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si che si sarebbe puntato ad una riprogrammazione, ad uno
svecchiamento.
Qualche scricchiolio però trapela dalle segrete stanze. Il contratto
non ancora rinnovato all’allenatore, la cui volontà peraltro
sembra tentennare di fronte alle abituali clausole che
la società inserisce nei contratti, non è un segnale positivo,
non garantisce la continuità della conduzione e soprattutto
non lascia intendere che si tratti davvero dell’inizio di un
nuovo ciclo.
De Laurentiis sembra tranquillo, forse anche perché la presa
di posizione di Gattuso lo mette in condizione di limitare
gli investimenti previsti e spendere di meno. Ci permettiamo
di dire che sarebbe un clamoroso errore avviare il motore
con il freno a mano tirato, sarebbe l’ennesima dimostrazione
di una politica poco competitiva in campo e solo
molto redditizia in amministrazione.
È augurabile che quanto prima venga fatta chiarezza e nel
frattempo noi ci dedichiamo a parlare dell’attacco del Napoli.
Di quello che è stato, dei giocatori che lo hanno composto
e di quelli che dovranno riportarlo a livelli accettabili.
Non è un caso che nella stagione da poco conclusa gli azzurri
abbiano realizzato in campionato solo 61 reti con una flessione
che negli ultimi anni è apparsa inesorabile. Si è passati infatti
dagli 80 gol del 2014-15 ed al record dell’anno seguente di
94 segnature ai 77 del 2017-18 ed ai 74 del 2018-19. Solo nel
2013-2014 si era segnato di meno con 54 reti e con la zona
Champions fallita sia pur solo all’ultima partita.
La statistica in questo caso aiuta a comprendere e se analizzassimo
quella dei gol subiti, lo faremo quando sarà chiara
la rosa della nuova difesa azzurra, sarebbe ancora più evidente
come il rendimento del Napoli abbia subito un’erosione
dovuta forse alla stanchezza di alcuni uomini, ad un modulo
non più applicabile e soprattutto a qualche investimento non
del tutto riuscito.
Senza voler cercare il solito colpevole, giusto per parlare, è
necessario prendere coscienza invece di come una stagione
sia finita. Di come un tipo di gioco gradito e adeguato ad una
certa rosa forse debba andare in soffitta per evitare di replicare
qualcosa di superato. Il Napoli che ha preso Osimhen deve
programmare un gioco che ne possa valorizzare le qualità.
Un tipo di gioco dove la profondità, la velocità ed il sostegno
ad una punta forte fisicamente, rapida, predatore inesorabile
in area di rigore, capace quindi di creare spazi al limite
ai tiratori dalla media distanza (Mertens, Fabian Ruiz,
Zielinski, Politano) siano fondamentali nello schema d’attacco.
Se questo rinnovamento sarà disatteso, l’annata potrebbe svilupparsi
negativamente con una serie di conseguenze che ci
si augura non abbiano a verificarsi. Se la società invece si muoverà
sul mercato come pare e se arriveranno un certo tipo
di giocatori funzionali ad un gioco di tipo più europeo, come
quello che si è avuto modo di vedere nelle finali europee organizzate
in Portogallo e in Germania, l’allenatore sarà chiamato
a favorire questa scelta senza soffermarsi su beghe di
spogliatoio. Potrà dimostrare facilmente di avere iniziato un
tale percorso partendo proprio dalla posizione del portiere,
si dice di solito che si inizia a contare proprio dal numero
1, sul quale c’è poco da discutere, viste le carenze tecniche
mostrate in varie occasioni da Ospina opposte ad una classe,
ad una innata capacità di un ragazzo come Alex Meret,
sul quale scommettono da tempo gente come Zoff e Iezzo,
due portieri che appartengono alla incancellabile storia del
Napoli.
4 domenica 30 agosto 2020