PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - luglio-agosto 2020
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale) Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
PortavoceN. 5 - LUGLIO-AGOSTO 2020di san Leopoldo MandićMensile - anno 60 - n. 5 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PDIL PAPA: LA FAMIGLIA,IL DONO PIÙ GRANDECOME PREGAREIN COPPIASAN LEOPOLDO NELLA VITADI DUE SACERDOTI
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Portavoce
N. 5 - LUGLIO-AGOSTO 2020
di san Leopoldo Mandić
Mensile - anno 60 - n. 5 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
IL PAPA: LA FAMIGLIA,
IL DONO PIÙ GRANDE
COME PREGARE
IN COPPIA
SAN LEOPOLDO NELLA VITA
DI DUE SACERDOTI
PER RICEVERE LA RIVISTA
UN ANNO = 9 NUMERI, CON CALENDARIO
Quota associativa
Italia € 20
Europa € 30
Altri Paesi USD 38
sostenitore da € 50
Portavoce
di san Leopoldo Mandić
Periodico di cultura religiosa
dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»
Direzione, Redazione, Amministrazione
Associazione «Amici di San Leopoldo»
Santuario san Leopoldo Mandić
Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova
Sito internet
www.leopoldomandic.it
Direttore e Redattore
Giovanni Lazzara
Dir. Responsabile
Variazione in corso di registrazione
Hanno collaborato a questo numero
Fabio Squizzato, Flaviano G. Gusella,
Andrea Blanco, William Cardona,
Pietro Brazzale, Ivano Cavallaro,
Luciano Matichecchia, Giacinto Magro,
Alfredo Pescante, Antonia Di Lenna, S.Z.
e Fabio Camillo
versamento su conto corrente postale
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L’associazione, che dà diritto di ricevere la rivista, può decorrere
da qualsiasi mese dell’anno. Il cambio di indirizzo è gratuito:
segnalatecelo al più presto per lettera o email
Impaginazione
Barbara Callegarin
Stampa
Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)
Editore
Associazione «Amici di san Leopoldo»
Spedizione in abbonamento postale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale
di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,
n. 13870. Con approvazione ecclesiastica
e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini
Garanzia di riservatezza
Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san
Leopoldo Mandić garantisce che i dati personali
relativi agli associati sono custoditi nel proprio
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di sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente
alla normativa vigente, non possono essere ceduti
ad altri soggetti senza espresso consenso
dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente
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In copertina: capitello di san Leopoldo,
convento dei cappuccini di Padova
Le foto, ove non espressamente indicato, hanno
valore puramente illustrativo
Questa testata non fruisce di contributi statali
Chiuso in prestampa il 20 maggio 2020
e consegnato a Poste Italiane
tra il 15 e il 20 giugno 2020
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Fra Flaviano Giovanni Gusella
Santuario san Leopoldo Mandić
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Sommario
N. 5 LUGLIO-AGOSTO 2020 ANNO 60
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10
12
Editoriali
«SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA» / AI LETTORI / di Giovanni Lazzara
DUE ANNIVERSARI PER S. GIOVANNI PAOLO II E S. LEOPOLDO /
LA VOCE DEL SANTUARIO / di Flaviano G. Gusella
Attualità ecclesiale
PERISCOPIO CATTOLICO / a cura di Giovanni Lazzara
LA FAMIGLIA, IL DONO PIÙ GRANDE ALL’UMANITÀ / LA PAROLA DEL PAPA /
di papa Francesco
Società & solidarietà
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34
35
“ARRIVANO I NOSTRI”. VOLONTARI TRA I BAMBINI AMMALATI / di una volontaria
Fede & vita
COME PREGARE IN COPPIA. CONSIGLI PER LA CURA SPIRITUALE DEL MATRIMONIO /
di Andrea Blanco e William Cardona
San Leopoldo ieri e oggi
CRISTIANI PIÙ VICINI CON L’ECUMENISMO DEI SANTI E DEL SANGUE / di Pietro Brazzale
«PER IL RITORNO DEGLI ORIENTALI». GLI SCRITTI DELL’ANNO 1931 /
TRENT’ANNI CON SAN LEOPOLDO (1911-1941) / di Ivano Cavallaro
QUESTO SANTO È PER ME MAESTRO E CONFIDENTE / di don Luciano Matichecchia
LEOPOLDO, MIO PAPÀ E LA VOCAZIONE SACERDOTALE / di don Giacinto Magro
IL “VILLAGGIO PADRE LEOPOLDO” / a cura di Giovanni Lazzara
LA CHIESA DI CRISTO RE IN PADOVA / di Alfredo Pescante
LA MADONNA / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 5 / di Antonia Di Lenna
Rubriche
LA FOTO RACCONTA
LETTERE A PORTAVOCE / di Fabio Squizzato
GRAZIE, SAN LEOPOLDO / a cura della Redazione
VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione
CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.
LUGLIO-AGOSTO 2020 | PORTAVOCE | 3
SOCIETÀ & SOLIDARIETÀ
“Arrivano i nostri”
Volontari tra i bambini ammalati
d i u n a v o l o n t a r i a
La città di Padova per il 2020 è
“capitale europea del volontariato”.
Un riconoscimento
gratificante per la città, ma
anche per il Paese, e per
chiunque sia attivo in una realtà così
importante e ricca di solidarietà e
umanità in diversi aspetti della vita
cittadina.
Lo ricordava anche il presidente
della Repubblica Sergio Mattarella,
lo scorso febbraio, nel suo discorso
alla cerimonia d’inaugurazione
dell’evento (cf. box a p. 19). Il capo
dello Stato ha affermato: «L’Italia è
Una preziosa attività ospedaliera nella clinica
di Oncoematologia pediatrica di Padova
ricca di solidarietà. Lo è il Veneto. Il
volontariato ha radici antiche e profonde
nel nostro Paese, nelle molteplici
tradizioni culturali che esso
presenta. Padova ne rappresenta
una punta avanzata».
