FOCUS IL TEATRO IN LOCKDOWN
AUTOISOLAMENTO Le fragilità strutturali e l’identità artistica che tende a disseccare “Per fortuna non avevamo spettacoli in programma nel periodo dell’auto-isolamento - spiega Andrea Bertollo della padovana La Cittadella Del Musical - stavamo però lavorando a un nuovo allestimento tratto da The great show man, musical incentrato sulla vita dello statunitense Phineas Taylor Barnum, fondatore di un circo specializzato in fenomeni da baraccone. Il problema ora è capire quando sarà effettivamente possibile mettere in scena i frutti del nostro lavoro. La situazione è resa incerta anche dal fatto che quelle compagnie che, solitamente, si appoggiavano per le prove a sale comunali non sanno come e quando sarà possibile riprendere. Abbiamo tentato l’opzione delle prove in videochat ma, se può essere un’opzione percorribile in casi di emergenza nel teatro tradizionale, è impraticabile per chi fa musical: ci sono insormontabili problemi audio legati alla eco che si produce e che non servizio di Filippo Bordignon L’auto-isolamento imposto a diversi gradi tra fine febbraio e <strong>giugno</strong> di quest’anno ha smosso sentimenti contrastanti nella popolazione, contribuendo ad amplificare tensioni sociali pregresse e a far emergere in alcune persone consapevolezze inedite prima del Covid-19. Il mondo del teatro ha pagato, sta pagando e pagherà per mesi le conseguenze di un blocco che, oltre ad aver annullato gli spettacoli, i laboratori e gli eventi fissati nel periodo del lockdown, ha rivelato alcune fragilità strutturali. C’è di più: l’attore ha sperimentato sulla propria pelle come, in assenza di un pubblico in carne e ossa, la sua stessa identità artistica tende a disseccare con grande rapidità. Se infatti il musicista può registrare il prodotto del proprio ingegno, diffonderlo sul web e avvalersi con facilità di servizi online per commercializzarlo, non si può dire lo stesso dell’attore o del regista. Gli innumerevoli episodi di dirette streaming da parte di attori intenti a recitare o leggere testi teatrali o letterari sono stati percepiti dal pubblico come episodi estemporanei, in attesa dell’agognata riapertura dei teatri. Perché il teatro, non si scappa, è un atto creativo incontrovertibilmente “fisico”, sia per chi lo propone che per chi lo fruisce. Ma come hanno vissuto questi mesi le compagnie FITA del Veneto? Lo abbiamo chiesto ai rappresentanti di alcune di loro. Ecco la voce delle compagnie per raccontare questo periodo permette di provare in maniera efficace. Il teatro è un’arte meravigliosa ma, durante la pandemia, era evidente che le istituzioni avrebbero tutelato altre attività oggettivamente più essenziali. Sarebbe stato opportuno, però, prevedere un aiuto economico anche piccolo, per far sentire la propria presenza”. “In questi mesi siamo stati in balia dell’incertezza, una condizione lamentata chiaramente anche da Fita - precisa Nicoletta Bauce, presidente dei Brutti ma Buoni di Padova -. Questa mancanza di una precisa pianificazione e di una stra- continua a pagina 6 5