I protagonisti raccontano - anniversario 20 anni ERF
Se deve indicare una priorità nell’ampia scala di valori che costituisce il ‘cuore’ di Emilia Romagna Festival, a 20 anni dalla sua prima edizione, Massimo Mercelli indica senza esitazione il futuro.
Se deve indicare una priorità nell’ampia scala di valori che costituisce il ‘cuore’ di Emilia Romagna Festival, a 20 anni dalla sua prima edizione, Massimo Mercelli indica senza esitazione il futuro.
202001 - 2020
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2001 - 2020
20
EMILIA ROMAGNA FESTIVAL
20 ANNI
I PROTAGONISTI
RACCONTANO
interviste e testi a cura di
Pierfrancesco Pacoda
english version
ph Filippo Venturi
INDICE
06
10
12
14
16
18
20
22
26
28
30
32
34
36
38
40
44
Massimo Mercelli
La longevità della musica
Ennio Morricone
Memoria condivisa
Krzysztof Penderecki
Dear Massimo
Sofija Gubajdulina
Così parlò Zarathustra
Silvia Colasanti
Nuove partite
Richard Galliano
Visone senza limiti
Michael Nyman
Out of the Ruins
Luis Bacalov
Universo visionario
Ramin Bahrami
Una febbrile ricerca
Noa
Flusso di energia
Giovanni Sollima
Esperienza nomadica
Catherine Spaak
Voice Is the Original Instrument
Elio
L’entusiasmo dei giovani
Darko Brlek
Una responsabilità sociale
Kathrin Deventer
Finestre sul mondo
Francesco Perrotta
Sperimentazione di sinergie
biografie
06
MASSIMO MERCELLI | LA LONGEVITÀ DELLA MUSICA
DARE SPAZIO AI GIOVANI COMPOSITORI È LA FORMA PIÙ NOBILE DI
INVESTIMENTO. COMMISSIONANDO OPERE INEDITE PERMETTIAMO ALLA MUSICA
DI TRASFORMARSI, DI ESSERE LINGUAGGIO CONTEMPORANEO E NON MUSEALE.
È UNA PRESA DI POSIZIONE PRECISA, CHE CI CARATTERIZZA SIN DAGLI ESORDI E
DELLA QUALE SIAMO MOLTO ORGOGLIOSI
ph Andrea Bernabini
LA LONGEVITÀ DELLA MUSICA | MASSIMO MERCELLI
07
INTERVISTA A
MASSIMO
MERCELLI
Direttore Artistico Emilia Romagna Festival
“I GIOVANI TALENTI? SONO UN PATRIMONIO CHE
VA DIFESO, SALVAGUARDATO, INFONDENDO
CONTINUA LINFA VITALE”
Se deve indicare una priorità nell’ampia scala di valori che
costituisce il ‘cuore’ di Emilia Romagna Festival, a 20 anni dalla
sua prima edizione, Massimo Mercelli indica senza esitazione il
futuro
Mercelli è l’inventore e il direttore artistico di una manifestazione
che ha portato, nelle scorse due decadi, nei luoghi più suggestivi
della Regione (e non sempre quelli necessariamente votati
allo spettacolo), i migliori autori, solisti, ensemble e direttori
d’orchestra internazionali, creando con molti di loro, Krzysztof
Penderecki, Philip Glass, Michael Nyman, Ennio Morricone, per
citarne solo alcuni, un fattivo rapporto creativo, tra commissioni,
prime mondiali e partiture originali.
Ma l’attenzione per i nuovi talenti è nell’essenza del festival
“Certo, per noi dare spazio ai giovani compositori è la forma più
nobile di investimento possibile per assicurare alla musica una
buona longevità. Le commissioni sono la maniera migliore per
sviluppare i repertori. Accadeva con Mozart, noi semplicemente
continuiamo una importante tradizione. Commissionando
opere inedite permettiamo alla musica di trasformarsi, di
essere linguaggio contemporaneo e non museale. È una presa
di posizione precisa, che ci caratterizza sin dagli esordi e della
quale siamo molto orgogliosi”.
In controtendenza in un paese che appare poco accorto alla
cultura musicale
“Noi rispondiamo con la forza di un respiro internazionale; è
sempre importante non limitarsi a conoscere bene quello che
succede a casa nostra. Così abbiamo intensificato, nel corso di
questi anni, una stretta relazione con alcuni tra i più prestigiosi
concorsi internazionali, come l’americano Fischoff, ai cui vincitori
assicuriamo una ribalta. E succede sempre più spesso che i
giovani che sosteniamo diventino poi nomi acclamati, presenza
fissa nei grandi festival internazionali. Significa che abbiamo
assolto bene il nostro compito.”
08
MASSIMO MERCELLI | LA LONGEVITÀ DELLA MUSICA
L’EMILIA ROMAGNA HA UN PATRIMONIO DI LUOGHI DI GRANDE VALORE CHE NOI
USIAMO COME SCENARI PER I NOSTRI CONCERTI.
Da un lato il ‘nuovo’, dall’altro gli artisti che hanno
fatto la storia della musica presenti al festival con
partiture scritte per l’occasione
“Nel corso degli anni, il Festival ha stretto
rapporti privilegiati con i compositori. Quest’anno
inauguriamo con una composizione originale di
Michael Nyman.
Tutto è cominciato quando, alle origini del Festival
ebbi, l’onore di suonare con il Maestro, recentemente
scomparso, Krzysztof Penderecki. È stato il vero
inizio. Quando si ha la fiducia di un immenso artista
come lui, gli incontri, le collaborazioni, diventano
una conseguenza. Così abbiamo, nel corso degli
anni, collaborato con Sofija Gubajdulina, Philip
Glass, Giovanni Sollima, Michael Nyman, solo per
fare qualche nome.”
Michael Nyman ha voluto dedicare il concerto di
inaugurazione dell’edizione 2020 con le sue musiche
all’amico, recentemente scomparso, Ezio Bosso
“Erano legati da una grande amicizia, erano vicini
di casa a Londra, Nyman apprezzava il lavoro di
Bosso come autore di colonne sonore ancora prima
che si dedicasse alla direzione d’orchestra. Questa
dedica è arrivata davvero dal cuore.”
Una delle caratteristiche che rendono unico Emilia
Romagna Festival è di presentare i concerti in luoghi
di grande suggestione artistica e paesaggistica
“Uno dei compiti istituzionali che ci siamo posti è
quello di favorire il turismo culturale, utilizzando
spazi anche poco noti della regione, aree
bellissime ma non conosciute. L’Emilia Romagna
ha un patrimonio di luoghi di grande valore che noi
usiamo come scenari per i nostri concerti. Portando
musicisti di rilievo mondiale dove non te lo aspetti.
Penso alla prima mondiale di ‘Vuoto d’anima
piena’, il lavoro di Ennio Morricone nella Cattedrale
di Sarsina. Lui era affascinato da questa chiesa
che celebrava i mille anni e gli chiedemmo di
comporre una musica di ispirazione sacra, una
cantata per festeggiarla. Accettò subito, si mise
al lavoro superando le difficoltà di un luogo che
certo non era nato per ospitare i grandi concerti.
Come ricorda sempre, non c’era lo spazio per una
rappresentazione che, inizialmente pensata per
un piccolo ensemble, era poi stata messa in scena
con un coro e un’orchestra. Visto che nella navata
il posto per gli archi non c’era, lui sistemò la sezione
in sagrestia e la diffuse in chiesa con un sistema
artigianale. Una grande lezione, la sua, su come
l’entusiasmo, la passione, la voglia di sperimentare
possano davvero rendere immateriali le difficoltà.”
Difficile scegliere, quando si ha avuto il piacere di
lavorare con i grandi. Ma se dovesse indicare un
artista che le è rimasto nel cuore?
“Penso a Sofija Gubajdulina e al lungo periodo
che abbiamo trascorso insieme durante le prove
del suo ‘Warum?’, poi a Penderecki e al suo
incredibile orecchio, un radar capace di localizzare
immediatamente anche il più piccolo errore e di
dare indicazioni per correggerlo. Ma anche allo
strepitoso talento di Giovanni Sollima, un vero
genio della comunicazione, oltre che un grande
compositore e musicista. Tra i molti suoi pregi,
quello di aver contribuito alla diffusione, verso il
pubblico più giovane, dei repertori classici.”
Sollima, che ha scritto per lei una composizione eseguita
tantissime volte
“Un gioiello che racchiude infiniti orizzonti. Si
parte da una Variazione Goldberg di Bach, che
Giovanni Sollima reinterpreta alla sua maniera,
un crescendo sottolineato da una tensione che
emerge lentamente, per arrivare all’apice alla fine
del secondo tempo. Un’opera che ha conquistato
personalità come Philip Glass e Yuri Bashmet e che
ha entusiasmato allo stesso modo pubblici di luoghi
lontani tra loro, come la Scala e la Casa del Jazz a
Roma.”
LA
LONGEVITÀ
DELLA
MUSICA
LA LONGEVITÀ DELLA MUSICA | MASSIMO MERCELLI
09
ph Barbara Rigon
Emilia Romagna Festival ha dimostrato
l’importanza del fare rete in uno scenario globale
“Ho avuto l’onore di essere stato vicepresidente di
EFA, l’European Festivals Association, associazione
della quale sono ora socio onorario. Adesso sono il
responsabile del settore musica di Italia Festival.
Fare rete oggi è necessario, e sono convinto che
questo è ancora più utile nel momento storico
così particolare che stiamo attraversando. Chi ha
scelto di condividere, di mettere in relazione con
gli altri le proprie competenze, riuscirà meglio ad
affrontare gli scenari nuovi che ci aspettano, dopo
la crisi.”
Qual è a suo avviso il frutto più importante, per il
Festival, del fare rete?
“Le collaborazioni ci hanno permesso di realizzare
molti progetti europei, altrimenti impossibili da
perseguire da soli. Il primo, che si chiamava ‘I suoni
dello spirito’, coinvolgeva, oltre a noi, i governi di
due paesi appena entrati in Europa, la Slovenia
e la Lituania. Lì nacque il Cantico delle Creature
di San Francesco di Sofija Gubajdulina e la Misa
Tango di Luis Bacalov, che adesso sono due classici.
Ma ogni progetto condiviso per noi è una vittoria,
perché offre agli artisti maggiori opportunità di
lavoro e di visibilità per il proprio talento, riuscendo
a contenere i costi di produzione.”
Mercelli, un altro elemento che caratterizza il Festival
è il pubblico
“Siamo riusciti a far sedimentare intorno a Emilia
Romagna Festival un pubblico eterogeneo, molto
vasto e di diverse età, che spesso si affaccia per la
prima volta al repertorio classico e lo fa con grande
interesse, coltivando il gusto per la scoperta.
Sono convinto che i due patrimoni che il festival
può vantare siano lo staff, che lavora insieme sin
dall’inizio, e il pubblico, sempre disponibile e pronto
a muoversi, a seguirci sia nell’ambito classico che in
quello della sperimentazione, che è però necessario
saper ben dosare.”
