br />

de vivir el presente con pasión y de<br />

este modo comenzar a preparar el futuro.<br />

No seáis meros espectadores, sed constructores;<br />

no seáis meros repetidores, sed<br />

creativos. No seáis víctimas del materialismo<br />

y el consumismo que, justamente,<br />

señaláis a vuestro alrededor.<br />

Preparando el futuro<br />

Entre otras cosas, preparar el futuro exige:<br />

1. Dar calidad a nuestra vida. Esto pasa<br />

necesariamente por la calidad de relaciones,<br />

como justamente vosotros mismos<br />

habéis pedido durante este Capítulo.<br />

Calidad de relación con uno mismo,<br />

plenamente reconciliados con la propia<br />

historia, sin complejos de ninguna clase.<br />

Calidad de relaciones con los demás, relaciones<br />

sanas, pedíais en estos días, caracterizadas<br />

por la confianza, la familiaridad<br />

y aceptación del otro desde la fe.<br />

Calidad de relación con Dios (atención a<br />

no manipularlo) que se manifiesta en la<br />

búsqueda y el encuentro cotidiano con<br />

Él, en la oración personal y fraterna, en<br />

la Palabra, en los sacramentos, en los<br />

hermanos, en los hombres y mujeres con<br />

los que nos encontramos, particularmente<br />

de los pobres... Calidad de relación<br />

con el mundo, lo que supone, como vosotros<br />

mismos habéis dicho, una relación<br />

justa, vigilando para no dejarnos<br />

atrapar por él, pero manteniendo siempre<br />

una visión amplia y positiva, y al<br />

mismo tiempo una realista desde la fe.<br />

Ni pesimistas ni ingenuos. Estamos llamados<br />

a ser fermento en la masa.<br />

2. Crecer en la comunicación a varios niveles:<br />

personal, fraterno, provincial, interprovincial,<br />

de Orden. Mucho es el camino<br />

recorrido, largo es todavía el camino<br />

que nos queda por recorrer. Para ello<br />

considero fundamental el que nos vacie-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

mos, sólo así podremos abrirnos a la riqueza<br />

del otro, y podremos buscar juntos<br />

la verdad, y comunicar sin miedo nuestros<br />

miedos, preocupaciones y esperanzas.<br />

Para crecer en la comunicación considero<br />

fundamental el que superemos<br />

prejuicios, derribemos muros y creemos<br />

puentes. También considero importante<br />

el que, particularmente vosotros, aprendáis<br />

otra lengua, además de la lengua<br />

madre. Sólo así caminaremos hacia una<br />

Orden más internacional e intercultural,<br />

como vosotros mismos habéis señalado<br />

en estos días.<br />

3. Tener claro el sentido de pertenencia a la<br />

Orden de los Hermanos Menores. Ésta<br />

es mi familia. Aceptarla como tal, con<br />

sus luces y con sus sombras, como aceptamos<br />

la familia de sangre. En este sentido<br />

considero fundamental el que pasemos<br />

del yo al tú, y del tú al nosotros.<br />

Atención a cuando decimos: “Ellos”, los<br />

“otros” para indicar a los hermanos.<br />

4. Superar el abismo que todavía existe,<br />

como vosotros mismos habéis denunciado,<br />

entre formación inicial y formación<br />

permanente. Ayudadnos en esto, queridos<br />

jóvenes. Seguramente que hay hermanos<br />

que, debido a la edad y a otras situaciones<br />

existenciales ya no pueden<br />

cambiar. Vosotros podéis y debéis. Si para<br />

todos la formación permanente, con<br />

todo lo que ello comporta, es cuestión de<br />

fidelidad a la propia vocación, para vosotros,<br />

además, es cuestión de sobrevivencia,<br />

lo mismo que el acompañamiento.<br />

5. Dar prioridad a la vida sobre la teoría.<br />

La teoría, como nos recordó el último<br />

Capítulo general extraordinario, puede y<br />

debe iluminar la vida, pero no puede suplantarla.<br />

6. Abrirse a los proyectos misioneros de la<br />

Orden. Somos una Orden misionera. Y<br />

así como nadie puede ser misionero por<br />

su propia voluntad, tampoco nadie puede<br />

cerrarse, ni uno mismo ni los ministros<br />

provinciales, a una llamada o a la<br />

inspiración divina a “salir” de la propia<br />

tierra para ir a Tierra Santa, Marruecos,<br />

Tailandia, Miamar, China, Proyecto


África, Sudán... Sed generosos y asumid<br />

el riesgo que comporta el “salir” sin saber<br />

a dónde se va.<br />

Queridos hermanos “under ten”: Sed<br />

hombres de esperanza, la esperanza que nace<br />

el sabernos amados y acompañados por<br />

el Señor. Abrid los ojos a lo positivo que<br />

hay en torno vuestro. Volved cada día al primer<br />

amor. No seáis simplemente jóvenes<br />

frailes, sed frailes jóvenes. Vivid anclados<br />

en lo esencial, sin distracciones. Vivid en la<br />

verdad y autenticidad. Vivid el presente<br />

abiertos al futuro. Buscad al Señor assiduamente<br />

y, una vez encontrado, seguirlo radicalmente.<br />

No tengáis miedo, nuestro Dios<br />

es el Dios de los imposible. Y luego, corred<br />

y anunciad a todos los que encontréis por el<br />

camino, lo que habéis visto y oído.<br />

Que el Señor os bendiga y os guarde<br />

siempre.<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro general<br />

3. Messaggio ai Ministri, Custodi e a tutti i<br />

Frati<br />

Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu<br />

mandato da Dio in una città della Galilea,<br />

chiamata Nazaret, a una vergine, promessa<br />

sposa di un uomo della casa di Davide,<br />

chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava<br />

Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto,<br />

o piena di grazia, il Signore è con te”<br />

(Lc 1, 26-28).<br />

L’Altissimo Onnipotente bon Signore ci<br />

ha chiamato per nome e ci ha radunato come<br />

Fraternità internazionale in Terra Santa<br />

– da Nazareth a Betlemme –, per condurci<br />

alle sorgenti della nostra vocazione e missione,<br />

sui passi del Signore Gesù, che abbiamo<br />

riconosciuto Crocifisso e Risorto a<br />

Gerusalemme. Ci siamo ritrovati in duecento,<br />

da ogni Entità dell’Ordine, insieme al<br />

Ministro generale e al Definitorio, per<br />

ascoltare insieme la Parola di Dio, guardando<br />

a Santa Maria di Nazareth, per celebrare<br />

l’Eucaristia e condividere la nostra speranza,<br />

nell’itinerario proprio della grazia delle<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 403<br />

origini. E la Parola di Dio ci ha resi un po’<br />

più disponibili ad accoglierci a vicenda in<br />

questi giorni e a dialogare tra noi in modo<br />

franco e sereno. Ha allargato anche il nostro<br />

sguardo su noi stessi, sul mondo e la Chiesa,<br />

sui fratelli, educandoci ad uno sguardo<br />

di fede positivo sulla realtà e sul travaglio in<br />

atto in questo tempo unico della storia.<br />

Esprimiamo la nostra gratitudine ai nostri<br />

Ministri e Custodi e ai Fratelli delle diverse<br />

Entità per averci inviati come loro delegati<br />

a questo III Capitolo delle Stuoie dei<br />

frati giovani.<br />

A queste parole ella rimase turbata e si<br />

domandava che senso avesse un tale saluto.<br />

L’angelo le disse: “Non temere, Maria,<br />

perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco<br />

concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo<br />

chiamerai Gesù. (...) Allora Maria disse<br />

all`angelo: “Come è possibile? Non conosco<br />

uomo” (Lc 1, 29-34).<br />

L’ascolto della Parola, però, non è indolore.<br />

Essa ci ha provocato, ci ha aiutato a riconoscere<br />

il positivo che è presente tra noi:<br />

molti hanno riconosciuto che le nostre Fraternità<br />

sono un luogo nel quale è possibile<br />

vivere il Vangelo. Tra noi è emersa una speranza<br />

viva, la bellezza della nostra vocazione<br />

e la gioia di viverla, ritornando al primo<br />

amore che ci ha conquistati. Ci sappiamo<br />

amati dal Signore e seguendo i suoi passi in<br />

questa Terra benedetta gli abbiamo rinnovato<br />

il nostro «si». Veramente siamo consapevoli<br />

che non possiamo che «ripartire da<br />

Cristo».<br />

Nello stesso tempo la Parola di Dio ha<br />

messo a nudo le nostre debolezze. A noi,<br />

giovani Frati Minori, sono state affidate le<br />

più svariate attività. Spesso dobbiamo fare<br />

i conti con le difficoltà della nostra scelta di<br />

vita e non sempre ci sentiamo sostenuti nella<br />

nostra vocazione. Constatiamo l’esistenza<br />

di alcune barriere nel dialogo in Fraternità.<br />

Spesso dobbiamo fare i conti con la solitudine,<br />

la frustrazione e avvertiamo la<br />

fatica di dover mantenere in vita strutture<br />

ereditate dalla nostra tradizione che rendono<br />

faticoso il cammino e non di rado diventano<br />

una controtestimonianza.


404<br />

Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo<br />

scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra<br />

la potenza dell`Altissimo. Colui che nascerà<br />

sarà dunque santo e chiamato Figlio<br />

di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente,<br />

nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio<br />

e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano<br />

sterile: nulla è impossibile a Dio “<br />

(Lc 1, 35-37).<br />

Abbiamo condiviso queste nostre speranze<br />

e preoccupazioni con il Ministro generale<br />

e il Definitorio, illuminati anche dalla<br />

grazia dei luoghi santi in cui si è svolto il<br />

nostro Capitolo. Vogliamo evidenziare l’esigenza<br />

di un dialogo più profondo in Fraternità,<br />

meno “istituzionale”, e insistiamo<br />

nel chiedere con fiducia ai fratelli le opportunità<br />

di un effettivo accompagnamento<br />

spirituale anche dopo la formazione iniziale.<br />

La comunicazione tra noi ai diversi livelli<br />

e’ molto importante, anche per curare<br />

relazioni fraterne sane e profonde. Questo<br />

salto di qualità dei nostri rapporti non può<br />

che essere vissuto nel quotidiano, che richiede<br />

fedeltà e disciplina.<br />

Manifestiamo l’urgenza di aprirci sempre<br />

di più a forme di collaborazione sia tra<br />

Province e Conferenze che con altri soggetti<br />

ecclesiali, di curare maggiormente il rapporto<br />

con il territorio, (inculturazione) e di<br />

evitare la dispersione che risulta dalla mancanza<br />

di una progettualità a lungo termine.<br />

Abbiamo anche riaffermato la presenza dei<br />

piccoli e dei poveri come “i nostri maestri”<br />

(cf CCGG 93,1), quale criterio irrinunciabile<br />

per vivere nella trasparenza e credibilità<br />

evangelica.<br />

In questo senso abbiamo riflettuto anche<br />

sull’importanza di considerare con più decisione<br />

il posto della «grazia del lavoro» (Rb<br />

V,1) nella nostra vita personale e fraterna. Da<br />

qui siamo arrivati a chiederci di nuovo che<br />

cosa significa oggi per noi vivere sine proprio,<br />

da minori e come pellegrini e forestieri,<br />

attraverso un’itineranza, che è anzitutto<br />

docilità a rimanere in cammino e in ricerca.<br />

È questo atteggiamento del cuore che ci permette<br />

di leggere e interpretare i segni dei<br />

tempi, camminando nel mondo «come se vedessimo<br />

l’invisibile» (Eb 11, 27): per questo<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

ci sembra urgente coniugare la lettura orante<br />

della Parola con la lectio mundi, la capacità,<br />

appunto, di leggere la realtà concreta della<br />

persona umana e della creazione, e della loro<br />

aspirazione alla pace e riconciliazione. È<br />

così che possiamo rispondere alla nostra<br />

chiamata all’evangelizzazione e alla missione<br />

ad gentes, per riempire la terra del Vangelo<br />

di Cristo. Abbiamo anche confermato la<br />

necessità di una solida e vitale formazione<br />

intellettuale per leggere la realtà delle nostre<br />

culture, per approfondire la Scrittura e annunciare<br />

il Vangelo.<br />

Nell’ascolto e nel dialogo abbiamo preso<br />

maggiore coscienza che questi obiettivi non<br />

saranno raggiungibili senza la decisione<br />

personale di compiere dei passi concreti di<br />

conversione, riguardo all’uso del nostro<br />

tempo, soprattutto di quello dedicato all’incontro<br />

con il Signore, che ci chiede di crescere<br />

nella capacità di fare silenzio in noi e<br />

intorno a noi e ancora alle energie spese per<br />

i fratelli e per il nostro molteplice servizio<br />

al Regno di Dio.<br />

Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva<br />

del Signore, avvenga di me quello che hai<br />

detto”. E l’angelo partì da lei (Lc 1, 38).<br />

Come i discepoli di Emmaus di fronte alle<br />

difficoltà della nostra vita potremmo essere<br />

tentati di scoraggiarci, chiudendoci in<br />

sterili critiche al “sistema”. Facciamo nostro<br />

il proposito di invocare la lucidità e il<br />

coraggio di ascoltare la Parola di Dio e di<br />

assumere alcune decisioni concrete e significative<br />

in ordine ad una vita meno distratta<br />

e più concentrata sull’essenziale. La “metodologia<br />

di Emmaus” ci sarà di grande aiuto<br />

al fine di passare “dal Vangelo alla vita e<br />

dalla vita al Vangelo” (RegOFS II, 5).<br />

Ringraziamo il Custode di Terra Santa e<br />

tutti i Frati che qui ci hanno fatto sentire a<br />

casa, con un’accoglienza veramente straordinaria.<br />

Abbiamo potuto apprezzare meglio,<br />

in molti casi scoprire, questa presenza<br />

tanto antica, significativa e preziosa dell’<br />

Ordine.<br />

Maria rimase con Elisabetta circa tre<br />

mesi, poi tornò a casa sua (Lc 1,56 ).


Torniamo ai nostri paesi e Fraternità<br />

confermati nella fede e nella speranza: crediamo<br />

che la nostra forma di vita sia realizzabile,<br />

con l’aiuto dei nostri fratelli più<br />

grandi, molto più numerosi di noi. Senza di<br />

loro, senza voi tutti, non potremo vivere in<br />

pieno la nostra vita di Frati Minori in questo<br />

tempo e nelle nostre culture.<br />

Proposte<br />

– Continuare a sviluppare il senso di appartenenza<br />

ad una Fraternità internazionale,<br />

chiamata a diventare sempre più<br />

anche interculturale. A tal fine si favorisca<br />

al massimo lo studio delle lingue, la<br />

partecipazione a incontri internazionali,<br />

esperienze di collaborazione con altre<br />

Entità, una maggiore apertura ai progetti<br />

missionari dell’Ordine.<br />

– Favorire incontri periodici tra frati Under<br />

10 a livello di Conferenze, per condividere<br />

la passione per il Regno e individuare<br />

e preparare il nostro cammino<br />

verso il futuro.<br />

– Si auspica che ogni Entità permetta e favorisca<br />

la nascita di una Fraternità-contemplativa-in<br />

missione, aperta anche all’interprovincialità<br />

e internazionalità,<br />

che abbia come criterio fondamentale un<br />

progetto di vita fraterna comune, costruito<br />

lungo il cammino.<br />

– Si auspica nelle Entità o nelle Conferenze<br />

la costituzione di Fraternità che vivano<br />

in modo più intenso il primato dell’ascolto<br />

della parola di Dio, nelle quali anche<br />

altri frati possano trovare un aiuto<br />

periodico per rinvigorire questa dimensione<br />

della nostra vita.<br />

– Alla luce della conversione al Vangelo, favorire<br />

con audacia forme di condivisione e<br />

di presenza attiva in mezzo ai poveri di<br />

oggi, perché la vita di molti sia giusta, degna<br />

della persona umana e fraterna. Per<br />

questo è urgente riprendere il discorso intorno<br />

alla nostra minorità e povertà.<br />

I FRATI DEL 3° CAPITOLO DELLE STUOIE<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 405<br />