Tante sono le forme del volontariato,
comprendente migliaia di
associazioni, sia umanitarie sia religiose,
che intervengono nell’assistenza
agli anziani, ai malati, ai carcerati,
ai disabili. O che forniscono
accoglienza e appoggio alle persone
che si trovano in difficoltà. Associazioni
attive nei servizi a domicilio, di
pronto soccorso, e in altri settori di
intervento socio-umanitario.
Decidere di entrare nel mondo
del volontariato è sempre una scelta
di solidarietà, che implica prendersi
un impegno e dedicare gratuitamente
parte del proprio tempo agli
altri. Non per buonismo ma per fratellanza
umana.
16 | PORTAVOCE | LUGLIO-AGOSTO 2020
ANCHE IN OSPEDALE
Da decenni, all’interno della clinica
di Oncoematologia pediatrica
dell’Ospedale di Padova, un gruppo
di volontari opera quotidianamente
con i bambini ammalati, degenti
e in day hospital. Parlo di loro non
perché li ritengo più meritevoli di
altri, ma perché mi ha colpito il
loro nome singolare: Arrivano i nostri.
E dopo aver conosciuto questa
associazione, tempo fa ho deciso di
farne parte. Strada facendo mi sono
resa conto che essere volontaria
a Oncoematologia pediatrica vuol
dire fare una scelta non solo di solidarietà
verso chi soffre, ma soprattutto
d’amore e condivisione verso
un bambino o un adolescente che si
trova in seria difficoltà.
L’associazione è nata in sordina
agli inizi degli anni Novanta dalla
spontanea aggregazione di alcune
persone dedite all’animazione per
i piccoli pazienti oncologici. Quel
gruppo – sostenuto dal prof. Luigi
Zanesco, allora direttore della clinica
di Oncoematologia pediatrica
e oggi presidente dell’AIL (Associazione
Italiana contro le Leucemie
Linfomi e Mieloma) – è progressivamente
cresciuto fino a raggiungere
la struttura attuale di circa cinquanta
volontari, tra reparto degenze e
day hospital. Persone di diversa provenienza,
età e professionalità, che
si sono organizzate in gruppi giornalieri
lungo tutta la settimana
All’inizio degli anni Duemila, il
gruppo di volontari sono stati “battezzati”
Arrivano i nostri (AIN) dai
bambini degenti. E con questo nome,
che hanno assunto con entusiasmo,
sono conosciuti nell’ambito
ospedaliero e del volontariato. Sono
riconosciuti dalle più importanti
e note istituzioni Onlus nazionali
quali l’AIL (che peraltro si è assunta
l’onere assicurativo per tutti) e la
fondazione Città della Speranza.
Oggi si può accedere all’associazione
previ colloqui ad hoc con
volontari senior e psicologhe, sottoscrizione
del “decalogo”, seminari
preparatori e un adeguato periodo
di prova.
COSA FACCIAMO
L’associazione Arrivano i nostri,
tramite la presenza giornaliera di
volontari, promuove il benessere
dei pazienti attraverso lo svago, la
compagnia e il gioco secondo un
regolamento (decalogo) a suo tempo
studiato e scritto dai volontari stessi,
approvato e ratificato dai medici.
Questo decalogo, che sta alla base
del comportamento del volontario,
contiene le linee guida per operare
al fine del benessere dei pazienti e
delle loro famiglie, nel rispetto delle
diverse presenze etniche e religiose,
utilizzando attività ludiche, ricreative
e socializzanti, e la relazione interpersonale,
mai invadente.
L’obiettivo dei volontari Arrivano
i nostri è quello di rendere meno
gravosa l’esperienza della malattia
e del ricovero, a volte prolungato
nel tempo, realizzando momenti di
spensieratezza non solo per i bambini
e ragazzi malati, ma anche per
il genitore che è costantemente presente.
Nonostante le difficoltà della malattia,
credono che Oncoematologia
pediatrica possa diventare un luogo
dove si può ancora sorridere. Chi
I NUMERI DEL
VOLONTARIATO
Il Veneto risulta essere la terza
regione italiana per numero
di enti non profit presenti,
con un totale di quasi 30 mila
realtà, preceduta soltanto da
Lombardia e Lazio. A Padova,
tra capoluogo e provincia, nel
volontariato risultano attive
6.466 associazioni, di cui 2.015
solo nel Comune, che vuol dire 7
ogni mille abitanti!
soffre, infatti, ha bisogno di positività,
unitamente alle terapie.
UNA PRESENZA SIGNIFICATIVA
Il ruolo dei volontari è importante,
come ampiamente testimoniato dal
personale socio-sanitario e ancor
più dai bambini e loro familiari, con
parole che sono il dono migliore.
Chi scrive ha avuto l’opportunità di
leggere alcuni messaggi o lettere al
riguardo.
In una lettera arrivata dai genitori
di un bimbo divenuto un angelo,
si legge: «…da genitori, abbiamo vissuto
abbastanza a lungo all’interno
di questo reparto e abbiamo potuto
così conoscere la vostra disponibilità
e il vostro amore nei confronti dei
nostri bambini. Grazie per la vostra
presenza e per ciò che fate».
I volontari Arrivano i nostri sono
empaticamente vicini ai malati e alle
loro famiglie e, insieme, distaccati
quanto basta per non essere sopraffatti
dal dolore e non essere quindi
più in grado di svolgere al meglio il
loro ruolo. Non è sempre facile riuscire
a mantenere questo equilibrio,
ma è proprio grazie ai piccoli pazienti,
ai loro sorrisi uniti all’affetto
che possono esserne capaci.
Molti di essi, una volta tornati a
casa, ricordano più il lato piacevole
del periodo trascorso in degenza
che quello del dolore. E accade che,
per certe ricorrenze, alcuni che erano
stati ricoverati in reparto giungano
a portare un regalino e parole di
speranza ai ricoverati.
SPAZIO ALLE RELAZIONI UMANE
E ALLA CREATIVITÀ DEI BAMBINI
Nel rispetto delle esigenze dei pazienti,
degli operatori sanitari e
delle attività scolastiche, i volontari
cercano di adeguarsi ai gusti dei degenti
e alle loro diverse richieste anche
in termini di età, dal momento
che le presenze vanno dalla primissima
infanzia all’adolescenza. Oltre
alle diverse tipologie di gioco e ani-
LUGLIO-AGOSTO 2020 | PORTAVOCE | 17
“ARRIVANO I NOSTRI” VOLONTARI TRA I BAMBINI AMMALATI
Giochi creativi per i piccoli ricoverati sotto la guida dei volontari
mazione si utilizzano teatro, musica,
progetti di disegno, poesia, ecc.