Mercelli, questa del 2020 è l’edizione del ventennale
“Nonostante il momento, mai così difficile, siamo
riusciti ad allestire un Festival di altissima qualità,
appuntamenti di prestigio, legati tra loro dalla
volontà di esaltare il patrimonio culturale della
musica classica, con una attenzione ancora più
rilevante per gli artisti italiani, molti giovani, intorno
a cui gravita, oltre alle star di fama mondiale, il
programma di questa importante edizione. Sono
particolarmente orgoglioso del fatto che il concerto
di inaugurazione, grazie al sostegno del nostro
Ministero degli Esteri verrà diffuso in streaming,
raggiungendo così, oltre a quello presente, un
pubblico internazionale.” ■
Ogni progetto condiviso per noi è una vittoria, perché
offre agli artisti maggiori opportunità di lavoro
e di visibilità per il proprio talento, riuscendo a contenere
i costi di produzione.
10
ENNIO MORRICONE | MEMORIA CONDIVISA
ENNIO
MORRICONE
EPICA E SEMPRE FORTEMENTE EVOCATIVA, LA MUSICA DI ENNIO MORRICONE HA
SCANDITO, NEL CORSO DEGLI ULTIMI DECENNI, LE VISIONI PIÙ SUGGESTIVE, LA
MEMORIA ‘POPOLARE’ CONDIVISA CHE SI È FONDATA SULLE COLONNE SONORE
SENZA TEMPO, SCRITTE PER I CAPOLAVORI DEL CINEMA MONDIALE.
ph Christian Muth, 2015
MEMORIA
CONDIVISA
MEMORIA CONDIVISA | ENNIO MORRICONE
11
La sua scrittura sonora si è identificata con l’edizione di Emilia Romagna Festival del 2008
quando il 25 agosto mise in scena, in prima mondiale, nella Basilica Cattedrale di Sarsina, la
sua composizione ‘Vuoto d’anima piena’, una Cantata per flauto, orchestra e coro per i mille
anni dell’edificio sacro sui colli romagnoli, basata sui testi di Francesco De Melis. Esecuzione
affidata all’Orchestra Roma Sinfonietta, al Coro Lirico Sinfonico Romano, con Massimo Mercelli
al flauto.
Maestro a quale aspirazione risponde il senso
di una ‘cantata mistica’, come lei ha definito
l’opera che portò a Emilia Romagna Festival nel
2008?
“Per me, la musica, specie quella composta
su commissione, come ‘Vuoto d’Anima Piena’,
deve sempre essere espressione, nella fase
di ideazione e di scrittura, di una relazione
necessaria con il luogo dove verrà eseguita.
Non si tratta soltanto di considerarlo, come è
naturale, la principale fonte di ispirazione della
partitura, ma anche di immaginarlo come un
elemento fondante della narrazione sonora.
Così è stato per l’Abbazia di Sarsina che è
diventato uno strumento, al quale ho ‘chiesto’
di dialogare con gli altri musicisti e con il flauto
solista di Massimo Mercelli”
La Cattedrale, dunque, come cosa viva…
“Si, la Basilica per me è stata una entità
organica, non l’ho mai vista come solo un se
pur splendido e architettonicamente rilevante
contenitore. Nell’Opera la chiesa risuona di
una sua voce originale, come se fosse presente
tra le note del pentagramma. È lei l’essenza
stessa di una musica, è con lei che condivido
l’onere della scrittura, mi ha accompagnato
sin dall’inizio, è diventata parte in continuo
mutamento del lavoro”
Un lavoro, quindi, che, nell’esecuzione del 25
agosto 2008 ha la sua unicità
“Questo è sicuramente uno degli aspetti
che fanno dell’Emilia Romagna Festival una
rassegna originale. Certo ‘Vuoto d’anima
piena’, può essere replicabile in altri luoghi, ma
senza la Basilica è come se mancasse il cuore
dell’organico”
Cosa ricorda di quella esecuzione?
“La complessità e la difficoltà, soprattutto tecnica,
dovuta anche questa al luogo, il mistero, nessuno
sapeva se un’opera che raccontava lo spirito di
un posto così importante sarebbe stata come era
immaginata una volta portata tra quelle mura. Farla
entrare, farla risuonare tra quelle navate è stato
emozionante, la Basilica era lì per approvare il mio
lavoro…”
E così è stato…
“Certo, ‘Vuoto d’anima piena’ era nato per mettere in
musica la voce di Francesco de Melis, un importante
etnomusicologo, che ha utilizzato la poesia di grandi
mistici come San Giovanni della Croce, Santa Teresa
d’Avila e altri musulmani e indiani, partendo dalla
grandezza di Rumi, il poeta mistico afgano che nel
‘200 costituì la Confraternita dei Dervisci Rotanti. Al
di là delle differenze tra le varie religioni, la Cantata
è stata pensata come un crocevia tra le diverse
tradizioni, come un crocevia sulle strade percorse di
pellegrini era la chiesa, per la sua posizione geografica”
Come ha ‘adattato’ la scrittura musicale agli spazi
dell’Abbazia?
“È stato uno degli aspetti più interessanti e difficili
del lavoro. Gli ambienti, bellissimi, della Chiesa, non
offrivano il posto necessario per tenere insieme
tutto l’organico durante la prima per il Festival, non
c’era lo spazio per i 22 archi, così li abbiamo messi
nella sagrestia e li abbiamo collegati all’Orchestra e
al Coro attraverso un sistema artigianale di specchi
che permetteva di vedersi durante il concerto. Forse
sarebbe stato più adatto un quartetto d’archi, ma la
magnificenza dell’Abbazia, la sua storia, hanno fatto il
resto, sono entrate prepotentemente nell’esecuzione.
Ancora oggi sono convinto che quel concerto
meriterebbe di diventare un disco!” ■
KRZYSZTOF
PENDERECKI
Krzysztof Penderecki, oltre ad essere stato un amico e mentore personale è stato fonte di energia ed incoraggiamento
nel cammino di ERF nella musica del XXI secolo. La sua presenza assidua, spaziando dai grandi
classici della sua terra alle sue musiche (indimenticabile l’esecuzione, al Duomo di Forlì, della Trenodia per le
vittime di Hiroshima con la Lithuanian National Symphony Orchestra), ci ha indicato una via che è quasi una
missione, quella del rinnovamento della letteratura musicale e della valorizzazione della contemporaneità.
Il Maestro è mancato nel marzo di quest’anno e abbiamo pensato di ricordarlo con uno stralcio di una sua
lettera di incoraggiamento ed apprezzamento che tanto ci fu cara.
MASSIMO MERCELLI
DEAR MASSIMO | KRZYSZTOF PENDERECKI
13
Dear Massimo,
This is the festival at which I had many opportunities to conduct and
where my music was performed under my baton with both Italian and
International soloists, where I had an opportunity to work with so many
outstanding artists from all over the world who returned with great joy
to the festival, where not only classical but also contemporary music was
performed. In the 21st century contemporary music is extremely important
as it is a continuation of the music in a country of great culture and with
such rich music traditions.
I cannot imagine that such excellent festival as the Emilia Romagna
Festival could cease to exist in today’s great united Europe, where culture,
including music, is one of the most important elements of promoting our
countries in the world.
Dear Massimo, I hope that the musical world will support your great
activities and you will be able to continue organizing this excellent festival.
I wish you much perseverance and determination in these difficult
moments, and I hope your festival will continue to promote also
contemporary music in Italy.
Yours
Krzysztof
14
SOFIJA GUBAJDULINA | COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA
SOFIJA
IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA E IL SIGNIFICATO GENERALE DELLA MUSICA
SI SOVRAPPONGONO.
Sofija Gubajdulina è una delle protagoniste della
grande musica contemporanea. È stata ospite di
Emilia Romagna Festival, con una sua composizione,
‘Warum?’, commissionata dalla rassegna, per
l’inaugurazione dell’edizione del 2014
“In occasione del 20° anniversario dell’Emilia
Romagna Festival, vorrei sottolineare l’importanza
che appuntamenti musicali come questo rivestono
nel mondo moderno. Perché al giorno d’oggi, non
si tratta solo di una tradizione come nel Medioevo
con gli incontri dei trovatori provenzali, ma di una
questione della massima importanza. Salvare la
cultura musicale, salvare il potere spirituale delle
persone. Forse non c’è mai stato nella storia un
rischio così evidente di perdere l’umanità.
Questa tendenza deve essere contrastata. E
vediamo come l’uomo cerca di farlo. Ovunque c’è
un bisogno spontaneo da parte delle persone di
organizzare e promuovere festival musicali estivi
nei quali il talento musicale naturale è così vivace,
altruistico e generoso.
Un’attività così creativa da parte di musicisti e
amanti della musica potrebbe essere descritta
come “museificazione” dello spazio spirituale del
nostro ambiente. E allo stesso tempo contribuisce
alla conservazione dell’umanità nella società.
Apprezzo molto il lavoro di Emilia Romagna Festival
e mi congratulo vivamente per questo anniversario.
Sono molto felice che anche la mia composizione
“Warum?” sia stata eseguita al festival.
L’opera è ispirata alla connessione tra due
personalità estremamente importanti per tutta la
storia europea: Platone e Nietzsche, unite da un
viaggio lungo 3.000 anni. Percepisco questo tragico
asse della nostra storia intellettuale come il mio
dolore personale che mi ha accompagnato in quasi
tutta la mia vita.
Espressione del tragico destino del pensiero
stesso se passa dalla sfera inattiva al mondo
materiale.
Entrambi i filosofi sono personalità di
immensa genialità e persino santità. Entrambi
avevano il talento per comprendere la grande
importanza dell’esistenza universale.
E alla fine del loro cammino spirituale,
entrambi giungono a un risultato esattamente
opposto. Platone, che ha creato una teoria
sorprendentemente bella di forme e modi
ideali, giunge alla fine del suo percorso
spirituale a una teoria molto solida di uno
stato totalitario.
Nietzsche, che ha creato l’immagine di
Zarathustra, un uomo che affronta il sole,
un uomo pieno del più grande entusiasmo
per l’istinto della vita, arriva a equiparare
ingiustamente questo istinto con l’istinto della
volontà di potere, del desiderio dell’uomo di
governare, con l’idea della superiorità di una
razza, un’idea profondamente sbagliata.
Che tragedia profonda si verifica durante
questa transizione dal mondo ideale al mondo
dello spazio e del tempo!
E poi questa affascinante figura, creata dalla
felice ispirazione di un artista genialmente
dotato, Zarathustra. Oh, come lo amo quando
balla con forza ed energia eccessive. Quando
salta verso il sole con grandi passi!
E QUANTO LO AMO QUANDO DICE:
“AHIMÈ, MIEI AMICI, INDOVINATE
VOI ESATTAMENTE LA DUPLICE
VOLONTÀ DEL MIO CUORE?