8. Giovani di 19 Nazioni all’«European<br />

franciscan meeting»<br />

Assisi, 07-12.08.2007-08-31<br />

1. Cronaca<br />

CRISTO E FRANCESCO<br />

NEL CUORE DELL’EUROPA<br />

«Andate, cari giovani per le strade d’Europa<br />

e, con la cintura ai fianchi e le lampade<br />

accese, raccontate quello che qui avete visto<br />

e sentito. Raccontate che 800 anni fa qui,<br />

nella città di Assisi, vissero un giovane,<br />

chiamato Francesco, e una giovane, chiamata<br />

Chiara: due cuori appassionati che si lasciarono<br />

conquistare da Cristo e che incontrarono<br />

il senso pieno della loro vita consegnandosi<br />

senza riserve all’amore della loro<br />

vita: Gesù Cristo; nella sequela radicale del<br />

Signore e nel servizio agli ultimi e agli<br />

esclusi di quell’epoca. Andate e, senza paura,<br />

invitate gli altri a fare altrettanto». Con<br />

queste parole, pronunciate durante l’Eucaristia<br />

conclusiva nella Basilica di Santa Maria<br />

degli Angeli, il Ministro generale dell’Ordine<br />

dei Frati Minori, P. José Rodríguez Carballo,<br />

ha voluto salutare i tanti giovani convenuti<br />

adAssisi per partecipare al primo European<br />

franciscan meeting.<br />

L’incontro, voluto dall’Unione dei Frati<br />

Minori di Europa – svoltosi nei giorni 7-12<br />

agosto – aveva lo scopo di mettere in contatto<br />

il popolo degli amici di san Francesco<br />

con le radici cristiane e francescane del nostro<br />

continente, per riscoprirne la preziosità<br />

e la vitalità.<br />

Gli obiettivi, secondo una prima valutazione<br />

degli organizzatori, sono stati raggiunti<br />

in modo soddisfacente: comunicare<br />

ai giovani che Francesco d’Assisi, ed il<br />

francescanesimo, hanno innervato di novità<br />

evangelica la storia e la civiltà dei nostri popoli,<br />

e che sono ancora testimonianza viva<br />

di Cristo, unica speranza del mondo.<br />

Il Meeting si è aperto con una grande festa<br />

di accoglienza, la sera del 7 agosto, nella<br />

quale il gruppo di canto «Perfecta laetitia»<br />

– composto da frati e laici – ha inteso<br />

disporre i partecipanti all’atteggiamento<br />

della lode e della gratitudine, prima di met-


406<br />

tersi in ascolto della Parola, che nei giorni<br />

successivi sarebbe stata annunciata.<br />

Sono stati presentati i gruppi provenienti<br />

da 19 Nazioni europee: Austria, Germania,<br />

Paesi Bassi, Francia, Ungheria, Romania, Polonia,<br />

Slovacchia, Svezia, Gran Bretagna,<br />

Manda, Lituania, Croazia, Slovenia, Bosnia<br />

ed Erzegovina,Albania, Portogallo, Spagna e<br />

Italia.<br />

Il momento centrale del rito di accoglienza<br />

è stato la solenne intronizzazione del Crocifisso<br />

di S. Damiano: nel raccoglimento e<br />

nella preghiera, Fr. José Carballo ha benedetto<br />

la Croce, che parlò al giovane Francesco, e<br />

l’ha posta al centro dell’assemblea. Due giovani,<br />

Miriam di Roma e Francesca di Verona,<br />

a nome di tutti, hanno proclamato la loro fede<br />

in Gesù Cristo, «vero protagonista ed insieme<br />

ospite più atteso» di questo incontro<br />

sul carisma di san Francesco.<br />

Il giorno successivo, quale prima unità<br />

tematica, ha dato spazio alla conoscenza<br />

della storia locale e al «dialogo tra le culture».<br />

La prima visita, compiuta da tutti nella<br />

piazza del Comune di Assisi e l’incontro<br />

con il Sindaco, ha avuto lo scopo di situare<br />

l’avventura cristiana del figlio di Pietro<br />

Bernardone, in un preciso contesto storico,<br />

in una città medievale in fase di passaggio<br />

dal feudo alla società comunale, all’alba di<br />

un’importante trasformazione quale quella<br />

operata dai comuni, dai commerci, dalla<br />

nuove vie di comunicazione.<br />

L’incontro è stato arricchito da una sfilata<br />

storica della compagnia dei balestrieri di<br />

Assisi e da una visita alla Rocca di Assisi,<br />

simbolo di un impero poi soppiantato dalle<br />

autonomie comunali e privilegiato punto di<br />

osservazione panoramica sulla città.<br />

Nel pomeriggio, a S. Maria degli Angeli,<br />

è stato l’Arcivescovo-Vescovo di Assisi-Nocera-Gualdo,<br />

Mons. Domenico Sorrentino,<br />

ad accogliere i giovani nella Celebrazione<br />

Eucaristica di apertura: «In casa di Francesco<br />

si fronteggiavano due mondi, e due modi di<br />

vivere l’Europa. Il padre di Francesco, Pietro<br />

di Bernardone, commerciava con la Francia.<br />

A venticinque anni Francesco viene chiamato<br />

da Gesù a una nuova vita: Va’, Francesco,<br />

ripara la mia casa. È un invito che tocca il suo<br />

cuore. La prima casa da riparare è il suo cuo-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

re. Da questo momento in casa di Francesco i<br />

destini di dividono. Sono due mondi. Due<br />

modi di vivere la vita, la cultura, la civiltà,<br />

l’Europa».<br />

In serata i diversi gruppi nazionali hanno<br />

presentato canti, video e danze.<br />

La giornata successiva è stata dedicata<br />

interamente ad un pellegrinaggio nei luoghi<br />

delle origini francescane, dove ha preso<br />

corpo, per san Francesco, la Parola di Dio:<br />

San Damiano – la prima chiesa da lui riparata<br />

dopo l’invito del Crocifisso – e l’Eremo<br />

delle Carceri sul monte Subasio, luogo<br />

che evoca il tempo dedicato da Francesco<br />

alla preghiera, lui che – come dice il Celano<br />

– «non era tanto un uomo che prega, quanto<br />

piuttosto egli stesso tutto trasformato in<br />

preghiera vivente» (1Cel 95).<br />

Nonostante la pioggia e la fatica del pellegrinaggio,<br />

i diversi gruppi nazionali si sono<br />

alternati nell’andare da un Santuario all’altro,<br />

accompagnando il loro cammino<br />

con la preghiera, l’interiorizzazione dei<br />

contenuti e la Celebrazione Eucaristica sul<br />

posto. Si è voluto così riflettere sulla tematica<br />

della «conversione» di san Francesco,<br />

che, come dicono gli esperti, è difficilmente<br />

collocabile in un momento preciso della<br />

sua vita, ma risulta più comprensibile se intesa<br />

come cammino evolutivo, pellegrinaggio<br />

della fede. Molti giovani, particolarmente<br />

sensibili a ciò che è autentico, hanno<br />

fatto tesoro di queste intuizioni e hanno vissuto<br />

una esperienza a tratti toccante e contemplativa.<br />

La giornata si è conclusa con<br />

due pregevoli performance culturali: lo<br />

spettacolo teatrale «Chiara di Dio», sulla vita<br />

di Chiara d’Assisi, sul sagrato della Basilica<br />

di S. Maria degli Angeli, e il concerto di<br />

musiche europee del coro dei «Cantori di<br />

Assisi», nella Basilica di S. Chiara.<br />

La giornata del 10 agosto, ha esplorato il<br />

tema della santità di Francesco e di Chiara,<br />

così come essa ci viene raccontata dai mirabili<br />

cicli pittorici delle due Basiliche di S.<br />

Francesco e di S. Chiara, e dalla loro particolare<br />

architettura romanico-gotica. Attraverso<br />

una interessante rilettura artisticoteologica,<br />

P. Pasquale Magro ha accompagnato<br />

i giovani nel riscoprire l’arte come<br />

mezzo per raccontare la fede e per introdur


e in modo «teologico» alla comprensione<br />

della santità cristiana. Nel pomeriggio il<br />

percorso culturale-formativo – prospettiva<br />

nella quale si è voluto questo Meeting – ha<br />

condotto i giovani ad occuparsi di tematiche<br />

di attualità, attraverso dei veri e propri<br />

«laboratori della fede», animati da esperti<br />

nei vari settori, che hanno riscosso larga<br />

presenza e molto interesse da parte dei partecipanti:<br />

«Le missioni francescane nel<br />

mondo», «San Francesco e la pace», «Lo<br />

spirito di Assisi e Giovanni Paolo II», «I<br />

pellegrinaggi di frate Francesco», «Il cantico<br />

delle creature e la guarigione del cuore».<br />

In alternativa a questi laboratori, venivano<br />

offerti ai giovani, spazi di adorazione eucaristica<br />

e di preghiera, nei Monasteri delle<br />

Clarisse di Assisi, alle quali è anche stato<br />

chiesto di accompagnare il Meeting con la<br />

loro intercessione. In serata, una grande Veglia<br />

penitenziale, presieduta da Fr. Giacomo<br />

Bini, davanti al Crocifisso di S. Damiano<br />

e alla Porziuncola, ha inteso offrire ai<br />

giovani un’occasione di conversione e di<br />

autentico incontro con Cristo, cuore dell’esperienza<br />

francescana, attraverso il sacramento<br />

della riconciliazione.<br />

La Solennità di S. Chiara – ultimo giorno<br />

del convegno – ha visto la Celebrazione<br />

Eucaristica dei gruppi nazionali nelle diverse<br />

chiese di Assisi, l’incontro di testimonianza<br />

con alcune Sorelle clarisse nei monasteri<br />

e con alcuni giovani coinvolti in modo<br />

più diretto in un servizio di<br />

evangelizzazione. Nel pomeriggio, dopo la<br />

continuazione dei workshop, davanti alla<br />

Porziuncola si è svolta la grande Veglia «In<br />

cammino con Maria», chiamata da san<br />

Francesco «figlia e ancella dell’altissimo<br />

Re, il Padre celeste, madre del santissimo<br />

Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello<br />

Spirito Santo» (FF 281). Giovani di diverse<br />

nazioni hanno potuto «restituire» con la loro<br />

voce, quanto avevano ricevuto dal Signore<br />

in questi giorni.<br />

Fr. Carballo, accogliendo i frutti di questo<br />

cammino, ha affermato: «Solo l’Infinito<br />

può riempire il cuore (Benedetto XVI). La<br />

vera gioia e la festa autentica nascono dall’apertura<br />

all’altro, a Dio; nascono dall’amore<br />

gratuito verso tutti, per Dio. Attenti,<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 407<br />

cari giovani, a non cadere nella trappola<br />

mortale di centrarvi solo in voi stessi non<br />

abbiate paura nel dire il vostro Sì, “fiat”, al<br />

Signore! Non abbiate paura di aprirvi incondizionatamente,<br />

senza riserve di nessun tipo,<br />

al progetto che Dio ha sulla vostra vita».<br />

La Celebrazione Eucaristica conclusiva è<br />

stata un grande momento di comunione e di<br />

gioia. Il Ministro generale ha annunciato che<br />

il prossimo European franciscan meeting nel<br />

2009 sarà a Santiago de Compostela, in Spagna,<br />

altro luogo simbolo delle radici cristiane<br />

e francescane del Continente. In un clima<br />

di letizia prorompente, i giovani italiani hanno<br />

consegnato il Crocifisso di S. Damiano ai<br />

giovani di Spagna e di Portogallo, che avranno<br />

il compito – insieme ai Frati Minori della<br />

Conferenza ispano-portoghese – di preparare<br />

questo prossimo evento. Infine, sono stati<br />

benedetti i Tau, che portano impresso il motto<br />

«Va’, Francesco, ripara la mia Europa», e<br />

con segnati personalmente ad ogni partecipante<br />

con queste parole: «Fa’, o Signore, che<br />

i giovani che porteranno questo Tau siano<br />

davvero – nelle loro nazioni – un segno di<br />

novità e speranza, di luce e di amore, e portino<br />

a tutti, come Francesco, la riconciliazione<br />

e la pace».<br />

«La nostra Europa – ha detto il Ministro<br />

generale – ha bisogno della giovinezza e<br />

della freschezza che vengono da Cristo, dal<br />

suo Vangelo, ha bisogno della vostra testimonianza<br />

giovane, forte, audace. Siate coraggiosi!<br />

Non abbiate paura ad entrare in<br />

conflitto con i segni di morte presenti nella<br />

nostra società. In ogni momento siate discepoli<br />

e missionari. Da una vita profondamente<br />

radicata in Gesù, siate sentinelle del<br />

mattino. Osate vivere il Vangelo nello stile<br />

di Francesco e di Chiara!».<br />

FR. MASSIMO RESCHIGLIAN<br />

[L’Osservatore Romano, 22 agosto 2007, p. 4]<br />

2. Omelia del Ministro generale<br />

Assisi, 12.08.2007<br />

SIATE PRONTI!<br />

Sap 18,3.6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19<br />

Lc 12,32-48


408<br />

Carissimi fratelli, particolarmente voi<br />

giovani provenienti dai diversi paesi dell’Europa<br />

che avete partecipato a questo<br />

primo meeting dei giovani europei ad Assisi:<br />

vi saluto con grande affetto e vi auguro<br />

la Pace ed il Bene che vengono dal Signore.<br />

Il Vangelo, che abbiamo ascoltato in<br />

questa domenica, ci propone tre parabole:<br />

quella dei servi che aspettano il ritorno del<br />

padrone nella notte, quella del ladro che irrompe<br />

inaspettatamente nella casa per svaligiarla,<br />

e quella dell’amministratore fedele<br />

e saggio. In tutte e tre Gesù ci invita ad una<br />

vigilanza attiva. Le tre parabole rappresentano<br />

la condanna di uno stile cristiano sonnolento,<br />

distratto, spento, stancamente ripetitivo.<br />

Siate pronti, siate svegli, con la cintura<br />

ai fianchi e le lampade accese,<br />

lavorando senza riposo (cfr Lc 12,35ss), sono<br />

imperativi che abbiamo ascoltato da parte<br />

del Signore, come per dirci: il cristiano<br />

non va mai in vacanza, non potete addormentarvi,<br />

siete chiamati a vigilare nella notte<br />

del mondo, perché è nella notte che il Signore<br />

passa ed è pasqua: liberazione, salvezza<br />

(cfr Sap 18, 3 6-9).<br />

L’uomo si converte in ciò che aspetta. Se<br />

aspetta la morte, si converte in figlio della<br />

morte e produce morte. Se aspetta il Signore,<br />

vive nel Signore, gli da testimonianza e<br />

si trasforma in Lui. L’esistenza cristiana è<br />

attesa vigilante, attesa dinamica, di colui<br />

che deve tornare: Gesù Cristo il Signore.<br />

Siate, cari fratelli e sorelle, sentinelle che<br />

annunciano la presenza del Signore in mezzo<br />

al nostro popolo.<br />

La vigilanza cristiana, specialmente<br />

quando la notte sembra non terminare mai,<br />

si appoggia alla speranza. Questa speranza<br />

comporta, in primo luogo, avere la cintura<br />

ai fianchi, cioè: essere pronti per partire, vivere<br />

in atteggiamento di servizio. Non è il<br />

momento di guardare al cielo, ma di testimoniare<br />

il Signore sulla terra, vivendo ciò<br />

che Egli ha insegnato e comportandosi come<br />

Egli si è comportato (cfr At 1,1). La speranza<br />

cristiana comporta avere le lampade<br />

accese, cioè: la vita del discepolo, illuminata<br />

dalla luce del Signore, è necessariamente<br />

luminosa, è chiamata ad illuminare gli altri<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

