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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - settembre 2020

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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Portavoce

N. 6 - SETTEMBRE-OTTOBRE 2020

di san Leopoldo Mandić

Mensile - anno 60 - n. 6 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

IN USCITA

IL NUOVO FILM

SU SAN LEOPOLDO

GIORNATA MISSIONARIA

IL TEMPO DI CRISI

INTERPELLA LA CHIESA

TI SENTI IMPECCABILE?

ATTENTO ALLA TRISTEZZA MENTALE


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Portavoce

di san Leopoldo Mandić

Periodico di cultura religiosa

dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»

Direzione, Redazione, Amministrazione

Associazione «Amici di San Leopoldo»

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova

Sito internet

www.leopoldomandic.it

Direttore responsabile e Redattore

Giovanni Lazzara

Hanno collaborato a questo numero

Fabio Squizzato, Flaviano G. Gusella,

Luca Santato, Ugo Secondin, Fulvio

Rampazzo, Erminio Gius, Roberto Tadiello,

Y.C., Antonello Belluco, S.Z., Antonia Di

Lenna e Fabio Camillo

Impaginazione

Barbara Callegarin

Stampa

Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)

Editore

Associazione «Amici di san Leopoldo»

Spedizione in abbonamento postale

Pubblicazione registrata presso il Tribunale

di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,

n. 13870. Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini

Garanzia di riservatezza

Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san

Leopoldo Mandić garantisce che i dati personali

relativi agli associati sono custoditi nel proprio

archivio elettronico con le opportune misure di

sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente

alla normativa vigente, non possono essere

ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso

dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per

l’invio della Rivista e iniziative connesse

In copertina: l’attore Paolo De Vita nei panni

di p. Leopoldo nel nuovo film sul santo

Le foto, ove non espressamente indicato, hanno

valore puramente illustrativo

Questa testata non fruisce di contributi statali

Chiuso in prestampa il 14 luglio 2020

e consegnato a Poste Italiane

tra il 20 e il 26 agosto 2020

versamento su conto corrente postale

n. 68943901, intestato a

«Associazione Amici di San Leopoldo»

versamento on-line sul c.c.p. n. 68943901

riservato ai titolari di un conto Bancoposta

o di una carta Postepay,

al sito https: //bancopostaonline.poste.it

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«Associazione Amici di San Leopoldo»

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Santuario san Leopoldo Mandić,

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L’associazione, che dà diritto di ricevere la rivista, può decorrere

da qualsiasi mese dell’anno. Il cambio di indirizzo è gratuito:

segnalatecelo al più presto per lettera o email

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Invia una email a:

Redazione: direttore@leopoldomandic.it

Santuario: info@leopoldomandic.it

Telefona a: Redazione e santuario: 049 8802727

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Direttore Portavoce di san Leopoldo M.

Santuario san Leopoldo Mandić - P.le S. Croce, 44 - 35123 Padova

Rettore del santuario, Fra Flaviano Giovanni Gusella

Santuario san Leopoldo Mandić - P.le S. Croce, 44 - 35123 Padova

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Sommario

N. 6 SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 ANNO 60

4

8

10

12

14

18

20

22

26

30

32

38

6

28

34

36

Editoriali

LA VERA PACE È DISARMATA / AI LETTORI / di Giovanni Lazzara

MONS. CUCCAROLLO, COMPAGNO DI STUDI DI P. LEOPOLDO /

LA VOCE DEL SANTUARIO / di Flaviano G. Gusella

Attualità ecclesiale

GIORNATA MISSIONARIA. IL TEMPO DI CRISI INTERPELLA LA CHIESA /

LA PAROLA DEL PAPA / di Francesco

UNA “ESCOLINHA” PER IL FUTURO DI TANTI BAMBINI / di Luca Santato

PERCHÉ S. FRANCESCO CHIAMA TUTTE LE CREATURE “FRATELLO” E “SORELLA”? /

di Ugo Secondin

Fede & vita

LA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI FEDELI / CAPIRE LA MESSA > 3 / di Fulvio Rampazzo

TI SENTI IMPECCABILE? ATTENTO ALLA TRISTEZZA MENTALE / di Erminio Gius

INTERVISTA. COSÌ È NATO IL MIO LIBRO SULLA “COMPASSIONE” / a cura di G.L.

