Fitainforma giugno 2020

Nuovo numero per il periodico del Comitato Veneto della Federazione Italiana Teatro Amatori. Un numero speciale nel quale compagnie e dirigenti dell'organizzazione raccontano il lockdown e guardano al prossimo futuro. Nuovo numero per il periodico del Comitato Veneto della Federazione Italiana Teatro Amatori. Un numero speciale nel quale compagnie e dirigenti dell'organizzazione raccontano il lockdown e guardano al prossimo futuro.

alteregocomunicazione
from alteregocomunicazione More from this publisher
14.06.2020 Views

CULTURA BÜCHNER INCOMPIUTO

cenda del poeta Jakob Michael Reinhold Lenz, introduce il tema della pazzia che troverà il suo massimo compimento nel già citato Woyzeck. A pochi mesi di distanza viene partorita invece una commedia, Leonce e Lena, impregnata di ingegnose parodie, motteggi e giochi di parole, che la rendono una delle più convincenti nate in seno alla Germania ottocentesca. Nel 1836, laureatosi, diviene istitutore privato e soggiorna a Zurigo. Inizia a lavorare alla sua opera maggiore, quel Woyzeck rimasto incompiuto, almeno per quanto riguarda la sistemazione definitiva delle scene. Lo scritto, oggi disponibile in uscite editoriali che ne rispettano maggiormente filologia e traduzione se paragonate alla prima versione delle Opere postume datata 1850, è basato su una cronaca nera d’una quindicina d’anni addietro: tale Johann Christian Woyzeck assassinò, preda di stati allucinatori, l’ex amante Joahnna Christiane Woost e, dopo tre anni di processo, venne giustiziato sulla pubblica piazza di Lipsia. Dramma snello nella fogliazione ma denso per risultato stilistico, il Woyzeck si conferma ancor oggi un bizzarro esemplare di espressionismo ante-litteram, infarcito di citazioni shakespeariane che però non contribuiscono a stemperare un’atmosfera trasandata e un’esposizione della realtà (con la sua lotta impari tra poteri forti e popolo) massimamente teorizzata quasi un secolo più tardi da Bertolt Bredi Filippo Bordignon Strappato a ventiquattro anni, nel 1837, da una vita che lasciava presagire successi pari forse a quelli conseguito dal sommo Johann Wolfgang von Goethe, il tedesco Georg Büchner venne presto dimenticato per una manciata di decenni, salvo subire una sensibile rivalutazione nella prima parte del Novecento. Da allora in avanti la sua figura, pur nella brevità del lascito artistico, ha calzato i panni del personaggio di culto, ispirando con una manciata di drammi e una commedia non solo il mondo del teatro ma anche quello della poesia, del cinema e della musica. Il titolo più celebre nella drammaturgia büchneriana è di certo l’incompiuto Woyzeck, parabola discendente di un soldato che, accecato dalla gelosia, uccide la sua amante. Tra le trasposizioni più celebri va ricordato il Wozzeck (1921) del compositore austriaco Alban Berg, opera lirica che, nonostante i richiami all’opera italiana di derivazione pucciniana, si caratterizza per una straniante disinvoltura dell’armonia tonale ispirata all’approccio dodecafonico tipico nell’Europa Classica del periodo. Il Woyzeck per la regia di Werner Herzog (1979) si rivela invece una spettacolare prova di cinema d’autore, complice anche l’adrenalinica interpretazione di Klaus Kinski nei panni del folle protagonista. Nel 2000 se ne ricava persino una versione musical fortemente influenzata dall’espressionismo tedesco e dal minimalismo statunitense, grazie al genio del drammaturgo Robert Wilson e alle musiche originali del cantautore Tom Waits (il quale due anni più tardi ne ricaverà un claustrofobico album a titolo Blood money). L’interesse per il soggetto approda ai lidi del fumetto, come testimoniato dal pennino “gotico” del veneziano Dino Battaglia (1923- 1983) in un albo ripubblicato nel 2019 per Npe Editore. George Büchner nasce il 17 ottobre 1813 in un paese nei pressi di Darmstadt e cresce in una famiglia dell’alta borghesia: il padre Ernst Carl Büchner è uno stimato medico chirurgo, sicché infanzia e prima giovinezza si svolgono tra scuole private e circoli letterari, per poi approdare a due passioni coltivate con pari serietà: la scrittura e le scienze naturali (per le quali “Noi siamo sempre in scena anche se alla fine veniamo pugnalati per davvero” da La morte di Danton resta memorabile il suo saggio Sul sistema nervoso delle carpe di tipo barbi, lodato da docenti e critica specializzata del tempo). Ma c’è un’altra fiamma che brucia nel petto del ragazzo: la situazione politica della Germania e Paesi limitrofi. Nel 1833, trasferitosi per ragioni di studi universitari a Gießen, in Assia, dà alle stampe l’opuscolo Il Messaggero Assiano, scritto a quattro mani con l’amico Friedrich Ludwig Weidig: il testo lo bolla come un papabile cospiratore ma fortunatamente Büchner, a seguito dell’infruttuosa perquisizione del proprio alloggio e di un blando interrogatorio, scampa all’arresto. Nel 1835 viene però dichiarato ricercato e fugge a Strasburgo. L’anno successivo trova nuova dimora in Svizzera, a Zurigo. Gli ultimi tre anni di vita, dal 1835 al 1837, testimoniano l’esplosione della sua vena creativa: il primo lavoro documentabile è il dramma in quattro atti La morte di Danton - Immagini drammatiche del Terrore in Francia (1835). Nel Danton, l’autore è nel pieno fervore della sua fase politica: influenzato dagli studi sulla Rivoluzione Francese e infiammato dall’oppressione tedesca nei confronti della Polonia, egli racconta, avvalendosi di pesanti citazioni tratte da testi sul periodo storico in analisi, l’ultimo periodo del celebre politico e rivoluzionario francese, usando un linguaggio diretto e poetico al contempo, un colore che verrà compreso pienamente con l’imminente nascita del Naturalismo e, ancor più, con l’avvento del nuovo secolo. Pubblicate le traduzioni in tedesco della Lucretia Borgia e Maria Tudor di Victor Hugo, il 1835 prosegue ispiratissimo attraverso Lenz, novella ritrovata dopo la morte dell’autore che, trattando la triste vi- 21