(cfr Mt 5,16). La speranza cristiana comporta<br />

una fedeltà costante, nel molto come<br />

nel poco, una fedeltà che, se vuole essere<br />

creativa, necessita una ricerca costante della<br />

volontà di Dio, qui ed ora, per accogliere<br />

il tempo della visita di Dio e accogliere, anche<br />

l’oggi di Dio che irrompe nell’oggi di<br />

ciascuno di noi. Infine la speranza cristiana<br />

comporta povertà di spirito. Solo il povero,<br />

come Francesco di Assisi, sa sperare. Egli<br />

possiede il segreto della speranza, come<br />

scrive Bernanós. In questo modo la vigilanza<br />

è presenza nella storia, lucidità interiore,<br />

intelligenza, capacità critica. La vigilanza<br />

cristiana è, in definitiva, una lotta attiva<br />

contro i segni di morte, l’indifferenza, l’irrilevanza<br />

o la mancanza di senso nella vita.<br />

In questo modo, e parafrasando una frase di<br />

Sant’Agostino, possiam ben dire che la vigilanza<br />

è ciò che ci rende veramente cristiani<br />

( cfr La città di Dio 6,9,5).l<br />

Cari fratelli, in particolare voi cari giovani:<br />

la Porziuncola, luogo nel quale Francesco<br />

si incontrò con il Vangelo, culla dell’Ordine<br />

francescano, luogo d’incontro dei<br />

frati, è anche il santuario della missione, del<br />

mandato. Dalla Porziuncola Francesco inviò<br />

i suoi primi frati in missione.<br />

Alla luce del Vangelo che abbiamo<br />

ascoltato sento che anche oggi il Signore ci<br />

invia, specialmente voi giovani, a rendergli<br />

testimonianza tra gli uomini e le donne che<br />

incontreremo nel nostro cammino, in modo<br />

particolare nel continente europeo, a partire<br />

da una vita illuminata dalla presenza di Cristo,<br />

ciascuno di noi è chiamato ad andare incontro<br />

all’altro, per quanto sia diverso, e illuminare<br />

con la luce di Cristo tutti quelli<br />

che ci circondano.<br />

Andate, poi, cari giovani per le strade<br />

d’Europa e, con la cintura ai fianchi e le<br />

lampade accese, raccontate quello che qui<br />

avete visto e sentito. Raccontate che 800<br />

anni fa qui, nella città di Assisi, vissero un<br />

giovane, chiamato Francesco, e una giovane,<br />

chiamata Chiara: due cuori appassionati<br />

che si lasciarono conquistare da Cristo e<br />

che incontrarono il senso pieno della loro<br />

vita, consegnandosi senza riserve all’amore<br />

della loro vita Gesù Cristo; nella sequela radicale<br />

del Signore e nel servizio agli ultimi


e agli esclusi di quell’epoca. Andate e, senza<br />

paura, invitate gli altri a fare altrettanto.<br />

Andate e, come Francesco, con la cintura<br />

ai fianchi e le lampade accese, siate giullari<br />

dell’Altissimo e Buon Signore. Dopo<br />

aver gustato quanto è buono il Signore, dite<br />

a tutti, specialmente ai giovani come voi,<br />

che Dio è amore, che il Dio rivelato da Gesù<br />

di Nazaret è Padre e che, come tale, non<br />

vuole la morte del peccatore ma che si converta<br />

e viva. Con questo annuncio invitate<br />

tutti ad aprirsi senza riserve all’amore,<br />

amando Dio e i fratelli, perché solo così si<br />

può essere se stessi. Osate aprirvi all’amore<br />

di Cristo! La vostra vita e quella dei vostri<br />

contemporanei cambierà.<br />

Andate e, con la cintura ai fianchi e le<br />

lampade accese, annunciate, particolarmente<br />

ai giovani come voi, che il senso pieno della<br />

vita si può trovare solo in Dio. Solo Egli<br />

sazierà la fame e la sete di pienezza che tutti<br />

sentiamo. Il nostro cuore è fatto per te, Signore,<br />

ed è inquieto finché in te non si riposa,<br />

diceva Sant’Agostino. Ditelo con le parole,<br />

ma soprattutto con la vostra vita centrata<br />

nell’unico necessario, nel Signore e,<br />

attraverso il Signore, negli altri. Il vostro annuncio<br />

darà speranza a tanti uomini e donne<br />

che vivono nella notte della disperazione.<br />

Andate e, con la cintura ai fianchi e le<br />

lampade accese, attraverso una contemplazione<br />

della creazione piena di stupore e meraviglia,<br />

invitate tutti a rispettarla e a scoprire<br />

nella bellezza delle creature l’impronta<br />

e la bellezza del creatore, soprattutto<br />

nell’uomo, creato a sua immagine e somiglianza,<br />

fatto di poco inferiore agli angeli.<br />

Cantate al Creatore nella creazione e invitate<br />

tutti, in modo particolare i più giovani, a<br />

fare altrettanto. Il vostro canto sarà speranza<br />

per i nostri popoli, che in molti casi giacciono<br />

nelle tenebre e nell’ombra di morte.<br />

Andate e, con la cintura ai fianchi e le<br />

lampade accese, annunciate il vangelo della<br />

fraternità. La nostra Europa, frammentata<br />

e divisa ha bisogno di questa buona notizia.<br />

Una fraternità che superi le barriere del<br />

proprio interesse, dei nazionalismi chiusi,<br />

che si apra all’altro come fratello e sorella,<br />

per quanto diverso sia; poiché gli altri, con<br />

le loro differenze, sono doni che il Signore,<br />

AD CHRONICAM ORDINIS 409<br />

sempre fecondo, pone sul nostro cammino<br />

per arricchirci e arricchirli.<br />

Andate e, con la cintura ai fianchi e le<br />

lampade accese, annunciate il vangelo della<br />

Pace e del Bene, della riconciliazione con<br />

Dio e con gli uomini, della giustizia e del rispetto<br />

di ogni creatura umana in Dio. Ponete<br />

al centro dei vostri interessi il bene degli<br />

altri ed invitate la vostra generazione a fare<br />

altrettanto.<br />

Cari giovani, la nostra Europa ha bisogno<br />

della giovinezza e della freschezza che vengono<br />

da Cristo, dal suo Vangelo, ha bisogno<br />

della vostra testimonianza giovane, forte e<br />

audace. Siate coraggiosi! Non abbiate paura<br />

ad entrare in conflitto con i segni di morte<br />

che ci sono nella nostra società. La fede in<br />

Cristo è per uomini e donne coraggiosi. Il<br />

compito non è per nulla facile, ma non abbiate<br />

paura, anche se vi sembra una missione<br />

quasi impossibile (cfr Lc 12,32). Il Signore è<br />

con voi e lo Spirito vi insegnerà quello che<br />

dovrete dire. In ogni momento siate discepoli<br />

e missionari. Da una vita profondamente<br />

radicata in Gesù, siate sentinelle del mattino<br />

(cfr Is 21,11-12). Osate vivere il Vangelo nello<br />

stile di Francesco e Chiara!<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale<br />

9. Notitiae particulares<br />

– FR. MAURIZIO FAGGIONI, <strong>OFM</strong>, della<br />

Provincia S. Francesco Stigmatizzato,<br />

Toscana, è stato nominato da Benedetto<br />

XVI Consigliere del Tribunale della Penitenzieria<br />

Apostolica.<br />

(L’Osservatore Romano, 17 maggio 2007)<br />

– FR. FRANCISCO FOCARDI MAZZOCCHI,<br />

<strong>OFM</strong>, della Provincia S. Antonio in Bolivia,<br />

è stato nominato da Benedetto XVI<br />

Vescovo Ausiliare per il Vicariato Apostolico<br />

di El Beni (Bolivia), già Vicario<br />

Generale di Tarija e attualmente missionario<br />

nel Vicariato Apostolico di Camiri,<br />

assegnandogli la sede titolare vescovile<br />

di Cenculiana.<br />

(L’Osservatore Romano, 7 giugno 2007)


410 AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Breve biografia<br />

Fr. Francisco Focardi è nato a Rignano<br />

sull’Arno (Diocesi di Fiesole, Italia), il 9<br />

febbraio 1949. È entrato nell’Ordine alla<br />

Verna il 23 settembre 1967 ed ha emesso la<br />

Professione temporanea il 24 settembre<br />

1968. Ha svolto gli studi di filosofia a Firenze<br />

(1969-1971) e di teologia a Fiesole<br />

(1971-1975). Ha emesso la Professione solenne<br />

l’8 dicembre 1972 e il 18 maggio 1975<br />

ha ricevuto l’Ordinazione presbiterale.<br />

Giunto in Bolivia il 17 ottobre 1975, ha<br />

ricoperto numerosi incarichi: 1975-1976:<br />

Vicario parrocchiale a Lagunillas, Vicariato<br />

Ap. di Camiri; 1976-1979: Parroco a Camiri;<br />

1978-1979: Ispettore di Educazione<br />

Cattolica nell’Escuelas de Cristo; 1979-<br />

1980: Parroco di Villamontes e Cappellano<br />

militare, Vic. Ap. Camiri; 1980-1983:<br />

Guardiano del Convento francescano di Tarija;<br />

1983: Vicemaestro di novizi alla Verna,<br />

Italia; 1984-2000: Parroco di Cuevo. Definitore<br />

provinciale della Prov. S. Antonio di<br />

Bolivia per due trienni consecutivi (1996-<br />

2002); 2000-2003: Parroco di Macharetí,<br />

Vicariato Ap. di Camiri; 1994-2003: Vicario<br />

Generale del Vicariato Apostolico di<br />

Cuevo; 2002-2006: Guardiano del Convento<br />

francescano di Tarija; 2004-2006: Vicario<br />

Generale di Tarija.<br />

Dal 2006 si trova presso la Parrocchia di<br />

Villamontes, Vicariato Ap. di Camiri.<br />

– FR. GUALBERT BROUDIN, <strong>OFM</strong>, della Provincia<br />

“Beato Pacifico” in Francia, il 26<br />

giugno 2007 è stato insignito del titolo di<br />

Cavaliere della “Légion d’Honneur” per<br />

gli eminenti servizi resi alla Francia nel<br />

corso della sua lunga attività in Italia (Roma-Loreto).<br />

L’onorificenza gli è stata conferita<br />

dall’Ambasciatore di Francia presso<br />

la Santa Sede, Sig. Bernard Kessedjia.<br />

– ALOÍSIO ALBERTO DILLI, <strong>OFM</strong>, è stato<br />

nominato da Benedetto XVI Vescovo di<br />

Uruguaiana (Brasile), finora Maestro dei<br />

Novizi della Provincia “São Francisco<br />

de Assis”, Brasile, e Guardiano della<br />

Fraternità di Daltro Filho nella diocesi di<br />

Caxias do Sul.<br />

(L’Osservatore Romano, 28 giugno 2007)<br />

Breve biografica<br />

Fr. Aloísio Alberto Dilli è nato il 21 giugno<br />

1948 nella città di Montenegro, nello<br />

Stato di Rio Grande do Sul, arcidiocesi di<br />

Porto Alegre. È entrato nell’Ordine, nella<br />

Provincia di S. Francesco di Assisi, in Brasile,<br />

il 3 febbraio 1970 ed ha emesso la Professione<br />

temporanea il 3 febbraio 1971. Ha<br />

frequentato i corsi di filosofia presso la Facoltà<br />

“Nossa Senhora da Conceição” di<br />

Viamão e quelli di teologia presso l’Istituto<br />

di teologia della Pontificia Università Cattolica<br />

di Porto Alegre. Ha emesso la Professione<br />

solenne il 4 ottobre 1975 e il 1° gennaio<br />

1977 è stato ordinato sacerdote.<br />

Ottenuta la Licenza in Sacra Liturgia<br />

presso il Pontificio Ateneo “Sant’Anselmo”<br />

a Roma, ha svolto le seguenti attività: Formatore<br />

nel Seminario minore della Provincia,<br />

situato nella diocesi di Caxias do Sul<br />

(1977-1979); Maestro dei Novizi e Guardiano<br />

della Fraternità di Daltro Filho nella<br />

diocesi di Caxias do Sul (1984-1990); Rettore<br />

del Seminario minore della Provincia e<br />

Guardiano Regionale (1991-1995); Guardiano<br />

della Casa Provinciale, Segretario<br />

della Provincia e Vice-Ministro provinciale<br />

della Provincia di Rio Grande do Sul (1996-<br />

2002); Economo Provinciale (2002-2006);<br />

e dal mese di ottobre 2006, Maestro dei Novizi<br />

e Guardiano della Fraternità di Daltro<br />

Filho nella diocesi di Caxias do Sul.


1. Libri<br />

– ACEVEDO QUIROZ LUIS HERNANDO, Procesos<br />

Canónicos de nulidad matrimonial,<br />

Editorial Buenaventuriana, Universidad<br />

de San Buenaventura, Bogotá<br />

2007, pp. 190.<br />

– ANGELINI GIUSEPPE-MONTANARI ANTO-<br />

NIO-SEQUERI PIERANGELO-VIGNOLO RO-<br />

BERTO, Conoscersi in Dio. La fede come<br />

orizzonte di sé, Edizioni Glossa, Liano<br />

2007, pp. 229.<br />

– AQUILINA GIORGIO, Le Monache<br />

Gerosolimitane - La Chiesa e il Monastero<br />

di S. Orsola alla Valletta Malta, (Tr.<br />

NOEL MUSCAT), PEG Ltd., 2005, pp.310.<br />

– BENEDETTO XVI, Solo l’Infinito riempie<br />

il cuore. Le parole del Papa pellegrino<br />

ad Assisi, Edizioni Porziuncola, Prima<br />

Edizione, S. Maria degli Angeli 2007,<br />

pp. 63.<br />

– BOSCO TERESIO, Giovanni XXIII. Il “Papa<br />

buono”, Editrice Velar, Gorle 2007,<br />

pp. 48.<br />

– BUONANNO BERARDO, Donne felici. Religiose<br />

mondragonesi nel mondo, Vol.<br />

2°, Centro culturale Francescano, Mondagrone<br />

2007, pp. 62.<br />

– BRATTI CLUADIO, Beata Eurosia Fabris<br />

Barban, Editrice Velar, Gorle 2005, pp.<br />

48.<br />

– CALIFANO GIANNI, Beata M. Celina della<br />

Presentazione, Editrice Velar, Gorle<br />

2007, pp. 48.<br />

– CALZAVARINI LORENZO, Breve Guía histórica,<br />

artística y cultural del Convento<br />

san Francisco de Tarija. En el IV Cente-<br />

BIBLIOGRAPHIA<br />

nario de su fundación (1606-2006), Ed.<br />

Centro Eclesial de Documentación, Tarija<br />

(Boilivia) 2006, pp. 121.<br />

– CERLES BERNARD, Si tu cherches... Antoine<br />

de Padoue, Éditions Franciscaines,<br />

Paris 2007, pp. 48.<br />

– DI VIRGILIO VIRGILIO, Basilica di San<br />

Bernardino a L’Aquila. Guida storicoturistica,<br />

Convento San Bernardino,<br />

L’Aquila 2007, pp. 64.<br />

– FERNÁNDEZ-GALLARDO JIMÉNEZ GONZA-<br />

LO (Ed.), Los Franciscanos Conventuales<br />

en España, Actas del II Congreso Internacional<br />

sobre el Franciscanismo en<br />

la Peninsula Ibérica, Barcelona, 30 de<br />

marzo - 1 de abril de 2005, Publidisa,<br />

Madrid 2006, pp.855.<br />

– FRACCARO ANTONELLA, «Questa piccola<br />

vita di Nazareth che sono venuto a cercare...».<br />

La “vita cristiana” nei testi di<br />

fondazione di Charles de Foucauld, Edizioni<br />

Glossa, Milano 2006, pp. 413.<br />

– FRANCISCI DE MARCHIA SIVE DE ESCULO,<br />

Commnentarius in IV Libros Sententiarum<br />

Petri Lombardi, III, Distinctiones<br />

Primi Libri ab undecima ad vigesimam<br />

octavam, critice editae a Nazareno Mariani<br />

<strong>OFM</strong>, Editiones Collegii S. Bonaventurae<br />

ad Claras Aquas, Grottaferrata<br />

(Roma) 2007, pp. 668.<br />

– GARUTI ADRIANO, Patriarca d’Occidente?<br />

Storia e attualità, Edizioni Studio<br />

Domenicano, Bologna 2007, pp. 246<br />

– GATTO LUDOVICO, Dalla parte di Salimbene.<br />

Raccolta di ricerche sulla Cronaca<br />

e i suoi personaggi, a cura di Pietro<br />

Messa, Edizioni Antonianum, Roma<br />

2006, pp. 706.


412<br />

– GENERAL SECRETARIAT FOR FORMATION<br />

AND STUDIES, Ongoing Formation Today.<br />

The Person at the Centre of the<br />

Journey of a Fraternity-in-Mission, XI<br />

International Council for Formation and<br />

Studies, Nairobi (Kenya), 5-15 February<br />

2007, Rome 2007, pp. 206.<br />

– GERTRUDE DI HELFTA, Esercizi Spirituali,<br />

a cura di Sr. Maristella dell’Annunciazione<br />

e Antonio Montanari, Edizioni<br />

Glossa, Milano 2006, pp. 148.<br />

– GRÉAL JACQUELINE, Élisabeth de Hongrie...<br />

et Babette. Le festin des pauvres,<br />

Éditions Franciscaines, Paris 2007, pp. 48.<br />

– GRIFI CAMMILLERI VIVIANA, Intorno alla<br />

vita del beato Francesco da Caldarola,<br />

GRAFICART, Caldarola 2007, pp.<br />

59.<br />

– KOROšAK BRUNO J., Saggi di Teologia<br />

Dogmatica, Goriška Mohorjeva Družba,<br />

Gorizia 2007, pp. 452.<br />

– MANDOLINI GIANCARLO, Pacifico da<br />

Sanseverino, il penitente (1653-1721).<br />

Un uomo, il suo tempo e la scelta francescana,<br />

Provincia Picena San Giacomo<br />

della Marca, Tecnostampa, Loreto 2007,<br />

pp. 545.<br />

– MONASTERI DOMENICANI IN ITALIA (a cura<br />

di), L’arancio fiorisce ancora. Contemplative<br />

domenicane ieri e oggi, Arti<br />

grafiche Cianferoni, Arezzo 2006, pp.<br />

71.<br />

– ONORIO DI AUTUN, Sigillum Beatae Mariae,<br />

a cura di Carlo Dezzuto, Edizioni<br />

Glossa, Milano 2006, pp. 185.<br />

– PAPA DIANA, Le Sorelle povere di santa<br />

Chiara. «La forma di vita» e l’identità,<br />

Presentazione di Fr. Giacomo Bini, Edi-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

zioni Dehoniane, Bologna 2007, pp.<br />

250.<br />

– PRING-MILL ROBERT D.F., Il Microcosmo<br />

lulliano, a cura di Sara Muzzi, Edizioni<br />

Antonianum, Roma 2007, pp. 180.<br />

– RODRÍGUEZ CARBALLO JOSÉ, Haced lo<br />

que Él os diga. Carta del Ministro General<br />

a los Hermanos jóvenes, Ufficio Comunicazioni,<br />

Roma, 2007, pp. 85.<br />

– RODRÍGUEZ CARBALLO JOSÉ, Fate quello<br />

che vi dirà. Lettera del Ministro generale<br />

ai giovani Frati, Ufficio Comunicazioni,<br />

Roma 2007, pp. 85.<br />

– RODRÍGUEZ CARBALLO JOSÉ, Do whatever<br />

he tells you. Letter of the minister general<br />

to the young Friars, Ufficio Comunicazioni,<br />

Roma 2007, pp. 85.<br />

– UFFICIO COMUNICAZIONI FRATI MINORI<br />

D’ABRUZZO (a cura di), Atti della giornata<br />

commemorativa del 550° anniversario<br />

della morte di San Giovanni da Capestrano,<br />

Capestrano 28 ottobre 2006,<br />

Pro Manuscripto 2007, pp.77.<br />

– ZACCAGNINI GABRIELE (a cura di), Ubertino<br />

da Casale nel VII centenario<br />

dell’«Arbor Vitæ Crucifixæ Iesu» (1305-<br />

2005). Atti del Convegno di Studi, La<br />

Verna 15 settembre 2005, in Studi Francescani,<br />

104 (2007) 1-2.<br />

2. Extr<strong>acta</strong><br />

– PAOLAZZI CARLO, La Regula non Bullata<br />

dei Frati Minori (1221). Dallo “Stemma<br />

Codicum” al testo critico, Extractum<br />

ex Periodico “Archivum Franciscanum<br />

Historicum”, An. 100 (2007) 5-<br />

148.


