TuttoBallo20 ottobre EnjoyArt 2020

O c t o b e r 2 0 2 0 

F R E E P R E S S O N L I N E n o n r e g i s t r a t a D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t " 

Paolo Conticini 

Veera Kinnunen 

Milly Carlucci 

Elisa Isoardi 

Raimondo Todaro


TuttoBallo20 - OCTOBER 2020 

In copertina :Paolo Contini e Vera Kinnunen- Milly Carlucci - Elisa 

Isoardi e Raimondo Todaro. foto di Assunta Servello per RAI1 

TuttoBallo20 - Ottobre 2020. 

Editore "Stefano Francia" EnjoyArt 

Direttore - Fabrizio Silvestri 

Vice direttore - Eugenia Galimi 

Segretaria di redazione - Pina delle Site 

Redazione - Marina Fabriani Querzè 

hanno collaborato: Ernesto Biagetti, Maria Luisa Bossone, 

Elena Botti, Marco Calogero, Antonio Desiderio Artist 

Management, Giovanni Fenu, Mauri Menga, Gianluca 

Nardulli Walter Garibaldi, Giovanni Battista Gangemi, Lara 

Gatto, Danilo Piccini. 

Foto: Danilo Piccini, Luca Bartolo, Gennaro Guida., Veronica 

Napoleoni, Assunta Servello per RAI1. Foto concesse da 

uffici stampa e/o scaricate dalle pagine sociale dei 

protagonisti. 

Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto 

d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai 

sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis della Lg. 633/1941. 

É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma. 

É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal 

direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito. 

Testata giornastica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia EnjoyArt 

per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com 

Contro Copertina 

La contro copertina di Ottobre è dedicata 

al progetto "Outside The Circle" 

Progetto artistico fotografico "Outsidie the Circle" 

realizzato dal fotografo romano Alessandro Risuleo 

con la modella - Ballerina Camilla Mancuso 

Https://www.alessandrorisuleo.com 

https://www.instagram.com/alessandrorisuleo/ 

All'interno della rivista troverete le foto 

dell'intero progetto

FA IT ST UC AO L IE T À B AE LBL AO 

L L O 

CORONAVIRUS 

8 ITALIANI SU 10 

HANNO ANCORA PAURA

T U T T O B A L L O 2 0 | O C T O B E R 2 0 

E D I T O R I A L E 

F a b r i z i o S i l v e s t r i 

d i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e 

Prima della riapertura delle attività scolastiche e/o ludico ricreative ITALPRESS ha commissionato 

un sondaggio a Euromedia Research per fotografare la situazione psicologica degli italiani in 

merito al coronavirus. Per una questione deontologica mia personale e non della categoria, mi 

astengo dal commentare i dati, onde evitare luoghi comuni ed aumentare le paure già esistenti. 

Preferisco che leggiate la sintesi del l’indagine Italpress, lasciandovi liberi di interpretare i dati in 

base alle convinzioni ed esperienze che avete vissuto in questo ultimo periodo. 

In questo numero, inoltre, la redazione ha deciso di dedicare l’attualità alla riapertura delle scuole 

di ballo, teatri, cinema, lasciando invariate le altre pagine con le rubriche abituali: Personaggi, Tv, 

Pittura, spettacoli, oroscopo, moda e bellezza, benessere e salute. Buona Lettura 

Su un campione di mille persone intervistate, il 77% ha ammesso di avere 

ancora timore per la diffusione del virus, percentuale che sale all'80,1%, nel 

caso delle donne e si attesta al 73,7% per gli uomini. Oltre il 62% dei 

giovani tra i 18 e i 24 anni afferma di avere ancora paura ma la percentuale 

aumenta per chi ha un'età compresa tra i 25 e i 44 anni (76,6%), con un picco 

dell'81,9% tra i 45 e i 64 anni. Ha paura il 75,6% delle persone con più di 65 

anni. Geograficamente i maggiori timori si riscontrano al Sud e nelle isole 

dove l'83,2% delle persone teme ancora la diffusione del virus. Seguono le 

regioni centrali (81,3%), il Nord-ovest (75,9%) e il Nord-est (63,3%). "Per 

convivere in salute con il virus", l'82,2% dice di portare sempre la 

mascherina nei luoghi chiusi e quando ci sono tante persone. Il mantenimento 

della distanza risulta al secondo posto tra le misure di protezione preferite 

e, a seguire, c'è il lavaggio delle mani dopo il contatto con persone o cose e 

l'utilizzo continuo del gel disinfettante. Con l'emergenza Covid-19, sono 

mutate anche le abitudini degli italiani. Secondo il sondaggio, il 65% delle 

persone non frequenta luoghi che potrebbero essere affollati, il 44,5% non 

utilizza i mezzi pubblici, il 31,7% vede solo i familiari più stretti evitando 

assembramenti, il 20,1% non va al ristorante e il 19,8% ha deciso di non 

uscire di casa o comunque limitare le uscite. Tra i giovani della fascia d'età 

18-24, la maggior parte afferma di non frequentare luoghi che potrebbero 

essere affollati (72%), mentre soltanto il 9,8% dichiara di aver limitato le 

uscite. Un dato che aumenta per gli over 65: il 25,7% ha deciso di non uscire 

di casa o comunque di ridurre il tempo fuori dalle mura domestiche. Al Sud e 

nelle isole, il 25,1% sceglie di non cenare o pranzare al ristorante. Una 

percentuale che si riduce sensibilmente al centro (19,7%), nel nord-ovest 

(17,7%) e nel nordest (14,9%) del Paese. Il 61,5% degli intervistati ritiene 

che l'aumento dei contagi delle ultime settimane sia dovuto principalmente al 

lassismo delle persone durante le vacanze e soltanto l'11,4% crede che la 

causa sia il mancato rispetto delle regole da parte dei gestori di locali. Il 

9,3% degli intervistati, invece, sostiene che si tratti di un aumento 

"fisiologico" o dell'avvio della seconda ondata, mentre l'8,9% delle persone 

individua nei mancati controlli da parte delle istituzioni la causa di tale 

incremento dei casi. 

https://www.italpress.com

attività, non sapendo come si sarebbe evoluta la situazione; una certezza 

l’avevamo, e cioè che niente sarebbe stato come prima, ma essere 


L L O 

TuttoBallo20 

L’ERA COVID VISSUTA DA UNA SCUOLA DI BALLO 

Riflessione di un insegnante 

A fronte di una situazione come quella che stiamo vivendo oggi, non 

possiamo certamente evitare che nella nostra mente sorgano dei pensieri 

che generano perplessità o paura. Possiamo però controllare e decidere 

come reagire. 

Durante il periodo di lockdown eravamo molto preoccupati per la nostra 

realistici davanti all’incognita che abbiamo innanzi, non preclude la 

possibilità di poter riuscire a superare il tutto. Anche se le cose nella vita 

non andranno sempre nel modo in cui vorremmo andassero. Il vero 

dramma non è la crisi, ma la paura di non essere capaci di superare la 

crisi. 

Nessuno è in grado di prevedere il futuro ma, di sicuro, ognuno di noi è in 

grado di influenzarlo sia nel bene che nel male, nell’attesa che tutto si 

risolva. Il segreto sta nel come affrontiamo le cose. 

Abbiamo capito che bisognava reinventarsi, offrire una novità che andasse 

oltre i soliti corsi che una scuola di ballo, o palestra, può offrire, valutando 

diverse soluzioni. La nostra scelta è andata su un percorso brevettato tutto 

al femminile, i primi riscontri numerici sono stati assolutamente positivi, e 

questo ci fa ben sperare per una ripresa delle nostre attività . 

Pur se abbiamo paura del pericolo, affrontandolo, non vuol dire che 

dobbiamo temerlo. “Non è quello che ci accade che ci rende infelici, ma è 

come affrontiamo quello che ci accade a renderci infelici” 

Per questo sentiamo il dovere di incoraggiare i nostri colleghi a pensare 

fortemente che la speranza c’è, e ci aiuterà a superare qualsiasi ostacolo 

nel migliore dei modi! 

A.S.D. MAGIC DANCE 

Francesco Fileccia


L L O 


Roma Dance Cup 

di Elena Botti 

il coraggio di ripartire 

In questo periodo particolarmente critico e difficile da superare per tutti, dove qualsiasi forma lavorativa e, soprattutto 

quella artistica, è stata colpita nel profondo, la manifestazione Roma Dance Cupsi si è rivelata come una delle più 

importanti e partecipate competizioni internazionali, assumendo il significato, di ripresa e di riappropriazione di tutte le 

forme artistiche che ci sono mancate durante il lockdown: il coraggio degli organizzatori è stato premiato dall’enorme 

affluenza di pubblico, di ballerini e giudici, sponsor e stand.


L L O 


E così in una calda giornata di settembre- 10 Settembre –Gaetano Sentina e 

Eleonora Boccalari direttori del Mister Mabo hanno aperto i cancelli del 

Parco Tematico Cinecittà World per ospitare ballerini e insegnanti 

all’edizione 2020 del Roma Dance Cup. 

La famosissima orchestra di Simone Mezzapesa, composta di oltre 35 

elementi con musica dal vivo ha fatto sognare per l’intero pomeriggio gli 

ospiti presenti nell’enorme teatro dotato delle ultime tecnologie, tra pista, 

tribune, megaschermo con effetti luce scenografici; hanno contribuito a 

rendere il parco il simbolo della tanto agognata ripresa, con il suo museo 

del cinema, che ci ha ricordato film e registi famosi che ne hanno scritto la 

storia. Il cinema sta riprendendo vita, tanto che Cinecittà World presenta 

l’ultima attrazione: “ Vivi un giorno nell’antica Roma”. 

I film girati nei primi anni ottanta hanno ricevuto 90 candidature e 47 

premi Oscar; è come addentrarsi in un suggestivo viaggio nella memoria di 

film e Kolossal immortali. La competizione in questo contesto, oltre ad 

assumere il valore di “gara”, ha rappresentato l’unione e l’impegno di più 

forze unite per raggiungere lo stesso obiettivo: ripartire! Una gara Open 

dove protagonisti sono stati i ballerini provenienti da diverse Federazioni. 

L’evento è stato di grande pregio e livello: abiti sontuosi e sgargianti, forte 

affluenza di giovani che si avvicinano sempre di più alla danza, 

presentando programmi e tecniche moderne e all’avanguardia. Curatissimi 

i look dai trucchi alle acconciature, tutti rigorosamente rispettosi delle 

regole imposte dalla situazione Covid (mascherine, distanziamento, etc.). 

Le coppie si sono distinte nei vari stili : Standard, Latino Americani, Show 

dance, e anche un pizzico di folklore, sotto lo sguardo attento ed 

interessato della giuria tecnica, organizzazione impeccabile gestita dal 

Direttore di Gara Gaetano Sentina. 

Impegno, costanza, rispetto, unione, partecipazione, sacrificio, tanti 

elementi per un grande risultato. 

Eleonora Boccalari e Gaetano Sentina 

Organizzatori 

Pietro Balsamo -Elena Botti - Roberto 

Proietti - Giancarlo Giacomobono 

Giudici presenti al Roma Dacne Cup 2020


L L O 


La stagione sportiva post Covid: quale ripresa per le associazioni sportive? 

di Eugenia Galimi 

È ormai un dato di fatto che il periodo storico che 

stiamo attraversando risulta essere uno dei più 

difficili per il mondo dello sport. Negli ultimi decenni 

questo settore si è affermato come uno dei più solidi 

e più dinamici nell’economia del paese, ma adesso ci 

troviamo di fronte ad una battuta d’arresto senza 

precedenti. Dapprima il lockdown, che ha costretto 

alla chiusura le palestre, le piscine, i centri e le 

associazioni sportive per circa 3 mesi, con differenze 

di qualche settimana a seconda delle regioni, 

segnando una perdita di incassi non indifferente; poi 

la riapertura coincidente con il periodo notoriamente 

più calmo dell’anno per i centri sportivi, ovvero 

l’estate: momento in cui molti abbonamenti giungono 

al termine con il classico “ci rivediamo a settembre”. A 

complicare ulteriormente le cose ci si mette anche la 

rivoluzione sociale che i fruitori delle palestre stanno 

vivendo in questi mesi: al comprensibile timore di 

frequentare luoghi potenzialmente affollati si 

aggiunge la scoperta, avvenuta durante la fase di 

chiusura, della possibilità di partecipare a workout 

online, la rivalutazione delle attività praticate all’aria 

aperta, la maggior flessibilità oraria emersa grazie 

all’introduzione in molte aziende dello smartworking… 

dinamiche nuove che contribuiscono a creare uno 

scenario totalmente nuovo nel mercato al quale gli 

imprenditori di oggi non erano preparati. Una 

situazione complessa sotto molti aspetti e che 

richiede di rimettere in discussione i vecchi schemi e 

le abitudini consolidate per aprirsi alle nuove 

esigenze di un pubblico sempre più digital. 

Ma la voglia di tornare ad allenarsi in palestra è tanta 

e, guardando a ottobre con la prospettiva di una 

ripresa di stagione scoppiettante, è questo il 

momento di riorganizzarsi e adattarsi al nuovo 

contesto per farsi trovare pronti alla prima stagione 

sportiva post-covid. Nel riprogrammare la ripartenza 

vi suggerisco 10 cose da FARE per essere vincente. 

1. RAGIONARE COME UN IMPRENDITORE 

VISIONARIO. Con il cambio dello scenario causa 

Covid-19, gli utenti sono maggiormente esigenti e 

sono molto più confidenti con gli strumenti digitali 

quali app o servizi web. Offrire un servizio a 

prenotazione può diventare un criterio 

fondamentale del proprio vantaggio competitivo. 

Anche altre attività tipicamente svolte in reception, 

come ad esempio il saldo dell’abbonamento o la 

verifica delle proprie scadenze, possono essere 

delegate agli strumenti digitali in favore del tanto 

predicato distanziamento sociale. In poche parole: 

il business plan della stagione 2020/2021 dovrà 

essere ri-ragionato alla luce delle nuove 

“regole” che questo periodo porta con sé. 

2 ADEGUARSI ALLA POTENZA DEL DIGITALE: 

Lo sviluppo dell'utilizzo degli strumenti digitali 

semplifica e migliora la vita dell'uomo. Questo 

significa, più tempo a propria disposizione. 

Se prima il digitale era considerato un “qualcosa 

in più” che dava prestigio al centro fitness, oggi 

diventa una necessità per rimanere al passo 

con i tempi e fornire un servizio all’altezza di 

un mercato sempre più smart e digital. 

Adeguarsi a questo nuovo modo di intendere 

il fitness, significa essere al passo con i tempi 

e diventare competitivi. 

3 RISPETTARE LE DISPOSIZIONI ANTI COVID-19: 

Mantenere tutti gli sforzi fatti fino ad adesso in 

termini di prevenzione attraverso l’uso dei DPI 

e la frequente igienizzazione degli ambienti e 

delle attrezzature. Possiamo sicuramente dire 

che, il distanziamento sociale, la cura dell’ 

igiene personale, la prudenza nel generare 

assembramenti e il divieto di accesso per chi 

ha una temperatura corporea superiore a 

37.5 sono le migliori pratiche per bloccare il 

coronavirus e continuare a fare ciò che ci piace. 

4. VALORIZZAZIONE DEGLI SPAZI ESTERNI: le 

temperature miti di ottobre sono un ottimo periodo 

per svolgere attività outdoor per due vantaggi: stare 

all’aria aperta e rispetto del distanziamento sociale. 

Pianificate un progetto a lungo termine, includendo 

anche i mesi più freddi. Scegliete i luoghi dopo aver 

fatto sopralluoghi e richiedete i permessi e per 

attrezzarvi alla registrazione degli accessi anche in 

mobilità e pubblicizzate l’introduzione di corsi e 

momenti outdoor all’interno della vostra offerta. 

La clientela apprezzerà. 

5. RECUPERARE CLIENTI CON PROMOZIONI E 

PREZZI ACCATTIVANTI: la competizione non passa 

solo dal prezzo, ci sono altri aspetti che entrano in 

gioco nella scelta del centro fitness: la ricchezza 

dell’offerta, la gentilezza e disponibilità dello staff, la 

pulizia e la manutenzione della struttura, la 

competenza del reparto tecnico… Puntare tutto sul 

prezzo significa svalutare il proprio lavoro e svendere 

la propria credibilità. Un prezzo eccessivamente 

basso rispetto al mercato può generare l’effetto 

contrario: basso poco, scarsa professionalità . 

Attenzione dunque alle promozioni: in una fase di 

ripresa ci stanno, ma devono essere ben bilanciate e 

soprattutto limitate ad un periodo definito, Puntate 

sulla credibilità e professionalità. 

6. CURATE LA REPUTAZIONE WEB: Prestate 

massima attenzione a cosa pubblicate sui social. Una 

cattiva recensione su Google o un post 

particolarmente critico su Facebook raggiungono in 

pochi istanti una miriade di potenziali clienti che 

utilizzeranno quell’informazione per compiere una 

decisione di acquisto. Alle critiche è sempre bene 

rispondere in maniera educata e ben argomentata 

per trasformare l’accusa in un potenziale momento di 

crescita e di soluzione del conflitto. 

7. VALORIZZARE OGNI SINGOLO CLIENTE: "Cliente 

Reale e Cliente Virtuale per me pari sono". 

Abituatevi ad avere anche clienti online, quelli che 

preferiscono seguire le lezioni a casa piuttosto che 

andare in palestra. Dedicate loro la stessa attenzione 

che riservate ai clienti che frequentano la palestra. 

Offrite loro tutta la vostra professionalità e 

competenza, interagite tramite i commenti, stimolateli 

a fare meglio, rispondete a eventuali dubbi, ricordate 

loro la scadenza della scheda di allenamento 

anticipandone il rinnovo. Attenzione: questa nuova 

tipologia di cliente è più difficile da curare. Come 

hanno trovato voi sul web, in un click possono 

rivolgersi a tanti altri professionisti che offrono 

maggiore attenzione. Il cliente virtuale vuole sentirsi 

coccolato. 

8. VENDITA DEL PRODOTTO E FIDELIZZAZIONE: 

Focalizzarsi solo sul “vendere per aumentare i 

numeri” trascurando la fidelizzazione della clientela è 

un metodo sbagliato. Un nuovo cliente che 

sottoscrive un abbonamento vuole sentirsi 

considerato e incoraggiato a fare meglio, altrimenti 

subentra la delusione delle aspettative con 

conseguente abbandono della pratica sportiva. 

Pianificate quindi delle azioni di customer care anche 

in momenti successivi all’iscrizione per capire se i 

vostri clienti sono soddisfatti, nel caso non lo fossero 

studiate con l’interessato un nuovo piano di 

allenamento. Il cliente appagato è la migliore 

pubblicità per voi! 

9. COINVOLGERE LO STAFF NELLE NUOVE IDEE E 

NELLA NUOVA VISION: 

In ogni cambiamento nella struttura coinvolgete 

sempre il vostro team. Considerazione è la parola 

d’ordine per creare armonia tra i vostri collaboratori. 

Trasmettete loro in modo chiaro e preciso la nuova 

visione, i nuovi valori, i metodi e gli approcci che si 

intendono mettere in pratica in modo che tutti siano 

allineati e formati al lavoro di squadra. 

Settimanalmente riuniteli e parlate con loro 

dell’andamento del lavoro e di eventuali cambiamenti 

da apportare. Dal confronto nascono spunti e idee 

interessanti… 

10. IMPARARE DALL’ESPERIENZA DEL COVID-19: 

Tutti ci auguriamo di non dover ripetere l’esperienza 

del lockdown. Ma cosa succederebbe se nel prossimo 

inverno fossimo costretti a riviverlo? Saremmo in 

grado di gestire il lavoro e quello dei collaboratori 

senza dover accedere all’impianto sportivo? 

Sapremmo cosa fare per limitare i danni e 

mantenere, nei limiti del possibile, il servizio 

per i tuoi clienti? Abbiamo gli strumenti 

necessari per fronteggiare un eventuale nuovo 

periodo di chiusura? 

Domande scomode, ma utili da porsi per non 

farsi trovare impreparati al peggior degli 

scenari. A queste domande si risponde solo con 

una adeguata formazione e la padronanza dei 

nuovi sistemi di lavoro on line. La conoscenza oggi è 

l'unica cosa che rende l'uomo libero di scegliere e 

pianificare un lavoro anche a distanza. 

Buon lavoro a tutti.


L L O 


di Sandro Mallamaci 

In regime di restrizioni imposte dalle varie ordinanze, dai DPCM, 

dalle regole del comitato tecnico scientifico, si è avuta l'esigenza di 

dover svolgere le attività sportive forzatamente all'aperto. Non ha 

fatto eccezione la danza sportiva che, a livello amatoriale, ha potuto 

essere esercitata in ampi spazi garantendo il rispetto delle norme 

sul distanziamento. In particolare i balli sociali, che non prevedono il 

contatto tra gli atleti che, eseguendo movimenti sincronizzati, 

singolarmente necessitano quindi di poco spazio. 

L'attività fisica, la socializzazione, l'allegria, sono stati obiettivi 

raggiunti a vedere le immagini di qualche ASD che, sfidando le 

paure dei più scettici, è riuscita a coinvolgere tutti, o quasi, 

mantenendo alto il morale e facendo superare a molti lo stato di 

depressione in cui si trovavano, condizione fondamentale anche per 

stimolare le difese immunitarie dei più fragili. Assistendo a queste 

lezioni seduti sui gradini di una arena con la pista gremita di gente 

spensierata, in una calda sera di tarda estate sotto il cielo terso 

pieno di stelle con la luna piena, lasciandosi andare con la mente, al 

suono delle musiche coinvolgenti, è facile fare un tuffo nel passato. 

Qui ci troviamo in una terra piena di storia che affonda le radici 

molto lontano nel tempo. Siamo nella Magna Grecia, nella culla della 

civiltà Mediterranea. Qui si sono trasferiti i Greci dalla madrepatria, 

portando con sé usi, costumi, cultura. E qui quella cultura si è 

radicata e sviluppata: della Magna Grecia sono i filosofi più 

importanti, gli artisti più talentuosi. Nel DNA dei discendenti di 

quella gente c'è l'amore per l'arte, per la musica, per la danza. Uno 

sguardo al mare ci invita ad immaginare un viaggio verso quelle 

terre da cui proveniamo, per rivivere quei tempi e quei luoghi, 

quegli odori, quei suoni, così lontani nel tempo ma tutt’oggi presenti 

nella nostra quotidianità. Per le strade di quelle antiche città 

potremmo assistere a balli festosi ed ascoltare le musiche suonate 

con antichi strumenti. Il ballo per quella gente era qualcosa di sacro, 

di liberatorio, che faceva dimenticare dolori e preoccupazioni, un 

elisir di serenità per avvicinare gli animi agli Dei, oltre ad essere una 

parte importante dell’educazione dei loro figli; l’insegnamento della 

danza cominciava fin dalla tenera età ed era importante per un 

giovane avere ricevuto un tipo d’istruzione che comprendesse 

anche delle nozioni di danza. 

Ad Atene i più ricchi prendevano lezioni private di danza, musica e 

poesia da famosi maestri. A Sparta, più concreta e con un senso 

pratico delle cose, si praticava la “Gimnopedies”, una danza simile 

alla ginnastica ritmica moderna, che era la danza per eccellenza che 

si ballava ogni anno al centro dell’Agorà mimando le mosse dei 

lottatori. 