cenda del poeta Jakob Michael<br />

Reinhold Lenz, introduce<br />

il tema della pazzia che troverà<br />

il suo massimo compimento<br />

nel già citato Woyzeck.<br />

A pochi mesi di distanza viene<br />

partorita invece una commedia,<br />

Leonce e Lena, impregnata<br />

di ingegnose parodie, motteggi<br />

e giochi di parole, che la<br />

rendono una delle più convincenti<br />

nate in seno alla Germania<br />

ottocentesca.<br />

Nel 1836, laureatosi, diviene<br />

istitutore privato e soggiorna<br />

a Zurigo. Inizia a lavorare alla<br />

sua opera maggiore, quel<br />

Woyzeck rimasto incompiuto,<br />

almeno per quanto riguarda<br />

la sistemazione definitiva delle<br />

scene. Lo scritto, oggi disponibile<br />

in uscite editoriali<br />

che ne rispettano maggiormente<br />

filologia e traduzione<br />

se paragonate alla prima versione<br />

delle Opere postume<br />

datata 1850, è basato su una<br />

cronaca nera d’una quindicina<br />

d’anni addietro: tale Johann<br />

Christian Woyzeck assassinò,<br />

preda di stati allucinatori, l’ex<br />

amante Joahnna Christiane<br />

Woost e, dopo tre anni di processo,<br />

venne giustiziato sulla<br />

pubblica piazza di Lipsia.<br />

Dramma snello nella fogliazione<br />

ma denso per risultato<br />

stilistico, il Woyzeck si conferma<br />

ancor oggi un bizzarro<br />

esemplare di espressionismo<br />

ante-litteram, infarcito di citazioni<br />

shakespeariane che però<br />

non contribuiscono a stemperare<br />

un’atmosfera trasandata<br />

e un’esposizione della realtà<br />

(con la sua lotta impari tra poteri<br />

forti e popolo) massimamente<br />

teorizzata quasi un secolo<br />

più tardi da Bertolt Bredi<br />

Filippo Bordignon<br />

Strappato a ventiquattro anni,<br />

nel 1837, da una vita che<br />

lasciava presagire successi pari<br />

forse a quelli conseguito dal<br />

sommo Johann Wolfgang von<br />

Goethe, il tedesco Georg<br />

Büchner venne presto dimenticato<br />

per una manciata di decenni,<br />

salvo subire una sensibile<br />

rivalutazione nella prima<br />

parte del Novecento. Da allora<br />

in avanti la sua figura, pur<br />

nella brevità del lascito artistico,<br />

ha calzato i panni del personaggio<br />

di culto, ispirando<br />

con una manciata di drammi e<br />

una commedia non solo il<br />

mondo del teatro ma anche<br />

quello della poesia, del cinema<br />

e della musica.<br />

Il titolo più celebre nella<br />

drammaturgia büchneriana è<br />

di certo l’incompiuto Woyzeck,<br />

parabola discendente di<br />

un soldato che, accecato dalla<br />

gelosia, uccide la sua amante.<br />

Tra le trasposizioni più celebri<br />

va ricordato il Wozzeck (1921)<br />

del compositore austriaco Alban<br />

Berg, opera lirica che, nonostante<br />

i richiami all’opera<br />

italiana di derivazione pucciniana,<br />

si caratterizza per una<br />

straniante disinvoltura dell’armonia<br />

tonale ispirata all’approccio<br />

dodecafonico tipico<br />

nell’Europa Classica del periodo.<br />

Il Woyzeck per la regia di<br />

Werner Herzog (1979) si rivela<br />

invece una spettacolare<br />

prova di cinema d’autore,<br />

complice anche l’adrenalinica<br />

interpretazione di Klaus Kinski<br />

nei panni del folle protagonista.<br />

Nel 2000 se ne ricava<br />

persino una versione musical<br />

fortemente influenzata<br />

dall’espressionismo tedesco e<br />

dal minimalismo statunitense,<br />

grazie al genio del drammaturgo<br />

Robert Wilson e alle<br />

musiche originali del cantautore<br />

Tom Waits (il quale due<br />

anni più tardi ne ricaverà un<br />

claustrofobico album a titolo<br />

Blood money). L’interesse per<br />

il soggetto approda ai lidi del<br />

fumetto, come testimoniato<br />

dal pennino “gotico” del veneziano<br />

Dino Battaglia (1923-<br />

1983) in un albo ripubblicato<br />

nel 2019 per Npe Editore.<br />

George Büchner nasce il 17<br />

ottobre 1813 in un paese nei<br />

pressi di Darmstadt e cresce<br />

in una famiglia dell’alta borghesia:<br />

il padre Ernst Carl<br />

Büchner è uno stimato medico<br />

chirurgo, sicché infanzia e<br />

prima giovinezza si svolgono<br />

tra scuole private e circoli letterari,<br />

per poi approdare a<br />

due passioni coltivate con pari<br />

serietà: la scrittura e le<br />

scienze naturali (per le quali<br />

“Noi siamo<br />

sempre in scena<br />

anche se alla fine<br />

veniamo pugnalati<br />

per davvero”<br />

da La morte di Danton<br />

resta memorabile il suo saggio<br />

Sul sistema nervoso delle<br />

carpe di tipo barbi, lodato da<br />

docenti e critica specializzata<br />

del tempo). Ma c’è un’altra<br />

fiamma che brucia nel petto<br />

del ragazzo: la situazione politica<br />

della Germania e Paesi limitrofi.<br />

Nel 1833, trasferitosi<br />

per ragioni di studi universitari<br />

a Gießen, in Assia, dà alle<br />

stampe l’opuscolo Il Messaggero<br />

Assiano, scritto a quattro<br />

mani con l’amico Friedrich<br />

Ludwig Weidig: il testo lo bolla<br />

come un papabile cospiratore<br />

ma fortunatamente<br />

Büchner, a seguito dell’infruttuosa<br />

perquisizione del proprio<br />

alloggio e di un blando<br />

interrogatorio, scampa all’arresto.<br />

Nel 1835 viene però dichiarato<br />

ricercato e fugge a<br />

Strasburgo. L’anno successivo<br />

trova nuova dimora in Svizzera,<br />

a Zurigo. Gli ultimi tre anni<br />

di vita, dal 1835 al 1837, testimoniano<br />

l’esplosione della<br />

sua vena creativa: il primo lavoro<br />

documentabile è il dramma<br />

in quattro atti La morte di<br />

Danton - Immagini drammatiche<br />

del Terrore in Francia<br />

(1835). Nel Danton, l’autore è<br />

nel pieno fervore della sua fase<br />

politica: influenzato dagli<br />

studi sulla Rivoluzione Francese<br />

e infiammato dall’oppressione<br />

tedesca nei confronti<br />

della Polonia, egli racconta,<br />

avvalendosi di pesanti citazioni<br />

tratte da testi sul periodo<br />

storico in analisi, l’ultimo periodo<br />

del celebre politico e rivoluzionario<br />

francese, usando<br />

un linguaggio diretto e poetico<br />

al contempo, un colore che<br />

verrà compreso pienamente<br />

con l’imminente nascita del<br />

Naturalismo e, ancor più, con<br />

l’avvento del nuovo secolo.<br />

Pubblicate le traduzioni in tedesco<br />

della Lucretia Borgia e<br />

Maria Tudor di Victor Hugo, il<br />

1835 prosegue ispiratissimo<br />

attraverso Lenz, novella ritrovata<br />

dopo la morte dell’autore<br />

che, trattando la triste vi-<br />

21

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!