Senza scendere nei dettagli, ecco
alcune attività usuali. Si usa molto
la pittura su formine di legno di vari
soggetti (scatole, animali, vassoi,
cornici, ecc.), su formine di alabastro
e gesso, su sassi e su t-shirt,
lasciando sempre libertà di scelta
ai bambini, che sono protagonisti
creativi e attivi. Per quanto riguarda
gli oggetti in legno, una menzione
particolare va ai “soggetti importanti”
predisposti durante la settimana
da William, lo storico volontario falegname,
e poi assemblati e dipinti
dai bimbi in reparto. Il bricolage
di vario tipo è sempre gradito e altrettanto
il decoupage su carta, su
ceramica, su appositi piatti in vetro,
impiegando carta di riso e carta con
i vari elementi decorativi. Vengono
realizzate collane e braccialetti con
le perline, mentre i Sabbiarelli (un
gioco creativo, semplice, sicuro e divertente,
atossico e che non sporca)
piacciono a grandi e piccoli. Si usano
pure materiali poveri e di riciclo.
Ciò che conta è lasciare correre la
fantasia dei bambini!
A seconda delle presenze, si eseguono
giochi di gruppo con le carte
e altri “classici” quali Monopoli,
Scarabeo, ecc.
Per quanto riguarda i più grandicelli
e gli adolescenti, è importante
favorire la partecipazione di più ragazzi
alla stessa attività allo scopo di
incrementare la socializzazione.
I volontari Arrivano i nostri propongono
anche alcune attività “stagionali”,
legate a occasioni speciali.
Per esempio, nel periodo natalizio,
ci si applica ai decori per l’albero
e alla classica tombola. Altre cose
ancora si fanno per Halloween o
per carnevale, come trucchi e maschere.
Nel periodo pasquale, c’è
il decoro di uova di polistirolo e la
rea lizzazione di un esclusivo “albero
di Pasqua”. Non possono mancare
lavoretti simpatici per la festa del
papà o della mamma e tanto altro
ancora.
Ma la giornata più importante
è sempre quella che Arrivano i nostri
organizzano per la sera del 31
dicembre: un evento speciale per
tutti i bambini ricoverati con la partecipazione
dei loro genitori e alcuni
familiari, con degustazioni varie,
maxi tombola e maxi regali, musica
e in chiusura di serata fuochi d’artificio
in cortile visibili a tutti.
Una delle volontarie mi ha raccontato
che una ragazza, perfettamente
guarita, oggi più che ventenne,
ha voluto partecipare ancora e
contribuire alla festa dell’ultimo Capodanno.
Al termine della serata ha
detto con entusiasmo: «È stato il più
bel Capodanno della mia vita. Non
credo ce ne saranno altri così entusiasmanti!”.
Concludo con le parole di una
volontaria (che ringrazio per alcune
fotografie di queste pagine) al termine
della nostra chiacchierata: «Vorrei
precisare, senza tema di retorica,
che per ogni volontario Arrivano i
nostri il rapporto “tra chi dà e chi
riceve” è più che un rapporto alla
pari. Perché chi ne esce arricchito è
il volontario». P
18 | PORTAVOCE | LUGLIO-AGOSTO 2020
Lo spettacolo dei fuochi d’artificio di Capodanno ammirato dal reparto
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA:
QUI IL VOLONTARIATO HA «RADICI ANTICHE E PROFONDE»
Padova è la prima città italiana che, in base al verdetto
di una giuria internazionale, va ad aggiungersi a
un elenco che comprende metropoli come Londra,
Lisbona e Barcellona. Padova, Capitale europea del
Volontariato: «un prestigioso riconoscimento», ha
affermato il Presidente Mattarella alla cerimonia di
inaugurazione, «alla città, alla sua cultura di solidarietà,
alla storia di donne e uomini che hanno lasciato tracce
preziose; e aperto strade su cui altri hanno potuto poi
camminare».
Diverse le figure che ha ricordato Mattarella: don Luigi
Mazzucato e il prof. Francesco Canova, fondatori di
Medici con l’Africa – Cuamm; monsignor Giovanni
Nervo, padre della Caritas italiana e della Fondazione
Zancan, e il suo collaboratore monsignor Giuseppe
Pasini, «un altro padovano mite e instancabile»;
Antonio Papisca, «giurista e uomo di pace», fondatore
del Centro Diritti umani dell’università di Padova, e
Tom Benetollo «che si è speso per la distensione,
l’accoglienza, l’integrazione»; il francescano
conventuale padre Placido Cortese, martire dei nazisti
che «si ribellò all’indifferenza» e si adoperò per salvare
ebrei e ricercati. Mattarella ha poi ricordato i tanti che
spesso nell’anonimato dedicano la loro vita agli altri e
alla comunità: dai volontari antincendio e dei corpi di
soccorso ai donatori di sangue. «Persone accanto ad
altre persone, che vivono e sviluppano il senso della
comunità, appunto il senso dello “stare accanto”.
Commette un errore chi pensa che l’impegno volontario
e i valori che esso trasmette appartengano ai tempi
residuali della vita e che non incidano sulle strutture
portanti del nostro modello sociale. Al contrario la
dimensione della gratuità, unita alla responsabilità
civica e a un forte desiderio di condivisione, produce
riflessi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della
vita sociale».
Ma “Padova, Capitale europea del Volontariato”, ha
continuato il Presidente, «al tempo stesso è una
responsabilità, un impegno che Padova assume affinché
questi mesi non si limitino alla pur legittima celebrazione
[…], ma rappresentino un avanzamento per l’intero
Paese, una stagione di crescita collettiva italiana. Il
volontariato è una energia irrinunziabile della società.