La danza, ovviamente, era ispirata dalla musica che veniva eseguita 

con strumenti a corda, a fiato e a percussione, lire, flauti, tamburelli, 

cembali e nacchere; si potrebbe immaginare di ascoltare musiche 

molto ritmate, simili alle tarantelle che si sentono nelle feste dei 

paesi della Magna Grecia; ma anche musiche più dolci e soavi che 

accompagnavano la recita di una poesia. Attraverso alcune 

notazioni su qualche pietra, che pochi maestri hanno lasciato, 

possiamo solo intuire qualche ipotetica melodia, ma sufficiente a 

calarci in quelle atmosfere festose, sacre e profane. 

E pensare che da tutto questo è stata per molto tempo 

praticamente esclusa la donna. 

Non tutte in realtà, ma le spose, le donne “serie”; a loro non era 

consentita la partecipazione alla vita pubblica; il loro posto doveva 

essere la casa, dove accudire i figli e dedicarsi alle faccende 

domestiche. 

L’uomo dell’antica Grecia considerava la donna su un piano 

inferiore, attribuendole specifici ruoli a seconda delle circostanze. 

La sposa aveva i compiti suoi propri e non le era concesso 

nemmeno di poter uscire di casa per fare la spesa. Ma poi vi 

erano le altre donne, che dovevano allietare le feste degli uomini; 

quindi dovevano essere capaci di danzare, cantare e, se era 

necessario, intrattenere l’uomo.In ogni caso in pubblico non era 

ammessa la comunanza tra uomo e donna e non facevano 

eccezione le esibizioni danzanti. I Greci hanno coltivato, inventato 

e tutelato la danza, considerandola una cosa sola con la musica. 

Si ballava in occasioni speciali, ma anche per il semplice e puro 

piacere dello spirito e del corpo. Ed erano le donne, con la loro 

abilità e la loro bellezza, portatrici di sinuosità corporee, nel culto 

delle mènadi, come folli danzatrici prese dall'ebbrezza sacra, a 

danzare con una precisa gestualità. 

Ai tempi di Omero le piazze delle città si chiamavano “chori”, cioè 

posti dove si praticava il ballo. Ma il luogo creato proprio per 

poter godere di tutte le espressioni artistiche era il teatro. 

Potendo fare un viaggio in quelle terre vedremmo che ogni città 

ne possedeva uno e, per dare la possibilità all’intera popolazione 

di assistere alle recite e agli spettacoli, erano di dimensioni 

notevoli ed erano all’aperto e senza copertura, tutti realizzati con 

il medesimo schema. Erano costituiti da tre parti principali. Una 

gradinata dove prendeva posto il pubblico, di forma 

semicircolare sviluppata attorno ad una pista centrale di forma 

circolare (l’orchestra). La parte imponente era la scena che nel 

corso degli anni si andò sempre più strutturando in edifici veri e 

propri anche a più piani.Le rappresentazioni quindi avvenivano 

all’aperto, di giorno, ed erano composte da canto, ballo, musica, 

recitazione, costumi, maschere e scenari. Lo spettatore seduto 

sulla gradinata era rivolto verso la parte centrale: l'orchestra. Il 

nome deriva dal verbo greco che significa ballare; così era infatti 

chiamato il luogo centrale dell’agorà della città, una sorta di 

piazza in terra battuta dove si danzava; era lo spazio centrale del 

teatro greco, quello riservato al coro. Tutti termini che sono 

familiari a chi si occupa di danza e di musica. 

Il coro era un gruppo di artisti che si esibiva in danze che oggi 

definiremmo di gruppo o di danza sincronizzata, spesso 

formando un cerchio, eseguendo passi precisi, ruotando intono 

al centro dove prendevano posto talvolta i musicisti; si danzava in 

cerchio, ma femmine e maschi erano rigorosamente separati. 

Oggi nelle nostre arene, nelle nostre piazze, ritroviamo il clima 

festoso e spensierato che da sempre il binomio musica-danza 

crea naturalmente, ma sono evidenti le conquiste sociali che 

attraverso i secoli trascorsi hanno cambiato radicalmente i 

rapporti tra gli individui. 

Qui si balla e si fa attività sportiva tutti insieme, senza distinzione 

di classe sociale, né, tantomeno , di sesso. 

Anzi, proprio il ballo è l’occasione per socializzare ed annullare le 

diverse estrazioni sociali. 

Il ballo, e l’attività sportiva in genere, è da sempre, ma oggi 

ancora di più, qualcosa da tutelare e da incentivare, avendo 

assunto una fondamentale funzione di aggregazione. 

E, prendendo esempio dai nostri antichi progenitori, sarebbe il 

caso che i governi prestassero maggiori attenzioni verso questo 

settore, destinando adeguate risorse economiche per la 

realizzazione di spazi ed edifici pubblici idonei disponibili per 

tutti.


L L O 


Mahmoud Reda 

La leggenda del folklore egiziano 

di Namire de Luca 

“... È stato 

fantastico vedere 

che i diversi gruppi 

etnici si 

riconoscevano nelle 

danze .." 

Mahmoud Reda 

Quando segui la passione, qualcosa di grande e incredibile avviene sempre. E la 

passione si respirava tutta nel suo Studio al Cairo, al numero 50 di sharea Kasr el 

Nil. Nello studio che Mahmoud Reda condivideva con il maestro Farouk Moustafa, 

suo braccio destro e amico, c’era un incessante via vai di maestri, coreografi e 

danzatori. Difficile descrivere le emozioni che si scatenavano varcando la soglia. 

Un lungo corridoio conduceva al cuore dell’appartamento: in fondo, la sala danza di 

Farouk; sulla destra quella di Mr. Mahmoud (così lo chiamavamo con confidenza 

reverenziale); sulla sinistra il soggiorno con al centro un piccolo e basso tavolino, 

contornato da divani e poltrone, molte, perché durante il pranzo, che fungeva da 

pausa tra l’allenamento del mattino e quello del pomeriggio, si era spesso in tanti, e 

c’era aria di famiglia, fatta di condivisione, confronto e racconti… 

E quale onore è stato per me far parte della famiglia, diventando l’assistente di 

Farouk. Così da vicino, ho avuto l’opportunità di ottenere direttamente dalla voce del 

Maestro Reda, il racconto dettagliato della realizzazione del sogno di un giovane 

ballerino diventato mito.


L L O 


Mahmoud Reda nasce nel 1930 in una 

famiglia amante dell’arte. Il fratello 

maggiore Alì si era appassionato al ballo da 

sala, divenendo un eccellente ballerino di 

swing, disciplina in cui aveva vinto diversi 

premi. Sulle sue orme Mahmoud sviluppa 

una fervida ammirazione per Fred Astaire e 

Gene Kelly; grande fonte d’ispirazione sarà 

per lui il musical americano. Mahmoud 

studia danza classica a supporto della sua 

pratica da ginnasta che lo porta fino alle 

olimpiadi di Helsinki del 1952 con la 

squadra egiziana, partecipazione che ha 

sempre ricordato con orgoglio. 

Finiti gli studi universitari ottiene un 

provino in una compagnia argentina di 

danze folk, che faceva tappa al Cairo, 

ottiene l’ingaggio e parte in tournée per 

l’Europa. Danzare tradizioni di popoli 

stranieri suscitò in lui il desiderio di dare 

corpo al folklore della sua nazione, così 

rientrò in patria. 

L’impresa non era facile, l’Egitto è un vasto 

territorio con ricche differenze indigene 

antropologiche, musicali e coreutiche da 

sud a nord, tra deserto e mare. Pensò di 

dividere il territorio a zone e, per 2 anni, si 

recò in ogni luogo a studiarne danze, 

musiche, usi e costumi: aveva deciso di 

portare la danza popolare sul palcoscenico 

dei teatri. 

Con l’onestà e il rispetto con cui i veri artisti 

onorano la propria arte, il Maestro mi disse: 

“quello che io ho portato in scena non è la 

danza originale, ma la mia interpretazione, 

ho elaborato gli elementi caratteristici e 

secondo la mia inventiva li ho adattati alle 

esigenze del palcoscenico, che a volte sono 

persino in antitesi con il contesto reale del 

folklore” e con soddisfazione esclamò: “ma 

ha funzionato! È stato fantastico vedere che 

i diversi gruppi etnici si riconoscevano nelle 

danze così trasformate e le amavano!”; poi 

fece una lunga pausa e con rammarico 

aggiunse “…però man mano che la fama 

della troupe cresceva e il nostro lavoro 

riscontrava ammirazione, i danzatori locali 

abbandonavano molti elementi del vero 

folklore adottando quelli scenici di mia 

invenzione e questo mi ha amareggiato. Le 

forme originali della danza sono una 

grande ricchezza che non deve scomparire! 

Mi rincuora il fatto che senza il nostro 

lavoro, queste danze sarebbero scomparse 

restando completamente sconosciute”. 

Mahmoud Reda trovò la chiave per creare il 

giusto compromesso tra la forma naturale 

delle danze e le esigenze del palcoscenico. 

Il sogno di creare una compagnia si realizzò 

secondo l’antica formula del clan familiare, 

grazie alla provvidenziale fusione delle 

famiglie Reda e Fahmy. Danza e amore si 

intrecciano, Mahmoud sposa Nadeeda 

Fahmy e la sorella di questa, Melda, sposa il 

fratello di lui Alì, nel frattempo entrato 

nello show business. Come Mahmoud, 

anche Melda aspira a fare della danza la sua 

professione; danzatrice raffinata, dai 

movimenti eleganti, prende il nome d’arte 

di Farida e i due fondano la “Reda Troupe” 

con il ruolo di primi ballerini. Tra gli amici, 

vengono reclutati 12 aspiranti danzatori, 6 

donne e 6 uomini, e tutti, diretti da 

Mahmoud, iniziano un rigoroso training 

comprensivo di tecnica classica e di tutti i 

passi del folklore egiziano. Viene anche 

ingaggiato un talentuoso compositore agli 

esordi: Alì Ismail (che diverrà un grande 

nome della musica egiziana) con il compito 

di rielaborare le musiche tradizionali 

adattandole alle esigenze dello spettacolo. 

Le sorelle Fahmy disegnano i costumi e la 

madre li realizza. Guidati da Alì Reda, 

direttore artistico e produttore della troupe, 

nel 1959 debuttano con il primo show: ed è 

un successo! 

Da lì un’escalation di tournée e produzioni 

cinematografiche, la troupe si allarga, la 

fama della coppia artistica Mahmoud Reda 

e Farida Fahmy entra nella storia, ed i 

talenti della compagnia emergono. Pochi 

sanno che molte coreografie furono create 

da Farouk Moustafa, e altri membri del 

gruppo donarono la loro creatività, menti 

geniali in cuori umili, rimasti nell’ombra per 

eccesso di modestia. Erano felici di dare il 

loro contributo alla troupe, consideravano 

un onore che le loro coreografie passassero 

a marchio Reda, ed era un gesto di 

gratitudine verso chi gli aveva offerto la 

chance e gli strumenti per diventare 

danzatori professionisti. Sentimenti in un 

codice dell’arte, quella antica, che oggi 

suscitano tanta ammirazione. Nel 1990, 

quando ormai tutti i pionieri avevano 

lasciato la compagnia, anche Mahmoud ne 

abbandona la direzione, e consolida il suo 

metodo a favore dell’insegnamento. Per il 

training della troupe era stata necessaria 

una codifica dei passi e la loro 

organizzazione in esercizi che potessero 

essere praticati ogni giorno, una sorta di 

impronta accademica alla danza popolare 

che fino ad allora era stata tramandata per 

imitazione. Pertanto, chiunque volesse 

imparare il folklore si recava dal Maestro 

Reda, nello studio di Kasr el Nil e così è stato 

fino a quando Mr. Mahmoud ne ha avuto le 

forze:aveva circa 85 anni quando chiuse lo 

studio. Mahmoud Reda in patria era ormai 

un’istituzione, all’estero un mito, per 

comprendere l’importanza della sua opera 

basti pensare alla rapida svolta sociale e 

culturale dell’intero Egitto. Un paese in cui 

la danza tutta, ancor di più quella di 

folklore, veniva considerata un’attività 

effimera o una vecchia tradizione rurale e la 

professione di danzatore poco decorosa, 

Mr. Mahmoud riuscì a far diventare le 

danze di folklore orgoglio nazionale: nel 

1967 il presidente Nasser lo insignì dell’alto 

riconoscimento per il servizio reso allo Stato 

attraverso l’arte. 

Tutte le danze del folklore egiziano che 

vengono eseguite oggi sui palcoscenici di 

tutto il mondo, sono un’eredità del lavoro 

del Maestro; coreografi e danzatori si 

formano sul suo metodo e sulle coreografie 

del primo repertorio della Troupe Reda- 

Fahmy. 

“Il Maestro” ci ha lasciati all’età di 90 anni 

con una vita interamente dedicata alla 

danza. 

Il suo insegnamento coreutico, musicale e 

antropologico costituisce le fondamenta 

per la conoscenza della danza egiziana; il 

contributo di Mahmoud Reda alla danza 

non è solo quello di averle restituito il 

meritato onore in Egitto, ma ancor più di 

aver preservato un patrimonio culturale di 

smisurata ricchezza artistica. 

Grazie Maestro! 

Mahmoud Reda ( 18 marzo 1930 - 10 luglio 2020)

A T T U A L I T Á B A L L O 

F I S C O E B A L L TuttoBallo20 

Dance 

Dog 

Padroni e cani in pista 

di Giovanni Fenu 

Il tanto discusso social TikTok, è la migliore vetrina per lanciare 

nuove mode, tendenze, e passi di danza. Influencer, coreografi, 

ballerini la usano come vetrina per diffondere a macchia d’olio 

passi di danza nella speranza che diventino virali. L’ultima in 

ordine di apparizione a decollare definitivamente è la dog dance, 

con un esercito di istruttori qualificati per insegnare questa 

disciplina, che piace un mondo a cani e padroni. 

La dog dance (diversa dalla dog agility) nasce negli Anni Ottanta 

in Canada, come variante degli esercizi di obbedienza del cane 

verso il padrone. Si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, perché 

non richiede una particolare predisposizione per la danza da parte 

del padrone. Il vero ballerino infatti è il cane. Tutte le razze 

apprendono volentieri come muoversi a ritmo di musica. L’obiettivo 

primario è il benessere dell’animale e la comunicazione in 

armonia col suo padrone umano. Qualche volta la dog dance 

risolve il problema del cane triste ed inappetente. 

Poche regole rendono la dog dance un puro divertimento per 

padrone e cane; si comincia sempre con la camminata a due e lo 

slalom tra le gambe. Niente sgridate, ma coccole e premi quando 

si esegue il movimento giusto. Le coreografie devono essere 

strutturate sul fisico del cane, sul suo temperamento e sulla 

sua razza, se non si è maestri da danza in rete ci sono molti 

coreografi specializzati in dog dance. Un istruttore cinofilo 

aiuterà a mettere in sequenza i classici esercizi di obbedienza e 

farli eseguire in coppia a suon di musica. 

Figure professionali come veterinari, trainer di fitness e coreografi 

sono diventati istruttori e fantasiosi dog dancer. Questi trainer 

aiutano a creare una routine calibrata su misura per il proprio cane, 

ed insegnano ad allenarsi per le gare. Già, perché esistono sia le 

gare "fun", amichevoli, che quelle ufficiali che prevedono, 

ovviamente, campionati italiani, europei e mondiali. 

Nessun dirà più “non c’era un cane”…

FT EI SL EC VO I SE I OBN AE LE L OB A L L O 


Milly Carlucci 

Paolo Belli 

photo © Assunta Servello RAI1

FP IE SR CS O N E A GBG AI LE L BO 

A L L O 

TuttoBallo20


A L L O 


photo © Assunta Servello RAI1

DINU 

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I N D I M E N T I C A B I L E " 

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A L L O 


Tamazlacaru 

L M I O E S O R D I O 

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O N M A U R I C E 

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A L L O 


DinuTamazlacaru, primo ballerino del Balletto di Stato di 

Berlino, nato a Chisinau, in Moldavia, nel 2000 si è diplomato 

alla National Ballet School di Chisinau (classe di Alexander 

Ivanov), nel 2002 al Vienna Ballet Conservatory (classe di 

MaximAbzalov). Nel 2000 è entrato a far parte della compagnia 

di balletto del Teatro UnterdenLinden di Berlino, nel 2004 è 

entrato a far 9arte del Berlin State Ballet. Il suo repertorio 

include ruoli principali in balletti classici e contemporanei, tra cui 

Il lago dei cigni, Don Chisciotte, Tchaikovsky, Onegin, Lo 

schiaccianoci, Coppelia, La Sylphide, Ballet Imperial, Herman 

Schmerman, e molti altri. DinuTamazlakaru è ospite principale 

del Teatro Comunale (Firenze), del Teatro Arcimboldi (Milano), 

dell'Opera di Roma, del Tokyo Ballet, dell'Opera Nazionale 

Tatar, dell'Opera Nazionale Rumena, dell'Opera Nazionale 

Croata, del Teatro Nazionale Slovacco. Il Manager, Antonio 

Desiderio, lo ha intervistato per noi: 

Ciao Dinu, inziamo dai tuoi studi...come ti sei avvicinato 

alla danza? 

Sono entrato in contatto con la danza vedendo le lezioni di ballo 

di mio fratello e mi sono davvero innamorato di quest'arte, così 

anch'io ho voluto fare lo stesso, ed oggi eccomi qua… 

Berlino al tuo arrivo.... 

Con le mani vuote ma piene di speranza e di passione. Una 

grande città dove tutto sembrava possibile con tre grandi teatri, 

un sogno per un ballerino. Ma ho dovuto imparare come gestire 

la mia passione e capire come funziona la gerarchia in un 

teatro, facendo molta gavetta prima di ottenere i miei primi 

successi. 

Il ruolo a cui sei particolarmente affezionato e 

maggiormente ballato? 

Il principe Sigfried nel Lago dei cigni nella versione di Patrice 

Bart, perché questa è piena di colori psicologici e che ho 

danzato tantissime volte sia a Berlino che in diverse parti del 

mondo. 

Hai collaborato e sei stato coreograto dai più grandi. Cosa 

e chi ha lasciato un segno nella tua carriera 

Ho avuto l'onore di lavorare con Maurice Béjart. È stato davvero 

molto forte ed impressionante. Ring umden Ring è stata il mio 

primo debutto allo StaatsballettBerlin come danzatore mimo, nel 

2004. Questo è stato un altro ruolo molto speciale per me. In 

quello ero più un attore che un ballerino, e dovevo anche 

cantare. Con quella parte mi sono visto da una prospettiva 

diversa, ed ho ottenuto qualcosa di diverso dal solito; avevo 

solo diciannove anni, Béjart ed il suo assistente mi hanno 

comunque scelto. Mi hanno scelto per il ruolo, non per come 

apparivo, ma per la capacità di interpretare molto bene la parte. 

Oggi, come ricordi quella esperienza? 

Ho un bel ricordo, è stato molto divertente. Ho imparato molto 

da quell’esperienza. Béjart era già malato allora, ma si è 

presentato lo stesso e abbiamo fatto molte prove con lui. Potevi 

sentire la sua energia. E quello sguardo, quegli occhi, come un 

lupo. Quando ti guardava, sentivi la sua personalità e la sua 

aura. Mi ha detto come concepire la mia parte. È stato davvero 

fantastico lavorare con lui, indimenticabile, e mi ha 

accompagnato nella mia vita professionale e nella mia carriera.


A L L O 


ALESSIA 

FABIANI 

photo © Danilo Piccini 

trucco Mauri Menga


A L L O 


di Marianna Bonavolontà 

Alessia Fabiani ha di certo cambiato vita. Un tempo dominava 

i settimanali di costume, grazie ai tanti programmi condotti, i 

concorsi di bellezza vinti e l’incancellabile ruolo di “Letterina” 

a Passaparola, quiz del preserale di Canale Cinque con Gerry 

Scotti che tante stelle ha lanciato. Volontariamente lontana 

dalle scene per assolvere al suo ruolo principale, quello di 

mamma di due gemelli, Keira e Kim di otto anni, si ripresenta 

con una straordinaria, invidiabile vitalità ed una rinnovata vena 

artistica, forgiata dal teatro. 

Il teatro, nel tuo caso non si ferma… 

Si, insieme a Claudio Zarlocchi sarò la protagonista di “Una 

stanza al buio”; debutto il 18 ottobre al Teatro degli Audaci di 

Roma, per continuare successivamente in tournee. È un giallo 

scritto da Giuseppe Manfridi con la regia di Francesco 

Branchetti. Il teatro è una palestra che mi ha tenuta allenata. 

Ottenendo la conferma diretta dal pubblico ad ogni 

rappresentazione, finalmente la richiesta di una foto arrivava 

per averlo coinvolto, nelle vesti di un personaggio lontano da 

me. 

Ma c’è anche il cinema, sei stata diretta da Pupi Avati e Paolo 

Sorrentino. Set importanti. Quante cose per un’attrice che ha 

iniziato la carriera da bambina… 

Una bambina alquanto vivace, che accompagnava sovente la 

nonna e la mamma a teatro, dato che questo era l’unico 

metodo per acquietarmi. Di fronte a quei grandi nomi, da 

Gassman a Gaber, rimanevo ipnotizzata dalle luci, le storie, le 

voci. Alla rappresentazione del Premio Flaiano a Pescara, ebbi 

però la brillante idea di fare lo sgambetto ad un giornalista, 

solo per noia. Il giorno dopo finii sui giornali e fu il mio primo 

articolo. Scrissero che una bambina dalle lentiggini si era 

fatta riconoscere. In platea c’era anche Maurizio Costanzo 

che si avvicinò chiedendo di mia mamma, io velocemente la 

raggiunsi ma lei non mi credette. Abituata alle tante invenzioni 

e bugie bianche che raccontavo, come darle torto. 

Invece era vero, tanto che ti volle in “Orazio” nel ruolo di sua 

figlia, sitcom all’interno di “Buona Domenica”, segnando così il 

tuo debutto. Avevi nove anni. 

Scriveva Alberto Silvestri papà del cantante Daniele. 

Terminate le due stagioni di “Orazio” mi rimisi a studiare sino 

al Liceo Classico. Nella mia famiglia di professori, l’Università 

e la Laurea in Scienze dei Beni culturali, poi conseguita, 

sembrava un equo traguardo. 

Cosa ti ha portato a fare l’attrice? 

Ammiro da sempre Marilyn Monroe. Una donna sensuale e 

fragile. Ne ero affascinata. Chiedevo spesso a mia nonna di 

raccontarmene la vita in bianco e nero. Da piccolina pensavo 

addirittura che i colori a quel tempo non esistessero.


A L L O 


C’è qualcosa che non hai mai detto a tua madre? 

Lei è stata più importante di quanto possa credere e di quanto io, le 

abbia dimostrato. Ora da un po’ di tempo scrive poesie che ho avuto 

l’onore e l’onere di leggere in pubblico ma la commozione mi ha 

sopraffatta, portandomi a piangere copiosamente. Parlava del 

nostro rapporto. C’è uno scambio incancellabile, unico, costruttivo. I 

miei figli m’insegnano quanto la vita sarebbe bello iniziarla ad 

ottant’anni, per tutto ciò che s’impara. Con l’esperienza accumulata 

si diventa persone migliori. 

Te invece che mamma sei? 

Affronto ogni cosa senza baby-sitter, rimanendo sempre presente 

per la mia coppia di splendidi gemelli. Portano il nome doppio, la 

femminuccia Keira Laura ed il maschietto Kim Giulio,in onore dei 

nonni. Non è detto che da grandi facciano gli attori però, ed è la 

prima volta che lo dico, hanno appena “debuttato” partecipando al 

“Pinocchio” di Matteo Garrone, nella scena ambientata nel Paese dei 

Balocchi. 

Il viaggio più bello? 

