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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - settembre 2020

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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I SANTI, SPECCHIO DEL CRISTO VIVO

immaginario, il pastore è uno che è in continuo

movimento alla ricerca di pascoli freschi e nutrienti

per il suo gregge. Leggere questo testo per

un uomo – come padre Leopoldo – che in quasi

tutta la sua vita è stato “seduto” dentro una piccola

celletta potrebbe sembrare un controsenso.

Eppure san Leopoldo è stato “bel/buono” pastore,

proprio perché pastore “seduto”! In ciò si

nasconde, e nello stesso tempo si svela, quell’atteggiamento

di reale e profondo ascolto di chi

varcava la soglia del suo confessionale. Tutto

questo gli ha permesso di essere quella “presa”

di corrente divina grazie alla quale i penitenti sono

rinati a vita nuova, vita in Cristo risorto, nel

dono della misericordia. San Leopoldo, che si

è lasciato consumare giorno dopo giorno, anno

dopo anno dal tempo regalato/donato a chi andava

da lui, ma anche dal tempo dedicato ai frati

con cui ha trascorso la vita, non solo in questo

convento di Padova, ma anche in altri luoghi.

PASTORE DI «UN SOLO GREGGE»

Leopoldo, poi, ha speso la sua vita – e soprattutto

il suo tempo di preghiera – per una precisa causa:

quella dell’unità dei cristiani. Il pastore autentico

si riconosce non solo per la cura del gregge

ma anche per il suo respiro universale: il pastore

d’Israele, Gesù, dona la vita, perché l’umanità

tutta divenga «un solo gregge, un solo pastore»

(Gv 10,16). Tutto ciò, san Leopoldo lo sentiva un

appello urgente, perché sotto un solo pastore ci

fosse un solo suo gregge. Una unità che non è però

massificazione, ma armonia di diversità.

Permettetemi, in chiusura, di ricordare anche

un altro modo con cui padre Leopoldo si è misurato

con il dono totale di sé. Negli ultimi anni

patavini aveva preso l’abitudine di visitare i malati,

lui stesso malato.

Credo che questo sia un’ottima modalità di incontrare

il Cristo vivo, anche per questo la Chiesa

italiana lo ha proclamato patrono dei malati oncologici,

dei familiari e dei sanitari che li curano,

cioè di tutti coloro che vivono il cammino, spesso

doloroso, di questa malattia. A san Leopoldo

affidiamo tutti i nostri malati, che mettiamo sotto

il suo sguardo. P

Tanti auguri a Gina Guiotto (foto sotto), che da poco

ha compiuto 100 anni! La signora racconta: «Sono

sempre stata devota a padre Leopoldo, sin da quando

da ragazza partivo in bicicletta da Borgoricco per

Padova per potermi confessare da lui. In una di

queste occasioni il padre senza vedermi mi disse che

la prossima volta avrei dovuto allungare un po’ la

gonna…». Ma il ricordo più grato è legato a un fatto

prodigioso: «Circa settant’anni fa avevo contratto una

gravissima malattia, tanto che temevo di essere giunta

alla fine dei miei giorni. Infatti da parecchi mesi ero

ricoverata all’ospedale a Venezia e per i medici non c’era

nessuna speranza di guarigione. Una notte sognai padre

Leopoldo e una signora (per me era la Madonna) che

mi dicevano di pazientare ancora un po’, perché sarei

guarita. Ebbene, dopo alcuni mesi sono tornata a casa

guarita e da allora sono ancora qui».

* Ministro provinciale Ofm cap

(Dall’omelia tenuta in santuario il 12.5.2020.

Adattamenti redazionali. Letture della liturgia:

1Gv 4,11-16; Gv 10,27-30)

28 | PORTAVOCE | SETTEMBRE-OTTOBRE 2020

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