Un patrimonio generato dalla comunità, che si riverbera
sulla qualità delle nostre vite, a partire da coloro che si
trovano in condizioni di bisogno, o faticano a superare
ostacoli che si frappongono all’esercizio dei loro diritti».
«Il donare volontariamente il proprio tempo, il proprio
impegno, le proprie capacità mantiene un ruolo cruciale
per la fiducia nel futuro, nel recupero di quel che di
buono si è espresso nel corso del tempo, per la ripresa
della vita. Parliamo di valori antichi, ma sempre attuali.
La gratuità; il dono di sé; il disinteresse; la condivisione.
E, naturalmente, la costanza nell’azione».
(cf. Intervento del Presidente della Repubblica,
Padova, 7.2.2020)
SAN LEOPOLDO IERI E OGGI
«Per il ritorno degli Orientali»
Gli scritti dell’anno 1931
Trent’anni con san Leopoldo (1911-1941)
Il cammino spirituale del santo confessore
documentato dai suoi scritti in latino
d i I v a n o C a v a l l a r o
Sono due gli scritti in latino
stesi in quest’anno da padre
Leopoldo: uno, di una certa
ampiezza, datato 30 agosto
(a margine di una sua celebrazione
eucaristica nella Basilica
mariana di Monte Berico, a Vicenza)
e un secondo – brevissimo – recante
la data del 19 dicembre, molto vicino
alla festa del Natale.
In entrambi gli scritti, pur di diversa
lunghezza e datazione, si può
rilevare che nel corso del 1931 la
«crisi fiumana» 1 appare come quasi
completamente superata, in quanto
l’umile cappuccino padovano-croato
sembra aver «smesso di soffrire»
per la lontananza forzata dai fratelli
del suo popolo orientale, e si è
orientata ad adeguarsi alla volontà
divina. Come, del resto, aveva auspicato
il suo superiore provinciale
e padre spirituale Odorico da Pordenone
nelle due (già citate) lettere
di richiamo alle «nebbie» padovane.
L’ultima possibile resistenza, infatti,
sembra venire travolta dall’informazione
iniziale del primo degli
scritti che stiamo esaminando:
informazione apparentemente di
pura cronaca, ma in realtà tale da
accostare il fiat di padre Leopoldo
al fiat della ragazza di Nazaret cercata
per noi dall’amore caritatevole
di Dio, appassionatamente definito
Caritas dal santo confessore.
Ecco lo scritto di padre Leopoldo
(cf. foto a lato), prima in italiano e
dopo in latino: «Oggi ho avuto la
grazia di celebrare i Santi Misteri
all’altar maggiore della basilica
della Beata Vergine Maria di
Monte Berico» («Hodie habui gratiam
Sacrum celebrandi in Ara Maxima
Basilicae Beatae Mariae Virginis
Montis Berici»). Qui il solo nome di
Maria – in questo contesto – è sinonimo
del suo «sì». Il «sì» di Maria,
dunque, come ispiratore del «sì»
24 | PORTAVOCE | LUGLIO-AGOSTO 2020
di Leopoldo, imitatore, a sua volta,
del confratello cappuccino padre
Cristoforo di manzoniana memoria.
Il quale – richiesto del suo stato di
salute dalla “promessa sposa” Lucia
che, dopo lungo tempo, lo ritroverà
ammalato al lazzaretto (cf. il capitolo
36 dei Promessi sposi) – sembra
anticipare il santo cappuccino padovano,
con la celebre espressione:
«Come Dio vuole e come per sua
grazia voglio anch’io».
Alla base della “resa” di padre
Leo poldo ai voleri divini vi è una
nuova forte radice biblica che (come
abbiamo detto altre volte) il prof.
Sambin, da forte devoto dell’umile
cappuccino, non cessava di ricordare.
Anche qui diamo prima la traduzione
italiana e poi il testo latino,
sottolineando nuovamente l’importanza
del riferimento giovanneo (cf.
Giovanni 15,5) che poniamo alla fine
della nostra citazione. Scrive padre
Leopoldo: «Mi è evidentissimo il
disegno armonico della grazia di
Dio riguardo alla salvezza dell’umanità
[…]. Senza di me non potete
far nulla». Ed ecco il testo latino:
«Perspicua mihi est oeconomia
gratiae Dei quoad humanam salutem
[…]. Sine me nihil potestis facere».
La parola oeconomia indica un “disegno
armonico”, che potremmo intendere
come una sorta di progetto
sensato e assolutamente non immotivato.
Anche l’aggettivo iniziale della
citazione riveste un enorme interesse
dal momento che proviene dal
verbo perspicio, indicante una realtà
di fronte alla quale non ci possono
essere dubbi (o, se qualche dubbio
ancora “resisteva” in padre Leopoldo,
esso non poteva non cadere).
Adesso – siamo nel 1931 – è tutto
chiaro nel santo confessore “innamorato”
dei suoi fratelli orientali.
Tuttavia accettare i disegni divini
al riguardo (ossia lasciare il timone
della “barca dei desideri” nelle mani
più sicure del buon Dio) – come
peraltro aveva previsto il suo superiore
e amico padre Odorico da
Pordenone – non deve essere stato
facile né agevole.
Ce lo ricorda, a conclusione dello
scritto che stiamo esaminando, la
voce latina monet: indubbiamente
riferita a un volere divino che una,
per quanto piccola, ombra di sofferenza
ancora lascia nel santo, a sette
anni circa ormai dalla “ferita” ricevuta.
In questo caso presentiamo
prima il testo latino: «Ita Christus
Deus ullo modo violando humanam
libertatem cum monet imperat, prout
vult». I due verbi monet da un lato
e imperat dall’altro – sotto il profilo
strettamente grammaticale – vengo-
Vicenza, 30 agosto 1931
Oggi ho avuto la grazia di celebrare i Santi Misteri sull’altare maggiore
della Basilica della Beata Vergine Maria di Monte Berico.
Mi risulta chiaro il disegno di salvezza che viene dalla grazia di Dio, quello
che riguarda la salvezza dell’uomo: Cristo è lo stesso ieri, oggi e nei secoli;
Senza di me voi non potete far nulla; Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
Per questo motivo, il mio desiderio di ottenere il ritorno dei dissidenti orientali
all’unità cattolica è la medesima azione divina mediante la quale Cristo Signore
si degna, anche mediante il ministero, di portare alla salvezza eterna quei popoli.