San Leopoldo ieri e oggi

I SANTI, SPECCHIO DEL CRISTO VIVO / di Roberto Tadiello

DA TAIWAN A PADOVA. UNA STORIA DI GUARIGIONE E DI FEDE / di Y.C.

PADRE LEOPOLDO NELLE VITE DEGLI ALTRI / di Antonello Belluco

L’EUCARISTIA: LÌ C’È GESÙ! / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 6 / di Antonia Di Lenna

Rubriche

LETTERE A PORTAVOCE / di Fabio Squizzato

GRAZIE, SAN LEOPOLDO / a cura della Redazione

VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione

CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.

SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 3


ATTUALITÀ ECCLESIALE

Giornata missionaria

Il tempo di crisi interpella la Chiesa

Cari fratelli e sorelle, desidero

esprimere la mia gratitudine

a Dio per l’impegno con

cui in tutta la Chiesa è stato

vissuto, lo scorso ottobre, il

Mese missionario straordinario. Sono

convinto che esso ha contribuito

a stimolare la conversione missionaria

in tante comunità, sulla via indicata

dal tema “Battezzati e inviati:

la Chiesa di Cristo in missione nel

mondo”.

ANDARE AVANTI INSIEME

In questo anno, segnato dalle sofferenze

e dalle sfide procurate dalla

pandemia da Covid-19, questo cammino

missionario di tutta la Chiesa

prosegue alla luce della parola che

troviamo nel racconto della vocazione

del profeta Isaia: «Eccomi,

manda me» (Is 6,8). È la risposta

sempre nuova alla domanda del Signore:

«Chi manderò?» (ibid.).

Questa chiamata proviene dal

cuore di Dio, dalla sua misericordia

che interpella sia la Chiesa sia

l’umanità nell’attuale crisi mondiale.

«Come i discepoli del Vangelo

siamo stati presi alla sprovvista da

una tempesta inaspettata e furiosa.

Ci siamo resi conto di trovarci sulla

stessa barca, tutti fragili e disorientati,

ma nello stesso tempo importanti

e necessari, tutti chiamati a

remare insieme, tutti bisognosi di

confortarci a vicenda. Su questa

barca... ci siamo tutti. Come quei

discepoli, che parlano a una sola

voce e nell’angoscia dicono: “Siamo

perduti” (Mc 4,38), così anche noi

La parola del Papa Messaggio per la 94.ma

Giornata missionaria mondiale, che si celebra

domenica 18 ottobre. Il Papa sottolinea il legame

tra lo Spirito Santo e la missione nella Chiesa.

E nel contesto della pandemia ricorda che l’umanità

è chiamata “a remare insieme” e che Dio vuole

arrivare a tutti con il suo amore

ci siamo accorti che non possiamo

andare avanti ciascuno per conto

suo, ma solo insieme» (Meditazione

in Piazza San Pietro, 27.3.2020).

Siamo veramente spaventati, disorientati

e impauriti. Il dolore e la

morte ci fanno sperimentare la nostra

fragilità umana; ma nello stesso

tempo ci riconosciamo tutti partecipi

di un forte desiderio di vita e di

liberazione dal male. In questo contesto,

la chiamata alla missione, l’invito

a uscire da sé stessi per amore di

Dio e del prossimo si presenta come

opportunità di condivisione, di servizio,

di intercessione. La missione

che Dio affida a ciascuno fa passare

dall’io pauroso e chiuso all’io ritrovato

e rinnovato dal dono di sé.

CRISTO CI SPINGE A ESSERE

“CHIESA IN USCITA”

Nel sacrificio della croce, dove si

compie la missione di Gesù (cf. Gv

19,28-30), Dio rivela che il suo amore

è per ognuno e per tutti (cf. Gv

19,26-27). E ci chiede la nostra personale

disponibilità a essere inviati,

perché Egli è Amore in perenne

movimento di missione, sempre in

uscita da sé stesso per dare vita. Per

amore degli uomini, Dio Padre ha

inviato il Figlio Gesù (cf. Gv 3,16).

