PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - settembre 2020
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
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Portavoce
N. 6 - SETTEMBRE-OTTOBRE 2020
di san Leopoldo Mandić
Mensile - anno 60 - n. 6 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
IN USCITA
IL NUOVO FILM
SU SAN LEOPOLDO
GIORNATA MISSIONARIA
IL TEMPO DI CRISI
INTERPELLA LA CHIESA
TI SENTI IMPECCABILE?
ATTENTO ALLA TRISTEZZA MENTALE
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Portavoce
di san Leopoldo Mandić
Periodico di cultura religiosa
dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»
Direzione, Redazione, Amministrazione
Associazione «Amici di San Leopoldo»
Santuario san Leopoldo Mandić
Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova
Sito internet
www.leopoldomandic.it
Direttore responsabile e Redattore
Giovanni Lazzara
Hanno collaborato a questo numero
Fabio Squizzato, Flaviano G. Gusella,
Luca Santato, Ugo Secondin, Fulvio
Rampazzo, Erminio Gius, Roberto Tadiello,
Y.C., Antonello Belluco, S.Z., Antonia Di
Lenna e Fabio Camillo
Impaginazione
Barbara Callegarin
Stampa
Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)
Editore
Associazione «Amici di san Leopoldo»
Spedizione in abbonamento postale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale
di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,
n. 13870. Con approvazione ecclesiastica
e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini
Garanzia di riservatezza
Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san
Leopoldo Mandić garantisce che i dati personali
relativi agli associati sono custoditi nel proprio
archivio elettronico con le opportune misure di
sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente
alla normativa vigente, non possono essere
ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso
dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per
l’invio della Rivista e iniziative connesse
In copertina: l’attore Paolo De Vita nei panni
di p. Leopoldo nel nuovo film sul santo
Le foto, ove non espressamente indicato, hanno
valore puramente illustrativo
Questa testata non fruisce di contributi statali
Chiuso in prestampa il 14 luglio 2020
e consegnato a Poste Italiane
tra il 20 e il 26 agosto 2020
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Sommario
N. 6 SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 ANNO 60
4
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10
12
14
18
20
22
26
30
32
38
6
28
34
36
Editoriali
LA VERA PACE È DISARMATA / AI LETTORI / di Giovanni Lazzara
MONS. CUCCAROLLO, COMPAGNO DI STUDI DI P. LEOPOLDO /
LA VOCE DEL SANTUARIO / di Flaviano G. Gusella
Attualità ecclesiale
GIORNATA MISSIONARIA. IL TEMPO DI CRISI INTERPELLA LA CHIESA /
LA PAROLA DEL PAPA / di Francesco
UNA “ESCOLINHA” PER IL FUTURO DI TANTI BAMBINI / di Luca Santato
PERCHÉ S. FRANCESCO CHIAMA TUTTE LE CREATURE “FRATELLO” E “SORELLA”? /
di Ugo Secondin
Fede & vita
LA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI FEDELI / CAPIRE LA MESSA > 3 / di Fulvio Rampazzo
TI SENTI IMPECCABILE? ATTENTO ALLA TRISTEZZA MENTALE / di Erminio Gius
INTERVISTA. COSÌ È NATO IL MIO LIBRO SULLA “COMPASSIONE” / a cura di G.L.
San Leopoldo ieri e oggi
I SANTI, SPECCHIO DEL CRISTO VIVO / di Roberto Tadiello
DA TAIWAN A PADOVA. UNA STORIA DI GUARIGIONE E DI FEDE / di Y.C.
PADRE LEOPOLDO NELLE VITE DEGLI ALTRI / di Antonello Belluco
L’EUCARISTIA: LÌ C’È GESÙ! / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 6 / di Antonia Di Lenna
Rubriche
LETTERE A PORTAVOCE / di Fabio Squizzato
GRAZIE, SAN LEOPOLDO / a cura della Redazione
VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione
CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.
SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 3
ATTUALITÀ ECCLESIALE
Giornata missionaria
Il tempo di crisi interpella la Chiesa
Cari fratelli e sorelle, desidero
esprimere la mia gratitudine
a Dio per l’impegno con
cui in tutta la Chiesa è stato
vissuto, lo scorso ottobre, il
Mese missionario straordinario. Sono
convinto che esso ha contribuito
a stimolare la conversione missionaria
in tante comunità, sulla via indicata
dal tema “Battezzati e inviati:
la Chiesa di Cristo in missione nel
mondo”.
ANDARE AVANTI INSIEME
In questo anno, segnato dalle sofferenze
e dalle sfide procurate dalla
pandemia da Covid-19, questo cammino
missionario di tutta la Chiesa
prosegue alla luce della parola che
troviamo nel racconto della vocazione
del profeta Isaia: «Eccomi,
manda me» (Is 6,8). È la risposta
sempre nuova alla domanda del Signore:
«Chi manderò?» (ibid.).
Questa chiamata proviene dal
cuore di Dio, dalla sua misericordia
che interpella sia la Chiesa sia
l’umanità nell’attuale crisi mondiale.
«Come i discepoli del Vangelo
siamo stati presi alla sprovvista da
una tempesta inaspettata e furiosa.
Ci siamo resi conto di trovarci sulla
stessa barca, tutti fragili e disorientati,
ma nello stesso tempo importanti
e necessari, tutti chiamati a
remare insieme, tutti bisognosi di
confortarci a vicenda. Su questa
barca... ci siamo tutti. Come quei
discepoli, che parlano a una sola
voce e nell’angoscia dicono: “Siamo
perduti” (Mc 4,38), così anche noi
La parola del Papa Messaggio per la 94.ma
Giornata missionaria mondiale, che si celebra
domenica 18 ottobre. Il Papa sottolinea il legame
tra lo Spirito Santo e la missione nella Chiesa.
E nel contesto della pandemia ricorda che l’umanità
è chiamata “a remare insieme” e che Dio vuole
arrivare a tutti con il suo amore
ci siamo accorti che non possiamo
andare avanti ciascuno per conto
suo, ma solo insieme» (Meditazione
in Piazza San Pietro, 27.3.2020).
Siamo veramente spaventati, disorientati
e impauriti. Il dolore e la
morte ci fanno sperimentare la nostra
fragilità umana; ma nello stesso
tempo ci riconosciamo tutti partecipi
di un forte desiderio di vita e di
liberazione dal male. In questo contesto,
la chiamata alla missione, l’invito
a uscire da sé stessi per amore di
Dio e del prossimo si presenta come
opportunità di condivisione, di servizio,
di intercessione. La missione
che Dio affida a ciascuno fa passare
dall’io pauroso e chiuso all’io ritrovato
e rinnovato dal dono di sé.
CRISTO CI SPINGE A ESSERE
“CHIESA IN USCITA”
Nel sacrificio della croce, dove si
compie la missione di Gesù (cf. Gv
19,28-30), Dio rivela che il suo amore
è per ognuno e per tutti (cf. Gv
19,26-27). E ci chiede la nostra personale
disponibilità a essere inviati,
perché Egli è Amore in perenne
movimento di missione, sempre in
uscita da sé stesso per dare vita. Per
amore degli uomini, Dio Padre ha
inviato il Figlio Gesù (cf. Gv 3,16).
Gesù è il Missionario del Padre:
la sua Persona e la sua opera sono
interamente obbedienza alla volontà
del Padre (cf. Gv 4,34; 6,38; 8,12-
30; Eb 10,5-10). A sua volta Gesù,
crocifisso e risorto per noi, ci attrae
nel suo movimento di amore, con
il suo stesso Spirito, il quale anima
la Chiesa, fa di noi dei discepoli di
Cristo e ci invia in missione verso il
mondo e le genti.
«La missione, la “Chiesa in uscita”
non sono un programma, una
intenzione da realizzare per sforzo
di volontà. È Cristo che fa uscire la
Chiesa da se stessa. Nella missione
di annunciare il Vangelo, tu ti muovi
perché lo Spirito ti spinge e ti porta»
(Senza di Lui non possiamo far nulla,
LEV-San Paolo 2019, pp. 16-17).