Cioè: restando intatta la mia libertà, attraverso la mia volontà perfettamente
libera, egli si offre sul Santo Altare per la loro salvezza, così che io stesso,
pienamente libero di conoscere e di volere, ottempero ai suoi divini decreti. Così
Cristo Dio,
non violando per nulla la libertà umana, mentre l’ammonisce, le ordina quanto
egli vuole. Per questo oggi io rinnovo i miei voti a favore dei dissidenti orientali,
e per così dire ricomincio da capo. A Cristo Gesù Nostro Signore e alla Beatissima
Vergine Maria rinnovo i miei voti: caparra di questo sia la cura delle anime.
F. Leopoldo da Castelnuovo O.M. Cap.
(Traduzione pubblicata nel volume che raccoglie tutti gli scritti di san Leopoldo: Battel
R.-Lazzara G., a cura, Dall’intimo del mio povero cuore. Lettere e altri scritti di san Leopoldo
M a n d i ć, Edizioni San Leopoldo, Padova 2015, p. 335-336. Altri testi leopoldiani, in: Ivano
Cavallaro, È Dio che ama. E ama a uno a uno. L’ecumenismo spirituale negli scritti latini di san
Leopoldo Mandić, Edizioni San Leopoldo, € 5,00. I libri possono essere richiesti presso il negozio
di articoli religiosi del santuario.
LUGLIO-AGOSTO 2020 | PORTAVOCE | 25
PER IL RITORNO…
SAN LEOPOLDO IERI E OGGI
no a costituire una endiadi, ossia una
espressione particolare nella quale
uno dei due verbi resta tale e l’altro si
trasforma in un avverbio. Il cum poi,
seguito da un indicativo, ha il significato
di «ogni volta che» piuttosto che di
un semplice «quando». «Ullo modo violando»,
infine, ha chiaramente valore
di secondaria concessiva implicita.
Nell’insieme, quindi, la frase (indicativa,
come dicevamo, di una “sofferenza”
passata, ma che pure c’è stata)
potrebbe essere tradotta: «Così Dio
nella Persona di Cristo, pur lasciando
intatta la libertà umana, ogni
volta che si impone [anche] severamente,
lo fa per attuare la sua volontà».
Il secondo scritto del 1931 è un singolare
rinnovamento dei voti, già iniziati
nel giugno del 1887, per quello
che allora si chiamava il «ritorno» dei
lontani, qui reso però in termini “aggiornati”
al 1931, per la citazione di un
«disegno armonico» che subito dopo
Fiume non appariva esattamente tale.
Ora invece san Leopoldo dice di trovarsi
«davanti [questo è uno dei significati
classici del termine pro] a una visione
nitida del gratuito disegno armonico
di Dio» («pro clara divinae oeconomiae
gratiae»). Insomma, vent’anni, dal 1911,
non erano passati inutilmente! P
1
Anche don Gianantonio Bonato, salesiano,
ispettore emerito per il Triveneto, riconosce
il rilievo che ebbe la brevissima permanenza
di padre Leopoldo nel 1923 a Fiume, da
dove venne richiamato dopo appena pochi
mesi: «Il punto centrale è la “crisi fiumana”;
là padre Leopoldo, tramite una sofferta lettura
sapienziale degli avvenimenti, è giunto
a convertire la sua visione di “missione misericordiosa”,
riconoscendo la priorità di
Dio nell’opera di salvezza e abbandonandosi
perciò al suo volere. Ed è questa la vera
obbedienza sia del religioso che del credente.
Cosa questa che — se non poteva essere
ignorata, perché presente nelle fonti bibliche
– non era altrettanto riconosciuta e valorizzata
nella spiritualità del tempo, più centrata
sullo sforzo dell’uomo che cammina verso
Dio e meno sulla gratuità incondizionata della
Grazia che precede, incontra e ci sostiene
nel nostro cammino».
Questo santo è per me
maestro e confidente
d i d o n L u c i a n o M a t i c h e c c h i a
Sono sacerdote da otto anni e appartengo al clero diocesano
dell’arcidiocesi di Taranto. Al tempo dei miei studi al Pontificio
seminario Pio XI di Molfetta, ho avuto una prima conoscenza
del caro san Leopoldo. Mi stupì soprattutto la sua eroicità nel
servire il Signore nel sacramento del perdono.
Essendo stato io stesso “pescato da Dio” proprio in una confessione
vissuta negli anni della mia giovinezza (che è rimasta indelebile nella
mia esistenza), mi incuriosii ancora di più la figura e la vita del santo.
Sempre in seminario, cominciai
a frequentare il gruppo di interesse
per l’ecumenismo, diventandone poi
al mio secondo anno di teologia il diretto
responsabile, organizzando con
don Angelo Romita, nostro superiore,
i primi convegni ecumenici per i seminari
d’Italia.
Con sommo stupore nella lettura
della vita del santo, scoprii la bellezza
della offerta della sua vita, donata
per l’Unità della Chiesa, così, ancor
di più san Leopoldo divenne familiare
al mio cammino.
Diventato sacerdote, tra le ricchezze
più grandi con cui Dio ha reso la
mia vita felice nel servizio della sua
gloria e per il bene del popolo di Dio,
grande spazio ho riservato e riservo
con assiduità al confessionale, prima di tutto come penitente e certamente
come ministro della Misericordia di Dio... Spesso mi è capitato di
essere di “manica larga”: in ogni modo cerco un “cavillo” perché la Misericordia
di Dio trovi spazio nei cuori, per poi lasciare che germogli a suo
tempo, e, quando questo accade, davvero tanta è la mia gioia... Anche
in tutto questo, san Leopoldo è divenuto per me maestro e confidente.