Gesù è il Missionario del Padre:

la sua Persona e la sua opera sono

interamente obbedienza alla volontà

del Padre (cf. Gv 4,34; 6,38; 8,12-

30; Eb 10,5-10). A sua volta Gesù,

crocifisso e risorto per noi, ci attrae

nel suo movimento di amore, con

il suo stesso Spirito, il quale anima

la Chiesa, fa di noi dei discepoli di

Cristo e ci invia in missione verso il

mondo e le genti.

«La missione, la “Chiesa in uscita”

non sono un programma, una

intenzione da realizzare per sforzo

di volontà. È Cristo che fa uscire la

Chiesa da se stessa. Nella missione

di annunciare il Vangelo, tu ti muovi

perché lo Spirito ti spinge e ti porta»

(Senza di Lui non possiamo far nulla,

LEV-San Paolo 2019, pp. 16-17).

Dio ci ama sempre per primo e

con questo amore ci incontra e ci

chiama. La nostra vocazione personale

proviene dal fatto che siamo

figli e figlie di Dio nella Chiesa, sua

famiglia, fratelli e sorelle in quella

carità che Gesù ci ha testimoniato.

10 | PORTAVOCE | SETTEMBRE-OTTOBRE 2020


Tutti, però, hanno una dignità umana

fondata sulla chiamata divina a

essere figli di Dio, a diventare, nel

sacramento del Battesimo e nella

libertà della fede, ciò che sono da

sempre nel cuore di Dio.

Già l’aver ricevuto gratuitamente

la vita costituisce un implicito

invito a entrare nella dinamica del

dono di sé: un seme che, nei battezzati,

prenderà forma matura come

risposta d’amore nel matrimonio e

nella verginità per il Regno di Dio.

La vita umana nasce dall’amore di

Dio, cresce nell’amore e tende verso

l’amore. Nessuno è escluso dall’amore

di Dio, e nel santo sacrificio di

Gesù Figlio sulla croce Dio ha vinto

il peccato e la morte (cf. Rm 8,31-39).

Per Dio, il male – persino il peccato –

diventa una sfida ad amare e amare

sempre di più (cf. Mt 5,38-48; Lc

23,33-34). Perciò, nel Mistero pasquale,

la divina misericordia guarisce

la ferita originaria dell’umanità

e si riversa sull’universo intero.

La Chiesa, sacramento universale

dell’amore di Dio per il mondo,

continua nella storia la missione di

Papa Francesco visita il quartiere

povero di Kangemi a Nairobi

nel corso della sua visita in Kenia

nel novembre 2015

Gesù e ci invia dappertutto affinché,

attraverso la nostra testimonianza

della fede e l’annuncio del Vangelo,

Dio manifesti ancora il suo amore

e possa toccare e trasformare cuori,

menti, corpi, società e culture in

ogni luogo e tempo.

La missione è risposta, libera e

consapevole, alla chiamata di Dio.

Ma questa chiamata possiamo percepirla

solo quando viviamo un rapporto

personale di amore con Gesù

vivo nella sua Chiesa.

Chiediamoci: siamo pronti ad

accogliere la presenza dello Spirito

Santo nella nostra vita, ad ascoltare

la chiamata alla missione, sia nella

via del matrimonio, sia in quella della

verginità consacrata o del sacerdozio

ordinato, e comunque nella

vita ordinaria di tutti i giorni? Siamo

disposti a essere inviati ovunque per

testimoniare la nostra fede in Dio

Padre misericordioso, per proclamare

il Vangelo della salvezza di Gesù

Cristo, per condividere la vita divina

dello Spirito Santo edificando

la Chiesa? Come Maria, la madre di

Gesù, siamo pronti a essere senza riserve

al servizio della volontà di Dio

(cf. Lc 1,38)? Questa disponibilità interiore

è molto importante per poter

rispondere a Dio: “Eccomi, Signore,

manda me” (cf. Is 6,8). E questo non

in astratto, ma nell’oggi della Chiesa

e della storia.

APRIRSI AI BISOGNI DI AMORE

E DIGNITÀ DEI NOSTRI FRATELLI

Capire che cosa Dio ci stia dicendo

in questi tempi di pandemia diventa

una sfida anche per la missione della

Chiesa. La malattia, la sofferenza, la

paura, l’isolamento ci interpellano.