Amo viaggiare, l’avventura ed apprendere, evitando di annoiarmi. Da 

quando ci sono i bambini, comunque, ho rivalutato l’Italia, scoprendo 

i meravigliosi borghi che costellano il nostro paese. Quando riesco 

andiamo a visitarli ed è bello notare la curiosità che possiedono di 

scoprirne continuamente di nuovi. 

Cosa non manca nella tua valigia? 

Jeans, T-shirt, lucidalabbra e ciglia finte. È un vezzo che mi soddisfa. 

Qualche piccolo artifizio può essere piacevole. 

Quale augurio ti fai? 

Continuare ad essere me stessa. 

Note dell’Autore 

“Una commedia “gialla” è duro riassumerla schivando tutte le indicazioni, 

anche le più minime, che potrebbero alludere al “come va a finire”. Mi 

limiterò, a dire quale l’ambiente, e ciò che lo abita: un appartamentino di 

natura un po’ retrò, che uno scapolo impenitente, non per nulla malvisto da 

un condominio incline alla terza età, ha svecchiato trasformandolo in una 

“garconnière” sul cui pavimento campeggia, ad apertura di sipario, una 

sinistra sagoma di gesso. I contorni di una salma. Di chi? Per l’appunto, dello 

scapolo impenitente. 

Ebbene, in questo luogo peccaminoso contaminato da un delitto sul quale 

ancor si sta indagando, si introducono un uomo e una donna. Lui è 

l’amministratore dello stabile (di professione, scultore), ma da tutti 

considerato e trattato come il portiere corruttibile, un po’ tapino ma pure 

afflitto da rabbie malamente represse; lei ben più misteriosa, è forse 

un’avventuriera alla ricerca non si sa bene di che. 

O meglio: non lo si sa all’inizio ma lo si capirà alla fine. Terzo personaggio: 

una femmina di notevole avvenenza che saprà rendersi protagonista della 

storia senza nemmeno bisogno di comparire in carne e ossa ma solo 

attraverso la propria immagine in video. 

L’azione si consuma in un arco di tempo reale mentre, dal piano di sopra, 

discendono il festante ciacolio e le melodie mielose di una festicciola 

organizzata per brindare alla salute di due fidanzatini plurisessantenni. 

Fra l’uomo e la donna s’avvia una schermaglia leggera sul principio, vieppiù 

maliziosa nel suo procedere, successivamente complice sino quasi alla 

scabrosità e all’eros, e da ultimo, impietosa. La dinamica che si avvia e si 

consuma, è quella di un plagio insinuante e progressivo. L’esito, un colpo di 

scena. Anzi, due. Forse,tre.”


A L L O 



A L L O 


Quando è nata la passione per il ballo? 

Simona: Io facevo pattinaggio artistico a rotelle e la mia 

mamma cercava uno sport nel quale potesse 

accompagnarmi lei - possibilmente serale - perché di 

giorno doveva lavorare. 

Avevo perso mio papà quando avevo sette anni ed 

andavo a pattinare il pomeriggio prendendo due 

autobus, con due paia di pattini, tre volte a settimana per 

tre ore.Il nostro medico di famiglia, che allora era il Dr. 

Franco Querzè, era l’allora presidente della FIDS 

(Federazione Italiana Danza Sportiva), che 

successivamente divenne Feder Danza. Un giorno, 

andando in studio da lui per alcune ricette, mia madre 

notò una foto appesa al muro e il dottor Querzè le 

raccontò che quelli nella foto erano i suoi figli che 

ballavano le Danze Standard e così, dopo varie 

spiegazioni, iniziai a ballare le Danze Standard. 

Wiktor: La mia passione per il ballo è nata quando 

avevo 5 anni con le Danze Standard, le Danze Latino 

Americane e la Danza Classica. Ho iniziato seguendo 

l’esempio di mio fratello che già ballava. In Polonia 

avevo una maestra di ballo, che poi è diventata suora; è 

stata lei a trasmettermi l'amore per la musica e per il 

ballo. 

Cosa ricordate delle prima volta che avete messo i 

piedi in pista? 

Simona: Mi ricordo la mia prima esibizione che era fuori 

Roma, verso Anzio e andai con il club di appartenenza (il 

Club Nibbio) dove il mio maestro, Gianfranco Rossetti, 

che poi diventò anche il mio papà perché mia mamma e 

lui si innamorarono, organizzava queste attività inerenti 

al ballo come secondo lavoro. 

Ricordo che ero molto agitata. 

Erano veramente amanti del ballo nel loro club; i soldi 

dei nostri mensili diventavano un fondo cassa per pagare 

i pullman per andare alle gare o per chi non aveva la 

possibilità di comprare scarpe e vestiti per il ballo. 

Wiktor: Sì che me la ricordo la mia prima gara! Avevo 8 

anni e sono arrivato primo. 

Cos’è per voi il ballo? 

Simona: Tutto un insieme di tutto, tante emozioni che 

messe insieme creano quell’adrenalina che mi fa venire 

voglia di entrare in pista, di confrontarmi con gli altri, 

presentarmi e cercare di dare il massimo perché io, 

come carattere, quando faccio una cosa la faccio bene. 

La sensazione che ho sempre avuto è proprio la voglia di 

entrare in pista. 

Mi ricordo che durante gli ultimi anni in cui gareggiavo 

avevamo le stellette che ti permettevano di saltare due 

turni e quindi per me era un’angoscia aspettare tutto il 

giorno prima di entrare in gara, la sera, però, quando 

entravo, scalpitavo. Per me il ballo è arte, è vita, è 

passione, è carisma, è amore, è gratitudine; il ballo è 

un’arte che ti dà modo di esprimerti con il corpo senza 

parlare, musica e corpo; per me è un’arte completa 

perché può riuscire a trasmettere senza dire una sola 

parola. 

Wiktor: Quando ballo, sento che posso comunicare tutte 

le mie emozioni tramite il corpo e la musica; è come se il 

mondo non esistesse; sento energia, passione, 

tranquillità. Quando ballo con la mia ballerina è come se 

i nostri corpi parlassero senza usare nemmeno una 

parola. A volte il mio corpo diventa uno strumento 

musicale attraverso il quale esprimo quello che ho 

dentro.


A L L O 


Simona, mi racconti qualcosa di Wiktor, il tuo attuale compagno e ballerino? 

Con Wiktor ci siamo conosciuti tredici anni fa, lui è un ballerino della Polonia, ci siamo 

conosciuti nel mondo del ballo. Sembra una persona dei nostri tempi e 

contemporaneamente una persona d’altri tempi; su di lui si può fare affidamento perché è 

una persona seria che si dedica a quello che fa, e lo fa al mille per mille. 

E tu, Wiktor cosa ci dici di Simona? 

Mi mancano le parole per descrivere Simona, una persona meravigliosa, bellissima e 

piena d'amore per tutti, sincera, onesta, piena di vita, decisa, concreta e affidabile. Sempre 

in pista anche per aiutare gli altri, specialmente le persone anziane. 

Quali sono le caratteristiche che evidenziano la coppia campione? 

Simona: Le caratteristiche che evidenziano una coppia campione sono molteplici però 

sono anche individuali, ossia, sicuramente una tecnica che rasenti la perfezione, ma poi la 

coppia campione è colei che si esprime in pista, che ha una propria identità, che lascia un 

segno, il che non vuol dire essere perfetti, ma che riesce ad arrivare nei cuori e negli occhi 

delle persone, che poi parleranno di te. 

Wiktor: Sono sicuramente molte le caratteristiche che evidenziano una coppia campione. 

Musicalità, carisma, autodisciplina, fiducia, onestà. È importante avere un obiettivo e 

lavorare duro per ottenerlo, accada quel che accada. Il rispetto verso il proprio partner e gli 

altri danzatori e l’armonia con la musica sono altri aspetti fondamentali. E poi ancora: 

ricordarsi di competere con se stessi per migliorare e non con le altre coppie, essere grati 

per tutto ciò che si ha nella vita durante il viaggio per diventare un campione . 

Ballo e Amore: come conciliare queste cose? 

Simona: A volte non è facile, ci sono i pro ed i contro. Quando c’è l’amore, ovviamente, c’è 

anche rispetto, però a volte nelle discussioni non si riconoscono molto i limiti proprio 

perché c’è tanta confidenza e può succedere che una discussione che si può creare 

durante un allenamento o, comunque, durante un momento di ballo, si porta anche a casa. 

È questo l’errore. Invece il lato positivo è che condividere questa passione insieme alla 

persona che si ama ti aiuta a creare una complicità particolare ma che conosce solo chi 

l’ha provata. 

Wiktor: Conciliare ballo e amore è una cosa bellissima ma anche molto difficile. Si ha la 

sensazione di condividere tutto insieme, viaggi, gare, il momento magico dell'inizio gara 

(START-GO). Gli allenamenti sono più rischiosi, bisogna saper separare la vita privata 

della vita professionale. Dopo esserci innamorati, uno show di danza è stato galeotto per 

intraprendere una vera e propria carriera professionistica insieme. 

La difficoltà più grande che avete avuto durante le vostre carriera e come l’avete 

superata? 

Simona: La difficoltà più grande durante la mia carriera è stata a livello di ballo quando 

sono passata da essere finalista in tutte le gare a non poter partecipare alle finali. 

L’ho superata non mollando mai, credendo nei miei insegnanti (Giancarlo e Luisa 

Barbieri) i quali mi proposero anche di cambiare insegnante, ma io sapevo che non era 

colpa loro, il tutto era dovuto a cause esterne. Non abbiamo mollato e l’anno dopo a 

Blackpool siamo rientrati in finale. 

Wiktor: Il momento più difficile è stato quando, dopo 16 anni, ho smesso di ballare con 

quella che allora era la mia ballerina, ma non mi sono mai arreso ed ho continuato ad 

allenarmi - ogni giorno - per migliorare me stesso, come se avessi una gara dopo una 

settimana. Anche quando ho lavorato in Norvegia è stata dura. Facevo diversi lavori per 

mantenermi e guadagnare il necessario per poter seguire le lezioni di ballo. 

Simona, nel 2017 sei tornata a gareggiare con Wiktor dopo uno stop di qualche 

anno. Come è stato tornare una seconda volta in pista a Blackpool? 

Simona: Nel 2017, quasi per gioco, dovetti fare un’esibizione con Wiktor in Germania, 

perché la sua ballerina attuale non era potuta venire in Europa (lei era di origine 

Coreana). Mi ricordo che feci Tango e Slow Fox. Fu un’emozione fortissima rientrare in 

pista. Io mi sono ritirata dalle competizioni nel 2001 e, a 46 anni, nel 2017, dopo sedici 

anni di pausa, sono andata a fare quest’esibizione; nel frattempo la ballerina di Wiktor 

smise di ballare ed io - una sera - feci la proposta a Wiktor di diventare la sua ballerina. 

Così, in un mese e mezzo, allenandoci sei o sette ore al giorno, preparammo la gara di 

Blackpool. Questa fu un po’ una sfida con me stessa, fu una cosa da tanti criticata ma 

da tanti apprezzata, però la cosa più importante di tutte fu l’emozione provata nel 

rientrare in pista.


A L L O 


Wiktor, e per te com‘è stato ballare la prima volta che la donna che ami? 

Quando abbiamo cominciato a ballare insieme è stato un periodo di stress, ma anche di grandi soddisfazioni, in pista ricordo che ci siamo 

guardati negli occhi e questo sguardo trasmetteva quell’amore che ci ha dato la forza per ballare , annientando tutte le paure che avevamo 

facendoci sentire che tutto è possibile. 

Wiktor, e per te com‘è stato ballare la prima volta che la donna che ami? 

Quando abbiamo cominciato a ballare insieme è stato un periodo di stress, ma anche di grandi soddisfazioni, in pista ricordo che ci siamo 

guardati negli occhi e questo sguardo trasmetteva quell’amore che ci ha dato la forza per ballare , annientando tutte le paure che avevamo 

facendoci sentire che tutto è possibile. 

Oggi siete dei maestri di danza più apprezzati in Italia e nel mondo. Secondo Voi, cosa piace agli allievi di Simona e Wiktor ? 

Simona: Quando ottieni risultati, sicuramente hai una strada più spianata a livello d’ insegnamento, però poi devi anche dimostrare di saper 

insegnare, non solo di attivare le coppie.Io mi sento fortunata perché già quando ballavo nei professionisti lavoravo con tanti club in Italia e 

mi sono capitati tra le mani ballerini, come Mirko Gozzoli con Alessia Betti, che ci hanno dato tantissime soddisfazioni, che con me e Fabio 

Selmi, che eravamo i loro coaches, hanno vinto tanti campionati del mondo sia negli amatori che nei professionisti 

Poi ci sono state tantissime coppie che ci hanno dato tante soddisfazioni e continuano a farlo tutt’oggi. Adesso non lavoro più con Fabio 

Selmi, lavoro con Wiktor e produciamo insieme tantissime coppie negli amatori e nei professionisti che ci danno tante soddisfazioni. 

Perché devono scegliere me? Non lo so … Forse perché sono diretta. Mi viene detto che quando spiego do delle informazioni concrete, ed 

in modo semplice e comprensibile. 

Wiktor: Grazie per le belle parole. Credo che con il mio ballo trasmetta musicalità, armonia e carisma. Penso che ogni persona possa 

diventare un grande ballerino, artista o semplicemente una brava persona. Da tanti anni organizziamo un Grande Congresso Internazionale 

- Gladiators Dance Congress Roma - e nel 2021 cominceremo anche a fare Dolce Vita “Rome Dance Festival”. Poi stiamo lavorando anche 

ad un progetto per anziani e giovani - Live Life by Dance - (un po' meno competitivo). 

Simona Fancello, romana, 

ballerina professionista danze 

standard. Finalista nelle maggiori 

competizioni internazionali: UK 

Blackpool International, vice 

campioni europei, terzi ai 

mondiali, campioni italiani nelle 

Danze Standard 10 Balli, Show 

Dance. Risultati in coppia con 

Fabio Selmi. 

WIiktor Kiszka, polacco, 

ballerino professionista danze 

standard, ha iniziato a ballare 

nel 1996 con Malgorzata 

Garlicka, diventando per 6 

volte campione Polacco, 

Vincitore di Blackpool Amatori, 

Con 

Genny Favaro finalista 

mondiale e internazionale. Dal 

2017 al 2018 ha ballato in 

coppia con Simona, 

conquistando la finale delle 

più prestigiose competizioni 

mondiali. 

Intervista di 

Elena Botti e Alessia Scatigna


A L L O 


Giancarlo Paglialunga 

Tràdere – Tradire e tramandare 

di Elena Botti e Alessia Scatigna 

Quando e come è nata la passione per la musica popolare? 

La mia passione è nata tardi, quando avevo 22-23 anni. Mi è stata tramandata dai nonni che già suonavano alle tarantate, alle 

matinate e ai “Santu Lazzaru” ( canti di questua del periodo Pasquale). C’è stato un momento storico (che apparteneva ai nostri 

genitori) in cui la musica popolare aveva perso completamente il suo esistere, dove si buttavano via gli strumenti musicali dei 

nonni, dove volevano completamente dimenticare la musica tradizionale salentina. E poi siamo arrivati noi, i “nipoti”, che come 

me, hanno ripreso in mano le tradizioni. 

Chi è stata la tua fonte d’ispirazione artistica? 

Sono stato ispirato da gruppi musicali come il Canzoniere Grecanico Salentino, gli Aia Noa di Copertino. Mi sono appassionato 

al Folk revival, ovvero la riscoperta dalla musica tradizionale sotto forma di intrattenimento. 

Sono anche andato a casa degli anziani a farmi raccontare cos’era per loro la musica tradizionale salentina incontrando cantori 

come Uccio Aloisi di Cutrufiano. Ho avuto la fortuna di conoscere Luigi Stifani , il grande violinista dell’orchestrina terapeutica, e 

Gigi Cececre. Avrei voluto conoscere Uccio Bandello. 

Che cosa si intende per nuova musica popolare? 

La parola tradizione deriva dal latino tràdere che significa consegnare, tramandare e tradire. La tradizione può non 

essere stereotipata (sempre uguale) e può essere innovativa, che significa cantare e raccontare la vita di oggi 

proprio come si faceva cento anni fa (per esempio i canti delle tabacchine nei campii di lavoro). Cerchiamo di fare 

musica contemporanea a tutti gli effetti. Noi vogliamo parlare di quello che siamo e di quello che saremo. 

Attraverso la mia voce esprimo una nuova idea, un nuovo sentimento, un nuovo rancore, una nuova malinconia. 

Scrivendo il presente raccontiamo quello che stiamo passando. 

Prossimo lavoro? 

C’è in progetto un nuovo lavoro dove noi raccontiamo ai nostri figli e ci chiediamo "Cosa vi stiamo 

lasciando ? Cosa stiamo facendo? " 

Lasciate messaggi di speranza? 

Si, dobbiamo essere melanconici ma anche speranzosi. L’energia di questa musica non 

fa altro che darti una spinta per farti sempre reagire. Il Salento si è sempre riscattato. Io 

guardo i miei figli e, senza mai imporgli l’uso di qualche strumento, spero sempre che 

loro si avvicinino spontaneamente a questa realtà. 

Ho sempre avuto l’impressione che i tamburi siano “vivi”... 

Si, nel suono del tamburo c’è una magia, come fosse un rito 

magico che può condurre ad uno stato di trans ipnotica. Con la 

musica giusta, nel momento giusto, si creano situazioni 

particolari. Molti anni fa ho avuto l’occasione di suonare 

consecutivamente per 5 o 6 ore per una ballerina che voleva 

sperimentare questa forma di ipnosi. Anche noi stessi suonatori 

quando suoniamo il tamburo andiamo in trans. 

Io suono la pizzica, chiudo gli occhi e mi dimentico di stare in un 

gruppo. I tamburi sono vivi, i tamburi guariscono. 

Giancarlo Paglialunga, nato a Santa Maria al Bagno, comune di Nardò, classe ’75, 

tamburellista e voce della musica popolare tradizionale salentina e non. Attualmente figura di 

rilievo del Canzoniere Grecanico Salentino (CGS) e dell’Orchestra Popolare della Notte 

della Taranta.


A L L O 


" B O D Y P E R C U S S I O N : L ' A R T E D I 

C R E A R E S U O N I C O N I L C O R P O . " 

W W W . C A N A R Y . C O M . E D U


A L L O 


Salvo Russo è un musicista e compositore partenopeo. 

Diplomato in pianoforte al Conservatorio “S. Pietro a 

Majella” di Napoli all'età di 20 anni porta a compimento il 

primo step di un percorso musicale ben più ampio e molto 

entusiasmante. 

Salvo cosa rappresenta per te la musica? 

La Musica mi ha sempre offerto tante opportunità per 

scoprire orizzonti nuovi, sperimentare e mettere in gioco la 

mia creatività, il bisogno di esprimere e raccontare qualcosa 

attraverso alcune delle infinite possibilità che la vita riserva 

Per esempio? 

L’ incontro con la Musicoterapia, avvenuto nel 2000 presso 

il C.E.P. di Assisi, sede della prima, storica scuola di 

Musicoterapia in Italia dove ho frequentato il corso 

quadriennale. Quello è stato un momento di svolta per me 

in quanto, rispetto agli anni vissuti in Conservatorio (con le 

sue rigorose regole e schemi fissi) ho potuto vivere la 

Musica senza rinunciare alla Libertà: quella di essere ISO 

(per dirla con R. Benenzon) e cioè un'identità Sonoro 

Musicale che vive, si manifesta e risuona nel mondo 

insieme a tutti gli altri esseri viventi che fanno parte della 

grande orchestra della vita. 

Musica e Libertà, dunque, un binomio imprescindibile? 

Direi di sì, un binomio a cui non voglio rinunciare e che ha 

favorito altri processi di crescita e di sviluppo personale e 

professionale come l'incontro con la BODY PERCUSSION 

che è diventata poi la mia principale attività musicale. 

Spiegaci meglio cos’è la Body Percussion? 

La Body Percussion (o anche Body music o Percussione 

corporale) è l'arte di produrre i suoni con le diverse parti del 

corpo (voce compresa) che, in questo caso, viene 

impiegato come un autentico strumento musicale. Un 

meraviglioso e complesso strumento di cui tutti siamo dotati 

e che è possibile esplorare, conoscere ed armonizzare 

attraverso l'approccio globale della Body Percussion. Il 

corpo, infatti, è in grado di produrre una serie infinita di 

suoni e rumori che vengono strutturati ed armonizzati per 

creare patterns, combinazioni ritmiche, poliritmie, 

coreografie o veri e propri brani musicali. Battere le mani o i 

piedi, schioccare le dita, fischiare, emettere suoni con la 

voce, schioccare la lingua sul palato ecc. sono soltanto 

alcune delle infinite possibilità che abbiamo a disposizione. 

Come definiresti questa arte che tu chiami Body 

Percussion? 

É un'attività dinamica e di grande coinvolgimento che, 

negli ultimi anni, sta diventando sempre più motivo di 

grande interesse anche da parte delle Accademie musicali 

e di danza, dei Conservatori, delle scuole di ogni ordine e 

grado ecc. Molti sono infatti i Corsi di formazione richiesti in 

cui il corpo, il movimento, la creatività, la musica e la 

relazione sono al centro di una straordinaria esperienza 

didattica, artistica e professionale che vale la pena vivere e 

per cui non esistono limiti di età.


A L L O 


Tu, come vivi questa tua arte? 

In modo meraviglioso, da tanti anni mi da la possibilità di 

lavorare come formatore di Body Percussion, di incontrare 

migliaia di persone in giro per il mondo e di collaborare in 

contesti prestigiosi con centri e enti dislocati in ogni angolo 

della terra, America, Cina, Russia, Europa... 

Quali vantaggi offre la Body Percussion? 

I corsi di formazione docenti, così come i Festivals di 

musica, danza e teatro, le masterclasses ed i workshops 

che conduco in Italia e all'estero, sono una straordinaria 

occasione di crescita umana e professionale. 

Un'incredibile opportunità per incontrare differenti culture, 

storie e tradizioni e, al tempo stesso, per proseguire nel 

mio lavoro di ricerca e studio delle nostre infinite 

potenzialità sonoro/musicali. Oltre ogni confine geografico, 

lingustico, socio/culturale che dir si voglia, il corpo 

rappresenta il denominatore comune ad ognuno di noi 

attraverso il quale nasce e si sviluppa la nostra esperienza 

musicale. Un'esperienza preziosa perchè rivela ogni volta 

unica musica nuova, non soltanto da ascoltare ma anche 

e soprattutto da vivere! 

A proposito di confini geografici e culture differenti, 

so che tu hai a cuore un altro progetto “Flamenco 

Tango Neapolis (FTN)” ci spieghi di cosa si tratta? 

È un progetto che ho fondato nel 2009 e di cui sono 

Direttore artistico e musicale in cui la Canzone 

Napoletana, culla di storia, cultura e tradizioni, si unisce al 

Flamenco ed al Tango argentino dando vita ad un’originale 

contaminazione di stili. Un progetto davvero unico che, 

attraverso la musica, la danza ed il teatro, unisce diverse 

tradizioni del sud del mondo in cui “Napoli rappresenta 

l’Anima che le accoglie e con ardimento le sublima”. 

Napoli è anima, spirito che pulsa, trasformazione, ardore, 

forza espressiva... 

Chi sono i componenti del FTN? 

FTN è costituito da un quartetto di musicisti (pianoforte, 

percussioni, violoncello, due chitarre, violino, oud arabo, 

voci) e due coppie di ballerini. I colori di Napoli, mescolati 

con quelli dell’Andalusia e del Sud America esplodono sul 

palco con atmosfere intense e davvero coinvolgenti. La 

scena è arricchita dalla magia del baile flamenco e del 

tango argentino. Gli spettacoli prodotti sono 3: “Encanto”, 

“Viento - Da Napoli a Siviglia a Buenos Aires” e 

“Arrassusìa”. I lavori discografici 2: “Encanto” e “Viento”.

N C O N T R O C O N 

I 

A L E R I A B O N A L U M E A R 

V 


A L L O 


A N U O V A 

L 

E N D E N Z A D E L 

T 

D A N C E F I T N E S S 

di Fabrizio Silvestri


A L L O 


La pole dance è diventata l'attività fisica più di tendenza del 2020, insieme ad altre 

che coniugano «seduzione, divertimento e musica». A lanciarla definitivamente è 

stata la bomba sexy JLO. Jennifer Lopez ha dichiarato che, per interpretare il ruolo 

della stripper Ramona nel film “Hustler” Le ragazze di WallStrett, ha impiegato due 

mesi di allenamento intensivo, guidata dalla performer del CirqueDu Soleil Johanna 

Sapakie. Per capire la filosofia della Pole dance abbiamo incontrato Valeria 

Bonalume, ballerina, attrice, insegnate di Pole Dance. 

Valeria che cos’è la Pole dance? 

Per spiegare cosa sia la pole dance non posso che partire da me, raccontando la 

mia esperienza personale, di quale sia stato il significato del suo incontro nel mio 

cammino di vita. Fu un colpo di fulmine nel 2010, quel giusto match amoroso tra gli 

opposti con i quali lavoravo da sempre, la perfezione della tecnica e l’espressione 

libera da vincoli, la disciplina e l’abbandono totale di essa. Da ex ginnasta ritmica e 

danzatrice professionista avevo trovato la giusta maniera per iniziare un nuovo 

percorso espressivo: il riconoscere attraverso un attrezzo la possibilità di 

trascendere preconcetti e superare limiti fisici ma, soprattutto, mentali. La pole 

dance è unione, empowerment, lavoro introspettivo ed elevazione. 

La Pole Dance si pratica utilizzando il palo… 

Sì, il palo ti dà la possibilità di salire ma, per farlo, si deve partire dal basso, dalle 

basi, scoprendo di avere capacità che neanche immagini, attraverso un percorso 

intimo e di lavoro costante su di sé. Le donne ancestrali ballavano intorno ad un 

albero, le chiamavano streghe, in realtà cercavano portali per esprimersi in totale 

libertà, senza giudizio e soprattutto nell’accettazione di se stesse e nel rispetto 

dell’altra persona. Troviamo origini anche in una disciplina sportiva tradizionale 

indiana, il Mallakhamba, prettamente maschile; questo perché la pole dance non fa 

distinzione di genere. Anche la lap dance è madre di questo sport, i primi 

campionati si svolgevano nei night e le prime campionesse e pioniere si allenavano 

in luoghi ben lontani dalle strutture professionali che ora riempiono le città e fanno 

tendenza. 

Come si costruisce una lezione di Pole dance? 

La competizione fondata sull’invidia non porta beneficio, mentre la solidarietà ed il 

sostegno reciproco crea apertura e crescita. Durante una lezione di pole dance 

succede questo: ci si aiuta rispettando i tempi di apprendimento propri e altrui. 

Quanto fa bene all’autostima riuscire a portare a termine, con le proprie forze una 

nuova figura o movimento! Ecco perché la pole dance non è solo disciplina sportiva 

e artistica ma diventa un modo di essere e di vedere la vita sotto altre prospettive. 

Cercare equilibrio nel corpo, chiedere ad esso di svolgere movimenti innaturali è 

parallelo ad un lavoro mentale di apertura all’elasticità e al cambiamento. E non 

parlo solo da professionista ma da coach e osservatrice che ha visto numerose 

persone trasformare la propria vita con grande coraggio. 

Come arriva la Pole dance ad essere un sport? 

La pole dance è considerata uno sport vero e proprio perché ha un codice di 

elementi simile alla ginnastica ed al pattinaggio, ed esistono competizioni 

professionali e non, sia a livello nazionale che mondiale. La parte artistica è 

fondamentale, in quanto gli elementi tecnici vengono supportati da una coreografia. 

Ho assistito a show emozionanti che raccontavano esperienze personali e temi 

pregni di significato. 

Ma come abbiamo visto nel film con Jennifer Lopez, la pole dance esiste 

anche come espressioni artistica? 

Esattamente; esiste poi tutta la parte di esibizione, che è molto richiesta per 

spettacoli dal teatro alla televisione ed agli eventi di ogni genere. Non esistono 

limiti, chiunque voglia intraprendere questa disciplina può farlo affidandosi alle mani 

esperte di insegnanti certificati. Invito tutti alla prova, ma soprattutto ad innamorarsi 

di qualcosa, qualsiasi essa sia e desiderare di fare un percorso di crescita. La 

passione è ciò che fa la differenza tra chi fa le cose perché deve e chi invece ci 

mette il cuore. 

Valeria Bonalume è stata più volte campionessa italiana di pole dance, e 

questa è una parte della sua vita interamente dedicata a plasmare il proprio 

corpo ed a renderlo veicolo per trasmettere emozioni e idee. Un passato da 

ginnasta ritmica iniziato a 5 anni e il diploma di“tersicorea lirica e istruttrice di 

danza” alla SPID di Milano a 21; l’artista ha performato per grandi brand e 

rinomati eventi, da Sanremo a Chiambretti Supermarket, a Ballando con le 

stelle, Italia’s got Talent e Lo show dei record. È stata protagonista dell’ultimo 

spot televisivo di Radio Monte Carlo, attrice per cinema, modella per molti 

fotografi, speaker per una conferenza Tedx e coach di vip nonché di tantissime 

atlete in tutta Europa durante i suoi stage in trasferta. Ha partecipato a sei 

mondiali di pole dance come atleta italiana. Attualmente ha creato il suo 

Valeria Bonalume Atelier, un concept nel quale poter accogliere e praticare il 

suo essere performer, coach e consulente artistica 

www.valeriabonalume.it


A L L O 


DANZO 

PER I DIRITTI 

LGBTQ 

Danilo Di Leo, ballerino del Teatro San Carlo di Napoli. Un giovane danzatore che, oltre ad 

occuparsi di danza e di arte, si è laureato in scienze motorie e si occupa dei diritti della comunità 

LGBTQI - lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali -. 

Danilo è una persona che non ha paura di sporcarsi le mani, specialmente se deve aiutare 

qualcuno a cui vengono negati i propri diritti. Un uomo che oltre all'amore verso la danza, uscito 

dalla sua sala di danza, ama suo marito Antonello. 

Per TuttoBallo20 lo ha intervistato Giovanni Battista Gangemi Guerrera


A L L O 


Quando hai cominciato a studiare danza? 

Ho studiato danza all’età di 15 anni. Nonostante abbia sempre 

avuto una passione per il ballo, e dei genitori che mi hanno sempre 

spronato a fare danza, ho sempre avuto paura di poter essere 

giudicato in quanto maschio e così ho iniziato fondamentalmente 

tardi ma, per fortuna, oggi, posso dire d’aver recuperato i tempi. 

Cosa provi quando sei sul palcoscenico? 

Quando sono sul palcoscenico è come se entrassi a far parte di un 

sogno, ogni volta entro con tutto me stesso in una realtà che inizia 

sul palcoscenico e seppur finisce una volta rientrato dietro le quinte, 

mi lascia per molto tempo un senso di soddisfazione. 

Quale opera classica e quale ruolo da te interpretato ti è 

rimasto più impresso? 

Sicuramente il balletto che preferisco di più è Romeo e Giulietta. 

Nella mia esperienza personale di ballerino ho interpretato vari ruoli 

da solista, ma ciò che mi rende davvero felice è l’energia che provo 

quando ballo nel corpo di ballo, il lavorare insieme, interpretare ciò 

che accade nel contesto di una storia. In fondo, la storia di Romeo e 

Giulietta non avrebbe avuto senso se non ci fossero state le 

famiglie, così come Clara e Schiaccianoci non potrebbero 

raccontare nessuna storia senza gli invitati alla festa di natale o la 

battaglia tra topi e soldati nell’incubo di Clara. 

Cosa pensi della danza in Italia? 

La danza, come la cultura in generale, in Italia è purtroppo 

abbandonata da troppi anni. Lo stato italiano non rispetta e non 

tutela i professionisti del mondo dello spettacolo. Basta pensare a 

tutte le compagnie di ballo che sono state chiuse in questo ultimo 

ventennio, Trieste, Verona, Firenze, Torino, e tante altre ancora. 

Eppure l’Italia dovrebbe essere la madre della cultura nel mondo. 

Come ti rapporti con la vita professionale con quella di coppia? 

Far capire ad una persona comune cosa significa essere un 

ballerino, cosa significa aver sacrificato una vita intera tra la 

formazione e la ricerca nel trovarti un lavoro, è difficile. Il lavoro del 

ballerino inizia la mattina con l’allenamento, prosegue con le prove 

e finisce con la stanchezza che ti porti a casa. Il nostro lavoro ha 

orari sempre diversi, prepari lo spettacolo di giorno e ti esibisci di 

sera, si balla nel weekend, a volte durante le festività, spesso ci 

sono le tournée e viaggiamo in giro per il mondo. Quindi, mi sono 

sempre reso conto che trovare una persona che comprenda tutto ciò 

è difficile, ma ho cercato allo stesso modo di lottare nel tenermi 

stretto il mio lavoro, perché la danza è la mia vita; mi sono sempre 

imposto che la mia vita non fosse solo danza, e così quello che ho 

provato e provo a fare è lasciare fuori la sala di danza la mia vita di 

coppia e non portarmi la danza fuori la sala, cercando in qualche 

modo di rispettare sia il mio lavoro che la mia vita di coppia. 

Danilo Di Leo e Antonello Sannino il giorno del matrimonio 

Hai mai avuto attacchi omofobici nell'ambito professionale? 

Nell’ambito professionale decisamente non ho mai avuto attacchi 

omofobici. Sicuramente nella formazione in scuola di ballo una delle 

correzioni che spesso fanno a noi ragazzi è quella di ballare da 

“maschi”, ma non l’ho mai vista come un attacco omofobo, perché mi 

è sempre stato chiaro che essere ballerini è come essere attori, e un 

cavaliere deve essere interpretato da cavaliere e una principessa da 

principessa, poi tutto ciò che si è e come ci si sente fuori 

l’interpretazione di un ruolo non mi è mai stato giudicato, né a me né 

ad altri compagni o colleghi. 

Cosa vorresti suggerire ai nuovi ragazzi o alle ragazze che si 

avvicinano al mondo della danza? 

Suggerisco sicuramente di avere tanta pazienza, di viversi le ore in 

sala ballo lasciando fuori la porta della sala tutto ciò che c’è fuori 

senza mai farsi condizionare dai pensieri della quotidianità, come se 

fosse una terapia, perché per me è stato così, la danza mi ha 

salvato in un’adolescenza che non capivo, perché ha fatto in modo 

che io fossi libero e concentrato su qualcosa di magico, 

accompagnato dalla musica che mi ha trasportato in mondi lontani 

dal bullismo della scuola, dalla paura di capire me stesso, e 

dall’incertezza del futuro. E ancora oggi é così, durante quell’ora e 

mezza di lezione esiste la musica il mio corpo e niente più.


A L L O 


Miariangela Berazzi, napoletanae residente in 

Umbria. Ha studiato Letteratura, Storia del Teatro, 

Antropologia Culturale, Antropologia Teatrale. 

Studia il mestiere di ATTORE presso il C.U.T. (Centro 

Universitario Teatrale) di Perugia con nomi del 

teatro internazionale come Enzo Moscato, Alfonso 

Santagata, Nikolaj Karpov, Francis Pardeilhan, Gré 

Koerse, Anna Maria Giromella, Ascanio Celestini, e 

altri. Specializza anche di canto e ricerca vocale si è 

perfezionata nello studiato di tamburi, il canto, le 

danze popolari del Sud Italia attraverso 

osservazione diretta delle tradizioni. come 

cantante, musicista e danzatrice ha collaborato con 

molte compagnie e enti lirici. Attualmente è 

impegnata con Teatro Proskenion (Calabria), Ritmi- 

Associazione di promozione sociale, Liberarte 

Orvieto (Umbria). 

di Giovanni Battista Gangemi Guerrera 

Nando Brusco, cantastorie calabrese tra 

tradizione e attualità, preferisce, in luogo 

della classica chitarra, il tamburo quale 

strumento col quale accompagnare i suoi 

“cunti”, i racconti cioè che animano i suoi 

spettacoli sempre meno confinati alla sola 

regione Calabria. Canti e racconti che sono 

finiti, per la sua primissima volta, su un 

album che prende il nome di Tamburo è 

voce – Battiti di un cantastorie, nome già 

dato al suo precedente tour tanto perpetuo 

quanto itinerante: “L’amuri di Calabria – 

afferma Brusco – non è solo uno spettacolo 

di cantastorie, ma il frutto di una ricerca 

artistica ed esistenziale. Per il mio sentirmi 

profondamente figlio di questa terra, ho 

scelto di compiere un viaggio fra le sue 

storie, i suoi cunti… per raccontare vicende 

ironiche e drammatiche, che appartengono 

alla Calabria”.

Mariangela e mi occupo di musica e teatro. Canto 

Sono 

etnica e jazz, suono 

musica 

mia arte è un mezzo, un ponte, attraverso cui cerco di 

La 

a toccare sempre chi mi sta di fronte, instillare dubbi, 

arrivare 

un'emozione, strappare un sorriso o un abbraccio, 

dare 

semini. E' dare voce, attraverso ora la musica ora 

mettere 

di un personaggio, alle ombre che vivono 

l'interpretazione 

di dentro 

E' un modo per indagare, conoscere quello che mi 

me. 

e fare luce su ciò che mi porto dentro. É navigare in 

circonda 

mare di emozioni, colori, è plasmare la realtà e modificarla 

un 

mio piacimento. 

a 

tamburo è il battito del cuore. E' vibrazione che investe e 

Il 

E' impulso ed azione. È terra e radici. E’ mezzo che 

vivifica. 

dialetto è in realtà la prima lingua che un bambino impara, 

Il 

è la lingua delle origini, quella più direttamente 

quindi 

al sé più profondo. E' la lingua dell'anima, quella più 

collegata 

più diretta. Quindi cantare in dialetto dà una potenza 

vera, 

intendo il teatro in nessun altro modo, ma potrei 

Non 

lo stesso discorso a tutte le altre 

estendere 

il teatro è sociale, deve esserlo. Continua da millenni ad 

arti: 

la sua funzione coreutica, terapeutica, di denuncia, di 

operare 

della realtà, di 

specchio 

di miglioramento del mondo, di noi 

immaginazione 

E' un mezzo espressivo che deve servire a tutti per 

stessi. 

funzione. Non credo nelle arti che se la cantano e se la 

questa 

nella cultura come rappresentanza dello stile di vita 

suonano, 

un'elite, lontano dalle masse. La cultura deve raggiungere 

di 

Ne va dell'evoluzione dell'essere umano, ne va del 

tutti. 

psichico dell'uomo. 

benessere 

io ho conosciuto Nando, sono rimasta folgorata da 

Quando 

lui usava la voce e i tamburi. Perché ho trovato che 

come 

magica. Era una via di mezzo tra una modalità artistica 

fosse 

può usare un musicista e l’espressione vocale e narrativa 

che 

se fosse uno sciamano. Arricchito dal fatto che lui si fa 

come 

della sua tradizione culturale, raccontando la sua terra 

veicolo 

mio prossimo spettacolo è, per l'appunto, uno spettacolo 

Il 

parla della mia esperienza come insegnante di musica e 

che 

in una 

teatro 

terapeutica, esperienza che mi ha segnato 

comunità 


A L L O 


1. Chi sei? 

i tamburi a cornice, e sono attrice e formatrice. 

2. Cosa rappresenta per te la tua arte? 

1.Chi sei? 

Sono Nando, un figlio della mia terra, la Calabria. Un 

suonatore di tamburo a cui piace raccontare storie. 

2. Cosa rappresenta per te la tua arte? 

Rappresenta la possibilità di rifondare continuamente la 

mia identità culturale. 

La musica, la narrazione, la ricerca, mi offrono la possibilità 

di capire chi sono. 

3. Cosa è il tamburo e cosa rappresenta per te? 

3. Cosa è il tamburo e cosa rappresenta per te? 

Il tamburo è il vuoto che si riempie. E' la capacità di 

ancoraggio nei momenti di viaggio. E' la possibilità di 

oltrepassare il ritmo per arrivare all'evocazione. 

permette viaggi. 

4. Quanta importanza dai al dialetto che utilizzi 

nell'interpretare i testi che canti? 

4. Quanta importanza dai al dialetto che utilizzi 

nell'interpretare i testi che canti? 

E' un mezzo straordinario per raggiungere alcune forme 

poetiche, ma è altrettanto importante in chiave 

documentaria. E' la lingua dei margini, delle periferie. 

Luoghi e persone spesso dimenticate che però fanno parte 

della storia e della vita reale. 

ulteriore a ciò che si sta esprimendo. 

5. Cosa pensi degli aspetti sociali del teatro? 

5. Cosa pensi degli aspetti sociali del teatro? 

Il teatro per definizione è un "fatto sociale". Poi negli anni 

ha assunto varie declinazioni...diciamo che è uno strumento 

molto potente ed in grado di arrivare dove spesso ne la 

società, né la politica riescono ad arrivare. 

6. Raccontaci brevemente qualcosa di Nando. 

6. Raccontaci brevemente qualcosa di Mariangela . 

La prima volta che incrociai Mariangela Berazzi, eravamo 

ad una sessione di prove per uno spettacolo. Al mio arrivo 

in sala, la trovai che cantava, recitava, e 

contemporaneamente danzava reggendo una 

marionetta...il tutto con una grazia da rimanere incantati. 

7. Quale sarà il tuo prossimo spettacolo? 

7. Quale sarà il tuo prossimo spettacolo? 

si tratta di un lavoro che ha già debuttato ma sul quale 

tornerò a mettere mani. un lavoro in cui guardo al connubio 

Donna - Mare... 

ad un mondo esterno che non la conosce . 

profondamente.


L L O 


Nel 2021 in Gran Bretagna torna in scena "Ritorno al Futuro 

Il Musical" con Olly Dobson come "Marty McFly", Hugh Coles 

come "George McFly", Rosanna Hyland come "Lorraine 

Baines" e Cedric Neal come "Goldie Wilson" 

di Pina Delle Site

trasferimento. Così come nel film originale, la trama del musical 

Love”, “Johnny B. Goode”, “Earth Angel” e “Back in time”. A 

originariamente, doveva fare la sua prima mondiale nel West 

2019, è stato annunciato che lo spettacolo avrebbe ricevuto la 


L L O 


Un cult della fantascienza sta per tornare in una veste del tutto 

inedita a Londra! Si tratta del film icona degli anni Ottanta 

“Ritorno al futuro” che presto si trasformerà in un musical del 

West End. 

In verità, la versione teatrale del lungometraggio era già stata 

lanciata al Manchester Opera House a Marzo ma, a causa 

dell’emergenza sanitaria e del lockdown, lo spettacolo era 

stato inevitabilmente cancellato. 

Nonostante la durata brevissima della messa in scena, il 

musical era stato accolto con entusiasmo sia dal pubblico che 

dalla critica, tanto che adesso è pronto a debuttare nella 

capitale inglese. 

Il lancio di “Ritorno al futuro, il musical” è in programma dal 14 

Maggio 2021 all’Adelphi Theatre, sullo Strand nella città di 

Westminster, quando riapriranno i cinema. 

Lo spettacolo 

dovrebbe durare fino al 19 dicembre 2021, con lo stesso cast 

della prima mondiale di Manchester che tornerà dopo il 

segue le avventure dell’adolescente Marty McFly, che viene 

teletrasportato nel 1955 grazie ad una macchina del tempo 

costruita dall’eccentrico scienziato Doc Brown. 

Ad adattare l’opera cinematografica per il palcoscenico è stato 

il creatore del film Bob Gale ed il regista Robert Zemeckis. Lo 

spettacolo include una lista ricchissima di canzoni originali 

prodotte da Alan Silvestri e Glen Ballard, vincitori di 

innumerevoli Grammy. Ovviamente nella colonna sonora non 

mancheranno i brani iconici del film, tra cui “The Power of 

guidare tutto il team c’è il regista teatrale John Rando, 

vincitore del Tony Award per la migliore regia di un musical. 

Tim Hatley, invece, si è occupato della progettazione del set e 

dei costumi. Si prospetta, quindi, uno spettacolo teatrale sui 

generis e davvero emozionante che piacerà a grandi e piccini! I 

biglietti sono già acquistabili sul sito ufficiale dell’evento: la 

fasce orarie sono diverse e si parte da un costo di £ 19,85. 

Ritorno al futuro è un musical con musica e testi di Alan 

Silvestri e Glen Ballard, ed un libro di Robert Zemeckis e Bob 

Gale , adattato dalla loro sceneggiatura originale. Il musical, 

End di Londra nel 2015, l'anno in cui i personaggi della trilogia 

viaggiarono nella Parte II . Tuttavia, dopo che il regista Jamie 

Lloyd ha lasciato la produzione nell'agosto 2014, a causa di 

"differenze creative" con Zemeckis, la data di uscita della 

produzione è stata spostata all'apertura del 2016. A maggio 

sua prima mondiale alla Manchester Opera House nel febbraio 

2020, prima di un previsto trasferimento nel West End . 

Roger Bart 

"Doctor Emmett Brown",

S P E T T A C O L I E B A L L O 


©redazione #TuttoBallo20

il titolo Le Dee Vulnerabili c’è una grande storia, un lungo cammino attraverso le molteplici esperienze fatte in prima 

“Dietro 

nella Danza Movimento Terapia.” Così ci introduce questo progetto di danza laboratorio, Manuela Giugni regista e 

persona 

terapeuta. Un laboratorio che è anche spettacolo, accompagnato dalla voce narrante e dalle poesie originali di Eusebio 

danza 

Cristofaro. 

De 

titolo evoca un mondo perduto e ci riporta indietro nel tempo fino alla classicità del periodo greco e latino; ci rende partecipi e 

Il 

della bellezza e della vulnerabilità della figura femminile, qui vista come Dea ed abitante dell’Olimpo ma vittima delle 

spettatori 

di potere e della forza delle divinità maschili. La Danza Movimento Terapia, continua ancora nel suo racconto, nasce 

trame 

della danza contemporanea con la psicoanalisi. Da questo connubio si crea non solo una nuova tecnica ma una 

dall’incontro 

completamente rivoluzionaria che supera i canoni della danza classica e si libera degli schemi appartenenti alla tradizione 

visione 

ballo accademico. 

del 

figura che incarna questo momento di transizione, questa estrema e, possiamo affermare, definitiva lacerazione è Isadora 

La 

Duncan. 

tra le più rilevanti anticipatrici della danza moderna, la Duncan come prima cosa inizia con l’abolire nei suoi spettacoli le 

Figura 

da punta che definisce “uno strumento innaturale” e liberando il piede lo riporta a contatto con la terra, con uno 

scarpette 

degli elementi naturali che sono alla base della sua idea di danza. Si spoglia inoltre di tutti gli artificiosi costumi delle 

quindi 

e li sostituisce con indumenti leggeri che lasciano libertà ai movimenti dei danzatori. Il vento, altro elemento della 

ballerine 

idea che è alla base del suo percorso creativo è quella di ricollegarsi all’arte greca attraverso la manifestazione dei sentimenti 

L’ 

delle passioni che scaturiva dalla natura e dalla musica, che dei fenomeni naturali ne diventa espressione. Il collegamento con 

e 

natura e con i suoi elementi fondamentali li ritroviamo nelle figure espressive di Marta Graham, che possiamo considerare la 

la 

della danza moderna. Nelle sue coreografie ritroviamo la rappresentazione delle emozioni più profonde dell’animo 

madre 

E’ da queste grandi figure, come ci racconta Manuela Giugni, che si dipana il percorso della Danza Movimento Terapia e 

umano. 

vede nell’argentina Maria Fux la sua esponente più significativa. Un percorso che si addentra nelle emozioni più recondite 

che 

umano e vuole lentamente riportarle in superficie, ed è questo il processo messo in atto nel laboratorio, all’interno del 

dell’animo 

di Sollicciano. Le emozioni, come sappiamo, molto spesso sono legate ai luoghi nei quali viviamo la nostra quotidianità o 

carcere 

quelli che ci hanno accompagnato durante la nostra crescita e che pur facendo parte del nostro passato sono sempre dentro il 

a 

animo. Molti di essi, racchiudono i nostri corpi e le nostre vite, e a volte sono spazi abitati dal dolore e dalla sofferenza, 

nostro 

gli ospedali, le 

come 

di riposo, o i centri di accoglienza per richiedenti asilo; ed è li che la Danza Movimento Terapia interviene con il suo percorso 

case 

ascolto e di movimento, con la sua capacità di elaborare la pena e l’abbandono e di trasformarli in atto creativo, in un 

di 

liberatorio e costruttivo. In un linguaggio primordiale che consente a chi lo sperimenta di raccontarsi in prima 

momento 



foto di scena e prove di Eusebio De Cristofaro © 

natura, che nelle sue coreografie disegna i movimenti spingendo e accarezzando i corpi. 

persona.



Esiste, però, un luogo, fra quelli citati sopra, che è sia simbolo di solitudine 

e di sofferenza umana, ed è il carcere. Proprio in questo luogo, in questo 

spazio circoscritto ed isolato dal mondo, nella sezione femminile del 

carcere di Sollicciano di Firenze, è nato il progetto delle Dee Vulnerabili. 

Un luogo dove si percepisce e si vive un grande disagio, misto ad 

un’iniziale diffidenza. 

Le detenute sono come sospese in un intervallo di spazio di tempo, 

racchiuse in un non luogo, in una etorotopia. In questo non luogo si 

trovano le donne che hanno bisogno di fare un percorso di liberazione sia 

fisica che emotiva, e per vincere la diffidenza si percorre un processo con 

la danza che diventa il veicolo per liberare ed esprimere le emozioni. Una 

danza che non parte immediatamente dalla sua funzione terapeutica ma ci 

arriva lentamente, fino al momento in cui le allieve stesse, pur dentro il 

carcere alla fine del progetto dicono di sentirsi libere, di non avere avuto in 

quei momenti i pensieri con i quali si ritrovano a convivere ogni giorno. 

Da queste donne che nella vita hanno subito violenza dai loro uomini, da 

altre donne, o di cui loro stesse hanno fatto uso, nasce questo percorso, 

vissuto insieme in maniera consapevole; insieme si condivide la necessità 

di raccontare il proprio dolore e le proprie gioie, di farlo rappresentandosi 

in una forma artistica che è appunto la danza!Donne di tutte le età, di ogni 

provenienza, di ogni cultura, donne che per la prima volta si avvicinano a 

questa forma artistica ed espressiva e ognuna con la propria fisicità 

l’arricchisce con la propria interpretazione. 

Ed è questa la forza della Danza Movimento Terapia e del metodo di 

Maria Fux, allieva di Martha Graham, cioè quella di aprire al mondo la 

danza e la danza al mondo, aprirla agli uomini e alle donne con tutte le 

loro diversità! Questa esperienza e questa visione è quella che viene 

portata dentro il carcere e messa in pratica nel realizzare questo 

progetto/laboratorio delle Dee Vulnerabili. 

E’ un processo che dà vita ad una fusione importante tra l’esperienza di 

vita del mondo esterno e quella di questo mondo interno. 

Ed è la messa in scena finale, il poter calcare un palcoscenico alla fine di 

questo percorso che dà la possibilità alle detenute di ottenere il permesso 

di uscire dal carcere e respirare di nuovo quel senso di libertà.

Traviata), Ariane due volte (Ariane à 

SaintCyprien. Le Biblioteche di 

Magliocca, al gioco incessante tra 

Valery, l'eroina de La Traviata di 

Magliocca, noto fotografo dello 

spettacolo, mostrano tutta la 

capolavori. opera presentata sul 

Capitole. L'opportunità di scoprire 

cantanti, tanto impressionanti 

scenograficamente. Programma e 

E V E N T I E B A L L O 


MIRCO MAGLIOCCA 

IN MOSTRA A TOLOSA 

©redazione #TuttoBallo20 

"Heroines of Opera", le fotografie di 

Mirco Magliocca, in mostra dal 6 

ottobre al 6 dicembre presso la 

mediateca José Cabanis & Saint 

Cyprien a Tolosa. Violetta (La 

Naxos e Ariane et Barbe-Bleue), 

Norma (dall'opera omonima) e 

Kundry (Parsifal): questi cinque 

personaggi femminili che incarnano 

Verdi non è altro che Marguerite 

il potere lirico e drammatico delle 

La mostra e il programma delle 

Gautier di La Dame aux Camélias 

eroine di l'opera sarà, per diverse 

attività previste per l'occasione 

di Alexandre Dumas fils. Ariadne 

settimane, esposta in grande 

nelle biblioteche (letture, 

d'Ariane et Barbe-Bleue di Paul 

formato in due location di Tolosa: 

laboratori, proiezioni, incontri) 

Dukas nasce dall'universo teatrale 

José Cabanis (passaggi e centro di 

rendono così omaggio alla figura 

di Maurice Maeterlinck, proprio 

musica e arte - 3 ° piano) e 

femminile dell'opera - e 

come Norma, l'alta sacerdotessa 

soprattutto a quella dei grandi 

gallica divenuta un mito grazie al 

Tolosa e il Théâtre du Capitole 

genio di Vincenzo Bellini, fu 

hanno avuto l'idea di unire le forze 

palcoscenico del Théâtre du 

inizialmente il personaggio 

per dare corpo, attraverso una 

sanguinario di 'un dramma del ben 

mostra di fotografie di Mirco 

o riscoprire con un nuovo occhio la 

dimenticato Alexandre Soumet ... 

dimensione spettacolare di questi 

Le immagini del pugliese Mirco 

letteratura e musica. Il repertorio 

dell'Opera è così ricco di figure 

vocalmente 

quanto 

tratte dai grandi capolavori, di cui 

potenza e l'emozione incarnateda 

regolarmente testimoniano le 

informazioni: 

queste eroine in piena 

stagioni del Théâtre du Capitole: 

www.theatreducapitole.fr 

performance.




OTTOBRE 2020 


EVENTI 

Fai la differenza, con il Festival della 

Sostenibilità. Fino al 29 ottobre al Centro 

Commerciale Euroma2, collettive d'arte di riciclo 

creativo, incontri, laboratori, rappresentazioni, 

letture e urban art. Storie di imprese, di artigiani 

e di start up che hanno fatto della sostenibilità il 

loro obiettivo principale. In programma, in un 

grande e unico contenitore, progetti ed eventi 

che si pongono l’obiettivo di diffondere, in un 

pubblico più eterogeneo possibile, ed in 

particolare tra i giovani, per mezzo di attività 

educational e green, attraverso il gioco, l’arte, i 

laboratori e la narrazione, i concetti di “sviluppo 

sostenibile”. www.failadifferenza.com 

Back to Nature fino al 13 dicembre 2020 il parco 

di Villa Borghese, ospiterà Back to Nature. Arte 

Contemporanea a Villa Borghese, a cura di 

Costantino D’Orazio. Un progetto espositivo 

inedito, che riflette sul futuro e sulla necessità di 

costruire un nuovo rapporto con la natura, in 

questo complicato periodo di cambiamenti 

climatici e di pandemia. Artisti di rilievo 

internazionale come Andreco, Mario Merz, Mimmo 

Paladino, Benedetto Pietromarchi, Davide Rivalta, 

Grazia Toderi, Edoardo Tresoldi, Nico Vascellari. 

http://www.museiincomuneroma.it/it/notizie/back 

-nature 

Ethnos 25 Festival Internazionale della Musica 

Etnica, 

XXV edizione fino al 4 ottobre 2020 

1995-2020: 25 anni di musica dei popoli ai piedi 

del Vesuvio. Il Festival, ideato e diretto da Gigi Di 

Luca, compie un quarto di secolo e torna anche 

quest’anno, nonostante le difficoltà legate 

all’emergenza sanitaria, con un programma 

itinerante che coinvolge 5 comuni della provincia 

di Napoli. Dal 26 settembre al 4 ottobre 2020 

per la XXV edizione si alterneranno in alcune tra 

le più prestigiose ville vesuviane musicisti e 

artisti internazionali provenienti da Francia, 

Bulgaria, Mongolia, Marocco, Turchia, Estonia, 

Germania, Svezia, Tunisia, Cuba e Venezuela. Tra i 

nomi più attesi e in esclusiva: Anouar Brahem, 

Aynur, Omar Sosa e Yilian Canizares. 

Bab'L Bluz 


i n i t o i l l o c k d o w n . È l ' i d e a d e i m a e s t r i d i b a l l o E m a n u e l e L e d d a 

f 

S i l v i a L o i p e r p r o m u o v e r e e d a r e u n i m p o r t a n t e m e s s a g g i o a l 

e 



n d o c u - f i l m s u l l a d a n z a p e n s a t o d u r a n t e l a p a n d e m i a e g i r a t o , 

U 

e i l u o g h i p i ù s u g g e s t i v i d e l S u l c i s I g l e s i e n t e n o n a p p e n a è 

n 

t e r r i t o r i o i n c u i v i v o n o e l a v o r a n o : " L a c r i s i n o n d e v e f e r m a r c i , 

d o b b i a m o t r o v a r e u n i t i l a f o r z a d i r i s o l l e v a r c i " .

F OI ST OC GO R E A F BI A LE LBO 

A L L O 


OUTSIDE THE CIRCLE 

Progetto artistico fotografico di Alessandro Risuleo 

Ballerina Camilla Mancuso 


https://www.instagram.com/alessandrorisuleo/ 


F O T O G R A F I A E B A L L O TuttoBallo20 

F I S C O E B A L L O 

"Uscire dagli schemi è un atto di forza, di caparbietà e di consapevolezza del proprio 

essere. La voglia di cambiare e di stravolgere le regole è una prerogativa delle menti folli 

e spesso i folli sono le uniche vere persone libere." Alessandro Risuleo 



A L L O 


Plasma, coreografia di Valerio Longo su musica di 

Mauro De Pietri, presentata nel 2016 come assolo 

al Teatro di Verdura da Alessandro Cascioli. 

Narrazione fotografica di Luca di Bartolo 

PLASMA 

Alessandro Cascioli

2016, una diagnosi di tbc, tre giorni di isolamento in ospedale; dopo cinque giorni volo in Sardegna dove 

Luglio 

per un campus di danza, lì vedo, senza conoscerla, quella che poi diventa due anni dopo la mia 

fotografo 

A Palermo pochi giorni dopo, a seguire il lavoro coreografico di Valerio Longo con la Compagnia del 

compagna. 

Massimo, le mie vacanze artistiche. 

Teatro 

dei due danzatori si infortuna e Valerio, due giorni prima della serata, durante la notte, rimodella il pezzo su un 

Uno 

danzatore. 

solo 

E' in sala prove che incontro Alessandro Cascioli ed è assieme a lui e Valerio che vivo quel momento in cui Plasma 

in abito da sera, forse azzurro, io pantaloncini e maglietta nera della Filarmonica di Berlino regalata da 

ragazza 

sorella, mi saluta sicura: “Ciao Luca!”, tra me e me “Chi sarà costei?”, verbalizzo dunque tale pensiero e lei 

mia 

risponde: “Siamo amici su Facebook, sono Lula Abicca!” E così faccio la conoscenza di Lula, a teatro in quanto 


A L L O 


Alessandro Cascioli - Valerio Longo durante le prove di "Plasma" 

la sera in una città al buio per un blackout, (di pochi minuti) ma molto teatrale come arrivo. 

Arrivo 

con il passo a due “Plasma”, è uno dei 4 coreografi ospiti per la serata del 4 Agosto “Waiting for Ravel - 

Valerio, 

Bolero“ presso il Teatro di Verdura. 

trasformò per una notte di teatro in un assolo. 

si 

quei momenti in cui ti senti un po' nella storia, che poi credo sia il sogno di ogni testimone narratore, qualsiasi 

Sono 

la sua 'penna'. 

sia 

ulteriore aneddoto di questa avventura è un curioso incontro all'ingresso del Teatro di Verdura. Una bella 

Un 

di Danzaeffebi. 

collaboratrice 

Alessandro realizziamo poi il mio primo cortometraggio di danza, era il 25 settembre del 2016: “Woody”, una 

Con 

visione schizoide dei fantasmi passati e futuri di un danzatore. 

Breve documentario in sala prove 

https://vimeo.com/231260432 

Alessandro Cascioli 

Alessandro Cascioli Cascioli - Luca - Luca di Di Bartolo Bartolo 

Alessandro Cascioli

FS TI SO CR IO A E B A L L O 


Una Danza Particolare: La Danza Macabra 

di Giovanni Fenu 

La danza di cui si occupa oggi questo mio articolo è una danza molto particolare... essa affonda le proprie radici 

nell’epoca tardomedievale ed è un ballo che si esprime sotto forma di... affresco. Essa, infatti, è una danza figurativa, 

rappresentata attraverso la pittura, un genere, come detto, sviluppatosi in epoca tardo medievale quando il rapporto 

degli uomini con la presenza incombente della morte era assai più stringente di quanto non lo sia – nonostante il 

particolare momento storico che stiamo vivendo – ai giorni nostri. La danza macabra ha per soggetto la rappresentazione 

per l’appunto di una danza tra uomini e scheletri, una figurazione che negli intenti degli artisti del periodo vuole fungere 

da “promemoria” per chi osserva tali pitture, ricoprire la funzione di avviso con su scritto, simbolicamente, memento mori 

(ricordati che devi morire, nda). Nonostante l’inquietante messaggio che essa racchiude, la danza macabra cela, rispetto 

ad esempio le rappresentazioni altomedievali del giudizio universale, una visione più ironica e individualistica del tema 

della morte; con essa, infatti, la figura della Morte come agente della volontà divina si eclissa, lasciando spazio, 

iconograficamente, soltanto ai cadaveri, simboli del conturbante richiamo dell’aldilà, venendo così a realizzare una certa 

laicizzazione del tema della morte. Tuttavia ciò dura poco: pitture come la Danza macabra delle donne di Martial 

d’Auvergne e La danza dei ciechi di Pietro di Michault, finiscono col ricondurre il tema della danza macabra nell’alveo 

sacrale e cristiano. La nascita di questa rappresentazione di particolare danza è fatta risalire da molti studiosi al 1348 

circa, quando l’imperversare della peste in Europa e l’alto numero di vittime da questa provocato finì col rendere la morte 

qualcosa di assai familiare nella vita degli europei al punto che, attraverso la rappresentazione di questi balli tra uomini e 

scheletri, si voleva in qualche modo “esorcizzare” la paura e il pensiero della morte fornendone un'ironica 

rappresentazione così da "liberare" l'uomo dal tetro e "ansiogeno" ideale cristiano di morte visto come un momento di 

inevitabile giudizio. E così, 

tra scheletri che 

iconoclasticamente 

rappresentano la “nera 

mietitrice” e uomini vestiti n 

maniera differente a 

seconda dei ceti sociali che 

si vogliono rappresentare, 

questa danza ha “invaso” 

per diversi secoli il 

panorama artisticotersicoreo 

di gran parte del 

Vecchio continente. Tra le 

più famose e antiche 

rappresentazioni di danza 

macabra ricordiamo quella 

realizzata a Parigi, lungo le 

mura del vecchio Cimitero 

degli Innocenti, realizzata 

nel 1424 e che diede il 

nome a questo particolare 

tipo di realizzazione artistica 

(il latineggiante Chorea 

macabǽorum, nda). 

Esempio di Danza macabra, dall’affresco dipinto da Jacopo de Buschis a Clusone (Bg) 

Esempi di affreschi con tale 

soggetto sono diffusi un po’ 

in tutta Europa, in Italia 

ricordiamo quella che 

compare nella sezione 

centrale dell’affresco 

realizzato nel 1485 da 

Jacopo de Buschis, detto il 

Borlone, sulla facciata 

dell’oratorio dei Disciplini di 

Clusone, in provincia di 

Bergamo. Questa è la 

danza macabra, un 

singolare esempio di ballo 

che, volenti o meno, 

consapevolmente o no, tutti 

noi balliamo ogni giorno, 

allo stesso tempo un invito 

a sdrammatizzare il triste 

umano destino e, come si 

suol dire, a dare vita ai 

nostri giorni piuttosto che il 

contrario.

c a d e m y o f V i c t o r i a n D a n c e 

A 

w w . l i m p e r i a l e . i t 

w 

E’ il momento di danzare 

Viscardi e Gianna Menetti 

Vittorio 

Academy Of Victorian Dance 

Presidente 

Capotondi 

Cristina 

Rai "Sissi" 2009 

miniserie 

S T O R I A E B A L L O 


IL BALLO 

NELL’ EPOCA 

VITTORIANA 

T e r z a p a r t e 

Arrivati al ballo e dopo aver salutato i padroni di casa, si 

accedeva al guardaroba. Era d’obbligo lasciare il cappello, il 

bastone e il mantello o il paletot, nell’apposita stanza. Le 

dame avevano una stanza nella quale sistemarsi i capelli ed 

in genere per riassestarsi. I militari avevano due possibilità di 

vestirsi; vestiti civili oppure con uniforme. Nel caso arrivassero 

alla festa in uniforme, dovevano lasciare il cappello, le armi 

spada compresa, nella stanza del guardaroba. 

Quindi si veniva introdotti nella sala da ballo vera e propria e 

presentati ai padroni di casa. Una precisazione va fatta per il 

salone: la forma preferita era rettangolare, comoda, senza 

arredamenti che impedissero i movimenti o intralciassero la 

gonna che si sarebbe strappata. Nessun tappeto doveva 

essere steso in terra. Il pavimento migliore era il legno perché 

aiutava nella danza essendo elastico. Il marmo essendo duro 

non aiutava nei movimenti di danza ma era ammesso 

anch’esso. Inoltre la sala da ballo doveva essere ben 

illuminata e aerata. L’orchestra, a seconda dell’importanza 

della festa poteva avere dai quattro agli otto suonatori. Inoltre, 

la sua posizione era ben precisa e quindi esattamente nella 

parte opposta all'entrata. Anche la disposizione dei reel e dei 

carré partiva dalla vicinanza con l’orchestra. 

Ed ecco il momento di un accessorio indispensabile: il Carnet 

o Carte de danse o anche Dance Card o ancora Tanzkarte 

che, sempre a seconda dell’importanza della serata, poteva 

essere in semplice carta spessa, oppure in argento o anche in 

avorio con una piccola matita legata ad una catenella.


Carnet del 1861 


Illustrato in foto vediamo l’originale di un carnet del 1861 con le danze 

numerate da 1 a 23. Il ballo si apriva con una Marcia, che altro non era 

che una passeggiata con evoluzioni. Non era difficile da eseguire ma 

spesso le figure potevano diventare complesse per chi non le avesse 

imparate con il maestro. A questo scopo esistevano dei libretti nei quali 

erano spiegate le innumerevoli figure da eseguire e, credetemi, non si 

limitavano a quelle che oggi si fanno nelle serate di rievocazione storica 

di un ballo, ma molte e di più e sopratutto impegnative. 

Nel programma questa Marcia era al di fuori delle numerazioni 

progressive. Seguiva poi una Quadriglia, molto probabilmente una 

Francese e subito dopo una seconda quadriglia, quella dei Lancieri. 

Infatti, durante tutto il 1800 e buona parte del ‘900, queste due quadriglie 

erano quelle di eccellenza che non dovevano mai mancare nelle 

occasioni di ritrovo. Seguiva poi Waltz e Polka. Un’altra quadriglia, 

ancora i Lancieri e poi un Galop. Se notiamo l’elenco delle danze 

possiamo riuscire a capire che il Maestro di danza aveva, per una sua 

tipologia, diviso le danze in gruppi di tre che si ripetevano con alcune 

variazioni. Le quadriglie riscuotevano molti favori da parte dei presenti 

alla festa. 

La Quadriglia n. 10 – “Martha”, di Strauss, venne ripresa da un'opera 

in quattro atti scritta appositamente per Vienna e intitolata “Martha ader 

der Markt van Richmond". Basata sul balletto-pantomima “Lady 

Henriette, ou La Servante de Greenwich” di JH Vernoy de Saint- 

Georges, la musica era stata composta dal compositore tedesco 

Friedrich Freiherr von Flotow (1812-83). Dal palco reale del teatro 

dell'Opera di Hof, oggi National theater, l'imperatore austriaco 

Ferdinando (1793-1875) partecipò alla prima di “Martha” che ebbe un 

trionfale successo. L'opera si diffuse rapidamente in tutto il mondo e 

come altre opere importanti, servì di base ad alcune quadriglie. La 

Redowa venne introdotta a Londra nel 1846 e di lì venne esportata in 

tutto il mondo 

Il passo di Redowa aveva la particolarità di adattarsi ai diversi tipi di 

danza e quindi poteva venir utilizzato nella Polka, nella Mazurka e nel 

Valzer. Naturalmente la musica doveva essere appropriata al passo. 

Le quadriglie venivano danzate in quadrato da quattro coppie numerate 

in tal modo: La coppia 1 era la principale, di fronte alla coppia 1 si 

trovava la coppia 2, a destra della coppia 1 si trovava la coppia 3 e di 

fronte alla coppia 3 si trovava la coppia 4. La Quadriglia Francese, 

capostipite di tutte le altre quadriglie, in origine era formata da sei sezioni 

chiamate figure: “1 - Le Pantalon”, “2 – L’été”, “3 - La Poule”, “4 - La 

Pastourelle “, “5 - La Trénis”, “6 - La Finale”. Le figure n.4 e n.5 

potevano essere eseguite in alternativa l’una dell’altra. 

Leggendo un manuale italiano si scopre che la voglia di “italianizzare” la 

lingua francese, era molto sentita. Il francese era, in quel periodo, la 

lingua dominante dell’epoca. Comunque in un manuale italiano si legge: 

“Le figure maggiormente in uso oggidì nelle Quadriglie francesi sono sei, 

così denominate: la maschera, la primavera, la colomba, la pastorella 

, al tortora, e la finale. Tuttavia in una Quadriglia ordinariamente non si 

eseguiscono che sole cinque figure, secondo l'ordine qui sopra indicato ; 

avvertendo perciò, tra la Colomba e la Finale, di comandare e di 

eseguire o la Pastorella o la Tortora, non mai tutte e due queste figure 

nella medesima Quadriglia. Nel prezioso carnet del 1887, sagomato a 

ventaglio nella foto, possiamo vedere la disposizione delle danze con 

balli ricorrenti. Le danze sono riportate vicino al perno e il nome del 

cavaliere disposto a raggiera sopra di esse . Le danze sono numerate da 

1 a 20 in una sequenza scelta per la serata: Valse – Valse – Quadriglia 

dei Lancieri – Valse – Valse – Polka – Valse – Valse – Quadrille 

(Francese) – Valse – Valse – Polka – Valse – Valse - Quadriglia dei 

Lancieri – Valse – Valse – Valse – Polka – Valse.



In realtà i vari Valse non erano sempre valzer, ma anche altre danze chiamate per semplicità allo stesso modo. 

Interessante vedere anche i nomi dei cavalieri che hanno avuto l’onore di danzare con la dama proprietaria del carnet e 

scopriamo che il massimo delle volte che la dama ha danzato con lo stesso cavaliere era di tre. Questo perché, seppur 

tollerato, il massimo di danze concesse con lo stesso cavaliere era di quattro e non consequenziali. Danzare più volte o 

addirittura tutta la serata con lo stesso cavaliere avrebbe rappresentato un vero e proprio scandalo. Difatti il signor H.D.W. 

ha danzato tre volte. Non era neanche visto di buon’occhio il danzare sempre con il marito, essendo queste feste un 

avvenimento sociale e quindi tutti erano tenuti al massimo della socialità, conversando con tutti i presenti. L’avvicinarsi ad 

una dama era poi una specie di rito. Nell’avvicinarsi ad una dama conosciuta da molto o da poco aveva la sua regola. Il 

cavaliere si avviava di qualche passo verso la dama e si inchinava e la dama ricambiava con un inchino. L’inchinarsi 

dell’uomo era effettuato con le braccia che pendevano in avanti rispetto al corpo, non rigidamente, le gambe erano dritte e 

la parte superiore dal bacino in su si fletteva verso la dama. I piedi erano leggermente divaricati ma uniti per i talloni. Lo 

sguardo del cavaliere e della dama che rispondeva erano sul pavimento o concentrati sugli occhi, Guardare in altre 

direzioni, specie sul corpo sarebbe apparso decisamente troppo audace. 

Durante una serata c’era sempre qualcosa che poteva accadere, come il bagnarsi il vestito, strappare una guarnizione, 

inciampare. Per gli incidenti con l’abito e per rassettarsi, era prevista una apposita stanza. Tornando al ballo, vorrei 

terminare questo articolo con la lista di danze preparate per “Her Majesty's balls” tenutosi a Buckingham Palace: 

1 QUADRIGLIA 2 WALTZ 3 QUADRIGLE 4 WALTZ 5 LANCERS 

6 GALOP 7 QUADRILLE 8 WALTZ 9 QUADRILLE 10 WALTZ 

11 QUADRILLE 12 WALTZ 13 LANCERS 14 GALOP 15 QUADRILLE 

16 WALTZ 17 QUADRILLE 18 WALTZ 19 LANCERS 20 GALOP 

A c a d e m y o f V i c t o r i a n D a n c e 

w w w . l i m p e r i a l e . i t




IL TANGO CANCIÓN: 


GARDEL 

di Federico Vessella 

CORSINI 

MAGALDI 

Siamo agli inizi del 1917. Il tango come musica popolare aveva da qualche decennio invaso le 

strade della capitale, Buenos Aires, e si era spinta oltre i confini dell’Argentina per arrivare in 

Europa e nei salotti borghesi delle famiglie europee. Le note di molti brani risuonavano ogni 

giorno nelle case e nei caffè di un Paese che attingeva a piene mani alle mode del Vecchio 

Continente, somigliando sempre più ad una Parigi del Sud America. Era la musica della Guardia 

Vieja, quella strumentale dei vari Vicente Greco, Angel Villoldo e Roberto Firpo. Nessuno poteva 

immaginare che, di lì a poco, il Tango potesse avere una voce; e non una voce qualsiasi, ma 

quella di un giovane francese partito da Tolosa all’età di tre anni, sbarcato nel porto di Buenos 

Aires con la mamma in cerca di fortuna, e che sarebbe diventato un pilastro del Tango, la sua 

icona internazionale: Charles Romuald Gardès, meglio noto come Carlos Gardel. Il 9 aprile del 

1917, la voce da tenore di Gardel, che musicalmente proveniva dal mondo del canto popolare 

detto payada, venne accompagnata dalla chitarra di José Ricardo in quella che da molti è 

considerata la prima incisione del genere Tango Canción: Mi noche triste (musica di Samuel 

Castriota e versi di Pascual Contursi). Bisogna precisare che il Tango canción non si formalizzò 

come musica da ballo, bensì da ascolto, differenziandolo notevolmente dal tango che si ballava 

e si balla ancora oggi. Ma è importante ricordare il ruolo che ebbe come legante tra il mondo 

della musica ballata e quello della poesia, poiché seppe definire l'educazione sentimentale e 

modellare la sensibilità di diverse generazioni. L’innato orecchio musicale permise a Gardel di 

avventurarsi senza alcuno sforzo nell’esecuzione di più di trenta generi musicali differenti, 

passando da una interpretazione drammatica ad una comica, da una sentimentale ad una 

grottesca. La grandezza del personaggio emerse grazie al suo stile canoro, impostato sul 

“rubato”, aggiungendo ornamenti e silenzi che crearono un dinamismo mai ascoltato in 

precedenza. Ponendo enfasi al testo, senza alterare l’altezza delle note, Gardel cantò le parole 

così come si pronunciano normalmente, facendo concordare gli accenti con la melodia. Questo 

produsse un fraseggio spontaneo, formando pian piano un canto sincopato all’interno dei limiti 

imposti dal tempo musicale. Gardel sviluppò quasi in modo impercettibile il fraseggio 

combinandolo ad un effetto di compressione e decompressione all’interno di ogni battuta. In 

sintesi, Gardel seppe imporre alla sua voce ed alle sue interpretazioni un calore espressivo tale 

che, ancora oggi, molti ritengono il suo modo di decir el tango insuperato ed insuperabile. 

g i o r n a l e d e l l ' a n n o d i m o r t e d i G a r d e l 

C o r s i n i - e n - l a - v i t r o l a - G a r d e l



Il Tango conobbe la sua stella più luminosa, brillando 

nella musica come nel cinema Hollywoodiano; la 

traiettoria artistica di Gardel fu solamente interrotta 

dalla sua tragica e prematura morte, che, in un certo 

senso, ne accrebbe l’aurea, consacrandolo a leggenda 

immortale. Eppure, quella di Gardel non fu l’unica stella 

a brillare nel firmamento delle voci popolari. A partire 

dagli anni ’20, dal mondo rurale e dalla musica creola, 

emerse un altro figlio di immigrati, Ignacio Corsini. Di 

origine siciliana, Corsini fu una delle grandi voci della 

canzone popolare argentina, un artista ispirato ed un 

tenore dal talento cristallino che lasciò incisi patrimoni 

immortali della canzone creola in una preziosa 

discografia più che trentennale. Il suo stile fu 

semplicemente naturale, ispirato dai cantori del popolo e 

senza le interferenze di un canto strutturato attraverso 

studi di conservatorio. Con il suo timbro nasale tipico del 

sud Italia, la voce di Corsini è ancora considerata una 

delle più atipiche che il tango abbia conosciuto. Il 

fraseggio leggero e la voce acuta di Ignacio Corsini, così 

come i tanti testi che ricordano temi camperi, 

richiamano inevitabilmente immagini della pampa 

popolata dagli ultimi trovadores prima della grande 

urbanizzazione di fine ‘800. La voce ipnotica di Corsini 

narrò storie oltre il canto, rapisce chi si pone all’ascolto, 

riuscendo ad andare oltre il genere musicale. 

Madonna in una scena del Film "Evita" 1996 

A queste due icone se ne aggiunse una terza, distinta ed 

unica anch’essa nel suo stile, quella di Agustín Magaldi. 

A differenza di Corsini, quella di Magaldi è da molti 

ritenuta la voce drammatica del tango per eccellenza, 

brillante e calda, arricchita da una tecnica raffinata tipica 

della scuola italiana di canto. Il suo repertorio sconfinò i 

limiti del tango e raccontò di tematiche sociali e culturali 

molto vicine agli strati bassi della società, e per questo fu 

idolatrato dalle masse, che lo reputarono allo stesso 

livello di Gardel. Lo stile melodrammatico di Magaldi 

toccò anche il ruolo della donna, portato allo stesso 

livello di importanza di quello dell’uomo. Un approccio 

poco consueto in quegli anni, che forse gli procurò tante 

critiche, quanti elogi. Queste tre figure rappresentano 

ancora oggi i punti di riferimento del tango canción e di 

tutta la musica popolare argentina dell’epoca. Vennero 

riconosciuti come cantores nacionales, quindi non solo di 

tango, ma per il tango vennero consacrati e furono il 

riferimento di molti futuri cantanti di orchestra. Nel 

frattempo, il secondo decennio del Novecento si andò 

consumando, e con esso si avviò al tramonto anche la 

Guardia Vieja. A partire dagli anni ’20, un nuovo vento 

musicale si stava apprestando a soffiare, e nuovi 

interpreti si prepararono ad incidere i propri nomi nella 

storia del Tango; ancora una volta, il contributo della 

cultura italiana avrebbe avuto un ruolo fondamentale 

per la “seconda rivoluzione del Tango”. 

https://milongandoblog.wordpress.com/

n o d e i m a g g i o r r e s p o n s a b i l i d e l l ’ i n s o r g e n z a d e i c r a m p i è l a f a t i c a : a u m e n t a r e d u n q u e 

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r o g r e s s i v a m e n t e l ’ i n t e n s i t à d e l l ’ a t t i v i t à f i s i c a i n m o d o d a n o n s u p e r a r e v i o l e n t e m e n t e i 

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d r a t a r s i b e n e p r i m a , d u r a n t e e a f i n e d i o g n i s f o r z o f i s i c o : v i a i u t e r à a d e v i t a r e s q u i l i b r i 

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i q u i d i e f a v o r i r e l a d i s i d r a t a z i o n e . 

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e l c a s o t u t t o q u e s t o n o n s i a b a s t a t o , o v v e r o n o n s i s i a n o o s s e r v a t i i n m o d o c o r r e t t o e 

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e l i c a t o l a s t e s s a z o n a : p a s s e r à s e n z a t r o p p o f e r i r e . 

d 

S A L U T E E B A L L O 


dott.sa Valeria Ferrara 

Un irrigidimento di una parte del nostro corpo (in genere gli arti 

superiori ed inferiori), accompagnato da un dolore più o meno 

intenso e diffuso della zon muscolare interessata, che sparisce 

nel giro di pochi secondi: ecco come si presenta un crampo. In 

gergo clinico, viene definito uno spasmo, una contrazione 

involontaria della muscolatura striata, ovvero quella che 

avvolge le nostra ossa e ci permette di compiere qualsiasi tipo 

di movimento, da quello più comune e banale a quello più 

raffinato ed atletico. In genere spariscono in breve tempo, 

lasciando un indolenzimento diffuso che perdurerà ulteriori 

minuti. 

Ma da che cosa sono dovuti e possono essere considerati una 

malattia? 

Innanzitutto no, non sono classificabili come una vera e propria 

malattia, più che altro un sintomo di fatica, di disidratazione e, 

a volte, di cattiva circolazione sanguigna. Sono dovuti a diverse 

cause, di cui non tutte perfettamente note: le principali e quelle 

di cui ci occuperemo in questa sede sono la disidratazione e la 

cattiva circolazione sanguigna. 

Entrambe portano ad uno squilibrio elettrolitico nell’ambiente 

di contrazione del muscolo, il quale inizierà a contrarsi in modo 

anomalo. Durante un’attività fisica intensa, ad esempio, magari 

effettuata in ambienti molto umidi o sotto al sole, se non ci si 

idrata in modo corretto prima di iniziare l’allenamento nonché 

durante lo stesso, è facile che si possa venire colpiti da un 

crampo. Ma anche una scarsa circolazione in un soggetto 

affetto da patologie vascolari, una posizione innaturale in un 

soggetto sano che ostacoli, in qualche modo, il normale defluire 

del sangue, ovvero lunghe contrazioni di un gruppo muscolare, 

possono altresì sviluppare un crampo. La cosa più banale, 

immediata ed efficace da fare nel caso questi si presentino è 

quella di allungare la muscolatura colpita in modo dolce e 

graduale senza forzare troppo nell’altro senso, e massaggiare, 

sempre in modo delicato la zona colpita. Consigliata invece, 

sarebbe la prevenzione degli stessi attraverso una dieta sana, 

ricca di liquidi e sali minerali soprattutto prima di un 

allenamento, e poi ricordarsi sempre di effettuare dello 

stretching all’inizio ed a seguito di un’attività fisica, e di 

incrementare l’intensità dei nostri allenamenti gradualmente, 

in modo da dare al nostro corpo tutto il tempo necessario a 

metabolizzare lo sforzo e ad accrescerlo in base alle nostre 

possibilità. 

n o s t r i l i m i t i , e d a r e a l n o s t r o c o r p o i l t e m p o n e c e s s a r i o p e r a d a t t a r s i . 

d e l l e s t e s s e e d a p r e v e n i r e l ’ i n s o r g e n z a d e i c r a m p i . 

m u s c o l a t u r a .

Bowlby intuì che l' attaccamento riveste un ruolo centrale 

John 

relazioni tra gli esseri umani, dalla nascita alla morte. Egli 

nelle 

come lo sviluppo armonioso della personalità di un 

dimostrò 

dipenda principalmente da un adeguato 

individuo, 

alla figura materna o un suo sostituto. Ci sono 4 

attaccamento 

di attaccamento: sicuro, insicuro distanziante, insicuro 

categorie 

disorganizzato (o irrisolto). Queste categorie sono 

preoccupato, 

state indicate solo nella relazione mamma – 

inizialmente 

tramite specifiche componenti, poi sono state estese 

bambino 

all’attaccamento adulto Circa il 50% della popolazione 

anche 

è sicura mentre il 30% sta fra preoccupata e distanziante, 

adulta 

il 5% fra irrisolto e disorganizzato. I soggetti con 

solo 

irrisolto sono quelli maggiormente a rischio di 

attaccamento 

relazionali e eventuale psicopatologia. 

difficoltà 

dei genitori 

Compiti 

evidenzia come la funzione genitoriale si esplica 

Srouke 

dei compiti, che sono elementi fondamentali ma non 

attraverso 

subito all’attaccamento: 

collegabili 

una base sicura ed un paradiso sicuro: riguarda 

Fornire 

per prima cosa 

l’attaccamento 

bambino 

a una stimolazione appropriatamente modulata: 

Provvedere 

stimoli adatti all’età e capacità di accettazione del 

fornire 

bambino 

una guida appropriata: dare indicazioni di vita, stili 

Costituire 

adeguati 

educativi 

limiti e strutture: mettere dei paletti né troppo 

Fornire 

né troppo lassisti 

restrittivi 

chiare delimitazioni genitore – figlio 

Mantenere 

Socializzazione 

dell’espressione emotiva: regolazioni che riguardano 

Conflitto 

delimitazioni 

le 

di dare supporto nelle risoluzioni dei problemi 

Capacità 

i contatti del bambino con il mondo 

Supportare 

una funzione biologica e psicologica equilibrio e stabilità 

ha 

considera l’attaccamento come una relazione che si 

Bowlby 

perché la persona deve sopravvivere a morte, malattia, 

stabilisce 

gravi, separazione dalla mamma, abuso (nelle situazioni 

disastri 

pericolo Bowlby pensa che si vedano le caratteristiche di 

di 

attaccamento). 

sensazione di incapacità di gestire una situazione 

Questa 

dà l’idea di una capacità di sopravvivenza più o meno 

pericolosa 

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Valerio De Vita

L I B R I E B A L L O 

Letture del mese 

Quando vivi all'estero capita spesso di restare senza scorta di libri ed é 

normale scambiarsene con gli altri expat conosciuti; è bellissimo, perché si 

conoscono vari autori e libri che, forse, non avremmo mai scelto. E' proprio 

questo che è accaduto con "Le ragazze di Bombay" di Anne De Courcy. Questo 

libro è composto da una serie di testimonianze di quel fenomeno sociale 

nell'Inghilterra durante l'epoca coloniale, chiamato "flotta da pesca". Le flotte 

da pesca erano formate da ragazze, di classi agiate, che lasciavano la Gran 

Bretagna e viaggiavano verso l'India con l'obiettivo di trovare marito. Con 

l'espansione dell'impero britannico, la maggior parte dei giovani uomini, in età 

di matrimonio, lavorava all'estero, nei territori oltremare, quindi esisteva in 

patria una forte eccedenza di donne. I viaggi in nave erano effettuati prima con 

i velieri, circumnavigando l'Africa, più tardi con navi a vapore, attraverso il 

nuovo Canale di Suez. Il libro ci racconta dei viaggi in nave, che duravano 

anche sei mesi, fra feste e mal di mare, prima, seconda e terza classe, animali 

trasportati per essere abbattuti e mangiati, ed epidemie a bordo. All'arrivo nel 

territorio indiano alcune erano ospiti da amici o familiari, altre tornavano a 

casa dai genitori dopo aver studiato in patria. Alcune, più fortunate, andavano a 

vivere nelle grandi città, dove esistevano molte attrazioni per giovani ragazze, 

come cinema, clubs e ristoranti. Altre invece finivano in località più remote, 

dove le occasioni sociali erano più rare. Il libro narra di battute di caccia alla 

tigre di viaggi su carrozze, treni, barche, cavalli ed elefanti, di epidemie, caldo e 

difficoltà di vario genere. Ancora narra di feste danzanti, di vestiti all'ultima 

moda, di sontuosi palazzi di marmo e...il resto scopritelo voi! 

"LE RAGAZZE DI BOMBAY" 

DI ANNE DE COURCY.NEWTON COMPTON EDITORI 


di Alessandra Maria venditti 

Andrea Barbacane, figlio di Albarita Battisti e nipote unico, insieme alla sorella 

Viviana) del grande Lucio Battisti, all’età che aveva suo zio al momento della 

morte prematura, ha deciso di dedicargli un libro. E che libro! È una sorta di 

narrazione – diario in cui il nipote non risparmia nessuno: né il famoso zio e 

nemmeno chi gli stava intorno, prende pregi e difetti e li racconta, 

semplicemente e con fotografie inedite alla mano, lettere scritte a penna da 

Lucio alla madre, alla sorella, qualche nota strimpellata e inedita e persino le 

immagini dei quadri dipinti dallo stesso Battisti molto prima della fama. Il libro è 

dedicato a due persone poco menzionate dalla carta stampata, dai media, ma 

sono le due persone che hanno veramente aiutato Lucio a emergere: Cristine 

Lacroix e Roby Matano. Un nipote attento Andrea, che ha conosciuto l’uomo 

geniale e l’artista, ma il suo rimpianto è quello d’aver vissuto poco lo zio, causa 

di forza maggiore per il lavoro che lo portava in giro per il mondo, ma… anche (e 

soprattutto) per altri motivi, scomodi ai più. La narrazione genuina che ne è nata, 

con aneddoti, frecciatine, accadimenti e molti episodi dietro le quinte,è piaciuta 

molto alla critica e ai vecchi fan del genio, proprio per l’immediatezza, la 

percepibile autenticità e anche la simpatia di questo nipote ormai uomo che 

tiene nel suo cuore con molto affetto colui che cambiò il destino della musica 

nazionale e anche internazionale. Tutta la famiglia Battisti viene raccontata, 

intrecciata con Luigi Barbacane (padre di Andrea) che sposerà Albarita (non solo 

sorella di Lucio, ma confidente dello stesso, colonna portante per i consigli più 

importanti) e arrecherà non pochi guai alla famiglia. Non mancano le frecciatine 

a Grazia Letizia Veronese, a Mogol, a Panella, ma a tutti viene dato il merito che 

hanno avuto. Nonno Alfiero e nonna Dea compaiono sulla scena nelle prime 

pagine, c’è la loro storia, ci sono i sogni, un Lucio bambino introverso e 

bullizzato; poi l’uomo, il genio, quello che abbiamo conosciuto e amato, costretto 

però a indossare una maschera che… come si evince dalle pagine, non gli 

apparteneva. È un volume che segna l’inizio della verità umanizzando finalmente 

quest’uomo scomparso troppo presto, che probabilmente tutti rimpiangiamo. 

IL GRANDE INGANNO, 

di ANDREA BARBACANE, EDIZIONI DIVINAFOLLIA 

Dopo il suo primo romanzo che non avrebbe mai voluto scrivere, " Come le Rose 

a Maggio", l'autore, Antonello D'Ajello, trova la forza di mettere a nudo la sua 

anima, nella sua immancabile voglia di emozionare. Cercando, a tutti i costi, il 

modo di coinvolgere in ogni singola parola, il cuore e l'anima del lettore. 

Una nuova e brillante opera che parte dal profondo, dalle proprie origini, 

varcando lo spazio e il tempo, fino a raggiungere nei meandri più sconfinati del 

proprio essere, il confine della sua vita privata, dove spesso si nasconde in 

ognuno di noi la rabbia e la paura di sapere. Con " VENTUNO GRADINI", questo è 

il titolo del romanzo, spera di portarvi a braccetto in un viaggio temporale, che 

spesso vi farà vivere momenti di una vita del tempo che fu, dove la povertà era 

forse un dono divino, tra misteri e segreti di una famiglia costretta a vivere in 

una casa cantoniera ferroviaria alla periferia di una città Salentina. Non erano 

altro che momenti di vita quotidiana di un bimbo molto solo, a volte 

incompreso, triste. Solo l'amore di un padre scoprì in lui pregi e talenti e riuscì 

a rendere la vita di Nenello meno dura. E in quell'effimero e fugace spazio di 

un racconto, fu la sorte e alcune antiche foto, a far scoprire la vera esistenza e 

il vero io di una vita intera. Aneddoti divertenti di un padre ( LU PIPPI) 

particolarmente buono, arricchiscono e addolciscono con un sorriso un romanzo 

che ha dell'assurdo, tanto che le stesse scoperte e i misteri risolti e non , 

tendono a sembrare solo frutto della fantasia. 

"VENTUNO GRADINI" 

ANTONELLO D'AJELLO, ARGOMENTI EDIZIONI

P E D A G O G I A E B A L L O 


Sono passati oramai molti mesi dalla chiusura delle scuole, causa Covid 19, e la ripartenza non è 

facile con tante incertezze, dubbi, paure, ansie ma anche emozioni nel rivedere i propri compagni 

di classe, le maestre, l’emozione della ripartenza e la consapevolezza che nulla potrà essere più 

come prima. Oggi si usa il termini di resilienza per indicare la capacità di resistere ai traumi 

psichici che il covid19 ha provocato e famiglia, scuola e alunni dovranno creare una sinergia per 

far fronte ad un adattamento che si presenta alquanto problematico. 

dott.sa Michela Mignano 

Pedagogista clinico.

P E D A G O G I A E B A L L O 


Un'ottima strategia per far tornare ai bambini il desiderio di rientrare in classe, è quella di 

ricordare i momenti più belli e significativi trascorsi negli anni precedenti con insegnanti e 

compagni. Dalle cose che hanno potuto apprendere in classe, ai momenti di gioco, dalle recite, 

alle gite. Richiamare alla memoria quegli attimi, ruberà senz'altro un sorriso ai vostri figli, 

facendo rivivere loro anche quelle passate emozioni. 

Ritrovate raccolte di lavoretti fatti in classe, foto di manifestazioni o gite scolastiche riunioni fra 

amichetti, feste di compleanno con amici di scuola, e rivedeteli assieme ad i vostri figli per 

ritrovare il sorriso di quei giorni sereni che li aiuti ad affrontare il suono della campanella 

dell'anno scolastico 2020/2021. 

Ci vuole una buona dose di energia per iniziare la giornata con il piede giusto, soprattutto se il 

programma sarà impegnativo e vedrà bambini e ragazzi dover passare diverse ore tra i banchi di 

scuola. E, allora, tra i trucchetti , per una perfetta ripartenza delle attività scolastiche, c'è 

sicuramente quello di preparare una buona colazione per tutta la famiglia. 

Cosa c'è di meglio per iniziare la giornata nel modo giusto? 

Un consiglio: provate a coinvolgere anche i vostri figli nella preparazione della colazione. 

Quando la gusteranno, prima di andare a scuola, proveranno una grande soddisfazione che li 

aiuterà ulteriormente ad iniziare questo nuovo anno con vitalità e positività. 

Per una serena ripartenza delle attività scolastiche, è consigliato affiancare alla scuola una sana 

attività sportiva che sia da svago, prima di tutto, per il bambino. A volte l'amore di un bimbo per 

uno sport nasce spontaneamente e, allora, tutto viene più facile. 

Altre volte, invece, è necessario condurre il piccolo verso l'attività sportiva più adeguata alle sue 

capacità. Compito di mamme e papà sarà, dunque, quello di far provare al bambino vari sport, 

fino a trovare quello che più lo diverte, che fa scaricare stress, stanchezza, donandogli 

soddisfazione e rafforzando le sue difese immunitarie. 

Se avete qualcosa di bello da raccontare, se ricordate con nostalgia la vostra infanzia e i tempi 

della scuola, non tenete per voi questi racconti, ma condivideteli con entusiasmo con i vostri 

figli. Staranno ad ascoltare con passione e, magari, troveranno forza e coraggio proprio dalle 

vostre parole. 

Tutte noi mamme abbiamo un po' di ansia in vista della ripartenza delle scuole ed è più che 

normale. Non sappiamo bene cosa ci aspetti e tante sono le incognite sull'anno scolastico ormai 

alle porte. Possiamo condividere i timori con il partner, quando i bambini non sono presenti; 

possiamo farlo anche con altri genitori, ma sempre se i bambini sono distanti. 

Ma, mai e poi mai, discorsi allarmistici vanno fatti davanti ai piccoli di casa o questo influenzerà 

fortemente il loro umore. L'entusiasmo, la gioia, la bellezza di poter tornare tra i banchi di 

scuola sono le emozioni da trasmettere ai bambini, senza illusioni ovviamente. I bambini 

capiscono molte più cose di quelle che immaginiamo e, da mesi ormai, hanno inculcato il senso 

di distanziamento, sanno come ci si igienizza le mani e come comportarsi quando ci sono altre 

persone. Non serve che gli adulti aggiungano altro. 

Non una strategia ora, ma un ultimo consiglio sincero per tutte le mamme dei bimbi più curiosi 

che, in vista del primo giorno di scuola o nei giorni successivi, potrebbero riempirvi di tante 

domande. 

Domande sulla nuova organizzazione della scuola, della classe, sulle diverse relazioni con i 

compagni, con gli insegnanti. Starà a voi trovare il modo migliore per mettervi seduti ed 

affrontare il problema con i vostri figli. Ma la chiave per trasmettere serenità ai più piccoli in 

queste situazioni è solo e soltanto una: rispondere a tutte le loro domande. Mediando, 

certamente, utilizzando il tono giusto, i termini giusti, ma senza divagare, senza raccontare loro 

bugie.

C I B O E B A L L O 


CIBO DEI PASTORI, 

CIBO GOURMET 

E r n e s t o D i R e n z o 

U n i v e r s i t à d i R o m a T o r V e r g a t a 

C o m ’ è a m o l t i n o t o , l a t r a n s u m a n z a e l a c i v i l t à d e i t r a t t u r i c o s t i t u i s c o n o c a p i t o l i 

f o n d a m e n t a l i d i u n a s t o r i a p a s s a t a , e p e r s e m p r e c o n c l u s a , c h e h a v i s t o c o i n v o l t a 

l ’ i n t e r a v i t a e c o n o m i c a , s o c i a l e , p o l i t i c a e c u l t u r a l e d e l M e z z o g i o r n o c o m p r e s o t r a 

l ’ A p p e n n i n o e l a c o s t a a d r i a t i c a . 

P r o t a g o n i s t i d i q u e s t a v i c e n d a m i l l e n a r i a s o n o s t a t i g l i o v i n i e i p a s t o r i : i p r i m i h a n n o 

r a p p r e s e n t a t o i l c a p i t a l e p r e z i o s o d a a c c u d i r e p e r g a r a n t i r e e a c c r e s c e r e l a r i c c h e z z a 

d e i p r o p r i e t a r i a r m e n t a r i ; i s e c o n d i h a n n o r a p p r e s e n t a t o l ’ i m p r e s c i n d i b i l e f a t t o r e 

u m a n o c h e h a f a t t o s ì c h e l e p e c o r e d i v e n t a s s e r o i l c e s p i t e p i ù i m p o r t a n t e p e r i l u o g h i 

e l e c o m u n i t à d i s p o s t e l u n g o l e v i e d e l l a l a n a . U n f a t t o r e u m a n o p e r e n n e m e n t e d i v i s o 

t r a m o n t a g n a e T a v o l i e r e , f a m i g l i a e l a v o r o , s o c i e t à d e g l i u o m i n i e s o l i t u d i n e d e i 

p a s c o l i . I l t u t t o i n u n c i c l o i n i n t e r r o t t o d i p a r t e n z e e d i r i t o r n i d i c u i D ’ A n n u n z i o h a 

c a n t a t o l ’ e p i c a e s i s t e n z a : 

Settembre, andiamo. È tempo di migrare. 

Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori 

lascian gli stazzi e vanno verso il mare: 

scendono all'Adriatico selvaggio 

che verde è come i pascoli dei monti […] 

(I pastori, poesia contenuta nella raccolta Alcyone, 1903) 

M a c o s ’ è l a t r a n s u m a n z a e c h e r a p p o r t i h a e s p r e s s o c o n i l c i b o e l e t r a d i z i o n i 

g a s t r o n o m i c h e a p p e n n i n i c h e ? 

L a t r a n s u m a n z a , c o m ’ è n o t o a t u t t i , è u n a p a r t i c o l a r e p r a t i c a z o o t e c n i c a d i 

a n t i c h i s s i m a o r i g i n e e d i e s t e s a d i s t r i b u z i o n e g e o g r a f i c a . S e b b e n e t a l e f o r m a d i 

a l l e v a m e n t o r i g u a r d i v a r i e t à d i f f e r e n t i d i b e s t i a m e , p e r g l i a b r u z z e s i , i m o l i s a n i , i 

l u c a n i , i p u g l i e s i , i c a m p a n i , d i r e t r a n s u m a n z a h a s i g n i f i c a t o d i r e e s s e n z i a l m e n t e 

p a s t o r i z i a , m e g l i o a n c o r a , p a s t o r i z i a i t i n e r a n t e . U n s i g n i f i c a t o c h e t r o v a c o n f e r m a 

n e l l a s t e s s a e t i m o l o g i a d e l t e r m i n e d e r i v a n t e d a l l a f u s i o n e d e l l e d u e e s p r e s s i o n i l a t i n e 

t r a n s e h u m u s c h e v o g l i o n o d i r e : a n d a r e o l t r e , a l d i l à d e l l a t e r r a i n c u i s i r i s i e d e ; e 

n a t u r a l m e n t e f a r v i r i t o r n o . 

M a l a t r a n s u m a n z a n o n è s o l o u n a f o r m a d i a l l e v a m e n t o b a s a t o s u l l o s p o s t a m e n t o 

s t a g i o n a l e d e l l e g r e g g i d a i p a s c o l i d i m o n t a g n a a i p a s c o l i d i p i a n u r a a s e c o n d a d e l l e 

c o n d i z i o n i c l i m a t i c h e e d e l l e c o n s e g u e n t i d i s p o n i b i l i t à d i e r b a g g i . È , o m e g l i o , è s t a t a , 

q u a l c o s a d i p i ù c o m p l e s s o e s o p r a t t u t t o d i p i ù i m p e g n a t i v o c h e h a r i c h i e s t o 

u n ’ o r g a n i z z a z i o n e i n d u s t r i a l e s e n o n a d d i r i t t u r a c a p i t a l i s t i c a d e l l a v o r o . U n a 

o r g a n i z z a z i o n e l e c u i d e s t i n a z i o n i p r a t i c h e v a n n o o l t r e l ’ a u t o c o n s u m o o i l s e m p l i c e 

s o s t e n t a m e n t o d e l l ’ e c o n o m i a d o m e s t i c a , b e n s ì u n ’ o r g a n i z z a z i o n e l e c u i f i n a l i t à 

p r o d u t t i v e h a n n o r i g u a r d a t o s o p r a t t u t t o i l m e r c a t o e i l p r o f i t t o . E l o s t r u m e n t o c a p a c e 

d i g a r a n t i r l i s o n o s t a t e l a p e c o r a e l e g r e g g i , v e r e e p r o p r i e “ m a c c h i n e r i g e n e r a t r i c i ” 

c a p a c i d i c o n v e r t i r e l a c e l l u l o s a i n p r o t e i n e , l a l a n a i n t e s s u t i e i l l e t a m e i n 

f e r t i l i z z a n t e p e r i c a m p i . I l t u t t o b i o l o g i c a m e n t e , a u t o n o m a m e n t e e a l l ’ i n s e g n a d e l l a 

s o s t e n i b i l i t à . S e s i v u o l e i m m a g i n a r e a c o m e d o v e s s e e s s e r e i n p a s s a t o l a t r a n s u m a n z a 

n o n s i d e v e p e n s a r e a d e i s i n g o l i p a s t o r i c h e , c i a s c u n o p e r c o n t o p r o p r i o , t r a e v a n o i n 

a u t u n n o l e g r e g g i d a g l i o v i l i e l e c o n d u c e v a n o v e r s o i p a s c o l i d i P u g l i a p e r p o i 

r i p o r t a r l e i n p r i m a v e r a v e r s o c a s a . A l c o n t r a r i o , s i d e v e p e n s a r e a l u n g h e e a n i m a t e 

c a r o v a n e c o m p o s t e d i c e n t i n a i a d i g r e g g i e d i d e c i n e d i m i g l i a i a d i c a p i d i b e s t i a m e a l 

c u i s e g u i t o s i m u o v e v a n o n u m e r o s i u o m i n i a p i e d i , a c a v a l l o , o c o n i c a r r i .



U o m i n i i m p e g n a t i n e l l e m a n s i o n i d i m a s s a r i , s o t t o - m a s s a r i , p a s t o r i , p a s t o r i c c h i , 

b u t t e r a c c h i , c a s a r i e t u t t i a l s e r v i z i o d i f a c o l t o s i d a t o r i d i l a v o r o d a c u i r i c e v e v a n o p e r 

i l l a v o r o s v o l t o u n s a l a r i o i n d e n a r o e u n a p a r c a d o t a z i o n e i n c i b o . T a n t o p a r c a c h e s e 

u n a p e c o r a m o r i v a l e s u e c a r n i , a n z i c h é e s s e r e m a n g i a t e i n l o c o d a i m a l n u t r i t i p e c o r a i , 

d o v e v a n o e s s e r e d i s o s s a t e , s a l a t e , e s s i c c a t e a l s o l e e r e s t i t u i t e a l p a d r o n e p e r i l 

p r o p r i o b e n e f i c i o . Q u e s t a p e c u l i a r i t à r e l a t i v a a l l a ‘ i n v e n z i o n e ’ d e l l a m i s i s c h i a ( o g g i 

r i c e r c a t o p r o d o t t o P A T ) p e r m e t t e d i a p p r o p i n q u a r s i a l l e p a r t i c o l a r i c o n n e s s i o n i c h e l a 

t r a n s u m a n z a h a a v u t o c o n i l c i b o e c o n l e t r a d i z i o n i g a s t r o n o m i c h e a p p e n n i n i c h e , 

m o l t e d e l l e q u a l i s c o m p a r s e o r e s i d u a n t i i n l u o g h i a s s a i c i r c o s c r i t t i . 

D a l p u n t o d i v i s t a a l i m e n t a r e e d a q u e l l o d e i s u o i p r o t a g o n i s t i u m a n i l a t r a n s u m a n z a 

h a s i g n i f i c a t o s o p r a t t u t t o s a c r i f i c i o , p r e c a r i e t à , e s c l u s i o n e d a l b e n e f i c i o g a s t r o n o m i c o 

d e l p r o d o t t o g e n e r a t o d a l l e p r o p r i e f a t i c h e . P e r c h é s e è v e r o c h e d a l l e p e c o r e s i 

r i c a v a v a n o q u a n t i t à e n o r m i d i l a t t e , f o r m a g g i e c a r n e ( m a n o n s o t t o f o r m a d i 

a r r o s t i c i n i , p r o d o t t o n o v e c e n t e s c o d e l l a p a s t o r i z i a s t a n z i a l e ) , è a l t r e t t a n t o v e r o c h e 

t u t t o q u e s t o b e n d i d i o e r a a p p a n n a g g i o e s c l u s i v o d e i p r o p r i e t a r i d e l l e g r e g g i e n o n d e i 

p a s t o r i c h e n e g o v e r n a v a n o i l p a s c o l o . C o s t o r o , p e r l a d u r a f a t i c a s o p p o r t a t a , o l t r e 

a l l a m i s e r a p a g a a v e v a n o d i r i t t o a u n q u a n t i t a t i v o d e f i n i t o d i p a n e , d i o l i o e d i s a l e . 

T u t t o i l r e s t o c h e p o t e v a e s s e r e m a n g i a t o e r a c o n s e g u e n z a d e l c a s o e d e l l a f a n t a s i a . 

S i m i l e c o n c a t e n a z i o n e d i f a t t o r i h a f a t t o s ì c h e l a g a s t r o n o m i a d e l l a t r a n s u m a n z a s i a 

s t a t a u n a g a s t r o n o m i a p o v e r a , d i r i s u l t a , d i f u r b i z i a e d i s o t t e r f u g i . Q u e g l i s t e s s i 

s o t t e r f u g i c h e h a n n o d a t o l u o g o a s o b r i p a n c o t t i , a p a r s i m o n i o s e a c q u e c o t t e , a f r u g a l i 

p a p p o n i r e a l i z z a t i c o n t u t t o q u a n t o d i c o m m e s t i b i l e p o t e v a e s s e r e m e s s o a c o t t u r a , 

i n s a p o r e n d o l o c o n e r b e d i c a m p o ( t a r a s s a c o , s i l e n e , c a c c i a l e p r e , s a n t o r e g g i a e o r a p i 

c h e l e s t e s s e p e c o r e p r o v v e d e v a n o o p p o r t u n a m e n t e a f e r t i l i z z a r e ) , p e z z e t t i d i l a r d o e , 

i n c a s i n o n r a r i , c o n “ s a p i d e ” p i e t r e d i m a r e .



M a i s o t t e r f u g i d e i p a s t o r i , o l t r e a r e n d e r e g u s t o s o q u e l p o c o d i m a n g i a b i l e c h e i l c a s o 

e l a n a t u r a m e t t e v a n o l o r o a d i s p o s i z i o n e , c o n s e n t i v a n o d i a s s i c u r a r s i a n c h e q u a l c o s a 

d i f o r t u i t o c o n c u i v a r i a r e n a s c o s t a m e n t e l a l o r o m o n o t o n i a a l i m e n t a r e . E ’ i l c a s o d e l l a 

r i n o m a t a e a b r u z z e s e “ p e c o r a a g l i o c o t t u r o ” , o g g i p r e p a r a t a c o n a n i m a l i a f i n e 

c a r r i e r a m a i n o r i g i n e r e a l i z z a t a c o n g i o v a n i s s i m i a g n e l l i c h e i n a s p e t t a t i p a r t i 

g e m e l l a r i m e t t e v a n o a d i s p o s i z i o n e d e l l e s c a r n e d i e t e s e n z a c h e i l p a d r o n e p o t e s s e 

r e n d e r s i c o n t o d e l l ’ a m m a n c o . 

Miscischia, carne di pecora fatta essiccare al sole e successivamente 

tagliata a sottili striscioline condite con sale e peperoncino 

Fonte: https://www.ecosangabriele.com/il-nutrimento-dei-pastori 

I n o g n i c a s o l a t r a n s u m a n z a , o l t r e a d a v e r r a p p r e s e n t a t o u n f o n d a m e n t a l e s t r u m e n t o 

d i s v i l u p p o p e r l e e c o n o m i e d e l l ’ I t a l i a A p p e n n i n i c a e M e r i d i o n a l e , è s t a t a a n c h e u n 

f o r m i d a b i l e v o l a n o d i c i v i l t à i n g r a d o d i f a v o r i r e l o s c a m b i o e l a d i f f u s i o n e d i i d e e , 

p r a t i c h e d i c u l t o , g u s t i e s t e t i c i , t e n d e n z e a r t i s t i c h e . E l e t r a c c e d i u n a s i m i l e v i c e n d a 

s t o r i c a , d i c u i i p a s t o r i s o n o s t a t i i p r i n c i p a l i p r o t a g o n i s t i , s o n o t u t t o r a l e g g i b i l i n e i 

r e t a g g i t r a d i z i o n a l i d e l l e r e g i o n i c o i n v o l t e n e l l ’ a l l e v a m e n t o i t i n e r a n t e . 

M a l a u g u r a t a m e n t e , s e b b e n e n e l 2 0 1 9 l a T r a n s u m a n z a s i a s t a t a i n s c r i t t a d a l l ’ U n e s c o 

n e l l a L i s t a R a p p r e s e n t a t i v a d e l P a t r i m o n i o C u l t u r a l e I m m a t e r i a l e d e l l ’ U m a n i t à , d i 

q u e s t a a m p i a e s p e r i e n z a u m a n a c h e h a a t t r a v e r s a t o i l u n g h i e v i d e l l a v i t a r u r a l e e 

m o n t a n a d e l l ’ I t a l i a C e n t r o - m e r i d i o n a l e n o n r i m a n g o n o c h e p o c h e t r a c c e s p a r s e n e l 

t e r r i t o r i o ( p i c c o l e c h i e s e t r a t t u r a l i , r u d e r i d i " p o s t e " ) , n e l p a t r i m o n i o c u l t u r a l e ( f o r m e 

d i p e l l e g r i n a g g i o , i n f l e s s i o n i l i n g u i s t i c h e , e l e m e n t i n a r r a t i v i ) e n e l l e p r a t i c h e 

g a s t r o n o m i c h e l o c a l i . P r a t i c h e c h e i r e c e n t i o r i e n t a m e n t i l e g a t i a l b u s i n e s s t u r i s t i c o e 

a l l e i s t a n z e n e o - f o l k l o r i c h e s t a n n o g i à d a a l c u n i a n n i c e r c a n d o d i r i c o m p o r r e , d i 

r i v a l o r i z z a r e e d i r i p r o p o r r e a l l ’ e s p e r i e n z a d e l g u s t o .



pesto genovese 

L A V E R A S T O R I A R A C C O N T A T A 

D A L L O C H E F I V A N C R I B I Ù



Come si fa a non parlare dell’ Italia, il paese più 

bello del mondo! Quindi oggi siamo in una delle più 

caratteristiche regioni del BEL PAESE, la Liguria 

dove storia, arte, cultura, musica e cucina la fanno 

da padrona. Allora vorrei farvi scoprire una danza 

antica che risale al 1700 “La Danza della Morte d’u 

Màsciu e della Léna a Taggia”. 

Una leggenda medioevale, riportata dal vescovo di 

Genova Jacopo da Varagine, nella sua “Legenda 

Aurea” (1260), racconta che per sfuggire alle 

persecuzioni cristiane scatenatesi dopo la morte di 

Gesù, vari apostoli insieme a famigliari ed a Maria 

Maddalena salirono su una zattera senza remi che 

li condusse per il Mediterraneo sino a Marsiglia. Da 

qui Maria di Magdala, divenuta eloquente come un 

apostolo e dopo aver compiuto vari miracoli, si 

ritirò in eremitaggio in una grotta (SainteBaume) 

dove visse ancora trent’anni ed alla sua morte fu 

accolta trionfalmente in Cielo. Durante il viaggio in 

mare però la zattera toccò vari paesi; fra questi 

Taggia, nella Liguria di Ponente, dove pare che la 

Maddalena abbia sostato un po’ in un eremo 

immerso fra i boschi delle alture, per far penitenza 

dei suoi giovanili peccati. Nel 1716 nacque la 

Confraternita dei Maddalenanti che, da quella 

data, ogni penultima domenica di luglio, organizza 

la “Festa de Santa Maria Madarenaduboscu”. 

E’ un rito arcaico: protagonisti due Maddalenanti, 

uno detto “u Màsciu” (il Maschio), l’altro “la Léna” 

(diminutivo di Maddalena), danzano una sorta di 

tarantella allegra, mimando corteggiamenti e 

amplessi; ad un tratto però la Léna stramazza a 

terra, morta. U Màsciu, disperato, la copre di 

lavanda, a quel punto Léna, sollevandosi con una 

botta di reni, risorge fra grida di gioia. La lavanda 

che la fa risorgere simboleggia la redenzione e 

quindi i frutti della rinascita. 

E appunto parlando di lavanda non si può far altro 

che immergersi nel meraviglioso mondo delle erbe 

aromatiche. Fin dalla preistoria gli uomini hanno 

potuto trarre dalle piante il cibo ed i medicinali 

occorrenti per il loro sostentamento. Greci, egizi e 

romani hanno utilizzato le piante officinali per 

imbandire le loro tavole e caratterizzare le 

pietanze, ma anche utilizzarle a scopi ornamentali, 

medicali, cosmetici e per profumare gli ambienti. 

Oggi come ieri anche ai nostri tempi consumiamo 

le erbe aromatiche per svariati utilizzi e c’è chi 

addirittura le utilizza in cucina come sostituto del 

sale per insaporite i piatti. 

Fra le più celebri preparazioni a base di erbe 

aromatiche non possiamo non menzionare il 

famoso pesto alla genovese con il basilico fresco, 

pianta nativa dell’Asia tropicale e dell’India. La 

ricetta del pesto, così come lo conosciamo noi, non 

ha origini antichissime, risalendo in effetti alla 

metà del XIX secolo. L’uso delle erbe aromatiche 

per i liguri è una tradizione che ha origini nel 

Medioevo, con abitudini differenti, in base alle 

categorie sociali: i ricchi condivano i loro banchetti 

con spezie ricercate, mentre i poveri le usavano 

per insaporire minestre non troppo saporite. Il 

primo a citarla pare sia un noto gastronomo 

dell’epoca, Giovanni Battista Ratto nella sua opera, 

La Cuciniera genovese.



La ricetta è la seguente: “Prendete uno spicchio 

d’aglio, basilico (baxaicö) o in mancanza di questo 

maggiorana e prezzemolo, formaggio olandese e 

parmigiano grattugiati e mescolati insieme e dei 

pignoli e pestate il tutto inmortaio con poco burro 

finché sia ridotto in pasta. Scioglietelo quindi con olio 

fine in abbondanza. Con questo battuto si condiscono 

le lasagne e i gnocchi ( trofie ), unendovi un po’ di 

acqua calda senza sale per renderlo più liquido”. 

Nonostante la sua relativa giovinezza, questa ricetta 

sembra risalire all’evoluzione di una ricetta molto più 

antica, l’aggiadda( agliata ), una salsa da mortaio a 

base d’aglio del XIII secolo e che veniva utilizzata per 

la conservazione di cibi cotti. Ma non possiamo certo 

tralasciare una famosa leggenda che narra di un convento sulle alture di Prà (Genova) intitolato a San, nel quale 

un frate che viveva in quella dimora raccolse l’erba aromatica che cresceva su quelle alture (chiamata appunto 

basilium, in onore di san Basilio), la unì ai pochi ingredienti portatigli in offerta dai fedeli e, pestando il tutto, 

ottenne il primo pesto che man mano venne perfezionato. Nel corso dell’Ottocento la pasta al Pesto non subì 

variazioni particolari e già a quell’epoca era considerata un cibo popolare.Ma è probabile che il pesto originario 

subisse un’influenza molto più forte dal suo antenato: ovvero, che avesse molto aglio. Questo 

fondamentalmente per due ragioni: l‘influenza arabo-persiana che dominò le salse di Genova dal Medioevo 

all’Ottocento, ma anche la predilezione e la “necessità” degli uomini di mare liguri per l’aglio, ritenuto quasi una 

medicina per i lunghi periodi a bordo. Il Pesto infatti ha raggiunto una grande popolarità nel mondo anche 

grazie agli equipaggi delle navi mercantili o passeggeri che dal porto di Genova salpavano per destinazioni 

lontane: a La Boca, quartiere genovese di Buenos Aires e nelle città di mare degli USA. L’ antenato più lontano di 

questo pesto è infatti il moretum, una pasta verde che gli antichi romani ottenevano con formaggio, aglio ed 

alcune erbe, e di cui parla perfino Virgilio. 

Trenette al Pesto alla genovese 

Ingredienti 

Procedimento 

per 2 persone 

160 gr di trenette 

50 gr di basilico fresco genovese 

10 gr di pinoli 

10 gr di pecorino 

10 gr di parmigiano reggiano 

sale grosso (sal gemma) 

1 spicchio di aglio 

olio evo qb 

Lo chef Ivan Cribiù, 

proprietario di "GamGam 

Service" di Lainate, nonché 

poeta,speaker di Cluster.fm 

con le trasmissioni “Cribiu che 

Buono” e “ La Ricetta 

Perfetta”. 

Per prima cosa pulite le foglie di basilico con un panno. 

Non lavatele, non stropicciatele, ogni venatura nera 

nelle foglie, può compromettere il gusto e il colore del 

pesto. 

Pestate l’aglio sbucciato con un pizzico di sale. 

Aggiungete quindi il basilico, pestate fino ad ottenere un 

composto dal colore verde e liquoroso (per facilitare il 

mantenimento della clorofilla e mantenere il colore di un 

verde accesso potete aggiungere poco ghiaccio). 

A questo punto aggiungete i pinoli e pestateli nel 

mortaio 

Quando il composto è ben amalgamato aggiungete il 

formaggio alternandoli con un filo d’olio, pestate e 

continuate ad alternare formaggio e olio. 

Il composto finale dovrà avere la tipica consistenza 

granulosa e cremosa. 

Nel frattempo mettete a bollire in una pentola l’acqua, 

che salerete solo quando incomincia a bollire, cuocete 

le trenette per il tempo di cottura ideale, scolate e 

saltare in padella a fuoco spento la pasta con il pesto 

con l’aggiunta di un poco di acqua di cottura, per 

renderle più cremose. 

Servite ben calde con una spolverata di pecorino o 

parmigiano; il pesto si può fare con qualsiasi vegetale, 

infatti ne esistono di svariate qualità; il procedimento è 

sempre il medesimo con l’utilizzo di diversi ingredienti.

B E V A N D E E B A L L O 


di Danilo Pentivolpe 

Bartender 

Da diversi anni il mestiere del Barman è stato riconosciuto 

come una vera e propria arte basata sull'ospitalità e 

sull'esperienza degli ospiti. 

L’arte sta nel preparare e servire una bevanda equilibrata. 

Quindi chi più ne ha più ne metta. 

Fa ottimi drink, ma gestisce anche l'atmosfera del bar, 

costruisce rapporti con i clienti abituali e gestisce le 

operazioni del bar mentre è aperto. 

Il bartender sottende anche una certa abilità, e farlo bene è 

sia stimolante che incredibilmente gratificante. 

Insomma, oggi si sente parlare di “baristi nerd”senza 

trascurare la confusione che si è creata tra barman e 

bartender. 

Quest’ultimo , termine inglese usato in maniera generica, 

figura dall’approccio più moderno, non acrobatico, esperto 

in cocktail raffinati. 

È chiaro che si sta parlando di “forma mentis” 

Ed è a questo punto che subentra il Mixologist o Mixologo, 

che mostra le sue competenze, tali da poter fare l’analisi 

organolettica delle bevande, distinguendo un prodotto di 

qualità da un surrogato. 

La mixology è il lavoro che ogni Barista Nerd svolge ed è 

racchiusa nella complessità di fondere insieme colori, 

profumi ed anche la forza alcolica! 

È l'arte di creare sciroppi, tinture e amari che si “mixano” 

perfettamente con gli altri ingredienti che stai usando in un 

cocktail. 

Dove si trovano questi Mixologist? 

Negli speakeasy bar ovviamente. Conosciuti anche con il 

termine di blingpig o blindtiger e che, letteralmente, 

significa, parlar piano, con tranquillità. 

Sono dei veri e propri secret bar che ricalcano i tormentoni 

del proibizionismo americano, dove nel 1920 si vendeva 

alcol illegalmente. 

Insomma la prossima volta che vi troverete in un bar 

nascosto di fronte ad un Bartender Mixologo, la parolina 

magica da usare sarà speakeasy. 

Bevi 

con 

Cautela 

Bevi con 

con 

Cautela

FB IE SL LC EO Z ZE A BE ABL AL LOL O 


Nino Osepashvili - modella, economista. 

photo © Nodo Koshadze

M A K E - U P E B A L L O 


termine glamour, secondo i dizionari Oxford e Webster, significa fascino, prestigio. Così, una persona glamour 

Il 

affascinante, incantevole, attraente. Oggi è un sinonimo di stile, seduzione; evoca qualcuno che brilla di luce 

è 

senza eccessi. Ho elaborato un look che parlasse anche di anni cinquanta e sessanta caratterizzati dal 

propria 

per la pelle bianca come l'alabastro, per la bocca rosso vermiglio e per gli occhi allungati, in memoria del 

gusto 

per occasioni speciali, ma con qualche piccolo strappo alla regola che sarà in grado di distinguervi e 

adatto 

senza eccedere. Tre colori fondamentali, il chiaro della vostra pelle, il nero degli occhi ed il rosso 

valorizzarvi 

M A K E - U P E B A L L O 


Il termine Glamour 

oriente. E' la bellezza di una donna sicura di sé e sensuale, un omaggio ai miti indiscutibili del passato, 

vecchio 

Audrey Hepbum e Marilyn Monroe e, allo stesso tempo, icone di fascino attuali come Madonna. Un trucco 

come 

delle labbra; indossatelo con qualunque abito, in qualunque occasione è perfetto. 

Applichiamo il fondotinta con l'aiuto di una 

spugnetta di lattice oppure con l'aiuto di un 

pennello per il fondotinta. Per questo trucco 

che andremo a realizzare, è necessario 

utilizzare un fondotinta di una tonalità più chiara 

rispetto al tono della pelle. L'applicazione del 

fondotinta dovrà essere omogenea su tutto il 

viso. Importante è non omettere le orecchie e 

sfumare bene sul collo e decoltè per evitare 

contrasti cromatici. 

Per valorizzare lo zigomo, andiamo ad 

applicare un correttore scuro sotto l'osso 

zigomatico, facendo riferimento alla fine 

dell'occhio ed attaccatura dei capelli. 

L'applicazione sarà eseguita con il semplice 

uso dei polpastrelli. Sempre con questi 

sfumiamo il prodotto creando una sfumatura 

omogenea sotto l'osso zigomatico. Fissiamo 

la base con l'aiuto di un piumino di velluto. 

Con una matita o ombretto per 

sopracciglia, andiamo a riempire 

eventuali vuoti, per ottenere un effetto 

più sofisticato delle vostre sopracciglia. 

Procedete ora ad applicare sulla 

palpebra mobile dell'occhio, un 

ombretto chiaro (bianco, beige, rosa 

pallido, dorato chiaro, ecc.) con l'aiuto di 

un pennello umido. In seguito con 

polpastrelli fate aderire l'ombretto per 

dare un risultato omogeneo e naturale. 

Con l'aiuto di un pennellino per eye-liner 

andiamo a delineare l'attaccatura delle 

sopracciglia tracciando una linea base 

partendo dall'esterno dell'occhio, 

muovendovi verso l'interno. Sempre con il 

pennellino dell'eye liner accrescete lo 

spessore della linea già tracciata con 

estrema cura, sempre muovendovi 

dall'esterno all'interno. Sulla coda 

dell'occhio create il famoso triangolo che 

permette di sollevare ed intensificare lo 

Applicate un ombretto marrone sull'incavo tra 

la palpebra mobile e la fissa, così da ottenere 

una maggiore apertura dell'occhio. Stendere 

una buona dose di mascara. 

Con una matita kohl nera, colorate l'interno 

dell'occhio per dare profondità allo sguardo. 

Disegnate il contorno delle 

labbra con una matita per 

renderle più voluminose e 

delineate. 

Con l'aiuto di un pennellino, 

potrete andare ad applicare il 

rossetto per ottenere un effetto 

più curato delle vostre labbra

M O D A E B A L L O 


Marianna Bonavolotà 

SCENE DA UN 

MATRIMONIO 

Abito Pronovia Roma 

https://www.pronovias.com/it/ 

https://www.mariannabonavolonta.com/

M O D A E B A L L O 


Quante volte ci è capitato di ricevere un invito ad un matrimonio 

ed essere colte immediatamente dall’ansia e dalla paura di non 

avere nulla da mettere. Spesso e volentieri pensiamo di dover 

spendere cifre immonde tra abito, scarpe, clutch, trucco e 

parrucco e, ovviamente, il tutto da aggiungere al regalo per i 

futuri sposi; tutto questo se siamo single, se poi abbiamo marito e 

figli a seguito, l’ansia si moltiplica e i grattacapi pure. Il rischio è 

di non essere abbastanza eleganti o non all’altezza e crediamo che 

spendere tanto o magari indossare abiti esageratamente eleganti e 

costosi ci risolva il problema, ma non è affatto così. Ebbene si, i 

matrimoni a volte sono un problema per gli invitati, soprattutto 

se il matrimonio è a tema o se gli sposi hanno espresso strane 

richieste ma il problema fondamentale è che nessuno ci insegna le 

buone maniere e il dress code da seguire per ogni occasione. 

Buone maniere e dress code, questi sconosciuti! 

Galateo e dress code sono fratelli che vanno a braccetto; il loro 

scopo è quello di semplificarci la vita, evitare di trovarci in 

situazioni imbarazzanti e ci permettono di esprimere la nostra 

vera essenza e comunicare la nostra personale cultura nella 

maniera più rispettosa possibile, creando armonia tra gli individui. 

7 regole per essere Top 

Essere sempre ben informati e, nel dubbio, chiedere! Segui le indicazioni date 

dagli sposi, a costo di sforzarti. Ricorda anche di chiedere chiarimenti sui dettagli 

o richieste poco chiare che, scritte sull’invito o frutto di un passaparola tra invitati, 

possono essere fraintendibili. Ricorda che è la loro giornata speciale, non la tua ed 

il tuo compito da invitato è quello di rendere ancora più piacevole il fatidico 

giorno con la tua presenza. 

Cultura, usi e costumi, non diamo mai nulla per scontato. Ogni cultura ha le 

sue credenze e delle celebrazioni ben precise che vanno sempre rispettate; per 

questo è bene informarsi per tempo. Un matrimonio indiano sarà diverso da un 

matrimonio italiano e quando gli sposi appartengono ad etnie miste, bisogna fare 

attenzione a celebrarle e rispettarle entrambe nella stessa maniera. 

Location. Tieni presente che ogni location vuole un dress code adatto; è chiaro 

che quello che andrà bene al mare non sarà adatto alla montagna, e viceversa. 

Orario. L’orario va rispettato sempre, mai presentarsi in ritardo solo perché 

pensiamo che tanto in mezzo a tutta quella gente non se ne accorgerà nessuno che 

siamo arrivati mezz’ora dopo. Non è corretto e, arrivando in ritardo, 

rischieremmo di fare la nostra entrata in momenti poco opportuni, togliendo la 

scena agli sposi. Ovviamente l’orario ci serve per regolarci sul nostro 

abbigliamento, dall’altezza e lo spessore del tacco, allo scollo che nelle mattinate 

sarà decisamente più contenuto rispetto alla sera così come cambieranno il trucco 

e l’utilizzo delle paillette, bandite di giorno… ma ai dettagli ci pensa il dress code. 

Dress Code. È l’insieme delle regole, tacite il più delle volte, che definisce 

l’abbigliamento appropriato ad ogni occasione e orario. L’abito lungo ad un 

matrimonio non si indossa mai di mattina e il cappello invece può essere indossato 

solo se a portarlo è la mamma della sposa. Allo stesso modo vietato lo smoking di 

mattina. 

Less is more. Non strafare con abiti, accessori, trampoli e scollature. È un 

matrimonio non una festa a Ibiza e rischieresti di mettere in ombra la sposa 

rovinandole il giorno più bello della sua vita; l’eleganza non ha bisogno di strafare 

e questo vale per ogni occasione. 

Attenzione ai colori. Da sempre i colori ricoprono un ruolo fondamentale ed 

esprimono per ogni cultura un significato diverso. Nella nostra cultura ai 

matrimoni sono banditi il bianco, riservato alla sposa, in tutte le sue declinazioni, 

il rosso acceso troppo vistoso, offuscherebbe la sposa e il nero, colore riservato ai 

iti funebri. Per alcuni anche il viola, colore porta sfortuna. I colori seguiranno la 

regola dell’orario, la mattina saranno più polverosi e soft mentre la sera possiamo 

permetterci colori più accesi.

O R O S C O P O E B A L L O 


AMORE 

La sensualità ravviverà l'amore e questo scambio di energie continuerà per tutto il mese permettendo, a 

chi ha una vita di coppia serena, di raggiungere momenti di splendida intimità col partner, specie sotto 

il profilo erotico. Incontri deludenti per i single; non demordete, Venere farà presto a farvi ingranare la 

marcia 

LAVORO 

Marte grida alle vostre orecchie che potete fare di più e soprattutto ottenere di più. Se avete un'attività 

autonoma, potreste trovarvi davanti ostacoli imprevisti. Curate la comunicazione, di modo che non si 

verifichino intralci; chiarezza ed intraprendenza saranno essenziali per la buona riuscita delle vostre 

iniziative. 

AMORE 

Non vi sentirete inclini al romanticismo, ma nulla di preoccupante, solo che anche il cuore ogni tanto ha 

bisogno di una piccola vacanza. Questo periodo vi vedrà impegnati su molti fronti, forse troppe 

distrazioni, tanto che il rapporto di coppia potrà passare in seconda linea. Occhio però a non esagerare. 

LAVORO 

La calma e la riflessione vi saranno quanto mai necessarie, se lavorate in squadra con altri. Non spingete 

troppo sull'acceleratore, specie se vi accorgerete che qualcuno non riesce a tenere il ritmo. Non è detto 

che il vostro sia quello giusto! Tenete un profilo basso ed evitate distrazioni e scontri. Siete sempre 

determinati, e questo vi rende vincenti. 

AMORE 

Vi sentirete spinti in dimensioni esistenziali diametralmente opposte, da una parte il richiamo alla vita 

di coppia stabile e serena, dall'altra la curiosità, la voglia di trasgressione, di vivere un'avventura. Non 

sarà facile decidere, ma la vostra mobilità mentale riesce sempre a farvi superare i momenti 

critici. 

LAVORO 

Tutto gira per il meglio: comunicativa, simpatia e fortuna saranno i vostri assi nella manica. Ne 

godranno tutti coloro che lavorano in gruppo con altri. Anche il settore artistico riceverà tanta bella 

energia dal cielo astrale del mese. 

AMORE 

La stagione vi sorride e soprattutto l’amore.Ottobre sarà benevolo nei vostri confronti, soprattutto 

grazie al trigono di Mercurio che realizzerà per voi situazioni intense sotto il profilo sentimentale e 

sessuale. Avete bisogno di grande affetto, e le Stelle hanno qualcosa d’importante per Voi 

LAVORO 

Prudenza e piedi di piombo, la fortuna guarderà da altre parti e gli ostacoli non mancheranno. Le 

scosse più forti potrebbero riguardare quanti tra voi lavorano in gruppo o in società con altri: potreste 

trovarvi, dalla sera alla mattina, in una situazione poco piacevole. 

AMORE 

L'amore potrebbe bussare inaspettato alla vostra porta, magari si tratterà solo di un breve flirt, ma sarà 

ugualmente piacevole. Chi ha una bella storia d'amore in corso, eviti incomprensioni per questioni futili 

con il partner, quello che conta è ben altro! Occupatevi di più del partner. 

LAVORO 

Potrebbero esserci importanti novità per quanti tra voi hanno un'attività professionale indipendente, in 

particolare se questa riguarda il settore amministrativo, assicurativo o sportivo. Accogliete proposte per 

ristrutturare certi aspetti del vostro lavoro: l'originalità sarà la vostra carta vincente.

O R O S C O P O E B A L L O 


AMORE 

Periodo assolutamente magico, la felicità sarà proprio davanti a voi; dovrete solo allungare la mano 

afferrarla e farla vostra. Sarà un momento incantevole, sia per chi è lietamente in coppia, sia per i single 

che potranno felicemente farsi centrare da un colpo di fulmine. Venere entra nel vostro segno e vi 

renderà carichi d’armonia e affettuosità 

LAVORO 

Dovete sapere che gli errori potrebbero non venirvi facilmente perdonati e costarvi anche in termini 

economici: controllate di aver effettuato tutti i versamenti nei termini prescritti e di avere osservato 

regole e norme burocratiche richieste dal vostro lavoro. In fondo siete tra i più intelligenti dello Zodiaco, 

e se usate la testa, risolverete tutto. 

AMORE 

Ottobre è il vostro mese, buon compleanno, e l’Autunno si farà sentire e tutto entrerà in armonia con 

Voi. Scoprirete che lasciarsi andare nel mondo dell’erotismo sarà una strategia vincente! Se amate le 

avventure, vi accorgerete che in questo modo vi sarà molto più facile ottenere consensi e risposte 

positive ai vostri approcci. 

LAVORO 

Le Stelle mostrano ostacoli e rallentamenti un po' per tutti, sicché potrebbe essere difficile districarsi 

dalle complicazioni, ancora di più se avete un'attività autonoma. E' meglio, dunque, prendersi una pausa e 

rimandare decisioni e impegni di una certa importanza. Marte è sempre in aspetto contrario, e spesso dà 

i suoi colpi di coda. 

AMORE 

L’entrata di Mercurio favorirà gli incontri e le storie d’amore. Una bella stagione d'amore vi attende: 

l'armonia è assicurata tra voi e il partner grazie ad un sostanziale equilibrio psicologico. La fiducia e 

l'attrazione reciproca saranno alla base del vostro rapporto di coppia. Per i single una persona potrebbe 

catturare la vostra attenzione. 

LAVORO 

A volte avrete l'impressione di faticare per nulla e di girare a vuoto; in realtà non sarà affatto così. Dovete 

essere più organizzati e più precisi, non abbiate fretta di concludere ciò che avete iniziato. Le strategie 

saranno molto più importanti in questo periodo. Non dovete dimenticare che avete un intuito infallibile, 

ascoltatelo 

AMORE 

Il Mese porterà voglia di decisioni importanti, sentirete di aver bisogno di chiarezza. Forse è ora di 

mettere punti fermi e le situazioni vanno chiarite e definite una volta per tutte. Non c'è più posto per le 

ambiguità, o dentro o fuori, con decisione! Belle novità per i single. 

LAVORO 

Se siete alle dipendenze altrui, potreste andare incontro a una piccola delusione. Forse vi siete impegnati 

con autorevolezza per ottenere un certo risultato e, anziché lodi ed apprezzamenti, non vi hanno dato 

nulla. Non prendetevela, le cose ben fatte prima o poi vengono ripagate 

AMORE 

Per quanto riguarda il mondo delle emozioni, questo periodo sarà vario nei vostri confronti: situazioni 

sempre diverse, sfumature che cambiano di continuo, estrema variabilità del clima emotivo. Se non altro 

non correte il rischio di annoiarvi e questo è quel che conta. Giove comunque sta facendo un buon 

lavoro per voi. 

LAVORO 

In questa nuova Stagione, ci saranno molte occasioni per fare bella figura, qualunque sia la vostra 

condizione professionale. Sarà come se il lavoro, all'improvviso, subisse un mutamento molto piacevole, 

trasformandosi in una attività solida e gratificante sotto molteplici punti di vista. 

AMORE 

Vi sentirete appagati e a vostro agio in una sfera affettiva, che vi dà esattamente quello che volete 

soprattutto sotto il profilo erotico. Approfittatene, sia che siate felici in coppia, sia che abbiate qualche 

cosa da farvi perdonare dal partner: sarà questa l'occasione migliore per recuperare. 

LAVORO 

Non spingete troppo oltre le vostre richieste: certi azzardi potrebbero non dare il risultato voluto. Le 

opportunità non mancheranno, specie sotto il profilo finanziario, ma dovrete essere abili e attenti. Le 

prospettive migliori restano quelle previste per coloro che lavorano alle dipendenze altrui. Tenete duro 

che sta arrivando il magico Giove, che sistemerà tutto 

AMORE 

Più d'uno di voi si sentirà disattento, perché altre questioni assorbiranno maggiormente l'interesse e 

l'attenzione, tanto che potreste finire con il trascurare il partner: in questo caso assicuratevi di riservare 

un maggior spazio alla vostra vita affettiva, se non altro come misura preventiva. Incontri magici per i 

single. 

LAVORO 

Nettuno non lascia la presa, e la rivoluzione culturale per voi è in atto. Questo sarà un buon mese; avrete 

grinta e riuscirete a imporvi con autorità sui vostri diretti concorrenti e otterrete buoni risultati 

specialmente se avete un'attività commerciale. In questo caso potrete anche concludere buoni affari e 

realizzare guadagni soddisfacenti.

G A D G E T E B A L L O 


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Pensiero del mese 

DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE 

WWW.SOLOMENTE.IT 

Autunno, di solito significa ripartenza. Ripresa della 

scuola, del lavoro, dei 

weekend da organizzare, della 

routine che inevitabilmente sostituisce il periodo 'libero' 

delle vacanze. Quest'anno è una ripartenza insolita. 

Diciamo lenta, cautelativa, previdente. Nuove regole da 

rispettare, nuove abitudini da assimilare, nostro malgrado. 

Un tempo libero ristretto ancor più di prima, quindi molto 

più prezioso. Impieghiamolo nutrendo la mente, facendoci 

affascinare, o più semplicemente distrarre, da eventi 

artistici e culturali. Che sia cinema, spettacolo, teatro, che 

sia all'aperto o al chiuso, che sia una mostra, una 

presentazione o un'esibizione, usciamo a ritrovare 

emozioni e sorrisi. Hanno riaperto i musei, i cinema, i 

teatri, sono in corso festival di ogni genere, tutti con il 

rispetto scrupoloso delle norme anti Covid. Ci sono tanti 

eventi, anche gratuiti, a cui possiamo partecipare in totale 

sicurezza. Certo ci vuole la mascherina, e anche quella 

può essere personalizzata e può diventare divertente. 

Indossiamone una di nostro gusto, colorata o spiritosa, e 

andiamo fuori a ritrovare il tempo libero. Così, forse, 

ritroveremo anche noi stessi e ciò che ci fa stare bene. 

Felice ottobre a tutti! 

https://www.solomente.it/



O C T O B E R 2 0 2 0 

OUTSIDE THE CIRCLE 

Progetto artistico fotografico: Alessandro Risuleo 

Ballerina: Camilla Mancuso 


https://www.instagram.com/alessandrorisuleo/

TuttoBallo20 ottobre EnjoyArt 2020

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