Che lieta è stata la notizia, nell’Anno della Misericordia (2016) di sapere
che perfino il Santo Padre ha visto in san Leopoldo un modello
che ha incarnato la infinita tenerezza di Dio! Dal semplice approfondimento
della vita di san Leopoldo, ad oggi, mi ritrovo come suo devoto,
lo invoco spesso e il mio desiderio è di assomigliargli nelle virtù. Spero
dalla Grazia di Dio di riuscirci solo perché Dio sia esaltato e testimoniato
dalla mia vita, per ciò che mi è possibile. P
26 | PORTAVOCE | LUGLIO-AGOSTO 2020
Leopoldo, mio papà
e la vocazione sacerdotale
d i d o n G i a c i n t o M a g r o
Sono un sacerdote della diocesi siciliana di Piazza
Armerina (En), recentemente nominato parroco
della parrocchia San Lorenzo in Aidone, a una
trentina di chilometri da Enna.
Personalmente sono devoto di san Leopoldo a
motivo del fatto che, se sono sacerdote, un pochino lo
debbo a lui.
Mio papà Salvatore avrebbe desiderato diventare sacerdote,
ma proprio perché era il primo di nove figli,
sentì la spinta a mettersi subito a lavorare. Cosa che fece
sin dal suo dodicesimo anno di vita. Oltretutto, ai tempi
le condizioni economiche non gli avrebbero permesso di
seguire quella vocazione. Mio papà sposò poi mamma
Anna ed ebbero quattro figli, il più piccolo dei quali sono
io. Dopo pochi anni di matrimonio, papà emigrò in Germania
e lì ebbe come compagno di lavoro un padovano,
il quale gli regalò una immagine di san Leopoldo. Papà
incorniciò questa effigie e la tenne sul comodino della
sua cameretta. Tornando dalla Germania, proponeva di
intraprendere il cammino verso il sacerdozio a mio fratello
Calogero, poco più grande di me. Ma egli fin da subito
rifiutò la prospettiva. Mi ricordo che ero piccolo, di
soli sei anni, e dissi a papà: «Ti farò contento io». Certo,
era solo lo slancio inconsapevole di un bimbo.
La mia storia successiva è stata molto travagliata,
adesso però sono sacerdote da undici anni. Ricordo che
quando ero seminarista ed era ormai vicina l’Ordinazione
sacerdotale, papà mi diede quella immagine di san
Leopoldo dicendomi: «Sai, ho pregato molto questo frate
chiedendo per sua intercessione un figlio sacerdote.
Adesso custodiscila tu stesso».
Sento che debbo molto a san Leopoldo e desidero farlo
conoscere anche nella mia nuova parrocchia.
Per questo motivo, mi sono rivolto al santuario per
richiedere una reliquia insigne del santo, che auspico interceda
perché la mia comunità sappia farsi sempre più
discepola del Signore. P
LUGLIO-AGOSTO 2020 | PORTAVOCE | 27
GRAZIE, SAN LEOPOLDO
Stop ai topi !
Anni fa, ebbi la fortuna di conoscere padre Leopoldo
grazie a un frate cappuccino che me ne parlò come
di un “intercessore” più grande di sant’Antonio.
Alquanto scettica, dimenticai le sue parole. Oggi
però, all’età di 85 anni, essendo passata tanta acqua
dolorosa sotto i ponti della mia vita, con tre figli
maschi e un marito molto diversi dalla mia sensibilità,
improvvisamente ho riscoperto san Leopoldo
e da alcuni anni, da affezionata abbonata, leggo
la sua rivista.
Voglio dare conoscenza di una grazia da me ricevuta
per intercessione di san Leopoldo. Nel libro di Ugo
Suman C’era una volta padre Leopoldo si racconta che
una volta padre Leopoldo salvò il raccolto delle verze
di un contadino infestate dalle “rughe” (bruchi, ndr).
Poiché la casa di uno dei miei figli era infestata dai topi,
ho chiesto la grazia a san Leopoldo di liberare
per sempre tale abitazione dai roditori. Ebbene,
nell’arco di circa un mese, la grazia è stata ottenuta!
Io so che non c’è una “graduatoria” nella
intercessione dei santi, perché è Dio che accoglie
o meno le preghiere per il nostro bene. Tuttavia
noi, poveri mortali, usiamo un nostro “metro” per
rivolgerci al santo che ci sembra “specialista” per
ottenere da Gesù la grazia particolare di cui abbiamo
bisogno. È la fede che ci salva, come diceva padre
Leopoldo. Grazie, grazie san Leopoldo.
Francesca Di Grande, Catania, 11.6.2019
San Leopoldo,
“compagno di viaggio”
All’Istituto di ematologia di Bologna, mi fu
diagnosticato un cancro tra i peggiori. Era il 1983 e
in famiglia avevamo già un guaio: mio marito affetto
da leucemia. Dopo questa “sentenza”, cominciò la
mia “via crucis”. A quel tempo lavoravo presso il
Provveditorato agli studi di Bologna, dove una mia
carissima collega mi parlò di san Leopoldo, a cui lei
era molto affezionata, e mi donò un suo santino.
Fui sottoposta a cicli di chemioterapia. A ogni
ricovero, la prima cosa che facevo era prendere il
santino e metterlo sul comodino, per poi cominciare
a pregare il santo. Qualche tempo dopo mi fu
comunicato che mi sarebbero rimasti sei mesi di vita.
Eppure, la mia devozione mi portava a continuare
a pregare: aiutami a sconfiggere il male… aiutami
san Leopoldo!
Arrivai alla quinta seduta di chemio: una tortura.
Fui chiamata dal professore di Ematologia per una
comunicazione. Tremavo come una foglia in attesa
della sentenza (era lo stesso professore che mi aveva
dato sei mesi di vita). Ma è stata una meravigliosa
sentenza: il cancro era stato sconfitto, ero fuori
pericolo! Non capivo più niente, scoppiai a piangere,
andai via mormorando: grazie, san Leopoldo. Sono
sicura che chi mi vedeva abbia pensato che fossi
impazzita… ma di gioia. Appena fuori dell’ospedale
scoppiai a piangere, gridando: grazie, grazie padre.
Più avanti è successa un’altra cosa straordinaria.