IL MIO SGUARDO SI RIVOLGE
ALLA SOMMITÀ, MENTRE LA MIA
MANO VORREBBE AGGRAPPARSI
ALL’ABISSO E APPOGGIARSI NEL
VUOTO!”
(“Così parlò Zarathustra”, parte seconda,
capitolo “Della prudenza umana”)
COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA | SOFIJA GUBAJDULINA
15
GUBAJDULINA
SONO INFINITAMENTE GRATA A TUTTI COLORO CHE AIUTANO A ORGANIZZARE I
GRANDI FESTIVAL MUSICALI
ph F. Hoffmann-La Roche Ltd.
“Con entrambi i piedi io sto saldo
su questo fondo, su fondo eterno,
su duro granito primitivo, sulla più
alta e più aspra delle montagne
originarie, alla quale tutti i venti
convergono, chiedendo: Dove?
Donde? Per dove?” (Parte quarta,
capitolo “Il sacrificio del miele”)
E nonostante abbia letto
questo libro in una traduzione
russa, sento ancora la grande
musicalità della lingua, il ritmo
e l’espressione dei significati
intonazionali. Il significato della
parola e il significato generale
della musica si sovrappongono.
E l’intera tragedia del pensiero
filosofico delle due personalità più
importanti della storia europea,
Platone e Nietzsche, si rivela
come un problema puramente
musicale.
È Zarathustra che mi dà la
speranza che sia possibile
catturare il destino umano nella
musica.
Questo è il motivo per cui sono
molto contenta delle attività di
persone creative in diversi paesi,
negli angoli più remoti del mondo,
ovunque, per organizzare tali
appuntamenti musicali.
COSÌ PARLÒ
ZARATHUSTRA
Sono infinitamente grata agli
interpreti e agli ascoltatori che
ci danno l’ispirazione e l’amore
altruistico per la musica. E sono
infinitamente grata a tutti coloro
che aiutano a organizzare,
superando ogni difficoltà, i grandi
festival musicali” ■
16
SILVIA COLASANTI | NUOVE PARTITE
SILVIACOLASANTI
Esiste una ricca scena di nuovi autori, di compositori
che, in Italia come nel resto del mondo, scrivono
partiture contemporanee, pagine di musica
che vengono commissionate da grandi istituzioni
culturali.
Tra queste, l’Emilia Romagna Festival, sin dalle prime
edizioni, ha deciso di focalizzare la propria attenzione
su talenti giovani, offrendo la presenza in un cartellone
al fianco dei protagonisti riconosciuti del suono
mondiale.
Un ruolo decisivo, e non sempre agevole da svolgere,
quello delle ‘commissioni’, ma necessario per definire
gli orizzonti futuri di questo linguaggio artistico. Così
è stato nel luglio 2015 quando la compositrice Silvia
Colasanti ha presentato al Teatro Arena di Castel San
Pietro Terme la premiere di ‘Partita’, opera per flauto
e archi, che ha inaugurato l’edizione 2015 del Festival
Signora Colasanti, il ruolo dei festival, per la promozione
della musica contemporanea, appare insostituibile…
“I festival sono oggi i posti dove vive la musica
contemporanea, dove delinea, immagina il suo futuro;
senza di loro non ci sarebbe scrittura perché sono loro,
soprattutto, a commissionare nuove partiture. E forse
è questa la differenza tra una normale, per quanto
prestigiosa, rassegna e un ‘festival’, il suo essere
luogo non solo di rappresentazione della bellezza del
passato, ma avere una capacità visionaria”
Questo avviene all’Emilia Romagna Festival
“Certo, l’intento del Direttore Artistico Massimo
Mercelli è chiaro. Ampliare la letteratura concertistica,
aggiungere nuovi capitoli, arricchire un patrimonio
che è parte dell’identità stessa dell’arte in Italia. E
questo è possibile solo offrendo spazio a nuovi autori,
attraverso le commissioni. Così si alimenta una
produzione culturale altrimenti destinata a non avere
più rilievo”
A lei, nel 2015 è stata commissionata ‘Partita’
“Si, in ‘Partita’ tutto gravita intorno alle relazioni che
dobbiamo instaurare con il passato glorioso della
musica. Mi affascina sottolineare connessioni,
esplorare ambiti, evidenziare oggi la capacità
delle pagine più note, delle strutture classiche di
entrare in dialogo con il ‘nuovo’. La ‘partita’ alla
quale fa riferimento il titolo scelto per questa
commissione, è quella forma barocca che
comprende una successione di danze stilizzate.
Una dichiarazione d’amore, sin dal titolo per
una ‘letteratura’ fondante per il mio mestiere di
compositrice”
Una commissione importante nella cui stesura
ha sicuramente avuto un ruolo centrale la figura
dell’esecutore
“‘Partita’ è stata pensata per l’esecuzione da
parte di Massimo Mercelli e dell’Orchestra de
I Solisti Aquilani, che per quella edizione era la
formazione ‘residente’ del Festival. Con loro
lo straordinario virtuoso del pianoforte Ramin
Bahrami, al quale erano stati affidati due Concerti
Brandeburghesi. Bach ha così ‘dialogato’ con il
mio lavoro”
Come si è sviluppata, in questo caso, la sua
scrittura?
“Ho voluto rivolgere uno sguardo contemporaneo
a Bach, inserendo un mio personale vocabolario
nella solida tradizione della ‘partita’, rispettando
i canoni perfetti della ritmica barocca. Quello
che volevo trasmettere al pubblico, e spero di
esserci riuscita, è la straordinaria vicinanza di
un maestro immenso come Bach alla nostra
sensibilità. Questa è, a mio avviso, la strada che
deve intraprendere la nuova generazione di
compositori. Sperimentare, in completa libertà,
cercando la maniera per avvicinare il pubblico
alle partiture contemporanee, facendole entrare
nella consuetudine dell’ascolto”
In questo i Festival hanno una funzione importante
“Naturalmente, perché sono territori di confronto
e, soprattutto, mi viene da dire, nei casi migliori,
come per l’Emilia Romagna Festival, dei veri
‘marchi di fabbrica’ che garantiscono allo
spettatore la qualità delle proposte, facilitando
così l’attenzione per i nuovi repertori” ■
NUOVE
PARTITE
I FESTIVAL SONO OGGI I
POSTI DOVE VIVE LA MUSICA
CONTEMPORANEA
18
RICHARD GALLIANO | VISIONE SENZA LIMITI
RICHARD
GALLIANO
L’ESPERIENZA SONORA È UN NATURALE SISTEMA DI RELAZIONI DOVE LE FONTI PIÙ DI-
SPARATE RIESCONO A DIVENTARE PARTE DI UNA NARRAZIONE UNICA.
Tra jazz e musica classica, tra un incontro di quelli
che cambiano la vita, l’amicizia e l’amore per il repertorio
di Bach, Richard Galliano ha portato uno
strumento ‘popolare’, la fisarmonica, a confrontarsi
con le grandi pagine dei maestri del passato e, con
la stessa attenzione e dedizione, con la scrittura
contemporanea.
Il fisarmonicista francese di origine italiana è uno
degli ospiti che più ricorrono nelle stagioni di Emilia
Romagna Festival che, per il suo ventesimo anno,
ha scelto di dedicargli anche il Premio alla Carriera
Galliano, la sua storia artistica è ricchissima, e si
è spesso identificata con quella lunga vent’anni
dell’Emilia Romagna Festival…
“Si, quello diretto da Massimo Mercelli è un festival
cui piace osare, rendere vivo il passato, toglierlo
dagli scaffali polverosi e museali dell’archiviazione
colta. E questo succede perché, nel corso degli anni,
le scelte di Mercelli sono riuscite ad ‘aprire la mente’
del pubblico, ad allontanarlo dalle convenzioni, a
renderlo partecipe di esperimenti che altrove non
sempre sarebbero possibili. Per un artista è la condizione
migliore per esprimere se stesso!”
Lei si riferisce anche alle commissioni originali del
Festival
“Certo, avere la possibilità di proporre un repertorio
che comprenda non solo i classici, ma anche lavori
pensati appositamente per il festival è un grande
stimolo per un musicista, specie se poi si è in compagnia,
per fare solo un nome, di personalità come
Ennio Morricone, anche lui invitato dal festival a
comporre un’opera su commissione. Nel mio caso
si trattava di ‘Jade’, che ho concepito, in omaggio
a Massimo Mercelli, come un personale manifesto
della mia maniera di intendere l’esperienza sonora.
Alla quale io guardo come a un naturale sistema
di relazioni dove le fonti più disparate, da Bach al
meraviglioso patrimonio popolare del Brasile, dalle
danze di corte al tango riescono a diventare parti di
una narrazione unica che ha come obiettivo quello
di trasmettere al pubblico l’aspirazione alla felicità,
la voglia di vivere sino in fondo la propria vita”
Una concezione del fare musica che, nel suo caso, riflette
le tante esperienze solcate dalla sua carriera
“Bisogna, ed è quello che ripeto sempre ai giovani
musicisti, avere una visione senza limiti, non pensare
mai in termini di ‘generi’ dai confini definiti. Bisogna
assorbire la diversità. Io ho avuto la fortuna
di iniziare la mia carriera con una formazione orchestrale,
dove ho imparato che la dote necessaria
per fare davvero bene questo è l’umiltà. Mettersi al
servizio degli altri.
ph Paolo Soriani
VISIONE
SENZA LIMITI
E per questo le orchestre sono una grande scuola.
Come aver affiancato i grandissimi della chanson
francaise, da Charles Aznavour a Serge Gainsbourg”
Poi c’è stato l’incontro che ha segnato in maniera
decisa la sua avventura artistica
“Se non avessi conosciuto nel 1980 la stella argentina
del tango Astor Piazzolla, non sarei il musicista
che sono adesso. Perché Piazzolla mi ha aperto le
porte di un universo ancora da me inesplorato, del
quale ho subito, non riuscendo più a liberarmene,
il fascino. Grazie a lui ho recuperato, scoperto, fatto
riemergere quei suoni che sono poi confluiti nel
‘new musette’, rilettura della musette, che è stata
ai primi del ‘900 una musica francese, versione
popolare del valzer che si basava sull’uso di una
musa, antico strumento simile a una cornamusa.
Echi di musette sono entrati anche nel primo movimento
di Jade”
Se pensa oggi a Piazzolla, che definizione le viene in
mente?
“Potrei dire che è stato un maestro, ma sarebbe
davvero riduttivo. Piazzolla, per me, è stato un amico
importante, perché mi ha trasmesso una vocazione
che altrimenti non avrei mai seguito. Quella
di fare sempre la ‘mia’ musica” ■
© ISOLAPRESS
20
MICHAEL NYMAN | OUT OF THE RUINS
È UN FESTIVAL UNICO, PER LA SUA PARTICOLARE ATTENZIONE
PER LA MUSICA CONTEMPORANEA
MICHAEL
NYMAN
OUT OF THE RUINS | MICHAEL NYMAN
21
OUTOFTHE
RUINS
Pianista e compositore di fama internazionale,
la grande notorietà del musicista inglese
Michael Nyman è legata soprattutto alle
colonne sonore di tanti film, come ‘Lezioni di
piano’ e ‘L’ultima tempesta’. L’edizione 2020
di Emilia Romagna Festival sarà inaugurata
dall’esecuzione di una sua composizione
inedita, ‘Concerto per flauto e archi n. 2’
Lei ha scritto per Massimo Mercelli
“Massimo è un solista di rilievo internazionale, un
punto di riferimento per i compositori, ha rinnovato
il repertorio per il suo strumento ed è tra i musicisti
che amo di più. Per lui ho scritto il Concerto per
flauto e archi numero 2, terminato nel marzo 2019.
È un lavoro composto partendo dal materiale della
colonna sonora che avevo scritto per un documentario
della BBC sul terremoto armeno del 1989. Nel film
c’era una versione corale, cantata dal Coro della
Cattedrale di Santa Echmiadzin, su un testo religioso
del poeta armeno del X secolo Grigor Narekatsi, ‘Out
of the Ruins’. Adesso ha un altro significato per me,
come parte della colonna sonora del film che sto
girando intitolato ‘Nyman’s Earthquakes’. Il Concerto
è costruito su un modello di basso a 7 note ripetute
ed è stato progettato per esaltare il suono lirico ed
espressivo di Massimo Mercelli. Il Concerto per Flauto
n. 1, scritto anche per lui, è un lavoro più lungo che
ha sfruttato altri aspetti più virtuosi della tecnica
di Massimo. Quando ho appreso della scomparsa
del grande amico e collega, Ezio Bosso, ho scelto di
dedicargli l’esecuzione che aprirà il Festival, quindi il
concerto n. 2 avrà due dediche, una a Ezio e l’altra al
comune amico Massimo. ■
Mr. Nyman, che ricordo ha delle sue
numerose partecipazioni a Emilia Romagna
Festival?
“Mi sono esibito al Festival molte volte,
nel corso della sua storia, da solo con il
pianoforte, con piano e video, con la band
e con la band e i video. Al Festival abbiamo
rappresentato la premiere del Concerto
per Flauto numero 1, dedicato a Massimo
Mercelli, la premiere italiana della Sinfona
Water Dance e per l’edizione 2020 abbiamo
in programma il Concerto per flauto e
archi numero 2. È un festival unico, per la
sua particolare attenzione alla musica
contemporanea”.
Quale il momento più emozionante che ha
vissuto al Festival?
“Il mio ricordo più forte è quello del concerto
di beneficenza (il primo in Emilia Romagna
dopo il terremoto) per aiutare la gente
colpita dal sisma. Si svolse nella bella
Rocca Sforzesca di Imola, solo pianoforte,
una rappresentazione della quale sono
orgoglioso”.
ph Massimo Mantovani
22
LUIS BACALOV | UNIVERSO VISIONARIO
Un maestro del pianoforte, un autore capace di sottolineare, con
l’intensità e la suggestione della sua scrittura, la trama di un film,
accentuarne i toni drammatici, esaltarne la malinconia, farci sorridere,
prenderci per mano, trasportarci nel suo visionario universo e
poi farci planare sull realtà.
LUIS BACALOV, MUSICISTA ARGENTINO, AUTORE DI
COLONNE SONORE CHE HANNO FATTO LA STORIA
DEL CINEMA (IL PREMIO OSCAR CON IL POSTINO
INTERPRETATO DA MASSIMO TROISI), È UNO DEGLI
ARTISTI CHE CON MAGGIORE FREQUENZA SONO
COMPARSI NEL RICCO CARTELLONE DI EMILIA
ROMAGNA FESTIVAL.
LO RICORDA CON NOI LA
SUA COMPAGNA
MARINA RIVERA
Signora Rivera, la presenza così assidua
di Bacalov a Emilia Romagna
Festival testimonia un rapporto più
emozionale che strettamente professionale
“Luis amava il Festival perché, diceva,
era un luogo della mente, non
solo un palcoscenico. Godeva del
fascino della libertà che si respirava
in quei giorni, la possibilità, ogni volta,
di confrontarsi con un esperimento
diverso. Dal tango alla classica, dalle
sue tradizioni latine alla musica che
traeva linfa dalle profonde riflessioni
sociali sul recente passato della
sua terra d’origine, l’Argentina”.
Si riferisce a ‘Estaba la madre’,
l’opera dedicata alle madri di Plaza
de Mayo, che andò in scena l’11
settembre 2009 al Teatro Fabbri di
Forlì?
“Bacalov era profondamente legato
alla storia del suo paese e tributare
un omaggio a quelle donne che non
hanno mai smesso di chiedere la
verità su una delle pagine più drammatiche
degli anni cupi della dittatura
in Argentina, è diventato per lui
un atto di amore per quelle straordinarie
madri e anche una maniera
di interpretare un forte sentimento
di speranza, uno sguardo rivolto al
futuro che è sempre stato il centro
del suo lavoro”
Con che atteggiamento Bacalov si
accostò a ‘Estaba la madre’?
“Estada la madre’ fu concepito
da Bacalov come un ‘oratorio’, nel
quale far entrare in relazione, far
dialogare il sacro e il profano, come
è nello spirito dei paesi dell’America
Latina. Pensava a una ‘messa in
tango’, che potrebbe sembrare
contraddittorio. In realtà nell’opera
il tango diventa struggente accompagnamento
di una ribellione, di un
dolore che si tramuta in strumento
di liberazione. Grazie non solo alla
musica che scrisse, ma anche a un
toccante libretto, di cui fu autore
insieme a Sergio Bardotti e a Carlo
Sessano”.
UNIVERSO VISIONARIO | LUIS BACALOV
23
LUISBACALOV
Ricorda le impressioni del Maestro dopo l’esecuzione,
affidata all’Orchestra dell’ERF e al Coro del Friuli
Venezia Giulia?
“Ricordo la scelta di non ricorrere ai fraseggi usuali
del tango, ma solo alla sua evocazione. Luis voleva
che fosse sempre nell’aria, una emozione tangibile,
ma mai identificabile, che il pubblico percepiva per
la presenza in scena, tra gli archi e le percussioni, del
suono del bandoneon. Da un punto di vista compositivo
le radici erano ricordate con una milonguita che
irrompeva sul palco. Ed è la musica da ballo a fare da
contrappunto alla sofferenza delle madri che implorano,
che chiedono dove siano i figli. Luis voleva che
emergesse in maniera nitida la loro passione, scandita
dai passi di danza”
Cultura della danza, sensualità del tango che Bacalov
ha portato a Emilia Romagna Festival in molte
altre occasioni
“Si, la sua scelta è sempre stata quella di mettere in
programma un omaggio alla sua terra anche quando
il repertorio era basato esclusivamente sulle sue
composizioni di musica da film, per le quali era famoso.
Ad esempio nell’agosto del 2008 a Cesenatico,
dove ha diretto l’Orchestra Tartini, tra i temi di
pellicole come ‘A ciascuno il suo’ e ‘Indagine su un
cittadino al di sopra di ogni sospetto’, scelse di eseguire
El Choclo, un notissimo tango argentino scritto
nei primi anni del 900 e citato anche da Borges in un
suo testo. Per Luis suonarlo era come tornare nella
sua terra, viaggiare con il cuore e portare con lui il
pubblico del Festival”. ■
UNIVERSO
VISIONARIO
RAMIN
BAHRAMI
UNA FEBBRILE
RICERCA
La mia musica è sempre frutto di una febbrile ricerca, di un’esplorazione continua che mi porta a
inoltrarmi in territori lontani.
“QUANDO IL TUO LAVORO TI PORTA
PERENNEMENTE IN GIRO PER IL
MONDO, A SUONARE A VOLTE
OGNI GIORNO IN UNA RASSEGNA
DIVERSA, QUELLO CHE FA DELLA TUA
PERFORMANCE UN AVVENIMENTO
IRRIPETIBILE È LO SCENARIO,
LA COLLEGIALITÀ, IL PRIVILEGIO
DI SENTIRSI NON UN ARTISTA IN
PROGRAMMA, MA UNA PARTE
IMPORTANTE DEL ‘CONCETTO’ CHE
C’È DIETRO LA MANIFESTAZIONE ALLA
QUALE SEI STATO INVITATO. E QUESTO
SUCCEDE, OGNI VOLTA CHE SUONO
ALL’EMILIA ROMAGNA FESTIVAL”
Parola di Ramin Bahrami, il pianista di origini iraniane
che, nella sua carriera, ha solcato i linguaggi
più diversi, dal jazz alla classica sino all’elettronica
e che al Festival si è esibito moltissime volte.
L’ultima, il 20 luglio 2019 a Codigoro nel Cortile
dell’Abbazia di Pomposa con l’Orchestra Camerata
Ducale, con Guido Rimonda al violino e Cristian
Lombardi al flauto. In repertorio musiche di Bach.
Bahrami, a cosa deve questo stato d’animo?
“Al fatto che l’Emilia Romagna Festival è la rappresentazione
internazionale della bellezza del patrimonio
culturale italiano, non è solo una rassegna,
ma è l’esaltazione di un senso estetico antico di
secoli, che ha radici profonde e che qui rendono
vibrante, proiettato nel futuro. Al Festival non si
suona la musica, si vive la musica”
A suo avviso, quali sono i motivi?
“Sicuramente l’accuratezza della direzione artistica,
che fa del programma non un elenco di spettacoli,
ma un flusso continuo di sapere reso sempre
molto godibile dalle ambientazioni scelte. E poi
c’è il pubblico.. Meraviglioso, preparato, suonare
per loro è come suonare nella mia casa. Anche i
concerti più affollati mantengono una dimensione
molto intima. Ed è un vero privilegio potersi esibire
in questa dimensione”
Perché anche i luoghi contano
“Certo, qui si dialoga con la storia! Siamo in un
territorio che ha dato alla musica luoghi sacri
come Pomposa, dove Guido d’Arezzo ha inventato
l’alfabeto musicale. E questa atmosfera pervade il
Festival, ne è parte integrante”
26
RAMIN BAHRAMI | UNA RICERCA FEBBRILE
Lei, a Emilia Romagna Festival ha avuto la possibilità
di sperimentare anche linguaggi lontani da
quelli che utilizza abitualmente
“Certo, la mia musica è sempre frutto di una febbrile
ricerca, di una esplorazione continua che mi
porta a inoltrarmi in territori lontani, a incrociare il
jazz con il grande amore di sempre, Bach e con le
opere di un artista contemporaneo, come Michael
Nyman, una cui partitura abbiamo presentato a
Forlì nel 2016 in anteprima mondiale. Tracce del
mio lavoro che sono presenti nei repertori molto
vari che ho proposto nelle edizioni dell’Emilia Romagna
Festival alle quali sono stato invitato”
Qui ha fatto persino una incursione nella musica
elettronica
“Si, ed è un altro merito che riconosco al Festival.