Dio ci ama sempre per primo e
con questo amore ci incontra e ci
chiama. La nostra vocazione personale
proviene dal fatto che siamo
figli e figlie di Dio nella Chiesa, sua
famiglia, fratelli e sorelle in quella
carità che Gesù ci ha testimoniato.
10 | PORTAVOCE | SETTEMBRE-OTTOBRE 2020
Tutti, però, hanno una dignità umana
fondata sulla chiamata divina a
essere figli di Dio, a diventare, nel
sacramento del Battesimo e nella
libertà della fede, ciò che sono da
sempre nel cuore di Dio.
Già l’aver ricevuto gratuitamente
la vita costituisce un implicito
invito a entrare nella dinamica del
dono di sé: un seme che, nei battezzati,
prenderà forma matura come
risposta d’amore nel matrimonio e
nella verginità per il Regno di Dio.
La vita umana nasce dall’amore di
Dio, cresce nell’amore e tende verso
l’amore. Nessuno è escluso dall’amore
di Dio, e nel santo sacrificio di
Gesù Figlio sulla croce Dio ha vinto
il peccato e la morte (cf. Rm 8,31-39).
Per Dio, il male – persino il peccato –
diventa una sfida ad amare e amare
sempre di più (cf. Mt 5,38-48; Lc
23,33-34). Perciò, nel Mistero pasquale,
la divina misericordia guarisce
la ferita originaria dell’umanità
e si riversa sull’universo intero.
La Chiesa, sacramento universale
dell’amore di Dio per il mondo,
continua nella storia la missione di
Papa Francesco visita il quartiere
povero di Kangemi a Nairobi
nel corso della sua visita in Kenia
nel novembre 2015
Gesù e ci invia dappertutto affinché,
attraverso la nostra testimonianza
della fede e l’annuncio del Vangelo,
Dio manifesti ancora il suo amore
e possa toccare e trasformare cuori,
menti, corpi, società e culture in
ogni luogo e tempo.
La missione è risposta, libera e
consapevole, alla chiamata di Dio.
Ma questa chiamata possiamo percepirla
solo quando viviamo un rapporto
personale di amore con Gesù
vivo nella sua Chiesa.
Chiediamoci: siamo pronti ad
accogliere la presenza dello Spirito
Santo nella nostra vita, ad ascoltare
la chiamata alla missione, sia nella
via del matrimonio, sia in quella della
verginità consacrata o del sacerdozio
ordinato, e comunque nella
vita ordinaria di tutti i giorni? Siamo
disposti a essere inviati ovunque per
testimoniare la nostra fede in Dio
Padre misericordioso, per proclamare
il Vangelo della salvezza di Gesù
Cristo, per condividere la vita divina
dello Spirito Santo edificando
la Chiesa? Come Maria, la madre di
Gesù, siamo pronti a essere senza riserve
al servizio della volontà di Dio
(cf. Lc 1,38)? Questa disponibilità interiore
è molto importante per poter
rispondere a Dio: “Eccomi, Signore,
manda me” (cf. Is 6,8). E questo non
in astratto, ma nell’oggi della Chiesa
e della storia.
APRIRSI AI BISOGNI DI AMORE
E DIGNITÀ DEI NOSTRI FRATELLI
Capire che cosa Dio ci stia dicendo
in questi tempi di pandemia diventa
una sfida anche per la missione della
Chiesa. La malattia, la sofferenza, la
paura, l’isolamento ci interpellano.
La povertà di chi muore solo, di chi
è abbandonato a sé stesso, di chi
perde il lavoro e il salario, di chi non
ha casa e cibo ci interroga. Obbligati
alla distanza fisica e a rimanere a casa,
siamo invitati a riscoprire che abbiamo
bisogno delle relazioni sociali,
SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 11
GIORNATA MISSIONARIA
e anche della relazione comunitaria
con Dio. Lungi dall’aumentare la
diffidenza e l’indifferenza, questa
condizione dovrebbe renderci più
attenti al nostro modo di relazionarci
con gli altri. E la preghiera, in cui
Dio tocca e muove il nostro cuore, ci
apre ai bisogni di amore, di dignità e
di libertà dei nostri fratelli, come pure
alla cura per tutto il creato. L’impossibilità
di riunirci come Chiesa
per celebrare l’Eucaristia ci ha fatto
condividere la condizione di tante
comunità cristiane che non possono
celebrare la Messa ogni domenica.