Al ritorno da un viaggio a New York, dov’ero stata a
trovare dei parenti, mi trovavo all’aeroporto di Roma,
davanti al cancello di partenza per Bologna. Aspettavo
che mia figlia venisse a prendere un suo borsone per
poi lasciarmi proseguire per Bologna. Ad un tratto
una voce dall’altoparlante comunicò che il cancello di
partenza era cambiato. Avevo soltanto 15 minuti e mia
figlia aveva un contrattempo. Ero nel panico. Mi diressi
in fretta verso la scala mobile tenendo due borsoni
con la stessa mano, che appoggiavo al corrimano
Con l’altra mano reggevo il trolley. Improvvisamente
la ruota di quest’ultimo slittò sul gradino della scala
mobile, facendomi perdere l’equilibrio. Mentre cadevo
all’indietro, invocai san Leopoldo e capitò qualcosa di
inspiegabile: sentii la forza di due braccia possenti che
mi presero e mi rimisero sulla scala, mentre una voce
mi gridava: non ti voltare. Io ero sola, dietro di me non
c’era nessuno. Arrivai in cima alla scala tremante, ma
sana e salva. Alcune persone che si trovavano lì forse
pensavano che fossi pazza. Il viaggio proseguì bene.
Il pensiero verso san Leopoldo mi accompagna
lungo la giornata, mi sostiene, mi aiuta ad affrontare
i momenti brutti della vita. Mi auguro che chiunque si
trovi in situazioni analoghe, comunque critiche, possa
attingere speranza e forza per superare
i momenti difficili della vita.
Antonietta Romani, Bologna, 20.6.2019
Affidamento
Ringrazio san Leopoldo per i tanti benefici
ricevuti negli ultimi tempi. La nonna e la mamma,
da sempre devote a san Leopoldo, mi hanno
32 | PORTAVOCE | LUGLIO-AGOSTO 2020
invitata più volte a fare la novena. Mi dicevano:
«Affidati e non stancarti perché, come diceva il santo,
“Dio è medico e medicina”». Sono qui a dire grazie
perché, uscita fuori strada per un colpo di sonno, non
mi sono fatta un graffio. E anche perché ci siamo sentiti
assistiti in un momento difficile della mamma e in un
momento particolare della mia vita.
Ringrazio san Leopoldo per quanto vorrà
concederci anche nel futuro.
Francesca Dal Pozzolo, Vicenza, 1.7.2019
Dal Belgio
Dal Belgio siamo venuti in Italia, fermandoci a Padova
per pregare sulla tomba di san Leopoldo. Dieci giorni
dopo siamo ritornati in Belgio, ma strada facendo mio
marito ha avuto un grave problema vascolare. Io ho
potuto guidare la macchina fino in Belgio e portare mio
marito in ospedale. Sembra che l’incidente vascolare
non abbia conseguenze. Ringrazio di cuore san
Leopoldo per la sua protezione. Continuerò sempre a
pregarlo, invocando il suo aiuto.
Anna Massaro Vigant, Cheratte (Belgio), 18.8.2019
In breve
Nel 2014 mi fu diagnosticato un tumore all’utero.
Ho subito tre interventi chirurgici e numerosi cicli
di chemioterapia e radioterapia. Ho sempre pregato
san Leopoldo con fede. Una volta l’ho pure visto
in sogno. I medici mi giudicano guarita e attualmente
io mi sento bene.
Gianna Sagrillo, Spineda di Riese Pio X, 1.10.2018
Non so come ringraziare san Leopoldo. Mi sono rivolta
a lui circa due mesi fa, avendo mio figlio depresso
e senza lavoro. Ora va abbastanza bene, come
salute e come lavoro. Non finirò mai di ringraziare
san Leopoldo al quale mi rivolgo con tanta fede,
invocandolo e pregandolo.
Daniela, 4.2.2019
Desidero ringraziare padre Leopoldo per avermi
esaudita: gli avevo chiesto la grazia che la terapia,
a cui mi dovevo sottoporre, mi riducesse il neurinoma.
Così è stato. Grazie, san Leopoldo!
L.R., Verona, 12.03.2019
Qualche tempo fa vi ho telefonato chiedendo preghiere
a san Leopoldo per un posto di lavoro a mia nipote.
Le è stato assegnato il posto di lavoro da lei desiderato.
Ringrazio commossa per le vostre preghiere.
Marì Filippini, 20.3.2019
a cura della Redazione
Scriveteci e inviateci testimonianze e racconti su
grazie ricevute, esperienze umane e spirituali che
riguardano il vostro rapporto con p. Leopoldo.
Redazione Portavoce di san Leopoldo Mandić
Piazzale Santa Croce, 44 – 35123 Padova
email: direttore@leopoldomandic.it
LUGLIO-AGOSTO 2020 | PORTAVOCE | 33
VITA DEL SANTUARIO
11 febbraio 2020, Sasso Marconi (Bologna), messa solenne nella Giornata mondiale del malato con le reliquie di
san Leopoldo e tanta frequenza dei fedeli, seguita da adorazione del Santissimo Sacramento (per l’organizzazione
e la foto si ringrazia Jadwiga A. Bogacz)
ADDIO AD ALCUNI AMICI DI PORTAVOCE
Padre Aurelio Blasotti, sacerdote cappuccino del convento di Gorizia, è spirato lo scorso
18 aprile, a seguito di complicanze dell’infezione da Covid-19, era ricoverato ormai da tre
settimane nell’ospedale di Palmanova. Nato a Campolessi di Gemona (UD) 71 anni fa, svolse
per anni il suo ministero, oltre che a Udine-via Ronchi, a Castelmonte, dove curava anche
il bollettino La Madonna di Castelmonte. Era vicepostulatore per la causa di beatificazione
della ven. Concetta Bertoli, terziaria francescana friulana. È stato anche un devoto di
san Leopoldo e collaboratore di Portavoce di san Leopoldo Mandić. Dal gennaio 2009
al dicembre 2018, su queste pagine padre Aurelio ha risposto a centinaia di lettere pervenute
alla redazione o al suo indirizzo. Problemi di vita familiare, questioni morali o temi di vita
cristiana: in ogni circostanza padre Aurelio ha mostrato di accostarsi con una parola serena
e chiara, incoraggiante e illuminata. A nome della grande famiglia dei lettori e dei devoti
di san Leopoldo, lo ringraziamo e affidiamo all’infinità bontà del Padre.
