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29_NAPOLI_magazine

La città - La squadra - Gli eventi

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si che si sarebbe puntato ad una riprogrammazione, ad uno

svecchiamento.

Qualche scricchiolio però trapela dalle segrete stanze. Il contratto

non ancora rinnovato all’allenatore, la cui volontà peraltro

sembra tentennare di fronte alle abituali clausole che

la società inserisce nei contratti, non è un segnale positivo,

non garantisce la continuità della conduzione e soprattutto

non lascia intendere che si tratti davvero dell’inizio di un

nuovo ciclo.

De Laurentiis sembra tranquillo, forse anche perché la presa

di posizione di Gattuso lo mette in condizione di limitare

gli investimenti previsti e spendere di meno. Ci permettiamo

di dire che sarebbe un clamoroso errore avviare il motore

con il freno a mano tirato, sarebbe l’ennesima dimostrazione

di una politica poco competitiva in campo e solo

molto redditizia in amministrazione.

È augurabile che quanto prima venga fatta chiarezza e nel

frattempo noi ci dedichiamo a parlare dell’attacco del Napoli.

Di quello che è stato, dei giocatori che lo hanno composto

e di quelli che dovranno riportarlo a livelli accettabili.

Non è un caso che nella stagione da poco conclusa gli azzurri

abbiano realizzato in campionato solo 61 reti con una flessione

che negli ultimi anni è apparsa inesorabile. Si è passati infatti

dagli 80 gol del 2014-15 ed al record dell’anno seguente di

94 segnature ai 77 del 2017-18 ed ai 74 del 2018-19. Solo nel

2013-2014 si era segnato di meno con 54 reti e con la zona

Champions fallita sia pur solo all’ultima partita.

La statistica in questo caso aiuta a comprendere e se analizzassimo

quella dei gol subiti, lo faremo quando sarà chiara

la rosa della nuova difesa azzurra, sarebbe ancora più evidente

come il rendimento del Napoli abbia subito un’erosione

dovuta forse alla stanchezza di alcuni uomini, ad un modulo

non più applicabile e soprattutto a qualche investimento non

del tutto riuscito.

Senza voler cercare il solito colpevole, giusto per parlare, è

necessario prendere coscienza invece di come una stagione

sia finita. Di come un tipo di gioco gradito e adeguato ad una

certa rosa forse debba andare in soffitta per evitare di replicare

qualcosa di superato. Il Napoli che ha preso Osimhen deve

programmare un gioco che ne possa valorizzare le qualità.

Un tipo di gioco dove la profondità, la velocità ed il sostegno

ad una punta forte fisicamente, rapida, predatore inesorabile

in area di rigore, capace quindi di creare spazi al limite

ai tiratori dalla media distanza (Mertens, Fabian Ruiz,

Zielinski, Politano) siano fondamentali nello schema d’attacco.

Se questo rinnovamento sarà disatteso, l’annata potrebbe svilupparsi

negativamente con una serie di conseguenze che ci

si augura non abbiano a verificarsi. Se la società invece si muoverà

sul mercato come pare e se arriveranno un certo tipo

di giocatori funzionali ad un gioco di tipo più europeo, come

quello che si è avuto modo di vedere nelle finali europee organizzate

in Portogallo e in Germania, l’allenatore sarà chiamato

a favorire questa scelta senza soffermarsi su beghe di

spogliatoio. Potrà dimostrare facilmente di avere iniziato un

tale percorso partendo proprio dalla posizione del portiere,

si dice di solito che si inizia a contare proprio dal numero

1, sul quale c’è poco da discutere, viste le carenze tecniche

mostrate in varie occasioni da Ospina opposte ad una classe,

ad una innata capacità di un ragazzo come Alex Meret,

sul quale scommettono da tempo gente come Zoff e Iezzo,

due portieri che appartengono alla incancellabile storia del

Napoli.

4 domenica 30 agosto 2020

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