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LeStrade n. 1554 - gennaio/febbraio 2020

- Sicurezza: appello per tutelare le infrastrutture critiche - Gallerie: passato, presente e futuro della Napoli sotterranea - Materiali: l'economia circolare nelle pavimentazioni

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73 LS<br />

9. Ripartizione dei consumi<br />

di emulsione nei 10 principali<br />

Paesi produttori nel mondo<br />

9<br />

7-8 volte superiore rispetto a quella necessaria per produrre<br />

una tonnellata di conglomerato a freddo.<br />

Un’applicazione importante delle emulsioni riguarda il riciclo<br />

delle pavimentazioni asfaltiche, dopo fresatura, in particolare<br />

il riciclo in situ. In questo campo anche l’Italia è stata particolarmente<br />

attiva. In pratica, dopo scarificazione del manto<br />

asfaltico e correzione della curva granulometrica, si aggiunge<br />

l’emulsione in adatte proporzioni, si stende e compatta. Il<br />

riciclo in situ evita il problema del conferimento del fresato in<br />

impianto e dei trattamenti end-of waste previsti dall’attuale<br />

normativa italiana. È utile ricordare che la tecnologia graveemulsion<br />

è derivata da questi trattamenti di riciclo.<br />

La stabilizzazione dei suoli e degli strati di base è un altro<br />

campo di applicazione delle emulsioni. Le miscele di fondazione<br />

delle pavimentazioni sono spesso costituite da materiali<br />

di riciclo della vecchia pavimentazione e da eventuali<br />

integrazioni di inerti, anche di recupero. Per la stabilizzazione<br />

si impiegano adatte emulsioni, capaci di inglobare<br />

anche le parti fini della miscela da stabilizzare, in genere<br />

insieme a cemento. Il trattamento dei suoli non è efficace<br />

quando il terreno è prevalentemente argilloso. I materiali<br />

stabilizzati risultano coesivi e flessibili. È possibile, anzi<br />

consigliabile, lavorare su materiali umidi. I rappezzi, o comunque<br />

le piccole riparazioni, vengono spesso fatti con l’a-<br />

TAB. 1 EMULSIONI BITUMINOSE SUGGERITE DA SITEB PER VARI IMPIEGHI<br />

Impiego<br />

Designazione<br />

Mano d’attacco C 55 B 4<br />

Trattamento superficiale C 69 BP 4<br />

Riciclaggio a freddo (Conglomerato bituminoso, base, binder) C 60 BP 5<br />

Riciclaggio a freddo (Stabilizzazione della fondazione) C 60 B 5<br />

Slurry Seal C 65 BP 5<br />

Impregnazione (di misto granulare da fondazione) C 50 B F 5<br />

Rappezzi (con mezzo meccanico “tappabuche”) C 60 B 4<br />

Rappezzi (per applicazioni in clima freddo) C 65 B F 4<br />

iuto delle emulsioni, sia come mano preliminare di attacco,<br />

sia come legante degli inerti posti sopra, ma anche con l’uso<br />

di pietrisco prebitumato o di malte bituminose a freddo.<br />

Occorre tener presente che per ogni applicazione si deve scegliere<br />

la adatta emulsione e mettere a punto la formulazione<br />

con studi di laboratorio e sulla base dell’esperienza. I tipi di<br />

emulsioni cationiche suggerite da SITEB nel citato manuale<br />

per la marcatura CE sono riportate in Tab. 1.<br />

Le sigle della designazione sono riportate nell’allegato A<br />

della norma UNI EN 13808: in esse, il numero che segue la<br />

lettera C (Cationica) indica la % di legante; B e BP significano<br />

rispettivamente bitume normale e bitume modificato<br />

con polimero; F indica la presenza di una % di flussante<br />

> 2; la cifra finale della sigla fa riferimento a una delle<br />

classi della tabella 3 della norma 13808, per la definizione<br />

dell’indice di rottura.<br />

Il mercato internazionale<br />

Nel mondo si producono ogni anno circa 8,2 milioni di tonnellate<br />

di emulsioni. La fig. 9 mostra la ripartizione della<br />

produzione mondiale riferita all’anno 2016, mettendo in<br />

evidenza i 10 principali produttori, che da soli riempiono<br />

quasi i tre quarti della “torta”. Stati Uniti, Cina e Francia<br />

occupano i primi tre posti, distaccando gli altri. Da notare<br />

però che il rapporto tra consumo di emulsione e di bitume<br />

tal quale, che è circa il 10% negli USA raggiunge quasi<br />

il 32% in Francia. La diffusione dell’impiego di emulsioni<br />

in Francia è molto superiore rispetto a tutti gli altri Paesi:<br />

quasi il 40% viene impiegato per i trattamenti superficiali<br />

e il 17% per i conglomerati a freddo. L’Italia occupa una<br />

posizione marginale, con circa 80.000 t/ anno e con una limitata<br />

diffusione dei trattamenti superficiali, causata (tra<br />

l’altro) dalla carenza manutentiva che ci caratterizza da<br />

alcuni anni. Da notare che possediamo uno dei maggiori<br />

costruttori europei di impianti per emulsioni e almeno un<br />

grande produttore di emulsionanti. Da notare altresì che<br />

l’Italia, tramite SITEB, è stata nel 1996 uno dei sei fondatori<br />

della Federazione mondiale delle emulsioni (IBEF)<br />

che ora conta una trentina di aderenti, ripartiti nei cinque<br />

continenti e responsabili di buona parte della produzione<br />

mondiale di emulsioni.<br />

Conclusioni<br />

Le emulsioni di bitume hanno una forte valenza ambientale,<br />

oltre che energetica: l’assenza di riscaldamento evita lo sviluppo<br />

di fumi e di CO 2 . Rispetto a molti altri Paesi, l’Italia ha<br />

sviluppato in minor misura l’impiego delle emulsioni di bitume,<br />

nonostante la presenza di importanti industrie del settore<br />

e le premesse degli anni ‘ 50 e ‘ 60. In origine, infatti, SI-<br />

TEB nacque, negli anni ‘ 60, come “Sindacato Italiano Tecnici<br />

delle E mulsione di Bitume”, mantenendo poi l’acronimo, ma<br />

riempiendolo di altri significati. Perché allora l’impiego delle<br />

emulsioni nel nostro Paese langue? Alla base di tutto c’è probabilmente<br />

la carenza di manutenzione; ma sembra anche<br />

mancare una “cultura” delle emulsioni, soprattutto da parte<br />

delle Pubbliche Amministrazioni. Le emulsioni sono prodotti<br />

versatili e relativamente complessi; il loro uso richiede quindi<br />

studio, ricerca ed esperienza. nn<br />

Gli Specialisti<br />

1-2/<strong>2020</strong>

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