Il 27 marzo è mancato all’affetto dei suoi cari Egidio Bertazzo, di anni 95, di Legnaro (PD).
È stato un bravo organista, negli ultimi anni a servizio della parrocchia di Santa Croce
in Padova. Alla sua creatività si devono testi e musica di alcuni inni a san Leopoldo, tuttora
eseguiti. Bertazzo conobbe la sofferenza della prigionia nella Seconda guerra mondiale.
In particolare fu internato in tre lager, tra cui Buchenwald, dove lavorò in miniera
a quasi 400 metri sotto terra. Un’esperienza che fece conoscere anche con un libro
di memorie: Il mio diario di prigionia (1943-45).
Il giorno 20 aprile è deceduto Giorgio Deganello, di anni 80. È stato un fotografo
di grande professionalità e versatilità, che ha lasciato un segno profondo nella storia
della documentazione fotografica della città di Padova. Una documentazione che spaziava
dalle foto di carattere artistico, quali dipinti e sculture conservati in chiese e in collezioni
private (diffusissima la sua riproduzione fotografica in scala 1 a 4 della Cappella degli
Scrovegni), alle foto di carattere ambientale, paesaggistico. In numerose occasioni
Deganello ha collaborato con le edizioni san Leopoldo e con il santuario.
34 | PORTAVOCE | LUGLIO-AGOSTO 2020
CALENDARIO LITURGICO
Luglio
5 14a Dom. del T. Ord.
(salt. 2 a sett.)
Alba Lucia Franchin e Gianni Mazzabò ringraziano
san Leopoldo per aver concesso loro la grazia
di celebrare le nozze d’oro (20.7.2019) nel santuario
da loro molto amato
12 MAGGIO FESTA DI S. LEOPOLDO
Per via del Coronavirus, è stata una novena senza
pellegrinaggi e una festa in sordina e senza alcun
assembramento quella del 12 maggio, ricorrenza
liturgica di san Leopoldo Mandić. E comunque in tempi
di distanziamento sociale non è affatto mancata la
devozione di numerosi fedeli che, muniti dei dispositivi
di protezione, fin dal mattino hanno raggiunto il
santuario sostando in preghiera silenziosa e passando
celermente davanti alla tomba. L’unica celebrazione
eucaristica si è svolta ‘a porte chiuse’ alle ore 19.00
presieduta da p. Roberto Tadiello, Ministro provinciale
dei cappuccini, alla presenza della comunità dei frati
del santuario. La messa è stata trasmessa in diretta
televisiva dalle emittenti CafèTV24 e Telepace. Nel
prossimo numero di Portavoce troverete l’omelia
proposta dal Ministro provinciale (G.L.)
Zc 9,9-10 • Sal 144 • Rm 8,9.11-13 • Mt 11,25-30
Nella seconda parte del Vangelo si parla di un «giogo», di
un «pesante carico». Gesù chiama le cose, attribuendo ad
ognuna il loro nome, senza far risaltare toni o proporzioni
diverse dalla realtà. Anche chi lo segue non va certo a
spasso, ma si carica di un «dolce giogo», si addossa un
«carico leggero». Il peso lo dà l’amore, come ha sostenuto
sant’Agostino dicendo: «Pondus meum amor meus!», cioè
«peso che non pesa è il mio amore». L’amore di Gesù è
totalizzante ed esigente. Per noi resta da imparare, così
come ha fatto lui, la lezione di mitezza e di umiltà profonda.
Le vie del cuore le conosce bene solo lui, ed è disposto ad
insegnarle a chi vuol camminare nella sua luce a prezzo di
fedele amore.
12 15a Dom. del T. Ord.
(salt. 3 a sett.)
Is 55,10-11 • Sal 64 • Rm 8,18-23 • Mt 13,1-23
«Il seminatore uscì a seminare… una parte cadde sul
terreno buono e diede frutto». Analogamente il seme puro
fu accolto nel grembo fertile di una Vergine. Gesù nacque
dall’accoglienza libera, umile, silenziosa della Parola. Così,
Dio esce dalla sua eternità per entrare nel nostro tempo
a «seminare» Cristo. Il Padre ha sottoposto la sua Parola
all’accoglienza dell’uomo e tra gli uomini c’è chi la disattende,
chi la svuota, chi la consuma. Nel tempestoso mare delle
tante parole, che smuovono il fondo delle emozioni e delle
distrazioni, non è facile accettare Cristo- Parola del Padre.
Nell’accoglienza piena e leale della Parola si gioca il nostro
presente e futuro. Uomo, piccolo seme, non rinunciare a
divenire quercia!
19 16a Dom. del T. Ord.
(salt. 4 a sett.)
Sap 12,13.16-19 • Sal 85 • Rm 8,26-27 • Mt 13,24-43
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del
buon seme nel suo campo. Il suo nemico seminò della
zizzania in mezzo al grano…». Forza, debolezza, pazienza:
sono gli elementi che entrano in contrasto fra loro nel
brano evangelico. Riflettendo è un po’ come tastare il polso
all’umanità, che vive al ritmo enigmatico del quotidiano. Dio
onnipotente, nella sua infinita benevolenza, giudica il nostro
LUGLIO-AGOSTO 2020 | PORTAVOCE | 35
«Non abbiate paura!
Aprite, anzi spalancate
le porte a Cristo!»
SAN GIOVANNI PAOLO II
CENTENARIO DELLA NASCITA
(1920–2020)
Padova, 12 settembre 1982,
papa Giovanni Paolo II in preghiera davanti
alla tomba di padre Leopoldo e in visita
al suo confessionale con p. Pietro Bernardi,
vicepostulatore della causa di canonizzazione
ORARI DEL SANTUARIO
APERTURA
6.00-12.00 / 15.00-19.00
Tomba e luoghi del santo
7.00-12.00 / 16.00-19.00
SANTE MESSE E CONFESSIONI
A causa dell’emergenza Coronavirus, è in vigore un orario provvisorio.
Per conoscerlo, consulta il sito www.leopoldomanic.it oppure telefona
I
IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE
DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA