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Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n. 98 giugno 2020

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RENZO MARCONI, Presidente Asproflor

Il comparto florovivaistico ha

pagato un prezzo molto duro nel

corso dell’emergenza, a causa

del crollo del mercato. Come si

presenta il settore nel momento

della riapertura?

Il nostro comparto è molto complesso

e con tipologie produttive

molto differenti.

In Piemonte sono circa 900 le aziende

florovivaistiche, iniziando da quelle

che producono fiori recisi stagionali

(rose, lillium, hortensie, fronde) che

avendo un limitatissimo periodo di

vendita e una commercializzazione

mirata nelle festività registrano un

danno reale del 100% non più recuperabile.

Altre aziende producono fiori

stagionali in vaso (gerani, petunie,

impatiens, dipladenie, begonie ecc)

con un altissimo tasso di tecnologia,

che hanno perso totalmente i primi

lotti in produzione per il fermo temporaneo

dei canali di vendita (- 25/30%).

Numerose aziende producono piante

d’alto fusto, arbusti da fiore, acidofile

ecc. per cui il blocco dell’export e il

fermo vendite italiano ha significato

un mancato fatturato del 30-40%.

Il settore del Garden center, floricolture

e vivai con la vendita al dettaglio,

perdendo i giorni migliori e con un

clima favorevole, registrano mancati

incassi superiori al 50%, poi però grazie

alle riaperture c’è stato un buon

volume di vendite. Un intero settore di

aziende invece, molto importante per

Asproflor, sta subendo danni pesantissimi

ed è ancora a reddito zero dopo 3

“RICOMINCIARE SENZA

DIMENTICARE LA BELLEZZA”

mesi! Sono tutte quelle che utilizzano

come canale di vendita quasi esclusivo

le mostre e le fiere per appassionati ed

amatori, ancora bloccate ma soprattutto

concentrate nei mesi di marzo,

aprile e maggio.

Per Asproflor, la ripresa dell’attività

è quindi in chiaroscuro e riteniamo

fondamentale ma non sufficiente contrastare

la perdita di liquidità delle

aziende più colpite. Il comparto florovivaistico

è l’unico settore agricolo che

non ha mai avuto interventi di sostegno

dedicati, (PAC, OCM, ecc) per il

futuro di molti giovani che hanno creduto

ed investito, per le molte famiglie

che ne traggono l’unica fonte di reddito,

per i numerosi lavoratori stagionali.

Asproflor chiede più attenzione anche

attraverso la promozione, la cultura e

la diffusione della bellezza e l’utilità

sociale del verde e delle fioriture.

Quali potrebbero essere le

sinergie pubblico/private utili al

rilancio?

Sicuramente proseguire l’esperienza

del marchio “Comuni Fioriti”: in 15

anni di storia, il progetto ha coinvolto

circa 2000 comuni italiani e oggi

sono oltre 180 quelli che possono

esporre il cartello Comune Fiorito

che certifica l’attenzione per la qualità

della vita nel proprio territorio. Evolvendosi

con le aspettative dei cittadini

e l’attenzione degli amministratori,

il marchio si impegna oggi per il miglioramento

dell’ambiente di vita, lo

sviluppo dell’economia locale, l’attrattiva

turistica, il rispetto dell’ambiente,

la salvaguardia del legame sociale

e in particolare l’utilizzo della pianta

nello sviluppo di spazi pubblici.

Per rilanciare il settore si

dovranno trovare nuove

modalità di vendita e

commercializzazione?

Durante il periodo della chiusura

molte aziende hanno dimostrato una

grandissima duttilità e capacità di

adattamento e si sono trasformate in

“corrieri della bellezza”, consegnando

a domicilio fiori e piante, particolarmente

apprezzata dalla clientela costretta

in casa dal lockdown.

Inoltre, per tutto il mese di maggio,

Asproflor in collaborazione con Uncem

ha proposto ai comuni italiani il

progetto “SOSTENIAMO LA FLORI-

COLTURA ITALIANA”, una fornitura

di fiori estivi ad un prezzo agevolato.

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