1. Mons. Laurent R. Guibord <strong>OFM</strong><br />

Ottawa, Canada, 11.12.1923<br />

Montréal, Canada, 09.05.2007<br />

Nació el día 11 de Diciembre de 1923 en<br />

Ottawa, Ontario, Canadá; sus padres fueron<br />

Rodolfo Guibord y Anna Lévesque. Realizó<br />

sus estudios de Primaria en la Escuela<br />

Guigues de Ottawa (1929-1936) dirigida<br />

por los Hermanos de las Escuelas Cristianas<br />

(Lasallistas). Estudió la Secundaria con los<br />

Padres Oblatos de María Inmaculada en la<br />

Universidad de Ottawa (1936-1942). Ingresó<br />

en la Orden Franciscana el día 02 de<br />

Agosto de 1942 en Sherbrooke. Su primera<br />

profesión religiosa tuvo lugar en el mismo<br />

convento y lugar el día 03 de Agosto de<br />

1943. Continuó sus estudios de Filosofía en<br />

el Seminario de San Antonio en Québec<br />

(1943-1946). Su profesión solemne la realizó<br />

el día 04 de Agosto de 1946 en el convento<br />

de la Resurrección en Montréal. Sus<br />

estudios teológicos los hizo en el Seminario<br />

Franciscano de Teología en Rosemont,<br />

Montréal (1946-1950). Fue ordenado sacerdote<br />

el día 29 de Junio de 1950 en la catedral<br />

de “Notre-Dame” en Ottawa por su Excelencia,<br />

Mons. Alexander Vadion, Arzobispo<br />

de Ottawa.<br />

Su primer destino pastoral fue en el Seminario<br />

de San Antonio (Seminario Franciscano)<br />

de Trois-Rivières como profesor<br />

de Latín, canto gregoriano e inglés (1950-<br />

1952). El 22 de Noviembre de 1952 vino a<br />

Perú como misionero de la Comisaria Provincial<br />

de San José del Amazonas. Su destino<br />

fue Indiana en la Prefectura Apostólica<br />

de San José del Amazonas. Aquí permaneció<br />

hasta el 23 de Abril de 1953.<br />

Fue trasladado a Lima, al convento de<br />

San Antonio de Padua, como Vicario parroquial<br />

de la Parroquia de San Antonio de Padua<br />

y después fue nombrado párroco (1956-<br />

1967). En Lima cumplió varios oficios:<br />

Consejero del Delegado Provincial en Perú<br />

NECROLOGIA<br />

y superior del Convento franciscano de Lima<br />

(1966-1967). Secretario Particular de<br />

Mons Dámaso Laberge, <strong>OFM</strong>, Obispo-Vicario<br />

Apostólico de San José del Amazonas,<br />

durante las sesiones del Concilio Ecuménico<br />

Vaticano II. Traductor en el Capitulo General<br />

de los Franciscanos en Asís en 1967 y<br />

también fue el fundador y constructor del<br />

Colegio Parroquial mixto de San Antonio<br />

de Padua y primer director.<br />

El 14 de Septiembre de 1967, el Papa Pablo<br />

VI lo nombró Obispo Titular de Lemfocta<br />

y auxiliar del Vicario Apostólico de<br />

San José del Amazonas, Mons. Dámaso Laberge,<br />

<strong>OFM</strong>. Fue consagrado obispo el 30<br />

de Noviembre de 1967 en la Iglesia San Antonio<br />

de Padua en Lima por su Eminencia el<br />

Cardenal Juan Landázuri Ricketts, <strong>OFM</strong>,<br />

Arzobispo de Lima. Los obispos co-consagrantes<br />

fueron: Mons. Gustavo Prévost, Vicario<br />

Apostólico de Pucallpa, y Mons. Horacio<br />

Ferrucio Ceól, <strong>OFM</strong>, Obispo de Kichow,<br />

China. Su lema Episcopal fue<br />

“Lleven las cargas los unos de los otros”<br />

(Gál 6,2).<br />

Después de la muerte de Mons. Dámaso<br />

Laberge, <strong>OFM</strong>, ocurrida en Lima el 25 de<br />

Diciembre de 1968, asumió la responsabilidad<br />

de Administrador Apostólico y el Papa<br />

Pablo VI el día 07 de Junio de 1969 lo nombró<br />

Vicario Apostólico de San José del<br />

Amazonas. Ya como Vicario Apostólico<br />

Mons. Guibord se preocupó por realizar<br />

una labor de integración eclesial entre los<br />

misioneros (sacerdotes, religiosos/as y laicos)<br />

a través de las Asambleas Vicariales y<br />

el boletín vicarial “Vínculos” como medio<br />

de comunicación, diálogo y organización<br />

pastoral.<br />

Abierto a las orientaciones pastorales<br />

surgidas del Concilio Vaticano II y de las<br />

Conferencias Episcopales Latinoamericanas<br />

y del Caribe promovió en el Vicariato la<br />

labor de los agentes pastorales autóctonos<br />

con la creación de los animadores de las co-


414<br />

munidades cristianas y la pastoral de los<br />

nativos o de las comunidades indígenas.<br />

Junto con los demás obispos de la Selva<br />

crearon el CAAAP (Centro Amazónico de<br />

Antropología y Aplicación Práctica) como<br />

un espacio de reflexión y toma de conciencia<br />

de la realidad de las comunidades amazónicas<br />

en el contexto nacional. Se realizaron<br />

Encuentros de Misioneros y Agentes<br />

Pastorales de los Vicariatos Apostólicos para<br />

poner en práctica las orientaciones de la<br />

Iglesia en el campo de la evangelización inculturada.<br />

Junto con el Vicariato de Iquitos se fortaleció<br />

la comunicación radial en las comunidades<br />

amazónicas mediante la creación<br />

de la Voz de la Selva uniendo Radio San José<br />

de Indiana y Radio Mariana de Iquitos.<br />

En marzo de 1985 se elaboró, en una Asamblea<br />

Vicarial, el primer Plan Pastoral del Vicariato<br />

Apostólico con el objetivo de<br />

“Construir la Iglesia Autóctona de la Selva”<br />

tomando como prioridades la pastoral indígena<br />

y la promoción de los animadores de<br />

comunidades cristianas.<br />

El Señor Presidente de la República Dr.<br />

Alán García Pérez, por intermedio del Ministro<br />

de Relaciones Exteriores, le confirió<br />

la condecoración de “Gran Oficial de la Orden<br />

al Mérito por Servicios Distinguidos”<br />

el 26 de Noviembre de 1987 en reconocimiento<br />

de la abnegada y sacrificada labor<br />

que los misioneros canadienses realizan por<br />

varias décadas en beneficio de los sectores<br />

más necesitados del país (La Amazonia).<br />

En la Conferencia Episcopal Peruana fue<br />

nombrado Presidente de Caritas del Perú<br />

por dos períodos, el primero desde el año<br />

1977 hasta 1979 y el segundo de 1989 a<br />

1993 promoviendo la solidaridad hacia los<br />

más pobres como intermediario de apoyo<br />

desde organismos internacionales.<br />

Con el interés de que la Palabra de Dios<br />

fuese más conocida en las comunidades<br />

cristianas gestionó la impresión y difusión<br />

de más de 900,000 Biblias Latinoamericanas.<br />

Al notar que los misioneros canadienses<br />

estaban disminuyendo salió a diferentes<br />

países, entre ellos México, para buscar nuevos<br />

misioneros a los que les fue confiando<br />

parroquias y puestos de misión. En el año<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

1992, como agradecimiento al Señor por<br />

los 500 años de evangelización y con motivo<br />

de sus 25 años de episcopado, Mons.<br />

Guibord promovió la Misión de Evangelización<br />

entronizando la imagen de la Virgen<br />

de Guadalupe en muchas familias del Vicariato<br />

Apostólico.<br />

Sus últimos años como Pastor del Vicariato<br />

tuerun difíciles por motivos de su salud<br />

quebrantada, padecía problemas de diabetes,<br />

insuficiencia renal y problemas en la piel por<br />

el abrasador sol amazónico. Solicitó el apoyo<br />

de un obispo auxiliar o coadjutor; el cual<br />

no le fue concedido sino hasta el 14 de Febrero<br />

de 1998 cuando la Santa Sede nombró<br />

a Fr.Alberto Campos Hernández, <strong>OFM</strong>, mexicano<br />

y misionero en Uganda, como su sucesor<br />

en este Vicariato Apostólico. En Enero<br />

de 2002, durante la 81ªAsamblea Plenaria de<br />

los Obispos del Perú, Mons. Guibord recibió<br />

la Medalla de Oro de Santo Toribio de Mogrovejo,<br />

por los años de servicio que brindó<br />

a la Iglesia del Perú.<br />

Estos últimos 9 años los dedicó a atender<br />

su salud pasando 6 meses en Canadá y 6<br />

meses en Perú (Lima) tomando tres sesiones<br />

a la semana de hemodiálisis y visitando<br />

al Vicariato Apostólico cada año en el mes<br />

de Enero para la Misa de Clausura del Centro<br />

Catequístico, que fue otro de sus más<br />

preciados sueños “la formación de los catequistas”,<br />

por lo que el Centro de Formación<br />

lleva su nombre.<br />

Desde el mes de febrero del presente año<br />

su salud se agravó siendo internado en la<br />

Clínica Stella Maris y después en el Hospital<br />

del Emplado (Rebagliati) de donde se le<br />

dio de alta en la semana de Pascua. Se recuperó<br />

satisfactoriamente para retornar a<br />

Montreal, Canadá, el día 1° de Mayo. Ya en<br />

su tierra se volvió a complicar su salud y<br />

después de recibir los auxilios espirituales y<br />

la Unción de Enfermos descansó en paz a<br />

las 13:27 horas del día 09 de Mayo de 2007<br />

en la Enfermería Provincial del Convento<br />

Franciscano de Rosemont, Montreal.<br />

Mons. Guibord ha determinado en su<br />

testamento que si falleciera en Canadá, después<br />

del funeral habitual quiere que sus cenizas<br />

sean enviadas a Indiana; pero antes,<br />

en consideración a sus numerosos servicios


y amistad por los fieles y ex-alumnos del<br />

Colegio San Antonio de Padua, pide que se<br />

celebre una Eucaristía en Lima y después<br />

que sean llevados sus restos a Indiana. Concluye<br />

su testamento agradeciendo los servicios<br />

a los hermanos franciscanos de Canadá,<br />

a sus amigos, a los fieles de San Antonio<br />

y del Vicariato Apostólico de San José del<br />

Amazonas a quienes bendice y anima a buscar<br />

al Señor en toda ocasión. ¡Dios sea bendito<br />

eternamente!<br />

Mons Lorenzo (Rodolfo) Guibord Levesque,<br />

<strong>OFM</strong>, ¡Descansa en Paz! Continuaremos<br />

el camino que nos has dejado para recorrer.<br />

Tú has concluido tu tarea, ahora nos<br />

corresponde a nosotros cumplir la nuestra.<br />

+ MONS. ALBERTO CAMPOS HERNÁNDEZ <strong>OFM</strong><br />

Obispo-Vicario Apostólico de<br />

San José del Amazonas<br />

2. Fr. Costantino Ruggeri<br />

Adro (BS), Italia, 16.10.1925<br />

Merate, Italia, 25.06.2007<br />

1. Profilo biografico<br />

Fr. Costantino Ruggeri, nasce ad Adro<br />

(BS) il 16 ottobre 1925 da Angelo e Rosina<br />

Pelizzari. Viene battezzato col nome di Carlo<br />

nella Parrocchia San Giovanni Battista di<br />

Adro il 19 ottobre 1925 e nella stessa chiesa<br />

il 24 agosto 1938 riceve il sacramento della<br />

Cresima. Entra, ancor giovane, nel vicino<br />

Collegio Serafico di Saiano (BS) dove inizia<br />

gli studi. Negli anni 1941-1943 compie<br />

gli studi ginnasiali nel convento di Cividino<br />

(BG), al termine dei quali il 29 settembre<br />

1943 presso il convento di Rezzato (BS)<br />

viene ammesso all’Ordine da Fr. Giovanni<br />

Chiodini, Ministro provinciale, iniziando<br />

così l’anno di noviziato. Lo stesso Ministro<br />

provinciale, il 30 settembre 1944, riceve la<br />

sua prima professione temporanea. Emette<br />

la professione solenne il 26 settembre 1948<br />

nel Convento di Cividino, nelle mani di Fr.<br />

Gaetano Cavagnini, delegato dal Ministro<br />

provinciale.<br />

Negli anni 1944-47 compie gli studi liceali<br />

nel convento di Sabbioncello di Merate<br />

NECROLOGIA 415<br />

(LC). Dal 1947 al 1951 compie gli studi teologici<br />

nei Conventi di Busto Arsizio (VA),<br />

Milano eTrento.ATrento il 22 aprile 1951 riceve<br />

l’Ordine del diaconato, mentre il 1 luglio<br />

dello stesso anno è ordinato sacerdote<br />

nel Duomo di Milano dal Card. Ildefonso<br />

Schuster. Vive a Milano i primi anni del ministero<br />

sacerdotale: prima nel Convento di S.<br />

Angelo (1951-52), successivamente nel<br />

Convento di S. Antonio (1952-58).<br />

Nel 1958 viene trasferito a Pavia nel<br />

Convento di S. Maria Incoronata in Canepanova,<br />

Fraternità nella quale rimane inserito<br />

per tutti questi anni fino all’aggravarsi<br />

della sua situazione di salute che lo ha portato<br />

ad essere momentaneamente assistito<br />

presso l’Infermeria provinciale a Sabbioncello<br />

di Merate. Colto da crisi cardiaca, viene<br />

portato nel locale ospedale, ove si spegne<br />

nel pomeriggio di lunedì 25 giugno 2007.<br />

Alaude di Cristo e del nostro serafico padre<br />

san Francesco. Amen<br />

2. Attività artistica<br />

Nel 1951 espone le sue opere di pittura,<br />

presentate da Mario Sironi, alla Galleria<br />

“San Fedele” di Milano. Nei due anni successivi<br />

tiene mostre personali a Genova, Torino,<br />

Brescia, Como e Roma. Nel 1954 riceve<br />

il premio “San Fedele” e il terzo premio<br />

Marzotto. A Bologna entra a far parte del<br />

gruppo animato dal Card. Lercaro per lo<br />

studio e l’informazione sull’architettura sacra.<br />

Studia alcuni anni con passione artigianale<br />

l’arredo sacro e collabora con i maggiori<br />

architetti italiani alla realizzazione di<br />

nuove chiese.<br />

Contemporaneamente compie molti<br />

viaggi in Italia e all’estero. Nel 1958 si iscrive<br />

all’Accademia di Brera; riceve il diploma<br />

di scultura alla scuola di Luciano Minguzzi.<br />

A partire dal 1970 costruisce alcune<br />

cappelle, di cui realizza anche l’arredo sacro.<br />

Con la collaborazione dell’architetto<br />

Luigi Leoni progetta e costruisce ventidue<br />

nuove chiese. Tra queste ricordiamo Santa<br />

Maria della Gioia a Varese, le chiese del Tabernacolo<br />

e della Provvidenza a Genova, la<br />

chiesa di San Paolo a Rho, di Santo Spirito<br />

a Pavia, di San Bernardo a Roma e tre chiese<br />

nel Burundi. Nel mese di marzo del 1978


416<br />

presenta, alla Galleria San Fedele di Milano,<br />

proposte sullo Spazio Mistico. Nel 1986<br />

realizza la Cappella feriale del Duomo di<br />

Milano. Nel 1987 viene incaricato di progettare<br />

il nuovo Santuario del Divino Amore<br />

a Roma. Nel 1993, dopo alcuni viaggi di<br />

studio in Giappone, progetta, per la città<br />

giapponese di Yamaguchi, la chiesa di San<br />

Francesco Saverio, che viene solennemente<br />

inaugurata il 29 aprile 1998. Per premiare,<br />

nell’ambito delle chiese cristiane, lo spazio<br />

mistico più espressivo realizzato nel mondo,<br />

istituisce nel 1995 la Fondazione “Frate<br />

Sole”. Tra le creazioni più importanti di<br />

questi ultimi anni ha particolare rilievo la<br />

costruzione del nuovo Santuario del Divino<br />

Amore a Roma, consacrato da Giovanni<br />

Paolo Il il 4 luglio 1999 e la chiesa di S.<br />

Maurizio ad Acilia, consacrata dal Card.<br />

Ruini il 7 dicembre 2002.<br />

L’ultima sua grande opera consiste nella<br />

realizzazione della Cappella della Theotokos<br />

presso la Grotta del Latte a Betlemme<br />

in Terra Santa, dove nel dicembre 2006 si è<br />

recato per l’inaugurazione.<br />

La realizzazione di grandi e splendide vetrate<br />

l’ha reso famoso in Italia e all’estero.<br />

3. Ricordo di Costantino Ruggeri<br />

L’ARTE AL SERVIZIO<br />

DELLA LITURGIA<br />

Desidero con la voce di tutti gli amici di<br />

Padre Costantino che sono in comunione<br />

con noi ringraziare e rendere lode all’Altissimo<br />

per la vita di Padre Costantino, francescano<br />

e artista. Egli ha saputo fondere insieme<br />

queste due vocazioni, come lui stesso<br />

ha bene espresso: «Mi è toccata la grazia e<br />

la gioia di aver identificato la mia fede nell’arte<br />

e la mia arte nella fede».<br />

Di carattere forte, poliedrico, appassionato,<br />

vulcanico, capace di grandi slanci,<br />

aveva in sé la tenacia instancabile nel lavoro,<br />

nello studio e nella ricerca e al tempo<br />

stesso la dolcezza nel tessere legami di amicizia<br />

e di solidarietà tra gli uomini.<br />

Amante del bello, del sublime, di tutto<br />

ciò che rende bella e buona la vita, amava<br />

circondarsi di sempre nuovi stimoli, mai<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

pago dei risultati raggiunti, sempre aperto a<br />

cogliere tutta la ricchezza non ancora esplorata<br />

del sapere.<br />

Noi tutti abbiamo potuto conoscere il<br />

suo calore umano, la comunicativa vivace,<br />

la semplicità francescana.<br />

Giunto a Pavia nel 1959 di lui ricordo i<br />

primi passi nel mondo dell’arte come pittore.<br />

Nel suo saio pennellato di colori, lo osservavo<br />

nella sua cella nell’impeto di spalmare<br />

le tele ed i cartoni dipingendo e componendo<br />

con i colori a olio in modo<br />

vibrante e acceso.<br />

Con lui vissi l’età d’oro delle ceramiche,<br />

per me come in un gioco infantile, e successivamente<br />

lo studio e la realizzazione dei<br />

nuovi oggetti di arredo sacro. Era l’alba radiosa<br />

del rinnovamento liturgico.<br />

Ricordo ora il cammino percorso e la<br />

gioia della scoperta di nuove forme in feconda<br />

sintonia tra la tradizione e l’arte contemporanea.<br />

Di Padre Costantino si può veramente<br />

parlare come di un vero grande interprete<br />

della riforma conciliare nel campo dell’arte.<br />

Vennero poi gli anni nei quali si cimentò<br />

nell’arte vetraria e fu per P. Costantino e per<br />

me, che gli ero accanto, una felice chiamata<br />

a vivere della luce e nella luce, segno mirabile<br />

dello splendore di Dio. P. Costantino<br />

era ormai pronto ad affrontare il problema<br />

degli spazi sacri e con impegno grande si<br />

applicò a studiare da vero maestro la casa<br />

per il Signore e per gli uomini.<br />

Con la luce sono intessuti tutti gli spazi<br />

sacri (lui amava chiamarli «mistici»), che<br />

per decenni impegnarono mente e cuore di<br />

fra Costantino, diventato famoso per le numerose<br />

chiese nuove progettate e realizzate,<br />

mostrando che è possibile creare ambienti<br />

capaci di accendere la speranza e la<br />

gioia della festa.<br />

Penso alle esperienze vissute insieme in<br />

un interminabile susseguirsi di episodi che<br />

raccontano meravigliosi ed inaspettati incontri<br />

con l’uomo, con comunità parrocchiali,<br />

con comunità religiose, con realtà<br />

esaltanti di comunione di fratelli nella fede.<br />

Vado col pensiero al cammino tracciato dal<br />

Signore per un’attività che di giorno in,<br />

giorno si è rivelata sempre più voluta dal


l’alto, in un disegno provvidenziale di amore,<br />

proiettata in un articolarsi senza fine di<br />

realizzazioni guidate dallo Spirito, per vivere<br />

di un mistero insondabile ma inesauribile<br />

nella sua ricchezza.<br />

Ora posso dire di iniziare a comprendere<br />

come tutta la vita dell’uomo abbandonata<br />

nelle mani del Signore diviene una fonte di<br />

acqua che zampilla.<br />

Quanti episodi architettonici parlano con<br />

l’entusiasmo del suo cuore che ha creduto<br />

con caparbia e tenacia che attraverso gli<br />

spazi della luce si potesse comunicare la<br />

gioia della vita!<br />

Rivedo come in un bellissimo susseguirsi<br />

di immagini la prima chiesa dedicata<br />

alla Madonna della gioia a Varese, la<br />

chiesa del Tabernacolo a Genova, le numerose<br />

chiese in Basilicata ed il prodigio del<br />

nuovo Santuario della Madonna del Divino<br />

Amore in Roma, per il quale furono dedicati<br />

dodici anni di fervente lavoro, in un<br />

crescendo di avverarsi di promesse e di sogni<br />

sino alla celebrazione dell’anno santo<br />

di fine millennio.<br />

Penso ora soprattutto al sogno realizzato<br />

della nuova chiesa della Madonna della<br />

Grotta del Latte inaugurata nel Natale<br />

scorso a Betlemme.<br />

A coronamento di una vita consacrata alla<br />

celebrazione, della gloria di Dio attraverso<br />

l’arte, nella quale molti lidi sono stati raggiunti,<br />

come in una nuova avventura di<br />

evangelizzazione, dopo le entusiasmanti<br />

esperienze nell’Africa nera, in Burundi, nelle<br />

missioni francescane, dopo aver toccato le<br />

terre dell’Estremo Oriente, le isole del Giappone,<br />

dove S. Francesco Saverio cinque secoli<br />

fa portò l’annuncio del Vangelo, ecco<br />

aprirsi la dolce terra calpestata dai piedi del<br />

nostro Redentore. Quale gioia nel luogo della<br />

nascita di Gesù pensare ad uno spazio che<br />

fosse culla e grembo di Maria!<br />

Qui P. Costantino ha voluto esprimere<br />

con forza come uno spazio può parlare al<br />

cuore dell’uomo contemporaneo con il linguaggio<br />

della bellezza e della purezza, mettendolo<br />

in comunicazione con il trascendente,<br />

attraverso la contemplazione e la<br />

fruizione di momenti di alta spiritualità.<br />

Agli inizi degli Anni Novanta diede vita<br />

NECROLOGIA 417<br />

alla Fondazione Frate Sole che nel mondo<br />

testimonia l’amore per lo studio e la realizzazione<br />

di spazi mistici, che promuovano<br />

ed esaltino i valori dello spirito.<br />

Altre mete sono aperte per un cuore che<br />

ha sognato instancabilmente e con passione.<br />

E ancora con noi Padre Costantino per<br />

incitarci a continuare a sognare un mondo<br />

nuovo, dove regna l’armonia della creazione<br />

rinnovata dallo Spirito Santo, che chiama<br />

a volgere il nostro sguardo verso orizzonti<br />

di incomparabile bellezza.<br />

Padre Costantino amava scrivere su fogli<br />

e su muri frasi e pensieri che toccano il cuore<br />

dell’uomo. Si possono leggere nel suo studio<br />

di Canepanova detti e scritti tratti dalla<br />

Bibbia, da pensatori e da uomini di cultura.<br />

C’è in particolare una trascrizione di suo pugno<br />

di un’incomparabile pagina di S.Agostino:<br />

«se tu conoscessi il mistero del cielo dove<br />

ora vivo, questi orizzonti senza fine, questa<br />

luce che tutto investe e penetra! Sono<br />

ormai assorbito nell’incontro con Dio, nella<br />

sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo<br />

sono così piccole al confronto! Mi è rimasto<br />

l’amore di te, una tenerezza dilatata che tu<br />

neppure immagini. Io ora vivo in una gioia<br />

purissima. Nelle angustie del tempo tu pensa<br />

a questa casa ove un giorno saremo riuniti oltre<br />

la morte, dissetati alla fonte inestinguibile<br />

della gioia e dell’amore infinito».<br />

Padre Costantino, ti abbiamo voluto bene,<br />

ancora oggi ti vogliamo dire con gioia,<br />

tutti insieme: ti vogliamo bene. Ci hai insegnato<br />

l’amore per la bellezza e la verità, ci<br />

hai donato tutto quello che il tuo cuore coglieva<br />

dello splendore del creato e dell’animo,<br />

umano toccato dalla grazia, perché i<br />

nostri occhi si aprissero al prodigio del<br />

grande cuore di Dio e sulla via della bellezza<br />

abbiamo imparato a lodare il Signore, a<br />

cantare a Lui, a toccare il cielo, sognando<br />

atmosfere e spazi sempre nuovi, mondi che<br />

il vento dello Spirito Santo ha portato a noi<br />

come primizia dei nuovi cieli e nuova terra<br />

promessi per la nostra gioia senza fine.<br />

LUIGI LEONI<br />

Architetto<br />

[L’Osservatore Romano, 20 luglio 2007, p. 5]


418<br />

3. Anno 2007 mortui sunt<br />

* 2 febbraio 2007: LINDMANN FR. ARMIN-<br />

DO, BERNHARD, nato a Gronau, Germania,<br />

della Prov. S. Antonii Patavini, Brasile.<br />

Nel 1935 lasciò la sua terra natale<br />

ed entrò nell’Ordine in Brasile, dove fece<br />

tutta la formazione iniziale. Dopo<br />

l’Ordinazione è stato Professore, ha lavorato<br />

nella pastorale e nelle Missioni al<br />

Popolo. Nel 1966 fu trasferito in Germania<br />

dove, nelle nostre Case di Mettingen<br />

e Bardel, fece il Professore ed ha lavorato<br />

nella pastorale. Anche in età avanzata<br />

era molto ricercato come confessore,<br />

conferenziere ed animatore di Esercizi<br />

spirituali. È morto a Bardel, Germania,<br />

all’età di anni 92, di vita francescana 72<br />

e di sacerdozio 66.<br />

* 20 marzo 2007: CAVALLUZZO FR. CESA-<br />

RE, ALFONSO, nato a Pietrelcina (BN),<br />

della Prov. Samnito-Hirpinae S. Mariae<br />

Gratiarum, Italia. Dopo vari anni di collaborazione<br />

al Movimento liturgico provinciale<br />

e la specializzazione negli Studi<br />

di Liturgia a Roma, dal 1976 si dedicò,<br />

fino all’incontro con “sorella morte”, all’apostolato<br />

parrocchiale, servendo le<br />

comunità di Ginestra degli Schiavoni<br />

(fion al 1993), di Lacedonia (1993-<br />

2004) e di Zungoli (dal 2004). È morto a<br />

Benevento all’età di anni 70, di vita francescana<br />

51 e di sacerdozio 44.<br />

* 28 marzo 2007: CATANESE FR. ROBERTO,<br />

nato a S. Pier Niceto (ME), della Prov.<br />

Siciliae Ss. Nominis Iesu, Italia. È morto<br />

a Messina all’età di anni 84, di vita<br />

francescana 66 e di sacerdozio 58.<br />

* 3 aprile 2007: BUZY FR. DOMINIQUE,<br />

RAYMOND, nato a Château-Salins, della<br />

Prov. Trium Sociorum, Francia/Belgio.<br />

Dopo aver aiutato il padre nella Farmacia<br />

di famiglia e compiuto gli studi presso<br />

il Conservatorio di musica a Metz, è<br />

entrato nell’Ordine a 38 anni. Di spiccato<br />

gusto artistico, ha coltivato la musica e<br />

i fiori. È stato sempre a servizio dei Fratelli<br />

in semplicità e nella gioia. È stato un<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

vero Frate Minore secondo san Francesco.<br />

È morto a Bonne-Fontaine all’età di<br />

anni 91 e di vita francescana 53.<br />

* 21 aprile 2007: GRAZIANI FR. MICHELE,<br />

ORLANDO, nato a Friburgo di Brisgovia,<br />

Germania, della Prov. Tusciae S. Francisci<br />

Stigmatizati, Italia. È morto nell’Infermeria<br />

provinciale di Fiesole all’età di<br />

anni 84, di vita francescana 57 e di sacerdozio<br />

52.<br />

* 23 aprile 2007: VOLLMER FR. CARON,<br />

JAKOB, nato a Louisville, della Prov. Nostrae<br />

Dominae de Guadalupe, USA. È<br />

morto all’età di anni 88, di vita francescana<br />

68 e di sacerdozio 60.<br />

* 1° maggio 2007: JORIATTI FR. GIULIO,<br />

nato a Pergine, della Prov. Tridentinae S.<br />

Vigilii, Italia. Vive la testimonianza<br />

francescana nei vari conventi della<br />

Provincia e dal ‘78 al ‘85 a servizio dei<br />

Frati degenti in Infermeria. Poi è a Borgo<br />

Valsugana per 18 anni con vari incarichi<br />

e contemporaneamente si dedica alle<br />

Missioni al popolo sia in Trentino che in<br />

altre regioni d’Italia. Nel 2000, per il<br />

Giubileo, si rende disponibile quale<br />

penitenziere in S. Giovanni in Laterano.<br />

Ritornerà a Roma dal 2003 al 2005 come<br />

penitenziere nella basilica di S. Antonio.<br />

Rientra a Mezzolombardo come vicario<br />

ed economo. Muore tragicamente il 1°<br />

maggio, dopo aver celebrato l’Eucaristia,<br />

scivolando dal sentiero che lo<br />

riportava a valle. Frate amato per la sua<br />

semplicità, amabilità, disponibilità e<br />

accoglienza; il Signore l’ha chiamato da<br />

una delle montagne che tanto amava. È<br />

morto a Fai della Paganella all’età di anni<br />

62, di vita francescana 43 e di sacerdozio<br />

35.<br />

* 5 maggio 2007: FORGET FR. ROGER, nato<br />

a Ste-Julienne, Québec, della Prov. S.<br />

Ioseph Sponsi BNV, Canada. È stato<br />

missionario in Perù dal 1969 al 1972 e<br />

dal 1980 è stato a servizio della Segreteria<br />

per le Missioni della Provincia. È<br />

morto nell’Infermeria provinciale di


Montréal all’età di anni 68 e di vita francescana<br />

46.<br />

* 5 maggio 2007: CAPONE FR. GREGORIO,<br />

ANIELLO, nato ad Afragola, della Prov.<br />

Neapolitanae Ss. Cordis Iesu, Italia.<br />

Maestro dei Professi temporanei e dei<br />

Novizi, Guardiano, Confessore ordinario<br />

delle Clarisse. Fu Frate esemplare,<br />

formatore di diverse generazioni di Frati<br />

Minori e, anche se cagionevole di salute,<br />

fu sempre docile all’obbedienza e<br />

disponibile verso quanti si rivolgevano a<br />

lui per un aiuto e un sostegno spirituale.<br />

È morto nell’Infermeria provinciale “La<br />

Palma” in Napoli all’età di anni 91, di vita<br />

francescana 75 e di sacerdozio 68.<br />

* 6 maggio 2007: DI VAGNO FR. GIUSEPPE,<br />

nato a Conversano (Bari), della Prov. Tusciae<br />

S. Francisci Stigmatizati, Italia. È<br />

morto nella Casa di Riposo di Tarija, Bolivia,<br />

all’età di anni 94 e di vita francescana<br />

69.<br />

* 8 maggio 2007: ALARCON FR. GUILLER-<br />

MO JOSÉ, HECTOR ALFREDO, nato a Rosario,<br />

della Prov. S. Michaëlis, Argentina.<br />

È morto nel Convento S. Francisco in<br />

Corrientes all’età di anni 88, di vita francescana<br />

63 e di sacerdozio 56.<br />

* 9 maggio 2007: MONS. GUIBORD FR.<br />

LAURENT R., <strong>OFM</strong>, nato in Ottawa, Ontario,<br />

della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV,<br />

Canada. È morto nell’Infermeria provinciale<br />

di Montréal all’età di anni 83, di vita<br />

francescana 64, di sacerdozio 39 e di<br />

episcopato 39.<br />

* 10 maggio 2007: MESSERICH FR. VALE-<br />

RIUS, URBAN, nato a St. Paul, Minnesota,<br />

della Prov. ss. Cordis Iesu, USA. È morto<br />

presso il St. Hospital, Springfield, all’età<br />

di anni 88, di vita francescana 67 e<br />

di sacerdozio 61.<br />

* 11 maggio 2007: FERREIRA MARQUES<br />

FR. MARTINHO, nato a Maranguape, della<br />

Prov. S. Antonii Patavini, Brasile. Ha<br />

sempre lavorato nella pastorale parroc-<br />

NECROLOGIA 419<br />

chiale. Zelante in tutto ciò che faceva,<br />

nella vita in Fraternità era assiduo nella<br />

preghiera e cercava di creare un ambiente<br />

gradevole. A motivo della malattia,<br />

negli ultimi dieci anni di vita si è dedicato<br />

quasi esclusivamente al Sacramento<br />

della Penitenza. È morto nel Convento<br />

S. Francisco in Salvador all’età di anni<br />

79, di vita francescana 57 e di sacerdozio<br />

51.<br />

* 12 maggio 2007: MERLINO FR. JAMES,<br />

nato a Punzsutawney, Pennsylvania,<br />

Prov. Immaculatae Conceptionis BMV,<br />

USA. È morto a Youngstown, Ohio, all’età<br />

di anni 67, di vita francescana 48 e<br />

di sacerdozio 20.<br />

* 17 maggio 2007: CARBALLO BRIANES<br />

FR. MANUEL, nato a San Martín de Sobrán,<br />

della Prov. S. Iacobi de Compostela,<br />

Spagna. Dal 1961 al 1963 ha lavorato<br />

a Roma. Ha servito come Sagrestano in<br />

vari Conventi della Provincia. È morto<br />

nell’Infermeria provinciale di Noia, Coruña,<br />

all’età di anni 92 e di vita francescana<br />

64.<br />

* 19 maggio 2007: SAINT-MARTIN FR. RO-<br />

LAND, MARCEL, nato a Montréal, della<br />

Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Canada.<br />

Dal 1949 al 1987 ha lavorato nella tipografia<br />

dei Francescani, a Montréal, prima<br />

come linotipista, poi come tipografo<br />

ed infine come tecnico in elettronica. In<br />

seguito è stato portinaio ed ha svolto varie<br />

lavori di segreteria. È morto nell’Infermeria<br />

provinciale di Montréal all’età<br />

di anni 83 e di vita francescana 59.<br />

* 23 maggio 2007: TREPIN FR. EUGENIO,<br />

LUIGI, nato a Cles, della Prov. Tridentinae<br />

S. Vigilii, Italia. Trascorre i primi anni<br />

di ministero in vari Conventi della<br />

Provincia, soprattutto predicando quaresime,<br />

feste, mesi di maggio, missioni popolari.<br />

Dal 1981 la sua missione sarà<br />

orientata a servizio degli ammalati e degli<br />

anziani in Ospedali e Case di riposo.<br />

Negli ultimi tre anni ha affrontato la malattia<br />

con spirito positivo, ottimista ed


420<br />

esemplare per la forza di fede e di resistenza<br />

al male, che lentamente minava la<br />

sua forte costituzione e continuando il<br />

suo servizio di Cappellano in Ospedale<br />

fino a pochi giorni dalla morte. È morto<br />

nell’Infermeria provinciale di Trento all’età<br />

di anni 78, di vita francescana 57 e<br />

di sacerdozio 50.<br />

* 26 maggio 2007: GUIDO MAYORGA FR.<br />

HÉCTOR OCTAVIO, nato a León, Nicaragua,<br />

della Prov. Dominae Nostrae de<br />

Guadalupe, America Centrale e Panama.<br />

È morto nell’Ospedale “Salud Integral”<br />

di Managua all’età di anni 42, di vita<br />

francescana 13 e di sacerdozio 1.<br />

* 30 maggio 2007: WOICIENGA FR.<br />

JORDÃO, EDMUND, nato a Hindnburg,<br />

Germania, della Prov. S. Antonii Patavini,<br />

Brasile. Giunse in Brasile nel 1935 e<br />

vi rimase fino al 1966, quando fu trasferito<br />

nella nostra Casa di Bardel, in Germania.<br />

Nel suo lungo servizio di portinaio,<br />

ebbe modo di mettere in luce la sua<br />

grande capacità di accoglienza. È morto<br />

a Bardel, Germnaia, all’età di anni 98 e<br />

di vita francescana 80.<br />

* 30 maggio 2007: NEYLAND FR. QUINTIN<br />

A., nato a Brooklyn NY, della Prov. Ss. nominis<br />

Iesu, USA. È morto nella Casa St.<br />

Anthony di Butler, NJ, all’età di anni 88, di<br />

vita francescana 66 e di sacerdozio 61.<br />

* 30 maggio 2007: BONETTI FR. ATANASIO,<br />

GIOVANNI, nato a Cavedine, della Prov.<br />

Tridentinae S. Vigilii, Italia. È morto<br />

nell’Infermeria provinciale di Trento all’età<br />

di anni 85, di vita francescana 67 e<br />

di sacerdozio 60.<br />

* 31 maggio 2007: DA SILVA FR. DUARTE<br />

AUGUSTO, nato a São Paulo, della Prov.<br />

Immaculatae Conceptionis BMVB, Brasile.<br />

È presso l’Ospedale S. Catarina,<br />

São Paul, all’età di anni 94, di vita francescana<br />

69 e di sacerdozio 65.<br />

* 2 giugno 2007: MARTÍNEZ MORA FR. JE-<br />

SÚS, nato a Garagoa (Bayacá), della<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

Prov. S. Pauli Apostoli, Colombia. Nella<br />

sequela di Cristo ha incarnato soprattutto<br />

la semplicità e l’umiltà. Nella sua vita<br />

di Frate Minore è stato un fratello di tutti,<br />

principalmente di quelli tra i quali visse<br />

nelle regioni più remote del Paese.<br />

Come Ministro del Signore servì generosamente<br />

le comunità alle quali fu inviato.<br />

È morto presso la Clinica Rey David<br />

in Cali all’età di anni 73, di vita francescana<br />

48 e di sacerdozio 41.<br />

* 3 giugno 2007: SARTORI FR. EUSEBIO,<br />

GIOCONDO, nato a Verla di Giovo, della<br />

Prov. Tridentinae S. Vigilii, Italia.<br />

Dottore in filosofia presso il Pontificio<br />

Ateneo Antoniano, ha passato gran parte<br />

della vita insegnando filosofia e storia<br />

della filosofia nei nostri studentati.<br />

Sempre disponibile all’obbedienza ha<br />

svolto vari uffici: Definitore, Maestro<br />

degli studenti di teologia, Guardiano,<br />

Confessore e Predicatore. Frate “mite,<br />

pacifico e modesto, mansueto e umile”,<br />

negli ultimi anni in Infermeria ha<br />

dimostrato la sua fede semplice e forte<br />

nella preghiera e nella vicinanza agli<br />

ammalati. È morto nell’Infermeria provinciale<br />

di Trento all’età di anni 91, di<br />

vita francescana 74 e di sacerdozio 67.<br />

* 4 giugno 2007: FOX FR. THOMAS J., nato<br />

a New York, della Prov. Ss. Nominis Iesu,<br />

USA. È morto nel Convento di<br />

Ringwood all’età di anni 90, di vita francescana<br />

65 e di sacerdozio 61.<br />

* 4 giugno 2004: ĆAVAR FR. FRANJO, AN-<br />

TE, nato a Lise, della Prov. Assumptionis<br />

BMV, Bosnia/Erzegovina. Ha svolto il<br />

servizio di sagrestano. È morto ad Humac<br />

all’età di anni 77 e di vita francescana<br />

45.<br />

* 4 giugno 2007: CAROSA FR. PASQUALE,<br />

PIETRO, nato a Fontecchio (AQ), della<br />

Prov. Aprutiorum S. Bernerdini Senensis,<br />

Italia. Ha svolto vari servizi: Formatore,<br />

Guardiano, segnalandosi soprattutto<br />

per il canto, da lui studiato ed insegnato.<br />

È morto Fontecchio all’età di anni


88, di vita francescana 70 e di sacerdozio<br />

61.<br />

* 4 giugno 2007: HANSEN FR. LUITFRIED,<br />

AUGUST, nato a Riksingen, della Prov. S.<br />

Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Ha insegnato<br />

Teologia presso lo studentato di<br />

Vaalbeek, dal 1954 è stato Rettore del<br />

Collegio Baudouin a Kolwezi (Rep.<br />

dem. del Congo), dal 1976 al 1986 Professore<br />

Invitato presso il PAA, Roma.<br />

Ha fondato lo studentato francescano a<br />

Kolwezi nel 1982, dove vi insegna teologia<br />

fino al 2004. Teologo eminente,<br />

grande animatore della vita religiosa e<br />

francescana nel Rep. dem. del Congo. È<br />

morto a Riksingen all’età di anni 84, di<br />

vita francescana 65 e di sacerdozio 59.<br />

* 4 giugno 2007: FOX FR. THOMAS, ED-<br />

MUNDO, nato a New York, USA, della<br />

Prov. Ss. Nominis Iesu, Brasile. È morto<br />

all’età di anni 90, di vita francescana 66<br />

e di sacerdozio 61.<br />

* 5 giugno 2007: BURNS FR. BRIAN, AN-<br />

DREW, nato a Aylmer, della Prov. Christi<br />

Regis, Canada. Ha speso la sua vita e il<br />

suo ministero in diverse attività. Ha insegnato<br />

Diritto Canonico presso il Newman<br />

Tehological College. Ha prestato<br />

servizio presso il Tribunale ecclesiastico<br />

regionale di Edmonton e di Vancouver e<br />

in numerose Parrocchie. Inoltre, per più<br />

di 10 anni, si è preso cura dei bisogni spirituali<br />

di quanti si recavano al Mount St.<br />

Francis Retreat Centre, in Cochrane, Alberta.<br />

È morto a Vancouver all’età di anni<br />

55, di vita francescana 26 e di sacerdozio<br />

21.<br />

* 8 giugno 2007: LIMEIRA ALVES FR. JOSÉ<br />

MARIA, LUIS DE FRANÇA, nato a Santa<br />

Cruz de Capibaribe, della Prov. S. Antonii<br />

Patavini, Brasile. Ha svolto in varie<br />

Parrocchie il ministero di Parroco,<br />

preoccupandosi in modo della formazione<br />

e della salute della popolo, soprattutto<br />

della gioventù. Con l’aiuto di amici e<br />

della pubblica amministrazione ha costruito<br />

Biblioteche, Scuole ed Ambulato-<br />

NECROLOGIA 421<br />

ri. Nella Fraternità era una presenza<br />

gioiosa ed era assiduo alla preghiera. È<br />

morto nel Convento S. Antonio, Recife,<br />

all’età di anni 86, di vita francescana 66<br />

e di sacerdozio 58.<br />

* 16 giugno 2007: BENEDETTI TEJA FR.<br />

RAÚL, nato a Reinosa, Santander, della<br />

Prov. S. Iacobi de Compostela. Spagna.<br />

Gran parte della sua vita religiosa la trascorse<br />

nella Custodia francescana in Venezuela,<br />

dove svolse vari incarichi, particolarmente<br />

quello di Professore. È<br />

morto a Noia all’età di anni 92, di vita<br />

francescana 64 e di sacerdozio 46.<br />

* 21 giugno 2007: DOMÍNGEZ OCHOA FR.<br />

CARLOS HERIBERTO, nato ad Azogues,<br />

della Prov. S. Francisci de Quito, Ecuador.<br />

Dopo il Dottorato in Filosofia presso<br />

il PAA, Roma, ha svolto i seguenti incarichi:<br />

Professore del Coristado, per 13<br />

anni; Professore di sociologia nell’Università<br />

Cattolica di Quito, per 6 anni; Direttore<br />

della Rivista Ecuador Franciscano;<br />

Direttore delle Edizioni “Fray Jodoco<br />

Rique”, per 13 anni; Rettore del<br />

Collegio San Andrés di Quito; Definitore<br />

provinciale, per due periodi; Segretario<br />

ed Economo della Provincia; Procuratore<br />

della Missione di Galápagos, per<br />

11 anni; Membro del Consiglio Amministrativo<br />

dei Beni della Provincia; Responsabile<br />

dell’Archivio storico della<br />

Provincia. È morto nella Casa La Floresta<br />

di Quito all’età di anni 83, di vita<br />

francescana 66 e di sacerdozio 59.<br />

* 25 giugno 2007: RUGGERI FR. COSTAN-<br />

TINO, CARLO, nato ad Adro, della Prov.<br />

Mediolanensis S. Caroli Borromaei,<br />

Italia. È morto a Merate all’età di anni<br />

81, di vita francescana 62 e di sacerdozio<br />

55.<br />

* 26 giugno 2007: ERCOLI FR. CARMINE,<br />

nato ad Ascoli Piceno, della Prov. Picenæ<br />

S. Iacobi de Marchia, Italia. È morto<br />

nell’Infermeria provinciale in Grottammare<br />

all’età di anni 84, di vita francescana<br />

66 e di sacerdozio 59.


422<br />

* 27 giugno 2007: D’ANDREA FR. GIOCCHI-<br />

NO, FRANCESCO, nato a Baragiano, Potenza,<br />

della Prov. Neapolitanae Ss. Cordis Iesu,<br />

Italia. Lettore di Storia della Chiesa e<br />

di lingua francesce; Bibliotecario, Archivista<br />

e Cronista della Provincia; Commissario<br />

per gli Archivi e Bibliteche; ha prodotto<br />

molte pubblicazioni scientifiche,<br />

operette, opuscoli, articoli ed estratti, collaborando<br />

con Riviste scientifiche, quali<br />

Archivum Franciscanum Historicum,<br />

Studi e Ricerche Francescane, Miscellania<br />

Francescana, Frate Francesco. È stato<br />

un Frate esemplare, laborioso, tenace,<br />

formatore di diverse generazioni di Frati,<br />

ha contribuito a dare un rinnovato vigore<br />

alla Biblioteca provinciale “Beato Ludovico<br />

da Casoria”. È morto nell’Infermeria<br />

provinciale “La Palma” in Napoli all’età<br />

di anni 85, di vita francescana 69 e di sacerdozio<br />

59.<br />

* 1 luglio 2007: VAN IERSEL FR. FLORENTI-<br />

NUS, ARNOUD, nato a Noordwijkerhout,<br />

della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,<br />

Olanda. Fu Parroco e, spesso, si<br />

impegnò nell’assistenza spirituale di<br />

Gruppi carismatici. È morto a Warmond<br />

all’età di anni 84, di vita francescana 64<br />

e di sacerdozio 58.<br />

* 1 luglio 2007: GROSSO FR. LUCIUS, DO-<br />

MINIC, nato a Phoeniz, Arizona, della<br />

Prov. S. Barbaræ, USA. È morto in Oakland<br />

all’età di anni 88, di vita francescana<br />

68 e di sacerdozio 63.<br />

* 2 luglio 2007: DÍAZ HERNÁNDEZ FR. NAR-<br />

CISO, nato a Paipa (Boyacá), della Prov. S.<br />

Pauli Apostoli, Colombia. Si distinse per<br />

il servizio ai più poveri, per i quali aveva<br />

sempre tempo. Si è dedicato all’insegnamento,<br />

alle missioni popolari e al ministero<br />

sacerdotale con grande senso di solidarietà<br />

e di semplicità. È morto a Popayán,<br />

Cauca, all’età di anni 66, di vita<br />

francescana 45 e di sacerdozio 40.<br />

* 4 luglio 2007: MASTROPIERRO FR. ANTO-<br />

NIO, GIUSEPPE, nato a Molfetta, Italia,<br />

della Cust. Terrae Sanctae, Israele. Ha<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

trascorso 78 anni come Collettore di Terra<br />

Santa nel Commissariato generale di<br />

Napoli per sostenere le opere caritative,<br />

culturali e sociali della Custodia. È morto<br />

a Molfetta all’età di anni 97 e di vita<br />

francescana 78.<br />

* 4 luglio 2004: CLANCY FR. BEDE, JOHN<br />

JOSEPH, nato a Wallaceberg, Canada,<br />

della Prov. S. Ioannis Baptistae, USA.<br />

Ha speso quasi tutti gli anni del ministero<br />

sacerdotale come Missionario,<br />

prima in Cina, poi in Giappone ed, infine,<br />

per 38 anni nelle Filippine. Nel<br />

2002 è ritornato in Provincia. È morto<br />

in Saint Margaret Hall, Cincinnati all’età<br />

di anni 91, di vita francescana 70 e<br />

di sacerdozio 63.<br />

* 6 luglio 2007: LAMELA FIUZA FR. JOSÉ<br />

ALONSO, nato a Muros, della Prov. S. Iacobi<br />

de Compostela, Spagna. Svolse diversi<br />

incarichi nella Provincia e per anni<br />

prestò servizio nella Custodia in Venezuela.<br />

È morto nell’Infermeria provinciale<br />

di Noia all’età di anni 78, di vita<br />

francescana 59 e di sacerdozio 53.<br />

* 9 luglio 2007: BOSCOLO FR. MARCELLO,<br />

nato a Sottomarina (VE), della Prov. Venetae<br />

S. Antonii Patavini, Italia. Operò<br />

con francescana letizia e laboriosità in<br />

varie case della Provincia: S. Francesco<br />

del Deserto, S. Francesco della Vigna, S.<br />

Bernardino, Monselice, Barbana. Ma soprattutto<br />

lavorò presso il Commissariato<br />

di Terra Santa in Treviso, svolgendo<br />

questo servizio con entusiasmo, orgoglio,<br />

grande disponibilità e diligenza.<br />

Raccolse molti doni di generosità, ma<br />

prima di tutto, incontrando le persone ed<br />

entrando nelle loro case, dispensò largamente<br />

il dono della pace e del Vangelo.<br />

È morto nell’Ospedale di Treviso all’età<br />

di anni 72 e di vita francescana 52.<br />

* 10 luglio 2007: LOMBARDI FR. MARINO,<br />

nato a Jesi, della Prov. Picenae S. Iacobi<br />

de Marchia, Italia. È morto nella Clinica<br />

Marchetti in Macerata all’età di anni 92,<br />

di vita francescana 73 e di sacerdozio 68.


* 10 luglio 2007: NEGRO FR. MARCELLO,<br />

GIUSEPPE, nato a Milano, della Prov. Mediolanensis,<br />

S. Caroli Borromaei, Italia.<br />

Per molti anni missionario in Libia<br />

(1946-1970) come Segretario del Vescovo,<br />

parroco a Tripoli, Assistente della<br />

gioventù di Azione Cattolica, Consigliere<br />

della Missione francescana, Incaricato<br />

per la rubrica religiosa alla Radio Italiana<br />

di Tripoli e infine Superiore regolare<br />

della Missione nel 1969-70, anno in<br />

cui vennero allontanati dalla Libia tutti i<br />

religiosi e gli stranieri là residenti. Rientrato<br />

in Provincia, ricoprì gli incarichi di<br />

Segretario provinciale (1976-79), Guardiano<br />

in vari conventi, Assistente regionale<br />

della Piccola Famiglia Francescana.<br />

È morto a Seriate all’età di anni 88, di vita<br />

francescana 70 e di sacerdozio 63.<br />

* 12 luglio 2007: VANDESTEENE FR. MAR-<br />

CEL, ROGER, nato a Heestert, della Prov.<br />

S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Ha servito<br />

i Frati ammalati per 48 anni. Religioso<br />

devoto e di preghiera, è morto ad<br />

Antwerpen all’età di anni 82 e di vita<br />

francescana 61.<br />

* 14 luglio 2007: BOEF FR. DAMASCENUS,<br />

ANTONIUS, nato a Gouda, della Prov. Ss.<br />

Martyrum Gorcomiensium, Olanda. Ha<br />

lavorato nell’apostolato della liturgia ed<br />

è stato Cappellano militare. È morto a<br />

Warmond all’età di anni 73, di vita francescana<br />

55 e di sacerdozio 49.<br />

* 18 luglio 2007: PERLINGIERI FR. BIAGIO,<br />

nato a Bonea (BN), della Prov. Samnito-<br />

Hirpinae S. Mariae Gratiarum, Italia.<br />

Nei suoi 53 anni di vita sacerdotale svolse<br />

molteplici Uffici, tutti segnati dalla<br />

generosità e dalla totale dedizione. Oltre<br />

al ruolo di Guardiano, Vicario ed Economo,<br />

in alcune Diocesi ha esercitato anche<br />

il ministero di Parroco e di Cappellano.<br />

Alcuni Istituti di Religiose lo hanno<br />

avuto come confessore ordinario e<br />

direttore spirituale, fra cui le Sorelle Clarisse<br />

di Airola. È morto a Taurano all’età<br />

di anni 78, di vita francescana 60 e di sacerdozio<br />

53.<br />

NECROLOGIA 423<br />

* 18 luglio 2007: DEEGAN FR. COLUMBA-<br />

NUS, JOHN JOSEPH, nato a Dublin, della<br />

Prov. Hiberniae, Irlanda. Lavorò nella<br />

Compagna Nazionale dei Trasporti prima<br />

di unirsi alla RAF allo scoppio della<br />

seconda guerra mondiale, partecipando<br />

allo sbarco in Normandia e alla guerra<br />

nel Nord Europa. Entrato nell’Ordine<br />

nel 1956 visse in diverse Fraternità, prima<br />

di stabilirsi a Waterford nel 1981, dove<br />

rimase fino alla morte. Era da tutti conosciuto<br />

per il suo impegno per la giustizia<br />

e la pace ed era un eccezionale<br />

annunciatore del massaggio francescano<br />

del Vangelo della pace. È morto a Waterford<br />

all’età di anni 82 e di vita francescana<br />

51.<br />

* 19 luglio 2007: DE AMICIS FR. ONORATO,<br />

PIETRO PAOLO, nato a Fossa (AQ), della<br />

Prov. Aprutiorum S. Bernardini Senensis,<br />

Italia. Nel Convento di Pescocostanzo,<br />

dove ha trascorso gran parte della sua<br />

vita religiosa e sacerdotale, è stato, fino<br />

agli ultimi giorni di vita, deideroso di<br />

adempiere il suo ministero per il bene<br />

del suo popolo. È morto a Sulmona all’età<br />

di anni 90, di vita francescana 73 e<br />

di sacerdozio 64.<br />

* 19 luglio 2007: PETRELLA FR. MARIO,<br />

nato a Pratola Peligna (AQ), della Prov.<br />

Seraphicae S. Francisci Assisiensis, Italia.<br />

Frate gioviale ed intraprendente, abile<br />

organizzatore di pellegrinaggi. Eccettuati<br />

i primi anni di ministero presbiterale,<br />

trascorsi a Terni in qualità di vice<br />

parroco, ha speso la sua vita - 26 anni in<br />

tutto - nel servizio umile e fedele di cappellano<br />

ospedaliero, dapprima ad Umbertide<br />

e poi a Città di Castello. È morto<br />

a Città di Castello all’età di anni 70, di<br />

vita francescana 50 e di sacerdozio 43.<br />

* 20 luglio 2007: MONS. QUIRINO SCH-<br />

MITZ, ADOLFO, <strong>OFM</strong>, della Prov. Immaculatae<br />

Conceptionis BMV, Brasile. È<br />

nato a Gaspar il 22 novembre 1918. È<br />

entrato nel Noviziato il 1° febbraio 1937,<br />

ha fatto la professione temporanea il 19<br />

dicembre 1938 e quella solenne il 19 di-


424<br />

cembre 1943. È stato ordinato sacerdote<br />

il 28 novembre 1943. È stato Direttore<br />

del Collegio Bom Jesus in Curitiba;<br />

guardiano, Parroco e Promotore vocazionale<br />

in São Paulo; Guardiano, Direttore<br />

del “Missionskolleg” a Garnstock,<br />

in Belgio. Il 22 dicembre fu nominato<br />

primo Vescovo della Diocesi di Teófilo<br />

Otoni, MG, da Giovanni XXIII ed ordinato<br />

il 25 aprile 1061. Dal 1962 al 1965<br />

ha partecipato, a Roma, al Concilio Vaticano<br />

II e nel 1979 al CELAM in Puebla,<br />

Messico. Come Vescovo di Teófilo Otoni,<br />

cercò di dare un volto a quella Chiesa<br />

locale, individuando nuovi cammini,<br />

dando uno stile missionario alle sue visite<br />

pastorali. Fu pioniere nella pastorale<br />

per i cresimandi; per 24 anni si impegnò<br />

nel rinnovamento della Chiesa secondo<br />

lo spirito del Concilio Vaticano II e le<br />

scelte di Puebla; accolse e promosse la<br />

presenza di nuovi movimenti; per dare<br />

pastori alla sua Chiesa, ebbe come<br />

preoccupazione centrale la pastorale vocazionale.<br />

Il 31 luglio 1985 ha rinunciato<br />

al governo pastorale della Diocesi.<br />

Come Vescovo emerito si è recato in Terra<br />

Santa, dove ha iniziato a scrivere il<br />

suo Volume “Eu vi Jesus de Nazaré”,<br />

pubblicato poi dalle Edizioni Vozes. Ritornato<br />

in Brasile, visse nel Convento di<br />

Penha, in Villa Velha; poi a Curitiba, dove<br />

creò il Telebêncão; infine, fu Cappellano<br />

delle Clarisse nel Monastero S.<br />

Chiara, in Nova Iguaçu.<br />

* 20 luglio 2007: BOZZOLA FR. RINALDO,<br />

BONO, nato ad Angiari (VR), della Prov.<br />

Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Con<br />

lui muore un’altra parte straordinaria<br />

della presenza francescana veneta in<br />

Centro America: 54 anni fa (1953), proprio<br />

il 20 luglio, partiva dal porto di Genova<br />

verso un’avventura di annuncio del<br />

Vangelo, di testimonianza e di servizio ai<br />

poveri. Per molti anni fu il più giovane<br />

dei missionari italiani in Centro America.<br />

Nel volume “Eterna Primavera” viene<br />

così descritto: «Cuore aperto, lingua<br />

schietta, amico sincero. Bono di nome e<br />

di fatto...». È morto a Samayac, Guate-<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

mala, all’età di anni 80, di vita francescana<br />

62 e di sacerdozio 55.<br />

* 21 luglio 2007: CAROLINO FR. LUIZ, nato<br />

a Guapiaçú, Brasile, della Prov. Neapolitanae<br />

S. Cordis Iesu, Italia. È stato un<br />

Frate esemplare, entusiasta della vocazione<br />

religiosa e sacerdotale, parroco di<br />

diverse comunità parrocchiali affidate<br />

alla cura dei Frati Minori della Custodia<br />

del Ss.mo Cuore di Gesù di San Paolo, in<br />

Brasile, e formatore dei postulanti della<br />

Custodia. È morto presso l’Ospedale<br />

San Luca in Garça, Brasile, all’età di anni<br />

61, di vita francescana 31 e di sacerdozio<br />

24.<br />

* 21 luglio 2007: MESEGUER MESEGUER<br />

FR. DOMINGO, nato a Alquerías, della<br />

Prov. Carthaginensis, Spagna. È morto a<br />

Orihuela all’età di anni 84, di vita francescana<br />

66 e di sacerdozio 61.<br />

* 21 luglio 2007: PELLACHIN FR. RENATO,<br />

GIUSEPPE, nato a Granze (PD), della<br />

prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia.<br />

Nel 1951 partì per El Savador. Da quel<br />

momento il popolo salvadoregno divenne<br />

la sua grande famiglia. Per essa prodigò<br />

le sue energie, facendosi carico delle<br />

necessità spirituali e materiali di quella<br />

gente. Ha donato la sua vita attraverso<br />

un apostolato missionario, fecondo di<br />

grazia e di pace, di servizio e di bene, insieme<br />

a fatiche e sofferenze. È morto nel<br />

Convento Sacro Cuore in Saccolongo all’età<br />

di anni 84, di vita francescana 65 e<br />

di sacerdozio 58.<br />

* 24 luglio 2007: STOJIć FR. DOBROSLAV,<br />

DOBROSLAV BONO, nato a G. V. Ograđenik,<br />

della Prov. Assumptionis BMV, Bosnia/Erzegovina.<br />

È stato Parroco, Cappellano,<br />

Guardiano. È morto a Dubrovnik,<br />

Croazia, all’età di anni 70, di vita<br />

francescana 52 e di sacerdozio 46.<br />

* 24 luglio 2007: STOJIć FR. DOBROSLAV,<br />

DOBROSLAV BONO, nato a G. V. Ograđenik,<br />

della Prov. Assumptionis BMV, Bosnia-Erzegovina.<br />

È stato Guardinao e ha


lavorato nella pastorale parrocchiale. È<br />

morto nell’Ospedale di Dubrovnik all’età<br />

di anni 70, di vita francescana 52 e<br />

di sacerdozio 46.<br />

* 24 luglio 2007: SMOLIC FR. BERNARD,<br />

MATIJA, nato a Dobrnic, della Prov. S.<br />

Crucis, Slovenia. Si è dedicato con amore,<br />

fedeltà e semplicità al lavoro di sarto,<br />

dando l’esempio di frate sereno, devoto<br />

e molto rispettoso. È morto all’età di anni<br />

91 e di vita francescana 64.<br />

* 29 luglio 2007: BACIOCCHI FR. FRANCE-<br />

SCO, FERDINANDO, nato nella Repubblica<br />

di San Marino, della Prov. Bononiensis<br />

Christi Regis, Italia. Nei primi anni della<br />

sua vita religiosa si dedica alla questua<br />

presso il Convento dell’Osservanza di<br />

Bologna. Dal 1949 al 1959 risiede in diversi<br />

conventi: Cesena, Annunziata di<br />

Bologna, Imola, Villa Verucchio, Rimini<br />

Le Grazie e Annunziata di Parma. Svolge<br />

servizi fraterni della vita conventuale<br />

come il cuoco e il sagrestano. Dal 1960<br />

ad oggi risiede stabilmente all’Osservanza<br />

di Bologna dedicandosi alla questua,<br />

all’orto, alla sagrestia e alle tante<br />

necessità del convento e del Seminario<br />

minore. È morto a Bologna all’età di anni<br />

87 e di vita francescana 72.<br />

* 30 luglio 2007: MIGNOLI FR. BARTOLO-<br />

MEO, ANGELO, nato a Fane di Negrar<br />

(VR), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini,<br />

Italia. Frate semplice, di poche<br />

parole, spesso misurate, parlava con la<br />

sua persona: sguardo luminoso, cuore<br />

accogliente, spirito servizievole, parco<br />

anche nel sorriso, era il suo spirito a sorridere.<br />

A Chiampo, dove ha trascorso oltre<br />

40 anni della sua vita, devoto servitore<br />

della Madonna della Pieve, dapprima<br />

svolse il servizio di cuoco del convento<br />

e del seminario, poi quello di portinaio e<br />

sacrestano del santuario. È morto nell’Ospedale<br />

di Padova all’età di anni 88 e<br />

di vita francescana 59.<br />

* 31 aprile 2007: MERTENS FR. OLAF, KA-<br />

REL, nato a Kasterlee, della Prov. S. Io-<br />

NECROLOGIA 425<br />

seph Sponsi BMV, Belgio. Missionario<br />

in Congo dal 1948 al 1976 a volte anche<br />

in situazioni molto difficili. Da sottolineare<br />

la sua fedeltà al popolo. Ritornato<br />

in Belgio a motivo della salute, fu Parroco<br />

fino alla morte. Uomo molto socievole,<br />

è stato amato da tutti coloro che lo conobbero.<br />

È morto ad Halle all’età di anni<br />

87, di vita francescana 67 e di<br />

sacerdozio 60.<br />

* 31 luglio 2007: MAIANI FR. MARCELLO,<br />

FERRIERO, nato a San Paolo, Brasile, della<br />

Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli, Italia.<br />

Ha iniziato come Formatore ed Insegnante<br />

nelle nostre Case di formazione.<br />

Successivamente è stato Guardiano e<br />

Parroco in vari luoghi della Provincia.<br />

Tutti lo ricordano gioviale e fraterno. La<br />

sua affabilità, la sua cordialità, nonostante<br />

le condizioni di salute, sono state<br />

per tutti motivo di edificazione. È morto<br />

nell’Ospedale “S. Camillo” in Roma all’età<br />

di anni 91, di vita francescana 75 e<br />

di sacerdozio 67.<br />

* 6 agosto 2007: MONS. VOMBÖMMEL LI-<br />

NO, <strong>OFM</strong>, Vescovo emerito di Santarém,<br />

della Prov. Immaculatæ Conceptionis<br />

BMV, Brasile. Era nato in Teresópolis,<br />

SC, il 24 luglio 1934 ed era stato ordinato<br />

sacerdote il 15 dicembre 1962. Appena<br />

ordinato sacerdote si è recato in Giappone<br />

(1964-1967), dedicandosi allo studio<br />

della lingua e della cultura<br />

giapponese. Si è dedicato al lavoro pastorale<br />

con i cattolici giapponesi e ha<br />

fondato, in Brasile, la Pastorale Nipponico-Brasiliana.<br />

Fu Parroco nella Parrocchia<br />

san Francesco di Assisi, in Vila<br />

Clementina, a São Paulo; Coordinatore<br />

del Setor Episcopal Sul della Arcidiocesi<br />

di São Paulo; Segretario della Pastorale<br />

della Prov. dell’Immacolata; Presidente<br />

nazionale della Pastorale Nipponico-<br />

Barsiliana. Fu anche Delegato apostolico<br />

per la missione giapponese, Definitore<br />

e Vicario provinciale. Il 25 maggio<br />

1981 era stato eletto alla Chiesa titolare<br />

vescovile di Giunca di Bizacena e<br />

nominato, allo stesso tempo, Ausiliare


426<br />

del Vescovo di Santarém. Il 15 agosto<br />

dello stesso anno aveva ricevuto l’ordinazione<br />

episcopale. Il 9 giugno 1983 era<br />

stato nominato Coadiutore con successione<br />

del Vescovo di Santarém, al quale<br />

era succeduto per coadiuzione il 27 novembre<br />

1985. Aveva rinunciato al governo<br />

pastorale dell’Arcidiocesi il 28 febbraio<br />

2007. È morto a Santarém, PA, all’età<br />

di anni 73, di vita francescana 50, di<br />

sacerdozio 44 e di episcopato 25.<br />

* 6 agosto 2007: DE BRUYCKER FR. GE-<br />

ROEN, FRANS, nato a Gent, della Prov. S.<br />

Iospeh Sponsi BMV, Belgio. Pittore di<br />

talento, conosceva l’arte dell’affresco<br />

con la quale ha arricchito molte chiese.<br />

Dopo il Concilio, con l’aiuto di molti artisti,<br />

ha rinnovato 250 spazi liturgici.<br />

Egli ha cercato di rinnovare l’arte sacra.<br />

Le sue opere, anche i suoi paesaggi o le<br />

opere profane, hanno tutte un timbro mistico.<br />

Considerava il suo lavoro come un<br />

nuovo cantico delle creature. È morto in<br />

Antwerpen all’età di anni 91, di vita<br />

francescana 69 e di sacerdozio 63.<br />

* 10 agosto 2007: VAN DEN BERK FR. JAN-<br />

JOZEF, ADRIANUS, nato in Eindhoven, della<br />

Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,<br />

Olanda. È stato missionario in Indonesia<br />

ed in Brasile. Nel 1976 è tornato in Olanda,<br />

dove è stato Cappellano del carcere. È<br />

morto ad Utrecht all’età di anni 82, di vita<br />

francescana 61 e di sacerdozio 55.<br />

* 12 agosto 2007: LAUTER FR. HERMANN-<br />

JOSEF, JOSEF-EWALD, nato in Köln-Ehrenfeld,<br />

della Prov. Coloniæ Ss. Trium<br />

Regum. Germania. Dal 1966 al 1988 ha<br />

lavorato nella Redazione del Bollettino<br />

pastorale dell’Arcidiocesi di Colonia,<br />

offrendo la sua collaborazione con molti<br />

Articoli. Ha lavorato anche nella stessa<br />

Arcidiocesi per la formazione dei Sacerdoti<br />

e dei Diaconi. Negli ultimi anni è<br />

stato un ricercato consulente per le questioni<br />

più attuali della Teologia e della<br />

Chiesa. È morto in Euskirchen all’età di<br />

anni 81, di vita francescana 60 e di sacerdozio<br />

53.<br />

AN. CXXVI – MAII-AUGUSTI 2007 – N. 2<br />

* 13 agosto 2007: DE BONTE FR. FREDE-<br />

GAND, RAOUL, nato a Ronse, della Prov. S.<br />

Ioseph Sponsi BMV, Belgio. È stato missionario<br />

in Cile: prima a La Serena, dove<br />

fu Guardiano, Parroco e Cappellano dell’Ospedale;<br />

poi Cappellano nel grande<br />

Ospedale di Santiago. Ma in tutta la sua<br />

vita apostolica è stato di sostegno agli ammalati<br />

e ha assistito i moribondi. Disponibile<br />

giorno e notte. Un uomo caritatevole,<br />

pieno di attenzione per i suoi fratelli e per<br />

tutti gli uomini. Ha vissuto gli ultimi sette<br />

anni di vita in Belgio. È morto a Ronse<br />

all’età di anni 81, di vita francescana 58 e<br />

di sacerdozio 53.<br />

13 agosto 2007: VESELKA FR. SARKANDER,<br />

JAN, nato a Nové Mĕsto na Morave, della<br />

Prov. S. Venceslai, Rep. Ceca. Sacerdote<br />

diocesano, è stato in prigione per<br />

due anni e per parecchi anni ha lavorato<br />

come operaio, non avendo avuto il permesso<br />

di svolgere attività pastorale. Dopo<br />

trent’anni dall’ordinazione sacerdotale<br />

è entrato nel nostro Ordine. Amante<br />

della liturgia e della musica sacra, ha offerto<br />

un grande contributo all’attuazione<br />

della riforma liturgica del Concilio Vaticano<br />

Secondo. Nell’ultimo periodo della<br />

sua vita è stato Assistente delle Suore<br />

francescane. È morto in Uherské Hradištĕ<br />

all’età di anni 88, di vita francescana<br />

35 e di sacerdozio 64.<br />

* 19 agosto 2007: VAN OPSTAL FR. DA-<br />

NIËL, ADRIANUS, nato ad Amsterdam,<br />

della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,<br />

Olanda. È stato Parroco per 50 anni.<br />

È morto a Tegelen all’età di anni 78,<br />

di vita francescana 57 e di sacerdozio 51.<br />

* 20 agosto 2007: CARON FR. GASTON, nato<br />

a Drummondville (Québec), della<br />

Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Canada.<br />

Dopo aver insegnato inglese nel Collegio<br />

Serafico di Toris-Rivières, è stato<br />

Parroco, dal 1968 1l 1982, nella Parrocchia<br />

St-Louis-de-France, Brownsburg,<br />

della Parrocchia St-Esprit, St-Eustache.<br />

Durante questo periodo, ha svolte varie<br />

funzioni al servizio della Diocesi di St


Jérôme. In seguito è stato Guardiano del<br />

Convento della Risurrezione, Montréal,<br />

del Convento St-Sauveur, Ottawa. È stato<br />

anche Definitore provinciale dal 1966<br />

al 1972 e dal 1981 al 1984. È morto nell’Infermeria<br />

provinciale in Montréal all’età<br />

di anni 82, di vita francescana 64 e<br />

di sacerdozio 55.<br />

* 23 agosto 2007: FERRANTE FR. ALESSAN-<br />

DRO, PIETRO, nato a Collepardo (FR),<br />

della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli,<br />

Italia. Agli inizi è stato Insegnante nelle<br />

Case di formazione. Dal 1948 al 1957 è<br />

stato Commissario di Terra Santa. Ha<br />

svolto poi vari uffici e servizi. Uomo di<br />

fede, ha vissuto con zelo l’annuncio del<br />

Vangelo; si è distinto per il suo cuore<br />

aperto ed capace di vere relazioni fraterne<br />

verso tutti. È morto nell’Infermeria<br />

provinciale “Regina Apostolorum”, in<br />

NECROLOGIA 427<br />

Roma, all’età di anni 95, di vita francescana<br />

79 e di sacerdozio 72.<br />

* 25 agosto 2007: CLAURE SAAVEDRA FR.<br />

LEONARDO, JOSÉ ANTONIO, nato a Tarata,<br />

della Prov. S. Antonii, Bolivia. È morto<br />

nella Clinica Lourdes in Cochabamba all’età<br />

di anni 92, di vita francescana 75 e<br />

di sacerdozio 66.<br />

* 27 agosto 2007: RODRÍGUEZ FERNÁNDEZ<br />

FR. TARSICIO, nato a Piñor de Cea, della<br />

Prov. S. Iacobi a Compostela, Spagna. La<br />

sua attività pastorale si è sviluppata, soprattutto,<br />

nella Custodia del Venezuela,<br />

dove svolse vari uffici. È stato anche Direttore<br />

del Collegio di Caracas eAmministratore<br />

della Custodia. È morto a Caracas,<br />

Venezuela, all’età di anni 68, di vita<br />

francescana 50 e di sacerdozio 43.


SUMMARIUM FASCICULI<br />

(An. CXXVI, MAII - AUGUSTI 2007 – N. 2)<br />

EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS<br />

1. Discorso all’Assemblea plenaria dell’Unione<br />

Internazionale Superiore generali ...................223<br />

2. Discorso di Benedetto XVI in occasione<br />

della visita alla “Fazenda da Esperança” ........224<br />

3. Saluto di Benedetto XVI alle Clarisse ..................226<br />

4. Discorso all’Udienza generale del mercoledì ......227<br />

5. Lettera al Primate di Ingheria, Card. Péter Erdő,<br />

in occasione delle celebrazioni per l’VIII<br />

Centenario della nascita di santa Elisabetta<br />

di Turingia o d’Ungheria.................................230<br />

6. Visita pastorale di Benedetto XVI ad Assisi<br />

in occasione dell’ottavo centenario<br />

della conversione di san Francesco.................231<br />

1. Saluto alle Clarisse......................................231<br />

2. Omelia nella concelebrazione eucaristica...231<br />

3. Angelus .......................................................235<br />

4. Saluto alle Suore cappuccine tedesche .......236<br />

5. Discorso al Capitolo generale <strong>OFM</strong>Conv...237<br />

6. Discorso al clero, religiosi e religiose ........238<br />

7. Discorso ai giovani .....................................242<br />

7. Messaggio per la XXIII Giornata Mondiale<br />

della Gioventù ................................................246<br />

8. Angelus, ................................................................251<br />

CONVENTUS CARDINALIUM<br />

ET EPISCOPORUM <strong>OFM</strong><br />

1. Programma............................................................253<br />

2. Partecipanti ...........................................................253<br />

3. Cronaca .................................................................253<br />

4. Saluto di benvenuto del Ministro generale............256<br />

5. Riflessioni sul carattere ecclesiale<br />

del carisma francescano..................................257<br />

6. La vita e la missione dell’Ordine ..........................266<br />

7. Espiritualidad del Obispo franciscano ..................270<br />

8. Omelia alla Concelebrazione conclusiva ..............277<br />

9. Il «grazie» del Ministro generale ..........................280<br />

10. Cardenales y los Obispos <strong>OFM</strong> a los hermanos<br />

de la Orden de Frailes Menores ......................281<br />

11. Lettera del Ministro generale a Benedetto XVI ....282<br />

12. Lettera di ringraziamento<br />

al Card. Giovanni Battista Re .........................283<br />

Copertina: Vetrata nella Chiesa di San Francesco (Guadalajara, Jalisco - Messico)<br />

EX ACTIS MINISTRI GENERALIS<br />

1. Informe al encuentro de Presidentes<br />

de las Conferencias 2007 ................................285<br />

2. Omelia per la festa di S. Maria Mediatrice ...........291<br />

3. Carta a los Hermanos jóvenes de la Orden<br />

con ocasión del 3er. Capítulo de la Esteras.....292<br />

4. Saluto ai giovani in occasione della<br />

Visita di Benedetto XVI ad Assisi .................320<br />

5. Omelia per l’invio di nuovi missionari .................322<br />

6. Discorso in occasione del bicentenerio della<br />

canonizazione di san Benedetto il Moro.........324<br />

7. Carta a las Hermanas de la Orden de la<br />

Inmaculada Concepción con motivo de la<br />

fiesta de Santa Beatriz de Silva ......................326<br />

8. Omelia in occasione della Festa del<br />

Perdono d’Assisi.............................................328<br />

9. Discorso in occasione della XXVII<br />

marcia francescana ad Assisi ..........................329<br />

10. Lettera del Ministro generale per la<br />

Festa di santa Chiara.......................................332<br />

E SECRETARIA GENERALI<br />

1. Capitulum Intermedium Prov. Aprutiorum<br />

S. Bernardini Senensis in Italia.......................337<br />

2. Capitulum Intermedium Prov.<br />

S. Ioseph Sponsi BMV in Belgio....................337<br />

3. Capitulum Prov. Assumptioni BMV<br />

in Herzegovina................................................337<br />

4. Capitulum Intermedium Prov.<br />

Trium Regum in Germania .............................337<br />

5. Capitulum Prov. Saxoniae<br />

S. Crucis in Germania.....................................338<br />

6. Capitulum Prov. Thuringiae<br />

S. Elisabet in Germania ..................................338<br />

7. Capitulum Fed. Franciscanae in Marokio .............338<br />

8. Capitulum Prov. Ss. Martyrum<br />

Marochiensium in Portugallia.........................338<br />

9. Capitulum Prov. S. Iacobi a Compostela<br />

in Hispania......................................................339<br />

10. Capitulum Prov. Calabriae<br />

Ss. Septem Martyrum in Italia ........................339<br />

11. Capitulum Prov. S. Antonii Patavini<br />

in Germania ....................................................339<br />

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Directio Commentarii «ACTA ORDINIS FRATRUM MINORUM»<br />

CURIA GENERALIS O.F.M.<br />

Via S. Maria Mediatrie, 25<br />

00165 ROMA (Italia)<br />

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12. Capitulum Prov. Neapolitanae<br />

Ss. Cordis Iesu in Italia...................................339<br />

13. Electio extra Capitulum Prov.<br />

Ss. Cordis Iesu in F.C.A.S...............................339<br />

14. Capitulum Intermedium Prov. Valentiae<br />

et Aragoniae S. Ioseph in Hispania.................340<br />

15. Electio Cust. S. Antonii Tatavini in Philippinis.....340<br />

16. Capitulum Prov. ss. Martyrum<br />

Gorcomiensium in Nederlandia......................340<br />

17. Capitulum Prov. Samnito-Hirpiniae<br />

S. Mariae Gratiarum in Italia ..........................341<br />

18. Capitulum Intermedium Prov.<br />

Mediolanensis S. Caroli Borromaei ...............341<br />

19. Capitulum Intermedium Prov.<br />

S. Crucis in Slovenia.......................................341<br />

20. Capitulum Prov. Baeticae in Hispania ..................341<br />

21. Capitulum Prov. Verbi Incarnati in Togo...............341<br />

22. Capitulum Prov. Catalauniae<br />

S. Salvatoris ab Horta in Hispania ..................342<br />

23. Visitatores generales .............................................342<br />

24. Domus suppressae.................................................342<br />

25. Notitiae particulares ..............................................342<br />

E SECRETARIATU<br />

PRO FORMATIONE ET STUDIIS<br />

1. Corso per Formatori <strong>OFM</strong> ....................................343<br />

2. Incontro dei Formandi e Formatori<br />

della Conferenza Nord-Slavica.......................343<br />

3. Notitiae particulares ................................................345<br />

1. Pontificia Università Antonianum ....................345<br />

2. «Studium Biblicum Franciscanum» Hong<br />

Kong a Ministro generale dependens .............346<br />

3. Case di Noviziato ....................................................346<br />

E SECRETARIATU PRO<br />

EVANGELIZATIONE ET MISSIONE<br />

1. Incontro dei missionari in Asia .............................349<br />

2. Invio di nuovi Missionari......................................350<br />

3. Corso di formazione missionaria in Colombia......351<br />

E POSTULATIONE GENERALI<br />

1. Canonizzazione del Beato Antonio<br />

di Sant’Anna Galvão.......................................353<br />

1. Note di cronaca..........................................353<br />

2. Omelia di Benedetto XVI ...........................354<br />

3. Antônio di Sant’Anna Galvão.....................357<br />

2. Decretum super miraculo B. Alfonsae<br />

ab Immaculata Conceptione ...........................358<br />

3. Decretum super virtutibus<br />

SD Cleonildis Guerra......................................359<br />

4. Decretum super virtutibus<br />

SD Mariae Fidelis Weiss.................................361<br />

5. Canonizzazione del Beato Simone da Lipnica......363<br />

1. Cronaca ......................................................363<br />

2. Omelia di Benedetto XVI ...........................364<br />

3. Simone da Lipnica .....................................366<br />

EX OFFICIO OFS<br />

1. Isole Mauritius - Corso di formazione,<br />

Visita e Capitolo elettivo dell’OFS.................369<br />

2. Australia - Capitolo nazionale elettivo<br />

dell’OFS di Oceania .......................................369<br />

3. Croazia - I° Congresso nazionale OFS-GiFra<br />

ed Incontro nazionale della GiFra...................369<br />

4. Sicilia - Incontro con gli Assistenti e il<br />

Capitolo delle Stuoie dell’OFS ......................370<br />

5. Spagna - 1ª Assemblea Internazionale<br />

della GiFra ......................................................371<br />

6. Ucraina - Capitolo nazionale elettivo e<br />

costituzione della Fraternità nazionale<br />

dell’OFS .........................................................371<br />

EX OFFICIO PRO MONIALIBUS<br />

Lettera alle Sorelle Presidenti OSC.............................373<br />

AD CHRONICAM ORDINIS<br />

1. De itineribus Ministri Generalis............................375<br />

1. Visit to the Philippines ....................................375<br />

2. Visita al Perú.....................................................377<br />

3. Il Ministro generale al Capitolo spirituale<br />

della Provincia S. Michele Arcangelo ............378<br />

4. Il Ministro generale alla Marcia<br />

Francescana 2007 ..........................................379<br />

5. Partecipazione alle celebrazioni della<br />

Provincia dell’Immacolata in Polonia ...........381<br />

2. Secondo incontro “Under 5/10”<br />

della COMPI-Sud ...........................................381<br />

3. XIII Sessione plenaria della<br />

Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ...382<br />

4. Incontro dei Presidenti delle Conferenze<br />

con il Definitorio generale ..............................383<br />

5. L’incontro di Benedetto XVI<br />

con le Clarisse e con i giovani<br />

della «Fazenda da Esperança» ........................385<br />

6. Visita di Benedetto XVI ad Assisi in<br />

occasione dell’ottavo centenario<br />

della conversione di san Francesco.................392<br />

La visita al Santuario di San Damiano.................392<br />

La visita alla Basilica di Santa Chiara.................392<br />

La visita alla Basilica di<br />

Santa Maria degli Angeli................................392<br />

7. Terzo Capitolo Internazionale delle Stuoie<br />

per i Frati “Under ten” ....................................393<br />

1. Cronaca.............................................................393<br />

2. Discorso conclusivo del Ministro generale.......400<br />

3. Messaggio ai Ministri, Custodi<br />

e a tutti i Frati.................................................403<br />

8. Giovani di 19 Nazioni<br />

all’«European franciscan meeting» ................405<br />

1. Cronaca.............................................................405<br />

2. Omelia del Ministro generale ...........................407<br />

9. Notitiae particulares ................................................409<br />

BIBLIOGRAPHIA<br />

1. Libri.......................................................................411<br />

2. Extr<strong>acta</strong> .................................................................412<br />

NECROLOGIA<br />

1. Mons. Laurent R. Guibord <strong>OFM</strong>...........................413<br />

2. Fr. Costantino Ruggeri ..........................................415<br />

1. Profilo biografico .............................................415<br />

2. Attività artistica ................................................415<br />

3. Ricordo di Costantino Ruggeri .........................416<br />

3. Anno 2007 mortui sunt .........................................418


CENCI CESARE – MAILLEUX ROMAIN<br />

Constitutiones Generales Ordinis Fratrum Minorum, I (Saeculum III).<br />

Frati Editori di Quaracchi, Grottaferrata 2007, pp. 396.<br />

«Tra le attività e le pubblicazioni programmate per celebrare l’Ottavo Centenario della fondazione<br />

dell’Ordine dei Frati Minori (1209-2009), con il Definitorio generale abbiamo deciso<br />

di raccogliere in una sola collezione l’insieme delle Costituzioni generali dell’Ordine, dalle origini<br />

ai giorni nostri... Il lavoro è stato affidato ai Frati Editori di Quaracchi e, in particolare, a Fr.<br />

Cesare Cenci e a Fr. Romain Georges Mailleux. Siamo orgogliosi oggi di presentare le primizie<br />

con la pubblicazione di questo primo volume: Constitutiones Generales Ordinis Fratrum<br />

Minorum, I (Saeculum III). In esso si trova una nuova edizione critica di tutte le Costituzioni<br />

generali del XIII secolo, fondamentali per la storia del primo secolo francescano...<br />

Ringraziando di cuore Fr. C. Cenci e Fr. R. G. Mailleux per quanto ci offrono con questa<br />

preziosa raccolta, che aiuta il lettore a tornare alle affascinanti origini del francescanesimo<br />

con una rinnovata consapevolezza, auspico di cuore di poter presto vedere altri volumi di<br />

ugual valore, che ci guidino attraverso la nostra storia fino ad oggi» (Fr. José R. Carballo, Ministro<br />

generale, Prefazione).<br />

MANDOLINI GIANCARLO<br />

Pacifico da Sanseverino, il penitente (1653-1721).<br />

Un uomo, il suo tempo e la scelta francescana.<br />

Provincia Picena San Giacomo della Marca, Tecnostampa, Loreto 2007, pp. 545.<br />

Di san Pacifico da Sanseverino Marche (1653-1721) il Mandolini esplora tutto: dall’albero<br />

genealogico alla sua vocazione francescana e presbiterale, dal suo molteplice apostolato<br />

fino ai documenti dei processi di beatificazione e di canonizzazione.<br />

Il penitente di Sanseverino appartiene all’infinita schiera dei santi che hanno reso presente,<br />

pur nella diversità dei tempi, l’inesauribile vivacità della spiritualità francescana e del suo<br />

carisma. E lo ha fatto vivendo il Vangelo di Cristo sine glossa nella perfetta conformità a<br />

Cristo crocifisso, morto e risorto per la salvezza del genere umano. A questo ha dedicato il<br />

suo presbiterato, il suo ministero di evangelizzazione.<br />

Con il suo lavoro, basato sulle fonti, lette con sapiente accuratezza, l’Autore esalta un santo<br />

attuale anche nel terzo millennio per le beatitudine evangeliche praticate e testimoniate<br />

con esemplarità (L’Osservatore Romano, 13 luglio 2007, p. 5).<br />

GARUTI ADRIANO<br />

Patriarca d’Occidente? Storia e attualità.<br />

Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2007, pp. 246.<br />

Recentemente Benedetto XVI ha rinunciato ad usare per sé il titolo di Patriarca d’Occidente.<br />

Eppure il giovane teologo Josef Ratzinger aveva giustificato quest’appellativo del papa.<br />

Successivamente il suo pensiero si è sviluppato. Perché ha scelto di non usare più questo<br />

titolo? Qual è l’origine e il senso dell’istituto del «patriarcato»? Quali i poteri dei patriarchi?<br />

Qual è la visione della Chiesa soggiacente ad essi? Benedetto XVI non avrebbe forse dovuto<br />

continuare ad usare un titolo accettato pacificamente dai vescovi delle Chiese ortodosse?<br />

Quello del «patriarcato» si rivela come un nodo storico, ecclesiale ed ecumenico di primaria<br />

importanza per il futuro. E il Garuti con questa pubblicazione offre un contributo di<br />

grande valore teologico all’interno dell’attualissimo dibattito ecumenico.

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