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Fitainforma giugno 2020

Nuovo numero per il periodico del Comitato Veneto della Federazione Italiana Teatro Amatori. Un numero speciale nel quale compagnie e dirigenti dell'organizzazione raccontano il lockdown e guardano al prossimo futuro.

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Dimenticato per una manciata di decenni, salvo subire una<br />

sensibile rivalutazione nella prima parte del Novecento. Da allora<br />

in avanti la sua figura, pur nella brevità del lascito artistico, ha<br />

calzato i panni del personaggio di culto, ispirando con una<br />

manciata di drammi e una commedia non solo il mondo del<br />

teatro ma anche quello della poesia, del cinema e della musica<br />

cht.<br />

La vicenda sia apre senza<br />

troppe spiegazioni in campagna;<br />

la natura che circonda il<br />

protagonista gli appare minacciosa:<br />

il suo già provato<br />

stato psichico lo porta a percepire<br />

una presenza invisibile<br />

che presume sia quella di un<br />

massone. Colui che non ha<br />

parola all’interno della Società<br />

ha dunque, apparentemente,<br />

gli strumenti per percepire<br />

la propria situazione di fragilità<br />

e pericolo all’interno di essa.<br />

La terra sembra risuonare<br />

vuota, sotto i piedi del malcapitato,<br />

che si sente condannato<br />

a una vita senza amore o<br />

speranza di comprensione. Il<br />

registro dialogico attinge profondamente<br />

dalla poesia in<br />

una formula abilmente coniugata<br />

alla scrittura teatrale e<br />

perciò decisamente asciutta.<br />

Tenendo conto dell’ambiente<br />

borghese e degli studi universitari<br />

in cui è cresciuto e si è<br />

forgiato Büchner, egli non assorbe<br />

influssi classici: l’esempio<br />

degli antichi non condiziona<br />

la sua penna, a favore di<br />

un’originalità tagliente e scevra<br />

da evidenti manierismi. La<br />

compassione per i ceti sociali<br />

più bassi passa anche attraverso<br />

l’impiego di canzoncine<br />

del popolo, filastrocche e storielle<br />

riadattate e incastonate<br />

nell’opera a regola d’arte. Riscontriamo<br />

però alcune eccezioni<br />

d’alta caratura, come nel<br />

caso della storia che Marie,<br />

amante di Woyzeck, racconta<br />

ad alcuni bambini per “allietarli”.<br />

Si tratta, per assurdo, di<br />

una manciata di righe in cui<br />

una bambina visita il sole e la<br />

luna, li trova disabitati e, tornata<br />

sulla Terra, la trova deserta<br />

e comincia a piangere.<br />

Quello che può sembrare un<br />

racconto di bieco nichilismo è<br />

una parafrasi dal romanzo<br />

Matrimonio, morte e nozze<br />

dell'avvocato dei poveri F. St.<br />

Siebenkas dello scrittore Jean<br />

Paul, in cui Cristo appare in<br />

sogno a un uomo rivelandogli<br />

l’inesistenza del Padre e la<br />

conseguente vacuità di tutto<br />

il creato. La disumanizzazione<br />

dell’essere umano, incarnata<br />

nelle terribili figure dei garzoni<br />

ubriachi in osteria, del dottore<br />

interessato solo a leggere<br />

l’esistenza dell’uomo attraverso<br />

la lente della scienza e<br />

del capitano ipocondriaco,<br />

acuiscono i toni disperati (e<br />

dunque assolutamente umani)<br />

di Woyzeck e Marie: quest’ultima,<br />

tra una considerazione<br />

vanesia e l’altra, ha<br />

sprazzi di sgomento da lasciar<br />

raggelati (“Mi caccerei un coltello<br />

nel petto ma a che vale?<br />

Tanto finisce tutto al diavolo,<br />

uomini e donne”). Ogni situazione<br />

è argomentata attraverso<br />

gli occhi di un essere<br />

umano sconfitto in partenza,<br />

tanto che persino il cielo nella<br />

sua infinità è inteso come “un<br />

muro grigiastro” dove “verrebbe<br />

voglia di piantarci un<br />

uncino e impiccarcisi”. Ad assassinio<br />

compiuto la tensione<br />

giunge all’acme allorquando il<br />

folle getta il coltello insanguinato<br />

in uno stagno vicino ma<br />

poi, morso dal dubbio che<br />

qualcuno ritrovi l’arma del delitto,<br />

tenta vanamente di ripescarlo.<br />

La chiusura, forse<br />

provvisoria, è nondimeno efficace<br />

e brutale, venendo affidata<br />

alle parole di un usciere<br />

giudiziario il quale, palesando<br />

indirettamente la spietata burocratizzazione<br />

di ogni atto<br />

concernente la vita degli uomini,<br />

taglia corto definendo<br />

l’omicidio “un assassinio che<br />

più bello non si può”.<br />

A febbraio del 1837, in diciassette<br />

giorni, una febbre tifoidea<br />

strappa Büchner alla vita:<br />

sul letto di morte, stringendo<br />

le mani dell’amata fidanzata<br />

Minna Jaeglé, alterna visioni<br />

bibliche a pensieri sul senso<br />

delle rivoluzioni nella società<br />

contemporanea.<br />

Oltre a quanto sopra introdotto,<br />

poco altro è sopravvissuto<br />

alla morte dello scrittore.<br />

Si sa di un dramma ispirato<br />

alla vita del nostro poeta Pietro<br />

Aretino, ma un incendio<br />

nella casa paterna e la distruzione<br />

del ricco scambio epistolare<br />

con la Jaeglé a opera<br />

della stessa non permettono<br />

di derivare maggiori informazioni.<br />

Restano l’ingegno e forse<br />

il genio di un giovane uomo<br />

che il destino falciò nel vivo<br />

della propria primavera artistica.<br />

La speculazione della<br />

critica letteraria e teatrale ha<br />

messo in moto gli ingranaggi<br />

della beatificazione postuma,<br />

attribuendo a Büchner meriti<br />

che gli sono comunque indubbiamente<br />

tributabili.<br />

Ma è proprio l’incompiutezza<br />

di alcuni suoi scritti, l’origine,<br />

in parte, di uno stile talvolta<br />

secco e sbrigativo, un concepire<br />

il discorso dialogico per<br />

prassi aforistiche degne in alcuni<br />

casi dello Shakespeare<br />

più livido. L’incisività del linguaggio,<br />

più che l’originalità<br />

dei temi, vanta una qualità<br />

tragica senza mai divenire enfatica.<br />

Raccontando un mondo antiromantico<br />

con il trasporto<br />

controllato del vero scrittore,<br />

infine, egli si pose al di fuori<br />

delle scuole letterarie tedesche<br />

di Jena e di Heidelberg,<br />

accennando soluzioni approfondite<br />

nei decenni successivi<br />

alla sua scomparsa da autori<br />

che ne hanno poi riconosciuto<br />

la primaria posizione culturale<br />

in ambito europeo e oltre.<br />

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