In questo contesto, la domanda
che Dio pone: «Chi manderò?», ci
viene nuovamente rivolta e attende
da noi una risposta generosa e convinta:
«Eccomi, manda me!» (Is 6,8).
Dio continua a cercare chi inviare al
mondo e alle genti per testimoniare
il suo amore, la sua salvezza dal peccato
e dalla morte, la sua liberazione
dal male (cf. Mt 9,35-38; Lc 10,1-12).
PREGHIERA E CARITÀ
Celebrare la Giornata missionaria
mondiale significa anche riaffermare
come la preghiera, la riflessione e
l’aiuto materiale delle vostre offerte
sono opportunità per partecipare
attivamente alla missione di Gesù
nella sua Chiesa.
La carità espressa nelle collette
delle celebrazioni liturgiche della
terza domenica di ottobre ha lo scopo
di sostenere il lavoro missionario
svolto a mio nome dalle Pontificie
Opere Missionarie, per andare incontro
ai bisogni spirituali e materiali
dei popoli e delle Chiese in tutto
il mondo per la salvezza di tutti.
La Santissima Vergine Maria,
Stella dell’evangelizzazione e Consolatrice
degli afflitti, discepola
missionaria del proprio Figlio Gesù,
continui a intercedere per noi e a
sostenerci. P
Papa Francesco
(© Libreria Editrice Vaticana – titoletti redazionali)
La Escolinha São Francisco
de Assis (Piccola scuola San
Francesco d’Assisi) è una iniziativa
socio-educativa della
Custodia dei cappuccini del
Mozambico dove operano tre frati
missionari della Provincia veneta:
fra Damiano Citton, fra Celestino
Miori e fra Luca Santato. Sono due
i frati responsabili della Escolinha:
fra Salvatore Mavida e fra Luca
Santato, economo del progetto. Ci
sono anche cinque maestre e tre
aiutanti. La Escolinha è una realtà
importante per due motivi: è un
luogo di educazione per bambini
della città di Quelimane; sorge in
un terreno vicino alla mensa dei
poveri gestita dai frati cappuccini.
Questo progetto ha ormai una
ventina di anni, ma ha bisogno di
supporto particolare per un ampliamento.
Ancora oggi, infatti,
la Escolinha è l’unica scuola per i
bambini di un grande bairro (quartiere)
di circa 25mila abitanti della
città di Quelimane. Attualmente
frequentano la nostra Escolinha oltre
novanta bambini, dai 3 ai 5 anni,
quindici dei quali vengono dai due
orfanotrofi della città. Molti altri
chiederebbero di poter essere accolti.
I bambini poveri in città sono
tanti e i loro genitori non hanno la
possibilità di poter pagare una retta
mensile nelle altre scuole materne
della città. Ogni giorno si presentano
al nostro portone bambini poveri
che vorrebbero iscriversi alla nostra
scuola, ma fino a quando non
sarà terminata la nuova scuola gli
spazi attuali sono inadeguati.
I frati cappuccini hanno pensato
di avvicinare la mensa dei poveri
alla scuola per permettere alle famiglie
più povere di portare i bambini
a scuola. In tal modo i bambini,
conclusa l’attività didattica, prima di
ritornare alle loro case potrebbero
consumare un pasto assieme ai loro
familiari alla mensa. A tutti, grandi
e piccoli, sarebbe così assicurato un
pasto quotidiano. All’inizio del 2017,
i frati cappuccini della Custodia del
12 | PORTAVOCE | SETTEMBRE-OTTOBRE 2020
ATTUALITÀ ECCLESIALE
Una “Escolinha” per il futuro
di tanti bambini
Un progetto socio-educativo dei missionari
cappuccini in Mozambico
d i L u c a S a n t a t o
Mozambico avevano deciso di potenziare
il progetto Escolinha São
Francisco de Assis pensando a una
nuova scuola più confortevole e con
più spazi. In questi tre anni, pur con
alcune difficoltà, sono stati eseguiti i
primi lavori.