La povertà di chi muore solo, di chi

è abbandonato a sé stesso, di chi

perde il lavoro e il salario, di chi non

ha casa e cibo ci interroga. Obbligati

alla distanza fisica e a rimanere a casa,

siamo invitati a riscoprire che abbiamo

bisogno delle relazioni sociali,

SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 11


GIORNATA MISSIONARIA

e anche della relazione comunitaria

con Dio. Lungi dall’aumentare la

diffidenza e l’indifferenza, questa

condizione dovrebbe renderci più

attenti al nostro modo di relazionarci

con gli altri. E la preghiera, in cui

Dio tocca e muove il nostro cuore, ci

apre ai bisogni di amore, di dignità e

di libertà dei nostri fratelli, come pure

alla cura per tutto il creato. L’impossibilità

di riunirci come Chiesa

per celebrare l’Eucaristia ci ha fatto

condividere la condizione di tante

comunità cristiane che non possono

celebrare la Messa ogni domenica.

In questo contesto, la domanda

che Dio pone: «Chi manderò?», ci

viene nuovamente rivolta e attende

da noi una risposta generosa e convinta:

«Eccomi, manda me!» (Is 6,8).

Dio continua a cercare chi inviare al

mondo e alle genti per testimoniare

il suo amore, la sua salvezza dal peccato

e dalla morte, la sua liberazione

dal male (cf. Mt 9,35-38; Lc 10,1-12).

PREGHIERA E CARITÀ

Celebrare la Giornata missionaria

mondiale significa anche riaffermare

come la preghiera, la riflessione e

l’aiuto materiale delle vostre offerte

sono opportunità per partecipare

attivamente alla missione di Gesù

nella sua Chiesa.

La carità espressa nelle collette

delle celebrazioni liturgiche della

terza domenica di ottobre ha lo scopo

di sostenere il lavoro missionario

svolto a mio nome dalle Pontificie

Opere Missionarie, per andare incontro

ai bisogni spirituali e materiali

dei popoli e delle Chiese in tutto

il mondo per la salvezza di tutti.

La Santissima Vergine Maria,

Stella dell’evangelizzazione e Consolatrice

degli afflitti, discepola

missionaria del proprio Figlio Gesù,

continui a intercedere per noi e a

sostenerci. P

Papa Francesco

(© Libreria Editrice Vaticana – titoletti redazionali)

La Escolinha São Francisco

de Assis (Piccola scuola San

Francesco d’Assisi) è una iniziativa

socio-educativa della

Custodia dei cappuccini del

Mozambico dove operano tre frati

missionari della Provincia veneta:

fra Damiano Citton, fra Celestino

Miori e fra Luca Santato. Sono due

i frati responsabili della Escolinha:

fra Salvatore Mavida e fra Luca

Santato, economo del progetto. Ci

sono anche cinque maestre e tre

aiutanti. La Escolinha è una realtà

importante per due motivi: è un

luogo di educazione per bambini

della città di Quelimane; sorge in

un terreno vicino alla mensa dei

poveri gestita dai frati cappuccini.

Questo progetto ha ormai una

ventina di anni, ma ha bisogno di

supporto particolare per un ampliamento.

Ancora oggi, infatti,

la Escolinha è l’unica scuola per i

bambini di un grande bairro (quartiere)

di circa 25mila abitanti della

città di Quelimane. Attualmente

frequentano la nostra Escolinha oltre

novanta bambini, dai 3 ai 5 anni,

quindici dei quali vengono dai due

orfanotrofi della città. Molti altri

chiederebbero di poter essere accolti.

I bambini poveri in città sono

tanti e i loro genitori non hanno la

possibilità di poter pagare una retta

mensile nelle altre scuole materne

della città. Ogni giorno si presentano

al nostro portone bambini poveri

che vorrebbero iscriversi alla nostra

scuola, ma fino a quando non

sarà terminata la nuova scuola gli

spazi attuali sono inadeguati.

I frati cappuccini hanno pensato

di avvicinare la mensa dei poveri

alla scuola per permettere alle famiglie

più povere di portare i bambini

a scuola. In tal modo i bambini,

conclusa l’attività didattica, prima di

ritornare alle loro case potrebbero

consumare un pasto assieme ai loro

familiari alla mensa. A tutti, grandi

e piccoli, sarebbe così assicurato un

pasto quotidiano. All’inizio del 2017,

i frati cappuccini della Custodia del

12 | PORTAVOCE | SETTEMBRE-OTTOBRE 2020


ATTUALITÀ ECCLESIALE

Una “Escolinha” per il futuro

di tanti bambini

Un progetto socio-educativo dei missionari

cappuccini in Mozambico

d i L u c a S a n t a t o

Mozambico avevano deciso di potenziare

il progetto Escolinha São

Francisco de Assis pensando a una

nuova scuola più confortevole e con

più spazi. In questi tre anni, pur con

alcune difficoltà, sono stati eseguiti i

primi lavori.

L’anno scorso il ciclone Idai aveva

creato parecchi danni al primo

padiglione in costruzione, rovinando

il nuovo tetto. Questo è stato ricostruito

grazie alle offerte raccolte

e inviate dal Centro missionario della

Provincia veneta dei cappuccini.

Con le offerte che potrebbero

giungere, possiamo ultimare gli altri

due padiglioni per poter dare ospitalità

ad altri bambini e, così, riorganizzare

anche la mensa dei poveri.

Il progetto Escolinha São Francisco

de Assis è un progetto sociale

importante perché permette a noi

frati di aiutare tante famiglie bisognose

della città e garantirà a tanti

bambini più sfortunati di avere una

prima educazione scolastica. Noi

siamo convinti che l’educazione sia

particolarmente importante. Nei

bambini che possiamo aiutare cresce

la speranza per il futuro di questo

Paese africano.

Per portare a termine il progetto

Escolinha São Francisco de Assis

occorre, tra l’altro, edificare nuove

aule e un grande salone per attività

comuni.

VUOI SOSTENERE IL PROGETTO?

Per informazioni, telefona al Centro

missionario dei Cappuccini al n.

049 8803466 o (preferibilmente) invia

una email a centromissionario@

cappuccinitriveneto.it P

SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 13


I SANTI, SPECCHIO DEL CRISTO VIVO

immaginario, il pastore è uno che è in continuo

movimento alla ricerca di pascoli freschi e nutrienti

per il suo gregge. Leggere questo testo per

un uomo – come padre Leopoldo – che in quasi

tutta la sua vita è stato “seduto” dentro una piccola

celletta potrebbe sembrare un controsenso.

Eppure san Leopoldo è stato “bel/buono” pastore,

proprio perché pastore “seduto”! In ciò si

nasconde, e nello stesso tempo si svela, quell’atteggiamento

di reale e profondo ascolto di chi

varcava la soglia del suo confessionale. Tutto

questo gli ha permesso di essere quella “presa”

di corrente divina grazie alla quale i penitenti sono

rinati a vita nuova, vita in Cristo risorto, nel

dono della misericordia. San Leopoldo, che si

è lasciato consumare giorno dopo giorno, anno

dopo anno dal tempo regalato/donato a chi andava

da lui, ma anche dal tempo dedicato ai frati

con cui ha trascorso la vita, non solo in questo

convento di Padova, ma anche in altri luoghi.

PASTORE DI «UN SOLO GREGGE»

Leopoldo, poi, ha speso la sua vita – e soprattutto

il suo tempo di preghiera – per una precisa causa:

quella dell’unità dei cristiani. Il pastore autentico

si riconosce non solo per la cura del gregge

ma anche per il suo respiro universale: il pastore

d’Israele, Gesù, dona la vita, perché l’umanità

tutta divenga «un solo gregge, un solo pastore»

(Gv 10,16). Tutto ciò, san Leopoldo lo sentiva un

appello urgente, perché sotto un solo pastore ci

fosse un solo suo gregge. Una unità che non è però

massificazione, ma armonia di diversità.

Permettetemi, in chiusura, di ricordare anche

un altro modo con cui padre Leopoldo si è misurato

con il dono totale di sé. Negli ultimi anni

patavini aveva preso l’abitudine di visitare i malati,

lui stesso malato.

Credo che questo sia un’ottima modalità di incontrare

il Cristo vivo, anche per questo la Chiesa

italiana lo ha proclamato patrono dei malati oncologici,

dei familiari e dei sanitari che li curano,

cioè di tutti coloro che vivono il cammino, spesso

doloroso, di questa malattia. A san Leopoldo

affidiamo tutti i nostri malati, che mettiamo sotto

il suo sguardo. P

Tanti auguri a Gina Guiotto (foto sotto), che da poco

ha compiuto 100 anni! La signora racconta: «Sono

sempre stata devota a padre Leopoldo, sin da quando

da ragazza partivo in bicicletta da Borgoricco per

Padova per potermi confessare da lui. In una di

queste occasioni il padre senza vedermi mi disse che

la prossima volta avrei dovuto allungare un po’ la

gonna…». Ma il ricordo più grato è legato a un fatto

prodigioso: «Circa settant’anni fa avevo contratto una

gravissima malattia, tanto che temevo di essere giunta

alla fine dei miei giorni. Infatti da parecchi mesi ero

ricoverata all’ospedale a Venezia e per i medici non c’era

nessuna speranza di guarigione. Una notte sognai padre

Leopoldo e una signora (per me era la Madonna) che

mi dicevano di pazientare ancora un po’, perché sarei

guarita. Ebbene, dopo alcuni mesi sono tornata a casa

guarita e da allora sono ancora qui».

* Ministro provinciale Ofm cap

(Dall’omelia tenuta in santuario il 12.5.2020.

Adattamenti redazionali. Letture della liturgia:

1Gv 4,11-16; Gv 10,27-30)

28 | PORTAVOCE | SETTEMBRE-OTTOBRE 2020


GRAZIE, SAN LEOPOLDO

Con me, all’ospedale

Già dall’età di 18 anni avevo cominciato a frequentare

Padova per motivi di lavoro. Più volte avevo visitato

la basilica di Sant’Antonio, ma non ero mai stato

nella chiesa di san Leopoldo. Nel dicembre 2017

al Policlinico di Messina, attraverso una risonanza

magnetica i medici mi hanno diagnosticato un

carcinoma al fegato, allo stadio di nodulo. La stessa

diagnosi venne confermata in patologia all’ospedale

di Padova nel febbraio 2018.

L’11 aprile 2018 da Messina mi portai a Padova, in

attesa dell’intervento chirurgico per l’asportazione di

questo nodulo. Purtroppo solo un paio di giorni dopo, il

13 aprile, morì mia mamma. In quella situazione mi era

impossibile ritornare a Messina per il funerale, così il

pomeriggio di sabato 14 aprile, su invito dei miei cugini

che vivono a Padova, partecipai a una santa messa nella

chiesa di san Leopoldo, proprio in concomitanza con

il rito funebre. Era la prima volta che entravo in questa

chiesa, dove feci la scoperta che san Leopoldo stava

per essere proclamato patrono dei malati di tumore.

Nel corso della messa mi sentivo leggero, sollevato.

Nel santuario una signora mi regalò un fazzolettino

benedetto con l’immagine di padre Leopoldo.

Poi venni ricoverato all’ospedale. Ero preoccupato

perché i medici mi dissero che i noduli potevano

replicarsi e sfuggire, complicando molto la situazione,

tanto che poteva essere necessario un trapianto. Lì

ho visto tanti malati di tumore, due dei quali mi

impressionarono: una donna e un giovane molto gravi.

Finalmente arrivò il 27 aprile 2018, il giorno

dell’intervento, che durò dalle 15.00 alle 22.00. Dopo

l’operazione, ancora sotto l’influsso dell’anestesia,

ebbi un’esperienza particolare in una situazione di

dormiveglia. Ricordo che pregavo per me e per quelle

due persone molto sofferenti. In quel momento (un

sogno?) guardai a sinistra. Improvvisamente, vicino

al mio letto, vidi una sedia vecchia. Alzando gli occhi

verso la porta della stanza, vidi di spalle un frate

anziano e piccolo, piegato, che stava uscendo. Dissi tra

me e me: «Mizzica, lui è!». Ero convintissimo che fosse

padre Leopoldo. E quella sedia, identica a quella vista

nel santuario di Padova.

Dopo due mesi, il risultato dell’esame istologico

parlava di nodulo benigno. La malattia era scomparsa!

Non ho più avuto bisogno di cure. Le successive visite

di controllo hanno confermato l’assenza di noduli

e quindi del tumore. Più tardi, attraverso una TAC

di controllo, ho pure saputo che dopo l’intervento

chirurgico erano scomparsi pure tre enfisemi

polmonari che mi portavo da circa vent’anni. Ringrazio

di cuore san Leopoldo per la protezione!

Gaetano Ventullo, Messina, 16.8.2019

Il dono di Martina

Dopo quattordici anni di matrimonio, e dopo aver

frequentato centri per la fertilità e diversi medici

(senza peraltro riscontrare alcuna disfunzione né in

me né in mia moglie), siamo stati a visitare il santuario

di san Leopoldo, affidandoci a lui. Il Signore ci ha

benedetto con il dono di nostra figlia Martina, nata il 28

aprile 1996. Siamo riconoscenti per il dono di questa

vita, arrivata quando ormai non ci speravamo più.

Era stato un amico, più di venticinque anni fa, a

farmi conoscere san Leopoldo: c’invitò a visitare il

suo santuario, assicurandomi che avrei trovato pace

e serenità. Da allora ne sono un fedele frequentatore.

Lettera firmata, 2.9.2019

In breve

Ritengo san Leopoldo il mio “angelo custode”. Mi è

sempre vicino e mi protegge. Lo prego sempre ed è nel

mio cuore.

Elena Violettis, Addis Abeba (Etiopia), 14.12.2019

Porto il nome Leopoldo, datomi da mio papà per

devozione verso padre Leopoldo, che lui aveva

conosciuto mentre si trovava in servizio a Padova

negli anni Trenta del secolo scorso. Papà era nato il

27 gennaio 1909 ed è morto il 20 gennaio 1999. Egli

ricordava con affetto l’invito fattogli dal suo colonnello:

«Quando vedi girare per le strade di Padova padre

Leopoldo, offrigli sempre un passaggio per portarlo a

destinazione».

Leopoldo Ceccon, Casacorba di Vedelago (TV), 12.1.2020

a cura della Redazione

Scriveteci e inviateci testimonianze e racconti su

grazie ricevute, esperienze umane e spirituali che

riguardano il vostro rapporto con p. Leopoldo.

Redazione Portavoce di san Leopoldo Mandić

Piazzale Santa Croce, 44 – 35123 Padova

email: direttore@leopoldomandic.it

SETTEMBRE-OTTOBRE 2020 | PORTAVOCE | 29


SAN LEOPOLDO IERI E OGGI

Padre Leopoldo

nelle vite degli altri

Esce nelle sale Sulle mie spalle (On my shoulders),

il film che racconta la Padova del primo dopoguerra

e la figura di padre Leopoldo

d i A n t o n e l l o B e l l u c o *

Dopo aver realizzato un film

sulla vita di sant’Antonio

(Antonio Guerriero di Dio,

2006), scopro la vita di un

altro uomo, proclamato

poi santo, che ha vissuto una parte

della sua vita nella città di Padova.

Fare un film sui santi più conosciuti,

che Dio e la storia ci hanno

regalato, è sicuramente facile. Mettere

il loro nome sul titolo, come mi

è accaduto con Antonio, permette

di attirare l’attenzione e far conoscere

immediatamente il tema storicobiografico,

nella sua drammaturgia.

Padre Leopoldo Mandić, cappuccino,

non è un santo “famoso”, ma la

gente che lo ha conosciuto lo ricorda

come un uomo meraviglioso.

Il film non si sviluppa in modo

didascalico sulla vita di quest’uomo

di Dio. Piuttosto, è la gente che

lo ha conosciuto, con le sue storie,

che racconta la storia di Leopoldo.

Il suo non essere “famoso” tra i santi

vuol dire poco. Molto spesso una

piccola storia, nascosta tra le mura

di una piccola casa, può diventare

il messaggio più dirompente del

secolo. Si pensava di trovare pochi

scritti personali del santo, invece ce

ne sono molti, come sono molte le

testimonianze che attestano chi era

32 | PORTAVOCE | MAGGIO 2020

quest’uomo, fragile nel corpo ma

potente nell’anima.

La storia racconta il periodo che

va dal 1915 al 1945. Facendo riferimento

a quel tempo sono solo cambiati

i numeri degli anni. Tutto il resto

è una storia che si ripete. La cosa

che suscita interesse è proprio quella

dell’attualizzazione del messaggio,

le storie di ieri con quelle di oggi, la

povertà di allora e quella celata oggi

SCHEDA

Titolo originale: Sulle mie spalle

(On my shoulders)

Regia: Antonello Belluco

Interpreti e personaggi:

Paolo De Vita: Padre Leopoldo

Taryn Power: Elena Brandi

Fabrizio Romagnoli: don Tommaso

Giancarlo Previati: Leonida Brandi

Diego De Francesco: Andrea Brandi

Beatrice Sabaini: Diletta Filangeri

Alessandra Facciolo Froio: Adele De Santis

Soggetto: Alex Luria, Maria Chiara Manci

Sceneggiatura: Antonello Belluco

Fotografia: Lorenzo Pozzano

Musiche: Marco Belloni

Scene: Virginia Vianello

Costumi: Alice Barborini

Casting: Giulia Belluco

Montaggio: Antonello Belluco

Organizzatore generale: Gino Usai

Produzione: Eriadorfilm

Il regista Belluco


Il film esce il 17 settembre a partire dalle sale

del circuito ACEC.

Dal 27 agosto, la Sala dello Studio Teologico

della basilica del Santo ospita una esposizione

delle foto del backstage di Claudio Mainardi.

Sarà possibile prenotarne l’acquisto a scopo

di beneficienza. È imminente anche un

volume fotografico e un libro con cui il regista

Belluco racconta la sua esperienza personale

e spirituale. (Eventuali aggiornamenti sul sito

www.leopoldomandic.it)

tra le quattro mura di casa. Quanto era grande

questo problema ieri e quanto mai è odierno.

Uomini che lasciano ogni speranza e talora si

gettano nell’estremo gesto del suicidio.

C’è un comune denominatore sottile, continuo,

decifrabile che si instilla nel rapporto

con tutte le persone di questo film. Leopoldo

dà a chiunque il “senso” aggiuntivo della

certezza di Dio. Parla anche con le parole di

Niccolò Cusano nel suo Il Dio nascosto, soprattutto

per chi vede la vita solo come una

casualità chimica. Instilla, con la sua simpatia,

spesso balbettante, la presenza di Dio e il

suo aiuto e quella grande misericordia che lui

stesso, Leopoldo, ha saputo regalare ad un’intera

città, preludio di una Misericordia ancora

più infinita.

Storie vere, accadute un secolo fa, storie

che, grazie a padre Leopoldo, si intrecciano

tra di loro lasciando il segno e che, incredibilmente,

si ripetono nella nostra attualità sconcertante

e drammatica. P

*regista (Padova, 1956), ha diretto Antonio guerriero di

Dio (2006), Giorgione da Castelfranco, sulle tracce del

genio (2010), Il segreto di Italia (2014).

SINOSSI

Padova, 1915-1945. La storie di due famiglie

e alcuni personaggi di spicco della città

di Padova che attraversano la tragedia

della Prima guerra mondiale e proseguono,

nei difficilissimi anni del dopoguerra,

affrontando piccoli e grandi sacrifici e

fronteggiando i grandi dolori della vita

proprio grazie all’aiuto di padre Leopoldo.

La famiglia Brandi vede il suo primogenito

Andrea, interventista e volontario, contro

il volere del padre, scatenando tensioni

familiari che si trascineranno per anni.

La famiglia del dottor Guido Filangeri

vede invece la giovane figlia Diletta

impegnata nel sostenere il padre vedovo

che perde l’unico figlio in guerra. Andrea

e Diletta si incontreranno quando Andrea

intraprenderà una coraggiosa avventura

commerciale. Il loro rapporto, tra alti

e bassi, sempre in bilico, si rafforzerà

grazie alla figura di padre Leopoldo che

porterà la giovane coppia a ritrovare

una serenità impensata dopo un evento

drammatico che potrebbe distruggere le

loro vite ed il loro amore.Il piccolo frate

croato è il comune denominatore di tutta

la storia. Sono gli altri che lo “raccontano”

grazie alle loro stesse vite. Lui interviene,

consiglia, accompagna.


AL CINEMA

un film di

ANTONELLO BELLUCO

ORARI DEL SANTUARIO

APERTURA

6.00-12.00 / 15.00-19.00

Tomba e luoghi del santo

7.00-12.00 / 16.00-19.00

SANTE MESSE E CONFESSIONI

A causa dell’emergenza Coronavirus, è in vigore un orario provvisorio.

Per conoscerlo, consulta il sito www.leopoldomanic.it oppure telefona

I

IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE

DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

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