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John Robert Cozens - Quaderno 5 - giugno 2020

John Constable, considerato insieme a Turner uno dei massimi paesaggisti del Romanticismo, descrisse John Robert Cozens “il più grande genio che abbia mai toccato il paesaggio" dal momento che la sua opera "era solo poesia". Con i suoi acquerelli rivoluzionò il modo di dipingere i paesaggi, non per rappresentare i dettagli topografici della natura, ma capaci di evocare emozioni complesse e misteriose, di poetica malinconia, confondendo lo spettatore con una miscela di precisione descrittiva e di sottile narrativa. Con il suo secondo viaggio in Italia nel 1782, occasione per la realizzazione dei dipinti raffiguranti i tre grandi monumenti di Paestum, ci ha lasciato un immenso patrimonio di disegni, unico al mondo, raffiguranti diversi luoghi della Campania, da cui ricavò la produzione dei sui acquerelli più famosi.

John Constable, considerato insieme a Turner uno dei massimi paesaggisti del Romanticismo, descrisse John Robert Cozens “il più grande genio che abbia mai toccato il paesaggio" dal momento che la sua opera "era solo poesia".
Con i suoi acquerelli rivoluzionò il modo di dipingere i paesaggi, non per rappresentare i dettagli topografici della natura, ma capaci di evocare emozioni complesse e misteriose, di poetica malinconia, confondendo lo spettatore con una miscela di precisione descrittiva e di sottile narrativa.
Con il suo secondo viaggio in Italia nel 1782, occasione per la realizzazione dei dipinti raffiguranti i tre grandi monumenti di Paestum, ci ha lasciato un immenso patrimonio di disegni, unico al mondo, raffiguranti diversi luoghi della Campania, da cui ricavò la produzione dei sui acquerelli più famosi.

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All'epoca si raggiungeva Paestum seguendo la strada<br />

che da Salerno giungeva ad Eboli, dove proseguendo<br />

verso ovest, lungo il tracciato alla destra orografica<br />

del fiume Sele, superata la Reale tenuta di caccia a<br />

Persano si raggiungeva la località Barizzo, nel luogo<br />

in cui con una zattera in legno, detta scafa, si attraversava<br />

il corso d'acqua. Da qui si diramavano due strade,<br />

la “via pestana” che portava direttamente<br />

all'ingresso settentrionale della città, la “Porta<br />

Aurea”, e la “via del Cilento” che giungendo sotto<br />

Capaccio Vecchio alle sorgenti di Capodifiume, si<br />

collegava con un malconcio sentiero che portava fino<br />

all'ingresso orientale, la “Porta Sirena”. L'ingresso di<br />

levante era denominato anche “Porta Calpazia”, per<br />

la sua posizione frontale rispetto al monte così chiamato,<br />

o “Porta coperta”, per essere l'unica ad aver<br />

conservato la volta che la sovrasta.<br />

I disegni contenuti nell'album che raffigurano i<br />

templi, datati 7 novembre 1782, sono quattro, da cui<br />

<strong>Cozens</strong> ricaverà altrettanti dipinti realizzati<br />

all'acquerello nei classici toni del grigio, blu e verde,<br />

la tavolozza di colori che ha caratterizzano la maggior<br />

parte delle sue opere.<br />

Due di questi dipinti, in esposizione alla Galleria<br />

d'Arte Oldham nella contea metropolitana di Manchester,<br />

raffigurano i monumentali templi in un cupo<br />

paesaggio dominato da un minaccioso cielo in tempesta<br />

(fig. 7-8). L'atmosfera fortemente drammatica e<br />

l'intonazione preromantica irrompono senza esitazioni<br />

anticipando nei valori chiaroscurali gli scenari sinistri<br />

e la drammaticità rappresentativa di William Turner,<br />

che nelle sua veduta di Paestum, il pathos di simili<br />

contrasti si accentua sino a divenire mera contrapposizione<br />

tra blocchi di luce ed ombra.<br />

Un terzo dipinto, una veduta verso ovest in cui i due<br />

templi di Hera sono delineati all'orizzonte dalla tenue<br />

luce del tramonto in un malinconico paesaggio dal<br />

cielo più limpido (fig. 9), è conservato al Victoria and<br />

Albert Museum a Londra insieme ad altri dipinti di<br />

<strong>Cozens</strong>, tra cui alcune scene costiere con torri di guardia<br />

tra Vietri e Salerno. L'ultimo dipinto della serie,<br />

intitolato “ Il piccolo Tempio”, caratterizzato dalla stessa<br />

incerta luce della sera, dove alcuni pastori con il proprio<br />

gregge sostano nei pressi del tempio di Atena in<br />

una nuvolosa ma serena atmosfera, è parte di una collezione<br />

del mercante d'arte inglese Thomas Agnew &<br />

Sons (fig. 10).<br />

La scelta delle ultime ore di luce ricorre spesso nei<br />

suoi dipinti; è il momento che la vita del giorno cede il<br />

passo a quella della notte, il cui passaggio genera una<br />

sorta di tregua, di pace generale, oltre che di mistero,<br />

lasciando ampi spazi per l'immaginazione dello spettatore<br />

su cui soffermarsi e indagare.<br />

Altri due acquerelli, realizzati sulla base dei disegni<br />

Fig. 4. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

La costa di Vietri da Salerno, 1789<br />

Acquerello e grafite (53,4 x 36,8 cm)<br />

The Wintworth Art Gallery, Manchester<br />

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