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syndicom rivista N.19

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

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<strong>syndicom</strong><br />

N. 19 Ottobre-Novembre 2020<br />

<strong>rivista</strong><br />

Quando<br />

si affida<br />

il lavoro<br />

all'esterno


Pubblicità<br />

Pesticida sparso.<br />

Polmoni danneggiati.<br />

La multinazionale risponde<br />

dei danni.<br />

Sì!<br />

il 29 novembre<br />

Multinazionali<br />

responsabili<br />

Un’ovvietà. iniziativa-multinazionali.ch


Sommario<br />

4 Team vincenti<br />

5 Brevi ma utili<br />

6 Dalla parte degli altri<br />

7 L’ospite<br />

8 Dossier: esternalizzazioni<br />

16 Dalle professioni<br />

22 Politica<br />

24 Basta con i finti stage<br />

25 Diritto e diritti<br />

26 Idee<br />

27 Mille parole<br />

28 Eventi<br />

30 Un lavoro, una vita<br />

31 Cruciverba<br />

32 Inter-attivi<br />

Care lettrici, cari lettori,<br />

ricordo bene il mio primo giorno di lavoro a <strong>syndicom</strong>,<br />

cinque anni fa. Venerdì 6 novembre 2015,<br />

alle 4 del mattino, al centro pacchi di Cadenazzo<br />

una ventina di dipendenti di Postlogistics aveva<br />

organizzato un’azione di protesta contro l’esternalizzazione<br />

degli invii postali. Con noi, c’era l’allora<br />

responsabile del settore, Daniel Münger. In<br />

tutta la Svizzera, da Härkingen a Bienne a Ginevra,<br />

si erano svolte manifestazioni per chiedere<br />

che il 30% delle spedizioni venisse effettuato direttamente<br />

dalla Posta e non da ditte subappaltanti,<br />

con condizioni che generano precarietà e<br />

dumping salariale. Da allora, la spinta economica<br />

verso le esternalizzazioni è dilagata in tutti gli<br />

altri settori (perfino nei media, come spiega<br />

Eva Hirschi a pagina 10) e un po’ in tutta Europa,<br />

come racconta il nostro dossier dedicato al<br />

tema. Cinque anni fa, <strong>syndicom</strong> era sceso in<br />

strada accanto ai lavoratori con lo slogan “Stop<br />

esternalizzazioni”. Qualcosa è stato fatto per<br />

arginare la marea. È stato stipulato un codice di<br />

condotta per le piattaforme di crowdworking, si<br />

impone l’obbligatorietà generale per i CCL delle<br />

aziende subappaltanti di Swisscom (ne parliamo<br />

a pagina 11). Ci si batte per impedire il dumping<br />

nella spedizione pacchi (come raccontiamo a<br />

pagina 20). Ma non basta. Per invertire la rotta<br />

delle esternalizzazioni, ci vuole la volontà politica,<br />

l’appoggio dell’opinione pubblica. E la solidarietà<br />

dei lavoratori. Come quei venti che, quella<br />

mattina, bloccarono l’accesso dei camion gialli al<br />

centro pacchi di Cadenazzo.<br />

4<br />

8<br />

24<br />

Giovanni Valerio, redattore <strong>syndicom</strong>


4<br />

Team vincenti<br />

Il nostro obiettivo? Sostenere gli iscritti,<br />

individualmente e collettivamente<br />

Myriam Rohrer (53)<br />

Lavora a <strong>syndicom</strong> da 8 anni. Assiste<br />

i soci in italiano e tedesco. La politica<br />

è sempre stata presente nella sua famiglia.<br />

Apprezza il lavoro di squadra e<br />

per lei è importante non perdere mai<br />

l’umorismo durante il lavoro.<br />

Baris Yildiz (29)<br />

Lavora a <strong>syndicom</strong> da 5 anni e si<br />

occupa degli iscritti in lingua tedesca.<br />

Da bambino aiutava sua madre quando<br />

andava a pulire la sede di un sindacato.<br />

Ama la varietà del lavoro e le sovrapposizioni<br />

con il diritto del lavoro, un<br />

ambito in cui continua a perfezionarsi.<br />

Annemarie Knobel (56)<br />

Lavora a <strong>syndicom</strong> da 15 anni, prima<br />

presso il segretariato regionale di Berna,<br />

ora al segretariato centrale. Assiste<br />

i soci in francese e tedesco. Per lei è<br />

importante riuscire a fare la differenza<br />

attraverso <strong>syndicom</strong>.<br />

Testo: Christian Capacoel<br />

Foto: <strong>syndicom</strong><br />

Ogni giorno viviamo<br />

la solidarietà<br />

Siamo arrivati a <strong>syndicom</strong> in modi diversi.<br />

Per uno di noi si è trattato di<br />

una fortunata casualità attraverso un<br />

conoscente. In un altro caso si è trattato<br />

di sostituire una donna in congedo<br />

maternità, che si è trasformata<br />

in una soluzione permanente. Ma<br />

alla base dell’assunzione presso<br />

l’amministrazione dei membri di<br />

<strong>syndicom</strong> c’è anche la curiosità nei<br />

confronti di un’attività politica. Oggi<br />

siamo uniti dalla certezza che svolgiamo<br />

un’attività significativa nella<br />

quale ci impegniamo tutti i giorni<br />

per una causa importante a diretto<br />

contatto con i nostri iscritti. Questa è<br />

la principale differenza rispetto al lavoro<br />

in un’azienda privata. Si tratta<br />

dell’idea di solidarietà che viviamo.<br />

Sia a livello individuale quando riusciamo<br />

a rispondere alle esigenze dei<br />

nostri soci con l’obiettivo di sostenerli,<br />

sia a livello collettivo quando<br />

contribuiamo a gestire con successo<br />

le iniziative collettive. Rappresentiamo<br />

il fulcro tra i soci e gli organi interni<br />

di <strong>syndicom</strong>. Per svolgere la nostra<br />

funzione in modo competente<br />

ed efficiente, necessitiamo di un<br />

flusso di informazioni ottimale<br />

all’interno dell’organizzazione. Dobbiamo<br />

rispondere alle domande dei<br />

soci provenienti da tutti i settori e<br />

gruppi di interesse. Naturalmente ci<br />

sono anche alcuni lati meno piacevoli<br />

del nostro lavoro. Per molti di noi i<br />

solleciti di pagamento sono un’attività<br />

poco gradita. Serve molta sensibilità<br />

nella gestione dei soci inadempienti.<br />

Per fortuna possiamo trattare<br />

le singole situazioni in modo relativamente<br />

conciliante. Anche questa è<br />

una grande differenza rispetto al settore<br />

privato, dove spesso il pensiero<br />

del profitto viene al primo posto. Andiamo<br />

fieri delle modernizzazioni<br />

che siamo riusciti a introdurre negli<br />

anni passati. Ad esempio oggi i nostri<br />

iscritti possono contattarci in<br />

modo migliore e in tutte e tre le lingue<br />

nazionali. Sia telefonicamente<br />

che attraverso altri canali. Il nostro<br />

portale riservato ai membri my.<strong>syndicom</strong>.ch<br />

ci contraddistingue dagli<br />

altri sindacati. Attraverso il portale i<br />

soci possono contattarci e svolgere<br />

tante attività in maniera autonoma.<br />

Indipendentemente da dove si trovino<br />

e da quando abbiano tempo.


Brevi ma utili<br />

Detrazione delle quote sindacali \ Postini come badanti? \<br />

Sostegno al referendum E-ID \ Prestazione transitoria subito \<br />

SSR, informazione prima di tutto \ Casse malati ancora su \<br />

Contatti<br />

5<br />

Detrazione delle quote sindacali<br />

La detrazione fiscale della quota per<br />

’iscrizione al sindacato è disciplinata in<br />

modo diverso da Cantone a Cantone. Per<br />

questo motivo, <strong>syndicom</strong> interrompe la<br />

consegna della certificazione fiscale per<br />

posta agli iscritti di <strong>syndicom</strong>. Da gennaio,<br />

la certificazione fiscale dell’anno<br />

precedente si può scaricare su my.<strong>syndicom</strong>.ch.<br />

Naturalmente si può anche<br />

richiedere allo 058 817 18 18 o per mail:<br />

info@<strong>syndicom</strong>.ch. Si possono ottenere<br />

informazioni sulla detrazione fiscale e<br />

sulla compilazione della dichiarazione<br />

delle imposte presso l’Ufficio imposte.<br />

Postini come badanti?<br />

La Posta cerca nuove possibilità di guadagno.<br />

In collaborazione con la Croce<br />

Rossa sta sperimentando un «servizio di<br />

assistenza» rivolto agli anziani. Per circa<br />

40 franchi al mese possono prenotare<br />

una visita alla settimana. Per una<br />

frequenza maggiore il prezzo sale in<br />

proporzione. In compenso ricevono la<br />

posta sull’uscio di casa e i postini dedicano<br />

loro un po’ di tempo per fare due<br />

chiacchiere. Subito dopo i familiari ricevono<br />

una conferma via mail. I postini<br />

possono inoltre fornire anche ulteriori<br />

servizi della Croce Rossa.<br />

Sostegno al referendum E-ID<br />

In futuro le aziende private dovranno<br />

poter rilasciare il passaporto svizzero<br />

digitale (E-ID) e amministrare i dati privati<br />

sensibili. Un sondaggio mostra che<br />

l’87% della popolazione vuole invece ottenere<br />

il passaporto digitale dallo Stato.<br />

Proprio per quanto riguarda la protezione<br />

dei dati manca la fiducia nelle aziende<br />

private. Anziché considerare il desiderio<br />

della popolazione, con la Legge sui<br />

servizi di identificazione elettronica<br />

(LSIE), Confederazione e Parlamento<br />

privatizzerebbero un compito fondamentale<br />

dello Stato. Dobbiamo ribellarci,<br />

perciò <strong>syndicom</strong> sostiene il referendum<br />

E-ID. Info: e-id-referendum.ch.<br />

Prestazione transitoria subito<br />

Con il suo attacco alla prestazione<br />

transitoria un comitato vicino all’UDC è<br />

fallito nel suo intento. Questa è una<br />

buona notizia poiché la nuova prestazione<br />

è più che mai necessaria, nel difficile<br />

contesto economico della crisi da<br />

coronavirus. Dopo che il Parlamento<br />

l’ha deliberata in tempi rapidissimi, ora<br />

dovrà entrare in vigore all’inizio del<br />

2021. Per le persone in là con gli anni,<br />

che spesso restano senza lavoro, deve<br />

essere quantomeno garantito il diritto<br />

legale alla prestazione transitoria.<br />

SSR, informazione prima di tutto<br />

Ennesimo piano di risparmio alla SSR.<br />

50 milioni di franchi entro il 2024, con<br />

tagli di circa 250 posti a livello nazionale<br />

(49 alla RSI). Si imputa il calo di<br />

pubblicità (che riguarda tutto il settore<br />

dei media) a seguito del lockdown.<br />

Dopo il risultato netto della votazione<br />

NoBillag, <strong>syndicom</strong> richiama l’azienda<br />

alle sue responsabilità. Il servizio pubblico<br />

d’informazione, in quanto elemento<br />

fondante della nostra democrazia,<br />

deve essere garantito indipendentemente<br />

dal mercato pubblicitario.<br />

Casse malati ancora su<br />

Il premio medio delle casse malati<br />

aumenta nel 2021 in media dello 0,5 %.<br />

Questo non corrisponde certamente<br />

alla media degli anni passati, ma in<br />

tempi di crisi da coronavirus è ancora<br />

troppo. L’alternativa: l’immensa montagna<br />

di riserve che ammonta a più di<br />

11 miliardi di franchi potrebbe essere<br />

ridotta in modo da abbassare i premi.<br />

Proprio come chiede da tempo l’USS.<br />

Contatti<br />

Segretariato <strong>syndicom</strong> Ticino e Moesano<br />

via Genzana 2, 6900 Massagno<br />

Orari: lu e gio 8.00-12.00<br />

ma-me-ve 13.30-17.30<br />

Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66<br />

Agenda<br />

Novembre<br />

7<br />

Conferenza del settore Media<br />

Olten, Hotel Arte, ore 10.30<br />

Elezioni e nomine di organi, votazione<br />

del regolamento di settore, discussione<br />

e bilancio a dieci anni dalla fusione<br />

con <strong>syndicom</strong>. Iscrizione obbligatoria<br />

su my.sindicom per i soci <strong>syndicom</strong><br />

16<br />

Le syndicalisme a un avenir – le<br />

mouvement, c’est maintenant<br />

Berna, Hotel Ador, ore 9.00<br />

Dibattito con il presidente USS Pierre<br />

Yves Maillard, le consigliere nazionali<br />

Mattea Meyer e Regula Rytz, la ricercatrice<br />

Jasmine Lorenzini (Università<br />

di Ginevra) e la direttrice formazione<br />

dell’istituto sindacale europeo Vera Dos<br />

Santos. Iscrizioni: info@movendo.ch<br />

24<br />

Contro la violenza sulle donne<br />

Lugano, Consultorio Casa delle donne<br />

In occasione della Giornata internazionale<br />

per l’eliminazione della violenza<br />

contro le donne (25 novembre), una<br />

passeggiata per riappropriarsi degli<br />

spazi. Info: violenzadomestica@ti.ch<br />

25<br />

Relazioni brutali. Genere e<br />

violenza nella cultura mediale<br />

Bellinzona, Biblioteca cantonale, ore<br />

18.00. Presentazione del libro di Sveva<br />

Magaraggia (Università di Milano<br />

Bicocca) e dibattito. Iscrizione obbligatoria<br />

a: bcb-segr.sbt@ti.ch<br />

Dicembre<br />

Fino al 10 gennaio 2021<br />

Il Ticino che cambia<br />

Lugano, MASI<br />

Mostra monografica dedicata al fotografo<br />

ticinese Vincenzo Vicari, attivo<br />

a Lugano dal 1936 al 1987, e attento<br />

alle mutazioni del paesaggio e della<br />

società. Info: masilugano.ch<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/agenda


6 Dalla parte<br />

Miriam Walther è la direttrice della <strong>rivista</strong> digitale «Republik».<br />

degli altri<br />

Prima era regista, responsabile della produzione e fellow alla<br />

Zürcher Hochschule der Künste. Nel 2015 le è stato conferito<br />

il premio culturale per il settore teatrale della città di Zurigo.<br />

1<br />

Domanda impellente, dal punto di vista<br />

sindacale: perché non avete un CCL?<br />

Non l’abbiamo ancora. La cooperativa<br />

che pubblica «Republik» è membro<br />

della «Verband Medien mit Zukunft»,<br />

che si batte per condizioni di lavoro<br />

eque e sta lavorando a un CCL comune<br />

per i media indipendenti. Sin<br />

dall’inizio abbiamo un salario netto<br />

di 7.750 franchi per il tempo pieno, 5<br />

settimane di vacanze, versamento del<br />

salario in caso di malattia, congedo<br />

maternità e servizio militare, 2 settimane<br />

di congedo paternità e assegni<br />

per figli.<br />

2<br />

La forma cooperativa si ripercuote sul<br />

lavoro quotidiano?<br />

Sì. Il fatto che abbiamo dei membri<br />

che sono più di semplici lettori di un<br />

prodotto giornalistico, agisce in profondità<br />

nella nostra identità e nella<br />

nostra cultura aziendale. Concretamente<br />

ci si impegna per la trasparenza,<br />

il dialogo e la partecipazione. I<br />

membri si pronunciano in merito alle<br />

finanze, ora in merito a una revisione<br />

degli statuti oppure decidono la composizione<br />

del comitato. Inoltre ci<br />

confrontiamo con loro tutti i giorni e<br />

sviluppiamo insieme «Republik».<br />

3<br />

Da 8 autori iniziali agli attuali 40.<br />

Come viene gestita la crescita?<br />

Una crescita rapida rappresenta<br />

un’importante sfida in termini organizzativi<br />

e richiede sensibilità, empatia<br />

e pazienza. Tutti sono costantemente<br />

invitati ad adeguarsi a<br />

un’organizzazione in costante mutamento.<br />

Per inteso: siamo cresciuti<br />

molto rapidamente soprattutto nel<br />

primo anno di esercizio, dal team che<br />

l’ha fondata ad azienda giornalistica<br />

perfettamente funzionante.<br />

4<br />

Dall’esterno si ha l’impressione che a<br />

«Republik» tutti lavorino con<br />

passione. Come riuscite a mantenere<br />

lo spirito iniziale?<br />

Grazie! Lo facciamo tenendo sempre<br />

presente quanto sia importante un<br />

giornalismo indipendente e di qualità<br />

per avere una democrazia che funzioni.<br />

Testo: Christian Capacoel<br />

Foto: Republik | Laurent Burst<br />

5<br />

Quali sono i prossimi obiettivi di<br />

«Republik»?<br />

Il nostro obiettivo è ogni giorno lo<br />

stesso: entusiasmare il maggior numero<br />

di persone con un giornalismo<br />

convincente e valido. Un giornalismo<br />

che chiarisca le menti, incoraggi<br />

all’azione e renda le decisioni più<br />

intelligenti. E che rafforzi il quadro<br />

d’insieme: la libertà, lo stato di diritto<br />

e la democrazia.<br />

6<br />

I salari degli operatori dei media<br />

ristagnano da 14 anni. Cosa ci dice<br />

questo sul valore del giornalismo?<br />

Il problema molto più immediato è<br />

che il settore dei media sta vivendo<br />

un cambiamento strutturale esistenziale.<br />

Stiamo assistendo alla costante<br />

scomparsa di posti di lavoro e a un<br />

sempre minor ricambio generazionale.<br />

Inoltre come società non abbiamo<br />

ancora trovato una soluzione lungimirante<br />

in grado di dare al giornalismo,<br />

così importante per la democrazia,<br />

il valore che merita.


