Ottopagine Sport 04
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<strong>Sport</strong><br />
<strong>Ottopagine</strong><br />
CIRO
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Corri papà<br />
“Chi va in crociera, chi annega, chi deve nuotare:<br />
lo spirito di nostro padre è lottare, lottare sempre”<br />
di Rosanna e Valentina Vigorito<br />
C’<br />
è una canzone che accompagna la nostra vita, che recita<br />
pressappoco così: «Tanto tempo fa un grande filosofo<br />
indiano scrisse: Nel mare della vita i fortunati<br />
vanno in crociera. Gli altri nuotano, qualcuno annega».<br />
La citazione, nelle nostre vite, è sempre la stessa: quei<br />
versi in musica di Domenico Modugno, cantanti e raccontati<br />
nel brano: “Delfini”.<br />
Questa canzone la sentiamo ancora, ogni qualvolta la<br />
vita ha provato a farci “annegare”. Ma lui, Oreste nostro<br />
padre, ci ha insegnato sempre a nuotare in quel<br />
mare e ad affrontare le difficoltà con il giusto spirito.<br />
Quello spirito che fa nascere sempre nuove emozioni<br />
e che, la maggior parte delle volte, ti fa vincere le battaglie<br />
e se sei più fortunato, la guerra.
<strong>Sport</strong> Benevento
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Un testo di duemila battute è il minimo<br />
richiesto per un articolo, ma probabilmente<br />
non basterebbe un libro di duemila<br />
pagine, per poter raccogliere e<br />
raccontare la vita, i pensieri, le emozioni,<br />
i sogni, le lacrime e i sorrisi, che<br />
in questi 14 anni hanno accompagnato<br />
la nostra vita.<br />
Sono stati i nostri anni e quelli di una<br />
provincia intera, di Benevento e dei<br />
Sanniti, che hanno riscritto la storia.<br />
L’indissolubile amore di due fratelli:<br />
Ciro e Oreste, così diversi ma così simili,<br />
il loro sogno di costruire il calcio<br />
che conta nel Sannio, ha portato a Benevento<br />
un’aria ancor più magica e<br />
stregata di quella narrata nei libri antichi.<br />
Ed è lo stesso spirito che, probabilmente,<br />
alcune primavere fa ha portato<br />
nostro padre e zio Ciro a regalarsi l’idea<br />
di poter vivere una nuova emozione.<br />
Non era una primavera come le altre,<br />
quella del 2006. Nella vita di ognuno di<br />
noi ne esistono di diverse. Alcune ci<br />
travolgono con i loro profumi, colori,<br />
avvolgendo i nostri animi e cullandoci<br />
nei sogni più dolci. Altre, invece, ci costringono<br />
all’acquisto di antistaminici e<br />
ci fanno dimenticare quanto sia “Meraviglioso<br />
(ci sia concessa una nuova citazione<br />
di Modugno, ndr)” rivolgere lo<br />
sguardo alla natura.<br />
Sicuramente quella del 2006 è stata una<br />
primavera indimenticabile. Lo fu, ne<br />
siamo certe, per nostro padre e nostro<br />
zio Ciro, segnata da quell’idea di farsi<br />
cullare da una emozione che li travolse<br />
in pieno.<br />
Sarà stata l’aria stregata ma il 17 marzo
di quell’anno fu sicuramente una data<br />
che ha segnato la storia del Benevento<br />
Calcio.<br />
Sembra una favola, la favola di Benevento<br />
e del Benevento, una di quelle<br />
dove ogni anno ti puoi permettere di<br />
cambiare il finale, dove il lieto fine si fa<br />
sempre spazio.<br />
Quest’anno la parola “insieme” è stata<br />
più presente che mai e sembra essersi<br />
trasformata in una formula magica. Se<br />
provate a ripeterla pensando alla storia<br />
del Benevento Calcio, a come la nostra<br />
famiglia l’abbia vissuta in ogni momento,<br />
vi assicuriamo, sentirete i brividi<br />
crescere e la pelle d’oca affiorare<br />
sulla pelle.<br />
E’ solo un semplice sostantivo, certo,<br />
ma pronunciato con la stessa enfasi, che<br />
nostro padre ha pronunciato per questa<br />
stagione calcistica, regala sicuramente<br />
un cortometraggio di questa splendida<br />
annata.<br />
Quest’anno l’universo tutto, Covid-19<br />
compreso, ha provato a fermarlo, e lui<br />
probabilmente l’avrà pronunciata “insieme”<br />
a tutti noi, così forte da abbattere<br />
qualsiasi record. Merito va ad<br />
ognuno dei componenti della squadra,<br />
dello staff tecnico, ai singoli cittadini<br />
che ci hanno creduto e che non hanno<br />
mai smesso di vedere nel nostro papà e<br />
nella stella di Zio Ciro, che sempre e da<br />
sempre lo accompagna, un condottiero<br />
di luce, sogno e concretezza. E allora<br />
grazie a te papà, che non hai mai<br />
smesso di crederci e che ogni giorno<br />
con un tuo sorriso regali sempre<br />
un’emozione a tutti noi, “insieme”.<br />
Ps: hai una sola condizione da rispettare<br />
quella di “correre”, papà. Noi saremo<br />
sempre lì, con una mano alzata a<br />
gridarti: “A(s)petta papà”.<br />
<strong>Sport</strong> Benevento
a<br />
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Oreste, l’uomo<br />
venuto dal mare<br />
che ha stregato<br />
Benevento<br />
di Antonio Sasso - direttore del Roma<br />
L<br />
e tante leggende che circolano sulla<br />
vita, le sfide degli uomini coraggiosi, in<br />
particolare degli imprenditori, dicono<br />
che il loro destino è spesso già scritto,<br />
scolpito all’anagrafe, dal nome che se<br />
ne dà. È importante saperlo leggere e<br />
scovare. Parlando di un imprenditore,<br />
Oreste Vigorito, che, in queste ore,<br />
come si dice in gergo sportivo, è sugli<br />
scudi, quale presidente del Benevento,<br />
artefice, insieme con Pippo Inzaghi,<br />
della seconda promozione in A dei<br />
giallorossi con 7 giornate di anticipo in<br />
un campionato in bilico per il maledetto<br />
Covid-19, il ricorso a ciò che significa<br />
il suo nome, là per là pare fuori da<br />
ogni interpretazione. Anzi addirittura<br />
fuorviante. Ma poi si scopre sorprendentemente<br />
che non è così ma c’è molto<br />
altro.
<strong>Sport</strong> Benevento
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Foto Mario Taddeo
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Oreste, in greco significa<br />
“montanaro”, quanto di più<br />
lontano da un personaggio<br />
come Vigorito, nato a Ercolano,<br />
il Vesuvio alle spalle e il mare<br />
innanzi, che è vita per tanti marittimi,<br />
i quali nascono con la<br />
vocazione di naviganti: la loro<br />
unica stella polare. Poi, esaminando<br />
la vita di questo straordinario<br />
imprenditore, ci si<br />
accorge, un particolare non di<br />
poco conto, che anche stavolta<br />
il destino ci ha azzeccato, eccome!<br />
Oreste, “il montanaro”,<br />
in fondo la sua fortuna l’ha trovata<br />
e assecondata tra Sannio e<br />
Irpinia, tra quelle terre dell’osso,<br />
del Sub appennino meridionale,<br />
dove la rosa dei venti<br />
è importante per ragioni di vita<br />
o di divertimento.<br />
Vigorito fu tra i primi a capire -<br />
in un mare di scetticismo - l’importanza<br />