L’anno scorso il ciclone Idai aveva
creato parecchi danni al primo
padiglione in costruzione, rovinando
il nuovo tetto. Questo è stato ricostruito
grazie alle offerte raccolte
e inviate dal Centro missionario della
Provincia veneta dei cappuccini.
Con le offerte che potrebbero
giungere, possiamo ultimare gli altri
due padiglioni per poter dare ospitalità
ad altri bambini e, così, riorganizzare
anche la mensa dei poveri.
Il progetto Escolinha São Francisco
de Assis è un progetto sociale
importante perché permette a noi
frati di aiutare tante famiglie bisognose
della città e garantirà a tanti
bambini più sfortunati di avere una
prima educazione scolastica. Noi
siamo convinti che l’educazione sia
particolarmente importante. Nei
bambini che possiamo aiutare cresce
la speranza per il futuro di questo
Paese africano.
Per portare a termine il progetto
Escolinha São Francisco de Assis
occorre, tra l’altro, edificare nuove
aule e un grande salone per attività
comuni.
VUOI SOSTENERE IL PROGETTO?
Per informazioni, telefona al Centro
missionario dei Cappuccini al n.
049 8803466 o (preferibilmente) invia
una email a centromissionario@
cappuccinitriveneto.it P
SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 13
I SANTI, SPECCHIO DEL CRISTO VIVO
immaginario, il pastore è uno che è in continuo
movimento alla ricerca di pascoli freschi e nutrienti
per il suo gregge. Leggere questo testo per
un uomo – come padre Leopoldo – che in quasi
tutta la sua vita è stato “seduto” dentro una piccola
celletta potrebbe sembrare un controsenso.
Eppure san Leopoldo è stato “bel/buono” pastore,
proprio perché pastore “seduto”! In ciò si
nasconde, e nello stesso tempo si svela, quell’atteggiamento
di reale e profondo ascolto di chi
varcava la soglia del suo confessionale. Tutto
questo gli ha permesso di essere quella “presa”
di corrente divina grazie alla quale i penitenti sono
rinati a vita nuova, vita in Cristo risorto, nel
dono della misericordia. San Leopoldo, che si
è lasciato consumare giorno dopo giorno, anno
dopo anno dal tempo regalato/donato a chi andava
da lui, ma anche dal tempo dedicato ai frati
con cui ha trascorso la vita, non solo in questo
convento di Padova, ma anche in altri luoghi.
PASTORE DI «UN SOLO GREGGE»
Leopoldo, poi, ha speso la sua vita – e soprattutto
il suo tempo di preghiera – per una precisa causa:
quella dell’unità dei cristiani. Il pastore autentico
si riconosce non solo per la cura del gregge
ma anche per il suo respiro universale: il pastore
d’Israele, Gesù, dona la vita, perché l’umanità
tutta divenga «un solo gregge, un solo pastore»
(Gv 10,16). Tutto ciò, san Leopoldo lo sentiva un
appello urgente, perché sotto un solo pastore ci
fosse un solo suo gregge. Una unità che non è però
massificazione, ma armonia di diversità.
Permettetemi, in chiusura, di ricordare anche
un altro modo con cui padre Leopoldo si è misurato
con il dono totale di sé. Negli ultimi anni
patavini aveva preso l’abitudine di visitare i malati,
lui stesso malato.
Credo che questo sia un’ottima modalità di incontrare
il Cristo vivo, anche per questo la Chiesa
italiana lo ha proclamato patrono dei malati oncologici,
dei familiari e dei sanitari che li curano,
cioè di tutti coloro che vivono il cammino, spesso
doloroso, di questa malattia. A san Leopoldo
affidiamo tutti i nostri malati, che mettiamo sotto
il suo sguardo. P
Tanti auguri a Gina Guiotto (foto sotto), che da poco
ha compiuto 100 anni! La signora racconta: «Sono
sempre stata devota a padre Leopoldo, sin da quando
da ragazza partivo in bicicletta da Borgoricco per
Padova per potermi confessare da lui. In una di
queste occasioni il padre senza vedermi mi disse che
la prossima volta avrei dovuto allungare un po’ la
gonna…». Ma il ricordo più grato è legato a un fatto
prodigioso: «Circa settant’anni fa avevo contratto una
gravissima malattia, tanto che temevo di essere giunta
alla fine dei miei giorni. Infatti da parecchi mesi ero
ricoverata all’ospedale a Venezia e per i medici non c’era
nessuna speranza di guarigione. Una notte sognai padre
Leopoldo e una signora (per me era la Madonna) che
mi dicevano di pazientare ancora un po’, perché sarei
guarita. Ebbene, dopo alcuni mesi sono tornata a casa
guarita e da allora sono ancora qui».
* Ministro provinciale Ofm cap
(Dall’omelia tenuta in santuario il 12.5.2020.
Adattamenti redazionali. Letture della liturgia:
1Gv 4,11-16; Gv 10,27-30)
28 | PORTAVOCE | SETTEMBRE-OTTOBRE 2020
GRAZIE, SAN LEOPOLDO
Con me, all’ospedale
Già dall’età di 18 anni avevo cominciato a frequentare
Padova per motivi di lavoro. Più volte avevo visitato
la basilica di Sant’Antonio, ma non ero mai stato
nella chiesa di san Leopoldo. Nel dicembre 2017
al Policlinico di Messina, attraverso una risonanza
magnetica i medici mi hanno diagnosticato un
carcinoma al fegato, allo stadio di nodulo. La stessa
diagnosi venne confermata in patologia all’ospedale
di Padova nel febbraio 2018.
L’11 aprile 2018 da Messina mi portai a Padova, in
attesa dell’intervento chirurgico per l’asportazione di
questo nodulo. Purtroppo solo un paio di giorni dopo, il
13 aprile, morì mia mamma. In quella situazione mi era
impossibile ritornare a Messina per il funerale, così il
pomeriggio di sabato 14 aprile, su invito dei miei cugini
che vivono a Padova, partecipai a una santa messa nella
chiesa di san Leopoldo, proprio in concomitanza con
il rito funebre. Era la prima volta che entravo in questa
chiesa, dove feci la scoperta che san Leopoldo stava
per essere proclamato patrono dei malati di tumore.
Nel corso della messa mi sentivo leggero, sollevato.
Nel santuario una signora mi regalò un fazzolettino
benedetto con l’immagine di padre Leopoldo.
Poi venni ricoverato all’ospedale. Ero preoccupato
perché i medici mi dissero che i noduli potevano
replicarsi e sfuggire, complicando molto la situazione,
tanto che poteva essere necessario un trapianto. Lì
ho visto tanti malati di tumore, due dei quali mi
impressionarono: una donna e un giovane molto gravi.
Finalmente arrivò il 27 aprile 2018, il giorno
dell’intervento, che durò dalle 15.00 alle 22.00. Dopo
l’operazione, ancora sotto l’influsso dell’anestesia,
ebbi un’esperienza particolare in una situazione di
dormiveglia. Ricordo che pregavo per me e per quelle
due persone molto sofferenti. In quel momento (un
sogno?) guardai a sinistra. Improvvisamente, vicino
al mio letto, vidi una sedia vecchia. Alzando gli occhi
verso la porta della stanza, vidi di spalle un frate
anziano e piccolo, piegato, che stava uscendo. Dissi tra
me e me: «Mizzica, lui è!». Ero convintissimo che fosse
padre Leopoldo. E quella sedia, identica a quella vista
nel santuario di Padova.
Dopo due mesi, il risultato dell’esame istologico
parlava di nodulo benigno. La malattia era scomparsa!
Non ho più avuto bisogno di cure. Le successive visite
di controllo hanno confermato l’assenza di noduli
e quindi del tumore. Più tardi, attraverso una TAC
di controllo, ho pure saputo che dopo l’intervento
chirurgico erano scomparsi pure tre enfisemi
polmonari che mi portavo da circa vent’anni. Ringrazio
di cuore san Leopoldo per la protezione!