L’ospite<br />

Le esternalizzazioni consistono nella<br />

cessione a un’azienda privata, da parte di un<br />

ente pubblico, del compito di fornire ai cittadini<br />

determinate prestazioni. In questi ultimi anni è<br />

stato fatto largo uso di questa possibilità. Sono<br />

stati ceduti trasporti pubblici regionali, servizi di<br />

pulizia di uffici e ospedali, servizi di collaudo degli<br />

autoveicoli, la sorveglianza delle carceri e<br />

tante altre attività. Tra i tanti esempi, le agenzie<br />

postali che stanno sostituendo gli uffici postali,<br />

oppure la cessione a una filiale a Ho Chi Minh<br />

City (la vecchia Saigon, in Vietnam) il compito di<br />

far decifrare gli indirizzi dei pacchi che risultano<br />

illeggibili, e dunque difficili da recapitare. La delega<br />

di compiti istituzionali rientra pure in questo<br />

tipo di politica. Per esempio, se un cittadino<br />

ha una vertenza con una cassa malati, non sarà<br />

il giudice ordinario a decidere se l’importo contestato<br />

è dovuto. Saranno le casse malati stesse,<br />

le quali hanno ricevuto una delega da parte<br />

del Consiglio federale. Esse svolgono quindi un<br />

doppio ruolo: quello di giudice e quello di parte<br />

interessata. Un’assurdità giuridica e istituzionale.<br />

Cedere ai privati lo svolgimento di compiti<br />

particolari può comunque sembrare affascinante.<br />

Confederazione, cantoni o comuni potrebbero<br />

concentrarsi sui compiti più importanti, delegando<br />

ad altri la facoltà di fornire determinate<br />

prestazioni. In realtà, le esternalizzazioni riducono<br />

il controllo democratico, sono fonti di iniquità<br />

e di ingiustizie, mentre i controlli sono<br />

complessi, burocratici e inefficienti. Inoltre, la<br />

qualità della prestazione ai cittadini non è garantita.<br />

Questo sistema non comporta nessun<br />

vantaggio, né per il cittadino, né per il personale.<br />

Anche per questa ragione molti cantoni e<br />

comuni, confrontati con malumori e proteste,<br />

hanno già ripristinato parte di quanto avevano<br />

esternalizzato in precedenza. Nel prossimo<br />

futuro, quante altre istituzioni dovranno fare<br />

marcia indietro, per andare incontro ai cittadini?<br />

Un modello affascinante<br />

ma solo in apparenza<br />

Master in economia all’Università di<br />

Losanna, già responsabile del sindacato<br />

dei servizi pubblici (SSP/VPOD ) Regione<br />

Ticino, già deputato al Gran Consiglio,<br />

Graziano Pestoni è presidente USS-Ticino<br />

e Moesa e segretario dell’Associazione<br />

per la difesa del servizio pubblico.<br />

Presidente onorario di EuropAgora, un<br />

forum di sindacalisti della funzione pubblica<br />

di vari paesi europei. Autore di numerose<br />

pubblicazioni sul servizio pubblico,<br />

in particolare di Privatizzazioni<br />

(2013), un’analisi critica di quanto successo<br />

in Svizzera e nel mondo (dopo la<br />

traduzione in francese, lo scorso mese<br />

è uscita la versione in lingua tedesca) e,<br />

a cura di <strong>syndicom</strong>, La privatizzazione<br />

della posta svizzera, origine, ragioni,<br />

conseguenze.<br />

7


Dossier<br />

Freelance anziché dipendenti fissi nei giornali<br />

Obbligatorietà generale nell’infrastruttura di rete<br />

Subappalti presso AutoPostale<br />

Breve storia delle esternalizzazioni<br />

Quando<br />

si affida<br />

il lavoro<br />

all´esterno


9


10 Dossier<br />

Se la responsabilità è dell’azienda<br />

Le esternalizzazioni pongono noi sindacati<br />

davanti a speciali sfide. Ovviamente siamo<br />

contrari. Ma impedirle è molto difficile. Spesso<br />

dobbiamo limitarci a negoziare misure socialmente<br />

sostenibili per ridurre le conseguenze<br />

negative. Ma questo non significa che ci<br />

accontentiamo.<br />

Testo: Christian Capacoel<br />

Illustrazioni: Illunauten<br />

Esternalizzazione, outsourcing o delocalizzazione sono<br />

termini che in economia indicano la cessione di attività e<br />

di strutture aziendali a fornitori esterni. Si tratta di una<br />

speciale forma per affidare all’esterno una prestazione<br />

fino a quel momento svolta all’interno dell’azienda, per la<br />

quale dei contratti ne stabiliscono la durata e l’oggetto. Le<br />

esternalizzazioni devono essere chiaramente distinte dalle<br />

partnership e dalle collaborazioni e non seguono pertanto<br />

neppure la logica del win-win. Anche se spesso le<br />

aziende le promuovono in questo modo. Nel 2011 l’ex CEO<br />

di DHL Freight Francia/Svizzera aveva sostenuto pubblicamente<br />

che in caso di outsourcing nella logistica, in primo<br />

piano c’è il pensiero win-win. Questo può magari valere<br />

per le aziende interessate che si ripromettono utili a<br />

seguito della ripartizione del lavoro. Ma di norma ciò non<br />

vale per i collaboratori coinvolti. Poiché una motivazione<br />

principale delle esternalizzazioni sono i tagli dei costi. I<br />

collaboratori esternalizzati rischiano così la perdita del<br />

posto, pessime condizioni di lavoro oppure semplicemente<br />

dei cambiamenti indesiderati che si ripercuotono sulla<br />

qualità della vita. Quando ad esempio il tragitto per andare<br />

al lavoro diventa improvvisamente molto più lungo oppure<br />

si viene strappati dal proprio team con cui si lavora<br />

bene da tempo.<br />

Il valore dei contratti collettivi e di categoria<br />

Per noi come sindacato le esternalizzazioni hanno un’ulteriore<br />

dimensione pericolosa. Se a seguito delle esternalizzazioni<br />

i Contratti collettivi di lavoro (CCL) vengono aggirati,<br />

vengono minate anche le condizioni di lavoro. Ecco<br />

perché per <strong>syndicom</strong> è importante puntare a contratti di<br />

categoria come quelli che esistono da tempo nell’industria<br />

grafica. Abbiamo avuto successo nell’infrastruttura<br />

di rete e nei call center e contact center dove oggi disponiamo<br />

di contratti collettivi di lavoro con carattere di obbligatorietà<br />

generale. Ma abbiamo ancora tanto lavoro<br />

davanti a noi. Sia per il settore dei corrieri, dove puntiamo<br />

a contratti dichiarati di obbligatorietà generale (v. pagina<br />

17) sia per il settore degli addetti al recapito, dove a partire<br />

dal 2021 incombe una situazione di assenza di contratto<br />

(v. pagina 20). Ma miriamo a un CCL anche presso gli<br />

imprenditori postali, i subappaltatori di AutoPostale<br />

(v. pagina 11).<br />

Contratti collettivi di lavoro validi per interi settori ci<br />

consentono non soltanto di tutelare meglio i collaboratori<br />

limitando le conseguenze negative delle esternalizzazioni,<br />

ma contribuiscono a una concorrenza più sana che<br />

avvenga attraverso la qualità e che non venga combattuta<br />

sulle spalle dei collaboratori. Inoltre i contratti di categoria<br />

ci mettono in una migliore posizione nei confronti dei<br />

datori di lavoro.<br />

Ma anche i CCL di categoria hanno i loro limiti. Non<br />

hanno effetto all’estero. In questo modo le aziende internazionali<br />

possono sottrarsi alle loro responsabilità. Sosteniamo<br />

pertanto l’iniziativa multinazionali responsabili<br />

(di cui parliamo nelle pagine 22 e 23) che rappresenta un<br />

passo verso la giusta direzione a livello mondiale.<br />

Media svizzeri prodotti all’estero?<br />

A settembre CH Media ha annunciato un programma di risparmio<br />

da 30 milioni di franchi. Ad agosto TX Group ha reso noto di<br />

voler risparmiare 70 milioni di franchi per i rispettivi giornali a<br />

pagamento, mentre il gruppo dei media NZZ ha comunicato a<br />

giugno di voler ridurre i costi presso tutta l’azienda di circa<br />

13 milioni di franchi. Stephanie Vonarburg, vicepresidente di<br />

<strong>syndicom</strong> e responsabile del settore Media, lancia l’allarme:<br />

«Siamo preoccupati per il futuro dei media svizzeri».<br />

Il timore: potrebbero seguire licenziamenti di massa e altre fasi<br />

di produzione potrebbero essere esternalizzate all’estero.<br />

Nel 2017, la decisione del gruppo editoriale NZZ di esternalizzare<br />

parte della correzione di bozze in Bosnia Erzegovina alla<br />

società tool-e-byte aveva già fatto scalpore. L’azienda ha anche<br />

filiali in Spagna, India e Sudamerica, paesi dai quali offre servizi<br />

di correzione di bozze e di altro tipo, ad esempio nell’ambito<br />

della produzione di testi, dei social media o del servizio clienti.<br />

Il comparto editoriale dovrà affrontare uno sviluppo simile a<br />

quello del settore dei servizi o IT, dove negli ultimi decenni<br />

sempre più posti di lavoro sono stati esternalizzati in paesi con<br />

bassi salari?<br />

Stephanie Vonarburg critica aspramente questa tendenza:<br />

«Ciò significa che il diktat dell’austerità viene attuato sulle<br />

spalle dei lavoratori svizzeri perché il loro costo della vita è più<br />

alto che all’estero». Esistono altri esempi: la redazione immagini<br />

di «Das Magazin» si trova in Germania, il Service e Engineering<br />

Center di TX Group in Serbia.<br />

Ma nel nostro paese si può osservare anche un altro tipo di<br />

esternalizzazione: alcuni media si rivolgono sempre più spesso<br />

a freelance, sia nel giornalismo che nella fotografia. Ciò non è<br />

negativo di per sé, afferma Vonarburg: «I professionisti indipendenti<br />

a volte trattano temi per i quali non esistono specialisti<br />

presso la redazione, oppure intervengono con una tempistica<br />

flessibile quando non c’è nessuno disponibile nelle redazioni».<br />

Ma per questo, a suo giudizio, sono necessari rapporti contrattuali<br />

e compensi almeno decorosi (ad esempio, nei quotidiani<br />

ticinesi un articolo di media lunghezza viene pagato meno di<br />

100 franchi - ndr). Eppure lo studio sui salari del 2020 lanciato<br />

da <strong>syndicom</strong> insieme all’USS e all’SSM mostra l’esatto opposto.<br />

Il reddito mensile lordo è in calo da anni e la metà dei liberi professionisti<br />

dipende da guadagni aggiuntivi al di fuori del giornalismo.<br />

«Questo sovvenzionamento incrociato è pericoloso»,<br />

chiosa Vonarburg, «il lavoro giornalistico non deve diventare<br />

un lusso».<br />

Eva Hirschi


AutoPostale, si punta a equiparare<br />

i subappaltatori<br />

<br />

Testo: Sheila Winkler<br />

Da AutoPostale non si può tecnicamente parlare di esternalizzazioni.<br />

Il sistema dei cosiddetti imprenditori autopostali<br />

che gestiscono su incarico di AutoPostale più della<br />

metà delle linee di autopostali con propri veicoli e proprio<br />

personale, è storicamente radicato. Quando nella prima<br />

metà del secolo scorso AutoPostale ha esteso sempre più<br />

la sua offerta, collaborava sin dall’inizio con partner che<br />

gestivano le linee per suo conto. Perché sono in pochi a<br />

saperlo? Da fuori la differenza è difficilmente visibile. Sia<br />

gli autobus che i conducenti circolano con la «veste di AutoPostale».<br />

Solo una scritta discreta, di solito sul retro<br />

dell’autobus, indica il nome del subappaltatore. Tuttavia<br />

lottiamo anche in questo sistema con i soliti problemi dei<br />

subappaltatori.<br />

Ad esempio, il CCL di AutoPostale non vale per il personale<br />

conducente. Dal 2016 è entrato quanto meno in vigore<br />

un regolamento migliorato. Da allora il personale degli<br />

imprenditori postali gode di una situazione notevolmente<br />

migliore, ma non dell’equiparazione. Per di più il regolamento<br />

non contempla tutti i conducenti. Più di mille lavoratori<br />

pagati ad esempio a ore con carichi di lavoro in parte<br />

elevati e i cosiddetti partner del trasporto non sono protetti<br />

né dal CCL né dal regolamento per gli imprenditori postali.<br />

L’equiparazione di tutti i conducenti che conducono<br />

un veicolo di AutoPostale è un obiettivo da perseguire in<br />

sede di rinnovo del CCL di AutoPostale. Lo stesso lavoro<br />

deve essere retribuito allo stesso modo e merita la stessa<br />

protezione. Ecco perché puntiamo a un CCL con BUS CH,<br />

l’associazione degli imprenditori postali.<br />

Dall’esternalizzazione al conferimento<br />

del carattere di obbligatorietà generale<br />

Il «verlängerte Werkbank» (letteralmente «banco di lavoro esteso»,<br />

ovvero con unità produttive decentrate) non è un concetto<br />

diffuso solo nel settore manifatturiero, ma è da tempo una realtà<br />

anche nel settore delle telecomunicazioni e IT. Swisscom ha<br />

pertanto esternalizzato la costruzione dell’infrastruttura di rete<br />

innanzitutto nella sua affiliata cablex e ha poi appaltato anche a<br />

ulteriori aziende. Recentemente è stato integrato in cablex anche<br />

il reparto assistenza di Swisscom. Swisscom ha tras ferito<br />

ordini ad altre aziende anche per i servizi dei contact center e<br />

dei call center. I servizi di qualità più elevata continuano invece<br />

a restare presso Swisscom.<br />

Essendo stati coinvolti nella partecipazione a queste esternalizzazioni,<br />

siamo riusciti a far sì che, grazie al proprio contratto<br />

collettivo aziendale, cablex ottenesse le migliori condizioni<br />

di lavoro nel settore dell’infrastruttura di rete. Abbiamo<br />

negoziato anche un piano sociale completo. Allo stesso tempo<br />

abbiamo però seguito una strategia di settore che ci ha permesso<br />

di forgiare il mondo del lavoro, con i settori di prestatori di<br />

servizi indipendenti dell’infrastruttura di rete nonché dei contact<br />

center e call center.<br />

Siamo riusciti a mantenere la promessa che avevamo fatto<br />

agli interessati: da un lato abbiamo continuato a sviluppare ulteriormente<br />

i contratti collettivi aziendali. Dall’altro siamo riusciti<br />

a sottoscrivere contratti collettivi di settore per l’infrastruttura<br />

di rete e per i call center e i contact center. Il Consiglio<br />

federale ha conferito a tali contratti il carattere di obbligatorietà<br />

generale. Pertanto nei due settori si applicano condizioni di lavoro<br />

e condizioni salariali minime. Questo riduce a sua volta la<br />

pressione sulle condizioni dei collaboratori di cablex e Swisscom.<br />

Ora le esternalizzazioni non vengono solo fatte ad aziende<br />

in Svizzera, ma anche all’estero, ad esempio nel settore IT.<br />

Le aziende elvetiche devono prendere atto della loro responsabilità<br />

per le condizioni di lavoro e il rispetto dei diritti del l’uomo<br />

per tutta la catena produttiva e renderne conto. Un primo importante<br />

passo è l’iniziativa per multinazionali responsabili, al<br />

voto il 29 novembre, di cui parliamo nelle pagine 22 e 23.<br />

Daniel Hügli


12<br />

Dossier<br />

«Shortening the Last Mile»,<br />

l’imperativo della logistica<br />

Il mercato dei pacchi è in piena espansione,<br />

sempre più merci ci vengono consegnate a<br />

casa. Questo garantisce a noi clienti una vita<br />

comoda: dopo aver inserito l’ordine online, nel<br />

giro di poco tempo ci suona alla porta un gentile<br />

corriere DHL che ci consegna un pacco<br />

quasi senza alcuna spesa di spedizione. Ma<br />

dietro al suo sorriso cortese c’è una giornata<br />

di lavoro piena di stress e a basso salario.<br />

Testo: Urs Zbinden<br />

La liberalizzazione del mercato postale alla fine degli anni<br />

Novanta ha aumentato la concorrenza da parte dei fornitori<br />

privati come DHL o DPD e provoca una costante pressione<br />

sui prezzi. Gli addetti al recapito si trovano proprio<br />

alla fine della cosiddetta «supply chain» (catena di approvvigionamento),<br />

essi servono l’«ultimo miglio» dal magazzino<br />

al cliente. La «supply chain» svolge un ruolo centrale<br />

nella nostra economia capitalistica delle merci. Sul mercato<br />

non si afferma solo chi produce in modo più economico,<br />

ma la cosa ancora più importante è che la merce arrivi<br />

il più rapidamente possibile. Questo richiede una<br />

costante ottimizzazione della catena di approvvigionamento<br />

per risparmiare costi. A differenza del trasporto di<br />

container, nell’«ultimo miglio» è alquanto difficile risparmiare<br />

grazie alle innovazioni tecnologiche. I droni sono<br />

certamente un bel giocattolino, ma non sono (ancora) in<br />

grado di recapitare regolarmente i pacchi di Zalando. Motivo<br />

per cui bisogna risparmiare sui dipendenti il cui salario<br />

rappresenta una gran parte dei costi. Per ridurre questi<br />

ultimi, si esternalizza ai subappaltatori, con l’imperativo<br />

di «accorciare l’ultimo miglio» (in inglese, «Shortening the<br />

Last Mile»). Se poi a concorrere tra loro sono più aziende<br />

subappaltatrici, per i committenti questo diventa ancora<br />

più vantaggioso. Nel settore CEP (corriere, espresso e pacchi)<br />

& Mail questo modello è riscontrabile quasi ovunque<br />

presso le aziende più grosse: nelle singole sedi di DHL<br />

quasi due terzi degli addetti al recapito è assunto da subappaltatori.<br />

DPD non ha dei propri addetti al recapito. I<br />

dipendenti delle aziende subappaltatrici sono l’ultimo<br />

anello della catena e su di essi grava la pressione dei costi.<br />

A differenza dei dipendenti fissi, l’addetto al recapito<br />

di un’azienda subappaltatrice fa dei giri con sostanzialmente<br />

più fermate. Un piccolo errore può comportare una<br />

detrazione dallo stipendio di per sé già basso, come mostra<br />

efficacemente l’ultimo film di Ken Loach, «Sorry We<br />

Missed You». La giornata lavorativa inizia al mattino presto<br />

e finisce tardi, quando tutti i pacchi sono stati consegnati.<br />

Spesso una parte della giornata lavorativa non viene<br />

retribuita e non sono praticamente previste pause. Come<br />

raccontato dal programma tv «Kassensturz», le aziende<br />

che hanno esternalizzato la consegna declinano qualsiasi<br />

responsabilità poiché si tratta di aziende subappaltatrici.<br />

Questa situazione è stata affrontata negli ultimi anni dai<br />

sindacati in tutto il mondo. Uno sguardo oltre i confini<br />

mostra che in Germania è stata emessa una legge sulla responsabilità<br />

delle aziende subappaltatrici. <strong>syndicom</strong> ha<br />

voluto andare in una direzione simile e migliorare la situazione<br />

prevedendo nel CCL una responsabilità per le aziende<br />

subappaltatrici. Il fatto che ci sia bisogno di regolamentare<br />

il settore, lo dimostra anche l’esempio dell’Italia<br />

dove un movimento sindacale di addetti al recapito lotta<br />

dal 2010 con scioperi e blocchi per il miglioramento delle<br />

condizioni di lavoro.<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/it/divisioni/logistica/cep-mail


Dossier<br />

Piccola storia dell’esternalizzazione<br />

13<br />

Attraverso i suoi ricordi, lo scrittore Werner<br />

Vontobel, già giornalista economico per Tages-Anzeiger,<br />

Sonntagszeitung, Weltwoche,<br />

tra gli altri, mostra come le esternalizzazioni<br />

siano entrate nella nostra vita di tutti i giorni.<br />

Testo: Werner Vontobel<br />

Quando all’inizio degli Anni Settanta iniziai a lavorare al<br />

Tages-Anzeiger nella storica sede zurighese, al 21 della<br />

Werdstrasse, sapevo che tutti coloro che lavoravano in<br />

quell’immobile (giornalisti, tipografi, addetti alla mensa<br />

ecc.) erano assunti dal Tagi ed erano assicurati presso la<br />

stessa cassa pensioni. Non ho fatto nessuna ricerca in merito,<br />

ma lo «si» poteva facilmente intuire. Allora funzionava<br />

così. E dato che il Tagi guadagnava molto denaro con gli<br />

annunci di lavoro, questo si rifletteva in qualche modo anche<br />

nel salario. Lo stesso valeva anche per gli addetti al recapito<br />

con i quali talvolta scambiavo qualche parola dopo<br />

il turno serale. Anche loro erano produttivi. Senza il loro<br />

impegno nessuno ci avrebbe letto.<br />

Dopo essere passato a Ringier e poi a CASH alla fine<br />

degli Anni Ottanta, la questione dello «shareholder value»<br />

ci aveva già investito in pieno. Si «sapeva» pertanto che<br />

un’azienda è maggiormente produttiva se si limita alla<br />

sua competenza principale. Tutto il resto – la mensa, la<br />

manutenzione dell’edificio, la vendita ecc. – andava<br />

«esternalizzato», doveva essere affidato a degli specialisti.<br />

Allora ho conosciuto di persona anche le prime vittime<br />

dell’esternalizzazione: la sera Antonio e sua moglie pulivano<br />

gli uffici della nostra redazione alla Badenerstrasse.<br />

E se la nonna non c’era a fare da babysitter, capitava che<br />

portassero con loro la figlioletta e noi li aiutavamo a badare<br />

a lei. E così scambiavamo due parole. I due non erano<br />

nel libro paga di Ringier, ma in qualche modo era come se<br />

lo fossero e avevano un salario abbastanza decoroso.<br />

Quando il proprietario, la KPMG, ingaggiò una grossa<br />

impresa di pulizie, che pagava salari orari nettamente inferiori<br />

ai 20 franchi, io e un collega chiedemmo un confronto<br />

con i responsabili. Non ritenevamo corretto che noi<br />

– per non parlare dei commercialisti e dei revisori dei conti<br />

ancora meglio retribuiti – esercitassimo pressione sui<br />

salari di persone che guadagnavano già da tre a cinque volte<br />

meno di noi. Eppure non fu possibile salvare Antonio.<br />

Da quel momento in poi, le nostre scrivanie venivano tenute<br />

pulite da figure in divisa senza volto e sempre diverse.<br />

Molto tempo dopo feci amicizia con un key account<br />

manager che lavorava per un leader di mercato nel settore<br />

del facility management. Lo chiamerò Peter M. Il suo lavoro<br />

consisteva sostanzialmente nel negoziare nuovi contratti<br />

con grossi clienti oppure prorogare quelli vecchi.<br />

Messo con le spalle al muro, spesso contestava con le stesse<br />

mie argomentazioni di anni prima: «Non potete esercitare<br />

pressione sui salari di persone che guadagnano comunque<br />

molto meno di voi». Quando si trattava di non<br />

prorogare un contratto, lui sottolineava le conseguenze<br />

pratiche. «Avete anche una responsabilità nei confronti<br />

delle persone che puliscono la vostra sporcizia o che fanno<br />

la manutenzione al vostro impianto di riscaldamento.<br />

Alcuni li possiamo certamente impiegare da qualche altra<br />

parte, ma questo significa nuovi tragitti per andare al lavoro,<br />

nuovi orari, probabilmente un carico di lavoro ridotto,<br />

meno salario...». Talvolta queste argomentazioni andavano<br />

a segno, a detta del mio amico, ma il più delle volte<br />

no. Il motivo: prima il responsabile della produzione assumeva<br />

tra l’altro anche le persone che effettuavano la<br />

manutenzione all’immobile. Con la modalità dell’esternalizzazione,<br />

in tutte le più grandi aziende sono state estese<br />

le competenze dei reparti acquisti. Ora non comprano<br />

più solo materiale e macchinari, ma anche servizi (esternalizzati).<br />

Le prestazioni di questi specialisti di approvvigionamento<br />

vengono misurate in base al denaro che riescono<br />

a far risparmiare grazie a dure negoziazioni. Questo<br />

comporta anche che tali contratti restino in vigore solo<br />

per pochi anni se non addirittura solo un anno. Viene<br />

quindi indetta una nuova gara d’appalto, vengono perfezionati<br />

i criteri del bando, viene inasprito l’obiettivo di riduzione<br />

dei costi, e così via. Chi non cambia spesso fornitori,<br />

è sospetto o addirittura obsoleto.<br />

Dall’altro lato – per restare su questo esempio – un’azienda<br />

specializzata in manutenzione di immobili può<br />

sviluppare molto più know-how, perfezionare i collaboratori,<br />

offrire loro un’opportunità di carriera, cosa che sarebbe<br />

difficilmente possibile in una manutenzione di<br />

immobili interna. Il «nostro» Antonio e sua moglie potrebbero<br />

pertanto probabilmente lavorare in modo molto più<br />

efficiente in un’azienda esternalizzata, ovvero specializzata.<br />

Nel caso concreto avrebbero però guadagnato molto<br />

meno nonostante la maggiore produttività.<br />

In quel periodo<br />

ho conosciuto<br />

personalmente<br />

le prime vittime:<br />

Antonio e sua<br />

moglie


14<br />

Dossier<br />

«Come dipendente di Ringier, Antonio contribuiva<br />

al valore aggiunto di una società editoriale. E questo<br />

determinava il suo salario. Ora non è più così»<br />

Esternalizzare<br />

è nel DNA<br />

delle multinazionali<br />

Come si conciliano le due cose? Antonio, che di fatto era<br />

come se fosse un dipendente di Ringier, faceva parte della<br />

catena di valore di una redditizia azienda editoriale.<br />

Quest’ottica ha in qualche modo avuto un ruolo nella determinazione<br />

del suo salario. Se la stessa attività viene<br />

però esternalizzata, il salario viene determinato dalla concorrenza<br />

tra fornitori delle imprese di pulizie. Il valore aggiunto<br />

di Antonio è sì maggiore, ma l’assorbimento del<br />

suo valore aggiunto viene ora determinato dall’offerta più<br />

bassa della concorrenza. Di conseguenza i restanti membri<br />

della catena possono sì creare più valore, ma per sé<br />

stessi.<br />

Per evitare che questo conduca a una concorrenza rovinosa,<br />

servono non solo condizioni minime di diritto dei<br />

lavoratori, ma anche soluzioni di partenariato sociale specifiche<br />

del settore, ovvero salari minimi, accordi di formazione<br />

ecc. Tali intese – come ho imparato da Peter M. –<br />

sono anche nell’interesse dei leader del settore. Essi non<br />

vogliono che il loro mercato si svaluti. Devono pianificare<br />

a lungo termine e vogliono relazioni ordinate e un personale<br />

stabile. In tal caso sarebbe ovviamente utile se si potesse<br />

segnalare ai partner contrattuali il contratto collettivo<br />

di lavoro e i salari minimi vigenti.<br />

Per le multinazionali operanti a livello mondiale, invece,<br />

i salari minimi sono solo un motivo per cercarsi un’ubicazione<br />

ancora più economica, oppure per minacciare<br />

di farlo. Per loro l’esternalizzazione fa parte del DNA. I<br />

loro CEO non sono imprenditori di vecchio stampo, ma<br />

piuttosto una specie di cinghia di trasmissione tra l’economia<br />

reale e i mercati finanziari, per conto dei quali gestiscono<br />

un «portafoglio» di attività redditizie. L’acquisto<br />

e la vendita di aziende e l’ottimizzazione delle ubicazioni<br />

per la produzione, la ricerca, la commercializzazione, la<br />

gestione e il profitto, risp. l’imposta sugli utili, è la loro attività<br />

principale e viene costantemente monitorata dal<br />

mercato dei capitali e premiata con fluttuazioni dei corsi<br />

oppure punita.<br />

Questa bramosia di voler piacere a tutti i costi ai capricciosi<br />

mercati dei capitali non è solo dannosa a livello economico<br />

ma anche in termini di economia aziendale. L’obiettivo<br />

della delocalizzazione non è più quello di<br />

ottimizzare la produzione. Si tratta piuttosto di arbitraggio<br />

sociale: si produce laddove i salari sono più bassi e laddove<br />

i sindacati sono deboli. Questo è di norma associato<br />

a un passo indietro in termini di tecnologia. Si organizza<br />

il lavoro formulandolo in maniera figurata in modo tale<br />

che si possa sostituire un’ora di lavoro qualificata e pertanto<br />

costosa con tre ore di una qualsiasi «forza lavoro usa<br />

e getta». Questo significa un lavoro monotono e severamente<br />

controllato da supervisori: un lavoro logorante per<br />

prodotti che spesso non servono in realtà a nessuno.<br />

Ma ciò che le multinazionali guadagnano sfruttando<br />

l’esternalizzazione, viene spesso dilapidato da management<br />

costosi. Questa è l’opportunità per la concorrenza<br />

che produce in modo intelligente, ovvero internamente,<br />

per giocare i suoi punti forti.<br />

Il sito internet dell’autore<br />

werner-vontobel.ch<br />

Illustrazioni<br />

Per questo numero abbiamo deciso di allontanarci dal nostro<br />

concetto di fotoreportage. Dato che è difficile riunire in<br />

un’unica immagine sia i lavoratori in azienda sia quelli esternalizzati,<br />

abbiamo raffigurato il tema attraverso le illustrazioni.<br />

Gli «illunauti» incaricati, Barbara Seiler e Annina Burkhard,<br />

hanno così dato vita alle persone esternalizzate lungo<br />

tutta la sequenza, con il loro particolarissimo stile.<br />

Annina Burkhard e Barbara Seiler non sono solo appassionate<br />

illustratrici, ma hanno anche un background professionale<br />

nel settore grafico. Inoltre si battono per ottenere un’equa<br />

retribuzione degli illustratori freelance. A tal fine hanno<br />

creato insieme ad altri colleghi un collettivo e hanno aderito<br />

a <strong>syndicom</strong>. Il 13 novembre si terrà l’evento di fondazione.<br />

Maggiori informazioni su <strong>syndicom</strong>.ch/illustrazione.<br />

Il sito degli «illunauti»: illunauten.ch/portfolio


Acquisire ed essere acquisiti nel 2018<br />

Le aziende non si limitano all’outsourcing. Acquistano, rilevano, si fondono,<br />

creano spin-off o cedono quote. I dipendenti sono interessati da tutto questo<br />

se da un giorno all’altro si ritrovano in una nuova azienda o devono subire una<br />

ristrutturazione. Quali sono i flussi di cassa? La Svizzera è più un acquirente o<br />

«viene svenduta»? Facciamo il punto della situazione.<br />

ISL<br />

20<br />

465<br />

29<br />

SWE<br />

3 491<br />

248 GBR<br />

1 571<br />

11 NLD<br />

121<br />

81<br />

DNK<br />

6 572<br />

10<br />

POL<br />

17<br />

RUS<br />

1 551<br />

32<br />

LUX<br />

DEU<br />

1 232<br />

27<br />

SVK<br />

7 461<br />

FRA<br />

LIE<br />

32<br />

9<br />

HRV<br />

ESP<br />

176<br />

3 808<br />

11<br />

ITA<br />

4 822<br />

La prospettiva europea<br />

Dove effettuano acquisizioni e rilevano le aziende<br />

svizzere? E a chi vengono vendute o dove avvengono<br />

le fusioni?<br />

Gli offerenti sono aziende svizzere<br />

Le aziende svizzere sono il target<br />

Le cifre si riferiscono alle più grandi attività<br />

transfrontaliere e non sono esaustive.<br />

Fonte: KPMG’s Clarity on Mergers & Acquisitions 2019<br />

La prospettiva globale<br />

Dove effettuano acquisizioni e rilevano le aziende svizzere? E dove<br />

vengono vendute o avvengono le fusioni? Valori in milioni di dollari USA.<br />

Settori<br />

In quale settore si procede più di sovente a fusioni o acquisizioni? Dati<br />

sulla base del numero di transazioni.<br />

Gli offerenti sono aziende svizzere<br />

Le aziende svizzere sono il target<br />

22% Altri settori<br />

18% Industria<br />

Asia<br />

3 606<br />

12 538<br />

Medio Oriente<br />

Sudamerica<br />

Nordamerica<br />

115<br />

2 564<br />

564<br />

0<br />

11 451<br />

27 523<br />

4% Energia<br />

5% Materie<br />

prime<br />

4% Chimica<br />

12% Servizi finanziari<br />

12% Beni<br />

di consumo<br />

9%<br />

Farmaceutica<br />

e scienze<br />

della vita<br />

14% Tecnologia, media e<br />

telecomunicazioni<br />

Fonte: KPMG’s Clarity on Mergers & Acquisitions 2019 Fonte: KPMG’s Clarity on Mergers & Acquisitions 2019


16<br />

Dalle<br />

professioni<br />

Posta, perché continuare<br />

a giocare a nascondino?<br />

Senza alcuna informazione dell’opinione pubblica. Senza<br />

alcun coinvolgimento di <strong>syndicom</strong>. La Posta non lo ha ritenuto<br />

necessario. A settembre ha avviato un test con conseguenze<br />

probabilmente estese per tutto il servizio pubblico<br />

postale. A metà agosto gli abitanti di Bassecourt (JU) e<br />

Aesch (BL) hanno ricevuto per posta l’invito a contribuire a<br />

forgiare la Posta di domani. Dovevano indicare i giorni della<br />

settimana in cui volevano ricevere la loro posta. Il nuovo<br />

servizio veniva promosso con i seguenti vantaggi: si sarebbero<br />

potuti risparmiare inutili viaggi alla casella postale,<br />

sarebbe stato possibile pianificare meglio i giorni di presenza<br />

a casa evitando che gli invii di lettere non potessero<br />

essere recapitati. Su nostra richiesta di spiegazioni, la Posta<br />

ha negato che dietro al test ci celerebbe una volontà di<br />

smantellamento e di tagli. La Posta diventa così poco credibile.<br />

Farebbe meglio a comunicare in modo trasparente<br />

coinvolgendo per tempo le parti sociali. Tutto il resto porta<br />

solo a una maggiore resistenza. Il recapito quotidiano resta<br />

parte del servizio pubblico.<br />

Christian Capacoel<br />

La posta di domani non arriverà più tutti i giorni della settimana? (© <strong>syndicom</strong>)<br />

Il servizio RTS sulla «Poste à la carte»: bit.ly/2SIvNXZ<br />

DXC, licenziamento di<br />

massa: 50+ nel mirino<br />

Giorgio Pardini è responsabile settore ITC<br />

Il fornitore di servizi IT DXC Technology<br />

occupa in Svizzera circa 600 dipendenti;<br />

a livello mondiale sono 160mila.<br />

Il fatturato in calo nel primo trimestre<br />

2020 aveva fatto sì che il previsto taglio<br />

dei costi fosse prevalentemente a carico<br />

dei lavoratori. A livello mondiale ne<br />

fanno le spese ben 4.500 posti di lavoro,<br />

in Svizzera 116. Ma l’attuazione è<br />

scandalosa: lo smantellamento è<br />

orientato in modo mirato ai collaboratori<br />

a partire da 54 anni, nonostante le<br />

proteste da parte della rappresentanza<br />

dei lavoratori.<br />

Con la nomina di un nuovo amministratore<br />

delegato di DXC Technology<br />

Switzerland, nel suo comunicato stampa<br />

di febbraio 2019 l’azienda aveva<br />

espressamente dichiarato di essere tra<br />

i migliori Corporate Citizens del mondo.<br />

Se uno smantellamento del personale<br />

mira esclusivamente ai lavoratori<br />

più anziani, è cinico sostenere di essere<br />

tra le aziende a livello mondiale che<br />

si impegnano ad agire in maniera responsabile<br />

e che vogliono presentarsi<br />

in pubblico come dei «buoni cittadini».<br />

DXC evidentemente bara!<br />

DXC dovrebbe in futuro essere<br />

esclusa dall’assegnazione di appalti<br />

pubblici di servizi IT. Inoltre le aziende<br />

parastatali e le aziende responsabili<br />

dovrebbero valutare se intendono<br />

continuare a collaborare con tali partner.<br />

Pratiche aziendali come quelle di<br />

DXC Technology danneggiano l’immagine<br />

del settore ICT e vanno a scapito<br />

dei contribuenti. Le statistiche<br />

della Confederazione attestano infatti<br />

da anni che le persone disoccupate a<br />

partire dai 45 anni rappresentano il<br />

gruppo più grosso (circa 40%) di chi ha<br />

esaurito il diritto a prestazioni dell’assicurazione<br />

contro la disoccupazione.<br />

E il passo successivo è il ricorso all’aiuto<br />

sociale. Non sorprende pertanto<br />

che a livello politico sia sempre più<br />

forte l’appello a migliori condizioni di<br />

protezione contro la disoccupazione<br />

per i più anziani.


«Ginevra ha fatto il suo dovere, ora tocca a <strong>syndicom</strong>» David Roth<br />

17<br />

Per Uber Eats alla fine<br />

dei veri contratti di lavoro<br />

Il gigante mondiale della consegna di pasti a domicilio deve<br />

finalmente sottostare alle leggi cantonali che impongono<br />

di avviare le trattative per un contratto di lavoro dipendente.<br />

Ora tocca agli altri cantoni far rispettare la legge e porre<br />

fine ai falsi indipendenti delle piattaforme.<br />

Più di un anno fa, il Canton Ginevra ha<br />

avviato i primi passi giuridici contro il<br />

modello aziendale Uber del falso lavoro<br />

indipendente. In queste ultime settimane<br />

500 corrieri UberEats a Ginevra<br />

hanno ottenuto un contratto di<br />

lavoro da dipendente. Ginevra ha dimostrato<br />

che i Cantoni sono in grado<br />

(e hanno pertanto anche il dovere) di<br />

far valere le leggi. Purtroppo, però, oltre<br />

ai Cantoni di Ginevra e Vaud nessun<br />

altro adempie ai propri obblighi<br />

di far rispettare la legge sul lavoro.<br />

Una tattica per eludere le leggi<br />

Tutto questo è un classico: il falso lavoro<br />

indipendente viene utilizzato per<br />

eludere le nostre leggi sul lavoro, che<br />

talvolta non sono al passo con la digitalizzazione<br />

e con il fenomeno della<br />

«gig economy», l’economia dei lavoretti.<br />

Questo non ha nulla a che fare<br />

con la digitalizzazione o con il lavoro<br />

sulle piattaforme. Uber non ha perso<br />

la battaglia a causa della nostra legge<br />

sul lavoro, bensì grazie alle nostre leggi<br />

a tutela dei lavoratori. Inoltre ha<br />

perso a causa degli obblighi giuridici<br />

delle assicurazioni sociali. Il fatto che<br />

Uber in molte parti del mondo sappia<br />

affermare il proprio modello aziendale,<br />

non significa doverlo accettare in<br />

Svizzera.<br />

Una nuova azienda con contratto<br />

Se ne è reso conto anche il colosso<br />

mondiale della consegna dei pasti a<br />

domicilio. Uber Eats pone fine al modello<br />

di collaborazione con corrieri<br />

apparentemente indipendenti a Ginevra.<br />

In futuro, un’altra azienda utilizzerà<br />

la piattaforma Uber con dei propri<br />

corrieri. E questa azienda, denominata<br />

Chaskis (come il nome dei messaggeri<br />

degli Inca) impiegherà regolarmente<br />

i suoi collaboratori. La legge<br />

parla chiaro: con la fornitura di questi<br />

servizi l’azienda Chaskis è soggetta<br />

all’obbligo di notifica secondo la legge<br />

sulle poste. Quest’ultima richiede alle<br />

aziende soggette a obbligo di notifica<br />

che esse gestiscano le trattative contrattuali<br />

con un sindacato che sia rappresentativo<br />

nel settore dei servizi<br />

postali. Ovvero, <strong>syndicom</strong> che è il sindacato<br />

dei corrieri e ha già stipulato<br />

un CCL con 17 aziende del settore. Da<br />

un lato tramite i CCL di settore con<br />

l’associazione padronale SwissMessengerLogistics<br />

(SML), dall’altro con<br />

la succursale della Posta Notime SA.<br />

<strong>syndicom</strong> chiede all’azienda Chaskis<br />

di avviare le trattative per il CCL. Oppure<br />

di aderire all’associazione padronale<br />

SML e di aderire al CCL «Corrieri<br />

in bici e servizi di corriere urbano». «A<br />

Ginevra lo Stato ha fatto il suo dovere,<br />

ora tocca a <strong>syndicom</strong>», afferma convinto<br />

David Roth, segretario centrale<br />

Logistica presso <strong>syndicom</strong>.<br />

Concorrenza basata sulla qualità<br />

UberEats, quale azienda operante a livello<br />

mondiale, si atterrà alle leggi<br />

svizzere solo quando le autorità svizzere<br />

faranno rispettare le leggi. Già tre<br />

anni fa <strong>syndicom</strong> aveva messo in guardia<br />

che non ci sarebbe voluto molto<br />

tempo prima che le multinazionali<br />

facessero il loro ingresso in Svizzera.<br />

Questo ora si è avverato: nella consegna<br />

di cibo sono stati messi fuori gioco<br />

nel giro di breve tempo molti offerenti<br />

locali. Anche l’azienda Notime,<br />

che fa parte della Posta, non ha più<br />

potuto impedirlo. In un mercato con<br />

scarsi margini e aziende internazionali<br />

con capitale di rischio alle spalle,<br />

non c’è da restare sorpresi. Ancora più<br />

urgente è il conferimento del carattere<br />

di obbligatorietà generale al CCL «Corrieri<br />

in bici e servizi di corriere urbano».<br />

Indipendentemente dal fatto che<br />

venga consegnato un kebab oppure un<br />

hamburger e indipendentemente che<br />

la consegna avvenga tramite un corriere<br />

locale, UberEats o Eat.ch, il punto<br />

determinante è: la concorrenza deve<br />

avvenire attraverso la qualità del servizio<br />

e non attraverso le condizioni di<br />

lavoro.<br />

Un mercato diversificato<br />

Con queste premesse, anche le aziende<br />

di corrieri in bici fortemente ancorate<br />

a livello locale troveranno la loro<br />

nicchia. Molti ristoranti preferiranno<br />

commercializzare i loro prodotti regionali<br />

con un corriere a livello regionale,<br />

mentre le catene di fastfood internazionali<br />

punteranno anche alle<br />

multinazionali che consegnano a domicilio.<br />

<strong>syndicom</strong> si impegna da anni<br />

per anticipare questo sviluppo e ottenere<br />

un’offerta di posti di lavoro con<br />

condizioni di lavoro decorose.<br />

Matthias Loosli<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/fr/actuel/article/uber-eats-ageneve-enfin-des-contrats-de-travail<br />

I corrieri in bici di Ginevra festeggiano il contratto come dipendenti.<br />

Quando per tutta la Svizzera? <br />

(© <strong>syndicom</strong>)


18<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Nella proposta verrà inclusa la garanzia di un contratto<br />

collettivo come precondizione per i sussidi ai media» Stephanie Vonarburg<br />

L’aiuto ai media deve essere<br />

trattato in un unico pacchetto<br />

<strong>syndicom</strong> accoglie con favore la decisione del Consiglio<br />

nazionale, che nella sessione di settembre ha riunito in un unico<br />

pacchetto le misure per la promozione dei media, tradizionali e<br />

online insieme. Una commissione dovrà ora rioccuparsi del tema<br />

e accorpare i due aspetti in un’unica proposta.<br />

Facciamo un passo indietro. A fine<br />

agosto, una maggioranza estremamente<br />

risicata della commissione responsabile<br />

aveva voluto suddividere la<br />

proposta e mettere così in secondo<br />

piano la promozione dei media online.<br />

Ma la proposta della consigliera<br />

nazionale dei Verdi del Canton Ginevra<br />

Isabelle Pasquier-Eichenberger ha<br />

però ottenuto una netta maggioranza:<br />

ora, su incarico del Consiglio nazionale,<br />

la commissione deve rioccuparsi<br />

del tema e riunire la questione in un<br />

unico pacchetto.<br />

La richiesta di un intero settore<br />

Complessivamente, dieci organizzazioni<br />

del settore dei media hanno presentato<br />

un appello congiunto alle consigliere<br />

e ai consiglieri nazionali il 7<br />

settembre al fine di ribaltare la decisione<br />

a stretta maggioranza della commissione<br />

che aveva proceduto alla<br />

consultazione preliminare. Obiettivo:<br />

reintegrare nel pacchetto complessivo<br />

la parte separata della promozione dei<br />

media online nazionali. L’aspetto fondamentale<br />

dell’appello, per il quale<br />

anche <strong>syndicom</strong> ha esercitato pressioni,<br />

è il suo ampio sostegno. L’intero<br />

settore dei media ha sottoscritto l’appello,<br />

dai rappresentanti aziendali di<br />

Sostenere tutti i media, anche quelli online. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

stampa, radio, TV e online, in particolare<br />

l’associazione degli editori della<br />

Svizzera romanda Médias Suisses e la<br />

Verband Medien mit Zukunft (Associazione<br />

media con un futuro), fino ai<br />

sindacati dei media. Solo l’associazione<br />

degli editori della Svizzera tedesca<br />

non era tra le organizzazioni firmatarie.<br />

Tuttavia, poco prima del dibattito<br />

in seno al Consiglio nazionale, anch’essa<br />

ha deciso di chiedere l’accorpamento<br />

delle tre parti.<br />

Un pacchetto in tre parti<br />

Il pacchetto di promozione comprende<br />

quindi: un aumento sostanziale dei<br />

sussidi indiretti alla stampa per la<br />

consegna di giornali e riviste per posta<br />

e la consegna mattutina; il sostegno a<br />

favore di quattro aspetti del servizio<br />

pubblico: agenzia di stampa, formazione<br />

e perfezionamento giornalistico,<br />

autoregolamentazione etica (come<br />

quella del Consiglio della stampa) e<br />

progetti informatici congiunti del settore.<br />

Ciò include anche la nuova promozione<br />

dei media online per almeno<br />

30 milioni di franchi. Solo così si può<br />

parlare di un pacchetto globale orientato<br />

al futuro che non dia vantaggi unilaterali<br />

ai singoli settori e alle grandi<br />

aziende, ma che includa anche i nuovi<br />

giovani media.<br />

Ritardi e opportunità<br />

È preoccupante che la proposta venga<br />

ora probabilmente ritardata di almeno<br />

sei mesi. Ma la nuova discussione<br />

in seno alla commissione offre anche<br />

l’opportunità di includere nella proposta<br />

la rivendicazione dei lavoratori<br />

dei media di garantire le rispettive<br />

condizioni lavorative in un Contratto<br />

collettivo di lavoro come precondizione<br />

per i beneficiari di sussidi. Lo studio<br />

sui salari e le condizioni di lavoro<br />

nei media, pubblicato di recente, mostra<br />

infatti che le condizioni di lavoro<br />

sono decisamente migliori e che le discrepanze<br />

salariali tra i sessi e il tipo di<br />

media sono minori laddove esiste un<br />

CCL. La promozione dei media per garantire<br />

la diversità delle opinioni si<br />

concentra sulla qualità del giornalismo,<br />

che a lungo termine può essere<br />

garantita solo da condizioni di lavoro<br />

di buona qualità.<br />

Stephanie Vonarburg<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/sondaggiomedia2020<br />

Donne, svelate le cifre<br />

del macroscandalo<br />

Patrizia Mordini è responsabile per le pari<br />

opportunità e membro del Comitato Direttivo<br />

Parallelamente alla sessione autunnale<br />

del Parlamento, l’11 e 12 settembre<br />

si è tenuta a Berna la prima sessione<br />

straordinaria femminista. Obiettivo:<br />

gli interessi delle donne non possono<br />

finire per essere offuscati dalla crisi<br />

del coronavirus. In più di 20 workshop,<br />

un centinaio di donne hanno discusso<br />

insieme di accudimento dei figli,<br />

violenza contro le donne, forme di<br />

partecipazione, migrazione e anche<br />

denaro.<br />

In particolare, Zita Küng della facoltà<br />

femminista «fem!» ha presentato<br />

tre cifre sul «macroscandalo – la truffa<br />

alle donne» calcolate dall’economista<br />

Mascha Madörin. «100»: le donne in<br />

Svizzera percepiscono 100 miliardi di<br />

franchi di reddito all’anno in meno rispetto<br />

agli uomini! E questo sebbene<br />

le donne e gli uomini lavorino lo stesso<br />

numero di ore. «248»: il valore monetario<br />

del lavoro non retribuito delle<br />

donne ammonta a 248 miliardi di<br />

franchi l’anno! Ovvero, più di tutte le<br />

spese pubbliche effettuate dalla Confederazione,<br />

da tutti i Cantoni e da tutti<br />

i Comuni.<br />

Infine, «1»: ammonta a circa 1 miliardo<br />

il numero di ore non retribuite<br />

svolte dalle donne ogni anno solo per<br />

l’accudimento dei figli! Quasi il doppio<br />

delle ore rispetto agli uomini nel<br />

settore edile. Questi confronti fanno<br />

chiaramente capire cosa significhino<br />

davvero queste cifre spropositate.


«La fascia d’età tra 40 e 54 anni dichiara di non avere tempo<br />

per seguire corsi, perché troppo impegnata sul lavoro» Riccardo Pardini<br />

19<br />

#uptodate. Come si perfezionano<br />

i lavoratori ICT in Svizzera<br />

Un recente studio commissionato da <strong>syndicom</strong> dimostra che<br />

i lavoratori del settore ICT non seguono più corsi rispetto agli<br />

altri. L’industria dovrebbe perciò ricorrere a misure strutturali.<br />

L’effetto positivo dei regolamenti<br />

Dal sondaggio emerge che il 70% dei<br />

lavoratori del settore ICT si aspetta misure<br />

di perfezionamento e per l’80%<br />

degli intervistati l’ultima partecipazione<br />

a un corso è stata sostenuta finanziariamente<br />

dai datori di lavoro. I<br />

regolamenti in materia di formazione<br />

nei contratti di lavoro si ripercuotono<br />

positivamente sulle condizioni di perfezionamento<br />

dei lavoratori del settore<br />

ICT. Da un lato, quelli con dei regolamenti<br />

ottengono generalmente un<br />

sostegno finanziario per i corsi.<br />

Dall’altro lato, gli intervistati senza regolamenti<br />

in materia di formazione<br />

nel contratto hanno più spesso dichiarato<br />

di non aver frequentato alcun corso<br />

nell’anno precedente per mancanza<br />

di tempo.<br />

Il perfezionamento professionale è<br />

un’importante misura che fa sì che i<br />

lavoratori del settore ICT possano adeguarsi<br />

a circostanze mutevoli e a nuovi<br />

contenuti sul posto di lavoro. A causa<br />

della crescente carenza di specialisti,<br />

il settore ICT fa bene a investire nel<br />

perfezionamento dei lavoratori. Sulla<br />

prassi di perfezionamento dei lavoratori<br />

ICT in Svizzera si sa tuttavia ancora<br />

poco. Su incarico di <strong>syndicom</strong>, la<br />

Scuola universitaria professionale della<br />

Svizzera nordoccidentale ha analizzato<br />

l’importanza del perfezionamento<br />

professionale per l’idoneità al<br />

mercato del lavoro nel settore ICT.<br />

Perfezionarsi fa parte della professione<br />

Circa un terzo di tutti i lavoratori del<br />

settore ICT ha partecipato nel 2017 a<br />

un corso di perfezionamento oppure a<br />

un’attività simile, per lo più per motivi<br />

professionali. Rispetto ad altri settori,<br />

la partecipazione ai corsi di perfezionamento<br />

è mediocre. Non si può tuttavia<br />

desumerne che vi sia uno scarso interesse.<br />

Al contrario: secondo il<br />

sondaggio online, addirittura l’80%<br />

degli intervistati è disponibile a impiegare<br />

il proprio tempo libero e i propri<br />

mezzi finanziari a scopi di perfezionamento.<br />

Svariate offerte di formazione<br />

I lavoratori del settore ICT ritengono<br />

che frequentare corsi di perfezionamento<br />

sia importante per mantenere e<br />

Se la formazione continua è regolamentata<br />

dal CCL, i lavoratori approfittano dell’aiuto<br />

finanziario per i corsi. (© stock.adobe/auremar)<br />

sviluppare la propria idoneità al mercato.<br />

I corsi di perfezionamento vengono<br />

prevalentemente frequentati per ampliare<br />

e aggiornare le proprie conoscenze<br />

settoriali o per apprendere nuovi<br />

contenuti rilevanti per il lavoro. Ma<br />

servono anche a stare al passo con i<br />

cambiamenti organizzativi e tecnologici<br />

sul posto di lavoro. Per far sì che i lavoratori<br />

ICT li applichino direttamente,<br />

ma possano anche migliorare a<br />

lungo termine le loro opportunità sul<br />

mercato del lavoro, è necessaria una<br />

combinazione di vari perfezionamenti.<br />

Diverse risposte nella partecipazione<br />

I dipendenti del settore ICT senza una<br />

laurea o una formazione professionale<br />

superiore frequentano meno corsi<br />

di perfezionamento rispetto ai lavoratori<br />

con un diploma, benché entrambi<br />

i gruppi manifestino lo stesso interesse<br />

di partecipare ad attività di formazione.<br />

La partecipazione si contraddistingue<br />

anche in base al sesso: le<br />

donne intervistate partecipano con<br />

molta meno frequenza ai corsi di perfezionamento<br />

rispetto agli uomini.<br />

Sebbene i lavoratori ICT più giovani o<br />

più vecchi frequentino dei corsi di perfezionamento<br />

con analoga frequenza,<br />

i lavoratori di oltre 55 anni ottengono<br />

più spesso un sostegno finanziario dai<br />

datori di lavoro. La fascia di età compresa<br />

tra 40 e 54 anni ha dichiarato<br />

con insolita frequenza di non avere<br />

tempo per frequentare corsi di perfezionamento,<br />

poiché troppo impegnati<br />

a livello professionale.<br />

Riccardo Pardini, sociologo<br />

Istituto di pianificazione sociale, cambiamento<br />

organizzativo e pianificazione<br />

urbana del dipartimento per il lavoro<br />

sociale della Scuola universitaria<br />

professionale della Svizzera nordoccidentale<br />

(FHNW)<br />

Lo studio «#uptodate. Idoneità al mercato<br />

del lavoro di lavoratori ICT in Svizzera» di<br />

Riccardo Pardini, Nora Meuli e Carlo Knöpfel<br />

è disponibile a partire da fine ottobre in<br />

edizione Seismo.<br />

Licenziamenti di massa<br />

per i corrieri di notime<br />

Prima ancora che l’inchiostro si asciugasse<br />

sul nuovo contratto collettivo di<br />

lavoro di notime AG, i corrieri food di<br />

notime sono stati colpiti da licenziamenti<br />

di massa. La molla è stata la fusione<br />

a livello europeo di takeaway.<br />

com e justeat che ora evade gli ordini<br />

di eat.ch (il più grande committente di<br />

notime nel settore del food delivery).<br />

Una notizia che ha solo pessime conseguenze<br />

per i corrieri di notime. I licenziamenti<br />

sono stati pronunciati<br />

nel mese di ottobre. Quindi il contratto<br />

collettivo di lavoro, in vigore il primo<br />

ottobre, è già valido. Il che significa<br />

che chi ha lavorato in media più del<br />

40% beneficia delle garanzie del CCL.<br />

Nel dibattito con <strong>syndicom</strong>, notime<br />

ha già prospettato la possibilità che<br />

alcuni corrieri possano continuare a<br />

lavorare nel settore dell’e-commerce.<br />

Potranno essere aiutati anche nel passaggio<br />

a takeaway.com, il che per alcuni<br />

è una buona opzione.<br />

Ma nelle negoziazioni per il piano<br />

sociale avviate ora, <strong>syndicom</strong> formulerà<br />

ulteriori rivendicazioni affinché i<br />

dipendenti non debbano farsi carico<br />

delle conseguenze del rischio imprenditoriale.<br />

<strong>syndicom</strong> cercherà di stabilire<br />

al più presto un contatto con takeaway.com<br />

per creare un partenariato<br />

sociale. Anche questo gruppo internazionale<br />

deve attenersi alle leggi in vigore<br />

in Svizzera. Inoltre la legge sulle<br />

poste prescrive un obbligo di negoziazione<br />

contrattuale per questo tipo di<br />

servizi logistici.<br />

Matthias Loosli<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/gavnotime


20<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Il dialogo tra le parti sociali era insufficiente» Urs Zbinden<br />

CEP & Mail, i pacchi meritano<br />

un contratto di lavoro<br />

In un settore in continua espansione e con una concorrenza<br />

spietata, bisogna estendere il Contratto collettivo del 2016<br />

all’obbligatorietà generale e tutelare i lavoratori dal dumping<br />

salariale. Ma l’associazione padronale non ci sta.<br />

Il settore corriere espresso e pacchi si è rivelato fondamentale durante il lockdown. (© fotolia)<br />

Dialogo insufficiente<br />

Un CCL non è un’opera statica. Deve<br />

continuare a svilupparsi costantemente<br />

nel dialogo sociale. <strong>syndicom</strong><br />

ha ritenuto che tale dialogo fosse insufficiente.<br />

Ad esempio, abbiamo appreso<br />

dai nostri membri che le imprese<br />

subappaltatrici non rispettavano le<br />

disposizioni di lavoro del CCL e che<br />

corrispondevano salari da dumping.<br />

Non era tuttavia possibile risolvere<br />

questi problemi insieme ai datori di<br />

lavoro, per non parlare poi di sviluppare<br />

ulteriormente i singoli punti del<br />

CCL. Dal punto di vista di <strong>syndicom</strong>, il<br />

dialogo tra le parti sociali era insufficiente.<br />

Deluso da questa situazione,<br />

<strong>syndicom</strong> ha disdetto in via precauzionale<br />

il CCL per portare le parti al tavolo<br />

dei negoziati.<br />

Il catalogo delle rivendicazioni<br />

Ai membri di <strong>syndicom</strong> stavano particolarmente<br />

a cuore i miglioramenti<br />

del sistema salariale. Una nuova segmentazione<br />

dovrebbe riprodurre correttamente<br />

le professioni nel settore.<br />

Con l’introduzione di una nuova categoria<br />

per i lavoratori non qualificati,<br />

per quest’ultima è stato messo in discussione<br />

l’aumento salariale dopo un<br />

anno. Ulteriori punti della lista di rivendicazioni<br />

erano le trattative salariali<br />

annuali, un salario minimo più<br />

alto e dei chiari regolamenti per il lavoro<br />

supplementare ( lavoro straordinario<br />

e ore supplementari). Attraverso<br />

l’elaborazione dell’ambito di validità,<br />

<strong>syndicom</strong> ha voluto estendere le conquiste<br />

del CCL a un numero maggiore<br />

di persone. Per evitare che le disposizioni<br />

possano venire aggirate dalle imprese<br />

subappaltatrici, un importante<br />

punto da negoziare era anche la responsabilità<br />

dell’impresa subappaltatrice<br />

e il relativo controllo da parte di<br />

gruppi che rappresentano le parti sociali.<br />

Con l’apertura del mercato postale<br />

alla fine degli Anni Novanta e negli<br />

anni 2000, il settore del recapito pacchi<br />

è stato liberalizzato. Per evitare<br />

che le condizioni di lavoro peggiorino<br />

a seguito della situazione concorrenziale,<br />

<strong>syndicom</strong> si è posta l’obiettivo di<br />

regolamentare il mercato postale. La<br />

stipulazione del Contratto collettivo<br />

di lavoro (CCL) nel settore CEP & Mail<br />

del 2016 ha pertanto costituito un’importante<br />

pietra miliare. Insieme all’associazione<br />

padronale CEP & Mail, si<br />

puntava addirittura a un’estensione<br />

del CCL all’intero settore con tanto di<br />

conferimento del carattere di obbligatorietà<br />

generale da parte del Consiglio<br />

federale.<br />

Rafforzare la presenza sindacale<br />

L’associazione padronale non si è<br />

detta disposta ad ascoltare queste rivendicazioni<br />

e a sedersi al tavolo delle<br />

trattative. Si è persa pertanto un’importante<br />

opportunità di sviluppare<br />

ulteriormente il contratto collettivo di<br />

lavoro. A ottobre e novembre, attraverso<br />

una campagna supportata da<br />

volantini, saremo presenti davanti alle<br />

aziende e rafforzeremo la nostra presenza<br />

sindacale. Il settore CEP & Mail<br />

necessita di un contratto collettivo di<br />

lavoro. E questo potrà avvenire solo<br />

con <strong>syndicom</strong>!<br />

Urs Zbinden<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/it/divisioni/logistica/cep-mail/<br />