dell’energia alternativa<br />
pulita, in questo caso<br />
l’eolica. E però non fu facile far<br />
passare una sua grande intuizione<br />
come una possibile ed<br />
esaltante conquista. Quando, in<br />
principio, le prime pale si levarono<br />
su pianori, spuntoni di<br />
colline, molti nelle campagne -<br />
spopolate e no che fossero - le<br />
videro come capricci di visionari,<br />
la follia dei nuovi don<br />
Chisciotte, che sognavano di rivoluzionare<br />
il mondo con<br />
scelte ardite, proibitive. Ma<br />
Oreste, venuto dal mare, da Ercolano,<br />
con due lauree, in Giurisprudenza<br />
e Lettere e un'altra<br />
ancora, conquistata, da imprenditore,<br />
con il massimo della<br />
lode in “fiuto, lavoro e coraggio”,<br />
piantatosi poi nelle zone<br />
interne, sapeva che questo<br />
vento di pianure e di monti sarebbe<br />
stato il suo futuro, la sua<br />
fortuna. Questi anni di successo<br />
che compaiano nelle sue<br />
biografie, il presidente Vigorito<br />
li ha vissuti in sintonia con<br />
Ciro, il fratello più grande e più<br />
caro, la persona insostituibile,<br />
nostro caro amico e collega,<br />
capo per un periodo della redazione<br />
del “Roma” di Avellino,<br />
sempre presente in ogni decisione,<br />
fino al giorno in cui un<br />
amaro destino lo strappò all’affetto<br />
della famiglia, dei tanti<br />
amici e tifosi del Benevento,<br />
che subito manifestarono il desiderio<br />
di dedicare lo stadio<br />
Santa Colomba a Ciro. Ogni<br />
volta che Oreste assiste a una<br />
partita, a un evento, il suo pensiero<br />
va a lui, ritenendolo il<br />
vero ispiratore di una passione<br />
sportiva, già ricca di gratificanti<br />
successi, che Benevento, da cittadina<br />
grata, sa che sono frutto<br />
dei fratelli Vigorito.<br />
La festa per la seconda, strameritata,<br />
promozione,<br />
ha dimostrato che c’è una imprenditoria<br />
nella nostra regione,<br />
capace di affrontare ogni<br />
sfida in ogni campo per uscire<br />
da una “routine“ pericolosa,<br />
spesso la peggiore nemica di<br />
un vero successo: nella trasformazione<br />
produttiva di territori,<br />
che hanno le qualità per farlo<br />
ma spesso ne sono distolti da<br />
comportamenti poco limpidi.
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Attenti a
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
questi tre<br />
Nella retrocessione il segreto della rinascita<br />
La scelta di Inzaghi e Foggia dietro i record<br />
di Xavier Jacobelli<br />
direttore di Tuttosport<br />
Certo, ci sono i record, stabiliti o<br />
demoliti l’uno dopo l’altro con<br />
un’impressionante disinvoltura.<br />
Sicuro, c’è una supremazia<br />
schiacciante e senza<br />
precedenti, destinata a tagliare<br />
nuovi traguardi considerato che alla fine del<br />
campionato mancano ancora sette partite.<br />
Ma, in calce alla straordinaria riconquista beneventana<br />
della Serie A, accanto agli exploit<br />
firmati sul campo ci sono anche i valori assoluti<br />
dello sport che questi exploit hanno<br />
reso possibili e per i quali va reso merito a<br />
Filippo Inzaghi e ai suoi giocatori, a Oreste<br />
Vigorito e a Pasquale Foggia, a una tifoseria<br />
straordinaria. Forse può sembrare un paradosso,<br />
eppure, penso che questa pazzesca<br />
stagione della Strega affondi le sue radici<br />
proprio nel giorno del ritorno in Serie B.
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Quell’ovazione tributata dai tifosi<br />
alla squadra, nel momento più malinconico<br />
che stesse vivendo; quegli<br />
applausi che sembravano non finire<br />
mai per rendere omaggio a un<br />
gruppo arresosi alla classifica, senza<br />
però smettere mai di lottare sino alla<br />
fine, sono stati il terreno fertile<br />
della rivincita. Questa si chiama cultura<br />
dello sport, si chiama educazione<br />
sportiva, si chiama amore per<br />
lo sport, al di là e al di sopra di ogni<br />
altra considerazione. La rivincita del<br />
Benevento è stata costruita, progettata,<br />
cercata giorno dopo giorno e finalmente<br />
si è compiuta lunedì 29<br />
giugno 2020, data da scrivere a caratteri<br />
cubitali nella storia del Benevento<br />
e che nessun tifoso del<br />
Benevento potrà mai dimenticare.<br />
Oreste Vigorito ha confidato di considerare<br />
Inzaghi e Foggia come suoi<br />
figli e si capisce perché l’uno e l’altro<br />
nutrano nei confronti del presidente<br />
il rispetto e la gratitudine che<br />
si devono a un padre. Vigorito ha<br />
visto lungo: ha creduto nelle capacità<br />
dell’allenatore e nelle intuizioni<br />
del direttore sportivo. Ha poggiato<br />
su questi due capisaldi la rincorsa<br />
alla promozione. Il calcio e le sue<br />
imprese fuori dal comune lo insegnano:<br />
non esiste una grande squadra<br />
che non abbia alle spalle una<br />
grande società. Solida, bene organizzata,<br />
dove ognuno sappia ciò che<br />
deve fare, stia al proprio posto, lavori<br />
nell’interesse comune, anteponendolo<br />
al proprio. Molto tempo fa,<br />
era l’estate del 2016, andai a trovare<br />
Filippo Inzaghi a Venezia. All’epoca,<br />
scrivevo per il Corriere<br />
dello <strong>Sport</strong>-Stadio e giravo l’Italia<br />
per raccontare storie di uomini e di<br />
calcio. Uno dei più grandi attaccanti<br />
degli ultimi trent’anni si era lasciato<br />
alle spalle la bruciante esperienza<br />
vissuta alla guida del Milan che<br />
aveva sacrificato il Totem Rossonero<br />
sull’altare di una sequela di errori<br />
sesquipedali. A farne le spese era<br />
stato a non meritarlo. Fu allora che<br />
Inzaghi decise di ripartire dalla Serie<br />
C. Mi colpì quell’atto di umiltà e mi<br />
colpì ancora di più ciò che mi disse e<br />
il modo in cui lo disse, in quelle ore<br />
trascorse in Laguna, insieme con<br />
Giorgio Perinetti, un grande dirigente.<br />
Inzaghi possiede una cultura<br />
calcistica enciclopedica e la coniuga a<br />
una dote simile al coraggio di manzoniana<br />
memoria. Si chiama passione:<br />
se uno non ce l’ha, non se la<br />
può dare. Perché, se è vero che la<br />
fede muove le montagne, la passione<br />
le spinge. Inzaghi portò il Venezia<br />
dalla C alla B, sfiorò la Serie A<br />
l’anno successivo. Non ha avuto fortuna<br />
a Bologna, ma, come ogni allenatore<br />
sa, a volte le sconfitte sono<br />
più salutari di una vittoria: insegnano<br />
molte cose. Soprattutto, a non<br />
arrendersi mai. D’altra parte, non si<br />
diventa campioni del mondo per<br />
caso. Quando ho letto che Vigorito<br />
aveva ingaggiato Inzaghi quale<br />
nuovo allenatore del Benevento, fra<br />
me e me ho pensato: ha scelto l’uomo<br />
giusto al momento giusto per il<br />
posto giusto. Sono felice di non essermi<br />
sbagliato. Un antico adagio tibetano<br />
avverte: quando scali una<br />
montagna e arrivi in cima, continua a<br />
scalare. Non ho dubbi che questo<br />
Benevento lo farà. Lassù, qualcuno lo<br />
ama.
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Foto Mario Taddeo<br />
Foto Mario Taddeo
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Inzaghi? No<br />
Dalle lusinghe di Foggia alla firma di luglio<br />
Poi la promessa (mantenuta) di tornare in A<br />
S<br />
“Tornerò in serie A con questi colori, ne<br />
sono sicuro”. E’ così che Pippo Inzaghi<br />
si presentò alla tifoseria giallorossa il<br />
sei luglio dello scorso anno. Il tecnico<br />
era reduce da una parentesi negativa<br />
vissuta con il Bologna che gli costò<br />
l’esonero, nel frattempo Foggia non<br />
smise mai di pressarlo per strappargli<br />
la firma con il Benevento. Un corteggiamento<br />
serrato che spinse l’allenatore<br />
piacentino a ripartire dal Sannio, sposando<br />
la causa giallorossa. Superpippo<br />
ha trovato un gruppo già formato, puntellato<br />
nel corso dell’estate da calciatori<br />
mirati che l’hanno completato al meglio.<br />
Qualità indiscutibili, ma il morale<br />
della squadra era a terra dopo la sconfitta<br />
rimediata nei play off contro il Cittadella.<br />
di Ivan Calabrese
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Superpippo
Foto Mario Taddeo<br />
La prima mossa di Inzaghi fu quella di<br />
compattare il gruppo nel corso del ritiro,<br />
con discorsi mirati e momenti di<br />
svago come cene caratterizzate da karaoke<br />
o attività all’aperto, una su tutte il<br />
rafting. Importanti le motivazioni, andando<br />
a stimolare l’orgoglio dei calciatori<br />
con frasi del tipo “vi fanno credere<br />
che non siete forti, ma avete perso del<br />
tempo in serie B”. Espedienti che Superpippo<br />
conosce molto bene, avendo<br />
alle spalle una carriera strepitosa in cui<br />
ha vinto tutto rivelandosi anche il calciatore<br />
italiano più prolifico in Europa<br />
in termini di marcature. Questa la base<br />
del lavoro, per poi passare ai dettami<br />
tattici attraverso cui Inzaghi ha realizzato<br />
come un sarto meticoloso il vestito<br />
adatto ai suoi uomini. Fondamentale<br />
l’apporto dello staff: il tecnico ha al suo<br />
fianco una squadra di collaboratori di<br />
assoluto livello, a partire dal vice D’Angelo,<br />
il preparatore dei portieri Petrelli,<br />
i preparatori atletici Alimonta e Cenci,<br />
il match analyst Baggio e il collaboratore<br />
tecnico Bonomi. Professionisti di<br />
categoria superiore, più volte menzionati<br />
dallo stesso Inzaghi nel corso delle<br />
varie conferenze, indicandoli come presenze<br />
fondamentali per i successi del<br />
Benevento. Nonostante le innumerevoli<br />
vittorie, il tecnico non ha mai mol-
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
lato la presa, caricando a mille i suoi ragazzi<br />
e puntando a scrivere a fuoco il<br />
proprio nome nella storia del torneo cadetto<br />
cercando di ottenere tutti i record<br />
possibili. Negli spogliatoi campeggiavano<br />
gli articoli con i primati da battere,<br />
uno stimolo in più per dei calciatori che<br />
hanno dato vita a una marcia trionfale.<br />
Alla sua quarta esperienza da allenatore,<br />
Inzaghi ha vinto due campionati e<br />
una Coppa Italia di Lega Pro. Con il Venezia<br />
ha sfiorato anche il doppio salto<br />
in massima serie. Adesso deve esserci<br />
la consacrazione in serie A, facendo ricredere<br />
chi credeva che l’epopea di Superpippo<br />
si fosse fermata con il gol<br />
realizzato a San Siro contro il Novara<br />
nella sua ultima da calciatore. Neanche<br />
per sogno, ci sono ancora tante pagine<br />
da scrivere nella vita calcistica di Inzaghi<br />
e quella di Benevento ha ancora<br />
spazi bianchi da essere completati con<br />
sempre più entusiasmo e voglia di<br />
vincere.
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Foggia<br />
e la favola<br />
del cigno<br />
Dalle giovanili alla massima divisione<br />
passando per le lacrime contro il Cittadella<br />
Q<br />
uando si è piccoli di età, ci si appassiona<br />
sempre alle favole. Così poco felici<br />
alle prime battute ma sempre<br />
pronte a regalare un sorriso alla parola<br />
fine. Come quando il brutto anatroccolo<br />
si trasforma in cigno. Una favola<br />
appunto. Che alle volte disegna trame<br />
vicine alla realtà. Stavolta calcistica.<br />
Come quella che vede protagonista Pasquale<br />
Foggia. Era così giovane, per la<br />
verità lo è ancora, quando Oreste Vigorito<br />
decise di promuoverlo da direttore<br />
del settore giovanile a quello della<br />
prima squadra. Due anni fa per l'appunto.<br />
In quei mesi che avevano già<br />
gettato il Benevento nel baratro della<br />
retrocessione in B. Lo sconforto c'era. Al<br />
di là della voglia di sorridere per un<br />
cammino comunque ricco di emozioni.<br />
di Sonia Lantella
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Foto Mario Taddeo
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Bisognava aggrapparsi a qualcosa. Ad<br />
una certezza. Per credere che forse, un<br />
giorno non troppo lontano, la strega<br />
avrebbe rivisto la A e avrebbe ancora<br />
calcato i campi nobili di questo sport.<br />
Pasquale aveva entusiasmo da vendere,<br />
ma suvvia era ancora inesperto<br />
per un ruolo così importante. E Vigorito<br />
un folle nel pensarla diversamente.<br />
Nell'affidare il suo gioiellino<br />
ad un anatroccolo che avrebbe avuto<br />
bisogno di ali forti per riportare il Benevento<br />
dove meritava di essere. Ma<br />
come in una favola, il patròn ha saputo<br />
scegliere il vero personaggio. Il protagonista.<br />
Foggia ci ha messo poco a<br />
farsi apprezzare. Con un compito<br />
arduo. Ricostruire il Benevento.<br />
Troppi gli addii successivi alla retrocessione.<br />
Per i big la B non era più un<br />
palcoscenico di giusta rappresentanza.<br />
Perfino De Zerbi decise di mollarlo<br />
ma con un affetto che resta ancora<br />
forte, vivo.<br />
Fu proprio il tecnico a far accendere la<br />
lampadina nella testa di Oreste Vigorito<br />
sul possibile ruolo dell’ex calciatore<br />
della Lazio. Un suggerimento<br />
prezioso quanto il contributo che Roberto<br />
ha comunque saputo dare a quel<br />
Benevento: restituendogli una dignità.<br />
Ma il bello doveva ancora arrivare.<br />
Foggia ha iniziato a costruire, mattone<br />
su mattone. Col connubio che piaceva<br />
tanto al patròn: giovani ed esperti. E<br />
con Bucchi a capo. Per gettare le basi.<br />
In nome di un programma che doveva<br />
essere addirittura triennale. Ma non<br />
per Pasquale che in fondo la A<br />
l'avrebbe voluta già nella passata stagione.<br />
Con quelle lacrime nel finale di<br />
Benevento – Cittadella che ricordano la<br />
sua giovane età ma che nascondono<br />
una profonda passione per questo<br />
sport e per il suo lavoro.<br />
C'era bisogno di ripartire. Ma per far<br />
ciò serviva un altro passionale. Per<br />
dirla alla Vigorito: una altro malato di<br />
calcio: Pippo Inzaghi. Foggia ci ha provato.<br />
Ha convinto il presidente. Ha<br />
convinto la piazza spazzando via quel<br />
luogo comune che recita una non verità,<br />
quella di un campione del mondo<br />
che non può essere un grande allenatore.<br />
Così Pippo ha avuto il timone. E<br />
Pasquale si è messo all'opera per alle-
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Foto Mario Taddeo<br />
stirgli una signora squadra. Una Ferrari.<br />
Tenendosi stretto Montipò al di là<br />
di un errore che per molti altri ne<br />
avrebbe segnato il destino. E puntando<br />
su una maggiore esperienza. Convincendo<br />
da buon diesse giocatori come<br />
Kragl, Schiattarella, Hetemay, Sau. Toccando<br />
le corde giuste. Con la consapevolezza<br />
che i tre anni programmati<br />
sarebbero stati troppo lunghi. E che<br />
una scorciatoia per la A sarebbe stata<br />
più giusta.<br />
Così tra lavoro, dedizione e perseveranza<br />
la strega domina il campionato<br />
senza precedenti e… l'anatroccolo diventa<br />
cigno. Con ali forti. Portando il<br />
Benevento lì dove merita di essere: in<br />
A. Ma per restarci a lungo.
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Era scritto<br />
nelle stelle<br />
che la più bella<br />
delle vittorie<br />
arrivasse a giugno<br />
da sempre<br />
il mese propizio<br />
per la strega<br />
E<br />
festa sia. Era scritto nelle stelle che dovesse<br />
arrivare in questo mese di giugno<br />
sempre propizio per le vittorie della<br />
strega. Una festa che esplode con tutto<br />
il suo carico surreale, con le contraddizioni<br />
di questo momento che vieta alla<br />
gente di stare in uno stadio, magari distanziata,<br />
ma poi si concede alle celebrazioni<br />
per strada, dove<br />
l'assembramento nasce spontaneo.<br />
Ma la regia è geniale: il tour della squadra<br />
per i rioni della città consente alla<br />
gente di stringersi per un attimo al passaggio<br />
dei propri eroi e poi disperdersi<br />
subito in tanti rivoli, gioiosa e.. con la<br />
mascherina sulla bocca. La prima<br />
tappa, e non solo per vicinanza allo stadio,<br />
è via Cocchia, il cuore pulsante del<br />
tifo giallorosso: per qualche minuto<br />
una delle arterie più popolari del Rione<br />
Libertà diventa una polveriera, un af-
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
Che festa<br />
di Franco Santo<br />
ragazzi
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
flato suggestivo, un insieme di voci che<br />
si trasforma in un solo coro: “E tanto già<br />
lo so che l'anno prossimo gioco all'Olimpico”.<br />
Poi la carovana dei minibus,<br />
reperiti dal presidente Vigorito<br />
nella sua Ercolano, tra quelli che vengono<br />
utilizzati per i giri turistici e che<br />
portano sin sul Vesuvio, prosegue nel<br />
suo omaggio itinerante alla città e la<br />
gente si disperde con una compostezza<br />
infinita, bandiere tra le mani e gioia<br />
straripante nel cuore. Rione Ferrovia,<br />
Corso Garibaldi, Piazza Castello: dovunque<br />
è un bagno di folla, in fondo<br />
senza eccessi.<br />
C'è anche il siparietto gustoso che<br />
manda in tilt per un attimo i poliziotti<br />
che scortano i minubus: uno dei mezzi<br />
fa immediatamente inversione di marcia<br />
e torna allo stadio. “Non sappiamo<br />
perchè, ha girato all'improvviso e senza<br />
che nessuno gli abbia imposto nulla”,<br />
spiega il funzionario. La spiegazione è<br />
invece più semplice di quanto possa<br />
apparire: su quell'autobus mancano i<br />
due protagonisti principali, il presi-<br />
Foto Mario Taddeo
<strong>Sport</strong> Benevento<br />
dente Vigorito e Pippo Inzaghi. Erano<br />
rimasti in mix zone a rispondere alle<br />
domande dei cronisti. I giallorossi dal<br />
bus ritmano il coro: “Ma Inzaghi<br />
dov'è”. Il tempo di regalare le ultime<br />
parole alle Tv e si salta sul mezzo scoperto<br />
per fare festa. Il presidente ha<br />
una maglietta solo cromaticamente<br />
uguale a quelle dei calciatori: sullo<br />
sfondo nero non c'è quella scritta che è<br />
diventata ormai uno slogan “A suon di<br />
record”, ma la riproduzione di una fotografia<br />
amatissima che ritrae lui e il<br />
fratello Ciro che mostrano scherzosamente<br />
il pugno l'uno verso l'altro. Che<br />
avesse portato con sé il fratello in questo<br />
viaggio dell'anima non c'erano<br />
dubbi, la foto è la più suggestiva possibile.<br />
Si consente la t-shirt personalizzata<br />
anche Ghigo Gori: sul petto ha<br />
scritto “Il poker è servito”, sulle spalle<br />
quattro date storiche per il Benevento e<br />
per il “Batman” beneventamo: 3 aprile<br />
2008 promozione in C1; 30 aprine 2016<br />
promozione in B; 8 giugno 2017 promozione<br />
in A; 29 giugno 2020 promozione<br />
in A. Ecco uno che ha scritto la<br />
storia insieme alla strega.