Gaetano Ventullo, Messina, 16.8.2019
Il dono di Martina
Dopo quattordici anni di matrimonio, e dopo aver
frequentato centri per la fertilità e diversi medici
(senza peraltro riscontrare alcuna disfunzione né in
me né in mia moglie), siamo stati a visitare il santuario
di san Leopoldo, affidandoci a lui. Il Signore ci ha
benedetto con il dono di nostra figlia Martina, nata il 28
aprile 1996. Siamo riconoscenti per il dono di questa
vita, arrivata quando ormai non ci speravamo più.
Era stato un amico, più di venticinque anni fa, a
farmi conoscere san Leopoldo: c’invitò a visitare il
suo santuario, assicurandomi che avrei trovato pace
e serenità. Da allora ne sono un fedele frequentatore.
Lettera firmata, 2.9.2019
In breve
Ritengo san Leopoldo il mio “angelo custode”. Mi è
sempre vicino e mi protegge. Lo prego sempre ed è nel
mio cuore.
Elena Violettis, Addis Abeba (Etiopia), 14.12.2019
Porto il nome Leopoldo, datomi da mio papà per
devozione verso padre Leopoldo, che lui aveva
conosciuto mentre si trovava in servizio a Padova
negli anni Trenta del secolo scorso. Papà era nato il
27 gennaio 1909 ed è morto il 20 gennaio 1999. Egli
ricordava con affetto l’invito fattogli dal suo colonnello:
«Quando vedi girare per le strade di Padova padre
Leopoldo, offrigli sempre un passaggio per portarlo a
destinazione».
Leopoldo Ceccon, Casacorba di Vedelago (TV), 12.1.2020
a cura della Redazione
Scriveteci e inviateci testimonianze e racconti su
grazie ricevute, esperienze umane e spirituali che
riguardano il vostro rapporto con p. Leopoldo.
Redazione Portavoce di san Leopoldo Mandić
Piazzale Santa Croce, 44 – 35123 Padova
email: direttore@leopoldomandic.it
SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 29
SAN LEOPOLDO IERI E OGGI
Padre Leopoldo
nelle vite degli altri
Esce nelle sale Sulle mie spalle (On my shoulders),
il film che racconta la Padova del primo dopoguerra
e la figura di padre Leopoldo
d i A n t o n e l l o B e l l u c o *
Dopo aver realizzato un film
sulla vita di sant’Antonio
(Antonio Guerriero di Dio,
2006), scopro la vita di un
altro uomo, proclamato
poi santo, che ha vissuto una parte
della sua vita nella città di Padova.
Fare un film sui santi più conosciuti,
che Dio e la storia ci hanno
regalato, è sicuramente facile. Mettere
il loro nome sul titolo, come mi
è accaduto con Antonio, permette
di attirare l’attenzione e far conoscere
immediatamente il tema storicobiografico,
nella sua drammaturgia.
Padre Leopoldo Mandić, cappuccino,
non è un santo “famoso”, ma la
gente che lo ha conosciuto lo ricorda
come un uomo meraviglioso.
Il film non si sviluppa in modo
didascalico sulla vita di quest’uomo
di Dio. Piuttosto, è la gente che
lo ha conosciuto, con le sue storie,
che racconta la storia di Leopoldo.
Il suo non essere “famoso” tra i santi
vuol dire poco. Molto spesso una
piccola storia, nascosta tra le mura
di una piccola casa, può diventare
il messaggio più dirompente del
secolo. Si pensava di trovare pochi
scritti personali del santo, invece ce
ne sono molti, come sono molte le
testimonianze che attestano chi era
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quest’uomo, fragile nel corpo ma
potente nell’anima.
La storia racconta il periodo che
va dal 1915 al 1945. Facendo riferimento
a quel tempo sono solo cambiati
i numeri degli anni. Tutto il resto
è una storia che si ripete. La cosa
che suscita interesse è proprio quella
dell’attualizzazione del messaggio,
le storie di ieri con quelle di oggi, la
povertà di allora e quella celata oggi
SCHEDA
Titolo originale: Sulle mie spalle
(On my shoulders)
Regia: Antonello Belluco
Interpreti e personaggi:
Paolo De Vita: Padre Leopoldo
Taryn Power: Elena Brandi
Fabrizio Romagnoli: don Tommaso
Giancarlo Previati: Leonida Brandi
Diego De Francesco: Andrea Brandi
Beatrice Sabaini: Diletta Filangeri
Alessandra Facciolo Froio: Adele De Santis
Soggetto: Alex Luria, Maria Chiara Manci
Sceneggiatura: Antonello Belluco
Fotografia: Lorenzo Pozzano
Musiche: Marco Belloni
Scene: Virginia Vianello
Costumi: Alice Barborini
Casting: Giulia Belluco
Montaggio: Antonello Belluco
Organizzatore generale: Gino Usai
Produzione: Eriadorfilm
Il regista Belluco
Il film esce il 17 settembre a partire dalle sale
del circuito ACEC.
Dal 27 agosto, la Sala dello Studio Teologico
della basilica del Santo ospita una esposizione
delle foto del backstage di Claudio Mainardi.
Sarà possibile prenotarne l’acquisto a scopo
di beneficienza. È imminente anche un
volume fotografico e un libro con cui il regista
Belluco racconta la sua esperienza personale
e spirituale. (Eventuali aggiornamenti sul sito
www.leopoldomandic.it)
tra le quattro mura di casa. Quanto era grande
questo problema ieri e quanto mai è odierno.
Uomini che lasciano ogni speranza e talora si
gettano nell’estremo gesto del suicidio.
C’è un comune denominatore sottile, continuo,
decifrabile che si instilla nel rapporto
con tutte le persone di questo film. Leopoldo
dà a chiunque il “senso” aggiuntivo della
certezza di Dio. Parla anche con le parole di
Niccolò Cusano nel suo Il Dio nascosto, soprattutto
per chi vede la vita solo come una
casualità chimica. Instilla, con la sua simpatia,
spesso balbettante, la presenza di Dio e il
suo aiuto e quella grande misericordia che lui
stesso, Leopoldo, ha saputo regalare ad un’intera
città, preludio di una Misericordia ancora
più infinita.
Storie vere, accadute un secolo fa, storie
che, grazie a padre Leopoldo, si intrecciano
tra di loro lasciando il segno e che, incredibilmente,
si ripetono nella nostra attualità sconcertante
e drammatica. P
*regista (Padova, 1956), ha diretto Antonio guerriero di
Dio (2006), Giorgione da Castelfranco, sulle tracce del
genio (2010), Il segreto di Italia (2014).
SINOSSI
Padova, 1915-1945. La storie di due famiglie
e alcuni personaggi di spicco della città
di Padova che attraversano la tragedia
della Prima guerra mondiale e proseguono,
nei difficilissimi anni del dopoguerra,
affrontando piccoli e grandi sacrifici e
fronteggiando i grandi dolori della vita
proprio grazie all’aiuto di padre Leopoldo.
La famiglia Brandi vede il suo primogenito
Andrea, interventista e volontario, contro
il volere del padre, scatenando tensioni
familiari che si trascineranno per anni.
La famiglia del dottor Guido Filangeri
vede invece la giovane figlia Diletta
impegnata nel sostenere il padre vedovo
che perde l’unico figlio in guerra. Andrea
e Diletta si incontreranno quando Andrea
intraprenderà una coraggiosa avventura
commerciale. Il loro rapporto, tra alti
e bassi, sempre in bilico, si rafforzerà
grazie alla figura di padre Leopoldo che
porterà la giovane coppia a ritrovare
una serenità impensata dopo un evento
drammatico che potrebbe distruggere le
loro vite ed il loro amore.Il piccolo frate
croato è il comune denominatore di tutta
la storia. Sono gli altri che lo “raccontano”
grazie alle loro stesse vite. Lui interviene,
consiglia, accompagna.
AL CINEMA
un film di
ANTONELLO BELLUCO
ORARI DEL SANTUARIO
APERTURA
6.00-12.00 / 15.00-19.00
Tomba e luoghi del santo
7.00-12.00 / 16.00-19.00
SANTE MESSE E CONFESSIONI
A causa dell’emergenza Coronavirus, è in vigore un orario provvisorio.
Per conoscerlo, consulta il sito www.leopoldomanic.it oppure telefona
I
IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE
DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA