03.11.2020 Views

SUONO n° 548

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

N. XXX<br />

Editoriale<br />

di Paolo Corciulo<br />

Stiamo arrivando… forse!<br />

...conosce chi suona in quasi tutti gli album, e quando non lo sa guarda le note di copertina, cosa che<br />

non puoi fare sull’iPad, iPod, cazzPod o come si chiamano quegli arnesi che suo nipote cerca sempre<br />

di convincerlo a usare… così puoi portarti tutta la tua musica dappertutto. Ma io non voglio riportarmi<br />

la mia musica dappertutto… Voglio ascoltarla in casa mia, con un bicchiere di whisky in mano, su<br />

vinile, come va ascoltata. Sono della vecchia scuola in questo. Un dinosauro… La vita stessa che hai<br />

costruito, sta per scomparire. E una volta scomparsa, non tornerà più. La vita non è come il vinile. Non<br />

ruota in loop fino a ripartire da capo…<br />

Broken - Don Winslow<br />

Petra (Delicato) è un ispettore della mobile in servizio a Genova proveniente da Roma e, lungi da<br />

considerarsi, lì e nella vita in genere, “in pianta stabile”: nella sua casa nulla è stato sballato dall’ultimo<br />

trasloco, se non il giradischi, l’impianto stereo e i suoi vinili che ascolta concedendosi i suoi rari<br />

momenti di relax, tra gli scatoloni ancora intonsi.<br />

Il personaggio, interpretato da Paola Cortellesi, è frutto della penna di Alicia Giménez-Bartlett e nello<br />

splendido adattamento TV (in onda su Sky) diretto da Maria Sole Tognazzi sente il bisogno di rimarcare<br />

la sua natura fuori dagli schemi proprio attraverso la musica e la sua riproduzione più iconica.<br />

Petra - Sky Atlantic<br />

La fiction, che si tratti di un libro o della TV, per sua natura non<br />

difetta di immaginazione e sempre più spesso l’immaginazione<br />

porta, a chi è fortunato nell’averla in dono, a farne uso per raccontare<br />

le emozioni e la stereotipata iconicità del vinile. Gli unici<br />

a non aver colto il ritorno di potere evocativo della musica (e a<br />

non sfruttare la meravigliosa occasione per il rilancio del settore)<br />

sembrano essere gli addetti ai lavori e parte del pubblico a cui<br />

quei lavori sono rivolti (e non escludo i mezzi di comunicazione,<br />

pallosissimi nel loro linguaggio – <strong>SUONO</strong> escluso, naturalmente:<br />

ogni scarrafone… ), avvezzi ai loro riti linguistici, triti e ritriti...<br />

A causa della mia professione ho dovuto ribaltare un naturale<br />

e cosmico pessimismo, trasformandolo in una pallida ma convinta<br />

accettazione del fatto che un bicchiere è sempre mezzo<br />

pieno. In fondo è facile: non si deve far altro che credere nelle<br />

opportunità! Peccato mi accorga sempre più spesso che così non<br />

sembra accadere intorno a me, in particolare in un periodo come<br />

questo che, con il dovuto rispetto per le sofferenze altrui, tra i<br />

tanti aspetti negativi ci ha fornito l’opportunità di ripensare a noi<br />

stessi, a quali possano essere le priorità nella nostra vita e che,<br />

relegandoci negli spazi domestici, ha dato modo di ridefinirne<br />

l’identità. È vero, “la vita non è come il vinile. Non ruota in loop<br />

fino a ripartire da capo…” e forse, proprio per questo, come<br />

Petra/Paola in cima alla lista del mio benessere ho riscoperto (e<br />

credo di non essere il solo) il piacere delle note che scaturiscono<br />

dallo stilo che percorre il solco, della pienezza di un percorso<br />

musicale che racconta il mio passato e accenna all’indefinibile<br />

futuro che mi attende.<br />

Forse per caso o forse no, un termine che ricorre molto, perché<br />

scelto dagli attori di alcune iniziative che presentiamo in questo<br />

numero di <strong>SUONO</strong>, è “experience”: come se, all’improvviso,<br />

proprio per merito di un maggior tasso di introspezione avessimo<br />

capito che, alla fine, al netto di dati di targa, miti, vuoti a<br />

perdere, quel che conta è l’effetto, il benessere o meno che certe<br />

esperienze (ma si, diciamolo in italiano anche se fa meno figo)<br />

possono dare. La riproduzione musicale di qualità ne è ricca (non<br />

mi dilungo sulle emozioni che è in grado di suscitare): i lettori<br />

di questa rivista lo sanno, meno molti altri attori che ci girano<br />

intorno e meno ancora chi ne fa mercimonio, persone attorno<br />

alle quali, come un corpo malato che non sa auto-medicarsi,<br />

non riusciamo a creare il giusto isolamento. Beghe di quartiere,<br />

si potrebbe dire, visto che al di fuori della nostra piccola enclave<br />

ci sono moltitudini di ignari, gente che non sa, non conosce, a<br />

cui dai tempi dell’età d’oro di questo settore a oggi non è stato<br />

detto quanto bello sia ascoltare la musica. Alcuni lo intuiscono,<br />

altri lo sanno comunque... Petra, Alicia, Don e tutti gli altri:<br />

stiamo arrivando!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 3


Sommario<br />

N. <strong>548</strong><br />

NOVEMBRE 2020<br />

EDITORIALE di Paolo Corciulo<br />

La fiction per sua natura non difetta di immaginazione e sempre<br />

più spesso l’immaginazione porta, a chi è fortunato<br />

nell’averla in dono, a farne uso per raccontare<br />

le emozioni e la stereotipata iconicità del vinile.<br />

ANTENNA Prodotti, News, Storie<br />

Scouting tra le proposte del mercato: in un mare di<br />

offerta occorre orientarsi con una bussola!<br />

3<br />

6<br />

SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

IN PROVA<br />

FONORIVELATORE<br />

Sumiko Amethyst<br />

a cura della redazione<br />

IN PROVA<br />

AMPLIFICATORE PER CUFFIE<br />

Angstrom Audiolab Zenith ZHA06<br />

a cura della redazione<br />

IN PROVA<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />

Cambridge Audio CXA81<br />

a cura della redazione<br />

36<br />

IN PROVA<br />

UNITÀ PHONO<br />

Trichord Research Dino Mk III<br />

a cura della redazione<br />

40<br />

44<br />

48<br />

LE DINAMICHE DI VENDITA<br />

DEL MERCATO AUDIO<br />

Dossier alta fedeltà 2020<br />

di Libero Abbaci<br />

Dalle dinamiche economiche reali che di fatto<br />

si impongono nel nostro “piccolo secondo<br />

mondo antico” al tentativo di mettere ordine<br />

nell’analisi delle diverse pratiche commerciali<br />

che regolano il “rutilante” mercato italiano<br />

dell’alta fedeltà. (I parte)<br />

16<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

24<br />

UN LABORATORIO<br />

PER IL FUTURO<br />

Dossier alta fedeltà 2020<br />

di Paolo Corciulo<br />

“Laboratorio”, ovvero uno spazio comune<br />

o privato dove gli artisti creano, studiano e<br />

sperimentano nuove tecniche e idee... Termine<br />

quanto mai azzeccato nell’accezione che ne<br />

vuole dare il nuovo D’Agostini Lab che aprirà i<br />

battenti prima del nuovo anno.<br />

26<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

ALICE E IL BIANCONIGLIO<br />

Dossier alta fedeltà 2020<br />

di il Tremila<br />

95 giradischi Beogram 4000 riportati a miglior<br />

vita per festeggiare il 95mo anno di vita di B&O<br />

azienda che del termine “iconico” e della longevità<br />

dei suoi prodotti ha fatto una strategia di vita...<br />

UNA EXPERIENCE<br />

DIFFICILE DA EGUAGLIARE<br />

Dossier alta fedeltà 2020<br />

di Agostino Bistarelli<br />

Il rapporto tra il punto vendita e il consumatore<br />

non può limitarsi a una transazione economica<br />

(anche “al miglior prezzo”) ma deve consistere di<br />

un’esperienza caratterizzata da un valore aggiunto.<br />

Ecco come secondo Evoluzione Audio e<br />

Forward Studios<br />

28


STUDIO 33:<br />

UNA AGORÀ PER LA MUSICA<br />

Dossier alta fedeltà 2020<br />

de il Tremila<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

Era uno degli studi fotografici più hip<br />

della Roma anni ‘80 e ‘90; oggi Studio 33<br />

vuole proporsi come think-tank creativo<br />

musicale che analizza la musica a 360 gradi:<br />

produzione musicale e audio-video, esperienze<br />

d’ascolto, etichetta discografica, centro di<br />

presentazione di progetti d’avanguardia<br />

ispirati dalla musica...30<br />

IL JAZZ NON È UNA MUSICA<br />

PER VECCHI<br />

Intervista Christian McBride<br />

di Antonio Gaudino<br />

48 anni, di Philadelphia, il bassista e<br />

contrabbassista jazz americano è considerato<br />

all’unanimità come uno dei migliori<br />

contrabbassisti della sua generazione all’interno<br />

della comunità jazz.<br />

34<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

Sommario<br />

O mangi<br />

la solita...<br />

...o salti<br />

nella<br />

“finestra”<br />

52<br />

a<br />

IN PROVA<br />

AMPLIFICATORI FINALI<br />

Carot One Diegolo e Doppio Rum 70<br />

cura della redazione<br />

CAMPO<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />

56SUL<br />

Allnic Audio T2000 25th Anniversary<br />

di Nicola Candelli<br />

PROVA<br />

DIFFUSORI<br />

64IN<br />

Elac Debut Reference F5<br />

a cura della redazione<br />

40€*<br />

60 di<br />

SUL CAMPO<br />

DIFFUSORI<br />

Klipsch Heresy IV<br />

Nicola Candelli<br />

CAMPO<br />

DIFFUSORI<br />

70SUL<br />

Apogee Centaur Minor<br />

di Enrico Ronconi<br />

www.suono.it:<br />

informazione nonomologata in rete<br />

*<strong>SUONO</strong> Digital Edition<br />

sfogliabile + pdf<br />

74<br />

CDDN<br />

Club del Disco Nero<br />

A.A.V.V.<br />

78<br />

LE RECENSIONI<br />

Classica - Rock - Jazz<br />

A.A.V.V.<br />

90CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE


ANTENNA<br />

seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />

Tra A e D<br />

Va dato atto alla Panasonic di almeno due<br />

virtù: quella della capacità critica (che ha<br />

portato la grande multinazionale a ripristinare<br />

il marchio Technics nel 2015 sotto<br />

una vera e propria pressione popolare) e<br />

quella della perseveranza nell’aver tenuto<br />

il punto, nello specifico quello della qualità,<br />

nella strategia perseguita nei prodotti<br />

rinati dopo quella data. Nell’immaginario<br />

collettivo audiofilo Technics è sempre<br />

stato un marchio che si ergeva un po’ al<br />

di sopra della qualità media del prodotto<br />

consumer e, azzardiamo, sempre lo sarà<br />

visto che i prodotti introdotti dal 2015 a<br />

oggi si sono posizionati nella fascia media<br />

e medio alta di mercato. In particolare, la<br />

re-entry è stata caratterizzata dai prodotti<br />

della linea Reference che nel tempo ha<br />

coperto ogni categoria della catena audio<br />

(elettroniche e diffusori) partendo da un<br />

assunto di originalità visto che la line-up<br />

prevedeva in origine uno streamer con controllo<br />

di volume e un finale di potenza uniti<br />

dal cordone ombelicale della trasmissione<br />

proprietaria digital link. Alla strana coppia<br />

si sono aggiunti nel tempo due giradischi<br />

e un sistema di diffusori da pavimento<br />

mentre ha preso corpo anche una linea di<br />

taglio più basso.<br />

La gamma Reference è stata il tramite<br />

per introdurre tre soluzioni tecnologiche<br />

originali: Jeno (Jitter Elimination, Noise-Shaper<br />

Optimization), che abbinato<br />

all’utilizzo di una batteria per l’alimentazione<br />

del circuito di clock affronta le principali<br />

problematiche della gestione digitale<br />

di un segnale audio; LAPC (Load Adaptive<br />

Phase Calibration), che gestisce in modo<br />

automatico le problematiche di interfacciamento<br />

con il carico dei diffusori; ADCT<br />

(Active Distortion Cancelling Technology)<br />

che, a cavallo tra le prime due, si occupa<br />

di ottimizzare in termini di distorsione<br />

il modo di operare di un amplificatore.<br />

L’insieme di queste soluzioni tecnologiche<br />

contraddistinguono l’approccio Technics<br />

all’amplificazione in classe D, soluzione<br />

scelta in tempi non sospetti anche per il top<br />

di classe e ora ribadita sul nuovo integrato<br />

della serie Reference il SU R1000, a tutti<br />

gli effetti un apparecchio di classe elevata<br />

visto il costo di 8.000 euro.<br />

Rispetto alla configurazione precedente<br />

(streamer + finale) l’amplificatore integrato<br />

SU-R1000 apre spiragli anche verso il mondo<br />

analogico visto che integra un Pre fono<br />

intelligente, utilizzando tecnologie digitali<br />

per ottenere un interfacciamento con la<br />

testina ottimizzato tramite tre interventi:<br />

curva di equalizzazione, cancellazione del<br />

Crosstalk e ottimizzatore della risposta in<br />

frequenza, funzioni che possono essere<br />

attivate o meno a cura dell’utente che ha in<br />

dotazione uno speciale disco di calibrazione<br />

in vinile, incluso con l’amplificatore. Di<br />

stampo “tradizionale” anche l’attenzione<br />

all’alimentazione, con quattro unità indipendenti<br />

dedicate ai diversi blocchi del<br />

circuito.<br />

Agostino Bistarelli<br />

Per info: Technics – www.technics.com<br />

6 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


ANTENNA<br />

seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />

LA STRANA COPPIA<br />

DI MAC<br />

Continua l’allargamento verso il basso (per quanto si<br />

attagli il termine a prodotti da almeno tre zeri) della casa<br />

americana con pre e finale C8 e MC 830 che prendono<br />

le mosse dalla recente forma-pensiero inaugurata con<br />

l’integrato MA 252 e dallo specifico look basato su vestigia<br />

del passato e tratti di design moderno, caratterizzato<br />

dall’ampio fascione di alluminio (lavorazione che avviene<br />

internamente per la quale McIntosh utilizza macchine<br />

di proprietà per la lavorazione degli chassis). Soluzione<br />

ibrida anche per la coppia, comunque la più economica<br />

della proposta McIntosh, con pre a valvole (4 12AX7) di<br />

tipo analogico (MM, MC e uscita cuffia di qualità) ma con<br />

predisposizione per il modulo DAC DA2 e finale a stato<br />

solido, tutti nell’irrituale ingombro contingentato a 31 cm<br />

di larghezza che rende lo sviluppo in altezza più marcato.<br />

McIntosh “altri”, insomma, ma... è il progresso, bellezza!<br />

Il Tremila<br />

Distributore: MPI Electronic - www.mpielectronic.com<br />

Preamplificatore McIntosh C8<br />

Prezzo: € 6.800,00<br />

Dimensioni: 31,2 x 19,4 x 41,3 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8,2 Kg<br />

Tecnologia: a valvole Ingressi: 1XLR, 2 RCA, 1 fino MM, 1 fono MC<br />

Uscite: 1 XLR e2 RCA, una configurabile per sub, Cuffia THD (%): 0.08<br />

Sens./imp. phono (mV/kOhm): 4.5 MM - 0.45 MC Sens./imp. line<br />

(mV/kOhm): 450 RCA - 900 XLR S/N (dB): 95 Controlli: tono Note:<br />

4x 12AX7, predisposto per modulo DA2 (2 coassiali, 2 ottici, 1 USB,<br />

1 MCT, 1 HDMI audio-only)<br />

Amplificatore finale McIntosh MC830<br />

Prezzo: € 7.800,00<br />

Dimensioni: 31,2 x 24,1 x 40,6 cm (lxaxp)<br />

Peso: 21,8 Kg<br />

Tipo: mono Tecnologia: stato solido Potenza (W): 300 su 8 Risp.<br />

in freq. (Hz): 20 - 20.000 +0, -0.25dB S/N (dB): 120 THD (%): 0.005<br />

Fattore di smorzamento: >100 Ingressi: XLR, RCA<br />

Avid<br />

torna in Italia<br />

Il marchio inglese Avid torna ad essere<br />

distribuito sul territorio italiano, dopo un<br />

periodo di stop, a cura di Audio Living<br />

Design. Fondato da Conrad Mas nel 1995,<br />

Avid è conosciuto principalmente per i suoi<br />

giradischi ma dispone di una gamma completa<br />

di prodotti, tutti di altissimo taglio.<br />

Distributore: Audio Living Design<br />

www.audiolivingdesign.it<br />

8 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


"A Legend Reborn"<br />

Distribuito da Tecnofuturo srl | via Rodi, 6 - Brescia | Tel. 0302452475 | www.tecnofuturo.it


ANTENNA<br />

seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />

Il blu non tradisce<br />

La passione è una brutta bestia ma, a volte, è<br />

anche il filo conduttore di una vita. È questo il<br />

caso di Abbe de Groot (nella foto in basso) che<br />

fin dalla giovane età “ha cominciato a smontare<br />

qualunque cosa avesse una presa”. Poi, intorno<br />

ai 15 anni, inizia a collezionare e restaurare<br />

audio vintage e segue ogni possibile corso di<br />

elettronica, si presenta alla radio locale dove in<br />

tre anni passa da assistente a capo tecnico e si<br />

laurea, dopo un dottorato in Philips Semiconductors,<br />

nel 2003: “Che si tratti di elettronica,<br />

meccanica o lavorazione del legno, le leggi<br />

sono universali. Ci sono stati dati strumenti<br />

e fantasia con cui possiamo creare un mondo<br />

intorno a noi. Come se si collegassero tutti i tipi<br />

di mattoncini Lego per ricavarne delle cose...”.<br />

Proprio durante la permanenza in Philips<br />

sviluppa un suo progetto sulla base delle conoscenze<br />

acquisite sulla classe D ma che tiene<br />

conto della lunga esperienza con valvolari e<br />

amplificazioni di ogni tipo accumulata per hobby,<br />

che diventa lavoro nel 2011 quando fonda<br />

Vintage Audio Repair, riferimento di culto per<br />

chi deve ripristinane e riparare amplificatori<br />

valvolari, chitarre, jukebox e altre apparecchiature<br />

audio vintage. VAR, però, decollerà dopo<br />

l’incontro - reso possibile grazie al comune<br />

interesse per la fotografia - con la sua musa<br />

(così la definisce de Groot), Esther Engelen,<br />

che mette subito mano al sito di Vintage Audio<br />

Repair facendone decollare gli accessi. Una<br />

attività talmente importante che Esther Engelen<br />

diventa presto comproprietaria di VAR,<br />

consentendo ad Abbe de Groot di riprendere<br />

in mano il progetto dell’amplificatore che diventerà<br />

un marchio nel 2017: True-Blue Box,<br />

un nome che vuole rievocare il termine “genuino”,<br />

caratterizzato dal design minimale e<br />

offerto a prezzi se non minimali, sicuramente<br />

abbordabili, come nel caso del Cobalt DA. Si<br />

tratta di un amplificatore integrato in classe<br />

D da 100 + 100 watt con a bordo un DAC 32<br />

kHz - 192 kHz e USB con risoluzione nativa<br />

fino a 48 kHz / 16 bit ma che, grazie al downsampling,<br />

può riprodurre formati fino a 192<br />

kHz / 24 bit. A bordo anche uno stadio fono. Il<br />

frontale in legno è disponibile in varie essenze<br />

e l’apparecchio, made in Holland, ha un costo<br />

di 1.350,00 euro.<br />

Per info: truebluebox.com<br />

10 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


IL MEGLIO DELL’HI-FI DAL MONDO<br />

via Pantanelli, 119 - 61025 Montelabbate (Pesaro) - +39.0721.472.899 - www.audiolivingdesign.it


ANTENNA<br />

seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />

Il nuovo avanza...<br />

ma guarda anche indietro<br />

La casa che lo produce lo definisce “un nuovo tipo di componente<br />

stereo” e, in effetti, il NAD C 658 è il frutto di quella tendenza, ampiamente<br />

descritta sulle pagine di questo giornale, di commistione<br />

che sta destrutturando le tradizionali categorie di prodotto, tanto<br />

per le elettroniche che per le elettroacustiche.<br />

L’apparecchio è un pre, un DAC, uno streamer (a necessità anche un<br />

ampli cuffia!) con preminenza, a nostro parere, del pre, considerando<br />

che ai tradizionali collegamenti degli hub digitali si unisce la presenza<br />

dell’ingresso fono e del sistema Dirac di correzione ambientale che<br />

avvicina il 658 a un “cervello” tradizionale, anche se la presenza<br />

della sezione streamer e DAC guardano alle istanze più recenti della<br />

riproduzione audio. Il volume è di tipo analogico, controllato via<br />

software, mentre l’ambiente operativo del dominio digitale è il BluOS<br />

sviluppato dal gruppo Lenbrook di cui fa parte Nad e che trova la sua<br />

massima espressione nella famiglia di streamer Bluesound (PSB il<br />

terzo partner audio del gruppo). L’apparecchio è infine compatibile<br />

con i principali sistemi di automazione domestica.<br />

Agostino Bistarelli<br />

NUOVA SERIE<br />

www.pmc-speakers.com<br />

The definition of performance.<br />

vieni ad ascoltarle a Milano da:<br />

Progettazione,vendita ed installazione<br />

impianti audio-video-rete dati<br />

C.So magenta, 27- 20123 - Milano<br />

Ph +39 02.80.56.410 - Fax +39 02.86.45.60.11<br />

info@buscemihifi.It<br />

12 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


“<br />

Come ci piace dire, gli altoparlanti<br />

sono dove la scienza incontra l’arte.<br />

Noi ci occupiamo della scienza,<br />

in modo che tu possa connetterti con l’arte.”<br />

P.M.C. (Professional Monitor Company)<br />

nicolabiagini.it<br />

Prenota un ascolto esclusivo presso Luxury Group – Caserta.<br />

Fact Fenestria. Derivate dalla tecnologia anti sismica, le ali planari laterali sono progettate<br />

come “smorzatori di massa accordati“ per annullare ogni risonanza indesiderata proveniente dal<br />

cabinet in Linea di Trasmissione Avanzata (ATL) di PMC. Il “nido” centrale scavato in un blocco<br />

di alluminio ospita mid-range e tweeter esclusivi ed isolati e li disaccoppia completamente dal<br />

cabinet, come se fossero “sospesi nell’aria”. Tutta la ricerca e tecnologia sviluppata in Fenestria<br />

ha creato un diffusore che non aggiunge alcun suono proprio alla musica che riproduce, il<br />

diffusore stesso scompare, sostituito da una finestra completamente trasparente sulla musica.<br />

www.pmc-speakers.com<br />

Distribuito da: Gammalta Group S.r.l.<br />

Via Santa Maria, 19/21 - 56126 Pisa - Italy - Ph: +39 0502201042 - Fax: +39 0502201047<br />

info@gammalta.it - www.gammalta.it - facebook.com/Gammalta


ANTENNA<br />

seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />

DI LUNGO CORSO<br />

L’universo Linn non è mai stato facile da decifrare,<br />

vuoi per le scelte a volte eccessivamente d’avanguardia<br />

del fondatore Ivor Tiefenbrun e<br />

di chi l’ha seguito, vuoi per l’approccio tipico<br />

degli scozzesi che lascia poco spazio a dubbi<br />

e correzioni di rotta ma due sono gli elementi<br />

costanti della filosofia della casa: preservare<br />

il passato e guardare al futuro. Da questo non<br />

semplice equilibrio nascono i prodotti Linn e la<br />

gamma che lo rappresenta.<br />

Non stupisce, allora, la recente rivisitazione del Linn Majik DSM, streaming<br />

player d’attacco (il più economico della vasta gamma offerta da Linn) introdotto nella<br />

sua prima versione nel 2010 e ora rinnovato tanto dal punto di vista estetico che contenutistico.<br />

L’adozione di un nuovo display monocromatico a più elevata risoluzione e di più ampie dimensioni ha portato<br />

a un leggero restyling del frontale mentre praticamente è stata modificata ogni sezione dell’elettronica: l’architettura del DAC è mutuata<br />

dal sistema Katalyst implementato sugli streamer di maggiore pregio (miglioramento dell’upsampling, del timing, del jitter e riduzione dei<br />

rumori), l’amplificazione in classe D è stata migliorata ed è presente un controllo di volume digitale caratterizzato da un percorso del segnale<br />

il più breve possibile per minimizzare rumore e distorsione. Ma è nelle dotazioni che il nuovo Linn Majik DSM fa un deciso passo in avanti<br />

in termini di versatilità: è presente una presa USB per il collegamento al PC (configurazione in cui può essere utilizzato come DAC) e 4 HDMI<br />

2.0 4K per l’utilizzo come centrale di un sistema HT. Infine, è presente un ingresso fono configurabile, una presa cuffia e l’apparecchio è Wi-Fi<br />

compatibile. Il costo “sale” di circa il 20% rispetto al modello precedente.<br />

Se l’attuale Majik DSM traccia un filo lungo dieci anni, cosa dire della politica di costante aggiornamento in campo analogico con le innumerevoli<br />

versioni e up grade del mitico LP12 (1972)? Che l’ultimo add-on destinato al MajiK LP 12, il braccio Krane presenta un elemento di assoluta<br />

rottura con il passato! Da sempre, infatti, Linn ha salvaguardato il suo aspetto autarchico, salvo rare eccezioni vissute più come debolezze e<br />

necessità che come scelte vincenti. Con il Krane questa linea di pensiero si interrompe visto che il braccio è stato sviluppato in partnership con<br />

Clearaudio sulla base del modello Satisfy Kardan (1.200 euro). Questa scelta porterà probabilmente il MajiK LP 12 (il giradischi più economico<br />

proposto dalla casa scozzese dopo il Basik)<br />

a salire di costo rispetto alla versione con il<br />

precedente braccio Linn (ma sviluppato da<br />

Jelco) che aveva a sua volta sostituito il Pro-<br />

Ject 9CC offerto in precedenza. Ma, complice<br />

anche l’introduzione del cuscinetto Karousel<br />

(vedi <strong>SUONO</strong> 543), probabilmente l’intento<br />

del MajiK LP 12 e della gamma Majik in<br />

assoluto è quello di offrire sul mercato una<br />

soluzione ancora entry level ma di alto livello.<br />

Il Trermila<br />

Distributore: Linn Products Limited<br />

www.linn.co.uk<br />

NUOVA SERIE<br />

www.pmc-speakers.com<br />

SpA<br />

Vieni ad ascoltarle in esclusiva nazionale:<br />

SpA<br />

Luxury Group SpA<br />

Via Sant’agostino, 7/9 - 81100 - Caserta<br />

Tel. 0823 210150 - Mob. 335 473447<br />

Mail: info@luxurygroup.it<br />

Web: https://luxurygroup.it<br />

14 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

di Libero Abbaci<br />

Le dinamiche di vendita<br />

del mercato audio<br />

Dalle dinamiche economiche reali che di fatto si impongono nel nostro “piccolo secondo mondo antico”<br />

al tentativo di mettere ordine nell’analisi delle diverse pratiche commerciali che regolano il “rutilante”<br />

settore vendite dealing-retailing del mercato italiano dell’alta fedeltà. Quali sono le dinamiche che<br />

regolano i mercati del primo mondo, ovvero quelli mossi dall’economia finanziaria? (I parte)<br />

Il mercato dei prodotti Hi-Fi è caratterizzato da problematiche<br />

complesse; abbiano cercato di razionalizzare, motivando in maniera<br />

oggettiva e senza pregiudiziali i vari comportamenti (i modelli)<br />

adottati dai vari attori del mercato Hi-Fi, alla luce dei continui<br />

mutamenti economici indotti dal “primo mondo” finanziario. Come<br />

tutte le idee e soluzioni (non scoperte o invenzioni) che scaturiscono<br />

dallo humano intelletto, a volte e nonostante gli sforzi che si fanno per<br />

tenere la barra del timone ben ferma sul focus del problema, il fine si<br />

confonde con i risultati attesi, riportando in testa al processo i quesiti<br />

irrisolti (o quanto è stato ottenuto in modo inaspettato), per poi tentare<br />

di rielaborarli successivamente con una nuova iterazione, questa volta<br />

da ritenersi presumibilmente risolutiva. Il metro che abbiamo utilizzato<br />

è quello della cronaca che consente di comporre un catalogo delle<br />

dinamiche che regolano il mercato audio, tentando di oggettivare i fatti<br />

e i comportamenti, razionalizzandoli laicamente, senza intendimenti<br />

(pre)giudiziali sull’etica e/o sull’estetica dei comportamenti, e soprattutto<br />

senza nessuna pretesa di propagandare vere verità. Si tratta, piuttosto,<br />

di un’occasione dove, per la prima volta, queste “verità” sono “messe<br />

in fila” con un tentativo olistico di dare un senso alla “cosa”. Un’analisi<br />

svolta in totale autonomia, raccogliendo, elaborando e sintetizzando<br />

opinioni e chiacchierate di amici e operatori del settore...<br />

Queste logiche di mercato, rese ormai critiche dai sempre più alti costi<br />

fissi da affrontare per il mantenimento delle superfici commerciali,<br />

obbliga il punto vendita, anche per il mantenimento del brand, ad accettare<br />

costantemente dal distributore nuovi modelli fisici ed econometrici;<br />

il punto vendita è quindi costretto a revisionare con frequenza le proprie<br />

politiche commerciali, liquidando i propri prodotti rimasti in vetrina da<br />

più di un anno, con la fatidica formula dell’ex-demo, per apparecchi e<br />

diffusori di recente (o ancora in) produzione, realmente inusati ed esteticamente<br />

perfetti. Gli sconti praticati vanno da un onesto 20 - 25% fino<br />

al 60 - 70% per alcuni marchi che hanno cessato da pochissimo (o cesseranno<br />

a breve) la produzione del modello o, nei casi più drammatici,<br />

della cessazione del brand stesso. Un’altra conseguenza della continua<br />

uscita di nuovi prodotti è quella di consegnare il nuovo modello in conto<br />

vendita al negoziante senza, cioè, che sia avvenuta alcuna transazione<br />

economica (conto vendita). Il distributore, pur di fare il suo mestiere<br />

e dimostrare al produttore “le due cifre” indispensabili per il mantenimento<br />

del brand, preferisce consegnare al negoziante più pezzi rispetto<br />

a quanto ordinato, e aspettare il saldo dal negoziante quando i prodotti<br />

verranno effettivamente venduti, oppure optando per elevate dilazioni<br />

tempistiche. Basta un DDT. In questo modo si bypassa e si rende di fatto<br />

di secondaria importanza il concetto di “Imposta sul Valore Aggiunto”,<br />

16 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


DOSSIER ALTA FEDELTÀ<br />

del cui valore aggiunto (che consiste in una percentuale dei proventi<br />

ottenuti dalla professionalità del negoziante nell’attività di negoziazione<br />

con il cliente) l’esercente stesso dovrebbe godere. Il ruolo del negoziante,<br />

in questo caso, è ridotto a quello di locatore di superfici e spazi fisici di<br />

magazzinaggio al distributore, costituendo così una sua personale vetrina<br />

sul mondo, con poco incentivo economico e convinzione personale.<br />

Dopo essere stata annichilita la capacità decisionale del costruttore di<br />

progettare la strategia commerciale per lui più efficace o consona, si<br />

annichilisce quindi anche la capacità decisionale del dettagliante di zona<br />

di selezionare gli apparecchi che ritiene più consoni e più indicati per la<br />

sua filosofia di vendita (più convenienti, alias per lui meglio suonanti<br />

e più profittevoli).<br />

I distributori, a causa dello sbilanciamento tra domanda e offerta, non<br />

potendo più chiedere al negoziante di acquistare i suoi nuovi prodotti al<br />

prezzo consigliato dai costruttori (ovvero quale ricarico sulla merce deve<br />

essere applicato ai negozianti), attuano iniziative spot unilaterali che<br />

promuovono beni a prezzi particolarmente allettanti. Dichiarano e pubblicizzano<br />

direttamente<br />

(tunnel dichiarato)<br />

queste offerte sulle<br />

riviste di settore, “consigliando”<br />

al negoziante<br />

di adottare questa<br />

politica; così facendo,<br />

però, si destabilizza<br />

la tradizionale catena<br />

economica del valore<br />

(stimato) del bene e,<br />

come detto, la scelta<br />

della filosofia di vendita<br />

più confacente al<br />

negoziante. Il venerdì<br />

nero del black friday è<br />

arrivato anche qui da<br />

noi!<br />

Può capitare che un distributore<br />

venda direttamente<br />

i prodotti dei<br />

suoi brand ai clienti che<br />

ne fanno direttamente<br />

richiesta, bypassando quindi il dettagliante di zona (tunnel non dichiarato).<br />

Come si suol dire, “sverniciandolo” in partenza e a sua<br />

insaputa. Una delle giustificazioni che premette in questo specifico caso<br />

il distributore è quella relativa alla poca responsività e assertività che<br />

il dettagliante applica nella trattativa con il cliente per quello specifico<br />

prodotto o linea di prodotti del brand distribuito. Come dire: il cliente<br />

vuole comunque quel prodotto ma il negoziante non lo coadiuva nella<br />

scelta, magari tendendo a fargliene preferire un altro di analoghe<br />

caratteristiche e prezzo, selezionato con un altro distributore. Preferibilmente<br />

applicando uno sconticino supplementare. Da qui risulta<br />

normale e fisiologico che possano nascere idiosincrasie tra il punto<br />

vendita e il distributore, che si sente danneggiato. È perciò probabile<br />

che il dettagliante preferisca promuovere un prodotto analogo di un<br />

altro brand, che gli consente maggiori redditività (e di questi tempi,<br />

come dargli torto? Non siamo mica tutti santi...).<br />

Di converso il dettagliante, per questioni etiche, dovrebbe evitare fin dal<br />

principio queste situazioni ambigue e idiosincratiche, declinando l’invito<br />

dei distributori e dei costruttori a promuovere prodotti che ritiene non<br />

competitivi per lui o, peggio, in diretta concorrenza tra di loro dal punto<br />

di vista del posizionamento nel proprio punto vendita; eviterebbe così<br />

di decidere alla fine quale prodotto promuovere più efficacemente per<br />

lui. Il pensiero del distributore potrebbe essere questo: “caro negoziante,<br />

visti i tempi di magra, dovresti decidere di vendere un solo brand per<br />

un solo modello, per un solo prezzo, senza sovrapposizioni di offerta e<br />

di posizionamento al pubblico con altro brand che offre altri modelli<br />

di pari categoria allo stesso prezzo”. Alcune volte, a causa di una scarsa<br />

cultura media sulla sensibilità nel posizionamento commerciale dei<br />

prodotti dei vari brand o di una scarsa etica professionale, il negoziante<br />

sottovaluta queste dinamiche. La differenza tra una grande superficie<br />

e il negozio fisico consiste proprio in questo: la libera scelta che ha il<br />

“consumatore” di acquistare o confrontare autonomamente prodotti<br />

anche aventi analogo<br />

posizionamento di<br />

mercato, posti affiancati<br />

sullo scaffale della<br />

GDO, a differenza di<br />

una scelta “suggerita”<br />

o “consigliata” o<br />

“scalata” (più o meno<br />

eticamente dal negoziante)<br />

dei prodotti<br />

esposti nella vetrina<br />

del suo negozio fisico.<br />

Di questi tempi, occorre<br />

possedere nervi saldi...<br />

una grande dose<br />

di convinzione e una<br />

fede incrollabile nei<br />

confronti del brand<br />

che il negoziante intende<br />

continuare a<br />

commercializzare. La<br />

richiesta di una revisione<br />

della scontistica<br />

reale da parte dei propri distributori potrebbe fare la differenza sui vari<br />

brand venduti, permettendogli di prendere una decisione univoca e<br />

coerente su cosa e come venderla.<br />

A parte le questioni etico-professionali attinenti ai rapporti riservati<br />

distributore-negoziante, risulta chiaro che la tradizionale catena distributiva<br />

si dimostra in questi specifici casi sbilanciata (nel migliore<br />

dei casi) o assente, o senza un reale controllo di gestione dei processi<br />

commerciali. Il negoziante deve decidere se mettere da parte le sue<br />

preferenze personali per inseguire articoli per lui “più profittevoli”, o<br />

stoicamente perseguire una sua personale (e aggiungo, unica e coerente)<br />

filosofia ritagliata sul proprio modello di vendita. Anche a causa di<br />

queste idiosincrasie e per mantenere le famose “due cifre”, può capitare<br />

che un brand internazionale decida di cambiare distributore nazionale<br />

(ping-pong). Utilizzando un termine impiegato nella navigazione<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 17


INSIDE<br />

marittima, quali conseguenze si possono generare dal cambio di “rotta<br />

commerciale”? Naturalmente cambia la catena dei “porti di attracco<br />

dei beni” (i negozi fisici) legati al precedente distributore. Ma a livello<br />

commerciale, per un brand internazionale, un negozio fisico vale l’altro.<br />

L’importante è che il loro numero, la loro geolocalizzazione e il bacino<br />

di utenza servito siano per lui comunque strategici. Può anche capitare<br />

che un costruttore permetta la commercializzazione non in esclusiva<br />

del proprio marchio su più distributori nazionali, al fine di aumentare<br />

la copertura sul territorio dei propri prodotti. In questo secondo caso,<br />

lasciando liberi i distributori di modellare la propria politica dei prezzi,<br />

si permette l’attuazione della pratica commerciale del risiko. Chi ci<br />

rimette di più in questi casi? Oltre al precedente distributore (perché<br />

sia nel primo che nel secondo caso il distributore originale rischia di<br />

perdere un brand del suo portfolio o la sua esclusiva), sicuramente<br />

l’ignaro cliente e tutte le attività di assistenza post-vendita su quello<br />

specifico marchio che possono intervenire nel tempo. Scaduta la garanzia,<br />

nel malaugurato caso accada qualcosa al proprio apparecchio<br />

(considerato dal mercato oramai “vetusto”, “tecnologicamente obsoleto”<br />

o diplomaticamente ed eufemisticamente definito da qualche esponente<br />

di testata giornalistica un “modello non recente”...), il cliente di quel<br />

negozio cosa può fare? Dipende dal cliente e dal suo grado di emancipazione<br />

e consapevolezza delle cose del mondo. Dato che il negoziante<br />

non distribuisce più il marchio, e qualora il nuovo distributore nicchi...<br />

occorrerà rivolgersi direttamente alla casa madre (magari scrivendo<br />

una letterina in inglese); ci saranno così buone probabilità di avere<br />

una risposta, magari anche positiva. A fronte di questa possibilità, la<br />

convenienza di riparazione consiste solo nel pedigree dato dal valore<br />

intrinseco del bene, non certamente dal suo valore affettivo. Lodevole<br />

è l’iniziativa di un’azienda di servizi di riparazione di consorziarsi in<br />

un network con altri centri di riparazione e assistenza (non solo audio)<br />

sparsi sul territorio nazionale, per fare fronte a queste esigenze, evidentemente<br />

sempre più frequenti; a questi consorzi di raccolta, tuttavia,<br />

manca ancora un po’ di cultura tecnica di settore, perché sostituire il<br />

cristallo led di un telefonino o riparare un ferro da stiro sono sostanzialmente<br />

operazione assai differenti che restaurare filologicamente<br />

una A.R. 10 pi.greco, un Radford, o eseguire un refoaming alla regola<br />

dell’arte su un monitor JBL.<br />

L’attività commerciale di negoziazione, nel caso di permuta con un<br />

prodotto ex-demo, può diventare complicata e penalizzante per il<br />

punto vendita, perché oltre a non potere vendere a prezzo di listino un<br />

prodotto ex-demo (anche se inusato e lasciato sullo scaffale da più di<br />

un anno), il negoziante è vincolato (questa volta dal cliente, se vuole<br />

assicurarsi la vendita) a ritirarne anche il suo usato. Per garantirsi<br />

un minimo di profitto, il negoziante difficilmente riesce a garantire la<br />

stessa scontistica sul prodotto ex-demo acquistato dal cliente senza<br />

permuta. In questo caso, non si può più parlare di percentuale di sconto<br />

(in %) sul listino ufficiale relativamente al valore del bene ex-demo ma<br />

l’unità di misura diventa il prezzo (in euro) equivalente al valore del<br />

prodotto ex-demo, da confrontare coerentemente con il prezzo residuo<br />

equivalente al valore del bene da ritirare/ritirato in permuta. Spesso,<br />

se non sempre, molti negozianti appongono sui prodotti ex-demo il<br />

prezzo in euro e non la relativa percentuale di sconto da listino ufficiale.<br />

In questo modo il cliente non può immediatamente comprendere<br />

il reale sconto applicato sul prodotto se non ha sottomano l’annuario<br />

audio di riferimento o il listino prezzi “consigliato” al negoziante dal<br />

distributore. L’avventore “consumatore”, quindi, non può percepire<br />

immediatamente il reale vantaggio economico dell’offerta sul bene in<br />

saldo perché il venditore non può sapere a priori se il “consumatore”<br />

deve effettuare la permuta del suo vecchio apparecchio oppure no. Altre<br />

volte, al posto del prezzo, in vetrina compare la frase “modello ex-demo<br />

- chiedere all’interno”. Questa incertezza generata dalla reticenza del<br />

negoziante a esporre il prezzo provoca sempre nell’utente una iniziale<br />

sensazione di disorientamento e immediata sfiducia da presa d’atto.<br />

Tutte queste percezioni subliminali avvengono in pochi secondi e, nel<br />

90% delle volte, sul marciapiede davanti alla vetrina, prima ancora<br />

quindi di innescare la prima fatidica “call-to-action” finalizzata a entrare<br />

in negozio. Peccato che (forse) l’utente dovrebbe prendersela di più<br />

con il distributore che frequentemente “impone” queste politiche de<br />

facto. I negozianti più onesti, mossi da un’etica dei prezzi corretti, sul<br />

cartellino scrivono oltre al prezzo di listino anche lo sconto percentuale<br />

da listino e il prezzo scontato.<br />

In fisica, infatti, l’analisi dimensionale è corretta se e solo se nella formula<br />

da impiegare c’è corrispondenza tra unità di misura e grandezze<br />

dimensionali. Ecco due esempi, nell’ipotesi di volere tenere costante<br />

il ricavo:<br />

- Valore del bene nuovo da listino (in euro) - Valore del bene usato<br />

ritirato in euro = Ricavo (in euro) SI<br />

- Valore del bene nuovo da listino (in euro) - Sconto sul valore dell’ex<br />

demo (in %) - Valore del bene usato ritirato (in euro) = Ricavo (in ?) NO<br />

L’attività commerciale, nel caso di messa in conto vendita del bene<br />

usato con vendita del “nuovo” ex-demo, diventa penalizzante per il<br />

punto vendita, perché oltre a dovere vendere sotto il prezzo di listino il<br />

prodotto ex-demo (frequentemente letteralmente inusato), è obbligato<br />

(questa volta dal cliente) a ritirarne spesse volte anche il suo usato,<br />

mettendolo “in conto vendita”, perché la trattativa della permuta non<br />

è andata a buon fine. Questa pratica, seppur normale e da sempre<br />

attuata dai negozianti, porta nel tempo a una rilevante occupazione di<br />

superficie, limitando le possibilità di crescita ed espansione della stessa<br />

attività commerciale (nel caso del classico negozio due vetrine), a causa<br />

dei sensibili costi di mantenimento di questi apparecchi nello stock di<br />

magazzino. Per punti vendita piccoli o medi le pratiche della permuta<br />

18 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


INSIDE<br />

e del conto vendita comportano un rilevante consumo di superficie<br />

e sensibili costi gestionali (costi di conduzione della superficie, cura<br />

e gestione dello stock di magazzino, quindi di assicurazione, di safety,<br />

di security, di energia, di promozione, etc). Capita quindi che, periodicamente,<br />

per fare le “pulizie di primavera”, qualche negoziante liquidi<br />

questo stock, perché.... non ha più spazio da dedicare al core della sua<br />

attività commerciale.<br />

Sovente appaiono sulle riviste di settore intere paginate di questi prodotti,<br />

posti in vendita sia come nuovo che come ex-demo, oppure sotto<br />

forma di offerte originate da permute o da conto vendita. Nel caso gli<br />

apparecchi siano stati ceduti in permuta, occorre telefonare al negoziante<br />

per conoscere il loro prezzo di vendita. Questo escamotage occorre<br />

ed è opportuno che il negoziante lo utilizzi, perché è bene non far<br />

sapere al contadino (in questo caso il cliente che ha ceduto il suo bene<br />

usato) quanto valgono veramente le sue vecchie “pere”, scambiate per<br />

acquisto di nuove mele! Ma la domanda che ci si deve porre è: qual è il<br />

valore vero da attribuire al prodotto nuovo messo in conto vendita dal<br />

distributore, che poi si trasforma in “ex-demo” dopo un anno di giacenza<br />

sullo scaffale, anche se è stato utilizzato una sola volta per una “demo”?<br />

Il prezzo di listino con sconto, o un prezzo x stimato dal negoziante y<br />

per un prodotto che (nella maggioranza dei casi) è nuovo (inteso come<br />

inusato), ma che magari è uscito o sta per uscire di produzione perché<br />

verrà sostituito da un prodotto analogo di pari fascia ma “molto più<br />

performante”? Anche in questo caso, il negoziante esperto opera una<br />

scelta delle due pratiche in funzione dei pezzi usati più pregiati che<br />

può offrire alla clientela,<br />

e quindi più facilmente<br />

rivendibili nel mercato.<br />

Subentra, in questo<br />

caso, la cosiddetta<br />

e spesso bistrattata<br />

“professionalità<br />

dell’esercente”.<br />

Spesso i prodotti descritti<br />

precedentemente vengono<br />

proposti in vendita<br />

sulle riviste di settore<br />

sotto la categoria “usato”<br />

(poche ore di funzionamento,<br />

ben tenuto, con<br />

imballi originali, astenersi<br />

perditempo, preferisco<br />

consegna solo a mano e<br />

altre amenità del genere...).<br />

Ovviamente non possono dichiaratamente far parte della categoria<br />

“ex-demo” ma devono apparire come venduti da soggetti privati.<br />

Questo escamotage, adottato dai negozianti tramite i loro dipendenti<br />

o i loro lead, è utile per non far sapere al contadino (in questo caso il<br />

produttore / distributore) quanto valgono veramente le sue pere nel<br />

mercato reale! Oggi questo avviene addirittura con modelli ancora in<br />

produzione, ovvero presenti ancora sui listini ufficiali delle aziende e<br />

sugli annuari ufficiali. I cosiddetti “privati”, pur di “liberarsi” di certi<br />

prodotti, propongono sconti anche pari al 60-70% sul valore a listino<br />

ufficiale, magari ancora in corso di validità annuale.<br />

Di derivazione prevalentemente internettiana, la pratica che potremmo<br />

definire mesdames et messieurs, faites vos jeux: il negoziante<br />

è disposto a vendere la propria merce al prezzo indicato dal cliente<br />

qualora questo documenti un prezzo inferiore proposto da altro negozio/piattaforma.<br />

Si innesca così la continua corsa al ribasso, ovvero la<br />

guerra dei prezzi dove tutti perdono. In questo caso i paletti che pianta<br />

il negoziante per arginare possibili speculazioni sono quelli relativi<br />

al “pedegree”che il bene (nuovo e con imballo originale e sigillato)<br />

deve possedere. Uno di questi requisiti è quello relativo alla regolare<br />

distribuzione sul territorio nazionale: vietata l’importazione parallela.<br />

Qual è, allora, il ragionevole margine di guadagno reale che ha il negoziante?<br />

E, soprattutto: qual è il vero valore della merce? In questo<br />

caso, è quello percepito dall’utente, che impone al negoziante la “sua”<br />

politica dei prezzi, ignorando, oltre al valore intrinseco, anche il valore<br />

dell’attività di assistenza post-vendita di cui deve godere il bene?<br />

Evidentemente, per beni di valore relativo (tipicamente sotto la soglia<br />

psicologica dei 1.000 euro), oggi questo azzardo dell’usa e getta si può<br />

anche sostenere. Tanto c’è sempre il Black Friday…<br />

Può capitare che per beni di largo consumo il produttore “svernici”<br />

contemporaneamente il distributore nazionale e la catena dei<br />

dettaglianti (doppio tunnel non dichiarato), immettendo sul<br />

territorio di competenza gli stessi identici beni da lui fatti distribuire<br />

dai canali ufficiali. Questa pratica, non troppo rara e denominata importazione<br />

parallela, può essere applicata in concomitanza all’uscita<br />

di produzione di quello specifico bene o alla dismissione delle sue<br />

linee di produzione o del<br />

brand stesso, o per eccesso<br />

di stock di invenduto<br />

dovuto frequentemente a<br />

sovraproduzione da parte<br />

della casa madre; nei<br />

casi più biechi, si verifica<br />

parallelamente alla messa<br />

in commercio di articoli<br />

che non hanno superato<br />

tutti i test di collaudo previsti<br />

dagli standard qualitativi<br />

imposti dal processo<br />

produttivo o, peggio ancora,<br />

alla contraffazione del<br />

prodotto stesso. A volte la<br />

contraffazione è talmente<br />

ben eseguita che non<br />

sussiste alcuna differenza<br />

con il prodotto originale; altre volte il modello viene spudoratamente<br />

rimarchiato con altro brand avente un posizionamento di mercato più<br />

basso rispetto a quello del brand originale, e quindi più facilmente<br />

vendibile “sottocosto”; così facendo, si salvaguarda l’immagine del<br />

brand primigenio. Ma il modello proviene dalla stessa catena di produzione.<br />

Come quella volta che acquistai (era il 1986 o giù di lì) dal<br />

distributore il mio primo lettore CD da auto (ma anche da casa e da<br />

passeggio) marchiato Phonola; in realtà si trattava del mitico Philips<br />

CD-10, bei tempi! In alcuni casi, questi stock vengono venduti a società<br />

internazionali B2B indipendenti che possiedono la loro piattaforma web<br />

20 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Wharfedale EVO4.4 vincintrice del premio 5 stelle What HI-FI<br />

Distribuito da Tecnofuturo srl | via Rodi, 6 - Brescia | Tel. 0302452475 | www.tecnofuturo.it


INSIDE<br />

di reselling o una vetrina del settore su Amazon, o e-bay per operatori<br />

B2C. Anche i punti vendita ufficiali nulla possono fare di fronte a queste<br />

pratiche. Pur essendo (a medio termine) controproducente in termini<br />

di immagine da parte della casa madre o del canale che commercializza<br />

questi prodotti, le uniche armi in possesso del distributore e dei<br />

negozianti suoi affiliati sono solo quelle attività relative alla massima<br />

diffusione di comunicati stampa e alla pubblicazione degli elenchi<br />

dei numeri di matricola degli apparecchi venduti o ancora detenuti<br />

in stock. Della serie: si chiude il recinto sull’assistenza post-vendita<br />

degli ignari clienti B2C (siamo sicuri siano veramente ignari? Qualche<br />

dubbio sovviene) che hanno già acquistato o stanno per acquistare un<br />

bene attraverso queste piattaforme internet dedite al reselling. Altre<br />

volte il distributore, per evitare ulteriori contrasti con la casa madre,<br />

preferisce comunque fare buon viso a cattiva sorte (perché rischia di<br />

subire dal costruttore la pratica n. 5, quella del ping pong), pubblicando<br />

annunci “disclaimer” sulle riviste di riferimento ma illustrati con modalità<br />

un po’ più criptiche e incerte. Così facendo, però, si ottiene invero<br />

l’effetto opposto pari a un lieve disorientamento da parte dell’utente<br />

medio, come noto poco avvezzo e incline a conoscere le dinamiche e le<br />

problematiche commerciali che interessano i suoi brand preferiti. All’ignaro<br />

utente non interessano questi meccanismi e, se proprio qualche<br />

scrupolo affiora dalla sua coscienza, per non sbagliare, abbandona l’idea<br />

di acquistare quello specifico bene sia dal negoziante fisico che dal reseller<br />

web. L’operazione, in questo caso, come detto, può comportare una<br />

qualche forma di sfiducia e di ricaduta di immagine e di reputazione del<br />

brand ma se il brand sta dismettendo lo specifico modello, o peggio, se<br />

stesso e le sue linee di produzione, anche questo problema non sussiste.<br />

Molto più raramente, questa pratica viene attuata da negozianti non<br />

facenti parte della rete di distribuzione ufficiale. In ogni caso, risulta<br />

attività alquanto improbabile proporre un articolo dall’elevato “valore”<br />

(sarebbe meglio dire prezzo) nella sezione degli acquisti online “Aggiungi<br />

al carrello”, per di più (e magari) non immediatamente disponibile<br />

nel negozio fisico per una approfondita user experience da parte del<br />

“puntiglioso” cliente, disposto a transare svariate migliaia di euro al<br />

negoziante (ho visto oggetti “da mettere nel carrello” anche del prezzo<br />

di 25.000 euro...).<br />

Da qualche tempo, infine, si osserva l’adozione da parte dei marchi<br />

più famosi della tecnica promozionale denominata “temporary store”.<br />

La scelta dell’ubicazione di questi luoghi fisici è frequentemente<br />

e strategicamente il risultato dell’inseguimento di altri bisogni come,<br />

ad esempio, quello di trascorrere un periodo di vacanza in una famosa<br />

ed esclusiva località turistica (nella foto qui accanto il temporary<br />

store di B&O a Courmayer); si svela così la natura stessa e lo scopo di<br />

queste iniziative commerciali itineranti. È più facile essere propensi a<br />

effettuare un acquisto (anche di scarso valore monetario, questo non<br />

importa) in un momento in cui si ha più tempo per se stessi, si è più<br />

rilassati e ci si può quindi concentrare sul nostro benessere interiore<br />

ed esteriore. Magari solo per acquistare un nuovo paio di cuffiette, o<br />

qualche altro accessorio o apparecchietto Bluetooth, che però tornerà<br />

utile nei quotidiani ascolti musicali “itineranti” al rientro dalla meritata<br />

vacanza. Nella strategia di progettazione di questi negozi temporanei<br />

è ricompresa anche la volontà del brand di generare il funnelling dapprima<br />

con la sua scoperta; poi, inseguendo una maggiore reputazione,<br />

aumentare nel tempo la sua esclusività, e quindi elevare il proprio<br />

posizionamento di mercato; tutti i parametri sono codificati per una<br />

normale user experience di prodotto ma coniugata in un’unica, irripetibile<br />

ed esclusiva cornice di wellness. Chi può dimenticarsi di quella volta<br />

che ha provato (e poi acquistato) quella nuova cuffietta Bluetooth di<br />

quel marchio in quel bel negozio in quella famosa località turistica?<br />

Sempre meglio questi oggetti, assimilabili al magnetino-ricordo da<br />

mettere sulla porta del proprio frigorifero o al pin da lasciare su qualche<br />

giacca a vento, o alla cartolina da spedire ai propri amici e parenti, o<br />

all’adesivo che si metteva sul vetro della propria auto, piuttosto che la<br />

gondola con carillon da posizionare sul proprio televisore valvolare per<br />

rammentarci della esclusiva, divertente e piacevole vacanza trascorsa<br />

a Venezia nel 1964!<br />

I bisogni ancestrali sono sempre gli stessi: quelli legati alla periodica<br />

celebrazione emotiva (pubblica o privata) dei nostri ricordi più belli.<br />

Oggi vale anche un selfie per ricordare a tutti che stiamo vivendo in<br />

qualche modo anche noi questo preciso momento di vita. Da un mero<br />

punto di vista del rapporto costi-benefici, allestire (e smantellare)<br />

stagionalmente una struttura di temporary-store con arredi e impianti<br />

studiati ad hoc richiede da parte del brand che la attua una capacità<br />

economica e finanziaria non indifferente, alla luce sia dell’elevato costo<br />

che hanno in genere queste iniziative che in termini di €/contatto, unito<br />

allo scarso utile racimolato nella vendita di prodotti a basso valore aggiunto<br />

per i pochi mesi di apertura in queste località esclusive. Ma in<br />

questo caso, il negoziante è il produttore stesso, e quindi il servizio reso<br />

al cliente ricomprende, come detto, sia il prodotto eventualmente venduto<br />

che tutta la strategia di investimento nell’attività di branding che<br />

si mette in moto dopo un acquisto o dopo una semplice visita effettuata<br />

nello store. L’importante è intercettare e possibilmente replicare successivamente<br />

in un altro spazio il tempo economico dell’attenzione<br />

focalizzata al percorso di funnelling iniziato in queste località esclusive:<br />

a molti è capitato di acquistare un maglione in un esclusivo negozio di<br />

Madrid pensando di acquistare un bel prodotto di manifattura locale<br />

e accorgersi invece al proprio rientro a casa (leggendo l’etichetta per<br />

capire che tipo di ciclo di lavaggio si doveva utilizzare) che abbiamo<br />

acquistato un capo “made in Italy”; comunque, era un bel maglione…<br />

(continua)<br />

22 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


INSIDE<br />

de Il Tremila<br />

Alice e il Bianconiglio<br />

95 giradischi Beogram 4000 riportati a miglior vita per festeggiare il 95mo anno di vita di B&0 azienda che<br />

del termine “iconico” e della longrvità dei suoi prodotti ha fatto una strategia di vita...<br />

“Per quanto tempo è per sempre?” chiede Alice,<br />

“A volte, solo un secondo” risponde Bianconiglio.<br />

A volte no...<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

Cade a fagiolo, in una discussione che <strong>SUONO</strong> ha tentato<br />

di innescare a partire dallo scorso numero (“Quanto conta<br />

il fattore “I” - <strong>SUONO</strong> 547, pag 14), l’iniziativa “Classics”<br />

che Bang & Olufsen ha annunciato in occasione del “3 Days of Design”<br />

di Copenaghen, un progetto pilota che mira a rinnovare, rigenerare<br />

e ricreare alcuni dei prodotti storici e iconici dell’azienda<br />

e sottolinea l’importanza che questi elementi, peraltro patrimonio<br />

permanente dell’azienda danese, manifestano in particolare nel<br />

settore della riproduzione musicale (non ha caso l’unica area dove<br />

una tecnologia “antica” e datata più di 100 anni è tornata in auge!).<br />

L’intenzione di riportare a nuova vita i classici della casa ha preso<br />

il via in concomitanza con le celebrazioni del 95mo anniversario<br />

del marchio con il giradischi Beogram serie 4000 (1972) progettato<br />

da Jacob Jensen e parte della Collezione Permanente al MOMA<br />

di New York. “Stiamo esplorando uno dei principi della struttura<br />

dell’economia circolare, il Design for Longevity, con l’obiettivo di<br />

preservare l’eredità e il valore di alcuni dei nostri prodotti più iconici<br />

dei decenni precedenti” le parole di Mads Kogsgaard Hansen,<br />

I Beogram 4000 Recreated Limited Edition saranno presentati nei negozi Bang & Olufsen<br />

selezionati in tutto il mondo.<br />

24 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


DOSSIER ALTA FEDELTÀ<br />

Frutto del nuovo design il nuovo coperchio antipolvere in rovere massello.<br />

Product Manager di Bang & Olufsen a capo del progetto Classic che<br />

continua: “Le persone continuano a utilizzare e a mostrare i prodotti<br />

Bang & Olufsen 25, 35 e anche 45 anni dopo la loro creazione, il<br />

che è piuttosto unico nel nostro settore. Esplorare e comprendere<br />

come estendere il ciclo di vita e l’importanza dei prodotti audio che<br />

le persone già apprezzano ci aiuta a definire principi basati sull’evidenza<br />

legati alla durabilità emotiva, all’artigianalità durevole,<br />

all’obsolescenza della connettività e al design senza tempo, che ha<br />

benefici ambientali anche per i nostri prodotti futuri”.<br />

Jacob Jensen aveva progettato il Beogram 4000 con l’idea di creare<br />

un giradischi in grado di sopravvivere dal punto di vista estetico<br />

all’usura del tempo senza lesinare anche sulle soluzioni tecniche<br />

d’avanguardia ma consolidate, dal controllo elettronico all’adozione<br />

del braccio tangenziale. Ma come rinnovare, rigenerare e ripensare<br />

il Beogram a distanza di quasi 50 anni? 95 esemplari del Beogram<br />

4000 sono giunti a Struer, nello stesso laboratorio dove vennero<br />

creati e sono stati smontati e ispezionati manualmente decidendo<br />

come intervenire tanto sulle parti in movimento, rigenerandole, che<br />

sulla meccanica e l’elettronica. Le finiture in alluminio sono state<br />

lucidate e anodizzate in una tonalità champagne più calda di quella<br />

originale, il telaio in legno è stato rinnovato e realizzato in rovere<br />

massello lavorato a mano, mentre è stato introdotto un nuovo coperchio<br />

antipolvere che protegge il prodotto, perché la sfida nella sfida è<br />

il fatto che le nuove versioni del giradischi dovevano avere elementi<br />

di design aggiuntivi che non erano presenti sulla serie originale!<br />

Inoltre è stato aggiunto un pre fono all’interno dell’apparecchio.<br />

A rivedere il design dell’apparecchio, i segni del tempo non sembrano<br />

aver infierito sul Beogram 4000 ma se questo accade in genere sui<br />

prodotti B&O, in che modo i vincoli di un prodotto pensato quasi<br />

50 anni fa potranno incidere sulle sue performance? Un giradischi<br />

è probabilmente il prodotto dove il gap tra il passato e il presente è<br />

meno evidente e, addirittura, le lavorazioni meccaniche erano forse<br />

più abituali se non precise di oggi. Ed è vero che B&O non ha mai<br />

puntato alle prestazioni più esasperate da “ultima ora”, scegliendo<br />

piuttosto tecnologie e performance consolidate. Ma la sfida è interessante<br />

e troverà una risposta solo nel tempo. Per ora il primo step<br />

sembra consolidare il valore dell’effetto Iconico e delle rimembranze<br />

dell’Hi-Fi “di una volta”: sebbene il Beogram 4000c Recreated Limited<br />

Edition abbia un costo di 10.000 euro e ne siano disponibili sole<br />

95 unità numerate in tutto il mondo, non dubitiamo che andranno<br />

rapidamente sold out!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 25


INSIDE<br />

di Paolo Corciulo<br />

Un laboratorio<br />

per il futuro<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

“Laboratorio”, ovvero uno spazio comune o privato dove gli artisti creano, studiano e sperimentano nuove<br />

tecniche e idee... Termine quanto mai azzeccato nell’accezione che ne vuole dare il nuovo D’Agostini Lab<br />

che aprirà i battenti prima del nuovo anno.<br />

Ben radicato nel tessuto sociale della capitale e giunto alla<br />

terza generazione di titolari, oggi incarnati da Alessandro,<br />

l’ancora giovane ultimogenito, Hi-Fi D’Agostini alza ogni<br />

mattina le serrande dal 1967, alle quali si sono aggiunte recentemente<br />

ma con grande impegno le serrande metaforiche di una attività in<br />

rete che travalica, con podcast, offerte e quant’altro, la semplice<br />

gestione di un sito, che pure c’è ed è ben fatto e tenuto. Eppure,<br />

nonostante questo, il celebre negozio romano in piena era Covid ha<br />

sentito l’esigenza di allargare la sua attività non-virtuale, progettando<br />

l’apertura di un secondo punto vendita in un’altra area della<br />

città. Quali le ragioni della “balzana” idea? E quali le modalità con<br />

cui muoversi all’interno della filiera di vendita per offrire modalità<br />

che non siano l’eterno ripetersi di se stessi? Niente di meglio che<br />

chiederlo al diretto interessato...<br />

Come vi è venuto in mente in questo momento di aprire un<br />

negozio Hi-Fi, in generale, e in particolare a Roma dove già<br />

avete un punto vendita?<br />

Per prima cosa voglio chiarire che la nuova realtà che stiamo allestendo<br />

non è il classico punto vendita di prodotti Hi-Fi ma un<br />

26 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


DOSSIER ALTA FEDELTÀ<br />

concept store che avrà come punto focale il prodotto Hi-Fi. L’obiettivo<br />

è infatti quello di allestire un’esperienza fatta di esplorazione e<br />

scoperta sia attraverso la varietà e la qualità dei prodotti esposti che<br />

passando attraverso il design stesso dell’ambiente. L’idea è quella di<br />

spingere il mercato e il consumatore nella modernità, rinnovando le<br />

modalità della proposta, incoraggiando scelte consapevoli con una<br />

vista diretta sul prodotto e sul produttore. Metteremo a disposizione<br />

dei nostri clienti ampi spazi per visione e ascolto con le nostre sale<br />

e un auditorium. Lo stesso luogo destinato alla visione e all’ascolto<br />

dei prodotti Hi-Fi potranno diventare i luoghi di incontro, con<br />

organizzazione di eventi a tema. Grazie anche alla sinergia con gli<br />

altri nostri partner il cliente sarà in grado di armonizzare le scelte<br />

tecniche più adatte a lui, con il gusto estetico ed architettonico e con<br />

soluzioni all’avanguardia per la gestione degli impianti. L’obiettivo è<br />

comunque quello di incrementare il numero dei visitatori e aumentare<br />

la loro permanenza all’interno del punto vendita. Il termine<br />

“concept store” e il nome della nuova sede “D’Agostini Lab” non<br />

sono utilizzati a caso per dare un senso di modernità o infilarci un<br />

termine in inglese: la nuova sede sarà un incontro di più partner che,<br />

in una fucina di professionisti, mettono a disposizione attraverso<br />

delle experience room il loro sapere. Oltre noi interverrà lo studio<br />

di architettura “studio ICS” e dei partner che forniranno materiali<br />

esclusivi. Le sale, quindi, andranno da porte acustiche realizzate da<br />

un nostro falegname passando per rivestimenti, illuminazione e<br />

arredamenti made in Italy, fino ad arrivare a prodotti studiati per<br />

l’ambiente. Sale acustiche create ex novo con avanzate tecniche<br />

di isolamento per le pareti, con l’aiuto anche di un’importante<br />

azienda di pannelli acustici. Un elemento molto importante sarà<br />

anche la partecipazione diretta delle aziende che, verticalmente<br />

con l’intera linea di prodotto, parteciperanno attivamente per dare<br />

tutte le sicurezze e le scelte che un cliente ricerca.<br />

Come vedi l’evoluzione del mercato in questa fase, a mio<br />

parere, di estrema debolezza degli elementi della filiera?<br />

Stiamo cominciando a esplorare nuovi canali di comunicazione e<br />

conoscenza di prodotti e produttori, andando a visitarli nei luoghi di<br />

produzione, scambiando con loro informazioni circa il loro lavoro di<br />

ricerca di dispositivi sempre più performanti e la nostra esperienza<br />

delle dinamiche del mercato al dettaglio. Grazie anche alla disponibilità<br />

e competenza dei nostri distributori nazionali riusciamo così a<br />

selezionare i migliori prodotti per il nostro mercato, ottenendo allo<br />

stesso tempo una economia di scala i cui primi beneficiari saranno<br />

i nostri clienti. Per quanto sarà un concept store moderno, non tradiremo<br />

mai la nostra linea guida basata sulla professionalità. Per<br />

quanto oggi internet possa essere una grande risorsa, può anche<br />

essere molto pericoloso a causa dalla costruzione di falsi miti e narratori<br />

improvvisati. La professionalità non passerà mai di moda e<br />

sarà sempre un elemento distintivo, motivo per il quale, in momenti<br />

di instabilità, bisogna comunicare seriamente e rassicurare l’utente<br />

finale. È una evoluzione che esiste da sempre e sempre così sarà.<br />

Il consumatore finale mi sembra piuttosto conservatore<br />

nelle sue scelte mentre nuove istanze e modalità dell’ascolto<br />

della musica si sono ritagliate un grande spazio. Da<br />

giovane, pensi che esista uno spazio per un messaggio<br />

di modernità tecnologica e verso chi andrebbe rivolto?<br />

In altre parole: ti sembra che anche i giovani approdino<br />

all’alta fedeltà e se no, come si potrebbero avvicinare?<br />

Si tratta di un grande vuoto lasciato da noi operatori del settore. Oggi<br />

i giovani hanno accesso a un catalogo musicale infinitamente vasto<br />

con una facilità di fruizione incredibile. Siamo stati abituati a un<br />

mercato in cui noi operatori dettavamo le regole ma oggi, con la globalizzazione,<br />

il processo si è completamente capovolto e ancora non<br />

lo abbiamo capito. Ma la storia ci insegna che il giovane è curioso, è<br />

sognatore, è appassionato e la musica non può e non passerà mai di<br />

moda, e con essa la sua riproduzione. Sta a noi creare esperienze di<br />

ascolto, far appassionare, creare emozioni e avremo un mercato così<br />

vasto che probabilmente non immaginiamo nemmeno.<br />

Tu sei molto attivo sul web e mi domando se hai un positivo<br />

riscontro per l’attività di vendita nell’uso dei social network<br />

e, in genere, dei nuovi media. Inoltre ti chiedo: è possibile,<br />

soprattutto in ragione di un punto vendita nuovo che nasce<br />

oggi nel 2020, utilizzare forme di comunicazione e vendita<br />

frutto di un mix tra l’elemento fisico e quello virtuale?<br />

Iniziata prima timidamente e ora ampliatasi a diverse iniziative, la<br />

nostra esperienza dell’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione<br />

e vendita attraverso i canali del web ci ha dato riscontri positivi.<br />

Sicuramente il mix tra l’elemento fisico e quello virtuale è uno<br />

dei nodi centrali dello sviluppo del concept store che stiamo per<br />

inaugurare. Non potremo mai sostituire l’esperienza dell’ascolto<br />

diretto - che noi saremo in grado di offrire in ambienti allestiti<br />

con materiali altamente specializzati come pochi oggi possono<br />

vantare - che resterà un’esperienza unica. Sicuramente il web ci<br />

consentirà di avere un contatto costante e diretto con la nostra<br />

clientela. Noi siamo pronti a entrare nel futuro, e siamo pronti a<br />

offrire a tutti gli appassionati l’esperienza che abbiamo immaginato.<br />

Motivo per cui rafforzeremo molto di più la comunicazione, in<br />

particolar modo attraverso i social, anche con l’aiuto delle nostre<br />

aziende partner, con una comunicazione condivisa sulla base<br />

del design, della qualità e dell’esclusività, non necessariamente<br />

incentrata sul lusso.<br />

Se lo streaming e il downloading sono in qualche<br />

modo entrati nelle consuetudini degli audiofili,<br />

per i DSP c’è una grande resistenza. Che esperienze<br />

hai con Anthem, Lungdorfs, Trinnov, etc.?<br />

Credo che anche questo concetto non sia mai stato comunicato<br />

nella maniera giusta. Non possiamo pretendere di far capire e<br />

vendere tramite un catalogo un prodotto. Due delle nostre sale<br />

saranno proprio incentrate anche sul multicanale sia da incasso<br />

sia esterno. La sala Auditorium più grande ospiterà un sistema<br />

13.2 proprio con processore Lyngdorf e diffusori da incasso (con<br />

la possibilità di passare a diffusori tradizionali). La seconda sala<br />

sarà un 11.2 canali con Anthem, anch’essa con diffusori da incasso<br />

e classici esterni, coadiuvati dal video e automatizzati tramite un<br />

sistema di Domotica Crestron che gestirà tutto, illuminazione e<br />

climatizzazione compresa.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 27


INSIDE<br />

di Agostino Bistarelli<br />

Una experience<br />

difficile da eguagliare<br />

Comincia a farsi strada, anche nella forza vendita, l’idea che il rapporto tra il punto vendita e il consumatore non<br />

possa limitarsi a una transazione economica (anche “al miglior prezzo”) ma debba consistere di un’esperienza<br />

caratterizzata da un valore aggiunto.<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

Così la pensano un negozio che promuove l’eccellenza in<br />

Hi-Fi e uno degli studi di registrazione che non solo perseguono<br />

il meglio nella registrazione ma lo fanno con un<br />

occhio alle tematiche collegate sia alle più moderne tecnologie<br />

che al recupero delle competenze analogiche (argomento a cui<br />

gli appassionati Hi-Fi sono sensibili).<br />

Se il sogno di un appassionato di automobilismo è probabilmente<br />

quello di girare con una Ferrari a Maranello, quale potrebbe<br />

essere l’equivalente per un audiofilo? Se lo sono chiesti Evoluzione<br />

Audio, il negozio di Frascati, e Forward Studios (Viale San<br />

Bartolomeo, 32 - Grottaferrata Roma), quanto di meglio si possa<br />

richiedere a una struttura dedicata al recording e al mixing in Italia,<br />

che congiuntamente hanno dato vita a una collaborazione per<br />

consentire agli appassionati Hi-Fi non solo di ascoltare il meglio<br />

della produzione per l’ascolto della musica nelle migliori condizioni<br />

ma coadiuvare questa esperienza con i consigli e l’esperienza<br />

dei tecnici di studio. Un mix di professionisti di lungo corso:<br />

alcuni conoscono perfettamente il mondo Hi-Fi e selezionano<br />

i migliori hardware abbinandoli con sapienza, altri realizzano<br />

da sempre “dischi”, registrando, mixando e masterizzando per<br />

artisti nazionali e internazionali, per far sì che un impianto Hi-Fi<br />

possa essere posizionato, tarato e valutato con la consapevolezza<br />

di chi conosce esattamente come lo stesso dovrà riprodurre<br />

l’audio in ogni ambiente. L’idea è quella di offrire all’utente una<br />

serie di servizi al top di gamma finalizzati ad avere in casa propria<br />

il massimo livello di ascolto del proprio impianto partendo da<br />

quanto ascoltabile in uno Studio di registrazione con ambienti<br />

acusticamente perfetti (e potendo fruire delle indicazioni di<br />

28 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


I FORWARD IN SINTESI<br />

Frutto della riconversione e ristrutturazione di una<br />

villa d’epoca in stile Romano disposta su tre livelli e<br />

ricca di particolari e peculiarità esclusivi, i Forward<br />

Studios sono un’oasi esclusiva in un ambiente dalla<br />

bellezza straordinaria, pur perfettamente integrati<br />

nell’area metropolitana, distribuiti su un’area totale<br />

pari a circa 1.500 Mq con quattro sale di registrazione<br />

e una dedicata al mastering che poggiano su di<br />

una stratificazione mista fra pietrame, travertino,<br />

pezzami di tufo e cemento (estesa in profondità<br />

per oltre due metri) sopra di cui sorgono le isole<br />

galleggianti di cemento armato, che a loro volta<br />

sono sostenute da un complesso sistema di ammortizzamento<br />

realizzato tramite una fitta ragnatela di<br />

supporti in gomma a rilascio calcolato.<br />

professionisti specializzati), che diventa<br />

il riferimento sul quale parametrarsi.<br />

I Forward Studios dispongono infatti di<br />

acustiche ambientali allo stato dell’arte<br />

mentre le esperienze degli uomini del<br />

settore Hi-Fi, unite alla conoscenza tecnica<br />

degli uomini del settore recording<br />

audio, producono una experience difficile<br />

da eguagliare! Un team di specialisti che<br />

oltre a consigliare il miglior hardware Hi-<br />

Fi da abbinare/acquistare per il budget a<br />

disposizione, potranno intervenire a domicilio<br />

per migliorare, anche con l’ausilio<br />

di strumenti di misura, tutti quei problemi<br />

legati al posizionamento dell’impianto, la<br />

sua taratura audio e l’ottimizzazione in<br />

ambiente di ascolto, consigliando all’occorrenza<br />

le possibili modifiche acusticoambientali<br />

da apportare per il miglior risultato<br />

di ascolto. Preceduta da una demo<br />

che si è tenuta prima dell’estate (è stata allestita<br />

una delle regie dei Forward Studios<br />

con due impianti di classe superiore con<br />

accesso a inviti) l’iniziativa è ora a regime,<br />

su appuntamento.<br />

Per info:<br />

Evoluzione Hi-Fi - Tel: 06.97.24.56.77<br />

info@evoluzionehifi.it<br />

www.evoluzionehifi.it<br />

HARD WIRED, TUBE ONLY, PURE MUSIC.<br />

WWW.TEKTRON.IT<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 29


INSIDE<br />

di Il Tremila<br />

Studio 33:<br />

una agorà per la musica<br />

Era uno degli studi fotografici più hip della Roma anni ‘80 e ‘90; oggi Studio 33 vuole proporsi come thinktank<br />

creativo musicale che analizza la musica a 360 gradi: produzione musicale e audio-video, esperienze<br />

d’ascolto, etichetta discografica, centro di presentazione di progetti d’avanguardia ispirati dalla musica...<br />

ALTA FEDELTÀ 2020<br />

Nella logica della factory che vuole utilizzare ogni forma di<br />

creatività generata dalla musica, il management di Studio<br />

33 si è posto l’obiettivo di mettere a disposizione della comunità<br />

musicale uno spazio di 250 metri quadri nel centro di Trastevere<br />

per dare vita a un networking tra professionisti del settore musicale<br />

e semplici amanti della riproduzione sonora di qualità. “A musical<br />

supernova” definiscono l’iniziativa i suoi creatori, tre professionisti<br />

del settore (Enzo Abbate, Fabio Bernardini e Raffaele Costantino) che<br />

hanno deciso di condividere il loro know-how musicale per realizzare<br />

un nucleo di alta formazione, fornendo basi tecniche e manageriali<br />

ai leader di domani. A loro disposizione una location che dispone di<br />

una ampissima sala d’ascolto e un sistema di riproduzione originale<br />

e di altissimo livello, dove far convergere, con appuntamenti a tema,<br />

gli appassionati e i comuni mortali attirati dalla musica, affinché il<br />

verbo prenda piede...<br />

Fondamentale poi l’incontro, avvenuto 15 anni fa, da appassionati,<br />

con Jonathan Weiss e i prodotti della Oswald’s Mill Audio<br />

da lui fondata; apparecchi realizzati sull’onda della fascinazione<br />

per il suono del cinema americano anni ’50 e per l’amplificazione<br />

valvolare (come dire: là dove tutto ebbe inizio!), unito all’amore<br />

per il design industriale. I tre hanno infatti deciso di ospitare,<br />

in esclusiva europea, alcuni dei capolavori sonori (a metà tra<br />

attrezzatura musicale, arte e design d’avanguardia) di Oswald’s<br />

Mill Audio, impreziosendo lo spazio dello Studio 33, progettato<br />

dall’interior design Ana Gugić.<br />

“Ci piace condividere con determinati gruppi di persone la nostra<br />

passione”, ci racconta Abbate, che da esperto in comunicazione<br />

e marketing digitale ha fatto in modo che l’apertura di<br />

Studio 33 diventasse un evento virale “legato alla musica e a chi ci<br />

lavora”. In questo senso ha il suo peso anche il contributo al futu-<br />

30 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


o network degli altri soci e in particolare<br />

dell’attività radiofonica di Raffaele<br />

Costantino (giornalista RAI) che lo ha<br />

messo in contatto con gli attori della<br />

politica culturale legata alla musica e<br />

alle attività in cui la musica, pur non<br />

rappresentando il focus principale, ne<br />

è un indispensabile addendo. Un’area<br />

“professional” di Studio 33 prevede le<br />

attrezzature per mixing editing e preproduzione<br />

nel campo radiofonico ma<br />

anche per un più ampio spettro musicale,<br />

tanto da aver dato origine a un’etichetta,<br />

Hyper Jazz Records, che incide<br />

anche in vinile. Con buona possibilità<br />

che gli attori professionali dello studio<br />

possano esser “contaminati” dall’Hi-Fi...<br />

Per info: www.studio33club.com<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 31


CI VEDIAMO<br />

Stiamo organizzando una nuova filiera<br />

distributiva che renda più semplice e<br />

immediato entrare in possesso della<br />

rivista! Abbiamo dato vita a un programma<br />

di valorizzazione delle edicole, centro<br />

nevralgico e mel pot culturale di chi ama<br />

la lettura dei giornali, che si affianca alle altre<br />

modalità per ricevere <strong>SUONO</strong> (abbonamento<br />

cartaceo, abbonamento digitale, copia<br />

direttamente a casa tua).<br />

VALLE D’AOSTA<br />

VIA CHAMBERY<br />

AOSTA<br />

VIA ROMA 8<br />

DONNAZ<br />

PIEMONTE<br />

CORSO CAVOUR 46<br />

ACQUI TERME<br />

CORSO BAGNI<br />

ACQUI TERME<br />

VIA NIZZA 6<br />

ACQUI TERME<br />

CORSO PIAVE 70B<br />

ALBA<br />

VIA VIVARO ANG. CORSO MATEOTTI ALBA<br />

VIALE G.VICO 11/D<br />

ALBA<br />

CORSO F. CAVALLOTTI<br />

ALESSANDRIA<br />

PIAZZETTA DELLA LEGA<br />

ALESSANDRIA<br />

VIA DANTE 52<br />

ALESSANDRIA<br />

VIA S.GIOVANNI BOSCO<br />

ALESSANDRIA<br />

VIALE MILITE IGNOTO<br />

ALESSANDRIA<br />

PIAZZA ALFIERI 65<br />

ASTI<br />

PIAZZA BOTERO 25<br />

BENE VAGIENNA<br />

VIA PIETRO MICCA 13/A<br />

BIELLA<br />

VIA ROMA 6<br />

BORGO D’ALE<br />

VIA ROMA 96<br />

BORGO SAN DALMAZZO<br />

VIA G.MARCONI 111<br />

BORGOMANERO<br />

PIAZZA XX SETTEMBRE 14<br />

BRA<br />

VIA TORINO 17<br />

CARMAGNOLA<br />

CORSO FRANCIA 87<br />

COLLEGNO<br />

CORSO GIOLITTI 8<br />

CUNEO<br />

CORSO NIZZA 13<br />

CUNEO<br />

CORSO NIZZA 66<br />

CUNEO<br />

VIA PRIMO MAGGIO 122<br />

LUSERNA SAN GIOVANNI<br />

STRADA GENOVA 58<br />

MONCALIERI<br />

CORSO EUROPA 20/C<br />

MONDOVÌ<br />

LARGO CAVALLI 6<br />

NOVARA<br />

LARGO COSTITUENTE 1<br />

NOVARA<br />

VIA XXIII MARZO 285<br />

NOVARA<br />

VIA MARTIRI LIBERTÀ<br />

OCCHIEPPO SUPERIORE<br />

VIA GARIBALDI – PIAZZA STAZIONE F. OLEGGIO<br />

VIA VIA VENETO 28<br />

OLEGGIO CASTELLO<br />

VIA ROMA 23<br />

ORBASSANO<br />

PIAZZA BARBIERI 1<br />

PINEROLO<br />

PIAZZA VITTORIO EMANUELE II 10 RACCONIGI<br />

VIA NIZZA 5<br />

RIVOLI<br />

VIA TORINO 12<br />

SANTENA<br />

PIAZZA DEL POPOLO<br />

SAVIGLIANO<br />

CORSO BERNARDINO TELESIO 68 TORINO<br />

CORSO CADORE 27<br />

TORINO<br />

CORSO DUCA ABRUZZI 35<br />

TORINO<br />

CORSO FIUME 2<br />

TORINO<br />

CORSO GIULIO CESARE 142 TORINO<br />

CORSO GIULIO CESARE 197 TORINO<br />

CORSO RE UMBERTO 42<br />

TORINO<br />

CORSO ROMANIA 460<br />

TORINO<br />

CORSO TRAIANO 106<br />

TORINO<br />

VIA CHIESA SALUTE 63/A<br />

TORINO<br />

VIA MONGINEVRO 2<br />

TORINO<br />

VIA TRIPOLI 118/B<br />

TORINO<br />

CORSO ITALIA 58<br />

TRINO VERCELLESE<br />

CORSO LIBERTÀ<br />

VERCELLI<br />

PIAZZA CAVOUR 35<br />

VERCELLI<br />

PIAZZA LIBERTÀ<br />

VILLASTELLONE<br />

VIA COSSOLO 107/C<br />

VILLASTELLONE<br />

LIGURIA<br />

VIA GRAMSCI 19<br />

19038 SARZANA<br />

CORSO MARCONI 59<br />

ALASSIO<br />

VIA DELLA REPUBBLICA 1<br />

CAMOGLI<br />

VIA AVIO 54 A R<br />

SAMPIERDARENA<br />

PIAZZA CARICAMENTO 12<br />

GENOVA<br />

PIAZZA LEOPARDI 1<br />

GENOVA<br />

PIAZZA PITTALUGA 6<br />

GENOVA<br />

PIZZA GARASSINI 2<br />

GENOVA<br />

VIA DE GASPARI<br />

GENOVA<br />

VIA OBERDAN 171B<br />

GENOVA<br />

PIAZZA DANTE 1/D<br />

IMPERIA<br />

CORSO NAZIONALE N.151<br />

LA SPEZIA<br />

PIAZZA CAVOUR<br />

LA SPEZIA<br />

VIA FONTEVIVO 17 LOC.LOTTO S03 LA SPEZIA<br />

VIA SARDEGNA (FRONTE ASL)<br />

LA SPEZIA<br />

VIALE S.BARTOLOMEO 446<br />

LA SPEZIA<br />

VIA S.CIPRIANO ANG.VIA VENETO (OSPEDALE) LA SPEZIA<br />

PIAZZA DELLA LIBERTÀ 45<br />

LAVAGNA<br />

VIA ROMA 96/98<br />

LAVAGNA<br />

VIA MILITARE 31<br />

PUGLIOLA<br />

PIAZZA SCOVAZZI 10<br />

S. STEFANO AL MARE<br />

PIAZZA COLOMBO PORTICI<br />

SANREMO<br />

VIA MARTIRI LIBERTÀ 41/A<br />

SANREMO<br />

VIA FONDAMENTO 1<br />

SARZANA<br />

VIA ANTICA ROMANA OCC.<br />

SESTRI LEVANTE<br />

VIA COL. APROSIO 270<br />

VALLECROSIA<br />

PIAZZA CESARE BATTISTI (FFSS) VENTIMIGLIA<br />

LOMBARDIA<br />

PIAZZA MARCONI 8<br />

ABBIATEGRASSO<br />

VIA DEL PARCO 3<br />

ALBAIRATE<br />

VIA LOCATELLI 18 T. 18<br />

ARDESIO<br />

VIALE DEI PLATANI 78<br />

ARESE<br />

PIAZZA B.E D’ANDREA C.13 BAGNATICA<br />

VIA G.CHIODI 15<br />

BAGNOLO MELLA<br />

PIAZZA S.ANNA<br />

BERGAMO<br />

VIA ANTONIO LOCATELLI 9<br />

BERGAMO<br />

VIA ZAMBONATE 16<br />

BERGAMO<br />

VIA SAN MARTINO 12<br />

BIASSONO<br />

VIA REPUBBLICA 20<br />

BOLLATE - OSPIATE<br />

VIA CIPRO 30<br />

BRESCIA<br />

VIA G.B.DA FARFENGO 67<br />

BRESCIA<br />

VIA ROMAGNA 1<br />

BUCCINASCO<br />

VIA ALL’ISOLA 2<br />

CARATE BRIANZA-AGLIATE<br />

VIA ENRICO TOTI 18<br />

CARUGO<br />

VIA SCALABRINI 72<br />

CERMENATE<br />

VIA A.VOLTA 79<br />

CHIAVENNA<br />

VIA BRUNELLESCHI 6<br />

CINISELLO BALSAMO<br />

PIAZZA CASTELLO 16<br />

COLOGNO MONZESE<br />

VIA GARIBALDI 78<br />

CORNAREDO<br />

VIA GIUSEPPE VERDI<br />

CREMA<br />

VIA DEL GIORDANO<br />

CREMONA<br />

PIAZZA DELLA REPUBBLICA 1 GAGGIANO<br />

VIA CARROCCIO 11<br />

GAGGIANO<br />

PIAZZA VITTORIO EMANUELE 14 LAINATE<br />

PIAZZA VITTORIOVENETO 2<br />

LALLIO<br />

VIALE TURATI 80<br />

LECCO<br />

VIA MADONNA 35<br />

LISSONE<br />

PIAZZA 13 MARTIRI 35<br />

LOVERE<br />

M.M.1 BANDE NERE<br />

MILANO<br />

PIAZZA GRAMSCI/PROCACCINI 61 MILANO<br />

PIAZZALE SEGESTA<br />

MILANO<br />

VIA BACCHIGLIONE 1<br />

MILANO<br />

VIA MEDA/VIA SPAVENTA<br />

MILANO<br />

VIA MONTEROTONDO ANG. RACCONIGI MILANO<br />

VIA PONZIO(ANG.VIA CORTI)<br />

MILANO<br />

VIA TRAIANO/GROSOTTO<br />

MILANO<br />

CORSO MATTEOTTI/S.BABILA<br />

MILANO<br />

PIAZZA DELLA REPUBBLICA 5<br />

MILANO<br />

PIAZZA FUSINA<br />

MILANO<br />

VIA C.DA FORLI’ 36<br />

MILANO<br />

VIA MECENATE 25<br />

MILANO<br />

VIA RICCIARELLI 37<br />

MILANO<br />

VIA WATT 2<br />

MILANO<br />

VLE MONTENERO 14<br />

MILANO<br />

VIA SAN PAOLO ANG.PIAZZA CARDUCCI MONZA<br />

PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTÀ MORTARA<br />

VIA REPUBBLICA 5<br />

ORIGGIO<br />

VIA MARCONI 53B<br />

SARONNO<br />

PIAZZA CENTRO COMMERCIALE 80 SEGRATE<br />

VIA CASSANESE/V MORANDI<br />

SEGRATE<br />

VIA NAZIONALE 8<br />

SELLERO<br />

VIA SANTA VALERIA/SAURO (OSPEDALE) SEREGNO<br />

VIA NAZIONALE 56<br />

SERIATE<br />

VIA MILANO 53<br />

SOMMA LOMBARDO<br />

PIAZZA REPUBBLICA N.2<br />

UGGIATE TREVANO<br />

VIA COLLEONI 85<br />

URGNANO - BASELLA<br />

UMBERTO I 4<br />

VANZAGO<br />

VIA PEREGO<br />

VAPRIO D’ADDA<br />

VIA CAVALLOTTI 57<br />

VERGIATE<br />

CORSO PAVIA 51<br />

VIGEVANO<br />

PIAZZA VOLTA<br />

VIGEVANO<br />

VIALE PETRARCA<br />

VIGEVANO<br />

PIAZZA ITALIA<br />

ZOGNO<br />

TRENTINO ALTO ADIGE<br />

CORSO LIBERTÀ/ANG.DIAZ<br />

BOLZANO<br />

VIA RESIA 65/B<br />

BOLZANO<br />

PIAZZA DELLA REPUBBLICA 13<br />

MEZZANO<br />

VIA S. CROCE 84<br />

TRENTO<br />

PIAZZA ARGENTARIO 11<br />

TRENTO-FRAZ.COGNOLA<br />

VENETO<br />

PIAZZA MAZZINI 4<br />

ASIAGO<br />

VIA ANGARANO 116<br />

BASSANO DEL GRAPPA<br />

VIA DANTE ALIGHIERI 42<br />

BESSICA DI LORIA<br />

VIA PROVINCIALE 34<br />

CAMPO SAN MARTINO<br />

BORGO PADOVA SNC<br />

CASTELFRANCO VENETO<br />

BORGO TREVIS 79 COND.CEAP (OSPEDALE) CASTELFRANCO VENETO<br />

VIA PACE 34<br />

CHIAMPO<br />

VIA MADONNA 27<br />

CONEGLIANO<br />

VIA GARIBALDI 15/A<br />

ISOLA DELLA SCALA<br />

VIA PIOPPA 33<br />

MACCACARI<br />

VIA BARBIERO 84/G<br />

MOGLIANO VENETO<br />

PIAZZA MARCONI 12<br />

MONASTIER DI TREVISO<br />

PIAZZALE LUIZZATI 11<br />

MOTTA DI LIVENZA<br />

PIAZZA CAVOUR<br />

PADOVA<br />

VIA BELLARMINO<br />

PADOVA<br />

VIA DELL’ORNA F. C. 14/1<br />

PADOVA<br />

VIA FACCIOLATI ANG. VIA P<br />

PADOVA<br />

VIA PIOVESE 164/B<br />

PADOVA<br />

VIA C.A. DALLA CHIESA 9<br />

PESCANTINA<br />

VIA LIBERTÀ 13<br />

PIOVENE ROCCHETTE<br />

VIA FORNACE 1/A<br />

POIANELLA DI BRESSANVIDO<br />

VIA A. DE GASPERI 2<br />

PREGANZIOL<br />

VIA 11 FEBBRAIO 5<br />

QUINTO DI TREVISO<br />

VIA VERDI 34<br />

S.MARTINO DI COLLE UMBERTO<br />

VIA DELLA PROVVIDENZA 10<br />

SARMEOLA DI RUBANO<br />

VIA P.MARASCHIN 77/B<br />

SCHIO<br />

VIA SAN PELAJO 135/A<br />

TREVISO<br />

VIA SANT’ANTONINO 74<br />

TREVISO<br />

VIALE REGINA MARGHERITA<br />

VALDAGNO<br />

CORSO PORTA BORSARI<br />

VERONA<br />

VIA CESARE ABBA 13/H<br />

VERONA<br />

VIA PALLADIO 42<br />

VERONA<br />

BORGO SCROFFA 2<br />

VICENZA<br />

VIA MERCATO NUOVO 24<br />

VICENZA<br />

VIA N. TOMMASEO 43<br />

VICENZA<br />

VIA RIVIERA BERICA 147<br />

VICENZA<br />

VIA LUIGI PASTRO 99<br />

VILLORBA<br />

FRIULI VENEZIA GIULIA<br />

VIA S. STEFANO 113<br />

BUIA<br />

PIAZZA GIANNI MICOLI TOSCANO 7 CASTIONS DI ZOPPOLA<br />

CORSO ITALIA 40<br />

CORTINA D’AMPEZZO<br />

VIALE PIAVE 13<br />

FELTRE<br />

VIA LEPANTO 6<br />

LIDO DI VENEZIA<br />

PIAZZA IV NOVEMBRE 14<br />

MARCON<br />

PIAZZA MERCATO 14<br />

MIRA<br />

VIA NUOVA DI CORVA 46B<br />

PORDENONE<br />

VIALE LIBERTÀ 30<br />

PORDENONE<br />

VIALE LIBERTÀ 65<br />

PORDENONE<br />

VIA SAN LORENZO 17<br />

RONCHI DEI LEGIONARI<br />

VIA XX SETTEMBRE 31<br />

ROVEREDO IN PIANO<br />

VIA MILANO 14<br />

SAN DONÀ DI PIAVE<br />

VIA FORNASE 40<br />

SPINEA<br />

PIAZZA OBERDAN 9<br />

TRIESTE<br />

VIA CURIEL 5<br />

TRIESTE<br />

VIA GIULIA 75/3<br />

TRIESTE<br />

VIA GIULIA 55<br />

TRIESTE<br />

VIA ORIANI 8<br />

TRIESTE<br />

VIA REVOLTELLA 38/B<br />

TRIESTE<br />

VIA PRADAMANO N 39A<br />

UDINE<br />

CAMPO DELLA LANA 644/E<br />

VENEZIA<br />

VIA DON TOSATTO (SUPERMERCATO) VENEZIA<br />

VIA MIRANESE 186<br />

VENEZIA<br />

PIAZZA 27 OTTOBRE<br />

VENEZIA MESTRE<br />

RIVIERA XX SETTEMBRE16<br />

VENEZIA MESTRE<br />

VIA MILLOSEVICH 34/A<br />

VENEZIA MESTRE<br />

EMILIA ROMAGNA<br />

VIA CROCETTA 9 /D CC I TIGLI<br />

ARGENTA<br />

VIA XX SETTEMBRE 177<br />

BADIA POLESINE<br />

PIAZZA MINGHETTI 1<br />

BOLOGNA<br />

VIA ALBERTO DALLOLIO 1<br />

BOLOGNA<br />

VIA BEVERARA 93/B<br />

BOLOGNA<br />

VIA MONTEFIORINO 8F<br />

BOLOGNA<br />

VIA MURRI CHIESA 156<br />

BOLOGNA<br />

VIA SPARTACO 27<br />

BOLOGNA<br />

VIALE FELSINA 29<br />

BOLOGNA<br />

VIA A.VOLTA 30/A<br />

CARPI<br />

VIA DELL INDUSTRIA<br />

CARPI<br />

VIA UGO DA CARPI 35<br />

CARPI<br />

PIAZZA ALDO MORO 2/A<br />

CASTELFRANCO EMILIA<br />

VIA SINISTRA GUERRO 24/O<br />

CASTELVETRO<br />

VIA VESCOVADO 1/A<br />

CESENA<br />

VIA ANGOLO PAGANINI<br />

COLLECCHIO<br />

PIAZZA DEL POPOLO SNC<br />

COPPARO<br />

PIAZZALE 2 AGOSTO 1980 2 (OSPEDALE) CORREGGIO<br />

PIAZZALE PORTA REGGIO 1<br />

CORREGGIO


IN EDICOLA ?<br />

- 500 PUNTI VENDITA PILOTA IN TUTTA ITALIA<br />

- L’EDICOLA CHE VUOI TU:<br />

SEGNALACI IL TUO EDICOLANTE DI FIDUCIA* DOVE<br />

FAR ARRIVARE REGOLARMENTE LA RIVISTA.<br />

VIA ROMA 39/A<br />

CORSO EUROPA 1<br />

VIA GARIBALDI 132<br />

VIALE CAVOUR (ANG.) VIAVENETO<br />

VIA SAN ROCCO<br />

VIA PIANCALDOLI 367<br />

VIA BALZELLA 4<br />

VIA SEGANTI 3/A<br />

PIAZZA CORELLI 23<br />

VIA EMILIA 151-153<br />

VIA EMILIA 285<br />

PIAZZA MATTEOTTI 21<br />

PIAZZA DELLA REPUBBLICA 13<br />

STRADA STATALE SUD 10<br />

CORSO CANALGRANDE 93/A<br />

VIA BUON PASTORE 375<br />

VIA GIARDINI DIREZ.70-450<br />

VIALE STORCHI<br />

VIALE STORCHI 140<br />

VIA GIUSEPPE GARIBALDI 31<br />

MONTE PELATO NORD 19/C<br />

VIA MONTEBELLO 13A<br />

PIAZZA BORELLI 2<br />

PIAZZA CAVALLI-PORTICI INPS<br />

VIA EMILIA PARMENSE 153/B<br />

VIA RADINI TEDESCHI 10<br />

VIA XXV APRILE 77<br />

VIA MAESTRA1500-6<br />

VIA CAVINA 1<br />

VIA DEI POGGI82<br />

VIAFARINI 3A ANG.GARIBALDI<br />

VIA G. MIANI 43<br />

CORSO ITALIA 68<br />

VIA CAMPI 19<br />

VIA ROMA 63<br />

VIA EMILIA OVEST 157/B<br />

PIAZZA MARINI<br />

VIA ROMETTA 36<br />

VIA PER SPILAMBERTO<br />

TOSCANA<br />

PIAZZA S.GIUSTO<br />

VIALE AMENDOLA 15<br />

PIAZZA ANTONIO GRAMSCI 2<br />

VIA MANZONI SNC<br />

PIAZZA DALMAZIA<br />

PIAZZA PIER DELLA FRANCESCA<br />

VIA PANCIATICHI<br />

VIALE ITALIA<br />

VIA EINAUDI SNC<br />

VIA FONTELARI 6/B<br />

VIA MARTIRI DELLA NICCIOLETA<br />

VIALE ITALIA 28/30<br />

PIAZZA ZANNONI 9<br />

VIALE I MAGGIO 318 A/B<br />

VIA MASSETANA ROMANA N.42/A<br />

VIA PANTANETO 154<br />

VIA NALDINI 1<br />

UMBRIA<br />

PIAZZA TOGLIATTI<br />

VIA DANTE ALIGHIERI<br />

VIA LAMBRUSCHINI<br />

VAI GRAMSCI - ELLERA CHIUGIANA 1<br />

VIA OBERDAN PORTA ROMANA<br />

VIA MADONNA MEZZOPIANO 43<br />

PIAZZA GARIBALDI<br />

PIAZZA CAVALLOTTI N.1<br />

STRADA CENTOVA<br />

STRADA S.LUCIA 6/8<br />

VIA DEI PRIORI<br />

VIA FANI-ANGOLO SUD C.VAN<br />

VIA FRANCESCO INNAMORATI<br />

VIA PICCOLPASSO (SETTEVALI)<br />

VOA MADONNA ALTA<br />

PIAZZA PORZIUNCOLA<br />

VIA ROMA 47<br />

PIAZZA DELLA VITTORIA<br />

CRESPINO<br />

FAENZA<br />

FERRARA<br />

FERRARA<br />

FIORENZUOLA D’ARDA<br />

FIRENZUOLA PIANCALDOLI<br />

FORLI’<br />

FORLI’<br />

FUSIGNANO<br />

IMOLA<br />

IMOLA<br />

MARANO S/P.<br />

MEZZANO<br />

MIRANDOLA<br />

MODENA<br />

MODENA<br />

MODENA<br />

MODENA<br />

MODENA<br />

MONGHIDORO<br />

MONTICELLI TERME<br />

PARMA<br />

PAVULLO<br />

PIACENZA<br />

PIACENZA<br />

PIACENZA<br />

PORTO VIRO<br />

RAMI DI RAVARINO<br />

RAVENNA<br />

RAVENNA<br />

REGGIO EMILIA<br />

ROVIGO<br />

S.GIOVANNI IN PERSICETO<br />

SAN FELICE S/P.<br />

SAN GIOVANNI MARIGNANO<br />

SAN PANCRAZIO<br />

SANTARCANGELO DI ROMAGNA<br />

SASSUOLO<br />

VIGNOLA<br />

AREZZO<br />

AREZZO<br />

BORGO S. LORENZO<br />

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA<br />

FIRENZE<br />

FIRENZE<br />

FIRENZE<br />

FOLLONICA<br />

GROSSETO<br />

LUCIGNANO<br />

MASSA MARITTIMA<br />

PONTEDERA<br />

SAN CASCIANO VAL DI PESA<br />

SESTO FIORENTINO<br />

SIENA<br />

SIENA<br />

TAVARNELLE VAL DI PESA<br />

BASTIA UMBRA<br />

CITTÀ DI CASTELLO<br />

CITTÀ DI CASTELLO<br />

CORCIANO<br />

FOLIGNO<br />

GUBBIO<br />

NARNI<br />

PERUGIA<br />

PERUGIA<br />

PERUGIA<br />

PERUGIA<br />

PERUGIA<br />

PERUGIA<br />

PERUGIA<br />

PERUGIA<br />

S.M. DEGLI ANGELI ASSISI<br />

SANGEMINI<br />

SPOLETO<br />

LUNGONERA SAVOIA<br />

TERNI<br />

VIA LAMBRUSCHINI 4<br />

TERNI<br />

MARCHE<br />

VIA DEL COMMERCIO N.<br />

CASTELPLANIO<br />

VIA GARIBALDI 97<br />

JESI<br />

VIA ALDO MORO<br />

OSIMO<br />

VIA LARGO ALDO MORO 6<br />

PESARO<br />

VIA PONCHIELLI 64<br />

PESARO<br />

PIAZZA MAZZINI 10<br />

SANTA MARIA NUOVA<br />

CORSO II GIUGNO 1/B<br />

SENIGALLIA<br />

PIAZZA REPUBBLICA 11<br />

URBINO<br />

LAZIO<br />

VIA SAPONARA ANGOLO VIA MORELLI ACILIA<br />

VIA R.LOMBARDI<br />

ALBANO LAZIALE<br />

PAZZA RAFFAELE PALOMBA<br />

ANZIO<br />

VIA A.GRAMSCI 40<br />

ANZIO<br />

VIA NETTUNENSE 15<br />

APRILIA<br />

VAI MADONNA DELLE GRAZIE 62 FONDI<br />

PAZZA MARTIRI VALLEROTONDA FROSINONE<br />

VIA A.CARABELLI 82<br />

LIDO DI OSTIA<br />

VIA GIULIANO DA S.GALLO 2/A LIDO DI OSTIA<br />

CORSO MATTEOTTI ANG VIA OBERDAN LATINA<br />

VIA PICASSO 3<br />

LATINA<br />

VIA LUCIO COILIO ANG. VIA DELLA MARINA LIDO DI OSTIA<br />

VIA COLLATINA KM 18<br />

LUNGHEZZA<br />

PIAZZA EUROPA<br />

MARINO<br />

VIALE MATTEUCCI<br />

RIETI<br />

C.NE APPIA 119<br />

ROMA<br />

CINECITTÀDUE(CENTRO<br />

ROMA<br />

L.GO DEI D.BITTA FR.<br />

ROMA<br />

LARGO BELTRAMELLI<br />

ROMA<br />

LARGO ESOPO – ISOLA 46 CASAL PALOCCO ROMA<br />

PIAZZA CONDOTTIERI<br />

ROMA<br />

PIAZZA S.GASPARE D BU<br />

ROMA<br />

PIAZZA COLA DI RIENZO<br />

ROMA<br />

PIAZZA DEI NAVIGATORI<br />

ROMA<br />

PIAZZA EUCLIDE 43/44<br />

ROMA<br />

PIAZZA GIOVENALE 24<br />

ROMA<br />

PIAZZA LECCE 3<br />

ROMA<br />

PIAZZA MAZZINI 8<br />

ROMA<br />

PIAZZA BUENOS AIRES 1<br />

ROMA<br />

PIZZA IRNERIO<br />

ROMA<br />

VIA AERONAUTICA/VIAROC<br />

ROMA<br />

VIA APPIA NUOVA 36<br />

ROMA<br />

VIA B.BARDANZELLU 140<br />

ROMA<br />

VIA CARLO LUDOVICO BRAGALIA 20 ROMA<br />

VIA BRESADOLA 38<br />

ROMA<br />

VIA C.PAVESE 366<br />

ROMA<br />

VIA CASETTA MATTEI 15<br />

ROMA<br />

VIA CASSIA 682<br />

ROMA<br />

VIA CASSIA 1275<br />

ROMA<br />

VIA E.SPALLA<br />

ROMA<br />

VIA HUGO PRATT/VIALE<br />

ROMA<br />

VIA JEAN PAUL SARTE 23/25<br />

ROMA<br />

VIA LORENZINI 60<br />

ROMA<br />

VIA MARCELLINA 8<br />

ROMA<br />

VIA MARZIALE / VIA MED<br />

ROMA<br />

VIA MERULANA 204<br />

ROMA<br />

VIA N.NISCO/VIACAFFARE<br />

ROMA<br />

VIA PIETRO MAFFI 1<br />

ROMA<br />

VIA PONZIO COMINIO 54<br />

ROMA<br />

VIA R.LANCIANI 85<br />

ROMA<br />

VIA SERAFINI/PIAZZA GA<br />

ROMA<br />

VIA STATELLA 6<br />

ROMA<br />

VIA TORREVECCHIA 87<br />

ROMA<br />

VIA TUSCOLANA 804 (MM PORTA FURBA) ROMA<br />

VIA UGO DE CAROLIS 11<br />

ROMA<br />

VIA XXI APRILE 23<br />

ROMA<br />

VIA CHIANA 61A<br />

ROMA<br />

VIA G.F.BIONDI ALT.CIV<br />

ROMA<br />

VIA GREGORIO XI 130<br />

ROMA<br />

LARGO AGOSTA 15<br />

ROMA<br />

VIALE ANGELICO<br />

ROMA<br />

VIALE CIAMARRA 162/16<br />

ROMA<br />

VIALE JONIO 225<br />

ROMA<br />

PIAZZA MAZZINI 2<br />

S. G. INCARICO<br />

PAZZA G.MAZZINI<br />

VIA PONTE GREGORIANO<br />

PIAZZA GARIBALDI<br />

OSP. BELCOLLE STR. SAMMARTINESE<br />

PIZZA GIUSEPPE VERDI<br />

ABRUZZO<br />

PIAZZALE MARCONI<br />

PIAZZA ROMA<br />

VIA VESTINA 39<br />

VIALE ALDO MORO<br />

VIALE G.BOVIO<br />

CAMPANIA<br />

VIA APPIA197<br />

PIAZZA LIBERTÀ<br />

VIALE ITALIA- VIA DORSO<br />

VIA GIOTTO 16<br />

VIA PAOLO BARATTA13<br />

PIAZZA VITTORIA COLONNA (FFSS)<br />

VIA MELLUSI 57<br />

VIA R. DELCOGLIANO 1(OSPEDALE)<br />

PIAZZA VANVITELLI<br />

CORSO MATTEOTTI 6<br />

VIA ROMA 74<br />

VIA G.IMBRODA 23<br />

VIA MAZZOCCHI 73<br />

PIAZZA VITT.VENETO (FFSS)<br />

VIA ALDO MORO 97<br />

CORSO VITTORIO EMANULELE 5<br />

VIALE MINIERI 140<br />

LARGO RISCATTO BARONALE<br />

VIA CIMAGLIA115<br />

CALABRIA<br />

VIA MICHELANGELO 31 (OSPEDALE)<br />

VIA ROMA 56<br />

PUGLIA<br />

CORSO BENEDETTO CROCE132<br />

PIAZZA ALDO MORO<br />

PIAZZA UMBERTO I<br />

VIA ABATE GIMMA 21<br />

VIA CALDAROLA SALAPIA<br />

VIA CARDASSI 78/80<br />

VIA DELLA REPUBBLICA ANG. TOMA<br />

VIA PAPA PIO XII1<br />

CORSO UMBERTO 80<br />

PIAZZETTA FORNARO<br />

VIA APPIA 11<br />

VIA CASTELLO<br />

VIA SOLFERINO 11 (RICEVITORIA)<br />

VIA DIVISIONE D’ACQUI 37<br />

PIAZZA VITTORIO VENETO<br />

VIALE DEGLI AVIATORI<br />

VIALE DI VITTORIO N.25<br />

CORSO VITTORIO EMANUELE 5<br />

PIAZZA MAZZINI<br />

VIA A.DIAZ ANG.SOTTOVIA<br />

VIA TRINCHESE<br />

VIALE JAPIGA 12/B<br />

PIAZZA STAZIONE<br />

VIA MAJA MATERDONA<br />

VIA CASSANO 41<br />

VIA DI PALMA154BIS<br />

VIA JAPIGIA 30/A<br />

PIAZZA DELLA REPUBBLICA 2<br />

VIA CESARE LAMBERTINI 67<br />

BASILICATA<br />

VIA DOMENICO RIDOLA<br />

VIA LAZIO 1<br />

VIA FOGGIA 74<br />

SICILIA<br />

VIA F. CARACCIOLO 62<br />

CONTRADA VALCORRENTE 23<br />

VIA DANTE N.219<br />

TERRACINA<br />

TIVOLI<br />

VELLETRI<br />

VITERBO<br />

VITERBO<br />

CHIETI SCALO<br />

GIULIANOVA LIDO<br />

MONTESILVANO<br />

MONTESILVANO<br />

PESCARA<br />

ATRIPALDA<br />

AVELLINO<br />

AVELLINO<br />

AVERSA<br />

BATTIPAGLIA<br />

BENEVENTO<br />

BENEVENTO<br />

BENEVENTO<br />

CASERTA<br />

MARCIANISE<br />

MORCONE<br />

NOLA<br />

S.MARIA C.VIA<br />

SALERNO<br />

S. G. DEL SANNIO<br />

TEANO<br />

TELESE TERME<br />

TORRE DEL GRECO<br />

TORRE DEL GRECO<br />

SCALEA<br />

VERBICARO<br />

BARI<br />

BARI<br />

BARI<br />

BARI<br />

BARI<br />

BARI<br />

BARI<br />

BARI<br />

BRINDISI<br />

BRINDISI<br />

BRINDISI<br />

BRINDISI<br />

BRINDISI<br />

CONVERSANO<br />

FOGGIA<br />

FOGGIA<br />

FOGGIA<br />

GIOIA DEL COLLE<br />

LECCE<br />

LECCE<br />

LECCE<br />

LECCE<br />

MAGLIE<br />

MESAGNE<br />

SANTERAMO IN COLLE<br />

TARANTO<br />

TARANTO<br />

TRANI<br />

TRANI<br />

MATERA<br />

POTENZA<br />

MELFI<br />

AUGUSTA<br />

BELPASSO<br />

AGRIGENTO<br />

VIA LUNGOMARE ROSSINI 26<br />

VIA DIEGO D’AMICO (PZZ GARIBAL<br />

VIA DOMENICO NASCA 5<br />

VIA J. KENNEDY N.121<br />

VIA ROMA 132<br />

VIA VITTORIO EMANUELE 76<br />

VIA PRINC.AMEDEO 12/14<br />

VIA FILIPPO TURATI<br />

VIA VITT. EMANUELE 184<br />

PIAZZA DANTE 32<br />

CORSO ITALIA/LIBERTÀ<br />

P.BEATO ANGELICO/FILOCOMO<br />

PIAZZA DELLA GUARDIA<br />

PIAZZA MARIO CUTELLI S.N<br />

PIAZZA NETTUNO MARC.NORD SNC<br />

PIAZZA STESICORO<br />

VIA ETNEA 542<br />

VIA LEUCATIA 65<br />

VIA MILO 6/8<br />

CORSO SICILIA<br />

PIAZZA EUROPA LATO NORD/EST<br />

VIA G.PPE FAVA N.4/A<br />

VIA MANCINI BATTAGLIA 15<br />

VIA VINCENZO GIUFFRIDA 96<br />

VIALE DIAZ 66<br />

VIA PALAZZI 68/70<br />

VIA CALLIPOLI N.179<br />

VIALE DON MINZONI 1<br />

VIA CALLIPOLI N.179<br />

PIAZZA DEL POPOLO SNC<br />

CORSO UMBERTO108<br />

VIA PALMA ANG.VIA ANTONELLI<br />

PIAZZA CAIROLI (STANDA)<br />

PIAZZA ETTORE CASTRONOVO<br />

VIA DEL CARMINE - CONTESSE<br />

VIA RISORGIMENTO ANG.VIA LUCIANO<br />

VIA XXIV MAGGIO ANG.S.AGOSTINO 1<br />

VIA ANGELO MAJORANA N.18/20<br />

CORTILE CISTERNA SALEMI VARIANTE<br />

PIAZZA LIBERTÀ 11/12 (OSPEDALE)<br />

VIA ETNEA N.59 A<br />

PIAZZA LEONI 44<br />

PIAZZA REGALMICI<br />

PIAZZA TOMMASO NATALE 140<br />

VIA A.DI GIOVANNI N.28<br />

VIA ALFREDO CESAREO 45<br />

VIA DEI CANTIERI<br />

VIA G. LA LOGGIA 180<br />

VIA LUIGI PIRANDELLO 43<br />

VIA M. DI VILLABIANCA 102<br />

VIA M.DI ROCCAFORTE 62<br />

VIA P.PE VILLAFRANCA 83<br />

VIA PACINOTTI 38<br />

VIALE CAMPANIA 60<br />

VIA MARGHERITA DI SAVOIA<br />

PIAZZA MARCONI 18<br />

CORSO ARA DI GIOVE N°54<br />

VIA REMIGIO ROCCELLA 5<br />

VIA G. VITTORIO 20<br />

CORSO UMBERTO 40<br />

VIA DELLA REGIONE 6/8/10<br />

VIA DUCA DEGLI ABRUZZI 81<br />

VIA SIRACUSA 7<br />

VIA BOTTAZZI SNC C.C. LE ZAGARE<br />

PIAZZA BUSSACCA 12<br />

CORSO SO GELONE73<br />

PIAZZA ALDO MORO S.N<br />

VIA NIZZETI 66<br />

VIA ROMA 228<br />

VIA ROMA 381<br />

SARDEGNA<br />

PIAZZA SULIS<br />

PIAZZA GARIBALDI<br />

VIALE S.AVENDRACE<br />

PIAZZA MATTEOTTI N.6<br />

PIAZZA VERDI 1/A<br />

PIAZZA ROMA<br />

AUGUSTA<br />

BAGHERIA<br />

BAGHERIA<br />

BELMONTE MEZZAGNO<br />

BELPASSO<br />

BOLOGNETTA<br />

CALTAGIRONE<br />

CALTANISSETTA<br />

CAPACI<br />

CASTELVETRANO<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

CATANIA<br />

ENNA<br />

GELA<br />

GIARRE<br />

GIARRE<br />

GIARRE<br />

LENTINI<br />

LEONFORTE<br />

LICATA<br />

MESSINA<br />

MESSINA<br />

MESSINA<br />

MESSINA<br />

MESSINA<br />

MILITELLO VAL CATANIA<br />

MODICA<br />

MODICA<br />

NICOLOSI<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PALERMO<br />

PARTANNA MONDELLO<br />

PATTI<br />

PEDARA<br />

PIAZZA ARMERINA<br />

RAGUSA<br />

RANDAZZO<br />

S. GIOVANNI LA PUNTA<br />

S.GIOV LA PUNTA(TRAPPETO)<br />

SAN CATALDO<br />

SAN GIOVANNI LA PUNTA<br />

SCICLI<br />

SIRACUSA<br />

SIRACUSA<br />

TREMESTIERI ETNEO<br />

ZAFFERANA<br />

ZAFFERANA ETNEA<br />

ALGHERO<br />

CAGLIARI<br />

CAGLIARI<br />

CARBONIA<br />

GONNOSFANADIGA<br />

ORISTANO<br />

*SEGNALA NOME E INDIRIZZO O PREGA L’EDICOLANTE DI CONTATTARE: DIFFUSIONE@<strong>SUONO</strong>.IT (OPPURE TEL: 06-44702611)


INSIDE<br />

di Antonio Gaudino<br />

Il jazz<br />

non è una<br />

musica<br />

per vecchi<br />

48 anni, di Philadelphia, il bassista e contrabbassista<br />

jazz americano Christian McBride è considerato<br />

all’unanimità uno dei migliori contrabbassisti della<br />

sua generazione all’interno della comunità jazz.<br />

McBride ha registrato e suonato con un numero impressionante<br />

di artisti jazz come Diana Krall, Joe Henderson,<br />

Freddie Hubbard, Herbie Hancock, Pat Metheny, Joshua<br />

Redman, Chris Botti, Roy Haynes, Chick Corea, Ray Brown, John<br />

Clayton ma anche pop, soul o di musica classica come Kathleen Battle,<br />

Carly Simon, Sting, Queen Latifah o James Brown.<br />

Se pensiamo che dal 1990 al 2007, quando aveva solo 35 anni, Christian<br />

McBride aveva già 240 registrazioni o partecipazioni a session<br />

come sideman sulle spalle, si capisce subito di che gigante parliamo.<br />

È uno di quei rari musicisti tanto dotati al contrabbasso quanto al<br />

basso elettrico e di cui oggi ci faremo raccontare qualcosa per i lettori<br />

di <strong>SUONO</strong>.<br />

Ignorando la “classificazione dei generi musicali”, quale<br />

musicista definiresti come il tuo preferito?<br />

Beh, ci sono quelli ovvi che tutti chiamano: Miles Davis, John Coltrane,<br />

Duke Ellington, Louis Armstrong, Charlie Parker, etc. Accanto a<br />

questi, i miei preferiti personali sono James Brown, Ray Brown, Jaco<br />

Pastorius, Paul Chambers Cannonball Adderley, Freddie Hubbard,<br />

Bootsy Collins, McCoy Tyner, Herbie Hancock, George Duke, Wayne<br />

Shorter, Chick Corea, Jimi Hendrix, Thelonius Monk, Sly Stone, George<br />

Benson, Pat Metheny, Thad Jones, Maria Schneider, Steely Dan,<br />

Fela Kuti, Glenn Gould, Bobby Womack, Joe Zawinul, Wynton & Branford<br />

Marsalis, Kenny Kirkland, Geoffrey Keezer e un milione di altri!<br />

Cosa ricordi di più della tua esperienza in studio con Joe<br />

Henderson?<br />

Ricordo di essere stato spaventato a morte! La prima volta che ho<br />

lavorato con Joe in studio è stato nel 1991 per la registrazione dell’album<br />

Lush Life. Avevo 19 anni. L’unica cosa che mi ha impedito di<br />

cadere a pezzi è stato il fatto che sapevo che anche i miei colleghi che<br />

registravano con me per Jor, Stephen Scott e Greg Hutchinson, erano<br />

un po’ spaventati. È stata una registrazione davvero memorabile. Per<br />

me è difficile ascoltarlo, però. Quando mi sento in quella registrazione,<br />

SENTO come se avessi, per l’appunto, 19 anni! Il vero brivido su per<br />

la colonna vertebrale è arrivato nel 1994, quando ho partecipato al CD<br />

di Joe Double Rainbow insieme a Herbie Hancock e Jack DeJohnette.<br />

Ricordo vividamente quando entrai in studio e pensai tra me: Non<br />

appartengo a questo posto. Mi sentivo come uno studente appena<br />

entrato nella fase più difficile e finale della scuola di specializzazione.<br />

Ero orgoglioso, eppure spaventato. Tutti questi uomini erano i miei<br />

eroi. Suonare con Joe, Herbie e Jack è stato come essere appesi fuori<br />

da un grattacielo! Ho anche suonato con Joe nella sua unica registrazione<br />

per big band. Sono grato di aver avuto modo di suonare con lui<br />

così tanto. Che genio influente, Joe.<br />

Cosa pensi del jazz oggi? Credi che il jazz sia un genere<br />

vecchio stile, senza più creatività, o pensi che ci sia ancora<br />

molto da dire, musicalmente?<br />

Il jazz NON è decisamente un genere vecchio stile. Ci sono così tanti<br />

musicisti tremendamente creativi e pieni di sentimento nel mondo di<br />

oggi da non temere nulla in merito, ma c’è una transizione in corso<br />

nel mondo della musica in questo momento. Ci sono musicisti meravigliosi<br />

ma sta diventando una vera sfida ottenere la distribuzione<br />

del prodotto con il crollo delle principali case discografiche e stazioni<br />

radio. Affinché un’artista possa essere ascoltato in tutto il mondo,<br />

potrebbe dover firmare accordi di distribuzione separati per paesi<br />

34 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


INTERVISTA CHRISTIAN MCBRIDE<br />

diversi o utilizzare esclusivamente Internet, quindi è molto complicato<br />

in questo senso. Poiché è così complicato con gli artisti che trovano<br />

modi nuovi e diversi per far sentire la loro musica, la reazione di<br />

molte persone è “immagino che la musica stia morendo”. No, la<br />

musica non sta morendo affatto, è il mezzo che abbiamo per esporla<br />

che sta morendo.<br />

Ci sono musicisti della scena jazz attuale con cui ti piacerebbe<br />

suonare?<br />

Mi sento molto fortunato in quanto ho potuto suonare con quasi<br />

tutti quelli con cui avrei voluto suonare - nella mia generazione,<br />

più vecchia e più giovane. Sono sicuro che più musicisti ascolto<br />

e più ci saranno artisti con cui mi piacerebbe suonare. C’è ad<br />

esempio Yosvany Terry: la sua musica, insieme a Miguel Zenon,<br />

è tra le più dure e difficili che abbia mai sentito. Mi piacerebbe<br />

suonare con loro in modo da poter affinare le mie abilità matematiche!<br />

Una volta sono riuscito a suonare con Joe Zawinul, e mi<br />

sarebbe piaciuto molto suonare di nuovo con lui. Mi piacerebbe<br />

anche riunirmi con Wynton o Branford Marsalis per un progetto<br />

speciale.<br />

Quanti anni avevi quando<br />

hai iniziato a studiare il<br />

basso?<br />

Avevo 9 anni quando ho iniziato<br />

a suonare il basso elettrico, 11<br />

anni quando ho scoperto il basso<br />

acustico.<br />

Ascoltando di nuovo Gettin’<br />

to It, cosa ne pensi a<br />

distanza di così tanti anni?<br />

Per quasi tutti i CD che ho realizzato<br />

vorrei poter tornare<br />

indietro e sistemare un bel<br />

numero di cose, ma Gettin’ to<br />

It mi riporta alla mente tanti bei<br />

ricordi. L’entusiasmo di fare il<br />

mio primo CD e di chiedermi<br />

cosa ne avrebbero pensato i<br />

colleghi musicisti e ascoltatori.<br />

Avere Ray Brown e Milt Hinton<br />

in studio fu un sogno. Ricordando tutti i soldi che la Verve investì<br />

nella promozione del CD. È stata una delle poche volte nella vita in<br />

cui mi sono sentito come una star alle mie condizioni, e non come<br />

un “all-star sideman”. Quell’anno ho guadagnato abbastanza soldi<br />

per trovare un nuovo appartamento e ho girato con la mia prima<br />

band. Un periodo memorabile per me. La musica di quel CD suona<br />

ancora bene.<br />

Conosci artisti jazz italiani?<br />

Conosco Stefano Di Battista, Enrico Rava, Marco Panascia, Giuseppe<br />

Bassi, Dado Moroni, Tommaso Cappellato, Chiara Civello, Roberta<br />

Gambarini e un meraviglioso percussionista con cui ho avuto l’opportunità<br />

di lavorare che si chiama Naco. I musicisti italiani - in effetti,<br />

tutti gli italiani - hanno molta anima e sentimento. Ci sono musicisti<br />

italiani che non ho incontrato ma con i quali mi piacerebbe suonare,<br />

ne sono sicuro.<br />

Il musicista che ti ha influenzato di più?<br />

Sebbene io sia un musicista jazz, James Brown ha avuto il maggiore<br />

impatto su di me come artista. Il suo senso del ritmo, dei sentimenti<br />

e dello spettacolo mi ha toccato profondamente. Ho sempre voluto<br />

trovare un modo per fondere quella sensazione in un vocabolario jazz.<br />

A volte i musicisti jazz hanno la tendenza a pensare troppo. A volte,<br />

ci sforziamo troppo di reinventare la ruota quando c’è qualcos’altro<br />

che possiamo inventare proprio davanti a noi. Se qualcosa non mi<br />

appare naturale o almeno stimolante, non vale la pena di investirci<br />

del tempo. James Brown, Thelonious Monk, Miles Davis, Ray Brown:<br />

la loro musica è sempre stata naturale.<br />

Sei soddisfatto del tuo ultimo album, New Jawn (2018)? È<br />

allo stesso livello dei precedenti o forse anche meglio?<br />

Non giudico mai i miei album.<br />

Qualsiasi CD presente e passato<br />

è solo una rappresentazione<br />

di come si sente quell’artista in<br />

quel particolare momento della<br />

sua carriera. Cambiano gli artisti,<br />

cambiano i gusti degli ascoltatori<br />

e cambiano le cose intorno<br />

a loro. Per esempio, se tra 30<br />

o 40 anni la gente canterà o suonerà<br />

canzoni di Live at Tonic e<br />

dirà che gli piace, allora giudicherò.<br />

Ma fino ad allora, Live<br />

at Tonic è solo un altro CD sul<br />

mercato. Personalmente, mi<br />

piace tantissimo! Mi è piaciuto<br />

anche Sci-Fi. L’unica cosa che<br />

non mi piaceva di Sci-Fi erano<br />

gli assolo di basso, orribili!<br />

Sono molto orgoglioso del<br />

lavoro svolto dalla mia band<br />

in Love at Tonic. Penso che abbiamo<br />

dimostrato di essere una<br />

band compatta e interessante. La stessa cosa vale per New Jawn,<br />

che in più mi ha consentito di vincere il Grammy Award per il<br />

miglior jazz improvvisato, e la cosa mi ha reso particolarmente<br />

orgoglioso.<br />

Qual è il tuo disco preferito? Lo ascolti ancora molto? Se è<br />

così, quanto lo ascolti ancora?<br />

Non ho davvero un album in particolare che ascolto spesso ma amo<br />

ancora Heavy Weather e Black Market di Weather Report. Amo di<br />

Miles Davis Someday My Prince Will Come e Live Evil. The Red Hot<br />

Ray Brown Trio e Summer Wind di Ray Brown. Ascolto ancora Ray<br />

Brown, ogni giorno, e qualcosa di James Brown! (sorride).<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 35


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

FONORIVELATORE<br />

Sumiko Amethyst<br />

Quando nel 2018 l’introduzione<br />

di un quartetto<br />

di nuovi modelli rimodellò<br />

completamente la gamma<br />

MM di fonorivelatori Oyster della<br />

Sumiko, azienda americana che<br />

costruisce i suoi prodotti a mano<br />

in quel di Yokohama in Giappone,<br />

fu subito chiaro che del quartetto<br />

l’ametista ne rappresentava<br />

l’elemento anomalo. Gli altri tre<br />

modelli della linea, infatti, condividevano<br />

corpo e motore, rappresentando<br />

di fatto una l’upgrading<br />

dell’altra (Rainer,<br />

Olympia e Moonstone,<br />

rigorosamente in ordine<br />

crescente di qualità)<br />

sula base dello stilo,<br />

ellittico e<br />

intercambiabile<br />

utilizzato…<br />

L’Amethyst no, appena nato<br />

viveva di luce propria e, vale la<br />

pena di sottolinearlo, di “prezzo<br />

proprio”, in quanto una MM al di<br />

sopra dei 600 euro, ben distante<br />

dagli altri modelli della linea citati<br />

è, se non una rarità, comunque<br />

un caso a sé: si tratta, naturalmente,<br />

del flagship della casa nel<br />

segmento di appartenenza (e uno<br />

dei più costosi MM in assoluto<br />

sul mercato),<br />

con un costo superiore all’MC di<br />

attacco della stessa Sumiko (Blue<br />

Point), segno che all’interno delle<br />

gerarchie si ritiene l’Amethyst<br />

in grado di fornire performance<br />

corrispondenti!<br />

Un fuori quota che ha pochi “segni<br />

di prossimità” con il resto<br />

della gamma (qualche elemento<br />

di vicinanza ci deve pur essere no,<br />

altrimenti perché appartenere<br />

alla stessa famiglia?), alcuni evidenti<br />

(sono tutti MM, è ovvio!) e<br />

altri più sotterranei. Partiamo da<br />

questi ultimi, anzi, da quest’ultimo:<br />

i nomi Rainer e Olympia<br />

si riferiscono a due<br />

montagne, Moonstone<br />

e Amethyst sono due tipi<br />

di gemma... Entrambe<br />

queste ultime utilizzano<br />

un cantilever della stessa<br />

forma (in alluminio<br />

da 0,5 mm) anche<br />

se l’Amethyst<br />

è<br />

l’unico con il taglio dello stilo del<br />

tipo “nude line contact” dove la<br />

punta e il gambo sono costituiti<br />

da un singolo pezzo di diamante<br />

(negli altri la punta viene incollata<br />

sul resto). Gli stili nudi, modellati<br />

da diamanti interi, sono<br />

ovviamente più costosi da realizzare<br />

ma grazie alla loro massa<br />

ridotta sono in grado, almeno in<br />

via teorica, di un miglior tracciamento<br />

e dato che sono le facce<br />

più lunghe a toccare la superficie<br />

del solco, dovrebbero durare<br />

più a lungo. I nuovi modelli della<br />

gamma Oyster sono facilmente<br />

identificabili dal colore del portastilo,<br />

che identifica la forma e la<br />

dimensione dello stilo anche se,<br />

come abbiamo detto, tale “delicatezza”<br />

è più funzionale per il<br />

trio Rainer, Olympia e Moonstone<br />

che per l’Amethyst...<br />

Formalmente i dati dichiarati dei<br />

quattro modelli sono molto simili<br />

(il che la dice lunga sul valore effettivo<br />

di questi dati più che sulle<br />

performance!) ma c’è del vero nel<br />

fatto che il team di progettazione,<br />

capitanato da William Rudolph<br />

che dal 2013 sovraintende<br />

il lavoro svolto nel sol<br />

levante, ha cercato per l’intera<br />

linea di creare condizioni di facile<br />

interfacciablità sia elettrica<br />

che meccanica (tutta la gamma<br />

Oyster, secondo l’azienda, “offre<br />

prestazioni eccellenti su una fine-<br />

Prezzo: € 699,00<br />

Distributore: MPI Electronic<br />

www.mpielectronic.com<br />

FONORIVELATORE SUMIKO AMETHYST<br />

Tipo: MM Tensione di uscita (mV): 2,5 Cedevolezza (cm/<br />

dyne): 12x10-6 Risp. in freq. (Hz): 12-35.000 Forza di appoggio<br />

(g): 1,8-2,2 Separazione canali (dB): 30 a 1 kHz Stilo: Nude<br />

Line Contact 0.2x0.8 ml su cantilever in lega d’alluminio 0,5 mm<br />

Impedenza di carico (Ohm): 47 k Bilanciamento tra i canali<br />

(dB): 0,5 a 1 kHz Note: bobine in rame puro, carico capacitivo<br />

raccomandato 100-200 pF. Stilo sostituibile.<br />

36 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Amato mio LP - TEST SUMIKO AMETHYST<br />

stra molto ampia di regolazione<br />

del VTA”). Infine, un elemento<br />

sonico comune, sempre secondo<br />

le parole dell’oste, è la maggiore<br />

capacità dinamica e in generale<br />

una maggiore musicalità rispetto<br />

ai modelli precedenti tanto che,<br />

sempre secondo fonti ufficiali, da<br />

questo punto di vista il Moonstone<br />

è molto vicino al Blue Point<br />

No.2 e, per deduzione, l’Amethyst<br />

dovrebbe essere migliore...<br />

Premettiamo che, non disponendo<br />

dei modelli citati per una verifica<br />

sul campo, partiamo dalla<br />

messa a punto dell’esemplare<br />

invece in nostro possesso, che è<br />

risultata facile anche grazie alle<br />

sedi per le viti di fissaggio inglobate<br />

nel lato superiore della testina.<br />

I pin dei contatti elettrici sono<br />

ben distanziati, consentendo un<br />

rapido collegamento al cavo di<br />

segnale del braccio ed entrambe<br />

risultano di qualità non da poco,<br />

specie quando si utilizzano bracci<br />

con shell integrata con la canna<br />

(come nei Rega o nei VPI). Una<br />

volta terminato il set up, il test<br />

con disco Vynyl Essentials della<br />

Image hifi, è stato superato<br />

a pieni voti: in particolare per<br />

quanto riguarda la tracciabilità,<br />

l’Amethyst ha ottenuto un eccellente<br />

risultato, entrando in leggera<br />

crisi solo con la traccia più difficile<br />

(ondulazione di 100 micron<br />

con un tono di 315 Hz), con una<br />

performance ottenuta in precedenza<br />

solo da modelli MC come il<br />

Denon 303 o l’Ultra Eminent EX<br />

di My Sonic Lab (roba da 7.000 e<br />

più euro). Il peso di lettura scelto<br />

è passato dal valore consigliato di<br />

2 a 2,1 grammi, cosa anche naturale<br />

se pensiamo che si tratta di<br />

un modello nuovo e che “osare”<br />

un peso leggermente maggiore è<br />

spesso consigliato per sciogliere<br />

la sospensione del cantilever.<br />

Il primo brano utilizzato per<br />

l’ascolto è il Primo Movimento<br />

dell’Ebony Concert di Stravinsky<br />

in una notevole registrazione<br />

della Reference Recordings.<br />

Brano ricco di dinamica, dal pianoforte<br />

martellante ai timpani<br />

ma prodigo anche di interventi<br />

solistici e insieme di clarinetto,<br />

trombe con e senza la sordina<br />

e altro ancora. L’Amethyst non<br />

ha problemi a seguire le frenetiche<br />

evoluzioni sonore e si trova<br />

particolarmente a suo agio con<br />

le frequenze medie, tanto da<br />

avere una ricchezza di dettagli<br />

più che valida. Meno esaltante<br />

è il responso agli estremi banda,<br />

in alto dove il suono si fa un po’<br />

opaco non eseguendo al completo<br />

tutte le armoniche più acute e sottile,<br />

in basso dove si verifica una<br />

certa attenuazione che riduce, ad<br />

esempio, l’impatto dell’orchestra<br />

DePaul University Jazz & Wind<br />

Ensembles, diretta dal clarinettista<br />

John Bruce Yeh.<br />

Dall’incontro tra jazz e classica di<br />

Stravinsky passiamo a un classico<br />

degli Steele Dan con il rock venato<br />

di pop e jazz, Aja. Nel brano<br />

omonimo le voci soliste del coro<br />

e i vari strumenti sono tutti ben<br />

presenti, con un timbro corretto<br />

e di nuovo un suono molto dettagliato.<br />

Il lungo e spettacolare spazio<br />

che si ricava la batteria risulta<br />

un po’ debole e attenuato nel suo<br />

impatto dinamico, specie in profondità,<br />

unito alla sensazione di<br />

frequenze più alte non proprio<br />

cristalline. Emerge un suono un<br />

po’ cupo e timbricamente scuro:<br />

un peccato perché sulle medie<br />

non c’è invece nulla da obiettare!<br />

Con Beethoven e il suo Concerto<br />

per violino e orchestra in<br />

Re Maggiore Op.61, nell’edizione<br />

DG (“remastered with Cello<br />

Equipment”) e Schneiderhan<br />

come solista, Eugen Jochum alla<br />

direzione dei Berlin Philarmoniker<br />

(un lavoro non lontano dalla<br />

famosa Sesta Sinfonia Op.68), i<br />

passaggi più delicati come quelli<br />

più danzanti e vivaci sembrano<br />

anticipare proprio la “Pastorale”<br />

del grande compositore di Bonn.<br />

Contrasti a volte minimali, altre<br />

volte imperiosi; proprio con<br />

questo disco l’Amethyst ottiene<br />

i migliori voti, forse perché la<br />

maggioranza degli strumenti<br />

impiegati suona nel registro medio.<br />

È un fatto, però, che il violino<br />

solista è magnifico, dal suono<br />

corposo che si spinge in alto in<br />

trilli e volute commoventi; la famiglia<br />

degli archi lo accompagna,<br />

a volte in risposta e non mancano<br />

lunghi momenti veramente sinfonici.<br />

Dai violini ai violoncelli, tutti<br />

gli archi sono ben distinguibili e<br />

precisi anche nella collocazione.<br />

Analogo discorso possiamo fare<br />

per legni, flauto, fagotto, etc.,<br />

ognuno con il giusto timbro e<br />

ruolo. L’impatto dinamico è di<br />

tutto rispetto sebbene timpani,<br />

ottoni e contrabbassi siano un<br />

poco attenuati. In particolare<br />

proprio questi ultimi sono quelli<br />

che soffrono un po’, risultando<br />

indistinti e leggermente monotoni.<br />

È il limite più caratteristico<br />

dell’Amethyst... Questo genere<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 37


SELECTOR<br />

Ago e cantilever sono realizzati<br />

in un unico pezzo e non incollati<br />

insieme come accade negli altri<br />

modelli Oyster, cosa che dovrebbe<br />

garantire una durata maggiore del sistema.<br />

Lo stilo è intercambiabile<br />

ma fa storia a sé,<br />

incompatibile con gli altri<br />

modelli della serie Oyster.<br />

Il corpo della testina è invece<br />

simile agli altri modelli anche se<br />

all’interno le bobine sono di piccole<br />

dimensioni , quindi con una resistenza<br />

ridotta che determina una tensione di uscita<br />

di soli 2,7 millivolt.<br />

musicale che impiega strumenti<br />

acustici prevalentemente incentrati<br />

sulle frequenze medie, però,<br />

risulta particolarmente congeniale<br />

e persino emozionante.<br />

Soddisfatti da quest’ultima performance,<br />

insistiamo sul genere<br />

classico e acustico ascoltando<br />

però musica da camera del primo<br />

Novecento, protagonisti il violino<br />

e il pianoforte in brani di Debussy<br />

e Bartok (Wilson Audiophile).<br />

I due strumenti hanno un ruolo<br />

paritario, specie nella sonata<br />

debussiana, mentre le sei danze<br />

rumene di Bartok alternano il<br />

ruolo di protagonista principe tra<br />

di loro. La registrazione, ottima,<br />

pone gli strumenti un po’ più ravvicinati<br />

rispetto a una orchestra,<br />

a simulare perfettamente un ambiente<br />

ideale per una musica che<br />

si definisce da camera. Ebbene,<br />

l’Amethyst è in grado di stupirci<br />

anche in questo disco per resa dinamica,<br />

a volte davvero con sbalzi<br />

impressionanti, precisione nella<br />

posizione del violino (a sinistra)<br />

e del pianoforte (a destra), senza<br />

però una esagerata separazione<br />

stereo, mentre risulta strepitosa<br />

la capacità di riprodurre tutte le<br />

note che, spesso, si susseguono<br />

vertiginosamente, senza tentennamenti<br />

o indurimenti di sorta.<br />

La vera prova del fuoco è la Sesta<br />

e ultima danza rumena di<br />

Bartok: rapida, con un intercalare<br />

tra i due strumenti sempre<br />

più stringente, che si conclude<br />

in una specie di tripudio finale<br />

collocato proprio tra i solchi più<br />

interni del disco; sono assai pochi<br />

i fonorilevatori - forse sarebbe<br />

più giusto dire l’abbinata braccio/<br />

fonorilevatore - che superano indenni<br />

questa prova! L’Amethyst<br />

ci riesce con una baldanza, una<br />

sicurezza e una bellezza timbrica<br />

da fare invidia a molti mostri sacri,<br />

persino della stessa Sumiko.<br />

In base alle caratteristiche tecniche,<br />

in particolare visto il tipo<br />

di profilo dello stilo e i materiali<br />

impiegati, l’Amethyst si dovrebbe<br />

scontrare con modelli più economici<br />

del suo prezzo di listino<br />

come Ortofon 2M o alcuni modelli<br />

della serie VM della Audio-<br />

Technica. Dato invece l’attuale<br />

posizionamento merceologico<br />

l’Amethyst rivaleggia con modelli<br />

MM molto più sofisticati,<br />

come l’eccellente Audio-Technica<br />

38 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Amato mio LP - TEST SUMIKO AMETHYST<br />

VM760SLC (stesso prezzo - leggi<br />

prova su <strong>SUONO</strong> 543, marzo<br />

2020) e si va scontrare con<br />

modelli MC come la Blue Point<br />

Special Evo III della stessa marca,<br />

diffusamente apprezzata.<br />

Una sfida ardua da vincere già<br />

nell’immaginario di settore e<br />

che comunque in questi termini<br />

solleva qualche perplessità,<br />

pur a fronte di alcune ineccepibili<br />

qualità. La costruzione<br />

e la facilità di montaggio sono<br />

evidenti come anche la possibilità,<br />

non così scontata a questi<br />

livelli, di sostituzione dello stilo<br />

eventualmente danneggiato. Le<br />

prestazioni meccaniche e musicali<br />

hanno dei picchi davvero da<br />

sottolineare, legati alla eccezionale<br />

facilità di tracciamento alla<br />

quale si legano una saldezza e<br />

una sicurezza nell’esprimersi,<br />

soprattutto nel registro medio,<br />

dove esalta le voci e principalmente<br />

gli strumenti acustici. Ne<br />

beneficiano in particolar modo<br />

la musica classica, sinfonica e<br />

da camera, i piccoli gruppi strumentali<br />

sia jazz che pop. I limiti<br />

si trovano agli estremi banda:<br />

nei brani dove più si fa uso di<br />

suoni in quelle gamme di frequenza,<br />

la riproduzione risulta<br />

in parte incompleta e offuscata,<br />

scurendo il timbro complessivo.<br />

Magica con la classica (basta non<br />

ascoltare solo musica per organo<br />

da cattedrale), può soffrire<br />

con il pop ben registrato dove<br />

va riproposta profondità e acuti<br />

estremi e con molta musica elettronica<br />

che può tranquillamente<br />

spaziare in tutto lo spettro delle<br />

frequenze. Alla fine pro e contro<br />

si equivalgono e il plus risulta la<br />

maggiore facilità di interfacciamento<br />

di sistemi più complessi.<br />

Da ascoltare, meditando prima<br />

dell’acquisto.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 39


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

UNITÀ PHONO<br />

Trichord Research Dino Mk III<br />

Giunto alla sua terza<br />

versione, il piccolo pre fono<br />

Dino continua a costituire<br />

il prodotto fondamentale<br />

del business della britannica<br />

Trichord Research<br />

anche se, a onor del vero,<br />

non ci vuole molto vista<br />

la presenza in catalogo di<br />

un solo altro pre-phono, il<br />

Diablo.<br />

DDino e Diablo possono<br />

essere impiegati anche<br />

con gli alimentatori alternativi<br />

Dino+ e Dino+ G2NC<br />

con o senza il cavo speciale High<br />

Performance DC PI per il primo e<br />

Diablo G2NC analogamente senza<br />

o con il cavo d’alimentazione<br />

speciale HP DC PI. In questo<br />

modo, partendo da una configurazione<br />

base legata a due soli modelli,<br />

si può crescere, ovviamente<br />

anche nel costo, impiegando<br />

alimentazioni più sofisticate che<br />

promettono prestazioni incrementali<br />

per i due pre fono. Una<br />

politica tipicamente inglese che<br />

ha visto tra i pionieri nomi illustri<br />

come Linn e Naim, ed è stata<br />

sposata anche da altri costruttori<br />

d’oltre Manica come Balanced<br />

Audio Technology, con le sue alimentazioni<br />

Pack sia per i preamplificatori<br />

di linea che quelli fono.<br />

E tipicamente inglese è anche<br />

la Trichord Reseach, brand<br />

nato nel 1993 per merito di<br />

Tom Evans e Graham Fowler,<br />

quest’ultimo già noto alle cronache<br />

per aver collaborato con<br />

la Michell Engineering (nota per<br />

i suoi giradischi come i GyroDec<br />

o gli Orbev) che, nel momento<br />

in cui sospese la produzione dei<br />

suoi prodotti, affidò proprio a<br />

Trichord per un certo periodo la<br />

produzione di alcune elettroniche<br />

e pre fono come il Delphini<br />

e pre e finali. Proprio il primo<br />

pre fono marchiato Trichord, il<br />

Dino 1, era una versione semplificata<br />

del più sofisticato e<br />

costoso Michell Engineering<br />

Delphini. Nel “travasare” il suo<br />

know how Fowler decise per<br />

una scelta allora abbastanza comune<br />

all’interno dell’Hi-Fi britannica,<br />

quella del value for money,<br />

con unità fono decisamente<br />

più abbordabili (si<br />

passava dai quasi 3.000 euro del<br />

Delphini ai poco più di 500 euro<br />

del Dino che, di fatto, allargava<br />

l’offerta del gruppo, proprio<br />

nel momento della rinascita<br />

dell’interesse intorno al mondo<br />

del disco in vinile); meno usuale<br />

la continuità con cui questa<br />

filosofia è stata mantenuta fino<br />

ai giorni nostri, basti guardare<br />

l’evoluzione del costo di listino<br />

proprio del Dino! Se quindi<br />

Trichord nasce al momento<br />

giusto e il suo buon successo si<br />

giustifica anche nella tempistica<br />

azzeccata, in almeno tre lustri<br />

di esistenza il Dino, con le<br />

sue varianti di alimentazione,<br />

è cresciuto solo leggermente<br />

nel prezzo, proporzionalmente<br />

ai piccoli cambiamenti che ha<br />

subito nel tempo e a questa regola,<br />

tipicamente inglese, non<br />

sfugge il più recente Dino Mk3,<br />

l’ultima versione in ordine di<br />

tempo. Lo contraddistinguono<br />

piccoli cambiamenti estetici, un<br />

case metallico più robusto, connettori<br />

RCA fissati al pannello<br />

posteriore isolati con anelli in<br />

teflon per un collegamento alla<br />

scheda madre decisamente più<br />

affidabile; all’interno il layout<br />

è cambiato ma sembrerebbe<br />

più per meglio disporre i componenti<br />

nuovi che hanno sostituito<br />

quelli, forse, non più<br />

disponibili sul mercato, che in<br />

misura di un progetto diverso.<br />

Prezzo: € 755,00<br />

Dimensioni: 11,2 x 5,8 x 18,5 cm (lxaxp)<br />

Distributore: Audio Reference<br />

Via Giuseppe Abamonti, 4<br />

20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02-29.404.989 - Fax 02-29.404.311<br />

www.audioreference.it<br />

UNITÀ PHONO TRICHORD RESEARCH DINO MK III<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido Sensibilità (mV): selezionabile<br />

da 0,1/0,4 (MC), 2/5(MM) Risp. in freq. (Hz): 20-20.000<br />

+/- 0,25 dB Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm):<br />

33-100-1k-47k Note: RIAA completamente passiva tra due stadi<br />

attivi di guadagno; alimentatore separato.<br />

40 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


TEST<br />

L’apparecchio supporta una tensione<br />

di alimentazione sia continua che<br />

alternata a secondo che si utilizzi<br />

il trasformatore oppure il PCU<br />

dedicato. In ogni caso si occupa<br />

di stabilizzare ulteriormente<br />

quanto proviene dall’esterno.<br />

La tensione duale di<br />

alimentazione viene<br />

livellata e stabilizzata<br />

con un doppio circuito a<br />

componenti discreti senza<br />

l’impiego di chip integrati.<br />

In questa ultima<br />

versione del PCB si<br />

apprezza la presenza di<br />

componentistica ottima e<br />

di varia natura, dall’SMD ai<br />

resistori tradizionali a strato<br />

metallico. L’amplificatore è un<br />

operazionale THAT 1512 ormai impiegato<br />

in tutta la discendenza Dino.<br />

Fatto sta che i dati dichiarati<br />

appaiono pressoché identici a<br />

quelli del passato, così come per<br />

quanto riguarda la flessibilità,<br />

notevole per la categoria, oltre<br />

Il primo passo per alimentare il Dino è il<br />

trasformatore toroidale esterno collocato<br />

in un involucro plastico molto robusto e<br />

collegato all’apparecchio tramite un<br />

connettore a quattro poli.<br />

a un’ampia compatibilità con la<br />

maggioranza dei fonorilevatori<br />

presenti sul mercato. È anche<br />

vero che proprio la categoria dei<br />

pre fono è tra le meno soggette<br />

all’usura del tempo...<br />

L’apparecchio è stato inserito<br />

in un sistema<br />

composto dal<br />

giradischi<br />

VPI Scout/<br />

JM9<br />

con fonorivelatore Lyra Helicon<br />

(0,5 mV out - impedenza di carico<br />

consigliata 100 - 1000 Ohm)<br />

e amplificazione Prima Luna<br />

EVO 100/KT120, utilizzando<br />

inizialmente come riferimento<br />

il PS Audio Stellar Phono.<br />

L’impedenza è stata settata a<br />

100 Ohm con il gain regolato<br />

su “Very Low MC” verificando<br />

immediatamente come il guadagno<br />

massimo risulti troppo<br />

elevato (74 dB): il sistema strilla<br />

davvero al punto da passare<br />

immediatamente alla regolazione<br />

“MC Low” (consigliata<br />

per testina con uscita a 0.25-<br />

0.4 mV) e le cose sembrano<br />

normalizzarsi, se pur il guadagno<br />

risulta ancora elevato<br />

ma pienamente gestibile<br />

dall’amplificatore anche se<br />

viene ritenuto opportuno passare<br />

al settaggio di guadagno “MC<br />

Normal” (per testina con uscita<br />

0.4-0.6), con l’aspettativa che<br />

sia questo il livello giusto con il<br />

miglior risultato sonoro: tutto<br />

sommato sono rispettati i dati<br />

tecnici tra la tensione d’uscita<br />

delle Lyra Helicon e il corrispondente<br />

guadagno consigliato<br />

da Trichord e, in questo caso,<br />

il gain di 64 è perfetto, almeno<br />

combinato con la sensibilità<br />

d’ingresso linea del Prima Luna<br />

EVO (260mV), mentre con altri<br />

amplificatori che richiedono<br />

valori d’ingresso più alti il Trichord<br />

si dimostra ben attrezzato<br />

potendo accettare guadagni più<br />

alti (70/74 dB).<br />

Per quanto riguarda l’impedenza<br />

di carico, in questo<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 41


SELECTOR<br />

abbinamento i risultati migliori<br />

sembrano quelli ottenibili col<br />

selettore posto a 1 kOhm, con il<br />

suono che si fa leggermente più<br />

rotondo e, a lungo andare, piacevole.<br />

Con il carico a 100 Ohm,<br />

il risultato è comunque ottimo e<br />

può essere preferito da chi gradisce<br />

una dinamica più spinta,<br />

con un basso asciutto ma deciso.<br />

Sorprendente il livello d’impulsività<br />

e la rapidità di decadimento<br />

ottenibile; la versatilità<br />

nei settaggi non solo consente<br />

di utilizzare un ampio spettro di<br />

fonorilevatori ma anche di sintonizzarli<br />

in funzione del resto<br />

del proprio impianto e dei propri<br />

gusti - in questo senso non<br />

ci sono poi così tante differenze<br />

rispetto a pre-phono di categoria<br />

anche molto superiore!<br />

Dove invece il Dino mostra gli<br />

inevitabili limiti rispetto ai giganti<br />

della categoria è sul fronte<br />

dell’introspezione, la finezza<br />

della tessitura musicale, ma<br />

siamo comunque già su livelli<br />

molto buoni. Anche il rumore<br />

di fondo è praticamente assente,<br />

di conseguenza la dinamica<br />

è su valori sorprendentemente<br />

elevati; analogamente accade<br />

per l’immagine, ampia e piena.<br />

Con il pianoforte classico, in<br />

particolare un Fazioli F-278<br />

in grado di sfoderare un suono<br />

opulento in un ampio intervallo<br />

tonale e pieno di piccole risonanze,<br />

le differenze tra il Trichord<br />

Dino, confrontato questa<br />

volta con un altro piccolo grande<br />

campione come il Limetree<br />

della Lindemann, si ampliano<br />

decisamente. Il riferimento è in<br />

grado di trasferire tutte le caratteristiche<br />

del pianoforte, stiamo<br />

ascoltando i celebri Quadri di<br />

un’Esposizione di Mussorgsky<br />

in versione pianistica della Tacet:<br />

nel riferimento il suono è<br />

pieno, rotondo ma preciso, con<br />

tutta la ricchezza delle risonanze,<br />

dei riverberi ambientali e<br />

con i giusti decadimenti temporali<br />

e dinamici (insomma, grazia<br />

e controllo magnifici) mentre il<br />

Trichord fa molto per seguirlo<br />

ma il suono è più asciutto, mantiene<br />

un bell’equilibrio timbrico<br />

e non ci sono vistose attenuazioni<br />

agli estremi banda ma si<br />

perdono molte di quelle minute<br />

informazioni che arricchiscono<br />

di fascino e attendibilità il suono<br />

ascoltato con il PS Audio. È<br />

come se il suono si facesse un<br />

po’ più meccanico: la dinamica<br />

è ancora molto buona ma un po’<br />

tutto si riduce, come l’impatto<br />

emotivo e il coinvolgimento. Se<br />

dovessimo dare un voto partendo<br />

da un bel dieci per lo Stellar,<br />

il Dino fa molto per meritarsi<br />

un otto! Nel confronto, invece,<br />

con un altro piccolo grande<br />

Nella parte inferiore sono presenti i dip switch per la scelta dei carichi da abbinare al<br />

fonorivelatore e il guadagno dello stadio di amplificazione.<br />

campione come il Limetree, i<br />

due best buy sono molto vicini,<br />

come nel prezzo del resto, con<br />

una leggera preferenza per il<br />

Trichord a livello di morbidezza,<br />

anche ad alto volume, che<br />

risulta più “pieno”. Nella scala<br />

di valori illustrata, Limetree si<br />

merita comunque almeno un<br />

sette e mezzo...<br />

Sembra, insomma, che la missione<br />

assegnata di default all’atto<br />

della nascita della Trichord<br />

Research sia stata mantenuta<br />

viva e ispiri tutt’ora i progettisti,<br />

come peraltro dimostra l’evoluzione<br />

del progetto nel tempo,<br />

testimoniata sulle pagine<br />

di <strong>SUONO</strong>: Dino (<strong>SUONO</strong> 346<br />

- luglio 2002) prima e Dino MK<br />

II (<strong>SUONO</strong> 442 - luglio 2010).<br />

Ricordiamo in tal senso il fatto<br />

che originariamente l’azienda<br />

fosse stata creata focalizzando<br />

la propria attenzione sulle problematiche<br />

del dominio digitale,<br />

effettuando modifiche al master<br />

clock dei lettori CD, tematiche<br />

a cui Graham Fowler è rimasto<br />

legato visto che continua a effettuare<br />

aggiornamenti in tal<br />

senso e qualche anno fa (2014)<br />

è stato anche incaricato da Astin<br />

Trew di sviluppare il Concord<br />

DAC 1, utilizzando l’uscita a valvole<br />

ibrida single-ended Astin<br />

Trew! Ma Trichord Research è<br />

nata ed è rimasta una piccola<br />

azienda (attualmente con tre<br />

soli dipendenti e un fatturato<br />

che non supera i quattro zeri...),<br />

ben consapevole che il passaggio<br />

da una dimensione artigianale<br />

a una industriale sull’onda<br />

del successo è un passaggio non<br />

privo di incognite (un argomento<br />

più volte trattato sulle pagine<br />

di questo giornale). In tal senso<br />

una politica a tutto vantaggio di<br />

quegli utenti che al netto di formule<br />

tipiche (e un po’ usurate)<br />

del mondo commerciale, “più<br />

spendo meno spendo”, possono<br />

trovare risposte efficaci alle loro<br />

necessità. Se infatti non consideriamo<br />

le performance del fuori<br />

quota nord americano (PS Audio,<br />

Stellar Phono) e degli altri<br />

stadi fono utilizzati per stabilire<br />

i confini delle performance del<br />

Dino, non si può che essere soddisfatti<br />

di quel che offre il Dino<br />

Mk3 già nella versione basica:<br />

una grande versatilità elettrica e<br />

sonora confermata impiegando<br />

anche fonorilevatori MM, persino<br />

di un certo pregio (Audio-<br />

Technica VM760SLC) oppure<br />

Grado od Ortofon, delle quali<br />

sfrutta tutto il loro potenziale.<br />

La possibilità poi di upgradare<br />

il sistema con le alimentazioni<br />

maggiorate presenti nel suo catalogo<br />

(1.175,0 euro complessivi)<br />

apre le porte ad un altro<br />

roseo panorama...<br />

42 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

AMPLIFICATORE PER CUFFIE<br />

Angstrom Audiolab Zenith ZHA06<br />

Si dice “sbagliando si impara”<br />

e se poi a sbagliare<br />

sono gli altri e a imparare<br />

sei tu, la cosa è ancora più<br />

proficua! È un po’ questa la<br />

grande fortuna (o la grande<br />

dote perché degli errori,<br />

tuoi o altrui, va fatto tesoro<br />

e questo non è comune...)<br />

di Roberto Garlaschi.<br />

Garlaschi, è uno che sul<br />

palcoscenico Hi-Fi bazzica<br />

se non da sempre<br />

sicuramente da molto e con il<br />

suo centro di riparazioni ne ha<br />

viste passare di ogni, provando<br />

appunto a fare tesoro di una<br />

conoscenza riversata prima con<br />

alcuni progetti one off e poi, “da<br />

grandi”, con una esperienza più<br />

duratura, sebbene dai risvolti<br />

altalenanti. Angstrom, infatti, è<br />

stata un tempo Angstrom Research,<br />

oggi Angstrom Audiolab,<br />

due esperienze ascrivibili a due<br />

differenti contesti ma con la stessa<br />

testa dietro e che solo in futuro<br />

(prossimo, assicura l’interessato)<br />

torneranno a essere una cosa<br />

unica. Ma partiamo dall’attuale<br />

punto d’arrivo: Angstrom<br />

Audiolab nasce all’interno di<br />

quell’incubatore che è Distretto<br />

Audio, associazione temporanea<br />

di impresa che, al contrario di<br />

altre precedenti esperienze naufragate<br />

sul nascere, sembra per<br />

ora tenere il passo con lodevole<br />

coerenza. Vi sono approdati alcuni<br />

costruttori italiani, personaggi<br />

in cerca di... autore, che hanno<br />

trovato lì stabilità e una struttura<br />

marketing per consolidare e<br />

promuovere le proprie creature.<br />

Proprio questa è la parabola di<br />

Angstrom (quale dei due sia!) nel<br />

cui procedere si intravede traccia<br />

di una strategia coerente: due finali<br />

no compromise molto simili<br />

agli one off di un tempo (Orion<br />

e Quantum), una linea, la Stella<br />

che potremmo dire riassuma il<br />

Garlaschi pensiero e una sfida,<br />

quella con la new entry Zenith,<br />

dove l’obiettivo è far tesoro delle<br />

scelte utilizzate per la Stella ma<br />

“demoltiplicarle” in termini di<br />

costi cercando di non fare altrettanto<br />

in termini di performance.<br />

Un punto critico che chiama<br />

ancora una volta in campo uno<br />

snodo che più o meno tutti i costruttori<br />

si trovano ad affrontare.<br />

Su queste pagine ne avrete più<br />

volte sentito disquisire, anche se<br />

una parola decisiva in merito alla<br />

conflittualità tra una dimensione<br />

artigianale e una industriale<br />

dei prodotti Hi-Fi, con i pregi e<br />

i difetti di entrambe, non è stata<br />

ancora scritta. Se il modello<br />

commerciale moderno sembra<br />

spostare l’asticella più dalla parte<br />

di quest’ultima, è sempre più<br />

avvertito e pressante il pericolo<br />

nella serializzazione spinta di<br />

una perdita o di uno svilimento<br />

dei valori caratteristici nell’opera<br />

del buon artigiano, quegli<br />

elementi fondanti del successo<br />

di un prodotto o di un marchio<br />

forniti in passato e in qualche<br />

misura tutt’ora al mercato della<br />

riproduzione musicale. Perché<br />

Prezzo: € 3.600,00<br />

Dimensioni: 35 x 17 x 45 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8 Kg<br />

Distributore: Distretto Audio<br />

Via Enrico Ferri, 49 - 25123 Brescia (BS)<br />

Tel. 348 951 0718<br />

www.distrettoaudio.com<br />

AMPLIFICATORE PER CUFFIE ANGSTROM AUDIOLAB ZENITH ZHA06<br />

Tipo: Ibrido Potenza (W/Ohm): 6 + 6 Note: ECC88 e uscite<br />

MOSFET.<br />

44 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


poi l’abituale iter quando arriva<br />

il successo porta l’artigiano a<br />

confrontarsi con tematiche che<br />

non gli sono abituali (alcuni la<br />

chiamano crisi da crescita), spingendolo<br />

verso partner finanziari<br />

che spesso ne snaturano intenzioni<br />

ed elementi chiave. E poi<br />

ci si chiede come mai il prodotto<br />

ha perso il suo valore iconico... !<br />

Comunque sia, Angstrom ha sviluppato<br />

la serie Zenith con l’obiettivo<br />

di abbracciare una fascia<br />

di mercato meno d’élite (nessun<br />

prodotto della serie Stella è al<br />

di sotto dei 10.000 euro e quasi<br />

tutti superano i 20.000!) e di<br />

maggiori numeri anche se con la<br />

saggezza del buon padre di famiglia<br />

Garlaschi ci ha assicurato che<br />

punta a una quantità a due zeri<br />

e non a tre! Per far questo si è<br />

optato ad alcune scelte dirimenti:<br />

si utilizzano PCB ove la serie<br />

Stella è sempre completamente<br />

cablata a filo e sono presenti anche<br />

soluzioni ibride laddove gli<br />

Stella sono rigorosamente solo<br />

a valvole, anche se, e qui scatta<br />

il “garlaschi pensiero”, i circuiti<br />

stampati sono realizzati con piste<br />

dorate e ad alto spessore e con<br />

componentistica di livello e soluzioni<br />

tutto sommato semplici<br />

ma molto eleganti e funzionali.<br />

L’amplificatore per cuffia (ma la<br />

presenza di una uscita line variabile<br />

ne autorizza l’utilizzo anche<br />

come tradizionale pre) oggetto<br />

di questa prova sembra in apparenza<br />

quasi indistinguibile dal<br />

suo corrispondente della serie<br />

Stella, anche se ballano parecchie<br />

centinaia di euro tra i due!<br />

Entrambi sono gli apparecchi<br />

più economici delle rispettive<br />

linee; considerando che si tratta<br />

comunque di un prodotto artigianale,<br />

il prezzo di listino dello<br />

Zenith ZHA06 appare davvero<br />

invitante, considerando che si<br />

pone in linea con competitor se<br />

non consumer certamente appartenenti<br />

a marchi di più largo<br />

consumo: una non eccessivamente<br />

nutrita schiera che, però,<br />

comprende tra gli altri nomi del<br />

calibro di Moon, Stax, Raal-requisite<br />

e iFi...<br />

Come fa un artigiano a competere<br />

con aziende specialistiche ma<br />

comunque di un certo calibro?<br />

Innanzitutto sostituendo alla<br />

formula “sotto al vestito, niente”,<br />

quella del “sotto un brutto<br />

vestito, molto”, una scelta in<br />

un certo senso coraggiosa in un<br />

mercato che vive di apparenza e<br />

nel quale la scatola dello Zenith<br />

appare ed è certamente di natura<br />

economica, tanto più rispetto alla<br />

fascia di appartenenza. D’altronde<br />

l’incidenza nei costi della “scatola”<br />

(soprattutto se non si punta<br />

ad alti numeri di produzione) a<br />

questo livello può essere elevata,<br />

ma da una chiacchierata con Garlaschi<br />

si evince che la scatola già<br />

così com’è ha un costo di alcune<br />

centinaia di euro, a cui vanno aggiunte<br />

le manopole e i piedini che<br />

sono ricavati dal pieno e trattati<br />

superficialmente con un effetto<br />

brillante antiossidante dell’alluminio,<br />

soluzione decisamente<br />

rara anche nell’ambito artigianale<br />

e sconosciuta a livello industriale,<br />

che proietta ogni singola<br />

unità a prezzi importanti (oltre<br />

i 6 euro) e i costi di montaggio<br />

(una o due giornate per un prodotto<br />

artigianale come questo).<br />

I conti sono presto fatti! E, a<br />

proposito di manopole: il loro<br />

costo elevato non ha fatto desistere<br />

il progettista dal proporre<br />

quella “in più” per la regolazione<br />

separata di volume e guadagno<br />

che consente di poter abbinare<br />

l’apparecchio alle sorgenti più disparate.<br />

In questo periodo, mancando<br />

ancor più che in passato<br />

uno standard condiviso circa il<br />

livello e l’impedenza di uscita, ci<br />

si trova a fronteggiare sorgenti<br />

con livelli massimi inferiori a un<br />

volt e altri che, raramente, oltrepassano<br />

senza indugio i cinque<br />

volt; in questa ottica, viene molto<br />

utile l’impiego di un attenuatore<br />

in ingresso e quello in uscita che<br />

regola il volume ottimale con la<br />

sezione di potenza interna per la<br />

cuffia e dei finali esterni per impieghi<br />

domestici.<br />

Da notare che l’apparecchio,<br />

completamente sprovvisto di<br />

telecomando o altre soluzioni<br />

di gestione remota, deve essere<br />

usato a “mano”, cosa che nell’utilizzo<br />

con le cuffie viene molto<br />

naturale in quanto si è sempre<br />

quasi a portata di braccio<br />

(considerato anche la lunghezza<br />

del cavo cuffia), meno quando<br />

si tratta di altre configurazioni:<br />

ormai ci siamo abituati ad altre<br />

agiatezze! In ogni caso, una volta<br />

trovato il livello ottimale non è<br />

poi necessario intervenire così<br />

frequentemente sul volume: la<br />

sensazione che ci porta ad abbassare<br />

il volume e che spesso<br />

si identifica con il livello troppo<br />

alto, è bene ribadirlo, deriva più<br />

dal fastidio che non dalla pressione<br />

acustica.<br />

Nelle sue economie di scala Garlaschi<br />

ha inoltre puntato ovviamente<br />

su una circuitazione semplificata<br />

rispetto allo Stella, affidata<br />

alla circuitazione ibrida con<br />

la presenza di una ECC88 nello<br />

stadio pre e con uscite MOSFET;<br />

un progetto che a suo stesso dire<br />

“è venuto troppo bene”, con un<br />

gap rispetto allo Stella più ridotto<br />

delle aspettative.<br />

Lo Zenith ZHA06 è stato inizialmente<br />

utilizzato come pre, visto<br />

che lo consente e che in redazione<br />

consideriamo questa funzione<br />

estremante importante, soprattutto<br />

in un amplificatore dedicato<br />

alle cuffie, in quanto si tratta di<br />

un apparecchio che deve essere<br />

dotato di un ottimo amplificatore<br />

di linea, di un commutatore degli<br />

ingressi e, infine, di una sezione<br />

di potenza tagliata apposta per<br />

le cuffie.<br />

Sul retro sono disponibili quattro<br />

ingressi analogici RCA e una uscita<br />

linea, al lato opposto l’ingresso di<br />

alimentazione IEC e tre fusibili distinti<br />

per le varie sezioni differenziate.<br />

I connettori RCA sono di tipo a<br />

pannello, dorati e rodiati.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 45


SELECTOR<br />

La valvola E88CC,<br />

alimentata a 35 VDC,<br />

viene usata come<br />

amplificatore<br />

in tensione ed<br />

è accoppiata<br />

ad un Jfet che<br />

pilota a bassa<br />

impedenza i due<br />

MosFet di uscita<br />

dello stadio di<br />

potenza e dal<br />

quale si preleva<br />

anche l’uscita linea<br />

di preamplificazione.<br />

Circuito minimalista ma con una scelta dei<br />

componenti di livello, impiegati soprattutto<br />

nei punti strategici del circuito: i resistori sono<br />

della Precision Reistive Product USA all’1%, i<br />

condensatori Vishay Roederstein<br />

MKT1813 e potenziometro<br />

ALPS.<br />

Lo stadio di<br />

amplificazione<br />

della cuffia<br />

impiega<br />

una coppia<br />

di MosFet di<br />

potenza HEXFET<br />

della International<br />

Rectifier IRFZ24N e<br />

IRF9Z34N installati<br />

su dissipatori singoli in<br />

verticale sul PCB.<br />

Le alimentazioni sono<br />

differenziate a partire<br />

dalle uscite secondarie del trasformatore<br />

dedicate alla specifiche sezioni. La<br />

tensione anodica della valvola e quella di<br />

alimentazione dei finali MosFet utilizzano<br />

come circuito raddrizzatore una serie di<br />

diodi Schottky per ridurre il ripple e il<br />

rumore di fondo.<br />

46 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


TEST ANGSTROM AUDIOLAB ZENITH ZHA06<br />

al banco di misura<br />

In definitiva, un amplificatore<br />

per cuffia che si rispetti, può sicuramente<br />

funzionare da “cervello”<br />

analogico dell’impianto al quale<br />

si può collegare uno stadio finale<br />

“potente” o un diffusore amplificato<br />

per completare l’impianto.<br />

Quindi, è corretto dedicare risorse<br />

allo stadio di preamplificazione<br />

completandolo con uno<br />

stadio di potenza che ha prevalentemente<br />

lo scopo di non amplificare<br />

ma fornire quell’energia<br />

in più necessaria a smuovere un<br />

altoparlante seppur piccolo e<br />

meno affamato di potenza di<br />

uno domestico. La sezione di<br />

pre-amplificazione ha restituito<br />

performance davvero interessati<br />

che vanno al di là della sua funzione<br />

primaria con destinazione<br />

all’ascolto in cuffia, soprattutto<br />

in considerazione del fatto che<br />

consultando l’elenco dei possibili<br />

concorrenti nel segmento dei<br />

pre si scoprono molte alternative<br />

altrettanto artigianali, qualche<br />

fuoriclasse (Coda, Primaluna)<br />

e pochi marchi rinomati. Tra<br />

quelli che abbiamo ascoltato,<br />

ad esempio, lo ZHA06 prevale<br />

su prodotti sicuramente di altra<br />

fascia ma con soluzioni standard<br />

almeno per quel che riguarda lo<br />

stadio di amplificazione, come<br />

ad esempio Anthem e Musical<br />

Fidelity con una musicalità straordinariamente<br />

maggiore, senza<br />

che questo vada a detrimento del<br />

dettaglio o della articolazione del<br />

segnale musicale, in particolare<br />

nella porzione bassa dello spettro.<br />

Con lo Zenith ZHA06 è come<br />

se si spalancassero delle porte o<br />

si azzerassero dei veli sul palcoscenico<br />

sonoro che appare ricco<br />

e ampio in tutte le sue dimensioni,<br />

forse in certi passaggi molto<br />

ricco ma con quel pizzico di gradevolezza<br />

in senso generale che,<br />

quando rapportato invece ad altri<br />

set-up, si traduce in lieve fastidio.<br />

Condizioni che ci hanno portato a<br />

non lesinare sul volume raggiungendo<br />

e oltrepassando pressioni<br />

ragionevoli ma apprezzando un<br />

La risposta in frequenza è molto estesa e non affetta da<br />

variazioni dipendenti dal carico collegato e dalla regolazione<br />

del livello. È presente una marcata componete di<br />

distorsione armonica e da intermodulazione, entrambe<br />

dovute al contributo della sezione di premaplificazione<br />

a valvole in seguito alla scelta dei punti di lavoro del<br />

tubo e della tensione di alimentazione. Il decadimento<br />

armonico è comunque molto naturale, con una prevalenza<br />

della seconda armonica sulle altre. Di contro<br />

il rumore di fondo e la pulizia dello spettro in banda e<br />

fuori banda sono esemplari, anche in considerazione<br />

dello stadio a valvole.<br />

timbro sempre caldo e al contempo<br />

dettagliato e definito, quasi<br />

in contraddizione con il fatto che<br />

troppo spesso si associ la gamma<br />

alta alla “brillantezza” quando<br />

invece negli apparecchi di un<br />

certo livello i due aspetti non<br />

sono interdipendenti: definizione<br />

e dettaglio non sono correlati<br />

con il livello della gamma alta e<br />

soprattutto con la sensazione di<br />

fatica e iper-dettaglio, anzi, viene<br />

meno proprio il concetto di “iper”<br />

ma prevale una sensazione più<br />

naturale e vera di riproduzione.<br />

In definitiva, l’annoso dilemma<br />

sul concetto di alta fedeltà o alta<br />

gradevolezza da un lato non avrà<br />

mai una nota conclusiva, da un<br />

altro punto di vista, invece, viene<br />

completamente aggirato dalla<br />

realtà che se ne frega della fedeltà<br />

ma si gode la gradevolezza!<br />

In questi termini, il prodotto<br />

si colloca a pieno titolo nell’agone<br />

dei prodotti ad elevato<br />

indice di gradimento e quel<br />

che si apprezza nella sezione di<br />

pre-amplificazione lo si ritrova<br />

anche nell’uscita cuffia che, da<br />

un certo punto di vista, mantiene<br />

inalterate le peculiarità dello<br />

stadio linea a valvole e rende decisamente<br />

onnivoro lo stadio di<br />

potenza, a prescindere dal tipo di<br />

cuffia e dall’impedenza. Spaziando<br />

da Audeze LCD3 e HD800S si<br />

apprezza la verve e la godibilità<br />

anche a livelli di ascolto molto<br />

alti, senza percepire nessun indurimento<br />

e senso di affaticamento,<br />

situazione abbastanza rara anche<br />

in prodotti di un certo pregio.<br />

Inoltre, nelle registrazioni particolarmente<br />

curate nell’aspetto<br />

della ricostruzione ambientale,<br />

si delinea in particolar modo la<br />

“scomparsa” delle scena “in testa”<br />

e ci si concentra molto di<br />

più su un palcoscenico slegato,<br />

come se intervenissero dei filtri<br />

di cross feed quando invece non<br />

è presente nessuna elaborazione<br />

del segnale. Un grande risultato!<br />

Forse la fascia di mercato a cui<br />

appartiene lo Zenith ZHA06 è<br />

quella che più si compenetra nel<br />

concetto di microlusso, abbandonando<br />

il concetto poco eccitante<br />

di fascia media (la virtù,<br />

oggi, è altrove!) e certamente il<br />

lusso, anche nella sua versione<br />

micro, prevede una opportuna<br />

attenzione anche alla forma oltre<br />

che alla sostanza. Angstrom,<br />

invece, ha fatto una scelta netta<br />

per quest’ultima, offrendo un<br />

apparecchio multifunzione che<br />

non è la massima espressione<br />

dal punto di vista del design industriale<br />

(comunque permeato<br />

di tutti quei dettagli che presi<br />

insieme e separatamente costituiscono<br />

la summa dei dettagli<br />

di altissimo livello) con un effetto<br />

magari non bello da vedere ma<br />

molto, molto performante all’interno<br />

della sua categoria. E poi,<br />

poiché il concetto di bello è almeno<br />

in parte soggettivo, a volte<br />

ci si può innamorare anche di un<br />

medio - brutto - bello!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 47


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />

Cambridge Audio CXA81<br />

Dobbiamo ammettere<br />

di aver guardato sempre<br />

alle vicende della Cambridge<br />

Audio, caratterizzate<br />

nel tempo da svariati<br />

capovolgimenti di fronte,<br />

con un afflato di naturale<br />

simpatia per il marchio e<br />

per i personaggi che vi si<br />

sono alternati: da Stan<br />

Curtis che ha tenuto al<br />

tempo la barra ben dritta<br />

sulla progettazione (mentre<br />

i primi sintomi di orientalizzazione<br />

turbavano il<br />

Made in UK), allo staff di<br />

ingegneri esterni, alcuni<br />

dal nome rinomato, che si<br />

sono alternati in una successiva<br />

fase, fino gli stessi<br />

attuali proprietari.<br />

Julian Richer e James Johnson-Flint,<br />

pur cedendo alle<br />

sirene della riduzione del<br />

costo di lavoro con la delocalizzazione<br />

in lidi lontani (l’azienda<br />

ha aperto un ufficio a Hong Kong<br />

nel 2001 e un ufficio nella Cina<br />

continentale nel 2011), hanno saputo<br />

conservare un’identità e una<br />

immagine occidentale, “regolata”<br />

dal contrappeso di uno staff di ingegneri<br />

interni, 24 tra la sede di<br />

Londra e quella nella originaria<br />

Cambridge. Al netto di un fatturato<br />

di ben 22 milioni di euro e<br />

una gamma di prodotti che spazia<br />

dalla sardina all’elefante dipanata<br />

in termini Hi-Fi, Cambridge<br />

Audio appare e in gran parte rimane<br />

uno dei sopravvissuti alfieri<br />

del value for money di buona<br />

memoria, all’interno del british<br />

sound. E vale la pena di spendere<br />

ancora qualche parola su Julian<br />

Richer, uno dei due alla guida di<br />

Cambridge, già proprietario della<br />

catena Richer Sounds (52 negozi<br />

nel regno della regina) che,<br />

in tempi non sospetti (correva<br />

l’anno 2013), ha annunciato che<br />

avrebbe donato alla sua morte il<br />

100% della rete distributiva ad un<br />

trust dei dipendenti e che poi lo ha<br />

fatto parzialmente in vita (per il<br />

60% del valore), oltre a versare un<br />

bonus di ringraziamento di 1.000<br />

euro per ogni anno di lavoro ai dipendenti!<br />

Sono gli uomini a fare<br />

le aziende, non il contrario, e in<br />

questo senso Cambrige, se non<br />

proprio una fondazione, appare<br />

qualcosa di simile nello spirito...<br />

Ma veniamo all’integrato A81,<br />

il nuovo amplificatore integrato<br />

della linea CX di Cambridge (2<br />

amplificatori integrati, 1 meccanica<br />

e uno streamer) che sostituisce<br />

insieme al CX A61 la line up<br />

degli amplificatori integrati, gli<br />

acclamati 60 e 80 (più il primo<br />

che il secondo) di una gamma<br />

introdotta nel 2014. Squadra che<br />

vince non si cambia? Proprio gli<br />

inglesi e i formalmente inglesi<br />

(Creek, Audiolab...) e anche Rotel<br />

hanno dimostrato che può essere<br />

più o meno così, anche se in<br />

Hi-Fi, dove le cose sono dannatamente<br />

difficili (pur se di “semplice”<br />

riproduzione delle sette note<br />

si parla), si viaggia potremmo dire<br />

a due velocità: l’arte della riproduzione<br />

sonora si muove velocissima<br />

e immutabile a seconda di<br />

quel che si esamina e di quel che<br />

si vuole ottenere (vedi il caso di<br />

Bryston che garantisce i prodotti<br />

analogici per ben 20 anni ma si<br />

guarda bene dal farlo per quelli<br />

digitali!). La conferma la fornisce<br />

proprio il CXA81 e le ragioni del<br />

suo restyling, principalmente legate<br />

al dominio digitale: un più<br />

moderno collegamento Bluetooth<br />

(che nell’arco di questi sei anni ha<br />

fatto passi da gigante in termini<br />

di qualità), un nuovo convertitore<br />

(basato sul Sabre ES9016K2M<br />

al posto del Wolfson WM8740)<br />

e una nuova USB, elementi in<br />

Prezzo: € 1.235,00<br />

Dimensioni: 43 x 11,50 x 34,10 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8,7 Kg<br />

Distributore: Hi-Fi United<br />

Via Manfredi, 98 - 29122 Piacenza (PC)<br />

Tel.0523.71.61.78 - Fax 0523.71.60.76<br />

www.hifiunited.it<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO CAMBRIDGE AUDIO CXA81<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 80 W su 8<br />

Ohm in classe AB Accessori e funzionalità aggiuntive: Telecomando,<br />

Ingresso cuffia Risp. in freq. (Hz):


perenne evoluzione. Per il resto,<br />

almeno a livello circuitale, l’apparecchio<br />

ripropone la stessa topologia<br />

del predecessore (e questo<br />

non è un male, come i casi citati<br />

testimoniano) con alcune variazioni<br />

nei componenti (una parte<br />

degli operazionali, i condensatori<br />

sia nella sezione pre che finale)<br />

che non rivoluzionano il progetto<br />

ma, anzi, sembrano essere stati<br />

scelti proprio secondo il criterio<br />

della continuità...<br />

L’occasione ha suggerito anche<br />

un restyling estetico, questo sì<br />

più profondo e, almeno a nostro<br />

parere, un po’ straniante proprio<br />

nella sua modernità, sebbene<br />

dal punto di vista estetico<br />

Cambridge Audio non abbia mai<br />

raggiunto livelli iconici nei suoi<br />

prodotti che ne costituiscano un<br />

heritage inalienabile. L’immagine<br />

da “color che son sospesi” (perlomeno<br />

se si esamina la faccenda<br />

con i parametri tipici del mondo<br />

Hi-Fi) è in qualche modo confermata<br />

da un esame un po’ più<br />

approfondito della linea CX nel<br />

suo complesso che se da un lato<br />

“osa” proponendo una meccanica<br />

simbiotica con i due integrati<br />

(che hanno l’indispensabile DAC<br />

a bordo per farla funzionare),<br />

dall’altro si cautela completando<br />

la linea con uno streamer che a<br />

sua volta dispone di un DAC, presupponendone<br />

un utilizzo stand<br />

alone. Ma allora, dove deve stare<br />

questo benedetto DAC? Calandosi<br />

però da un ambito prettamente<br />

filosofico a quello più pratico<br />

dell’esame specifico si nota come<br />

l’apparecchio si proponga con un<br />

approccio probabilmente fra i più<br />

pragmatici del momento, in netta<br />

contrapposizione a tutte le funzionalità<br />

che potrebbero derivare<br />

da una gestione avanzata magari<br />

tramite app o qualche altra diavoleria<br />

dell’era moderna! Invece, c’è<br />

tutto quel che serve, nel modo più<br />

tradizionale che si possa pensare e<br />

soprattutto con una disposizione<br />

abbastanza chiara e facilmente<br />

raggiungibile sul pannello frontale,<br />

in particolar modo tramite<br />

il telecomando che, nonostante<br />

integri tutti i comandi dei tre apparecchi<br />

appartenenti alla serie<br />

CX, per quel che riguarda l’amplificatore<br />

ha gli ingressi disposti<br />

nella stesso modo in cui lo sono<br />

sul pannello frontale, dove appaiono<br />

“annegati” nel display fino<br />

a quasi scomparire, con un certo<br />

danno per la visibilità, se non per<br />

la presenza di altrettanti led che<br />

illuminano le sigle degli ingressi.<br />

Questi ultimi sono divisi in due<br />

gruppi: da un lato del display i 4<br />

+ 1 analogici, dall’altro quelli digitali<br />

(i tre ingressi più il tasto del<br />

pairing con il Bluetooth). Per quel<br />

che riguarda l’analogico la coppia<br />

di ingressi XLR è l’ingresso in più<br />

a fronte degli altri RCA e si identifica<br />

con il colore rosso al posto<br />

di quello blu sul led dell’ingresso<br />

A1, mentre, nell’ambito digitale,<br />

le cose si complicano leggermente<br />

in quanto sono disponibili tre<br />

ingressi spdif, uno coassiale e due<br />

di tipo ottico, e l’ingresso USB Hires<br />

che con le stesse modalità condivide<br />

il Bluetooth colorandosi<br />

di rosso per l’USB e di blu per il<br />

Bluetooth. Il buono di questa soluzione<br />

è che non occorre ricorrere<br />

a una logica sequenziale per<br />

selezionare un ingresso ma l’operazione<br />

avviene in modo diretto;<br />

tutti i comandi sono poi replicati<br />

sul telecomando ma le ridotte<br />

dimensioni dei led e delle scritte<br />

che identificano i vari ingressi non<br />

sono visibili a distanza e, a meno<br />

di non memorizzarne la posizione<br />

(identificando così chi è chi quando<br />

la luce del led si accende), l’utilizzo<br />

genera una sorta di straniamento<br />

se si utilizzano molte fonti<br />

e le si varia spesso. Da notare che,<br />

invece, se si utilizza la app controllo<br />

del lettore streamer CXN è<br />

possibile anche regolare il volume<br />

dell’amplificatore se si collega<br />

l’apposito cavo di comunicazione<br />

fra gli apparecchi, senza però poter<br />

scegliere gli ingressi. Rispetto<br />

alla precedente versione (CXA80)<br />

sono stati rimossi i controlli di<br />

tono e la regolazione del balance,<br />

due funzioni che, ammettiamolo,<br />

si utilizzano raramente, sebbene<br />

il balance sia molto utile per l’ottimizzazione<br />

in ambiente dei diffusori,<br />

almeno nel setup iniziale.<br />

Tuttavia, considerato che l’impostazione<br />

dell’apparecchio è totalmente<br />

analogica, un potenziometro<br />

in più sulla linea del segnale<br />

potrebbe essere inteso come un<br />

elemento di disturbo e degrado<br />

del segnale, quindi, come recita<br />

un motto marinaresco: quel che<br />

non c’è non si rompe e nel nostro<br />

caso, non degrada! La presenza di<br />

un’unica manopola insieme alla<br />

scelta di un colore hi-tech definito<br />

Lunar Grey (assimilabile più o<br />

meno al nostro canna di fucile,<br />

anche se leggermente più chiaro)<br />

donano al pannello frontale un<br />

aspetto particolarmente pulito di<br />

sapore molto nordico.<br />

La selezione degli ingressi avviene<br />

in modo molto rapido e si avverte<br />

l’azionamento dei relè interni di<br />

commutazione che intervengono<br />

dopo la selezione per evitare<br />

bump o altri disturbi, mentre la<br />

regolazione del livello tramite telecomando<br />

sembra avere un movimento<br />

rapido e che non si identifica<br />

in modo evidente tramite la<br />

manopola sul pannello anteriore.<br />

Anche agendo manualmente, la<br />

presa non è comodissima e non<br />

si apprezza un tuffo nel passato;<br />

d’altronde, l’anima totalmente<br />

analogica dell’apparecchio, più<br />

che al tatto si apprezza all’ascolto,<br />

anche perché, ormai, è veramente<br />

raro regolare il livello di ascolto<br />

tramite la manopola e non tramite<br />

il telecomando. L’apparecchio<br />

è dotato di doppie uscite di<br />

potenza per il collegamento di<br />

due diffusori, caso sempre più<br />

raro in ambito domestico, ma<br />

che viene in ausilio per l’utilizzo<br />

di una connessione in bi-wiring,<br />

soluzione da non scartare a priori<br />

soprattutto in installazioni che<br />

potrebbero beneficiare di tale collegamento<br />

come, ad esempio, in<br />

abbinamento a sistemi a torre a<br />

due vie e mezzo oppure a tre vie in<br />

cui, con una doppia coppia di cavi<br />

Quattro gli ingressi analogici di cui<br />

uno XLR e quattro quelli digitali, più il<br />

Bluetooth. Una uscita pre stereo e una<br />

mono per il subwoofer. Nel collegamento<br />

USB è possibile scollegare la massa.<br />

I morsetti di potenza sono sdoppiati per<br />

due sistemi indipendenti o per favorire<br />

una connessione bi-wiring. Le scritte sulle<br />

connessioni, seppur molto piccole, sono<br />

replicate nella parte alta e capovolte, per<br />

consentire la lettura anche dalla parte alta<br />

dell’apparecchio.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 49


SELECTOR<br />

La sezione digitale utilizza un DAC<br />

ESS Sabre ES9016K2M, un ricevitore<br />

AKM AK4113 per l’spdif e un XMOS<br />

per la USB. Sono presenti resistori di<br />

precisione di tipo MELF e clock a basso<br />

jitter. Gli amplificatori operazionali<br />

utilizzati per i filtri analogici e gli stadi<br />

di uscita sono i JRC NJM8801.<br />

Le alimentazioni sono<br />

completamente separate<br />

sia per le varie sezioni<br />

di preamplificazione<br />

e digitale che per<br />

i due canali di<br />

potenza. Il circuito di<br />

raddrizzamento è a<br />

componenti discreti con<br />

una batteria di diodi ad<br />

hoc e una batteria da due<br />

condensatori da 6.800uF da<br />

63V ciascuno per ogni canale.<br />

L’amplificatore operazionale<br />

JRC NJM8801 impiegato nella<br />

sezione digitale ha preso il posto di<br />

quello precedentemente utilizzato<br />

sul PCB del preamplificatore.<br />

È stato utilizzato un micro PCB per<br />

adattare il dispositivo, disponibile<br />

solo SMD, sul circuito stampato<br />

tradizionale.<br />

Lo stadio di potenza impiega una coppia di transistor<br />

Darlington Sanken STD03P e STD03N per ogni canale<br />

che integrano anche i diodi di compensazione della<br />

temperatura. Le alette sono realizzate in modo<br />

speculare per ottimizzare gli spazi all’interno e far<br />

posto al trasformatore toroidale.<br />

Il potenziometro del volume è un<br />

ALPS motorizzato azionabile sia da<br />

telecomando che attraverso la app<br />

abbinata al lettore di rete CXN.<br />

anche economici e non di eccessivo<br />

spessore, che ben si adattano<br />

ai connettori di dimensioni contenute,<br />

si possono raggiungere prestazioni<br />

inaspettate e soprattutto<br />

a costi molto contenuti.<br />

La sezione digitale si avvale nella<br />

nuova versione del front end di<br />

ricezione spdif che gestisce flussi<br />

in entrata fino a 192 kHz con<br />

il reclock e quello USB tramite<br />

un XMOS che sfrutta appieno<br />

le potenzialità del DAC Sabre<br />

supportando file PCM fino a<br />

768 kHz e DSD256, un plus valore<br />

non da poco considerando<br />

che collegando una unità di rete<br />

come, ad esempio, Volumio e una<br />

raspberry direttamente connesso<br />

alla USB, si ottiene un sistema di<br />

rete, anche Roon ready, che fa<br />

concorrenza a sistemi di livello<br />

che sfruttano tutte le potenzialità<br />

del DAC ESS Sabre, sebbene in<br />

questo caso venga utilizzato in<br />

una modalità basic senza la possibilità<br />

di scegliere il tipo di filtro<br />

in uscita. Tuttavia, è proprio con<br />

la connessione USB che si ottiene<br />

il massimo delle prestazioni, sia<br />

con i file formato CD ma ancor di<br />

più con quelli ad alta risoluzione,<br />

a partire da quelli a 96 kHz che già<br />

offrono risultati eccellenti considerata<br />

la classe di appartenenza<br />

del prodotto. Un caso che scardina<br />

in un certo senso un pensiero<br />

diffuso, ovvero che la sezione digitale<br />

all’interno di un apparecchio<br />

abbia meno dignità di uno<br />

50 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


TEST CAMBRIDGE AUDIO CXA81<br />

al banco di misura<br />

La risposta in frequenza mette in<br />

evidenza le grandi doti dell’apparecchio<br />

nel trattare i segnali analogici<br />

e nell’evidenziare le peculiarità<br />

di soluzioni ormai rodate e ben<br />

collaudate nel tempo. Lo stadio di<br />

potenza non presenta variazioni<br />

in funzione del carico e nessuna<br />

attenuazione all’estremo inferiore.<br />

Il progetto, basato su uno schema a<br />

componenti discreti e un controllo<br />

del volume di tipo analogico, complessivamente<br />

esibisce un tappeto<br />

di rumore da primato, esente da<br />

disturbi in banda e fuori banda, con<br />

le componenti di distorsione che si<br />

affacciano a valori non significativi.<br />

Un risultato veramente fuori dal<br />

comune soprattutto nella fascia di<br />

prezzo di appartenenza. Il livello di<br />

distorsione armonica si mantiene a<br />

livelli molto bassi fino al raggiungimento<br />

del clipping che avviene in<br />

modo estremamente repentino a<br />

una potenza di 85Wrms su 8R per<br />

una THD+N dell’1%. Lo stadio di ingresso<br />

digitale supporta file ad alta<br />

risoluzione sia PCM che DSD. La risposta<br />

evidenzia una attenuazione<br />

in alta frequenza piuttosto blanda<br />

che attenua di 3 dB la frequenza di<br />

80 kHz comune a tutti i formati in<br />

ingresso. Il filtro digitale interviene<br />

in modo molto netto attenuando<br />

tutte le componenti fuori banda,<br />

mantenendo ancora una elevata<br />

pulizia del fondo. Il livello DSD viene<br />

riprodotto a un livello inferiore<br />

di quello PCM.<br />

stand alone. Invece, in casi come<br />

questo i risultati arrivano a ribaltare<br />

ogni previsione, offrendo per<br />

giunta una modalità di fruizione<br />

sia attraverso un computer ma<br />

soprattutto attraverso un sistema<br />

dedicato come, ad esempio, Volumio,<br />

raggiungendo prestazioni<br />

veramente assimilabili a quelli di<br />

apparecchi più importanti.<br />

L’impostazione timbrica dell’amplificatore<br />

mostra in generale un<br />

registro luminoso ma mai eccessivamente<br />

brillante, poco influenzato<br />

dal tipo di diffusore collegato<br />

e con una verve ed energia molto<br />

più spinta della potenza di targa.<br />

Anche sotto pressione, a volumi<br />

molto sostenuti, si raggiunge difficilmente<br />

il limite in cui prevalgono<br />

le sonorità tipiche del clipping e<br />

dell’indurimento in generale dei<br />

finali sotto stress. Ottima la sensazione<br />

di punch e di ritmo, che<br />

mostra un basso molto potente e<br />

abbastanza controllato che mantiene<br />

comunque un registro caldo<br />

e piacevole. L’intera porzione delle<br />

basse frequenze risulta lineare<br />

e nitida, quella media offre una<br />

notevole rappresentazione delle<br />

voci femminili, reali, armoniose<br />

e ricche di pathos quanto basta,<br />

mentre in gamma alta ripropone<br />

correttamente il difficile equilibrio<br />

tra definizione, matericità e musicalità.<br />

In tutte le configurazioni in<br />

cui è stato inserito, anche le più<br />

improbabili (dagli Elac oggetto<br />

di altra prova in questo stesso<br />

numero di <strong>SUONO</strong> ai diffusori di<br />

riferimento) l’A 81 ha mantenuto<br />

un equilibrio e una riconoscibilità<br />

soprattutto nel non manifestare<br />

specifiche idiosincrasie con diffusori<br />

considerati particolarmente<br />

ostici. La potenza è più che sufficiente<br />

a sonorizzare ambienti<br />

anche di medie dimensioni con<br />

diffusori non molto sensibili, nel<br />

senso che si ha la sensazione di potere<br />

alzare ancora un po’ e, soprattutto,<br />

non si ha voglia di abbassare<br />

il livello come spesso accade negli<br />

apparecchi che, seppur potenti,<br />

hanno oltrepassato un limite.<br />

Nel complesso il CXA81 fornisce<br />

una rappresentazione sonora di<br />

ottimo livello, posizionabile ai<br />

vertici della categoria, dove la natura<br />

dell’apparecchio non prevale,<br />

assecondando la musica con una<br />

performance gentile ma senza<br />

tentennamenti.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 51


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

AMPLIFICATORI FINALI<br />

Carot One Diegolo e Doppio Rum 70<br />

Concedetevi con noi<br />

un breve volo pindarico<br />

e provate a immaginare<br />

l’Everest o una qualunque<br />

delle altre Seven Summits<br />

viste da lontano e immerse<br />

da nuvole che viaggiano a<br />

bassa quota: la gran parte<br />

del monte è indistinguibile<br />

mentre la cima svetta nitida<br />

e baciata dal sole, quasi<br />

si librasse da sola, sebbene<br />

ognuno abbia la consapevolezza<br />

che è fatta di quelle<br />

stesse rocce, di quella stessa<br />

terra su cui si poggia e<br />

senza la quale la cima non<br />

esisterebbe nemmeno...<br />

Ecco: la gamma Carot<br />

One ci fa un po’ la stessa<br />

impressione per la fascinazione,<br />

in parte irrazionale in<br />

parte frutto di una strategia di<br />

marketing che ha puntato sull’iperbole,<br />

un effetto che non nega<br />

ma in qualche modo annulla la<br />

consapevolezza che i Carot One<br />

non siano unici ma parte della<br />

miriade di cloni (molti dei quali<br />

anche più economici) che costituiscono<br />

la faccia indistinguibile<br />

di quella montagna (pardon: di<br />

quel segmento di mercato). Un<br />

Carot One lo riconosci, ti rassicura,<br />

ti fa sorridere ma ti invoglia,<br />

magari per la sua natura<br />

ibridrizzata, dove spunta quasi<br />

Distributore: Openitem<br />

Viale Maria Cristina di Savoia, 19 - 80122 Napoli (NA)<br />

Tel. 081-667086<br />

www.openitem.it<br />

sempre una valvola ancorché con<br />

funzioni poco più che formali.<br />

Una delle ragioni di quella fetta<br />

irrazionale di giudizio sul marchio<br />

color carota è certamente<br />

dovuta anche alle dimensioni:<br />

si è puntato su ingombri ridotti<br />

(non a caso i commercianti<br />

di scarpe espongono in vetrina<br />

i modelli di taglia più piccola!)<br />

consentiti, nel caso dei finali di<br />

potenza, dalla scelta della classe<br />

D che, pur avendo poco a che fare<br />

con l’immagine termoionica del<br />

primo acchito, volenti o meno è<br />

la grande novità di questi anni e<br />

ha fatto gran parlare di sé anche<br />

in ambito audiofilo. In questa ottica<br />

il catalogo della Carot One<br />

offre due chances intriganti, costituite<br />

dal finale stereo Diegolo e<br />

da quello mono Doppio Rum 70.<br />

Il primo implementa un Tripath<br />

TA2024B, sì, quello del mitico T-<br />

Amp, il secondo un Texas Instruments<br />

TPA-3116 (in entrambi i<br />

casi con una implementazione<br />

abbastanza convenzionale con<br />

un prezzo di listino di poco superiore<br />

al<br />

doppio<br />

del precedente<br />

a parità<br />

di numero di canali). Il prezzo<br />

di entrambi, in una soluzione stereo<br />

o raddoppiata per il biamp,<br />

rimane comunque nell’ordine<br />

delle cose risibili rispetto alle<br />

soluzioni Hi-Fi tradizionali. Va<br />

aggiunto che i competitor, perlomeno<br />

quelli presenti sul database<br />

del nostro ANNUARIO e dunque<br />

affidati a una distribuzione ufficiale,<br />

si contano sul palmo di una<br />

mano, mentre l’universo nascosto<br />

dei “non tracciati, no-brand”<br />

e così via reperibili in rete sono<br />

molti di più, con un aumento<br />

esponenziale nelle realtà DIY,<br />

dove questi sistemi hanno spopolato.<br />

Tra i due apparecchi<br />

c’è una differenza sostanziale:<br />

per posizionare all’interno del<br />

“campo da gioco” le prestazioni<br />

degli apparecchi con e senza<br />

biamplificazione, ricorreremo a<br />

una massimalizzazione, provando<br />

a giudicarli con voti frutto del<br />

rapporto costi/prestazioni: il lettore<br />

sia pietoso con noi e colga<br />

il senso generale del discorso...<br />

E allora: Diegolo stereo vale un<br />

5,5, doppio Rum un 6,5, Diegolo<br />

in biamplificazione un 7, Doppio<br />

Rum biamplificato un 8,5.<br />

In altre parole se si traccia quella<br />

linea ipotetica che discrimina<br />

ciò che è Hi-Fi (o comincia ad<br />

esserlo) e ciò che non lo è,<br />

Doppio Rum 70 la<br />

supera agevolmente,<br />

Diegolo<br />

è appena<br />

al di sotto se<br />

non nella creazione<br />

di sistemi<br />

veramente<br />

base, come<br />

d’altronde lo<br />

era il T-Amp<br />

che, all’epoca, aveva introdotto<br />

un modo nuovo di rapportarsi<br />

alla riproduzione sonora ma che,<br />

senza miracoli, nel tempo ha mostrato<br />

anche molti difetti e aspetti<br />

52 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


“oscuri”, di<br />

nuova generazione<br />

certo ma comunque almeno<br />

altrettanto sgradevoli di quelli<br />

noti! Il piccolo stravolgimento<br />

delle carte in tavola del T-Amp<br />

creò scompiglio e ancora oggi fa<br />

un certo scalpore, soprattutto<br />

quando si azzarda la configurazione<br />

in biamplificazione passiva:<br />

orizzontale o verticale fa poca<br />

differenza rispetto al fatto di utilizzare<br />

due finali separati per la<br />

gamma alta e quella bassa. Con i<br />

due sistemi a disposizione in modalità<br />

“doppia” abbiamo potuto<br />

quindi settare la configurazione<br />

in biamplificazione verticale utilizzando<br />

due Diegolo, soluzione<br />

che risulta molto comoda e soprattutto<br />

più funzionale considerato<br />

che si tratta di un finale<br />

stereo con un alimentatore esterno.<br />

In questo modo un Diegolo<br />

amplifica il diffusore sinistro e<br />

l’altro quello destro e ognuno<br />

alimenta la via alta e quella bassa<br />

di un singolo diffusore. I benefici<br />

sono molti, a partire dalla lunghezza<br />

dei cavi che si riduce notevolmente<br />

per quelli di potenza<br />

e si semplifica nel caso di quello<br />

di segnale. Anche lo stadio di alimentazione<br />

beneficia della configurazione<br />

in verticale, in quanto<br />

la richiesta di potenza della via<br />

inferiore e di quella superiore<br />

non sono uguali, pertanto si<br />

genera un bilanciamento favorevole<br />

soprattutto nei casi in cui<br />

si dispone di una potenza limitata.<br />

Invece, con i quattro Doppio<br />

Rum 70 a disposizione, la configurazione<br />

che ne consegue non si<br />

può considerare né verticale né<br />

orizzontale<br />

in quanto si<br />

tratta di amplificatori monofonici<br />

dotati di alimentazione dedicata<br />

per ognuno di essi.<br />

Il test è iniziato con l’ascolto dei<br />

finali nella configurazione standard,<br />

per definire il range di azione<br />

dei due sistemi che, sebbene<br />

condividano la classe di funzionamento,<br />

hanno ben poco in<br />

comune, soprattutto in termini<br />

di potenza di uscita. Il piccolo<br />

Diegolo ricorda molto le prime<br />

esperienze avute con il T-Amp<br />

che, a prescindere dalla potenza<br />

di uscita, aveva al tempo esibito<br />

prestazioni inaspettate abbinato<br />

a partner improbabili come, appunto,<br />

furono i B&W 800 Diamond.<br />

Anche il Diegolo è stato<br />

passato per abbinamenti “impossibili”<br />

esibendo il classico stupore,<br />

mai sopito, che nonostante<br />

le dimensioni il sistema emetta<br />

suono (il che già è un piccolo<br />

miracolo!), per giunta in modo<br />

gradevole. Per quanto riguarda<br />

invece le prestazioni della coppia<br />

Doppio Rum 70 in modalità<br />

stereofonica standard, si apprezza<br />

la potenza decisamente<br />

più alta e un piglio<br />

notevole. Ma gli<br />

equilibri cambiano<br />

radicalmente<br />

nel momento in cui<br />

si passa alla biamplificazione<br />

passiva: i livelli di<br />

pressione acustica, la pulizia,<br />

la definizione e la sensazione di<br />

spinta e articolazione sembrano<br />

aumentare in modo<br />

esponenziale, molto<br />

al di sopra delle<br />

aspettative! Iniziamo<br />

dalla potenza: se i sei watt del<br />

Diegolo sembra (e sono) pochi<br />

per ascoltare un diffusore che<br />

non abbia una elevata efficienza,<br />

di contro, i sei più sei watt delle<br />

configurazione in biamplificazione,<br />

che non si sommano fra<br />

loro (quindi rimangono ancora<br />

“solo” sei watt per canale) non<br />

diventano più un ostacolo alla<br />

sensazione di pressione acustica<br />

che, sebbene non dirompente,<br />

si ascolta senza fatica alcuna, e<br />

si scrolla di dosso tanti dei preconcetti<br />

tipo potenza clipping<br />

e classe D, lasciando posto alla<br />

“musica”. Questa sensazione e<br />

tendenza si avverte anche con la<br />

configurazione dei quattro Doppio<br />

Rum 70, dove però la pressione<br />

finale abbinata a tutte le<br />

peculiarità della configurazione<br />

con due Diegolo prevarica ogni<br />

aspettativa, come se l’innalzamento<br />

dei paramenti di ascolto<br />

subisse un incremento esponenziale<br />

a fronte del raddoppio delle<br />

risorse!<br />

I risultati più evidenti si sono ottenuti<br />

con diffusori in cui il gruppo<br />

medio-alti è separato da quello<br />

della gamma bassa, pertanto<br />

con sistemi a torre a<br />

tre vie oppure a<br />

due vie e mezzo,<br />

anche di dimensioni<br />

apparentemente<br />

fuori<br />

Il finale stereo, considerata anche la<br />

potenza in uscita non elevatissima<br />

impiega un alimentatore da 12VDC e 5A.<br />

In seguito allo spazio esiguo del pannello<br />

posteriore in cui sono presenti anche gli<br />

ingressi linea con jack da 3,5mm e quello<br />

di alimentazione, per il collegamento<br />

dei diffusori è stato impiegato un<br />

connettore RJ-45 per portare il segnale<br />

stereo a un modulo esterno dotato di<br />

quattro morsetti tradizionali. È possibile<br />

impiegare un qualsiasi cavo di rete<br />

Ethernet, possibilmente corto, per non<br />

aumentare l’impedenza totale<br />

Ognuno dei Doppio Rum 70 impiega<br />

invece un alimentatore dedicato da<br />

24VDC a 5A per ottenere il massimo delle<br />

prestazione dal TPA3116 che sopporta fino<br />

a 26VDC di tensione in cui, anche se al<br />

limite, esprime il massimo della potenza<br />

in uscita..<br />

“portata” dei piccoli amplificatori<br />

sia in termini di classe di prezzo<br />

che di potenza. Con sistemi a<br />

due vie si apprezzano netti miglioramenti<br />

ma, anche in considerazione<br />

delle potenzialità di un<br />

sistema a tre vie con altoparlanti<br />

grandi o multipli in gamma bassa<br />

rispetto a un due vie standard, i<br />

risultati in termini di pressione,<br />

punch e articolazione sono molto<br />

più evidenti e apprezzabili.<br />

Le prestazioni più interessanti<br />

sono state ottenute con le configurazioni<br />

“pure”, ovvero raddoppiando<br />

i Diegolo e i Doppio<br />

Rum 70, mentre quelle miste non<br />

sono così attraenti. D’altronde,<br />

l’effetto così eclatante non è conseguenza<br />

né della potenza complessiva<br />

né delle caratteristiche<br />

di un amplificatore rispetto<br />

a un altro, ma<br />

del senso di<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 53


SELECTOR<br />

al banco di misura<br />

La risposta in frequenza mostra il tipico andamento del circuito Tripath che<br />

è particolarmente sensibile alla variazione del carico collegato. Le massime<br />

variazioni all’estremo superiore hanno effetti anche nella banda audio,<br />

sebbene le variazioni al di sotto dei 10 kHz si muovono entro un range di<br />

4 dB. La distorsione armonica è molto contenuta in tutto il range utile e si<br />

innalza repentinamente in prossimità del clipping collocato a 6.5 Wrms su<br />

8R per una THD di 1%. Sono presenti componenti di intermodulazione di<br />

ordine pari di un certo rilievo.<br />

Il piccolo finale stereo utilizza un chip monolitico Tripath TA2024B stereo configurato<br />

con doppia uscita, pertanto con doppio circuito di filtro LC, uno per ogni canale, che<br />

occupa gran parte dello spazio a disposizione nonostante gli induttori impieghino<br />

l’armatura in ferrite per ridurre al minimo l’ingombro, anche a scapito della resistenza<br />

interna che risulta elevata.<br />

Prezzo: € 149,00<br />

Dimensioni: 6,7 x 2,7 x 11,8 cm (lxaxp)<br />

Peso: 0,7 Kg<br />

AMPLIFICATORE FINALE CAROT ONE DIEGOLO<br />

Tipo: stereo Tecnologia: Classe D Potenza (W): 2 x 12 su 8 S/N<br />

(dB): 98 THD (%): 0,1 Note: T-Amp IC Tripath TA2024, collegamento<br />

ai morsetti con RJ45<br />

abbinamento fra ampli e diffusore.<br />

È emerso, infatti, che, nonostante<br />

la potenza e la spinta comunque<br />

più importanti del Doppio<br />

Rum 70 rispetto a un Diegolo<br />

e anche alla coppia di Diegolo in<br />

biamplificazione, quest’ultima<br />

versione si preferisce nettamente<br />

dal punto di vista della timbrica<br />

e della piacevolezza, anche se<br />

la pressione finale è inferiore a<br />

quella del Doppio Rum 70. Si<br />

tratta di quella condizione che ti<br />

fa venir voglia di alzare in un caso<br />

e di abbassare il volume nell’altro.<br />

Il caso dei quattro Doppio<br />

Rum 70, invece, soddisfa anche<br />

la condizione di riproduzione ad<br />

elevata pressione, decisamente<br />

inconsueta rispetto ad amplificatori<br />

anche di fascia medio-alta<br />

in classe AB.<br />

Se è possibile generalizzare le<br />

indicazioni provenienti da questa<br />

esperienza, occorre probabilmente<br />

formulare una postilla alla<br />

pur valida definizione del fatto<br />

che “la biamplificazione ha effetti<br />

molto evidenti con prodotti di<br />

basso costo, meno in quelli costosi”<br />

che è: “esiste una soglia minima<br />

di qualità che consente alla<br />

biamplificazione di esprimersi al<br />

meglio”. A chiare lettere: l’esperienza<br />

con la doppia coppia di<br />

Doppio Rum 70 è stata esaltante<br />

se si considera il costo dell’operazione,<br />

comunque appagante in<br />

senso generale nel confronto con<br />

altri sistemi di amplificazione<br />

tradizionale, di costo più elevato.<br />

I Doppio Rum contribuiscono a<br />

una rappresentazione musicale a<br />

cui davvero non sembra mancare<br />

niente.<br />

In merito al rapporto qualità/<br />

prezzo dei due apparecchi utilizzati,<br />

vanno fatte due considerazioni<br />

distinte e in certa misura<br />

opposte in base alla consapevolezza<br />

in materia del possibile<br />

utilizzatore. Chiunque non sia,<br />

nemmeno in minima misura,<br />

un fashion victim stabilirà che<br />

i Carot One sono cari e che sul<br />

mercato, magari ordinandoli nel<br />

54 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


TEST CAROT ONE DIEGOLO E DOPPIO RUM 70<br />

al banco di misura<br />

+4<br />

+2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

-10<br />

16R<br />

8R<br />

CRS<br />

4R<br />

10 Hz<br />

100<br />

Risposta in Frequenza<br />

1k 10k 90k<br />

La risposta evidenzia una certa sensibilità al carico nella parte superiore<br />

dello spettro che dipende dai componenti utilizzati nel filtro LC di uscita.<br />

Le variazioni, seppur di un certo rilievo al di fuori della banda audio, si mantengono<br />

in un range di un paio di dB in prossimità dei 10 kHz per ridursi<br />

0<br />

dBr<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

-100<br />

-120<br />

0<br />

kHz<br />

Doppio Tono IMDCCIF 14kHz e 15kHz<br />

5 10 15 20 24<br />

20<br />

V<br />

16<br />

12<br />

8<br />

4<br />

0<br />

Tensione di Uscita e Distorsione Armonica Vs Tensione d’Ingresso<br />

Vin - Vout<br />

THD+N<br />

2° Armonica<br />

3° Armonica<br />

mVrms 100 200 300<br />

400 500<br />

notevolmente al di sotto di tale valore. La distorsione si mantiene entro un<br />

livello molto basso con un contributo importante della seconda armonica<br />

rispetto a tutte le altre componenti. La seconda armonica aumenta in modo<br />

quasi lineare fino al clipping posto a 34 Wrms su 8R per una THD+N all’1%.<br />

%<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

Il finale monofonico impiega un chip Texas Instruments TPA3116D2 stereofonico configurato in mono<br />

con ingresso singolo. Il filtro in uscita LC, pertanto, è implementato solo per un canale e impiega induttori<br />

con armatura in ferrite e componentistica SMD. Sul chip di potenza è applicato a contatto un dissipatore in<br />

alluminio in quanto, nonostante la Classe, D il sistema nella configurazione mono è in grado di erogare potenze<br />

massime dell’ordine dei 100W.<br />

Prezzo: € 379,00<br />

Dimensioni: 6,7 x 2,7 x 11,8 cm (lxaxp)<br />

Peso: 1,8 Kg<br />

AMPLIFICATORE FINALE CAROT ONE DOPPIO RUM 70<br />

Tipo: mono Tecnologia: Classe D Potenza (W): 70 su 8 Risp.<br />

in freq. (Hz): 20 - 20,000 S/N (dB): 102 Note: Texas Instruments<br />

TPA-3116. Prezzo la coppia<br />

lontano oriente con le incognite<br />

del caso, si può ottenere un<br />

prodotto equivalente a un costo<br />

sensibilmente minore (anche se<br />

noi, per una irragionevole propensione,<br />

opteremmo, a maggior<br />

ragione per la comunque modesta<br />

entità delle cifre in gioco, per<br />

i caratteristici carotamplifi!). Per<br />

contro, chi si prenderà la briga<br />

di confrontare Diegolo e Doppio<br />

Rum con l’offerta della filiera ufficiale,<br />

non potrà non costatare<br />

che i Carot One sono economici,<br />

anche in relazione alle performance<br />

fornite! Se siete in vena<br />

di je accuse, concluderete che<br />

l’intero mondo dell’Hi-Fi si regge<br />

su un concetto di prezzo che<br />

non è quasi mai commisurato<br />

al contenuto e alle performance<br />

fornite e che questa discrasia nei<br />

Carot One è persino minore che<br />

in altri...<br />

Se si prendono in considerazione<br />

in primo luogo le performance,<br />

nel caso della biamplificazione<br />

soluzioni come quelle proposte<br />

in questo articolo diventano imbattibili,<br />

a parità di prezzo, rispetto<br />

a qualsiasi altra proposta<br />

offerta dal mercato! Un fatto che<br />

se esalta le virtù di questo tipo<br />

di configurazione (e noi ne siamo<br />

dei sostenitori, in particolare<br />

laddove i costi devono rimanere<br />

contenuti) getta un’ombra di<br />

sconforto sulle scelte di una concorrenza<br />

che evidentemente non<br />

ha raggiunto con favore soluzioni<br />

dall’ottimo rapporto prestazioni/<br />

performance. In tal senso anche<br />

il consumatore qualche colpa ce<br />

l’ha, non avendo mai dato particolarmente<br />

risalto nelle sue scelte<br />

a una soluzione che ha l’unico<br />

neo di essere fuori dai canoni o,<br />

dovremmo dire, dagli stereotipi<br />

Hi-Fi. In ogni caso la nostra conclusione<br />

in merito è oggi ancor<br />

più perentoria che in passato: la<br />

soluzione di più finali (il doppio)<br />

al posto di uno stereo, a parità di<br />

costi e anche di meno, in questo<br />

segmento di mercato si rivela<br />

vincente in assoluto!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 55


SELECTOR<br />

di Nicola Candelli<br />

con quei vistosi<br />

cilindri in policarbonato<br />

a protezione L’aspetto,<br />

delle valvole, assume una connotazione<br />

vagamente futuristica<br />

ma al suo interno l’amplificatore<br />

integrato Allnic T2000 25TH<br />

Anniversary nasconde un classico<br />

apparato valvolare! Il peso non<br />

è indifferente (40 kg), distribuito<br />

in un massiccio involucro in<br />

alluminio con due maniglie ben<br />

posizionate, tali da consentire<br />

spostamenti in modo abbastanza<br />

agevole. Quattro le valvole<br />

finali (KT150), quattro quelle<br />

driver (E282F) e due (6AK6) per<br />

la preamplificazione che consentono<br />

all’apparecchio di erogare<br />

100 watt in modalità pentodo<br />

e 50 watt in modalità triodo.<br />

Il volume è costituito da un attenuatore<br />

a 41 steps con contatti in<br />

argento gestito da telecomando e<br />

vengono utilizzati trasformatori<br />

di uscita di Nickel/FeSi mentre<br />

il circuito “Soft-start” fornisce l’alimentazione<br />

ad alta tensione ad<br />

ogni tubo, solo dopo un adeguato<br />

riscaldamento. Interessanti ancora<br />

i due VU-meter, posizionati<br />

tra le valvole finali che monito-<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />

Allnic Audio T2000 25th Anniversary<br />

SUL CAMPO<br />

Prezzo: € 9.990,00<br />

Dimensioni: 43 x 24 x 43 cm (lxaxp)<br />

Peso: 40 Kg<br />

Distributore: Audioplus S.r.l.<br />

Via F. Crispi 77 - 63074 San Benedetto del Tronto (AP)<br />

Tel. 0735-593969<br />

www.audioplushiend.it<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a valvole Potenza: 2 x 100 W su 8 Ohm<br />

(150 W su 4 Ohm) funzionamento a triodo o a pentodo Accessori<br />

e funzionalità aggiuntive: Telecomando Risp. in freq. (Hz): 20-<br />

20.000 +/- 0 dB THD (%): 0,17 S/N (dB): 80 Ingressi analogici: 4<br />

RCA (1,3 mV/100 kOhm) 1 XLR Uscite analogiche: 1 RCA Note:<br />

valvole utilizzate: primo stadio driver 2x6AK6, secondo stadio driver<br />

4xE282F, finale 4xKT150; gain 26 dB, fattore di smorzamento<br />

8; selettore d’uscita 8/4 Ohm.<br />

56 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


SUL CAMPO - ALLNIC AUDIO T2000 25TH ANNIVERSARY<br />

rizzano la corrente di bias dei<br />

tubi di potenza e non solo quella;<br />

attraverso i quattro trimmer<br />

presenti è possibile regolare la<br />

corrente di polarizzazione per il<br />

piacere di ogni appassionato che<br />

in questo modo può correggere<br />

e tenere sotto controllo lo stato<br />

delle valvole finali. È anche possibile<br />

selezionare il passaggio da<br />

pentodo a triodo e viceversa senza<br />

spegnere l’apparecchio, cosa<br />

molto utile per un confronto immediato<br />

tra le due circuitazioni.<br />

Dal punto di vista sonoro l’Allnic<br />

sfodera una delle più belle sonorità<br />

che un amplificatore a tubi<br />

possa offrire: davvero non mi<br />

aspettavo una performance così<br />

elevata che, a dire il vero, non è<br />

stata immediata ma è maturata<br />

nel tempo con il susseguirsi dei<br />

vari ascolti! Grandi soddisfazioni<br />

per un suono che scorre liscio<br />

e tranquillo senza soluzione di<br />

continuità: forse ad alcuni potrà<br />

non impressionare come un muscoloso<br />

100 watt a stato solido ad<br />

elevata corrente ma tutto il resto<br />

rasenta l’eccellenza. Notevole<br />

l’estensione del basso, preciso e<br />

privo di code, cosa rara per molti<br />

valvolari; colori saturi e vividi<br />

illuminano con precisione la scena<br />

musicale rendendo magici gli<br />

ascolti e una spiccata attitudine<br />

nel ricreare sonorità molto prossime<br />

all’evento musicale completano<br />

un primo sommario esame<br />

delle prestazioni sonore. Ne è la<br />

prova il fatto che quando ho provato<br />

ad ascoltare un pre e finale<br />

a valvole di simile potenza e dal<br />

costo superiore il suono, seppure<br />

di ottimo livello, aveva assunto<br />

contorni più brillanti ma un pizzico<br />

meno veritieri e nonostante<br />

la brillantezza maggiore risultava<br />

meno introspettivo e dettagliato<br />

con una collocazione strumen-<br />

A DESTRA: camino kt 150<br />

IN BASSO: cinque ingressi analogici di cui il primo bilanciato, una uscita pre-out,<br />

connettore per i diffusori e interruttore che seleziona le uscite su 4 e 8 Ohm.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 57


SELECTOR<br />

I trimmer e i meter per la regolazione del bias<br />

tale meno attenta e precisa, un<br />

3D meno palpabile e una scatola<br />

sonora leggermente impoverita.<br />

Il ritorno al T2000 25TH Anniversary<br />

mi ha fatto apprezzare<br />

ancora di più le prestazioni di<br />

cui questo integrato è capace.<br />

Grande il piacere nell’ascolto<br />

del SACD di Heifetz Double<br />

Concertos della “Living Stereo”<br />

che, seppur datato, ha offerto<br />

un quadro sonoro molto ben<br />

rappresentato, una bella gamma<br />

dinamica, una buona attitudine<br />

a ricreare l’illusione della sala da<br />

concerto - ottima soprattutto la<br />

riproposizione del duo Violini<br />

(Haifetz - Friedman) nel concerto<br />

di Bach e Violino e Cello<br />

(Haifetz - Piatigorsky) nel concerto<br />

di Brahms, con una un<br />

bella raffigurazione del 3D, colori<br />

intensi e realistici con grande<br />

compiacimento anche da parte di<br />

alcuni appassionati che nel frattempo<br />

si erano uniti all’ascolto.<br />

Ancora un SACD, Famous Blue<br />

Raincoat di Jennifer Warnes nel<br />

brano Ballad Of The Runaway<br />

Horse, il basso ben articolato e<br />

preciso, perfettamente collocato<br />

in uno sfondo buio, ottima<br />

la performance della Warnes<br />

con una riproposizione di rara<br />

bellezza dove il T2000 rimarca<br />

con precisione i movimenti del<br />

labiale. Ma è verso la fine della<br />

ballad, quando i violini, le voci, i<br />

vari suoni aumentano di intensità<br />

che il suono rimane lì, stabile e<br />

ben definito, preciso e naturale,<br />

nessun frastuono, indurimento<br />

o confusione e, in unione alla capacità<br />

dell’Allnic nell’evidenziare<br />

i dettagli più nascosti, il risultato<br />

finale appare scontato, piacere a<br />

tutto tondo. Dal CD di Ronnie<br />

Earl Blues and Ballads una fusione<br />

di jazz-blues, l’ascolto del<br />

brano For Abbie esalta i colori<br />

e la ricchezza delle sfumature<br />

prodotte dalla chitarra di Ronnie<br />

così per le micro informazioni<br />

che vengono fuori dall’organo<br />

B3, per non parlare del sassofono<br />

che riempie il palcoscenico con<br />

grande vigore senza che si avvertano<br />

segni di indurimenti o<br />

compressioni. Per tutti gli ascolti<br />

ho preferito quasi sempre la configurazione<br />

a triodo; certamente<br />

la spinta del pentodo si sente,<br />

aumenta la dinamica, il corpo,<br />

e si percepisce un maggior peso,<br />

ma se i diffusori lo consentono<br />

(efficienza media o medio alta),<br />

allora la posizione a triodo è da<br />

preferire per dolcezza, luminosità,<br />

attenzione ai dettagli. Non<br />

è una regola ma lascia la possibilità<br />

di scegliere tra queste due<br />

configurazioni dando la facoltà a<br />

chiunque di preferire quella più<br />

adeguata alle caratteristiche del<br />

resto dell’impianto e, soprattutto,<br />

al gusto personale. In ogni<br />

caso ho preferito sempre l’ascolto<br />

in configurazione triodo sia con<br />

un diffusore da scaffale sia con<br />

uno da pavimento discretamente<br />

efficienti (intorno agli 86 dB)<br />

con risultati che mi hanno soddisfatto<br />

a pieno in termini di dinamica<br />

e piacere d’ascolto e mai<br />

ho avvertito l’esigenza di passare<br />

alla potenza superiore. Anzi, mi<br />

sono meravigliato dalle prestazioni<br />

che sono riuscito a ottenere<br />

collegando una vecchia coppia di<br />

diffusore le AR 10 pi-greco, note<br />

per essere ostiche nei confronti di<br />

molti apparecchi. Con il selettore<br />

di impedenza su 4 Ohm e lasciando<br />

l’Allnic in modalità triodo, i<br />

risultati ottenuti, soprattutto con<br />

la musica classica, sono stati a dir<br />

poco sorprendenti! Di sicuro Edgard<br />

Willchur (progettista delle<br />

AR) all’ascolto di questa configurazione<br />

si sarebbe compiaciuto<br />

nell’aver costruito un diffusore<br />

che dopo 40 anni riesce ancora<br />

ad emozionare. Dinamica, rispetto<br />

dei timbri, presenza, ampiezza<br />

del palcoscenico, tutti riuniti in<br />

un mix raffinato anche grazie<br />

alla accurata lettura riproposta<br />

del nostro ampli.<br />

In conclusione: se apprezzate<br />

una riproduzione molto corretta<br />

della musica classica, del jazz,<br />

del blues e perché no anche del<br />

rock, con il T2000 siete in buone<br />

mani perché l’apparecchio offre<br />

sensazioni che appagano appieno<br />

i sensi dell’ascoltatore...<br />

58 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


SELECTOR<br />

di Nicola Candelli<br />

Dicembre 2019: a distanza<br />

di 62 anni dalla sua<br />

prima presentazione,<br />

avvenuta nel 1957, questo diffusore<br />

ancora in produzione viene<br />

riproposto al pubblico nella sua<br />

quarta revisione. Nel corso degli<br />

anni ho seguito l’evoluzione di<br />

questo prodotto, ho posseduto<br />

per diverso tempo la seconda<br />

versione, ho ascoltato a lungo<br />

la serie III e di miglioramenti o<br />

differenze nel tempo ce ne sono<br />

state eccome. Ma questa quarta<br />

realizzazione, scusate se prendo<br />

in prestito una frase da uno<br />

stacchetto pubblicitario, è “una<br />

rivoluzione”.<br />

È vero, nell’arco di tutti questi<br />

anni affinamenti ce ne sono stati<br />

tanti per un diffusore nato da<br />

supporto come canale centrale<br />

compatto per accompagnare i<br />

Klipschorn (all’epoca, in verità,<br />

un diamante un po’ grezzo); nel<br />

tempo, con una serie di affinamenti<br />

questa “Eresia” di Paul<br />

Klipsch si è insediata stabilmente<br />

nelle nostre abitazioni come<br />

diffusore principale, con grande<br />

soddisfazione da parte di tanti<br />

appassionati, soprattutto degli<br />

amanti delle trombe e dell’alta<br />

efficienza. Questa nuova versione,<br />

però, non è una modesta<br />

rivisitazione dettata dal marketing<br />

ma rappresenta davvero una<br />

rivoluzione, basti dire che dopo<br />

60 anni il diffusore abbandona<br />

la sospensione pneumatica per<br />

passare al carico reflex, e non<br />

basta realizzare un’apertura nel<br />

mobile per modificarne l’ascolto!<br />

Il crossover è stato completamente<br />

ridisegnato sia per adeguarsi<br />

alle esigenze richieste dal<br />

condotto reflex sia per l’adozione<br />

del nuovo midrange a compressione<br />

K-702, accoppiato a una<br />

nuova tromba Tractrix K-704,<br />

la stessa utilizzata sui Klipsch<br />

Cornwall IV; anche il tweeter a<br />

compressione, il K-107-TI Titanium<br />

da 1” con un plug di fase<br />

ad alta frequenza ad ampia dispersione,<br />

è di nuova concezione...<br />

Inoltre, il nuovo crossover<br />

utilizza componenti di livello superiore<br />

e per il cablaggio interno<br />

sono stati utilizzati cavi apposita-<br />

DIFFUSORI<br />

Klipsch Heresy IV<br />

SUL CAMPO<br />

Prezzo: € 2.850,00<br />

Dimensioni: 39,4 x 63 x 33,7 cm (lxaxp)<br />

Peso: 20,4 Kg<br />

Distributore: MPI Electronic SRL<br />

Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel. 02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />

www.mpielectronic.com<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Impedenza<br />

(Ohm): 8 Frequenze di crossover (Hz): 850 / 4500 Risp.<br />

in freq (Hz): 48 - 20.000 Sensibilità (dB): 99 Altoparlanti: tw<br />

con diaframma in titanio, caricamento a tromba, mid k-702 da<br />

44,5 mm con diaframma in poliammide, wf k-28-e da 30,5 mm<br />

con membrana in fibra composita Rifinitura: rovere rustico,<br />

noce, ciliegio, nero satinato, Note: bi-wiring e bi-amping.<br />

60 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


SUL CAMPO - KLIPSCH HERESY IV<br />

mente prodotti dall’Audioquest.<br />

Gli altoparlanti sono nascosti da<br />

una nuova e bella griglia acustica<br />

in fibra color “sale e pepe” come<br />

descrizione della casa con il logo<br />

“Heresy” applicato in alto al centro.<br />

La stessa è dotata di un sistema<br />

di fissaggio magnetico che<br />

la rende facilmente asportabile<br />

(questo per me è un bene, visto<br />

che generalmente asporto la griglia<br />

a tutti i diffusori che ascolto).<br />

Leggermente più strette e più<br />

alte, con uno zoccolo squadrato<br />

removibile, le nuove dimensioni<br />

rendono il diffusore a mio parere<br />

più gradevole rispetto alla versione<br />

III. Vediamo ora la variazione<br />

più importante, il passaggio<br />

dalla sospensione pneumatica a<br />

bass-reflex. A detta del costruttore<br />

questa modifica ha portato<br />

il diffusore a recuperare ulteriori<br />

10 Hz verso il basso (da 58 Hz per<br />

la vecchia serie a 48 Hz per l’attuale).<br />

A orecchio (che alla fine<br />

dà le sue valutazioni indipendentemente<br />

dai risultati sulla carta)<br />

si riconosce negli Heresy IV un<br />

respiro e una risposta sui bassi<br />

più estesa e meno dura rispetto<br />

alla vecchia versione. Certo non<br />

si raggiunge, rimanendo in casa,<br />

la possenza dei maggiori Forte<br />

III, ma è difficile che qualcuno<br />

si lamenterà di una sezione bassa<br />

non all’altezza del diffusore.<br />

A dire il vero nutrivo qualche<br />

dubbio solo sulla tenuta del basso<br />

a causa del reflex posteriore;<br />

invece no, lui rimane stretto, ben<br />

controllato, e la rigidità del cono<br />

garantisce un suono preciso con<br />

bassi più profondi, mai invadenti<br />

e sempre ben a fuoco. Il condotto<br />

reflex posteriore è dotato di<br />

ampie svasature di raccordo con<br />

la parete e l’interno del mobile<br />

per ridurre i soffi e i fenomeni<br />

di turbolenza durante l’ascolto<br />

ad alti livelli di pressione”. L’accortezza<br />

in funzione della nuova<br />

soluzione adottata è che bisogna<br />

prestare un po’ di attenzione al<br />

posizionamento del diffusore rispetto<br />

alla parete di fondo, con<br />

un distanziamento da questa di<br />

circa 20-30 cm. Non da meno la<br />

sezione media medio-alta, che ha<br />

a sua volta subito una notevole<br />

trasformazione: il suono incredibilmente<br />

ricco, dettagliato, buona<br />

naturalezza, nessun accenno<br />

a sonorità aspre o grezze, un<br />

palcoscenico spazioso con strumenti<br />

ben collocati nello spazio,<br />

e al confronto con la produzione<br />

precedente questo suono risulta<br />

più neutrale, più profondo e<br />

accattivante, ampliando la capacità<br />

del nostro diffusore di interpretare<br />

al meglio diversi generi<br />

musicale. Pur non essendo un<br />

grande appassionato di musica<br />

Rock, ho iniziato gli ascolti proprio<br />

con questo genere: Black<br />

Sabbath (Paranoid), Uriah Heep<br />

(Demons Wizard), Led Zeppelin<br />

IV. Uao! Di colpo mi ritrovato<br />

sotto il palco, un micidiale effetto<br />

live, grande gioco delle chitarre,<br />

violente le percussioni e un suono<br />

di grande realismo, con un<br />

notevole effetto presenza che ti<br />

tiene incollato alla poltrona per<br />

tutto il tempo del brano, e se la<br />

registrazione è di qualità il suono<br />

che ne vien fuori è davvero fantastico.<br />

Questo è il suo elemento<br />

distintivo, il suo DNA, e nessuno<br />

può intaccare le grandi sensazioni<br />

che questo diffusore riesce a<br />

trasmettere nell’ascolto di questi<br />

generi musicali. Un rapido ritorno<br />

al mio sistema dalla efficienza<br />

medio bassa ed ecco che il suono<br />

arretra leggermente e non<br />

solo, un effetto presenza meno<br />

evidente, forse una minor sensazione<br />

di gamma dinamica e di<br />

contrasto e anche portando su il<br />

volume, visto che l’amplificatore<br />

lo consente, non si riesce in ogni<br />

caso a raggiungere quell’effetto<br />

live che ti porta a partecipare<br />

all’evento. Questo non vuol dire<br />

che il mio abituale sistema abbia<br />

dei problemi; basta resettare<br />

la mente, riprendere le proprie<br />

abitudini e ritrovare il suo suo-<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 61


SELECTOR<br />

no raffinato, più rilassato, e alla<br />

fine anche lui ha di sicuro il suo<br />

asso nella manica con altri generi<br />

musicali, ma per questa sessione<br />

lasciamo la palma della vittoria<br />

ai nostri Heresy! Non da meno<br />

e con grande meraviglia la performance<br />

con la musica classica,<br />

in special modo per la notevole<br />

capacità di ricreare un ampio<br />

palcoscenico e la grande capacità<br />

nel dipanare con facilità le grandi<br />

masse orchestrali, trascinando in<br />

un notevole coinvolgimento (un<br />

po’ meno sentito dal mio vicino,<br />

che ha commentato con qualche<br />

pugno di troppo contro la mia<br />

parete). Di Mars dal CD The<br />

Planet di Holst ho apprezzato la<br />

buona precisione e intellegibilità,<br />

ricchezza dei fiati e pienezza degli<br />

ottoni, piacevolezza degli archi,<br />

tutto emesso con estrema facilità<br />

e padronanza, senza avvertire la<br />

minima sensazione di compressione<br />

o fatica nell’ascolto. Ancora<br />

nella Istoire du soldat di Igor<br />

Stravinsky, percussioni e colpi di<br />

timpani lasciano il segno per intensità<br />

e precisione. Bene il comportamento<br />

con il jazz e il blues,<br />

molto belle e ben definite anche<br />

le voci. In ogni caso è indiscutibile:<br />

pur restando un diffusore<br />

caratterizzato, con quel pizzico<br />

di evidenza sulla parte medioalta<br />

e un costante effetto Live,<br />

gli Heresy hanno fatto un salto<br />

di qualità notevole, lontano dalle<br />

prime edizioni, un suono maturo,<br />

fluido, nitido, rifinito che, come<br />

anzidetto, amplia di molto la platea<br />

di coloro che si avvicinano a<br />

questi Klipsch visto che riescono<br />

a regalare ampie soddisfazioni<br />

non solo con il Rock ma anche<br />

con altri generi. E non è da sottovalutare<br />

il comportamento con<br />

gli amplificatori. Dal momento<br />

che i diffusori usati per la prova<br />

erano sigillati, per esprimere un<br />

corretto giudizio è stato necessario<br />

un certo periodo di rodaggio<br />

in grado di consentire ai componenti<br />

di slegarsi quel tanto che<br />

basta a normalizzare il loro funzionamento.<br />

Per non far lavorare<br />

i miei valvolari che di questi<br />

tempi (fine agosto), in unione<br />

all’afa estiva contribuiscono ad<br />

aggiungere una buona quantità<br />

di calore, ho utilizzato come<br />

muletto un vecchissimo ampli, il<br />

NAD 3120 (una ventina di watt al<br />

suo attivo), fermo in soffitta non<br />

ricordo da quanti anni. Quattro<br />

giorni ininterrotti di burn-in e,<br />

meraviglia delle meraviglie, al<br />

termine della maratona un suono<br />

potente e rispondente alle richieste<br />

del nostro diffusore, un suono<br />

che non mi aspettavo così solido<br />

e gradevole, segno che i nostri altoparlanti<br />

non sono così esigenti<br />

nei confronti della fonte. È chiaro<br />

che quando ho collegato due finali<br />

monofonici da 150 watt e a<br />

seguire un finale dotato di 300B<br />

il tutto è cambiato in meglio, ma<br />

è indubbio che gli Heresy siano<br />

abbastanza indulgenti e facili da<br />

pilotare, adeguandosi a qualsiasi<br />

fonte collegate, siano esse da pochi<br />

watt o da cento e oltre, tubi o<br />

stato solido, restituendo in ogni<br />

caso sonorità e pressione sonora<br />

sufficienti alle esigenze di qualsiasi<br />

ambiente domestico.<br />

Purtroppo, e me ne dispiace,<br />

devo restituire a breve il tutto<br />

all’importatore ma con il passare<br />

dei giorni, con il susseguirsi degli<br />

ascolti, sto notando un raffinamento<br />

costante delle prestazioni;<br />

con il procedere degli ascolti e<br />

fino alla completa stabilizzazione<br />

del suono, un eventuale futuro<br />

possessore si accorgerà dei miglioramenti<br />

della sezione medioacuta<br />

e soprattutto del basso,<br />

che man mano diverrà sempre<br />

più fluido ed articolato. Quindi<br />

buon ascolto ai felici possessori<br />

di questo ottimo prodotto.<br />

62 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


TEST BRYSTON B 135 SST2<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 63


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

DIFFUSORI<br />

Elac Debut Reference F5<br />

Ogni gesto, termine utilizzato<br />

o scelta fatta, ha<br />

sempre una sua ragione<br />

e a nostro modo di vedere<br />

costituisce un possibile indizio<br />

che assieme ad altre<br />

indicazioni contribuisce, se<br />

coerente, a determinare se<br />

non “la verità” una buona<br />

approssimazione della<br />

realtà! Associare allora il<br />

termine Debut (che identifica<br />

i prodotti di prima<br />

fascia di Elac) con la definizione<br />

Reference, che contraddistingue<br />

(come quella<br />

“Signature”) i prodotti no<br />

compromise al top per<br />

prestazioni, risulterebbe<br />

un ossimoro, oppure no... ?<br />

Che cosa ci vuol raccontare<br />

in questo modo l’azienda<br />

di Kiel? Per capirci di più<br />

occorre attraversare le force caudine<br />

di quella che, per così dire,<br />

definiremmo la “toponomastica”<br />

del catalogo Elac, mai particolarmente<br />

esplicativa dei contenuti,<br />

sebbene si sia passati da aride<br />

sigle come BS 244.3 o CLS 14 a<br />

nomi evocativi: termini marinareschi<br />

(Navis , Vela) o un italiano<br />

zoppicante (Adante), con<br />

un lodevole sforzo ancora al di<br />

là dall’aver raggiunto l’obiettivo:<br />

la chiarezza! E tutto dovrebbe e<br />

essere chiaro se si ha l’ambizione<br />

di posizionarsi tra i grandi attori<br />

del mercato e dunque diventa<br />

obbligatorio fornire una soluzione<br />

per ogni evenienza, cosa che<br />

peraltro Elac fa visto che, tanto<br />

per dirne una, sono complessivamente<br />

ben 13 i diffusori da<br />

pavimento offerti.<br />

Veniamo allora alla linea Debut<br />

i cui intenti originari sono ben<br />

chiari così come il suo posizionamento<br />

di mercato: segna il<br />

new deal dell’azienda legato al<br />

debutto di Andrew Jones in Elac<br />

nel 2015 e alla sfida che lo stesso<br />

Jones ingaggiò con un target<br />

che non gli era proprio, la fascia<br />

di primo acquisto, lui che era<br />

abituato a modelli top sfornati<br />

da TAD. Sfida accettata e vinta<br />

visto che i Debut, sia nei giudizi<br />

di questa rivista (<strong>SUONO</strong> 504<br />

– febbraio 2016) che per unanime<br />

opinione. Nel 2018 una revisione<br />

del progetto (Debut 2.0)<br />

che riguarda modifiche ai filtri<br />

crossover, agli altoparlanti (conformazione<br />

dei woofer per incrementare<br />

la rigidità e lo smorzamento,<br />

montaggio del tweeter<br />

con una flangia che assicura<br />

una dispersione più elevata) e<br />

l’adozione di cabinet di maggiori<br />

dimensioni, rinforzati all’interno<br />

e con la porta di accordo<br />

spostata sulla faccia anteriore<br />

del diffusore. Anche in questo<br />

caso il risultato è ragguardevole<br />

Prezzo: € 1.250,00<br />

Dimensioni: 18,5 x 101,5 x 24,2 cm (lxaxp)<br />

Peso: 16,7 Kg<br />

Distributore: LP Audio<br />

www.lpaudio.it<br />

DIFFUSORI ELAC DEBUT REFERENCE F5<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza<br />

(W): 140 Impedenza (Ohm): 6 Frequenze di crossover (Hz):<br />

90/2200 Risp. in freq (Hz): 42 - 35.000 Sensibilità (dB): 87 Altoparlanti:<br />

1 tw da 1’’ a cupola, 1 mid da 5.25’’ in fibra aramidica, 2<br />

wf da 5,25’’ in fibra aramidica Rifinitura: nero e bianco legno.<br />

64 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


TEST<br />

(<strong>SUONO</strong> 530 – novembre 2018)<br />

e sembrerebbe mettere la parola<br />

fine agli sviluppi di una gamma<br />

che si estende dai 280 euro del<br />

bookshelf più piccolo agli 800<br />

della torre più grande. E invece<br />

no! A poca distanza di tempo da<br />

allora arriva la linea Debut Reference<br />

che, pur essendo assimilabile<br />

per nome alla precedente,<br />

non può essere considerabile<br />

come una mera evoluzione dei<br />

Debut 2.0, non fosse per il fatto<br />

che non li sostituisce, almeno<br />

per ora, ma si posiziona sensibilmente<br />

più in alto (quasi il<br />

doppio del prezzo) e la line up<br />

abbandona la configurazione<br />

con due scelte sia per i bookshelf<br />

che per diffusori da pavimento,<br />

si “asciuga” a tre soli prodotti<br />

(un centrale, un diffusore da<br />

piedistallo e una torre) come<br />

nelle linee superiori di maggior<br />

pregio. A tal proposito, da notare<br />

come la Debut Reference<br />

cominci a “sfiorare” il catalogo<br />

degli Uni-fy, rinunciando però<br />

al concentrico.<br />

Il prodotto oggetto di questa<br />

prova è il Debut Reference F5<br />

dove la “F” nella non sempre<br />

comprensibile nomenclatura<br />

della casa (che prevede oltre al<br />

nome della linea una lettera per<br />

distinguere i bookshelf - B - dai<br />

diffusori da pavimento - F - dai<br />

centrali - C) contraddistingue i<br />

diffusori da pavimento. L’esemplare<br />

giunto in redazione è in<br />

una piacevole e materica finitura<br />

bicolore, frontale bianco e fianchi<br />

color “legno”, che ha riscosso<br />

unanimemente i consensi della<br />

redazione: unità alla robustezza<br />

del mobile e a un aspetto deciso<br />

ma filante, contribuisce a una<br />

sensazione di robustezza non<br />

comune nella fascia di prezzo<br />

di competenza che, sebbene superiore<br />

a quella dei Debut 2.0,<br />

è ancora nell’ordine della fascia<br />

economica. Gli ulteriori interventi<br />

sul cabinet (con dei setti<br />

interni di rinforzo) sono infatti<br />

una delle principali cifre di un<br />

diffusore che, a quanto pare,<br />

vuole davvero meritarsi la definizione<br />

di “Reference”. Ancora<br />

una volta si è intervenuti sulla<br />

porta di accordo posizionata nella<br />

parte inferiore del diffusore,<br />

cambiandone il disegno, come<br />

accaduto alla guida d’onda che<br />

si trova davanti al tweeter, di<br />

nuova concezione e ora in posizione<br />

arretrata, molto più profonda<br />

che in precedenza con un<br />

pannello metallico che protegge<br />

entrambi.<br />

Abbiamo ricevuto i Debut Reference<br />

F5 in tempi molto brevi<br />

a seguito del lancio in Europa<br />

e del pre-lancio avvenuto poco<br />

tempo prima in America a cavallo<br />

di maggio e giugno. Fin dalla<br />

prima analisi il sistema, seppur<br />

appartenente alla serie Debut e<br />

nonostante la scarsità delle informazioni<br />

fornite da ELAC, in<br />

entrambi i continenti (come se<br />

una consuetudine tedesca sia<br />

stata abbracciata in pieno anche<br />

dalla partnership statunitense),<br />

mostra molti dettagli che lo proiettano<br />

in una categoria differente<br />

dal quella base; tutti aspetti<br />

che creano aspettative, fondate.<br />

Il sistema appena giunto in redazione<br />

e collegato all’impianto per<br />

iniziare la prima, lunga fase di<br />

rodaggio e primi approcci, da un<br />

lato ha esibito immediatamente<br />

una prestazione “eccellente” durante<br />

l’ascolto “dall’altra stanza”.<br />

Quando, però, sono cominciati<br />

gli ascolti più rituali ci si è subito<br />

accorti che qualcosa non andava:<br />

la voce fuoriusciva direttamente<br />

dai due woofer in basso e non dal<br />

woofer in alto vicino al tweeter,<br />

I morsetti, con il corpo in metallo e una<br />

buona presa, accettano cavi anche di<br />

grandi dimensioni ma non è previsto<br />

il collegamento bi-wiring. Il diffusore<br />

poggia su quattro supporti in plastica<br />

molto robusta avvitati al fondo con doppi<br />

bulloni di grande diametro. È possibile<br />

regolare l’altezza delle punte.<br />

dal quale invece si poteva ascoltare<br />

solo una gamma bassa, peraltro<br />

attenuata in modo evidente.<br />

Delusione, sconcerto e un po’<br />

di apprensione hanno anticipato<br />

l’analisi tecnica approfondita,<br />

sospendendo i test di ascolto in<br />

quanto, evidentemente, il sistema<br />

non poteva essere “in forma”<br />

e non rifletteva alcun progetto<br />

sensato. Dall’analisi del crossover,<br />

è risultato immediatamente<br />

evidente un errore di montaggio<br />

che, però, seguendo le indicazioni<br />

riportate sul circuito<br />

stampato, comunque non erano<br />

del tutto convincenti. Se da un<br />

lato poteva essere una semplice<br />

inversione di cavi, alcune scelte<br />

del crossover ipotizzando la sola<br />

inversione dei cavi non erano<br />

chiare nello schema e non conformi<br />

ai dati dichiarati.<br />

Sospesi i test e contattato immediatamente<br />

il costruttore ci<br />

è stato confermato un errore di<br />

preproduzione nella serie pilota<br />

che, per errore, è stata consegnata<br />

a noi per il test; sarebbe<br />

stato inviato immediatamente<br />

un esemplare perfettamente<br />

funzionante e rispondente ai<br />

requisiti di progetto, frutto della<br />

mano di Andrew Jones, persona<br />

gentile e molto disponibile anche<br />

nella propedeutica e nella<br />

promozione delle sue creazioni<br />

ma, anche lui come ELAC, poco<br />

propenso a scendere molto in<br />

profondità in certe soluzioni. Il<br />

secondo esemplare, ovviamente<br />

funzionate in maniera corretta,<br />

ovvero con la voce al posto giusto,<br />

manifestava una spinta in<br />

basso davvero notevole, quella<br />

che in gran parte ci aveva colpito<br />

fin dalla prime battute di rodaggio<br />

e soprattutto “dall’altra<br />

stanza”. Lo sbroglio del secondo<br />

crossover, però, ha mostrato<br />

una modifica molto curiosa (vedi<br />

box): a fianco della aspettata<br />

inversione del midwoofer con<br />

il woofer in modo da far uscire<br />

la voce al posto giusto, compare<br />

un ponticello che, di fatto, “stravolge”<br />

completamente lo schema<br />

del crossover, trasformando in<br />

sostanza uno schema parallelo<br />

in uno serie misto decisamente<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 65


SELECTOR<br />

A CASE STUDY<br />

I Debut Reference sono un ottimo motivo per raccontare il mio approccio alla<br />

progettazione di questa serie.<br />

Vorrei iniziare parlando di come passo dalla progettazione di un bookshef alla<br />

progettazione di una torre, perché è rilevante individuare quali sono le caratteristiche<br />

speciali di un diffusore a torre. Quando comincio a progettare una gamma<br />

di diffusori, comincio dal bookshef e faccio bene a farlo. Nel caso del Debut Reference,<br />

le considerazioni di progettazione dal punto di vista ingegneristico sono:<br />

1 Nei woofer e nei midwoofer passare da un telaio in acciaio stampato a un<br />

telaio pressofuso per ottenere una migliore rigidità e una minore risonanza;<br />

2 Migliorare la linearità del centratore e abbassare la frequenza di risonanza in<br />

aria libera dell’altoparlante;<br />

3 Migliorare la costruzione del mobile e inserire un setto di rinforzo;<br />

4 Modificare l’apertura del condotto d’accordo con una forma che riduca il rumore<br />

dell’aria e rafforzi ulteriormente la struttura del mobile;<br />

5 Migliorare la topologia del crooover per ottenere un migliore incrocio dei driver<br />

e una risposta in frequenza più piatta.<br />

Naturalmente abbiamo anche migliorato l’aspetto estetico del diffusore... Dopo<br />

aver realizzato il bookshelf, il mio obiettivo è stato quello di far sì che il modello<br />

a torre avesse un suono il più possibile simile a quello del modello da piedistallo.<br />

Gli aspetti principali sui quali lavorare erano la sensibilità del sistema, la gestione<br />

della potenza dei bassi e l’impedenza. Una torre, infatti, si caricherà nella stanza<br />

in modo diverso rispetto a un bookshelf, in quanto ha tre woofer piuttosto che<br />

uno solo, quindi a seconda della stanza suonerà un po’ diverso nei medi bassi<br />

anche se ha la stessa risposta anecoica. La mia tecnica è semplice: immaginate<br />

che io prenda il bookshelf e aggiunga altri due woofer in serie. A una distanza<br />

sufficientemente grande sull’asse, la risposta in frequenza di tre woofer in serie<br />

è esattamente la stessa di un singolo woofer. Anche la sensibilità alla tensione è<br />

identica a quella di un singolo woofer. L’unica differenza è che i tre woofer hanno<br />

un’impedenza tre volte superiore a quella di un singolo woofer. Ora, se riprogetto il<br />

crossover in modo che abbia esattamente la stessa risposta in tensione quando è<br />

collegato a un carico tre volte superiore, allora la torre presenterà la stessa misura<br />

del diffusore da libreria. Il processo è semplice: è come moltiplicare ogni induttore<br />

e resistenza per tre volte, e ridurre ogni condensatore per tre volte. Il progetto è<br />

ora terminato e avrà le stesse misure dal punto di vista elettrico! Peccato che in<br />

tutto questo c’è una fregatura... Tutti e tre i woofer emettono fino alla frequenza<br />

di taglio con il tweeter, quindi la risposta verticale fuori asse sarà orribile!<br />

Come possiamo risolvere questo problema? Dobbiamo incrociare i due woofer<br />

inferiori ad una frequenza più bassa rispetto a quella del woofer superiore.<br />

Questo non è ora così facile, perché la somma totale non è più la stessa del<br />

singolo woofer. Allora lo sistemo in un modo nuovo. Uso un crossover di tipo<br />

serie al posto di uno parallelo: in sostanza, con questa tipologia si inserisce un<br />

induttore in parallelo al woofer superiore e un condensatore in parallelo alla<br />

coppia di woofer inferiore. Questa soluzione garantisce ancora una volta che<br />

la somma di tutti i woofer, in asse, sia uguale a quella di un singolo woofer, ma<br />

ora la risposta verticale fuori asse sarà per lo più uguale a quella del singolo<br />

woofer. Inoltre, la soluzione del filtro serie è molto più economica rispetto a<br />

un crossover parallelo.<br />

In pratica, ci sono alcuni trucchi necessari per far funzionare questo sistema<br />

correttamente, e per controllare l’impedenza. Ho messo a punto delle soluzioni<br />

per mettere i due woofer inferiori in parallelo, mettendoli poi in serie con il woofer<br />

superiore, per ottenere una sensibilità del sistema leggermente più alta. Questo<br />

richiede, per un corretto allineamento, che io abbia volumi uguali per ogni woofer.<br />

Quindi il mobile è diviso in due sezioni in modo tale che il volume superiore sia<br />

lo stesso del diffusore da scaffale e quello inferiore il doppio, con il doppio delle<br />

prese d’aria, in modo da ottenere lo stesso accordo con due woofer ottenuto nel<br />

mobile superiore che ha un solo woofer. Dal punto di vista estetico, non volevamo<br />

che la presa d’aria per il woofer superiore fosse sul frontale, così siamo passati<br />

a un condotto cilindrico sul retro. Il mobile inferiore ha la presa d’aria a fessura<br />

sul frontale, con un ulteriore condotto cilindrico posto sul retro, simile a quello<br />

utilizzato per la sezione superiore. Quindi le bocchette del DFR52 da pavimento<br />

sono distribuite sui due lati, il che aiuta la collocazione in ambiente. Così, ora<br />

avete l’essenza del processo di progettazione e una spiegazione dell’insolito<br />

schema del xover e della disposizione dei woofer. Che cosa è andato storto con i<br />

campioni che avete ricevuto? Durante la fase di pre-produzione si è scoperto che<br />

la fabbrica aveva perso un collegamento nel progetto della scheda xover, e che<br />

le posizioni dei woofer erano state etichettate in modo errato. Quando questo è<br />

stato scoperto, abbiamo naturalmente deciso di rielaborare tutti i diffusori che<br />

avevamo ricevuto, ma sembra che alcuni di essi siano usciti comunque nella rete<br />

di distribuzione. Quello che mi lascia perplesso è il motivo per cui questo errore<br />

non è stato rilevato nella fase del controllo di qualità... Quando ho investigato<br />

nel mio laboratorio, ho scoperto, in modo molto sorprendente, che quando<br />

misuro alla mia tipica distanza di misura di 2 o 3 metri, la risposta sull’asse e<br />

persino l’impedenza rimangono entrambi entro la tolleranza di produzione.<br />

Questo è stato molto sorprendente, ma l’ho confermato simulando, nei miei<br />

programmi CAD, le due versioni dello xover che avete mappato. È interessante<br />

il fatto che se avessero semplicemente mancato il collegamento, ma avessero<br />

posizionato correttamente il midwoofer, avremmo avuto ancora più difficoltà<br />

a rilevare l’errore! Naturalmente, ora ho avviato dei controlli supplementari per<br />

i test di produzione!<br />

Andrew Jones - VP Engineering<br />

inconsueto. Ovviamente senza<br />

indicazioni da parte del costruttore<br />

è ancora più difficile comprendere<br />

se la nuova versione<br />

del filtro ricalca fedelmente<br />

le intenzioni del progettisti o<br />

meno. Ma, a sorpresa, ecco che<br />

il progettista Andrew Jones si è<br />

sbottonato, e così in profondità<br />

per la prima volta, raccontandoci<br />

con il suo fare gentile e delicato<br />

il suo modo di progettare<br />

ma anche molti aspetti legati ai<br />

test e al Disaster Management in<br />

quanto, il problema di preproduzione,<br />

invero molto insidioso,<br />

era difficile da individuare con<br />

misure standard di impedenza<br />

e risposta in ambiente, e per<br />

giunta, aggiungiamo noi, poco<br />

incisivo all’ascolto “dall’altra<br />

stanza”. La sua esperienza condivisa<br />

con noi, però, ha mostrato<br />

la passione e la curiosità di un<br />

progettista per certi versi anticonvenzionale<br />

che tenta di mantenere<br />

un certo riserbo su alcune<br />

soluzioni non convenzionali ma<br />

che è così fiero del suo operato<br />

che sente il bisogno di condividerlo<br />

con gusto. Infatti, nel raccontare<br />

nel profondo il senso di<br />

66 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


TEST ELAC DEBUT REFERENCE F5<br />

La differenza nella risposta in ambiente delle due versioni non è così eclatante e analizzando un solo esemplare della coppia non è possibile individuare<br />

eventuali difformità rispetto al modello campione. Il modulo dell’impedenza non aiuta a evidenziare comportamenti anomali. In questi casi l’approccio alla<br />

“golden ear” dell’operatore viene in aiuto in quanto, come avviene nella linea di produzione degli altoparlanti, alcuni disturbi si percepiscono manipolando e<br />

ascoltando l’altoparlante e le tecniche di indagine come il Rubb & Buzz (che simula un approccio anticonvenzionale) non sostituiscono ancora il fattore umano!<br />

CAN CHE ABBAIA NON MORSE?<br />

Proprio in questi giorni è tornato a “impazzare” in rete un trend che riguarda<br />

le riviste e la loro inutilità, in particolare quelle italiane. Naturalmente<br />

ho letto con attenzione le critiche, anche quelle di chi asserisce di non<br />

leggere le riviste da 20 anni ma le critica comunque (il che ha messo un<br />

po’ in crisi il la mia impalcatura logica ma.. vabbè!) e tra i tanti stimoli raccolti<br />

ce ne sono due che mi hanno colpito, proprio perché in coincidenza<br />

prendeva corpo l’affaire Debut Reference: in estrema sintesi si asserisce<br />

in maniera quasi unanime che:<br />

A) <strong>SUONO</strong> è una rivista poco tecnica B) che le riviste italiane (e dunque<br />

anche <strong>SUONO</strong>) sono meno autorevoli di quelle estere. Del primo punto<br />

mi limiterò all’essenziale: sicuramente <strong>SUONO</strong> non indulge nella<br />

tecnica fine a se stessa ma punta a esaltare le risultanze tecniche<br />

quando i dati e gli altri elementi della ricerca tecnica<br />

hanno un riscontro sulle performance: lo stesso Andrew Jones,<br />

a parziale spiegazione dell’incidente di percorso descritto<br />

in queste pagine, afferma che “la risposta sull’asse e persino<br />

l’impedenza rimangono entrambi entro la tolleranza<br />

di produzione” e dunque che i semplici dati, se<br />

non interpretati (quello che chiamiamo il nostro<br />

processo olistico di analisi), servono a ben poco!<br />

In merito all’autorevolezza di <strong>SUONO</strong> e delle altre<br />

riviste (estere o meno), oltre a quel che so per<br />

esperienza diretta o per sentito dire (e che in<br />

entrambi i casi non è pubblicabile pena qualche<br />

conseguenza legale...) vorrei far rilevare che<br />

mentre il nostro staff era impegnato in una difficile diatriba con uno dei<br />

giganti dell’elettroacustica (è sempre difficile, tecnicamente e politicamente,<br />

mettersi di traverso in tal senso), altre riviste testavano “allegramente”<br />

lo stesso modello di Debut Reference in un lasso di tempo in cui<br />

presumibilmente i difetti del diffusore non erano ancora stati corretti e:<br />

1 Se così fosse, nessuno si è accordo che il suono della voce proveniva da<br />

una posizione irrituale 2 Se così è stato, nessuno faceva riferimento alla<br />

“pezza” apposta a correzione sul crossover e/o al fatto di aver dovuto far<br />

richiamare l’esemplare per la sostituzione con uno corretto 3 Nessuno<br />

pubblicava la foto del crossover corretto bensì, eventualmente, quella<br />

“sbagliata” del modello iniziale (vedi nella prima parte di questo box), con<br />

il forte sospetto che almeno in alcuni casi le foto fossero quelle ufficiali<br />

fornite dall’azienda stessa.<br />

Si traggano le considerazioni che si vogliono ma, per favore, si smetta<br />

di dire banalità in merito alla supposta autorevolezza o meno di chi e<br />

cosa: io sono comunque orgoglioso che <strong>SUONO</strong> abbia esercitato a pieno<br />

quel ruolo di watch dog che si dice debba essere di pertinenza della<br />

stampa libera, rinverdendo ivelli di autorevolezza che portarono<br />

un dì i giapponesi di non ricordo quale grande marchio (ho<br />

chiesto a Gianfranco M. Binari che allora dirigeva la rivista<br />

ma nemmeno lui ricorda chi...) a correggere un loro<br />

prodotto dopo una conference tra i loro ingegneri<br />

e quelli di <strong>SUONO</strong>. Mentre altri cani continuano<br />

ad abbaiare alla luna...<br />

Paolo Corciulo<br />

alcune soluzioni, dichiara che<br />

la particolare topologia che impiega<br />

un filtro serie sul woofer<br />

e midwoofer, in realtà, è usata<br />

da molto tempo, ma è la prima<br />

volta che (forse grazie a questo<br />

piccolo incidente?) la racconta<br />

e, lasciatecelo dire, la racconta<br />

con sano orgoglio e passione di<br />

divulgazione, senza ovviamente<br />

entrare nei trucchi del mestiere<br />

che fanno invece parte di quelli<br />

che si potrebbero definire i<br />

“segreti” aziendali. Un notazione<br />

da nerd: ci ricorda molto<br />

la scena finale di Iron Man in<br />

cui Tony Stark organizza una<br />

conferenza stampa, provando a<br />

spiegare con una dichiarazione<br />

di convenienza quanto accaduto.<br />

Tony sembra seguire il testo<br />

concordato, prende in mano un<br />

paio di foglietti con degli appunti<br />

e dice “la verità è che...”<br />

pausa ad effetto, guarda dritto<br />

nella camera e poi pronuncia le<br />

fatidiche parole: “Io sono Iron<br />

Man”. Senza scomodare gli intoccabili<br />

del Marvel Cinematic<br />

Universe, il “questo l’ho fatto io”<br />

di Andrew Jones è passato con la<br />

stessa energia!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 67


SELECTOR<br />

Il mobile è realizzato con MDF di alto<br />

spessore rivestito esternamente con<br />

una pellicola molto spessa che simula<br />

perfettamente una essenza lignea<br />

molto “industrial design”. All’interno è<br />

presente un setto di rinforzo verticale<br />

che collega le due pareti laterali.<br />

Il condotto di accordo anteriore è<br />

ricavato da una fessura con i bordi<br />

ampiamente svasati e raccordati, ricavati<br />

da una serie di pannelli in MDF fresati che<br />

contribuiscono alla robustezza dell’intera<br />

struttura. Il pannello anteriore con i fori<br />

degli altoparlanti è laccato con una finitura<br />

molto curata, opaca e antigraffio.<br />

Il cestello del woofer è in alluminio pressofuso con<br />

una flangia molto spessa dotata di otto doppie<br />

razze di sostengo del gruppo magnetico. Il disegno<br />

è particolarmente robusto e aerodinamico.<br />

La membrana è in tessuto termo formato.<br />

Il tweeter ha la membrana in seta ed è dotato<br />

di una sospensione a lunga escursione; è<br />

collocato in posizione arretrata rispetto alla<br />

flangia che presenta un profilo vagamente<br />

curvo con un raggio molto ampio che<br />

raccorda la cupola con il pannello di<br />

fissaggio.<br />

68 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


al banco di misura<br />

MA<br />

LODOVE TROVATE<br />

UNO<br />

COSÌ?<br />

La risposta in frequenza, molto estesa, mostra in asse una<br />

lieve attenuazione in prossimità dell’incrocio fra il tweeter<br />

e il midwoofer, forse dovuta anche al contributo, seppur<br />

molto lieve, della gamma medioalta emessa dai woofer<br />

in basso. Sul piano orizzontale la risposta si regolarizza<br />

e anche sul piano verticale non si apprezzano particolari<br />

fenomeni di interferenza mostrando una linearità notevole<br />

anche in prossimità della zona di incrocio. I woofer e il<br />

midwoofer mostrano gli stessi parametri elettromeccanici,<br />

con una componete induttiva pronunciata che viene<br />

compensata con facilità tramite il crossover. Il tweeter<br />

presenta un modulo abbastanza lineare, soprattutto nella<br />

zona dell’incrocio, semplificando il circuito di filtraggio. Il<br />

modulo si mantiene sempre al di sopra dei 5 Ohm nominali<br />

con un andamento che non costituisce un carico difficile<br />

anche per amplificatori non particolarmente robusti.<br />

Va detto che fin dall’inizio Jones<br />

ha cercato con la gamma Debut<br />

il consenso di un pubblico giovane<br />

e che per questo vi potrebbe<br />

essere della continuità. Il fatto<br />

che il diffusore venga definito<br />

Reference non è in contraddizione<br />

con quanto rilevato,<br />

innanzitutto perché si tratta di<br />

effetti minimi, secondariamente<br />

in ragione di una partecipazione<br />

all’evento sonoro, di una capacità<br />

dinamica con effetti davvero<br />

coinvolgenti da primato se non<br />

assoluto ma confrontabile ad<br />

armi pari con performance ottenibili<br />

solo a caro, carissimo prezzo!<br />

La versione definitiva del prodotto<br />

presenta una gamma bassa<br />

comunque asciutta, molto ben<br />

estesa verso il basso e con una<br />

articolazione notevolissima, al di<br />

fuori dell’ordinario in questa fascia<br />

di mercato. Il diffusore, che<br />

“ingoia” anche grandi quantità<br />

di watt senza scomporsi, tende<br />

a mantenere una scena salda<br />

molto ben scandita nei vari piani<br />

sonori e, soprattutto caratterizzata<br />

da una risposta rapida,<br />

piena ma al tempo stesso “gentile”<br />

del segnale sonoro. Le voci<br />

assumono una corretta dimensione<br />

e tonalità molto naturali<br />

e fedeli dove le nuances meno<br />

evidenti dei virtuosismi vocali<br />

vengono riproposti in piena luce<br />

ma senza accecare, segnalando<br />

passaggi quasi mai evidenziati in<br />

altri casi di riproduzione sonora.<br />

Notevole anche quanto accade<br />

nella porzione più elevata dello<br />

spettro sonoro con un dettaglio,<br />

una messa a fuoco encomiabile e<br />

degna di prodotti ben più costosi.<br />

Nel complesso le performance<br />

sonore sono di notevole qualità,<br />

tali da non far rimpiangere (con<br />

la sola eccezione di qualche enfasi<br />

in basso) il nostro sistema di<br />

riferimento, facendoci dimenticare<br />

che se pur di un suono Reference<br />

stiamo parlando, questo<br />

è anche associato a costi appena<br />

superiori a quelli di un prodotto<br />

da primo acquisto. E uno degli<br />

aspetti da pedigree di razza sta<br />

nel fatto che il diffusore accetti<br />

amplificazioni anche costose<br />

(sempre preferibili quelle con<br />

dotazione generosa di potenza)<br />

senza rappresentare mai il collo<br />

di bottiglia del sistema ma anzi<br />

Ci siamo fatti in quattro<br />

per voi<br />

rivista cartacea,<br />

sfogliabile e pdf<br />

rivista cartacea,<br />

sfogliabile e pdf<br />

rivista cartacea,<br />

sfogliabile e pdf<br />

edizione digitale,<br />

sfogliabile e pdf<br />

12 MESI 60 €<br />

6 MESI<br />

30 €<br />

3 20 MESI €<br />

40 €<br />

12 MESI<br />

Tutte le informazioni su<br />

<strong>SUONO</strong> novembre www.suono.it 2020 69<br />

(oppure contattare diffusione@suono.it)


SELECTOR<br />

TUTTO SI GIOCA NEL FILTRO<br />

ll filtro mostra al contempo soluzioni abbastanza tradizionali e altre anticonvenzionali,<br />

soprattutto poco diffuse in particolar modo nella scelta<br />

degli incroci elettrici ed acustici ottenuti con un modulo dell’impedenza<br />

alto e particolarmente lineare. Oltre all’eleganza del circuito è evidente<br />

l’utilizzo di pochissimi componenti per raggiungere tali obiettivi, calcolando<br />

che si tratta di un tre vie, certamente anticonvenzionale, ma pur<br />

sempre un tre vie. La via superiore adotta un taglio elettrico abbastanza<br />

tradizionale che opera molto più in alto di quello acustico, proprio per<br />

compensare il seppur lieve contributo della flangia del tweeter con profilo<br />

svasato. La sezione in basso, invece, adotta un primo step che si occupa di<br />

modellare la risposta in funzione dell’incrocio con il tweeter, considerando<br />

i tre woofer come un solo altoparlante. La cella di filtro è dotata inoltre<br />

di un notch RLC serie per equalizzare la risposta dell’intero gruppo. La<br />

soluzione decisamente inusuale, invece, è nella configurazione dei tre<br />

woofer che impiegano una configurazione di tipo serie: il midwoofer è<br />

collegato in serie ai due woofer bassi collegati in parallelo fra loro. Con<br />

questa configurazione Andrew Jones, inserendo un induttore in parallelo<br />

al midwoofer e un condensatore in parallelo ai due woofer ha ulteriormente<br />

filtrato in gamma alta i due woofer e tolto una buona porzione<br />

dell’estremo inferiore al midwoofer. Soluzione molto insidiosa e complessa<br />

da mettere a punto in quanto, sia nella progettazione che nella messa a<br />

punto, non si possono pensare i filtri dei vari altoparlanti come indipendenti<br />

fra loro, in quanto le risposte sono profondamente collegate a tutti<br />

i componenti in gioco, anche e soprattutto in funzione dei resistori di<br />

attenuazione e di compensazione. Anche i sistemi di tipo parallelo sono<br />

strettamente interdipendenti ma, in questo caso, una piccola variazione<br />

del valore di un componente, nei punti critici, richiede la modifica di tutti<br />

gli altri, resistori compresi. Da notare che il livello di emissione della coppia<br />

di woofer in basso è attenuato elettricamente, ma in considerazione<br />

del doppio della superficie, il livello di emissione si allinea a sua volta a<br />

quello del midwoofer. Sebbene il midwoofer presenti una attenuazione<br />

all’estremo inferiore, si allinea alla risposta in basso come fosse un unico<br />

altoparlante a emettere nel registro inferiore. Il gioco di attenuazioni<br />

ripartite, se da un lato riduce potenzialmente la sensibilità assoluta del<br />

diffusore che potrebbe essere molto maggiore, dall’altro ottimizza molti<br />

altri parametri che vanno a impattare sulla distorsione, tenuta in potenza<br />

e interfacciabilità con i finali di potenza. Si tratta sempre di una serie<br />

di compromessi, anche in considerazione del fatto che questo piccolo<br />

esercizio di stile è stato raggiunto con un numero di componenti esiguo<br />

e di dimensioni non eccessive, impossibile da ottenere con altre strade.<br />

Quindi, è vero che potrebbe essere necessaria un po’ di potenza in più<br />

per spingere come si deve, ma è anche vero che un amplificatore, anche<br />

modesto, si trova a suo agio con questo diffusore e spinge un po’ di più<br />

del consueto. Un grande risultato, soprattutto sconosciuto per i prodotti<br />

di fascia bassa in cui generalmente, e non se ne comprende il motivo,<br />

oltre a ridurre i costi sui materiali, si riduce anche quello dell’ingegno,<br />

quando invece sarebbe proprio lì il punto chiave. Speriamo che questa<br />

inversione di tendenza a firma di un grande progettista si propaghi a<br />

macchia d’olio: ne avranno tutti da guadagnare!!!<br />

PRESERIE S/N.32405E000272 INTERVENTO DI CORREZIONE ESEMPLARE DI SERIE S/N 32405E000748<br />

migliorando senza che alcun<br />

limite sia riscontrabile in funzione<br />

di ciò che sta a monte del<br />

diffusore. Per quanto iconoclasta<br />

possa sembrare, la soluzione<br />

con un front end di altissimo<br />

pregio associato ai Debut Reference<br />

è ipotizzabile e i risultati<br />

non fanno mai considerare i Debut<br />

Reference un anello debole<br />

nella catena di riproduzione<br />

rimpiangendo “qualcosa di meglio”...<br />

Un vero spot, insomma,<br />

riportando il diffusore nel giusto<br />

contesto (ad esempio in combinazione<br />

con l’ottimo Cambridge<br />

CX A 81 o con i Carot One Doppio<br />

Rum, entrambi in prova in<br />

questo numero di <strong>SUONO</strong>), per<br />

quella fascia media che si era<br />

supposto stesse scomparendo<br />

e che invece molte indicazioni<br />

ci dicono in potente rinascita,<br />

tanto più se caratterizzata dalla<br />

presenza di elementi ascrivibili<br />

al micro-lusso.<br />

Da questo punto di vista partendo<br />

dai Debut è possibile edificare<br />

una catena Hi-Fi da circa<br />

3.000 euro o meno, per molti<br />

versi definitiva o, azzardiamo,<br />

addirittura di riferimento!<br />

70 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


SELECTOR<br />

di Enrico Ronconi<br />

Risulta molto facile parlare<br />

di vintage nella<br />

contemporaneità dei<br />

nostri giorni. Questa facilità<br />

da dove arriva? Arriva dalla<br />

conoscenza empirica. Nulla di<br />

così significativo è cambiato o<br />

è stato inventato negli ultimi<br />

vent’anni nel nostro amato<br />

mondo dell’alta fedeltà. Sicuramente<br />

i grandi sistemi del<br />

passato, remoto e prossimo,<br />

restano il riferimento. Quando<br />

ascoltiamo, se ci riferiamo alla<br />

qualità di riproduzione, niente<br />

di disruptive ha cambiato le<br />

nostre percezioni. Il termine<br />

sopra citato non è facilmente<br />

traducibile in italiano. Non lo<br />

è proprio perché non esiste<br />

nella lingua italiana un tale<br />

sillogismo. Al limite possiamo<br />

parlare di innovazione distruttiva,<br />

ma l’accezione che a primo<br />

impatto queste due parole<br />

trasmettono non è positiva. La<br />

premessa sopra serve a spiegare<br />

che l’opera ingegnosa dei<br />

grandi pionieri dell’alta fedeltà,<br />

annoverati nei nostri personali<br />

pantheon, non ha poi<br />

avuto troppo seguito o, per<br />

contro, seguito l’evolversi della<br />

micro elettronica applicata.<br />

Gli esempi più concreti sono<br />

riferiti a quella che un tempo<br />

veniva chiamata informatica o<br />

alla telefonia mobile: evoluzioni<br />

e progressi epocali che hanno<br />

cambiato la nostra vita con<br />

DIFFUSORI<br />

Apogee Centaur Minor<br />

VINTAGE<br />

72 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


VINTAGE<br />

IL SOFTWARE UTILIZZATO<br />

Voci femminili:<br />

Rachelle Ferrei - 1 Can Explane - Individually - (CD ripping) - DR 9<br />

Chie Ayado - Over The Rainbow - Your Songs -(CD ripping) - DR 13<br />

Adele - Hello - 25 - (cd ripping) - DR 9<br />

Voci maschili:<br />

Lucio Dalla - Henna - Duvudubà - (.alac da qobuz) - DR 9<br />

Fausto Mesolella - Tulipani - Canto Stefano - (.alac registrazione<br />

foné) - DR 10<br />

Ryan Adams - Come pick me up - Heartbreaker (.alac da<br />

qobuz) - DR 10<br />

Aerofoni:<br />

Paolo Fresu - Nuvole Bianche - Cinquantanni suonati - (.alac<br />

scaricato da qobuz) - DR 11<br />

Remo Anzovino feat. Roy Pacis - I’m not leaving - Fight for<br />

freedom tribute to Muhammad Alì - (.alac da qobuz) - DR 8<br />

Bob Reynolds - Guitar Band - Unlucky - (.alac dal<br />

sito bobreynoldsmusic.com) DR 9<br />

Pianoforte:<br />

Tsuyoshi Yamamoto Trio - The way we were (Marvin Hamlisch)<br />

Tre le posizioni di intervento per il woofer<br />

una diversa e migliorata fruizione<br />

degli oggetti materiali.<br />

Steve Jobs la chiamava esperienza.<br />

Negli anni ho avuto<br />

modo di provare diverse tipologie<br />

di diffusori con svariate<br />

- Autumn in Seattle (xrcd ripping) - DR 13<br />

Nils Frahm - My friend forrest - All melody - (.alac da qobuz)<br />

- DR 12<br />

Brian Culbertson - Our love - Live from the inside (cd ripping)<br />

- DR 9<br />

Organo:<br />

Solomon Burke - Fast Train - Don’t give up on me - (.alac da<br />

qobuz) - DR 8<br />

Deep Purple - Lazy - Machine Head - (cd ripping) - DR 9 Black<br />

Pumas - Colors - Black Pumas - (.alac da qobuz) - DR 8<br />

Percussioni:<br />

Herbie Hancock - Overture (Fascinanting Rhythm) - (CD ripping)<br />

- DR 12<br />

The O-zone percussion group - La Bamba - Jazz Variants - (cd<br />

ripping) - DR 13<br />

Mighty Mo Rogers - The Boy Who Stole The Blues - Focal JMlab<br />

cd 6/7 - (cd ripping) - DR 11<br />

Musica classica:<br />

The Snow Maiden - Dance of the Tumblers - Minnesota Orchestra<br />

/ Eiji Oue - (.alac da hdtracks) - DR 10<br />

tecnologie applicate. Non avevo<br />

mai avuto la possibilità di<br />

testare un diffusore con tecnologia<br />

ribbon estesa in maniera<br />

verticale. Scrivo verticale perché<br />

la lunghezza di questo filamento<br />

metallico è di 26 pollici.<br />

Le Apogee Centaur Minor mi<br />

sono capitate sotto mano per<br />

pura “serendipità”: cercavo<br />

infatti diffusori progettati<br />

dal compianto Peter Snell o<br />

qualche altro modello storico<br />

pre globalizzazione e mi sono<br />

imbattuto in un annuncio molto<br />

allettante.<br />

Dopo qualche consultazione<br />

con amici audiofili, tra cui<br />

Carlo Fabrizio Cardillo, uno<br />

dei massimi esperti di Hiend<br />

in Italia, che mi ha garantito<br />

la qualità di questi<br />

diffusori, ho avuto anche il<br />

via libera certificato da Paolo<br />

Corciulo. Il direttore di SUO-<br />

NO mi ha infatti rassicurato<br />

sulla qualità di questo marchio<br />

ormai non più presente<br />

sul mercato e mi ha ricordato<br />

che uno dei diffusori, utilizzati<br />

nella redazione anni or sono<br />

per benchmark, è stato proprio<br />

un modello reference di Apogee.<br />

La richiesta del venditore<br />

era di 500 euro. Ascoltato il<br />

diffusore, trattato il prezzo a<br />

350 euro, valutato e alla fine<br />

acquistato nonostante alcuni<br />

limiti nella condizione estetica<br />

che i quasi trent’anni di età<br />

hanno segnato.<br />

Le Apogee Centaur Minor<br />

sono state concepite, sviluppate<br />

e rilasciate negli Stati<br />

Uniti nei primi anni Novanta.<br />

In Italia il prezzo di listino nel<br />

1994 era di 3.360.000 lire la<br />

coppia, non proprio un entry<br />

level! Le dimensioni dei<br />

diffusori sono 33 cm di lunghezza,<br />

87,5 cm di altezza e<br />

12,5 cm di profondità per un<br />

peso totale di 64 kg. La configurazione<br />

è a due vie ibrida.<br />

La sezione medio/alta utilizza<br />

un ribbon dipolo in alluminio/<br />

kapton suddiviso in sei parti<br />

per una lunghezza di 26 pollici.<br />

La sezione bassa è composta<br />

da un woofer da 16,5 cm con<br />

sospensione in gomma posizionato<br />

centralmente e parallelamente<br />

al nastro. La<br />

sensibilità a 3 mt è di 85 dB<br />

e la risposta in frequenza va<br />

da 40 Hz (3 dB) a 20 kHz con<br />

un’impedenza di 4-6 Ohm. La<br />

frequenza del crossover è di<br />

800 Hz. Il materiale di cui il<br />

diffusore è composto è l’MDF<br />

ed è coperto da un adesivo<br />

laccato. Qualora un giorno i<br />

nastri dovessero abbandonarmi,<br />

causa logorio del tempo,<br />

mi dovrò affidare a un australiano,<br />

un certo Graeme “Graz”<br />

Keet, che detiene oggi<br />

il know-how, le spare parts e<br />

i macchinari per produrre e<br />

ripararli. L’Apogee Acoustics<br />

Incorporated nata a Boston,<br />

nello stato del Massachusetts,<br />

venne fondata da Jason<br />

Bloom e Leo Spiegel. Purtroppo<br />

ha chiuso i battenti a<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 73


SELECTOR<br />

fine anni Novanta. Il modello<br />

più rappresentativo del brand,<br />

prodotto nei quasi trent’anni<br />

di operatività, fu l’Apogee<br />

Grand, valutato “AAA” e descritto<br />

da Bebo Moroni come<br />

“l’oggetto Hi-Fi più naturale<br />

e corrispondente alla realtà<br />

che abbia mai ascoltato”.<br />

I due progettisti, con il loro<br />

contributo di filosofia progettuale,<br />

a loro insaputa hanno<br />

probabilmente ottemperato a<br />

uno dei vari episteme della parola<br />

apogeo, ovvero “il punto<br />

culminante”.<br />

L’impianto in cui sono state<br />

inserite è composto da cavi<br />

di potenza Ricable Supreme<br />

Speaker, un integrato NAD<br />

352, cavi di segnale RCA Sommer<br />

Cable Spirit XII, un DAC<br />

UNA METEORA CHE NON SI VUOLE SPEGNERE<br />

For those of you who never heard them, I’m sorry for your loss!<br />

Confesso che quando me ne andrò, mi piacerebbe un<br />

epitaffio come questo, destinato invece da un oscuro appassionato<br />

ai diffusori Apogee, meteora di rara bellezza<br />

che ha brillato a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Apogee è<br />

stata una piccola company creata da un amante delle cose<br />

belle che ha lasciato prematuramente a noi le cose terrene<br />

(Bloom è morto nel 2003) e da suo cognato Leo Spiegel.<br />

Si racconta che tutto prese le mosse a causa di una sfida<br />

lanciata da Bloom a Spiegel su una spiaggia di sabbia<br />

sorseggiando una bibita fresca. Leo Spiegel e il suo team<br />

avevano in passato progettato i sistemi di guida per i missili<br />

Tomahawk: che cosa mai poteva volerci a creare un driver<br />

per le basse frequenze quasi massless tanto da abbinarsi<br />

a un tweeter a nastro sviluppato da Jason? Inizialmente<br />

Spiegel spiega, come vuole la logica, che non si può fare,<br />

ma quando torna dal suo team, in Inghilterra, progetta<br />

quello che diventerà il primo fullrange Apogee. Tra il 1979<br />

e il 1981 i due mettono a punto quello che non poteva<br />

mai nascere tanto che l’ingresso di Apogee solleverà molti<br />

clamori e, sembra, molti rancori: così racconta Ken Kessler<br />

in un articolo postumo dopo la fine dell’avventura, nel<br />

1999, poco prima della morte di Blomm.<br />

Mydac Micromega, un cavo<br />

USB WireWorld Chroma 8 e<br />

l’Apple Macbook con Audirvana<br />

3. La disposizione ideale<br />

dei diffusori dopo varie prove<br />

è di circa 40 cm dalla parete e<br />

di 3 mt l’uno dall’altro, angolati<br />

di circa 35°, al fine di utilizzare<br />

il potere di riflessione<br />

sonora che questo nastro dipolo<br />

esercita anche nella parte<br />

Adesso Apogee continua a esistere, almeno per quello che<br />

riguarda il re-fitting, grazie a un appassionato australiano...<br />

Il mio incontro ravvicinato con gli Apogee Duet avviene<br />

nella sala d’ascolto di <strong>SUONO</strong> in una delle molteplici volte<br />

in cui ho collaborato con questa rivista e con “Stereoplay”:<br />

ho ancora un ricordo vivido degli Apogee che stazionavano<br />

in sala d’ascolto insieme a una delle prime versioni dei<br />

B&W 801. Mi innamorai subito di quel suono che offriva<br />

tutto quel che mi piaceva dei sistemi a nastro in gamma<br />

media e alta e nulla di quello che detestavo di quegli<br />

stessi sistemi nella gamma bassa, di solito affidata a un<br />

altoparlante tradizionale sufficientemente disarticolato dal<br />

resto del suono e, a volte, con un bel buco nello spettro<br />

sonoro a cavallo dei due tipi di drive. Gli Apogee rimasero<br />

lì, immarcescibili fino al momento in cui dovemmo sgombrare<br />

la sede di Via Capo Peloro, una bellissima villetta su<br />

tre piani nel quartiere giardino di Roma, frutto dei fasti<br />

che furono in editoria e che ora non ci sono più. Fu un<br />

dolore tagliente privarsene, tanto che sulla loro dismissione<br />

mente e memoria hanno steso un velo pietoso: non so se<br />

e a chi li vendemmo, se qualcuno li portò via un tanto al<br />

peso o cos’altro... Ma come tutti i primi amori, quello per<br />

gli Apogee è rimasto persistente…<br />

Paolo Corciulo<br />

posteriore. Il punto d’ascolto<br />

a circa 3 mt davanti ai diffusori<br />

in un salotto di 4,5 mt<br />

per 3,5 mt. Una stanza 4x4<br />

mt rappresenta la dimensione<br />

ottimale per avere il massimo<br />

dell’esperienza d’ascolto. Fin<br />

da subito l’ascolto è risultato<br />

equilibrato e propone una<br />

scena spiazzante per coloro i<br />

quali provengono dal mondo<br />

dei diffusori isodinamici. Con<br />

l’esperienza d’ascolto di un nastro<br />

così lungo, si vengono a<br />

creare davanti all’ascoltatore<br />

dimensionalità e spazialità del<br />

palcoscenico molto credibili.<br />

Si riesce facilmente a collocare<br />

ogni singolo strumento. Le<br />

voci e gli aerofoni sono sempre<br />

davanti e mai sproporzionati.<br />

Questo equilibrio risulta molto<br />

reale e ricrea fedelmente il<br />

messaggio sonoro. Immediatamente,<br />

però, quello che risulta<br />

palese rispetto ai propri canoni<br />

di riferimento sonoro è la<br />

sensazione di realtà che questa<br />

tipologia di diffusori riesce a<br />

emettere, probabilmente grazie<br />

alle peculiarità dinamiche<br />

che riescono a sfoggiare. Se<br />

74 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


VINTAGE APOGEE CENTAUR MINOR<br />

può rendere l’idea, ci si trova<br />

ad avere la stessa precisione<br />

dell’ascolto che si ha con le<br />

cuffie, ma proporzionata a due<br />

cuffie giganti. Un limite è però<br />

rappresentato dalla posizione<br />

che obbligatoriamente l’ascoltatore<br />

deve occupare: per<br />

godere al meglio, infatti, deve<br />

necessariamente collocarsi<br />

alla punta del triangolo che si<br />

viene a ricreare tra i diffusori<br />

e il punto d’ascolto.<br />

Spostandosi anche di poco la<br />

messa a fuoco sonora sparisce<br />

e il volume sembra abbassarsi.<br />

La piacevolezza di riproduzione<br />

che hanno questi diffusori,<br />

anche dopo ore ed ore di<br />

ascolto, è spiazzante. Quando<br />

si ascoltano brani con percussioni<br />

si capisce come l’incrocio<br />

tra il nastro e il woofer<br />

renda credibile il pellame. La<br />

chiarezza e la precisione della<br />

grancassa, del charleston e<br />

del piatto ride ci ricordano che<br />

siamo dinnanzi a una riproduzione<br />

fedele come mai ascoltato<br />

prima. E del pianoforte,<br />

che dire? È il miglior pianoforte<br />

che abbia mai sentito. È<br />

proprio vero quello che si legge<br />

in rete: il pianoforte riprodotto<br />

dai nastri Apogee sia annovera<br />

tra i primi cinque diffusori mai<br />

costruiti.<br />

Per la selezione dei brani<br />

ho deciso di prendere in<br />

considerazione solamente<br />

incisioni che a mio avviso<br />

reputo di qualità (ALAC da<br />

16 e 24 bit da 44,1 kHz fino<br />

a 192 kHz). Quoto, riscrivo,<br />

penso e concordo con un certo<br />

Mark Levinson (intervista<br />

su <strong>SUONO</strong> di settembre<br />

2013) che non sia importante<br />

avere più di 44,1 kHz: oltre<br />

quelle frequenze le differenze<br />

risultano difficilmente<br />

percepibili dall’orecchio, ma<br />

soprattutto dal mio cervello.<br />

“Il buon suono è un buon<br />

PROVATI SU <strong>SUONO</strong><br />

APOGEE Duetta 153<br />

APOGEE Caliper 162<br />

APOGEE Diva 177<br />

APOGEE Centaurus 209<br />

APOGEE<br />

Duetta Signature<br />

223<br />

APOGEE Grand 247<br />

APOGEE Slant 6 257<br />

suono, il suono brutto è un<br />

suono brutto e basta, anche<br />

se le persone sono molto confuse<br />

su questo argomento.<br />

Ci sono due cose: quello che<br />

si sente e perché lo si sente.<br />

Ognuno può dire quello che<br />

sente, ma spiegare il perché è<br />

un’altra storia...”. Per contro<br />

il compianto Ken Ishiwata (intervista<br />

di Jacelyn Parry per<br />

<strong>SUONO</strong> nel 2005) ha detto:<br />

“Non udiamo gli ultrasuoni e<br />

le stupende complessità degli<br />

armonici ma li “sentiamo”! Le<br />

nostre capacità non ci consentono<br />

di udire oltre i 20 kHz ma<br />

percepirli è un’altra cosa. Queste<br />

finezze percettive sono gli<br />

ingredienti migliori per dare<br />

una dimensione in più all’esperienza<br />

dell’ascolto. Poiché<br />

ho sperimentato che quando<br />

si lavora su un PCM esplorando<br />

frequenze superiori ai<br />

500 kHz si sentono comunque<br />

dei miglioramenti, sono<br />

assolutamente convinto che la<br />

frequenza di campionamento<br />

debba essere molto più alta per<br />

godere appieno la bellezza del<br />

suono in tutte le sue sfumature.<br />

Detto ciò, con molta umiltà<br />

mi permetto di aggiungere e ribadire<br />

che una buona incisione<br />

è una buona incisione. Ma<br />

soprattutto una brutta incisione,<br />

anche con mille rimasterizzazioni,<br />

non può diventare<br />

una buona incisione. Questa<br />

discriminante è fondamentale<br />

per testare al meglio un oggetto<br />

che deve riprodurre. Per<br />

questo test, quelle scelte, sono<br />

le mie incisioni di riferimento:<br />

voci femminili e maschili,<br />

singoli strumenti a fiato, a<br />

corda e brani d’insieme rock,<br />

blues, jazz e classica. Quasi<br />

tutti brani vecchi, pochissimi<br />

di recente incisione perché ad<br />

oggi, tranne qualche particolare<br />

registrazione, la loudness<br />

war regna sovrana negli studi<br />

di masterizzazione e mixaggio.<br />

Ogni brano ha qualcosa<br />

di distintivo e caratteristico<br />

secondo un mio canone di riferimento.<br />

Infine, una doverosa<br />

piccola precisazione...<br />

La scienza non dice cose “vere”<br />

ma dice solo cose “esatte”.<br />

Esatto dal latino exactus: “dico<br />

le cose che scendono dalle premesse<br />

che pongo”. La scienza,<br />

quindi, progredisce per prove<br />

ed errori. Penso che creare<br />

una recensione “veritiera” su<br />

un diffusore sia qualcosa di<br />

impossibile. Non ho potuto<br />

descrivere “la verità”. In questa<br />

recensione ho provato a<br />

raccontare qualcosa di “esatto”<br />

secondo i miei riferimenti.<br />

Questa recensione la vorrei<br />

chiamare “storica” e quindi<br />

non “scientifica”, anche perché<br />

non si tratta di un prodotto<br />

appena uscito. Lo è in quanto<br />

anche nell’alta fedeltà, come<br />

in altri campi del sapere, dobbiamo<br />

distinguere memoria e<br />

storia: la memoria è parziale,<br />

soggettiva, spesso intima<br />

perché derivata da ricordi ed<br />

esperienza personali. La storia,<br />

all’opposto, è il tentativo<br />

di superare le tante vicende<br />

singole, di inquadrarle in un<br />

contesto, di riconoscere anche<br />

la complessità e le mille sfaccettature<br />

del reale. In qualche<br />

modo, memorie e storia sono<br />

antitetiche.<br />

Per rafforzare questa tesi ricordo<br />

che le variabili sono<br />

tantissime e dipendono da<br />

tutta la catena di elettroniche<br />

che si prendono in considerazione,<br />

partendo dalle sorgenti,<br />

passando dall’amplificazione<br />

e concludendo con i diffusori.<br />

Inoltre, non va dimenticato<br />

che non si può chiedere l’impossibile,<br />

cioè la riproduzione<br />

vera a questi due oggetti. Perché,<br />

come ho scritto sopra, la<br />

verità nell’alta fedeltà, come<br />

nella scienza, semplicemente<br />

non esiste.<br />

Tornado alle premesse iniziali,<br />

penso sia difficile nell’attuale<br />

mercato trovare, con la cifra da<br />

me investita, un prodotto così<br />

performante. Il tempo passa<br />

ma le grandi idee progettuali<br />

rimangono ben solide nell’immanente.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 75


SELECTOR<br />

di Carlo D’Ottavi<br />

Ornella Vanoni<br />

ORNELLA &… DUETTI, TRII<br />

E QUARTETTI<br />

NAR 10320 – 2 LP 180 GRLP<br />

180 gr<br />

Pubblicato nel 1986 in CD e<br />

in doppio vinile dalla CGD,<br />

questo lavoro della Vanoni<br />

rappresenta veramente l’opera<br />

della maturità e della affermazione<br />

come artista di livello<br />

internazionale, potremmo dire<br />

a 360°. Non più strettamente<br />

condizionata da esigenze di<br />

mercato, la Signora della musica<br />

italiana, affrontò alcuni<br />

classici e meno della canzone,<br />

a partire dagli anni Sessanta,<br />

con la sua sensibilità, la sua<br />

voce inconfondibile e una<br />

classe paragonabile a quella<br />

dei più grandi cantanti di fama<br />

mondiale. Ma forse la vera<br />

particolarità di questo lavoro è<br />

legata alla scelta del suo storico<br />

produttore, Sergio Bardotti,<br />

che nei credits appare anche<br />

come ideatore e realizzatore<br />

di questo progetto, di volare<br />

negli<br />

USA e registrare<br />

queste tracce avvalendosi<br />

del meglio del jazz e della fusion<br />

di quegli anni. La band<br />

di base che accompagna Ornella<br />

era costituita da Mike<br />

Abene alle tastiere oltre che<br />

arrangiatore, Joan Mahoney<br />

al synclavier, John Basile alla<br />

chitarra e Tim Barney al basso<br />

e Joe Baron alla batteria.<br />

I grandi nomi che si aggiungono<br />

o si alternano a questi elencati<br />

sono delle vere e proprie<br />

star di quegli anni, spaziando<br />

dal jazz al pop, dal funk alla<br />

fusion. Il loro apporto è spesso<br />

inconfondibile, sempre però<br />

funzionale al mood e al clima<br />

della canzone cantata dalla<br />

Vanoni, e non è mai un mero<br />

sfoggio di bravura. Semmai<br />

è proprio questo contributo<br />

discreto, perfettamente sintonizzato<br />

con la protagonista,<br />

a sorprendere e a elevare il<br />

livello medio delle pur grandi<br />

composizioni interpretate.<br />

Sembra quasi che questi artisti<br />

collaborassero tutti da chissà<br />

quanti anni con la Vanoni.<br />

Impressionante l’elenco dei fenomenali<br />

musicisti che accompagnarono,<br />

in molte occasioni<br />

interpretando insieme alla<br />

Vanoni, i vari brani, a partire<br />

da Amarsi un po’ di Mogol e<br />

Battisti, dove il sax tenore di<br />

Michael Brecker e la batteria<br />

di Steve Gadd assumono un<br />

ruolo di sostegno significativo.<br />

Chissà se lo sai, di Dalla e Rosalino,<br />

vede al sax soprano<br />

Chris Hunter, quasi in duetto<br />

con la voce di Ornella. E così<br />

via, l’elenco sarebbe davvero<br />

lungo considerando le ben 20<br />

canzoni presenti nella raccolta,<br />

ma qualche altra song<br />

merita una menzione particolare.<br />

Ti Ricorderai, breve<br />

quanto stupendo brano di Tenco<br />

e Reverberi, vede Ornella<br />

in duetto con Tom Barney al<br />

basso elettrico e fretles, e il<br />

ricordo e la suggestione vanno<br />

al mitico Mingus di Joni<br />

Mitchell (1979), dove alcuni<br />

pezzi vedono la voce acuta,<br />

a volte nasale, altre volte più<br />

corposa della cantante canadese,<br />

duettare con il bassista<br />

di turno, nomi come Eddie Gomez,<br />

Stanley Clark o, scusate<br />

se è poco, Jaco Pastorius. C’è<br />

una somiglianza nel mood, tra<br />

il malinconico e il nostalgico,<br />

che mi ha fatto inaspettatamente<br />

accostare queste due<br />

cantanti. Ancora la premiata<br />

ditta Mogol-Battisti in… E<br />

penso a te, vede George Benson<br />

in veste prima di chitarrista<br />

un po’ confidenziale e<br />

poi, nel cambio di ritmo del<br />

pezzo, decisamente più funkeggiante<br />

nella seconda parte,<br />

mantenendo il suo tipico stile<br />

chitarrista. Su questa cifra interpretativa<br />

rimane ferma la<br />

barra del timone dell’intero<br />

progetto, sia che al piano ci sia<br />

Herbie Hancock o Gil Evans,<br />

al sax contralto Lee Konitz, al<br />

flicorno Randy Brecker o al<br />

contrabbasso Ron Carter.<br />

In questo 2020, Ornella &…<br />

Duetti, Trii e Quartetti rivive in<br />

una ristampa in doppio vinile<br />

da 180 gr. Due dischi, il primo<br />

bianco, il secondo blu, in un<br />

doppio fedele editorialmente<br />

all’originale. Le registrazioni<br />

e missaggi digitali sono<br />

opera degli Studio Broadway<br />

Productions di Englewood<br />

(New Jersey) USA. Qualità<br />

sonora che riflette le originali<br />

digitali nel bene e nel male.<br />

Supporto molto silenzioso,<br />

qualche raro scrap, suono trasparente<br />

e pulito forse un po’<br />

troppo levigato come se tutti,<br />

musicisti e i tecnici del suono,<br />

fossero soprattutto attenti alla<br />

calligrafia e non altrettanto al<br />

coinvolgimento, Ornella a parte<br />

sempre protagonista.<br />

76 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Amato mio LP<br />

Paolo Conte<br />

CONCERTI<br />

NAR 10820 – 2 LP 180 GR.<br />

Vinile trasparente<br />

Pubblicato nel 1985, nel pieno della<br />

sua crescita creativa e popolare,<br />

questo lavoro è la testimonianza<br />

di un tour che partì da Parigi per<br />

arrivare in Italia tra Lodi e Perugia<br />

tra marzo e giugno di quell’anno.<br />

Parliamo del suo primo album<br />

dal vivo, nella sua lunga attività<br />

ne seguiranno diversi altri e non<br />

è escluso che, Covid a parte, il<br />

prossimo anno non se ne aggiunga<br />

un altro a seguito di una nuova serie<br />

di concerti che erano stati inizialmente<br />

programmati a partire<br />

dalla fine di questo anno e sono<br />

invece slittati al 2021. Speriamo<br />

bene per tutti noi!<br />

Nato nel 1937 ad Asti da una famiglia<br />

di legali, viene anche lui<br />

avviato agli studi forensi, per<br />

continuare l’attività paterna.<br />

I genitori sono anche appassionati<br />

di musica e trasmetteranno<br />

questi interessi a Paolo Conte e,<br />

alla fine, sarà proprio la musica a<br />

vincere sul mestiere togato. Appena<br />

finita la guerra, al risveglio<br />

culturale del Paese contribuiscono<br />

anche gli americani con il Jazz,<br />

in particolare, che si fonde nelle<br />

esperienze di Paolo Conte con la<br />

musica classica e popolare assorbite<br />

negli anni dell’adolescenza.<br />

Da questo humus nascerà il suo<br />

stile particolarissimo, in un immaginario<br />

mondo di piccoli club,<br />

dove si raccontano storie di paesi<br />

lontani e nostrani, con richiami al<br />

jazz e al mondo della classica un<br />

po’ di confine, pensiamo al Ravel<br />

tra Francia e Spagna. Si potrebbe<br />

dire che lo stile di Paolo Conte sia<br />

obliquo, attraversando i più diversi<br />

generi a modo suo, e che poi piacerà<br />

a mezza Europa e non solo.<br />

Il doppio LP contiene 21 brani<br />

registrati dal vivo al Théâtre de la<br />

Ville di Parigi, al Teatro Alle Vigne<br />

di Lodi e al Teatro Morlacchi di<br />

Perugia.<br />

In merito ai suoi primi spettacoli<br />

in terra francese Conte avrà a<br />

dire: “Parigi per me è stata molto<br />

importante, il primo rapporto con<br />

il pubblico straniero l’ho avuto lì.<br />

Il privilegio è quello di essere<br />

chiamato dai francesi, e non di<br />

cercare di forzare la loro sensibilità<br />

per esibirsi nei teatri.<br />

I francesi sono venuti a cercarmi,<br />

mi hanno offerto i primi tre spettacoli<br />

al teatro de la Ville, spettacoli<br />

che non dimenticherò mai,<br />

perché quando sono entrato in<br />

scena pensavo che non ci sarebbero<br />

state più di cinquanta persone.<br />

Invece per tre giorni ci fu il tutto<br />

esaurito”. E ancora: “Il successo<br />

parigino e francese in generale<br />

mi ha aperto improvvisamente<br />

le porte di tutta Europa. Significa<br />

che un successo parigino<br />

rimane ancora una credenziale<br />

importante, che Parigi è una<br />

realtà culturale riconosciuta: da<br />

lì ho potuto andare in Germania,<br />

nei Paesi Bassi, dove ho avuto i<br />

successi più grandi, compresa<br />

l’Inghilterra, che come ben si<br />

sa è un luogo molto difficile da<br />

conquistare, poi l’America e così<br />

via” (cit. Vincenzo Mollica)<br />

Le canzoni ripercorrono la già vasta<br />

carriera cantautorale di Conte:<br />

Via con me, Sotto le stelle del<br />

Jazz, Bartali, Genova Per Noi, Un<br />

gelato al limon e Azzurro (scritta<br />

per Celentano a fine anni ’60),<br />

sono solo alcune delle tracce memorabili<br />

portate in scena dall’ispiratissimo<br />

artista piemontese<br />

accompagnato da una band formidabile<br />

composta da alcuni dei<br />

più grandi musicisti e compositori<br />

italiani: Antonio Marangolo (sassofono),<br />

Ellade Bandini (batteria),<br />

Ares Tavolazzi (contrabbasso),<br />

Mimmo Turone (tastiere) e Jimmy<br />

Villotti (chitarra). Forse il brano<br />

più emozionante e suggestivo<br />

è Alle prese con la verde Milonga,<br />

dove durante la presentazione di<br />

tutti i musicisti il contrabbasso di<br />

Tavolazzi intona il lento incedere<br />

della milonga, progenitrice del<br />

tango, con richiami al bolero. Poi<br />

Conte, con la sua voce roca ma allora<br />

non troppo, perfetta per descrivere<br />

luoghi fumosi e notturni,<br />

ci racconta la sua storia punteggiata<br />

dagli altri strumenti, quasi in<br />

una lenta processione laica.<br />

La nuova ristampa è stata realizzata<br />

dall’etichetta NAR su vinile<br />

pesante e traslucido, per questo<br />

definito Crystal Clear Vinyl, riproducendo<br />

fedelmente la grafica e le<br />

foto dell’originale con l’aggiunta di<br />

un poster, replica della locandina<br />

dei concerti parigini al Teatre de<br />

Ville del 12/15/16 marzo 1985.<br />

Suoni levigati, chiaroscuri perfettamente<br />

intonati con il mood<br />

contiano, tra l’intimo e lo sfacciato<br />

divertimento, l’album procede<br />

sicuro verso la conclusione senza<br />

intoppi e, sorprendentemente,<br />

senza rilevare differenze acustiche<br />

tra le varie location dalle<br />

quali sono tratte le registrazioni.<br />

Dovendosi mantenere fedele all’originale,<br />

anche in questa edizione<br />

ascoltiamo gli inserimenti, a volte<br />

improvvisi, di applausi a scena<br />

aperta, tutti uguali, non solo tra<br />

un brano e l’altro ma in mezzo<br />

ad essi (francamente irreali e fastidiosi).<br />

Per il resto la timbrica e<br />

la ricchezza armonica sembrano<br />

fedeli a quanto si può ascoltare<br />

da strumenti acustici in un teatro<br />

non enorme.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 77


SELECTOR<br />

di Massimo Bargna<br />

Musica<br />

per sognare mondi lontani<br />

Ci sono geni del pentagramma che cadono ingiustamente nell’oblio. Almeno<br />

temporaneamente. Ma poi è il tempo a rendere giustizia al valore della<br />

loro opera. È il caso di Les Baxter, il grande compositore americano padre<br />

dell’Exotica, un genere musicale che ci trasporta nei paradisi tropicali.<br />

Sembra davvero impossibile<br />

che una musica di alta<br />

qualità come quella di<br />

Les Baxter, influenzata da Ravel,<br />

Debussy e Stravinskij, ma anche<br />

dal jazz e dalla ritmica latina,<br />

all’epoca della sua composizione<br />

fosse considerata mainstream.<br />

Eppure è così. Negli anni<br />

Cinquanta Baxter era<br />

considerato una sorta di pop<br />

star e i suoi dischi scalavano<br />

le classifiche, nonostante<br />

presentassero peculiarità che<br />

noi oggi attribuiamo alla musica<br />

sperimentale. Poi arrivò l’uragano<br />

Elvis e il rock ’n roll fece tabula<br />

rasa di tutto ciò che esisteva prima.<br />

I capolavori di Baxter erano così<br />

eleganti e sofisticati da apparire<br />

anacronistici se confrontati<br />

con la semplicità e la sensualità<br />

esplicita del rock, e così finirono<br />

in soffitta insieme alla roba<br />

vecchia. Ma la storia dei gusti,<br />

si sa, ha un carattere ciclico. Ed<br />

è sintomatico che ad apprezzare<br />

il grande talento di Baxter e a<br />

riportare su di lui l’attenzione<br />

dell’industria musicale e del<br />

grande pubblico siano stati artisti<br />

che, apparentemente, poco o<br />

nulla hanno a spartire con lui. Ad<br />

esempio l’eccentrico pianista jazz<br />

Sun Ra, che ha definito Baxter<br />

uno dei più originali compositori<br />

del secondo Novecento. E Jello<br />

Biafra, leader dei Dead Kenndys,<br />

gruppo punk dadaista che<br />

imperversava nella San Francisco<br />

degli anni Ottanta, che non esita<br />

a proclamarsi un ammiratore<br />

accanito di Baxter. Per non parlare<br />

di Quentin Tarantino, altro grande<br />

estimatore del compositore<br />

texano. Il revival della musica<br />

esotica e dei generi affini<br />

come l’easy listening, la cocktail<br />

music, l’ambient e il chill-out, ma<br />

anche della musica da colonna<br />

sonora, ha contribuito alla<br />

definitiva rivalutazione di Baxter<br />

di cui è ormai riconosciuta la<br />

grande influenza su molta della<br />

musica che ascoltiamo oggi.<br />

Ne abbiamo parlato con Skip<br />

Heller, musicologo e cantautore<br />

americano che conosceva Baxter<br />

e che gli è stato vicino anche negli<br />

ultimi anni della sua vita.<br />

Negli anni Quaranta e Cinquanta<br />

molte pellicole hollywoodiane<br />

erano ambientate<br />

in paesi esotici. È stata<br />

l’industria cinematografica a<br />

spingere Baxter a sviluppare<br />

il genere musicale che lo ha<br />

reso famoso?<br />

L’esotismo era un suo personale<br />

interesse. Alla fine degli anni<br />

Trenta la musica brasiliana si fece<br />

largo negli Stati Uniti e Les se ne<br />

innamorò, al di là delle mode, con<br />

un particolare interesse per le percussioni.<br />

Era anche attirato dalla<br />

musica orchestrale gamelan, diffusa<br />

in Indonesia, in particolare a<br />

Bali e Java, e dai compositori russi<br />

e francesi dell’epoca. Insomma,<br />

amava fare dischi ed essere un autore<br />

di successo, ma sarebbe stato<br />

lui il primo a dirti che il genere che<br />

preferiva e che lo rappresentava<br />

maggiormente era la musica esotica.<br />

Detto questo, era orgoglioso<br />

delle colonne sonore che faceva.<br />

Il suo mondo musicale aveva molti<br />

punti di contatto con il cinema.<br />

Baxter aprì la via a una larga<br />

schiera di epigoni, che raramente<br />

riuscirono a dimostrare<br />

un talento paragonabile a<br />

quello del loro maestro. La<br />

versione di Martin Denny’s<br />

di Quiet Village (hit di Les<br />

Baxter dal disco Ritual of the<br />

Savage), ad esempio, con il<br />

suo arrangiamento non orchestrale<br />

e l’inserimento di<br />

rumori e versi di animali,<br />

può risultare accattivante,<br />

ma fa pensare alla banalità<br />

di certa lounge music…<br />

Les era un compositore molto<br />

serio e aveva un pozzo profondo<br />

da cui trarre la sua ispirazione<br />

musicale. Martin Denny, invece,<br />

aveva una band formidabile ma<br />

non possedeva la comprensione<br />

78 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Les Baxter<br />

IL MANIFESTO DELL’EXOTICA<br />

Quando ancora non si parlava di musica etnica e new age, Baxter inventò una<br />

formula musicale che si apriva in maniera intrigante alle contaminazioni culturali.<br />

Il compositore texano non aveva ovviamente un approccio antropologico alle<br />

musiche dei popoli anche se, ad esempio, era straordinariamente abile nell’inserire nei<br />

suoi brani le percussioni latine. Gli influssi musicali africani, orientali e sudamericani<br />

erano il frutto di semplici suggestioni e di un gioco della fantasia che trovava il suo<br />

corrispettivo in campo cinematografico nei film hollywoodiani di ambientazione<br />

esotica come Casablanca, Acque del Sud, Trinidad, Singapore e tanti altri. È stato detto<br />

un po’ malignamente che la visione e l’interesse di Les Baxter per le altre culture era<br />

superficiale, tipico dell’americano medio di razza bianca che anelava trascorrere<br />

un vacanza da sogno nei Paradisi tropicali. Insomma, molto anni Cinquanta. A ben<br />

guardare, però, proprio in questo risiede la genialità di Baxter, e cioè nella capacità<br />

di creare un suo universo musicale molto personale e coerente che, attraverso<br />

pennellate impressionistiche, riesce a trasportarci in paesi lontani, luoghi misteriosi<br />

dove perdere noi stessi per sfuggire alla noia del quotidiano. Il disco che fa da<br />

manifesto a questa concezione fortemente ludica e ottimista della musica ma pregna<br />

di risonanze della cosiddetta musica colta è Le Sacre du Sauvage del 1951. “Fin dalle<br />

prime note del pezzo di apertura, Busy Port, risulta chiaro che questo disco è qualcosa<br />

di diverso”, dice Skip Heller, “Comincia con un enorme movimento orchestrale alla<br />

Stravinskij e sfocia in un convulso e bizzarro ritmo in 6/8, per poi concludersi in un energico<br />

groove latino con un’orchestrazione travolgente. Pochi dischi hanno una partenza così<br />

forte”. Le Sacre du Sauvage contiene altri pezzi ammalianti come Jungle River Boat, The<br />

Ritual e la famosa Quiet Village, il brano di maggior successo di Baxter di cui sono<br />

state fatte diverse cover. Il fascino di questo capolavoro, però, risiede nel suo essere<br />

un disco a tema, tanto da essere spesso scambiato per la colonna sonora di un<br />

film. È una suite che guida l’ascoltatore in un mirabolante viaggio dentro un’Africa<br />

di cartapesta tutta riti magici al chiaro di luna, ombre inquietanti che filtrano<br />

attraverso le veneziane di bambù ed echi di rulli di tamburo che risuonano nella<br />

giungla. Un’Africa che ci rapisce con i suoi colori sgargianti e i suoi profumi sensuali,<br />

molto più simile a quella posticcia del film Tarzan delle scimmie (con la grande<br />

cantante Dorothy Dandridge che interpretava un’improbabile regina di Ashuba)<br />

piuttosto che a quella reale. Questa è, del resto, la musica esotica di Baxter: un<br />

sogno conturbante che sappiamo non può durare a lungo ma da cui vorremmo<br />

non risvegliarci più. (M.B.)<br />

musicale che, invece, il suo collega<br />

e amico aveva. Les poteva parlare<br />

una grande varietà di idiomi ed<br />

era in grado di fare di tutto, dalla<br />

musica di fantascienza a quella da<br />

festa sulla spiaggia. Era un abilissimo<br />

artigiano e poteva accettare<br />

qualsiasi ordinazione e consegnare<br />

la “merce” per tempo. Non era<br />

seguace di nessuno, tranne che del<br />

proprio talento.<br />

Com’è riuscito a creare un<br />

genere musicale tanto affascinante<br />

e a maturare uno<br />

stile così raffinato? Vorrei<br />

che mi raccontassi qualcosa<br />

sul suo percorso formativo di<br />

musicista e sui suoi modelli<br />

musicali.<br />

Les nacque a Mexia, Texas, nel<br />

1921, ma trascorse la sua infanzia<br />

e gioventù a Detroit, dove frequentava<br />

il conservatorio ed era<br />

considerato una specie di enfant<br />

prodige. Suonava il piano e i fiati e<br />

ci sono delle foto che lo ritraggono<br />

mentre suona il sax soprano e il<br />

clarinetto. Più tardi lavorò in California<br />

in diversi gruppi da ballo<br />

e frequentò l’università come studente<br />

di musica. Les era il prodotto<br />

dell’era delle Big Band. Il suo<br />

eroe era il sassofonista Coleman<br />

Hawkins, poi rimpiazzato nelle<br />

sue preferenze da Ben Webster, il<br />

sax tenore di Duke Ellington. Fu<br />

proprio con un collaboratore di<br />

Ellington, il clarinettista Barney<br />

Bigard, che Les iniziò a fare sul<br />

Les Baxter, a destra, al suo debutto come cantante<br />

serio. Con lui formò un sestetto e<br />

poi entrambi andarono a suonare<br />

con il pianista Freddie Slack, che<br />

divenne popolare grazie alla sua<br />

cantante, Ella Mae, una ragazza<br />

bianca pettoruta che cantava il<br />

blues e che divenne famosa con<br />

la hit Cow cow boogie. Nella band<br />

c’era anche Aaron T-Bone Walker,<br />

il primo grande chitarrista elettrico<br />

di blues. In seguito Les fu preso<br />

come cantante nel gruppo vocale<br />

dei Mel-Tones che registrò con<br />

Artie Shaw, il primo compositore<br />

di prestigio che prestò attenzione<br />

a quella musica del Continente<br />

nero che poi diede origine al genere<br />

Exotica.<br />

Ma come avvenne il balzo da<br />

strumentista e cantante a famoso<br />

compositore di brani<br />

originali e di suite strumentali?<br />

Tra la fine del 1947 e l’inizio del<br />

1948 il compositore di Broadway<br />

Harry Ravel lo chiamò ad arrangiare<br />

una manciata di sue canzoni<br />

che erano state scritte per farvi<br />

apparire il theremin, un primitivo<br />

strumento musicale elettronico<br />

che produce un suono che sembra<br />

un acuto lamento ultraterreno<br />

e che per questo veniva usato<br />

nelle colonne sonore dei film di<br />

fantascienza. Ne venne fuori l’album<br />

Music Out of the Moon che<br />

è un capolavoro di futurismo musicale.<br />

A quel punto le quotazioni<br />

di Les cominciarono a salire. Dopo<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 79


SELECTOR<br />

aver collaborato con Nat King<br />

Cole per un suo disco con orchestra,<br />

Les diede forma all’album di<br />

esordio di Yma Sumac (Voice of<br />

Xtabay), la straordinaria cantante<br />

di origini peruviane. Yma aveva<br />

un’estensione vocale di almeno<br />

cinque ottave che usava in maniera<br />

incredibile. Sapeva imitare<br />

il brontolio di un vulcano in procinto<br />

di esplodere, lo strepito di<br />

un uccello esotico e dare un afflato<br />

mistico alla musica. La grande<br />

occasione per Les arrivò però nel<br />

1951, quando la Capitol gli diede<br />

la possibilità di realizzare un disco<br />

di inediti. Per il suo debutto da autore<br />

Les scelse di cimentarsi nella<br />

musica Exotica, un genere che<br />

aveva inventato lui attingendo alle<br />

armonie lussureggianti dei compositori<br />

impressionisti francesi<br />

Maurice Ravel e Claude Debussy,<br />

alle sorprendenti orchestrazioni<br />

immagine realizzata da Mark Ryden per copertina del doppio CD della Capitol<br />

AVERE UN GENIO PER PADRE<br />

Nei ricordi Leslie Eaton Baxter, la figlia di Les Baxter (nella foto con il padre), ritroviamo<br />

oltre al compositore eccelso anche l’uomo e il padre di famiglia che consacrò la<br />

propria vita alla passione per la musica senza però rinunciare agli affetti: “Mio padre<br />

era una persona molto presa dal lavoro”, racconta Leslie, “L’unico modo che aveva per potermi<br />

avere vicino era di portarmi sempre con lui, soprattutto dopo che mia madre morì<br />

nel 1960. Lo accompagnai anche al carnevale di Rio a cui era stato invitato come ospite<br />

d’onore, un viaggio indimenticabile. Les era convinto che l’educazione che mi impartiva e<br />

ciò che assorbivo nel suo ambiente di lavoro fossero il meglio per me. Gli studi della Capitol<br />

Records diventarono così la mia seconda casa. Ricordo l’odore di sigarette e di caffè e mio<br />

padre che dirigeva con foga un nutrito gruppo di musicisti e cantanti da dietro una grande<br />

lastra di vetro. Era eccitante e meraviglioso per una bambina come me vivere fra gli artisti”.<br />

Leslie conferma la fama di gran lavoratore di Les Baxter: “Era instancabile. Quando era<br />

a casa lavorava dalle sei alle otto ore al piano, con una matita infilata dietro l’orecchio.<br />

Componeva tutto il tempo. Molte band venivano a casa nostra per provare con papà,<br />

in particolare per armonizzare le voci. I tecnici della Capitol mi raccontavano di quanto<br />

fosse incredibile mio padre: lavorava con rapidità, energia e passione”. Riemergono dalla<br />

memoria anche gli hobby e le amicizie di Les Baxter: “Nel tempo libero si dedicava<br />

all’orticoltura e alla cucina. Era anche un collezionista d’arte. Il suo migliore amico nel<br />

mondo musicale era Henry Mancini che veniva spesso a trovarci. Mio padre gli aveva<br />

presentato Ginney, la sua futura moglie. Papà aveva molti altri amici nel mondo dello<br />

spettacolo, ad esempio il cantante italoamericano Tony Bennet e l’attore Vincent Price,<br />

ma non amava partecipare alle feste di Hollywood. Preferiva le cene intime dove conversando<br />

poteva imparare dagli altri qualcosa di nuovo”. Il giudizio di Leslie sull’opera<br />

di Les Baxter passa attraverso le parole di suo padre: “Lui era consapevole di aver<br />

creato un nuovo genere musicale, ma la cosa nacque in modo spontaneo. Era solito<br />

dire: Tutto ciò che volevo era diventare un compositore e così entrai in uno studio con un<br />

coro di quindici voci, un violoncello, un corno francese e un flauto, e cominciai a farlo. E<br />

quando aggiunsi anche degli archi alle mie composizioni, tutti iniziarono ad amare ciò<br />

che stavo facendo”. (M.B.)<br />

di Igor Stravinskij e alle ritmiche<br />

latine che erano entrate in voga<br />

grazie a musicisti come Machito<br />

e Tito Puente. Fu così che nacque<br />

il capolavoro Le Sacre du Sauvage<br />

(meglio noto come Ritual of the<br />

Savage), il primo disco di Exotica.<br />

Gli anni Cinquanta, la decade<br />

di Eisenhower, fu un periodo<br />

d’oro per Baxter. Il decennio<br />

successivo vide invece il suo<br />

rapido declino dal punto di<br />

vista commerciale. Il rock,<br />

con l’avvento di Elvis e dei<br />

Beatles, si era preso quasi<br />

tutto il mercato. Baxter,<br />

però, non perse la sua ispirazione<br />

e continuò a produrre<br />

musica a ritmi forsennati…<br />

Proprio così. Nella seconda metà<br />

degli anni Cinquanta, Les pubblicò<br />

splendidi dischi come Tamboo,<br />

African Jazz e Jungle<br />

Jazz che allargarono i confini<br />

dell’Exotica. E il bellissimo Moon<br />

Escapade la cui copertina è stata<br />

paragonata ai film di Ed Wood.<br />

Negli anni Sessanta, invece, Les<br />

lavorò principalmente sulle colonne<br />

sonore anche se, nel 1961, fece<br />

uscire Jewels of the Sea, album<br />

ingiustamente sottovalutato. Sfortunatamente,<br />

il lavoro a servizio<br />

del cinema era piuttosto anonimo.<br />

Les firmò le colonne sonore<br />

di più di cento film per la American<br />

International Pictures, la più<br />

importante casa di produzione<br />

di B movie dell’epoca. Tutto era<br />

fatto in fretta e in maniera un po’<br />

approssimativa. I musicisti che<br />

parteciparono alle registrazione<br />

ricordano che si lavorava alla<br />

velocità della luce e che gli errori<br />

venivano coperti con gli effetti sonori<br />

in fase di doppiaggio. Mentre<br />

Herny Mancini si guadagnava<br />

una reputazione leggendaria con<br />

colonne sonore per film come Colazione<br />

da Tiffany e La pantera<br />

rosa, Les era impegnato in film<br />

a basso costo come il Pozzo e il<br />

pendolo e Le vergini di Dunwich.<br />

E tuttavia una delle sue musiche<br />

migliori è proprio una colonna sonora,<br />

quella per il lungometraggio<br />

di animazione giapponese Alakazam.<br />

Les guadagnava bene,<br />

scriveva a ritmo battente fino a<br />

dieci colonne sonore all’anno ma<br />

soffriva di non poter più lavorare<br />

con le grandi orchestre. Le sue<br />

quotazioni artistiche cominciarono<br />

a scendere inesorabilmente. Fu<br />

bollato come un compositore di<br />

serie B e non gli vennero più affidati<br />

incarichi per film importanti.<br />

Negli anni Settanta pubblicò il suo<br />

ultimo disco di Exotica, Que Mango,<br />

che lo vide in gran forma. Poi il<br />

tramonto definitivo. Ebbe però la<br />

soddisfazione, prima di morire, di<br />

vedere ampiamente riconosciuto<br />

il valore della sua opera dai critici<br />

musicali e dai suoi seguaci. Il doppio<br />

CD The Exotic Mood of Les<br />

Baxter che raccoglieva i suoi brani<br />

più famosi, lo celebrò nel 1996<br />

come un compositore di grande<br />

statura, la cui importanza va ben<br />

al di là della musica di genere.<br />

80 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


L’emozione e la magia della musica.<br />

DP Trade: Corso San Maurizio 79, Torino Tel.: 011501039 - www.dptrade.it - info@dptrade.it


SELECTOR<br />

di Vittorio Pio<br />

Don Grusin<br />

OUT OF<br />

THIN<br />

AIR<br />

Octave Records OCT-0001<br />

IN FORMATO SACD MUTISTRATO, DVD DATA<br />

DISK E IN FORMATO DOWNLOAD DSD/PCM<br />

DON GRUSIN<br />

E OCTAVE RECORDS<br />

CON PS AUDIO “DAL NULLA”<br />

La collaborazione tra PS Audio (ben noto<br />

costruttore Hi-end apprezzato per il livello<br />

della sua produzione indirizzata soprattutto,<br />

ma non solo, al mondo digitale) e<br />

la nuova etichetta discografica Octave<br />

Records nasce con ambizioni dichiarate<br />

alquanto nobili: “onorare la musica e<br />

coloro che la producono”! E la missione<br />

di Octave Records è semplice, almeno in<br />

teoria: rispettare i musicisti pagandoli in<br />

modo equo e rispettare la loro musica valorizzandola<br />

con la massima qualità possibile,<br />

identificata almeno per sommi capi<br />

nella realizzazione di un master<br />

in DSD. È nota la difficoltà dei<br />

musicisti, specie alle prime armi,<br />

nel reperire il denaro necessario<br />

ad affrontare i costi di produzione,<br />

per non parlare di quella per<br />

ottenere un qualche guadagno da<br />

questa impresa, a maggior ragione<br />

di questi tempi. In tale situazione<br />

per la maggior parte di essi la qualità<br />

della registrazione non è certo una<br />

priorità. PS Audio e Octave Records<br />

si stanno invece impegnando a correggere<br />

queste iniquità: Octave copre<br />

il 100% di tutte le spese di studio, missaggio,<br />

masterizzazione, produzione,<br />

distribuzione e marketing in modo che<br />

gli artisti possano condividere direttamente<br />

i ricavi delle vendite al dettaglio, pur<br />

mantenendo la proprietà della loro musica.<br />

La società produce registrazioni di altissima<br />

qualità in Hi-res tra cui puro DSD<br />

su SACD, PROMastered CD, stampe singole<br />

in vinile vergine a 45 giri e PCM a 192<br />

kHz. Situata a Boulder, in Colorado, utilizza<br />

le migliori apparecchiature da studio del<br />

mondo, basate su registrazione, missaggio<br />

e masterizzazione DSD. Dietro a tutto ciò<br />

c’è Gus Skinas, l’ingegnere di mastering di<br />

fama mondiale che ha lavorato su centinaia<br />

di album e ha contribuito a progettare il<br />

sistema Sonoma DSD. Skinas sostiene che<br />

il sistema di registrazione digitale Sonoma<br />

DSD sia quello che più si avvicina al calore<br />

e all’emozione delle migliori registrazioni<br />

analogiche; così Octave Records registra<br />

sulle workstation multitraccia Sonoma e<br />

Pyramix che utilizzano entrambe la tecnologia<br />

Direct Stream Digital (DSD) a un<br />

bit. D’altronde fin dalla nascita del formato<br />

il punto di riferimento della registrazione<br />

DSD è stato Gus Skinas, che ha lavorato a<br />

innumerevoli SACD e altri progetti come le<br />

ristampe di quasi due dozzine di titoli dei<br />

Rolling Stones, oltre a numerosi classici<br />

di Nat King Cole, Pink Floyd, Aerosmith,<br />

Sheryl Crow, George Harrison e altri.<br />

Sonoma DSD utilizza la tecnologia Sigma<br />

Delta per la registrazione di musica<br />

che, si dice, ha il carattere e il feeling del<br />

nastro analogico. È convinzione di Skinas<br />

che la musica registrata nel formato PCM<br />

82 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Director’s cut<br />

digitale a frequenze<br />

di campionamento inferiori<br />

abbia distorsioni nel<br />

dominio del tempo che non possono<br />

essere misurate facilmente ma<br />

che il cervello rileva comunque come non<br />

del tutto naturali. Se fatta bene, una registrazione<br />

DSD risolve invece tutti questi<br />

problemi...<br />

Out of Thin Air è la prima uscita frutto<br />

della collaborazione tra Octave e PS Audio<br />

ed è dedicata al pianista e compositore<br />

Don Grusin. Non proprio uno qualunque,<br />

Grusin: ha registrato con centinaia di artisti<br />

e ricevuto tre premi Grammy e una<br />

quarta nomination con il suo album dal<br />

vivo del 2006, The Hang. I suoi progetti<br />

discografici e le sue esibizioni dal vivo lo<br />

hanno portato in giro per il mondo ed è il<br />

fondatore di Moose Sound LLC, uno studio<br />

di registrazione fuori Salida, Colorado,<br />

dove è stato registrato Out of Thin Air.<br />

Pur essendosi laureato e avendo insegnato<br />

Economia negli anni ’70 del secolo scorso,<br />

ha sempre coltivato la passione per la musica<br />

e il pianoforte in particolare. Le sue<br />

performance dal vivo, specie da quando ha<br />

cominciato a suonare in una super band<br />

Latin-Jazz, lo hanno portato a contatto<br />

con la scena musicale più importante e,<br />

quando ha ricevuto un invito da Quincy<br />

Jones per unirsi alla sua band itinerante,<br />

si è dedicato alla musica a tempo pieno,<br />

come bandleader e musicista in studio a<br />

Los Angeles. Numerosissime le sue collaborazioni<br />

con una varietà di artisti tra<br />

cui: Quincy Jones, Sergio Mendes, Zoot<br />

Sims, Joe Pass e molti altri; e con la band<br />

degli anni ’80 Friendship, che comprendeva<br />

il chitarrista Lee Ritenour, il batterista<br />

Alex Acuna, il sassofonista Ernie Watts, il<br />

bassista Abe Laboriel e il percussionista<br />

Steve Forman. Il fratello maggiore di Don,<br />

noto compositore, pianista, produttore e<br />

co-fondatore della GRP Records, Dave<br />

Grusin, ha avuto una grande influenza<br />

sull’interesse e sull’approccio di Don alla<br />

musica in generale e al jazz in particolare;<br />

suonano insieme da molti anni alla Conference<br />

of World Affairs della CU e spesso<br />

hanno suonato concerti per due pianoforti<br />

in tournée negli Stati Uniti e all’estero.<br />

Out Of Thin Air è stato registrato e missato<br />

da Robert Friedrich, quindi editato e masterizzato<br />

da Gus Skinas. La registrazione<br />

digitale è avvenuta tramite il sistema Sonoma,<br />

Meitner ADC/DAC e il PS Audio DirectStream<br />

DAC, monitor di controllo ATC<br />

SCM 50. La confezione contiene un SACD/<br />

Stereo e Multichannel con uno strato CD e<br />

un DVD Data Disk che include file in stereo<br />

DSD e in PCM Hi-res scaricabili su PC.<br />

Il disco comprende dodici tracce per pianoforte<br />

solo, uno Yamaha C7FR, ripreso<br />

con microfoni AEA e Sanken e le composizioni<br />

sono tutte di Don Grusin. Si tratta<br />

di una musica che oscilla tra jazz, sudamerica,<br />

citazioni colte da Gershwin a modo<br />

suo e suggestivi riferimenti ai grandi scenari<br />

che un paese come il Colorado offre.<br />

L’abilità, la grazia e la sapienza musicale<br />

di Don consentono all’ascoltatore di fare<br />

questo viaggio tra i paesaggi dell’America<br />

dalla West alla East Coast e verso il centro<br />

ispanico, senza mai annoiarsi. Un contributo<br />

fondamentale lo<br />

offre certamente la qualità<br />

della registrazione ed è interessante<br />

ascoltare il disco nei diversi formati<br />

digitali, dal CD al SACD attraverso anche<br />

i file scaricati in formato PCM e DSD. Attenzione,<br />

però: anche la scelta del player<br />

per l’estrazione dei file musicali ha la sua<br />

influenza! La versione CD letta da JRiver<br />

in WAV tende a indurire leggermente il<br />

suono e risultare non troppo raffinato e<br />

ricco di sottigliezze, cosa che non avviene,<br />

o quanto meno si presenta in misura molto<br />

meno marcata, se si rippa il disco con<br />

Exact Audio Copy. Il vero salto di qualità<br />

si ottiene estraendo le tracce DSD>DSF<br />

1bit DSD64. Persino riprodotte a volume<br />

basso si ascoltano sonorità vellutate, dorate<br />

su tutta la gamma di frequenze, con<br />

un pianoforte assolutamente piacevole ma<br />

non ruffiano con micro e macro dinamiche<br />

di assoluto realismo e coinvolgimento<br />

emotivo, senza scadere negli facili effetti<br />

di certe registrazioni “audiophile”; nulla<br />

a che vedere, dunque, con le registrazioni<br />

GRP del fratello Dave Grusin che a volte,<br />

se vogliamo essere onesti, risultano gonfiate<br />

troppo alle basse frequenze. Un gran<br />

bel lavoro, insomma, quello di Don Grusin<br />

in questo debutto della Octave Records<br />

in collaborazione con la PS Audio. Out<br />

of Thin Air (OCT-0001) è acquistabile<br />

direttamente dal sito www.psaudio.com/<br />

products/out-of-thin-air/ in due versioni<br />

a scelta: set di 2 dischi (SACD e disco dati<br />

ad alta risoluzione) oppure in un pacchetto<br />

di download (DSD64, DSD Direct Masterd<br />

192k/24 bit, 96k/24bit e 44,1/16bit).<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 83


SELECTOR<br />

di Carlo D’Ottavi<br />

Takács Quartet, Garrick Ohlsson (piano)<br />

ELGAR & BEACH:<br />

PIANO QUINTETS<br />

Hyperyon CDA68295<br />

Il quintetto per pianoforte è una forma<br />

che ha raggiunto la maggiore<br />

età nella seconda metà dell’Ottocento.<br />

Dopo il lavoro pionieristico<br />

di Schumann del 1842, il pezzo<br />

che stabilì la combinazione di pianoforte<br />

e quartetto d’archi nel repertorio di<br />

musica da camera, altri seguirono presto, in<br />

particolare Brahms, Franck e Dvořák mentre<br />

altri ancora si aggiunsero nei primi del ’900<br />

come Respighi, Fauré e un giovane Bartók.<br />

Entrambi i compositori della presente registrazione<br />

erano all’apice delle loro capacità musicali<br />

quando si sono rivolti al quintetto per<br />

pianoforte. Amy Beach (1867-1944) proveniva<br />

dalla stessa generazione che portò altre donne<br />

alla ribalta nelle arti americane. Il suo impatto<br />

avrebbe potuto essere grande se la sua carriera<br />

non fosse stata circoscritta dal suo matrimonio;<br />

anche così è stato significativo ma il livello<br />

raggiunto con questo quintetto non fu più in<br />

seguito raggiunto.<br />

Il Quintetto per pianoforte in fa diesis minore,<br />

Op 67, di Amy Beach, è datato 14 dicembre<br />

1907, un decennio dopo che aveva scritto due<br />

grandi opere di grande successo per orchestra:<br />

la Gaelic Symphony (1894-96) e il Concerto per<br />

pianoforte (1899). L’adagio di apertura è sommesso<br />

e misterioso, con lunghe note degli archi,<br />

vagamente impressionistiche, punteggiate<br />

dagli interventi del pianoforte. Segue l’allegro<br />

moderato che introduce un tema che allude al<br />

tema dal quintetto per pianoforte di Brahms.<br />

Varianti di questo tema, con le sue distintive<br />

frasi discendenti, si possono ascoltare in tutti<br />

e tre i movimenti del quintetto della Beach: un<br />

lavoro che è veramente intriso dello spirito di<br />

Brahms senza mai suonare imitativo. Il secondo<br />

tema è più lirico, introdotto al pianoforte<br />

prima di essere ripreso dagli archi. Entrambi i<br />

temi sono trattati con uno sviluppo drammatico<br />

e una ricapitolazione in cui il secondo tema,<br />

in particolare, è delicatamente variato, prima<br />

che la musica si plachi in una coda tranquilla.<br />

Il movimento lento, in re bemolle maggiore,<br />

si apre con archi smorzati, quasi un’allusione<br />

onirica. Una sezione centrale più turbolenta è<br />

seguita da un ritorno al materiale di apertura,<br />

raggiungendo un apice di grande intensità prima<br />

di giungere a uno stato di tranquilla serenità.<br />

Il finale inizia in modo agitato, prima che<br />

una scala di pianoforte discendente preannunci<br />

l’arrivo del tema principale: una melodia capricciosa<br />

che non sembra mai completamente<br />

risolta, con contorni serpentini degli archi. Il<br />

tempo poi rallenta con una sezione centrale<br />

più ampia con un nuovo tema eloquente, introdotto<br />

dalla viola su accordi di pianoforte. Si<br />

alternano tremolii e svolazzi drammatici con<br />

allusioni a una ripresa dei motivi precedenti,<br />

Beach quindi chiude il lavoro in modo acceso<br />

con gli archi e poi con due accordi trionfanti<br />

nella tonalità del titolo.<br />

Il quintetto debuttò alla Potter Hall di Boston,<br />

il 27 febbraio 1908, con l’Hoffmann<br />

String Quartet e l’autrice al pianoforte. Il<br />

pubblico e i critici accolsero molto favorevolmente<br />

il lavoro, definito come un importante<br />

contributo al genere. Un secolo dopo,<br />

è arrivato a essere considerato un successore<br />

impressionante e personale dei grandi<br />

modelli ottocenteschi e soprattutto quello<br />

di Brahms.<br />

Il Quintetto per pianoforte in La minore di<br />

Edward Elgar concise con un suo periodo di<br />

rinnovata creatività, nel quale si dedicò alla<br />

musica da camera dopo i grandi successi sinfonici<br />

dell’era vittoriana. Composto nel 1919,<br />

dopo una lunga gestazione, il quintetto si<br />

apre con un motivo intonato dal pianoforte in<br />

modo sommesso e ripreso più volte nel seguito<br />

dell’intero lavoro. Il motivo viene poi puntellato<br />

da nervosi interventi degli archi fino a quando<br />

un placido equilibrio non viene raggiunto ma<br />

il clima cupo, seppur ogni tanto contrastato<br />

da episodi più dinamici, rimane fino alla conclusione<br />

del primo movimento. Il movimento<br />

lento, in mi maggiore, si apre con gli archi soli,<br />

il tema principale sommesso della viola. Con<br />

l’ingresso del pianoforte poche battute dopo, il<br />

tema viene ribadito nel primo violino e la musica<br />

sembra quindi evolversi in un flusso naturale<br />

di idee, altamente espressivo. Il finale è in<br />

La maggiore ma inizia con una ambigua idea<br />

interrogativa che scandisce molto di quanto<br />

segue, prima che la prima idea principale - un<br />

ondeggiante tema a tre tempi contrassegnato<br />

con “con dignità” - venga successivamente<br />

sviluppata ed estesa fino a una riaffermazione<br />

culminante contrassegnata “nobilmente”. Il secondo<br />

tema è un’idea sincopata introdotta dal<br />

pianoforte prima di essere ripresa dall’insieme<br />

e che conduce a un passaggio in cui la musica è<br />

sempre più animata e con un carattere ritmico.<br />

Segue una sezione centrale più tranquilla in cui<br />

ritorna il tema iniziale, questa volta trasformato<br />

da un accompagnamento di accordi caldo<br />

e costante, molto diverso dal motivo di archi<br />

agitato, ascoltato per la prima volta all’inizio<br />

del quintetto. Entrambe le idee principali sono<br />

utilizzate per portare questo finale alla sua conclusione,<br />

con il secondo tema sincopato presentato<br />

“grandioso” in una bella perorazione prima<br />

che un’esplosione finale di energia porti questo<br />

lavoro a una potente conclusione. La prima esecuzione<br />

pubblica avvenne alla Wigmore Hall di<br />

Londra il 21 maggio 1919. In quell’occasione<br />

fu eseguita altra musica da camera di Elgar: fu<br />

una prima opportunità per il pubblico londinese<br />

di ascoltare e ammirare il compositore non<br />

più alle prese con le grandiose composizioni<br />

sinfoniche come le Enigma Variations e Pomp<br />

and Circumstance Marches ma con una musica<br />

forse anche più ispirata. A livello tecnico la<br />

registrazione è su livelli d’eccellenza, con una<br />

ambienza che ben ricrea l’atmosfera domestica,<br />

sebbene il suono sia molto riverberante, favorito<br />

dalla sede, la Wyastone Estate Concert Hall,<br />

la vecchia sede dei Nimbus.<br />

(disponibile in formato CD e in download StudioMaster<br />

24/92 FLAC)<br />

84 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Classica<br />

di Carlo D’Ottavi<br />

Kirill Petrenko and the Berliner Philharmoniker<br />

THE BEGINNING OF<br />

A PARTNERSHIP<br />

www.berliner-philharmoniker-recordings.com<br />

Un’edizione<br />

esclusiva<br />

presenta<br />

alcune<br />

delle registrazioni<br />

di Kirill Petrenko per la BPO. Le<br />

esibizioni di opere di Beethoven,<br />

Tchaikovsky, Franz Schmidt e<br />

Rudi Stephan rivelano non solo<br />

le prime importanti direzioni del<br />

programma ma anche l’entusiasmante<br />

e intensa produzione<br />

musicale di questa collaborazione:<br />

una “fotografia musicale della<br />

prima collaborazione tra me e i<br />

Berliner Philharmoniker, e allo<br />

stesso tempo la scintilla iniziale<br />

della nostra associazione”, come<br />

Kirill Petrenko descrive l’edizione<br />

nella prefazione. Vengono qui delineati<br />

tre filoni di repertorio che<br />

sono importanti anche per il futuro.<br />

In primo luogo, c’è la musica<br />

della sua Russia, con cui Petrenko<br />

è cresciuto, ed è qui rappresentata<br />

dalle Sinfonie n. 5 e 6 di Tchaikovsky:<br />

si tratta di performance in cui<br />

non solo la passione e il potere di<br />

queste opere si svelano appieno,<br />

ma anche i loro dettagli e sfumature<br />

fini. Un altro degli interessi<br />

di Petrenko è quello dei compositori<br />

ingiustamente dimenticati<br />

e l’edizione in tal senso presenta<br />

due compositori in bilico tra tardo<br />

romanticismo e modernismo:<br />

Rudi Stephan e Franz Schmidt.<br />

Di quest’ultimo Kirill Petrenko<br />

dirige la Quarta Sinfonia. E poi<br />

- come pietra angolare della partnership<br />

- ci sono il classicismo e il<br />

romanticismo tedesco-austriaco.<br />

L’importanza di questo repertorio<br />

per Kirill Petrenko è dimostrata<br />

dal posto di rilievo che Ludwig<br />

van Beethoven ha occupato nei<br />

suoi concerti per aprire le stagioni<br />

2018/19 e 2019/20, quando furono<br />

programmate rispettivamente<br />

la Settima e la Nona Sinfonia.<br />

Entrambe le performance sono<br />

presenti in questa raccolta.<br />

Il concerto con la Nona di Beethoven<br />

ha segnato anche l’inizio del<br />

mandato di Kirill Petrenko come<br />

direttore principale dei Berliner<br />

Philharmoniker. La performance<br />

non è stata solo una dichiarazione<br />

programmatica ma ha rivelato<br />

ancora una volta la qualità interpretativa<br />

in questa partnership.<br />

Il “Guardian” ha scritto: era ovvio<br />

perché l’orchestra volesse Petrenko.<br />

Succedere a Karajan, il nostro<br />

Abbado, e poi a Rattle è stata<br />

certamente una sfida per Petrenko<br />

e inaugurare il proprio mandato<br />

con la Sinfonia N. 9 di Beethoven<br />

è stato il massimo dell’audacia.<br />

Dare un nuovo slancio e vigore a<br />

un’opera la cui familiarità, in particolare<br />

quando si tratta del suo<br />

movimento finale, rischia sempre<br />

di alimentare il disprezzo, tanto tra<br />

i musicisti quanto tra il pubblico.<br />

La “nuova energia” di Petrenko si<br />

annuncia clamorosamente subito<br />

con una Nona snella e potente,<br />

percorrendo un percorso abilmente<br />

combinato tra l’urgenza e<br />

la leggerezza che oggi si associano<br />

più solitamente alle esecuzioni<br />

con strumenti d’epoca, unite al<br />

peso e alla ricchezza tonale di una<br />

grande orchestra che ha eseguito<br />

per la prima volta il lavoro oltre<br />

130 anni fa. I tempi sono rapidi<br />

ma la forza e la concentrazione del<br />

gioco portano con sé la necessaria<br />

gravitas. Il fortissimo della ricapitolazione<br />

del primo movimento<br />

risulta abbagliante mentre nello<br />

Scherzo i timpani punteggiano il<br />

ritmo come fulmini tra gli archi<br />

danzanti. Nello Scherzo Petrenko<br />

non spinge troppo sul potere visionario<br />

romantico con il quale<br />

Beethoven voleva superare definitivamente<br />

la retorica barocca. Si<br />

rischia di perdere un poco il filo<br />

della trama, nei tanti rivoli che<br />

contraddistinguono il secondo<br />

tempo, ma Petrenko poi porta i<br />

musicisti al limite, in modo superbo.<br />

Il movimento lento è più<br />

vicino a un Adagio piuttosto che<br />

all’Adagio Molto, come prescritto<br />

da Beethoven, ma viene abilmente<br />

controllato, la filigrana dei violini<br />

conserva una leggerezza e unanimità<br />

quasi miracolose. Il finale è<br />

stato un viaggio emozionante, in<br />

cui Petrenko ha ottenuto un’impressionante<br />

impresa di accumulare<br />

energia senza perderne il<br />

controllo. Trova ancora il tempo<br />

per gli intermezzi più delicati: il<br />

piccolo sollevamento che ha dato<br />

alla frase del vento che annuncia la<br />

prima apparizione a tutto volume<br />

dell’Inno alla gioia ha contribuito<br />

a portare un pizzico di ottimismo<br />

ed euforia in più, e il recitativo del<br />

violoncello e del basso sono eloquentemente<br />

espressi.<br />

Il quartetto dei cantanti solisti<br />

è ben teso e disciplinato con un<br />

basso forse un po’ in affanno nei<br />

passaggi più complicati. Il Runfunkchor<br />

Berlin ha cantato con<br />

concentrazione e potenza piuttosto<br />

che con calore, in linea con<br />

l’interpretazione di Petrenko. Se<br />

è vero che la perfezione non è di<br />

questo mondo, in questa esecuzione<br />

il direttore d’orchestra avrebbe<br />

potuto trovare più grandezza ed<br />

espansività per eguagliare l’energia.<br />

Così come è, però, questa brillante<br />

Nona Sinfonia ha annunciato<br />

l’arrivo di una nuova eccitante<br />

era con una irresistibile convinzione.<br />

Registrazione di maniacale<br />

precisione tipica dei BPO.<br />

(disponibile nelle versioni cofanetto<br />

con 5 CD, 2 Blu-Ray e<br />

download, o in versione completamente<br />

scaricabile, booklet compreso,<br />

nei formati Stereo 24/192<br />

[FLAC / WAV], 5.0 Surround<br />

24/192 [FLAC / WAV]).<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 85


SELECTOR<br />

di Antonio Gaudino<br />

Bob James<br />

ONCE UPON<br />

A TIME: THE<br />

LOST 1965 NEW<br />

YORK STUDIO<br />

SESSIONS<br />

Resonance – 2020<br />

Per molti Bob<br />

James è un<br />

gran pianista<br />

conosciuto<br />

per la fusion<br />

e quello che<br />

oggi viene chiamato smooth<br />

jazz, della Jazz-FM da viaggio<br />

gradevole, che ha un suo<br />

gran mercato negli USA e in<br />

Giappone in particolar modo,<br />

senza dimenticare “Angela”,<br />

popolare sigla della commedia<br />

televisiva Taxi. Del resto,<br />

prima di diventare una star del<br />

genere smooth, verso la metà<br />

degli anni Sessanta, il pianista<br />

era alla ricerca del suo suono<br />

jazz. I suoi primissimi album<br />

lascerebbero di stucco qualsiasi<br />

attuale fan dello smooth.<br />

Il suo debutto risale al 1963<br />

con Bold Conceptions, un album<br />

di bebop e grande vivacità<br />

e audacia, con bisbigli di free-<br />

-jazz inusitati per il pianista.<br />

Il secondo lavoro, Explosions,<br />

è del 1965, uno dei primi<br />

lavori jazz dell’epoca a inserire<br />

elementi di elettronica,<br />

impensabili per i tempi. Di<br />

colpo, con l’audacia tipica<br />

della label Resonance, ecco che<br />

55 anni dopo arriva sul mercato<br />

Once Upon a Time: The<br />

Lost 1965 New York Studio<br />

Sessions, dimostrazione che le<br />

esplorazioni del pianista meritassero<br />

un seguito coerente;<br />

le session riassumono il lavoro<br />

di Bob James con due diversi<br />

terzetti a quasi un anno di distanza<br />

tra le due formazioni,<br />

decisamente diverse tra loro.<br />

A un primo ascolto la musica<br />

suona “poco Bob James”: niente<br />

funk e fusion dei tempi celebri<br />

con il sassofonista David<br />

Sanborn, nessuna produzione<br />

lussureggiante, nessun sintetizzatore<br />

così in voga ai tempi.<br />

Le due registrazioni qui sono di<br />

trio jazz con il piano in evidenza.<br />

Questo primo trio ci porta<br />

direttamente al James che<br />

guardava già all’elettronica,<br />

alle colonne sonore di film<br />

e cartoni animati, spesso, e<br />

dunque suoni e rumori a volte<br />

dall’oltretomba in quella<br />

sperimentazione audace.<br />

Il secondo trio, con il dramme<br />

Omar Clay e il contrabbassista<br />

Bill Wood, ci offre un jazz di<br />

grande rispetto per la tradizione:<br />

due standard, Solar di<br />

Miles Davis e Airegin di Sonny<br />

Rollins e una ballad di altissimo<br />

livello, Indian Summer,<br />

che sembra rinnovarsi riletta<br />

in trio. Il finale, che sfora<br />

i nove minuti, ci offre uno<br />

spaccato di ciascun musicista,<br />

che esprime il proprio stile<br />

creativo in un blues senza titolo;<br />

colpisce, e non poco, che<br />

un talento come Bob James,<br />

così vicino a Bill Evans per<br />

il tocco e la classe, non abbia<br />

dato seguito a una carriera<br />

jazz che immaginiamo folgorante,<br />

per la capacità innata<br />

di frequentare l’economia<br />

delle note: usa quelle giuste<br />

al momento giusto, senza<br />

scatenarsi in virtuosismi triti<br />

e ritriti già da un pezzo prima<br />

di questo lavoro, che ritrova la<br />

luce per il piacere di tutti noi.<br />

(Stampato in vinile 180 gr., limited<br />

edition a 5.000 copie numerate,<br />

e in CD, di cui consigliamo<br />

la versione made in Japan per<br />

la cura del suono HQ).<br />

86 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Thelonious Monk<br />

PALO ALTO<br />

Impulse!/Universal<br />

Director’s cut<br />

di Vittorio Pio<br />

Rimasta fino<br />

a oggi inedita,<br />

ecco<br />

un’esibizione<br />

elettrizzante<br />

tratta<br />

da un periodo molto creativo<br />

di uno dei titani del jazz. Un<br />

nuovo capitolo che va a circumnavigare<br />

l’identità musicale<br />

di un genio assoluto, il cui<br />

fascino era pari alla sua stravagante<br />

complessità. Cotanta<br />

bellezza è merito di Danny<br />

Scher, un lungimirante sedicenne<br />

arrivato poi ad essere<br />

il braccio destro nientemeno<br />

che del potente manager Bill<br />

Graham. Con l’ardore tipico<br />

dell’adolescenza, il lentigginoso<br />

Danny fu capace di intercettare<br />

(e organizzare) un<br />

concerto contro ogni discriminazione<br />

razziale e per la parità<br />

sociale, in un college della<br />

contea di Santa Clara, piena<br />

baia di San Francisco, proprio<br />

in un momento cruciale nella<br />

storia degli Stati Uniti, funestata<br />

dal brutale omicidio di<br />

Martin Luther King, avvenuto<br />

nella primavera precedente,<br />

senza contare i fantasmi di<br />

J.F. Kennedy e la fallimentare<br />

strategia adottata dagli Stati<br />

Uniti contro i Vietcong in un<br />

conflitto lungo e incomprensibile.<br />

Il quartetto di Monk era<br />

impegnato negli stessi giorni<br />

a Frisco per un epocale ingaggio<br />

presso il Jazz Workshop, il<br />

locale più in voga della città,<br />

dove ogni sera musica e hipsters<br />

andavano a braccetto.<br />

Solo 47 minuti (i musicisti<br />

dovevano rispettare l’ingaggio<br />

serale) per un concerto che si<br />

svolse al pomeriggio con un ingresso<br />

fissato in soli due dollari<br />

a biglietto e ulteriori riduzioni<br />

per gli studenti; l’alone<br />

di scetticismo per la reale fattibilità<br />

dell’evento rimase alto<br />

fino alla comparsa del contrabbasso<br />

fuori dal finestrino<br />

di Larry Gales nel parcheggio<br />

dell’auditorium. Sciolta la tensione,<br />

il concerto si tenne e fu<br />

un successo clamoroso. Con un<br />

quartetto completato dai fedelissimi<br />

sodali Charlie Rouse<br />

(sax) e Ben Riley (batteria) la<br />

musica fluisce con humour e<br />

sapiente arguzia. Sono le chiavi<br />

di volta di una formazione al<br />

top della sua arte, impegnata a<br />

rivisitare alcune luccicanti pagine<br />

del leader, come Well You<br />

Needn’t, Epistrophy e Blue<br />

Monk; il vero motivo d’interesse<br />

è rappresentato dalla<br />

lunga cavalcata su Don’t Blame<br />

Me (una ballad degli anni<br />

’30 resa famosa da Nat King<br />

Cole e gli Everly Bothers), che<br />

celebra per l’ennesima volta il<br />

rito di una pratica strumentale<br />

imprevedibile, aperta<br />

all’esitazione, alla situazione<br />

inattesa, al gioco inafferrabile<br />

di un consumato giocatore di<br />

scacchi quale era Thelonious<br />

“Sphere” Monk, che in quel<br />

momento iniziava a soffrire<br />

della malattia che lo avrebbe<br />

portato al più desolante mutismo,<br />

a causa di alcune errate<br />

prescrizioni medicinali che gli<br />

causarono purtroppo dei danni<br />

permanenti. Registrazione<br />

quasi miracolosa considerando<br />

i mezzi dell’epoca; oggi, però,<br />

con la tecnologia si possono<br />

compiere miracoli virando<br />

verso modalità accettate anche<br />

dai più saccenti audiofili.<br />

Di lusso anche la confezione<br />

griffata Impulse, sia in versione<br />

CD (idigipack speciale) che<br />

in vinile (icopertina gatefold),<br />

supervisionata dal produttore<br />

Zev Feldman, che comprende<br />

oltre a saggi e testimonianze<br />

qualificate anche una dignitosa<br />

replica di poster e programma.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 87


SELECTOR<br />

Bruce Springsteen<br />

LETTER TO YOU<br />

Sony Music<br />

Le immagini promozionali (foto<br />

di Danny Clinch) mostrano un<br />

Boss pensieroso ma poi non<br />

tanto invecchiato (diciamo,<br />

piuttosto, “maturo” nonostante<br />

l’ormai veneranda età di 71 anni), sotto una copiosa<br />

nevicata che sembra anticipare i contenuti<br />

di un album che nel suo insieme si potrebbe<br />

considerare intimista, non fosse altro perché<br />

registrato interamente a casa di Springsteen<br />

(con la tecnica del live in studio) e per il fatto<br />

che il recupero di tre composizioni inedite degli<br />

anni ’70 porti a pensare se non a un’operazione<br />

nostalgia quantomeno a una ricerca delle proprie<br />

radici, tipica di una avanzata maturità. La<br />

reunion con la E Street Band sembra (o vuole?)<br />

assumere i toni della rimpatriata: schitarrate<br />

e un tessuto ritmico tipicamente “springsteeniani”<br />

sì, ma con l’ardore di signori e signore<br />

attempatelli come, tra gli altri, Nils Lofgren,<br />

Patti Scialfa, Stevie Van Zandt, Max Weinberg<br />

e Jake Clemons, nipote di Clarence Clemons,<br />

di cui ripropone l’approccio allo strumento ma<br />

senza graffiare troppo. E proprio dai tre inediti<br />

cominciamo: dimenticabile il primo (Janey<br />

Needs A Shooter) di matrice Dylaniana; If I<br />

Was the Priest è una piccola dolce perla dove<br />

l’essenza del Boss, che nella sua carriera ha<br />

saputo essere al tempo stesso devastante e suadente,<br />

viene fuori in forma di pura poesia e melanconia;<br />

Song for Orphans affronta un tema<br />

scottante (…loro senza meta che vivono la loro<br />

vita in canzoni) e per questo e per l’uso di una<br />

armonica dal timbro decisamente marcato e<br />

“di quei tempi lì…” autorizza paragoni con il<br />

Zimmerman pensiero. Il resto scorre nei solchi<br />

di quanto atteso (croce e delizia sia per chi trova<br />

datato il Boss sia per chi non smetterà mai<br />

di amarlo) con un alternarsi di ballate, quasi<br />

lenti da balera, e i tipici riff muscolari della E<br />

Street Band. Lodevole l’eccezione di One Minute<br />

You’re Here, il brano che apre l’album:<br />

una ballata dove la trama sonora è affidata<br />

principalmente a voce e chitarra acustica, dolce<br />

e suadente, e dove le innegabili doti del timbro<br />

canoro fanno la differenza, a conferma che il<br />

boss è sempre un boss.<br />

Paolo Corciulo<br />

Del patrimonio nazionale rappresentato<br />

da Lucio Battisti<br />

non se ne può proprio fare<br />

a meno. E su questo, siamo<br />

d’accordo. Le canzoni più<br />

popolari passano di generazione in generazione<br />

mantenendo intatto fascino e contemporaneità.<br />

Non tutto, però, è di dominio pubblico,<br />

per cui è sostanzialmente gradita questa<br />

raccolta che abbrevia di molto percorsi le precedenti,<br />

frammentarie ricerche. In apertura<br />

troviamo la celeberrima Pensieri e parole con<br />

una lunghissima per quanto suggestiva coda<br />

orchestrale, poi rimossa nell’editing finale per<br />

esigenze radiofoniche. Da sola vale l’acquisto.<br />

Lucio Battisti<br />

RARITIES<br />

Sony/Legacy<br />

È un’alternate take anche Per<br />

una lira, il primo singolo di Battisti<br />

risalente al 1966, che nella<br />

versione inclusa presenta un intro<br />

differente. La canzone, almeno<br />

nell’interpretazione di Battisti, passò<br />

quasi inosservata, al contrario di quella incisa<br />

dai Ribelli, che invece ottenne un discreto<br />

successo.<br />

Fra le rarità Perché Dovrei, un pezzo scritto<br />

dal solo Battisti (pur comparendo nei crediti<br />

anche Mogol), dalle chiare origini black, che fu<br />

scelto per lanciare nel 1970 la carneade Silvia<br />

Borsarini, rimasta sotto contratto alla Numero<br />

1 per quattro anni. Fra il particolare e bizzarro,<br />

(ri)ascoltiamo Le Formiche (scritta per Wilma<br />

Goich), insieme a Le Farfalle impazzite, offerta<br />

alla temeraria coppia formata da Johnny<br />

Dorelli e Paul Anka sul palco dell’Ariston di<br />

San Remo nel 1968. È sempre la kermesse<br />

festivaliera in auge con una accoppiata prodigiosa<br />

rappresentata da La spada nel cuore<br />

illuminata dalle interpretazioni di Patti Pravo<br />

e Little Tony per un quanto mai immeritato<br />

quinto posto (1970), il quale si ripresenta<br />

l’anno successivo con La Folle Corsa, insieme<br />

alla Formula 3, collettivo di matrice prog<br />

che legò il proprio destino alla Numero 1 e di<br />

conseguenza al binomio Mogol-Battisti per la<br />

produzione di quattro album. L’ultima parte<br />

di “Rarities” prende in rassegna dei brani<br />

molto noti, reinterpretati dallo stesso Battisti<br />

in lingua straniera per tentare lo sbarco verso<br />

altri mercati con versioni francamente smemorabili<br />

de I giardini di marzo (addirittura<br />

migrati a settembre), Comunque bella e Il mio<br />

canto libero. Più calibrate ma sempre innaturali<br />

le versioni in spagnolo di La collina dei<br />

ciliegi e Una donna per amico. Una forzatura,<br />

invece, le trasposizioni in inglese di Amarsi un<br />

po’ e Soli, già presenti nell’album Images del<br />

1977, destinato al mercato americano ma più<br />

volte ristampato anche in Italia. Le versioni<br />

sono due: doppio CD e vinile singolo con<br />

copertina apribile che riporta solo i brani in<br />

italiano, confezioni nella media, buona invece<br />

la dinamica.<br />

Vittorio Pio<br />

88 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Ta tarara tara taaaaaa<br />

Director’s cut<br />

ABBONARSI SIGNIFICA<br />

NON DOVER MAI DIRE<br />

“MI DISPIACE”<br />

Ci siamo fatti in quattro per voi<br />

rivista cartacea, sfogliabile e pdf<br />

rivista cartacea, sfogliabile e pdf<br />

rivista cartacea, sfogliabile e pdf<br />

12 MESI<br />

60 €<br />

6 30 MESI<br />

€<br />

3 20 MESI €<br />

12<br />

edizione digitale, sfogliabile e pdf MESI<br />

40 €<br />

Tutte le informazioni su www.suono.it (oppure contattare diffusione@suono.it)<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 89


CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />

© photo Silvia Violante Rouge<br />

MI AMI<br />

per davvero?<br />

di Francesco Bonerba<br />

L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha impattato violentemente sul mondo della musica live,<br />

bloccando concerti, esibizioni, tour e festival e spingendo un intero settore a ripensare se stesso.<br />

Abbiamo provato a immaginare con Carlo Pastore, direttore artistico del MI AMI di Milano, il futuro dei<br />

festival musicali, partendo da un dato inconfutabile: la voglia di ritrovarsi presto, senza compromessi<br />

né mascherina, riuniti sotto un palco.<br />

Caporedattore di “Rockit” a 19 anni, due esperienze televisive con MTV<br />

e X-Factor, nove anni di conduzione di “Babylon”, programma musicale<br />

trasmesso su Radio2 fino al 2019, frontman di una band (i Wemen)<br />

e soprattutto direttore artistico del MI AMI - Musica Importante A<br />

Milano, festival che dal 2005 intercetta le nuove tendenze della musica<br />

italiana: bastano queste poche righe a intuire che dietro la carriera di<br />

Carlo Pastore c’è qualcosa che va oltre la bravura e la professionalità,<br />

c’è una passione incendiaria che l’ha portato a muoversi alla “velocità<br />

del suono”, intercettando in anticipo le tendenze e i volti nuovi del<br />

nostro panorama musicale. Affidandoci alla sua capacità “divinatoria”.<br />

L’abbiamo raggiunto telefonicamente prima dell’estate per capire cosa<br />

è accaduto al mondo della musica dal vivo.<br />

MI AMI 2020: qual è la situazione attuale?<br />

Abbiamo deciso di rinviare MI AMI, previsto dal 28 al 30 maggio,<br />

per ovvi motivi dovuti alla situazione contingente. Pur essendo<br />

consci che realizzare il festival quest’anno sarebbe stato<br />

estremamente difficile, abbiamo deciso di spostarlo, con un atto<br />

di speranza, a metà settembre, per tenere in vita un sogno che<br />

qualche mese fa ci sembrava ancora percorribile. I festival è stato<br />

poi definitivamente rimandato al 28 - 30 maggio 2021. Come si<br />

legge sul sito ufficiale: “Le attuali norme sugli eventi dal vivo e<br />

il permanere dello stato di incertezza sui grossi assembramenti<br />

ci impediscono di realizzare un festival come vorremmo e come<br />

meritereste, costringendoci a prendere la decisione definitiva di<br />

darci l’appuntamento al prossimo anno”, ndr.); speriamo venga<br />

detto presto, a livello governativo, cosa ne sarà dei festival e degli<br />

eventi musicali e quali saranno le linee guida per le iniziative di<br />

cultura e intrattenimento che prevedono assembramento. Questo<br />

aiuterebbe il lavoro di tutti.<br />

Cosa è successo quando è stato chiaro che non sareste stati<br />

in grado di svolgere la manifestazione di quest’anno nelle<br />

date previste?<br />

Avevamo previsto per l’inizio di marzo l’annuncio della line-up e l’apertura<br />

della vendita dei biglietti giornalieri mentre già in precedenza avevamo<br />

reso disponibili gli abbonamenti, con una politica di prezzi scaglionata<br />

nel tempo che premia gli appassionati più fedeli al festival, che ci seguono<br />

indipendentemente dagli artisti coinvolti.<br />

Eravamo quindi pronti a pubblicare il frutto del nostro lavoro e avevamo<br />

cominciato ad annunciare un artista al giorno. Quando, a fine febbraio,<br />

si è iniziato a parlare in modo serio di Coronavirus, abbiamo deciso di<br />

non annunciare la line-up, rinviandola, e bloccare la vendita dei biglietti,<br />

prendendoci un po’ di tempo per capire in che modo la situazione si<br />

sarebbe evoluta. Con il passare dei giorni, purtroppo, è stato chiaro che<br />

il festival a maggio non si sarebbe potuto fare e quindi abbiamo preso la<br />

decisione di rinviare le date senza però annunciare la line-up né mettere<br />

in vendita i biglietti. Adesso siamo in attesa che il governo ci dica se il<br />

90 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


festival si possa fare oppure no e penso che presto potremo prendere<br />

definitivamente una decisione.<br />

Dal 18 al 22 aprile scorso avete lanciato un sondaggio online<br />

in collaborazione con Rockit.it sul mondo della musica live<br />

durante e dopo l’epidemia, ottenendo quasi 15.000 risposte.<br />

Nel sondaggio il pubblico ha espresso consapevolezza del<br />

fatto che il ritorno alla normalità non sarà rapido (il 75% del<br />

campione pensa non avverrà prima del 2021) e una certa<br />

diffidenza verso un immediato ritorno alla normalità (il<br />

50% non parteciperebbe a un concerto in mancanza di test<br />

sierologici o vaccino).<br />

Il sondaggio, di cui mi sono occupato personalmente, è stato effettuato<br />

per fornire un punto di vista mancante a quella che in questo momento è<br />

la discussione tra operatori di settore e istituzioni. L’indagine ha risentito<br />

molto dell’umore del periodo ma dalle risposte emergono tre sentimenti<br />

prevalenti che, onestamente, sento di condividere anch’io: timore, incertezza<br />

e molta voglia. Timore perché le persone hanno paura di essere<br />

contagiate in una situazione di calca; questa, tuttavia, è una situazione<br />

che non si verificherà in quanto ci aspettiamo che il Governo, confortato<br />

dalle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, non consentirà alcun<br />

tipo di assembramento e, come accaduto per bar e ristoranti che hanno<br />

avuto linee guida molto stringenti per distanza e sicurezza, elaborerà<br />

un protocollo anche per gli eventi. È evidente che non potremo più<br />

organizzare, perlomeno nel primo periodo, festival con 20.000 persone<br />

accalcate una all’altra ma non vedo perché, come accadrà nei ristoranti<br />

dove verranno osservate le distanze di sicurezza tra tavoli, non si possa<br />

avere al posto della musica di Spotify una band che suona. Sarà quindi<br />

importante capire come tornare a organizzare eventi non da diecimila<br />

persone ma da cento, l’importante è che si continui a fare musica dal vivo.<br />

Per quanto riguarda il secondo sentimento, l’incertezza, è qualcosa che<br />

stiamo vivendo sia come cittadini che come “abitanti del globo”: non<br />

sappiamo nulla di quello che succederà a livello sociale nel mondo del<br />

lavoro, come e quando si ripartirà, che impatto avrà la crisi economica<br />

con una caduta del PIL del 9,5% e come si tradurrà nelle nostre vite di<br />

tutti i giorni. Lo scenario globale di incertezza macro economica nella<br />

guerra tra USA e Cina, per esempio, si riverbererà anche nel nostro<br />

piccolo orticello? La situazione di incertezza è ormai relativa a tutti gli<br />

ambiti del vivere e del lavorare.<br />

Però c’è anche la voglia, il terzo sentimento, la voglia di tornare a vivere.<br />

La musica e la cultura da sempre sono parte integrante del vivere e forse<br />

© photo Silvia Violante Rouge<br />

bisogna renderci conto che anche il diritto all’assembramento è una parte<br />

essenziale del vivere che se verrà continuamente negata nel tempo potrebbe<br />

riemergere in maniera illegale. Ritengo quindi sia opportuno che<br />

tutti gli operatori del settore vengano coinvolti nel processo decisionale e<br />

sia data loro l’opportunità di continuare a organizzare eventi nell’ambito<br />

della legalità e dei protocolli.<br />

A differenza del mondo del cinema, che in qualche modo sta<br />

reagendo al distanziamento sociale grazie allo streaming, la<br />

formula dei concerti live non ammette grandi trasformazioni<br />

– quasi il 40% di partecipanti al sondaggio rifiutano di<br />

partecipare a un concerto con mascherina. Spingiamoci quindi<br />

oltre e proviamo a immaginare un mondo in cui la prossimità<br />

sia impraticabile per un lungo periodo: cosa accadrebbe ai<br />

concerti?<br />

Penso che, similmente a quanto accade oggi in un supermercato o accadrà<br />

a breve nei ristoranti all’aperto dove saranno introdotti protocolli<br />

di sicurezza, limiti di distanziamento e dispositivi di protezione per gli<br />

addetti o per i camerieri, anche gli eventi musicali live si adegueranno<br />

alla situazione. Non c’è differenza tra il cliente di un ristorante e un<br />

appassionato di musica che assiste, seduto a un tavolino, a un evento<br />

musicale all’aperto mentre su un palco musicisti suonano a distanza di<br />

sicurezza l’uno dall’altro. Mi rendo conto che la gente che ha risposto<br />

al sondaggio aveva in mente l’immagine del mondo “di prima”, ma è<br />

evidente che un ritorno a quella dimensione non sarà possibile: nessun<br />

comitato tecnico scientifico autorizzerà mai assembramenti – perfino<br />

le partite di calcio, qualora dovesse riprendere il campionato, saranno a<br />

porte chiuse. Si tratta, ovviamente, di trovare soluzioni intermedie che<br />

possano preservare la filiera nella sua dimensione più ridotta perché i<br />

macro eventi come il MI AMI dovranno necessariamente attendere una<br />

soluzione più radicale e a lungo termine come il vaccino.<br />

Nel sondaggio le persone ci dicono che c’è voglia di tornare a partecipare<br />

ma c’è incertezza sul come. Condivido il fatto che in tanti percepiscano<br />

i protocolli di sicurezza e la mascherina come un limite alla propria<br />

libertà, perché è un modo di rivendicare il diritto a vivere la musica e<br />

la socialità come prima, rifiutando qualsiasi palliativo. Noi dobbiamo<br />

rispettare questa volontà, non trasformare un live in un drive-in ma<br />

ripartire da una dimensione più raccolta con eventi magari per 50/100<br />

persone che non ci faranno guadagnare ma siano in grado di mantenere<br />

la musica all’interno della socialità. Siamo in un periodo di transizione<br />

inevitabile nel quale non possiamo dire no a tutto: vanno trovate formule<br />

per mantenere la cultura e la musica attive e accese nelle nostre vite.<br />

I festival sono una cosa vecchia come il mondo: li facciamo perché le<br />

persone amano stare insieme, condividere qualcosa dal vivo. Persone<br />

che potrebbero comodamente starsene in salotto e fruire un concerto<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 91


CUT ‘N’ MIX<br />

RITORNO AL FESTIVAL CHE NON C’È (PIÙ)<br />

Alla fine di uno scontro sul campo, ripresisi dalle fatiche, snebbiata la mente dalla<br />

confusione, distesi i nervi, arriva sempre il momento del bilancio: le perdite subite,<br />

i danni, i costi sostenuti, i vincitori e i vinti, chi si è distinto con valore e chi ha<br />

disertato. Un bilancio che nella battaglia contro il Covid-19 ci saremmo aspettati<br />

di fare nella più ottimistica delle possibilità a ottobre 2020 e in quella più negativa<br />

a gennaio 2021. Sembra, invece, che lo scontro sia ancora in corso e che dovremo<br />

attendere più a lungo per tirare le fila di quanto sta accadendo.<br />

Mentre nel mondo del cinema è in corso un terremoto drammatico e senza precedenti,<br />

con le major intente a posticipare i propri blockbuster di uno/due anni (o a<br />

spostarli online) e le catene mondiali di cinema costrette a chiudere tutte le proprie<br />

sale, anche il settore della musica live patisce grandissime difficoltà e incertezze.<br />

Secondo Assomusica, che sta monitorando la situazione, “250.000 famiglie sono<br />

senza lavoro; il circuito ha perso 650 milioni di euro tra febbraio e settembre e oltre 1,5<br />

miliardi di euro di indotto. Sono stati registrati cali di fatturato vicini al 100% rispetto<br />

all’anno scorso. Sono danni che per noi organizzatori, e per ogni singola persona<br />

coinvolta, non hanno precedenti. Gli spettacoli di musica dal vivo, e più in generale<br />

gli eventi culturali che, per loro stessa natura, sono costruiti attorno alla presenza di<br />

un “pubblico riunito”, sono stati i primi a chiudere e, come sta emergendo, gli ultimi a<br />

ripartire. Molte figure professionali, tra tecnici e light designer, stanno già scomparendo<br />

e non si vede all’orizzonte un momento preciso in cui si potrà ricominciare a lavorare.”<br />

Una situazione drammatica per fronteggiare la quale Assomusica ha chiesto al<br />

MiBACT adeguate misure, tra cui l’introduzione dell’IVA agevolata al 4% sui biglietti<br />

e un fondo emergenze per i lavoratori degli spettacoli dal vivo, che andrebbero<br />

ad aggiungersi ad alcuni interventi già effettuati dal Ministero: lo stanziamento<br />

di 10 miliardi di euro per il ristoro degli operatori di settore (DM 397 del 10 agosto<br />

2020); lo stanziamento di 12 miliardi di euro destinati al ristoro delle perdite<br />

subite dagli organizzatori di concerti di musica leggera per la cancellazione,<br />

l’annullamento o il rinvio di uno spettacolo tra febbraio e settembre 2020 (DM<br />

394 del 10 agosto 2020); la destinazione di 1 miliardo annuo fino al 2022 per il<br />

sostegno e valorizzazione non solo di bande musicali ma anche festival e cori<br />

(DM 295 del 24 giugno 2020).<br />

Nel frattempo, una costellazione di festival musicali, soprattutto i più piccoli, i<br />

più grandi e quelli in luoghi chiusi, sono stati definitivamente rimandati all’anno<br />

prossimo – non solo il MI AMI ma anche Umbria Jazz, Piano City Milano, il Lucca<br />

Summer Festival, I-Days, Firenze Rock, etc. – mentre altri hanno provato comunque<br />

a svolgersi, tra mille difficoltà e restrizioni – il MEI, Pescara Jazz, lo Stresa Festival,<br />

il Torino Jazz festival, il No Borders Musica festival, A cielo aperto, etc.<br />

La voglia di tornare a vivere le emozioni della musica live c’è ed è fortissima, come<br />

conferma il sondaggio realizzato da Carlo Pastore ma anche la Ricerca nazionale<br />

sul pubblico dello spettacolo dal vivo, “Dopo l’intervallo”, realizzata da Indigo e dal<br />

Teatro Stabile del FVG in collaborazione con Assomusica, AGIS e KEEP ON: il 96%<br />

del pubblico italiano sente la mancanza di spettacoli dal vivo e il 30% ha in mente<br />

di acquistare a breve dei biglietti. La domanda fondamentale resta: quando? La<br />

“seconda ondata” di contagi ha congelato gli entusiasmi e i lavori di un settore<br />

già duramente colpito, che vive del contatto e della prossimità tra le persone.<br />

Nel momento in cui vi scriviamo, alle restrizioni già in vigore che stabiliscono il<br />

distanziamento di un metro, la dotazione della mascherina e un numero massimo<br />

di persone non superiore ai 1.000 per eventi all’aperto e 200 per quelli al chiuso,<br />

sembra se ne potrebbero aggiungere ulteriori o più stringenti nel DPCM di metà<br />

ottobre, gettando di fatto la scure sulle manifestazioni autunnali/invernali. Un<br />

ulteriore tempo di “stand-by” che, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno (cit.<br />

l’editoriale di Paolo Corciulo di questo numero), ad artisti e operatori di settore<br />

potrà essere molto utile, se non indispensabile: la vera sfida del futuro, infatti, si<br />

giocherà su nuovi scenari e con modalità diverse dal passato, alle quali si potrà far<br />

fronte solo con uno sforzo di immaginazione, dialogo e progettualità che parte<br />

proprio da questi mesi difficili e cruciali.<br />

Francesco Bonerba<br />

in live streaming con dispositivi tecnologici di altissima definizione si<br />

ritrovano a guardarlo, magari con una persona davanti più alta di 30<br />

centimetri che ti toglie completamente la visuale, in un posto qualsiasi.<br />

Perché? Perché solo in quel modo c’è socialità, convivialità, ed è qualcosa<br />

che nessuno riuscirà mai a cancellare.<br />

Pensi che questa crisi possa essere un momento utile per<br />

ripensare il sistema, correggendone alcune storture (un quarto<br />

del campione del sondaggio ha segnalato il costo eccessivo dei<br />

biglietti)? O una volta passata la bufera tornerà tutto come<br />

prima?<br />

In modo un po’ moralistico la pandemia viene vista come una sorta di<br />

giudice che divide il bene dal male e ci ricorda che siamo esseri umani<br />

fallibili. Il mio punto di vista è un po’ diverso. Sicuramente prima c’era un<br />

problema serio in alcuni contesti, dove il mercato è un po’ pompato: erano<br />

cresciuti troppo i prezzi dei biglietti e c’era stata una corsa a ingigantire le<br />

produzioni, con ledwall e orpelli che imitano il modello dei grandi eventi<br />

americani, una macchina di intrattenimento hollywoodiano. D’altro canto<br />

questa cosa ha permesso all’Italia di avere negli ultimi anni un mercato<br />

finalmente vivo e fiorente che desse l’opportunità di fare musica e un<br />

lavoro anche a chi fino a dieci anni fa non ci aveva mai pensato. Non<br />

riesco quindi a ringraziare la pandemia di avere risolto il problema del<br />

mercato pompato se poi ha ucciso tutto il resto e ritengo, da organizzatore<br />

di un festival, che dovremmo rimboccarci le maniche e cercare<br />

soluzioni adeguate allo schiaffo che abbiamo ricevuto, ripartendo con<br />

molta voglia e la consapevolezza sia che qualcuno potrebbe non rialzarsi<br />

sia che dovremo tornare a operare con lo spirito e gli strumenti giusti.<br />

In termini pratici, invece, questa emergenza cambierà il modo<br />

di lavorare del settore, magari dotandolo di strumenti nuovi<br />

e finora poco considerati?<br />

In effetti, la pandemia ci ha fatto parlare molto di più. Ci sono state call<br />

tra persone che probabilmente il giorno prima si prendevano a schiaffi:<br />

di fronte a nuovi problemi, l’intento comune è stato quello di trovare<br />

soluzioni reali a un problema reale, cooperando, parlando, condividendo<br />

esperienze personali, informazioni e scenari. A causa della difficoltà<br />

inaudita della sfida che ci troviamo ad affrontare, in questo momento<br />

si è sicuramente creata una rete vera, esplorando soluzioni nuove. Tutti<br />

cercano di capire cosa possa fare lo Stato per farci sopravvivere: ammortizzatori,<br />

contributi a fondo perduto, sconti sulle tasse, alleggerimento<br />

sugli affitti. Io penso che la discussione debba essere più interessante di<br />

così: cosa possiamo fare noi per svolgere al meglio il nostro lavoro? Cosa ci<br />

può dare lo Stato non per tenerci “a galla” ma per permetterci di lavorare<br />

con le giuste condizioni? Il mondo cambia e dobbiamo essere in grado<br />

di leggere le sfide che ci troviamo ad affrontare; per noi millennial c’è<br />

stata prima la crisi del 2008, dalla quale stavamo lentamente emergendo,<br />

seppur con la precarietà che contraddistingue la nostra generazione, e<br />

ora questo virus. Amo le sfide però… (ride).<br />

92 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


Emotional Experience<br />

di Agostino Bistarelli<br />

Quando l’audio-video è il frutto di passione può creare grandi emozioni, soprattutto se il filo conduttore<br />

è sempre la musica.<br />

Nella foto la sala dell’Auditorium Antiga di Miane nella serata che ha visto la performance dei Queen.<br />

“Il mio approccio è rivolto a<br />

veicolare negli ascoltatori la<br />

consapevolezza che esiste (da<br />

quarant’anni) un modo di<br />

ascoltare musica in grado di<br />

mettere in crisi certezze che allo<br />

stato attuale sembrano totalmente<br />

consolidate”.<br />

Questo l’incipit con cui Maurizio<br />

Gusatto ci ha contattato per renderci<br />

noto di quella che più che una<br />

iniziativa è un vero format: l’Emozional<br />

Experience. Ma se definire<br />

ciò che è “emozione” risulta ovviamente<br />

difficile, il percorso che ha<br />

portato alla sua nascita è invece<br />

già scritto: Gusatto comincia la sua<br />

ricerca dieci anni fa, quando rimette<br />

parzialmente in funzione un<br />

sistema di casse acustiche caricate<br />

a tromba costruito da Giuseppe<br />

Bonotto nei lontani anni ’80 per<br />

i nascenti concerti di musica live<br />

in Italia e che era rimasto per anni<br />

dimenticato. “Il coinvolgimento<br />

emozionale che si ottiene riproducendo<br />

un programma musicale<br />

attraverso diffusori ad alta<br />

efficienza (caricati a tromba) è<br />

ahimè impossibile da eguagliare.<br />

La motivazione tecnica alla<br />

base di questo tipo di percezione<br />

dell’evento musicale non è ancora<br />

totalmente chiara ma l’impressione<br />

che ne ho avuto è stata di un<br />

grande respiro e di una sensazione<br />

difficilmente descrivibile di<br />

coinvolgimento emotivo...”. Negli<br />

anni quasi tutto l’impianto dell’epoca<br />

viene “riesumato e rimesso<br />

in funzione” utilizzando componenti<br />

rigorosamente appartenenti<br />

a quell’epoca, a riprova che già a<br />

quel tempo esisteva una grande<br />

cultura di qualità nella costruzione<br />

e nell’ideazione di prodotti atti a<br />

riprodurre o rinforzare il suono:<br />

d’altronde le problematiche coinvolte<br />

nella corretta riproduzione<br />

audio sono ben conosciute sin<br />

dagli anni ’20 del secolo scorso...<br />

Quello che però solletica Gusatto<br />

e che è alla base dell’Emotional<br />

Experience c’è la simbiosi fra un<br />

sistema audio ad alta efficienza e<br />

una visione di qualità (proiezione<br />

da supporto HD su grande schermo)<br />

che, a suo parere, “genera<br />

l’impatto emozionale che ne è il<br />

vero cuore pulsante: l’eccezionale<br />

qualità audio (96 kHz / 24 bit) e<br />

video (1080p) rende l’atmosfera<br />

assolutamente magica e profondamente<br />

coinvolgente sia a livello<br />

uditivo che fisico. Penso che così<br />

dovrebbe essere la fruizione del<br />

messaggio musicale, purtroppo<br />

il pensiero mainstream sembra<br />

averci portato a consumare<br />

qualcosa che con la musica vera<br />

ha assai poco da spartire”. L’obiettivo<br />

diventa allora quello di<br />

emozionare i partecipanti (tra le<br />

trenta e le cento persone ad evento,<br />

a seconda della location e del<br />

programma proposto) che assistono<br />

alla riproduzione di audio<br />

e video relativi a eventi musicali<br />

di alta qualità tecnica ed artistica.<br />

Ovviamente la sua parte la fa anche<br />

il programma prescelto, che nel<br />

caso di “Live in Pompei” di David<br />

Gilmour ha registrato l’afflusso<br />

maggiore: la registrazione (Blu-<br />

Ray) e la qualità artistica sono di<br />

altissimo livello! Recentemente<br />

è stata la volta di “Hell Freezes<br />

Over”, performance acustica live<br />

degli Eagles, a detta della critica<br />

una delle migliori esibizioni del<br />

gruppo, a quel tempo ripresa in<br />

pellicola poi rimasterizzata in<br />

HD su Blu-Ray con audio sia<br />

PCM stereo che multicanale. E<br />

la prossima quale sarà? Occorre<br />

chiederlo a Maurizio Gusatto che<br />

ha intenzione di realizzare ancora<br />

esperienze emozionali...<br />

Per info: maurizio.g@me.com<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 93


CUT ‘N’ MIX<br />

Nella botte piccola c’è…<br />

la vecchia scuola!<br />

di Paolo Perilli<br />

Abbiamo fatto visita a un (relativamente) piccolo studio di registrazione nelle vicinanze di Roma dove<br />

si possono trovare una strumentazione senza compromessi e, soprattutto, una filosofia lavorativa che<br />

purtroppo è sempre più rara.<br />

Il Wolf studio è una interessante<br />

realtà professionale<br />

in quel di San Cesareo<br />

(RM), località posta a circa<br />

20 Km dal Grande Raccordo<br />

Anulare in direzione sudest.<br />

Posto all’interno di una villetta<br />

e raggiungibile tramite piccole<br />

strade secondarie nei pressi<br />

della via Casilina, lo studio di<br />

registrazione si presenta come<br />

una struttura privata (non ci<br />

sono indicazioni all’esterno)<br />

inserita in un ambito estremamente<br />

tranquillo. Arrivati<br />

in loco abbiamo fatto la conoscenza<br />

con il fonico e producer<br />

Gianmarco Bellumori (nonché<br />

titolare dello studio) e con il<br />

suo collaboratore Gianfranco<br />

Tassella.<br />

Varcata la porta di ingresso si<br />

accede direttamente all’unica<br />

regia inserita in uno spazio<br />

decisamente ampio in grado<br />

di accogliere anche eventuali<br />

visitatori/clienti su un divano<br />

posto alle spalle del tecnico seduto<br />

di fronte al banco. Il cuore<br />

della sala regia rappresentato<br />

dal banco Midas, il riverbero<br />

Lexicon e sullo sfondo i tre<br />

ascolti disponibili tra cui spiccano<br />

i “classici” woofer bianchi<br />

delle Yamaha NS10. Gli ascolti<br />

effettuati con il sistema Focal<br />

sono stati decisamente convincenti<br />

ed equilibrati. Da questa<br />

posizione si può tenere sotto<br />

controllo la sala di ripresa,<br />

anch’essa abbastanza spaziosa,<br />

in cui, al momento del nostro<br />

arrivo, troviamo una batteria<br />

Pearl Master Custom e varie<br />

interessanti amplificazioni<br />

per chitarra/basso (vedere lista<br />

equipment per un elenco<br />

analitico).<br />

Dal punto di vista strutturale si<br />

notano dettagli che fanno capire<br />

l’attenzione che Gianmarco<br />

ha posto nel controllare il<br />

94 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


DUE CHIACCHIERE CON<br />

GIANMARCO BELLUMORI<br />

Generalmente che tipo di musica<br />

viene registrata qui e qual è il tuo<br />

cliente tipo?<br />

Più che altro produzioni pop/rock. Il<br />

rock metal è la mia passione e si vede<br />

anche dagli amplificatori e dall’attrezzatura<br />

disponibile. Questo non deve<br />

essere visto come un limite perché ho<br />

sempre lavorato un po’ con tutti i generi.<br />

Ovviamente per morfologia non<br />

è possibile fare le grandi orchestre,<br />

però mi capita di lavorare con quartetti<br />

d’archi e situazioni acustiche complesse.<br />

Purtroppo, non possediamo un<br />

pianoforte a coda e questo limita in<br />

parte la tipologia dei clienti.<br />

Come mai hai scelto di lavorare con<br />

un banco Midas?<br />

Partiamo dal presupposto che per me<br />

un banco analogico in uno studio ci<br />

deve stare. Questo è un banco ibrido<br />

che ha fatto storia e ha avuto diverse<br />

applicazioni sia per il live che per lo<br />

studio. Non ha bisogno di presentazioni<br />

perché è molto versatile: per l’utilizzo<br />

in studio ha un routing interno<br />

che aiuta in diverse situazioni e ha<br />

degli ottimi filtri e pre. Forse questi<br />

ultimi non saranno il massimo per tutti<br />

i generi ma rimangono comunque di<br />

ottima qualità (per il rock, ad esempio,<br />

vanno molto bene). All’occorrenza,<br />

come preamplificazione, posso fare<br />

affidamento anche all’outboard. Ho disponibili<br />

un Neve 1073, un Telefunken<br />

V672 (che si utilizzava in EMI) oppure<br />

due Universal Audio M610 e anche<br />

dei pre AudioLine di Livio Argentini<br />

versatili, morbidi e trasparenti, mentre<br />

il Neve, pur essendo splendido nel suo<br />

genere, tende a “colorare” il messaggio<br />

sonoro (personalmente lo uso molto<br />

per le chitarre elettriche). Diciamo che<br />

come outboard ho tutti i principali<br />

riferimenti per la musica moderna. Anche<br />

gli Avalon per le basse frequenze<br />

e per le voci.<br />

Per quanto riguarda l’abbinamento<br />

microfoni/preamplificazione?<br />

Innanzitutto, voglio dirti che secondo<br />

me nella musica (intesa come fonìa) il<br />

flat non esiste. Ogni strumento ha la<br />

sua applicazione. Un microfono può<br />

essere ottimo per la mia voce ma non<br />

per la tua. Nella filiera, che poi in gergo<br />

tecnico è la struttura del gain, ogni<br />

componentistica, avendo la sua peculiarità,<br />

influisce sullo stadio successivo.<br />

Quindi se noi prendiamo un microfono<br />

“must” negli studi che è il Neumann<br />

U87, non è detto che lo abbinerò a un<br />

pre specifico. La bravura del fonico è la<br />

capacità di decidere come comporre<br />

quella filiera di cui parlavamo, per ottenere<br />

il miglior risultato possibile. Oggi,<br />

quando si fa acquisizione, si usa già un<br />

po’ processare il segnale per avere un<br />

suono già “lavorato di base” visto che<br />

per varie ragioni si tende a operare<br />

molto “in the box”, con i plugin che<br />

però non riescono ancora a raggiungere<br />

la qualità dell’outboard di qualità.<br />

È ovvio che le scelte che vengono fatte<br />

in sede di acquisizione influenzeranno<br />

il lavoro successivo ma, considerando<br />

il processo di creazione, si presuppone<br />

ci sia una filosofia di produzione già<br />

chiara prima di iniziare il lavoro. A tal<br />

riguardo, un altro grande dilemma<br />

della musica moderna è che non c’è<br />

più il “produttore”, termine con cui andrebbero<br />

indicate almeno tre figure<br />

(artistico, esecutivo e discografico) che<br />

molti giovani artisti ignorano completamente.<br />

Senza poi considerare altri<br />

ruoli come, ad esempio, l’arrangiatore<br />

e il vocal coach.<br />

Parliamo degli amplificatori disponibili<br />

in sala ripresa. Quanti usano<br />

quelli disponibili nello studio, quanti<br />

si portano la propria amplificazione<br />

e quanti, invece, optano per<br />

le soluzioni digitali come il Kemper.<br />

Ho iniziato questo lavoro circa 27<br />

anni fa, quando si cercava consapevolmente<br />

il proprio suono in studio,<br />

sperimentando con la strumentazione<br />

disponibile. Adesso siamo arrivati al<br />

punto che in alcuni generi si ha già un<br />

suono prestabilito che non è neanche<br />

più quello dell’amplificatore ma quello<br />

di uno specifico plugin o del Kemper.<br />

Mi fa molto piacere quando incontro<br />

musicisti con un loro suono costruito<br />

negli anni con il proprio ampli, il proprio<br />

settaggio e magari la pedaliera<br />

analogica; un suono scolpito poi in<br />

sala prove direttamente con il gruppo.<br />

Questo fa parte soprattutto della “cultura”<br />

del musicista e della sua capacità<br />

di capire se il suono è corretto o meno<br />

per quella situazione. Ovviamente le<br />

lavorazioni in studio vengono condizionate<br />

anche dal budget e quindi dal<br />

tempo disponibile. Mi capita sempre<br />

più spesso di lavorare con i gruppi<br />

metal che mi mandano direttamente<br />

la chitarra “dry” per farmi fare il “reamping”<br />

con quello che ritengo opportuno<br />

per il tipo di target. Il musicista<br />

giovane, oggi, arriva e mi dice: “mi fai<br />

suonare la chitarra come quella di X?”.<br />

Purtroppo, così facendo, si perde una<br />

grande fetta di emotività.<br />

Il problema, infatti, è proprio quel<br />

rapporto tra il musicista (chitarrista<br />

in questo caso) e il feedback<br />

immediato dello strumento che ti<br />

può portare a fare delle cose che<br />

altrimenti non faresti. Diventa tutto<br />

un po’ più freddo.<br />

Oggi quel tipo di approccio è ancora<br />

vero per chi fa jazz, un tipo di musica<br />

che impone la ripresa live e quindi più<br />

“vera” e che oggi, pur non essendo la<br />

mia passione principale, ho la fortuna<br />

di registrare nel mio studio.<br />

suono riverberato della sala di<br />

ripresa ma anche e soprattutto<br />

della regia. Troviamo infatti<br />

sulle pareti una buona varietà<br />

di materiali diversi (pietra, legno,<br />

etc.) e pannelli fonoassorbenti<br />

inseriti in modo strategico.<br />

Nella sala regia è presente<br />

anche la parete “Dead End”<br />

dietro al divano per gli ospiti,<br />

assolutamente necessaria per<br />

ottenere un suono esente da<br />

colorazioni di sorta. Gli ascolti<br />

disponibili sono tre: Audioline<br />

AL 300 (farfield), Focal Twin<br />

6 BE (midfield) con l’aggiunta<br />

di sub dedicato Focal SUB E e<br />

gli immancabili Yamaha NS10<br />

(nearfield) pilotati da amplificazione<br />

Quad. Verificata anche<br />

la presenza di una dotazione<br />

outboard di ottimo livello in aggiunta<br />

al banco Midas Legend<br />

3000 a 48 canali, abbiamo<br />

iniziato a conoscerci parlando<br />

ovviamente di musica ma<br />

soprattutto di approccio alla<br />

musica, ed è proprio in questo<br />

ambito che la visita si è rivelata<br />

più che interessante. Al<br />

di là del botta e risposta che<br />

riportiamo in apposito riquadro<br />

e che è incentrato più sugli<br />

aspetti tecnici, quello che vale<br />

la pena estrapolare dalla lunga<br />

chiacchierata ha a che fare con<br />

il cambiamento radicale della<br />

produzione musicale visto negli<br />

ultimi anni e sull’approccio<br />

alla registrazione da parte delle<br />

nuove generazioni di artisti.<br />

Definire “critica” l’attuale situazione<br />

delle produzioni discografiche<br />

non basterebbe<br />

a descriverla: partendo dal<br />

presupposto che ogni attività<br />

in ogni ambito lavorativo è<br />

influenzata dal giro di soldi<br />

che la riguardano, quella della<br />

produzione musicale non<br />

fa ovviamente differenza. Le<br />

ormai poche major discografiche<br />

rimaste si dividono la<br />

gran parte delle produzioni<br />

La sala di ripresa ampia e confortevole con una vasta gamma di amplificatori e cabinet a<br />

disposizione di bassisti e chitarristi, la batteria Pearl Master Custom e la Roland HP1700.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 95


CUT ‘N’ MIX<br />

Parte dell’outboard disponibile al Wolf Recording Studio.<br />

professionali a “ritorno più o<br />

meno garantito”. Stiamo parlando<br />

di quelle produzioni per<br />

artisti che assicurano ancora<br />

oggi delle vendite in un mercato<br />

asfittico. Su questo tipo<br />

di progetti c’è stato ovviamente<br />

un ridimensionamento di budget<br />

ma trattasi ancora di produzioni<br />

ricche che prevedono<br />

diverse figure professionali e<br />

che interessano soprattutto i<br />

grandi studi di registrazione.<br />

Poi le major hanno un ingente<br />

numero di produzioni low<br />

budget che vanno a occupare<br />

una fetta di mercato condivisa<br />

dalle produzioni delle etichette<br />

indipendenti di un certo livello.<br />

Infine, c’è lo sterminato mondo<br />

degli artisti low budget che si<br />

affidano alle etichette molto<br />

piccole o addirittura a nessuna<br />

etichetta.<br />

Osservando la situazione da<br />

parte degli studi di registrazione,<br />

il mondo della produzione<br />

discografica è sostanzialmente<br />

cambiato nel corso degli ultimi<br />

venti anni. Il ridimensionamento<br />

generale di budget<br />

da una parte ha compresso la<br />

differenza enorme che divideva<br />

gli studi importanti da quelli<br />

minori e dall’altra ha modificato<br />

la clientela che si rivolge<br />

agli studi stessi. La spiegazione<br />

più plausibile è quella che<br />

riguarda la digitalizzazione<br />

della musica e, soprattutto,<br />

degli strumenti per comporla<br />

e registrarla. Il paradosso<br />

è che oggi, forse più che mai,<br />

abbiamo un numero enorme di<br />

artisti che produce musica ma<br />

lo fa a casa propria o nel piccolo<br />

studio personale. A causa di<br />

questo, il lavoro è diminuito<br />

per tutti: le grandi realtà arrancano<br />

per sostenere le spese<br />

fisse della struttura e sempre<br />

più spesso troviamo offerte low<br />

budget in studi blasonati per<br />

attirare anche quel pubblico<br />

che prima non poteva essere<br />

interessato alla loro offerta per<br />

ragioni economiche. In questo<br />

modo stanno soffrendo anche<br />

gli studi piccoli che si vedono<br />

invadere il proprio mercato<br />

dalle grandi realtà, anche se<br />

poi hanno meno spese fisse da<br />

sostenere. Insomma, una corsa<br />

al ribasso che non guarda in<br />

faccia a nessuno e che sta mietendo<br />

sempre più vittime… e<br />

indovinate cosa ne risente maggiormente?<br />

La musica stessa.<br />

Intendiamo ovviamente la musica<br />

di qualità sia dal punto di<br />

vista tecnico che artistico. Dal<br />

punto di vista tecnico è facile<br />

capire il perché. Con l’avvento<br />

della digitalizzazione alla portata<br />

di tutti, il livello medio<br />

delle produzioni casalinghe si<br />

è sicuramente alzato ed oggi è<br />

abbastanza facile per chiunque<br />

ottenere dei risultati che raggiungano<br />

la “sufficienza” nel<br />

proprio salotto di casa. Questo<br />

livello “sufficiente” non è<br />

però quello delle produzioni<br />

a cui ci ha abituato il mercato<br />

discografico e le differenze si<br />

sentono eccome. Poi ci sono<br />

invece gli artisti che continuano<br />

a rivolgersi agli studi ma<br />

con un budget limitato e che<br />

per forza di cose sono costretti<br />

a lavorare in tempi brevi con<br />

tutte le conseguenze del caso.<br />

Tutto questo ha un impatto sulla<br />

qualità tecnica dei lavori; un<br />

impatto che soprattutto un audiofilo<br />

sa riconoscere. Ma non<br />

finisce qui. L’impatto negativo<br />

riguarda anche la qualità artistica.<br />

In che modo?<br />

Gli studi di registrazione erano<br />

un luogo dove si faceva la<br />

“cultura musicale”, un po’ come<br />

succedeva per i negozi di dischi.<br />

I musicisti alle prime armi che<br />

avevano la possibilità di interagire<br />

con dei professionisti si facevano<br />

consigliare, imparavano<br />

cose e crescevano anche dal<br />

punto di vista tecnico/artistico.<br />

Lo studio era un luogo dove si<br />

incontrava gente e si scambiava<br />

cultura. Oggi questo meccanismo<br />

si attiva sempre meno ed<br />

è forse l’aspetto più triste di<br />

tutta questa crisi. Bisognerebbe<br />

tornare negli studi, parlare con<br />

i professionisti, essere umili<br />

e lasciarsi consigliare quando<br />

serve. Riscoprire l’importanza<br />

del tempo passato assieme ai<br />

componenti del gruppo suonando<br />

dal vivo per trovare i<br />

propri suoni con amplificazioni<br />

reali. Il computer, i plugin e<br />

in generale tutto l’approccio<br />

digitale rimarrà sempre un ottimo<br />

aiuto per la realizzazione<br />

dei propri demo ma registrare<br />

professionalmente è un’altra<br />

cosa. Per concludere questa<br />

ampia riflessione e tornare al<br />

Wolf Studio da noi visitato,<br />

abbiamo trovato un approccio<br />

al lavoro che potremmo definire<br />

di “vecchia scuola”, con<br />

Gianfranco Bellumori che, grazie<br />

alla sua esperienza quasi<br />

trentennale iniziata in tempi<br />

non digitali e alla tipologia di<br />

struttura che permette anche<br />

lavori low budget ma di ottima<br />

qualità, è in grado di seguire<br />

gli artisti sotto diversi punti di<br />

vista continuando a tramandare<br />

quella suddetta cultura che<br />

fa crescere i musicisti. Quella<br />

cultura che sembra mancare<br />

alle nuovissime generazioni che<br />

usano il PC per produrre cose<br />

isolati da tutto e da tutti.<br />

Per info:<br />

Wolf Recording Studio<br />

Via delle Magnolie 2 - 00030<br />

– San Cesareo – Roma<br />

www.wolfrecordingstudio.com<br />

96 <strong>SUONO</strong> novembre 2020


DEALER AUTORIZZATO PER I SEGUENTI MARCHI<br />

IL CENTRO DELLA MUSICA<br />

Via Bologna 11 - 22025 Legnano (Mi)<br />

www.ilcentrodellamusica.com<br />

tel. 0331 453884 - info@ilcentrodellamusica.com<br />

Distribuito da Tecnofuturo srl | via Rodi, 6 - Brescia | Tel. 0302452475 | www.tecnofuturo.it<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2020 97


Dove trovarci<br />

Redazione<br />

Via di Villa Troili 4 - 00163 Roma<br />

(t) 06.44.70.26.11<br />

@ info@suono.it<br />

Amministrazione<br />

(t) 06.44.70.26.11 + 105<br />

@ amministrazione@suono.it<br />

Abbonamenti e arretrati<br />

(t) 06.44.70.26.11 + 100<br />

@ diffusione@suono.it<br />

Nella rete<br />

www.suono.it<br />

www.facebook.com/suono.it<br />

pinterest.com/suono/<br />

twitter.com/@SuonoStereoHiFi<br />

www.instagram.com/suonorivista/<br />

Direttore responsabile<br />

Paolo Corciulo p.corciulo@suono.it<br />

Direttore tecnico<br />

Fabio Masia<br />

Art Director<br />

Tommaso Venettoni<br />

Content Reviewer<br />

Francesco Bonerba<br />

Hanno collaborato<br />

Libero Abbaci Agostino Massimo Bargna, Bistarelli, Nicola Candelli, Paolo Corciulo, Carlo D’Ottavi,<br />

Antonio Gaudino, Vittorio Pio, Enrico Ronconi, Il Tremila, Paolo Perilli, Roberto Veneto.<br />

Edizione digitale<br />

Copia singola: 4,75 euro<br />

suono.ezpress.it<br />

Pubblicità<br />

Concessionaria pubblicità<br />

Variedeventuali S.r.l.<br />

Direzione pubblicità<br />

Maurizio Massarotti<br />

(t) 335.76.03.234<br />

@ mauriziomassarotti@suono.it<br />

Abbonamenti: annuale Italia € 60,00 (all inclusive).<br />

Pagamenti: c/c postale n. 62394648 o bonifico (IBAN: IT04W0760103200000062394648)<br />

specificare sempre la causale - da intestare a: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo.<br />

Per info vedi www.suono.it/La-rivista<br />

International Subscriptions rates: 1 year air-mail digital edition € 30,00; 1 year air-mail Europe<br />

€ 90,00; Africa € 100,00; Asia/America € 110,00; Oceania € 120,00. Payments by international<br />

check (to: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - Italy).<br />

Direttore responsabile Paolo Corciulo<br />

Reg. Trib. Roma N.130 del 14/3/95 - anno XLIX numero <strong>548</strong><br />

© Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - P. IVA 04028131003<br />

Manoscritti, foto e originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono.<br />

È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e fotografie senza l’autorizzazione<br />

scritta dell’Editore.<br />

Suono è un periodico che ha percepito (già legge 7 agosto 1990 n. 250) e percepisce i contributi<br />

pubblici all’editoria ( legge 26 ottobre 2016 n. 198, d.lvo 15 maggio 2017 n. 70).<br />

Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di ottobre 2020.<br />

INDICE INSERZIONISTI<br />

Audio Reference - Bryston 63<br />

Mpi Electronic - Sonus Faber<br />

IV Cop.<br />

Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo<br />

Direttore editoriale<br />

Paolo Corciulo<br />

Distributore per l’Italia<br />

Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.<br />

20134 Milano<br />

Stampa<br />

Tiber S.p.A.<br />

Via Della Volta 179 - 25124 Brescia (BS)<br />

(t) 030.35.43.439<br />

(f) 030.34.98.05<br />

Audio Reference - Bergmann Audio<br />

II Cop.<br />

Audioplus 19<br />

Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 5, 32, 33, 89<br />

Dp Trade 81<br />

Gammalta Group - Pmc 13<br />

Gammalta Group 12, 14<br />

High Fidelity Italia - Accuphase<br />

III Cop.<br />

Il Centro Della Musica 23, 97<br />

Immuni 71<br />

Mpi Electronic - McIntosh 7<br />

Music Tools - Avid 11<br />

Openitem - Carot One 31<br />

Panasonic Italia - Technics 43<br />

Ricable - Ricable 39<br />

Te.de.s. - Dutch&Dutch 15<br />

Tecnofuturo 9<br />

Tecnofuturo - Wharfedale 21<br />

Tecnofuturo - Gold Note 59<br />

Tektron 29<br />

98 <strong>SUONO</strong> novembre 2020

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!