Aver messo in cartellone un mio concerto davvero
fuori dagli schemi delle mie consuete interpretazioni.
Si tratta di Frescobaldi Renaissance, altra
prima esecuzione a Comacchio nel 2017 Abbiamo
riarrangiato, attraverso le tecnologie elettroniche
di Martux le musiche immortali di Frescobaldi. Una
ricerca delicata, fatta con tutto l’amore possibile
per quel repertorio che è riuscito a palpitare di
modernità senza diluire la sua incredibile identità.
Quale altro festival mette insieme Bach e il concetto
stesso di remix?”
A proposito, Bach, il suo grande amore
“Nelle mie tante presenze all’Emilia Romagna
Festival Bach merita un posto d’onore. In particolare
il concerto, tra i più intensi della mia carriera,
nell’Abbazia di Pomposa. Eseguire Bach in quel
luogo è stato come compiere un viaggio che mi ha
portato alla fonte. L’Italia è stata la patria delle
note musicali. E per un musicista è un sogno poter
respirare, mentre si esibisce, ill clima che quelle pietre
antichissime ancora conservano e dissolvono
nell’aria quando lì va in scena un concerto”
Cosa possiamo aspettarci da Bahrami in futuro?
“Ancora sconfinamenti, ancora dialoghi con il jazz,
come quello che da qualche anno mi vede impegnato
con Danilo Rea. Ancora concerti all’Emilia Romagna
Festival” ■
15
ph Marco Caselli Nirmal
NOA
RICORDO OGNI CONCERTO COME FOSSE UN’ESPERIENZA UNICA: IL PUBBLICO È
SEMPRE ACCOGLIENTE.
ph Giorgio Sabatini
FLUSSO
DI ENERGIA
FLUSSO DI ENERGIA | NOA
29
Uno spazio dove il successo
della performance dipende
dal talento e dalla cooperazione
tra ognuno dei partecipanti.
Per la cantante israeliana Noa, Emilia Romagna
Festival è una occasione per sperimentare
i diversi risvolti della sua arte, passando
dai successi del suo repertorio al rapporto con le
pagine più nobili della musica classica
Noa, lei è una delle artiste più legate a Emilia Romagna
Festival
“Ho suonato più volte nella manifestazione diretta
da Massimo Mercelli, un festival con una forte
identità, che la rende unica nel panorama internazionale.
Per questo sono sempre felice di poter
salire su quei palchi, una felicità accentuata dalla
possibilità di collaborare con il Maestro Mercelli, un
meraviglioso musicista e una adorabile persona”
Quali sono i ricordi più emozionanti delle sue partecipazioni
al Festival?
“Ricordo ogni concerto come fosse una esperienza
unica. Il pubblico è meraviglioso, sempre accogliente,
capace di farti sentire la sua vicinanza, e
dimostra una profonda conoscenza della musica. E
questa, per un artista, è una soddisfazione importante.
Così miei concerti a Emilia Romagna Festival
sono sempre stati un continuo flusso di buona energia
e di luce!”
Lei, al Festival, ha avuto la possibilità di cantare
con l’accompagnamento di una orchestra di grande
prestigio e qualità, la Filarmonica Toscanini
“Potersi esibire insieme a una orchestra, per una
cantante, è sempre eccitante e gratificante. È una
maniera di comunicare con il pubblico differente
dal semplice concerto.
Non possiamo essere spontanei, non possiamo improvvisare,
ma ci viene fatto il regalo di un suono
avvolgente, che racchiude l’artista e il pubblico, creando
un toccante senso di comunità. È come se un
piccolo villaggio suonasse insieme. Uno spazio dove
il successo della performance dipende dal talento e
dalla cooperazione tra ognuno dei partecipanti”
Lei ha portato al Festival anche il suo album ‘Letters
to Bach’. Come nasce il desiderio di lavorare sulle partiture
di Bach?
“Bach è stato il grande maestro della polifonia e io
credo che la polifonia sia quello che più ci manca nel
‘dissonante’, troppo concentrato su se stesso, avido
mondo nel quale viviamo. E volevo anche impegnarmi
a imparare e eseguire la più grande musica mai
scritta. Ho voluto essere una studentessa, frequentare
la migliore scuola del mondo, l’Accademia Bach.
Che impegno! Fa molto bene all’anima sentirsi umili
e piccoli”
C’è una musica in particolare che le piacere eseguire a
Emilia Romagna Festival in futuro?
“Qualsiasi spettacolo in qualsiasi momento! Sarò
entusiasta di ritornare” ■
Dall’omaggio alle radici yemenite di ‘Genes and Jeans,
ai concerti con la Filarmonica Arturo Toscanini,
sino alle sue ‘Letters to Bach’.
30
GIOVANNI SOLLIMA | ESPERIENZA NOMADICA
La musica come esercizio collettivo. Il
suono come condivisione ‘democratica’
della conoscenza, come dialogo costante,
ricerca necessaria della relazione e anche
come ‘levatore di creatività’
Questo l’obiettivo che Giovanni Sollima,
violoncellista, compositore, ha scelto
come riferimento per una carriera che
continua a portarlo a varcare i generi,
a fare dell’‘attraversamento’ il senso
stesso del suo mestiere. Mestiere che,
proprio, nei vent’anni dalla prima edizione
di Emilia Romagna Festival, ha avuto qui
una tappa decisiva.
Sollima, lei passa dall’esuberanza di
Vivaldi a esperimenti di grande impatto
emotivo come i 100Cellos. Cosa la lega a
Emilia Romagna Festival?
“Proprio i continui intrecci tra una grande
molteplicità di linguaggi che sono la linea
voluta, sin dalla prima edizione, vent’anni
fa, del Festival dal direttore artistico
Massimo Mercelli. La rassegna ha fatto
dell’apertura totale il suo specifico, come
se la manifestazione fosse un catalogo
della possibilità che il suono offre
all’universo. Una specie di esperienza
nomadica, questa l’impressione che ho
sempre percepito della rassegna. E che
ha naturalmente molto a che a fare con
la mia maniera di concepire l’eseguire e lo
scrivere musica. È una vicinanza preziosa,
una aderenza interiore, che rende il
festival molto di più di una semplice tappa
per un concerto”
A proposito di scrittura, c’è un suo lavoro
che ha un legame forte con il Festival?
“20 anni fa, in occasione della prima
edizione di Emilia Romagna Festival,
Massimo Mercelli mi commissionò una
composizione ‘Contrafactus’, per flauto
e archi. Per me si trattò di una possibilità
unica, era la prima volta che mi veniva
chiesto di scrivere una partitura per
flauto solista, lo strumento del quale
Mercelli è un virtuoso. E, siccome mi piace
confrontarmi sempre con sentieri mai
percorsi prima, accettai”
quella città dove la febbrile sperimentazione è la norma ebbe
una influenza importante. Si trattava di scrivere delle pagine
musicali che celebrassero i 250 dalla morte di Bach”
Come affrontò il lavoro?
“L’idea era quella di partire dalle celebri Variazioni Golberg
di Bach, prenderne dei ‘brandelli’ e restituirli sostenuti da
un ritmo quasi incalzante, che allora vivevo come se fosse il
riflesso della città che mi abbracciava, New York. Ho provato
a dare a Bach una componente che rendesse l’ascolto una
sorta di esperienza visuale, quasi potesse coinvolgere il
pubblico evocando, durante l’ascolto delle composizioni, delle
immagini. Così è nato ‘Contrafactus’, che, sino a oggi, è stato
eseguito 170 volte”
Cosa altro confluì in quella scrittura?
“Sicuramente le mie radici siciliane, non in termini di folklore,
ma come punto di vista di un sud della mente, un sud non
occidentale, verso il quale la successione cromatica della
scrittura si spinse. E questo, anche se in maniera per me
inconscia, fu sicuramento il riflesso del peso di una assenza,
quella della mia terra, la Sicilia”
Come definirebbe la presenza di Bach all’interno del suo ‘Contrafactus’?
Mi piace pensare di aver suggerito, con questa commissione,
una ‘ricontestualizzazione’ delle Variazioni di Bach, che
rimangono la cornice all’interno della quale mi sono mosso,
esaltando la sua vocazione alla danza, mettendone a nudo
i tratti primordiali, sovrapponendo idee diverse, riscoprendo
una certa ‘durezza’ dell’opera”
Un desiderio legato alle prossime edizioni del Festival
“Si, uno c’è, e anche molto intenso. Per tanti motivi, soprattutto
gli impegni lavorativi, non ho mai assistito all’esecuzione dal
vivo di ‘Contrafactus’. Vorrei tornare al Festival e godere,
finalmente, dell’ascolto di quella musica che così tanto ha
significato per me” ■
ESPERIENZA
NOMADICA
Una offerta comunque affascinante
“Certo, ricordo che quando Mercelli mi
propose di lavorare all’inedito ero a New
York, e forse anche il clima artistico di
© ISOLAPRESS
GIOVANNI
SOLLIMA
32
CATHERINE SPAAK | VOICE IS THE ORIGINAL INSTRUMENT
CATHERINE
SPAAK
Voice Is the Original Instrument’, La voce è
lo strumento originale, diceva il titolo del
disco di una delle esponenti più originali
dell’avanguardia sonora contemporanea, Joan La
Barbara. Ed è proprio la voce, declinata nelle sue
infinite variazioni, nella molteplicità di timbri, a fare
di ogni performance di Catherine Spaak una ’rappresentazione’,
e non una semplice, per quanto affascinate,
lettura dal vivo.
La grande attrice francese è stata invitata molte
volte a Emilia Romagna Festival, sempre impegnata
con parole e repertori diversi tra loro, sempre affiancata
da talenti di respiro internazionale.
HO IMPARATO A METTERE LA MIA
VOCE A DISPOSIZIONE DELLA MUSICA,
A FARLA ‘SUONARE’, ACCORDARE,
Signora Spaak, a Emilia Romagna Festival ha diviso il
palco con importanti virtuosi dello strumento. Che genere
di relazione ha messo in scena con loro?
“Ho imparato a mettere la mia voce a disposizione
della musica, a farla ‘suonare’, accordare, anche se
i miei erano testi recitati e non canzoni, in simbiosi
con gli artisti che mi accompagnavano. La voce si è
fatta strumento, quasi fosse parte di una sorta di
improvvisazione collettiva, di scambio continuo dove
le parole, pur ovviamente importantissime, si perdevano
tra le note”
Un impegno che va al di là del suo lavoro come attrice
“Certo, perché negli spettacoli per Emilia Romagna
Festival, non ero la sola protagonista, grazie a Massimo
Mercelli ho imparato ad adattare i miei timbri
a quelli dell’ensemble, mi sono sentita parte di un
gruppo, di una formazione e questo ha amplificato
il senso dei testi che recitavo, ha arricchito quelle
pagine di una atmosfera che le ha rese ancora più
suadenti di quanto già non lo fossero in origine”
© ISOLAPRESS
VOICE ISTHE
ORIGINAL
INSTRUMENT
Come si arriva a questo risultato?
“Riconoscendo i punti di incontro tra il proprio talento
e quello degli altri, coltivando l’amicizia, le relazioni
personali, la consapevolezza che la trasmissione
della cultura è la maniera migliore per crescere artisticamente
e umanamente”
Una consapevolezza che per lei è passata per lo spettacolo
che a Emilia Romagna Festival ha dedicato al
Piccolo Principe…
“Quando si affronta un classico bisogna al tempo
stesso avere un profondo rispetto per l’autore e
trovare una via personale. Il Piccolo Principe, per
un attore, è un punto di arrivo. Chiunque vuole cimentarsi
con le pagine di Saint-Exupéry, è un capolavoro.
Con la mia interpretazione ho cercato di
portare il testo fuori dalla definizione di ‘favola per
bambini’, per restituire allo spettatore il suo senso
più profondo, esaltando i dettagli, portando in superficie
aspetti più celati”
Grazie anche alle musiche straordinarie sulle quali
ha fatto planare la sua voce
“Una opportunità unica, che solo un Festival dalla
rilevanza internazionale come questo poteva offrirmi.
Ho interpretato ‘Il Piccolo Principe’ nel 2009
alla Rocca Sforzesca di Imola per il concerto inaugurale
della manifestazione e, in quella occasione,
le musiche erano di Glass, Bacalov, Penderecki,
Maurizio Fabrizio, composte per lo spettacolo.
Quattro grandi maestri della musica, la mia voce è
decollata, ho avuto l’impressione che si separasse
dal corpo, fluida, come le orchestrazioni che la accompagnavano”
Lei, a Emilia Romagna Festival ha portato anche
pagine più intime, tratte da biografie illustri.
“Si, nel 2010 a Codigoro, nella Sala delle Stilate
dell’Abbazia di Pomposa, ho presentato le lettere
tra Fryderyk Chopin e George Sand, una corrispondenza
che ha dentro di sé passione, romanticismo,
un alternarsi di emozioni, la traccia di un
amore profondo che, nella Parigi dei primi decenni
dell’800 superava ogni confine. Uno spettacolo
con il quale rivivere non solo due esistenze straordinarie,
ma anche un’epoca nella quale fare cultura
significava distruggere i conformismi. Un messaggio
attualissimo” ■
34
ELIO | L’ENTUSIASMO DEI GIOVANI
ELIO
CONCERTI CHE CERCANO DI TRASMETTERE ANCHE L’IDEA CHE SI POSSA
IMPARARE A CONOSCERE E QUINDI AD AMARE LA MUSICA CON LEGGEREZZA
Come possono convivere le sregolatezze di una
dissonante attitudine rock ironica e politicamente
scorretta e il rigore di una incisione
per l’etichetta simbolo della musica classica, la rigorosa
Deutsche Grammophon? Succede, quando
arriva sulla scena Elio che, con le sue Storie Tese,
sfiora il teatro dell’assurdo, da solo veste i panni
dell’impeccabile flautista. Una presenza costante, la
sua, nel corso degli anni all’Emilia Romagna Festival
Elio, se dovesse definire con una parola la sensazione
con la quale descrivere le sue performances al Festival,
che espressione userebbe?
“Stupore, sicuramente, per l’attenzione che il
pubblico qui riserva alle proposte, anche a quelle
meno consuete. Segno di una formazione, di una
preparazione che mi è sempre apparsa come una
delle missioni alle quali il direttore artistico Massimo
Mercelli tiene di più. Per me, cantante pop, si è
trattato del confronto con alcune pagine classiche
del repertorio internazionale. Con il flauto. E la
disponibilità all’ascolto, il grado di coinvolgimento è
il ricordo più bello che ho del Festival”
Al Festival le è sempre stato chiesto di uscire dalle
sue abitudini
“Si, Mercelli mi ha voluto qui come flautista, a
confronto, nello stesso cartellone, dei grandi maestri.
Ho accettato perché penso che portare le persone
che mai lì si erano avventurate a scoprire i territori
di un repertorio così importante sia più semplice
quando ad accompagnarli è uno che viene dal pop
come me: Ho sempre ritenuto che fosse un obbligo
morale avvicinare i ragazzi alla classica, dimostrare
che è piacevole, affascinante, per nulla seriosa.
Che possono divertirsi e imparare. E questo anche
attraverso le scelte del repertorio da eseguire”
L’ENTUSIASMO DEI GIOVANI | ELIO
35
L’ENTUSIASMO
DEIGIOVANI
La disponibilità all’ascolto, il grado
di coinvolgimento è il ricordo
più bello che ho del Festival.
Elio, è vero che Pierino e il Lupo ha
segnato la sua vita?
Come la versione del Barbiere di Siviglia, che lei ha presentato al
Festival nel 2011
“Si trattava di una versione da camera della celebre opera di
Rossini, ho cercato di restituirne i colori ancora prima della trama,
le caratterizzazioni dei personaggi, anche senza le voci, ho invitato
il pubblico a diventare parte del gioco che presentavamo sul
palco. Si tratta di concerti che, in maniera mai seriosa, cercano
di trasmettere non solo l’eleganza e la profondità di autori come
Rossini, ma anche l’idea che si possa imparare a conoscere e
quindi ad amare la musica con leggerezza”
Compito molto difficile
“Si, ma non per questo non va perseguito. Basta ribaltare il sentire
comune. Noi con le Storie Tese lo facciamo abitualmente con la
morale e le banalità correnti. Emilia Romagna Festival mi ha
aiutato proprio a smontare questi pregiudizi, in particolare quello
secondo il quale la musica classica è irraggiungibile, può essere
consumata solo da pochi. Abbiamo dimostrato, con il successo dei
concerti e con volti entusiasti dei più giovani che non è così”
“Si, ero un bambino e mia madre
mi portava a teatro. Ascoltando
una versione di Pierino e il Lupo è
nata la mia passione per la musica.
Da lì il desiderio di studiare flauto
al Conservatorio. Poi è venuto il
pop, il successo con le Storie Tese,
ma la classica, grazie proprio a
Pierino il Lupo è la base della mia
formazione”
Quindi il Festival è anche una
occasione per tornare alle sue
‘radici’
“Certo, esibirmi con I Fiati
Associati, dei quali faccio parte
con Massimo Mercelli e altri
importanti solisti, è stata una
bella occasione per immergermi
nuovamente nel fascino da
cabaret, un po’ fumoso, un po’
dissacrante dell’Opera da Tre
Soldi di Kurt Weill, ad esempio.
Uno che in fondo, un approccio
alla realtà in maniera irriverente
come piace a me, lo ha sempre
avuto!” ■
36
DARKO BRLEK | UNA RESPONSABILITÀ SOCIALE
DARKO
BRLEK
Direttore Generale e
Artistico del Festival
Ljubljana ed ex Presidente
dell’EFA
UNA
RESPONSABILITÀ
SOCIALE
Darko Brlek, direttore generale e artistico del Festival
Ljubljana, clarinettista, è stato presidente
dell’EFA, European Festivals Association, che raccoglie
più di cento Festival da oltre quaranta paesi.
Emilia Romagna Festival è uno di questi. Brlek è
stato più volte ospite della manifestazione come
musicista. L’ultima nel 2019 con la Georgian Chamber
Orchestra Ingolstadt
Mr Brlek, come musicista e come presidente dell’EFA
dal 2005 al 2017, cosa significa per lei l’Emilia Romagna
Festival?
“È un festival unico. La sua peculiarità è quella
di offrire una programmazione che attraversa
la Regione, unendo l’alta qualità della musica
proposta con le attrattive artistiche dei bellissimi
luoghi che la ospitano. Io sono stato davvero felice di
aver partecipato al festival, una grande esperienza
che spero di ripetere in futuro”
Quali sensazioni, in particolare, la legano al Festival?
“È la stessa idea del festival, la maniera nella quale
è concepito, tanti posti diversi, un pubblico attento,
a renderlo così affascinante. Mi piace la maniera
nella quale il festival vibra, la possibilità di incontrare
persone nuove e meravigliosi musicisti. Queste
connessioni sono molto importanti per me, sono
parte della vita di un musicista e della sua crescita,
anche per il mio lavoro come direttore artistico
del Festival Ljubljana, dove ho avuto occasione di
sviluppare la realizzazione con alcuni degli artisti
incontrati lì, che sono poi stati nostri ospiti”
Che relazione musicale ha instaurato con il Direttore
del Festival, Massimo Mercelli?
“Massimo Mercelli è uno dei più grandi flautisti
del mondo. Abbiamo suonato insieme molte volte,
lavoriamo benissimo insieme. Entrambi siamo
adesso membri onorari della European Festivals
Association e fui io a suggerire che Emilia Romagna
Festival diventasse membro dell’EFA. Massimo
ha suonato con grandi artisti e orchestre, come
Yuri Bashmet, Krzysztof Penderecki, Philip Glass,
Richard Galliano, Berliner Philharmoniker, Cameristi
della Scala, Prague Philharmonic, St. Petersburg
Philharmonic, Moscow Chamber Orchestra e molti
altri ed è un onore lavorare con lui”
Che ruolo ha l’EFA nella promozione della musica?
“EFA è il più antico network di festival europei, il suo
ruolo è connettere festival di musica, danza, teatro
e multidisciplinari e riunire artisti di talento europei
e oltre. La sua principale visione è creare una rete
tra festival piccoli e grandi, farli sentire parte di una
comunità, e aiutarli a entrare in relazione. La musica
è un aspetto importante della vita di ognuno di noi
e EFA promuove la cultura del suono, è al fianco dei
musicisti e sostiene l’offerta artistica dei festival,
contribuendo alla loro crescita”
Che principi hanno ispirato il suo lavoro come presidente
dell’EFA?
“Come presidente e come membro del board, ho
messo al centro del mio lavoro il dialogo. Sono
cinque le aree di intervento, lo scambio artistico e
UNA RESPONSABILITÀ SOCIALE | DARKO BRLEK
37
LA MUSICA È UN ASPETTO IMPOR-
TANTE DELLA VITA DI OGNUNO DI NOI
E EFA PROMUOVE LA CULTURA
DEL SUONO.
culturale, la collaborazione,
far crescere la
prossima generazione
di organizzatori di
festival, dialogare con le
istituzioni, scambiare le
nostre conoscenze con i
colleghi di ogni parte del
mondo. Obiettivi che non
sarebbero possibili senza
un piano organizzativo
al quale prendono
parte tutti i componenti
dell’EFA. Durante la mia
presidenza, ho promosso
importanti cambiamenti.
La nostra sede è stata
trasferita a Brussels,
sono nate nuove attività
e nuovi progetti, come
The Festival Academy,
the European Label for
Festivals e l’Associazione
ha triplicato il suo budget,
ed è in grande salute”
EFA è stata fondata nel
1952: come è cambiata la
sua visione negli anni?
“Nel 1952 una assemblea di
15 festival fondò la European
Festivals Association, come
risultato del dialogo tra due
grandi europei: il filosofo
svizzero Denis de Rougemont e
l’artista ucraino Igor Markevitch.
La loro visione era basata sulla
qualità e la responsabilità
sociale dei festival, che era la
logica risposta alla Seconda
Guerra Mondiale, e l’EFA ebbe
un ruolo come Ambasciatrice
di Pace durante la Guerra
Fredda. Adesso i festival hanno
un network, comunicano,
scambiano opinioni, esperienze
e idee. L’Associazione è una
piattaforma per condividere
informazioni e coltivare relazioni
con le realtà politiche. Quando
la società cambia, i festival
cambiano, perché la riflettono.
Oggi l’EFA riunisce più di 100
festival in oltre 40 paesi, e uno
di questi è il nostro Festival
Ljubljana” ■
EFA
EUROPEAN FESTIVALS
ASSOCIATION
kathrin deventer
Segretario Generale dell’EFA
FINESTRE
SUL
MONDO
FINESTRE SUL MONDO | KATHRIN DEVENTER
39
Signora Deventer, ci racconta quali sono le realtà che fanno parte
di EFA?
“Sono festival di musica, danza, teatro e multidisciplinari. È grazie
ai festival aderenti che EFA è una associazione aperta, influente,
un luogo di incontro per tutte le iniziative che vogliono sentirsi parte
di una grande comunità di festival. L’intento centrale rimane, sin
dalla sua nascita nel 1952, quello di promuovere la musica. Igor
Markevitch, uno dei padri fondatori di EFA, era un importante direttore
d’orchestra e voleva che i festival si unissero, per sviluppare
proficue forme di collaborazione. Ancora oggi EFA è una comunità
dedicata agli artisti, alla musica e al pubblico. Il ruolo principale di
EFA, in un mondo in continuo cambiamento per la digitalizzazione
e la globalizzazione, è mettere in connessione gli organizzatori dei
festival per informare, ispirare ed arricchire la scena e aumentare
le opportunità per i musicisti di viaggiare”
Come si sviluppa il vostro lavoro?
“EFA fornisce servizi ai festival, è il più antico network europeo di
festival! È stato pensato come un ponte che deve unire gli organizzatori
con il mondo che gravita intorno e creare connessioni. Tutto
questo per rendere sempre più ampia l’offerta artistica e le opportunità
di lavoro. Far approdare i festival su una piattaforma
internazionale, promuoverli con il sito, i social media, il dialogo con
le istituzioni, e al tempo stesso dare loro visibilità locale.”
Un obiettivo che, adattandosi ai tempi, è rimasto lo stesso dal 1952
Essere una comunità di persone e organizzazioni che lavorano insieme
per l’arte e gli artisti e, allo stesso tempo, ‘usano’ l’arte per
un fine politico, evitare i conflitti contribuendo al dialogo interculturale
in Europa e nel mondo”
ANCORA OGGI EFA È
UNA COMUNITÀ DEDI-
CATA AGLI ARTISTI, ALLA
MUSICA E AL PUBBLICO.
Che relazione ha instaurato EFA con il concetto di Europa?
“Se EFA in passato ha scelto un orizzonte, questo è l’Europa, non
una Europa fine a se stessa, ma come passaggio intermedio verso
la globalità. Essere un membro dell’EFA significa diventare parte
dell’Europa e dei suoi valori. I festival raggiungono un pubblico di
10 milioni di persone in Europa e hanno la responsabilità di abbracciare
questa grande idea di comunità che c’è dietro l’Europa
e EFA cerca di essere uno stimolo per avere consapevolezza
di questa responsabilità. Essere coinvolti con lo sviluppo artistico,
culturale, sociale e civico dell’Europa è il valore più importante che
offriamo ai nostri membri. L’EFA aggiunge ai festival una dimensione
translocale e transnazionale che va al di là del fatto artistico,
raggiungendo la burocrazia, i politici, i media, le Università. La
voce dell’EFA dovrebbe essere ascoltata su più piattaforme, in più
congressi e in più media. Quanti più saremo, più facilmente realizzeremo
questa missione”
I festival sono finestre sul mondo,
frutto di diverse espressioni artistiche.
Io vorrei che oltre alla qualità,
l’accesso alla diversità fosse il compito
più alto per un festival oggi.
Quanto è importante la ‘diversità culturale’ per un festival europeo?
“La diversità è il DNA dell’Europa e di tutte le comunità. I festival
sono finestre sul mondo, frutto di diverse espressioni artistiche. Io
vorrei che oltre alla qualità, l’accesso alla diversità fosse il compito
più alto per un festival oggi”
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FRANCESCO PERROTTA | SPERIMENTAZIONE DI SINERGIE
Quello che conta è che si tratti di festival ben strutturati,
disponibili a sperimentare sinergie tra loro.
SPERIMENTAZIONE
DISINERGIE
FRANCESCO
PERROTTA
Francesco Maria Perrotta è il presidente di
ItaliaFestival, l’associazione nata 34 anni
fa all’interno dell’AGIS, l’Associazione
Generale dello Spettacolo, della quale
fanno parte 29 festival italiani e 5 reti di
festival
Francesco Maria Perrotta, quali sono
le realtà che l’Associazione di cui è
Presidente rappresenta?
“ItaliaFestival riunisce i più importanti
festival italiani nei diversi settori, dalla
danza alla musica al teatro, e alla
letteratura, sino alle manifestazioni
multidisciplinari. Un insieme di
iniziative geograficamente diffuse sul
tutto il territorio che restituisce bene
l’immagine del nostro paese come
di un luogo solcato da una grande
vitalità creativa”
Quali sono i compiti principali
dell’Associazione?
“Noi siamo un tramite tra i diversi
festival e tutte le realtà che, in Italia,
lavorano nel settore della cultura e
dello spettacolo, sia quelle istituzionali
che quelle private. Penso in particolare
alla SIAE e alla funzione importante
che svolge il MIBACT, che è oggi il
nostro interlocutore principale, per la
sua funzione centrale di sostegno ai
festival”
SPERIMENTAZIONE DI SINERGIE | FRANCESCO PERROTTA
41
Quale è l’obiettivo più significativo raggiunto da ItaliaFestival
durante la sua presidenza?
“Sicuramente l’aumento considerevole dei Festival che hanno
aderito all’Associazione e lo sviluppo dei servizi che offriamo
a chi fa parte di ItaliaFestival, soprattutto la comunicazione,
la promozione, le relazioni internazionali, lo sviluppo delle
collaborazioni con i festival europei, l’assistenza e la consulenza
per accedere ai finanziamenti erogati dal FUS, il Fondo Unico
per lo Spettacolo”
Esiste una tipologia che caratterizza i Festival associati?
“Li unisce solo la qualità e l’originalità dei cartelloni, le realtà
che fanno parte di ItaliaFestival sono molto diverse, si va
dalle manifestazioni storiche, come Spoleto e Emilia Romagna
Festival, a quelle più giovani. Quello che conta è che si tratti di
festival ben strutturati, disponibili a sperimentare sinergie tra
loro, collaborazioni dalle quali tutti possono trarre vantaggi”
I festival sono sempre più strumenti di promozione del territorio
“Noi sosteniamo il turismo culturale che, proprio grazie ai festival,
continua a essere in crescita. I concerti, gli spettacoli, servono
anche a far conoscere luoghi poco noti del nostro paese, borghi,
scenari naturali. I festival sostengono il turismo, noi abbiamo un
accordo con ENIT e con il Ministero degli Esteri per favorire la
conoscenza dei posti incantevoli dove queste manifestazioni si
svolgono”
Attenzione per il territorio, che a Emilia Romagna Festival è
particolarmente presente
“Sicuramente il Festival ha contribuito alla grande apertura
culturale della Regione, nei suoi venti anni di attività. Grazie a una
offerta artistica sempre molto elevata, a una forte varietà delle
proposte e a una direzione artistica, quella di Massimo Mercelli,
il nostro responsabile della musica, che ha un doppio punto
di vista, quello del musicista, e quindi attento alla creatività, e
quello manageriale. Oltre a uno sguardo sempre molto attento
rivolto oltreconfine” ■
Noi sosteniamo il turismo culturale che,
proprio grazie ai festival, continua a
essere in crescita.
BIOGRAFIE
44
BIOGRAFIE | I PROTAGONISTI RACCONTANO
Luis Bacalov
Il pianista e compositore argentino Luis Bacalov ha ottenuto il Premio Oscar nel 1995 per la colonna sonora
del film Il Postino. Riconoscimento a una carriera ricchissima che comprende una vasta attività come
arrangiatore di cantanti della tradizione melodica italiana, da Claudio Villa a Sergio Endrigo, con il quale
avviò una collaborazione durata 20 anni, sino a Gianni Morandi. Per il cinema, ha scritto le musiche per
pellicole come Il Vangelo secondo Matteo e A ciascuno il suo. Quentin Tarantino ha utilizzato una parte della
sua colonna sonora per Il grande duello per il film Kill Bill. È scomparso nel 2017.
Ramin Bahrami
Ramin Bahrami è considerato uno dei più originali interpreti di Bach al pianoforte. Bahrami si è esibito in
importanti festival pianistici tra cui “La Roque d’Anthéron”, Festival di Uzés, il Festival “Piano aux Jacobins”
di Toulose, il Tallin Baroque Music Festival in Estonia e il Beijing Piano Festival in Cina, Festival di Brescia
e Bergamo, Ravello Festival ed in prestigiose sedi italiane come il Teatro alla Scala di Milano, la Fenice di
Venezia, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma… Ha avuto il privilegio di inaugurare la stagione di musica da
camera di Santa Cecilia a Roma e il Beethoven Festival di Varsavia in collaborazione con il flautista Massimo
Mercelli, con cui ha registrato le sonate per flauto e piano per Decca.
Darko Brlek
Darko Brlek è il Direttore Generale ed Artistico del Festival di Ljubljana. Nel 1991 è diventato il più giovane
direttore del Teatro Sloveno dell’Opera Nazionale. L’anno successivo è anche diventato il più giovane direttore
del Festival di Ljubljana. Dopo essere diventato Vice Presidente dell’Associazione dei Festival Europei (EFA)
nel 1997, ne ha ricoperto la carica di Presidente, dal 2005 al 2017. Il 4 luglio 2018 Darko Brlek ha ricevuto il
prestigioso premio nazionale, dal Presidente della Repubblica della Slovenia, per merito al contributo alla
cultura del suo paese e per l’eccellenza e fama internazionale degli eventi artistici e culturali che cura. È un
attivo concertista di clarinetto e si esibisce regolarmente sui palchi di tutto il mondo.
Silvia Colasanti
La compositrice Silvia Colasanti si è formata al Conservatorio Santa Cecilia di Roma e si è poi perfezionata
all’Accademia Musicale Chigiana e all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, ricevendo dal
Presidente della Repubblica il Premio Goffredo Petrassi quale migliore diplomata in composizione. Ha
scritto per musicisti come Yuri Bashmet e David Geringas, cui ha dedicato, tra gli altri, Tango for David
(2018), su commissione del Teatro Comunale di Bologna, i Solisti di Mosca e Salvatore Accardo. Ha scritto
opere su commissione dell’Accademia Chigiana e del Maggio Musicale Fiorentino. Dalla collaborazione con
Mariangela Gualtieri della Compagnia Teatro Valdoca nasce il lavoro per voce e orchestra Dal paese dei
rami.
Kathrin Deventer
Kathrin Deventer è segratario Generale dell’EFA, European Festivals Association e co-fondatrice e membro
del board della European House for Culture.
Tantissimi gli incarichi istituzionali rivestiti, con la finalità, come lei dice, di creare un senso di collaborazione
e di interazione tra le realtà che fanno parte di EFA, mettendo insieme vedute e opinioni in una discussione
aperta. Ha un interesse particolare per il ruolo della cultura nella società civile e nello sviluppo dell’Europa.
Elio
Musicista virtuoso, cantante, attore, Elio è una delle personalità maggiormente multiformi e originali del
pop italiano. Con le sue Storie Tese, fondato nel 1980, ha portato il rock nel territorio dell’assurdo, arrivando
sempre ai vertici delle classifiche, seguito da un pubblico di ogni età. Solida formazione strumentistica, suona
il flauto, diplomato alla Scuola Civica del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, alterna con disinvoltura
la partecipazione al Festival di Sanremo (dove con il suo gruppo è stato quattro volte), a quella a rassegne
come Emilia Romagna Festival, dove ha presentato anche la sua versione di Pierino e il lupo.
I PROTAGONISTI RACCONTANO | BIOGRAFIE
45
Richard Galliano
Se c’è un artista che ha fortemente contribuito a diffondere la cultura del bandoneon nel mondo è
sicuramente il musicista e compositore francese Richard Galliano. Al fianco negli anni 70 dei grandi
interpreti della chanson francaise, come Claude Nougaro, Barbara, Serge Reggiani, Charles Aznavour,
Serge Gainsbourg, deve l’originalità della sua proposta all’incontro con Astor Piazzolla. Da lì nasce il ‘new
musette’, rilettura contemporanea della tradizione francese del ‘musette’, che lo farà divenire uno dei solisti
più amati al mondo. Dal jazz al repertorio classico, da Mozart a Nino Rota, Richard Galliano è comparso con
frequenza nel cartellone di Emilia Romagna Festival.
Sofija Gubajdulina
Sofija Gubajdulina nasce a Čistopol’, nella repubblica russa del Tatarstan, all’epoca in Unione Sovietica. Ha
studiato pianoforte e composizione al Conservatorio di Kazan’, diplomandosi nel 1954. A Mosca ha intrapreso
ulteriori studi al Conservatorio con Nikolaj Pejko fino al 1959 e poi con Šebalin fino al 1963. La sua musica
fu definita ‘irresponsabile’ dal regime sovietico, ma, tra molte difficoltà riuscì a esprimere la sua visione
modernista in numerose opere, tra avanguardia e riferimenti folklorici. La sua notorietà all’estero inizia nel
1980, quando il violinista Gidon Kremer eseguì il suo concerto per violino e orchestra Offertorium. Da allora
sono state tantissime le commissioni e le rappresentazioni dei suoi lavori nei maggiori festival internazionali.
Massimo Mercelli
Massimo Mercelli, l’inventore e il Direttore Artistico di Emilia Romagna Festival, è il flautista che vanta al
mondo le più importanti dediche e collaborazioni con i maggiori compositori.
Hanno scritto per lui o ha eseguito le prime assolute di personalità del calibro di Penderecki, Gubajdulina,
Glass, Nyman, Bacalov, Galliano, Morricone, Sollima, tutti artisti passati, nelle diverse edizioni, dal Festival.
Nell’agosto 2008 si è esibito come solista nella prima assoluta della cantata di Ennio Morricone Vuoto
d’anima piena diretta dal compositore stesso e ha partecipato, alla Filarmonica di Varsavia, al festival
dedicato ai 75 anni di Krzysztof Penderecki. Nella stagione 2009-10 ha effettuato la prima esecuzione
mondiale del concerto per flauto ed orchestra di Michael Nyman a lui dedicato. Nel gennaio 2011 ha suonato
alla Čajkovskij Hall di Mosca sotto la direzione di Yuri Bashmet eseguendo Contrafactus che Giovanni Sollima
ha scritto per lui.
Nel novembre 2018 è stato l’unico italiano invitato a partecipare al Festival per gli 85 anni di Krzysztof
Penderecki esibendosi come solista alla Filarmonica di Varsavia. In occasione del suo sessantesimo
compleanno nel maggio 2019 ha eseguito al Teatro alla Scala di Milano 3 brani a lui dedicati da Penderecki,
Nyman e Sollima.
Ennio Morricone
Maestro riconosciuto della composizione contemporanea, Ennio Morricone deve la sua fama internazionale
alle tantissime colonne sonore per film realizzate nel corso di una lunghissima carriera. Titoli entrati nella
storia del cinema, come Per un pugno di dollari, C’era una volta in America e The Mission, hanno conquistato
il pubblico anche grazie all’andamento evocativo e fortemente suggestivo delle sue partiture.
Ha studiato composizione con Goffredo Petrassi al Conservatorio di Santa Cecilia, e, oltre ai temi per i film,
ha un’intensa attività come compositore di opere, come quella che ha scritto per Emilia Romagna Festival.
Oscar alla carriera nel 2007, Oscar per le musiche di The Hateful Eight nel 2016.
Noa
Achinoam Nini, nota come Noa, è una cantante israeliana di origine yemenita, cresciuta negli Stati Uniti. Ha
condiviso il palco con star come Sting, Pat Metheny, Quincy Jones, Stevie Wonder, Andrea Bocelli e molti altri.
È anche il primo Ambasciatore di buona volontà di Israele per la FAO, l’Organizzazione per l’alimentazione
e l’agricoltura dell’ONU.
Noa ha scritto i testi e ha registrato la canzone Beautiful That Way per il film vincitore dell’Oscar La Vita è
Bella e realizzato la canzone My Heart Calling per il film Jeanne d’Arc.
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BIOGRAFIE | I PROTAGONISTI RACCONTANO
Michael Nyman
Michael Nyman è un pianista e compositore inglese, celebre soprattutto per la sua attività come autore
di colonne sonore. Un lavoro iniziato con una lunga e fattiva collaborazione, dal 1967, con il regista Peter
Greenaway. La notorietà internazionale arriva con la scrittura delle musiche per il film Lezioni di piano
del 1993. Parallelamente si dedica a una importante carriera di compositore in ambiti diversi, repertorio
eseguito dalla sua Michael Nyman Band con la quale suona nei più prestigiosi teatri del mondo. È stato tra
i primi a usare la definizione ‘minimalismo’ nella musica nel 1969.
Krzysztof Penderecki
Il compositore polacco Krzysztof Penderecki è stato uno dei principali esponenti della musica contemporanea.
Richiamandosi inizialmente alle esperienze della scuola di Darmstadt, ha approfondito la ricerca timbrica,
dimostrando interesse per la vocalità (soprattutto corale), per temi filosofico-religiosi e per la sperimentazione
sonora. A partire dagli anni settanta, si è invece rivolto al recupero di forme della tradizione storica. Tra le
sue opere più significative, Threnos per le vittime di Hiroshima per cinquantadue archi, Polymorphia per
quarantotto archi, Stabat mater, Passio secundum Lucam, Requiem, Credo, Phedra. Tra le realizzazioni
più recenti si ricordano Fanfarria real per orchestra e Chaconne, requiem in onore di Giovanni Paolo II.
Fortissimo il suo legame con Emilia Romagna Festival, una collaborazione iniziata con il concerto del 2 luglio
2002 in Piazza Maggiore con il Coro dell’Emilia Romagna Festival e la Lithuanian Philharmonic Orchestra e
culminata il 22 settembre 2013 con l’esecuzione delle sue musiche interpretate dall’Orchestra da Camera
di Perugia, solista Massimo Mercelli al Teatro Masini di Faenza.
Francesco Maria Perrotta
Francesco Maria Perrotta è Presidente di Italiafestival dal 2014. L’Associazione è nata 34 anni fa in seno
all’Agis, l’Associazione Generale dello Spettacolo e costituisce un mix tra festival strutturati e già molto
conosciuti anche in ambito internazionale, e altri che pur meno conosciuti dal grande pubblico hanno una
forte vocazione internazionale e un solido radicamento con i territori. Italiafestival svolge un ruolo attivo
nell’ambito dell’EFA, European Festivals Association, il più importante network internazionale di festival con
sede a Bruxelles.
Giovanni Sollima
Musicista, compositore, grande divulgatore, il violoncellista Giovanni Sollima è uno degli interpreti più
importanti del sentire ‘democratico’ nel fare musica. I suoi 100Cellos hanno fatto del coinvolgimento,
dell’incontro, della collaborazione il segno identitario di una pratica sonora unica. Direttore artistico nel
2013 e nel 2014 della Notte della Taranta, ha collaborato con artisti pop e con interpreti classici. Il suo nome
è fortemente legato a Emilia Romagna Festival per la scrittura di Contrafactus, brano eseguito sino a oggi
170 volte.
Catherine Spaak
Attrice di punta del grande cinema italiano, Catherine Spaak esordisce sul grande schermo nel 1960, diretta
da Alberto Lattuada nel film I dolci inganni. Da allora, passando attraverso pellicole come Il sorpasso di Dino
Risi e La noia di Damiano Damiani, diventa una delle protagoniste della cultura e dello spettacolo nazionali.
All’attività nel cinema affianca una ricerca sulle possibilità poetiche e sonore della sua voce, che l’hanno
portata a collaborare, nel corso degli anni, con Emilia Romagna Festival, dove ha presentato, tra l’altro, una
sua personale interpretazione di classici come Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.
ph Mariano Mercelli
STAFF & ORGANIZZAZIONE
Presidente e Direttore Artistico
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Donato D’Antonio vice presidente
Franco Fabbri consigliere
Franco Gaddoni consigliere
Silvia Poli consigliere
Gestione organizzativa e amministrativa
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Laura Beatrice Ferrari
Emilio Vallorani
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Camilla Padovano
Ufficio stampa
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Tel. 0542 25747 info@erfestival.org - Direttore Artistico MASSIMO MERCELLI