Sempre più giovani<br />

impegnati in politica<br />

Il barometro recentemente pubblicato<br />

da Credit Suisse tasta il polso ai giovani.<br />

L’istituto di ricerca GFS di Berna ha<br />

chiesto ai giovani di età compresa tra i<br />

16 e i 25 anni quali siano le loro principali<br />

preoccupazioni. È emerso che ciò<br />

che li preoccupa maggiormente è la<br />

previdenza per la vecchiaia: il 47 per<br />

cento di tutti gli intervistati ha indicato<br />

questo come principale problema<br />

del paese. Al secondo posto i giovani si<br />

dicono preoccupati della crisi del coronavirus<br />

e delle sue conseguenze, un<br />

tema strettamente legato a quello della<br />

disoccupazione che figura al quarto<br />

posto. Al terzo posto, e non stupisce in<br />

quanto tema molto attuale (pensiamo<br />

all’occupazione della Piazza Federale<br />

da parte di diverse centinaia di giovani),<br />

ebbene sì: la protezione climatica.<br />

Il 54 per cento dei giovani ha dichiarato<br />

di impegnarsi a favore dell’ambiente,<br />

nel 2014 la percentuale era soltanto<br />

del 35 per cento.<br />

La disponibilità a impegnarsi attivamente<br />

è salita notevolmente anche nei<br />

confronti del razzismo (quinto posto)<br />

e della parità tra uomo e donna (sesto<br />

posto). Parole chiave sono «Black Lives<br />

Matter» e «sciopero delle donne».<br />

Si tratta di segnali chiari da prendere<br />

sul serio: forgiamo il futuro insieme<br />

ai giovani.<br />

Patrizia Mordini<br />

Le cifre della ricerca (in inglese)<br />

www.credit-suisse.com/youthbarometer


«In primavera, il gruppo ha ricevuto 11,5 milioni di franchi per<br />

il lavoro ridotto e beneficia dei sussidi per il settore» Melina Schroeter<br />

21<br />

TX Group, 70 milioni di tagli,<br />

ma nessun piano<br />

Per la prima volta, l’ex gruppo Tamedia annuncia di<br />

voler coinvolgere le parti sociali. Ma perché si parla<br />

di piano sociale prima ancora della consultazione?<br />

C’è qualcosa che non va.<br />

Nel 2018 non aveva coinvolto il personale. Risultato?<br />

Uno sciopero! (© <strong>syndicom</strong>)<br />

L’annuncio di fine agosto ha sortito<br />

l’effetto di una doccia fredda presso le<br />

redazioni Tamedia: TX Group preannuncia<br />

tagli per 70 milioni nei suoi<br />

mezzi d’informazione a pagamento<br />

(tra cui 24 Heures, Tribune de Genève,<br />

Matin Dimanche, BernerZeitung e Tages-Anzeiger).<br />

Un annuncio di tagli di<br />

bilancio senza precedenti (15% in<br />

meno in tre anni), mentre le redazioni<br />

dell’editore zurighese beneficiano tuttora<br />

dell’indennità per lavoro ridotto e<br />

la stessa comunicazione annunciava<br />

un aumento del 50% del traffico sui<br />

siti Internet dei suoi titoli dall’inizio<br />

dell’anno.<br />

Per ora, nessun piano concreto<br />

Segno forse che non intende ripetere il<br />

naufragio del conflitto collettivo che<br />

ha fatto seguito alla scomparsa di Le<br />

Matin, TX Group ha immediatamente<br />

teso la mano ai suoi collaboratori e<br />

alle parti sociali, tra cui <strong>syndicom</strong>, al<br />

fine di elaborare insieme delle misure<br />

concrete. In altre parole, per il momento,<br />

non sarebbe stato pianificato<br />

nulla se non i 70 milioni di tagli. Impossibile<br />

in particolare sapere quanti<br />

licenziamenti siano previsti dall’editore,<br />

che ammette tuttavia che i tagli<br />

annunciati non potranno avvenire<br />

unicamente attraverso le fluttuazioni<br />

naturali. Partenze volontarie non rimpiazzate<br />

che prosciugano d’altronde<br />

già da anni le redazioni e rappresentano<br />

altrettanti posti soppressi in un<br />

mondo dei media già al collasso.<br />

Limitare l’impatto dei tagli<br />

Insomma, si può vedere un inizio di volontà<br />

di dialogo sociale in questo a nnuncio<br />

di coinvolgimento delle redazioni<br />

e delle parti sociali nelle discussioni<br />

future. Questo passo, però, deve essere<br />

più di un buon proposito o di un argomento<br />

di marketing destinato a ridare<br />

un po’ di lustro al marchio di TX Group,<br />

ma senza una reale volontà di trattativa.<br />

L’invocazione di un piano sociale,<br />

anche se non è stata avviata la consultazione<br />

per trovare alternative ai licenziamenti,<br />

non promette niente di buono.<br />

Se TX Group non ha, come dice, dei piani<br />

precisi per questi tagli di 70 milioni,<br />

deve accettare una vera discussione di<br />

fondo con le sue redazioni e le parti sociali<br />

al fine di limitare per quanto possibile<br />

l’impatto sociale di questi nuovi<br />

tagli. In qualità di più grande sindacato<br />

dei media, <strong>syndicom</strong> è pronto a condurre<br />

una vera consultazione con Tamedia<br />

restando a fianco delle redazioni.<br />

Ricorda anche che TX Group ha<br />

ricevuto da metà marzo a fine giugno<br />

11,5 milioni di franchi di indennità legate<br />

alla riduzione dell’orario di lavoro,<br />

che l’azienda sta tuttora usufruendo di<br />

queste indennità e che i giornali del<br />

gruppo ricevono fondi pubblici per il<br />

sostegno ai media. Questo aiuto finanziario<br />

intende mantenere la diversità<br />

dei media e garantire gli impieghi nel<br />

settore. La crisi del Covid ha d’altronde<br />

dimostrato l’importanza dell’informazione<br />

per la democrazia e il pubblico.<br />

TX Group deve accettare di assumersi<br />

la responsabilità di editore nei confronti<br />

dei lettori e la sua responsabilità<br />

sociale cercando reali alternative ai licenziamenti<br />

e proponendo ai collaboratori<br />

licenziati, se questo dovesse rendersi<br />

comunque necessario, un piano<br />

sociale ambizioso.<br />

Melina Schroeter<br />

bit.ly/3lQJLUh<br />

PowerCoin invece di<br />

idee per PostFinance?<br />

All’inizio può sembrare un bel gioco:<br />

dopo una riunione verso un paio di cosiddetti<br />

«PowerCoin» alla collega che<br />

ha avuto una buona idea. Faccio lo<br />

stesso con una persona che ha appena<br />

lanciato un nuovo prodotto che ha riscosso<br />

grande successo sul mercato.<br />

PowerCoin: è così che PostFinance<br />

chiama la valuta per i feedback elettronici<br />

positivi. Non appena ho accumulato<br />

un po’ di PowerCoin, posso comprarmi<br />

un «PowerYou». Può trattarsi di<br />

un caffè oppure di un e-book. Suona<br />

divertente, fintanto che tutti lo trovano<br />

divertente.<br />

Ma non appena spunta all’orizzonte<br />

una riorganizzazione, il divertimento<br />

finisce. Posso dare un coin al mio<br />

capo perché sta facendo un bel lavoro<br />

oppure è fuori luogo? Oppure è intelligente<br />

dargli un coin perché la prossima<br />

settimana deve decidere tra me e<br />

una mia collega?<br />

PostFinance replica che nessuno<br />

viene costretto a partecipare a questo<br />

progetto. Nella comunicazione interna<br />

si legge però che si tratta dello<br />

«strumento del cambiamento digitale».<br />

Chi non partecipa, non è evidentemente<br />

pronto.<br />

È assurdo sostenere che questi<br />

coin non vengano impiegati come elemento<br />

di valutazione oppure che un<br />

saldo negativo impedisca magari addirittura<br />

l’avanzamento professionale.<br />

Si può certo tenere anonimo il proprio<br />

conto, ma per quanto se tutti gli<br />

altri lo pubblicano? La pressione di distribuire<br />

coin; le incertezze che emergono<br />

se non si sono ottenuti coin: tutto<br />

questo alla fine non avrà come<br />

conseguenza dei dipendenti più soddisfatti,<br />

bensì dei dipendenti insicuri.<br />

Ancora una volta i settori dell’innovazione<br />

e del personale si sono sbizzarriti<br />

per mettere a disposizione del<br />

personale una bella trovata. Sembra<br />

quasi che la direzione di PostFinance<br />

voglia distogliere un po’ l’attenzione<br />

dai propri problemi. In tutto questo<br />

PostFinance ha urgentemente bisogno<br />

di risposte sul futuro di una delle<br />

più grandi banche della Svizzera. Altrimenti<br />

i PowerCoin saranno presto<br />

l’unico mezzo di pagamento che Post-<br />

Finance avrà ancora a disposizione<br />

come denaro liquido.<br />

David Roth<br />

(in francese): www.evenement.ch/articles/<br />

les-bons-points-de-postfinance


22 Politica<br />

La crisi da Covid dimostra<br />

che ci vuole più giustizia<br />

Il 29 novembre voteremo sull’iniziativa<br />

Multinazionali responsabili,<br />

che chiede che le<br />

imprese con sede in Svizzera<br />

rispettino i diritti umani e<br />

l’ambiente nei paesi in cui<br />

operano, in tutto il mondo.<br />

L’ex consigliere agli Stati Dick<br />

Marty spiega perché il tema è<br />

ora più importante che mai, in<br />

tempo di crisi da pandemia.<br />

Testo: Giovanni Valerio<br />

Foto: zVg e KoVI/Francesco Girardi<br />

Cosa chiede l’iniziativa?<br />

L’iniziativa Multinazionali responsabili<br />

- spiega il suo co-presidente<br />

Dick Marty - chiede una cosa semplice<br />

ma fondamentale: la messa in<br />

atto di un principio essenziale in<br />

qualsiasi società civilizzata e cioè<br />

che ognuno risponda delle proprie<br />

azioni. Anche le multinazionali, che<br />

spesso agiscono in paesi fragilissimi<br />

dove lo Stato è inesistente e/o corrotto.<br />

Qui sta uno dei paradossi<br />

dell’economia globalizzata odierna:<br />

i paesi più ricchi di sostanze preziose<br />

sono spesso poverissimi, devastati<br />

dalla violenza e governati da autocrati.<br />

Ad esempio, il Congo è<br />

virtualmente uno dei paesi più floridi<br />

del mondo tante sono le ricchezze<br />

del suo sottosuolo, come il coltan<br />

e il cobalto, sostanze senza le quali<br />

nessun computer o telefonino potrebbe<br />

funzionare. Eppure, la gente<br />

vive nella miseria e nella violenza.<br />

Questo è un problema causato dalla<br />

distrofia dello sviluppo: l’economia<br />

non conosce più confini, è mondializzata,<br />

mentre il diritto è rimasto<br />

rinchiuso entro i confini nazionali.<br />

Le multinazionali hanno ormai assunto<br />

un potere enorme che sovrasta<br />

quello della maggior parte degli<br />

Stati. Nel nostro paese, ogni anno il<br />

tabacco uccide 9.500 persone, altro<br />

che Covid! Eppure, tutti i tentativi di<br />

bloccarne la pubblicità (non la vendita!)<br />

sono stati respinti dal parlamento<br />

su pressione della Philip<br />

Morris. Immaginiamoci l’influsso<br />

e il potere che tali società sono in<br />

grado di esercitare in altri paesi, in<br />

Africa o America Latina!<br />

Su cosa andremo quindi a votare?<br />

Ci siamo riallacciati a una raccomandazione<br />

ONU e del Consiglio<br />

dei ministri del Consiglio d’Europa,<br />

di cui è pure membro la Svizzera, del<br />

2016 che invita gli Stati a legiferare<br />

per stabilire il principio di responsabilità<br />

delle multinazionali con<br />

sede nel proprio paese e operanti in<br />

paesi fragili quando ci sono violazioni<br />

dei diritti dell’uomo e degli<br />

standard internazionali in materia<br />

di protezione dell’ambiente. Purtroppo,<br />

gli esempi sono numerosi.<br />

Glencore ha avvelenato fiumi togliendo<br />

sostentamento a migliaia di<br />

persone che vivevano di pesca. Syngenta<br />

esporta pesticidi cancerogeni,<br />

peraltro proibiti in Svizzera ed Europa,<br />

raffinerie svizzere si riforniscono<br />

di oro da miniere in cui lavorano<br />

bambini… Possiamo veramente<br />

chiudere gli occhi dinanzi a tali realtà<br />

in cui, tra l’altro, è in gioco anche<br />

la nomea del nostro paese?<br />

Glencore non è mai stata ritenuta<br />

responsabile della contaminazione<br />

da piombo delle sue miniere in<br />

Perù. In futuro sarà più facile dimostrarlo?<br />

Non significa che dei procuratori<br />

svizzeri andranno sul luogo a fare<br />

inchieste. Non siamo nel campo penale,<br />

ma civile, ovvero nell’ambito<br />

della riparazione del danno indebitamente<br />

subito. Si applicano, cioè,<br />

le norme della responsabilità civile<br />

del diritto svizzero. Proprio come<br />

chi va a spasso con il cane deve tenerlo<br />

al guinzaglio o eventualmente<br />

mettere la museruola se sappiamo<br />

che può essere pericoloso. Se qualcuno<br />

viene morsicato, la vittima ha<br />

la possibilità di rivolgersi al tribunale<br />

per il risarcimento del danno subito.<br />

Ed è quello che chiediamo con<br />

l’iniziativa. La vittima di una violazione<br />

dei suoi diritti fondamentali o<br />

delle norme riconosciute internazionalmente<br />

in materia di protezione<br />

dell’ambiente (e solo per queste!)<br />

da parte di un’azienda con sede in<br />

Svizzera, ha la facoltà di rivolgersi a<br />

un tribunale svizzero per chiedere il<br />

risarcimento del danno patito. Questo<br />

presuppone che sarà la vittima a<br />

dover documentare il danno subito,<br />

con filmati, testimonianze e perizie,<br />

e a provare che l’azienda è stata negligente<br />

e non ha preso i provvedimenti<br />

ragionevolmente esigibili relativi<br />

al suo tipo di attività. E, infine,<br />

è necessario che sia stabilito un nesso<br />

di causalità tra danno e negligenza.<br />

Si tratta di un’azione difficile e<br />

costosa, per ottenere le prove e pagare<br />

le spese processuali, che vanno<br />

sempre anticipate. Non ci sarà,<br />

come dicono gli avversari, una pioggia<br />

di denunce perché solo alcuni<br />

casi clamorosi potranno essere portati<br />

avanti, con l’aiuto di ONG. Questa<br />

misura avrà tuttavia soprattutto<br />

un effetto di prevenzione sulle<br />

aziende, che sceglieranno di prendere<br />

precauzioni piuttosto che pagare<br />

risarcimenti.<br />

Qualcuno dice che con tutti i problemi<br />

legati alla crisi del Covid, non è il<br />

caso di occuparsi di queste cose:<br />

come risponde?<br />

Anzi, è il periodo buono. Il Covid<br />

mette drammaticamente in luce le<br />

ingiustizie, anche all’interno del nostro<br />

Paese e sono i più deboli a essere<br />

maggiormente colpiti; a livello internazionale<br />

è la stessa cosa. Questi<br />

squilibri non fanno che alimentare<br />

sfiducia nelle istituzioni, crisi e violenza<br />

nonché un’accelerazione della<br />

migrazione. Per la prima volta, il<br />

mondo intero è confrontato allo<br />

stesso pericolo nel medesimo momento.<br />

Dimostra in modo evidente<br />

che viviamo davvero in un mondo<br />

dove un battito di farfalla può causare<br />

effetti a migliaia di chilometri. Mi<br />

piace ricordare una frase di Martin<br />

Luther King: “Un’ingiustizia in qualsiasi<br />

parte del mondo è una minaccia<br />

per tutti noi”. Se ci sarà più giu-


L’iniziativa vuol frenare lo sfruttamento<br />

della natura e dell’uomo da parte delle<br />

multinazionali. (© zVg)<br />

«La logistica consente il commercio globale e unisce le persone. Commercio equo e solidale significa<br />

anche assumersi la responsabilità nei confronti delle persone e delle loro condizioni di lavoro».<br />

(Franco Panzeri, PostLogistics Cadenazzo, socio <strong>syndicom</strong>)<br />

stizia, nei paesi poveri ma ricchi di<br />

materie prime la migrazione verrà<br />

ridimensionata (nessuno abbandona<br />

a cuor leggero il proprio paese, i<br />

Ticinesi dovrebbero saperlo se pensano<br />

ai loro avi), vi sarà più pace e<br />

benessere. E ciò è anche a beneficio<br />

dell’economia e dei lavoratori.<br />

Lavoratori e natura di paesi lontani,<br />

questioni apparentemente distanti<br />

da noi, dalla Svizzera: perché chiedere<br />

un cambio delle nostre leggi?<br />

Innanzitutto, la Svizzera ha la più<br />

alta concentrazione al mondo di<br />

sedi di multinazionali rispetto alla<br />

popolazione. E poi il nostro paese<br />

ha valori etici espressi nella costituzione<br />

che devono essere attuati. Ciò<br />

che capita in Congo ci interessa direttamente,<br />

non è semplice altruismo,<br />

facciamo i nostri interessi. La<br />

vicenda mi ricorda perfettamente<br />

quanto accaduto negli Anni 70. In<br />

quel periodo, entravano quotidianamente<br />

nelle banche elvetiche miliardi<br />

di lire, milioni di franchi francesi<br />

e di marchi. C’erano vere e proprie<br />

industrie di trasferimento di denaro.<br />

Un gruppo di giovani procuratori<br />

pubblici, di cui facevo parte, pose<br />

l’attenzione sul fatto che i soldi entrati<br />

in questo modo possono pure<br />

contrabbandare una certa cultura<br />

del malaffare. Non erano, infatti,<br />

tutti risparmi di onesti cittadini ma<br />

pure di attività criminali. Eravamo<br />

del parere che fosse urgente dotarsi<br />

di norme che permettessero di identificare<br />

l’origine di tali enormi<br />

quantità di denaro anonimo. Fummo<br />

tacciati di nemici della piazza finanziaria.<br />

25 anni dopo il Parlamento<br />

votò all’unanimità la legge contro<br />

il riciclaggio; quanti scandali, che<br />

tanto male fecero alla Svizzera,<br />

avrebbero potuto essere evitati! Allora<br />

come oggi, Consiglio federale e<br />

maggioranza del Parlamento ritengono<br />

che spetti alle aziende regolarsi<br />

fra loro. Allora, fu elaborata una<br />

convenzione di diligenza tra le banche<br />

ma non ha funzionato e c’è voluta<br />

finalmente una legge sul riciclaggio.<br />

Nonostante questa esperienza<br />

disastrosa, Consiglio federale e Parlamento<br />

propongono oggi ancora<br />

l’autoregolamentazione per le multinazionali.<br />

Assurdo! Certo, la maggioranza<br />

delle imprese si comporta<br />

correttamente. Sono le altre, la minoranza,<br />

quelle che mirano esclusivamente<br />

alla massimizzazione del<br />

profitto, che sono il problema. Arrecano<br />

un grave danno all’immagine<br />

della Svizzera e della sua piazza economica,<br />

oltre a procurarsi un vantaggio<br />

concorrenziale rispetto a chi<br />

si comporta bene.<br />

Non c’è il rischio che le multinazionali<br />

lascino la Svizzera con perdita<br />

di posti di lavoro?<br />

Scommetto che in caso di accettazione<br />

dell’iniziativa nessuna multinazionale<br />

lascerà la Svizzera come<br />

nessuna multinazionale ha lasciato<br />

la Francia, dove c’è una legge in vigore<br />

dal 2019, limitata alle aziende<br />

con più di 5mila dipendenti, anche<br />

con strumenti penali più efficaci dei<br />

nostri. Ad esempio, Lafarge Holcim<br />

aveva un cementificio in Siria nella<br />

zona del Califfato che ha continuato<br />

a lavorare pagando mazzette ai jihadisti<br />

e per questo è ora perseguita<br />

per il reato di finanziamento del terrorismo.<br />

Per le multinazionali, ci<br />

sono aspetti ben più importanti: oltre<br />

a quello fiscale, penso alla logistica<br />

che funziona, alla qualità di<br />

vita, alla certezza del diritto, alla<br />

presenza di scuole di alto livello…<br />

Indurrà piuttosto le aziende a chiedersi<br />

quali sono i pericoli legati alla<br />

loro attività. Faccio tutto il necessario<br />

perché nelle mie miniere non lavorino<br />

bambini? Ci sono filtri per<br />

non inquinare i fiumi? E si renderanno<br />

conto, come molti hanno già<br />

fatto, che il rispetto dei diritti<br />

dell’Uomo e dell’ambiente possono<br />

anche essere importanti fattori di<br />

marketing e di riconoscenza da parte<br />

del mercato.<br />

iniziativa-multinazionali.ch


24<br />

Basta con i finti stage!<br />

I giovani si ribellano<br />

Sempre più giovani lavoratori<br />

vengono assunti con contratti<br />

di stage. Talvolta può avere<br />

senso, ma molto spesso la<br />

pratica nasconde sfruttamenti<br />

e abusi. Dato che la<br />

Confederazione si rifiuta di<br />

intervenire in merito, ora<br />

spetta ai Cantoni assumersi<br />

le proprie responsabilità.<br />

Testo: Dominik Fitze<br />

Foto: Unia<br />

Due anni fa Sanja (25) ha concluso<br />

la scuola universitaria professionale<br />

conseguendo una laurea in grafica.<br />

Da allora è alla ricerca di un posto di<br />

lavoro a tempo indeterminato, ma il<br />

suo datore di lavoro le offre sempre<br />

nuovi contratti di stage. Thomas<br />

(17) vorrebbe lavorare come educatore<br />

della prima infanzia. Le possibili<br />

aziende di apprendistato pretendono<br />

che svolga dapprima uno<br />

stage. Cosa che lui ha fatto – per 900<br />

franchi al mese – senza però trovare<br />

alcun posto di apprendistato.<br />

Sanja e Thomas sono personaggi<br />

fittizi. Ma i casi come il loro sono<br />

sempre più diffusi tra i giovani. In<br />

Svizzera lavorano costantemente<br />

circa 50mila stagisti. Circa il 10% dei<br />

lavoratori di età inferiore ai 25 anni<br />

assolve uno stage.<br />

In realtà, gli stage dovrebbero<br />

essere svolti nell’ambito di una formazione.<br />

Particolarmente scioccanti<br />

sono gli stage di pretirocinio, ovvero<br />

i casi come quello di Thomas.<br />

Proprio nel settore degli asili d’infanzia<br />

queste situazioni sono all’ordine<br />

del giorno; qui spesso gli stagisti<br />

sottopagati devono svolgere il<br />

lavoro degli specialisti qualificati.<br />

Non ci sono regolamenti a livello<br />

nazionale. Il Consiglio federale si<br />

rifiuta di crearli. Attuazione e sanzione<br />

sono compiti che spettano ai<br />

Cantoni, si dice. Ma finora non si è<br />

sentito ancora nulla del genere da<br />

parte della maggior parte dei Cantoni.<br />

A Ginevra la sorveglianza del<br />

mercato del lavoro sanziona nel frattempo<br />

gli stage non retribuiti. A Berna<br />

i pretirocini negli asili possono<br />

durare solo 6 mesi, dopo di che si<br />

applica un salario minimo di 3mila<br />

franchi. Entrambi sono dei buoni<br />

esempi che hanno potuto essere<br />

raggiunti solo grazie alla pressione<br />

esercitata dai sindacati.<br />

Per questo la Commissione giovani<br />

dell’Unione sindacale svizzera<br />

(USS) ha avviato una serie di mozioni.<br />

In 15 Cantoni sono state finora<br />

presentate interpellanze e mozioni<br />

che rivendicano un maggiore controllo<br />

e se necessario il sanzionamento<br />

dell’abuso e dello sfruttamento<br />

degli stagisti. I giovani<br />

sindacalisti vogliono così esercitare<br />

pressione per porre finalmente un<br />

freno agli stage abusivi. Nella maggior<br />

parte dei Cantoni si richiede di<br />

controllare gli stage tramite la sorveglianza<br />

del mercato del lavoro e,<br />

laddove necessario, di applicare<br />

delle sanzioni.<br />

Pressione sul mercato del lavoro<br />

In linea di principio i salari bassi<br />

degli stagisti riguardano noi tutti. A<br />

Sanja il denaro per vivere non basta.<br />

Il suo capo risparmia molto sul suo<br />

salario dato che lei nel frattempo<br />

svolge lo stesso lavoro dei suoi colleghi<br />

assunti a tempo indeterminato.<br />

Nel peggiore dei casi questo provoca<br />

una pressione sui salari del resto del<br />

personale oppure crea situazioni in<br />

cui le aziende assumono quasi solo<br />

stagisti. Veniamo sempre più spesso<br />

a conoscenza di casi simili in molti<br />

settori. Non si tratta solo di sfruttare<br />

i giovani, questo provoca anche<br />

pressione sui prezzi delle aziende<br />

concorrenti. Ecco perché un forte<br />

intervento contro gli stage abusivi<br />

dovrebbe essere in realtà nell’interesse<br />

di tutti. Da tempo, l’USS chiede<br />

di regolamentare gli stage e di<br />

punire eventuali violazioni. Al congresso<br />

del 2018 era stato deliberato<br />

che i sindacati accettassero gli stage<br />

solo se effettivamente necessari in<br />

circostanze specifiche. Ci deve sempre<br />

essere una componente formativa,<br />

ovvero qualcosa che effettivamente<br />

si impara. L’USS rivendica<br />

inoltre il divieto di pretirocini e la<br />

durata massima limitata a sei mesi.<br />

Ora la palla passa ai Cantoni. Tocca<br />

a loro compiere i prossimi passi.<br />

Berna e Ginevra hanno dato il buon<br />

esempio. La pressione dei sindacati<br />

è però necessaria affinché anche in<br />

altri Cantoni vengano fatti passi<br />

concreti per evitare situazioni come<br />

quella di Thomas e Sanja.<br />

Il Gruppo d’interesse Giovani<br />

ig.<strong>syndicom</strong>.ch/it/giovani


Diritto e diritti<br />

25<br />

Spettabile servizio giuridico,<br />

lavoro in una tipografia e la direzione<br />

ci ha informati che per problemi<br />

finanziari stiamo per essere acquisiti da<br />

un’altra tipografia.<br />

Che cosa comporta tutto questo?<br />

Inoltre, mio marito lavora come<br />

conducente per un’azienda di trasporti<br />

pubblici e girano voci insistenti riguardo<br />

a un cambio di concessione.<br />

Di che cosa si tratta?<br />

Risponde il servizio giuridico di <strong>syndicom</strong><br />

Si tratta di un trasferimento d’impresa ai sensi dell’art.<br />

333, 333a e 333b del Codice svizzero delle obbligazioni<br />

(CO). Perché possa avvenire un trasferimento d’impresa,<br />

è necessario che l’acquirente porti effettivamente avanti<br />

l’attività economica dell’azienda oppure ne svolga una<br />

simile. L’azienda trasferita deve conservare la sua identità<br />

in riferimento al suo obiettivo o alla sua organizzazione.<br />

L’identità viene conservata quando c’è passaggio di infrastruttura,<br />

di mezzi di produzione e di clientela al fine di<br />

portare avanti un’attività analoga, come in questo caso.<br />

In caso di trasferimento d’impresa, i rapporti di lavoro<br />

passano al nuovo acquirente, con tutti i diritti e doveri che<br />

ne derivano, nel giorno del trasferimento, a meno che il<br />

lavoratore non vi si opponga. Questo riguarda solo i rapporti<br />

di lavoro in essere al momento del trasferimento.<br />

Il nuovo datore di lavoro non potrà imporre un nuovo<br />

periodo di prova e dovrà tener conto degli anni di servizio<br />

che sono trascorsi fino al giorno del trasferimento. Qualora<br />

i rapporti di lavoro siano disciplinati da un contratto<br />

collettivo di lavoro non esteso (non obbligatorio), l’acquirente<br />

deve rispettarlo per almeno un mese se è ancora in<br />

vigore.<br />

L’art. 87 della Costituzione conferisce alla Confederazione<br />

un monopolio dell’infrastruttura ferroviaria e della<br />

regia del trasporto viaggiatori. Si tratta di monopoli giuridici.<br />

Di fatto, tuttavia, non è la Confederazione che esercita<br />

queste attività, ma rilascia le relative concessioni a<br />

imprese interessate che ne fanno richiesta, in applicazione<br />

della Legge sul trasporto di viaggiatori (LTV) e relativa<br />

ordinanza (OTV) e tramite un bando di concorso. La<br />

durata di una concessione è in genere di dieci anni, salvo<br />

il caso in cui l’azienda che la ottiene richieda una durata<br />

più breve oppure se l’ammortamento dei mezzi di esercizio<br />

richieda una durata più lunga. Tuttavia è al massimo<br />

di 25 anni. Il rinnovo della concessione segue la stessa<br />

procedura, in quanto la sua assegnazione non costituisce<br />

alcuna garanzia di gestione definitiva.<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/it/diritto/dirittoediritti


26 Rubriche<br />

Idee<br />

© Artist Edition<br />

© Mauro Pagliai<br />

Come apparire con Photoshop<br />

Il primo programma che diede origine<br />

all’attuale Photoshop risale addirittura<br />

al... secolo scorso. Era il<br />

1987, quando non esistevano ancora<br />

facebook e Instagram. Si chiamava<br />

Display e visualizzava scale di grigio<br />

su vecchi monitor in bianco e nero.<br />

La svolta arrivò grazie al fratello del<br />

programmatore, che lavorava per la<br />

IL&M (la società che ha creato gli effetti<br />

speciali del primo Guerre stellari)<br />

e che introdusse la variante a colori.<br />

Da allora, Photoshop ha assunto<br />

un ruolo sempre maggiore, non<br />

soltanto tra i professionisti dell’immagine,<br />

ma anche per la gente comune:<br />

nell’epoca dell’apparire (online),<br />

molti utilizzano Photoshop<br />

prima di postare foto sui social media.<br />

Per scoprire quali segreti si celano<br />

dietro ai volti perfetti che appaiono<br />

sulle riviste, sabato 28 novembre<br />

Helias propone il corso «Photoshop:<br />

il ritocco del ritratto», animato da<br />

Linda Eidenbenz. L’obiettivo è di<br />

scoprire gli strumenti e le tecniche<br />

più efficaci per ritoccare volti e corpi<br />

mantenendo un effetto naturale e realistico.<br />

Consigliato ai professionisti<br />

che hanno già qualche base di Photoshop<br />

e vogliono approfondire il<br />

tema del ritratto. L’esperienza maturata<br />

da Linda Eidenbenz, Designer<br />

SUP in comunicazione visiva, in oltre<br />

15 anni di attività e la collaborazione<br />

con vari editori di libri e riviste, le<br />

hanno permesso di approfondire le<br />

varie tecniche di fotoritocco destinate<br />

sia alla stampa che al web. Da segnalare,<br />

tra le proposte di novembre<br />

(sabato 14 e sabato 21), anche «Giornalismo<br />

multimediale» con l’esperto<br />

Jona «Pixel» Mantovan. Il corso è<br />

pensato per chi vuol creare contenuti<br />

multimediali di qualità anche nelle<br />

condizioni più ostili: poco tempo,<br />

poco materiale, poche riprese. Perché,<br />

a volte, nelle professioni creative,<br />

poco è pure meglio.<br />

Giovanni Valerio<br />

Informazioni aggiornate sui corsi Helias<br />

al sito www.helias.ch<br />

Le vittime delle multinazionali<br />

Karin Scheidegger si definisce fotografa<br />

e artista. Nel 2013, ha toccato<br />

con mano le conseguenze delle attività<br />

di Holcim-Lafarge in India. Il<br />

gruppo, con sede in Svizzera, gestisce<br />

due cementifici nello stato di<br />

Chhattisgarh, nell’India centrale.<br />

Nelle 190 pagine del volume (in inglese<br />

e tedesco) ci fa conoscere da<br />

vicino le vittime della multinazionale<br />

Holcim-Lafarge. Si tratta di persone<br />

che subiscono le conseguenze<br />

della corsa al profitto e di persone<br />

che si battono contro il potente colosso<br />

mondiale del cemento, tra cui<br />

anche il sindacato PCSS e i lavoratori<br />

emarginati. L’autrice considera<br />

esplicitamente la sua opera come<br />

un omaggio a queste persone che<br />

non perdono mai la speranza per<br />

quanto pessime possano essere le<br />

prospettive. «Non so quanto sia efficace<br />

la nostra attività sindacale. Ma<br />

sono convinta che prima o poi… le<br />

cose miglioreranno. Se non per noi,<br />

almeno per i figli dei nostri figli», afferma<br />

un attivista del sindacato, licenziato<br />

per le sue azioni.<br />

Qualcosa potrebbe cambiare se le<br />

multinazionali rispettassero i diritti<br />

dell’uomo in tutti i paesi del mondo<br />

in cui operano, come chiede l’iniziativa<br />

su cui voteremo il prossimo<br />

29 novembre.<br />

Nonostante la gravità del tema, il libro<br />

è di facile lettura. Vive della sua<br />

impostazione grafica e di immagini<br />

toccanti che ne tracciano la struttura<br />

e il flusso. Si tratta di un saggio<br />

fotografico che invita al confronto.<br />

Lo si può leggere tutto di fila e consultare<br />

un po’ alla volta oppure al<br />

contrario. E quanto più a lungo ci si<br />

sofferma sulle pagine, tanto prima<br />

si provano dei sentimenti per le persone<br />

di Chhattisgarh. Per il loro destino<br />

e per la loro lotta che ci riguarda<br />

tutti. (Redazione)<br />

Karin Scheidegger, Rich Land of Poor<br />

People, karinscheidegger.ch/klick<br />

L’Amarcord dei giornalisti<br />

«Erano tempi mitici. Non esistevano<br />

fax né tantomeno computer. L’inviato<br />

o il cronista doveva dettare i suoi<br />

pezzi. Il telefonino appariva solo nei<br />

film di fantascienza e se non avevi in<br />

tasca il gettone telefonico il pezzo<br />

non arrivava». La società dei giornalisti<br />

estinti racconta l’evoluzione e la<br />

rivoluzione che ha accompagnato il<br />

giornalismo negli ultimi 40 anni:<br />

dal mondo «in bianco e nero», fatto<br />

di fumo di sigarette in redazione e<br />

reporter vecchio stampo, macchine<br />

per scrivere e taccuini, all’arrivo della<br />

tecnologia e l’affermarsi dei nuovi<br />

linguaggi giornalistici, veloci, immediati,<br />

per certi versi «disordinati».<br />

La voce narrante nel libro è un<br />

giovane apprendista nelle redazioni<br />

prima che il piombo e l’inchiostro<br />

lasciassero spazio al computer e agli<br />

smartphone. E di quegli anni, ricorda<br />

difficoltà, ambizioni e delusioni,<br />

così come le vecchie logiche del<br />

«mestiere che si imparava in redazione»,<br />

i riti (quelli della cronaca<br />

nera), le figure ormai scomparse<br />

(ad esempio stenografi e poligrafi) e<br />

i personaggi appartenenti a un mondo<br />

passato, come il Principe, specializzato<br />

nello scrivere gli articoli<br />

dell’ultima ora che poi, con l’arrivo<br />

di Internet, sarebbe risultato poco<br />

utile. Scritto con intensità e colore,<br />

a volte carico di toni nostalgici, il libro<br />

non risparmia pungenti critiche<br />

per quel che riguarda la diminuita<br />

autorevolezza dei giornali e il taglio<br />

di posti di lavoro che la tecnologia<br />

ha comportato, con la perdita di conoscenze,<br />

saperi ed esperienze che<br />

d’un tratto non servono più a nulla,<br />

anzi sono di impedimento per i nuovi<br />

linguaggi contaminati da immagini<br />

e video. Ma, si chiede Gasperetti,<br />

basta l’ascesa dei nuovi media per<br />

rendere inutile uno dei «mestieri<br />

più belli del mondo»?<br />

Valeria Camia<br />

Marco Gasperetti, La società dei giornalisti<br />

estinti, www.mauropagliai.it


1000 parole<br />

La matita di Ruedi Widmer<br />

27


28 Eventi Nell’estate della pandemia, siamo stati attivi musicalmente con un coinvolgente<br />

videoclip dei conducenti di AutoPostale. Abbiamo portato la campagna di Auto-<br />

Postale sulle strade, partecipato alla sessione femminista a Berna e celebrato il<br />

successo di una domenica di votazioni. E un prossimo video è in arrivo!<br />

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4<br />

5


1. Per sostenere i conducenti e gli imprenditori di AutoPostale nella lotta per il CCL AutoPostale 2021, abbiamo realizzato un videoclip.<br />

Ecco una delle scene finali. Potete vederlo su youtube.com/<strong>syndicom</strong>CH (© <strong>syndicom</strong>)<br />

2. La corale Linggi Schnurre di Berna ha registrato le basi vocali del videoclip «Postauto i Truure». Grazie per il sostegno solidale! (© <strong>syndicom</strong>)<br />

3. Abbiamo chiesto ai conducenti di AutoPostale di manifestare per il loro CCL. Ecco i colleghi della Svizzera italiana. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

4. Gli autisti di AutoPostale sono anche appoggiati dalla popolazione. (© Beni Schütz)<br />

5. I conducenti della Svizzera francese (© <strong>syndicom</strong>)<br />

6. Respingendo l’iniziativa per la limitazione, la Svizzera si è espressa a favore della protezione salariale. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

7. Il sostegno agli autisti in giallo inizia già da piccoli! (© Beni Schütz)<br />

8. Contemporaneamente alla sessione autunnale delle Camere federali, si è tenuta a Berna la prima sessione femminista. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

9. A fine agosto, l’USS e le associazioni dei media hanno presentato i risultati di un sondaggio sui salari nel settore dell’informazione. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

10. Il Gruppo d’interesse Migrazione ha realizzato un video contro il razzismo: presto lo vedremo! (© <strong>syndicom</strong>)<br />

29<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10


30<br />

Un lavoro,<br />

una vita<br />

Carole Koch: «Faccio il mestiere<br />

più bello del mondo»<br />

Nata a Bienne nel 1976 e cresciuta nel<br />

Canton Soletta, Carole Koch si è trasferita<br />

a Zurigo per studiare giornalismo e<br />

letteratura tedesca. Già durante gli<br />

studi ha iniziato a lavorare come giornalista,<br />

professione che da allora esercita<br />

quasi ininterrottamente. Dal 2017 è<br />

redattrice nell’edizione domenicale NZZ<br />

am Sonntag nella sezione «Hintergrund»,<br />

per il quale a marzo 2019 ha<br />

pubblicato l’articolo «Im Netz der Klimaleugner»<br />

(Nella rete dei rinnegatori<br />

del clima). Per questo articolo ha ottenuto<br />

lo Zürcher Journalistenpreis, insieme<br />

al collega Boas Ruh. Questa la<br />

motivazione: «Una ricerca così complessa<br />

dimostra in maniera esemplare<br />

quanto sia importante il giornalismo<br />

per la legittimazione dei media come<br />

quarto potere».<br />

Testo: Philippe Wenger<br />

Foto: Alexander Egger<br />

«Pace e libertà<br />

sono fondamentali<br />

per il mio lavoro»<br />

In qualità di giornalista sono interessata<br />

in particolare al rapporto tra<br />

uomo, natura e ambiente che come<br />

sappiamo non è sempre privo di problemi.<br />

In redazione sono pertanto<br />

considerata quella «con il pallino per<br />

la natura», inteso naturalmente in<br />

maniera amichevole.<br />

Uno di questi temi mi è ora valso<br />

lo Zürcher Journalistenpreis, il premio<br />

del giornalismo di Zurigo, cosa<br />

che mi ha fatto enormemente piacere.<br />

In una ricerca durata svariati mesi<br />

ho affrontato i metodi perfidi con cui<br />

gli scettici del clima e i lobbysti attaccano<br />

la ricerca sul clima: ad esempio<br />

con interviste falsificate in cui a<br />

scienziate e scienziati vengono messe<br />

in bocca parole che non hanno<br />

mai detto. Concetti duri come «rinnegatori<br />

del clima» possono essere<br />

appropriati quando evidenze scientificamente<br />

provate, come il cambiamento<br />

climatico, vengono ridotte a<br />

opinioni.<br />

In qualità di giornalista di riviste,<br />

in passato mi sono spesso fatta<br />

guidare da esperienze personali.<br />

Ad esempio, c’è stato un periodo in<br />

cui come molti altri sono rimasta<br />

affascinata dal libro di Jon Krakauer<br />

«Nelle terre estreme», (da cui è stato<br />

tratto il film «Into the Wild»). Lo<br />

scrittore ricostruì la storia di Chris<br />

McCandless, che abbandonò la civiltà<br />

per immergersi nella natura selvaggia<br />

dell’Alaska. Ma fui ancora più<br />

colpita da una svizzera che seguì il<br />

tragitto di Chris nella foresta e perse<br />

la vita. Perché avrebbe potuto succedere<br />

anche a me. Ho quindi scritto ai<br />

suoi genitori, spiegando come l’incidente<br />

della loro figlia mi avesse commosso<br />

e alla fine mi sono recata col<br />

suo compagno al fiume in cui è annegata<br />

e ho così potuto descrivere in un<br />

articolo il pericolo del cosiddetto<br />

«fenomeno McCandless».<br />

Il mio luogo di ritiro nella natura<br />

l’ho nel frattempo trovato ad Ardez,<br />

nella Bassa Engadina, dove vivo con<br />

mio marito. Lì c’è abbastanza pace e<br />

libertà – due elementi di cui ho bisogno<br />

per lavorare bene. Altrettanto<br />

importanti sono naturalmente anche<br />

le condizioni di lavoro e qui mi sento<br />

privilegiata: alla NZZ am Sonntag<br />

l’ambiente è amichevole. Non ci si<br />

ruba le storie a vicenda, come ho<br />

sentito fare in altre redazioni. Ci si<br />

sostiene e sono possibili modelli di<br />

orari di lavoro come il mio: sono impiegata<br />

all’80 per cento, ma lavoro a<br />

tempo pieno e mi prendo delle pause<br />

più lunghe per dedicarmi ad altri<br />

progetti – come ad esempio un libro<br />

sui «luoghi più selvaggi» della Svizzera.<br />

Personalmente finora ho vissuto<br />

bene la crisi del coronavirus, ma purtroppo<br />

anche da noi sono già stati<br />

tagliati dei posti di lavoro. Il cambiamento<br />

strutturale nel settore dei<br />

media non si ferma davanti a nessuno<br />

e spero di poter fare ricerche approfondite<br />

ancora a lungo. Fintanto<br />

che sarà possibile, la mia è per me la<br />

professione più bella del mondo.<br />

L’articolo premiato:<br />

https://bit.ly/2SAFgAP


Impressum<br />

Redazione: Christian Capacoel, Giovanni Valerio<br />

Tel. 058 817 18 18, redazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Traduzioni: Alleva-Translations, Petra Demarchi<br />

Illustrazioni: Katja Leudolph<br />

Foto senza copyright: © zVg<br />

Layout: Stämpfli SA, Berna<br />

Correzione: Petra Demarchi<br />

Stampa: Stämpfli SA, Wölflistrasse 1, 3001 Berna<br />

Notifica cambi di indirizzo: <strong>syndicom</strong>, Adressverwaltung,<br />

Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />

Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17<br />

Inserzioni: priska.zuercher@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Abbonamenti: info@<strong>syndicom</strong>.com<br />

Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 50.– (estero: 70.–)<br />

Editore: <strong>syndicom</strong> – sindacato dei media<br />

e della comunicazione, Monbijoustrasse 33,<br />

CP, 3001 Berna<br />

La <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong> esce sei volte l’anno.<br />

Il prossimo numero uscirà il 18 dicembre 2020.<br />

Chiusura redazionale: 9 novembre 2020.<br />

31<br />

Il cruciverba di <strong>syndicom</strong><br />

In palio 100 grammi d’argento sotto forma<br />

di lingotti offerti dal nostro partner<br />

Banca Cler. La soluzione sarà pubblicata<br />

sul prossimo numero insieme al nome<br />

del vincitore. Non è previsto alcuno<br />

scambio di corrispondenza sul concorso.<br />

Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione<br />

entro il 16 novembre a <strong>syndicom</strong>,<br />

via Genzana 2, 6900 Massagno o per<br />

mail: info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

La soluzione del cruciverba dello scorso<br />

numero è CONTROLLO SALARIALE. La vincitrice<br />

è Alida Bognuda di S. Antonino, a<br />

cui va il premio di una tessera Hotelcard.<br />

Congratulazioni!<br />

Pubblicità<br />

SPINAS CIVIL VOICES<br />

Insieme per un’agricoltura<br />

capace di seminare il nostro futuro.<br />

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32 Inter-attivi<br />

<strong>syndicom</strong> social<br />

Facebook contro QAnon6.10.2020<br />

QAnon è un movimento di complotto<br />

antisemita, di estrema destra e in<br />

generale piuttosto stravagante che è<br />

nato negli USA. È noto prevalentemente<br />

per messaggi di odio e false informazioni e<br />

gode sorprendentemente di una certa popolarità<br />

anche in Germania. Nella lotta contro i messaggi<br />

eversivi, manipolatori e fuorvianti, Facebook e<br />

Instagram hanno ora rimosso migliaia di pagine<br />

corrispondenti e bloccato i relativi hashtag.<br />

Fonte: about.fb.com<br />

Ni fous, ni morts9.11.2020<br />

Dal 1974 al 1979, durante la dittatura militare argentina,<br />

più di mille prigionieri politici sono stati incarcerati in un<br />

famigerato istituto penitenziario a nordovest di Buenos<br />

Aires. Tra loro c’era Sergio Ferrari, oggi giornalista, scrittore<br />

e membro militante di <strong>syndicom</strong>, di cui abbiamo<br />

parlato nello scorso numero. Insieme ad altri ex compagni<br />

di cella, Sergio Ferrari ha scritto un libro sulla vita quotidiana<br />

in carcere che ora è stato pubblicato in francese.<br />

Info sulle presentazioni (la prossima a Berna il 9 novembre<br />

alle 20 al Meinen-areal) sul sito nifousnimorts.com<br />

«Gen Z», esigente e ambivalente<br />

Le PMI non sfruttano il potenziale<br />

dei Social Media1.10.2020<br />

Nonostante la crescente importanza<br />

dei social media, solo un terzo di tutte<br />

le piccole e medie imprese (PMI) è<br />

attivo sulle diverse piattaforme. Sempre<br />

più svizzeri sono attivi su piattaforme<br />

come Facebook, Twitter e Instagram,<br />

mentre le PMI sono per lo<br />

più rappresentate su Facebook, seguono<br />

Instagram e LinkedIn. fhgr.ch<br />

La generazione Y appartiene al passato, ora è il<br />

turno della successiva, la Gen Z. Un recente studio<br />

di PwC Pricewaterhouse Coopers. pwc.de<br />

La pandemia accelera la diffusione degli e-book<br />

Nel 2019 in Germania il fatturato generato dai libri è<br />

aumentato rispetto all’anno precedente. Secondo un<br />

articolo di PricewaterhouseCoopers, i motori della crescita<br />

sono stati il commercio online ma anche il crescente<br />

interesse nei confronti dei libri. Gli e-book sono<br />

tuttora un prodotto di nicchia, ma crescono a una velocità<br />

quasi doppia rispetto agli altri segmenti. pwc.de<br />

Linkedin estromette Twitter<br />

dal settore business15.10.2020<br />

Per quanto riguarda articoli specialistici,<br />

livestream e networking,<br />

LinkedIn è sempre più importante e sostituisce<br />

Twitter come canale preferito per rivolgersi ai gruppi<br />

interessati. In Svizzera il social media è sempre<br />

più utilizzato come strumento di comunicazione<br />

nel segmento B2B. ak-socialmedia-b2b.de<br />

Compleanno con nuovi servizi 7. 10. 20200<br />

Instagram festeggia i suoi dieci anni con un miliardo<br />

di utenti. La piattaforma basata sulle foto continua a<br />

crescere insieme a Facebook, in particolare con il<br />

servizio di messaging interno. I tassi di crescita non<br />

sono certamente più nell’ordine delle due cifre, ma<br />

tendono ancora costantemente verso l’alto.<br />

socialmediaweek.org<br />

Tinu Spoon su Facebook a proposito del video<br />

musicale di AutoPostale: 1.10.2020<br />

È alquanto triste il fatto che un gruppo così<br />

grande usi il personale SOLO per fare profitti.<br />

Tutto il resto viene ignorato.<br />

Michel Guillot su fb a proposito<br />

del video di AutoPostale: 1.10.2020<br />

La lutte, ça paye. De tout cœur avec<br />

vous, les chauffeurs de CarPostal.<br />

(La lotta paga. Con tutto il cuore, sono<br />

con voi) Video su: youtube.com/<br />

watch?v=BbVs0A__grw

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